ShinBuN ews
Il Bollettino del Praticante dello Shin Bu Dojo
3, 2, 1... Esami!
Sommario
Editoriale
3
Realizzare l’unificazione tra Spirito, Mente e Corpo
4
3,2,1...Esami!
Esami Aikido
Taisabaki: Okuriashi
Taisabaki: Tzughiashi
Gli esami si avvicinano…
Istruzioni per NON essere promossi
Promemoria per esami di sesto kyu
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15
16
Senti chi parla
Il praticante si racconta
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Dall’Oriente
Storie Zen
Le Bacchette Cinesi
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30
I Pensieri di O’ Sensei
Come un torrente montano
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Umorismo
Modi di dire….Made in Japan?
25
Varie
Il piacere di un libro di carta
Amore e Libertà … o Dipendenza e Fuga?
Dizionario giapponese-italiano (G...N)
Concorso “Trova l’errore”
Concorso “Vota la Foto”
Soluzione dei Giochini Zen
La Redazione ringrazia...
Responsabile : Fabrizio Ruta
Redazione: Vincenza Patruno, Jacqueline Gentile, Gaetano Nevola
Foto: Vincenza Patruno,
In copertina: Rei allo Shin Bu
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ShinBuNews
Editoriale
Gennaio 2005
Carissimi praticanti,
la Redazione ha deciso di pubblicare eccezionalmente questo numero ad
un solo mese di distanza del precedente (in realtà la Redazione non lo ha
deciso ma le è stato tassativamente ordinato dal maestro in base alla legge
pubblicata sullo ShinBuNews Anno 1 Numero 0. Pag 30 Lemma 18)
in occasione di un evente che sta a cuore a tutti noi: gli esami! Infatti, in
questo numero, troverete consigli seri, semiseri e per niente seri su come
praticare e su come affrontare il grande momento di verifica del lavoro
svolto durante la pratica.
Nella sezione “Varie” troverete il nome del vincitore/trice del concorso
“trova l’errore”, la foto più votata della ormai mitica festa a sorpresa, ed
ShinBuNews
anche, udite udite, la soluzione dei giochini zen (?).
Ci
auguriamo
che
l’intenso
impegno
che
state
dimostrando
nell’allenamento (di cui è testimone lo specchio appannato) non vi impedisca di leggere questo bollettino e di commentarlocon lo stesso entusiasmo
che avete dimostrato per il numero zero.
Buon Keiko e in bocca al lupo!
La Redazione.
“Non c’è bisogno di edifici, soldi, potere o stato sociale per praticare l’Arte della Pace. Il cielo è proprio dove ti trovi, e quello è il
posto per allenarti”
O' Sensei
Realizzare l’unificazione tra Spirito, Mente e Corpo
Il seguente testo è tratto da un articolo del M° Tada originariamente pubblicato nel numero speciale, intitolato
"Spirito-Tecnica-Corpo", (n°14 - giugno 2004) della rivista "Tempu", la pubblicazione interna dell'Associazione
"Tempukai". Per facilitarne la comprensione ai praticanti europei di Aikido, sono state apportate delle modifiche e
sono state aggiunte alcune spiegazioni.
All'origine c'è lo spirito: le arti
marziali giapponesi ("Budo")
hanno esercitato una grande influenza sulla cultura giapponese
nel corso dei settecento anni del
governo feudale. Dal "Periodo
Muromachi" 1392-1573), e all'''Epoca dei paesi combattenti" (1482-1558), in particolar modo, i "bushi" ricevevano una formazione molto intensa, che al
giorno d'oggi sarebbe impensabile. Inoltre, poiché le arti marziali ("Bujutsu") sono direttamente
connesse alla vita e alla morte,
essi si addentrarono anche profondamente nei problemi dello
spirito, e, attraverso gli insegnamenti e le pratiche ascetiche dello Shintoismo, del Buddismo, del
Confucianesimo, di Chuang-tse
e Lao-tse, innalzarono ai massimi livelli queste "Vie".
Quando terminò l"'Epoca dei paesi combattenti", nella tarda
"Epoca Edo" in cui regnò la pace, venne stabilito il sistema feudale. In quel periodo si creò una
distinzione fra le pratiche marziali usate nel combattimento vero e proprio e le pratiche marziali
connesse con il codice di formazione del "Bushido", che enfatizzava lo spirito di lealtà, cui venne data una grande importanza.
Poiché nel "Periodo Showa" (1925-1988) queste ultime
furono utilizzate per rafforzare e
diffondere lo spirito di patriottismo e anche a causa del fatto
che ciò ebbe un forte impatto fra
la gente, ancora oggi sono in
molti a credere che lo spirito del
"Budo" corrisponda all'idealismo
confuciano.
Questa è la via dell'etica
(morale) sociale che si creò per
soddisfare le esigenze di quei
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tempi ed è generalmente chiamata la "Via dell'Etica" ("Shingaku no Michi").
Tuttavia nel Budo si era manifestata anche un'altra via che differiva dalla morale confucianadominante e che in modo latente
era sempre esistita sin dalle epoche più remote.
Lo spirito nascosto del Budo,
non è in rapporto con le epoche
storiche, ma è un sistema che si
basa sulle verità universali date
in dono a tutti gli esseri viventi: è
la cosiddetta "Via dei Principi
Spirituali" ("Shinpo no Michi")
che attraverso le arti marziali
(Budo) ha ricercato nei metodi
per utilizzare ed incrementare la
forza vitale e che ha perseguito
ai massimi livelli la realizzazione
delle facoltà di cui l'universo ha
fornito il genere umano.
La "Via dei Principi Spirituali" è
un sistema derivato dai metodi di
pratica dello Shintoismo, del
Buddismo esoterico (Mikkyo),
dello Zen, del Taosismo e degli
insegnamenti di Chuang Tse, e
rappresenta la "Via" che ha unificato (sintesi) la filosofia pratica
(applicata) orientale dell'''unione
mente-corpo" e le arti marziali
(Bujutsu).
Questa via indica come condurre
ed utilizzare la propria vita basandosi sulla concezione
(visione) orientale del mondo e
dell'esistenza, è la via che
"scorre in fondo al cuore" e che
ancor oggi sostiene la visione
dell'universo e dell'esistenza dei
giapponesi. Per comprendere
realmente cosa sia l' "unione di
spirito, tecnica e corpo" è necessario conoscere a fondo questa
'Via dei Principi Spirituali'.
In particolare, occorre porre l'attenzione sul fatto che il sistema
di allenamento tradizionale giapponese che esalta la "Via dei
Principi Spirituali" e i metodi di
allenamento generalmente utilizzati al giorno d'oggi negli sport
occidentali, nella ginnastica e
nelle forme competitive di arti
marziali, sono completamente
differenti. Questa Via rappresenta un sistema di allenamento orientale, un "metodo di meditazione in movimento" o "Zen in
movimento", che non ha nulla a
che fare con il concetto di
"vincere" o "perdere" o con l'idea
del confronto fra chi è forte è chi
è debole. Poiché la condizione di
"Fudoshin" (Spirito Immobile) o
la realizzazione dell"'unione fra
la spada e lo Zen" ("Ken-ZenIchi-Nyo") vengono raggiunti in
modo completamente naturale
come risultato di questo sistema
di allenamento, questa è anche
una Via che può essere validamente utilizzata da tutte le persone, in ogni situazione dell' esistenza, e non solo limitatamente
alle arti marziali..
L'Aikido è una forma di Budo
che permette di mettere in pratica, rendendola attuale, la "Via
dei Principi Spirituali".
Cosa si intende per “tecnica”
A seconda delle persone, l'interpretazione di termini quali:
"Spirito", "Tecnica", o "Corpo"
può variare notevolmente.
In primo luogo, per capire cosa
S H I N B U NE W S
s'intende per "Tecnica", immaginiamo di paragonare l'uomo ad
un albero: i fiori ed i frutti rappresentano le tecniche. Per ottenere
un buon raccolto, è importante
considerare le basi dell'albero.
Se un albero è ben curato, ha
delle forti radici, un bel tronco e
splendidi rami e foglie, darà sicuramente dei bei fiori e dei buoni
frutti.
Ciò significa che per padroneggiare le tecniche, è importante
innanzitutto forgiare "spirito" e
"corpo" così che si possano creare le basi per diventare bravi
nell'utilizzarle.
Ovviamente, poiché a seconda
di cosa si voglia apprendere,
cambieranno i principi che ne
sono alla base, è importante studiare a fondo i principi fondamentali e applicarli ripetutamente
affinché questi si possano radicare nelle profondità dello spirito
e del corpo.
In particolare, sin dall'inizio si
deve considerare con particolare
attenzione il seguente punto:
quando ci si allena avendo come
obbiettivo l'apprendimento e l'utilizzazione di tecniche, bisogna
aver ben realizzato che esistono
due condizioni dello spirito.
Anche nella letteratura tradizionale del Budo si predica all'infinito che non si deve utilizzare un
metodo di allenamento in cui ci
si abitua al fatto che il proprio
spirito venga "catturato"
dall"'oggetto", cioè dal partner.
Nell'insegnamento dello
"Shunpukan" di Yamaoka Tesshu (1836-1888) si afferma che
"quando si "ferma" lo spirito si
viene a creare un'apertura
(debolezza)". Poiché è estremamente difficile far comprendere
ciò ai giovani e ai principianti
che desiderano dedicarsi alle
arti marziali, è molto importante
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che gli insegnanti adottino un
sistema di allenamento che permetta loro di perseguire in modo
naturale la via prescelta. Questo
concetto è ancor più difficile da
spiegare nel caso della generalità delle persone, ma il maestro
Nakamura Tempu (1876-1968)
lo ha spiegato in termini molto
semplici così da essere comprensibili a tutti.
Esiste una differenza fra la concentrazione relativa e la concentrazione assoluta:
OGGETTO <——— SPIRITO
concentrazione relativa:
attaccamento
La prima indica lo condizione
normale dello spirito: in questo
stato accade automaticamente
che l'oggetto conduca (sia il
"padrone''), e lo spirito segua
(cioè sia il "dipendente") .
Ciò accade perché quando lo
spirito viene attratto dagli oggetti,
nello spirito si formano dei concetti in relazione a questi oggetti
e ci si ritrova in uno stato in cui
non si è più liberi. Cioè potremo
anche affermare che: "se c'è il
confronto, si crea il nemico".
Questa condizione viene descritta nei classici delle arti marziali
con l'espressione: "fermarsi o
arrestarsi".
OGGETTO <——— SPIRITO
concentrazione assoluta:
unione
(Dharana, Dhyana, Samadhi)
Chuang-tse consigliava di "usare
lo spirito umano come uno specchio" . Lo spirito non viene rubto
dagli oggetti, è lo spirito che conduce, gli oggetti seguono. Questo è l'insegnamento risultante
dall'esperienza della meditazione orientale. Quando si è in que-
sta condizione si è estremamente liberi, si può affermare che "se
non c'è il confronto non c'è neanche il nemico".
Questa condizione dello spirito
non si può raggiungere solo attraverso il pensiero: può essere
realmente ottenuta soltanto tramite la pratica di metodi di meditazione, qualsiasi metodo va bene, sia esso l'allenamento del
"ki" nel "kokyu-ho", il controllo
delle percezioni, o altro.
Il Fondatore dell' Aikido, il Maestro Ueshiba Morihei (18831969), ha detto: "Se ci si muove,
nascono le tecniche". Nel linguaggio della "Tempukai" questo
lo si chiama:"Se ci si muove nella condizione di "Anjo daza", nascono le tecniche". Le tecniche
non si utilizzano coscientemente, bensì queste sgorgano dal
profondo dello spirito quando ci
si trova in una condizione di
"mushin" (vuoto). Nei testi tradizionali delle arti marziali si sostiene che: "Lo spirito nasce
quando vengono meno i luoghi
dove risiede", questa è una frase
tratta dal "Sutra del Diamante"
che si vede spesso nei templi
zen dipinta su calligrafie.
Si ha la tendenza a ritenere che
l'espressione "Spirito-TecnicaCorpo" sia valida solo in rapporto a situazioni particolari come le
arti marziali, le belle arti o lo
sport, ma non è così. Ad esempio, così come le grandi industrie
che si appoggiano alle eccezionali abilità tecniche degli artigiani
di piccole imprese, esistono dottori, ricercatori e amministratori
che padroneggiano le "tecniche"
in modo eccellente: l"'essenza"
della tecnica è un principio comune a tutti.
Come si deve praticare?
La pratica è come prendere un
SHINBUNEWS
treno: sin dall'inizio è necessario
stabilire la destinazione. Leonardo da Vinci sosteneva che quando si fa un esperimento si deve
sempre seguire una teoria sistematica di fondo. Coloro che fanno solo esperimenti, senza ricorrere alla teoria, è come se navigassero su di una nave, in balia
dell'oceano, senza possedere
una bussola: non sanno assolutamente dove arriveranno.
Il grande maestro di spada, Yagyu Jubei (1607-1650), affermò:
"nell'apprendere l'arte della spada si può utilizzare il metodo dei
principi ("Ri") o il metodo della
tecnica ("Waza"). Entrambe le
strade sono valide, ma chi opta
di seguire la strada dei principi
avanzerà più rapidamente di chi
sceglie la seconda strada". Leggendo gli scritti di Yagyu Jubei si
realizza che ciò che lui chiama
"principi" corrisponde esattamente alla condizione dello spirito di cui si è parlato prima.
Cosa è importante quando si
inizia a praticare?
Di massima importanza per la
pratica è il controllo del ki
("Choki") attraverso gli esercizi
di respirazione "Kokyuho" (=Pranayama) . Rafforzando
la forza vitale, si progredisce rapidamente nelle tecniche e tutte
le attività dell' individuo subiscono un' intensificazione, ma l'esito
finale (cioè il successo o il fallimento) dipende dal grado di
controllo del metodo attraverso il
quale la forza e saggezza dell'universo vengono padroneggiate.
Praticando molto intensamente
"Kokyu-ho" nell'allenamento di
Aikido non è raro che, senza accorgersene, una malattia ritenuta
difficilmente guaribile guarisca
spontaneamente, con grande
stupore e gioia sia dei medici
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che dei pazienti.
Qualsiasi cosa si faccia, affinché
la tecnica si possa manifestare
spontaneamente, si deve praticare in modo che l'intero sistema nervoso possa soddisfare in
modo naturale le esigenze
(richieste) dello spirito. Per questo motivo, l'apprendimento del
"Kokyu-ho", che rappresenta il
fulcro delle pratiche studiate e
applicate per millenni in India,
Cina e Giappone, è un tipo di
allenamento importantissimo
per l'unificazione fra spirito, tecnica e corpo.
La fisiologia moderna, così come viene insegnata nelle scuole,
considera la respirazione come
un semplice processo di scambio fra ossigeno e anidride carbonica. Nelle tecniche respiratorie orientali si pone l'enfasi sul
fatto che il sistema della respirazione, altamente evolutosi su
questa terra, permettendo al sistema nervoso di "accogliere" la
forza e la saggezza originarie
dell'universo, rappresenta un
metodo per incrementare la forza vitale ed è per questo motivo
il fondamento dell'esistenza.
L'importanza del "Kinorenma",
che si basa sul "Kokyu-ho", è
stata predicata nei secoli da innumerevoli predecessori. E'
quindi molto importante praticare
sempre il "Kinorenma" quotidianamente.
Un famoso uomo politico dell'era
Meiji, Katsu Kaiju (1823-1899),
affermò una volta: "Anch'io sarei
voluto diventare famoso come
Shirai, ma purtroppo non ci sono riuscito". Si riferiva a Shirai
Toru, maestro di spada della fine del tempo Edo (1600-1868),
che a causa di pratiche eccessivamente rigide aveva messo in
serio pericolo la sua sua salute.
Grazie al metodo di respirazione
(chiamato "Shinsen rentan"),
descritto dal maestro Zen, Hakuin Zenji (1685-1768) riuscì a
guarire completamente e in seguito aprì nuovi orizzonti nell'ambito dell'arte della spada,
sostenendo che la respirazione
e l'allenamento del ki fossero
metodi che tutte le persone che
si occupano delle arti avrebbero
dovuto osservare. E' interessante osservare che la tecnica respiratoria illustrata da Hakuin
viene praticata prima di addormentarsi, nella fase subito precedente al sonno, quando si è
particolarmente sensibili a ricevere delle suggestioni.
L’ IO, lo Spirito, il Corpo
Negli scritti del Maestro Nakamura Tempu viene enfatizzato il
concetto che se non si crea una
netta distinzione fra l "'io" e lo
"spirito, non si perseguire alcun
un metodo di pratica. Egli sosteneva che: "Spirito e corpo sono
solo "strumenti" per permettere
la materializzazione del "vero io"
nel mondo fenomenologico" e
che si deve usare questo concetto, adattandolo abilmente, per
incoraggiare (incentivare) costantemente la completa espressione delle proprie capacità.
Relativamente al rapporto fra
spirito e corpo, il Fondatore dell'Aikido, Ueshiba Morihei, disse:
"Immaginate che lo spirito sia il
praticante e il corpo il dojo
(luogo in cui si pratica)". Generalmente è più facile comprendere quest'affermazione immaginando che lo spirito sia il musicista e il corpo il suo strumento.
Più un musicista si esercita, più
diventa abile, il suo corpo (o
strumento) diventa così accurato
e otterrà uno strumento sempre
più sensibile.
S H I N B U NE W S
Ma fino a che livello i sensi dell'uomo possono essere raffinati
e sensibilizzati? Se l'epoca lo
esige non esistono dei limiti.
Sappiamo che oggi la tecnologia
d'avanguardia è supportata dal
lavoro manuale di artigiani di
grande talento. Uno studente del
"Kirenkai", il club di Aikido dell'Università di Tokyo, che ha avuto
la possibilità di effettuare un periodo di studio pratico presso una fabbrica di nota compagnia
che produce strumenti ottici, ha
raccontato che le lenti d'alta precisione più moderne vengono
portate a compimento grazie al
lavoro manuale di artigiani estremamente esperti che lavorano
sulla base di infinitesimali. Questi abili artigiani usano gli stessi
strumenti che venivano utilizzati
100 anni fa anche se nei depliants illustrativi di questa ditta
si può leggere che la deviazione
dei piani è incredibilmente di solo 0,05 mikron.
In passato, fra gli esperti di arti
marziali il libro di Kuroda Ryo dal
titolo "Ricerche sull'intuizione"
era considerato di particolare interesse. Nel seguito di questo
volume, c'è una capitolo intitolato "L'occasione" (il giusto momento), in cui si fa riferimento
all'istante in cui la freccia si stacca dalla corda dell' arco o in cui
viene lanciata una palla a terra
descrivendo la condizione della
posizione prima che si verifichi
l'azione.
.
In entrambi i casi si tratta di movimenti estremamente delicati e
la condizione necessaria per realizzarli è che si siano stati dei
corrispondenti preparativi. Gli
uomini, grazie a dei particolari
lavori o speciali allenamenti,
possono acquisire un corpo che
lavora in modo estremamente
fine (delicato), di cui vi sono vari
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esempi nello studio della
"micrografia".
Si tratta di alcuni esperimenti fatti dal Professor Miyake , studioso della Facoltà di Fisiologia dell'Università di Kyoto i cui risultati
furono pubblicati nel 1934. Un
esperimento consisteva nello
scrivere, con inchiostro e pennello, su un pezzetto di carta di
un centimetro quadrato, 1000
ideogrammi cinesi, e questo in
sole 2 o 3 ore di tempo. In un
altro esperimento si richiedeva di
scrivere all'interno di in un quadrato dai lati di 1,5 cm. un testo
della tradizione giapponese: un'intera antologia delle poesie di
100 poeti... ... completa di ritratti
a colori dei poeti!
Questo esperimento fu portato a
termine in 5 ore. Leggendo i risultati della ricerca, viene spiegato che se si fissa intensamente la punta del pennello, si tiene
il pennello immobile nella mano,
immaginando mentalmente di
scrivere nello spazio che separa
la carta dai propri occhi, allora la
punta del pennello comincia a
scrivere muovendosi da sola.
Naturalmente il fattore del talento individuale esiste, ma da questi esempi si può capire che più
si raffinano le proprie capacità,
più sorprendenti saranno i risultati che si otterranno.
Spirito-Tecnica-Corpo e la vera natura umana
L'Aikido è un'arte marziale che è
stata sviluppata e studiata durante l'era Showa (1925-1988) E'
nato come un'arte per il combattimento reale in seguito alle esperienze della Seconda Guerra
Mondiale, vissute in prima persona direttamente al fronte, ma
non a scopo distruttivo, bensì
basandosi sulla tradizione giapponese dell'amore universale e
ponendosi come obbiettivo il reciproco perfezionamento di ki,
spirito e corpo come contributo
all'evoluzione dell'universo. Attualmente sono molte le persone
che si sono unite allo spirito
dell"'aiki" nei vari paesi del mondo.
Attualmente nel mondo esistono
molti metodi di allenamento, la
maggior parte dei quali si basa
su pratiche della filosofia indiana
dello yoga (Rata Yoga o Raja
Yoga) adattate ai tempi moderni.
Per esempio, nel mondo dello
sport recentemente si usa l'''imagination training" (allenamento di
immaginazione) che si rifà ai
metodi di meditazione orientale
vecchi di millenni cui si sono ispirati gli scienziati dell'occidente. Anche per le forme tradizionali del budo giapponese questi
metodi erano ritenuti un tipo di
allenamento estremamente importante. I praticanti di Aikido
studiano metodi come "Muga ichinen ho", "Rensogyo", ecc.: se
ci si esercita quotidianamente e
con regolarità, non solo danno
ottimi risultati nella pratica delle
tecniche, ma possono anche essere utilizzati senza limitazione
alcuna in tutti gli aspetti dell' esistenza.
Lo spirito è il musicista e il corpo
è lo strumento: quando lo spirito
e lo strumento diventano
un tutt'uno, nasce una musica
impareggiabile che ci riempie di
gioia.
Realizzare l'unione di "spirito,
tecnica e corpo", l'unità dell'uomo: ritengo che questa sia la vera felicità.
TADA HIROSHI
Direttore Didattico Aikikai d'Italia
SHINBUNEWS
Esami Aikido
di Fabrizio Ruta
I passaggi di grado rappresentano un processo progressivo di
apprendimento fisico, tecnico,
mentale e spirituale che porta il
praticante ad acquisire competenze e conoscenze sia esteriori
che interiori facendolo crescere
nel corpo e nell'anima. Naturalmente, questa è una particolare
interpretazione di chi scrive e si
riferisce al mio personale modo
di intendere gli esami e non ha
quindi la pretesa di essere un
sistema assoluto.
Mu kyu (senza grado):
Chi arriva in palestra è una pagina bianca, un neofita che nulla
sa dell'arte che si appresta ad
imparare. Dentro di lui, si mescolano spesso aspettative irreali,
concetti erronei, paure. E' raro
che il principiante inizi il training
avendo ben chiaro il percorso
che affronterà, le sfide che si troverà ad incontrare, le gioie e le
difficoltà. Egli non sa nulla delle
qualità che andrà a sviluppare,
delle delusioni e delle scoperte
che farà. Non sa quanto durerà
questo viaggio, né se diventerà
una parte determinante della sua
vita o un semplice hobby, ma il
cammino di diecimila miglia inizia
sempre con un passo .
6° kyu:
Il livello di 6° kyu è quello introduttivo che permette al praticante di iniziare a conoscere l'abc
dell'aikido dandogli una prima
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rudimentale idea di cosa sia l'aikido e in cosa si differenzia dalle
altre arti. Inoltre, impegna praticante ad apprendere nomi, movimenti, tecniche, cadute e quindi
lo mette di fronte alla sua reale
voglia di continuare sulla via. A
questo livello, non è richiesta forza né efficacia nell'esecuzione
tecnica ma un movimento che si
svolga con linee chiare, direzioni
precise e una buona concentrazione. Anche uke (colui che attacca e "riceve" la tecnica), non
deve applicare forza né ostacolare il partner ma imparare a seguire il movimento di tori (colui
che esegue la tecnica) senza esagerare e con un intento determinato e nitido. Le tecniche da
apprendere sono su presa katate-tori ai-hanmi (la mano destra
afferra il polso destro corrispondente o la mano sinistra afferra il
polso sinistro). Questa è una
presa "didattica", di studio utile
per poter apprendere le tecniche
in maniera semplice e diretta
senza pensare all'aspetto di
"efficacia".
Nei mesi prima dell'esame l'allievo imparerà:
- a stare seduto in seiza (in ginocchio seduto sui talloni);
- Il rei (saluto iniziale e finale tra
il maestro e gli allievi);
- Shio-giri (movimento di taglio in
quattro direzioni nord - sud est - ovest, mutuato dalle tecniche di spada);
- Ikkyo undo (esercizio di base
per ikkyo);
- Shikko (camminata in ginocchio
in posizione di kiza, come seiza
ma con i piedi puntati, eseguita
sia in avanti che indietro);
- primi ashi-sabaki (spostamenti
dei piedi);
- Le ukemi (cadute) eseguite in
avanti (mae ukemi) e indietro
(ushiro ukemi);
- le tecniche di base su presa katatetori ai-hanmi
- ikkyo (omote e ura), shionage
(omote e ura), uchikaitensankyo
(omote e ura), kotegaeshi, iriminage (quest'ultima tecnica anche
su attacco di shomen), suwariwaza ryotetori kokyu-ho
- Per il 6° kyu la tecnica più difficile da apprendere è sicuramente kata-te-tori ai-hanmi uchikaiten sankyo.
5° kyu :
A questo livello vengono introdotte:
- le tecniche di kata-tetori gyaku-hanmi (la mano destra afferra il polso sinistro del
compagno o la mano sinistra afferra il polso destro) che portano
una maggiore difficoltà nell'ese-
S H I N B U NE W S
cuzione;
- il colpo di shomen-uchi[1](che
nel precedente esame viene solamente accennato) di fronte al
quale tori si trova a dover apprendere un miglior senso del
ritmo, del tempo e della distanza;
- l'attacco kata-tori (presa alla
spalla) che costringe tori ad acquisire la capacità di muoversi in
maniera circolare per omote
(ushiro-tenkan) e di spostamento
laterale esterno per eseguire la
forma ura;
- infine, si iniziano ad apprendere le tecniche in suwariwaza
(entrambi i partner praticano in
ginocchio nella posizione di kiza)
che rafforzano le anche e i piedi,
aumentando la forza nell'esecuzione delle tecniche.
Oltre alle cadute in avanti e a
quelle indietro, si devono apprendere le gyaku-ukemi (cadute
incrociate: partendo dalla guardia destra si arriva in guardia sinistra e viceversa).
A questo livello, non è ancora
richiesta efficacia né forza ma un
buon ritmo e una maggiore concentrazione e precisione.
Nuovi esercizi preparatori da apprendere per il 5° kyu sono:
- Kokyu ai-awase (respirazione a
coppie per armonizzarsi con il
partner)
- Tori fune e furutama
- Irimitenkan in suwariwaza
Probabilmente la tecnica più
complessa a questo livello è
shomenuchi nikkyo
[1] colpo di taglio con la mano eseguito dall'alto in basso, sempre in
arrivo ai-hanmi.
A questo punto, il praticante fa
un salto di livello sia in qualità
che in quantità.
Il numero di tecniche da apprendere sale in maniera progressiva
e anche la precisione richiesta è
molto maggiore. Non a caso, superando questo esame, si ottiene il "libretto blu" che indica concretamente il salto di livello.
La forza e la rapidità dell'attacco
aumentano e si iniziano ad imparare i movimenti circolari e laterali (iniziati a studiare con la presa katatori alla spalla) eseguendo le tecniche sull'attacco di yokomen che mescola le competenze apprese con la difesa su
shomen e katatori. L'uscita interna con ushiro tenkan riporta il
praticante alle tecniche di katatetori aihanmi del 6° kyu mentre
l'uscita esterna in avanti si ricollega alle forme in katatetori gyakuhanmi.
Ora uke deve imparare a seguire
ancora meglio il partner con
maggior forza, flessibilità e unione.
A questo livello, non si è più principianti ma non ancora avanzati
occorre, quindi, un maggiore impegno nella pratica: le ushiro ukemi vanno fatte senza appoggiare il ginocchio a terra alla fine
della rotazione mentre le mae
ukemi devono acquisire un buon
ritmo ed essere eseguite in maniera morbida, circolare e con
naturalezza.
Sarebbe utile apprendere anche:
- Tanden-no-kokyu (respirazione
per raff orzare il tanden
(baricentro)
- Happogiri (taglio in otto direzioni)
Le nuove competenze richieste
per questo livello sono legate a 2
nuovi attacchi: katate-ryo-tetori
(presa con 2 mani ad un polso,
chiamata anche morotedori) e
ushiro-ryo-tetori (presa ai due
polsi da dietro). E' pretesa anche
una maggiore efficacia, rapidità
e maturità nell'esecuzione.
La pratica delle tecniche in ginocchio deve apparire più fluida
e naturale.
Gli allievi giunti al terzo kyu dovrebbero iniziare, se non l'hanno
già fatto, ad avere delle nozioni
sull'uso delle armi.
A questo punto, ci si deve sforzare di dare un buon esempio ai
nuovi iscritti, insegnando con
gentilezza e fermezza le regole e
l'etichetta del dojo quando l'occasione lo richiede.
- Kokyu soren (sequenza di respirazioni insegnate dal M° Tada
durante il kinorenma)
- Ikkyo kaiten (esercizio rotatorio
di ikkyo)
(Continua…)
4° kyu :
3° kyu:
Pagina 9
SHINBUNEWS
Taisabaki
Tratto da “Aikido” Anno XXVIII N. 1, Testi e disegni F.Ruta/R.Tursi
OKURIASHI
Pagina 10
S H I N B U NE W S
La sequenza che viene mostrata
in queste pagine , in direzione
nord, si ripete uguale nelle altre tre
direzioni (est, sud e ovest) fino a
tornare nella posizione di partenza
(nord). Gli spostamenti vengono
Pagina 11
prima fatti a piedi paralleli (disegni
da 1 a 5), poi in hanmi sinistra
( disegni da 6 a 10) e infine con
hanmi destra (disegni da 11 a 15. I
disegni 16 e 17 mostrano come
passare alla direzione successiva
(est). Il disegno 17 diventa così la
posizione di partenza per ripetere
la sequenza in direzione est. Le
frecce indicano la direzione dello
spostamento che inizia sempre
verso il lato sinistro di chi esegue il
taisabaki.
SHINBUNEWS
Taisabaki
Tratto da “Aikido” Anno XXVIII N.2, disegni di Paolo Gissi
TZUGHIASHI
Pagina 12
S H I N B U NE W S
E' questa la seconda forma di taisabaki (spostamenti del corpo) nel
sistema ideato dal M° H.Tada. La
posizione di partenza è in direzione nord ed il senso di rotazione è
orario, da nord verso est, poi sud
ed ovest per ritornare infine alla
posizione di partenza. La sequen-
Pagina 13
za che viene mostrata in queste
pagine è il "modulo base" (riferito
alla posizione in direzione nord) il
quale viene ripetuto invariato nelle
altre tre direzioni (est, sud e ovest).
La bandiera rappresenta il punto di
riferimento centrale del Taisabaki.
Gli spostamenti vengono effettuati
prima a piedi paralleli con le gambe leggermente flesse (disegni da
1 a 9) e poi in hanmi sinistro
(disegni da 10 a 18) e infine in
hanmi destro (disegni da 19 a 27)
Il disegno 28 mostra infine come
passare alla direzione successiva
(est).
SHINBUNEWS
Gli esami si avvicinano…
Ovvero:
Vademecum semiserio su come affrontare l’esame
di Jacqueline Gentile
Gli esami sono alle porte…
Nello Shin-bu dojo, si respira una frizzante atmosfera di attesa:
i principianti, che affronteranno
l’esame per la prima volta, tentano di carpire qua e là informazioni di ogni genere dando il via ad
un confuso passaparola: sembra
un po’ il gioco del “telefono senza fili” con cui ci divertivamo da
bimbi, per cui, l’ultima persona, a
cui giunge l’informazione, ne riceve frammenti disordinati che
rielabora e da cui trae brillanti
deduzioni che provvede, poi, con
fare complice, a rimettere in giro.
I praticanti sono diventati numerosi, assidui ed energici come
non mai: si cimentano in mae,
gyaku ed ushiro ukemi nella modalità richiesta dal proprio programma di esame. A tal proposito, come ammonisce il Maestro
Ruta: “ se non sei ancora in grado di fare tali cadute, NAN T’SI
APPRESENTAN!”
L’allenamento si è fatto più faticoso e pesante come testimoniano l’alone di vapore che ricopre
lo specchio del dojo e le pozzanghere disseminate qua e là sul
tatami.
Dallo spogliatoio femminile, si
levano deliranti esclamazioni:
“Quant’è bello!”, “Se me lo chiedesse lui, farei anche cento mae
ukemi di seguito!”, “Io, intanto, mi
consolo guardando la sua foto
sul sito web, anche se…non gli
rende giustizia!” Elogi, ovviamente, indirizzati al Maestro che
giungerà da Roma per farci da
esaminatore: Dionino Giangrande, uomo carismatico e di bella
presenza (anche se la sottoscritta non ha ancora avuto modo di
constatare personalmente tale
beltade, mi fido ciecamente delle espressioni sognanti delle mie
compagne!).
Il Maestro Ruta si aggira, durante le lezioni, con fare minaccioPagina 14
so, tra i praticanti, distribuendo
ammonimenti, esortazioni ed avvertimenti sui comportamenti che
vanno tenuti o rigorosamente evitati durante lo svolgimento degli esami. Tali “consigli” possono
essere così riassunti:
1. Durante l’esecuzione delle
tecniche, evita di lanciare
sguardi al Maestro Dionino,
cercando la sua approvazione. Per le donne: tale monito
potrebbe essere complicato
da rispettare per noi ma se
provassimo ad immaginare
che, al posto del Maestro Dionino ci sia Alvaro Vitali ed, in
luogo del nostro uke, ci sia
George Clooney, il tutto potrebbe risultarci più facile.
2. Non ripetere il saluto cento
volte: se il saluto iniziale è già
stato eseguito, evita di inchinarti, ogni volta che ritieni il
Maestro ti abbia interpellato,
per salutare lui, il Maestro Ruta, Raffaello, Marianna, parenti ed amici e quanti rientreranno nel tuo campo visivo.
3. Non porre domande inutili tipo:
a. Devo fare la chiusura di
sankyo?
b. La presa è in ai-hanmi?
c. Cosa significa katatetori?
d. Si fa così?
e. Ho messo bene la cintura?
f. Maestro, crede che il keikogi mi doni?
Se hai dubbi, esauriscili approfittando della disponibilità
del Maestro Ruta, durante le
lezioni che prec edono
l’esame.
4. Pratica senza fermarti: se,
lanciando un’occhiata fugace
allo specchio, vedi il tuo viso
colorarsi di una bella tonalità
bordeaux e noti preoccupato
che i tuoi polmoni giacciono
inerti in un angolo del tatami,
continua così e sarai promos-
so! (Lo scoprirai dopo la respirazione bocca a bocca)
5. Esegui le tecniche nel più assoluto silenzio: sì, non urlare
anche se tori è in procinto di
stritolarti la mano con sankyo…
6. Mantieni la posizione in seiza
quando il Maestro spiega, non
incrociare le braccia sul petto
mentre lo ascolti, non appoggiarti al muro e ai tuoi compagni….Ah, dimenticavo: sì,
puoi respirare!
Ed ora: “detto tra di noi” ovvero
utili tecniche e strategie per sopravvivere all’esame (Maestro
Ruta, potresti saltare le righe che
seguono? ;- )):
1. Se il fiato ti sta abbandonando, con una mossa repentina
e con naturale disinvoltura, fai
in modo di slacciarti la cintura
del keikogi di nascosto per poi
riallacciarla in un angolo del
tatami, per riprendere fiato
(evita, però, anche di lavarla e
stirarla!). Avrai un amico in
più: il partner con cui stai praticando te ne sarà grato a vita.
2. Se il nome della tecnica richiesta dal Maestro risuona a
vuoto nella tua testa senza
richiamarti nulla, nemmeno
una vaghissima idea, afferra
con decisione il polso del tuo
partner costringendolo ad eseguire la tecnica per primo:
qui perderai l’amico acquisito
un momento fa.
3. Approfitta del momento delle
chiusure di sankyo e di kotegaeshi per riposarti; tenta di
assumere, malgrado lo sfinimento e le imprecazioni che ti
attraverseranno la mente,
l’espressione concentrata di
chi sta eseguendo meticolosamente le proprie azioni. Ricorda, però, che non puoi tirare all’infinito il braccio del tuo
S H I N B U NE W S
uke: abbi pietà di lui…
4. Quando pratichi da uke, sii
morbido e segui armoniosamente le azioni di tori, non opporre resistenza, non restare
in piedi ma, se la tecnica eseguita da tori si è rivelata una
schifezza, cadi ugualmente!
Gli inadempienti saranno attesi all’uscita…Eh, sì …la deliziosa armonia dell’Aikido!
Sperando che questo articolo
non giunga nelle mani
del
Maestro Dionino o meglio, sperando che non gli giunga prima
del mio esame, vi saluto augurandovi un buon keiko e, soprattutto: IN BOCCA AL LUPO!
Istruzioni per NON essere promossi
Ovvero:
Come farsi bocciare in 20 più una mossa
A cura della “Commissione Federale Trombati”
1) Presentarsi il giorno degli esami con un bel gi grigio-sporco profumato di sandalo.
2) Arrivare in ritardo a tutte le lezioni.
3) Arrivare in ritardo a due lezioni e cercare di intrufolarsi di nascosto.
4) Arrivare in ritardo ad una lezione e bofonchiare scuse penose sul traffico o sull’infarto domenicale del nonno.
5) Lasciare il cellulare acceso perché siate reperibili dalla mamma.
6) Parlare durante le lezioni di politica, di calcio o di donne.
7) Fare il filo alle ragazze (“ma che bell’ikkyo che hai!”).
8) Fare domande stupide a Dionino del tipo “perché porti il codino?”.
9) Quando il maestro ti corregge rispondere “giusto!”
10) Se l’obi si apre, andare sotto la foto di O’ Sensei per riallacciarla.
11) Prima dell’esame, andare dal maestro e lamentarsi del gomito del tennista, dell’alluce valgo, dell’ulcera ecc.
ecc. pregandolo di essere clemente con chi è stato così duramente colpito dal fato disgraziato.
12) La sera prima dell’esame, fare notte fonda e ubriacarsi.
13) La sera prima dell’esame, mangiare calzone di cipolla e tanto aglio.
14) Il giorno dopo l’ubriacatura (il giorno dell’esame! sic!), portare occhiali da sole sul tatami per nascondere gli occhi gonfi …
15) Farsi una sniffata di coca o bere 15 caffè.
16) Dimenticarsi il libretto o portarlo senza foto
17) Se sei una ragazza: fare gli occhi dolci al maestro
18) Se sei un ragazzo fare gli occhi dolci al maestro (con questa singola mossa, sei sicuramente bocciato senza
bisogno di altre motivazioni).
19) Svenire al decimo minuto della prima lezione.
20) Al posto di gassho, farsi il segno della croce.
20 + 1) Inventare una scusa per farsi perdonare ognuna di queste cose.
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SHINBUNEWS
Promemoria per Esami di Sesto Kyu
di Nino Passaquindici
Gassho
Posizione a mani giunte davanti al petto. In Aikido si
assume dopo il saluto iniziale prima degli esercizi di
respirazione.
Kokyu
Tecniche di respirazione
Ikkyo Undo
Partendo dalla posizione di hanmi (guardia di base dell'aikido) si sposta il peso in avanti mentre le braccia eseguono un movimento circolare che le porta diritte dai
fianchi fino all'altezza del viso con Il taglio della mano
rivolto in avanti. Quando il peso dei corpo viene riportato sulla gamba arretrata le braccia ridiscendono lungo i
fianchi con i pugni chiusi
Shi ho giri
Si taglia lo spazio intorno a sé in quattro direzioni usando le braccia come se fossero due spade.
Taisabaki
Movimenti dei corpo distinti in ashisabaki
(movimenti dei piedi) e tesabaki (movimenti delle
braccia)
Okuriashi
Questo passo permette un piccolo spostamento del
corpo ed è molto usato all’inizio delle tecniche per portarsi in una situazione più vantaggiosa rispetto
all’attaccante. Ci si sposta muovendo prima il piede
avanzato in avanti e poi facendolo seguire dal piede
posteriore per recuperare la giusta distanza tra le gambe (cioè quella pari all’ampiezza delle spalle).
(mae ashi irimi)
Tzughiashi
Permette uno spostamento maggiore rispetto ad okuriashi. In questo caso si muove prima il piede posteriore
che si va ad unire, toccandolo, al piede avanzato.
Quest’ultimo si sposta poi in avanti recuperando la distanza iniziale tra i piedi
Tenkan
Rotazione del corpo di 180° effettuata facendo perno
sul piede anteriore
Tenchiashi
Si sposta lateralmente ed indietro il piede avanzato seguito dall’altro piede che poi diventa quello anteriore
“entrando”.
Irimitenkan
Consiste in un passo in avanti (irimi) seguito da una
rotazione di 180 facendo perno sul piede avanzato
Humi-Kae
Cambio di guardia (in avanti , indietro o contemporanea
saltando)
Ushirotenkan
Movimento rotatorio a 45° con cambio di guardia
1^ e 2^ forma del m. TADA
Okuriashi e Tzughiashi nelle 4 direzioni
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S H I NB U N E W S
Shikko
Camminata in ginocchio
Mae Shikko
Camminare in ginocchio in avanti
Ushiro Shikko
Camminare in ginocchio indietro
Ukemi
Cadute
Mae Ukemi
Caduta in avanti
Ushiro Ukemi
Caduta indietro
Tachi-waza
Tecniche in Piedi
Attacco Katatetori aihanmi
presa al polso corrispondente (cioè la mano destra prende il polso destro o la mano sinistra afferra quello sinistro). Kata = una, te = mano; tori = prendere; han = metà; mi = corpo
Katatetori aihanmi Iriminage
IRIMI=entrare con il corpo, NAGE=proiezione. Quello base può essere considerato irimi-tenkan più kaiten. Durante l'irimi si passa all’esterno della guardia di uke, cingendo il collo con la mano libera. Con il tenkan si sbilancia il
suo corpo facendolo ruotare come semplice reazione allo
spostamento del nostro corpo. Successivamente si proietta uke eseguendo un kaiten o un irimi
Katatetori aihanmi Kotegaeshi
KOTE = polso KAESHI = torsione. E' una leva al polso.
Sì effettua prendendo il polso dei partner ruotando intorno al suo corpo con irimi tenkan e squilibrandolo con
kaiten. Quando uke cerca di ritrovare il suo equilibrio
viene proiettato (usando un passo laterale) e successivamente immobilizzato facendo leva sul polso. Kotegaeshi può terminare con una proiezione con caduta al volo
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SHINBUNEWS
Katatetori aihanmi Ikkyo
ICHI = prima KYO = chiave
La Prima immobilizzazione
Katatetori aihanmi Ikkyo Omote
Non appena il partner afferra il polso ci si sposta in avanti
(verso la parte frontale ed interna di uke) e lateralmente con
okuriashi, mentre si rovescia il braccio di uke facendo leva
sul suo gomito e sul polso. La tecnica continua fino a che il
partner non è portato, con due altri passi in avanti (irimi), a
terra dove viene finalmente immobilizzato. Questa tecnica
mima l'atto di estrarre una spada dal fodero e tagliare contemporaneamente l'avversario
NB: lo sguardo sbagliato: non deve essere rivolto verso uke
ma in avanti
Katatetori aihanmi Ikkyo Ura
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In questa forma si usano i passi irimi tenkan kaiten imprimendo al braccio e al corpo di uke un movimento a spirate
verso il basso (se avessimo in mano una spada eseguiremmo un taglio in diagonale chiamato kesa giri). Con il primo
passo (irimi) si schiva l'attacco afferrando il polso e il gomito
di uke. Il tenkan, ed il successivo kaiten, permettono invece
di squilibrare il partner portandolo prono a terra dove viene
immobilizzato nella stessa maniera vista per omote.
S H I N B U NE W S
Katatetori aihanmi ShiHoNage
Shi=quattro Ho=direzioni Nage=proiezione
Questa tecnica si può completare come un'immobilizzazione o una leva eseguita sull'intera articolazione dei
braccio. Si effettua imprimendo un movimento circolare
al braccio di uke che viene quindi trasmesso al suo Intero corpo ruotando poi intorno e sotto Il braccio che viene
così a trovarsi "arrotolato" e bloccato sulla spalla
Katatetori aihanmi Shihonage omote
non appena uke afferra il polso di tori questo fa okuriashi
irimi seguiti da un veloce kaiten (voltando la schiena a
uke) che permette di costruire la leva al braccio.
Katatetori aihanmi Shihonage Ura
i passi sono irimi (per spostarsi sulla parte esterna dei
corpo di uke) seguito da una rotazione con tenkan che
porta la schiena di tori e quella di uke a contatto. Infine
con un kaiten si porta il braccio di uke in leva.
Katatetori aihanmi uchikaiten Sankyo
San = terza Kyo = chiave
Per effettuare questa leva di base non appena il polso
viene afferrato, si passa sotto il braccio di uke e si esegue una torsione molto dolorosa al polso con un movimento a spirale verso l'alto. Tori taglia in avanti sbilanciando uke. La tecnica viene conclusa con l'immobilizzazione a terra eseguendo i passi irimi, tenkan e passo
indietro.
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SHINBUNEWS
Attacco Shomenuchi
fendente alla testa eseguito tagliando dall'alto verso il
basso. Sho = diritto; men = fronte; uchi = colpire
Shomenuchi Iriminage
si fa un irimi che serve per schivare l'attacco mentre si
afferrano il polso e il collo di uke. Con il tenkan si sbilancia il corpo facendolo ruotare come semplice reazione"
allo spostamento dei nostro corpo. Successivamente si
proietta uke eseguendo un kaiten o un irimi
Suwari-waza
Tecniche in ginocchio
Katatetori aihanmi Iriminage
Katatetori aihanmi
Ikkyo
Omote e ura
La tecnica è portata con le stesse modalità usate in tachiwaza
NB: lo sguardo nel disegno è sbagliato: non deve essere
rivolto verso uke ma in avanti
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S H I N B U NE W S
Il Praticante (si) racconta…
Sono Giacomo, ho trentotto anni
e, da quattro anni, frequento lo
Shin-bu anche se, all’inizio, non
assiduamente. Nel 2000, invece,
pensai di coltivare una grande
passione che ho avuto da sempre, quella della pittura. Conoscevo già un artista (uno scultore, per l’esattezza) che, tempo
fa, mi indirizzò alla meditazione
trascendentale: lo conobbi per
caso in un Ashram induista della
Valle d’Itria, situato nei pressi di
Cisternino. A quei tempi, lui vive-
Alchemia
va nel Sud della Francia, in Borgogna dove gestiva un atelier
d’arte. Mi ospitò amichevolmente
per iniziare ad ampliare la mia
ricerca iniziatica che confluì, poi,
Mi presento: mi chiamo Gaetano
ed ho iniziato la pratica
dell’aikido nell’aprile del 2004.
E’ stata un’amica che, praticando da due anni, mi ha convinto
ad iniziare. Da principio la prendevo in giro: non riuscivo a capire cosa ci trovasse in quelle tecniche eseguite con la complicità
dell’uke. “Non è per niente efficace” le dicevo, “tu riesci a fare le
tecniche solo perché l’altro cade
prima”. La mia esperienza nelle
arti marziali, fino ad allora, era
Pagina 21
nella pittura astratta espressionista.
Oggi, anno 2004/2005, col passare del tempo e frequentando lo
Shin-bu con allenamento costante e meditazione, sto riscontrando notevoli benefici a livello psicofisico nella pratica della grande arte marziale che è l’Aikido.
Fabrizio Ruta, il mio istruttore,
con sua moglie Sara ed il piccolo
Raffaello mi sono stati d’aiuto
nell’apprendimento; anche i miei
compagni lo sono stati, nonostante i conflitti di ogni natura
che sono inevitabili in tutti gli ambienti che ospitano più persone
diverse tra loro.
Sono al 4° kyu di una graduatoria che prevede sei passaggi prima di raggiungere la cintura nera.
Il mio atteggiamento nei confronti delle arti marziali, e dell’aikido
in particolare, l’ho concepito sin
dall’inizio come misteriosofico:
ogni praticante elabora, secondo
le proprie attitudini, una personale filosofia di maturazione. Simbolicamente, la spada serve per
andare oltre aprendosi un varco
nelle iniquità, il jo (bastone) è un
ramo d’albero fiorito ed il campo
di battaglia è un raduno di preghiera. Come nella vita, ci sono
fiumi da guadare e montagne da
scalare e noi non dobbiamo arrenderci, così nell’aikido crescerò nella forza e nell’onore del
stata il judo, quando ero ragazzo, ed il karate praticato a livello
agonistico fino alla cintura nera
di palestra. Cintura nera di palestra vuol dire che il maestro mi
faceva indossare la cintura nera
perché ero bravo, ma non ho
mai eseguito l’esame a livello federale. Quelle sì che erano arti
marziali nel vero senso della parola: ci voleva forza per eseguire
i kata a livello agonistico e nessuno in palestra li sapeva fare
bene come me.
Maestro Ueshiba.
Onegai Shimasu
Giacomo Dirutigliano
Studio Alchemico
Una breve poesia di Kahlil Gibran:
“Vi dico che l’addio non esiste.
Se pronunziato tra due esseri
che mai si incontreranno è una
parola non necessaria. Se è pronunziato tra due esseri che furono uno è parola senza senso
perché nel mondo dello spirito
esistono solo incontri e mai partenze ed il ricordo dell’essere amato cresce nell’anima con la
lontananza come l’eco delle
montagne al crepuscolo.”
Mi sbagliavo…
Ricordo che, una volta, questa
mia amica mi ha voluto dimostrare che non era tutto programmato e con un semplice ikkyo in ura
mi sono trovato proiettato a terra
non ricordo neanche come.
“Sicuramente mi ha preso di sorpresa” pensai. Comunque, un
po’ perché volevo fare attività fisica, un po’ per farla contenta mi
sono iscritto alla sua palestra.
Nel frattempo, mi ha prestato dei
libri da leggere sulla vita del fonSHINBUNEWS
datore Ueshiba Morihei e cassette video: ancora non ero convinto a pieno, ma sentivo crescere
in me una curiosità incontrollabile. Cercavo, infatti, su internet,
siti che parlassero di aikido, foto
del fondatore e qualsiasi cosa
potesse colmare questo mio desiderio di conoscenza.
Ci siamo, poi, iscritti su internet
ad un forum dell’associazione
Aikikai. Qui abbiamo conosciuto,
in maniera virtuale, tanta gente
molto appassionata che pratica
aikido in Italia; ci si scambia opinioni, consigli, ognuno dice la
propria, a volte con presunzione,
ma va bene anche così.
In questo modo, abbiamo conosciuto Alessio di Salerno, la mia
vera città. Sì perché, a Salerno,
sono stato dai 4 ai 14 anni ed è lì
che ho lasciato il mio cuore; poi
ho tanti parenti a Salerno e ci vado spesso. Bari è bella, ma Salerno è PIÙ bella. Ci ha, così, invitati ad uno stage a metà giugno. La mia passione per l’aikido
stava aumentando e così abbiamo accettato. Chiedendo il permesso al maestro, ci siamo trovati davanti un muro incomprensibile: ci ha fatto un mucchio di
domande ed un mucchio di problemi; voleva sapere quali maestri si esibivano, a che federazione appartenessero, e, comunque, noi non potevamo andare
perché Lui non era stato informato. A noi, questo tipo di comportamento non è piaciuto ma,
dal momento che lui era il maestro, gli abbiamo dato tutte le in-
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formazioni che voleva avendo
così il suo consenso. Lo stage è
stato bellissimo; il nostro amico
di Salerno in quell’occasione ha
preso il secondo dan della scuola di Tissier. Sono stati tutti molto
gentili ma io mi sentivo come un
pesce fuor d’acqua: praticavo da
poco più di due mesi ed ero imbranatissimo; comunque, questa
esperienza è servita ad accrescere ancora di più la mia curiosità.
Ed ecco la svolta. Questa mia
amica viene a conoscenza
dell’esistenza di una palestra,
sempre a Bari, che è iscritta
all’associazione Aikikai e decidiamo di andare lì ad assistere
ad una lezione.
L’aria che si respirava all’interno
del dojo è stata subito percepita
dalla nostra pelle (non mi riferisco all’odore acre del sudore!).
Ho notato una voglia di imparare
nei praticanti che, nella nostra
palestra, mancava. Ho percepito,
entrando, quello che avevo letto
sui libri del maestro Ueshiba, del
suo dojo, dell’impegno che ci
metteva nell’insegnare l’aikido.
Mi
ha
colpito
anche
l’arredamento del dojo, prettamente zen. Proprio quello che
cercavamo: non c’erano paragoni con quello che stavamo lasciando. Abbiamo fatto passare
l’estate, a settembre ci siamo iscritti ed in questo periodo la voglia in me è aumentata a livelli
incontrollabili. Ricordo una cosa
dell’altra palestra: ogni lezione
era per me come la prima lezione, praticamente
non
imparavo
niente o almeno
così mi sembrava. Adesso ad
ogni lezione, ad
ogni ora, ad ogni
minuto mi sembra
di imparare qualcosa: anche un
dettaglio insignificante per me è
importante.
Sono entusiasta
del Maestro Ruta:
ha tanto da insegnare e spero di
essere all’altezza. Voglio cercare
di coinvolgerlo anche in ambienti
fuori della palestra; ho a disposizione un fondo agricolo in prossimità di Modugno: sarebbe bello
praticare il kyudo (tiro con l’arco),
o fare lezioni di kinorenma
(respirazione).
Tempo al tempo, ora cerco di
praticare con assiduità, tenendo
conto degli impegni personali e
degli acciacchi dovuti all’età che
comunque non mancano.
Buon keiko a tutti.
Gaetano Nevola
S H I N B U NE W S
Il piacere di un libro di carta
(Dichiarazione di amore ai miei libri)
a cura di Fabrizio Ruta
Secondo alcuni, i libri stampati
su carta spariranno a favore di
quelli su supporto informatico.
Chi la pensa così non sa niente
del piacere della lettura: un libro non è solo un contenuto da
leggere: è molto di più.
Mi viene in mente che, forse,
quando vennero inventate le
lampadine, qualcuno avrà azzardato l’ipotesi della scomparsa delle candele … e invece le
candele si sono trasformate in
oggetti di arredamento e da
collezione, mai come oggi esistono così tante forme e colori.
Del resto, qualcuno vi ha mai
“invitato ad una romantica cenetta alla luce di un … neon!?”
Niente è paragonabile alla morbida e calda luce di una candela …
E che dire dei mobili in legno
fatti a mano? Dieci anni fa nessuno li voleva più: viva la comoda plastica! Oggi il legno ha
di nuovo la sua rivalsa.
Ma torniamo ai libri. Solo chi
ama leggere conosce il piacere
fisico dello sfogliare le pagine
di
un
libro,
sentire
l’inconfondibile odore della carta stampata di fresco, guardare
con occhi innamorati la linea
omogenea di forme e colori di
una collana completa e ordinatamente disposta nella propria
libreria … e poi l’amicizia antica
con quei libri amati, letti e riletti,
compagni di viaggi e avventure, ormai consumati, un po’
stracciati e dalle mille sottolineature. Libri che ci hanno aiutato
a passare sani di mente ore e
ore di code, di ritardi e di viaggi
sulle nostre ferrovie …
Allora compriamoci un bel libro
di carta, accendiamo una candela e godiamocelo seduti sulla
nostra solida scrivania di legno!
PS: Che senso ha questo articolo nella nostra rivista? Presto
detto: secondo i pensatori moderni ben presto sparirà la figura dell’insegnante in favore di
comode cassette (DVD!) didattiche … solo chi non è mai stato in un dojo può pensare una
stramberia del genere: non conosce l’odore dei tatami e del
sudore, il contatto con altri corpi, l’apprendimento non solo di
forme e movimenti ma anche
del piacere dello stare insieme!
Buon keiko a tutti!
Storie Zen
a cura di Vincenza Patruno
Un giovane andò da un maestro e gli chiese: "Quanto tempo potrò impiegare per raggiungere
l’illuminazione?" Rispose il maestro: "Dieci anni". Il giovane era sbalordito. "Così tanto?" domandò incredulo. Replicò l’altro: "No, mi sono sbagliato, ci vorranno venti anni". Il giovane chiese: " Perché hai raddoppiato la cifra?" Allora il maestro spiegò: "Adesso che ci penso, nel tuo caso ce ne vorranno probabilmente
trenta".
Nan-in, un Maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario
che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen. Nan-in servì il te. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il te, poi non riuscì più a contenersi. "E’ ricolma. Non ne
entra più!". "Come questa tazza" disse Nan-in "tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso
spiegarti lo zen, se prima non vuoti la tua tazza ?".
Pagina 23
SHINBUNEWS
Amore e Libertà
...o dipendenza e fuga?
di Fabrizio Ruta e Sara Magarelli
Riportiamo di seguito il tema che sarà affrontato durante il seminario “Amore e Libertà” che si terra
presso lo Shin Bu Dojo il 20 e 21 febbraio 2005. Chiunque fosse interessato può contattare Fabrizio
o Sara.
La crisi della coppia è sotto gli
occhi di tutti così come la difficoltà di comunicare e di trovare
un equilibrio tra dovere e piacere. Mai come oggi i partner si
trovano di fronte alla sfida di
reinventarsi nuovi modi e contenuti dello “stare insieme”.
Tutti tendiamo ad accusare il
partner della nostra infelicità e
a sperare che prima o poi capisca quanto sia sbagliato il suo
comportamento. Addossiamo
quindi a lui (o a lei!) la responsabilità della crisi e il compito di
cambiare abitudini e atteggiamenti. Così facendo però perdiamo la possibilità concreta di
fare noi qualcosa per la nostra
relazione e per noi stessi.
Quello che proponiamo è di
guardare la nostra parte, di vedere il nostro contributo negativo alla crisi, per guadagnarci il
diritto di vivere le relazioni in
equilibrio tra amore e libertà.
In questo seminario esploreremo la dimensione dell’intimità e
dell’indipendenza nell’ambito
delle relazioni affettive e di coppia. In una relazione sana c’è
un buon equilibrio dinamico tra
i due bisogni essenziali del
“calore dello stare insieme” e
del “respiro legato ad un proprio spazio indipendente” dal
partner.
Uno dei due partner esprimerà
tendenzialmente di più il bisogno di “amore” e l’altro di
“libertà” e sarà proprio questa
differenza che li farà innamorare uno dell’altra. Ma ciò che
“unisce all’inizio divide in seguito” per cui queste due esigenze
contrapposte scavano ben presto un fossato e lei potrà dire
“sei sempre lontano, non mi dai
mai un bacio, io si che ti amo:
prova ne è che voglio sempre
stare con te!” Lui invece: “io ho
bisogno dei miei spazi, delle
mie amicizie mentre tu sei troppo asfissiante. L’amore soffoca
e muore nella troppa vicinanza”.
Entrambe queste due richieste
sono sane ma posseggono anche un aspetto in ombra quando:
- si confonde la dipendenza affettiva per troppo amore
- il fondersi con il confondersi
- la tenerezza con la paura di
rimanere soli
e quello di libertà in un altro …
In questo seminario lavoreremo
sulla comunicazione, sulle
proiezioni, sulla maschera e
sulla paura dell’intimità focalizzando l’attenzione su un modello sano e adulto di relazione
dove trovano spazio le esigenze di entrambi in un delicato
equilibrio di amore e libertà. Le
esperienze proposte saranno
finalizzate a lavorare sul corpo,
entrare in contatto con le emozioni e prendere consapevolezza degli schemi mentali ereditati dal contesto familiare e socio-culturale.
- la paura dell’intimità con
l’essere indipendenti
- la libertà con l’estraneità
- l’avere dei confini ben delineati con la freddezza emotiva
…
A volte cambiando partner si
invertono i ruoli e si sperimentano esigenze opposte a quelle
vissute precedentemente, oppure il bisogno di intimità viene
sentito di più in un certo ambito
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S H I N B U NE W S
Modi di dire … Made in Japan?
a cura di Ci Nontisintben
Pensiamo di fare cosa gradita ai nostri lettori più colti ed attenti alla cultura e alla lingua dell'estremo oriente
mediterraneo fornendo un vocabolario delle parole più usate in quelle lontane terre. Per chi volesse recarsi
(coca-)colà, raccomandiamo di impararle alla memoria. Per la pronuncia esatta, basta far finta di parlare
come se si stesse mangiando una cozza cruda ...
Jap: A muzzi Ita: A manciate, in quantità non ben definite
Jap: A un certo livello Ita: Di classe!
Jap: Acchiamind stu panoram! Ita: Guarda questo ben di Dio
Jap: Annusce u mmire Ita: Può cortesemente portare un'altra caraffa di vino?
Jap: Ascinne dall'elicott:r Ita: Torna con i piedi per terra, non fantasticare
Jap: Auand'! Ita: Attento!
Jap: Aueee'! Ita: Egregio signore abbia la compiacenza di prestarmi un attimo della sua attenzione (anche
al plurale)
Jap: Babbione Ita: Persona un po' dolce di sale
Jap: Bell bell! Ita: Non avere fretta!
Jap: Ce rimmat'! Ita: Che porcheria!
Jap: Ce tip'! Ita : Che personaggio pittoresco!
Jap: Cambiare l'acqua alle olive Ita: Andare a fare pipì
Jap: Capisci! Ita: (Intercalare molto usato)
Jap: Capooo!! Ita: Usato per chiamare il Maitre, il Cameriere, o il Custode
Jap: Caricacchiacchiere Ita: Persona dalle molte parole e dai pochi fatti
Jap: Citt citt a'ffa la jos! Ita: Per cortesia fate meno baccano!
Jap: Ciungomma Ita: Chewing gum
Jap: Cund'ue Ita: Non ce ne importa nulla, ce ne freghiamo
Jap: Dia dà nu tuzz' Ita: Se non la smetti mi vedrò costretto a colpirti con una testata
Jap: E mò si ttu! Ita: Ed ora sei tu!
Jap: Flippato Ita: Momentaneamente o perennemente rincretinito
Jap: Gibillero Ita: Baldoria, Caos piacevole
Jap: Gocciadavè Ita: Che ti prenda un colpo!
Jap: iapre l'ecchie! Che ad achiute non ge vole nudd'! Ita: (In risposta ad una offesa) Apri gli occhi! Che a
chiuderli è molto facile!
Jap: Live le man dauppane Ita: Codesta se permette è roba mia!
Jap: Megghie a ffart' na vstut'! Ita: Esclamazione verso chi mangia tanto
Jap: Mò! Ita: Adesso
Jap: Moooh!! Ita: Esclamazione di stupore
Jap: Mooh, e ci è ddo! Ita: Ma guarda che posto carino!
Jap: Mò mange! Ita: Eh, stiamo freschi! Eh, campa cavallo..!
Jap: P'gghià nu pr'quech Ita: Fare una papera
Jap: Piciacchina Ita: Ragazza carina da circuire
Jap: Puerc! Ita: Porco!
Jap: Rid m'bacce a sta f'lar d' vttun! Ita: Letteralmente: Ridi in faccia a questa fila di bottoni (sempre che si
indossi un 501)
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Jap: Rifaldo Ita: Imitazione grossolana (riferito a una persona o un prodotto)
Jap: Sciacqualattuga Ita: Persona che non vale una lira
Jap: Sciampista Ita: Donna molto appariscente dal facile pettegolezzo
Jap: Scimmiatore Ita: Gigolò da quattro soldi
Jap: Sdreus Ita: Soggetto anomalo, oppure oggetto dalla forma inusuale o storta
Jap: Sgamuffa Ita: Imbroglietto da quattro soldi
Jap: Si ccapsciut cazz ch fcazz e chigghiun ch llambasciun! Ita: Hai preso lucciole per lanterne!
Jap: Si ppropie du iun! Ita: Sei proprio ingenuo ! (il comitato di Napoli iun non c'entra)
Jap: Sciamaninne, sciam'! Ita: È' ora di rimboccarsi le maniche!
Jap: Sort d' c:zzalon'! Ita: Dicesi di persona un po' rustica, quasi ruspante
Jap :Sort de perchia! Ita: Che bella ragazza !
Jap: Stare alle cozze Ita: Aver alzato un po' il gomito
Jap: Statt' bbun! Ita: Ciao, arrivederci!
Jap: Tacchiisce!! Ita: Gira i tacchi e vattene, Stai alla larga!
Jap: Ti dò gusto Ita: La tua idea mi entusiasma
Jap: Tufagn Ita: Duro di comprendonio
Jap: U curt' non arriv' e u frascech' non ammandene! Ita: Ma non ti va bene niente?
Jap: U mee'!! Ita: (Vedi Capoo!) (per richiamare l'attenzione)
Jap: Uagliò! Ita: Ragazzo! (anche plurale)
Jap: Uè la zamp'! Ita: Versione femminile di Sort de C:zzalon'
Jap: Uè sciangat'! Ita: Ehi, tu che zoppichi!
Jap: Uè spadriat'! Ita: Ehi tu, apolide!
Jap: Una storia di gomma Ita: Una situazione alquanto insolita
Jap: Vattinn' au larg Ita: (Vedi Tacchisce)
Jap: Vattinn' và! Ita: Ma va, burlone!
Jap: Villacchione Ita: Persona poco affidabile
Jap: Zite de Cegghie Ita : Zitella (usato anche per definire colui o colei che sono rimasti con un pugno di
mosche in mano)
RUTA DIXIT:
“Il maestro è un po’ tiranno…”
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Dizionario giapponese-italiano
a cura di Jacqueline Gentile
(lettere G … N)
G
Gaeshi = Torsione
Gari = Falciata
Gassho: Posizione di concentrazione con le mani congiunte
Gedan = Basso. Livello più basso. Spada o mani posizionate all’altezza più bassa
Gedantsuki = Pugno al basso ventre
Gi = Il costume (kimono) per le arti marziali (si pronuncia “ghi”)
Go = Cinque
Gokyo = 5° immobilizzazione con pressione sul gomito a polso piegato
Goshi o Koshi = Anca,fianco
Gyaku = Invertire
Gyaku hanmi = Posizione invertita. La posizione in cui entrambi i partner tengono avanzato il piede opposto
H
Hachi = Otto
Hachi mawashi = Torsione della testa
Hai = Si
Haishu = Dorso della mano
Haisoku = Collo del piede
Haito = Dorso interno della mano
Hajimeru = Cominciare
Hajimè = Cominciamo
Hakama = Gonna pantalone che fa parte del costume dell’Aikido e di altre arti marziali
Hammi handaki wasa = Tecniche eseguite con un componente in ginocchio ed uno o più in piedi.
Hanmi = Posizione semiaperta o di profilo .E’ la posizione base dell’Aikido con i piedi angolati a formare un triangolo
Happo = Otto direzioni
Happo giri = Taglio su otto lati
Hara = Punto vitale dell’uomo posto, nella regione addominale, quattro dita sotto l’ombelico, tra questo e la colonna
vertebrale
Haragei = Arte di concentrare il proprio pensiero, lo spirito e le energie vitali nell’hara
Hidari = Sinistra
Higi o Hiji = Gomito
Hiji kime osae = Torsione del braccio con pressione sulla spalla e gomito
Hiki = Tirare
Hiza = Ginocchio
Hon = Origine, radice, fondamentale
I
Ibuki = Tecnica di respirazione sonoramente percepibile che “parte” dal ventre
Ichi = Uno
Ichiban = Primo. In giapponese, si usa questo termine per indicare tutto ciò che è di prima qualità
Iie = No
Iki = Respiro.Viene riferito all’atto fisico della respirazione mentre kokyu identifica i significati cosmologici più profondi celati nella respirazione
Ikkyo = 1° immobilizzazione
Irimi = Interno; entrata diretta nella guardia dell’uke
Irimi nage = Lancio in entrata. Proiezione diretta in entrata
Irimi tenkan = Uno degli spostamenti (taisabaki) dell’aikido
Iuji karami = Torsione del braccio
J
Jo = Bastone
Jo dori = Afferrare il jo .Tecniche per disarmare l’avversario armato di jo
Jodan = Alto. Livello superiore. Impugnatura della spada o posizione delle mani all’altezza
alta
Ju = Dieci
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K
Kaiten = Cambio del fronte di attacco ottenuto ruotando il corpo sulla parte anteriore del piede
Kaitenage = Proiezione in rotazione
Kamae = Guardia, posizione di combattimento che viene tenuta quando si fronteggia un avversario
Kata = Modelli fissi. Sequenze prefissate di movimenti utilizzate nelle arti marziali come tecniche di apprendimento
Kata = Spalla
Kata dori = Presa alla spalla sinistra con mano destra o viceversa.Una sola mano
Katadori shomen uchi = Presa con mano sinistra su spalla destra (o viceversa) attacco di shomen
Katana = Spada giapponese
Katate dori = Presa con la mano destra su polso sinistro o viceversa.Una sola mano
Katate ryote dori = Presa a due mani su polso destro o sinistro
Ki = Energia interna,energia vitale, soffio vitale dell’universo. Elemento essenziale di tutti gli aspetti della cultura
orientale (nelle scienze e nelle arti ) il cui significato si chiarisce solamente attraverso l’esperienza diretta
Kiai = Il ki nella sua pienezza. Si manifesta attraverso un urlo che proviene dal profondo di noi stessi (sul piano
spirituale è la manifestazione dell’energia vitale)
Kihon = Fondamentale
Ki no nagare = Flusso del ki
Ko = Espirare
Kokyu = Il respiro che dà la vita. Quando il proprio kokyu è pieno e profondo, si è allora in armonia con l’Universo
e con ciò che ci circonda
Ko Kyu ho = Tecniche di respirazione-meditazione (attuate per realizzare il proprio kokyu tranquillizzando il proprio spirito)
Koshi = Parte del corpo che comprende le anche
Kote = Dorso della mano
Kyo = Principio d’insegnamento
Ko kyu nage = Lancio in avanti
Koshi nage = Proiezione sulla schiena
Kote gaeshi = Proiezione con rotazione e torsione del polso
Kubishime = Al collo con il braccio come per strozzatura
Kyu = Gradi degli allievi da cintura bianca a marrone
Kyu = Inspirare
M
Mae: In avanti, frontale
Mae geri = Attacco frontale con il collo del piede o con la pianta del piede
Maai = Distanza di combattimento.Varia a seconda dell’altezza e se i due partner impugnino armi o meno
Mae ukemi = Caduta in avanti
Mawashi = Un giro,una rotazione
Men: Faccia, volto
Menuchi = Attacco
Migi = Destra
Migi hanmi = Posizione obliqua destra
Mokuso = Meditazione
Morote dori = Impugnatura a due mani
Mukyu = Un allievo che non possiede ancora nessun grado kyu
Mune dori = Presa con mano al bavero (parte Mune dori menu uchi=presa al bavero con mano destra o sinistra
ed attacco shomen con l’altra mano
media)
N
Nage = Lancio,proiezione
Nage no kata = Forme di proiezione di tori nei confronti di uke
Neji = Vicino
Ni = Due
Nidan = Secondo dan
Nikyo = 2° immobilizzazione
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I Pensieri di O’ Sensei
a cura di Gaetano Nevola
Come un torrente montano
Viviamo in un mondo in cui il materialismo prevale. Potrebbe essere un mondo ben
diverso se lo spirito dominasse la materia. E’ tempo che i valori dello spirito si facciano avanti per espellere ogni meschina materialità dal centro delle nostre vite. Finché i
valori dello spirito resteranno nell'ombra il mondo rimarrà in uno stato disastroso.
Coloro che si allenano nelle arti marziali dovrebbero cercare di comprendere i fenomeni dell'universo dal punto di vista del Bu.
Da un torrente montano, per esempio, possiamo apprendere come comportarci di
fronte ad un ostacolo. Le innumerevoli tecniche dell'Aikido possono nascere da ogni
fenomeno naturale. E' necessario allenarsi con cura senza tralasciare di osservare
anche il meno importante degli aspetti e mutamenti della natura.
Quando mente e corpo sono in perfetta unione, l'uomo si fonde con l'universo, e quasi
una eco risuona dall’uno all'altro. Questa eco genera calore, luce e forza da cui hanno
origine le arti marziali. Pertanto la missione dell'Aikido è quella di dar vita ad un'arte
marziale che risponda all'eco dell'universo.
Quando mente e corpo sono uniti, allora nascono le tecniche. Dalla vostra mente scaturiranno infinite tecniche. E' importante, però, che le tecniche si conformino alle verità
dell'universo. E', quindi, necessario possedere un corretto atteggiamento mentale.
Non ci si può allenare seriamente ed intensamente nelle arti marziali se si persiste nei
propri egoistici desideri. Essere egoisti ed allenarsi non realizza una corretta arte marziale. Continuare su questa strada sbagliata non può che portare sventura.
Se si ha la disposizione mentale di unire il proprio corpo all'universo, questo avviene
realmente. Credetelo fermamente e sarete capaci di essere al centro dell'universo.
Questo è il vertice delle arti marziali.
Non lottate con l'universo o finirete con lo spezzare il vostro spirito. E' impensabile avere una mente separata dall'universo. Se la vostra mente è in conflitto con l'universo
il vostro corpo sarà distrutto.
Come la vostra mente si affina vi unirete all'universo, inconsapevolmente.
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Le bacchette cinesi
a cura di Gaetano Nevola
L’uso delle bacchette in Cina risale al periodo Shang (1766-1123 a.C.), sebbene non si possa stabilire
con esattezza quando esse sostituirono completamente le dita, delle quali possiamo considerare il
prolungamento.
Possiamo dire, quindi, che esse siano il progressivo raffinamento degli usi per quanto concerne il rito
del cibarsi, allo stesso modo dell’introduzione delle sedie intorno al tavolo.
In origine si chiamavano zhu, vocabolo dal significato connesso al concetto di "aiutare". Ma la sua assonanza con la parola finire, considerata di cattivo auspicio, fece sì che il termine venisse progressivamente mutato in kuaizi, "ciò che è veloce".
Non esiste un modo unico di impugnare le bacchette: essenziale è che esse possano tenere saldamente il cibo per portarlo alla bocca.
Possiamo trovare una spiegazione, di come vengono usate le bacchette, nell’acuta
osservazione cinese che fa notare come a un bambino venga naturale usare le bacchette molto vicino alle punte, come se toccassero il cibo con le dita, per poi salire
verso la sommità nell’età matura, percorrendo su di esse un cammino che va di pari passo con quello della propria vita.
Come ben sappiamo i cinesi usano le bacchette per mangiare, così come noi usiamo le forchette ed i
coltelli, e le usano con la stessa facilità e naturalezza con cui noi maneggiamo le nostre posate.
Esistono differenti modelli di bacchette, infatti, mentre i cinesi usano quelle con la punta smussata, i
giapponesi preferiscono quelle appuntite.
Possono essere fatte d’avorio, di plastica, d’argento e persino di giada ma le piu’ comuni, quelle che
spesso troviamo nei ristoranti anche qui in Italia, sono di legno o di bambù e sono le migliori soprattutto perché quelle in plastica hanno la tendenza a deformarsi a causa dei continui lavaggi in acqua
calda.
Naturalmente, tutti i cibi cinesi e giapponesi sono cucinati in modo che sia facile prenderli con le bacchette.
Uso delle bacchette
1) Poggiare una delle bacchette nella fossetta tra il pollice e l’indice mantenendola con la punta in
basso poggiata sul dito medio. Questa e’ la bacchetta che rimane fissa
2) Poggiare l’altra bacchetta tra la punta e la parte centrale del dito indice piegato, usando la punta
del pollice per mantenerla stabile.
3) Per prendere una pietanza, muovere la bacchetta superiore con l’indice ed il dito medio. Le punte
riunite dovrebbero combaciare
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Concorso “Trova l’Errore”
L’errore da trovare nel numero zero era stato diligentemente occultato nel dizionario giapponese-italiano
(pag.33) alla lettera D: l’attuale Doshu è Moriteru Ueshiba, figlio di Kisshomaru.
Il vincitore del concorso è...tata tataaaaa….suono di trombe…… Valeria Gambacortaaaaaaaaaaa, che ha
inviato la sua risposta alla redazione via e-mail con un sms dal suo fantastico telefonino che fotografa, filma, le fa da radio la mattina, le canta la ninna nanna prima di andare a letto, pedicure e manicure nel fine
settimana, ed tante altre cose che non ci ha detto perché alla sua età (eh...le tredicenni!) è ancora un po’
timida e certe cose non le dice.
Complimenti Valeria! Puoi rivolgerti al “redattore con la barba” (come l’ha definito qualcuno…) per ritirare il
premio.
Concorso “Vota la Foto”
La foto più votata è stata la N.1, ovvero “Ciao mamma, guarda come mi diverto!”
Soluzione dei “Giochini Zen”
Prima che altri praticanti si trasferiscano dal dojo al reparto di neuropsichiatria intensiva alla ricerca di false soluzioni, riteniamo doveroso svelare la VERA soluzione al giochino zen n. 1, anzi al primo giochino
zen n.1 pubblicato sul numero zero, che ci ha gentilmente fornito una praticante. La suddetta praticante ci
ha chiesto di restare anonima perché, in caso contrario, potrebbe perdere la sua privacy in quanto da
questo momento in poi tutti la cercherebbero per trovare le migliori soluzioni a tutti i problemi irrisolvibili
che affliggono la natura umana. La soluzione che ci ha fornito è la seguente: “visto che ogni lato del rettangolo, essendo una linea, è composta da punti, il puntino al centro va unito con ogni punto presente sulle linee che formano i quattro lati del rettangolo”. Lei lo ha fatto e poi ha chiesto un risarcimento danni alla
redazione per le 40 biro che ha consumato!!!
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La Redazione ringrazia…
Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla pubblicazione di questo numero, ricordandovi che il materiale inviato non ancora pubblicato non viene cestinato ma conservato premurosamente
per i prossimi numeri. Continuate a scriverci, a darci il vostro parere, i vostri consigli, la vostra disponibilità, e ad inviarci quello che vi abbiamo richiesto e che...già sapete!
Un grazie particolare a Roberto (il piccolo) e Alessandro (l’attore) per aver stampato le copie del numero
zero.
Ci sembra doveroso, vista la quantità di contributi che ci ha fornito, ringraziare il M° Ruta che, approfittando di un suo prolifico momento creativo ci ha illuminati con “perle di saggezza”.
Sperando che le tecniche illustrate siano d’aiuto per la preparazione agli esami (sempre più vicini!), ci auguriamo che anche questo numero incontri il vostro favore e vi diamo appuntamento alla prossima uscita
dello ShinBuNews!
SHINBUN EWS
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VIA G. PETRONI TRAV.39 N.5
TEL.:080/5574488
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Anno 1 – 2° numero