Il realismo lirico e simbolico
Pavese e Vittorini
1
AL DI LÀ DEL
NATURALISMO
OTTOCENTESCO
 Negli anni trenta e quaranta, e poi nel corso
del dopoguerra, è difficile individuare, nella
narrativa, una linea di sviluppo univoca e
dominante
2
Alla ricerca di una letteratura nuova,
Cesare Pavese (1908-50) ed Elio
Vittorini (1908-66)
 Prendendo le distanze dal Naturalismo ottocentesco,
essi osservano la realtà adottando un punto di vista
insieme lirico e simbolico.
 il testo letterario non può essere ridotto a
rispecchiamento mimetico del mondo esterno

per entrambi uno dei fini principali della scrittura è la
capacità di illuminare la realtà. (tensione gnoseologica)

deriva alla scrittura l’impegno (l’engagement, secondo il termine
proposto più tardi dalla cultura francese) che le fa cogliere la
dimensione esistenziale e antropologica.
3
IL MITO AMERICANO
 La scoperta degli autori americani, che, per impulso
di Pavese e Vittorini, vengono tradotti e diffusi nella
cultura italiana degli anni trenta e quaranta,
contribuisce a fornire una nuova lente attraverso cui
guardare e interpretare il reale, con



nuovi strumenti espressivi (dialogo)
bisogno di concretezza e esigenza di universalità
L’America eroica e leggendaria di Pavese e Vittorini, è
celebrata, a livello non solo letterario ma anche civile e
politico, come luogo della libertà (contro l’immobilismo
dalla dittatura fascista).
4
AMERICANA
 una antologia della letteratura USA, fondata su classici
ottocenteschi (Poe, Hawthorne, Melville) fino ai
contemporanei (Faulkner, Hemingway, Steinbeck), viene
subito bloccata dalla censura fascista, perché presenta
commenti da parte del curatore, Vittorini, che risultano
sgraditi al regime.


America del New deal rooseveltiano emblema della dimensione a cui deve
tendere chiunque sia deciso a difendere “la dignità della condizione umana”.
La nuova edizione, approntata nel 1942 e depurata delle note
critiche di Vittorini, esce con una prefazione di Cecchi, i cui toni
antiamericani nel denunciare la violenza, gli onori, la trasandatezza
dello stile degli autori antologizzati sono giudicati “eccellenti” dal
ministro della Cultura popolare fascista.
5
UNA FORMA DI DISSENSO
 L’America costituisce per molti scrittori la patria di
una letteratura moderna e antitradizionale
 Rispetto al provincialismo della cultura italiana
ufficiale, la celebrazione del mito americano diventa
un’espressione di critico dissenso contro la cultura
autarchica del regime fascista


Vittorini (e Vasco Pratolini) maturano simile atteggiamento
negli ambienti fiorentini del fascismo di sinistra
Pavese nella Torino antifascista e gobettiana di Giustizia e
libertà
6
LA GUERRA
 Dopo l’8 settembre 1943 la nazione sembra sull’orlo
della disfatta, occupata in parte dagli eserciti tedeschi
e in parte dalle truppe angloamericane.
 l’organizzazione della Resistenza per liberare l’Italia
dai nazifascisti incide in profondità sulle idee e sugli
atteggiamenti degli uomini di cultura, obbligandoli a
una sorta di esame di coscienza, nella consapevolezza
di trovarsi alle soglie di un’epoca nuova.
7
LA SMANIA DI
RACCONTARE
 La guerra e la Resistenza, come ha osservato Italo
Calvino nel 1964 (nella Prefazione aggiunta a una
nuova edizione della sua opera d’esordio, il romanzo
Il sentiero dei nidi di ragno, 1947), generano
un’autentica smania di raccontare, frutto della
ritrovata libertà dopo il tempo della dittatura.
 desiderio di testimoniare


nella forma immediata del documento (la lettera, il diario,
l’appunto, il resoconto)
o per mezzo di scritture più elaborate (il romanzo o il
racconto).
8
esprimere “quello di cui ci sentivamo
depositari” -Calvino

“era un senso della vita come qualcosa che può
ricominciare da zero, un rovello problematico generale,
anche una nostra capacità di vivere lo strazio e lo sbaraglio.
L’essere usciti da un’esperienza che non aveva risparmiato
nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo
scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari,
carichi di storie da raccontare, ognuno aveva avuto la sua,
ognuno aveva vissuto vite irregolari drammatiche
avventurose, ci si strappava la parola di bocca”.
9
LE NUOVE COORDINATE
DELLA NARRATIVA
POSTBELLICA
 L’interesse per il documento, per la storia vissuta
 concorso bandito dalla rivista “Il politecnico”,
diretta da Vittorini, nel numero dell’8 dicembre 1945,
‘far conoscere agli italiani l’Italia al di fuori di qualsiasi
retorica o leggenda”.
 l’attenzione, la semplicità, la precisione, la verità
diventano le coordinate della narrativa italiana
10
modelli
 l’esempio del realismo ottocentesco
 la lezione di autori affermatisi in Italia sul
finire degli anni venti, come Moravia, Alvaro,
Silone
11
“Neorealismo”.
UN’ETICHETTA CRITICA



L’espressione, calco dell’equivalente tedesco Neue Sachlichkeit (Nuova
oggettività), con coi si designa il movimento artistico sorto in Germania negli
anni venti come reazione all’Espressionismo, viene usata in Italia per la prima
volta in ambito cinematografico, per indicare la novità del film Ossessione (1943)
di Luchino Visconti (1906-76), tratto dal romanzo Il postino suona sempre due
volte (1934) dello scrittore americano James Cain.
Ma è negli anni del dopoguerra che il termine si diffonde, per designare la
tendenza del cinema italiano dell’epoca, con capolavori come Roma città aperta
(1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1947) di Roberto Rossellini (1906-77)
e Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica (1901-74).
protagonista del nuovo cinema diventa la rappresentazione (in chiave morale e
politica) della realtà quotidiana e popolare, spesso affidata ad attori anonimi e
non professionisti.
12
il termine viene applicato anche
in ambito letterario 1943 e il
1950
 non tanto una scuola o una corrente, quanto una serie di
costanti tematiche e formali peculiari della narrativa.
 “Il Neorealismo non fu una scuola. Fu un insieme di voci, in
gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse
Italie, anche o specialmente delle Italie fino allora più inedite
per la letteratura”. Calvino, Prefazione del 1964
 limiti cronologici

Maria Corti “nel 1943 ha inizio la Resistenza, così vitale e produttiva
[...] agli effetti dello strutturarsi di una “scrittura” neorealistica, mentre
nel 1948 prende avvio l’involuzione politica italiana con le conseguenti
delusioni degli intellettuali e il declino della narrativa fiduciosamente
impegnata”.
13
PUNTI DI VISTA SULLA
REALTÀ
 comune attenzione, sul piano tematico, alla
recente storia italiana


in Vittoriani prevale la ricerca di soluzioni espressive
liriche e musicali
mentre in Pavese e in Fenoglio la rappresentazione
della realtà è piegata a riflessione sul significato
universale dell’esistenza umana.
14
LA FINE DELLE ILLUSIONI
 dal 1948, con le elezioni del 18 aprile risoltesi in una
netta vittoria della Democrazia cristiana contro le
sinistre alleate nel Fronte popolare e tutti i partiti
minori, inizia in Italia una fase di politica moderata e
di radicale scontro ideologico.
 Franco Fortini, “l’agonia ingloriosa della più grande
speranza nazionale dopo il Risorgimento”

sfiducia e la delusione degli scrittori neorealisti circa la
possibilità di contribuire con il proprio lavoro alla
rappresentazione della realtà e al progresso della vita civile.
VEDI NOTE
15
IL RITORNO AL PRIVATO
 a partire dalla fine degli anni cinquanta la narrativa
prende a cercare soluzioni nuove.
 come testimonia l’inchiesta sul romanzo promossa
nel 1959 dalla rivista “Nuovi argomenti”, dopo
l’oggettività corale del Neorealismo e le memorie
personali subentra il ritorno alla soggettività del
racconto in prima persona. È il caso, per esempio, di
scrittori come Carlo Cassola (1917-87) e Giorgio
Bassani (1916-2000)
16
Cesare Pavese
 L’INCONTRO CON GLI SCRITTORI AMERICANI


Dalla fine degli anni venti traduce alcuni capolavori della moderna letteratura
inglese e americana: le opere di Sinclair Lewis, Moby Dick di Herman
Melville, Riso nero di Sherwood Anderson, Dedalus di James Joyce, Il 42
parallelo di John Dos Passos.
“una letteratura legata al fare degli uomini, alla pesca delle balene o ai campi
di granturco o alle città industriali, creando miti nuovi della vita moderna che
avevano la forza di simboli primordiali della coscienza, creando dalla lingua
parlata un nuovo linguaggio poetico tutto cose. La letteratura d’oltreoceano
gli si presenta come un “grande laboratorio”, dove ciò che conta è ‘creare un
gusto, uno stile, un mondo moderni, un nuovo linguaggio, materiale e
simbolico”, Calvino
VEDI NOTE
17
I MOTIVI ARCHETIPICI
DELL’ESORDIO POETICO
 Nel 1936 Pavese esordisce come poeta con la
pubblicazione, presso le Edizioni di “Solaria”, di
Lavorare stanca
 raccolta di liriche di stampo narrativo in netto
contrasto, sotto l’aspetto stilistico e lessicale, con la
linea dell’Ermetismo allora dominante.
 L’originalità dell’opera


scelte metrico-formali influenzate dal verso lungo del poeta
statunitense Walt Whitman (1819-92)
linguaggio dimesso e prosaico, incline al racconto
18
temi






l’opposizione tra città e campagna
il contrasto fra infanzia e maturità;
il conflitto tra uomo e donna;
la solitudine e lo sradicamento;
la ricerca di un contatto impossibile con l’altro
nel componimento in apertura del libro la matrice di una delle costanti
tematiche dell’intera opera pavesiana: l’immagine archetipica e
fondamentale del nostos, del “ritorno” al luogo delle origini, come
termine e approdo di ogni esistenza nomade e avventurosa, destinato a
essere sviluppato e approfondito fino al romanzo conclusivo La luna e
i falò (1950).
19
L’APPRODO ALLA
NARRATIVA
ANTINATURALISTICA
 Tra 1935 e 1936, per motivi politici, Pavese è costretto dalla
polizia fascista a trasconere un periodo di confino a
Brancaleone Calabro; qui inizia a scrivere un diario privato,
che, ritrovato fra le sue carte all’indomani della morte, verrà
pubblicato nel 1952 col titolo Il mestiere di vivere.
 Da queste pagine risulta l’interesse che, intorno alla metà degli
anni trenta, Pavese comincia a rivolgere alla narrativa (racconto
o romanzo breve), con l’intenzione di piegare questa forma
espressiva in direzione antinaturalistica.
20
PAESI TUOI
 romanzo breve apparso nel 1941
 colpisce i lettori per il ritmo rapido e diretto,
per lo stile crudamente realistico.
 Al centro del romanzo è l’avventura del
giovane Berto, un meccanico di Torino, che,
abbandonata la città, va a lavorare in
campagna, scoprendo un mondo intriso di
violenza, sangue e sesso.
VEDI NOTE
21
IL MITO
Paesi tuoi
 Negli anni della guerra Pavese approfondisce lo studio delle tradizioni
folkloristiche e popolari.
 numerose fonti (la Scienza nuova di Vico, le opere dei filosofi romantici,
i più recenti testi di psicoanalisi, antropologia ed etnologia, fra cui
specialmente quelli di Carl Gustav Jung e di Ernesto De Martino Lucien
Lévy-Bruhl, Kàroly Kerényi, James Frazer), egli arriva a scoprire nel
mito una forma di conoscenza e rappresentazione della realtà superiore a
quella attingibile mediante la logica razionale.
 Lo sforzo di elaborazione teorica di una poetica del mito trova spazio nei
racconti e nei saggi pubblicati da Pavese nelle raccolte Feria d’agosto
(1946) e Dialoghi con Leucò (1947).
22
Mito-L’INFANZIA
 valore del passato - importanza dei ricordi
 centralità dell’infanzia come età di straordinaria forza e intensità
percettiva, durante la quale ogni individuo si forma un proprio codice
interpretativo, destinato a durare per tutta la vita.
 Pavese: «L’arte moderna è - in quanto vale - un ritorno all’infanzia. Suo
motivo perenne è la scoperta delle cose, scoperta che può avvenire, nella
sua forma più pura, soltanto nel ricordo dell’infanzia. E in arte si
esprime bene soltanto ciò che fu assorbito ingenuamente. Non resta agli
artisti che rivolgersi e ispirarsi all’epoca in cui non erano artisti, e questa
è l’infanzia”.
23
IL COMPITO DELLA
POESIA
 importanza della memoria (individuale e collettiva),
come strumento di recupero dell’autenticità perduta.
 conoscere è sempre riconoscere (“Le cose si scoprono
attraverso i ricordi che se ne hanno”), è vedere le cose
una seconda volta, è ricordare.
 spetta alla poesia il compito di risalire all’indietro e
illuminare la matrice remota da cui deriva il senso della
storia e della vita.
24
Dal mythos al logos
 Attraverso i ricordi si può raggiungere l’ assoluto, la radice
stessa dell’essere, il suo nucleo mitico: assoluto è il selvaggio
che sedimenta al fondo della civiltà, è il proibito (“la natura
torna selvaggia quando vi accade il proibito: sangue o sesso”),
è l’irrazionale, è il mistero.
 Tuttavia, come il mito (per poter essere comunicato) deve
essere ridotto a logos
 “Poesia è ora lo sforzo di afferrare la superstizione —il
selvaggio — il nefando — e dargli un nome, cioè conoscerlo,
farlo innocuo».
25
Feria d’agosto
 Tutti questi temi sono sviluppati in quest’opera



opera composita formata da racconti, pagine saggistiche e
riflessive, dichiarazioni di poetica
da un lato esplora il mito del ritorno quale esperienza
paradigmatica dell’umanità che, dopo essersi staccata dalla
natura, ritrova il selvaggio nel cuore della civiltà, come
l’adulto ritrova nell’inconscio il bambino, che sopravvive
dall’altro, metaletterariamente, racconta l’operazione stessa
del raccontare.
26
Dialoghi con Leucò
Leggi I ciechi
 scritti tra il dicembre del 1945 e il settembre del 1946: un’opera ardua e
difficile, ma ritenuta dall’autore il suo libro “più significativo”.
 Pavese adotta la forma dialogica sul modello delle Operette morali
leopardiane e reinterpreta la mitologia classica alla luce delle moderne
scoperte etnologiche, con una prospettiva insieme ironica e drammatica.
 ventisette brevi «dialoghi” in cui gli eroi e gli dèi del mito greco
rievocano l’incontro con i mostri che popolavano la terra prima del loro
avvento.
 Il passaggio dall’infanzia alla maturità, che significa assunzione di
responsabilità ma anche accettazione dei propri limiti, viene qui
rappresentato come passaggio dal mondo dei titani, caotico e irrazionale
ma libero, a quello degli dèi e degli eroi, razionale ma pieno di obblighi e
norme.
27
LO SCONTRO CON LA
REALTÀ E CON LA STORIA
 Tra ottobre e dicembre del 1946 Pavese lavora
a un nuovo romanzo, Il compagno (edito nel
1947), l’unica sua opera ascrivibile in qualche
misura alla corrente neorealista

storia di Pablo, un giovane nullafacente, suonatore
di chitarra, vagabondo, che approda alla maturità e
all’antifascismo.
28
La casa in collina
leggi
ricco di riferimenti autobiografici
 La storia si svolge nel corso del 1943, all’epoca della guerra partigiana e della caduta
di Mussolini.

La «collina”, elemento costitutivo dell’immaginario pavesiano, appare all’inizio del
romanzo come il luogo del mito, dell’assenza della storia, come il simbolo di un
modo di vivere solitario, incline alla contemplazione più che all’azione; ma, nel
corso dell’opera, il protagonista scopre drammaticamente che soltanto nell’incontro
con la realtà, con la concreta società che lo circonda, egli può pervenire alla
conoscenza di sé e del proprio destino.
 Alla fine del romanzo, il ritorno di Corrado alla collina dell’infanzia, che ha le
movenze di un viaggio fiabesco, di un cammino iniziatico, è un ritorno verso il
luogo del proprio autentico essere, in contrapposizione alla città, spazio umano
dell’inautentico, del divenire caotico;
 ma diventa anche un procedere nel regno dei morti alla ricerca della propria
identità: infatti anche sulla collina è arrivata la guerra, che non ha risparmiato lo
spazio mitico del passato, anzi ne ha sancito la distruzione, la morte.
29
IL VIAGGIO
FALLIMENTARE DI
ANGUILLA
La lune e i
falò
 Il rapporto tra mito e storia è centrale nell’ultimo romanzo pavesiano, La luna e
falò
 scritto nel 1949 e pubblicato l’anno successivo
 In esso viene ripreso il tema ulissiaco del nòstos, del ritorno ai luoghi natali, di
cui si predicano, al contempo, la necessità e l’impossibilità.
 Il protagonista Anguilla, quarantenne, dopo avere fatto fortuna in America,
decide di tornare nelle Langhe piemontesi dove è cresciuto, con la segreta
speranza di ritrovare così le proprie radici. Ma la sua è una illusione, che viene
smentita, come egli scopre presto, dai fatti e dalla storia: la terra della sua infanzia
è profondamente mutata, le persone sono cambiate o scomparse, e il passato
appare per sempre irrecuperabile.
30
L’ULTIMO MESSAGGIO
 La luna e i falò è l’ultima opera dello scrittore.
 Nei primi mesi del 1950 finisce la storia con
l’attrice americana Constance Dowling
(Connie)
 “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, scrive in
una poesia del marzo del 1950; e, negli stessi
mesi, annota nel diario: “Sono entrato nel
gorgo: contemplo la mia impotenza [...]. La
risposta è una sola: suicidio.
 Nella notte fra il 26 e il 27 agosto 1950, in un
albergo torinese, Pavese si uccide con una
dose massiccia di sonniferi.
 L’ultimo messaggio viene lasciato dall’autore,
manoscritto, sulla prima pagina di una copia di
Dialoghi con Leucò: “Perdono tutti e a tutti
chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi
pettegolezzi”.
31
Le ultime pagine del Mestiere
di vivere
È la prima volta che faccio il consuntivo di un anno non ancor finito. Nel mio mestiere
dunque sono re.
In dieci anni ho fatto tutto. Se penso alle esitazioni di allora.
Nella mia vita sono più disperato e perduto di allora. Che cosa ho messo insieme?…..
Non ho più nulla da desiderare su questa terra, tranne quella cosa che quindici anni di
fallimenti ormai escludono.
Questo il consuntivo dell’anno non finito, che non finirò.
Ti stupisci che gli altri ti passino accanto e non sappiano, quando tu passi accanto a
tanti e non sai, non t’interessa, qual è la loro pena, il loro cancro segreto?
18 agosto.
La cosa più segretamente temuta accade sempre.
Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi?
Basta un po’ di coraggio.
Più il dolore è determinato e preciso, più l’istinto della vita si dibatte, e cade l’idea del
suicidio.
Sembrava facile, a pensarci. Eppure donnette l’hanno fatto. Ci vuole umiltà, non
orgoglio.
Tutto questo fa schifo.
Non parole. Un gesto. Non scriverò più.
32
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Verrà la morte e
avrà i tuoi occhi
(Poesie, Einaudi, Torino 1961)
33
Paesi tuoi
approfondimento
35
Paesi tuoi racconta una storia
cupa e violenta di passioni
primitive
 la racconta in prima
persona Berto, un
cittadino, un operaio
uscito di galera, che è
andato a lavorare in
campagna con un suo
compagno di prigionia, il
contadino Talino.
 Scopre così un mondo
arcaico, selvaggio e
irrazionale

in cui Talino, finito in carcere
per aver dato fuoco alla
cascina di un rivale, la
Grangia, può avere avuto un
rapporto incestuoso con la
sorella Gisella.
36
Tra Berto e la ragazza nasce un
idillio.
 Quando, durante la
 La lenta morte per
trebbiatura, Talino
dissanguamento della
scorge la sorella che
ragazza ha più il valore
offre a Berto un secchio
mitico di un rito arcaico
d’acqua, fuori di sé dalla
(il sacrificio per le
gelosia e dalla
messi) che quello
stanchezza, la uccide per
realistico di un
poi darsi alla fuga nei
documento sociale .
campi.
37
Il tema
 l’incontro-scontro tra
città e campagna
 l’individuazione nel
mondo contadino di
una forma di esistenza
primordiale che
continua a conservare
tratti di una ritualità
ancestrale

il suo
«naturalismo
iniziale risente,
più che di Verga,
del D’Annunzio
verista e di
Nietzsche.
38
 La campagna è colta dal
punto di vista dell’uomo di
città, dell’intellettuale
 “In quei riti antichi di
sangue e di sesso, vuole
recuperare il senso vero
dell’esistenza e finisce ogni
volta per riscoprire la
propria solitudine»
 (R. Luperini, 1981).

una frattura incolmabile tra Pavese e
la tradizione del naturalismo veristico
 egli non rinuncia mai a
immaginare un personaggio che
esprima più o meno direttamente,
il punto di vista dell’autore.
 Paesi tuoi: cfr. J
Steinbeck, Of mice and
men e The sound and
the fury di Faulkner
 un romanzo nel quale la
necessità di esprimere
pensieri e parole di
personaggi proletari e
contadini immersi in
una condizione di
continua violenza
costringe alla scelta di
una lingua lontana dalla
tradizione aulica e
intessuta di dialettismi.
39
Paesi tuoi è anche il più
“americano” dei libri di Pavese
 (evidente è l’influenza di Faulkner e di
Steinbeck),
 l’essenzialità dei gesti e dei dialoghi
 antiletterarietà. Per questo divenne poi un
punto di riferimento fondamentale della
giovane narrativa del Neorealismo.
40
Neorealista ma…motivazioni
completamente diverse da quelle
degli scrittori realisti
 si rivolge ad una realtà che scandaglia con strumenti
che risentono dell’approccio sociologico e
antropologico anglosassone
 Ha curiosità per la psicologia junghiana, tendente a
far emergere gli archetipi culturali collettivi,
particolarmente forti nell’arcaica società contadina.
41
La casa in collina
approfondimento
42
La casa in collina -1948.
 autoanalisi:
l’intellettuale, messo di
fronte alla tragedia della
guerra e alle esigenze di
impegno poste dalla
Resistenza, rivela la
propria ambiguità e
incertezza.
 Tema: la solitudine

condizione
esistenziale, ma
anche frutto di
una situazione
storica
43
RIASSUNTO
 Nel corso del 1943 Corrado, che
insegna scienze in un istituto di
Torino, scende in città solo per
lavorare: la sera torna sulla collina,
dove vive in una stanza presa in
affitto nella villa di proprietà di una
vecchia e di sua figlia Elvira, zitella
intorno alla quarantina.
La situazione di Corrado è
soddisfacente sotto alcuni
aspetti:
sfugge ai pericoli dei
bombardamenti notturni
 è amorevolmente
accudito da Elvira che
non nasconde l’ambizione
di accasarsi con lui



può ampiamente realizzare
il suo desiderio di restare
solo ed estraneo a quanto
capita intorno a lui
ma non può sopportare le
attenzioni di Elvira e della
madre che hanno la
tendenza ad
«impossessarsi» di lui
non può eliminare un senso
generale di insoddisfazione
per il proprio astrarsi dalla
vita.
44
Una sera, girando sulle colline, capita in un’osteria isolata nella
campagna; lì incontra Cate, una giovane donna con la quale
qualche anno prima aveva avuto una relazione finita male
 Ciò che colpisce Corrado è
che Cate abbia un figlio,
Dino, che per l’età potrebbe
essere il suo: sospetto reso
più forte dal fatto che Dino
è il diminuitivo di Corrado
 Questo lo spinge a
frequentare Cate, la quale
nega che Dino sia suo figlio.
Corrado cerca l’amicizia
del bambino, l’
accompagna in lunghe
passeggiate sulle colline,
gli insegna alcune
nozioni sulle piante e
sugli animali, riconosce
in lui alcuni tratti del
suo carattere.
45
Le serate passate all’osteria sono
anche momenti di discussione
politica:
 i proprietari sono
i nonni di Cate
che, assieme al
fratello e ad altri,
sono impegnati
nell’attività
antifascista.
 La situazione sembra prendere
una piega favorevole col 25 luglio
del 1943:
 ma il governo Badoglio,
insediatosi dopo la caduta di
Mussolini, dichiara la
prosecuzione della guerra a fianco
dei nazisti
 le cose precipitano l’8 settembre,
con la resa dell’Italia e la
formazione nella parte
settentrionale del paese della
Repubblica di Salò.
46
Comincia allora la guerra partigiana e le colline
vengono percorse da soldati sbandati che tentano di
rientrare alle loro case o di unirsi alle formazioni
partigiane.
 Inizia anche la repressione
dei nazi-fascisti: il fratello di
Cate è imprigionato, e un
giorno vengono arrestati
tutti gli abitanti dell’osteria,
dove venivano nascoste
delle armi.

Anche Cate viene catturata e l’unico a
scampare è Dino, raccolto da Corrado che
lo affida ad Elvira: lui stesso deve
cambiare aria perché, per quanto non
coinvolto, era un frequentatore dell’osteria
Elvira gli procura un
rifugio in un convento
di Chieri dove, poco
dopo, viene portato
anche Dino.
 Ma il bambino
manifesta il desiderio di
andare ad unirsi ai
partigiani ed una
mattina si allontana dal
convento.
47
Il nostos e la catabasi
 Corrado continua a restare
estraneo a quanto succede 
intorno, ma quando
comincia a temere che i
fascisti lo possano cercare
anche nel suo rifugio, decide
di rientrare a casa dei suoi
genitori, nelle Langhe.
 intraprende un viaggio attraverso
le colline e le vallate, cercando di
evitare i rastrellamenti e i posti di
blocco
quando è già vicino a casa,
assiste ad un’imboscata di
partigiani contro una colonna
fascista: la vista di quei giovani
morti, di quelle vite spezzate
gli fa improvvisamente
prendere coscienza del fatto
che non si può restare al
di fuori, non è possibile
rimanere neutrali a guardare,
perché la guerra chiede conto a
tutti del comportamento che
ciascuno ha.
48
LA CASA IN COLLINA: lo
stile e la lingua
 analisi ed autoanalisi del linguaggio
testimonianza ne Il mestiere di vivere.
la vicenda narrata è
chiara delineazione di
nodi
simbolici
alcuni
al di là dei fatti, una
riflessione generale
sui grandi problemi
esistenziali.
Diario 1935-1950
 assoluta diffidenza di
Pavese per tutte le
avanguardie, o
sperimentalismi fondati sulla
forzatura o sulla distorsione
dell’espressione linguistica
 Rifiuto della la prosa d’arte,
del frammentismo;
 Vuole una lingua che sia
insieme classica e parlata.
49
le soluzioni adottate
 in Paesi tuoi ed ancora nel  Qui un iposistema [una
Compagno erano in
specie di sistema linguistico
massima parte
profondo] largamente
improntate
regionale
. Più che
all’inserimento di una
abbassamento della lingua al
certa quantità di termini
dialetto, o innalzamento del
dialettali nel contesto
dialetto alla lingua,si tratta di
linguistico, soprattutto
un’allusione al dialetto
nei dialoghi
da parte della lingua
(G.L. Beccaria, 1989).
50
Romano Luperini
La superiorità di La casa in collina
sulle altre opere nasce dal coraggio
di autoanalisi: ancora una volta
l’intellettuale, messo di fronte alla
Resistenza e alle esigenze di un
impegno personale, rivela la
propria ambiguità, un’incertezza
che gli nasce dalla provvisorietà
stessa del suo ruolo e della sua
collocazione di classe.

 Calvino: «è la
meditazione che nasce
dal contrasto tra storia e
morale umana
metastorica» (I. Calvino,
1980).
(R. Luperini, 1981).
51
La luna e i falò
nuclei tematici attorno ai quali si addensa
la materia narrata.
52
Il protagonista e narratore
tempo
 narrazione frantumata
sull'asse del tempo, in
un arco che comprende
più o meno tutte le età
del narratore che parla
in prima persona
 quarant'anni.
 è un uomo di circa
quarant'anni che inizia a
parlare nel momento in cui
è tornato al paese dove è
cresciuto: una località delle
Langhe, di cui non si dice il
nome, che è tuttavia
identificabile con S. Stefano
Belbo.

Egli risiede ancora a Genova,
dove ha avviato un'attività
commerciale dopo essere stato
per parecchi anni negli Stati
Uniti, e si reca al paese
soprattutto durante l'estate.
53
«bastardo»
 era stato abbandonato e
nell'ospedale di Alba;
da lì era stato tolto da una famiglia
contadina, formata dal Padrino, da
Virgilia e da due bambine, perché
l'ospedale dava cinque lire al mese
per il mantenimento del trovatello.
 L'infanzia era trascorsa nella
povertà e nel lavoro, fino a quando
Padrino, non potendo più tirare
avanti, aveva dovuto vendere il
podere con la sua casa,
«Gaminella», e andare a
lavorare come bracciante;
 .
 il bambino era stato messo
a servizio alla Mora, una
grossa tenuta del signor
Matteo, dove era cresciuto
ed era diventato un uomo
capace di guadagnare la sua
giornata;
 erano stati i contadini della
Mora a dargli il
soprannome col quale era
conosciuto in paese,
Anguilla.
54
La città
 Arrivato il tempo del
servizio militare, era stato
mandato a Genova dove
aveva fatto l'attendente di
un ufficiale e si era messo
con la serva di casa, Teresa.
A Genova era rimasto,
frequentando una scuola serale e
divenendo amico di alcuni operai
antifascisti;
 quando questi erano stati arrestati,
Teresa gli aveva procurato un
imbarco clandestino per gli Stati
Uniti, dove Anguilla aveva fatto
molti mestieri, spostandosi
sempre più verso ovest, fino a
stabilirsi in California.
 Internato allo scoppio della
guerra, in quanto cittadino di un
paese nemico degli Stati Uniti, alla
fine era tornato in Italia, a
Genova.
55
Al paese ritrova Nuto, con il quale cerca di
capire il senso del, proprio «andar via» dalle
Langhe e del suo ritorno
 Nuto, pur non avendo
partecipato direttamente alla
Resistenza è stato un
fiancheggiatore delle bande
partigiane, a spiegare il
senso dello scontro e
perché, alla fine, tutto sia
tornato come prima: i
poveri sono sempre più
poveri, mentre continuano a
comandare i ricchi e i preti.
 illuminante l'episodio del
ritrovamento del cadavere di due
spie fasciste, uccise durante la
lotta armata dai partigiani
 il parroco del paese ne
approfitta per celebrare
solennemente il loro
funerale e fare una predica
contro il pericolo del
comunismo.
56
Gaminella nel passato e nel presente
 La fine di Padrino
 Nuto narra le vicende degli
abitanti che sono morti
durante l'assenza di
Anguilla: come siano
scomparsi uno dopo l'altro i
componenti della sua
vecchia famiglia adottiva,
Virgilia, le due sorellastre e,
per ultimo, ridotto a
chiedere la carità, Padrino.
 Su questo si innesta il
secondo nucleo tematico:
 ora alla «Gaminella» c'è una
famiglia di mezzadri,
formata dal Valino, sua
cognata e sua suocera (la
moglie è morta); c'è anche
un bambino, nato storpio,
Cinto.
57
Il degrado della miseria
 Anguilla va a rivedere la
cascina e il podere dove è
stato bambino, vede le
condizioni di miseria
estrema in cui vive la
famiglia di Gaminella, nella
quale la miseria e la
disperazione fanno sì che
tutti si comportino
animalescamente
 Valino ogni sera picchia le
donne e Cinto.
 A. con lui stabilisce un
rapporto di amicizia, ha un
sentimento quasi paterno,
rivive in lui la sua fanciullezza;
 comincia a parlargli della
possibilità di andar via dalla
valle del Belbo
 gli regala un coltello simile a
quello che aveva avuto anche
lui alla sua età. Parlando con
Cinto si ricorda dell'usanza di
accendere dei falò sulle colline
nella notte di san Giovanni.
58
Il falò di
Gaminella
 Una sera, dopo che la
padrona di Gaminella, ha
fatto le parti del raccolto col
Valino non lasciandogli
neppure il cibo, questi,
impazzito dalla
disperazione, uccide le due
donne e tenta di ammazzare
anche Cinto, che lo minaccia
col coltello e fugge; alla fine,
l'uomo dà fuoco alla cascina
e si impicca nella vigna.
il ricordo della
vita alla Mora:
Anguilla, allora appena
adolescente, aveva
conosciuto lì Nuto
aveva avuto occasione di
osservare la vita dei signori:
il Padrone Matteo, le sue
due figlie di primo letto,
Irene e Silvia, la seconda
moglie e l'ultima figlia, una
bambina, Santa.
59
La dissoluzione della famiglia
 le due figlie più grandi
erano passate da un
fidanzamento sbagliato
all'altro, fino a fare
entrambe una misera fine:
Irene era morta di tifo, Silvia
aveva finito per sposare un
fannullone dedito al gioco
che, diventato padrone della
Mora, se l'era mangiata in
poco tempo.
 Anguilla apprende tutto
questo da Nuto, che
però resta reticente
riguardo alla sorte
dell'ultima ragazza della
Mora, Santa.
60
Nella conclusione del romanzo si ha il
ricongiungimento dei due temi, quello di Cinto e di
«Gaminella», e quello della fine della Mora.
 Nuto e Anguilla accompagnano
Cinto sul luogo della tragedia.
Nuto, a questo punto, vedendo
che, Anguilla ha ormai capito in
quale condizione di miseria e di
ingiustizia vivono ancora gli
abitanti della valle del Belbo,
decide di rivelargli l'ultimo segreto
 il falò del cadavere di Santa
 Santa si era legata ad alcuni squallidi
personaggi del fascismo locale
 nel momento in cui era scoppiata la
guerra partigiana si era messa a fare il
doppio gioco; forniva informazioni
alle bande partigiane sulle colline. Ma
alla fine si scoprì che Santa aveva
anche fatto la spia per i fascisti
 portata sulle colline era stata uccisa e
il suo corpo bruciato, perché in quel
tempo anche morta, poteva far gola a
qualche sbandato che l’avrebbe
violentata. A tale livello di abiezione
riduce la guerra.
61
Di fronte a tale realtà fallisce lo stesso progetto di ritrovare
un’identità e un paese: quest’ultimo è anch’esso diventato
irrimediabilmente straniero.
Anguilla riparte dopo aver dolorosamente
sperimentato il crollo di ogni speranza di
radicamento e d’identità.
62
La luna e i falò
Un vero e proprio concentrato di
archetipi tematici e narrativi
63
La ricerca delle proprie radici
 il protagonista, attraverso i colloqui con l'amico
d'infanzia Nuto, e attraverso i contatti con la gente del
posto, riacquista a poco a poco il senso del suo
attaccamento a quella terra, che egli percorre in
lunghe passeggiate riscoprendo i luoghi e le
sensazioni di quando era bambino e adolescente.
64
L’”eroe” Anguilla : bastardo emigrante -sradicato- cercatore e “ulisse”
 La solitudine e l’estraneità del protagonista
Anguilla sono già implicite nella sua nascita di
«bastardo» e in una vita trascorsa da espatriato
in America.

Quando ritorna, dopo anni, al paese natale, non è
solo per ritrovare nostalgicamente le proprie
origini, ma per la speranza di un nuovo
radicamento e di una sicura identità.
65
Il bambino segnato
Anguilla incontra Cinto, un ragazzo
sciancato, in cui egli rivive la propria
infanzia.
 Anche Cinto ha un destino simile al suo: è
diverso dagli altri a causa della sua infermità
fisica.
 Cinto=Edipo, lo zoppo segnato dal destino
66
Il topos del fuoco purificatore e rituale
due incendi: (ekpyrosis e palingenesi)
 quello che Valino, padre
di Cinto, vittima della
povertà e preso da
improvvisa follia, dà alla
propria casa per
sterminare la famiglia e
poi suicidarsi
 quello che brucia il cadavere
di Santa, nella cui ambiguità
(faceva la spia per conto dei
partigiani ma anche dei
repubblichini) si riflette
quella stessa della borghesia
che abita in villa sulle
colline.
67
Questi incendi rievocano i falò
mitici, quelli visti nell’infanzia e
accesi allora per propiziare il
raccolto
 ma sono anche da essi irrimediabilmente
diversi: esprimono l’onnipotenza dell’orrore
storico.
68
Su questo romanzo è grande l'influenza che
esercitò la letteratura americana
 in particolare, quella grande allegoria che è il Moby Dick di
Melville
 Raccontare è monotono, saggio del 1949
 Non crediamo che si dia racconto vivo senza un fondo mitico,
senza qualcosa d'inafferrabile nella sostanza. La ragione ultima
- e prima - per cui ci s'induce a comporre una favola, è la
smania di ridurre a chiarezza l'indistinto irrazionale che cova in
fondo alla nostra esperienza. Questa riduzione non è mai
totale, altrimenti il risultato sarebbero concetti e astrazioni scienza o filosofia (C. Pavese, 1968).
69
Nucleo concettuale:
conflitto tra la tradizione della cultura
contadina (magica, fatalista, in una parola
pre-razionale) e la cultura della modernità);
 il romanzo non risolve tale contrasto, e in ciò si attua
la sua dimensione mitica: Pavese non vuole indicare
una «soluzione», piuttosto vuole rendere emblematico
quel tipo di conflitto, fargli assumere il valore di
simbolo di tutte le contraddizioni che nella cultura
dell'uomo si aprono, tra passato e presente, tra
tradizione e innovazione, tra nuovo e vecchio.
70
altri miti, altri conflitti;
 tra il restare e il partire, confronto tra i due
protagonisti, Anguilla e Nuto
 nel romanzo si dimostra come il partire possa
essere niente altro che un prepararsi a tornare

anche a livello di conoscenza c'è una interscambiabilità tra
il macrocosmo (l'America) e il microcosmo (la valle del
Belbo).
71
un romanzo in cui la Storia ha
un ruolo preminente
 l'autore in una pagina del suo diario Il mestiere di
vivere datata 17 novembre 1949 (cioè pochi giorni
dopo la fine della scrittura del romanzo) scriveva,
ripensando alle tappe della sua narrativa: «9 novembre
finito La luna e i falò. Hai concluso il ciclo storico del
tuo tempo: Carcere (antifascismo confinario),
Compagno (antifascismo clandestino), Casa in collina
(resistenza), La luna e i falò (postresistenza).
72
Il presente, il dopoguerra, non offre se non storie
private di disperazione, di miseria o di prepotenza
sono le assenze che segnano il passaggio
della Storia:
i borghesi della Mora non ci sono più,
non c'è più la famiglia di Padrino,
non ci sono più molti dei coetanei di
Anguilla, morti durante la guerra.
73
la Storia è in una dimensione privata
nella quale le scelte morali riassorbono
anche le scelte politiche e ideologiche
dei personaggi.
 ( disillusione negli ambienti più conformisti del PCI,
Pavese annota con amarezza nel Mestiere di vivere
che di lui si diceva "Pavese non è un buon
compagno…")
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Per ripassare e conoscere i testi
Pavese tutto
75
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Il realismo lirico e simbolico di pavese