FOCUS CLINICI
IL SIGNIFICATO DELLE VARIAZIONI DEL BILANCIO ENERGETICO
Un bilancio risulta in pareggio quando le entrate sono eguali alle uscite, mentre è
positivo o negativo quando le entrate sono rispettivamente superiori o inferiori alle
uscite. Anche nel caso del bilancio energetico l’equilibrio è raggiunto quando le
entrate, che consistono nell’energia (kcal) introdotta con l’alimentazione quotidiana,
sono eguali alle uscite rappresentate dal dispendio energetico totale giornaliero.
Questa situazione è caratterizzata dal mantenimento nell’adulto del peso corporeo
entro limiti “normali” che, qualora non intervengano fattori che turbino questo
equilibrio, può protrarsi anche a lungo.
Il bilancio energetico diviene positivo quando le entrate superano le uscite. Ciò
può dipendere da un aumento dei consumi alimentari (entrate) e/o, spesso, da
riduzione delle uscite (attività fisica) anche se le entrate rimangono invariate. Se
questo squilibrio si prolunga nel tempo, si accompagna inevitabilmente a una
“tesaurizzazione” del sovrappiù energetico sotto forma di un aumento dei depositi di
grasso corporeo (massa grassa o FM, fat mass) con corrispondente incremento del
peso.
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Uno squilibrio energetico in positivo, sia nel singolo individuo che a livello di
popolazione, è strettamente collegato al “problema sovrappeso/obesità” che
nelle società economicamente sviluppate come la nostra è in preoccupante
crescita, specie tra gli adolescenti e i bambini! Infatti, nel corso di questi ultimi
decenni è radicalmente cambiato l’impegno fisico richiesto nello svolgimento
delle attività: sul lavoro, l’automazione, la meccanizzazione, l’informatizzazione
hanno praticamente eliminato tutto ciò che richiedeva un’attività fisica anche
moderata; nelle faccende domestiche e nel tempo libero ogni fatica è ridotta al
minimo grazie alla meccanizzazione di certe attività domestiche, all’uso
dell’automobile e alle ore passate davanti alla televisione o al computer.
Il bilancio energetico infine diviene negativo quando le entrate sono inferiori
alle uscite. A parte il caso di volontarie restrizioni degli introiti alimentari, questa
situazione si riscontra quasi esclusivamente in patologia allorché importanti
processi morbosi inducono un aumento delle richieste energetiche alle quali il
paziente non può fare adeguatamente fronte con l’alimentazione. La diminuzione
di peso che ne consegue finisce per interessare non solo le riserve lipidiche
dell’organismo (tessuto adiposo), ma anche la massa corporea metabolicamente
attiva (muscoli e visceri). L’individuo, oltre a dimagrire (perdita di massa grassa),
deperisce (perdita di massa magra).
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FOCUS CLINICI
COME CALCOLARE IL BISOGNO ENERGETICO INDIVIDUALE
Per effettuare il calcolo del bisogno energetico di un adulto è necessario disporre delle
misure dei due parametri antropometrici fondamentali: la statura e il peso corporeo.
Questi dati, unitamente all’età e al sesso, sono utilizzati per il calcolo del MB (da
equazioni predittive). Quindi si moltiplica il valore ottenuto per il LAF corrispondente alla
stima (indiretta) dell’attività: leggera, moderata, pesante.
La stima del dispendio energetico permette di stabilire l’entità del bisogno energetico al
fine di mantenere in equilibrio il bilancio. Va ricordato comunque che il criterio
fondamentale dell’adeguatezza dell’apporto energetico dell’adulto risiede nel
comportamento del peso corporeo: se il peso si mantiene stabile nel tempo, la quota
energetica introdotta corrisponde alla quota necessaria.
Di seguito riportiamo due esempi di calcolo del dispendio energetico giornaliero.
I esempio
Donna di 25 anni di età, peso 60 kg, statura 168 cm, lavora come impiegata, non svolge
attività sportiva.
Applicando l’equazione di Harris-Benedict (per femmina):
655 + 9,56 x 60 (kg) + 1,85 x 168 (cm) – 4,68 x 25 (anni) = 1422,4
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otteniamo un valore di MB di 1422,4 kcal/giorno. L’attività complessiva giornaliera,
svolta prevalentemente seduta alla scrivania, anche tenendo conto di circa 1-2 ore
giornaliere di faccende domestiche, è da classificare come “leggera”. Il
corrispondente LAF è di 1,41 (vedi Tab. 17.4).
Il dispendio energetico complessivo giornaliero si otterrà moltiplicando il MB per il
LAF:
1422,4 kcal x 1,41 = 2005,58 kcal
II esempio
Uomo di 40 anni di età, peso 75 kg, statura 170 cm, lavora come addetto in
un’impresa di pulizie, svolge saltuariamente attività sportiva ricreativa (partite di
“calcetto” 1-2 volte a settimana).
Applicando l’equazione di Harris-Benedict (per maschio):
66 + 13,75 x 75 (kg) + 5,0 x 170 (cm) – 6,76 x 40 (anni) = 1656,85
otteniamo un valore di MB di 1656,85 kcal/giorno. L’attività complessiva giornaliera,
tenendo conto della tipologia di lavoro che richiede un certo impegno fisico e
dell’attività extralavorativa di tipo sportivo, è da classificare come “moderata”. Il
corrispondente LAF è di 1,78 (vedi Tab. 17.4).
Il dispendio energetico complessivo giornaliero si otterrà moltiplicando il MB per il
LAF:
1656,85 kcal x 1,78 = 2983,01 kcal
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FOCUS CLINICI
CONTENUTO ENERGETICO DEI VARI ALIMENTI
Gli alimenti ricchi di carboidrati e di lipidi, che sono i nutrienti energetici per eccellenza,
sono primariamente deputati a soddisfare il bisogno energetico del soggetto. Alle
proteine spetta in primo luogo la funzione plastica (sintesi di proteine corporee) e solo
subordinatamente la funzione energetica.
Il contenuto energetico (valore calorico) di un alimento dipende dalla sua composizione
in nutrienti: quanto più elevata è la concentrazione in lipidi (1 g = 9 kcal) e/o in
carboidrati (1 g = 4 kcal) di un alimento, tanto maggiore è il suo potere energetico; per
contro, quanto più elevato è il suo contenuto in acqua e/o in fibra, tanto minore è il suo
apporto calorico.
La composizione in nutrienti dei diversi alimenti, raggruppati per categorie, è riportata in
specifiche tabelle (Tabelle di Composizione degli Alimenti, Istituto Nazionale di Ricerca
per gli Alimenti e la Nutrizione – INRAN, edizione 2000), nelle quali per ogni alimento è
indicato il contenuto in proteine, lipidi, carboidrati, acqua, vitamine e minerali (riferito a
100 g al netto degli scarti). Dai valori in grammi di proteine, grassi e carboidrati,
moltiplicati per i corrispettivi fattori di conversione calorica e sommati tra loro, si ottiene il
contenuto energetico dell’alimento (kcal o kJ/100 g).
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Di seguito è riportato un esempio di calcolo del contenuto energetico di un
alimento (pane comune) dalla sua composizione in nutrienti:
Pane (100 g)
Proteine
Lipidi
Carboidrati
Totale
g
8,6
0,4
66,9
Fattore di conversione calorica
x
x
x
4
9
3,75*
=
=
=
kcal
34,4 +
3,6 +
250,9
288,9
* N.B.: si utilizza il fattore di conversione calorica del glucosio in quanto, nelle tabelle di composizione degli
alimenti, il contenuto glucidico è espresso come carboidrati disponibili (monosaccaridi).
Arrotondando, 100 g di pane hanno quindi un apporto energetico di 290 kcal.
Dando un ordine decrescente al contenuto energetico di alcune categorie di
alimenti (espresso in kcal/100 g di alimento, al netto degli scarti), troviamo al primo
posto i grassi da condimento (oli: 900 kcal; burro: 760 kcal), seguiti dai salumi
(250-430 kcal) e dai formaggi (150-390 kcal).
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Tra gli alimenti ricchi di carboidrati il primo posto è occupato dallo zucchero
(saccarosio) (400 kcal), seguito dai cereali e da derivati (pane e pasta) (290360 kcal), e infine dalle patate (90 kcal).
Una considerazione particolare meritano i dolciumi in genere, i salatini e i vari
snack, entrambe categorie di cibi a elevato contenuto di grassi oltre che di
carboidrati. Infine citiamo le bibite e le bevande alcoliche, il cui consumo,
specie nella generazione attuale di ragazzi e adolescenti, è spesso eccessivo,
con conseguente incremento degli apporti calorici. Questi alimenti sono definiti
anche come apportatori di calorie vuote, dal momento che sono in genere
poveri di altre sostanze nutritive.
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