EL AMOR BRUJO
(L'AMORE STREGONE, 1915)
“Scene zingaresche dell’Andalusia"
balletto in un atto di Gregorio Martínez Sierra, musica di
MANUEL DE FALLA (1876-1946)
È forse l’opera più popolare di Manuel de Falla. Si tratta in realtà di un balletto composto per
Pastora Imperio, allora una delle più celebri ballerine di flamenco. Nato come balletto, l’Amor
stregone è di frequente eseguito in forma puramente sinfonica con o senza la voce di contralto,
che interviene quattro volte nel corso del brano. Formalmente il balletto consiste in una suite di 13
numeri.
La musica alterna momenti di cupa e talvolta selvaggia sonorità, disegni angolosi, ritmi ossessivi
(Danza del fuoco) a momenti altamente suggestivi (Cerchio magico). Su tutto domina il ritmo delle
danze spagnole.
De Falla è uno dei compositori più interessanti e popolari del primo Novecento. La sua personalità
si iscrive in quel fenomeno di riscatto e di rinascita culturale e musicale che caratterizzò la Spagna
dell’800 e del primo ‘900, grazie in particolare all’opera dell’animatore F. Pedrell, che fu maestro di
de Falla. Un fenomeno per la verità comune alle culture periferiche dell’800: russa, ceca,
scandinava. Non più tuttavia una Spagna vista dall’esterno, quasi con gli occhi di un turista, ma
ricreata dall’interno, nei suoi valori autentici e originali (Albeniz e Granados …)
Almeno tre sono i fattori significativi che hanno contribuito nei secoli alla creazione di uno stile
musicale “spagnolo”: il canto ecclesiastico medievale (mozarabico); l’invasione araba musulmana
(sec. VIII-XVII) e l’immigrazione di numerose bande di zingari (gitani). Inoltre le influenze del cante
jondo (canto profondo) dei mori andalusi …, del flamenco, di danze come la jota, la malagueña, la
sevillana, ecc.
Al folclorismo ottocentesco di maniera la cui la vetta più significativa era stata nel 1871 la Carmen
di Bizet, si affiancano lavori come la Sinfonia spagnola di Lalo, España di Chabrier, alcuni lavori di
Debussy (Iberia …), di Ravel (Rapsodia spagnola, Alborada del gracioso¸ …), ecc.
Nel 1907 de Falla è a Parigi dove assimila alcuni elementi di novità provenienti in specie da
Debussy e Ravel. I suoi lavori sono contrassegnati da un’incessante ricerca dell'autentica
dimensione iberica, in particolare nei due balletti (L’amore stregone e Il cappello a tre punte) o
anche in Notti nei giardini di Spagna le Sette canzoni spagnole, ecc.
Per evocare la Spagna autentica, de Falla, non ricorre al fin troppo facile metodo della citazione di
motivi popolari (v. ad es. Liszt e le danze “ungheresi”), ma assimila gli stilemi etnici, nativi della sua
terra, mediante un linguaggio personalissimo e stilisticamente aggiornato, evitando ogni effetto
volgare o banalmente descrittivo: spunti andalusi caratteristici o di origine orientale; stilemi come la
ripetizione ossessiva di una singola nota; ristretti ambiti melodici tipici del cante jondo, i ritmi
caratteristici, le sonorità delle nacchere e della chitarra, abbellimenti e passaggi ornamentali, ecc.
L'argomento del balletto
Candelas, giovane gitana, ama Carmelo. Ma il suo antico amante defunto e invincibilmente geloso,
ricompare in forma di spettro ogni qualvolta ella si incontra con l'amato. Pertanto Candelas
escogita uno stratagemma: convince l'amica Lucia a presentarsi accanto a lei durante gli incontri
d'amore. Tant'è che al momento opportuno Lucia attira l'attenzione dello spettro e lo distrae,
mentre il bacio scambiato tra Candelas e Carmelo scioglie l'incantesimo:l'amore ha vinto sulle
forze della morte.
L'organico è il seguente:
2 flauti (anche ottavino), oboe (anche corno inglese), 2 clarinetti, fagotto, 2 corni, 2 trombe,
timpani, pianoforte, archi. Voce di contralto.
1. Introduzione e Scena (Allegro furioso ma non troppo vivo) Breve e brillante introduzione
orchestrale, in ff, posta davanti al primo episodio.
2. Presso i gitani - La notte (Tranquillo e misterioso). Una tromba con sordina, come un
richiamo lontano, corni al registro grave e tremolo degli archi al ponticello. Un oboe intona una
frase lamentosa e molto ornata che poi si estingue quasi allontanandosi. È un brano carico di
mistero, squarciato a tratti da violente dissonanze e concluso da una melodia dolce.
Candelas, donna giovane e appassionata ha amato un gitano geloso, prepotente, infedele e
inguaribile seduttore. Ora, benché morto da tempo, la tormenta ogni volta che lei si unisce a un
altro.
3. Canzone delle pene d’amore (Allegro). Candelas si sfoga con un canto appassionato. Il testo
è in spagnolo dialettale gitano. Caratteristiche le numerose esclamazioni “ay!” È una pagina di
grande intensità; la melodia, in tonalità minore e basata sui modi del canto andaluso come
l'ambitus di 6a del cante jondo. L’atmosfera è cupa e triste e gli ultimi suoni si smorzano a poco
a poco creando uno stato di tensione e di attesa.
Ay! yo no sé qué siento ni sé qué me pasa cuando éste mardido gitano me farta! Candelas que
ardes más arde el infierno que toita mi sangre abrasa de celos! Ay! cuando el rio suena que
querrá decir? Ay! por querer a otra se orvía de mi! Ay! cuando el fuego abrasa... cuando el rio
suena... Si el agua mo mata al fuego, a mi el penar me condena! A mi el querer me envenena!
A mi me matan las penas! Ay! Ay !
Ahi!, non so cosa provo, né cosa di nuovo mi succede quando mi è lontano il maledetto
gitano… Quanto bruci, Candelas! Per un’altra egli mi lascia! Quando il fuoco fiammeggia,
quando il fiume canta, se l’acqua non spegne il fuoco io mi condanno a soffrire. L’amore mi
avvelena e mi uccide di dolore!
4. Lo spettro (Vivo ma non troppo). Appare lo spettro dell’amante defunto, evidenziato dalla
comparsa di tre accordi. La scena è rapidissima ma sufficiente a creare il clima di terrore che
verrà rafforzato dalla scena successiva.
5. Danza del terrore (Allegro ritmico). Il fantasma dello scomparso terrorizza la ragazza.
L’orchestra si esprime con ritmi selvaggi e richiami minacciosi delle trombe, creando
un’atmosfera di paurosa agitazione. È una delle pagine più belle del balletto, ricca ed brillante
sia dal punto di vista timbrico sia ritmico.
6. Il cerchio magico - Romanza del pescatore (Andante molto tranquillo). Candelas vorrebbe
abbandonarsi all’amore di Carmelo, ma ogni volta il fantasma si presenta in mezzo a loro, li
terrorizza e li divide. Esasperata, escogita un piano per cacciare lo spettro. In un sapiente
dosaggio di emozioni e di colpi di scena, si susseguono due brevissimi quadri, il "Cerchio
magico" e "Mezzanotte", capolavoro di strumentazione. Alcune gitane appendono una caldaia
fumante; il fumo delle erbe magiche sale nel cielo notturno. Le gitane vi disegnano delle figure
misteriose per sconfiggere il maleficio.
7.
A mezzanotte – Sortilegi (Lento e lontano). Tempo lento, 12 rintocchi di campane, una acuta
e una grave che risponde alla prima come un’eco spettrale. Mistero e paura: un lunghissimo
trillo degli archi e dei clarinetti evoca il tremolio delle lingue di fuoco. I sortilegi misteriosi
vengono caratterizzati da sonorità flebili e dall’andatura lenta del brano.
8. Danza rituale del fuoco (Allegro ma non troppo e pesante – “per scacciare gli spiriti malvagi").
Le gitane invocano il potere purificatore del fuoco. Candelas cade a terra come distrutta o
schiacciata dalla mano dello spettro. La danza rituale del fuoco concentra in sé la forza
necessaria per esorcizzare gli spiriti maligni, ripetendo un ritmo insistente.
Il tema della danza compare una prima volta eseguito dall’oboe. È un'evocazione rituale di
sapore arcaico e primordiale che ci riporta alle origini, una selvaggia danza pagana vicina a
quella del Sacre di Stravinskij. La melodia presenta caratteri orientali (fa # - mi b) su un
sostegno di natura politonale. A quest'idea il compositore accosta una seconda, più energica,
combinando i due temi con l’episodio introduttivo, secondo un disegno circolare, e creando
proprio quella sensazione ipnotica, di rito magico e pagano narrato dalla vicenda. Il crescendo
finale, unitamente all’accordo conclusivo ripetuto con insistenza ossessiva 21 volte sortisce un
notevole effetto.
9. Scena (Poco moderato – Allegro). Candelas si risolleva lentamente. Una melodia dell’oboe
esprime una sorta di dolorosa costernazione. La scena è brevissima e interamente dominata
da un suggestivo dialogo tra flauto e oboe.
10. Canzone del fuoco fatuo (Vivo: la voce intona una canzone popolaresca). Il fuoco fatuo è
l’amore. La canzone è appassionata; l’incanto si rompe, ma ben presto la voce amabile del
violoncello espone un tema cantabile e cullante come un abbraccio, sul morbido ondeggiare
del metro 6/8. Intenso pathos: la voce e il corno inglese procedono affiancati in un duetto
indimenticabile.
Lo mismo que er fuego fátuo, lo mismito es er queré... Le juyes y te persigue le yamas y echa
a corré. Malhaya los ojos negros que le alcanzaron a ver! Malhaya el corazon triste que en su
llama quiso ardé! Lo mismo que er fuego fàtuo, se desvanece er queré!
Come il fuoco fatuo è l’amore, lo fuggi ed esso t’insegue, lo chiami ed esso corre. Maledetti gli
occhi neri che lo videro! Maledetto il cuore triste che volle ardere nella sua fiamma! Come il
fuoco fatuo svanisce l’amore…
11. Pantomima (Allegro). Candelas incontra nuovamente Carmelo. L’attrazione irresistibile tra i
due amanti richiama lo spettro. Conoscendo le debolezze del defunto, la donna si accorda con
Lucia, attraente e temeraria amica che, incuriosita dall’eccitante esperienza di sedurre uno
spettro, si fa trovare una sera accanto ai due amanti, decisi a scambiarsi effusioni amorose.
Lucia, è ora lì pronta per attirare l’antico seduttore. Compare lo stesso spunto dell’Introduzione,
seguito da un passaggio nell’insolita misura di 7/8 dal carattere “impressionistico”.
12. Danza del gioco amoroso (Allegretto mosso). Ritmo di 3/8 della jota. Riappare lo spettro, e
benché ingelosito, viene attratto dal fascino di Lucia.
Una danza spagnola viene eseguita dalle due coppie: Lucia con il fantasma e Candelas con
Carmelo. Si alternano zone dolci e languide ad altre tese e concitate. Il bacio liberatore porta
finalmente la pace.
Tù eres aquel mal gitano que una gitana quería, el queré que ella te daba tú no te la merecías!
Quién habia de decì que con otra la vendías!
Tu sei quel cattivo gitano che una gitana amava. Non meritavi il suo amore. Chi avrebbe mai
creduto che con un’altra l’avresti tradita?
La voce del destino. Il corno inglese sostituisce l’oboe, con tono profondo e solenne. La voce
ripete un vecchio moto zingaresco.
Soy la voz de tu destino! Soy er fuego en que te abrasas! Soy er viento en que suspiras! Soy la
mar en que naufragas!
Sono la voce del tuo destino! Sono il fuoco in cui ardi! Sono il vento in cui sospiri! Sono il mare
in cui naufraghi!
13. Le campane del mattino (Allegretto tranquillo – Voce). Il bacio che Candelas e Carmelo si
scambiano risulta fatale per lo spettro che rimane definitivamente sconfitto. Gli amanti si
ritrovano e il bacio sancisce definitivamente la vittoria dell’amore sulle forze oscure del male e
della morte.
Le campane annunciano il mattino. Passaggi fluttuanti dei legni, rintocchi di campane fanno da
contorno alla voce che canta la gioia del buon esito della vicenda e un crescendo grandioso,
dilata e amplifica il finale, in un clima di tripudio.
Ya está despuntando el día! Cantad, campanas, cantad! que vuelve la gloria mia!
È spuntato il giorno! Cantate, campane, cantate! Ritorna la mia felicità!
LIBRETTO
Introducción y escena
(La acción tiene lugar en Cádiz. Es de noche. Los gitanos tiran los naipes para
descubrir la suerte en el amor. Candelas, triste por amor, canta)
Canción del amor dolido
¡Ay!
Yo no sé qué siento,
ni sé qué me pasa
cuando éste mardito
gitano me farta.
¡Ay!
Candelas qué ardes…
más arde el infierno
que toíta mi sangre
abrasá de celos!
¡Ay!
Cuando el río suena
¿qué querrá decir?
Por querer a otra
se orvía de mí!
¡Ay!
Cuando el fuego abrasa…
Cuando el río suena…
Si el agua no mata el fuego,
a mí el penar me condena,
a mí el querer me envenena,
a mí me matan las penas.
Sortilegio
(Al llegar la media noche, los gitanos realizan sus rituales. Echan incienso en un
brasero y perfuman el aire mientras Candelas baila la "Danza del fin del día". Al
finalizar el baile, llega una gitana y tomando de las manos a un gitano se marcha
con él)
Escena
(cuando los enamorados salen, Candelas recita)
Romance del Pescador
Por un camino iba yo
buscando la dicha mía;
lo que mis sacais miraron
mi corasón no lo orvía.
Por la verea iba yo.
A cuantos le conocían
- ¿le habéis visto? - preguntaba,
y nadie me respondía.
Por el camino iba yo
y mi amor no parecía.
Er yanto der corasón
por er rostro me caía.
La verea se estrechaba
y er día se iba acabando.
A la oriyita der río
estaba un hombre pescando.
Mientras las aguas corrían
iba er pescador cantando!
¡No quiero apresar
los pececillos del río;
quiero hallar un corasón
que se me ha perdío!
Pescador que estás pescando,
si has perdido un corasón,
a mi me lo están robando
a traición.
Er agua se levantó
al oír hablar
de penas de amantes
y dijo con ronca voz:
¡Pescador y caminante,
si sufrís los dos,
en er monte hay una cueva,
en la cueva hay una bruja
que sabe hechisos de amor!
Idla a buscar
que eya remedio os dará!
Esto dijo er río,
esto habrá que haser...
¡A la cueva de la bruja tengo que acudir!
¡si eya no me da er remedio
me quiero morir!
Intermedio
Introducción
(Misteriosa cueva de la bruja)
Escena
Danza del fuego
Interludio
(Entra Candelas y canta)
Canción del Fuego
Lo mismo que er fuego fatuo,
lo mismito es er queré.
Le juyes y te persigue,
le yamas y echa a corré.
¡Lo mismo que er fuego fatuo,
lo mismito es er queré!
Nace en las noches de agosto,
cuando aprieta la calor.
Va corriendo por los campos
en busca de un corasón...
¡Lo mismo que er fuego fatuo,
lo mismito es er queré!
¡Malhaya los ojos negros
que le alcanzaron a ver!
¡Malhaya er corasón triste
que en su yama quiso arder!
¡Lo mismo que er fuego fatuo
se desvanece er queré!
(Candelas comienza a recitar el conjuro)
Conjuro para Reconquistar el Amor Perdido
¡Por Satanás! ¡Por Barrabás!
¡Quiero que er hombre que me ha orvidao
me venga a buscar!
¡Cabeza de toro,
ojos de león!...
¡Mi amor está lejos...
que escuche mi voz!
¡Que venga, que venga!...
¡Por Satanás! ¡Por Barrabás!
¡Quiero que er hombre que me quería
me venga a buscar!
¡Elena, Elena,
hija de rey y reina!...
Que no pueda parar
ni sosegar,
ni en cama acostao,
ni en silla sentao...
hasta que a mi poder
venga a parar!
¡Que venga, que venga!...
¡Por Satanás! ¡Por Barrabás!
¡Quiero que er hombre que me ha engañao
me venga a buscar!
Me asomé a la puerta
al salir er sol...
Un hombre vestío de colorao pasó...
Le he preguntao
y me ha contestao
que iba con los cordeles de los siete
ahorcaos...
Y yo le he dicho:
¡Que venga, que venga!
¡Pajarito blanco
que en er viento viene volando!...
¡Que venga, que venga!
¡Entro y convengo en el pacto!
¡Pa que venga! ¡Pa que venga! ¡Pa que venga!
¡Por Satanás! ¡Por Barrabás!
¡Quiero que er hombre que era mi vía
me venga a buscar!
Escena
(Al finalizar el sortilegio, llega el enamorado. Candelas baila y canta)
Danza y Canción de la Bruja Fingida
(también conocida como Danza del juego de amor)
¡Tú eres aquél mal gitano
que una gitana quería!...
¡El querer que eya te daba,
tú no te lo merecías!...
¡Quién la había de decir
que con otra la vendías!...
¡No te acerques, no me mires,
que soy bruja consumá;
y er que se atreva a tocarme
la mano se abrasará!
¡Soy la voz de tu destino!
¡Soy er fuego en que te abrasas!
¡Soy er viento en que suspiras!
¡Soy la mar en que naufragas!
Final
(El toque de campanas anuncia un nuevo día y la reconciliación de los amantes)
¡Ya está despuntando er día!
¡Cantad, campanas, cantad!
¡que vuerve la gloria mía!
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