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31/05/11 19.17
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Tuesday, 31 May 2011 last update: 08:35
LUNEDI' LETTERARIO: Apocalisse, crux
interpretum
00:13:00
di Valerio Bernardi - DIRS GBU
Interpretare l'Apocalisse
L'ultimo libro della Bibbia è sempre stato una crux interpretum, in quanto, come ogni
opera dedicata a un tempo indefinito e con un linguaggio fortemente simbolico,
risulta ardua la sua lettura e soprattutto la chiarezza con cui si possa giungere a una
chiara chiave interpretativa del testo. Molti si sono cimentati in questo compito e
molta è la bibliografia pubblicata anche in lingua italiana. Tra i numerosi testi capitati
timi tra le mani sull'argomento, uno degli ultimi è di Renato Ammannati, studioso
cattolico già un'altra volta cimentatosi con il testo (ha pubblicato per Armando
Apocalisse. Le cose che stanno per accadere), e che ha pubblicato un libro dal
titolo Rivelazione e Storia. Ermeneutica dell'Apocalisse per i tipi della casa editrice
Transeuropa specializzata nella traduzione di testi dello studioso francese René
Girard. Lo stesso testo in questione è stato pubblicato nella collana "Girardiana",
quella dove sono pubblicati i testi del letterato francese e di coloro che a lui si
rifanno.
Il testo di Ammannati non deve essere considerato un commentario, quanto un libro che vuole parlare dell'Apocalisse,
cercando una chiave interpretativa centrale. La prima parte del testo è dedicata a una discussione generale sull'apocalittica e
alla relazione che passa tra l'ultimo libro della Bibbia e quello di Daniele. L'A. ritiene che, per comprendere l'Apocalisse e la
sua parte centrale bisogna guardare e reinterpretare Daniele 7, tenendo anche un occhio al capitolo 2 del libro dell'Antico
Testamento. Proprio per questo motivo, la seconda e terza parte del testo, si sofferma su tali connessioni, non ignorando
tematiche secondarie, ma mostrando che, a parere dell'A. l'interpretazione vada orientata verso una lettura in parallelo di
Daniele 7 e Apocalisse 12 e 13 che divengono il centro della discussione sul libro biblico. In questa parte si nota la profonda
conoscenza della bibliografia tradizionale sull'Apocalisse e come lo studioso romano riesca a districarsi agevolmente di fronte
a studi che provengono sia da parte cattolica che da parte protestante (i libri interpretativi di Bauckham sono entrambi citati in
maniera appropriata).
Le riflessioni continuano parlando dell'orizzonte storico del libro in questione. Ammannati discute con dovizia di particolari
l'interpretazione preterista (quella che dice che la maggior parte degli avvenimenti citati hanno a che fare con l'Impero
Romano e con la prima persecuzione sistematica da parte di Domiziano nel I sec. d.C.) anche se non la condivide
pienamente optando, cosa che oggi risulta abbastanza strana per uno studioso cattolico, per una sorta d'interpretazione
futurista, che ha a che fare con un'interpretazione globale di tutta la storia, con particolare riguardo agli ultimi tempi e con
un'interpretazione che cerca di leggere i fatti odierni (del XX secolo in realtà) alla luce dello scritto giovanneo.
Il centro del testo è nella quinta e sesta parte (le più estese del volume). Qui Ammannati si sofferma sui capitoli 12 e 13 di
Apocalisse e cerca di partire da lì per dare un'interpretazione globale del testo. In questa parte inizia pure il confronto con
Girard. Lo studioso francese non ha mai scritto un commentario o un libro specifico sull'Apocalisse (anche se vi sono vari
saggi che appaiono nel libretto Ripensare l'Apocalisse da noi recensito lo scorso anno: vedi http://www.icn-news.com/?
do=news&id=8902), ma i suoi studi sul capro espiatorio e quelli sulla violenza ed il sacro (o sulla figura di Satana) hanno
un'importanza escatologica notevole. Ammannati usa tutti i maggiori studi di Girard per mostrare come anche l'Apocalisse
possa essere vista come una sorta di "esorcizzazione" della violenza religiosa e di riflessione sul sacrificio divino (in questo
caso). Al pensiero di Girard, forse talvolta troppo costruito e radicale, l'A. contrappone gli studi, meno teoretici, ma più
pregnanti da un punto di vista filologico dello svizzero Burkert sul sacrificio e sul suo significato. Le categorie girardiane
permettono di parlare della figura di Satana, del significato letterario che assume il mito (visto come una possibile narrazione
della verità diversa da quella prettamente scientifica e storica), del paragone che, anche nel caso dell'ultimo libro della Bibbia,
può essere fatto con l'Epido Re di Sofocle, con l'uccisione violenta contrapposta alla non violenza, con il sacrificio regale,
contrapposto a quello vittimario che in Cristo coincidono. Da quest'analisi e dalle suggestioni girardiane sul mito (che sono
direttamente influenzato dallo strutturalismo di Lévi-Strauss), si monta un'interpretazione suggestiva che, però, non sempre ci
trova d'accordo nelle sue attualizzazioni.
Se, infatti, un punto debole deve essere trovato al libro di Ammannati (che, bisogna dire, anche per la sua struttura
composita e "a spirale" non è sempre di lettura facile e immediata) è quello delle sue divagazioni letterarie. Proprio nei
capitoli centrali più volte sono citati Orwell, Spengler, Ratzinger. Se l'ultimo può anche essere citato per fare professione di
cattolicità, diventa più opinabile la citazione degli altri due A., che, a nostro parere, rischiano di assumere più una valenza
politica che altro. Le numerose citazioni tratte da questi libri sembrano servire, pertanto, a dimostrare un testo più che di
"teologia della storia", di "politica della teologia della storia" che vedrebbe il male realmente presente nei regimi totalitari e in
quelli collegati in particolare con il comunismo.
A parte queste divagazioni il libro risulta interessante, la bibliografia consultata e la discussione nelle note imponente, forse
un po' ripetitivo. Rimane anche qualche dubbio sulla figura della Grande Madre, paragonata alla donna di Ap. 12-13 che
ricalca troppo il concetto cattolico di Maria. Gli odierni commentatori ritengono che non ci sia una così calzante
corrispondenza. Un evangelico troverà interesse nel leggerlo, anche se non si troverà d'accordo con tutte le annotazioni e le
professioni di fede cattolica presenti in un testo che, in quanto interpretativo, dovrebbe, a nostro parere, rimanere più
neutrale.
Valerio Bernardi - DIRS GBU
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