P A G I N A
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“
R
esponsabilità”: è
la parola che traduce l’impegno
che Gesù chiede
ai suoi discepoli.
La responsabilità è richiesta da
Cristo di fronte alla scelta di
seguirLo: “chi mette mano all’aratro e si volta indietro non
è degno di me”, si legge nel Vangelo. Di fronte alla maniera di
porsi nei confronti di Dio: “il tuo
parlare sia Sì Sì No no…”. Di
fronte alla volontà di Dio: “non
chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli ma chi fa
la volontà del Padre mio…”. Di
fronte all’altro e al mondo perché: “devi amare gli altri come
Cristo ha amato te”; per amare, Cristo ha fatto della sua vita
un dono di Sé agli altri fino alla
morte, e potremmo continuare
perché di fronte ad ogni parola
del Vangelo ci è richiesto di
prendere posizione, di dire da
che parte stiamo, di responsabilizzarci.
In fondo se il Vangelo non mi
cambia la vita vuol dire che non
l’ho preso sul serio: è rimasto
parola vuota. “Chi vuol essere
mio discepolo rinneghi sé stesso” ci dice Gesù: rinnegare sé
stessi vuol dire smettere di essere quello che uno è, per essere, pensare e agire, secondo
quello che Cristo ti indica. Direbbe San Paolo “non sono più
io che vivo, ma Cristo che vive
in me”.
Oltre che nelle scelte Cristo
mi chiede di essere responsabile nel testimoniare, rendere visibile quello che ho scelto; chi
mi vede dovrebbe dire: “quello
ci crede davvero!”. Gesù, agli
apostoli che gli chiedono quando sarà la fine del mondo, risponde di non preoccuparsi di
questo ma “siate miei testimoni fino ai confini del mondo”, ossia fate vedere con la vostra
vita quello che Dio ha detto e
quello che ha fatto. La responsabilità di testimoniare Cristo
e il suo Vangelo è l’impegno più
evidente nei primi cristiani e
CHIESA
OTTOBRE MISSIONARIO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 9 OTTOBRE 2010
RESPONSABILITÀ TERZA SETTIMANA
E TU, SEI MISSIONARIO?
nella Chiesa: basta pensare ai
martiri e alle prime comunità
cristiane.
Per ultimo, non perché meno
importante, Cristo chiede ai discepoli di responsabilizzarsi nel
proclamare il suo Vangelo. Questo è l’aspetto missionario della Chiesa. “Andate in tutto il
mondo, predicate il Vangelo ad
ogni creatura”. San Paolo ci
dice: “guai a me se non predicassi il Vangelo”. Vorrei sottolineare due aspetti che Paolo
evidenzia quando parla del
Vangelo. La gratuità: il Vangelo racconta una salvezza che ti
è data gratuitamente. E poi
l’universalità: la misericordia di
Dio raggiunge tutti (sia il
giudeo che il greco) senza fare
distinzioni.
Il Concilio ci dice che “la Chiesa è per sua natura missionaria”, non può non essere missionaria, perché se non è missionaria non è Chiesa. Ogni credente attraverso il battesimo
diventa missionario; se Cristo
e il suo Vangelo ti entusiasmano non puoi tenere per te questo dono! Vorrei concludere con
l’esempio di due cristiani che
non si sono tirati indietro. Il
primo è san Francesco: era cristiano ma gli mancava “qualco-
sa” e allora dà ai poveri i suoi
beni e fa di Cristo e del Vangelo
il centro della sua esistenza.
L’altra figura è quella della Madonna che di fronte alla richiesta di Dio risponde “eccomi” ossia “io ci stò” e fa della sua vita
un dono a Dio e ai fratelli. Ancora oggi donne e uomini dicono il loro “eccomi” e si rendono
responsabili di una Chiesa che
sceglie, testimonia e vive la
missione.
don UMBERTO GOSPARINI
(Fidei Donum incaricato dell’apertura
della nuova missione in Perù)
LA TESTIMONIANZA DON CORRADO NECCHI
SEMINARE RICORDI
Y
aounde. Capitale del
Cameroun. La vita
scorre frenetica come
nelle nostre città. I
moto-taxi della brousse, chiamati “clandestini” perchè
nessuno ha patente, libretto o
assicurazione, qui cedono il posto agli auto-taxi gialli. Sono
tanti. Onnipresenti. Ti metti sul
ciglio della strada. Pochi secondi... arriva. Devi essere pronto
a gridare dove vuoi andare e
quanto sei disposto a pagare:
“Mvan, stationnement Mbalmayo, 300F!” Riparte senza dire
niente. Non ha accettato. Passano pochi secondi. Un altro taxi
rallenta. Ci riprovo, alzando il
prezzo: “Mvan, stationnement
Mbalmayo, 400F!” Un sonoro
colpo di claxon annuncia che va
bene. Siamo in sei, stipati sul
taxi. Perfetti sconosciuti coi quali condividi qualche chilometro.
Arrivati al quartiere Mvan, si
cerca il pulman per Mbalmayo.
Quaranta minuti di schiacciamento. Il pulmino è stracolmo, ma, per fortuna, la strada è
asfaltata. Tra palme da olio e
alberi della gomma. Mbalmayo
è una missione del COE (Centro Orientamento Educativo),
ONG cristiana che opera nel
campo dell’educazione. Ci accoglie l’anima e la storia del centro, Pina. Poco più tardi ci raggiunge don Adriano. Con lui ho
frequentato, a Verona, il CUM,
dove si formano i “partenti” per
la missione. Entrambi studenti... Nonostante la diversità
d’età. “Parroco a Milano, a 75
anni dovevo lasciare la parrocchia. Conoscevo il COE e il vescovo di qui. Mi ha detto: Dai,
vieni giù! Sono solo in cattedrale... E sono qui”. La presenza del
COE è ben consolidata. Numerose le opere. Ma il fiore all’occhiello è forse l’istituto di formazione artistica. Pittura, scultura e, soprattutto, ceramica. Pezzi di qualità.
Tocca ad un giovane, che ha
frequentato la scuola artistica e
che ora lavora al centro, farci da
guida tra i laboratori dove sono
esposte le realizzazioni dei ragazzi. Una serie di formelle in
ceramica attira la nostra attenzione. Un centinaio di simboli.
Animali e piante, soprattutto.
Un gioco, all’origine. Uno spaccato di cultura tradizionale, per
noi. Tra gli animali, il marguià.
Povero. Lui “tutto vede e tutto
sa”. Così si perde il bello della
vita che è scoperta e meraviglia.
Non ha tempo per ascoltare. Il
suo essere sempre in corsa è tipico di chi vuole tutto, subito. Di
chi arriva subito alla “meta”,
bruciando le tappe. Per questo è
il simbolo della morte. Una vita
corta, spremuta, morta prima
della morte.
Accanto a lui, il camaleonte.
L’avete mai visto camminare? E’
un continuo ondeggiare, avanti
indietro. Passi meditati, scelti.
Cambia colore, ma è sempre sé
stesso. Come ogni persona: cambia col tempo, grazie alle esperienze che l’hanno temprata, ma
rimane sé stessa, unica. Il camaleonte è il simbolo della vita
dell’uomo saggio.
Tra le piante, il fiore della
kolà. Il frutto è grande come una
piccola albicocca. Color fuxia,
amarissimo. Nella stagione secca toglie la sete. Ne mordi un po’
e lo doni: è lo spirito di
condivisione. Lo porgi all’altro
col gesto di stringere la mano: è
lo spirito del perdono.
Condivisione e perdono: forse
per questo è il simbolo della divinità. E chi, più di Gesù, ha
condiviso e perdonato? Il giovane si appassiona, raccontando:
“Quando ero piccolo, la sera, ci
sedevamo tutti in cerchio. Gli
anziani ci raccontavano storie
di animali. Non comprendevo
quasi niente... Solo molto tempo dopo ho capito che quelle storie parlavano di me, della mia
vita. Ogni persona si comporta
come un animale particolare”.
Già. Ricordi d’infanzia che
riaffiorano quando la vita ti
spinge a riflettere e a capire.
Come quel figlio. Scappato di
casa in cerca di libertà, si ricorda dell’abbraccio disinteressato di suo padre, a casa. Una catechista mi ha scritto: “I miei
ragazzi hanno ricevuto la S.
Cresima... Alcuni di loro non
frequentano più né la chiesa né
il catechismo. Normale? Ma!
Resta la speranza che, prima o
poi, germogli dentro di loro il
seme che abbiamo gettato...”
Non è una magra consolazione.
E’ qualcosa di grande. Seminare bei ricordi nel cuore delle persone. Seminare e lasciare liberi. Nell’attesa che la vita ci apra
INTENZIONI
DI PREGHIERA
Lunedì 11 Perché i genitori avvertano la responsabilità di educare i propri
figli all’attenzione verso i
bisogni materiali e spirituali di tutto il mondo.
Martedì 12 Perché la
grave responsabilità che
comporta l’annunzio in Paesi diversi dal proprio, non
diminuisca la gioia di coloro che vivono la missione in
terre lontane.
Mercoledì 13 Perché
ogni Chiesa locale, primo
soggetto di missione, senta
la responsabilità di formare inviare vocazioni missionarie.
Giovedì 14 Per tutti i
sacerdoti, perché vivano
responsabilmente il proprio
ministero a servizio della
missione universale della
Chiesa.
Venerdì 15 Perché tutti ci sentiamo in parte responsabili della sofferenza
che è presente nel mondo e,
per questo, ci impegnamo
ad alleviarla.
Sabato 16 Perché le
giovani generazioni trovino
comunità cristiane responsabili e capaci di essere un
sicuro sostegno per il loro
futuro.
Domenica 17 Perché
l’Eucarestia che oggi celebriamo, ricordi alla nostra
comunità parrocchiale il
peso della responsabilità
dell’annuncio missionario.
Il DVD con la presentazione della nuova missione diocesana e l’intervista a
mons. Coletti è disponibile all’Ufficio Missionario: tel 031242193.
“Ciao a tutti!
Le piogge cadono, ma
non a sufficienza. Si
teme per la stagione
secca... Camion carichi
di goyave e di patate
partono per il Ciad.Le
prime spighe di miglio
cominciano a spuntare... Mentre scrivo, sul
pavimento di casa,
rospini grandi come piselli saltellano qua e là.
La nostra famiglia si
è arricchita con l’arrivo
di don Alessandro. Sono
i primi giorni. Sta prendendo le misure. Le
scuole sono cominciate.
I giovani lasciano
Rhumzu per rientrare a
scuola, soprattutto a
Mokolo. Qualcuno partirà la settimana prossima: non hanno ancora trovato i soldi necessari per frequentare.
Qualcuno resterà a
casa, costretto ad abbandonare. Non si riesce ad aiutare tutti. Vedremo...”
a presto
Corrado
gli occhi e i ricordi migliori ci
guidino...
Alla fine della visita, il giovane ci dà la mano: “Non è bene
lasciarci così. Vi do il mio nome.
Io mi chiamo Dieudonné”. Già
Dono-di-Dio. Di nome e di fatto.
E’ bello vedere come anche piccoli incontri casuali (?) possano
arricchirci e aumentare il nostro
bagaglio di ricordi.
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e tu, sei missionario?