I.T.I. "S. Cannizzaro
CATANIA
COMPOSTAGGIO
FASI DEL COMPOSTAGGIO
TRITURAZIONE
MISCELAZIONE
BIOSSIDAZIONE
UMIFICAZIONE E MATURAZIONE
RAFFINAZIONE
PROCESSI DEGRADATIVI DELLA
MATERIA ORGANICA
Degradazioni aerobiche
Degradazioni anaerobiche
+O2
-O2
CO2
C
CH4
PO4---
P
PH3
SO4--
S
H2S
NO-3
N
NH3
PRESENZA DI O2
UMIDITÁ
FATTORI CHE
INFLUENZANO
IL COMPOSTAGGIO
TEMPERATURA
POROSITÁ DEL SUBSTRATO
PRESENZA DI NUTRIENTI
pH
ANDAMENTO DELLA TEMPERATURA NEL
CORSO DEL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Temperatura (°C)
80
70
60
50
40
30
20
10
0
1
2
3
4
5
6
7
8
Tempo (settimane)
9
10
11
12
13
ANDAMENTO DEL pH NEL CORSO DEL
PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Unità di pH
FASE I
FASE II
FASE III
FASE IV
9
8
7
6
5
4
0
6
12 18 24 30 36 42 48 54 60 66 72 78 84 90
Giorni di processo
FASE I–Fase acidogenica dovuta all’ intensa produzione di CO2 e di acidi organici all’inizio della fase termofila
FASE II–Fase alcalina, con idrolisi batterica dell’azoto proteico ed organico e produzione di ammoniaca
FASE III–Fase di stabilizzazione del pH con perdita dell’azoto in eccesso ed inizio della fase di umidificazione
FASE IV–Fase di maturazione, lenta e con pH stabile
AERAZIONE DEI CUMULI
FABBISOGNO BIOCHIMICO
FINALITÁ
RIMOZIONE UMIDITÁ
CONTROLLO TEMPERATURA
SOLO RIVOLTAMENTO
METODI
SOLA AERAZIONE
( CUMULI STATICI )
RIVOLTAMENTO E
AERAZIONE
RIFIUTI
SOLIDI
FORSU
VERDE
FANGHI
TRITURAZIONE
MISCELAZIONE
ARIA
BIOSSIDAZIONE ACCELERATA
ACQUA
MATURAZIONE
SCARTI
RAFFINAZIONE
COMPOST
FINALE
MATERIALE ORGANICO
DA REINTRODURRE IN
CICLO
SCHEMA DI FUNZIONAMENTO DEL BIOFILTRO
MASSA
FILTRANTE
ARIA
DEPURATA
PLENUM
GRIGLIATO
ARIA DA
TRATTARE
SCHEMA DI UN TRITURATORE A MARTELLI
CARICO DEL
MATERIALE
USCITA DEL
MATERIALE
• Il materiale, caricato su nastro trasportatore,
• passa attraverso un rullo dosatore crestato,
• e da qui viene alimentato alla camera di trinciatura.
É composta da un rotore a martelli, caratterizzato da
un regime di rotazione superiore ai 1000 giri/min, e da una
griglia per la selezione dimensionale del prodotto trinciato.
TIPOLOGIE DI RIFIUTI COMPOSTABILI
( D.M. 5 FEBBRAIO 1998 – ALLEGATO 1 )
A) FORSU raccolta separatamente
B) Rifiuti vegetali di coltivazioni agricole
C) Segatura, trucioli, frammenti di legno e sughero
D) Rifiuti vegetali da attività agro-industriali
E) Rifiuti tessili di origine vegetale: scarti di cotone, lino, iuta e canapa
F) Rifiuti tessili di origine animale: scarti di lana e seta
G) Deiezioni animali
H) Scarti di legno non impregnati
I) Carta e cotone
J) Fibre e fanghi di carta
K) Contenuto di prestonaci
L) Rifiuti ligneo-cellulosici derivanti da manutenzione del verde ornamentale
M) Fanghi di depurazione
N) Ceneri di combustione di sanse esauste
IL TRATTAMENTO BIOLOGICO DELLE
FRAZIONI ORGANICHE DI RIFIUTO
COMPOSTAGGIO
DI QUALITÁ
STABILIZZAZIONE
PRE-DISCARICA
TRATTAMENTO
BIOLOGIOCO
PRODUZIONE DI
MATERIALI
STABILIZZANTI
DIGESTIONE
ANAEROBICA
BIOESSICCAZIONE
LE CARATTERISTICHE OPERATIVE DEGLI IMPIANTI
DI COMPOSTAGGIO
1. TRATTAMENTI BIOLOGICI DELLE FRAZIONI ORGANICHE
DIVERSI TIPI DI
TRATTAMENTO
BIOLOGICO
GENERALITÁ SUL
COMPOSTAGGIO
DI QUALITÁ
SCOPI DEI
TRATTAMENTI
BIOLOGICI
STABILIZZAZIONE
DELLA
SOSTANZA
ORGANICA
SMALTIMENTO
CONTROLLATO
IGIENIZZAZIONE
DELLA MASSA
TRATTAMENTO
BILOGICO DELLE
FRAZIONI
ORGANICHE NON
VALORIZZABILI
APPLICAZIONE
CONTROLLATA
IN AGRICOLTURA
RIDUZIONE DEL
VOLUME E DELLA
MASSA DEI
MATERIALI TRATTATI
2. I FATTORI DI SCELTA DELLE TECNOLOGIE E
LA COERENZA OPERATIVA DEGLI IMPIANTI
MASSIMIZZARE
L’EFFICIENZA
DEL PROCESSO
MINIMIZZARE
I DISTURBI
AMBIENTALI
PER FARE QUESTO VA
RICERCATA LA COERENZA TRA:
• TIPOLOGIA DELLE MATRICI DA COMPOSTARE
• SITUAZIONE TERRITORIALE
• SISTEMA DI PROCESSO
• CRITERI GESTIONALI
IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO E’ UN
PROCESSO AEROBICO ED ESOTERMICO
PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
FASE DI
MATURAZIONE
FASE ATTIVA
(“BIOSSIDAZIONE ACCELERATA”
O “ACT-ACTIVE COMPOSTING TIME”)
(O “FASE DI CURING”)
I FATTORI DI CONTROLLO DEL PROCESSO CHE GARANTISCONO
LE CONDIZIONI OTTIMALI PER LO SVILUPPO DELLA
MICROFLORA E CONSENTONO DI ACCELERARE LE REAZIONI DI
DECOMPOSIZIONE – TRASFORMAZIONE SONO:
• CONCENTRAZIONE DI OSSIGENO ( RAPPORTO O2 / CO2 )
SVILUPPO DI CALORE ( FERMENTESCIBILITÁ )
• TEMPERATURA
• UMIDITÁ
DISPERSIONE DI CALORE ( DIMENSIONE
MASSA , UMIDITÁ)
VALORI BASSI
PERDITA DI N2
VALORI ALTI
RALLENTAMENTO
DELLE REAZIONI
METABOLICHE
• NUTRIENTI ( 25 < C / N < 30 )
TABELLA
PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
FASE DI
MATURAZIONE
FASE ATTIVA
(“BIOSSIDAZIONE ACCELERATA”
O “ACT-ACTIVE COMPOSTING TIME”)
(O “FASE DI CURING”)
I FATTORI DI CONTROLLO DEL PROCESSO CHE GARANTISCONO
LE CONDIZIONI OTTIMALI PER LO SVILUPPO DELLA
MICROFLORA E CONSENTONO DI ACCELERARE LE REAZIONI DI
DECOMPOSIZIONE – TRASFORMAZIONE SONO:
• CONCENTRAZIONE DI OSSIGENO ( RAPPORTO O2 / CO2 )
SVILUPPO DI CALORE ( FERMENTESCIBILITÁ )
• TEMPERATURA
• UMIDITÁ
DISPERSIONE DI CALORE ( DIMENSIONE
MASSA , UMIDITÁ)
VALORI BASSI
PERDITA DI N2
VALORI ALTI
RALLENTAMENTO
DELLE REAZIONI
METABOLICHE
• NUTRIENTI ( 25 < C / N < 30 )
TABELLA
RANGE OTTIMALI (INDICATIVI) DI UMIDITÁ
Settimana
1
2
3
4
5
6
7
successive
Range ottimale di umidità
55 - 65
53 - 60
50 - 57
46 - 51
42 - 47
38 - 43
35 - 40
35 - 40 *
* Possibilità di scendere a 30 verso la fine per esigenze di raffinazione.
DAL PUNTO DI VISTA QUALITATIVO LA SOSTANZA ORGANICA,
TERMINATO IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO, SI PRESENTA :
1.
STABILE ( PROCESSI DEGRADATIVI RALLENTATI )
CONTENUTO
RESIDUO
SOSTANZA
ORGANICA
INDICE DI
RESPIRAZIONE
STATICO O
DINAMICO
CONCENTRAZIONE
DI AMMONIACA
2.
MATURA ( NON PRESENTA FOTOTOSSICITÁ )
3.
UMIFICATA ( DOTATA DI MOLECOLE UMICHE )
LA DEFINIZIONE DELLE NECESSITÁ DI PROCESSO
OBIETTIVI:
AERAZIONE
FORZATA
a.
GARANTIRE L’AEROBIOSI DEL PROCESSO
b.
MANTENIMENTO DELLA STRUTTURA DEL MATERIALE
MISCELAZIONE
RIVOLTAMENTO
COLLOCAZIONE
c.
RICERCA DI CONDIZIONI TERMOMETRICHE OTTIMALI
(VELOCIZZAZIONE DELLE
ATTIVITÁ MICROBICHE)
(PASTORIZZAZIONE)
d.
40 – 50 °C
3 gg. a 55°C
GESTIONE, CONTROLLO ED ABBATTIMENTO DEI
POTENZIALI IMPATTI DELLE FASI CRITICHE
3. CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI
LE CATEGORIE GENERALI
• SISTEMI INTENSIVI ED ESTENSIVI
(PER PROCESSI DI TIPO AEROBICO)
• SISTEMI CHIUSI O APERTI
• SISTEMI STATICI O DINAMICI
(MECCANISMI PERIODICI O CONTINUI)
• SISTEMI AREATI E NON AREATI
(BASSA CONSISTENZA ED ELEVATA
FERMENTESCIBILITÁ)
• SISTEMI IN CONTINUO ED IN BATCH
(SOLO SOTTO PROFILO ERGONOMICO)
SISTEMI INTENSIVI
• PER BIOMASSE AD ALTA FERMENTESCIBILITÁ
SISTEMI ESTENSIVI
• PER BIOMASSE A BASSO COEFFICIENTE DI DEGRADABILITÁ
SISTEMI APERTI
• BASSA FERMENTESCIBILITÁ DELLE MATRICI
• DIMENSIONI LIMITATE
SISTEMI CHIUSI
• IN SPAZI CONFINATI O COPERTI E TAMPONATI
SISTEMI STATICI
• PRETRATTAMENTO: MISCELAZIONE ED OMOGENEIZZAZIONE
DELLA BIOMASSA
• IMMOBILITÁ DELLA BIOMASSA
• NON VI È RIMESCOLAMENTO NÉ RISTRUTTURAZIONE
SISTEMI DINAMICI
• MOVIMENTAZIONE DELLA BIOMASSA
•RIMESCOLAMENTO
•RICREAZIONE DI POROSITÁ E STRUTTURAZIONE
4. SISTEMI TECNOLOGICI: PROCESSI,
CARATTERISTICHE ED USI
- Cumuli statici aerati (sistema Beltsville)
- Cumuli rivoltati
- Andane
- Biocontainer e Biocelle
- Trincee dinamiche
- Bacini dinamici
- Biotamburi
- Sili
CUMULI STATICI AERATI
(sistema Beltsville)
Sistema statico,
aerato e aperto
L’aerazione avviene per
insufflazione, e per la copertura
dei cumuli vengono usati teli
o membrane semi-permeabili
e traspiranti per la perdita di
umidità.
Bioessiccazione (traspirabilità alta)
Compostaggio/stabilizzazione
(traspirabilità bassa)
CUMULI RIVOLTATI
Sistema senza aerazione
e aperto, gestito in
batch o in continuo
Rivoltamenti rari con
pale meccaniche o con
rivoltatrici apposite
Adottato
per materiale
lignocellulosico
(residui verdi)
per biomasse
biostabilizzante
ANDANE
Sistema per aerazione
forzata
Rivoltamenti frequenti
per agitazione o per
traslazione (scavallatrici,
pesilatrici o rulli a
fresa laterale)
Usate
All’aperto
- Maturazione
- Fermentescibilità residua
Al chiuso
-Fermentescibilità
elevata
BIOCONTAINER E BIOCELLE
Reattori chiusi statici
con aerazione forzata
Struttura
metallica
Le biocelle e i biocontainer
vengono usati per la gestione
della fase attiva del
compostaggio della frazione
organica da raccolta
differenziata.
Struttura in
calcestruzzo
BIOCONTAINER
- Amovibili
- Non coibentati
- Arie esauste
generalmente non
ricircolate
- Costi favorevoli
E
BIOCELLE
- Non amovibili
- Coibentate
- Scambiatore di calore
- Regolazione in feed-back dei
flussi d’aria e del ricircolo
- Sistemi di rivelazione dei
parametri di stato (umidità, %O2,
temperatura)
- Ricircolo dell’aria *
* Il ricircolo dell’aria
serve ad evitare
un aumento di flusso d’arie da inviare al
trattamento finale di abbattimento odori
di asportare l’umidità drenata dalla
biomassa, ricircolandola con le arie
riutilizzate e mantenendo il sistema
nello stato termoigrometrico
ottimale per proseguire il processo
TRINCEE DINAMICHE
BACINI DINAMICI
- Sistema dinamico
- Aerato
- Rivoltatrici
• a coclee
• a ruote dentate
• a tazze
- Sistema chiuso
- Impiegato per la fase
attiva di biomasse ad
elevata fermentescibilità
Reattori dinamici
con aerazione forzata
(movimentatrici)
sistema in continuo in
ambienti chiusi (capannoni)
BIOTAMBURI
- Sistema dinamico
- Sistema chiuso
- Reattori dotati di adduzione
forzata di aria
- Il carico e scarico possono essere
in continuo in batch
- Vengono usati come pre-trattamento
dinamico di omogeneizzazione
e pre-fermentazione accelerata
SILI
- Reattori chiusi
- Carico e/o scarico continuo
o discontinuo
- Aerazione forzata
- Carico dall’alto e insufflazione
dal basso
- Sistema statico (in batch)
o semi-dinamico
5. I PRE-TRATTAMENTI ED I TRATTAMENTI FINALI
Pre-trattamenti
Operazioni volte ad allontanare
i corpi indesiderati dalle
biomasse prima di avviarle al
trattamento biologico o a
condizionarne la natura
fisico-chimica delle matrici
Pezzatura
Trattamenti finali
Operazioni che condizionano il
materiale finale prima di
trasportarlo all’esterno
dell’impianto, con l’obiettivo
di uniformare la granulometria
e allontanare i corpi
indesiderati sfuggiti ai
pre-trattamenti
Umidità
Umidità
Consistenza
Granulometria
…Riassumendo
A. “condizionare” la natura fisica
dei materiali da sottoporre al
processo biologico (pre-trattamenti)
o quella merceologica dei
prodotti finali (post-trattamenti)
Pre-trattamenti
- Triturazione / sfibratura
- Miscelazione / omogeneizzazione
- Inumidimento o asportazione
dell’umidità in eccesso
Post-trattamenti
- Essiccamento
- Pellettizzazione
B. separare i corpi estranei od
indecomposti eventualmente
presenti
Pre-trattamenti
- Vagliatura / separazione
(dimensionale, idrodinamica)
- Separazione dei corpi
metallici
Post-trattamenti
- raffinazione dimensionale,
densimetrica o aeraulica
TRITURAZIONE, LACERAZIONE
E SFIBRATURA
MISCELAZIONE ED
OMOGENEIZZAZIONE
Consentono di aumentare la
superficie di contatto e
attivare il metabolismo
microbico
Miscelazione. Devono essere
garantite le condizioni di
strutturazione della biomassa,
necessarie alla diffusione gassosa
Gruppi operativi
- a martelli
(lignocellulosici)
- a coltelli
- a coclee
Omogeneizzazione. Non vi
sono effetti di miscelazione
progressiva dei materiali garantiti
dai sistemi di movimentazione
ASPORTAZIONE DELL’UMIDITÀ IN ECCESSO
È opportuno il condizionamento delle miscele tramite l’addizione
di un agente di “bulking” (“strutturante”);
l’obiettivo è quello di conferire alla massa porosità sufficiente e di
contenerne l’umidità entro i limiti (70%)
VAGLIATURA E RAFFINAZIONE (1)
Per la pre-separazione dei corpi estranei di dimensioni macroscopiche
vengono adottati vagli primari a separazione dimensionale che
consentono di abbassare la quota di tali corpi nell’ “umido” da
raccolta differenziata impedendo l’usura dei macchinari e
garantendo, dopo la raffinazione finale, la purezza del prodotto.
VAGLIATURA E RAFFINAZIONE (2)
Per i RU indifferenziati vengono adottati sistemi di vagliatura
che permettono di allontanare il sopravvaglio con scarso contenuto
di sostanze fermentescibili, reso quindi idoneo allo smaltimento in
discarica per il recupero energetico.
Se l’obiettivo è la produzione di biostabilizzati per applicazioni
paesistico-ambientali, vincolati al rispetto di precisi limiti si adotta
una “vagliatura a doppio stadio”, in modo da ottenere:
- una frazione fine, in cui si concentrano macerie e polveri,
da sottoporre a stabilizzazione pre-discarica
- una frazione intermedia, da sottoporre a compostaggio per
la produzione biostabilizzati per applicazioni controllate
- una frazione grossolana, costituita dal sovvallo
VAGLIATURA E RAFFINAZIONE (3)
Dal punto di vista del rendimento di separazione, risulta più efficace
la separazione con sistemi idraulici (es. idropulpatori), che prevedono
la dispersione del materiale in acqua e la separazione su basi densimetriche
dei flussi di materiale leggero e pesante; il materiale organico, che
rimane in sospensione, viene separato per centrifugazione.
La separazione efficace è attestata dalla purezza totale dell’organico
separato; inoltre la separazione in flusso acqueo consente un
“lavaggio” di molti sali liberi dagli scarti alimentari. I costi di tali
attrezzature non rendono possibile molte volte l’adozione.
La raffinazione finale, può essere dimensionale e/o densimetrica.
La separazione densimetrico-aeraulica consente la separazione
di piccoli corpi plastici o vetrosi e di sassi, dal prodotto finale.
6. GENESI E GESTIONE DEL PROBLEMA ODORI
I processi di decomposizione, o di semplice dispersione dei composti più
volatili, sono il problema strutturale negli impianti di compostaggio.
Tuttavia è possibile intervenire sulla intensità e sul tono edonico degli odori
rilasciati. Le emissioni odorose sono dovute alla presenza, nelle arie esauste
di cataboliti ridotti (non completamente ossidati da S, N, C), e tale presenza
è in contraddizione con le caratteristiche aerobiche che dovrebbero portare
alla produzione ed al rilascio di cataboliti ossidati ed inodori (CO2, SO4, NO3).
I motivi di fenomeni odorosi intensi possono essere ricondotti alla
presenza di situazioni critiche processuali o impiantistiche come:
- presenza di sacche “anaerobiche” nei cumuli
- scarso o intempestivo utilizzo dell’aerazione forzata
della biomassa
- rivoltamenti inopportuni e/o intempestivi
LE POTENZIALI FONTI
• Mancata canalizzazione e trattamento delle arie esauste
odorose
• Bassa efficienza dei sistemi di abbattimento
• Mancata tenuta in depressione dei capannoni di
bioconversione
• Fuoriuscita di arie odorose da portali (es. fosse di scarico)
• Messa a parco in maturazione all’aperto di materiale
ancora fortemente odorigeno
• Stazionamento all’aperto di sovvalli ad elevata
componente fermentescibile
• Interruzione precoce dei processi aerobi a carico di
biomasse non ancora mature;
• Presenza di estese pozze di percolato
BUONE PRATICHE GESTIONALI NEI PROCESSI NON PRESIDIATI:
IL COMPOSTAGGIO DEGLI SCARTI VERDI (1)
Nella gestione degli impianti di compostaggio la produzione di effetti
odorigeni è dovuta all’effetto concomitante o disgiunto di due componenti:
• una inerente a processi di trasformazione della sostanza organica,
in cui le molecole organiche coinvolte danno origine a cataboliti
intermedi e prodotti ultimi della degradazione
• una accidentale dovuta ad errori o eventi fortuiti nella gestione
dell’impianto, laddove tali eventi fanno allontanare la biomassa dalle
condizioni aerobiche, determinando processi anaerobici, putrefattivi e
fortemente odorigeni
Va rammentato che l’equilibrio aerobico del processo si consegue laddove
vi è equilibrio tra velocità di consumo di O2, determinata dalla
fermentescibilità dei materiali organici, e rifornimento di O2 determinato da:
• porosità dei materiali
• dimensioni dei cumuli
• interventi esterni
(rivoltamento e/o aerazione forzata)
BUONE PRATICHE GESTIONALI NEI PROCESSI NON PRESIDIATI:
IL COMPOSTAGGIO DEGLI SCARTI VERDI (2)
Per il compostaggio all’aperto di materiali lignocellulosici da manutenzione
del verde è bene dunque adottare una serie di comportamenti operativi
volti a favorire l’equilibrio aerobico del processo, preservando
le caratteristiche di questo tipo di materiali:
1. Va posta la massima attenzione nel cercare di rispettare le
proporzioni tra matrici legnose ed erbacee, avendo cura di riservare
porzioni di scarto legnoso per le necessità primaverili-estive.
2. Nel caso di stoccaggio prolungato dei materiali in ingresso
all’impianto, in attesa della loro frantumazione non vanno allestiti
grossi quantitativi di soli scarti erbacei, che rappresentano la
frazione più fermentescibile in quanto ricca di umidità e
componenti proteiche e priva di porosità intrinseca.
3. La frantumazione deve evitare la riduzione delle matrici legnose
a pezzature ridotte.
4. In caso di adozione di sistemi di frantumazione molto spinta, con
produzione di legno di piccola pezzatura, vanno contenute le
dimensioni verticali (max 3 metri) e trasversali dei cumuli (max 6
metri) onde favorire la diffusione dell’aria “fresca” in ingresso e
l’aria “esausta” in uscita.
BUONE PRATICHE GESTIONALI NEI PROCESSI NON PRESIDIATI:
IL COMPOSTAGGIO DEGLI SCARTI VERDI (3)
5. Non va trascurato il rivoltamento periodico dei cumuli per
prevenire l’esaurimento dei fenomeni di diffusione e l’instaurazione
dei processi anaerobici, che alla movimentazione successiva del
cumulo determinerebbero massicci effetti odorigeni.
6. È opportuno cercare di non concentrare le operazioni di
movimentazione nei periodi con condizioni atmosferiche critiche
(bassa pressione e venti moderati).
7. Laddove si ravvisino fattori di particolare criticità ambientale, quali:
- condizioni di persistenti precipitazioni atmosferiche
(eccessivo “carico” idrico sui cumuli)
- necessità di movimentare materiale compattato
- impedimenti pregressi a eseguire i rivoltamenti per
congestionamento operativo
Le prime movimentazioni del materiale devono essere svolte con
una certa cautela, in periodi atmosferici favorevoli.
8. Bisogna avere cura nell’evitare ristagni di acque di percolazione;
tali acque contengono componenti organiche (COD 1000-10.000
mg/l), quindi sarebbe opportuno lavare con acqua pulita.
7. LA PREVENZIONE DEL PROBLEMA ODORI
MEDIANTE L’OTTIMIZZAZIONE DEL PROCESSO
Se è vero che gli odori da processi di bioconversione sono dovuti
ad intermedi di degradazione non completamente ossidati si può
intervenire, minimizzando l’occorrenza di stati anaerobici all’interno
della biomassa, la formazione di composti organici ridotti e con
ciò stesso il potenziale odorigeno del sistema.
L’AERAZIONE FORZATA
È un fattore di forte implementazione delle condizioni di processo
nei sistemi intesi al trattamento di materiali a bassa consistenza
e elevata fermentescibilità.
Fertilizzante
Qualsiasi sostanza che, per il suo contenuto in elementi nutritivi oppure
per le sue peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche
contribuisce al miglioramento della fertilità del terreno agrario oppure
al nutrimento delle specie vegetali coltivate o, comunque, ad un loro
migliore sviluppo.
Concime
Qualsiasi sostanza che, naturale o sintetica, minerale od inorganica, idonea
a fornire alle colture l’elemento o gli elementi chimici della fertilità a
queste necessarie per lo svolgimento del loro ciclo vegetativo e produttivo,
secondo le forme e le solubilità.
Ammendante e correttivo
Qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od inorganica, capace di
modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche,
biologiche e meccaniche del terreno.
Scarica

Fasi del compostaggio