Sempre mi torna al cuore…
Concorso di lettura poetica
24 marzo 2011
Performance della classe 3 A
Sempre mi torna al cuore…
Concorso di poesia-classi terze
Non è esagerato affermare che il viaggio rappresenti,
nell’immaginario collettivo, una delle esperienze più intensamente umane e formative dell’esistenza. L’uomo ha
sempre soddisfatto la sua ansia di sapere ubbidendo a
varie ragioni: perché mosso da pura necessità di evasione; perché curioso di conoscere popoli e costumi diversi;
perché bisognoso di appagare la curiosità e verificare
con i propri occhi l’esistenza di luoghi esotici. C’è anche
un tipo di viaggio che si compie all’interno di sé, magari
riandando con la memoria alla propria vita passata e ritrovando in essa le ragioni dell’oggi.
Va detto che il primo e più grande viaggiatore del mondo
occidentale è Ulisse, l’eroe greco che, dopo aver peregrinato per tutto il Mediterraneo alla ricerca della sua isola,
riprese il mare in cerca di nuove conoscenze e di nuove
avventure, spinto da una indomabile e ricorrente esigenza del cuore. Sempre mi torna al cuore….
L’Odissea, pur essendo stata scritta tremila anni or sono, è ancora così
vicina a noi da permetterci di apprezzarla; tratta infatti di amore, amicizia, gelosia, rabbia, vendetta, ostacoli della vita ma soprattutto di desideri
umani, insiti nel cuore di ognuno.
Ginevra
Omero, nell’Odissea, narra di un Ulisse che non viaggiava solo per un
obiettivo preciso da raggiungere, Itaca, ma anche per il piacere di farlo, per
curiosità, fascino del rischio, voglia di conoscenza. Ad esempio, quando
Ulisse decide di entrare nella caverna del Ciclope, lo fa per curiosità: voleva conoscere se era un individuo accogliente, civile, ospitale… Arianna
Infinito di G.Leopardi
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare.
Questo infinito piace al poeta: lo paragona al suono del vento e alla fine al
mare perché il mare è infinito, silenzioso. Negli ultimi versi tutto rimanda al
mare, come i verbi annega e naufragar ma anche l’allitterazione delle m e
delle n, lettere che ricordano anche come aspetto, le onde e producono un suono calmo e liquido, come il mare.
Federico
Secondo me, l’esperienza dell’infinito è una delle tante illusioni con cui gli
uomini cercano conforto al dolore.
Giacomo Leopardi
La poesia Infinito non parla più di un viaggio reale, corporeo, ma di un viaggio mentale che fa il poeta, immaginando l’immensità attraverso una siepe che
gli oscura apparentemente lo sguardo.
Martina
Anche in questa poesia si parla di un viaggio ma questa volta, a differenza
delle precedenti, col pensiero. Il poeta parla di un luogo che ama tanto e della
siepe che gli impedisce la visione completa dell’orizzonte e che rappresenta un
ostacolo.
Daniel
È una semplice congiunzione avversativa Ma che crea una distinzione tra la
realtà dei primi versi e l’immaginazione, tra il mondi fisico limitato e
l’esperienza dell’immaginazione e dell’infinito.
Roberta
Così, dopo aver descritto la realtà della siepe, il poeta si immerge nei suoi pensieri. Quel paesaggio gli dà un senso di infinito e immagina uno spazio immenso; così assorto nella sua contemplazione fantastica prova un senso di vertigine e sgomento, come se fosse smarrito. Poi l’improvviso stormire del vento
tra i rami degli alberi riporta il poeta alla realtà. Questo continuo passaggio
dalla realtà all’infinito suggerisce al poeta l’idea di eternità in rapporto alla
vita passata e a quella presente, viva.
Emanuele Tucci
Omero
Ulisse è re di Itaca e viene considerato una delle figure più rappresentative
della cultura occidentale. È astuto, lo conferma l’episodio in cui riesce ad uscire
dalla grotta di Polifemo, paziente, sa valutare e ragionare nei momenti difficili,
per esempio quando si trova in mare vicino alla costa dell’isola di Nausica,
ragiona su dove gli convenga risalire sulla terraferma, oppure, quando cerca un
rifugio dove dormire, sempre sull’isola dei Feaci, analizza il territorio in cerca
di un luogo al riparo dal vento e dagli animali. È prudente, intelligente e curioso, infatti sull’isola dei Ciclopi decise di entrare nella grotta di Polifemo per
vedere come fosse il Ciclope; sa esprimersi e parlare abilmente, ad esempio,
quando parla per la prima volta a Nausica, le fa un articolato elogio, per ben
disporre la ragazza nei suoi confronti. E potremmo andare avanti…Ulisse è
certamente determinato dal desiderio profondo, che sempre gli torna al cuore, di
un ritorno a casa ma anche da un indomabile desiderio di conoscenza e da una
curiosità per ogni aspetto del mondo che incontra. Questa brama, questa ricerca
di una soddisfazione, per essere realmente se stesso, domina la sua vita almeno
tanto quanto il desiderio di rivedere Penelope e Telemaco.
Federico
Dante Alighieri
Dante, nel ventiseiesimo canto dell’Inferno, esprime una concezione dell’uomo
molto alta, infatti ammira molto Ulisse, che, a partire dalla sua curiosità e
dalla sua sete di conoscenza, è riuscito a fare e vedere cose e persone vitali
per la sua sopravvivenza, ma che, a causa di questo, è morto miseramente.
Prima di varcare le colonne d’Ercole, Ulisse incita i suoi compagni dicendo
loro che l’uomo non è un animale, come era successo sull’isola di Circe, e che
quindi deve inseguire i valori più alti per un uomo: la virtù e la conoscenza.
Emanuele Tucci
Montale vede il viaggio come un evento atteso che viene a lungo preparato, e
in mezzo a tali preparativi si può insinuare il timore che vada storto qualcosa e che al ritorno non rimanga niente, a parte qualche vago ricordo.
L’interrogativo che pone alla fine me lo sono sempre posto anch’io: E ora
che ne sarà del mio viaggio? E ora, che ne sarà del nostro viaggio?
Martina
Uno dei gruppi musicali più noti negli anni Ottanta e Novanta afferma in
una famosissima canzone:
U2 (1987)
I still haven't found what I'm looking for
“Quando 90
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse, 93
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta, 96
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore; 99
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto”. 102
…
I have climbed the highest mountain
I have run through the fields
Only to be with you
Only to be with you
I have run, I have crawled
I have scaled these city walls
These city walls
Only to be with you
But I still haven't found what I'm looking for
But I still haven't found what I'm looking for
Ho scalato la montagna più alta/Ho corso attraverso i campi /Solo per stare
con te /Solo per stare con te /Ho corso, ho strisciato/
Ho scalato questi muri della città /Questi muri della città /Solo per stare con
te /Ma non ho ancora trovato quel che sto cercando /
Prima del viaggio di EugenioMontale
Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e le prenotazioni (di camere con bagno
o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);
si consultano
le guide Hacchette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi;
prima del viaggio si informa qualche amico o parente;
si controllano valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dá un'occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i dasastri aerei
in percentuale sono nulla;
prima
del viaggio si é tranquilli ma si sospetta che il saggio
non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto é O.K. e tutto
é per il meglio e inutile.
E ora che ne sará
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l'ho studiato,
senza saperne nulla. Un imprevisto
é la sola speranza . Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo.
La speranza recondita di chi si mette in moto è che accada
qualcosa di imprevisto, inaspettato che permetta di sperimentare una vera soddisfazione. Ma alla fine Montale dice
gli altri uomini affermano essere una sciocchezza.
"O frati," dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia 114
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente. 117
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza". 120
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti; 123
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino..”. 126
Secondo Dante si nasce non per “lasciarsi vivere” ma per vivere fino in fondo
la vita , cioè vivere all’altezza della propria statura umana.
Federico
Poeti moderni
Il viaggio è l’emblema della vita, è una metafora perfetta per rappresentare
l’esistenza umana con gli ostacoli, i problemi e le avventure che la caratterizzano, come nel mare la nave incontra tempeste e venti. Come Omero, i poeti
moderni Saba, Kavafis e Montale parlano della vita come viaggio; ogni scrittore usa la metafora della vita come un viaggio per raggiungere Itaca, la soddisfazione, la realizzazione ma sottolineano anche l’importanza del viaggio,
non solo della meta, perché, come viene precisato da Kavafis, anche se torni più
povero materialmente, sei più ricco come persona, di nuove esperienze e conoscenze. Infatti, mi sembra di intuire, anche per Omero la vera meta è il viaggio stesso. Ma perché tutto questo accada, sembra dire Saba, bisogna vivere al
largo del porto, e sperare in un imprevisto, speranza recondita di Montale, che
dia senso al partire. La conclusione che ho tratto dalla lettura di questi testi è
che occorre prefiggersi un obiettivo e cercare di raggiungerlo, cogliendo il più
possibile e cercando di godersi il proprio viaggio, la vita.
Ginevra
Eugenio Montale
La poesia di Montale ?Prima del viaggio? è suddivisa in due parti, che Emanuele e Roberta rappresenteranno: la prima dove si descrive la situazione prima di un viaggio da intraprendere, le operazioni che si compiono, in modo
che sia tutto a posto. Nella seconda parte il viaggio diventa metafora della
vita: l’autore afferma di averla studiata troppo, cioè di avere cercato in tutti i
modi di coglierne il significato profondo (troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla) e sostiene che un imprevisto sia la sola speranza.
Arianna
Utilizzando verbi impersonali- non sta parlando solo dei suoi viaggi– il poeta
elenca tutto ciò che si fa prima di affrontare un viaggio: prenotazioni di mezzi
di trasporto, alberghi,organizzazione di itinerari ma alla fine della sua composizione sottolinea il fatto che a tutto ciò manca solo un elemento, ossia
l’inaspettato, un qualcosa che possa sorprenderlo positivamente e che possa
sconvolgere tutti i suoi piani…noiosi.
Roberta
Il poeta usa un linguaggio semplice e confidenziale, quello di cui è fatta la
nostra vita concreta e a tratti vi sembrerà, come qualcuno di noi ha detto in
classe, la lista della spesa; il poeta vuol forse parlare proprio a noi, della nostra esistenza? A me Montale suggerisce di cogliere l’istante e gli imprevisti
perché arricchiscono e rendono particolare e unica la vita di ognuno.
Alessia
Itaca di Kostantino Kavafis
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e il sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Umberto Saba
Il poeta Umberto Saba, nella poesia Ulisse, si riconosce nel personaggio
mitologico greco, eroe avventuroso dal multiforme ingegno e, proprio come
per lui, pur volgendo al termine la propria esistenza, la ricerca non si è
ancora conclusa, il suo animo non si è ancora acquietato. Egli infatti non
si accontenta di fermarsi in un posto fisso, come il porto, ma preferisce
viaggiare, conoscere e fare nuove esperienze, al largo nel mare; ed proprio
questo il messaggio che ci dà: scoprire più cose possibili, non fermarsi mai
davanti a nessuno ostacolo.
Alessia
Devi augurarti che la strada sia lunga
che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche aromi
penetranti d'ogni sorta, più aromi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Il poeta prende spunto da Omero perché Ulisse è un personaggio che ha
voglia di diventare esperto del mondo, esplorare e sapere tutto, questo indica la curiosità e il desiderio di conoscenza che caratterizza l’uomo di ogni
tempo. Il viaggiare, in questa poesia, significa la vita che l’uomo vive e
sceglie di vivere, e il poeta afferma che è augurabile una vita in cui ognuno
si prenda dei rischi ma impari qualcosa al posto di stare in luoghi sicuri, i
porti, e non imparare nulla: “il porto accende ad altri i suoi lumi; me al
largo sospinge un non domato spirito e della vita il doloroso amore”.
Sempre devi avere in mente Itaca
- raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo,per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
In questa poesia, che costituisce il testamento spirituale
di Saba, il poeta si riconosce nell’incessante peregrinare
dell’antico eroe greco, metafora dell’uomo assetato di
soddisfazione e di infinito.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
Già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Daniel
Costantino Kavafis
Ulisse di Umberto Saba
Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
Il poeta greco Kostantino Kavafis, nella poesia Itaca, cerca di convincerci a
non mollare mai, a non indietreggiare davanti a situazioni difficili e sconosciute, sempre e comunque piene di sorprese; i Lestrigoni, i Cicolpi, Poseidoni
di omerica memoria e qui citati nella poesia, simboleggiano gli ostacoli, le
avversità. Kavafis sembra augurare a noi lettori che il viaggio sia lungo proprio per conoscere sempre di più e per raggiungere i nostri obiettivi, provando
soddisfazione.
Alessia
In questa lirica Itaca, la patria di Ulisse, il mare, i porti, la
navigazione sono metafore della condizione umana, della
vita come viaggio verso la sua piena realizzazione.
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libretto poesie 3A sempre mi torna al cuore