A SANTA GIULIA
1953 – Un bellissimo scorcio del Borgo.
Al centro il meraviglioso polmone
verde del giardino tropicale di proprietà di
Carlo Rocca, banchiere chiavarese che
aveva fondato il “Banco di Chiavari”, poi
passato ai Dallorso.
Essi venivano soprattutto in estate
nella villa dove ora c’è la “Boutique Milly”.
Davanti, lato monte, dove ora c’è il
supermercato, c’era la stalla per il cambio
dei cavalli e al primo piano l’appartamento
degli stallieri.
In questa casa, dopo la seconda
guerra mondiale, ci visse il calzolaio
Giacomo Gritta detto “u mûttu”.
Proprietario di tutto il complesso
divenne il dott. Guido Baldini, avendo
sposato Anna Rocca, figlia di Carlo e di
Cristina Ravenna.
05/venerdì - ore 21.00 - Rosario meditato e
confessioni.
06/sabato - ore15.00 - Celebrazione per i bambini
e grandi giochi.
ore 05.45 -
Segue colazione
insieme sul monte.
Si può notare l”Albergo Stagnaro” non
ancora ristrutturato e innalzato di un piano;
l”Hotel Cavi” non era stato ancora ampliato
con l’ala a sud e al suo fianco non era stata
ancora costruita la “Pensione Margherita”;
la località in alto a sinistra
sul
domina il complesso fatto costruire dai
Savoretti di Genova nel 1942: anch’esso
sparirà per far posto ad un grosso
complesso edilizio.
In basso al centro si può notare che
non sono stati ancora edificati i due palazzi
prospicienti uno all’altro, quello dove c’era
il negozio da elettricista dei Piaggio e l’altro
dove c’è la macelleria e il negozio da
parrucchiera.
A destra della foto l’ala della colonia
fatta costruire nel 1939-1940.
Sulla spiaggia si nota la diga in
cemento che ha sbarrato nel 1951 la
“goletta” attraverso la quale il mare portava
a Sestri Levante la sabbia della nostra
spiaggia.
Il pennello di scogli è appena
accennato ma negli anni si allungherà di
più di tre volte.
L’immagine è molto statica, non c’è
alcuna persona in movimento; il paese
sembra sopito; solo dopo pochi anni
conoscerà
uno
sviluppo
e
un
cambiamento incredibili, dovuto al turismo
e al “progresso”.
Noi però abbiamo amato e serbiamo
Borgo.
nel nostro cuore il ricordo di
09.00 Sorlana
10.00 Cavi Borgo
10.00 S.Giulia
11.30 Arenelle
07.00 all’Oratorio a S.Giulia e benedizione tombe
10.00 al cimitero a Cavi e benedizione tombe
25/domenica - Solennità di N.S. Gesù Cristo,
Re dell’Universo
Segue gara di torte.
20/sabato - Iscrizioni al Catechismo (prima elementare e
chi non l’ha ancora fatto).
24/mercoledi - Inizio della Novena dei morti.
Parrocchia di Cavi
Salita Centaura,1;
Piazza Don Michele Costa;
16033 Lavagna (GE)
www.parrocchiacavi.it - [email protected]
telefono 0185.390622 - 328.2891815
Orari Messa feriale:
lun - Mer - Ven - Sab 18.00 Cavi Arenelle;
Mar - Gio - Sab 17.00 Cavi Borgo;
Orari Messa festiva:
dom 10.00 Cavi Borgo;
11.30 Cavi Arenelle.
PARROCCHIA DI CAVI
Chi è che non desidera innamorarsi e sentire
dentro sé quel brivido che sconvolge la vita, che le
dà colore e che ti fa sognare ad occhi aperti?
Penso che tutti desiderino ritornare a quella
condizione un po’ magica.. Magari per innamorarsi
di nuovo della vita o della propria donna, oppure del
proprio lavoro...
Ma non c’è sforzo di volontà che tenga, non si fa
a comando una cosa simile. Non resta che
appellarsi ad una buona stella, che ci mandi quel
magico fluido capace di trasformare anche lo stato
fisico e di cambiare i pensieri e gli sguardi.
Quasi tutti fanno così: aspettano una stella
buona che un giorno si ricordi di loro ed elargisca
quella condizione.
Ho provato ad osservare e mi sono accorto di
una cosa che mi ha sorpreso molto. Alcuni li vedi più
innamorati di quella condizione, che delle persone
che fanno parte della loro vita. È come se uno a
teatro guardasse più il palco e la scenografia che le
persone che solcano la scena.
Non è una differenza da poco: all’inizio puoi non
notarla, ma prima o dopo dovrai farci i conti.
L’ho fatto recentemente durante l’omelia di un
matrimonio celebrato a S.Giulia. Ho chiesto ai
presenti che chiudessero gli occhi e ho chiesto loro
se vedessero loro felici o il volto di coloro che
appartenessero alla tua vita?
È un gioco sottile, ma forse vale la pena di
spenderci un po’ di attenzione.
Qualche volta gli altri li usiamo per mantenere in
noi questa condizione e se questo un po’ fa parte del
gioco della vita, perché in fondo abbiamo bisogno di
loro, deve essere fatto però nella chiarezza.
Ognuno ha diritto alla sua felicità, ma c’è una
priorità da stabilire, perché c’è differenza tra amare
ed usare.
Se ti concentri sull’innamoramento non lo trovi.
Se riesci però ad accettare la gente anche
quando ti sta pesante o non la capisci più, se sai farti
carico degli altri anche quando hanno le rughe sul
N.11 settembre-ottobre 2012
volto, senza per questo chieder loro di cambiare,
allora riesci sì, a tornare ad innamorarti.
Mi viene in mente un’intervista fatta a Madre
Teresa. Le chiedono: “Come fa ad avere gli occhi
così pieni di luce?” E lei: “Cerco di togliere le lacrime
dagli occhi degli altri”.
Non è facile l’amore su questa terra, è una perla
preziosa. Se la perdi e te ne accorgi va bene, non ti
scoraggiare. Si può sempre ricominciare e
ritornare... dagli altri.
Innamorarsi è un cammino che si riprende mille
volte.
Don Fabio
Hi.
How are you? Don
Fabio ieri sera mi ha chiesto se
avevo voglia di scrivere sul giornalino e oggi
ho accettato, a mente fresca, riposata e con davanti
agli occhi un libretto, intitolato IRLANDA.
Ebbene sì, un campo parrocchiale proprio là,
dove molti di noi han lasciato il cuore. Perché
credetemi, raccontarlo a parole è quasi impossibile
(almeno per me): paesaggi d’infinita bellezza e
stupore, caratterizzati da colori inebrianti e instabili,
nuvole che coordinano l’attività del sole e soffi di
vento che scompigliano l’anima.
“HO VOGLIA DI VENTO” è partito come
motto di un gruppo che ancora non si conosceva
troppo bene, ha proseguito come speranza, come
sogno, come realtà.
Mi colpiva troppo la frase del grande pittore
Cezanne che Fabio riportava per noi sul libretto: ”il
grigio non esisteva come colore, lui scavava sotto e
scopriva il violetto o il blu, il rosso e il verde”. Sento
di aver vissuto a colori, di averlo condiviso, di
esserci detti chi siamo, ad alta voce. Questo penso
sia Chiesa: condividere sogni su erbe bagnate,
pedalare in sella ad una bici costeggiando isole
facendosi stordire dal profumo del vento, lanciarsi
nell’oceano
gridando
impazziti
inebriati da slanci un po’ più folli,
e ancora respirare d’immensità ad occhi
chiusi di fronte al tutto… brividi che ti fan perdere il
fiato, che ti ammutoliscono.
Isole Aran, Dublino, le Cliffs of Moher, Fort
Black, Doolin, Cork, Killarney: pensarli e scriverli,
dare un nome alle cose che si vivono, e subito
partono immagini di silenzi prolungati di risate
incontenibili di gioie condivise, passioni sogni,
paure rivisitate….alla scoperta di noi stessi…e poi,
come si torna a casa? Sempre con Dio, a far due
passi e quattro chiacchiere con Lui, custodendo
tutto quanto in un soffio divino che anima corpo e
mente.
Infine che dire, giorni spettacolari in amicizia,
divertendoci e collaborando alla grande.
Pioggia, vento, sole, nuvole…. il cielo
d’Irlanda è imprevedibile ma altrettanto
incantevole: alzare lo sguardo, respirare a
pieni polmoni e via.. non poteva andarci
meglio!
Il sogno di oggi, tornata dall’Irlanda,
sarebbe quello di non perdere…non si
tratta di dimenticare perchè certe cose ti si
impregnano dentro…ma si tratta forse di
lasciarsi trasportare da quell’incontenibile
forza assorbita fino ad un limite che dentro
di noi forse dobbiam ancora scoprire.
Ilaria
Cominciamo col Battistero della
Chiesa di Arenelle perché è col Battesimo
che la nostra vita cristiana ha inizio...
Ci accoglie all'entrata laterale
della Chiesa, appena varcata la
soglia... ci invita ad immergere la
mano nell'Acqua Santa prima di fare il
segno della Croce...
Il Battistero della Chiesa di
Arenelle non è chiuso in una
nicchia, non è defilato e coperto, è
una vasca grande proprio lì all'ingresso,
sempre accessibile, per ricordarci ogni volta con
quel gesto, il gesto grande e fondamentale del
nostro Battesimo.
La vasca battesimale così come lo spazio
che la contiene, sono stati concepiti con un
significato ben preciso.
Lo scultore Benedetto Pietrogrande, autore
dell'opera, scriveva così nella relazione tecnica:
La scultura è caratterizzata da linee
profonde, piani marcati, forme decise; espressioni
forti che richiamano alla sofferenza della vita ma
anche alla possibilità che Dio dona all'uomo di
arrivare alla vita piena attraverso il Battesimo.
Quando ci accostiamo al fonte battesimale,
dal suo alveo ci viene incontro una croce che
emerge dall'acqua e divide simbolicamente la
vasca in due parti: la più grande destinata all'acqua
per il Battesimo, la più piccola ad intingere le dita
per il segno della croce...; ma l'acqua è la stessa,
si mescola fra le due parti, ed unisce
indissolubilmente quel primo gesto dell'acqua che
scorre sul capo del bambino a quel gesto
quotidiano che è espressione della fede.
Perché è dal Battesimo che tutto incomincia;
il fonte battesimale è la sorgente da cui sgorga la
Vita Vera. Battesimo infatti è il sacramento che
introduce nella comunità cristiana ma è soprattutto
il segno rituale di un evento che si compie nella
profondità del nostro essere: l'aprirsi del cuore per
accogliere in sé lo Spirito di Gesù. Come la luce si
incorpora nel fiore permettendogli in tal modo di
raggiungere la bellezza che gli è propria, così lo
Spirito di Gesù prende dimora nel cuore dell’uomo
affinchè si possa compiere la promessa: "A coloro
che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare
figli di Dio".
Il Battesimo è come un bacio e ci dona gioia
e forza come quello di una madre, ci consacra
all'amore... Nel Battesimo si è "segnati" come
uomini liberi ed entusiasti (innamorati), colmi di
gioia e passione, fedeli e pazienti.
Patrizia
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011 prova 01 - Parrocchia di Cavi