Vodice 1917
Enrico Torazzi
261° REGGIMENTO FANTERIA BRIGATA ELBA
a cura di:
Donato Bragatto
e
Roberto Massetti
coordinamento editoriale
Enrico Trevisani
Centro di Documentazione Storica, Comune di Ferrara
Associazione di Ricerche Storiche “Pico Cavalieri”
PRESENTAZIONE
Da alcuni anni, in occasione delle ormai collaudate Serate al Museo, presso
il Museo del Risorgimento e della Resistenza si attende l’appuntamento con
la stampa (e la contestuale presentazione) di una monografia dedicata alle
vicende belliche di un soldato ferrarese nella Grande Guerra, promossa dal
Centro di Documentazione Storica del Comune di Ferrara e dall’Associazione
di Ricerche Storiche “Pico Cavalieri” di Ferrara, con il contributo della
Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
Nella presente concomitanza, studiosi, ricercatori e cultori della tematica
avranno l’opportunità di leggere in anteprima l’interessante libretto Vodice
1917. Enrico Torazzi, 261° Fanteria, Brigata Elba, scritto a “quattro mani”
da Donato Bragatto e Roberto Massetti, da tempo attivi nella ricerca e nella
seria divulgazione di “segmenti” di microstoria che, esaminati nelle loro
inusuali e suggestive connotazioni, riescono ad apportare efficaci contributi
in progress ad uno studio non convenzionale delle multiformi complessità di
questo conflitto bellico.
Il loro lavoro è ulteriormente apprezzato grazie all’attività pluriennale svolta
nell’ambito dell’Associazione “Pico Cavalieri”, i cui soci sono tendenzialmente
orientati a volere conoscere, quasi a “toccare con mano” (e non soltanto
attraverso la scrittura, ma anche con incontri conferenze, mostre ed escursioni
su quelli che furono i campi di battaglia) quanto è rintracciabile di una guerra
mondiale, che riserva nuove scoperte, non sempre compiutamente soddisfatte
dalle usuali modalità di ricerca.
L’iniziativa editoriale dedicata ad Enrico Torazzi viene data alle stampe in
occasione delle celebrazioni del 90° anniversario dell’entrata in guerra
dell’Italia contro l’Impero austro – ungarico.
Gian Paolo Borghi
Centro di Documentazione Storica
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Caserta, 3a Compagnia 8a Squadra, Enrico Torazzi in basso al centro durante l’addestramento.
(archivio Torazzi)
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1.
INTRODUZIONE SUL PERSONAGGIO
Il fondo Enrico Torazzi è costituito, oltre
che dal diario qui pubblicato, da numerose
cartoline in franchigia, diversi notes con
i dati dei soldati italiani e dei prigionieri
austriaci, foto delle zone di guerra, lettere,
mappe, documenti e carteggi successivi
alla Grande Guerra per la personale
ricerca di commilitoni.
Enrico Torazzi nasce a Ferrara il 7
dicembre 1897 da Carlo Torazzi e Italia
Trombotto.
Segue gli studi da ragioniere e si diploma
il 5 agosto 1915, il 21 settembre dello
stesso anno arriva alla Scuola Militare
di Caserta per frequentare il 1° corso per
Allievi Ufficiali nella 3 ª Compagnia.
Nello stesso periodo nella 7 ª Compagnia troviamo Bruno Pisa (già pubblicato
in questa collana).
Dopo un duro addestramento (in una settimana fecero circa 150 Km. con lo
zaino in spalla), il 12 marzo 1917 viene mandato come aspirante ufficiale di
complemento nel Deposito del 27° Reggimento Fanteria (Brigata Pavia); il
26 marzo è trasferito al 261° Fanteria (Brigata Elba) ad Ontagnano e segue
l’istruzione dei soldati al poligono di Sterpo, dormendo nei baraccamenti a
Caminetto e facendo il turno in linea ad Aiba (Settore Medio Isonzo).
Successivamente, durante i preparativi per la Decima Battaglia dell’Isonzo
(12 maggio-4 giugno 1917) la Brigata comincia ad avvicinarsi alla zona di
combattimento assegnata: Enrico Torazzi, nel suo diario ripercorre il tragitto
fatto fino al passaggio dell’Isonzo a Plava, poi a Zagora e Zagomila al seguito
delle Brigate Avellino e Firenze.
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Il 24 maggio combatte nella zona del Vodice dove viene ferito. Dopo la
convalescenza, il 28 luglio ritorna al Deposito del 27° Reggimento Fanteria,
da qui prima a Lendinara al distaccamento Prigionieri di Guerra, e poi a
Rosolina.
In seguito, per un improvviso attacco di malaria, viene ricoverato ad Arbizzano
di Verona, per poi essere trasferito al 2° Fanteria di Marcia fino all’ottobre
1918.
Inviato in Valsugana con i reparti prigionieri di guerra che venivano impiegati
per la costruzione e la manutenzione delle strade, vi resta fino all’ottobre 1919,
quando rientra nuovamente al Deposito del 27° Reggimento Fanteria.
Dal 25 marzo presta servizio al distretto militare di Ferrara prima all’Ufficio
Matricola e successivamente come ufficiale pagatore fino al luglio del 1920,
quando viene congedato.
Finita la vita militare, lavora come ragioniere presso la Banca Popolare di
Ferrara.
Richiamato alle armi il 14 dicembre 1939 presso la Scuola di applicazione di
Fanteria di Parma, frequenta il 1° corso di istruzione per Maggiori e Capitani
di complemento di Fanteria in Congedo.
Viene assegnato al 12° reparto Fanteria a Cesena (Brigata Casale) dove, il 18
dicembre 1940, a causa della ferita allo zigomo che gli ha provocato un danno
Locali della mensa nella Caserma di Caserta. (archivio Torazzi)
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alla vista all’occhio sinistro, la commissione medica decide per il suo congedo
illimitato col grado di Capitano di Compagnia.
Terminata anche la Seconda Guerra Mondiale, prosegue il suo lavoro da
impiegato in banca.
Egli morirà il 31 gennaio del 1995 all’età di 98 anni.
2. L’esercito italiano nel maggio 1917 e la X battaglia dell’Isonzo
La VI Battaglia dell’Isonzo aveva comportato, come sappiamo, il crollo della
testa di ponte di Gorizia, costringendo i comandi austroungarici a ritirarsi
precipitosamente su una linea appena abbozzata ma forte naturalmente,
tale da congiungere il Monte Kuk al torrente Vertoiba e ricollegarsi alle
posizioni carsiche fino all’Hermada e al mare. Diverse di queste posizioni
assunsero ben presto fama sinistra: il Vodice, l’imprendibile Monte Santo, il
San Gabriele, la sella di Santa Caterina, l’insignificante ma imprendibile San
Marco. Negli ultimi mesi del 1916 Cadorna concentra la propria attenzione
strategica essenzialmente sull’area meridionale del fronte (le tre “spallate” del
Carso), destinando sull’anfiteatro Goriziano contingenti inferiori di truppa e
limitandosi ad attacchi sostanzialmente secondari. Perché tutto ciò? La risposta
può pervenirci dalla voce dello stesso Cadorna, il quale, già il 16 Agosto 1916,
aveva capito perfettamente che:
“i combattimenti svoltisi… hanno chiarito che la linea su cui l’avversario ci
contrasta l’ulteriore avanzata oltre l’Isonzo non sono semplici posizioni di
retroguardia, ma vere e proprie linee fortificate, per avere ragione delle quali
occorre, come la lunga esperienza ci ha ormai insegnato, una preparazione
dell’attacco metodica e completa”.1
Un tale spiegamento preparatorio richiede evidentemente tempo,
organizzazione e metodicità: ecco dunque il motivo per cui il Comando
Supremo italiano “rimanda” a tempi migliori il grande, inevitabile attacco
alla dorsale montuosa dei “Santi” che circondano Gorizia.
L’inverno fra il 1916 e il 1917 vede il grande impegno dello stato italiano
a costituire nuove brigate, a dotare di munizionamenti e provviste di ogni
genere l’esercito, a dispiegare tutte le energie a disposizione per finalmente
pervenire alla soluzione vittoriosa del conflitto. L’11 aprile 1917 Cadorna è
in condizione finalmente di muoversi: i comandanti della 3° Armata (Duca
d’Aosta) e della Zona di Gorizia (gen. Luigi Capello) vengono incaricati
di predisporre la nuova battaglia, che dovrà investire, senza soluzione di
continuità, l’intera area del fronte fra l’Altipiano della Bainsizza, l’anfiteatro
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Militari Italiani attraversano una passerella costruita sull’Isonzo.
(archivio fotografico Centro Documentzione Storica Comune di Ferrara, in seguito archivio C.D.S.
Goriziano e il Carso.
Si dovranno lanciare diversi attacchi consecutivi, impiegando opportunamente
l’artiglieria più mobile, in modo da spiazzare tatticamente i comandi nemici
nell’impiego delle riserve, per poter conseguire il sospirato sfondamento
decisivo.
Il pensiero di Cadorna, probabilmente (troppo) concentrato su Trieste,
riservava alla Zona di Gorizia un ruolo “sussidiario” all’azione principale che
si sarebbe svolta più a sud, sotto la spinta di ben sedici divisioni fresche e ben
dotate di artiglieria.
Il comando della Zona di Gorizia, reso autonomo dalla Terza Armata e costituito
il 10 marzo 1917 con i corpi d’armata VI, VIII, XXVI (successivamente il
XXVI era stato trasferito e rimpiazzato dal II e dal XXIV), per un totale di
dodici divisioni e un gruppo alpino, aveva il compito di ingannare gli imperiali
con una falsa puntata a nord, sulla Bainsizza, per quindi concentrare la propria
azione sulla conquista del Kuk, del Vodice, del monte Santo, del San Gabriele
e del San Marco; immediatamente a seguire sarebbe scattato il grande assalto
della Terza Armata al Carso, dal Trstely all’Hermada.
Lo schieramento di artiglierie per l’azione sussidiaria contava di 32 grossi
calibri, 726 medi e 573 piccoli, 296 bombarde da 240 mm e 386 da 58 mm.
Di fronte, gli austro-ungarici schieravano il XVII corpo (gen. von Fabini) con
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27 battaglioni e 42 batterie, ed il XVI (gen. Kralicek) con 35 battaglioni e 85
batterie. 441 compagnie italiane si stavano per scontrare con 360 compagnie
austro-ungariche, con una superiorità numerica piuttosto limitata considerando
le precedenti esperienze.
Il 2 maggio 1917 Capello elabora in tutti i dettagli l’Operazione V: azione
principale contro la linea monte Kuk (611), monte Vodice, monte Santo,
monte San Gabriele; azione dimostrativa a nord, a ridosso dell’Altipiano della
Bainsizza; azione secondaria a sud, contro il monte San Marco e i costoni
digradanti su Vogersko.
Alla vigilia della battaglia il gen. Capello dichiara pomposamente:
“La vittoria si deve raggiungere al di la dell’ultima trincea”;
“la fanteria deve sentire in se stessa, nel suo spirito offensivo, nella perfetta
rispondenza fra la direzione risoluta dei capi e l’esecuzione rapida e animosa
dei gregari, il segreto della vittoria”;
“lo slancio della fanteria sarà preceduto e sorretto da una tremenda ondata di
ferro e di fuoco, destinata a sconvolgere ogni insidia ed a ripristinare il libero
e vasto campo in cui al più ardito e al più forte è assicurata la vittoria”.2
Attacco Italiano sul Vodice (archivio C.D.S.)
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3. il monte Vodice
La linea che l’esercito italiano sta per attaccare era costituita da una lunga
dorsale montuosa, in asse da nord-ovest a sud-est, da Plava fino al San
Gabriele. Le posizioni di partenza erano alquanto basse e precarie: a ovest
la piccola testa di ponte di Plava, a sud-est la borgata di Salcano a nord di
Gorizia. Gli imperiali dominavano dovunque il fiume e la vallata: da nordovest, controllavano la mitica q. 383 (sulla quale era caduto il gen. Montanari,
ex spalla di Cadorna), q. 363 dominante Paljevo e lo sbocco del torrente
Rohot nell’Isonzo; ancora, avevano il dominio sulla vetta del Monte Kuk (q.
611) e sui versanti meridionali segnati dalle borgate di Zagora e Zagomila,
quest’ultima trasformata in località fortificata.
La linea austriaca proseguiva senza soluzione di continuità verso la sella fra
Kuk e Vodice (q. 524) e risaliva all’anfiteatro ondulato del Vodice (q. 652);
ridiscendeva alla sella verso Monte Santo (q. 503) e da qui cingeva i ruderi del
convento e calava a Dol.
Riguardo alle difficoltà di un simile attacco, scrive Silvestri:
“L’assalto al Kuk era particolarmente temibile. Il monte si era fatto una fama
sinistra, era citato come un essere leggendario e pauroso. Più di sessanta
caverne, aperte sui due lati, erano state costruite dagli Austriaci. Taluna di
esse era capace di ospitare fino a 500 soldati. Il Kuk era una fortezza naturale,
arricchita nel potere di offesa dall’opera dell’uomo”.3
Aggiunge Baj-Macario:
“L’alto valore tattico del Vodice, chiave di volta dello schieramento nemico
sul medio Isonzo, è evidente:
il monte è per noi un eccellente osservatorio, è una minaccia che pende sulle
batterie nemiche annidate nella conca di Gargaro e intorno a Ravne, è un
trampolino per balzare verso il cuore dell’Altopiano di Bainsizza”.4
4. la battaglia, 12 Maggio 1917
Alle ore 4,30 comincia l’azione dell’artiglieria da Auzza al Vipacco, con brevi
interruzioni per accertare l’esito del fuoco sui reticolati e sulle linee austriache;
il martellamento prosegue con vigore per ben due giornate, provocando anche
una vivace reazione del nemico. Secondo la Relazione Ufficiale italiana:
“il tiro della nostra artiglieria, per quanto preciso ed efficace, non era tuttavia
sufficiente a demolire le ampie e sicure caverne retrostanti alla prima linea,
nella quale l’avversario era rimasto riparato durante la preparazione del
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fuoco di distruzione, per uscirne all’atto in cui le nostre truppe si accingevano
ad avanzare”.5
Presso il II Corpo avviene il “siluramento” del comandante titolare, gen.
Garioni, giudicato “indeciso e sfiduciato” da Capello e sostituito quindi dal
gen. Badoglio.
14 maggio 1917
Alle ore 12.00 scattano da Plava le fanterie del II corpo (3° e 60° divisione),
mentre il forzamento settentrionale dell’Isonzo a Loga e Bodrez, verso la
Bainsizza, viene rimandato al giorno seguente.
La brigata Udine occupa di slancio quota 383 est, dedicata al gen. Montanari
che vi era caduto, e avanza verso q. 363 e il vallone di Paljevo. Il Colonnello
Brigadiere Pantano Gherardo, Comandante della Brigata, a tal proposito
afferma nella sua relazione:
“Il terreno era divenuto qualche cosa di straordinariamente caotico; benché
l’ostacolo fosse completamente infranto, rottami di ogni genere, buche
profonde, camminamenti franati, grovigli di reticolati, fili spinosi a mucchi,
rendevano penosissimo il passaggio. I soldati, fra quelle rovine, procedevano
forzatamente lenti; quelli più in basso porgevano le armi a coloro che avevano
potuto salire…”.6
Al suo fianco la brigata Firenze, frammista a reparti di bersaglieri, tende allo
Le difese austriache sul Vodice viste da quota 507 del Sabotino. (archivio Ufficio Storico
Stato Maggiore Esercito, in seguito archivio U.S.S.M.E.)
sperone nord-ovest del Kuk e giunge intorno a q. 400. Altri reparti, più in
basso, penetrano fra i ruderi di Zagora, conquistandoli. A ridosso dell’Isonzo
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inizia a muoversi la 53° Divisione (gen. Maurizio Gonzaga): la brigata Avellino
raggiunge con gravi perdite il primo fortino di Zagomila.
Più a est il VI corpo (Brigata Campobasso) occupa di sorpresa, nel tardo
pomeriggio, la vetta del monte Santo; quindi ne è ricacciato nella notte da un
contrattacco; falliscono anche tutti i tentativi contro il San Gabriele e Santa
Caterina. Di fronte a Gorizia l’VIII corpo occupa un’altura presso Tivoli e una
piccola quota sul San Marco, poi è ovunque arrestato.
Attacco Italiano in zona testa di ponte Plava. (archivio C.D.S.)
15 maggio 1917
Nel corso della notte nuclei di bersaglieri e alpini forzano l’Isonzo e occupano
una testa di ponte attorno a Loga e Bodrez, sulla Bainsizza; ciò attira a nord
alcune riserve austroungariche. Nel settore del II Corpo, intanto, la brigata
Udine è fermata intorno a q. 363; la brigata Firenze, seguita da reparti della
Teramo, conquista quota 535 del Kuk e ascende faticosamente verso la vetta
(q. 611); più giù la brigata Avellino espugna Zagora e i fortini di Zagomila,
operando poi lungo il versante sud del Vodice e tendendo alle sommità
occidentali del monte.
La brigata Palermo ritenta la salita a Monte Santo, ma resta bloccata sul
versante. Gli assalti degli altri Corpi d’Armata falliscono.
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La sera Cadorna e Capello si incontrano e, fiduciosi nei successi conseguiti
sul Kuk, decidono di proseguire gli attacchi per conseguire un successo
strategico.
16 maggio 1917
Nella notte la brigata Firenze arresta alcuni contrattacchi nemici e, di slancio,
espugna alle ore 9,00 q. 611, catturando 800 prigionieri e molte armi. Intanto
la 53° divisione prosegue da sud l’attacco contro il Vodice, raggiungendo la
sella di q. 524 (verso il Kuk) e l’anticima di q. 592. Scrive al riguardo Antonio
Baldini:
“Nascosto fra i roccioni in cresta del Sabotino, ho seguito come un ladro la
battaglia sul passo del Vodice… Le artiglierie scuotevano tutta la montagna:
e gli echi prigionieri nella gola dell’Isonzo urlavano sopraffacendosi come
onde in tempesta, onde che pareva ogni tanto schiumassero fin sulle creste
per sbordare e liberarsi: e questi ploranti boati concorrevano a mettere
tra la precipitosa scogliera del
Sabotino e le ripide del Vodice
e del Santo non so che distanza
leggendaria, di paura: e gli occhi
poi si meravigliavano come
allucinati di poter leggere tanto
chiaramente nella montagna
combattuta lì di faccia. Era come
una grande pagine della Guerra
quella spiegata davanti a me:
una pagina scura e bruciata, di
boschi fumosi , di strade rovinate,
di rocce calde, di terre lavorate
a scale dal cannone: la grande
pagina dove il nemico ributtato
oltre le cime, non poteva più
leggere. Zagora, cancellata dal
cannone, Zagomila, scancellata,
macerie pestate in polvere fina.
L’anima correva sotto le creste
del Vodice per ritrovarvi i soldati
che vi erano saliti un momento
prima: i soldati della brigata
Ponte di Barche sull’Isonzo. (archivio C.D.S.)
Avellino. Li scopriva annidati
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fra i sassi,infinitamente poveri, pietosamente minuscoli, sotto una bassissima
corona di esplosioni di shrapnel. Gruppetti di figli di madre, ogni tanto uno
spaventoso globo di fumo nero s’apriva in mezzo a loro, li copriva con la
sua ombra, e il terribile fragore arrivava solo dopo un momento al nostro
orecchio impietosito. Povera Avellino, dei tuoi bravi figli non uno si muoveva
dal suo posto. Il portasegnali teneva ancora in piedi il piccolo disco. In fondo
alla gola l’Isonzo correva d’un verde delicato, come infuso di latte e d’ ambra,
all’ombra dei boschi ancora fitti e scuri... ”.7
Il VI corpo attacca ancora vanamente il monte Santo. L’VIII Corpo perviene a
una modesta avanzata su Grazigna.
17 maggio 1917
La giornata è destinata alla preparazione del prossimo attacco: rafforzamento
delle linee, sistemazione delle comunicazioni, rifornimento d’acqua.
18 maggio 1917
La 53° divisione, su precise direttive di Capello, lancia l’attacco per impadronirsi
della dorsale del Vodice e puntare al Monte Santo. Il gen. Gonzaga ordina
un attacco su tre colonne: quella di sinistra, composta dai fanti della brigata
Teramo, a cui si aggiunsero gli alpini del battaglione Moncenisio, doveva
avanzare da q. 592 su q. 652 (detta “il cappello da prete”); quella centrale,
composta da battaglioni alpini Monte Levanna ed Aosta e dai fanti della
brigata Girgenti, doveva avanzare dalla posizione detta “Casa del Pastore”
sempre contro la cuspide del Vodice; quella di destra, composta dagli alpini del
battaglione Val Toce, avrebbe puntato alla sella di q. 503, verso il Monte Santo.
Mentre la colonna di sinistra è arrestata con enormi perdite, quella centrale
attacca alle 9,30 e, dopo prolungati e accaniti combattimenti, perviene sulla
vetta del Vodice (q. 652), espugnandola alle ore 15,15 e resistendo a numerosi
contrattacchi. Racconta il capitano G. Vecchi, del battaglione Aosta:
“…verso il declivio sud-est nasce una mischia furiosa, il nemico è volto in
fuga,il ten. Maquignaz… insegue il nemico riuscendo con pochi alpini a
saltare dentro una caverna posta sul rovescio della trincea austriaca creando
momenti di panico e confusione determinanti nelle truppe avversarie e
obbliga alla resa 50 austriaci, catturando anche due mitragliatrici. Per tutto il
giorno e la notte il nemico tenta di contrattaccare. I superstiti del battaglione,
cui si aggiungono due compagnie mitragliatrici e un reparto fanteria, si
prodigano nella difesa delle linee conquistate, mentre la vicinanza e quasi
il frammischiamento delle trincee avversarie, fa sì che anche qualche colpo
della nostra stessa artiglieria ci raggiunga e concorra ad aumentare le nostre
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perdite”. 8
Un altro testimone oculare dei fatti, l’Onorevole Marcello Soleri, aggiunge
particolari interessanti:
“Quando già avevamo raggiunto la quota 656 [in realtà quota 652] , la nostra
artiglieria, postata sull’antistante Sabotino – Galleria rigurgitante degli
spettatori e dei tifosi della battaglia - continuava a sparare sulla detta quota,
sebbene noi tenessimo ben alzati i dischi che dovevano segnalare la nostra
presenza sulla vetta, ma che non venivano visti per la scarsa luce, per la
distanza, per il polverone. Il colonnello Testafochi si attaccò inutilmente
al telefono da campo, che i genieri telegrafisti con magnifico ardimento ci
facevano seguire nell’avanzata, man mano che essa procedeva, e cercò invano
di informare e persuadere il comando del Corpo d’Armata che avevamo
raggiunto la vetta.
Impugnai allora io la manopola del telefono, chiamai ed ottenni di parlare
personalmente col generale Badoglio, comandante il nostro corpo d’armata,
e gli confermai che ci trovavamo sulla quota 656 [in realtà quota 652] ,
pregandolo di far spostare il tiro d’artiglieria. Ma poiché egli sembrava
dubitare della nostra affermazione, concitato gridai:
Generale, se non ci crede venga a vedere. Si persuase, ma venutomi poi a
visitare all’ospedale mi disse che aveva lasciato impunita una tale risposta,
solo perché veniva da me”. 9
Non riesce invece l’azione di destra, in direzione del Monte Santo.
Il gen. Capello, a questo punto, ordina di concentrare tutti gli sforzi nell’area
Vodice – Monte Santo, ed ordina lo sgombero della promettente testa di
ponte sulla Bainsizza (l’operazione verrà felicemente realizzata nei giorni
seguenti).
19 maggio 1917
La Brigata Teramo, ad organici fortemente ridotti, perviene alla conquista della
sella del Vodice e viene subito rimpiazzata da nuclei di alpini dei battaglioni
Monte Granero, Val Pellice e Moncenisio. Su tutta l’area si susseguono attacchi
italiani e contrattacchi austriaci; secondo Baj-Macario:
“Lassù era un inferno, enormi le perdite, le malattie infettive serpeggiavano,
faticosissimi i lavori per scavare le trincee. Sotto il bombardamento squillavano
le note degli inni nazionali e marziali suonati dalla musica divisionale. Solo
col pugno d’acciaio si poté tenere il Vodice”. 10
20 maggio 1917
La Brigata Palermo assalta i ruderi del convento del M. Santo, ma un
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contrattacco la respinge. Sul Vodice gli alpini del battaglione Monte Granero
e Val Varaita insieme ai fanti della brigata Teramo occupano le case di Vodice,
a q. 565, superando le posizioni della “Selletta” e tendendo alla testata del
Rohot e alle pendici meridionali del Kobilek.
La Brigata Elba inizia ad avvicendarsi alla Teramo sulle posizioni raggiunte.
Falliscono tutti i tentativi di occupare q. 503.
21 – 22 maggio 1917
Risulta necessario avvicendare i reparti più provati con altri freschi, ma
l’artiglieria imperiale rende difficile ogni operazione e arresta i tentativi di
consolidamento del terreno conquistato.
23 maggio 1917
Mentre inizia la grande spallata carsica, la battaglia dell’anfiteatro Goriziano
sta giungendo a un punto morto e i tentativi italiani di proseguire l’avanzata
risultano vani. La Brigata Girgenti, appoggiata da reparti alpini del Val Pellice,
del Monte Cervino e dai bersaglieri, allarga l’occupazione sul pianoro della
vetta del Vodice. Reparti della Brigata Elba avanzano fino alla testata del
vallone del Rohot. Proseguono intanto gli inutili assalti contro Monte Santo.
25 maggio 1917
Viene respinto all’alba un altro contrattacco austriaco. La 53° Divisione
(Bersaglieri e reparti della brigata Elba) nel pomeriggio attacca ripetutamente
q. 503 ma non riesce a raggiungere la posizione per la forte resistenza nemica.
Le truppe austriache, pressate su q. 363, sgombrano la posizione e si ritirano
sulla linea Deskla-Rohot-pendici del Vodice.
26 maggio 1917
Mentre proseguono le operazioni di assestamento attorno a Paljevo, Cadorna
decide di interrompere le operazioni nella Zona di Gorizia, limitandosi a
consolidare il terreno conquistato. Ma l’occupazione del monte resta parziale,
in quanto gli austroungarici ne controllano ancora la q. 568, alcune posizioni
sui fianchi e il versante settentrionale.
28 maggio 1917
Un contrattacco austriaco riconquista la vetta del Vodice, ma viene presto
respinto. In un ultimo slancio offensivo, gli alpini del battaglione Monte
Cervino insieme ai fanti della Girgenti ed ai bersaglieri occupano alcuni
camminamenti del costone sud - orientale (dall’attuale monumento a Gonzaga
verso la sella di q. 503) e respinge i contrattacchi nemici.
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Il bilancio della battaglia, da parte italiana, risulta solo parzialmente positivo:
le conquiste sono importanti e promettenti, ma è mancato lo sfondamento
atteso. Secondo la Relazione Ufficiale:
“la cura posta nel predisporre la manovra in ogni particolare la fede da tutti
sentita nel successo e l’energia con cui fu condotta la battaglia avrebbero
fatto sperare di poterne trarre i frutti maggiori. Questi invece mancarono
essenzialmente per la scarsezza dei mezzi. Con 300 bocche da fuoco pesanti
in più e con altre sette o otto divisioni, ben diverso avrebbe potuto essere il
risultato della battaglia”. 11
Le perdite sono state enormi: i 26 battaglioni impegnati per la conquista
del monte hanno perduto 500 ufficiali e 11.000 uomini (oltre il 60% degli
effettivi); la 53° divisione, alla fine della battaglia, non esisteva più.
Da parte austriaca, alla soddisfazione per l’eroica resistenza attuata (la 5°
Armata viene onorata del nome “Isonzo Armee” per iniziativa dello stesso
Imperatore Carlo) si affianca la constatazione delle proporzionalmente
altrettanto forti perdite subite, tali da inibire al gen. Boroevic ogni ulteriore
contrattacco su vasta scala.
La completa conquista italiana del Vodice avverrà soltanto nell’Agosto 1917,
quale effetto dello sfondamento sulla Bainsizza; le truppe imperiali, per
evitare l’aggiramento, abbandoneranno le posizioni attorno al monte Santo e
andranno a trincerarsi saldamente sul San Gabriele.
NOTE:
Cadorna Luigi, La guerra alla fronte italiana,Milano, F.lli Treves ed.,1921
per ulteriori informazioni vedasi anche:
Del Bianco Giuseppe, La guerra e il Friuli, Lavagno, Del Bianco, 2001
Di Brazzano Orio, La Grande Guerra sulla fronte Giulia, Trento, edizioni
Panorama,2002
Primicerj Giulio, 1917 Lubiana o Trieste ?, Milano, Mursia, 1986
Scrimali Antonio e Furio, Prealpi Giulie. Escursioni e testimonianze sui monti
della Grande Guerra, Trento, edizioni Panorama,1997
Sema Antonio, La Grande Guerra sul fronte dell’Isonzo, Gorizia, editrice
Goriziana, 1995
2
Pieropan Gianni, 1914-1918 Storia della Grande Guerra, Milano, Mursia,
1988
3
Silvestri Mario, Isonzo 1917, Torino, G.Einaudi Editore, 1965
4
Baj – Macario Gianni, Kuk 611, Vodice Monte Santo, Milano, La Prora,
1933
1
- 17 -
Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, L’esercito Italiano nella
Grande Guerra (1915-1918), Vol.4, Tomo 1, Roma, 1927
6
Pieropan, op.cit.
7
Baldini Antonio, Il libro dei buoni incontri di Guerra e di Pace, Firenze,
Vallecchi Ed. , 1953
8
Diario Battaglione Aosta – Roma 1935
9
Soleri Marcello, Memorie, Torino, Einaudi, 1949
10
Baj-Macario, op.cit.
11
Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, op.cit.
5
Distribuzione del rancio al fronte. (archivio Torazzi)
- 18 -
DIARIO DI GUERRA DI ENRICO TORAZZI
N. B. – Da quanto possiamo ricavare dalla
lettura del testo, l’idea di annotare in un
notes le proprie vicende belliche nasce in
Torazzi da un accordo con l’amico Mario
Mainardi: finito tutto, i due sperano di poter
riconfrontare le proprie storie giorno per
giorno.
Enrico Torazzi, in alta uniforme.
(archivio Torazzi)
L’amico Mario Mainardi
(archivio Torazzi)
Ferrara 24 - 1 - 1917
Grande nevicata! con relative tombole!
Parto domattina alle 6. Questo notes
ugualissimo a quello che tua mamma
ha dato a me lo inizio io. Tu segni le tue
annotazioni più importanti e quando ci
rivedremo guarderemo negli stessi giorni le
nostre variate vicende.
Auguri vivissimi per te e per me
Mario Mainardi
Gallariano 1- 4 - 1917
Caro Mario,
purtroppo non ho potuto seguire il tuo
consiglio perché il notes l’ho avuto
solamente il 13 marzo p.p. D’allora in poi
non ho potuto scrivere e comincio solo oggi
sperando di poter continuare.
Il 18 marzo mi presentai al deposito del 27°
fanteria1 a Ferrara che mi destinò alla 67
compagnia che dovetti raggiungere nella
serata a Poggio Renatico2. Fatti alcuni
saluti in fretta ai più intimi partii alle 17.16.
Ci fu un piccolo incidente: il treno non si
fermava che a Bologna e dovetti ritornare e
ho pagato il viaggio di mia tasca.
Giunsi a Poggio Renatico verso le 20 e
trovai buona accoglienza fra i superiori e
- 19 -
i colleghi. Rimasi colà sino al 25 assistendo all’istruzione delle reclute del
1898.
Il giorno 25 verso le 16, mentre sorvegliavo la distribuzione del rancio, fui
chiamato al comando del distaccamento ove mi pagarono le mie competenze
e mi fecero il foglio di viaggio per andare a Ferrara nel giorno seguente.
Compresi subito che si sarebbe partiti per le zone di guerra e ciò non mi fece
alcuna impressione3. A casa mia invece furono sgomenti e ciò mi addolorò
molto.
Alle 19.54 del lunedì 26 partivo alla volta di Pavia di Udine per raggiungere
il 261° Fanteria4 cui ero stato destinato. Arrivai il 27 alla stazione di Risano.
Di lì a piedi andai a Pavia di Udine ma il reggimento non era colà.
Fui inviato al Comando della brigata a Cuccana. Avevo un pacco ed una lettera
da consegnare al comandante la brigata, il colonnello Tisi mio concittadino.
Di là mi mandarono finalmente al comando del mio reggimento ad Ontagnano
Il Diario di Enrico Torazzi.
(archivio Torazzi)
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Fui destinato alla 11° compagnia.
Il giorno 28 andai a pranzo dal colonnello Tisi., ciò che fece sospettare ai miei
colleghi c’io volessi imboscarmi! Il giorno 29 entrai in servizio regolare e fui
destinato al 4° plotone. Che contrasto fra i miei soldati ed io! Essi sono stati
quasi tutti alla guerra e ce n’è uno che ha una medaglia al valore, io la guerra
non l’ho vista che in fotografia. Ed io dovrei insegnar loro a far la guerra!
Ieri sera: passeggiavo col collega Nesti fuori dal paese, verso le 19 le campane
dei paeselli qui attorno, suonavano annunziando la festa di oggi (Domenica
delle Palme).
Quanti ricordi mi destavano quei suoni!
2 - 4 - 17
La pioggia che durava da 4 giorni si è finalmente calmata dopo averci bagnato
per bene mentre facevamo una marcia al di là di Nespoledo.
E’ finalmente ritornato il sole, un bel sole primaverile, ne ero molto desideroso
perché questo cielo grigio, la pioggerellina insistente, la fanghiglia mi
rendevano di cattivo umore.
Stasera sono stato una mezz’ora a sentir suonare un mandolino accompagnato
dalla chitarra: ne ho provato un gran piacere ed un sollievo e non sarei andato
via se il servizio tiranno non mi ci avesse costretto. La musica ha su di me
un grande potere: essa m’investe e s’impadronisce dei mio pensiero e lo fa
vagare per monti belli ed ignoti, mi trasporta lontano dalle sofferenze del
mondo, mi fa sbollire ogni rancore.
Mi dispiace moltissimo di non sapere suonare alcun istrumento: però,
voglio imparare a suonare il mandolino e spero di riuscire coi tempo e la
perseveranza.
Stamattina sono stato quasi due ore a parlare con i miei soldati della guerra.
Sono tutti più anziani di me: e tutte brave persone tranne qualche fiaccone che
spero di rimettere in carreggiata. Se potessi mandarli a qualche altro plotone
lo farei più volentieri perché penso mi guastino gli altri. Ho già cominciato a
conoscerne bene qualcuno e di questi mi pare di potere dire chi mi seguirà o
no in un assalto.
3 - 4 - 1917
Ieri sera dopo cena feci una passeggiata al chiaro di luna con Valli e Davia
e giunsi sino a Pozzecco. E’ questo un paese del tutto simile a Gallariano,
però ha una chiesa che ha qualche pretesa artistica con bifore ai lati ed una
pentifora dinanzi.
Stamattina ho fatto la solita istruzione coi soldati. Quale stimolo potente è
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Stato di servizio di Enrico Torazzi. (archivio Torazzi)
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l’interesse individuale! Facendo le prove del lancio delle bombe a mano non
vi mettevano alcuna attenzione e si stancavano subito. Promisi un pacchetto
di sigarette ai primi tre che avessero tirato esattamente dentro la trincea: non
avrebbero più finito di tirare!
Stetti circa una mezz’ora a censurare la posta dei soldati. Leggendo quegli
sgorbi si nota subito quale profondo affetto abbiano questi soldati verso le
loro famiglie: erano assicurazioni sulla loro salute, raccomandazioni affinché
passino lietamente la Pasqua dicendo che essi pure l’avrebbero trascorsa
bene perché erano al sicuro ed avevano dei cari amici.
Ieri ci fu un soldato che scrisse alla famiglia che stava bene, che nel giorno
seguente andava all’ospedale. Dapprincipio questa contraddizione fa ridere,
ma a ben pensarci esprime la premura di quel soldato nel nascondere alla
famiglia le sue condizioni non buone di salute.
Non ho ricevuto posta e me ne dispiace assai, essa è l’unico filo che mi leghi
alla famiglia ed ai cari e per essa vivo nel mio vecchio ambiente.
4 - 4 - 17
Giornata noiosa, speravo di ricevere molta posta ma non ho avuto che una
lettera da casa e sono rimasto un po’ contrariato. Sono in crisi con la ... di
cui non ricevo notizie da una quindicina di giorni e per cui sono desideroso di
sapere qualche cosa. Pure da Mario non ho ricevuto niente.
Si parla sui giornali di una nostra offensiva nel Trentino5: se accadrà avrò
molto piacere d’essere mandato da quelle parti e specialmente dove Mario
combatté e fu ferito durante la passata offensiva6.
Quei luoghi hanno per me una speciale attrattiva e sarei più contento di
combattere lì che altrove. Oggi mi sono irritato con i miei soldati perché
tentano di sfuggire all’istruzione ed ho dovuto andare a scovarli uno ad uno
arrivando in ritardo all’adunata dei battaglione. Fortunatamente abbiamo un
maggiore ragionevole, perché altrimenti mi sarei preso un rimprovero a causa
di quei pigroni!
Ieri sera ho fatto una cosa che mi avrebbe potuto causare dei fastidi.
Ero di giornata ed andavo a fare un giro per gli accantonamenti, quando trovai
un soldato che mi fermò e mi disse che andava a dormire fuori perché era
ammalato ed aveva bisogno di cure, aggiungendo che faceva così da parecchie
sere e che proprio ieri i1 suo caporale l’aveva dato mancante. Io gli dissi che
per quella sera andasse pure ma che per l’avvenire non lo facesse più.
6 - 4 - 17
Buone notizie riguardo alla guerra: gli Stati Uniti finalmente scendono alla
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Rincalzi Italiani sul Vodice. (archivio C.D.S.)
guerra.
Tempo piovoso e noioso: ieri siamo stati per tre ore e mezzo sotto una pioggia
dirotta a fare le adunate.
7 - 4 - 17
“Chi vuole con le donne”7.
8 - 4 - 17
E’ Pasqua! La giornata che stamattina prometteva bene si è verso mezzodì
cambiata ed ora pioviggina, non ci mancava altro per rendere uggioso questo
giorno che dovrebbe essere una festa per tutti i cuori.
Ieri sera scrissi il primo verso di una nota canzonetta ma non potei seguire
perché stavano portando in tavola! Avevo ragione di scrivere in quel modo.
La canzone poi continua così:
“Chi vuole con le donne aver fortuna,
di loro non si mostri innamorato;
dica alla bionda che ama la bruna,
dica alla bruna che dall’altra è andato”
- 24 -
Infatti ieri sera ricevetti una cartolina che credevo piena di rimproveri per la
mia trascuratezza (a dire il vero senza mia colpa), ed invece non conteneva
che delle scuse, delle frasi affettuose.
Chi scrisse quei versi era certamente un profondo conoscitore della “sfinge”
femminile e chi ha un po’ praticato con le donne deve convenirne. Esse
infatti ritengono che ogni uomo che le guarda o s’intrattiene a parlare con
loro volentieri, si sia innamorato di loro. Se a loro pare che questo non sia
abbastanza innamorato, s’ingegnano perché lo diventi, sicure del facile
successo. Quando però incontrano qualcuno che resta indifferente e anzi si
diverte a deriderle, esse allora si interessano alla battaglia e finiscono con
l’amare questa invitta fortezza. Non so se io abbia reso il concetto, ma con un
po’ di sforzo si comprenderà.
Mi sono intrattenuto un po’ con alcune ragazze che abitano vicino a me. Sono
bellocce ed abbastanza ingenue, come quasi tutte le ragazze di questi paesi
lontano dal malefico influsso delle città. La guerra da queste parti oltre al
danno delle stragi degli uomini ha portato anche un po’ di confusione fra
le donne a causa dell’agglomeramento di tanti soldati in questi tranquilli
paeselli friulani.
Ecco le campane suonano la benedizione: qual profumo di poesia spandono
Panorama dal Corada sulla Valle dell’Isonzo, da sinista a destra q. 383 Monte Kuk, Monte
Vodice, Monte Santo, Monte San Gabriele, Monte Sabotino. Sullo sfondo l’altipiano di Ternova
e al centro Plava e l’Isonzo. (archivio C.D.S.)
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intorno. Purtroppo nel mio cuore è spenta la fede ed esse non suscitano più
quei sentimenti di cui rimane nella mia mente un lontano ricordo. Dove
saranno a quest’ora i miei cari? Questo giorno che fu sempre di gioia per
loro è di grande dolore per la mia lontananza e forse piangono ......
11 - 4 - 17
Il giorno di Pasqua, appena finito il pranzo serale ci fu comunicato che la
mia compagnia doveva partire subito per Sterpo, per fare la guardia a quel
poligono. La sorpresa è stata poco gradita perché si era passata la serata
lietamente. Si dovette correre al buio sotto la pioggia a radunare i soldati;
poi si partì.
Fortunatamente i soldati erano quasi tutti ubriachi e dopo un po’ di fatica
per metterli in riga, cominciarono a cantare e così parve loro meno faticoso
il cammino.
Arrivammo a Sterpo. Dopo tre ore di strada sotto una pioggia dirotta e
fortunatamente trovammo un granaio per i soldati ed un fienile per noi: ci
facemmo una buca in mezzo al fieno e dormimmo alla meglio.
Il giorno 9 facemmo ritorno a Gallariano. Il 10 facemmo le solite istruzioni.
Il giorno 9 ricevetti dalla … la famosa lettera speditami sino da quando ero al
Soldato Italiano all’entrata di una caverna austroungarica sul Kuk. (archivio C.D.S.)
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Dislocazione delle truppe a quota 592 del Vodice. (archivio U.S.S.M.E.)
27° Fanteria a Poggio Renatico.
E’ una lettera puerile ed offensiva che ha per scusante il fatto che la......
ignorava le mie peripezie. Però mi ha ricordato un grave problema che io non
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mi decido ancora a risolvere: è necessario che io mi decida oggi o domani.
Stamattina ci fu la consegna della bandiera al nostro reggimento. Tutto il
reggimento era disposto ad U attorno ad un altare improvvisato dagli
zappatori, su cui il cappellano del reggimento celebrò la messa e benedì
la bandiera. Poi tutti giurammo fedeltà al nuovo stendardo e presentammo
le armi. Proprio in quel momento, il sole, fino allora nascosto tra le nubi,
illuminò la bandiera spiegata al vento mattutino e fece scintillare le baionette
dei nostri bravi soldati.
E’ già la seconda volta che il sole appare fra le nubi in una festa militare cui
prendo parte: la prima volta fu durante il giuramento da recluta alla scuola
militare di Caserta il 20 Novembre 1916.
Oggi pomeriggio presi parte ad una mesta cerimonia, il funerale di un soldato
della mia compagnia morto ieri per lo scoppio di una bomba. II nostro
maggiore lesse alcune parole ed al ricordo della madre di quel poveretto, che
aspetterà invano il figlio, provai un brivido e pensai a mia madre.
14 - 4 - 17
Non scrissi tre giorni per mancanza di tempo. Il giorno 12 ho scritto alla ......
che credevo opportuno rompere la nostra relazione. Mi ha fatto pena ma fu
meglio decidersi prima che fosse troppo tardi, ormai era una relazione che,
durava da dieci mesi ma non perfetta.
Ieri siamo stati, a Lonca a fare la guardia al poligono: a dire il vero la guardia
la fecero i soldati perché a noi non restava niente da fare dopo la collocazione
delle sentinelle.
15 - 4 - 17
Giornata. piovosa e naturalmente noiosa. Ho fatto nel pomeriggio istruzione
interna ai soldati del mio plotone e del 1° sui gas asfissianti, sul codice penale,
ed un po’ di morale leggendo un foglietto sulle varie malattie veneree. L’ho
fatto con poca fiducia perché è difficile che questi soldati sappiano reprimere
l’istinto, anche colla tentazione dei mali cui vanno incontro.
18 - 4 - 17
Sono di guardia all’accampamento ed ho un momento di libertà per scrivere
qui e ai miei cari. Ho scritto a Mario le poche novità che ci sono qui. La
sorte matrigna mi impedì di vederlo malgrado le vane occasioni favorevoli. Se
avremo la fortuna di uscire salvi da questa guerra voglio sperare che potremo
stare insieme e passare quel po’ di gioventù che ci resta. Sono molto contento
che la sua relazione con la...... continui in perfetta armonia.
- 28 -
Quando nel 1915 l’aveva incominciata ne avevo provato un grande piacere.
19 - 4 - 17
Stamattina sono stato al poligono di Mortegliano al lancio delle bombe a mano.
Confesso che questi arnesi mi erano poco simpatici, però ora ho acquistato
una maggiore confidenza. Colle bombe a mano già morti tre soldati del nostro
reggimento, uno dei quali della mia compagnia.
21- 4 - 17
Da tre giorni non ricevo posta e ne sono molto dolente, restando senza notizie
si è facilmente indotto a pensare male e a turbare quella tranquillità di cui si
ha sempre bisogno
22 - 4 - 17
Anche oggi siamo andati all’istruzione e veramente ci sono andato
malvolentieri.
Guarnigione - Corruzione. Ci sono qui alcune ragazze che sembrano delle
L’abitato di Zagora, distrutto dai bombardamenti. (archivio C.D.S.)
- 29 -
Particolari della sistemazione difensiva austriaca della zona Zagora - Kuk - Vodice. Le frecce
indicano le diretrici dell’avanzata italiana. (archivio U.S.S.M.E.)
sante ma è sicuro il contrario e che contrario!
Quella sposina che abita nella nostra fureria è abbastanza bella: dice che
sui marito è al Canada. E’ una donna molto esperta e maliziosa, ciò che ho
constatato oggi da certe domande che mi faceva. Tralascio ciò per leggere
un po’ il giornale. La rivoluzione Russa è un vero pasticcio ed è stata per noi
- 30 -
più un danno che un vantaggio. I comizi dei soldati russi sono paradossali.
Il soldato non deve occuparsi di politica: ciò va a danno della campagna
militare e pare l’abbiano dimenticato coloro che scrivono sui giornali.
23 - 4 - 17
Oggi sono stato ai tiri a Sterpo e fortunatamente non ho preso la solita bagnata.
Ieri sera abbiamo saputo che ci hanno cambiato d’armata e ci manderanno
certo sul Carso.
Un nostro compagno compose per l’occasione il seguente ritornello sull’aria
del Boccaccio:
“Si sperava di andar sul Trentino
per poter star quieti un pochino
ma ci hanno cambiato d’armata
e ci hanno dato una bella...”
Non manca l’allegria, benché compressa dalla proibizione di cantare
sotto pena di pagare una multa in bottiglie: mi é già toccato due volte.
Nell’accantonamento del mio plotone c’è una ragazza abbastanza bella
ma è sciancata. E’ un po’ rozza: combina bene coi soldati ai quali lava la
biancheria, accomanda gli abiti ecc.
24 - 4 - 17
Giornata senza varianti: sono rimasto solo a comandare la compagnia
essendo il comandante partito stanotte e gli altri subalterni in licenza.
L’anno scorso in questo giorno ed in questa ora ero a passeggio col signor……
alla classica fiera di S. Giorgio. Questa fiera ha, ora perduto molto in causa
della guerra ma anche per quella naturale tendenza a dimenticare le tradizioni
che si osserva ora. Tuttavia mi divertii assai ad ammirare le belle ragazze che
distribuivano a profusione il fascino delle loro forme e dei loro begli occhi.
25 - 4 - 17
Improvvisamente venne ieri sera l’ordine di partire ed ora ci troviamo in
cammino a circa 20 Km. da Gallariano verso il fronte goriziano. E’ una vera
pena fare le marce con questi soldati che trascinano con sforzo inaudito
il pesantissimo zaino affardellato. Chi non ha mai camminato con lo zaino
non può certamente credere od immaginare quali sofferenze si provino. Le
spalle dolorano, il respiro è soffocato, una vera tortura. Soffro a rimproverare
questi disgraziati se accorciano il passo o si fermano, ma vi sono costretto.
Ho portato anch’io lo zaino ed immagino la fatica dei soldati. Dal 26 febbraio
al 5 Marzo feci circa 150 km con lo zaino, in spalla percorrendo l’itinerario
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Caserta, Giuliano in Campania, Marano, Pozzuoli, Versano, Resina, Somma
Vesuviana, Pomigliano d’Arco, Caserta.
Non si sa se andremo domani in linea. Stamattina alla partenza la sig.na
Anna venne a salutarmi e farmi gli auguri, mi fece molto piacere. Ieri sera
la vedovella della fureria mi domandò molto insistentemente dove si andava,
dimostrando un grande interessamento per saperlo. Restò contrariata al
mio diniego: rimase silenziosa un po’, guardandomi con fare provocante e
d’abbandono. Io avevo altro per la testa e dopo un po’ se ne andò. Temo
che essa fosse gelosa del mio Comandante di compagnia perché si recava a
Nespoledo da altra e volesse che io inconsciamente le prestassi mano ad una
specie di rivincita. Povera donna. Altro che riforma elettorale!
27 - 4 - 17
Da Camino ieri in camion fummo condotti a Prepotto. La strada corre parte in
piano parte in collina: piccole colline su cui si deve villeggiare magnificamente
d’estate. Il genio militare lavora indefessamente per la manutenzione delle
strade sulle quali passano giornalmente centinaia di camions, carri, ecc.
La ghiaia si trova sul terreno di natura alluvionale: ai lati sono scavati
dei rigagnoli la cui acqua serve per l innaffiamento della strada stessa. I
contadini guardano i camions quasi di sfuggita, interessandosi del numero del
reggimento o delle mostrine. I buoi dalle lunghe chiazze sul mantello, ormai
abituati al rombare degli autocarri, volgono appena la grossa testa. Qualche
madre piangeva. Le ragazze accorrevano alla lunga sfilata di automobili
sorridendo belle della loro fiorente giovinezza e i soldati mandavano baci e
complimenti più o meno d’etichetta.
Qualche elegante fanciulla passava veloce in bicicletta: forse qualche
maestrina ritornante alla casa. I loro delicati profili mi suscitavano una folla
di ricordi dolorosi: si va forse verso la morte a vent’anni! Ieri sera aspettavo
lettera da Mario e da casa ma non ne ebbi.
La sig.na Mistri non mi ha ancora scritto: pare quasi che sia in collera con me
sebbene io non sappia di averla offesa in qualsiasi modo. Me ne dispiace assai
perché è una ragazza molto assennata, cosa rara oggidì e la sua amicizia mi
è molto gradita.
Ieri sera ho dormito alla meglio sopra un pezzo di tela inchiodato a due legni:
è il preludio della trincea! Pare si vada in una posizione molto pericolosa:
spero di raccontarlo ad altri.
29 - 4 - 17
Siamo arrivati ieri sera qui vicino ad Aiba8, sull’Isonzo. Abbiamo marciato
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dalla mattina alle 7 alla sera alle 9: ero molto preoccupato perché temevo che
mi rimanessero indietro dei soldati poiché ce ne erano molti ubriachi ed ero in
coda alla compagna per una mulattiera stretta e sassosa. Ho dormito in una
specie di branda in una baracca piena di topi. Ho sempre provato ribrezzo
per queste bestie, ma ieri sera pensai che ero in guerra e dormii malgrado li
sentissi sotto il letto. Stamattina sono andato a riconoscere le posizioni. Mi
spinsi con un sergente in un punto davanti al quale sono piazzate parecchie
mitragliatrici nemiche, senza saperlo.
Commisi un’imprudenza ma non la ripeterò. L’impressione generale che
provai fu di stupore per il silenzio del nemico. Il passo in questo punto è largo
una quindicina di metri e la distanza tra i nostri piccoli posti ed i loro sarà
d’una ottantina di metri.
Ebbene, per osservare le posizioni sovente rimasi scoperto e non mi tirarono
una fucilata. Confesso che temevo che mi sparassero addosso: bastava una
fucilata o mitragliata e sarei stato fritto.
30 - 4 - 17
Giornata calma: qualche cannonata dei nostri. Ho scritto alla T..... che sia
dimenticato il passato e che si continui a vivere in pace. Mentre scrivo si
odono i nostri cannoni battere il Fratta,9 una collina alta 500 m. che è di
fronte alle nostre posizioni. I proiettili passano sibilando e si può seguirli
nella loro traiettoria.
1 - 5 - 17
Festa del lavoro, una volta. Ora invece si lavora continuamente per la vittoria
e la pace.
La pace, parola fatidica, che fa battere il cuore di commozione. Passano
davanti alla mente i tempi trascorsi prima della guerra, le città piene di vita,
di carri merci, d’industrie, di campagne biondeggianti di messi, echeggianti
delle grida e dei canti dei lavoratori, del muggito dei buoi, del trillo degli
uccelletti.
Due anni or sono in questo giorno (ero ancora studente) avevo avuto vacanza.
Una novità sorprendente per un istituto tecnico aver vacanza il 1° maggio:
era allora al potere una giunta provinciale socialista e da ivi la festa. Come
al solito si andò ad attendere l’uscita delle sig. ne delle normali, eravamo in
due, Mario ed io. Mario si era allora invaghito della sig. na Molinari Evelina
e noi la seguimmo per un lungo tragitto attraverso mezza città. Ella si era
naturalmente accorta del nostro inseguimento e chissà che ci diceva in cuor
suo.
- 33 -
2 - 5 - 17
Mi scrisse ieri s’era mia
madre dicendo che vorrebbe
essere un uccellino per venire
a trovarmi. Ah, mia cara e
buona mamma! Sarebbe per te
una grande sofferenza più che
una consolazione, perché il
cannone tuona incessantemente
ed i proiettili passano sibilando
sopra la mia capanna. Tu saresti
in continua trepidazione per me.
Provai uno strazio pensando
al dolore dei miei cari sei non
tornassi.
Vicino a me dorme il mio
attendente, un bravo giovanotto
napoletano, marinaio, a 16 anni
emigrò dalla natia Ventotene
per cercare fortuna in America
e vi rimase in vari periodi finché
non fu chiamato sotto le armi.
Quando sarà terminata la guerra
Enrico Torazzi. (archivio Torazzi)
vuole sposarsi, comprarsi una
barca a vela e dedicarsi al trasporto delle derrate per il Mediterraneo. E’ un
giovane pieno di premura, coraggioso ed instancabile.
Gli feci parte della mia mensa ma egli non volle mangiarne sinché io non
avessi finito. In America aveva guadagnato parecchio ma poi per causa di
donne ha dilapidato tutto. Ah le donne!
Non potrò mai ringraziare abbastanza mio padre dell’agiatezza in cui mi fece
vivere e della cura che ebbe per la mia istruzione ed educazione.
Quel povero giovane costretto dalla miseria a 16 anni ad andare lontano dalla
famiglia e dalla Patria in una città piena di corruzione come New York, non
poteva non traviarsi. Egli mi raccontò che colà le ragazze sono libere di stare
fuori alla sera sinché vogliono e se i genitori le rimproverano o le battono
esse vanno a denunciarli. Civiltà americana! Evviva le pellirosse!
Il vento del vespro mi porta il profumo degli alberi in fiore e gli aromi delle
erbe: strani ricordi mi suscitano.
Le mie narici si dilatano per aspirare questi odori come in altri tempi. Mi
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parlano di vita e di amore, ma fischiano le palle e seminano la morte e
l’odio.
3 - 5 – 17
La giornata d’oggi è passata abbastanza varia ma purtroppo c’è stata una
vittima, un povero ufficiale degli alpini che era venuto per riconoscere le
posizioni. Una madre di più piange e forse anche una sposa. Queste morti
dispiacciono più di quelle che avvengono in un assalto fra le cannonate e le
fuciliate, poiché avvengono mentre meno lo si pensa.
Ieri sera mi scrisse Mario, che ha avuto altri due mesi d’inabilità ai servizi
mobilitati: sono stato molto contento perché spero che gli sia risparmiato il
periodo peggiore della guerra. Egli mi scrisse che dovrei farmi fare una visita
sulla vista: è ormai troppo tardi ed inoltre quasi mi ripugna dover lasciare i
soldati proprio ora che si farà qualche azione.
4 - 5 - 17
Da qualche giorno provo un’intensa nostalgia della mia famiglia e della mia
città. La mancanza di un affetto si fa molto sentire: ogni cosa mi parla della
vita passata e me la fa rimpiangere amaramente.
Ci sono pure altre cose che dispiacciono e cioè il modo col quale si è trattati
al paragone di altri. In tutti i corsi di allievi ufficiali a Modena si ebbe almeno
un mese di licenza: noi invece, dopo un corso più lungo, soli 5 giorni.
Non basta. Alla scuola di applicazione di Parma ci fu un corso per ufficiali
della territoriale, e dopo appena due mesi sono usciti col grado di sottotenenti
ed ora fanno servizio ai depositi dei reggimenti di milizia mobile e permanente
e noi dopo 5 mesi di corso siamo usciti aspiranti e mandati subito al fronte.
E fra i miei colleghi c’erano persone di 40 anni, mentre a Parma v’erano
giovani di 20 anni!
5 - 5 - 17
Sono tornato ora da una prima ispezione alle vedette, bisogna camminare
sulla strada lungo l’Isonzo e posso dirmi fortunato se non mi hanno ancora
sparato poiché si è sempre scoperti. Si sentono le mitragliatrici austriache
che sparano furiosamente: è un indizio che il nemico teme.
Quale contrasto! Mentre noi siamo qui in una veglia che opprime, con la
morte sempre davanti, ci sono moltissime persone che si godono e si ridono di
noi perché non siamo stati capaci d’imboscarci. Il nostro bravo soldato laggiù
in una buca, l’occhio fisso al mirino, i nervi tesi.
Tende l’orecchio al minimo rumore, ogni fronda lo fa sussultare. Ce ne erano
- 35 -
alcuni che non erano mai stati al fronte ed erano impressionati. Ne trovai uno
l’altra sera tutto spaventato. Alla mia chiamata rispose con voce tremante:
Signor Tenente non sono mai stato in guerra, ho 38 anni, ho moglie e figli, la
vista mi si abbaglia.
Gli misi vicino un caporale e allora si calmò un poco.
Lessi ieri l’altro la prefazione di un libro di Zuccoli10, in cui dice molte verità
sulle donne. E’ innegabile che la donna vive in mezzo alle tentazioni che ogni
uomo le tende. Zuccoli dice che la donna è come una tavola imbandita che
dapprima si desidera ma poi, quando si è mangiato, fa venire la nausea.
6 - 5 - 17
E’ domenica: me lo ero dimenticato perché qui si perde la nozione del tempo.
Me lo ricordai guardando il calendario.
A quell’ora in Italia sono tutti a passeggio: sono le 16,30. Dove sarà la mia
gentilissima?
Mi par di vederla a passeggio, assieme alla sorella, passeggiare per i lunghi
viali che la primavera
ha rinverdito.
La nostra artiglieria spara contro il roccione dei Diavolo11: sono grossi calibri
Testa di Ponte di Plava. (archivio C.D.S.)
- 36 -
forse 280. Tutta la terra ne è mossa e la mia baracca trema: se fanno un tiro
corto addio baracca ed il sottoscritto. Tirano bene i nostri artiglieri: speriamo
che, con tutte queste pillole mandino all’aria qualcuna delle mitragliatrici
del maledetto roccione.
Stamattina sono venuti due colonnelli di S.M. a visitare le posizioni. Per causa
loro non ho potuto dormire un po’. Meno male che uno mi ha dato una buona
notizia: era il colonnello Ago, capo di S.M. del 24° corpo d’armata e mi disse
che noi saremo ritirati e non prenderemo parte all’azione.
7 - 5 - 17
Giornata di continuo bombardamento. Batterie saltate fuori da tutte le parti
hanno cominciato da stamattina a sparare. Ogni tanto ne salta fuori una
nuova: pare sbuchi di sottoterra. Gli scoppi sono assordanti e fanno tremare
tutta la collina come se fosse un fuscello. Nelle posizioni austriache deve
esserci un inferno: tutto salta in aria fra rombi e sibili.
Leggendo ieri una conferenza del Panzacchi, sul Leonardo da Vinci12, ho
potuto farmi una vaga ma grande idea di questo uomo veramente universale,
che conosceva tutti i rami dello scibile ed ai quali dette il contributo dei suo
forte ingegno. Mi sono invogliato di leggere la sua “vita” ed appena tornerò
a riposo me la comprerò. Spero di affinarmi lo spirito di osservazione che
riconosco non aver troppo sviluppato. Sono troppo distratto e la mia mente vaga
troppo di qua e di là come una nuvoletta spinta dal vento dell’indecisione.
8 - 5 - 17
Stamattina ho un po’ questionato con il mio comandante di compagnia:
sarebbe meglio fossi un capitano invece d’un tenente. Gli ho detto chiaramente
il mio pensiero ed ora siamo più amici di prima. Oggi dopo mezzogiorno
è ricominciato il bombardamento: gli austriaci rispondono di rado, ciò è
certamente una finta. Una granata è scoppiata 60 – 70 m. sopra le nostre
baracche.
Stasera o stanotte si dovrebbe partire, ma finora non è giunto alcun ordine in
proposito.
9 - 5 - 17
Il sevizio di ieri notte fu molto gravoso a causa della nebbia e della forte
pioggia che poi si scatenò.
Si temeva che il nemico tentasse di passare, ma forse temeva più lui di noi perché
accese vari razzi. Non dimenticherò mai queste serate passate sull’Isonzo
in ispezione. Oggi verso le due si è scatenato un violento temporale che è
- 37 -
Rovine della Chiesa di San Pietro, Gorizia. (archivio Torazzi)
cessato però verso le quattro. Il cielo si è rasserenato e la nostra artiglieria
ha ricominciato i tiri: stanotte sarà pericolosa l’ispezione perché ci sarà una
magnifica luna.
Da casa mia non scrivono da parecchi giorni e neppure la T. La M. non ha
ancora risposto alla mia lettera: lo ha saputo pure mia mamma! Pure la A.
non mi ha risposto, quando ero a Caserta mi scriveva spesso e mi faceva
molto piacere. Pare quasi che tema di destare la gelosia della M: temo però
che fra loro ci sia un accordo e di ciò ho sospetto perché la A. mi aveva scritto
a Caserta che la M. non voleva più vedermi e non sarebbe nemmeno venuta a
salutarmi al mio ritorno, mentre invece quando tornai non solo venne subito a
casa mia ma anche mi dimostrò chiaramente di volermi ancora bene.
10 - 5 - 17
Ieri dopo pranzo scrivevo che la A. non mi aveva ancora risposto: due ore
dopo mi giungeva una sua graditissima lettera. Io sono molto riconoscente a
quella signorina per tutto quello che ha fatto per me.
Durante il burrascoso periodo dalla fine del 1913 al principio dei 1914
essa fu per me una vera sorella creandosi perfino delle inimicizie fra le sue
compagne.
Nel 1916, davanti a tutta una sezione delle scuole Normali che mi condannava
- 38 -
per un fatto a torto attribuitomi, fu la sola che mi difese e provò la mia
innocenza.
L’operazione di ieri sera fu molto faticosa perché improvvisamente si levò
sull’Isonzo una nebbia densissima che oscurò completamente l’altra riva.
Le nostre vedette sono pochissime e temevo che gli austriaci tentassero di
passare. Sarebbe stato do1oroso che fossero passati nel fronte di cui ero
responsabile: fortunatamente non si verificò nulla.
13 - 5 - 17
Da tre giorni non scrivo perché fui continuamente in marcia per trasferirmi
da Aiba a Dolegnano13. Pare che ora si vada nel S. Marco presso Gorizia14. È
venuto al mio battaglione un responsabile del coro di Modena, cugino del mio
amico Pelladra. E’ un direttore d’orchestra che le vicende della guerra hanno
condotto a dirigere gli assalti.
16 - 5 - 17
Siamo a San Martino15 in attesa di andare in linea per combattere ed estendere
le conquiste fatte dai nostri in questi giorni. Ieri durante la marcia abbiamo
visto moltissimi camion carichi di feriti che tornavano da Montesanto: erano
tutti contenti è gridavano ai nostri soldati: “L’abbiamo preso finalmente,
il Montesanto ed anche il S. Gabriele”16. Stiamo attraversando un periodo
faticosissimo. Marce lunghe sotto un sole bruciante, mangiando quando si
può, dormendo male.
17 - 5 - 17
Ancora S. Martino. Non si è fatto niente tutto il giorno e sono rimasto quasi
sempre sotto la tenda. Ho scritto a casa e ad alcuni amici. Sono annoiato,
svogliato: questa attesa è disastrosa, preferirei addirittura andare in linea,
fare l’azione e se ci si salva andare un po’ a riposo.
19 - 5 - 17
Ci siamo nuovamente spostati portandoci vicino a Krasno17. Ieri sera durante
la marcia seppi che il M. Kuk è stato preso dalla Brigata Avellino in cui trovasi
il mio amico Tarlantano: chiesi informazioni ma non mi si seppe dire niente.
Quella brigata non era stata molto fortunata, ma spero che non gli sia toccato
nulla. Che vita noiosa! Non faccio che dormire perché non so decidermi a fare
qualche cosa.
Mi ha scritto mia madre che non vede l’ora che io ritorni: povera mamma
mia, che dolore se non tornassi.
- 39 -
Telegramma spedito dall’ospedale di Manzano, dove Torazzi fu ricoverato in seguito alle ferite
riportate in azione sul Vodice. (archivio Torazzi)
21 - 5 - 17
Finalmente ho ricevuto posta della Sig. Marta: ella non era affatto in collera
con me. Il ritardo è stato dovuto al fatto che non avevo mai scritto l’indirizzo
mio nella corrispondenza. Oggi si parte alle 15 si pernotta a Zagomila e
domani si va in linea fra il Kuk ed il Vodice: pare si dia il cambio alla Brigata
Avellino18.
22 - 5 - 17
Ieri fummo spostati da Krasno alla linee di Zagomila. La marcia si iniziò
in cattive condizioni perché la pioggia cominciò a cadere abbondantemente.
Dopo molte ore di marcia attraversammo l’Isonzo a Plava e ci fermammo
dietro il M. Kuk. Ci rimettemmo di nuovo in marcia e giungemmo Zagomila19
verso le quattro del mattino. Nel primo tratto di strada il puzzo dei cadaveri
era soffocante: tutto il tratto incontrammo barelle con feriti oppure feriti
leggeri che scendevano. Ci sdraiammo sotto gli alberi, ove siamo stati sino al
- 40 -
Cartina del medio e basso Isonzo. (archivio U.S.S.M.E.)
- 41 -
Carta delle quote del Vodice. (archivio U.S.M.E.)
mattino finché fummo costretti a sloggiare dai colpi di cannone e ci uccisero
un soldato.
Siamo ora in una trincea austriaca sulle rive dell’Isonzo di sotto il Kuk.
Stamattina si tremava dal freddo, poi si soffocava pel caldo: avevo una
fame straordinaria e non si poté mangiare che dopo 24 ore e più. È una vita
insopportabile e solo chi la prova può dirne qualcosa.
23 - 5 - 17
Ci siamo portati più verso il cucuzzolo di M. Kuk, in un punto che mi piace
poco perché molto battuto dall’artiglieria nemica.
Durante la marcia vidi alcuni prigionieri, per lo più vecchi e feriti.
Scendevano come inebetiti accompagnati da un nostro soldato. Vidi per
la strada parecchi muli uccisi e qualche cadavere umano, quale orrore la
guerra!
Ieri sera ho dormito in una galleria austriaca e veramente ho dormito bene,
peccato che abbia fatto amicizia con certe bestiole poco gradite che mi
pizzicano la pelle. Alle 16.30 si avanza20.
- 42 -
25 - 5 - 17
Non abbiamo preso parte all’avanzata come si credeva, però stamattina
siamo andati di rincalzo alla Brigata Girgenti ed alle 3 del pomeriggio del 25
abbiamo dato l’assalto21.
Mentre sparavo contro alcuni austriaci dietro un masso, uno di essi mi tirò
una bomba a mano e mi ferì leggermente alla tempia destra. Passando poi per
un camminamento mi scoppiò poi dietro un’altra bomba a mano che mi ferì
alla gamba sinistra ed un po’ anche alla destra. Dopo essermi medicato mi
scoppiò vicino una granata che mi fece con una scheggia una ferita profonda
sotto l’occhio sinistro per cui mi scese giù una macchia.
Forse ieri fu il più brutto giorno in questa mia guerra, ero sfinito non avendo
mangiato da 30 ore ed inoltre avevo sofferto moltissimo. Mi sono trascinato
per le trincee ed i camminamenti sotto i colpi terribili delle mitragliatrici e
sono riuscito finalmente a mettermi al riparo e a nascondermi.
Ora mi hanno portato in un ospedale da campo a Dolegnano ed attendo la
visita medica. Spero che per qualche giorno mi mandino al campo, sebbene la
scheggia nella gamba sinistra mi faccia zoppicare moltissimo.
26 - 5 - 17
Un nuovo pellegrinaggio: da Dolegnano mi hanno mandato a S. Giovanni e
di là a Manzano: domani mi cambieranno di nuovo. Se avessi la fortuna di
essere mandato a Ferrara!
27 - 5 - 17
Sono ancora a Manzano. Sto abbastanza bene di salute ma ho lo spirito un
po’ ammalato.
Nella chiesetta dell’ospedaletto un organo suona un inno sacro e le note
solenni scuotono nel profondo il cuore, ridestano i ricordi dell’infanzia.
E’ domenica!
Quando ero fanciullo andavo tutte le domeniche ad ascoltare la messa con la
mamma, il babbo e, la sorellina, ah, il passato non ritorna più! Penso ai miei
colleghi, ai miei soldati caduti quando ero ancora in linea: e degli altri che
sarà avvenuto? Povere giovinezze troncate nel loro rigoglio. Ah, mio buon
Mario, quanto era miope chi bramava guerra.
Vidi uomini cui mancavano le braccia, le gambe, la testa...... Dovetti
camminare sui cadaveri e posando il piede sul petto di un povero austriaco
sentii crocchiare le costole! Che schifo!
Nel letto alla mia destra c’è un sottotenente degli alpini della classe del 1879
che, tuttavia, sembra un vecchio di ottant’anni, vera immagine della morte.
- 43 -
Di fronte a me c’è un ufficiale austriaco, un bel giovanotto, di quei tipi che
piacciono alle donne ed anche agli uomini, i quali però provando un po’
di invidia al favore che questi incontrano nel bel sesso, tuttavia debbono
riconoscere1a loro maschia bellezza
Questo povero giovane durante un combattimento è stato fatto prigioniero e
per l’impressione è diventato muto. Teme che non gli ritorni più la favella,
non fa che scuotere la testa in un gesto disperato. Mi fa una grandissima
compassione.
28 - 5 - 17
Sono all’ospedale principale di Udine ed ho fatto chiedere che mi richiamino
a Ferrara. Mi duole la gamba sinistra ed anche la lieve ferita al dito mignolo
della mano destra mi fa molto dolore.
29 - 5 - 17
Ancora a Udine e nessuna notizia sul trasferimento a Ferrara: temo non me
lo concedano.
Vita noiosa: la gamba mi duole e non so dove stare.
30 - 5 - 17
Da casa mia mi hanno telegrafato di aver fatto quanto dissi, ma in realtà
hanno fatto il contrario.
Ho subito telegrafato dando istruzioni più precise.
Oggi mi hanno fatto le radiografie ed hanno trovato una scheggia nel polpaccio
sinistro che ha fatto un cammino di circa 7 cm ed un’altra più sopra.
31 - 5 - 17
Fugge la donna: creatura d’aria
che il miele ha in bocca ed il cuor di fango ha pregno
Dio dal fianco dell’uomo la trasse: e segno, che dal fianco dell’uomo stia ben
lontana.
(Maschio pensiero)
La ragazza onesta
Cerco moglie, Don Pio, quanti pensieri!
M’indichi lei……sa, voglio un tipo onesto.
Corri! Ne ho battezzata una l’altro ieri.
Sei forse ancora in tempo, ma fa presto!
Non scandalizzatevi donne: purtroppo è così.
- 44 -
Retrovie italiane sul fronte isontino. (archivio Torazzi)
- 45 -
Carta delle mine austriache sul vodice. (archivio U.S.S.M.E.)
1 - 6 - 17
Oggi ho avuto notizie della mia famiglia ed ho anche potuto sapere che hanno
fatto richiesta che mi mandino all’ospedale di Ferrara.
Ho parlato col capitano medico che domani mi visiterà per vedere se debbo
essere avvicinato alla mia città. Attendo con ansia questa visita che può avere
una capitale importanza.
Lo scorso anno in queste sere ero in ansia per Mario, quest’anno lo sono per
me: nel prossimo anno speriamo di essere tranquilli
3 - 6 - 17
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, bisognerebbe scrivere sulla porta
di questo ospedale. Ormai a Ferrara non ci vado più, almeno all’ospedale:
può darsi che quando sarò guarito si possa avere qualche giorno di licenza
7 - 6 - 17
Quattro giorni senza scrivere in un ospedale senza aver niente da fare tutto
il giorno!
- 46 -
Ho letto in questi giorni molti romanzi di Zuccoli, Gitti, Rovetta, mi sono
divertito abbastanza benché qualche volta le vicende dei personaggi mi
interessassero tanto da provare con loro gioia o dolore. Ho letto pure “Miei
Ricordi” del ...
La descrizione della sua vita in famiglia mi è piaciuta immensamente e mi ha
fatto pensare con rammarico alle mie condizioni attuali. La carriera spezzata
nel sorgere, i disagi, i sacrifici della vita di guerra che non accenna a cessare
e che una volta o l’altra si prenderà ancora il sangue e forse la mia vita! E la
mia famiglia? Avevo sperato di ritornare a rivederla ma era un sogno troppo
bello!
8 - 6 - 17
A casa mia purtroppo si erano illusi che io finalmente potessi andare a Ferrara
e chissà come saranno addolorati sapendo che non potrò andarvi. Ieri sera
venne un ufficiale del genio per vedermi e scrivere ai miei che non ero ferito
gravemente. Poveretti! Credevano che io non andassi in causa d’una ferita
leggera! Mentre stavo scrivendo sentii una voce che assomigliava a quella di
Mario: diedi un balzo ma era un altro.
Caro ed amato amico, potrò ancora rivederti? E’ quasi un anno che noi ci
siamo lasciati e mai abbiamo avuto occasione di vederci.
9 - 6 - 17
Finalmente ho avuto notizie di Mario: è ancora a Busseto, sta bene ed ha
ancora molto da lavorare. Gli scrissi che provi a rimanere più che può lontano
dal fronte.
11 - 6 - 17
Ieri sera ho visto l’aspirante medico Sanfilippo che ho conosciuto
all’ospedaletto 221 a Manzano. Egli aveva perduto la voce e ne era molto
disperato: mi faceva proprio pena e fui molto contento di rivederlo. Mi chiamò
per nome con mia grande meraviglia perché lo credevo ancora muto. Ha
riacquistato la favella ed ha avuto due mesi di licenza. Non ho ancora visto il
medico da due giorni e onestamente non lo cerco: ho paura che continuerò a
stare ancora parecchio qui.
13 - 6 - 17
Finalmente domani mi estrarranno le schegge dalla gamba sinistra.
Prevedo già che mi faranno molto male ma spero sempre nella licenza che mi
compenserà di tutto. Ho ricevuto parecchie gradite cartoline ma purtroppo
- 47 -
anche qualche cattiva notizia. Il mio padrino per la cresima, Sig. Guido Ricci,
si è suicidato gettandosi nel Po a Pontelagoscuro. Inoltre manco di notizie di
Tarlantano Alfredo, mio carissimo compagno alla scuola militare di Caserta
e di Ferrari Giorgio mio compagno d’infanzia.
Il reggimento del primo fece l’azione del Kuk e quello del secondo quella del
Carso e dopo due giorni che era sceso a riposo dovette di nuovo andare in
linea.
Durante la nostra azione morirono due carissimi compagni, il capitano
Capponi da poco promosso e l’aspirante Davia che un mese prima aveva
perduto il fratello sul Carso. Il primo era l’anima delle nostre riunioni: sempre
allegro checché avvenisse. Basso di statura, grassoccio, sbarbato come un
prete, portava un grosso bastone ed una divisa tutta speciale.
14 - 6 - 17
Mi hanno operato! Che dolore! Mi straziavano le carni come se trattasse di
tagliare un bue.
16 - 6 - 17
Stamattina ho avuto la triste notizia che Giorgio Ferrari é disperso. Povero
ragazzo! Era uscito da pochi giorni dalla scuola d’applicazione a Parma e
subito l’hanno mandato in linea.
Egli era mio amico sino dall’infanzia ed abitava nella mia casa da circa sedici
anni.
C’è ancora un filo di speranza e cioè che sia prigioniero, sebbene sia molto
difficile.
19 - 6 - 17
La vita è un rasoio di piccole miserie che il filosofo sgrana ridendo (Dumas).
Ho cambiato stanza e mi trovo un po’ seccato. Pare che agli aspiranti non sia
concessa la licenza.
27 - 6 - 17
Finalmente dopo tanti giorni d’ansia ho avuto un mese di licenza.
Partirò senza avvertire i miei per far loro una gradita improvvisata.
28 - 6 - 17
Ore 4.00 Finalmente sono a Ferrara!
Ora attendo in stazione che si faccia giorno per poi entrare in città: a quest’ora
disturberei i miei che stanno dormendo pacificamente.
- 48 -
NOTE:
1
Brigata Pavia, dai cui depositi verranno poi tratte le reclute per l’assegnazione
ad altre Brigate fra cui l’Elba.
2
Località del Ferrarese, al confine con la provincia di Bologna.
3
Sta infatti per scattare la Decima Battaglia dell’Isonzo.
4
Della Brigata Elba; vedasi a seguire la scheda storica dedicata al reparto.
5
Si tratta evidentemente di quella che passerà alla storia come Battaglia
dell’Ortigara.
6
L’amico e corrispondente Mario Mainardi aveva evidentemente partecipato
ad alcune fasi della Strafexpedition del 1916.
7
Vedi sotto, in data 8-4-1917.
8
Cittadina sulla riva destra dell’Isonzo, a nord di Canale, nell’area del XXIV
Corpo d’Armata. Capello sta radunando le Brigate che dovranno assaltare il
fronte austriaco.
9
Altura della Bainsizza, a nord del Kuk.
10
Luciano Zuccoli, allora celebre scrittore di romanzi d’appendice.
11
Posizione austriaca di fronte ad Aiba, nell’area fra Loga e il Monte Fratta,
sulla Bainsizza. Sembra evidente che la Brigata Elba doveva originariamente
prendere parte all’azione da nord contro la Bainsizza, operazione che al
contrario, per ordine di Cadorna, verrà ridimensionata in senso diversivo.
12
Rivista letteraria molto diffusa all’epoca; si occupa anche dell’opera di
Enrico Panzacchi, letterato di scuola carducciana.
13
A est di San Floriano.
14
Sta avvenendo il grande bombardamento che prelude l’inizio della battaglia;
Capello sta radunando le truppe da inviare nei vari settori del fronte in
considerazione dei risultati del primo imminente assalto.
15
San Martino di Quisca, alle falde del Sabotino, ove la Brigata è posizionata
per intervenire nell’attacco. Nelle ore precedenti quelle in cui Torazzi scrive è
avvenuta la presa del Kuk, c’è stata la conquista effimera di Monte Santo ed è
in corso il primo avvicinamento al Vodice.
16
L’Autore registra le imprecise notizie che circolano fra i fanti delle
retrovie.
17
Località a nord di San Martino, verso l’Isonzo.
18
Fra il 20 e il 21 Maggio la Brigata Elba viene inviata da Capello sul Vodice
per consolidare le conquiste e protenderle in avanti.
19
Villaggio sulle falde del Vodice.
20
Reparti della Brigata Elba vengono lanciati dalla sella fra Kuk e Vodice
verso nord, in direzione del vallone del Rohot e delle pendici del Kobilek, ma
vengono ben presto arrestati dal fuoco nemico.
- 49 -
Da quanto possiamo capire dal testo, che denota fortemente la concitazione
della circostanza, il reparto di Torazzi non partecipa all’attacco del 23 Maggio;
è invece coinvolto in quello del 25 contro quota 503 (sella verso Monte
Santo).
21
La quota principale del Monte Vodice (quota 652) con il monumento dedicato ai battaglioni
Alpini Aosta e M. Levanna, recentemente restaurato. (archivio Ass. Ricerche Storiche Pico
Cavalieri)
- 50 -
APPENDICE:
CENNI STORICI RELATIVI
ALLA BRIGATA ELBA (261° e 262° fanteria)1
Costituita nel febbraio 1917
(inizialmente col nome di Brigata
Sila), viene assegnata alla 22°
divisione, poi alla 23°. Il 15 maggio
la brigata è spostata a S. Martino di
Quisca ed il 18 si avvia a sostituire
i reparti impegnanti sul M. Vodice.
Il 20 maggio il 262° si porta, per
Plava e Zagora, negli appostamenti
ad est di Zagomila da dove invia in
linea i battaglioni I e II nel settore
della Selletta, alla dipendenza della
Brigata Teramo.
Più tardi il comando della Elba
sostituisce quello della Avellino
avendo alla sua dipendenza anche
il 248°.
Il 261° si porta anch’esso ad est
di Zagomila e di qui invia il II
battaglione a ridosso della q. 652
Zona Monumentale di quota 652 del Vodice
negli anni ‘30. (archivio Ass. Ricerche Storiche
in rincalzo del 6° reggimento
Pico Cavalieri)
bersaglieri. Il 23 il III/262° è
dislocato a Casa Pastore ove è poi raggiunto dal III/261°. Iniziatasi l’azione
da parte delle truppe della 53° divisione e di quelle del VI corpo d’armata, le
compagnie 1° e 2° del 261° raggiungono la q. 524 per essere impegnate contro
la q. 531.
Esse, superando felicemente i primi ostacoli, riescono a portarsi fino alla
testata del valloncello del Rohot, fronteggiante una trincea nemica munita di
profonda fascia di reticolato ancora intatta.
I due battaglioni del 262° dislocati sul Vodice, dalla Selletta a Sorgente,
resistono sulle posizioni ai reiterati contrattacchi nemici.
Nei giorni 30 e 31 e nei primi due giorni di giugno, la brigata è inviata a riposo
fra Dolegnano e Visinale; le sue perdite dal 20 al 31 ammontano a 63 ufficiali
e 1831 fanti.
- 51 -
SERVIZI PRESTATI IN LINEA
Permanenza in linea:
dal 27 aprile al 10 maggio (Kostanievjca, Nekovo, Goljevo, S. Paul, Ravna)
dal 21 maggio al 2 giugno (settore M. Vodice, q.592, Selletta di q.524, Casa
del Pastore, Sorgente)
RIEPILOGO DELLE PERDITE
Dal 27 aprile al 10 maggio: 261° Truppa 1 morto 10 feriti
Dal 21 maggio al 2 giugno: 261° Ufficiali 4 morti 24 feriti; Truppa 51 morti
532 feriti 119 dispersi 262° Ufficiali 3 morti 28 feriti; Truppa 99 morti 883
feriti 81 dispersi.
NOTE:
1
Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito, Riassunti storici dei corpi e
comandi nella Guerra 1915-1918, Brigate di Fanteria, vol. 8, Roma 1929
Monumento ai caduti sul vodice nel cimitero di guerra Generale Prelli, a Plava. (archivio
Ass. Ricerche Storiche Pico Cavalieri)
- 52 -
BIBLIOGRAFIA
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1939
AA. VV., Sacrari militari della 1° guerra mondiale: Redipuglia – Oslavia,
Roma, Min. Difesa, 1984
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CORUBOLO, C., Dal sacrificio alla gloria, Gorizia, ANF, 1964
DEL BIANCO G., La Guerra e il Friuli, Lavagno, Del Bianco, 2001
DI BRAZZANO O., La Grande Guerra nell’alto e medio Isonzo, Novale,
Rossato ed., 1999
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FABI, L., La gente e la guerra, Udine, Il Campo,1990
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PIEROPAN G., 1914-1918 Storia della Grande Guerra, Milano, Mursia,
1988
PINCHETTI R., Isonzo 1917, Milano, Corbaccio,1934
PRIMICERJ G., 1917 Lubiana o Trieste?, Milano, Mursia, 1986
SILVESTRI M., Isonzo 1917, Milano, Mondatori, 1971
SCHALEK, A., Isonzofront, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 1988
SCHAUMANN, SCHUBERT, Isonzo, là dove morirono, Bassano, Ghedina
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SCHINDLR J.R., Isonzo il massacro dimenticato, Gorizia, Goriziana, 2002
SCRIMALI, A. e F.,Prealpi giulie escursioni e testimonianze sui monti della
Grande Guerra, Trento, Ed. Panorama,1997
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L. FABI, E. TREVISANI, La trincea infinita, Vita quotidiana al fronte della
grande guerra, Ferrara 1999
- 53 -
Il monumento del Ten. Gen. Principe Maurizio Gonzaga (in Generale di ferro) Comandante
della 53a Divisione sulla quota 651 del Vodice. Sullo sfondo il Santuario del Monte Santo a
quota 681. (archivio Ass. Ricerche Storiche Pico Cavalieri)
Una delle numerose targhe pergamena del 5° Genio - 23a Compagnia Minatori all’interno delle
caverne del Vodice. (archivio Ass. Ricerche Storiche Pico Cavalieri)
- 54 -
Collana pubblicazioni sulla grande guerra
a cura del Centro di Documentazione Storica del Comune di Ferrara
e dell’Associazione Ricerche Storiche Pico Cavalieri:
Podgora 1915
Dante Tumaini “Un soldato tra tanti”
a cura di Enrico Trevisani
Ferrara 2000
Flondar 1917
Bruno Pisa, 425a Compagnia Mitragliatrici
a cura di Stefano Chierici
Ferrara 2001
San Marco 1917
Mario Poledrelli, 206° Reggimento Fanteria Brigata Lambro
a cura di Donato Bragatto e Andrea Montesi
Ferrara 2002
Monte Zebio 1917
Mario Pazzi, 152° Reggimento Fanteria Brigata Sassari
a cura di Stefano Chierici e Donato Bragatto
Ferrara 2004
- 55 -
Enrico Torazzi al fronte. (archivio Torazzi)
Si ringraziano:
Famiglie Torazzi e Pesaro, Nicola Persegati, Alessandra Polati.
Un ringraziamento particolare al Prof. Andrea Montesi per la collaborazione
e la costante disponibilità.
- 56 -
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