150 anni di Swiss Life. La rivista dell’anniversario. swiss life La rivista dell’anniversario. Das Magazin zum Jubiläum. La prima polizza. Pagina 4 Assicurati con Swiss Life. Pagina 5 Finestre temporali. Da pagina 6 150 anni. Tutti questi anni sono passati dalla fondazione dell’Istituto Svizzero di Rendite. Quali sono gli avvenimenti che costellano questo lasso di tempo? Piccole storie dislocate come pietre di un mosaico colorato lungo tutta la rivista – finestre temporali sui 150 anni trascorsi. Percorsi di vita. Da pagina 7 La Svizzera è un Paese piccolo, ma estremamente sfaccettato, come dimostra uno sguardo su 16 percorsi di vita. Alcuni si guardano indietro, altri vivono immersi nel presente e altri ancora guardano in avanti. Percorsi di vita dalla Svizzera. Il lavoro in vecchiaia può rendere felici. Pagina 16. Da 150 anni assicuriamo il futuro. Pagina 8 Bruno Gehrig è il presidente del consiglio d’amministrazione di Swiss Life. La sua attenzione è rivolta alle problematiche a medio e lungo termine della previdenza svizzera. Ciò non gli impedisce di tematizzare con chiarezza gli sviluppi del sistema che pongono problemi. Il lavoro in vecchiaia rende felici. Pagina 16 La speranza di vita è in continua crescita. Oggi molti anziani sono sani e produttivi fino in età molto avanzata. Quattro esempi di persone che anche dopo i 65 anni non vogliono rinunciare al lavoro. E il parere della scienza sul lavoro in vecchiaia. L’impegno di Swiss Life. Kids Festival per i campioni di calcio di domani. Pagina 66. Leader in Svizzera, forte in Europa. Pagina 28 Il mercato assicurativo è molto cambiato negli ultimi anni. La competizione si è inasprita, in Svizzera come all’estero. Swiss Life come affronta le sfide? Carteggio. Pagina 36 In cerca di tracce sul Lago di Costanza. Pagina 42 Conrad Widmer è nato nel 1818 ad Altnau sul Lago di Costanza. In Turgovia ha lavorato come giornalista, avvocato e sostituto procuratore pubblico. Quindi è diventato direttore di penitenziario a Zurigo e, infine, fondatore della Rentenanstalt. Un personaggio sui generis. 1910. Motivo di speranza. Pagina 56 L’economo e pubblicista Beat Kappler si occupa da anni della sicurezza dei sistemi previdenziali. La sua analisi indaga anche le zone d’ombra della politica svizzera. 1973. Lavorare per Swiss Life. Pagina 62 L’impegno di Swiss Life. Da pagina 66 Nell’anno dell’anniversario Swiss Life sostiene numerosi progetti. Tra questi, un concorso per le scuole svizzere sul tema «gli spazi del futuro». Altri progetti hanno come obiettivo istruzione, sport e gioco. 1992. Che tipo di investitore siete? Pagina 73 La pubblicità nel corso del tempo. Pagina 80 I 150 anni di Swiss Life – La storia aziendale. Pagina 89 Per la Rentenanstalt, come per tutte le creazioni di imprese, in principio ci fu l’idea. Poi arrivò Conrad Widmer, la persona giusta, che con altri sostenne la fondazione della prima società di assicurazione sulla vita svizzera. E, ovviamente, numerose società straniere, che non vedevano di buon occhio il nuovo offerente. Ma lo spirito liberale dei decenni di fondazione conferì alla giovane impresa tanto slancio che per tutti questi anni e decenni ha puntato quasi sempre in una sola direzione: sempre avanti e sempre meglio. Sede centrale della Rentenanstalt di Zurigo dal 1899 al 1940. A destra: Conrad Widmer, fondatore della Rentenanstalt. Cara lettrice, caro lettore. A livello geografico la Svizzera è un Paese piccolo. Anzi, è molto di più: è un mondo in piccolo data la sua sorprendente varietà. Considerando, però, la forza economica e la lunga tradizione democratica, la Svizzera può annoverarsi senza arroganza tra le grandi nazioni. Come nasce un organismo talmente ben armonizzato come la Svizzera? Come preservarlo? Come rafforzarlo? Sono necessari molti fattori e un’interazione tra gli stessi: iniziativa, perseveranza, talento, competitività, apertura al nuovo. Così nascono valori e opere che hanno stabilità. Buona parte di quanto oggi è considerato ovvio ha avuto origine nel XIX secolo. Basti pensare alle grandi linee ferroviarie, ai lunghi tunnel alpini, ai ponti a lunga campata, alle prime centrali idroelettriche, ma anche a molte delle imprese operanti a livello internazionale che contraddistinguono ancora oggi l’immagine della Svizzera. Anche Swiss Life fa parte dello scenario economico della Svizzera. La nostra origine è da sempre chiaramente individuabile, già dalla denominazione Istituto Svizzero di Rendite. La nostra impresa era ed è parte della varietà svizzera e contribuisce a diffondere nel mondo il buon nome del Paese. La Svizzera è la nostra patria e il mondo la nostra casa. La Rentenanstalt, che nel 1857 aveva trovato sistemazione in un piccolo cortile interno di Paradeplatz a Zurigo e aveva appena cinque impiegati, si è trasformata in Swiss Life, un’impresa operante a livello internazionale. È merito dell’impegno quotidiano di 9 000 tra collaboratrici e collaboratori se siamo in grado di offrire qualità e di rimanere competitivi, conquistando così la fiducia dei clienti. E voi, in veste di cliente, consolidate con la vostra fedeltà in Swiss Life il nostro ruolo leader nella previdenza. Come prima di voi la generazione di clienti nel XIX e XX secolo. A tutti voi va il nostro dovuto ringraziamento. Swiss Life può vantare 150 anni di successo. Ci aspettano gli anni e i decenni a venire. Ci guida il nostro atteggiamento fondamentale: accettiamo le sfide del futuro. Puntiamo a prestazioni previdenziali affidabili per le nostre clienti e i nostri clienti. Adottiamo valori chiari – che fungono anche da metro di valutazione per il nostro operato. Bruno Gehrig Presidente del consiglio d’amministrazione Rolf Dörig Presidente della direzione del gruppo La prima polizza Il 1857 è l’anno di fondazione della Rentenanstalt. Ma prima di avviare l’attività è necessario raccogliere le concessioni in ogni singolo Cantone. Allo stesso tempo, l’assicurazione organizza il servizio esterno, stabilisce le tariffe e i procedimenti interni. Quindi segue l’esordio con il pubblico. Subito dopo l’inizio del nuovo anno viene sottoscritta la prima polizza, che porta la data del 6 gennaio 1858. Il commerciante sangallese Johann Conrad Heim stipula un’assicurazione in caso di decesso per un importo di 14 500 franchi dell’epoca. A occuparsi personalmente della stipula è il fondatore della Rentenanstalt Conrad Widmer, che non vuole privarsi del piacere di compilare a mano i primi contratti di assicurazione. Il numero delle assicurazioni sottoscritte gode di un buon andamento ascendente già nel corso del primo anno: 16 assicurazioni di rendite, 242 assicurazioni sulla vita e 192 assicurazioni in caso di decesso. Viene stipulata anche una prima assicurazione collettiva: nel 1858 il Canton Zurigo stipula per tutti gli insegnanti della scuola dell’obbligo un’assicurazione di rendita per vedove e per orfani presso la Rentenanstalt. 4 Sede centrale dell’Istituto Svizzero di Rendite, 1876 – 1899. «Chamhaus», Obere Zäune a Zurigo. Sede centrale dell’Istituto Svizzero di Rendite 1899 – 1938. Alpenquai 40 a Zurigo. Assicurati presso Swiss Life Oggi quasi un milione di persone sono assicurate presso Swiss Life. Circa la metà ha un’assicurazione sulla vita privata del terzo pilastro. L’altra metà è assicurata presso Swiss Life tramite il proprio datore di lavoro nel secondo pilastro. Oltre 40 000 imprese hanno stipulato un contratto con Swiss Life nel ramo della previdenza professionale. Il decreto del Consiglio federale del 1916 ha permesso la stipulazione di assicurazioni aziendali in Svizzera, concedendo ai datori di lavoro un’agevolazione fiscale per quella forma di previdenza che allora era ancora volontaria. Le assicurazioni aziendali più vecchie risalgono al 1918 e sono state stipulate con il gruppo PKZ e la Mägerle AG Maschinenfabrik. PKZ: un dirigente innovativo Il gruppo PKZ, fondato 126 anni fa nel 1881 da Paul Kehl a Winterthur, è stato la prima fabbrica di confezioni in Svizzera. Nel 1891 la ditta si trasferisce a Zurigo dove viene registrato il marchio PKZ (Paul Kehl Zürich) nel registro di commercio. Nel 1918 Karl Burger, genero di Kehl, adotta una misura innovativa con la creazione del fondo di previdenza PKZ, una cassa pensioni volontaria per i dipendenti dell’impresa. Nel 1970 il gruppo PKZ ha assicurato circa 1000 dipendenti presso Swiss Life. Il numero tuttavia si è ora ridotto a 600 impiegati per cessazione della propria produzione. Un cliente fedele: nel 1918 la Mägerle Maschinenfabrik ha stipulato la prima polizza presso Swiss Life. L’impresa, la cui sede centrale è a Fehraltorf ZH, costruisce macchine d’affilamento di prim’ordine. Mägerle: da quattro a 120 impiegati Nel 1918 ha posato la prima pietra della previdenza professionale anche la Mägerle AG Maschinenfabrik, allora ancora denominata Maschinenfabrik Uster. L’assicurazione fu stipulata per quattro polizze; oggi sono assicurati con Swiss Life tutti i circa 120 impiegati della Mägerle AG Maschinenfabrik e della Schleifring AG. Hans Kurt Knecht: il cliente privato di più vecchia data L’assicurazione più vecchia ancora in essere con un cliente privato è datata 8 febbraio 1918. Il nonno di Hans Kurt Knecht, consigliere distrettuale e fabbricante di Uster, aveva stipulato l’assicurazione per il nipote di nove mesi. Hans Kurt Knecht ha oggi 89 anni e dal maggio 1958, da 49 anni quindi, percepisce una rendita vitalizia annuale da Swiss Life. PKZ – assicurata presso Swiss Life dal 1918. Cartellone risalente al 1934. Da 49 anni Hans Kurt Knecht percepisce una rendita vitalizia di Swiss Life. 5 Finestre temporali 1857 1867 1877 1857 –1872 1887 1897 1907 1927 La città più americana della Svizzera. Dopo essere stata distrutta da un incendio, La Chaux-de-Fonds è stata ricostruita seguendo rigorosi canoni geometrici. A metà del XIX secolo è considerata la città più moderna della Svizzera. Qui arrivano e si integrano molti immigrati da altri cantoni e dall’estero. La Chaux-de-Fonds, come le città americane, funge da crogiolo sociale e vanta una popolazione politicamente molto attiva. Nel 1870 più della metà di tutti gli occupati lavora nell’industria orologiaia. Anche Karl Marx si occupa della città del Giura di Neuchâtel descrivendola come un’unica, grande fabbrica di orologi. Più che un elogio, un punto di disonore. Le cavallette arrivano sul continente. Nel 1863 viene fondata a Londra la Football Association (FA) e vengono elaborate le regole del gioco moderno del calcio. Alcuni studenti inglesi portano il calcio a Zurigo: nel 1886 viene fondato il Grasshopper-Club Zürich. Il primo presidente e capitano della squadra è Tom E. Griffith. La fattura per un vero pallone di cuoio, le magliette biancoblu e i berretti ammonta a 20 franchi. Tutto questo materiale proviene dall’Inghilterra, la «Casa del calcio». La quota sociale annuale per i membri è di 3 franchi. La prima partita ufficiale viene disputata ben due anni dopo la fondazione: il 18 novembre 1888 la squadra del Politecnico (oggi ETH) e il GC pareggiano a reti inviolate. Tre giocatori s’infortunano e un palo della porta viene danneggiato. Ma da questo momento la squadra andrà sempre migliorando. Inoltre, nel 2004 Rolf Dörig, CEO di Swiss Life, diventa presidente centrale delle Cavallette. Ancora una fondazione. L’uomo non vive di solo lavoro. Desidera anche compagnia, canto e musica. Nel XIX secolo si assiste ad una vera e propria ondata di fondazioni di gruppi di musica per strumenti a fiato. In molti Paesi e città della Svizzera nascono società di musica. Quella di Niederwil nel Fürstenland di San Gallo vanta lo stesso anno di fondazione della Rentenanstalt. Sono contadini, giornalieri e lavoratori i fondatori che qui si riuniscono nel 1857. I mezzi per un’uniforme non ci sono e per molti anni ancora rimarrà un sogno. Nell’immagine più antica, però, i musici posseggono già berretti con visiera e, ciò che più conta, corni, tube ed eufonio. L’inizio dell’espansione all’estero. ___ La Rentenanstalt avvia molto presto l’espansione all’estero. Nel 1866 riceve la prima concessione in Germania, valida, però, solo per la Prussia. All’epoca, il Reich tedesco è ancora suddiviso in numerosi regni e ducati, gelosi dei propri diritti di sovranità. Da ognuno deve essere rilasciata una concessione. 6 1917 Zurigo s’illumina. Nel XIX secolo si va diffondendo lentamente l’illuminazione pubblica di vie e piazze delle città. Zurigo ha privatizzato il servizio dando nel 1856 una concessione a un ingegnere tedesco. L’ingegnere si occupa della fornitura di luce a gas per la città sulla Limmat per 30 anni. In seguito la città rileva il servizio e passa all’illuminazione elettrica. E chi fornisce l’illuminazione alle strade di Zurigo? I Grigioni. È da lì infatti che la città di Zurigo si approvvigiona, tramite le centrali elettriche, di energia accaparrandosi la parte da leone. Percorsi di vita Una vera star della pubblicità. «Am liebschte bi Real Madrid spile» (Giocare nel Real Madrid). Finalmente qualcuno che riusciva a pronunciare «Real Madrid» senza problemi e senza impappinarsi. E che non se ne stava immobile per il nervosismo, ma che con il cuore in mano diceva la fatidica frase. Fabian Bräm era il quarto o quinto del casting. Ora la frase funzionava e Fabian era diventato una vera star della pubblicità. La pubblicità di Swiss Life con la voce di Fabian è stata trasmessa per un’intera estate. La voce di bambino fuori campo dice «Giocare nel Real Madrid», mentre la pubblicità televisiva mostra Ricardo Cabanas, il giocatore della nazionale di calcio svizzera. Fabian tifa Cabanas «perché è forte». Dopo avergli firmato l’autografo, Cabanas non gli ha restituito la penna, ma Fabian non è rimasto male. Non l’ha dimenticato, però. Fabian ha dieci anni, è spontaneo e ha un sorriso da birichino. Frequenta la terza e la sua materia preferita è il nuoto. Per la pubblicità ha ricevuto 250 franchi e una divisa completa della nazionale di calcio svizzera. Fabian gioca a calcio per l’SV Höngg, Allievi E, la sua seconda stagione. Allenamento il mercoledì, partita il sabato. Gli piacerebbe giocare da attaccante, ma quasi sempre deve andare in porta. Lo accetta senza fare Fabian Bräm (10 anni), Zurigo ZH storie. Le reti le segna una ragazza, la migliore della squadra. Ora Fabian suona anche la batteria. La pubblicità non lo ha cambiato affatto. Certo, i parenti sanno della pubblicità, come pure il suo migliore amico. Alcuni hanno riconosciuto la sua voce. Per il resto, non l’ha sbandierato ai quattro venti. Fabian non si è montato la testa per la sua esibizione. «Bluffare», precisa, «è stupido.» Fabian, anche il tuo sogno è giocare un giorno per il Real Madrid? «No. Voglio diventare arbitro. O ricercatore marino.» Fabian Bräm ha partecipato a uno spot pubblicitario di Swiss Life. 7 Da 150 anni Bruno Gehrig, presidente del consiglio d’amministrazione di Swiss Life. 8 a i assicuriamo il futuro 150 anni di Swiss Life. Bruno Gehrig, presidente del consiglio d’amministrazione, getta uno sguardo al passato e uno al futuro. La previdenza, infatti, è sempre rivolta al futuro, occupandosi delle prossime generazioni e tenendo conto in modo equo degli interessi di tutti. Solo così, afferma Gehrig, nascono soluzioni durature. A chi compie gli anni, si suol dire, viene realizzato un desiderio. Bruno Gehrig, qual è il suo desiderio per i 150 anni di Swiss Life? (Ride) Per i prossimi 50 anni, mi auguro che Swiss Life continui a rafforzarsi in tutti i suoi mercati. Puntiamo a essere per le persone assicurate un offerente di prim’ordine in tutti i settori previdenziali in cui operiamo e, nel contempo, a realizzare un rendimento equo per i nostri azionisti. L’anno d’anniversario è come qualunque altro anno o per l’impresa dev’essere qualcosa di molto particolare? Il 2007 è per noi un anno speciale cui riservare degne celebrazioni. L’anniversario è un momento di riflessione, in cui si guarda anche al passato e ci si confronta con il futuro. Lo impone l’anniversario stesso. Tuttavia, vogliamo anche guardare avanti. Cos’è più importante: lo sguardo verso il passato o quello verso il futuro? Per i 150 anni in primis conta lo sguardo verso il passato, semplicemente perché dobbiamo essere grati ai nostri predecessori per quanto hanno costruito. A una persona desidero dare rilievo, ossia al turgoviese Conrad Widmer. Si deve a lui l’ideazione della Rentenanstalt che ha guidato nei primi 35 anni. A mio avviso il maggiore contributo individuale alla storia della nostra impresa. Ma un’impresa non deve anzitutto guardare avanti e affrontare le sfide a venire, piuttosto che celebrare il passato? Certamente lo sguardo in avanti è importante e siamo anche proiettati al futuro. Nel nostro settore, la previdenza finanziaria, l’approccio al futuro è molto concreto. Non a caso il filo conduttore scelto per l’anniversario è anche «Prospettive per le persone». Ma senza passato non avremmo futuro e nemmeno l’opportunità di far progredire la nostra impresa di generazione in generazione. Per questo motivo ritengo importante un anniversario «retrospettivo». Quali eventi o svolte fondamentali nella storia di Swiss Life le sono rimasti impressi? (Riflette a lungo) A colpirmi in 9 «Niente è sicuro.» Bruno Gehrig Bruno Gehrig è presidente del consiglio d’amministrazione di Swiss Life dal 2003. Prima era stato membro della direzione generale della Banca nazionale svizzera e professore di economia aziendale all’Università di San Gallo. Ha 61 anni, è sposato e padre di tre figli adulti. particolare non è stato un singolo evento, bensì il fatto che attuari, specialisti in materia d’investimento e consulenti, ovvero le funzioni centrali nella nostra impresa, abbiano collaborato con successo per 150 anni. In certi periodi l’impresa era gestita da attuari. In altri, dominavano la gestione patrimoniale o la distribuzione. Pur assistendo alla predominanza alterna dell’uno o dell’altro ambito nel corso degli anni, la storia della nostra impresa è il risultato della costante interazione di queste funzioni. Seguire la collaborazione tra questi esperti, di mentalità molto diverse, è qualcosa di affascinante. Per 140 dei 150 anni di storia, Swiss Life è stata una società cooperativa. Il passaggio a società quotata in borsa ha ripagato? Il passaggio da società cooperativa a SA è stato un passo enorme, che non ha tuttavia alterato gli equilibri. Per molte persone nell’impresa il passaggio non ha comportato 10 grandi cambiamenti. La società cooperativa è stata a lungo la forma giuridica predominante per gli assicuratori vita. I mercati dei capitali però si sono trasformati. Una società cooperativa non può raccogliere capitali. I recenti eventi aziendali dimostrano quanto sia importante l’accesso al mercato dei capitali. La Rentenanstalt non avrebbe superato gli ultimi quattro, cinque anni se non avesse potuto procurarsi dagli azionisti il venture capital di cui c’era urgente bisogno. Il passaggio da società cooperativa a SA corrisponde, tra l’altro, a una tendenza molto diffusa. Oggi tutti i maggiori assicuratori operanti a livello internazionale sono società anonime. Di recente è stato attuato il cambiamento di nome da Rentenanstalt a Swiss Life. Lei stesso ha riutilizzato la vecchia denominazione anche se dal 2004 l’impresa figura solo come Swiss Life. Per quale motivo? Già, mi succede spesso, ma non me ne vergogno, perché il concetto di Rentenanstalt è insito in noi. Rappresenta gran parte della nostra storia. La controllata della nostra società holding conserva questo nome e anche la nostra grande fondazione collettiva LPP. Ma so che devo parlare di Swiss Life e non di Rentenanstalt. e controllo, assolutamente necessari. La LPP è un’assicurazione di risparmio obbligatoria per le persone che esercitano un’attività lucrativa. È ben singolare che per molto tempo non fosse richiesta alcuna trasparenza: una lacuna giustamente colmata, e ciò ci fa sentire a nostro agio. Oggi però, «Tutti coloro che si occupano di previdenza si assumono una responsabilità sociale.» Bruno Gehrig Perché? «Rentenanstalt» è un concetto impossibile. Innanzitutto è intraducibile e in secondo luogo il termine tedesco di «Anstalt» (istituto) connota qualcosa di molto negativo, burocratico e superato. È fuori dubbio: il cambiamento del nome era necessario e opportuno e il momento ideale. In un anniversario si citano soprattutto i successi che costellano la storia aziendale. Sappiamo tutti però che si impara in realtà da difficoltà e sconfitte. Ci sono insuccessi che ritiene di dover ricordare? La sconfitta più significativa è avvenuta nel 2000/2001: come altre imprese, anche Swiss Life aveva allora effettuato massicci investimenti azionari. Tutti prevedevano che il corso azionario sarebbe costantemente salito – una previsione errata che ha messo a serio rischio Swiss Life. Sono lieto di esserci lasciati alle spalle questa fase e di ritrovarci su un terreno solido. Cosa è stato decisivo per il turnaround? A fare la differenza è stato lo spirito di squadra ai vertici dirigenziali, che in breve tempo sono stati quasi interamente rinnovati. Consiglio d’amministrazione e direzione del gruppo si sono ben armonizzati in questo frangente. Determinante è stata anche la capacità di resistenza e convincimento dimostrata dalle collaboratrici e dai collaboratori del servizio esterno in questa situazione straordinaria. La crisi sul mercato dei capitali ha fatto balzare nella coscienza pubblica anche il tema della previdenza, in particolare la previdenza professionale. Se si osserva la situazione della previdenza in Svizzera, a che punto siamo oggi? La crisi è stata positiva. Ha prodotto trasparenza, franchezza da parte della politica, domina invece la tendenza a una sempre maggiore regolamentazione. Si corre il rischio di politicizzare la LPP e di mettere in secondo piano gli aspetti economici e statistici. Con le nostre spiegazioni e informazioni cerchiamo di contribuire a una discussione obiettiva e a condizioni quadro ragionevoli. Quale argomento la preoccupa di più pensando al futuro della previdenza? Ovviamente lo sviluppo demografico. La nostra società subisce profondi mutamenti. Le persone vivono più a lungo e hanno sempre meno figli. Al tempo stesso molti desiderano interrompere prima l’attività lucrativa per godersi il più a lungo possibile la quiescenza in buona salute. La questione è chi debba provvedere al finanziamento e in quale modo. Per il crescente divario tra ciò che è possibile finanziariamente e le aspettative delle persone, dobbiamo trovare presto soluzioni efficaci, altrimenti ci ritroviamo con una questione spinosa. Non oggi né domani, bensì dopodomani e il giorno dopo ancora. Crede che i politici di oggi abbiano sufficiente consapevolezza di questo andamento strisciante che più tardi sarà difficile da correggere? No. I politici devono conquistare gli elettori nel breve tempo. Per questo non possiamo attenderci molto da loro. Ciò che conta è che l’amministrazione avvii le mosse necessarie e che le applichi a prescindere dall’opinione dei singoli politici. Così come sta accadendo con l’aliquota di conversione LPP. Negli ultimi tre anni in Svizzera si sono mossi alcuni passi nella giusta direzione, perché è stata fatta molta chiarezza e il problema è stato esaminato all’interno dell’amministrazione federale. 11 «La LPP è un’assicurazione di risparmio obbligatoria. Il fatto che per molto tempo la trasparenza non fosse richiesta è singolare.» Bruno Gehrig L’economia e la politica hanno stretti legami. Pur essendo complementari, non sono sempre in sintonia. Essendo l’economia sinonimo di razionalità economica e la politica sinonimo di perequazione sociale, sorgono tensioni. Come interviene Swiss Life? Solo a livello economico? O anche a livello sociale? Chi interviene esclusivamente a livello economico in questo dibattito, ha scarse prospettive di successo. Chiunque affronti l’argomento si assume anche una responsabilità sociale. Come percepite lei e Swiss Life tale fenomeno? Il settore previdenziale è fortemente regolamentato in termini politici, sia nel secondo pilastro con il risparmio obbligatorio, sia nel terzo pilastro con gli incentivi fiscali. L’economia e la politica non possono fare a meno di confrontarsi in modo costruttivo per soluzioni durature. Ritengo che rivestiamo il ruolo degli esperti che informano i decisori e che creano trasparenza nel mondo complesso della tecnica attuariale. Il nostro scopo prioritario è l’informazione: comprensibile, trasparente e attendibile. Dobbiamo essere credibili anche in rapporto al nostro impegno di garantire un compromesso equo tra gli interessi degli assicurati e quelli degli azionisti, obiettivo che non è stato del tutto realizzato. La credibilità di un’impresa è strettamente connessa alla credibilità dei propri vertici dirigenziali. Che contributo apporta in questo senso lei, in veste di presidente del consiglio d’amministrazione? Impegnandomi soprattutto a tutela di un buon governo dell’impresa. L’efficienza dei processi di direzione e di controllo è decisiva per la credibilità di un’impresa e, quindi, anche per un successo duraturo. Oggi ci si chiede se il sistema a tre pilastri sarà utile anche per il futuro. Da diversi fronti proviene il richiamo a riforme fondamentali. Cosa ne pensa? Il sistema a tre pilastri verrà portato avanti. Nel confronto internazionale, la combinazione fra previdenza professionale e privata, risparmio obbligatorio e volontario e sistemi di ripartizione e capitalizzazione, come li conosciamo noi, sono un grande risultato. 12 Altri Stati cercano di arrivare al nostro livello. Non ritengo necessaria una riforma sostanziale. Le condizioni quadro devono essere strutturate in modo tale da non suscitare false aspettative e da evitare che in futuro i giovani debbano pagare i debiti dell’attuale generazione di pensionati. Swiss Life sostiene quindi gli interessi dei giovani? No. Tuttavia, prendiamo le parti delle future generazioni perché si vedono contrapposti a un crescente numero di persone di età più avanzata. Per questo motivo la distribuzione da giovani ad anziani nell’ambito attuale ha fatto il suo tempo. Altrimenti compromettiamo il nostro sistema sociale. Ma ancora più importante è sensibilizzare i giovani al tema della previdenza. Un esempio: «Ogni volta che ho cambiato lavoro non mi sono mai preoccupato della mia previdenza professionale». Oggi ciò non vale più. Chi inizia un nuovo lavoro deve assolutamente informarsi sulla situazione della sua cassa di previdenza. La responsabilità personale assume una sempre maggiore importanza, anche nella previdenza privata e libera. Perciò mi appello ai giovani affinché inizino anzitempo a risparmiare. Chi inizia solo a 45 o 50 anni a occuparsi della propria previdenza, sarà in ritardo e avrà difficoltà a raggiungere l’obiettivo di risparmio. Nella previdenza il tempo è un fattore decisivo. Lei ha 60 anni e non dovrebbe più preoccuparsi degli interessi dei giovani. Ma la prego! Opero nel sistema previdenziale. Lo sviluppo demografico è uno delle problematiche centrali. Se mi interesso all’argomento di un sistema previdenziale duraturo e sano finanziariamente, è anche perché ho tre figli. Credo che lo seguirò fino all’ultimo giorno della mia vita. Un’ultima domanda, signor Gehrig. Swiss Life tra 25 anni sarà ancora il maggiore assicuratore vita in Svizzera, conservando nel contempo la sua autonomia? Spero che Swiss Life possa creare un valore aggiunto per i clienti e gli azionisti, mantenendo la sua autonomia. Ma al riguardo non bisogna illudersi: niente è sicuro. Il mondo si trasforma ed evolve, in certi casi, in maniera ancora impensabile per noi oggi. Lo scopo di Swiss Life comunque è chiaro: proseguire sull’attuale rotta del successo. Percorsi di vita Armand Genoud (77 anni), Zinal VS Una valle. Una vita. «Sono un alpigiano». Armand Genoud vive a Zinal, nella Val d’Anniviers. È cresciuto lontano dalla valle, a Mission. Nove figli, i genitori contadini di montagna. Una vita dura – «che mi ha insegnato molto però». Anno dopo anno si trasferivano tra i vigneti a Sierre, su e giù tra il pascolo di primavera e l’alpe. La scuola li accompagnava: il maestro e il parroco seguivano questa «processione». Dopo la scuola d’obbligo il primogenito aiutava la famiglia. In seguito Armand Genoud dovette cercare fortuna dove c’era lavoro. Si spostò a valle e divenne poliziotto a Sion, con anima e corpo. «Ha ampliato il mio orizzonte», afferma pensando al passato. Ma la valle non lo lasciava. Con la moglie, anche lei della Val d’Anniviers, e i cinque figli nel 1966 si trasferì a Zinal, dove partecipò alla realizzazione della località di sport invernali. Armand Genoud era responsabile della sicurezza e del servizio valanghe nonché presidente dell’ufficio turistico. Parallelamente con la moglie aprì un negozio di articoli sportivi, gestito ora dai figli. Inoltre era guida alpina e un appassionato mezzofondista. «Occorre essere polivalenti», afferma laconico. Il fondo, nella sua infanzia un mezzo di spostamento, lo fece arrivare persino ai giochi olimpici di Cortina del 1956. Rammenta che aveva le lacrime agli occhi all’ingresso degli atleti. Anche se una lieve influenza impedì un risultato brillante – Armand Genoud arrivò indebolito al traguardo – rimase comunque in gara. Oggi pratica sport solo seguendo il proprio ritmo. L’altra grande passione sono le mucche della razza Hérens. Un paio del suo allevamento lo accompagnano sempre nelle passeggiate in montagna, tra le migliori lottatrici, le «regine». Armand Genoud lo dice con orgoglio. Gli si illuminano gli occhi. «Sì, ho avuto una vita fortunata.» Armand Genoud è un cliente di Swiss Life. 13 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 1927 1873 –1887 Nasce uno stereotipo svizzero. Nel 1875 nasce una dolce storia di successo: dopo anni di ricerca Daniel Peter, genero del pioniere del cioccolato François-Louis Cailler, riesce a creare un prodotto finale solido mischiando cacao, zucchero e latte condensato. Nasce la prima tavoletta di vero cioccolato al latte svizzero. La cioccolata perde il suo sapore amaro aggiungendo latte e diventa così adatto al consumo di massa. PARIGI: CENTRO DELLA MODA A Parigi nel 1858 l’inglese Charles Frederick Worth avvia un’impresa in un’ancora tranquilla Rue de la Paix, che introduce l’industrializzazione della haute couture. La consorte di Napoleone III, l’intera corte francese e tutti i nomi che contano sono clienti di Worth. Worth domina la moda parigina per quasi 40 anni, all’epoca della crinolina e poi della piega. Daniel Peter. Il più antico best seller svizzero. «Dal ridente villaggio di Mayenfeld si stacca un sentiero che, serpeggiando attraverso boschi e verdi campagne, conduce fino ai piedi dei monti, severi e maestosi su quel lato della valle. Dove il sentiero comincia a salire, il passante viene investito dall’intenso profumo dell’erica, e l’erba dei prati si fa più bassa e dura; poi il cammino diventa sempre più ripido e scosceso, per giungere dritto fino ai pascoli dell’Alpe.» Così inizia la storia di Heidi, l’opera di Johanna Spyri pubblicata per la prima volta nel 1880. Da allora i bambini di tutto il mondo condividono la vita di Heidi, temono il nonno e si schierano segretamente con il geloso Peter. Nel 1891, a 64 anni, Johanna Spyri stipula un’assicurazione con la Rentensanstalt. Dieci anni dopo muore di morte naturale. ork. Y w e N a li il u Primi sq Il nuovo che avanza. Il 14 novembre 1881 viene inaugurata a Zurigo la prima scuola per la tessitura della seta. 21 alunni imparano nell’apposita sala la tessitura della seta su tre telai meccanici e tredici telai a mano. Alla fine del XIX secolo la «Mechanische Seidenweberei» di Adliswil diventa, con 1 300 telai, il più grande stabilimento tessile della Svizzera. 14 Negli USA Alexander Graham Bell prova nel 1876 il primo telefono. Ma passeranno ancora alcuni anni prima che per il nuovo mezzo inizi il boom. Le società telefoniche posano le linee dapprima sopra il suolo in quanto più veloce ed economico. Nel 1887 il groviglio di fili quasi impedisce la vista delle case e delle strade di New York. Nella Lower Broadway pendono fino a 150 fili da aste lunghe 20 metri. New York è tutta uno squillo. Percorsi di vita Alexa Thio (52 anni), Lodano TI Benvenuti a Ca’ Serafina. Due gatti, uno bianco e uno nero, scorrazzano sul prato nel giardino curato di una casa ticinese. Questo idillio, su un soleggiato pendio della Valle Maggia, è il regno di Alexa Thio che nel cuore di questo delizioso villaggio è riuscita a realizzare il suo sogno. Da sette anni è gerente di Ca’ Serafina, la «più piccola pensione a tre stelle della Svizzera.» L’attraente e vivace signora dall’accento ticinese impersona la gioia stessa di vivere: «Lavoro sette giorni la settimana, ma adoro la mia professione.» Alexa Thio mette anima e corpo nella gestione della sua pensione e le sta a cuore che i suoi ospiti si sentano come a casa loro. Benedice il giorno in cui questa casa dell’800 è diventata proprietà della sua famiglia. L’armonia è importante per lei. Non solo nella sua bella casa dalle camere arredate con gusto squisito. «Sono felice quando un gruppo di commensali scopre il piacere di stare insieme e si crea una bella atmosfera fra gli ospiti,» afferma Alexa Thio. Cresciuta a Locarno, figlia di un’olandese e di un indonesiano, ha girato il mondo e conosce diverse lingue. È una donna d’azione: dal tiramisù alla contabilità, tutto è fatto in casa da questa donna che ha tre figli ormai adulti. Non le capita mai di arrivare al limite delle proprie forze? Fra gli ospiti, ce ne sono di difficili? «Per fortuna finora no,» risponde sorridendo e non lascia trapelare nulla. Le dediche nel libro degli ospiti a momenti la commuovono fino alle lacrime. Recentemente ha acquistato una stalla, a pochi passi da Ca’ Serafina. Ci sono già i piani per la ristrutturazione. È proprio lì che vuole andare a vivere, se possibile con il gattino bianco che gioca ancora in giardino. Alexa Thio è cliente di Swiss Life. 15 Il lavoro in vecchiaia può rendere felici Sì, esistono: le persone oltre i 65 anni che continuano a lavorare come se l’età di pensionamento non esistesse. Ad esempio la scrittrice Marcella Meier (87 anni), il dentista Charles Eugster (87), l’imprenditore edile Luciano Poncetta (75) e il calzolaio Sigi Steck (67). Il lavoro li mantiene in forma e arzilli. Quattro storie di esperienza. E il parere dello scienziato François Höpflinger sugli anziani e sul lavoro in vecchiaia. Gli esperti dell’Istituto Max Planck stimano che nel 2060 l’aspettativa media di vita sarà di 100 anni. Se questa previsione è giusta e supponendo che l’età di pensionamento rimanga inalterata, godremo per 35 anni della pensione. Ma il numero degli anziani sani che a 65 anni desiderano andare in pensione diminuisce costantemente. L’imprenditore edile ticinese Luciano Poncetta (75 anni) afferma oggi che l’età pensionabile è troppo bassa: «È meglio lavorare anche quando si è vecchi. Si rimane attivi e ci si sente utili.» Marcella Maier (87) di St. Moritz sottolinea la componente sociale del lavoro. «Per me il contatto con gli altri è importante. Finché si lavora il contatto con gli altri è automatico», afferma. E Charles Eugster (87) va oltre: «La cosa peggiore per me sarebbe godere del ‘meritato riposo’». Il bilancio provvisorio del calzolaio di Altdorf Sigi Steck (67) è ambivalente: «Ancora oggi sento questa lacerazione interiore. Da 16 Charles Eugster (87 anni) ha diretto fino a 75 anni un ambulatorio dentistico a Zurigo. Inoltre, fino a cinque anni fa pubblicava un mensile per dentisti in diverse lingue. Oggi studia da autodidatta per diventare esperto nelle questioni relative alla vecchiaia. Infine, partecipa a gare di canottaggio e ogni giorno fa body building. «Nella mia vita il lavoro ha sempre avuto il massimo valore. Se a un uomo si toglie il diritto al lavoro, gli si toglie la dignità. Con l’avanzare dell’età il valore del lavoro è per me addirittura aumentato. Non voglio dipendere dalla mia rendita. Il pensionamento, volontario o involontario, non è altro che disoccupazione volontaria o involontaria. Alcuni studi dimostrano che il 40 % di chi ha oltre 65 anni desidera continuare a lavorare. Ciò che manca sono le offerte di corsi di perfezionamento e i posti di lavoro adeguati. Il momento cruciale arriva tra i 55 e i 65 anni: lì bisogna decidersi se si desidera continuare a lavorare ed eventualmente fare qualcosa di completamente diverso. La capacità cognitiva diminuisce solo leggermente con l’età, mentre peggiora la manualità. A 75 anni ho deciso che con le mie mani non dovevo più fare il dentista. Questo, però, non mi ha impedito di continuare a lavorare con la testa. In Europa dobbiamo insistere perché le persone, soprattutto le donne, lavorino più a lungo. Le donne sono la nostra maggiore speranza. La speranza di vita si è allungata, quindi dovrebbe essere possibile che una donna prima metta al mondo figli e poi si dedichi alla propria carriera professionale. Lavorerò finché potrò. Una volta raggiunto un obiettivo, me ne pongo subito un altro. La cosa peggiore per me sarebbe godere del ‘meritato riposo’.» «La mia motivazione è sempre stata il piacere del lavoro e della professione.» Charles Eugster, 87 anni, dentista 17 «Mi piace essere in prima linea e tirare il carro.» Luciano Poncetta, 75 anni, impresario costruttore 18 una parte non devo più lavorare, dall’altra mi dico: non puoi andare solo a spasso tutti i giorni.» La situazione di partenza Quando nel 1948 è stata introdotta l’AVS, la speranza di vita in Svizzera era notevolmente inferiore. La lunga fase di vita postprofessionale si è sviluppata solo negli ultimi tre Luciano Poncetta (75 anni) responsabile dell’impresa generale di costruzioni a Bignasco in Valle Maggia che ha fondato quasi 50 anni fa. «Lavoro sette giorni la settimana, ancora adesso. Con la testa sono comunque sempre al lavoro. Faccio due settimane di vacanze a gennaio e due ad agosto. Se fosse dipeso da mio padre, probabilmente sarei diventato commerciante. Ma già da bambino costruivo muretti. Era la mia passione. L’impresa, l’ho costruita dal nulla. Dopo la Scuola tecnica superiore ho lavorato prima in diversi impianti idroelettrici. Nel 1960 mi sono messo in proprio con l’aiuto di mia moglie. Oggi gestisco 40 impiegati. Sono molto contento della loro collaborazione. Sono esigente, però per ricevere bisogna anche dare. Ho sempre formato apprendisti. Oggi sono ancora impegnato come esperto per gli esami di impresario costruttore. E ciò mi consente un continuo perfezionamento. Inoltre, per quasi 20 anni sono stato sindaco di Bignasco. Per me il lavoro, dopo la famiglia, è tutto. È meglio continuare a lavorare. Così si resta vitali e ci si sente ancora utili. Alcuni dei miei amici hanno sempre detto che a 65 anni avrebbero smesso, ma sono ancora lì che lavorano. Anche per motivi finanziari non ho potuto permettermi di andare in pensione a 65 anni. Ho investito tutti i miei risparmi nella ditta e nella casa d’abitazione. Le mie due figlie per il momento non collaborano nell’impresa. Continuerò a lavorare finché la salute me lo permette. Poi si vedrà. Ogni giorno visito alcuni cantieri, per vivere ancora questa realtà. Mi dà un’immensa gioia vedere sorgere nuove costruzioni.» decenni. Al contempo, oggi gli anziani approfittano di più anni senza minorazioni. Ma cosa fare con tutto quel tempo che da un giorno all’altro è disponibile dopo il pensionamento? Molti si godono il pensionamento e finalmente si dedicano a tutte quelle cose che hanno sempre dovuto rimandare. Per altri, invece, il pensionamento diventa un problema. Le persone con una retribuzione bassa o con professioni fisicamente faticose rifioriscono una volta raggiunta l’età di pensionamento. Diversamente, le persone con professioni intellettuali: spesso dopo i 64 anni entrano in una vera e propria crisi. Il numero degli anziani sani è in continuo aumento Oggi gli anziani sono più attivi e rimangono sani più a lungo rispetto al passato. Il gerontologo François Höpflinger dell’Università di Zurigo rileva oltre a un invecchiamento demografico anche un ringiovanimento socioculturale. I valori e il comportamento delle persone anziane hanno subito un forte cambiamento. Gli anziani dispongono di una formazione notevolmente migliore rispetto alle precedenti generazioni di pensionati e anche il loro stile di vita è cambiato. «I pensionati di oggi praticano sport, si vestono alla moda, sono più mobili e viaggiano volentieri», sostiene Höpflinger. Da una parte, questa evoluzione è riconducibile al maggiore benessere e dall’altra le attuali generazioni di pensionati hanno conosciuto in gioventù una cultura attiva, orientata alle prestazioni e al fisico. «Hanno imparato a rimanere relativamente giovani fino in età avanzata», sostiene Höpflinger. Un lavoro scelto liberamente è salutare Il «ringiovanimento» ha effetti anche sul pensionamento. Oggi molti pensionati desiderano continuare a offrire un contributo attivo sotto qualsiasi forma alla società. Il numero di donne e uomini anziani che conservano com- 19 petenza e motivazione tecnica e professionale anche in età avanzata aumenta. Così come aumenta il numero di anziani che desiderano lavorare almeno part time. E quindi si potrebbe pensare a un passaggio graduale al pensionamento. La motivazione professionale e sociale è più importante del guadagno, poiché queste persone piene di esperienza sanno che il lavoro regala loro anche soddisfazioni e gioia. In effetti, la soddisfazione e la salute sono strettamente correlate con il lavoro. Molti studi dimostrano che l’attività fisica e psichica contribuiscono a mantenere l’efficienza fino in età avanzata. L’attività di persone anziane dipende sostanzialmente dalle precedenti abitudini di vita: «Le persone attive e impegnate nella vita professionale si sentono meglio in età avanzata se, dopo il pensionamento, possono rimanere attive», sostiene Höpflinger. «Le persone più passive, invece, si sentono meglio se possono godere il loro pensionamento in modo quieto e senza troppi scossoni.» Oggi in Svizzera l’11 % circa degli uomini oltre i 65 anni e il 5% circa delle donne continuano a esercitare un’attività lucrativa. Molti svolgono un lavoro autonomo. Un quadro diverso risulta se si considera anche il lavoro volontario, domestico e per la famiglia, poiché questi lavori, soprattutto per le pensionate, occupano una parte grande della vita quotidiana. Non importa se si assistono i nipoti o si curano congiunti: anche questi impegni aiutano a mantenere i contatti. Manca il riconoscimento del lavoro in età avanzata Tenendo conto degli effetti positivi dell’attività sugli anziani, molti gerontolgi invocano oggi la flessibilità o addirittura l’innalzamento dell’età di pensionamento. Non è un caso che oggi sono soprattutto gli indipendenti a lavorare più a lungo: a molti dipendenti dell’industria privata e dell’amministrazione pubblica ciò non è concesso. La maggior parte delle imprese preferisce assumere collaboratori più giovani. Quelli più anziani vengono mandati in pensionamento anticipato, spesso anche contro la loro volontà. I pregiudizi contro i lavoratori anziani sono duri a morire, sebbene gli studi dimostrino che in media offrono la stessa efficienza dei più giovani. Il potenziale di apprendimento e conoscenza è notevolmente maggiore rispetto a quanto comunemente si pensi. 20 Marcella Maier (87 anni) vive dalla nascita a St. Moritz. È giornalista e scrittrice. Ha pubblicato il suo ultimo libro due anni fa. «Quando nel 1979 è morto mio marito dopo una lunga malattia, ero completamente sola. All’epoca avevo 59 anni, avevo quattro figlie e una casa, il cui tetto necessitava di un urgente restauro. Lì per lì ho avuto un po’ di timore. Ma poi mi sono detta: «Adesso basta, devo farcela». Da quel momento ho lavorato al 50 % come giornalista per un giornale locale e per «Bündner Zeitung», e il 40 % come segretaria scolastica. Così sono riuscita a mantenere la casa e a pagare la ristrutturazione necessaria. Ancora oggi due delle mie quattro figlie abitano con me. Nel frattempo hanno creato le loro famiglie e oggi ho cinque nipoti. Dal 1982 percepisco la mia rendita AVS. Ma il pensionamento mi ha cambiata poco: lavoro ancora oggi. Senza nulla da fare mi annoierei. Il mio motto è: «Non mollare». Cos’è cambiato? Oggi lavoro per divertimento. Sono la presidente della Fondazione Mili Weber. Mili Weber, morta nel 1978, era un’artista amica. Organizziamo visite guidate e altri eventi. Ovviamente, non si tratta di un lavoro a tempo pieno, ma mi impegna tutti i giorni. Mi sono dimessa dal Gran Consiglio del Cantone dei Grigioni per motivi di età. In compenso ora scrivo libri. Nelle librerie si trova attualmente la terza edizione di «Das grüne Seidentuch», pubblicato nel 2005. All’inizio è passato molto tempo prima di trovare un impiego fisso: nonostante avessi una buona formazione, ho dovuto aspettare sette anni dopo la scuola. Durante la guerra ero occupata con lavori saltuari e il Landdienst, ma finalmente nel 1944, a 24 anni, ho trovato un lavoro: segretaria nel «Kur- und Verkehrsverein» di St. Moritz. Il primo stipendio era di 50 franchi.» I principali punti forti degli anziani sono, però, l’esperienza, la conoscenza e la rete di contatti. «I lavoratori più anziani sono spesso più responsabili e coscienziosi», afferma Höpflinger, «e, ad esempio, sono più in grado di affrontare situazioni critiche o clienti difficili.» Non ha certo senso impiegare gli anziani in posizioni dove sono richieste velocità di reazione e forza fisica. Gli imprenditori farebbero bene a impiegarli come rappresentanti o consulenti. Potrebbero addestrare e assistere in particolare i collaboratori più giovani che si trovano all’inizio dell’attività lucrativa. Avvalersi del know how degli anziani Nelle organizzazioni modello come Adlatus si riuniscono ex esperti di conduzione. Mettono a disposizione il loro «Oggi posso rifiutare senza problemi gli incarichi che non mi piacciono. Li lascio volentieri ai giovani.» Marcella Maier, 87 anni, scrittrice 21 «Ancora oggi sento questa lacerazione interiore. Da una parte non devo più lavorare, dall’altra mi dico ‘non puoi andare solo a spasso tutti i giorni.» Sigi Steck, 67 anni, calzolaio e ortopedico 22 know how e l’esperienza sia a giovani imprese che a ditte affermate. «Le capacità delle persone più anziane sono, oltre alla competenza tecnica e all’esperienza nella conduzione, soprattutto l’autovalutazione realistica e l’ascolto», sostiene Rolf Schneider. Schneider è il responsabile regionale di Adlatus per la città e l’agglomerato di Zurigo e conosce le esigenze del lavoro in età avanzata: «Gli anziani hanno bisogno di osservare l’equilibrio fra lavoro e tempo libero.» Sono, quindi, particolarmente richiesti lavori part time e a tempo determinato. I campi d’impiego pù adatti sono il management a tempo, il project management, il Siegfried «Sigi» Steck (67 anni) lavora part time come calzolaio e ortopedico nell’atelier Steck ad Altdorf. «Il pensionamento è stato una specie di shock. Improvvisamente si hanno tutte le libertà del mondo senza sapere cosa farsene. Ancora oggi mi sento inquieto. Oggi lavoro dal mio successore Armin Gerbing. Lavoro finché godo di buona salute e lui ha bisogno di me, ma anche per motivi finanziari. Quando c’è lavoro, io ci sono. Ora, durante la fiera industriale, almeno tre o quattro giorni la settimana. Ho un lavoro meraviglioso. Come calzolaio mi sono integrato bene sin dall’inizio, anche questo è molto importante: il contatto con la gente. Porto solo scarpe fatte da me. Dopo l’apprendistato a Stoccarda volevo andare dal designer di scarpe Ferragamo a Milano. Ma la vita serbava altri progetti. Ad Altdorf ho potuto rilevare un esercizio. Per molti anni ho lavorato in proprio. Nel 2005 sono andato in pensione e ho cercato un successore. Mi sentivo in obbligo nei confronti dei miei clienti. Trovare Armin Gerbing era come festeggiare due volte Natale. Prima era un mio dipendente, poi ci siamo trasferiti in un nuovo atelier, ora diretto da lui. Oggi disponiamo anche di tutte le apparecchiature elettroniche con cui non volevo più niente avere a che fare. Non è facile cedere tutto questo. Ma vedo l’aspetto positivo: posso aprire qualche porta ad Armin e dimostrargli che lo sostengo in tutto e per tutto. Sono ancora alla ricerca di una nuova struttura nella vita. Anche a livello privato ci sono molti cambiamenti. È un misto tra gioia e preoccupazione. Ma la gioia prevale.» coaching e il mentoring. Adlatus ha la soluzione: la conoscenza degli esperti di cui usufruiscono per un tempo determinato soprattutto le imprese giovani e quelle in situazioni difficili. Secondo Schneider, però, per i pensionati sono adatti anche il volontariato, l’aiuto tra vicini o l’assistenza familiare per mantenere i contatti. Per cambiare mentalità c’è bisogno di tempo e… di idee È necessario cambiare mentalità per aumentare il numero di anziani nel mondo del lavoro. È necessaria una nuova visione globale: «Il classico modello delle tre fasi, formazione in gioventù, lavoro nella fase adulta e successivo pensionamento, funziona sempre meno. In futuro la formazione, il lavoro e il riposo coesisteranno durante tutte le fasi della vita» sostiene il gerontologo François Höpflinger. Le possibilità di perfezionamento per i cinquantenni e oltre devono diventare un fatto ovvio come gli anni sabbatici per i quarantenni. Anche per Rolf Schneider esiste la possibilità di creare posti di lavoro per persone anziane e motivate: «Si potrebbero creare più spesso team di progetto con personale interno ed esterno», afferma. «E le possibilità di sviluppo nelle imprese dovrebbero essere sia verticali sia orizzontali. L’economista zurighese Heidi Schelbert va anche un passo oltre. Schelbert afferma che in luogo di un’età pensionabile standard si potrebbe stabilire una vita lavorativa standard di, ad esempio, 42 anni. Così si terrebbe conto sia delle esigenze delle persone con professioni faticose, che spesso iniziano a lavorare a 16 anni, sia quelle delle persone con formazione universitaria che iniziano la vita professionale molto tardi. Soprattutto: l’obbligo sociale del pensionamento scomparirebbe non solo nella realtà, ma cosa più importante, anche nella mentalità delle persone. Il cambio di mentalità ha bisogno di tempo. Ma anche di impulsi sia dall’economia sia dalla politica. Gli anziani sono motivati. Il passo successivo è cogliere la grande possibilità che vi si cela. 23 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 1888 –1902 Un grido di avvertimento. Lo svizzero francese Edouard Rod (1857–1910) di Nyon è uno scrittore di valore. I suoi libri vengono tradotti in Germania, in Francia si ode la sua voce. E del grande Marcel Proust si sa che apprezza le descrizioni della natura opera dello svizzero francese. Edouard Rod, come molti intellettuali, soffre il suo tempo ed è scettico nei confronti del progresso tecnico. Nel 1900 scrive: «E quando un giorno le ferrovie scorreranno lungo tutti i torrenti, le stazioni ferroviarie si troveranno su tutte le cime, le fabbriche con il loro rumore sovrasteranno tutte le cascate, i fili elettrici circonderanno tutte le foreste e il vapore di carbone, l’odore di petrolio sostituiranno la splendida aria del ghiacciaio, il profumo del fiore alpino nell’atmosfera, quando il fischio della locomotiva, il segnale del passaggio a livello, il gemito delle macchine scacceranno la quiete divina delle valli – buon Dio, cosa ci rimarrà allora delle nostre montagne?» ANCORA UNA BIRRA. Nel 1890 il consumo di birra pro capite in Svizzera si attesta su 39,5 litri. Dieci anni dopo è salito a 67 litri. La Svizzera, però, è assetata: trascorsi altri dieci anni il consumo di birra pro capite è già a 82 litri. Intorno al nuovo millenio, tuttavia, si assiste a un’inversione: nel 2000 il consumo pro capite scende a 58,9 litri di birra e nel 2005 scende addirittura a 54,8 litri. 24 ra. on quad ia io che n famiglia opera uenti c n a il b Un 00 una e le seg 9 n 1 ie l st e d so Prima urigo s. one di Z CHF/ct di 5 pers ali: u n 5.37 n 6 a 4 se e sp giorno 321.20 i carne il libbra d e il giorno ■ 1/5 50.– pan bbre di ■ 4 li 153.30 te ■ pata 75.– e ■ latt 39.– o ■ burr 20.50 ria o ic c e è ■ caff 53.75 na ■ fari 100.– aggi ■ ort 350.– o ■ vin 100.– itto ■ aff 100.– rpe ■ sca a ri e h iti bianc ■ vest 50.– bagno e edo da ■ corr 50.– o tt le da dicine e m e o dic ■ me 6.50 idattico teriale d er i figli ■ ma 100.– p ) o ic (scolast ile 18.75 bustib ■ com e n minazio re ■ illu 50.– io milita o) iz rv se ■ ri 40.– la sa to (manca ecessi 28.– d ite e ■ nasc 40.80 7 oste . c ■ imp c 2 212.1 e , e malati ■ cass io un opera Totale entrate: sua moglie le o n supera anno, re Le spese 1 200 franchi l’ ompensa a esce a c o i conn ri g a a li d a ig u m g d chi. La fa solo contenen i duri. 300 fran ancante sparmi. Temp m o rt o l’imp o ai ri ttingend sumi o a 1927 Percorsi di vita Andrea Bischofberger (35 anni), Weissbad AI Un «biber» al giorno. La giovane appenzellese ha moltissimo da fare. Andrea Bischofberger, 35 anni, è responsabile del marketing della Bischofberger AG, la prima e unica donna nel cantone a sedere nel consiglio d’amministrazione della teleferica Hoher Kasten, membro della Giovane Camera Economica e madre di Yara (4 anni) e Tim (2). Quando nel 1999 si è sposata con Urs Bischofberger, Andrea, di formazione pianificatrice nell’ambito del marketing e della comunicazione, ha deciso di collaborare nell’azienda della famiglia Bischofberger. Volontariamente, come sottolinea. Ma consapevole del fatto che un’impresa a conduzione familiare sopravvive grazie all’impegno, in egual misura, di uomini e donne. Nella famiglia Bischofberger sono tre le generazioni impegnate nella produzione dei rinomati «Bärli-Biber», tipici dolci speziati appenzellesi. La generazione più giovane si dedica soprattutto alla degustazione. Yara e Tim mangiano ogni giorno almeno un «Bärli-Biber», ma ne mangerebbero anche di più, se la loro mamma fosse d’accordo. Per Andrea Bischofberger è molto importante poter trascorrere del tempo assieme ai suoi bambini anche al di fuori dell’impresa di famiglia. Essendo cresciuta in una trattoria, Andrea ha potuto stare assieme ai suoi genitori quasi solo all’interno della locanda. Con i propri figli desidera però comportarsi diversamente. E quando i due bambini saranno indipendenti, vuole avere di nuovo più tempo per sé stessa, ad esempio per fare un viaggio in Mongolia. I progetti e le idee non mancano certo a questa donna piena di energia. Sebbene avesse deciso fin da bambina che non avrebbe seguito le orme paterne, ora progetta di costruire un ristorante girevole sul Hoher Kasten. E possiamo star certi che i «Bärli-Biber» non mancheranno neanche lassù! La Bischofberger AG e le famiglie Bischofberger sono clienti di Swiss Life. 25 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1888 –1902 1917 1927 Un logo aziendale storico. Il logo aziendale della Rentenanstalt si è sviluppato nel corso dei 150 anni di esistenza dell’assicurazione, adeguandosi di volta in volta ai tempi. Dal 2004 viene utilizzato per tutto il gruppo il nuovo logo di Swiss Life. 1857 1903 LO SPORT CAMBIA LA MODA. «Quando ti sposi»? è il titolo di questo quadro di Paul Gauguin, dipinto nel 1892 a Tahiti, dove trascorse molti anni della sua vita. Le corse di ciclismo godono di sempre maggior favore presso il pubblico dopo la prima gara svoltasi a Parigi nel 1839. I creatori di moda di allora lanciano una novità sensazionale: i calzoni alla zuava per le donne. Come molte creazioni, si diffonde presto oltre il territorio francese, anche in Svizzera. 1907 1917 1920 1957 1978 1992 La lunga giornata di un fornaio di Basilea. Nel 1901 gli apprendisti fornai della panetteria più innovativa di Basilea lavorano 60 ore settimanali. Se l’apprendista è assunto presso l’impresa meno innovativa le ore di lavoro sono quasi il doppio: 114 ore settimanali. 2004 26 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 Salari di ferrovieri. Nel 1898 le FFS pagano i seguenti salari annui: macchinista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 290 franchi fuochista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 603 franchi deviatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 536 franchi controllore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 454 franchi operaio di officina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 375 franchi Preciso e multiuso. Karl Elsener apre alla fine del XIX secolo la propria azienda di coltelleria, la futura Victorinox, e rifornisce l’esercito svizzero di coltelli da soldato. Su richiesta dell’esercito, Elsener crea un coltello utile sia per trattare gli alimenti sia per la manutenzione dei fucili. T ’ . _ _ _ UTELA DALL INVALIDITÀ PROFESSIONALE La Rentenanstalt è uno dei primi assicuratori che in Germania nel 1894 offre un’assicurazione di invalidità professionale. L’offerta risponde a un’esigenza vera e, dopo 100 anni, viene ancora venduta. Prima gara automobilistica internazionale, Schindellegi 1902. 27 Swiss Life in Europa Leader in Svizzera, Negli ultimi anni il mercato della previdenza è molto cambiato, così come gli offerenti. Swiss Life è riuscita ad accrescere la sua tradizionale posizione di forza. Una panoramica sulle attività della più antica società di assicurazione sulla vita svizzera in Europa. «Chi compra il superfluo, venderà il necessario», molti pensionati di oggi sono cresciuti, hanno lavorato e sono diventati anziani all’insegna di questo proverbio. Quando si parla del loro potere d’acquisto non li si definisce più anziani o addirittura vecchi, bensì «Generazione Gold» «Best Ager» e «Master Consumer». Grazie a loro il tanto esorcizzato peso della vecchiaia è quasi inesistente, almeno nelle città. Buona parte degli ultra 65enni pos- 28 siedono patrimoni considerevoli e percepiscono una rendita rispettabile, per cui a Basilea Città, ad esempio, pagano più imposte pro capite rispetto ai concittadini della fascia d’età fra i 20 e i 65 anni. I tempi sono cambiati e con loro l’atteggiamento: la tendenza al consumo quasi non conosce limiti, la filosofia dello status symbol nutre intere industrie e il risparmio è ai massimi livelli di impopolarità. Finora questo atteggiamento ha la f , forte in Europa meglio anche sulle statistiche, secondo cui le persone tra i 25 e i 30 anni devono iniziare a risparmiare in maniera autonoma e volontaria se non vogliono rinunciare al loro elevato standard di vita. Ovvero: se oggi 3,3 occupati finanziano un pensionato, tra 25 anni saranno solo 2,5. Tra i motivi di questo sviluppo vi sono la diminuzione delle nascite, la crescente speranza di vita e l’ingresso ritardato nel mondo lavorativo a causa di tempi sempre più lunghi per la formazione. Questi fattori che agiscono a lungo termine influenzano il finanziamento dei sistemi previdenziali. In base alla Costituzione federale il primo e il secondo pilastro dovrebbero coprire insieme il 60 % dell’ultimo salario e, quindi, garantire il tenore di vita oltre l’attività professionale. Solo che con l’aumento del benessere sono cresciute anche le aspettative. Oggi per molti assicurati in pensione il benessere si identifica con un reddito invariato, per cui il 60 % non è più sufficiente, bastando nella maggior parte dei casi a coprire solo le spese fisse. Questa aspettativa contrasta con i dati di fatto economici, i quali esercitano sui sistemi previdenziali un’enorme pressione di adeguamento. Il primo e il secondo pilastro non ne sono esclusi. Nella previdenza professionale sono toccati i diritti dei futuri beneficiari: da una parte viene abbassata l’aliquota di conversione e, dall’altra, negli ultimi anni è stato necessario abbassare dal 4 al 2,5 % la remunerazione minima del capitale risparmiato, affinché si potessero compensare meglio le future oscillazioni sul mercato dei capitali. È necessaria una maggiore responsabilità propria. In breve, le istituzioni di previdenza statali e professionali non garantiscono completamente la sicurezza finanziaria in vecchiaia, ma solo in (notevole) parte. La previdenza obbligatoria garantisce il fabbisogno di base, ma non il tenore di vita abituale. Chi desidera godersi un giorno il pensionamento, deve occuparsi per tempo della previdenza per la vecchiaia. I fatti sono schiaccianti, il dibattito è avviato e i titoli dei giornali in materia contribuiscono a diffondere anche tra i giovani concetti quali invecchiamento eccessivo, rendite incerte e terzo pilastro. Per imprese quali Swiss Life si aprono promettenti prospettive di crescita in virtù della presa di coscienza. Benché gli osservatori prevedano che in Europa il patrimonio di previdenza raddoppierà entro il 2015, fino ad allora ci sarà ancora molto lavoro di persuasione da fare. Come rendere allettante il tema della previdenza per i giovani di 25 anni? E per una giovane famiglia? «Tutti pensano di avere ancora molto tempo», sostiene Paul Müller, CEO Svizzera di Swiss Life, «e molti sono spaventati dalla prospet- tiva di bloccare i capitali per decenni.» Inoltre, a fine mese, ai giovani difficilmente rimane qualcosa del proprio salario. Questo dato di fatto vale sia per redditi di 60 000 franchi sia per redditi di 120 000 franchi. Come è noto, infatti, le esigenze sono proporzionali al livello salariale. Swiss Life richiama con un effetto sorpresa l’attenzione di potenziali nuovi clienti sul tema della previdenza. La pubblicità chiarisce il concetto: «Pronti per il futuro.» è scritto sotto il logo di Swiss Life. Il futuro non è prevedibile, né valutabile. Essere pronti ad affrontarlo è la filosofia della previdenza. Previdenza, infatti, non significa altro che essere pronti per tutto ciò che potrà avvenire. Anche in vecchiaia si deve avere l’opportunità di realizzare i propri progetti. In Svizzera Swiss Life è leader del mercato della previdenza. Sono già oltre un milione le persone assicurate con Swiss Life tramite la loro previdenza privata o professionale. In Europa Swiss Life è tra i primi dieci fornitori di soluzioni previdenziali. I sei mercati esteri di Swiss Life, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Liechtenstein, contribuiscono, e la tendenza è in crescita, per oltre la metà al volume dei premi dell’impresa. Swiss Life, incentrata sui settori assicurazione sulla vita e previdenza, entro il 2008 intende generare sui mercati internazionali oltre il 60 % del volume dei premi. 29 Francia: mercato della previdenza in crescita Germania: puntare su gruppi target definiti Paesi Bassi: in vantaggio grazie alle innovazioni Anche al di fuori della Svizzera continua ad aumentare il divario tra desiderio e realtà in materia di previdenza statale per la vecchiaia. È vero che l’ufficio di statistica Insee pronostica in Francia una crescita della popolazione: entro il 2050 gli abitanti saranno 64 milioni, 5 milioni in più rispetto al 2000. Tuttavia, nello stesso periodo il rapporto pensionati ogni 1 000 occupati sarà raddoppiato e il numero degli ultra 75enni sarà addirittura triplicato. Le tendenze inizieranno a manifestarsi già nel 2011. Secondo la statistica a quel punto il numero delle persone esercitanti un’attività lucrativa tra i 20 e i 65 anni sarà notevolmente diminuito. Temi quali età di pensionamento, importo di rendita e contributi per la vecchiaia sono tra i più discussi nella «Grande Nation». In Francia Swiss Life è presente da oltre 100 anni. Nel 1898 fu avviata a Parigi una succursale per assicurazioni sulla vita e oggi oltre un milione di francesi sono assicurati con Swiss Life privatamente o tramite il datore di lavoro. La succursale francese occupa una posizione di vertice nella previdenza e nell’assicurazione malattie. Le opportunità di crescita si ravvisano soprattutto nei segmenti per gli indipendenti con redditi sopra la media e le PMI. In Francia le assicurazioni sulla vita sono l’investimento preferito. Grazie all’ottimo andamento delle borse, le assicurazioni legate ai fondi d’investimento godono di una crescente popolarità. Nel 2005 questi prodotti sono cresciuti del 45 % e le assicurazioni sulla vita tradizionali dell’8 %. Anche i tedeschi sanno che in materia di previdenza per la vecchiaia non possono contare ancora per molto sullo Stato e che devono prendere in mano la situazione. Prima che l’industrializzazione cambiasse radicalmente il modo di vivere e la società, la previdenza per la vecchiaia era una questione privata. La grande famiglia era lo stile di vita naturale e avere molti figli era il requisito ideale per una vecchiaia serena, almeno a livello materiale. In Germania la famiglia, rete di sicurezza sociale, subì le prime crepe già verso la fine del XIX secolo. Come manovra di contrasto, nell’ambito della legislazione sociale bismarckiana, fu introdotta una rendita di vecchiaia obbligatoria, che veniva investita come rendita con copertura finanziaria. Nel XX secolo, due guerre mondiali, l’inflazione e la crisi economica hanno consumato il fondo capitale costruito, tanto che negli anni 50 si è dovuto convertire la rendita di vecchiaia obbligatoria in sistema di ripartizione con cui la popolazione attiva finanzia i pensionati. L’insieme è noto come contratto generazionale e minaccia di schiacciare la generazione dei giovani se non verranno apportate correzioni al sistema. Il primo passo è aumentare l’età di pensionamento a 67 anni. Swiss Life ha l’opportunità di migliorare ulteriormente il profilo in quanto specialista in materia di previdenza. La strategia è una maggiore focalizzazione sui gruppi target. Swiss Life sviluppa per la generazione over 50, ad esempio, modelli e soluzioni su misura per colmare la crescente lacuna previdenziale. Per gli indipendenti Swiss Life introduce prodotti che offrono vantaggi fiscali (prodotti di previdenza Rürup). I prodotti vengono venduti tramite broker e agenti. La strategia prevede, però, anche l’ampliamento del proprio fornitore di servizi finanziari Swiss Life Partner AG. Quando la competizione si inasprisce, le offerte diventano più vantaggiose per i clienti. Nuovi slogan quali vicinanza al cliente e assistenza conferiscono all’attività nuovi contenuti e forme. Zwitserleven, così è denominata Swiss Life nei Paesi Bassi, per decenni nella distribuzione ha lavorato esclusivamente mediante broker. Dal 2005 questa esclusività appartiene al passato: nei Paesi Bassi è possibile acquistare prodotti Swiss Life semplici tramite Internet. Internet come canale di distribuzione è stata una logica conseguenza del fatto che i consumatori sono sempre più abituati a raffrontare e comprare prodotti nel World Wide Web. Inoltre, Zwitserleven ha aperto recentemente due agenzie in franchising. Entrambe le innovazioni colgono l’essenza del mercato: chi risparmia capitali per costruirsi una sicurezza finanziaria per la vecchiaia, vuole sapere chi li gestisce e desidera il contatto diretto e personale. L’obiettivo nei Paesi Bassi per Zwitserleven è diventare l’offerente per antonomasia di soluzioni previdenziali. Si sono creati tre team per la clientela: per i privati, per le PMI e per le grandi imprese. Sempre più casse pensioni aziendali intendono sciogliersi o aggregarsi a un’assicurazione per via di maggiori regolamentazioni e costi. Zwitserleven, comunque, intravede un elevato potenziale di crescita anche nel settore della previdenza individuale per la vecchiaia. Anche nei Paesi Bassi l’invecchiamento eccessivo della società spinge lo Stato ai limiti e lascia l’individuo a se stesso. 30 Belgio: a stretto contatto con la popolazione Lussemburgo: crocevia dell’attività in Europa Liechtenstein: l’ultima nata Swiss Life voleva sapere come avrebbero risposto i singoli in Belgio alla parola chiave previdenza: nel febbraio 2005 tutti i quotidiani belgi hanno pubblicato un questionario. Lo hanno compilato oltre 25 000 lettrici e lettori. I risultati: in materia di previdenza, i belgi accettano che in futuro devono assumersi maggiore responsabilità. Ciò non toglie che sostanzialmente restino ottimisti quando pensano al dopo pensionamento. La maggioranza, pur non ritenendo questa fase della vita come inizio della fine, bensì come l’inizio di una vita senza stress e autodeterminata, non ha però ben chiaro ancora come finanziare questo bel periodo. Per Swiss Life c’è ancora molto da fare in Belgio. In Belgio l’acquisizione della clientela avviene fino ad ora soprattutto tramite gli agenti. Ma la ricerca di nuovi canali di distribuzione e partner è avviata. Le parole chiavi sono bancassicurazione e, sempre più di frequente, IT. Dalla piattaforma «My Workplace» i clienti aziendali possono accedere on line in ogni momento ai loro dati e consulenti. L’opinione pubblica in Belgio è interessata anche ad altre attività di Swiss Life. Come ad esempio la «Giornata della previdenza». Per merito di questa iniziativa di successo Swiss Life appare ogni anno come offerente affermata nei media belgi. Il Lussemburgo è certo un Paese piccolo con un mercato limitato, ma resta un punto di partenza eccezionale per attività assicurative internazionali. A prescindere che si tratti dell’assicurazione privata o di quella collettiva, la controllata Swiss Life in Lussemburgo lavora su due prospettive: una nazionale e l’altra internazionale. Le stipulazioni di contratti dall’estero sono preponderanti. Nel settore dell’assicurazione privata Swiss Life in Lussemburgo si è specializzata su clienti privati affluenti (i cosiddetti High Net Worth Individuals) e sui mercati Belgio, Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, dove vengono venduti prodotti standard e soluzioni personalizzate tramite banche private, family office, gestori di fondi, broker e consulenti patrimoniali. Lo sviluppo di mercati di nicchia con grande potenziale è una delle chiavi nel modello aziendale lussemburghese. Così, ad esempio, i proprietari stranieri di immobili in Spagna possono inserire il loro credito immobiliare in un contratto di assicurazione sulla vita in Lussemburgo, ottenendone vantaggi fiscali. O società non quotate sono inserite in un contratto di assicurazione sulla vita che consentirà una dettagliata programmazione successoria. In Lussemburgo gli obiettivi di Swiss Life sono molto ambiziosi: riuscire entro il 2010 a entrare tra i top five delle società di assicurazione sulla vita lussemburghesi. Liechtenstein è il mercato più giovane di Swiss Life, con un enorme potenziale di crescita. Il gruppo Swiss Life si è affermato con la controllata (fondata nel 2004) sul mercato dei prodotti di assicurazione sulla vita strutturati per clienti privati affluenti. A seguito del rilevamento, annunciato nel dicembre 2006, di CapitalLeben, Swiss Life deventa un’offerente leader nell’ambito della pianificazione delle previdenza per questo segmento di clientela. Le polizze del Principato, i Life Asset Portfolio, consentono a clienti facoltosi di integrare i loro attivi esistenti in un’assicurazione sulla vita e, così, di trarre vantaggio dalla piazza Liechtenstein. Per la distribuzione di questi prodotti Swiss Life collabora con successo con Banca del Gottardo e altre banche e broker specializzati in questo esigente segmento di clientela. Gli attivi custoditi presso una banca possono essere inseriti come conferimento in natura nell’assicurazione. Finora l’impresa contava in prevalenza clienti privati provenienti dalla Germania, dall’Italia e dalla Scandinavia. Per stare al passo con la domanda in continua crescita dei clienti privati affluenti, viene costantemente monitorato lo sviluppo di prodotti in altri Paesi. 31 Finestre temporali 1907 1917 1927 1916 Con ottimismo verso il futuro Il mercato previdenziale europeo è un mercato con prospettive molto promettenti per il futuro. Per questo motivo è un obiettivo primario e molto conteso. Swiss Life si è prefissa mete molto ambiziose: entro il 2008 intende conseguire un utile netto di un miliardo di franchi. «Rimanere i migliori in Svizzera, diventare i migliori in Europa», obiettivi precisati da Paul Müller. Migliorarsi continuamente è un principio inderogabile dei leader del mercato. E per il Mercato Svizzera l’obiettivo aziendale massimo significa «incremento della profittabilità». In Belgio, Germania, Francia, Liechtenstein, Lussemburgo e Olanda l’attuale posizione di mercato deve essere continuamente migliorata mediante una crescita redditizia. L’obiettivo? Ogni anno crescere di un punto percentuale in più rispetto alla concorrenza. Inoltre, la vendita nei singoli mercati viene ulteriormente diversificata. In questo modo i prodotti Swiss Life diventeranno sempre più accessibili. Swiss Life ha una grande opportunità di affermarsi in maniera duratura in Svizzera e all’estero come leader del mercato previdenziale. Altrettanto grandi, però, sono le sfide: i bisogni della clientela sono sempre più differenziati, i prodotti previdenziali più raffinati e la consulenza alle prese con clienti più esigenti. Anche se il mondo della previdenza ha dimensioni sempre più complesse e internazionali, la motivazione delle collaboratrici e dei collaboratori di Swiss Life rimane immutata: ai clienti desideriamo fornire prestazioni ottimali in quanto a prodotti, servizi e assistenza. Leader nella previdenza. Per questo ci impegnamo. Dal 1875 – anche in futuro. Hans Arp (1886 –1966) Dadaismo. Nel 1916 una cerchia di giovani emigranti fonda, presso il «locale degli artisti Voltaire» in uno dei «vicoli più tetri» di Zurigo, il cabaret. È benvenuto ogni contributo a prescindere dall’orientamento artistico o letterario che lo anima. Ciò che inizia come protesta contro la Prima Guerra Mondiale si trasforma in manifestazione culturale per antonomasia. La rivolta contro tutti i concetti vigenti nell’arte e nella letteratura si estende presto da Zurigo a New York, Berlino e Parigi. I dadaisti affrontano la guerra e il mondo borghese con illogicità mirata, banalità e provocazione giocosa. Manifesto «Piccola serata Dada» del 1922. Scultura dall’esposizione «Hans Arp – Metamorfosi 1915 – 1965» in cui vengono presentate 100 opere dall’attività cinquantenaria dell’artista svizzero Hans Arp. 32 Percorsi di vita Le migliori salsicce del mondo. Walter Kast prepara le migliori salsicce della Svizzera, forse del mondo. A Berneck, un comune della valle del Reno situato ai piedi delle vigne, il maestro macellaio-salumiere è proprietario della macelleria fondata dai suoi genitori che offre diverse specialità gastronomiche. Una vera e propria azienda familiare – ancora oggi. Sulle pareti di piastrelle bianche del locale di vendita sono appesi numerosi riconoscimenti. Lo scorso anno Walter Kast ha partecipato al controllo della qualità dei maestri macellaisalumieri svizzeri con otto delle sue specialità. E tutte e otto si sono aggiudicate la medaglia d’oro. Come è possibile? Metterci il cuore è essenziale e anche la precisione, come ribadisce più volte Kast.Walter Kast deve affidarsi alla sua precisione anche quale tiratore sportivo. Alla gara di tiro dello scorso anno ha vinto su una distanza di 300 metri. Il tiro presuppone grande concentrazione. In questo caso un duro giorno di lavoro è presto dimenticato e ci si sbarazza rapidamente dei fastidi, afferma Kast. Walter Kast esercita la sua professione con passione e convinzione. Già da bambino impacchettava salsicce. Oggi alle cinque del mattino è sempre al lavoro. Per colazione si prepara un bratwurst fresco cotto in padella. Produce numerose delle sue specialità in base a ricette tradizionali e tutte con la carne delle aziende Walter Kast (45 anni), Berneck SG regionali. A Walter Kast piace soprattutto occuparsi delle grigliate. Con suo fratello Peter, gerente del ristorante Ochsen, offre un party service. Walter Kast esaudisce sempre i suoi desideri. Presto si recherà con la sua famiglia in Scandinavia. Durante i suoi viaggi visita quasi ogni macelleria e assaggia quasi tutte le salsicce. Archivia accuratamente le idee in un classificatore. Talvolta aggiunge una nuova specialità al suo assortimento, come il «Nürnbergerli». La sua salsiccia preferita rimane quella della valle del Reno denominata «Wy Buure Pantli». Una delle migliori salsicce al mondo. Walter Kast è cliente di Swiss Life. 33 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 1903–1917 Telefono costoso. Nel 1909 in molti villagg i della Svizzera sono anc ora pochi i telefoni disponibili. Una conver sazione di tre minuti è cara. A seconda della dis tra gli interlocutori, il tanza costo è di: 30 centesimi fino a 50 km, 50 centes fino a 100 km e 75 cen imi tesimi per le distanze sup eriori. Un lavoratore del Ferrovia Retica a Thusi la s deve lavorare due ore per una telefonata di cin minuti a Zurigo. que Previdenza nel mondo animale Non solo gli uomini si proteggono contro i rischi, ma anche gli animali. Senza polizze, bensì con metodi di prevenzione consoni alla specie. Prendiamo la gazza. Questo uccello bianco e nero ha la fama di avventarsi su qualsiasi oggetto luccicante. Le ricerche più recenti dimostrano che la storia della «gazza ladra» è un’invenzione. La prevenzione delle gazze funziona in modo diverso. Con il matrimonio. Appena gli uccelli hanno raggiunto l’anno di età, si uniscono in coppie per il resto della loro vita. La coppia si cerca un territorio da quattro a sei ettari, ogni primavera costruisce nidi nuovi e sicuri sulla sommità degli alberi più alti. Le gazze restano fedeli per anni sia al partner sia al territorio. Hanno anche resistito tenacemente alla secolare persecuzione da parte dell’uomo. Quando una gazza viene abbattuta, spesso l’uccello «vedovo» trova un nuovo partner entro poche ore e cova nuovi discendenti nel territorio abituale. EMIGRAZIONE. L’8 aprile 1910 il quotidiano «Le Pays» riporta la notizia di un esodo continuo da Cornol. Il giorno precedente, il villaggio sulla cima del Porrentruy aveva perso un’altra dozzina di persone emigrate in America. Già la settimana precedente 18 persone erano emigrate da Cornol. In breve tempo il paese nell’Ajoie perde oltre 100 abitanti. Sono soprattutto i giovani ad andarsene, nella speranza di trovare una vita migliore sull’altra sponda dell’Atlantico. Nel 1915 il Canton Ticino riesce a estinguere le gazze. Ma la vittoria ha breve durata. La gazza riconquista il territorio zolla per zolla, nei Cantoni Uri, Vallese e Grigioni. E da poco la gazza è tornata anche nel Canton Ticino. Una solida previdenza dà sempre i suoi frutti. Emigrazione. Gli abitanti di Cornol partono per l’America svuotando il villaggio. _ _ _ _ _ Previdenza aziendale. Nel 1913, delle 107 aziende del settore dei macchinari, 14 dispongono di una cassa di previdenza per la vecchiaia. Tra i precursori della previdenza aziendale sono annoverati Sulzer (dal 1871), SIG (1873), von Roll (1893) e Georg Fischer (1900). 34 1927 Percorsi di vita Mike Wipf (40 anni), a suo agio in tutta la Svizzera Il circo nel sangue. La sognava fin da bambino. Andava ancora a scuola quando suo padre acquistò la prima. La fece importare dagli Stati Uniti, dove era emigrata la zia. Da allora Mike Wipf ha percorso assieme a suo padre tutti i passi in Svizzera e molti passi all’estero. All’inizio solo come passeggero sul sellino posteriore, in seguito alla guida della sua moto – una Harley Davidson. Mike Wipf trascorre i suoi pomeriggi sui passi. Alla sera serve salsicce, popcorn, patatine fritte, birra e vino al pubblico del Circo Knie. Dopo la rappresentazione, anche i lanciatori di coltelli, gli acrobati e i membri della famiglia Knie siedono al suo buffet per bere qualcosa tutti assieme. Spesso fino a notte fonda. Perché la gente ama la compagnia di questo uomo allegro e loquace. Mike Wipf ha il circo nel sangue. Aveva solo tre anni quando suo padre rilevò il buffet Knie. Quando era un bambino, con sua sorella presentava gli elefanti nel circo dei bambini e faceva il pagliaccio. Andava a scuola a Wetzikon, quindi poteva vedere i genitori solo durante i fine settimana. Un periodo difficile. Dopo la scuola di commercio e dopo aver lavorato qualche anno nel ramo della ristorazione è tornato al Circo Knie, perché aveva molta nostalgia della famiglia internazionale del circo, del girovagare da una città all’altra e della magia del maneggio. Oggi dirige 22 impiegati. Gli è sempre piaciuto accontentare e intrattenere la gente. Al circo ha trovato anche l’amore. E da tre anni e mezzo, in famiglia c’è qualcun altro con il circo nel sangue: sua figlia Leila. «Adoro viaggiare», dichiara, «durante i mesi invernali divento nervoso». Riesce a pensare a una vita al di fuori del circo? Mike Wipf scuote con decisione la testa. «Non riesco a immaginarmi niente altro.» Swiss Life è partner del Circo Knie. 35 Storie d’archivio Per coprire la distanza che occupano gli atti nell’archivio centrale di Swiss Life bisognerebbe camminare oltre 9 chilometri. Cosa si nasconde negli oltre 800 000 dossier? Non solo numeri, ma interessanti storie di vita di clienti. Un’assicurazione sulla vita assicura la vita, che però non sempre rispetta le clausole stipulate nel contratto. 1867. La rendita più duratura Nel 1867 i genitori di Ernst Hopfer* stipulano una rendita vitalizia di 140 franchi per il figlio. Da parte sua la Rentenanstalt s’impegna a corrispondere al bambino di sei mesi una rendita vitalizia annuale di 10 franchi. Per la Rentenanstalt non sarebbe stato un buon affare: raggiunge ragguardevoli 85 anni e muore nel 1951. Alla moglie viene corrisposta, per l’anno in corso, la rendita di liquidazione di 65 centesimi sotto forma di francobolli. 1904. Quanti anni ha la signora? La Rentenanstalt ha avuto per un periodo anche una rappresentanza a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, dove nel 1904 Elisa Savafian versa circa 12 000 franchi per i quali deve ricevere una rendita vitalizia trimestrale di 300 franchi. Uno dei criteri più importanti per la stipulazione di un’assicurazione sulla vita è ancora oggi l’età della persona assicurata. Per mancanza di documenti si stima che Elisa Savafian abbia almeno 64 anni. Dopo la stipulazione del contratto la Rentenanstalt richiede, tuttavia, documenti più precisi sull’età. Elisa Savafian presenta al rappresentante a Costantinopoli un certificato della chiesa, dal quale risulta essere nata nel 1832, quindi al momento della stipulazione dell’assicurazione ha 73 anni. Il rappresentante non crede al certificato ed esegue ricerche per proprio conto. Accerta contraddizioni e calcola l’età della Savafian in base al figlio deceduto. Anche così arriva a 64 anni. Seguono lunghe corrispondenze con speculazioni e indagini intense. Fino ad oggi è impossibile dedurre l’età di Elisa Savafian dalla corrispondenza. * indicazione con asterisco: i nomi sono stati modificati. 36 Lettera alla Rentenanstalt del 1924. La calligrafia corrisponde al cosiddetto corsivo in uso intorno al 1900. Per scrivere si utilizzava spesso un pennino. 37 1922. La citazione dalla Bibbia Nel 1922 Alfred Ackermann (24) stipula un’assicura- zione di 30 anni. Quattro anni dopo, però, il tecnico scrive di voler disdire la sua assicurazione sulla vita, poiché la sua conversione al «Dio vivente» l’ha resa inutile. Per la disdetta cita dalla Bibbia: «Se tu ritorni a me, io ti ristabilirò.» La Rentenanstalt non accetta senza reagire e incarica l’ispettore Hubacher di fare cambiare idea al signor Ackermann. Hubacher gli scrive una lettera con citazioni dalla Bibbia: «L’apostolo Paolo ha scritto […]: Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.» Ma ogni sforzo è vano. Ackermann insiste sulla disdetta e affida la sua vita «nelle mani del Signore». Gli viene pagato l’importo di 1 073,75 franchi. 1952. Scomparso all’estero – il caso Zittger «Tra un paio di settimane emigrerò in Australia e desidero sapere […], se ciò influirà sulla mia assicurazione sulla vita», chiede André Zittger di Sciaffusa in una lettera del 1952. Tre anni prima aveva stipulato un’assicurazione sulla vita. La Rentenanstalt comunica all’uomo di 29 anni che non vi saranno cambiamenti e gli fa i migliori auguri per il suo soggiorno all’estero. Nel 1953 Zittger si trasferisce a Sydney, dove in seguito lo raggiunge sua moglie. E qui iniziano le grane. Prima sorgono problemi per il pagamento dei premi. Nel maggio 1956 la famiglia si trasferisce in Olanda per motivi sconosciuti. Dal 1961 i premi non vengono neanche più pagati. Zittger è irreperibile per la Rentenanstalt. Solo dopo alcune indagini presso l’amministrazione cittadina di Amsterdam si viene a sapere che è divorziato e che vive in una casa di cura dove è in trattamento psichiatrico. Il suo incaricato, tuttavia, non risponde alle lettere della Rentenanstalt. La pratica viene chiusa nel 1979. 38 Percorsi di vita Claudia Grassi (42 anni), Begnins VD A servizio dell’uomo. «Il mio lavoro deve avere una sua utilità». Claudia Grassi, ticinese, è arrivata a Berna quando aveva 19 anni per studiare economia. Il suo obiettivo: lavorare nel settore umanitario. Suo padre, tra le altre cose, aveva creato una fondazione per l’aiuto ai paesi in via di sviluppo. «La fondazione ha svegliato in me il desiderio di scoprire il mondo», racconta. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) era convinto della sua motivazione. Così nel 1990 si è ritrovata a Gerusalemme, in piena crisi del Golfo, poi sfociata nella guerra del Golfo. Il suono delle sirene, le visite dei prigio- nieri palestinesi e le trattative con le autorità israeliane erano il suo pane quotidiano. Claudia Grassi è stata una delle prime delegate del CICR ad essere inviata nella ex Jugoslavia per aiutare le vittime del conflitto che vi imperversava. Un lavoro difficile. «È doloroso guardare come i vicini si fanno la guerra. Inoltre, questo conflitto ci ha riportati ai giorni bui della storia europea». Dopo un ulteriore impegno umanitario in Liberia Claudia Grassi è tornata in Svizzera. Prima ha lavorato nella sede centrale del CICR, poi per la divisione psichiatria del Canton Vaud. Infine è giunta al dipar- timento dell’istruzione pubblica di Ginevra, dove ha ricoperto incarichi quali responsabile del personale e quindi direttore generale. Dal 2006 dirige la Fondazione Foyer Handicap, che si impegna affinché i disabili possano avere una qualità di vita migliore, offrendo loro un’abitazione e un lavoro. «Sono felice di poter mettere a servizio di un’istituzione sociale le mie capacità gestionali». Dopo le esperienze all’estero, Claudia Grassi ha trovato a Ginevra un luogo dove potersi impegnare per le persone svantaggiate. Claudia Grassi è cliente di Swiss Life. 39 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 1927 1918 –1932 SVIZZERA SUPERPOTENZA DEL CALCIO Nelle Olimpiadi estive del 1924, la squadra nazionale svizzera viene fermata solo in finale. La partita contro l’Uruguay sancisce una sconfitta per 3:0, risultato con cui gli svizzeri si assicurano a Parigi la medaglia d’argento. Durante il percorso verso la finale, la nazionale svizzera estromette dal torneo tra le altre l’Italia e la Repubblica Ceca. Con un totale di 34 reti segnate per la nazionale, l’allora capitano Max Abegglen è annoverato tra i tre cannonieri migliori di tutti i tempi. Chanel: prototipo di una nuova era. Nel 1918 Gabrielle «Coco» Chanel rivoluziona la moda femminile con il look «Garçonne». Nel 1926 crea il «vestitino nero». Nel 1930 l’impresa della stilista francese occupa 2 400 persone. LA RENTENANSTALT NELLA LETTERATURA MONDIALE Nel 1929 viene pubblicato il grande romanzo espressionista di Alfred Döblin «Berlin Alexanderplatz», adattato per lo schermo da Rainer Werner Fassbinder mezzo secolo dopo. «Berlin Alexanderplatz» riflette in modo magistrale la crisi economica, sociale e politica della Repubblica di Weimar. Nel romanzo è onnipresente l’anelito della gente semplice di trovare una modesta fortuna. E, tuttavia, durante quegli anni la fortuna e la sicurezza sembrano irraggiungibili. Così lontani, da far apparire un’assicurazione sulla vita come un sogno. Negli anni 20 la Rentenanstalt fa pubblicità in Germania con un manifesto che resta impresso a molte persone. Anche ad Alfred Döblin. In ogni caso, nel suo romanzo lo scrittore riprende letteralmente un messaggio pubblicitario dell’ente previdenziale svizzero: «Assicura la previdenza di tuo figlio e della tua famiglia stipulando un’assicurazione sulla vita svizzera, Rentenanstalt Zurigo», garantendo così all'ente previdenziale svizzero un posto modesto nella letteratura mondiale. Domanda per un impiego in anni di crisi. Hugo Portmann nacque da una famiglia di origine modesta in un quartiere industriale di Zurigo. Nel 1928 ottiene il diploma commerciale e si candida come corrispondente presso la Rentenanstalt. Per i quattro posti disponibili hanno presentato domanda oltre 200 persone. Circa due dozzine di candidati superano una prima selezione, tra cui Hugo Portmann. La Rentenanstalt chiama i candidati a gruppi di otto persone per effettuare la prova, riunendoli nella stessa stanza. Era una strana sensazione, ricorda Hugo Portmann. Tutti sapevano di essere in lizza per lo stesso posto. In seguito i candidati venivano invitati da diversi esperti che mettevano alla prova le loro conoscenze rigirandoli come calzini. Nel 1928 molti candidati non sanno scrivere a macchina o lo fanno in modo rudimentale usando solo due o tre dita. Quando Hugo Portmann dichiara di padroneggiare la battitura con dieci dita anche ad occhi chiusi, si scontra con l’incredulità dell’esperto. Hugo Portmann fornisce la prova e si assicura il posto alla Rentenanstalt. Nel 1974 Hugo Portmann va in pensione come procuratore presso la stessa Rentenanstalt. La sua vita professionale è letteralmente al servizio della società. Percorsi di vita Raphael Weibel (43 anni), Oberburg BE Un handicap di 14,5. «Noi vendiamo felicità» afferma Raphael Weibel a proposito del suo campo da golf a Oberburg nell’Emmental. E c’è da credergli. L’ottimismo si legge in faccia a quest’uomo di 43 anni che sprigiona determinazione, cordialità e originalità. Senza questo atteggiamento positivo, non sarebbe certamente lì dove si trova oggi. O meglio: forse si troverebbe nello stesso luogo, ma con un’altra funzione. Forse sarebbe diventato ingegnere come suo padre e oggi guiderebbe la fabbrica di laterizi, come i suoi antenati da sei generazioni prima di lui. Ma la vita serbava altri progetti che richiedevano ottimismo. Weibel ha perso suo padre per un incidente all’età di 17 anni, poco prima della maturità. L’eredità consisteva in una fabbrica di laterizi, tre masserie e la relativa terra date in affitto. Dalla crisi si svilupparono spirito imprenditoriale e un’idea: una scuola di golf pubblica per tutti, un parco da golf in campagna. Weibel ha avuto successo. L’impianto (oggi di 35 ettari) è stato inaugurato nove anni fa. Un capannone è diventato un ristorante di classe, il terreno un parco da golf che si integra in maniera armoniosa nelle colline e nei prati alpini dell’Emmental. Weibel è stato a 34 anni il più giovane proprietario di un campo di golf e il più giovane presidente di un golf club in Svizzera. Spesso, anche altrove risultava il più giovane, per esempio con gli ufficiali di stato maggiore generale. Il suo credo? «Guardare avanti, trovare buone soluzioni in breve tempo, affrontare imprese che mi procurano gioia.» Un imprenditore per passione. Anche in questo c’è da credergli sulla parola. Raphael Weibel è cliente di Swiss Life. 41 In cerca di tracce sul Conrad Widmer è nato nel 1818 ad Altnau sul Lago di Costanza, dove ha trascorso i suoi anni giovanili. 42 L Lago di Costanza Conrad Widmer ha fondato nel 1857 la Rentenanstalt a Zurigo. All’epoca non aveva ancora 40 anni e si era trasferito da poco dal Canton Turgovia. Le tracce ci portano a est, ad Altnau sul Lago di Costanza, dove tutto ebbe inizio nel 1818. 43 Alcuni indizi indicano che Conrad Widmer trascorse i suoi primi anni nella casa del medico di fianco alla chiesa riformata. Altnau intorno al 1910 con la chiesa e la casa del medico (a sinistra, parzialmente coperta). Saremmo mai capaci oggi di immaginare come era la vita degli svizzeri dopo il 1800? Difficilmente. Con grande sforzo riusciamo a ricordarci come erano diverse le cose nella nostra gioventù rispetto a oggi. Gli uni si ricordano che 40 anni fa la Migros vendeva la tavoletta di cioccolata al latte al prezzo incredibile di 30 centesimi. Gli altri ricordano i telefoni a parete, neri e massicci, con disco combinatore e quel suono stridulo che spaventava anche i sordi. Altri ancora pensano al Lago di Costanza che ghiacciò nel 1963, un vero evento storico. Il ghiaccio era così spesso che si poteva attraversare il lago con una Opel Kapitän. Purtroppo all’epoca la maggioranza non possedeva una Opel Kapitän, ma solo una bicicletta da donna (madre) e una bicicletta da uomo (padre) con un seggiolino da montare sul manubrio. Sottrarre all’oblio Tutti gli uomini hanno ricordi. A questi si aggiungono quelli dei genitori e dei nonni, che però raramente vanno oltre il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Poi niente più. Anche per Hansjörg Widmer, notaio ad Altnau, la situazione non è diversa. Suo padre era in vita nel 1903 alla morte di Conrad Widmer avvenuta a Zurigo. I due, però, non si conoscevano. «Mio padre mi ha raccontato molto di come era la vita prima 44 in Turgovia, ma non ha mai nominato Conrad Widmer», dice il notaio. Come meravigliarsi: il cognome Widmer è molto diffuso ad Altnau e non tutti sono imparentati. Hansjörg Widmer, comunque, non può escludere completamente una lontana parentela con il fondatore della Rentenanstalt. Semplicemente non ne sa niente. Il notaio sa però che Conrad Widmer era cittadino di Altnau. Ne ha sentito parlare. Anche il sindaco, Beat Pretali, e la vicesindaco, Rita Barth, sanno che all’inizio del XIX secolo l’illustre fondatore d’impresa trascorse la sua infanzia e giovinezza al Lago di Costanza. I due membri del consiglio comunale cercano con l’aiuto del catasto degli immobili di scoprire l’edificio in cui sarebbe vissuto Conrad Widmer. Impresa non facile dato che i documenti del comune non forniscono la certezza assoluta. Molti registri sono stati compilati solo dopo il 1818. Alcuni scarsi indizi indicano che Conrad Widmer trascorse i suoi primi anni nella casa del medico di fianco alla chiesa riformata. Senza dubbio uno dei luoghi più belli per l’infanzia: da una posizione leggermente rialzata si offre uno sguardo fantastico sulla distesa blu del Lago di Costanza. In questa casa, costruita prima del 1800, molti medici hanno avuto il loro ambulatorio nel corso di due secoli. Tra questi, Altnau conta 250 000 meli e annovera antiche locande come la «Schiff». forse, anche il padre e il nonno di Conrad Widmer, entrambi medici di campagna ad Altnau. Il periodo intorno al 1820 Gli anni prima e dopo la nascita di Conrad Widmer furono anni duri per il Canton Turgovia, la Svizzera e l’Europa, dominati da fame, un rincaro eccezionale, elevata pressione fiscale e un’economia fatta di debiti. Anche la popolazione di campagna del Lago di Costanza ne fu colpita. I paesi e le città di allora erano diversi rispetto a oggi. Per le strade e i sentieri s’incontravano dappertutto uomini con infermità: alcuni erano strabici, altri avevano una gobba o un piede varo. Un numero insolitamente alto presentava gozzi, gonfiori o cicatrici non perfettamente guarite. Tutto ciò che la medicina moderna ha eliminato nel XX secolo era molto diffuso all’epoca. Non sempre era d’aiuto avere un medico in paese. Servivano soldi per pagarlo. I tempi di crisi si ripercuotevano sulla popolazione e anche sul medico: anche a lui mancavano i pazienti se questi non potevano più permettersi le cure. Anche il medico, dunque, poteva trovarsi in difficoltà materiali. Questo capitò al padre di Conrad Widmer. Per motivi finanziari dovette abbandonare diverse volte il suo ambulatorio medico. Sembra che si trasferì da Altnau per motivi economici; per un breve periodo visse a Neukirch an der Thur e da lì si spostò a Schönengrund nell’Appenzello. Schönengrund si trovava vicino a St. Peterzell, dove era cresciuta Elisabeth Näf, la madre di Conrad. Il trasferimento nel paese della madre non portò fortuna alla famiglia: Conrad aveva 12 anni quando nel 1831 morì sua madre. Aveva 52 anni, quasi 14 anni più del marito Jakob Widmer. Conrad era figlio unico. Possiamo considerare il decesso della madre una morte prematura? – No. All’epoca, su 1 000 persone 739 morivano prima di compiere 60 anni. Ma questa verità statistica non avrà lenito il dolore di padre e figlio. Il vedovo Jakob Widmer si risposò l’anno seguente e tornò a Mattwil, in Turgovia, non lontano da Altnau. Ciò significò per il giovane Conrad il ritorno al paesaggio del Lago di Costanza e ad Altnau, ma anche che negli anni a seguire avrebbe avuto quattro fratellastri, molto più giovani, di 14 anni e oltre, per cui non si instaurò un contatto molto stretto. Il giovane Conrad Widmer, persona sveglia e indipendente, proseguì la sua istruzione presso l’istituto privato del prete Steiger ad Altnau, alla scuola secondaria di Arbon e al ginnasio di Costanza. L’edificio che ad Altnau nel XIX secolo ospitava la scuola esiste ancora. Si tratta della bella costruzione a traliccio in Kaffeegasse 7. 45 Intorno al 1830 in Turgovia non esistevano istituti per studi superiori. Chi desiderava frequentare il liceo doveva recarsi a Costanza, San Gallo o Zurigo. Contadino con pecore appena tosate. Intorno al 1830 in Turgovia non esistevano istituti per studi superiori. Chi desiderava frequentare il liceo doveva recarsi a Costanza, San Gallo o Zurigo. E Conrad Widmer aveva voglia di studiare. Poiché l’ambulatorio medico di Mattwil non rendeva a sufficienza per consentire al figlio maggiore di frequentare il liceo, il padre presentò una domanda di borsa di studio al consiglio ecclesiastico evangelico del Canton Turgovia. L’autorità ecclesiastica esaminò il giovane in latino, greco, aritmetica, geometria e storia. Widmer superò l’esame e si trasferì dal Lago di Costanza a Zurigo… a piedi, visto che la ferrovia ancora non esisteva e le diligenze postali erano troppo care. A Zurigo fu nuovamente esaminato e verso fine autunno del 1835 ammesso a frequentare la seconda classe del liceo. Uno dei suoi nuovi compagni fu Alfred Escher, che discendeva da una famiglia zurighese dell’alta borghesia. Il loro cammino si sarebbe incrociato diverse volte, soprattutto in occasione della fondazione e organizzazione della Rentenanstalt. Anni di apprendistato e peregrinazione Nella primavera del 1836 l’allora 17enne Conrad Widmer, terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di teologia dell’Università di Zurigo. L’università era ancora più giovane di Widmer: fondata nel 1833, contava nel terzo semestre di 46 Widmer 185 studenti. La maggior parte era iscritta alla facoltà di medicina (88), il numero più esiguo frequentava teologia (30), ma anche giurisprudenza, facoltà a cui si era iscritto Alfred Escher, con i suoi 31 studenti non era sovraffollata. Non sappiamo perché Conrad Widmer si decise per teologia. È possibile che il sostegno del consiglio ecclesiastico evangelico abbia influito sulla scelta. Comunque, per il 1836 lo studente Widmer ricevette 16 talleri d’oro, la metà come regalo e l’altra metà come prestito rimborsabile. Widmer aveva già frequentato tre semestri quando si formò chiara in lui la sensazione di muoversi nella direzione sbagliata. Decise di cambiare università e corso di studio e si trasferì a Basilea. A Basilea si iscrisse a scienze giuridiche. Prima, però, doveva assolvere un obbligo spiacevole: percependo una borsa di studio era obbligato a informare le autorità turgoviesi su qualsiasi modifica del suo piano di studi. Nell’estate del 1836 ringraziò cortesemente per lettera il Consiglio di Stato per il sostegno concessogli. Si scusava per l’interruzione degli studi di teologia e decantò i vantaggi degli studi giuridici con sperticate lodi. In questo modo, gli si sarebbe aperta la via per «essere un giorno utile alla patria». La strada principale pullula di vita. Altnau intorno al 1900. Il giovane turgoviese, però, doveva ancora darsi molto da fare prima di poter essere utile alla patria: dopo il cambio di indirizzo il suo Cantone cancellò qualsiasi sussidio. E anche suo padre gli negò sostegno, in quanto non condivideva la decisione del figlio. Conrad Widmer divenne forzatamente uno studente lavoratore. Si mantenne a galla dando ripetizioni e facendo il supplente. Occasionalmente ricevette qualche sussidio dall’Università di Basilea per gli studenti meno abbienti. Il turgoviese dovette rinunciare ai viaggi e a uno o due semestri all’estero. Ma le difficili circostanze materiali non frenarono la sua ambizione e il suo zelo nello studio. Al contrario: in breve tempo superò i suoi esami giuridici a Basilea. Sorprendentemente il dinamico turgoviese, oltre a guadagnarsi da vivere, trovò anche il tempo di impegnarsi attivamente nell’associazione studentesca Zofingia, che durante i suoi anni a Basilea gli consentì di stringere molte amicizie durate poi per decenni. Forse la più importante fu quella con Jacob Burckhardt, che nei decenni successivi sarebbe diventato il più famoso storico dell’arte dell’Europa. Widmer e Burckhardt erano coetanei, entrambi provenivano da case di accademici e avevano interrotto lo studio della teologia prima di scoprire la loro vera vocazione. L’amicizia tra il Il notaio Hansjörg Widmer davanti alla casa paterna ad Altnau. La casa contadina esisteva già ai tempi di Conrad Widmer. professore basilese e il fondatore della Rentenanstalt durò fino alla loro morte. Quando Widmer si trovava a Basilea andava da Burckhardt, se questi veniva a Zurigo, andava a visitare Widmer. Di questa stretta amicizia sono rimaste poche tracce scritte, evidentemente viveva dell’incontro personale e diretto. L’inizio di una carriera Conclusi gli studi a Basilea Conrad Widmer ritornò nel suo cantone d’origine, superò l’esame di avvocato e nel 1839 aprì il proprio studio legale a Frauenfeld. Il 21enne aveva sposato alcuni giorni prima la coetanea Margaretha Bohny di Frenkendorf, regione di Basilea. Frauenfeld era all’epoca un luogo di forte interesse politico. Gli anni prima della creazione dello stato federale furono caratterizzati da scottanti controversie e dibattiti. In Turgovia dettavano legge esperti leader politici come Johann Conrad Kern. A questa generazione di 40enni si unì quella dei 20enni che aspiravano a fare largo al progresso nel cantone in maniera più rapida e radicale. Tra questi giovani leoni figurava anche Conrad Widmer. Come avvocato non tardò a farsi ascoltare nelle aule dei tribunali. Era considerato un buon oratore e nei suoi discorsi 47 La locanda Schiff: da secoli un posto tranquillo sul Lago di Costanza. 48 faceva sapiente uso di umorismo e battute. Una volta dinanzi al «Bezirksgericht» (Tribunale distrettuale) recitò la sua arringa in versi. Il Tribunale gli inflisse un’ammenda, in compenso il giovane avvocato aveva vinto la scommessa fatta il giorno prima. I suoi amici non credevano che avrebbe osato presentare un’arringa in rima. Poco tempo dopo il giovane avvocato di Frauenfeld si cercò un palcoscenico più ampio per le sue esibizioni. Nel febbraio del 1844 entrò nella redazione della «Thurgauer Zeitung». Il 26enne sperava come giornalista e redattore di conquistarsi un posto al centro degli avvenimenti politici. Iniziò la sua attività pubblicistica con un articolo di fondo programmatico in cui criticava i partiti politici svizzeri, che si limitavano a tergiversare e osteggiarsi. Ogni partito aspirava solo a posizioni d’influenza e si contendeva i posti, invece di discutere onestamente sulle questioni importanti del tempo. A lui invece, scriveva Widmer, importava della convinzione: «Pensiamo come parliamo, ciò che non si pensa, non deve essere finto. (…) Chi ha principi simili nel cuore, si unisca a noi». Ma pochi volevano seguire in quei giorni perturbati le orme di Conrad Widmer. La politica era un affare duro. A Frauenfeld il giovane liberale avvertì subito che in politica con il solo idealismo non si ottiene molto. E questo non gli piaceva. Infatti non voleva farsi trascinare in questo mondo di intrighi e diffamazione. A fine anno Widmer cessò la sua attività presso la «Thurgauer Zeitung». Stesso destino, sorprendentemente, lo accomunava al suo amico basilese. Alcuni mesi dopo l’ingresso di Conrad Widmer alla «Thurgauer Zeitung», anche Jacob Burckhardt a Basilea aveva intrapreso la stessa strada: a giugno era entrato a far parte della redazione della «Basler Zeitung» dove fu subito assorbito da una sgradevole realtà politica. Sul lavoro Burckhardt si sentiva «aizzato come un segugio» e «inchiodato al giornale come un allocco alla porta del granaio». Dopo un anno e mezzo Jacob Burckhardt lasciò la «Basler Zeitung» e si dedicò interamente alla scienza. E così fece Conrad Widmer: dopo l’avventura giornalistica si concentrò sull’attività giuridica. Per circa due anni ricoprì la carica di cancelliere del Tribunale cantonale superiore a Frauenfeld. Nel 1847 il 29enne Widmer venne eletto sostituto procuratore pubblico dal governo turgoviese. Questa carica secondaria gli permise di continuare la professione forense. Nello stesso anno morì sua moglie Margaretha. Dei quattro figli nati dall’unione ne sopravvissero tre: uno era morto Ieri un edificio scolastico, oggi la sede dell’amministrazione comunale di Altnau. Il 26enne sperava come giornalista e redattore di conquistarsi un posto al centro degli avvenimenti politici. dopo la nascita nel 1842. La figlia maggiore aveva sei anni e la più piccola appena due. Conrad Widmer si comportò come suo padre che 16 anni prima si era trovato nella stessa situazione: dopo un opportuno periodo di attesa di 18 mesi si risposò. La sua consorte Virginia Rogg proveniva da una famiglia di medici di Frauenfeld. Dal matrimonio nacquero altri cinque figli. Dei nove dei figli di Conrad Widmer alcuni morirono in età infantile o giovanile e solo quattro sopravvissero al padre. All’epoca la mortalità infantile era estremamente elevata e sotto tale aspetto Widmer non fece eccezione. È probabile che il triste destino familiare indusse il turgoviese a considerare un trasferimento. Oppure in un cantone di piccole dimensioni non vedeva alcuna possibilità di dare sfogo al suo forte dinamismo. In ogni caso, a 32 anni cominciò a guardare al di là dei confini cantonali. Da amici di Zurigo venne a sapere che era prevista una nuova nomina per il posto di direttore del penitenziario cantonale Oetenbach. Widmer si informò, si recò a Zurigo, osservò tutto a fondo, si candidò e venne nominato. Con gli uomini per gli uomini Questo cupo istituto di pena, che sarebbe passato sotto la guida di Widmer, si trovava non lontano dalla stazione centrale di Zurigo negli edifici dell’ex convento di suore di Oetenbach. Dietro le sbarre vivevano 368 detenuti e 48 detenute. Le 49 celle erano affollate all’inverosimile e c’era un continuo andirivieni. Era una convivenza eterogenea di forzati, carcerati, detenuti in custodia cautelare, delinquenti abituali recidivi e minorenni al primo reato. Per la prima volta Widmer trovò un terreno veramente vasto per le proprie idee e la sua grande creatività. Grazie alle sue doti di organizzatore riuscì in breve tempo ad attuare i primi miglioramenti. Non mancarono problemi che andavano oltre i suoi poteri decisionali. In questi casi Widmer non esitò ad informare le autorità preposte con innumerevoli petizioni e relazioni sulle disfunzioni e a sottoporre proposte e soluzioni. Nel quarto anno di mandato quale direttore del penitenziario di Zurigo, Widmer pubblicò un dettagliato memoriale sulla necessaria riforma nell’esecuzione della pena. Tuttavia, non andò avanti con quello che riteneva il male maggiore tra le disfunzioni nel sistema carcerario, ossia la nuova costruzione del penitenziario. Con ogni probabilità, il Consigliere di stato e direttore delle finanze intuì che a un uomo d’azione come Widmer si doveva lanciare una sfida. Può darsi che Alfred Escher avesse attirato l’attenzione del direttore delle finanze su Widmer. Fatto sta che Sulzer propose al turgoviese di fondare a Zurigo una compagnia di assicurazione sulla vita svizzera, affinché non ci fosse un deflusso costante di premi verso le società straniere. L’idea giunse al momento giusto all’uomo giusto. Widmer approfondì l’argomento, lo studiò sotto tutti gli aspetti e se ne appassionò. Nei decenni successivi non si sarebbe occupato di niente altro se non della costruzione dell’Istituto Svizzero di Rendite (cfr. storia aziendale a pagina 89). Per 35 anni Conrad Widmer diresse la Rentenanstalt con avvedutezza e trasparenza. Al momento della fondazione all’impresa erano sufficienti uno o due uffici in affitto e tre o quattro impiegati. Quando Widmer si dimise nel 1892, l’azienda in Svizzera era di gran lunga la maggiore compagnia di assicurazione sulla vita. All’estero la società contava già svariate succursali. Idee e giudizi Conrad Widmer stesso aveva 75 anni quando lasciò l’incarico di direttore della Rentenanstalt e non dava segni di stanchezza. Che fare allora? Starsene con le mani in mano e vedere la vita svanire? Per il turgoviese non era questa un’alternativa. Nel ruolo di imprenditore aveva imparato che ogni giorno le 50 Rita Barth e Beat Pretali. Lui è sindaco, lei vicesindaco di Altnau. nuove sfide giungono quasi sempre dall’esterno, ma poi scompaiono appena si conclude la vita professionale. Sarebbe subentrato il suo successore. Conrad Widmer decise senza troppi indugi di porsi da solo delle sfide da affrontare. Si ricordò delle sue iniziali propensioni e iniziò a scrivere. In primo luogo si dedicò alle biografie di amici scomparsi. Cinque anni dopo il pensionamento, stupì la sua piccola cerchia di conoscenti e amici con una tragedia sul borgomastro Hans Waldmann, giustiziato a Zurigo nel XV secolo. La vera eredità pubblicistica di Conrad Widmer, tuttavia, rimane il suo scritto etico-filosofico «Unser Lebensgesetz» del 1895, in cui l’autore 77enne cercava di porre le basi solide per la vita dell’individuo. Nei suoi scritti presentava considerazioni su molti temi: chiesa, scuola, scienza, arte e stampa. Widmer si occupò anche della sessualità umana: sosteneva posizioni liberali e si distaccava nettamente dall’ottusa morale sessuale della sua epoca. Widmer non sarebbe stato quello che era se nell’opera non avesse inserito altre riflessioni all’avanguardia rispetto ai tempi. Introdusse un’idea di scottante attualità in materia di diritto successorio. A suo modo di vedere, era contro l’uguaglianza che grandi patrimoni venis- Conrad Widmer stesso aveva 75 anni quando lasciò l’incarico di direttore della Rentenanstalt e non dava segni di stanchezza. La «Krone» ad Altnau è una delle più antiche locande di campagna del Lago. sero trasmessi sempre e solo in seno a determinate famiglie. Per questo propose di limitare a 500 000 franchi il titolo all’eredità dei parenti e qualsiasi cifra al di sopra non era assegnata ai discendenti, bensì allo Stato. Anche nell’utilizzo di questi capitali, che sarebbero affluiti abbondantemente e rapidamente nelle casse statali, era avanti ai tempi. Gli erano note le bramosie del fisco e la propensione di molti politici per un’economia fatta di debiti. Pertanto per lui era chiaro che il denaro delle eredità non doveva finire nel bilancio corrente dello Stato. Il turgoviese aveva in mente qualcos’altro di più duraturo: con queste risorse si sarebbe dovuto creare un fondo capitale. Lo Stato avrebbe usufruito solo dei ricavi di tale patrimonio. «La comunità ottiene così mezzi potenti per far fronte più adeguatamente ai doveri nei confronti di malati e poveri; così per via indiretta anche i più poveri godranno dei frutti provenienti dall’orto della madre terra». Per il fondatore della Rentenanstalt era sempre incontestabile l’obbligo sociale di imprese e privati abbienti. Tuttavia, non si sarebbe mai spinto al punto da limitare la libertà dell’individuo o delle imprese. La libertà era necessaria perché «il progresso complessivo della vita umana ha più da guadagnare Raccolta delle mele ad Altnau nell’autunno 2006. dalla libertà che dalla tutela». E proprio di tutela si trattava se lo Stato iniziava a intervenire in tutti i settori. Un congedo in punta di piedi Nei primi giorni di gennaio del 1903 volse a termine una lunga vita. Conrad Widmer morì a Zurigo a 84 anni restando arzillo fin quasi alla fine. Nella «Neue Zürcher Zeitung» il necrologio fu così piccolo da passare facilmente inosservato, il che non fu casuale. Nel gennaio 1903 un uomo, che aveva realizzato grandi conquiste nella storia economica della Svizzera, si congedò in modo tranquillo, silenzioso e quasi ignorato dall’opinione pubblica. Nessun documento lo ricorda, nessuna targa su un edificio pubblico. Solo l’impresa fondata da lui 150 anni prima testimonia ancora che nel XIX secolo Conrad Widmer ha costruito una base solida sui cui è cresciuta e si è rafforzata Swiss Life e da cui, nei prossimi decenni, può ancora crescere: gli assicurati beneficeranno anche in futuro di una previdenza finanziaria sicura. Conrad Widmer non avrebbe desiderato di più per l’opera di tutta una vita. 51 Percorsi di vita Una nuova vita. «In tutti questi anni ci siamo allenati ad avere coraggio». Quindi, racconta Elsbeth Abegglen, lei e suo marito due anni fa hanno osato un nuovo inizio. Dopo 31 anni hanno lasciato al figlio l’Hotel Chalet Du Lac che gestivano insieme, cercando nuove sfide professionali, nonostante Fritz Abegglen fosse cresciuto anima e corpo con la sua professione di albergatore e soprattutto imprenditore. Ha sempre apprezzato sia il contatto con gli ospiti sia la libertà di esprimersi creativamente. «Solo mia moglie poteva immischiarsi nel mio lavoro», racconta ridendo. Ancora oggi 52 Elsbeth Abegglen (54 anni) e Fritz Abegglen (59), Iseltwald BE Elsbeth Abegglen è contenta dei numerosi e interessanti rapporti interpersonali del Du Lac, pur avendo vissuto la doppia responsabilità per l’azienda e la famiglia anche come grande peso. «Noi due siamo sempre stati un’eccezione», racconta, «e abbiamo sempre voluto trovare tempo libero per la famiglia». Fritz Abegglen ha pensato per tempo alla successione. Nel 2005, molti anni prima dell’età pensionabile, ha deciso insieme a sua moglie di iniziare un nuovo cammino professionale. Lui come insegnante specializzato nella formazione alberghiera, come direttore del camping Du Lac e come impiegato part time nell’hotel del figlio. Lei come insegnante di yoga, come consulente di biografie e ogni tanto come freelance per la stampa locale. «Con l’età vogliamo concederci più libertà», dice Fritz Abegglen. E sua moglie aggiunge: «Da quando ci siamo separati professionalmente, apprezziamo di più il tempo che trascorriamo insieme. Le sere non sono più dedicate agli ospiti, ma a noi e ai nostri amici». Elsbeth e Fritz Abegglen sono clienti di Swiss Life. Finestre temporali 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1933–1947 Einstein e la Rentenanstalt Albert Einstein, il celeberrimo fisico e premio Nobel, trascorre anni importanti in Svizzera e Germania prima di emigrare negli USA nel 1933. La sua vita s’incrocia per due volte con la Rentenanstalt. Il primo contatto tra Einstein e la Rentenanstalt è poco spettacolare. Il trentenne fisico viene chiamato dopo i suoi anni di apprendistato e peregrinazione al Politecnico di Zurigo. L’università ha stipulato con la Rentenanstalt un’assicurazione di previdenza per professori e docenti. Durante il suo periodo zurighese anche Einstein è assicurato con questa assicurazione collettiva presso la Rentenanstalt. Einstein con la consorte Elsa, 1921. Una carriera fulminea. Il fisico si trasferisce da Zurigo a Berlino dove nel 1917 assume la carica di direttore del noto KaiserWilhelm-Institut per la fisica. Einstein è ebreo. Ma non uno di quelli che il Sabbath vanno regolarmente alla sinagoga. La Berlino degli anni 20 e 30 è piena di sinagoghe e sale di preghiera. La sinagoga più grande alla Oranienburgerstrasse ha posto per 3 000 persone. Lì, nel gennaio 1930 Einstein si esibisce, con un maestro del coro e organista e un altro professore-musicista, in un concerto. Suona il violino. Sembra, tuttavia, che Einstein eviti le grandi sinagoghe berlinesi. Frequenta ogni tanto un luogo di culto ebraico, ossia di una piccola sinagoga, a nord del Tiergarten che è poco appariscente. A dire il vero, dalla strada non la si vede, poiché si trova in un cortile interno e, con i suoi 250 posti, è dieci-dodici volte più piccola delle grandi sinagoghe di Berlino. La parsimonia degli svizzeri. Nel 1942 si contano 4 043 500 libretti di risparmio in Svizzera con un capitale risparmiato complessivo di 5,6 miliardi di franchi. In media ogni libretto di risparmio contiene 1 385 franchi Nel 1908, prima delle due guerre mondiali, si contavano 1 936 000 libretti di risparmio con depositi pari a 1,6 miliardi di franchi, che corrispondono a un saldo medio per libretto di 815 farnchi. Gli industriosi svizzeri riescono ad aumentare notevolmente i loro risparmi, nonostante gli anni di guerra e di crisi. Turismo dinamico. In Svizzera le città ad alto tasso turistico sono dotate più velocemente dell’illuminazione stradale elettrica rispetto alle città con diversa vocazione. Una tendenza simile si nota per il progresso tecnico in cucina. L’Hotel Palace di Davos è il primo albergo nel 1937 a possedere la prima mensa completamente elettrificata di tutta la Svizzera. Nel 1938 la sinagoga del cortile interno subisce lo stesso destino di tutti gli altri luoghi di culto a Berlino. La gentaglia aizzata dai nazisti la incendia, la profana e la distrugge. Ma alcuni giorni dopo, per lo sdegno delle autorità tedesche, salta fuori una sorpresa. Il terreno su cui sorge la sinagoga non appartiene a un’associazione di sinagoghe ebraiche, ma alla … Rentenanstalt svizzera. Da molti decenni l’assicurazione possiede a Berlino e in altre parti della Germania un notevole patrimonio immobiliare a copertura dei premi. Di questi immobili fa parte anche la struttura del cortile interno, affittata a un’associazione di sinagoghe. La Rentenanstalt difende energicamente i propri interessi presso le autorità tedesche in relazione alla sua proprietà. Alla fine, l’assicurazione, come molti proprietari stranieri di immobili, viene risarcita dei danni subiti. 53 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 1927 DONNE FORTI. Il 10 aprile 1940, sei mesi dopo lo scoppio della guerra, viene creato il Servizio complementare femminile (SCF). Nell’esercito le donne assumono incarichi su base volontaria nei E la società di musica di Niederwil? settori della comunicazione, della logistica e come soccorritrici. È cresciuta e nel 1932 festeggia insieme alla Rentenanstalt il 75° anniversario. La società è cresciuta negli anni tra le due guerre. Ma nell’associazione non tutto fila liscio come l’olio. Ci sono annate contrassegnate dal calo dei soci e altre dai dissidi. Nel 1926 non viene rieletto un direttore d’orchestra; nel 1930 ne viene meno un altro. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale è difficile pensare all’organizzazione ordinata delle prove. Diversi membri sono continuamente in servizio attivo. Ma la società di musica di Niederwil supera anche questi anni. Nel 1939 l’associazione si ritrova davanti al ristorante Hirschen per una foto di gruppo. Ci sono tutti, manca ancora l’uniforme che arriva solo nel 1952, mentre il primo vessillo dell’associazione addirittura nel 1957, in occasione del centenario. I primi decenni della società di musica di Niederwil sono modesti. I musici, comunque, non si lamentano. Suonano. E la vita torna a sorridere nel piccolo paese del Fürstenland di San Gallo. Più aumenta il trasporto delle merci nel mondo, più diventa imperiosa la domanda di razionalizzazione e aumento dell’efficienza nel sistema dei trasporti. La parola magica è standardizzazione. Nel 1940 lo spedizioniere americano Malcolm P. McLean sviluppa un contenitore di trasporto compatto, a dire il vero, il primo container. In Europa è la Deutsche Bahn ad essere all’avanguardia nel campo: sviluppa un concetto per il trasporto di grandi contenitori standardizzati su rotaia e strada. Le casse e i fusti in tutti i formati e lunghezze erano poco maneggevoli soprattutto nelle fasi di carico UNA CASSA RIVOLUZIONA IL SISTEMA DEI TRASPORTI. e trasbordo. La musica cambia per i container che consentono un trasbordo razionale. Nel 2004 vengono trasportati 35 milioni di tonnellate di merci attraverso il San Gottardo, gran parte nei container. 54 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1933 –1947 La lotta per le casalinghe. ARRIVEDERCI. Una numerosa famiglia dell’Appenzello prende congedo nel 1946 da una giovane donna. Si tratta della figlia maggiore della famiglia che prende servizio lontano da casa? Colpisce il vestito pulito e in ordine della ragazza. Colpisce anche che solo le due donne e il bambino più piccolo calzano scarpe, mentre il padre e tutti i sette figli sono scalzi. Per una famiglia numerosa le scarpe possono diventare un vero lusso, quindi in campagna si cammina scalzi in estate. Almeno nei giorni feriali. Solo la domenica si tirano fuori le scarpe a collo basso. E se sono diventate piccole, passano dal primo figlio al secondo e da questo al terzo. Le scarpe vengono portate finché non cadono a pezzi. Negli anni 30 le aziende dell’elettricità e del gas scoprono le casalinghe come gruppo target. In molte località si assiste a cosiddette dimostrazioni culinarie. Il 27 giugno 1935, ad esempio, inizia presso l’Hotel Gemsli a Thusis la «Dimostrazione culinaria con il gas butano». La sala è occupata fino all’ultimo posto. La grande ressa può anche essere stata provocata da un piccolo avvertimento nell’avviso che, infatti, recita: «Si prega di portare cucchiaio e piatto.» È una richiesta invitante nei duri anni di crisi. Poiché l’entrata è gratuita, molte donne sperano di riempirsi la pancia. In effetti, nella sala dell’Hotel Gemsli si cucina, si frigge e si inforna a più non posso. Il giorno dopo il «Bündner Tagblatt» loda le capacità culinarie, senza rinunciare, però, a una sottolineatura critica, affermando che il gas è un prodotto straniero; che lo «si lasci a chi non ha di meglio.» Quindi segue la sperticata lode all’elettricità domestica, molto più igienica rispetto al gas: non c’è fumo, fuliggine, cenere; non c’è pericolo di esplosione, avvelenamento e incendio. Il «Bündner Post» prosegue la lotta per le casalinghe con un caloroso intervento del rappresentante dell’industria del gas. 55 La previdenza in Svizzera Motivo di speranza Di Beat Kappeler Volente o nolente la nostra generazione si va abituando a poco a poco all’idea che le assicurazioni sociali possono generare non solo sicurezza, bensì anche insicurezza. Quando i loro conti non tornano più c’è il rischio di riduzione delle rendite, aumento delle tasse e imposte o addirittura di modifiche gravi di sistema. La pianificazione della vita del singolo ne può risultare profondamente scossa. Le nuove generazioni dovranno pagare più di quanto non otterranno. La situazione di vita della generazione dei nostri genitori era del tutto diversa. Dopo un periodo di crisi e di guerra hanno avuto la fortuna di vivere in tempi di crescita che garantivano loro sempre maggiori prestazioni sociali. Il fatto che lo Stato assegnasse automaticamente rendite di vecchiaia e che dopo il 1985 il privilegio delle casse pensioni venisse esteso dagli impiegati pubblici e di grandi aziende a tutti quanti i salariati, ha liberato la vecchiaia dall’insicurezza. Da allora questa sicurezza privata e lavorativa è stata sconvolta. Visto che i cambiamenti in atto vengono vissuti da molto vicino da ognuno di noi nella propria cerchia, risultano immediatamente comprensibili. Ciò non è il caso, invece, per i grandi sistemi di sicurezza in ambito sociale che sono unità astratte situate per lo più al di fuori del nostro orizzonte di esperienze personale. Eppure anche nell’ambito dei sistemi di sicurezza sociale i conti non tornano più. Il senso di sicurezza valeva anche per altri ambiti della vita privata e professionale – si viveva in piccole famiglie e ci si separava raramente. Al lavoro il salario veniva corrisposto in Quello che è cambiato 56 base al tempo di presenza, si seguivano profili professionali fissi e si avevano posti di lavoro sicuri. Una risposta chiara ci viene dai bilanci generazionali nell’ambito dei sistemi pensionistici pubblici finanziati o. mediante ripartizione nei Paesi d’Europa. Tale tecnica piuttosto recente presuppone che il numero di beneficiari di rendite sia noto per più decenni e che il numero dei contribuenti rimanga quasi altrettanto sicuro. Quindi gli studi procedono a formulare alcune ipotesi riguardo alla presunta crescita economica e salariale, tirano le somme tra rendite e contributi e si trovano davanti a una voragine. Si scoprono divari sia riguardo all’equilibrio del sistema nei decenni a venire, sia tra i contributi e le rendite attese nel corso delle prossime generazioni. La conclusione è che le future generazioni dovranno pagare più di quanto non otterranno. Una parte del problema risiede nelle impasse di tipo demografico. Le classi viziate del baby boom hanno generato così pochi figli che la popolazione, senza immigrazione, sarebbe destinata a diminuire. Vivendo inoltre nettamente più a lungo, si prospetta loro una quiescenza prolungata. L’altra parte del problema che affligge i sistemi di ripartizione d’Europa, invece, è creata dalla politica. La concorrenza a livello politico ha indotto i partiti e i governi a promettere rendite che non erano basate su calcoli precisi, promesse che con i contributi in vigore non potevano essere realizzate. Inoltre, mandando in pensionamento anticipato disoccupati e dipendenti interessati dalla chiusura di aziende, la classe politica ha aggiunto ulteriori oneri estrinseci al sistema. Alcuni pagamenti di compensazione relativi allo stato civile di coppie private sono stati affidati al sistema statale, fra cui gli accrediti per compiti assistenziali e le rendite reciproche in caso di decesso di uno dei partner, applicandoli anche alle coppie non sposate o omosessuali. I politici che hanno concesso tanto dovrebbero essere indicati per nome come coloro che hanno affossato la sicurezza sociale; un curioso atteggiamento di «tabù», tuttavia, considera chi La concorrenza a livello politico ha indotto i partiti a promettere rendite che non erano basate su calcoli precisi. reclama e ha reclamato in passato una maggiore ripartizione, persone dotate di particolare sensibilità sociale, mentre i sostenitori di varianti sostenibili vengono bollati quali «distruttori del sistema sociale». Ciononostante ad alcuni governi è riuscito un colpo liberatorio: in America latina e in Europa orientale in maniera più netta, in Cile e Messico con l’adozione di varianti basate sul capitale, in Europa dell’Est con il risanamento drastico delle vecchie scorie. Anche la Gran Bretagna ha spostato il peso verso le pensioni capitalizzate. In Germania e Francia i governi sono riusciti negli ultimi anni ad avviare nei loro sistemi di ripartizione alcune riduzioni generali delle rendite mediante piccole modifiche che però vanno a sommarsi nel tempo. E in Svizzera? La situazione nell’ambito della previdenza in Svizzera è al contempo confortevole e insicura. È confortevole perché poggia su due gambe, vale a dire il sistema di ripartizione statale dell’AVS e la previdenza professionale basata sulla capitalizzazione che è dotata di grande forza. Oltre gli svizzeri, solo gli olandesi hanno risparmiato per la loro vecchiaia l’equivalente del prodotto interno lordo di un anno. L’insicurezza del sistema di ripartizione svizzero risiede – ed è paradossale – proprio nella crescita economica. Dato che le rendite dell’AVS vengono adeguate solo alla metà della crescita reale dei salari dei giovani contribuenti, l’altra metà del tasso di crescita annuo deve sanare il rapporto in fase di peggioramento tra beneficiari di rendite e contribuenti. Se, però, la crescita reale annua rimane inferiore all’1,5 %, i problemi demografici non ne vengono attutiti. 57 Quanto longeve sono le persone? Un raffronto su scala mondiale. Europa Età 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini %5 4 Nordamerica Età 3 2 1 0 Donne 1 2 3 4 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini 5% %5 4 3 ex Unione Sovietica Età 2 1 0 Donne 1 2 3 4 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini 5% %5 4 3 2 1 0 Donne 1 2 3 4 5% Le percentuali dell’asse orizzontale riguardano la popolazione globale. L’insicurezza nella previdenza professionale è da ricercare altrove, in quanto con un investimento dei fondi diversificato a livello internazionale un’assicurazione di capitale può superare l’impasse demografica all’interno del Paese. Ciò richiederebbe tuttavia un rendimento corrispondente, nonché il riconoscimento dei diritti di proprietà tra le nazioni per la durata di qualche decennio. Questo pilastro è molto esigente per quel che riguarda la gestione del rischio e le tecniche di investimento del sistema finanziario e dei responsabili a livello di casse pensioni. Finora la politica ha cercato di sostituirsi a questi ultimi emanando disposizioni dettagliate sugli investimenti, l’aliquota di conversione e la remunerazione minima degli averi di vecchiaia. Ma dal 1996 essa ha dimostrato con chiarezza di non essere all’altezza del compito. Il rischio principale per i sistemi di ripartizione e di capitalizzazione è quindi la politica. Ecco le sfide principali In futuro la previdenza deve poter fare a meno dell’ingerenza politica negli affari correnti. Svezia, Polonia e Lettonia sono riuscite a sottrarsi all’influsso politico con i cosiddetti «notional system»: le rendite sono state legate mediante 58 formule fisse alla speranza di vita, alla crescita annua, all’attuale salario oppure all’equilibrio calcolato in una prospettiva tecnico-assicurativa. Tutti gli oneri estrinseci al sistema devono essere coperti da mezzi straordinari predisposti dalla politica. Ne risulta un equilibrio sostenibile e costante della ripartizione, nonché una rendita individuale che nel corso degli anni fluttua in alto o in basso. In qualsiasi momento i rappresentanti politici vedono e i cittadini sentono come stanno i conti. Pure nel secondo pilastro la politica deve abbandonare la gestione dei dettagli, sostituendo questi ultimi non con formule, bensì con elementi concorrenziali. I singoli operatori dovrebbero poter scegliere liberamente la remunerazione, la riconversione e gli investimenti. Pure le aziende o addirittura le persone assicurate dovrebbero essere libere di scegliere fra i vari operatori. In tal modo la finzione di una cassa per azienda cederebbe il posto a favore di un sistema in cui la performance, le spese amministrative e le prestazioni assicurate di base verrebbero sì realizzate obbligatoriamente e per utilità pubblica, ma secondo la propria impostazione. L’imminente sovrassicurazione dei cittadini mediante i due Subcontinente indiano Età 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini %5 4 3 2 1 0 Asia sud-orientale (incl. Cina) Età 1 2 3 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini Donne 4 5% %5 4 3 2 1 0 Africa Età Donne 1 2 3 80 70 60 50 40 30 20 10 Uomini 4 5% %5 4 3 2 1 0 Donne 1 2 3 4 5% La situazione nell’ambito della previdenza in Svizzera è al contempo confortevole e insicura. pilastri obbligatori dovrebbe anch’essa venire smantellata. Il primo pilastro dovrebbe essere trasformato in un’assicurazione del minimo esistenziale, il secondo in un’assicurazione un po’ più vasta. La «continuazione del tenore di vita abituale», invece, è un obiettivo motivante che porta oltre lo stretto necessario soprattutto in tempi di continuata crescita economica, creando quindi sempre più richieste di scelta, invece di coprire il bisogno di base. Le richieste di scelta di una società affluente dovrebbero invece essere riservate alla previdenza individuale, ovvero a un terzo pilastro tramite istituti privati, banche e assicurazioni. Questi ultimi non andrebbero promossi in alcuna maniera particolare, andrebbe piuttosto abolito il loro ostacolamento – l’abolizione delle imposte sulla sostanza e sul capitale e del valore locativo degli immobili sarebbero una delle tante soluzioni. patrimonio privato richiedono «un’agenda interna» dei partiti al governo. Essi devono imporre queste delicate riforme a piccoli, ma consistenti passi. A tale scopo i Paesi anglosassoni hanno impiegato con successo alcuni mezzi, come ridurre le future rendite non ancora in corso, la creazione di coalizioni vincenti da un lato e la spaccatura delle lobby perdenti dall’altro, pur salvando la faccia degli esponenti delle associazioni interessate. Ha funzionato. Quindi c’è motivo di sperare anche nella Svizzera che invecchia. Beat Kappeler, 60 anni, pubblicista indipendente e relatore, ha svolto studi di scienze politiche a Ginevra e di economia e commercio a Berlino. Dal 1996 al 2000 Beat Kappeler è stato professore di politica sociale all’Università di Losanna. Grazie a quest’attività e alla funzione C’è motivo di sperare di segretario centrale svolta per molti anni in seno all’Unione sindacale Torniamo quindi sempre alle richieste rivolte alla politica. Gli obiettivi esposti sopra, vale a dire le formule fisse per il sistema di ripartizione, la libera concorrenza per il pilastro del capitale e l’esonero dalle imposte della costituzione di svizzera, Kappeler ha conservato un vivo interesse per lo sviluppo delle opere sociali svizzere. Dal 2002 scrive regolarmente per il domenicale «NZZ am Sonntag». Nato in Appenzello Esterno, vive a Berna, è sposato ed ha due figli. 59 Percorsi di vita Voglio instaurare un dialogo. Non parla volentieri di sé stesso, e non ama farsi coinvolgere in conversazioni futili. Karim Noureldin, di professione artista, afferma che il suo è un lavoro come un altro. Attivo in ambito creativo, non ama i cliché e nemmeno l’idea che la gente solitamente ha degli artisti, in quanto raramente corrisponde alla realtà. Quando lavora, Karim Noureldin non pensa a chi contemplerà la sua opera, né se essa sarà accolta positivamente. «L’arte è comunicazione. Io non desidero semplicemente piacere. Voglio instaurare un dialogo.» È anche raro che le sue opere suscitino un riscontro immediato. Solo dopo anni si capisce se 60 un lavoro è di qualità, se ha senso e se è importante, sia dal punto di vista estetico che a livello di contenuti. Per Karim non è facile accettare tutto questo, ma i continui dubbi gli forniscono lo stimolo necessario per continuare. Karim Noureldin vuole vedere la quotidianità. Si sente un uomo di città. «Non sono un solitario. Ho bisogno di avere uno scambio sociale e di conoscere le esperienze altrui.» Tuttavia non desidera mettere radici in un posto. Nato e cresciuto a Zurigo da madre svizzera e padre egiziano, in anni giovanili il suo spirito nomade l’ha portato a Basilea, Roma, New York e Losanna. Presto si trasferirà a Karim Noureldin (39 anni), Losanna VD Londra. Secondo lui, il luogo in cui una persona vive dipende dall’energia che possiede. «Non potrei fare a meno di New York. Anche se gli anni trascorsi nella Grande Mela mi sono costati parecchia energia.» Karim Noureldin è ambizioso. «Quando si desidera qualcosa, bisogna volerla davvero e impegnarsi per riuscire a ottenerla.» Dove sarà fra dieci anni? Un paio di desideri li ha già. E finora è sempre riuscito a ottenere quello che voleva. Karim Noureldin è l’artefice delle pitture murali presso la Sede centrale di Swiss Life. Finestre temporali 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch. 1948–1962 ASPETTANDO IL GIRO DELLA SVIZZERA. Gli spettatori e i viaggiatori in transito attendono nel 1957 sul passo del Grimsel l’arrivo del Giro. _ _ _ IMPEGNO IN BELGIO. _ _ _ LA RENTENANSTALT RAFFORZA LE OPERAZIONI CON L’ESTERO E NEL 1956 FONDA UNA FILIALE IN BELGIO. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Il potere d’acquisto aumenta. Chi desidera sapere se i lavoratori stanno meglio o peggio deve raffrontare il potere d’acquisto. In altre parole: quanto deve lavorare un lavoratore svizzero nel 1955 e nel 1905 per generi alimentari e altri beni di consumo? Ecco la risposta: Beni 1955 1905 1 kg di pane 18 min. 1 ora 21 min. 1 kg di carne di manzo 3 ore 36 min. 7 ore 15 min. 1 kg di burro 3 ore 24 min. 12 ore 45 min. 1 paio di scarpe 20 ore 113 ore 30 min. 1 abito 80 ore 227 ore 1 bicicletta 100 ore 1 135 ore La ragazza svizzera del bikini di Ostermundigen Ursula Andress entra nella storia del cinema nel 1962 in veste di cacciatrice di conchiglie Honey Ryder nel film «James Bond 007 – Licenza di uccidere», uscendo dal mare nell’indimenticabile bikini bianco. Scarpe per bambine, 1905. 61 Sede centrale in General-Guisan-Quai verso il 1940. Stabile amministrativo Binz Center, 2006. 62 Lavorare per Swiss Life Vecchia Sede centrale in Genferstrasse verso il 1980. Dalla metà del XX secolo il mondo del lavoro e gli spazi lavorativi degli impiegati sono notevolmente mutati. L’evoluzione si rispecchia in dettagli e oggetti d’arredamento, negli strumenti ausiliari e nella scelta dei colori. Le immagini si riferiscono a Zurigo, che da sempre accoglie la Sede centrale e l’amminitrazione di Swiss Life. Sece centrale in General-Gusan-Quai, 2006. 63 Percorsi di vita Verena Tanner (65 anni), Zurigo ZH La gioia di vivere. Questo splendore negli occhi. È evidente. Probabilmente lo stesso splendore come il suo primo giorno di lavoro nel mese di aprile 1957. Allora Verena Tanner varcò per la prima volta la soglia dell’edificio amministrativo della Rentenanstalt. Aveva 15 anni ed era una di quattro nuove apprendiste. Probabilmente tutto sarebbe andato diversamente, se il fratello della vicina non fosse stato procuratore presso la Rentenanstalt. Eventualmente avrebbe frequentato la propedeutica per diventare infermiera o la magistrale. Però è diventata perita in assicurazione – anche grazie alla raccomandazione di un parroco. Nella candidatura della «signorina Tanner» 64 quest’ultimo scrisse «metterei le mani sul fuoco per lei». Il tirocinio passò, ma lei restò fedele all’impresa. E si occupò della gestione di contratti di grandi clienti, dapprima senza macchina da scrivere elettrica, il tutto con un vero e proprio lavoro manuale. Ma i tempi cambiarono. Il sabato non era più un giorno di lavoro. I computer hanno sostituito le schede perforate. E Rentenanstalt è diventata Swiss Life. Dinanzi ai grandi cambiamenti, una cosa non è mutata: la curiosità e la gioia di Verena Tanner nel suo lavoro. Ha sempre conservato queste sue qualità sia in veste di segretaria sia in seguito in qualità di una delle prime procuratrici nell’impresa. «La cosa più bella è gioire di quanto si deve fare a questo mondo». Le parole di Gotthelf corrispondono anche al suo credo di cristiana convinta. Nessun giorno è stato vissuto invano. Talvolta pensava persino: «Peccato, il giorno di lavoro è già terminato!» «Goldvreneli» lavora ancora presso Swiss Life; dal 1998 a tempo parziale. E non perché si annoia, al contrario: è molto impegnata socialmente e le piace fare escursioni. Però allo stesso modo le piace il suo lavoro, come il primo giorno. Verena Tanner lavora da 50 anni per Swiss Life. Finestre temporali 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1948–1962 ARRINGA PER UNA CITTÀ MODELLO La Svizzera ospita ogni 25 anni circa un’esposizione nazionale. A metà degli anni 50 iniziano le progettazioni per l’Expo 64 a Losanna. A questo proposito interviene l’architetto e scrittore Max Frisch. Nel 1955 pubblica insieme a Lucius Burckhardt, Markus Kutter e altri cinque autori un opuscolo rosso dal titolo «Attenzione: la Svizzera». Gli autori, provocatoriamente, chiedono alle autorità e al popolo svizzeri di rinunciare a un’esposizione nazionale convenzionale. Non vogliono più rappresentare il Paese in padiglioni Landi, ma vogliono subito provare il caso d’emergenza. Vogliono costruire una città modello: nella regione dei laghi di Berna, nel delta del Rodano, in un’area intatta lungo il corso del Saane o su un paio di chilometri quadrati incolti nel Canton Argovia. Come si esplica il controprogetto degli intellettuali? La città modello deve offrire spazio per 15 000 abitanti con ampie strade, poiché «gli svizzeri non vogliono più trascorrere ogni giorno un’ora negli ingorghi stradali.» Attraversare la città modello con la macchina a passo sostenuto deve procurare gioia. Sono previsti 20 000 parcheggi sotterranei o in autosilo. L’utopia subordina tutto alla mobilità senza barriere. La piccola città ottiene addirittura un piccolo aeroporto. Cos’altro? Per i progettisti la città modello svizzera deve avere anche una caserma modello, panetterie modello, bagni modello, scuole modello e perfino un mattatoio modello. E chi dovrebbe abitare questa nuova città? Max Frisch e i suoi coautori nominano i seguenti rappresentanti comuni: agente della polizia stradale, commerciante, architetto, funzionario, ingegnere, contadino, padre, nonno. Le donne non esistono. I bambini non esistono. Le famiglie non esistono. L’utopia del 1955 di Max Frisch e dei suoi coautori è un progetto tecnocratico della città. Non verrà mai realizzato. La visione cade nel dimenticatoio dopo una breve e intensa discussione. L’Expo 64 ufficiale viene costruita e visitata da molte persone che ne serberanno un ricordo duraturo. UNA «MAID OF COTTON». In viaggio con tre cavalli vapore. Il 15 giugno 1957 si esibisce la «Maid of Cotton» in una sfilata di moda presso Grieder les Boutiques a Zurigo. Dietro la «Maid of Cotton» si nasconde la studentessa ventenne Helen Landon di Huntingdon, Tennessee. La campagna dei proprietari di piantagioni di cotone americani e delle borse di cotone di Memphis, New Orleans e New York entusiasma la stampa svizzera, che si mostra impressionata dalla ragazza e dalla versatilità del cotone. Il cotone è stato utilizzato nel dopoguerra soprattutto come prodotto domestico, ma ora inizia la sua marcia trionfale nell’industria dell’abbigliamento. In tutta la Svizzera esistono ferrovie, strade, auto e camion. Ma intorno al 1950 a Brülisau, nell’Appenzello, ci sono ancora due conducenti di bestie da soma che trasportano le merci in maniera tradizionale fino alle trattorie di montagna: con le bestie da soma, appunto. 65 L’impegno di Swiss Life I bambini al centro dell’attenzione al Kids Festival Noi svizzeri siamo tornati a essere qualcuno – almeno dal punto di vista calcistico. Dopo gli ottimi Mondiali 2006, gli Europei 2008 sono ormai alle porte. Un evento culminante che si svolgerà nel nostro Paese, nei nostri stadi e dinanzi al nostro pubblico. Al Kids Festival i giovani calciatori e le giovani calciatrici saranno per una volta al centro dell’attenzione. Perché sono le stelle di domani. Il Kids Festival è un progetto comune di Swiss Life con l’Associazione Svizzera di Football (ASF) e Ochsner Sport. Negli ultimi anni numerosi giovani calciatori hanno portato una ventata di aria fresca nella squadra nazionale. È pertanto possibile affermare che la promozione delle nuove leve si è rivelata efficace. Allora perché non supportare anche i più piccoli e quindi i «grandi» di domani? Detto, fatto. Con il Kids Festival è stato così organizzato un torneo calcistico per bambini; il primo in questa forma in Svizzera. In questo 66 contesto Swiss Life vanta già di esperienza nel sostegno del calcio: dal 2004 sponsorizza l’Associazione Svizzera di Football e le Nazionali svizzere di calcio, ovvero sia la Nazionale A che le squadre giovanili U-15 – U-21. Ecco come si svolgerà il Kids Festival Ragazzi e ragazze tra i sei e i dieci anni partecipano quest’anno a uno dei 20 tornei che si disputeranno a livello nazionale tra maggio e ottobre. Il prossimo anno si continuerà da inizio maggio fino all’Euro 08 in giugno. Ai tornei possono partecipare complessivamente 15 000 bambini che avranno così la possibilità di mostrare le loro capacità. È pertanto possibile che i talent scout troveranno proprio qui i Sendero, i Barnetta e i Behmami di domani. I tornei si disputeranno sempre di sabato o di domenica; quattro gruppi saranno formati da 16 squadre ciascuno. Una partita durerà 12 o 15 minuti. Dopo tre ore sarà noto il vincitore del torneo. E affinché i piccoli non si sentano da meno, i tornei saranno disputati in stadi preparati come quelli di Champions League e ogni partecipante riceverà il rispettivo equipaggiamento. Un giorno per tutta la famiglia Niente calcio senza tifosi. Questi rappresentano il dodicesimo giocatore di una squadra. I giovani calciatori portano con sé i loro tifosi, ovvero le loro famiglie e amici. Negli stadi è stato organizzato un programma anche per loro: giochi, un percorso di abilità e altre attrazioni. Il torneo sarà pertanto un’esperienza indimenticabile per tutti. Euro 08, ti aspettiamo! Swiss Life sempre in auge Swiss Life sponsorizza con convinzione il calcio svizzero. Un impegno a favore sia dei campioni di oggi che delle nuove leve. Dal 2004, Swiss Life è sponsor dell’Associazione Svizzera di Football e delle Nazionali svizzere di calcio (Nazionale A e U-15 fino a U-21). L’impegno è iniziato dopo gli Europei del Portogallo del luglio 2004 e ha raggiunto l’apice l’estate scorsa in occasione dei Mondiali. Swiss Life si focalizza sulla sponsorizzazione a favore delle nuove leve. Con azioni quali il Kids Festival, l’impresa intende fornire un contributo alla nazionale di domani. Per Rolf Dörig, CEO del gruppo Swiss Life, la nazionale rappresenta il fiore all’occhiello del calcio elvetico: «La nazionale entusiasma molte persone nel nostro Paese, al di là delle differenze sociali. Noi siamo un offerente di servizi nel settore previdenziale fortemente radicato in Svizzera, e in quanto tale condividiamo questo entusiasmo, come anche la voglia di realizzare performance di alto livello misurandoci in campo internazionale». 67 Finestre temporali 1867 1877 1887 1897 1907 1917 Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch. 1857 Il parco veicoli della polizia del Canton Nidvaldo. Stans, 1964. Fatti sporchi. Da uno studio condotto nel 1968 risulta: solo il 5 percento degli uomini si cambia quotidianamente la biancheria intima contro il 59 percento delle donne. 20 anni più tardi una buona parte ha evidentemente imparato la lezione. Ora il 45 percento degli uomini getta la propria biancheria intima nella cesta dei panni sporchi dopo 24 ore. Però le donne continuano ad essere in vantaggio per quanto riguarda l’igiene: nel loro caso si tratta ora del 70 percento. 68 Medaglia d’oro, d’argento e di bronzo per Nabholz. Nel 1896 a Schönenwerd nel Canton Soletta, Hans Nabholz riprese una ditta di abbigliamento sportivo a cui diede il suo nome. Nel 1960 la marca Nabholz raggiunse l’apice: le sue tute sportive classiche vengono vendute su piano internazionale. Nel 1968 a Città del Messico, undici squadre olimpioniche sono apparse nell’abbigliamento firmato Nabholz – oltre agli svizzeri anche gli atleti statunitensi di maggior successo con complessivamente 107 medaglie. Nel 1992 dopo aver lottato a lungo per sopravvivere, Nabholz va in fallimento. Il commerciante di articoli sportivi Dalbotex acquisisce in seguito i diritti Nabholz e ritorna in scena nel 2003 con prodotti all’ultima moda. Ci sarà forse una seconda primavera per questo marchio? 1927 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1963–1977 Casi delicati. Nel Canton Zurigo questo divieto di convivenza è stato valido fino al 1972. È durato ancora più a lungo nel Canton Vallese, dove la convivenza è stata legalizzata soltanto nel 1995. Leader della hit parade. Nel 1968 i Beatles hanno conquistato la hit parade svizzera ben due volte. «Lady Madonna» è stata in testa alla hit parade per quattro settimane e «Hey Jude» per ben sei settimane. Soltanto Tom Jones con «Delilah» è riuscito a superare i Beatles. L’hit del cantante gallese ha occupato il primo posto in classifica durante otto settimane. Tuttavia nella hit parade annua non si sono imposti gli anglosassoni, bensì una «meteora» tedesca: Roland W. con «Monja». _ _ _ _ Gli svizzeri puntano sulla responsabilità individuale. _ _ _ _ _ Il 3 dicembre 1972, il popolo svizzero ha deciso sulla previdenza per la vecchiaia. Mentre la sinistra proponeva una pensione popolare, un’iniziativa sovrapartitica richiedeva l’integrazione del principio dei tre pilastri nella Costituzione. Questa iniziativa è stata accolta con il 74 percento dei voti. Il modello dei tre pilastri della previdenza per la vecchiaia composto di AVS, cassa pensioni e previdenza individuale dimostra la sua validità e suscita all’estero grande interesse e considerazione. _ _ _ _ _ _ _ _ _ «Bravo» bravissimo. Il giornalista tedesco Peter Boenisch crea con «Bravo» la rivista giovanile finora più pubblicata nell’area di lingua tedesca. La prima edizione è stata pubblicata il 26 agosto 1956. Costava 50 Pfennig. anni 70 A metà degli , Bravo raggiunge per la prima volta una tiratura di un milione di esemplari. Nel 1996, su ogni tiratura è stato possibile vendere in media 1,4 milioni di esemplari. In seguito le vendite crollano: nel primo trimestre 2006 sono stati venduti soltanto 600 000 esemplari. 69 150 GIOVANI IDEE PER LA SVIZZERA Un paese solo per dormire? Shopping, scuola, lavoro e cultura solo in città? È questa la Svizzera di dopodomani? Partecipando al concorso nazionale «I giovani progettano gli spazi del futuro» i giovani hanno riflettuto sul loro spazio vitale e il loro futuro. L’ambiente dove viviamo e lavoriamo influisce notevolmente sull’organizzazione della nostra vita. Noi stessi influenziamo il nostro spazio vitale, utilizzandolo, modificandolo e strutturandolo secondo le nostre esigenze. Giovani di tutta la Svizzera hanno analizzato la situazione nel loro ambiente, hanno sviluppato visioni di pianificazione territoriale, deducendo dalle loro riflessioni misure concrete. Con i loro contributi hanno partecipato al concorso «I giovani progettano gli spazi del futuro». Pianificatori territoriali da tutta la Svizzera Il concorso era aperto alle classi dal settimo anno in poi, a gruppi della scuola professionale e ad altri gruppi di giovani dai 12 ai 20 anni. Il gruppo di lavoro doveva essere composto di almeno cinque partecipanti. Il termine di consegna per i contributi dei giovani pianificatori era la fine di febbraio 2007. Hanno avuto a disposizione quattro mesi per realizzare in modo creativo le loro idee e proposte. Oltre 150 classi e gruppi di giovani di tutte le regioni linguistiche svizzere hanno partecipato al concorso. Il concorso nazionale «I giovani progettano gli spazi del futuro» è stato organizzato dalla Scuola superiore tecnica di Rapperswil. Swiss Life li ha assistiti come partner esclusivo del mondo economico. Entro l’estate 2007 i lavori verranno valutati e premiati da una giuria prima a livello regionale e poi a livello nazionale. Il montepremi ammonta a 40 000 franchi. Inoltre, i giovani con i migliori progetti avranno la possibilità di continuare a sviluppare le loro idee in collaborazione con esperti e di presentare i risultati alle autorità competenti e ad altri interessati. 70 Un sito web come punto d’incontro Per tutte le informazioni concernenti il concorso è disponibile un apposito sito web. Da www.jgl-wettbewerb.ch è possibile scaricare, oltre a informazioni su programma, scadenze, condizioni e la descrizione di possibili forme di rappresentazione, anche dettagliati materiali di riferimento ed esempi di progetto. Questi documenti sono a disposizione anche dopo la scadenza della consegna dei progetti e sono adatti a organizzare lezioni avvincenti e reali. I progetti premiati e i vincitori verranno presentati nel sito web. Inoltre, il sito web conterrà informazioni sul futuro dei giovani visionari, le idee che saranno sviluppate, le misure concrete realizzate e i corrispondenti luoghi di attuazione. Visitare il sito conviene in ogni caso. L’attività di Swiss Life e l’obiettivo del concorso hanno molti punti in comune. Swiss Life si occupa, come la progettazione dello spazio vitale, della progettazione del futuro. Spazio vitale e previdenza sono temi sociali molto importanti con una focalizzazione a lungo termine. Rolf Dörig, CEO del gruppo Swiss Life e membro del comitato patrocinatore: «La previdenza significa prevedere. L’iniziativa ‹I giovani progettano gli spazi del futuro› va in questa direzione. Diamo il nostro sostegno al concorso perché è una piattaforma per i giovani su cui impegnarsi attivamente a favore dello sviluppo di prospettive per il futuro della Svizzera. L’approccio del progetto che oltrepassa i confini generazionali corrisponde alla nostra filosofia aziendale». L’impegno di Swiss Life www.jgl-wettbewerb.ch Percorsi di vita Edgar Schafer (51 anni), Friburgo FR Sulla via verso «il meglio». Come è riuscito a diventare proprietario di un vigneto a Bordeaux? Certamente non grazie a un viaggio in Uzbekistan. Oppure sì? Tutto è iniziato con un sogno: quando era adolescente Edgar Schafer voleva diventare guida turistica. Oggi è broker assicurativo. Ciò non ha placato la sua smania di viaggiare – al contrario. Ancora prima di compiere 20 anni, aveva già viaggiato in treno per tutta Europa e attraversato il Sahara. Da allora ha visitato oltre 80 Paesi. Edgar Schafer è un esploratore che desidera conoscere le diverse culture. Questa curiosità l’ha portato nella foresta pluviale, nel deserto e nelle regioni di crisi. E 25 anni or sono anche in Uzbe72 kistan. È ritornato da questo viaggio con un invito a Bordeaux – l’aveva invitato una guida turistica francese, specializzata in viaggi in regioni vinicole. A quel momento non era possibile prevedere che sarebbe nata una grande passione. Oppure sì? Perché con Edgar Schafer o tutto o niente. Oggi Edgar Schafer si reca più volte l’anno a Côtes de Castillon in Francia dove assieme a un amico possiede un vigneto. In quelle occasioni controlla le attività e degusta sul luogo i nuovi vini. Tutto gira attorno alla degustazione di vini. Poiché senza un confronto non è possibile valutare, afferma il broker. E lui deve saperlo, perché la sua professione e il suo più grande hobby sono basati sul confronto. La sua cantina è pertanto diventata sempre più fornita. Nel frattempo si contano diverse migliaia di bottiglie – naturalmente solo vini della regione di Bordeaux – tra cui diversi pregiati. Per intenditori di vini o quelli che vogliono diventarlo, organizza regolarmente delle degustazioni. Il suo più grande desiderio è trovare il vino perfetto. Ma dove trovarlo? Schafer non ha ancora una risposta. Ma un giorno troverà sia la risposta, sia il vino. Edgar Schafer è titolare di un’impresa di broker d’assicurazioni e fornisce prodotti di Swiss Life. Analisi previdenziale Che tipo di investitore siete? Amate il rischio? Oppure siete piuttosto prudenti e puntate sulla sicurezza? Al momento della scelta dell’investimento adeguato, ad esempio ai fini della previdenza per la vecchiaia, la sicurezza e il rischio sono importanti fattori di decisione. Mentre alcuni investitori pongono l’accento su un capitale garantito, altri sono disposti ad assumersi un rischio più elevato al fine di realizzare un maggiore rendimento. Individuate, rispondendo alle seguenti domande, se per i vostri investimenti è più importante realizzare un rendimento elevato o beneficiare di un’elevata sicurezza. Per ogni risposta è indicato un determinato punteggio. Riportate il punteggio della risposta da voi selezionata nella colonna a destra. Corrisponde appieno Corrisponde parzialmente Non corrisponde Punteggio 1 Per me è molto più importante realizzare redditi elevati che beneficiare di una sicurezza assoluta. 3 2 1 1 2 3 3 2 1 1 2 3 3 2 1 1 2 3 3 2 1 1 2 3 3 2 1 1 2 3 3 2 1 1 2 3 2 Desidero incrementare il mio capitale per percepire al pensionamento un’interessante rendita supplementare e poter così perlomeno mantenere il mio standard di vita. 3 Nei prossimi anni non avrò certo bisogno del denaro investito. Posso disporne e impiegarlo a piacimento. 4 Ho investito 10 000 franchi in azioni. Il corso scende improvvisamente del 20 percento. Vendo le azioni per evitare ulteriori perdite. 5 Ho già investito in azioni e/o in fondi e mi piacerebbe collocare una parte del mio denaro in modo più speculativo (p.es. strumenti derivati). 6 Vorrei operare soltanto investimenti in cui l’importo versato alla scadenza è noto sin dall’inizio. 7 Ho investito 15 000 franchi in azioni. Il corso scende del 20 percento. Acquisto altre azioni perché credo negli utili di corso a lungo termine e intendo cogliere questa opportunità. 8 Preferisco un conto di risparmio con un tasso fisso invece di un rendimento elevato ma incerto. 9 Per realizzare rendimenti superiori alla media mi assumo volentieri un rischio elevato. 10 Il rischio di perdere una parte del mio patrimonio in borsa mi preoccuperebbe troppo. 11 Le azioni mi interessano molto; ho infatti già investito una parte del mio denaro in azioni. 12 Desidero raggiungere con certezza il mio obiettivo di risparmio per poter realizzare più tardi un mio grande sogno. Punteggio complessivo: Quando avete risposto a tutte le domande, contate i punti nella colonna a destra. Sulla seguente pagina potete rilevare che tipo di investitore siete. 73 Valutazione 25 – 36 punti: Tipo di investitore orientato al rendimento Nei vostri investimenti siete disposti ad assumervi un rischio elevato, in quanto non volete lasciarvi sfuggire l’opportunità di realizzare un rendimento massimo. Siete però coscienti del fatto che questa opportunità può comportare anche delle perdite. Se siete disposti ad assumervi un rischio elevato, dovreste essere in grado di farvi fronte anche dal punto di vista finanziario. Per quanto riguarda le questioni di denaro, mostrate perlopiù un’elevata disponibilità al rischio. A voi si addicono prodotti previdenziali in cui il capitale viene investito in fondi azionari. «C’est la vie!» Giocare è divertente e diffonde allegria e buon umore in famiglia e fra gli amici. Essere fortunati dipende per lo più dal caso, ma a volte anche dall’abilità o dalla risposta giusta. L’abilità, la conoscenza e una buona dose di fortuna sono pure al centro di «C’est la vie!». Come nella vita vera, in questo gioco di società si tratta di avere la previdenza giusta al momento giusto. Chi fin dall’inizio punta sulla carta giusta, non può che avere fortuna con le «carte destino». Colpi di genio, compiti incentrati sul fitness, domande sulla famiglia e indovinare le professioni sono ingredienti di un gioco sempre nuovo che fa guadagnare punti ad ogni partecipante. Vince chi ne raccoglie il maggior numero. È garantita ad ogni modo una serata divertente per grandi e piccini. 13 – 24 punti: Tipo di investitore limitatamente disposto ad assumersi rischi Le vostre aspettative di reddito sono proporzionalmente elevate, tuttavia siete limitatamente disposti a far fronte a dei rischi. Sebbene vi assumiate volentieri un determinato rischio aumentando pertanto l’opportunità di realizzare interessanti rendimenti, siete coscienti del fatto che dietro questa opportunità si cela anche un rischio di perdita. Per voi entrano in linea di conto investimenti che oltre alla prospettiva di utili di corso vi offrono anche sicurezza e garanzie. 12 – 23 punti: Tipo di investitore orientato alla sicurezza Nei vostri investimenti non siete disposti ad assumervi un rischio elevato. Preferite operare investimenti che vi assicurino un determinato importo di risparmio. Il vostro capitale deve essere garantito. La sicurezza dell’investimento riveste per voi un’importanza maggiore rispetto alle aspettative di rendimento. Ai fini della vostra previdenza per la vecchiaia sono indicate soprattutto le assicurazioni sulla vita di tipo classico con capitale garantito. Se volete saperne di più… Presso Swiss Life l’analisi del profilo d’investimento comprende l’orizzonte d’investimento, la disponibilità al rischio e la capacità di rischio. In questo contesto la capacità di rischio dipende Potete ordinare il gioco al sito www.swisslife.ch/cestlavie dall’indipendenza finanziaria e anche da quanto la persona abbia bisogno del patrimonio investito. Viene inoltre rilevata la situazione di vita personale, dove vengono richieste indicazioni quali l’età, il reddito o lo stato civile. In questo modo è possibile garantire un’analisi completa del profilo d’investimento individuale. Se desiderate un’analisi approfondita, vogliate rivolgervi ai nostri consulenti tramite la nostra pagina Internet oppure per E-mail a [email protected]. Siamo lieti di dedicarvi tutto il tempo necessario. 74 Percorsi di vita Reto Rutz (39 anni), Kreuzlingen TG Questione d’equilibrio. Reto Rutz percorre a passi rapidi l’area prospiciente la MOWAG di Kreuzlingen. Un saluto qui, due parole là. È chiaro che quest’uomo conosce l’impresa e le persone che vi lavorano. Da 16 anni è uno di loro. Dal servizio interno di vendita il suo cammino l’ha portato ai vertici dell’impresa. Oggi Reto Rutz, originario del Canton Turgovia, dirige il servizio del personale di questa impresa di 600 persone. Qual è il segreto del suo successo? Il 39enne vede in modo del tutto sobrio il suo percorso professionale. «Procedere sempre a piccoli passi, sondare i propri limiti e comunicare con franchezza», afferma il cittadino di Altnau. Altrettanto importante è mantenere il giusto equilibrio e lui sembra proprio riuscirci. Il padre di tre figli dà infatti l’impressione di una persona bilanciata e soddisfatta. Famiglia, professione, amici e il suo impegno in veste di arbitro sono le basi della sua vita attiva. Basi solide davvero. Reto Rutz si considera una persona con i piedi ben piantati per terra e con determinati principi. Sicurezza, valori ben definiti e soluzioni pragmatiche sono importanti per lui, che tra l’altro ricopre la carica di maggiore dell’esercito svizzero. Dà prova di queste sue qualità quando si tratta di prendere decisioni. Gli capita di dover correre qualche rischio, ma si tratta sempre di rischi calcolati. Non reagisce mai d’impeto, nemmeno quando in seno all’élite del calcio svizzero, da 23esimo protagonista, in situazioni estreme è chiamato ad agire e a prendere decisioni rapide. Allora Reto Rutz capisce ciò che significa assumersi delle responsabilità. E lui è in grado di farlo – che si tratti del campo da gioco o della vita reale. Reto Rutz è responsabile del personale della MOWAG, cliente aziendale di Swiss Life. 75 L’impegno di Swiss Life Sensibilizzare i giovani alla previdenza I giovani non si preoccupano della previdenza per la vecchiaia. Come meravigliarsi: l’età di pensionamento per loro è ancora molto lontana. Ma le leggi sugli importi delle loro rendite di vecchiaia vengono già decise oggi. Swiss Life, in collaborazione con l’associazione Gioventù ed Economia, pubblica un’opera didattica per sensibilizzare i giovani sul tema della previdenza. La voce dei giovani è importante per una strutturazione durevole della previdenza per la vecchiaia. Ma alle votazioni partecipano molte più persone anziane che giovani. E questo può essere fatale nelle questioni sulla previdenza, poiché gli anziani tendono a preservare la garanzia dei diritti acquisiti, piuttosto che a favorire una previdenza per la vecchiaia durevole. Materiale didattico e settimane di progetto I giovani tra i 16 e i 20 anni sono il nostro futuro e sono anche i politici di domani. Come elettori hanno l’opportunità di dare un contributo politico sin d’ora anche nell’ambito della previdenza per la vecchiaia. Swiss Life e l’associazione Gioventù ed Economia desiderano sensibilizzare gli alunni dei licei e delle scuole professionali sul tema della previdenza e stimolare il dialogo con un’opera didattica. È nell’interesse dei giovani partecipare ai processi decisionali. L’opera sarà disponibile da marzo 2007 e comprende un quaderno per gli alunni, un commento per i docenti e 5 moduli E-learning. Per gli insegnanti sono previsti seminari in cui vengono informati esaurientemente sul tema previdenza. Dall’autunno 2007 si prevede lo svolgimento anche di settimane di progetto per le classi con il supporto di Swiss Life. Gli alunni avranno la possibilità di confrontarsi con il tema «Diventare vecchi» in un ambiente non convenzionale. 76 Swiss Life apre prospettive In occasione del 150° anniversario Swiss Life ha dato vita alla fondazione «Prospettive». Un altro passo avanti per accrescere l’impegno sociale, offrendo a numerose persone nuove prospettive. Fin da oggi si prendono decisioni sulla futura rendita di vecchiaia dei giovani. Cosa pensa di fare tra dieci anni? Quasi nessuno riesce a rispondere con certezza a questa domanda. La maggior parte, tuttavia, ha idee più o meno concrete su come debba proseguire la propria vita professionale o privata. Nella vita abbiamo bisogno di una prospettiva che motivi, dia sicurezza e consenta uno sguardo fiducioso verso il futuro. Aprire e migliorare prospettive: questo è lo scopo della nuova fondazione di Swiss Life. L’obiettivo è promuovere iniziative senza scopo di lucro nei settori della beneficenza sociale, scientifico, culturale e sportivo. La fondazione è parte dell’impegno sociale di Swiss Life basato sui valori della solidarietà e dell’umanità. Swiss Life assiste persone socialmente svantaggiate e promuove opere di interesse sociale e culturale. Swiss Life, in quanto impresa ricca di tradizione e datore di lavoro radicato in Svizzera, si assume la propria responsabilità sociale che va oltre l’attività commerciale. Per i prossimi due-tre anni il consiglio di fondazione presieduto da Bruno Gehrig, presidente del consiglio d’amministrazione, ha scelto come temi principali l’integrazione e l’istruzione. A tale riguardo, uno dei primi progetti sostenuti da Swiss Life è la fondazione «Zürich-Jobs». «Zürich-Jobs» promuove soluzioni innovative per l’integrazione dei disoccupati, in particolare giovani adulti, nei processi lavorativi ed è un’iniziativa comune della città di Zurigo e del mondo economico. 77 Percorsi di vita Un medico ticinese eclettico. Il suo curriculum vitae è come un «Chi è chi» del mondo della medicina. Da quasi due anni il professor Martinoli ha tuttavia ridotto le sue attività. Ha, infatti, abbandonato diverse sue cariche – anche il suo lavoro in veste di capo reparto e di primario di chirurgia dell’Ospedale regionale di Lugano. Sebastiano Martinoli non voleva diventare un manager ospedaliero che anziché curare i pazienti passa il tempo al computer dedicandosi alla gestione delle anamnesi. Oggi lavora in veste di medico accreditato in una clinica privata. «Talvolta mi sento come mio padre che, in qualità di chirurgo all’ospedale di Acquarossa, se necessario estraeva anche denti.» A dire il vero 78 Sebastiano Martinoli non avrebbe dovuto diventare medico. Entusiasta dei cantieri delle centrali elettriche ticinesi, dove il liceale della Valle di Blenio si guadagnava la paghetta, all’inizio degli anni 60 si trasferì a Zurigo con l’intenzione di iscriversi al politecnico federale, facoltà di architettura. Però quando vide degli studenti che ritagliavano, quali modelli, delle casette di carta, abbandonò questa idea. Così studiò medicina per diventare un chirurgo appassionato. E con passione si è dedicato alla donazione di organi. Al servizio di Swisstrasplant si è dedicato instancabilmente all’informazione in questo contesto. E con successo – in Ticino la quota di donatori è infatti di Sebastiano Martinoli (63 anni), Lugano TI gran lunga più elevata rispetto alla media nazionale. Oggi Sebastiano Martinoli segue vieppiù anche altri interessi. Apprezza la coltivazione di pomodori, l’arte contemporanea ticinese e la letteratura storica. Ha di nuovo tempo da dedicare alla pratica del windsurf o per andare in barca a vela con gli amici. «Mi portano con loro soltanto perché cucino bene», afferma Martinoli con ironia. E naturalmente ha di nuovo tempo per colloqui approfonditi con i suoi pazienti. Questi momenti sono particolarmente importanti per lui. Sebastiano Martinoli è cliente di Swiss Life. Finestre temporali 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1978 –1992 Il popolo respinge l’adesione allo SEE. Il 6 dicembre 1992 una risicata maggioranza del 50,3 % dei votanti respinge l’adesione della Svizzera allo Spazio Economico Europeo (SEE). La questione dell’adesione allo SEE comporta sul piano nazionale una delle campagne elettorali più accese degli ultimi 50 anni. Techno. Durante i primi anni 90 si sviluppa intorno alla musica elettronica una specifica cultura giovanile, la scena techno. 700 milioni di mouse. Quasi tutti ne fanno uso ogni giorno, ma quasi nessuno ne conosce la storia: il 2 ottobre 1981 ad Apples presso Morges, un comune vaudese, è stata fondata la ditta Logitech. Nel 1982 l’impresa immette sul mercato il primo mouse per computer. Del modello P4 vengono venduti circa 500 pezzi al mese a 99 dollari. Nei 25 anni successivi l’impresa ha venduto oltre 700 milioni di mouse per computer. Alla prima Street Parade del 1992 intervengono circa 1 000 raver. Oggi i partecipanti sono quasi un milione; l’evento è diventato un happening gigantesco. http://www Nel 1991 Tim Berners-Lee sviluppa il World Wide Web al Centro Europeo per le Ricerche Nucleari (CERN) di Ginevra. Da allora l’Internet è diventato un mezzo di informazione e di comunicazione indispensabile – per privati, ditte e autorità. In parole povere: per tutti. Sopra le nuvole. Dopo un incidente automobilistico, la sua carriera di pilota sembra già volgere al termine. Claude Nicollier riesce comunque a recarsi, come primo svizzero, nello spazio: dal 31 luglio all’8 agosto 1992, l’astronauta di Vevey circumnaviga la terra 126 volte nello Space Shuttle Atlantis. Si sono poi susseguiti tre altri voli nello spazio; nell’ultimo lascia la navetta per una passeggiata nello spazio e per riparare il telescopio spaziale Hubble. «Nessuno ha intenzione di costruire un muro.» Contrariamente alle parole di Ulbricht, presidente del Consiglio di stato, il regime della RDT erige nel 1961 in mezzo a Berlino il «muro di protezione antifascista» come frontiera tra le due Germanie. Quasi 200 persone muoiono in un tentativo di fuga attraverso il muro. Nel 1989 l’Ungheria e la Cecoslovacchia aprono le loro frontiere verso la RDT e nel novembre dello stesso anno cade anche il muro. Il 3 ottobre 1990 i berlinesi dell’Ovest e dell’Est festeggiano insieme la riunificazione. 79 La pubblicità attraverso varie epoche: dalla Rentenanstalt a Swiss Life 1940 verso il 1900 1894 1894 80 1958 1982 2006 1998 81 Finestre temporali 1857 1867 1877 1887 1897 1907 1917 Sono necessari nervi saldi. La nazionale di calcio svizzera viene eliminata nella fase preliminare di Euro 04 in Portogallo. Ma ai Campionati Mondiali di Germania 2006 si registrano i primi successi: la giovane squadra dell’allenatore Köbi Kuhn si qualifica per gli ottavi di finale. Sfortunatamente la squadra non mantiene i nervi saldi e fallisce i calci di rigore contro l’Ucraina. Riusciranno i calciatori svizzeri a controllare meglio i loro nervi a Euro 08? È possibile, visto che giocheranno in casa. E non mancherà l’appoggio di Swiss Life. Dal 2004 la più grande assicurazione svizzera sulla vita è sponsor della nazionale di calcio. Switzerland is not amused. Nel 2002 l’ovomaltina e l’impresa bernese Wander SA diventano inglesi. Novartis, a cui appartiene la Wander SA, vende l’azienda alla Associated British Foods. Termina così una storia svizzera di successi quasi centennale: nel 1904 l’ovomaltina imbandiva per la prima volta le tavole svizzere a colazione. Negli anni successivi l’estratto di malto da sciogliere nel latte diventa bevanda nazionale e si impone anche sul piano internazionale. Sulle isole britanniche e al di fuori dell’Europa la polvere istantanea è conosciuta come Ovaltine e viene commercializzata con una ricetta differente. La variante senza zucchero è ora ottenibile solo in Svizzera. Anche dopo la vendita agli inglesi. Almeno questo. Spirito d’avventura. Il 1° marzo 1999 Bertrand Piccard inizia la sua più grande avventura a Château-d’Oex. Per quasi 20 giorni rimane in aria insieme al copilota Brian Jones. Sono i primi uomini a circumnavigare la terra senza scali in un pallone aerostatico. Piccard e Jones atterrano in Egitto dopo un viaggio lungo 46 000 chilometri. 1927 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1993 –2007 Lucerna sulla ribalta mondiale. L’architetto francese Jean Nouvel costruisce tra il 1995 e il 2000 il KKL (centro culturale e congressuale) di Lucerna. La costruzione moderna e l’acustica spettacolare della sala concerti attirano attenzione e riconoscimento anche dall’estero. Grounding. La flotta aerea elvetica con le ali tarpate: il 2 ottobre 2001, a seguito di problemi finanziari della Swissair, a partire dalle ore 15.45 a livello mondiale tutti gli aerei della compagnia restano a terra. Numerosi passeggeri disorientati; si sono, infatti, di colpo ritrovati con biglietti privi di valore. La rendita AVS aumenta. ____________ Dal 1° gennaio 2007 il Consiglio federale ha adeguato la rendita AVS alla dinamica salariale e dei prezzi. La rendita AVS minima passa da 1 075 a 1 105 franchi il mese e la rendita massima da 2 150 a 2 210 franchi. Ciò corrisponde a un aumento del 2,8 %. I costi aggiuntivi ammontano a 1,1 miliardi di franchi. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 83 Percorsi di vita Henry Chen (19 anni), Wetzikon ZH Occhi aperti sul mondo. Forse un giorno Henry Chen sarà proprietario di un negozio di fumetti tutto suo: infatti è un appassionato di fumetti che oltretutto si diletta a disegnare. A ispirarlo sono i manga giapponesi, quelle figure dai grandi occhioni. Disegnare è importante per Henry Chen: «Mi rilassa dal lavoro al computer e dallo stress a scuola.» Henry Chen è apprendista in informatica al quarto anno. Alla fine del tirocinio ha l’intenzione di studiare presso una scuola universitaria professionale. Ancora non sa esattamente a cosa si dedicherà, tuttavia «tendenzialmente non all’informatica». Intanto, però, ha ancora qualche osta84 colo da superare. Per citare qualche esempio: il lavoro di diploma per la maturità professionale e il servizio militare, a cui guarda con sentimenti contrastanti. C’è in previsione anche un lungo viaggio. L’anno prossimo andrà per la prima volta in Cina, il Paese che i suoi genitori hanno lasciato, come rifugiati, vent’anni fa. «Mia cugina dice che in Cina le persone vivono ammassate. Rumore e caos accompagnano la vita di tutti i giorni. Sono curioso di conoscere questa realtà. Sarà un ritorno alle mie origini.» A casa, a Wetzikon, Henry Chen con i genitori e i fratelli parla un dialetto vietnamita «ma frammisto a parole del dialetto svizzero tedesco», confessa sorridendo. È in stretto contatto con numerosi membri della sua grande famiglia, sparsa nei quattro angoli della terra. Henry Chen guarda al mondo con un atteggiamento di apertura e curiosità. Quanto al futuro, non ha grandi preoccupazioni. Forse un giorno realizzerà il suo sogno di creare cartoni animati. Magari invece si dedicherà a tutt’altra attività. O magari avrà il suo negozio di fumetti che gestirà con passione. Henry Chen è apprendista informatico presso Swiss Life. Finestre temporali 1937 1947 1957 1967 1977 1987 1997 2007 1993 –2007 Primo posto per la Svizzera. SPESE MEDICHE. IN SVIZZERA LE SPESE PER LE CURE MEDICHE VARIANO NOTEVOLMENTE NEL- Da numerosi anni il World Economic Forum WEF effettua sondaggi sulla competitività dei Paesi. Nel sondaggio del 2006 la Svizzera occupa per la prima volta la prima posizione, superando gli USA che retrocedono al sesto posto. La Svizzera è riuscita ad aggiudicarsi il primo posto in particolare grazie alla buona infrastruttura, a istituzioni funzionanti, a mercati efficienti e a un’elevata forza innovativa. Partecipano al sondaggio 11 000 manager di 125 Paesi. L’ASSICURAZIONE MALATTIE DI BASE. GLI ASSICURATI CANTON GINEVRA NEL 2006 SPENDONO IN MEDIA 85,55 FRANCHI OGNI MESE. I PIÙ FORTUNATI SONO GLI ABITANTI DEL CANTON NIDVALDO, DOVE DEL LE SPESE MEDICHE PER ASSICURATO AMMONTANO A SOLI 36,90 FRANCHI AL MESE. Più imposte e tributi. Il Ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz fa notare in occasione del «Giorno del contribuente» 2006, che in Svizzera il cittadino medio lavora i primi 108 giorni dell’anno per pagare le imposte federali, cantonali e comunali, nonché l’assicurazione sociale obbligatoria. Il cittadino inizia a guadagnare solo dal 109°giorno in poi. Ovvero: a partire dal 19 aprile. 85 Percorsi di vita Silvia Wyss (60 anni), Küssnacht am Rigi SZ La figlia di mio padre. «Qui c’era una scrivania, qua un’altra. Qui era seduta la sua segretaria, la signora Ohl. E qui c’era lo sportello.» Silvia Wyss si ricorda. «Sono una figlia di ‘Swiss Life’. Mio padre, Josef Wyss, ha diretto l’agenzia generale della Svizzera centrale a Lucerna dal 1951 al 1974.» Ed è deceduto nel 1986. L’ufficio in Schwanenplatz risveglia ricordi di gioventù. «Qui facevo i compiti. Qui aspettavo mio padre prima di andare a casa assieme.» A casa, a Meggen, sbrigava diversi lavori amministrativi per suo padre, in particolare questioni militari. «Era capitano. Un uomo sempre con pipa e cappello. Un vero capo. Uno che 86 si assumeva le proprie responsabilità.» Non appena ha imparato a guidare, ha fatto anche da autista a suo padre. Andavano sempre insieme in città. «Anche a quel tempo era difficile trovare un parcheggio. L’allora Rentenanstalt era proprietaria di una piccola rimessa in Ledergasse. Mio padre l’ha misurata e ha acquistato un’auto su misura. Una Fiat 600 rossa.» Silvia Wyss ride. Ha frequentato la magistrale a Lucerna. Sapeva di voler diventare maestra già dalla prima elementare. Più tardi ha sognato, per un istante, di Parigi e della Haute Couture. Silvia Wyss afferma di aver avuto uno stretto rapporto con suo padre. «Mi ha infuso sicurezza. Ho bisogno di sicurezza per sentirmi libera.» Silvia Wyss è stata afflitta da angosce esistenziali due volte nella vita. Dopo il divorzio nel 1988. E dopo un incidente della circolazione nel 2000. «Ho però appreso ad essere forte, anche grazie a Swiss Life. Oggi dò sfogo alla mia creatività. Creo grandi e piccole figure di cartapesta e di gesso». Il suo atelier si chiama «creaSiwy». «A essere sincera dovrei già avere una cartella per presentare le mie opere e un sito web.» Silvia Wyss è cliente di Swiss Life. Edizione Swiss Life, General-Guisan-Quai 40, 8002 Zurigo, telefono +41 43 284 77 77, telefax +41 43 284 48 84, www.swisslife.ch, [email protected] Concetto open up, Zurigo e Sonja Studer Grafik AG, Zurigo Testo e redazione Swiss Life Group Communications: Andreas Hildenbrand, Irene Fischbach, Barbara Beccaro, Carina Gneuss, Nicole Geretti; open up: Urs Thaler, Regula Reidhaar, Janine Haas, Jacqueline Perregaux, Reto Bruseghini; Satzbau: Iris KuhnSpogat Fotografia Meinrad Schade, Pia Zanetti, Rainer Wolfsberger, Marion Nitsch, Markus Bühler Design e layout Sonja Studer Grafik AG, Zurigo Traduzione Swiss Life Language Services Tiratura 250 000 Stampa Vogt-Schild Druck AG, Derendingen Copyright Swiss Life Ristampa permessa previo accordo con l’editore, apportando le indicazioni bibliografiche La rivista dell’anniversario di Swiss Life è pubblicata in italiano, tedesco, francese e inglese. Indice delle illustrazioni Meinrad Schade: pagine 7, 13, 15, 25, 33, 35, 39, 41, 52, 60, 64, 72, 75, 78, 84, 86. Pia Zanetti: pagine 2, 8, 10, 17, 18, 21, 22, 61. Marion Nitsch: pagine 42, 45, 46, 47, 48, 50, 51. Rainer Wolfsberger: pagine 40, 55, 61, 62, 63, 74, 85, 97, 106. Archivio aziendale di Swiss Life: pagine 2, 4, 5, 37, 38, 40, 42, 62, 63, 67, 80, 81, 92, 94, 95, 98, 100, 101, 102, 103, 104, 107, 110, 112. Collezione di cartoline di Hansjörg Widmer, Altnau: pagine 44, 45, 47, 49, 51. Pagina 1: Markus Bühler. Pagina 2: Keystone. Pagina 5: Mägerle AG Maschinenfabrik, PKZ, Kurt Knecht. Pagina 6: litografia di Heinrich Siegfried, Zentralbibliothek, Zurigo, collezione grafica; Musikgesellschaft Niederwil; Johanna Studer; Deutsches Fussballmuseum. Pagina 14: Archives historiques Nestlé, Vevey; L. Bellmont, Das Buch vom Telefon, Francke Verlag, Berna 1943; Collection Boris Kochno, Parigi; Musée de Compiègne; Wikipedia; Rudolf Münger. Pagina 24: Baugeschichtliches Archiv, Zurigo; Hanspeter Dudli; Thomas Hussel. Pagina 26: Getty Images. Pagina 27: Musée historique du Vieux-Vevey; Fondazione Svizzera per la fotografia. Pagina 32: Keystone. Pagina 34: Marcel Jobin: Jura d’autrefois – Le pays d’Ajoie, Porrentruy. Pagina 40: Keystone; Getty Images. Pagina 53: DIZ, Monaco; Keystone. Pagina 54: Musikgesellschaft Niederwil; Keystone; Wikipedia. Pagina 55: Collezione Müller/Bachmann, Museum Appenzell; Gredig/Willi, Unter Strom, Coira 2006. Pagina 61: Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch; Keystone. Pagina 65: Keystone; collezione Müller/ Bachmann, Museum Appenzell; catalogo di moda Otto 1957. Pagina 66: Getty Images. Pagina 68: Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch; Getty Images, Nabholz. Pagina 69: Keystone. Pagina 70/71: Peti Wiskemann. Pagina 79: Keystone, Getty Images. Pagina 82: Wander AG, Berna; Keystone. Pagina 83: KKL, Lucerna; Keystone. Pagina 85: Koni Nordmann; Sonja Studer. Pagina 91: Walter Jöhr: Schweizerische Kreditanstalt 1856 –1956, Zurigo 1956; Joseph Jung: Alfred Escher – der Aufbruch zur modernen Schweiz, volume 1, Zurigo 2006. Pagina 93: Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo. Pagina 96: Walter Jöhr: Schweizerische Kreditanstalt 1856 –1956, Zurigo 1956. Pagina 99: Fondazione Svizzera per la Fotografia. Pagina 105: Museumsgesellschaft Grenchen. Pagina 109: Keystone. 87 I 150 ANNI DI SWISS LIFE. U NA BREVE STORIA IMPRENDITORIALE LO STATO FEDERALE RENDE POSSIBILI LE TRASFORMAZIONI 90 L’AVVENTO DELL’ETÀ MODERNA 91 PRIME FONDAZIONI DI ASSICURAZIONI 92 IDEA E FINALITÀ DELLA RENTENANSTALT 94 GLI ANNI DEGLI INIZI 99 L’ASSICURAZIONE POPOLARE 101 VITA QUOTIDIANA IN UN’ASSICURAZIONE 104 DECENNI DIFFICILI NEL XX SECOLO 105 IL CAMMINO VERSO IL PRESENTE 109 CON OTTIMISMO VERSO IL FUTURO 112 CRONOLOGIA 115 89 LO STATO FEDERALE RENDE POSSIBILI LE TRASFORMAZIONI Il 1848 è stato un anno chiave: è nata la Svizzera moderna. Gottfried Keller, l’irreprensibile osservatore del XIX secolo, identificava nella Costituzione federale del 1848 «un nuovo diritto, una nuova casa, ma su fondamenta antiche.» 50 anni prima, con l’entrata delle truppe francesi in Svizzera, il Paese era ancora un organismo frammentario senza potere centrale, una confederazione di stati appunto e non uno stato federale. L’«amministrazione» della vecchia Confederazione, la cosiddetta cancelleria, era composta da quattro funzionari e cinque cancellieri. Lo storico Ernst Gagliardi non esagera quando constata che fino al 1798 la Confederazione era solo «un agglomerato più o meno casuale di sovranità di lingua tedesca», di cui facevano parte alcuni «baliati di orientamento francese e italiano». Gottfried Keller. Lo scrittore e cancelliere cantonale di Zurigo si adopera a favore dello Stato federale liberale. 90 A metà del XIX secolo la vecchia confederazione di stati risultava definitivamente superata. Politicamente si era fossilizzata e non offriva alcuna base per la tanto attesa ripresa economica. Ogni Cantone, ogni maggiore località regolava autonomamente le questioni importanti: così nel 1848 si contavano in Svizzera undici diverse misure di lunghezza, 50 misure di peso e almeno 81 tipi per misurare i liquidi. La diversità regnava anche nello scambio di merci e informazioni: una spedizione da San Gallo a Ginevra aveva una tariffa diversa rispetto a una spedizione dello stesso peso da Ginevra a San Gallo. Una lettera da Ginevra a Zurigo costava di più rispetto a una lettera da Ginevra ad Algeri o Costantinopoli. Il sistema monetario era un groviglio enorme: circolavano in gran numero pessime monete divisionali straniere di valore dubbio e di origini tanto più disparate, mentre scarseggiavano le monete nazionali d’argento e d’oro. Lo Stato federale eliminò tali ostacoli allo sviluppo economico. Organizzò una circolazione ordinata delle monete, introdusse il franco come valuta, normalizzò misure e pesi, fondò la posta confederale e uniformò le dogane. Furono progettate e realizzate gradualmente grandi infrastrutture. L’ordinamento liberale, che caratterizzava il Paese dopo il 1848, era un presupposto per lo sviluppo dinamico dell’economia. Se all’epoca fossero già esistite grandi banche svizzere dotate di capitali, lo sviluppo sarebbe stato certamente più uniforme. Ma la mancanza di forti banche svizzere provocò l’intervento di istituti finanziari stranieri che fornirono all’industria e all’economia svizzeri i mezzi necessari. Soprattutto nella costruzione della ferrovia, le banche straniere esercitarono da subito un’influenza sulle società ferroviarie private e sui tracciati della linea. La spinta economica alla modernizzazione liberò enormi energie e portò a una massiccia spinta innovativa caratterizzata da numerose creazioni di imprese. Per la prima volta nella storia del Paese i fondatori e i pionieri presentavano al pubblico idee interessanti, originali e, a volte, stravaganti. In comune avevano tutti l’infinito ottimismo e la fede nella serietà, nell’impegno e nella disponibilità. Alcune imprese sfondarono: nei decenni a venire sono diventate grandi imprese di levatura internazionale. Altre, invece, hanno fallito, hanno rinunciato e oggi sono cadute nel dimenticatoio. La condizione essenziale per la nascita dell’assicurazione svizzera è stata l’industrializzazione. Oltre ai numerosi mutamenti e adeguamenti sociali e pubblici, sorsero nuove esigenze quali cautelarsi contro i rischi di qualsiasi tipo, come ad esempio contro l’incapacità di guadagno, la vecchiaia e il decesso, ma anche contro infortuni, malattia o danni alle cose. L’AVVENTO DELL’ETÀ MODERNA Nessuno ha influenzato il giovane Stato federale svizzero e l’avvento dell’età moderna come Alfred Escher. Lo zurighese Escher è stato per decenni la più autorevole personalità nella politica e nell’economia del Paese. Con la creazione del politecnico (oggi Politecnico federale di Zurigo) ha promosso la Svizzera come piazza dell’educazione e della ricerca, con l’istituzione di banche e assicurazioni la piazza finanziaria e con altri progetti di infrastrutture anche i posti di lavoro in Svizzera. Esponente della grande borghesia, Escher era in prima linea nella vita sociale ed economica, come membro del Consiglio di Stato, del Consiglio nazionale, presidente del consiglio di amministrazione del Credito Svizzero e presidente della Ferrovia del Nord-Est. Il potere, l’influsso e la statura inusuale, in tutti i sensi, di quest’uomo erano ammirati dai liberali e avversati e combattuti dai conservatori e democratici. Ma Escher non si faceva intimidire dai pur numerosi avversari. Si impegnava con un dinamismo inaudito in quasi tutti i progetti di grandi infrastrutture nazionali, creando una rete di persone con idee e interessi affini di cui tirava magistralmente le fila, sul palcoscenico o dietro le quinte. Ma anche lui, che nella sua epoca sovrastava e dominava tutti, pagò il suo prezzo. I problemi nel finanziamento e gli sforamenti di budget nella costruzione del traforo ferroviario del Gottardo causarono la caduta politica di Escher che trascorse gli ultimi anni della sua vita solo e malato. hanno contribuito in maniera decisiva allo sviluppo. Riuscì a mettere in moto molte situazioni grazie al Credito Svizzero, l’impresa più importante e influente degli anni della rivoluzione liberale. Anche nel settore delle assicurazioni. Più di un’impresa svizzera deve la sua fondazione a un’iniziativa o un impegno del Credito Svizzero. L’Istituto Svizzero di Rendite, la Schweizer Rück, la Zurigo, l’Helvetia e la Schweiz Allgemeine Versicherungs-Aktiengesellschaft ricevettero un solido appoggio dalla banca, che nel XIX secolo ebbe un ruolo decisivo anche presso assicuratori esteri in Italia, Austria, Germania e Francia. Alfred Escher. Lo zurighese Escher è considerato la figura più potente nella politica e nell’economia svizzere. Non sempre il legame era così evidente, anche verso l’esterno, come tra il Credito Svizzero e la Rentenanstalt, che nei primi anni convivevano porta a porta in modeste stanze con pochi impiegati. All’epoca la banca si trovava in Tiefenhöfen 26 e la Rentenanstalt in Tiefenhöfen 27. La prima sede della ditta. In Tiefenhöfen a Zurigo si trovava la prima sede commerciale della Rentenanstalt e del Credito Uno dei meriti indiscussi di Alfed Escher sono stati la spinta e la realizzazione, nel XIX secolo, di una messe di progetti per la modernizzazione della Svizzera. Le sue proposte e iniziative, e quelle di molte persone di idee e interessi affini, hanno convogliato nel dibattito sulla modernizzazione quasi tutti i settori della vita e dell’economia e Svizzero. 91 PRIME FONDAZIONI DI ASSICURAZIONI Nel 1850 in Svizzera vivevano circa 2,4 milioni di abitanti. Poco più della metà delle persone con un’attività lucrativa era impegnata nell’agricoltura, un terzo nell’industria e nell’artigianato e il restante 10 % nel settore terziario. I salari dei lavoratori industriali erano bassi, a fronte di lunghi orari di lavoro. Nelle fabbriche era fortemente diffuso il lavoro minorile. Nel solo Canton Zurigo il gruppo di lavoratori sotto i 16 anni rappresentava 1/5 della forza lavoro. Una legislazione sociale degna di questo nome non esisteva o era agli inizi. Per molte persone la previdenza era inesistente. Chi non poteva ricorrere a una rete familiare affidabile cadeva rapidamente in miseria e povertà. Col continuo progredire dell’industrializzazione e della modernizzazione nel Paese, crescevano impellenti le richieste di sicurezza sociale e finanziaria in caso di malattia, impossibilità al guadagno o decesso. I nidvaldesi i più veloci. Nella fase di fondazione del 1856/57 la Rentenanstalt doveva richiedere I tempi erano maturi nel ramo delle assicurazioni per una spinta allo sviluppo. Ciò avvenne nel 1857 con la fondazione dell’Istituto Svizzero di rendite. Durante i decenni della rivoluzione liberale del giovane Stato federale sorsero velocemente altre società. la concessione in tutti i cantoni. Il governo del Canton Nidvaldo rispose in maniera più veloce e semplice. Alla fine del 1856 giunse l’autorizzazione dal municipio di Stans, diversi mesi prima di avviare l’attività commerciale. Da sempre l’uomo cerca di proteggere se stesso, i propri congiunti e la sua proprietà dai rischi esistenti e dalle conseguenze economiche. In Svizzera le società d’assicurazioni indipendenti si sono sviluppate piuttosto tardi rispetto ad altri Paesi europei. Prima del 1848 l’esiguo spazio economico cantonale e la struttura politica e giuridica frammentata della Svizzera impedivano la nascita di società d’assicurazione operanti a livello nazionale. Inoltre mancavano solide basi attuariali, impedendo un calcolo affidabile della mortalità e quindi dei premi. A livello attuariale, l’Inghilterra e la Francia erano avanti decenni sulla Svizzera. A Londra, dal 1762, 92 e a Parigi, dal 1787, esistevano società che lavoravano su basi attuariali solide. In realtà, anche in Svizzera, prima della fondazione della Rentenanstalt, ci furono tentativi di creare società di assicurazione sulla vita, ma fallirono tutti. Nella Svizzera orientale, ad esempio, il Direttorio commerciale sosteneva nel 1840 la «Allgemeine Schweizerische Erb-, Witwen- und Alterskasse» e rispondeva con una somma di 100 000 fiorini per le passività di cassa. Tuttavia, la società di assicurazione sulla vita, data la difformità di opinioni all’interno del Direttorio commerciale circa la sua utilità e le sue possibilità di successo, non ricevette il necessario sostegno dei titolari e dopo due decenni dovette chiudere i battenti. Ancora più sfortunata fu nel 1841 la vicenda della Schweizerische National-Vorsichtskasse di Berna. Il capitale azionario, dopo un primo aumento, era di 100 000 franchi, cifra alquanto esigua per una società di assicurazione agli esordi. Dopo un’iniziale espansione si verificarono inconvenienti nell’amministrazione finanziaria della cassa. La fiducia degli assicurati si sciolse come neve al sole e, dopo diversi tentativi di ristrutturazione falliti, nel 1855 non rimase che intraprendere la via della liquidazione. A parte piccole associazioni, casse e fondazioni locali con un raggio d’azione regionale e corporativo limitato, nel giovane Stato federale non esistevano più società di assicurazione attive a livello nazionale. Il mercato svizzero era suddiviso tra le società straniere. Nel 1850 si facevano concorrenza circa 20 compagnie di assicurazione sulla vita francesi, tedesche e inglesi per accaparrarsi i soldi per la previdenza e la protezione contro i rischi, una spina nel fianco per molti politici liberali. Pur essendo aperti a idee e impulsi provenienti dall’estero, non perdevano però di vista gli interessi nazionali. Non riuscivano a capire perché anno dopo anno i premi svizzeri dovessero defluire all’estero. Si diffusero anche voci che mettevano in dubbio la capacità degli assicurati svizzeri di farsi un’opinione dettagliata sulla solidità e l’affidabilità di un’assicurazione straniera. Le diverse posizioni degli allora 25 cantoni e semicantoni rispetto agli assicuratori privati e, in generale, alla filosofia dell’assicurazione sono riassunte nel rilascio della concessione alla Rentenanstalt. A Zurigo nel 1856 c’era una procedura d’autorizzazione formale, in cui il Dipartimento di giustizia, il Dipartimento delle finanze e dell’economia e la Camera di commercio esprimevano un parere prima di rilasciare un’«autorizzazione» all’impresa. Altri cantoni dichiararono che sul loro territorio non era necessaria un’autorizzazione particolare per intraprendere l’attività (da cui si deduce la ragione della forte presenza, all’epoca, di imprese straniere in Svizzera). Altri cantoni legavano l’autorizzazione a condizioni e richiedevano, ad esempio, che il foro competente fosse nel proprio cantone nel caso sorgessero controversie tra assicurati e assicurazione. Infine ci furono cantoni che richiedevano alla Rentenanstalt di nominare gli agenti solo previa autorizzazione del governo cantonale. governo ticinese superò le proprie perplessità e rilasciò la concessione. La Rentenanstalt offrì ai governi cantonali il diritto a un seggio nel consiglio di sorveglianza dell’impresa. All’inizio molti cantoni indugiavano e non ne fecero uso; evidentemente intendevano attendere lo sviluppo della compagnia di assicurazione prima di farsi coinvolgere in qualsiasi modo nella corresponsabilità. Nel primo consiglio di sorveglianza sedevano rappresentanti dei Cantoni Zurigo, Berna e Soletta. Nei decenni a seguire si aggiunsero via via rappresentanti di altri cantoni, associazioni economiche e imprese. Lavoro minorile e rinuncia ai consumi. Una famiglia di lavoratori tessili nel 1850 necessita di un reddito mensile fra i 700 e i 750 franchi. Il padre guadagna 340 franchi e la madre 215. Il figlio, che deve lavorare giornalmente fino a 14 ore, apporta altri 135 franchi. Eppure il bilancio familiare presenta sempre un disavanzo… Non mancarono i rifiuti al rilascio della concessione: il Cantone Basilea-Campagna rigettò la prima richiesta della Rentenanstalt con la motivazione che la concessione era già stata rilasciata a due società di assicurazione straniere e che, quindi, non sussisteva la necessità nel cantone di un’altra società. Anche il Canton Ticino rifiutò la concessione, poiché il governo locale credeva che l’attività commerciale in questione fosse una specie di gioco d’azzardo, vietato dalla Costituzione cantonale. Nel 1859, in seguito a un riesame, il 93 IDEA E FINALITÀ DELLA RENTENANSTALT Nel 1855 il membro del Consiglio di Stato e direttore delle finanze Jakob Sulzer sollecitò Conrad Widmer a studiare a fondo la possibilità di creare una società di assicurazione sulla vita. A prima vista, l’allora 37enne turgoviese non sembrava affatto qualificato per quel compito. Da tre anni, infatti, era direttore del penitenziario cantonale di Oetenbach a Zurigo. Sulzer non avrebbe fatto meglio a dare l’incarico a un bravo matematico? Conrad Widmer (1818 –1903) fondatore dell’Istituto Svizzero di Rendite. È una caratteristica degli uomini del XIX secolo liberale puntare piuttosto sulle qualità e competenze individuali che sui criteri formali. Nei primi decenni dello Stato federale, dinamismo, determinazione e capacità d’imporsi contavano più di ogni altra cosa. Potrebbero essere state queste considerazioni a indurre Sulzer a rivolgersi all’ottimo organizzatore e competente giurista Conrad Widmer. Da questo punto di vista il turgoviese era certamente l’uomo giusto per questo grande compito (cfr. ritratto a pagina 42). Conrad Widmer si buttò letteralmente a capofitto nel nuovo compito e approfondì le problematiche tecniche, organizzative e imprenditoriali di una compagnia di assicurazione sulla vita. Capì subito che per avere successo una nuova società doveva disporre di solide basi attuariali e di un sufficiente capitale di garanzia. Il turgoviese iniziò in maniera avveduta a creare un grafico della mortalità svizzera, la base per la fissazione dei premi di ogni compagnia di assicurazione sulla vita. Raccolse i dati da una quantità disparata di indagini statistiche individuali. Widmer analizzò anche rapporti di ingegneri, medici e direttori sanitari e le esperienze delle imprese assicuratrici straniere per farsi un’idea della realtà sociale, economica e statistica. 94 Nel suo concetto assunse un ruolo cruciale il principio di un’assicurazione di reciprocità. In termini assicurativi vi sono racchiusi due aspetti. Da parte degli assicurati reciprocità significa che sono pronti a pagare il danno su base comune e solidale subito da un altro. Tutti versano un importo relativamente piccolo per essere protetti contro un danno ingente. Questo trasferimento di rischio dal singolo al gruppo, ossia alla compagnia di assicurazione, fornisce protezione e sicurezza. Nel rapporto tra assicurazione e assicurati il principio di reciprocità assume un altro risvolto importante. Gli assicurati possono contare sul fatto di approfittare di risparmi ed eccedenze maturati durante la durata della loro polizza. Se esiste la piena reciprocità, l’intero importo delle eccedenze ritorna agli assicurati. Widmer si rese conto che per la fissazione del premio doveva eseguire i calcoli con estrema cautela. In primis, perché il suo grafico della mortalità doveva ancora dimostrare la sua validità nella pratica, nonché a causa delle inevitabili oscillazioni nel portafoglio assicurati durante gli anni iniziali. Durante questa fase il portafoglio assicurati è forzatamente ristretto, per cui un aumento casuale dei decessi può sconvolgere rapidamente l’equilibrio finanziario di una società. Anche se nell’attività assicurativa è possibile ricorrere al pagamento supplementare dei premi in caso di aumento inusuale dei danni. Ma Widmer non voleva percorrere questa strada, poiché non desiderava mettere a rischio la fiducia dei clienti. Per questo puntò su tariffe trasparenti e fisse, per non indurre i clienti con aspettative confuse o speranze irrealistiche allo scopo di stipulare una polizza. Con il suo modello aziendale tutti gli assicurati dovevano conoscere gli importi da corrispondere e le relative aspettative. Depone senz’altro a favore della sensibilità sociale di Widmer il fatto che nelle sue prime riflessioni concettuali sottolineasse la pubblica utilità della nuova società. Conrad Widmer era consapevole che la società assicurativa avrebbe avuto successo solo se fosse riuscita a procurasi capitale di garanzia sufficiente per gli impegni dell’impresa. Le persone, infatti, avrebbero stipulato polizze solo se, in qualsiasi momento, avessero avuto la garanzia che i loro capitali erano al sicuro. Negli anni di crisi economica, attorno al 1855, una giovane impresa come la Rentenanstalt non aveva speranza di procurarsi con le proprie forze un capitale di garanzia di due milioni di franchi. Quindi, Widmer si rivolse a un partner che possedeva i capitali: le banche. Prima trattò con la Banca Leu che aveva appena aumentato il proprio capitale azionario a 10 milioni di franchi. Widmer propose che Leu garantisse con l’intero capitale sociale per gli impegni della Rentenanstalt e, di contro, gestisse tutti i premi al 4 %. La Banca Leu rifiutò. Questo nuovo modello aziendale e di finanziamento era molto lontano dalla politica strategica Chamhaus. Dal 1867 al 1899 la Sede centrale della Rentenanstalt si trovava per la prima volta in un edificio proprio, il cosiddetto Chamhaus, presso gli Unteren Zäunen 1 a Zurigo. Prima erano sufficienti alcuni uffici presi in affitto. Ma questo accadeva in passato: l’attività cresceva e necessitava continuamente di nuovi impiegati. 95 Molto movimento in Paradeplatz. Intorno al 1870 nella Paradeplatz a Zurigo non esistevano ancora tram o auto: tuttavia era un continuo andirivieni. A sinistra la sede centrale del Credito Svizzero. che la banca si era appena data dopo la ristrutturazione. Inoltre, la Banca Leu temeva che un impegno così grande potesse rivelarsi un grande rischio. Decisamente più propenso al rischio era il Credito Svizzero, fondato nel 1856 e dotato di un capitale azionario di 15 milioni di franchi. Il presidente del consiglio d’amministrazione del Credito Svizzero era Alfred Escher e Johann Jakob Rüttimann era vicepresidente. Erano amici intimi, per diversi anni sedettero nel Consiglio di stato di Zurigo ed erano membri del Parlamento federale: Escher del Consiglio nazionale e Rüttimann del Consiglio degli Stati. Escher era l’uomo d’azione dinamico, Rüttimann era considerato un eccellente giurista. Conrad Widmer conosceva Alfed Escher fin dalla gioventù. Le loro strade si erano incrociate la 96 prima volta al liceo di Zurigo e poi ancora all’università di Zurigo: Escher studiava giurisprudenza, Widmer, per poco tempo, teologia prima di iscriversi a giurisprudenza a Basilea. I due mantennero i contatti. Quando si trattò di fondare la Rentenanstalt, li approfondirono. Divennero più stretti anche i contatti con Rüttimann, che nelle questioni giuridiche contribuiva in maniera crescente con consigli che non erano più solo secondi pareri. Nel contratto che il Credito Svizzero stipulò il 28 settembre 1857 con la Rentenanstalt, la banca garantiva con il suo intero capitale azionario di 15 milioni di franchi per tutti i futuri impegni della compagnia d’assicurazione. Inoltre, mise a disposizione della compagnia un credito per l’avvio dell’attività. Widmer era convinto che, date le promesse, sarebbe riuscito a far progredire l’im- presa in tempi brevissimi. Per la giovane società la garanzia bancaria era oro. In questo senso il Credito Svizzero rappresentò per la giovane società di assicurazione un colpo di fortuna. La banca chiese, per la concessione del capitale di garanzia, il 40 % dei futuri utili della Rentenanstalt. Inoltre, ottenne tre seggi nel consiglio di sorveglianza e il diritto di nominare direttore e contabile dell’assicurazione. L’influsso della banca, dunque, era molto grande. Fu la banca che il 12 ottobre 1857 inoltrò al Consiglio di Stato del Canton Zurigo la richiesta di concessione per la Rentenanstalt e lo statuto e le tariffe dell’assicurazione da autorizzare. La banca poteva, se lo voleva, intervenire anche nei processi strategici e operativi dell’assicurazione. Diversi esempi dimostrano che nei primi 30 anni di esistenza della Rentenanstalt, il Credito Svizzero fece valere la sua possibilità di intervento. Le assunzioni presso l’assicurazione, ad esempio, erano regolari solo dopo l’approvazione del consiglio d’amministrazione della banca. I collaboratori che intendevano lasciare la Rentenanstalt dovevano inoltrare alla banca la domanda di licenziamento e non alla direzione della Rentenanstalt. In alcune parti della politica e dell’opinione pubblica lo stretto intreccio era oggetto di sempre maggiore critica. Così, nel 1876 il Landbote di Winterthur asserì che la compagnia d’assicurazione «non è altro che un semplice ufficio del Credito Svizzero e lo statuto della Rentenanstalt nient’altro che un semplice regolamento del Credito Svizzero e l’unica firma autorizzata dovrebbe essere: ‹Credito Svizzero, divisione Rentenanstalt›». Presso l’opinione pubblica era diffusa l’impressione che la banca richiedesse una quota troppo alta dell’utile della Rentenanstalt. Grazie alla buona partenza delle attività, la Rentenanstalt segnalò molto presto alla banca che avrebbe apprezzato maggiore autonomia. Già nel 1862 il Credito Svizzero ridusse la quota di utile dal 40 % al 20 %, per rafforzare in questo modo l’ulteriore sviluppo della compagnia d’assicurazione. Ma le critiche alla banca non si fermavano. Nel 1867, ad esempio, alcuni assicurati pretesero la separazione organizzativa e del personale tra le due imprese. La richiesta di separare banca e assicurazione trovò per la prima volta una largo sostegno nel Consiglio di Stato quando, nel 1869, i democratici subentrarono ai liberali nel governo del Canton Zurigo. Persino nel consiglio di sorveglianza della compagnia d’assicurazione, in cui oltre ai rappresentanti della banca sedevano anche i rappresentanti dei governi cantonali, il membro del Consiglio di Stato di San Gallo, Sebastian Engwiller, si oppose in maniera energica e rese pubblica la sua critica sul legame con il Credito Svizzero e su altri aspetti di politica commerciale. Tra Engwiller e il direttore Widmer scoppiò una violenta controversia portata avanti per molti anni pubblicamente. Quando nel 1875 la Rentenanstalt revisionò il proprio statuto e lo presentò al Consiglio di Stato per l’approvazione, l’esecutivo del Canton Zurigo aveva finalmente un efficace mezzo di pressione. Continuò a rimandare l’autorizzazione finché, nel 1877, il Credito Svizzero non approvò sostanzialmente l’autonomizzazione della Rentenanstalt. Tuttavia, fu necessaria una conferenza presieduta dal consigliere federale Numa Dorz prima che si potesse concordare la separazione. La soluzione prevedeva che non si sarebbe più rivendicata la garanzia del Credito Svizzero Con lettera e sigillo. Nel XIX secolo la Rentenanstalt apponeva questo sigillo su contratti e lettere importanti. 97 Alpenquai 40. Nel 1899 la Rentenanstalt spostò la sede centrale di Zurigo sull’altra sponda della Limmat. Per i due direttori vennero allestiti due appartamenti all’ultimo piano della nuova costruzione, per rimanere giorno e notte a disposizione dell’impresa in crescita. nel momento in cui il patrimonio della Rentenanstalt fosse stato pari alla garanzia. Il 1885 fu l’anno della svolta. Ora la Rentenanstalt era finalmente ciò cui il fondatore Conrad Widmer aveva sempre aspirato: un’assicurazione di reciprocità. Ben presto spuntarono i concorrenti nazionali della Rentenanstalt nel ramo dell’assicurazione sulla vita. Nel 1858 entrò in scena «La Suisse», nel 1864 la Basler Lebens-Versicherungs-Gesellschaft e nel 1872 La Genevoise. Numerose erano ancora le rappresentanze straniere in Svizzera delle compagnie di assicurazione sulla vita. La loro posizione di mercato creava molti problemi alle giovani imprese svizzere. Alle quattro società 98 svizzere si opponevano 18 società tedesche, 14 francesi, quattro inglesi, due americane e una belga. E nuovi offerenti stranieri spingevano continuamente per entrare nel mercato. Una ricomposizione fondiaria nel 1886 introdusse l’obbligo di concessione federale. Prima dell’introduzione erano attive 67 società nel mercato svizzero dell’assicurazione sulla vita. A sole 30 società fu rilasciata la concessione da parte della Federazione, tra le quali anche la Rentenanstalt. Gli altri assicuratori si convinsero a ritirarsi dal mercato o non ricevettero la concessione non essendo più conformi agli adempimenti giuridici più rigorosi. GLI ANNI DEGLI INIZI Chi sente l’originaria denominazione aziendale, Istituto Svizzero di Rendite, potrebbe essere incline a credere che la società offriva soprattutto assicurazioni di rendita. Ma già nei primi decenni si dimostrò che l’attività con le assicurazioni di capitale sulla vita e in caso di decesso vantava uno sviluppo maggiore rispetto a quella con le assicurazioni di rendita. Probabilmente per questo motivo la società estese il nome aziendale a Società svizzera di Assicurazioni generali sulla vita dell’uomo. Nell’opinione pubblica, tuttavia, aveva preso piede Rentenanstalt; nel settore si parlava quasi sempre solo di ‘Istituto’ e tutti sapevano cosa si intendeva. L’offerta di assicurazioni della Rentenanstalt veniva continuamente ampliata. La società offrì prima di altri le assicurazioni miste che combinavano elementi dell’assicurazione sulla vita e in caso di decesso. Poi esistevano assicurazioni in caso di decesso illimitate e limitate: per il primo tipo di assicurazione il pagamento del capitale scattava subito dopo il verificarsi del decesso; nel secondo tipo la prestazione assicurata veniva pagata solo se il decesso avveniva entro il periodo di tempo concordato. In base alle consistenze patrimoniali dei clienti, esistevano assicurazioni di capitale a premio unico e altre a versamento periodico. Al contempo si svilupparono molto velocemente tariffe differenziate: tariffe standard per persone di sana e robusta costituzione e tariffe maggiori per categorie di persone ad elevato rischio. di continuo. Nel 1861 le entrate complessive raggiungevano per la prima volta la soglia del milione, nel 1863 le entrare raddoppiarono superando i due milioni di franchi e solo cinque anni dopo si registrarono cinque milioni di franchi di entrate. Nel 1932, in occasione del 75° anniversario, le entrate complessive ammontavano a 673 milioni di franchi. Da allora le entrate sono salite di oltre 30 volte e nel 2006 hanno superato i 20 miliardi di franchi. Meno di dieci anni dopo la fondazione della compagnia assicurativa si diede avvio alle attività all’estero: nel 1866 fu rilasciata la concessione per la Prussia. Naturalmente non c’era ancora una succursale per l’intera Germania. All’inizio il mer- Figli. Intorno al 1860 le donne in Svizzera partorivano in media quattro bambini. Nel 1937 il numero scese a 1,7 bambini. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, agli inizi degli anni 60, il numero salì a 2,6. Oggi la media è di 1,4 figli, il valore più basso nella storia svizzera (in Europa sono attualmente 1,5 bambini). Nel XIX secolo esisteva già una specie di assicurazione di gruppo o collettiva. I primi gruppi a stipulare un’assicurazione furono gli insegnanti, i preti, i dipendenti delle ferrovie e anche i professori del politecnico (il futuro Politecnico di Zurigo). Negli anni iniziali le entrate crebbero nonostante una situazione economica a tratti negativa. L’afflusso di nuovi capitali aumentava 99 continua e, oggi, per volume dei premi, è pari al mercato nazionale svizzero. Nel 1901 fu fondata una succursale anche nei Paesi Bassi. Monaco si afferma. La Rentenanstalt opera in Germania dal 1866. Nel 1913 il Palais Leopold a Monaco divenne la sede della succursale tedesca. Vivere più a lungo. Nel 1881 in Svizzera la speranza di vita alla nascita è di 45 anni. Da allora è cato veniva gestito da Amburgo e Brema. La Rentenanstalt ottenne una concessione complessiva per tutto il territorio del Reich tedesco nel 1904, prima compagnia di assicurazione sulla vita straniera. La sede centrale fu trasferita nel 1913 a Monaco, dove si trova ancora oggi. praticamente raddoppiata: nel 2004 la speranza di vita di una svizzera alla nascita è di 83,7 anni, quella di uno svizzero di 78,6 anni. 100 Nel 1866 fu aperta un’agenzia anche a Costantinopoli, cui seguì una rappresentanza in Egitto. Nel 1873 la Rentenanstalt tentò di sbarcare in Francia e Austria, ma i risultati lasciarono a desiderare e le attività furono interrotte. In Francia ci fu bisogno di un secondo tentativo e nel 1898 vi si istituì una succursale che ha avuto una crescita Perché la Rentenanstalt ha iniziato subito con le operazioni all’estero? Per semplici motivi economici: una compagnia di assicurazione sulla vita si basa sulla legge dei grandi numeri. Il suo scopo deve essere l’incremento del portafoglio di assicurati. Solo con un elevato numero di assicurati si ottiene la necessaria compensazione dei rischi e si riesce a continuare i risultati contabili. Intorno al 1850 la Svizzera contava 2,4 milioni di abitanti. Conrad Widmer capì che sarebbe stata una base troppo esigua per la società e così estese il campo d’attività della Rentenanstalt in Paesi densamente popolati. L’ASSICURAZIONE POPOLARE Nel 1892, dopo le dimissioni di Conrad Widmer, subentrò alla guida della Rentenanstalt Emil Frey, il redattore delle pagine di economia della NZZ, già membro del consiglio di sorveglianza dell’assicurazione. Frey fu a capo dell’impresa per soli tre anni. Morì non ancora 40enne nel 1895. Frey introdusse nella sua breve permanenza in carica l’assicurazione integrativa contro l’invalidità e la cosiddetta assicurazione popolare. Con questo nuovo tipo di assicurazione riuscì a catturare subito l’interesse di un largo strato della popolazione. L’invenzione di Emil Frey, in effetti, si distaccava notevolmente dalle abituali offerte di altre compagnie di assicurazione sulla vita. Alla base dell’assicurazione popolare c’erano in primo luogo riflessioni di carattere sociale: le persone meno abbienti avevano così la possibilità di stipulare un’assicurazione sulla vita su una solida base tecnica e finanziaria. Il maggiore problema consisteva nel trovare un espediente semplice in termini amministrativi per incassare i premi dei piccoli assicurati. Emil Frey ebbe l’idea di collaborare con la posta che disponeva in tutto il Paese di una rete capillare di uffici. Gli assicurati potevano versare il premio settimanale presso la posta. In cambio ricevevano cosiddette marchette da incollare su un apposito libretto, messo a disposizione dalla Rentenanstalt. Una volta completato il libretto, gli assicurati lo inviavano alla Rentenanstalt che provvedeva alle registrazioni e al saldo con la posta. L’assicurazione popolare era interessante, poiché si trattava di un prodotto standardizzato con premi molto bassi e, quindi, accessibile ad ampi strati della popolazione. Del prodotto esistevano due varianti: con visita medica fino a una somma assicurata di 2 000 franchi e senza visita medica fino a 1 500 franchi. Una stipulazione dell’assicu- razione senza visita medica era all’epoca un notevole rischio imprenditoriale. Il prodotto fu un successo incredibile: la prima polizza fu stipulata il 7 agosto 1894. Cinque mesi dopo gli assicurati erano già 3 000. Nel 1932 l’assicurazione popolare della Rentenanstalt contava 164 458 polizze. Dal 1923 venne offerta solo l’assicurazione popolare senza visita medica, in quanto la maggioranza dei clienti preferiva questa variante. Nel corso degli anni fu ulteriormente semplificato il pagamento dei premi mediante mandato o assegno postale. Emil Frey. Emil Frey diresse la Rentenanstalt dal 1892 al 1895 e introdusse l’assicurazione popolare. L’assicurazione popolare funzionava secondo il principio di reciprocità: l’intero ammontare delle eccedenze, dedotte le spese di amministrazione, spettava all’assicurato. Questa assicurazione apparteneva davvero agli assicurati o, come suggeriva il nome, al popolo. E non si trattava di vuote promesse. La Rentenanstalt, per dimostrare che faceva sul serio, s’impegnò a cedere l’intera assicurazione popolare, comprese le riserve, i documenti d’assicurazione e i libri contabili, alla Confederazione. A titolo gratuito. Per il passaggio di proprietà sarebbe stata sufficiente una dichiarazione scritta del Consiglio federale alla Rentenanstalt. Con questa insolita promessa la Rentenanstalt fornì la prova che con la creazione dell’assicurazione popolare non perseguiva scopi di lucro. L’unico interesse era mettere a disposizione alle parti meno abbienti della popolazione un’opportunità previdenziale sociale e sostenibile. Dato che anche dopo 36 anni dall’introduzione dell’assicurazione popolare il Consiglio federale non accennava a utilizzare la promessa di donazione, nel 1931 la Rentenanstalt cancellò, senza sostituirlo, questo comma dallo statuto. Pubblicitâ. Questi cartelloni pubblicizzavano la nuova assicurazione popolare. 101 Gli assicurati non ne sembrarono turbati, poiché l’assicurazione popolare apportava loro diversi miglioramenti delle prestazioni. Anche la revisione dello statuto nel 1931 non fu diversa: in caso di decesso per infortunio veniva pagato il doppio del capitale assicurato. E in caso di invalidità permanente e completa il capitale assicurato veniva corrisposto in maniera veloce e poco burocratica. Assicurazione popolare. Gli assicurati rivevono un quadernetto contenente la polizza e le condizioni di assicurazione. 102 In origine, gli assicurati, dopo il pagamento di dodici premi trimestrali avevano diritto alla partecipazione alle eccedenze; ma già nel 1899 la Rentenanstalt abbassò questo limite. Da quel momento le eccedenze erano disponibili già dopo otto premi trimestrali. Dato che per ogni vera innovazione, e tale era l’assicurazione popolare, non esistevano valori basati sull’esperienza, il regolamento prevedeva un obbligo di versamento supplementare per gli assicurati. Ma questa possibilità non fu mai messa in pratica. Dal 1939, la Rentenanstalt cancellò anche questo obbligo per le nuove stipulazioni. Per coprire eventuali perdite del rendiconto annuale era sufficiente la riserva di capitali dell’assicurazione popolare. Inoltre, esisteva un fondo delle eccedenze degli assicurati con cui attutire le oscillazioni. Nel 1941 la somma dell’assicurazione popolare raggiunse con il 20 % la quota più elevata del portafoglio complessivo della Rentenanstalt. Dal 1942 tutte le assicurazioni con somme di almeno 2 000 franchi non vennero più assegnate alla divisione assicurazione popolare, bensì alla divisione principale assicurazione individuale. Nel 1948 il por- tafoglio delle assicurazioni popolari fu chiuso. Tutte le assicurazioni di capitale individuale venivano gestite ora dalla divisione principale. L’eliminazione dell’assicurazione popolare fu dovuta agli adeguamenti organizzativi interni e all’AVS. Quando nel 1948 l’AVS iniziò per la prima volta a pagare le rendite, l’assicurazione popolare divenne superflua per i meno abbienti. Comunque, l’assicurazione popolare istituita per motivi sociopolitici per mezzo secolo aveva aiutato molte persone in Svizzera ad ammortizzare i rigori finanziari. Anche all’interno dell’organizzazione della Rentenanstalt l’assicurazione popolare rappresentava un caso speciale innovativo: cambiò infatti la gerarchia e i ruoli tra i sessi. La divisione assicurazione popolare fu organizzata, seguita e guidata da una donna, la procuratrice Mathilde Pfenninger. Il suo settore nella sede centrale divenne gradualmente la divisione più grande. Più sorprendente ancora: i circa 100 impiegati della divisione assicurazione popolare erano tutte donne. La divisione assicurazione popolare fu la prima divisione nel 1940 che si trasferì nella nuova sede centrale in Alpenquai, l’odierno General-GuisanQuai. Molte settimane dopo seguirono gli impiegati della divisione principale, dell’assicurazione collettiva e della direzione. È possibile che questo piccolo gesto durante il trasferimento nella sede centrale fosse una testimonianza di rispetto per l’iniziativa delle donne della divisione assicurazione popolare. General-Guisan-Quai 40. Nel 1940 a Zurigo la Rentenanstalt si trasferì in quell’edificio che ancora oggi è la Sede centrale di Swiss Life. L’Alpenquai venne ribattezzato General-Guisan-Quai in onore di Henri Guisan dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. 103 VITA QUOTIDIANA IN UN’ASSICURAZIONE Non è facile riuscire ad immaginarsi l’attività negli uffici della giovane Rentenanstalt: nei primi decenni i pochi impiegati lavoravano alla luce del giorno durante il semestre estivo e con lampade a gas o petrolio durante la stagione invernale. Le macchine per ufficio non esistevano. Tutta la corrispondenza veniva scritta con inchiostro e penna. Spesso in grandi volumi in folio e minutari. Anche i primi rapporti annuali erano scritti a mano, ma col passare del tempo vennero stampati. Le stampe furono usate quasi subito per il servizio esterno e i clienti. Il direttore Conrad Widmer, dalla fondazione nel 1857 fino alle sue dimissioni nel 1892, firmava personalmente tutta la posta in uscita, tranne poche eccezioni. Prime calcolatrici. Con i cosiddetti rulli calcolatori, prima del 1900 i dipendenti della Rentenanstalt riuscivano ad eseguire complesse operazioni di calcolo con rapidità ed efficienza. Il progresso entrò negli uffici della Rentenanstalt alla fine del XIX secolo. Il primo telefono venne installato nell’allora sede centrale a Chamhaus nel 1885: un apparecchio doveva bastare per tutti gli impiegati. L’anno successivo, il capo attuario ottenne un calcolatore a otto cifre, per il quale si profuse in ringraziamenti alla direzione. La contabilità disponeva di due elementari rulli calcolatori per agevolare il lavoro. Le prime lettere scritte con la macchina da scrivere furono spedite dalla sede centrale nel 1892. Il passaggio alle macchine da scrivere fu lento. Sistemi a schede meccanografiche. Dal 1926 l’ingegnere norvegese Bull costruì per la Rentenanstalt le prime macchine per schede meccanografiche. Ebbe inizio l’automatizzazione degli uffici. 104 Nella divisione corrispondenza i calligrafi riuscirono per lungo tempo ancora ad affermare la loro arte. L’assicurazione teneva soprattutto ad una bella calligrafia nell’emissione delle polizze. Nel 1920 la divisione incasso premi ottenne macchine da scrivere piatte con contatori che facilitarono e accelerarono notevolmente il lavoro. Due anni dopo venne provato il sistema delle schede meccanografiche. Nel 1926 la scelta cadde su una costruzione dell’ingegnere norvegese Bull. La macchina svolse un ottimo compito nel calcolo continuo della riserva matematica. Nel 1933 il sistema a schede meccanografiche fu notevolmente migliorato con tabulatrici scriventi. Nei primi mesi della fondazione, nel 1857, erano sufficienti pochi impiegati per assistere il direttore Widmer e il contabile Hubacher. Nel 1894 il numero era salito a oltre 20 persone. Nel 1905 l’organico fece un salto con 58 impiegati poiché soprattutto la nuova assicurazione popolare necessitava di nuove forze lavoro. Per la prima volta si registrò una maggioranza di donne tra gli impiegati: 27 gli uomini e 31 le donne. Negli anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale la Rentenanstalt occupava circa 600 persone. Il picco fu raggiunto nel 2001 con 12 800 collaboratrici e collaboratori. Oggi il gruppo Swiss Life occupa circa 9 000 persone. DECENNI DIFFICILI NEL XX SECOLO Lo sviluppo delle attività negli anni prima e durante la Prima Guerra Mondiale nel complesso fu positivo. Con lo scoppio della guerra nel 1914 parti dell’economia nazionale svizzera ricevettero duri contraccolpi. Ma la Rentenanstalt non ne risentì nell’attività nazionale. Al contrario, molte persone cercarono proprio nel periodo bellico di costruirsi la previdenza. La Rentenanstalt registrò a partire dalla seconda metà del conflitto una forte crescita nelle stipulazioni di polizze. Nel 1919, ad esempio, il portafoglio delle assicurazioni di capitale era circa quattro volte superiore rispetto al 1912. Uno dei motivi principali della crescita era la decrescente attrattività delle compagnie assicuratrici sulla vita straniere. Se prima per le società svizzere era quasi impossibile raggiungere i risultati dei concorrenti stranieri, ora le quote di mercato finivano quasi da sole nelle loro mani. Sembrava che i clienti in Svizzera avessero perso di colpo la fiducia negli offerenti stranieri, cosa comprensibile se si pensa al maggiore rischio di imprese provenienti da Paesi belligeranti. Nel 1919 le assicurazioni svizzere detenevano oltre l’83 % di tutte le somme assicurate stipulate. Nel 1923 si era addirittura al 97 %. Il mercato svizzero divenne sempre più difficile per le società straniere. Problemi più gravi sorsero negli affari esteri a causa dell’inflazione e del crollo delle valute negli anni 20. Le conseguenze, tuttavia, furono molto più gravi per gli assicurati che per le compagnie di assicurazione, per le quali non si verificò alcuna variazione nel rapporto tra obblighi e riserve matematiche disponibili. È vero che ci furono rivalutazioni, ma queste si compensarono. Nei Paesi colpiti dal crollo delle valute e da una pesante inflazione, gli assicurati avevano perso praticamente tutti i loro risparmi. I valori patrimoniali si svalutarono in brevissimo tempo, sia che fossero investititi in un conto bancario o in una polizza assicurativa. La spirale negativa girò più vorticosamente in Germania. In Germania negli anni 1922/23 alla Rentenanstalt non conveniva più incassare i premi e pagare le rendite: le relative spese postali superavano di molto gli importi da incassare e pagare. Nel periodo tra le guerre sorse un altro problema in Germania che compromise pesantemente i rapporti d’affari con lo Stato confinante. Le compaSciopero nazionale. Nel novembre 1918 in Svizzera scoppiò lo sciopero nazionale cui parteciparono, secondo l’Unione sindacale, fino a 250 000 persone. Le richieste più importanti degli scioperanti furono accolte nel corso dei decenni successivi al 1918: furono introdotti il sistema proporzionale alle elezioni del gnie assicuratrici svizzere avevano iniziato dal 1900 ad investire in Germania parte dei loro capitali nazionali sotto forma di ipoteche. Di motivi per questa politica adottata ne esistevano diversi: all’epoca il tasso d’interesse in Svizzera per investimenti sicuri era molto basso. In Svizzera il capitale da investire superava di molto, a periodi, le possibilità di investimento adatte. È comprensibile che le compagnie assicuratrici scoprissero gli investimenti ipotecari con maggiori interessi a nord dei propri confini. Consiglio federale, la settimana lavorativa di 48 ore, l’AVS e, infine, anche il diritto di voto alle donne. In Germania esisteva già allora un diritto ipotecario uniforme e un catasto moderno, che contribuirono a far considerare i crediti fondiari tede- 105 schi un investimento estremamente sicuro e interessante. Per legge i crediti dovevano essere emessi in valuta tedesca. Per gli assicuratori svizzeri ciò non era un rischio, in quanto si coprirono da un possibile crollo delle quotazioni del marco tedesco, inserendo in tutti i contratti una clausola oro. Questa clausola obbligava i debitori tedeschi a pagare alle compagnie di assicurazione svizzere il capitale e gli interessi in monete d’oro. Queste ipoteche-oro funzionarono per decenni sia per i creditori sia per i debitori. Denaro senza valore. Il rapidissimo crollo della valuta tedesca negli anni di crisi della Repubblica di Weimar ebbe risultati anomali. Allo scoppio della Grande Guerra il governo del Reich tedesco abolì prima la valuta aurea e subito dopo anche la clausola oro. Gli investimenti sicuri si erano trasformati con un colpo di penna in crediti problematici. Almeno per i creditori. Per i debitori, invece, la nuova regolamentazione era un regalo inatteso: in futuro avrebbero pagato gli interessi alle società svizzere solo con un mazzo di marchi cartacei, che si svalutava in maniera velocissima. Altri ancora approfittarono del momento propizio e disdissero l’ipoteca per poi ripagare l’intero debito – che si era ridotto a una parte minima del valore aureo stabilito alla stipulazione – con marchi cartacei senza valore. I tribunali tedeschi proteggevano questo comportamento. La Svizzera tentò con lunghe e difficili trattative interstatali di salvaguardare al meglio gli interessi delle assicurazioni svizzere. Grazie a due trattati si riuscì a proteggere almeno in parte gli assicuratori svizzeri dall’imminente perdita totale. Questo fu possibile grazie a una conversione delle ipoteche-oro in ipoteche-franchi, applicando un tasso di conversione fisso. L’inflazione ebbe effetti anche peggiori sugli assicuratori tedeschi di quanto non ne avesse avuti sulle compagnie d’assicurazione svizzere con le loro ipoteche-oro in 106 Germania. Otto grandi compagnie tedesche, che da anni operavano in Svizzera, andarono in rovina nel 1922. Non furono più in grado di adempiere ai loro impegni in franchi in Svizzera. Il rischio valuta sottovalutato aveva prosciugato l’intera riserva matematica. Complessivamente si trattava di 60 000 polizze con un capitale assicurato di 400 milioni di franchi. A causa delle norme vigenti in Germania, le società tedesche erano obbligate a investire in marchi tedeschi le loro assicurazioni stipulate in Svizzera in franchi. Le conseguenze furono fatali allorché il marco crollò: le compagnie tedesche possedevano solo riserve matematiche senza valore in marchi tedeschi, mentre dovevano pagare in Svizzera le prestazioni assicurate in pregiati franchi. I fallimenti furono una logica conseguenza. La Confederazione intervenne per proteggere i clienti svizzeri delle società di assicurazione tedesche, chiedendo alla compagnie di assicurazione svizzere di collaborare in un’azione di soccorso a favore degli assicurati colpiti. Le società svizzere esaminarono la situazione e sottoposero una proposta alla Confederazione. Nel 1924 fu creata la base giuridica e subito dopo le società di assicurazione sulla vita svizzere stipularono con la Confederazione un accordo per avviare l’azione di soccorso. La soluzione consisteva nel suddividere proporzionalmente tra le società svizzere le polizze degli assicuratori tedeschi. La Rentenanstalt si accollò due portafogli assicurativi chiusi della Leipziger Lebensversicherungsgesellschaft e della Atlas-Lebensversicherung di Ludwigshafen con 13 600 polizze; altre 1 000 polizze con gli stessi problemi provenivano dal portafoglio assicurativo olandese della Mutual Life Insurance Company of New York. L’azione di soccorso fu molto difficile a livello tecnico e richiese molte risorse. Tuttavia le assicurazioni svizzere ci guadagnarono in goodwill da parte della popolazione. versione monetaria in marchi. Le assicurazioni furono costrette a trasferire le risorse investite in valuta estera alla Reichsbank e a sostituirle con prestiti obbligazionari in marchi. Come già in occasione del primo conflitto anche nel secondo conflitto mondiale la Rentenanstalt segnò un aumento delle polizze e dei premi. Una volta di più si dimostrò che, in situazioni di crisi, le persone davano maggiore peso alla previdenza, anche se nel quotidiano dovevano stringere la cinghia. Benché tali limitazioni colpissero indistintamente tutta la popolazione in Germania e tutti gli assicuratori ivi operanti, ci fu una serie di discriminazioni mirate esclusivamente a minoranze perseguitate. Anche gli assicuratori furono coinvolti nella politica della privazione dei diritti perpetrata dallo Stato nazista nei confronti degli ebrei. Durante la Seconda Guerra Mondiale le società di assicurazione svizzere dovettero affrontare molte situazioni difficili, come ad esempio decidere se proseguire l’attività in Germania, dopo che nel 1933 i nazionalsocialisti erano saliti al potere. L’attività in Germania andava molto bene prima della presa di potere di Hitler. Ma molti assicurati tedeschi erano ancora terrorizzati dal crollo della valuta durante la Repubblica di Weimar. Per questo motivo in Germania molti clienti cercarono consapevolmente un’offerta straniera stipulando le loro polizze in franchi anziché in marchi tedeschi. Nel 1931, durante la Repubblica di Weimar, il governo tedesco introdusse un severo controllo dei cambi che toccò le assicurazioni in valuta estera e danneggiò in modo durevole l’attività delle assicurazioni straniere. Dopo la presa di potere dei nazionalsocialisti furono emesse altre restrizioni di cambio: in futuro i pagamenti dei premi di assicurazioni in valuta estera dovevano avvenire in marchi, cosa che comportò forzatamente una conversione della prestazione assicurata. I premi in franchi già stipulati restarono invariati. Un altro inasprimento della disposizione valutaria provocò nel 1938 la completa con- Sempre pronti. Il giurista Hans Koenig guidò la Rentenanstalt dal 1936 al 1947 come direttore generale. A tutti gli impiegati della sede centrale era noto come uomo pieno di temperamento, Un esempio: il medico di Monaco Julius Elkan stipulò con la Rentenanstalt un’assicurazione sulla vita nel 1931. Il capitale assicurato ammontava a 75 000 franchi. La polizza aveva una durata di 20 anni e prevedeva un pagamento regolare dei premi. La somma spettava a sua moglie se Elkan fosse morto prima del 1951. I 75 000 franchi sarebbero stati pagati a lui se, invece, nel 1951 fosse stato ancora vivo. Alla fine del 1941 la Germania decise di confiscare il patrimonio degli ebrei tedeschi. Julius Elkan fu arrestato pochi mesi dopo e deportato nel campo di concentramento di Theresienstadt. Nel maggio 1943 l’intendente di finanza di Monaco comunicò alla Rentenanstalt che il contratto assicurativo di Elkan sarebbe stato disdetto e che il valore di riscatto della polizza doveva essere trasferito all’autorità tedesca. Ma l’intendenza di finanza non era in grado di presentare alla Rentenanstalt il contratto di assicurazione. La Rentenanstalt comunicò alle autorità di Monaco che correva il rischio di dover pagare successivamente il capitale assicurato per la seconda volta, se ora trasferiva il valore di riscatto all’autorità anziché a Elkan. L’intendenza di finanza dichiarò allora che il Reich avrebbe assunto la responsabilità di tutti i rischi che non disdegnava di adottare misure anche inusuali. Una sera dopo il lavoro salì sul tram. Nel tram affollato Koenig intravide un impiegato della corrispondenza della Rentenanstalt. Lo chiamò a sé e disse: «Prenda carta e matita!» E quindi, nel tram, il capo del personale dettò una lettera all’impiegato. Gli altri passeggeri ridevano sotto i baffi. Koenig, una volta terminato, disse all’impiegato: «La prego di provvedere domani mattina presto e mi metta la lettera sulla scrivania per la firma.» E così fu. 107 finanziari che la Rentenanstalt avrebbe corso. La Rentenanstalt pagò con riluttanza il valore di riscatto. Julius Elkan sopravvisse al campo di concentramento e nel 1945 venne in Svizzera. Era dell’opinione che la Rentenanstalt non aveva rispettato gli obblighi contrattuali e che gli era ancora debitrice del capitale assicurato. Nel 1950 Elkan portò la controversia dinanzi al tribunale svizzero, poiché la Rentenanstalt sosteneva un punto di vista contrario. Il tribunale federale decise con un giudizio senza appello a favore della Rentenanstalt. La Corte suprema sostenne che questa controversia era soggetta al diritto tedesco e non a quello svizzero. La confisca del patrimonio ebreo era stata una misura giuridica dello Stato tedesco rispetto ai suoi cittadini. Una tale misura sarebbe chiaramente contraria al diritto svizzero, ma poiché la questione giuridica era stata sollevata in Germania, il diritto svizzero non era competente. I giudici della Corte suprema svizzera sostenevano che sarebbe stato ingiusto nei con- 108 fronti della Rentenanstalt se questa avesse dovuto pagare una seconda volta l’importo. Secondo il tribunale federale era ragionevole che Julius Elkan richiedesse il patrimonio confiscato lì dove gli era stato sottratto e cioè presso le autorità competenti in Germania. Poco dopo la Repubblica Federale Tedesca istituì le cosiddette «Wiedergutmachungsverfahren» (procedure di riparazione) a favore delle vittime del nazionalsocialismo. In questo modo, i perseguitati dal regime nazista potevano pretendere danni patrimoniali per prestazioni assicurate perse. La Commissione Bergier stabilì nel suo rapporto finale sulla Svizzera nella Seconda Guerra Mondiale che le quattro società di assicurazione sulla vita svizzere detenevano 846 polizze confiscate dalle autorità naziste. Per queste polizze il capitale assicurato o il valore di riscatto era stato pagato su richiesta dello Stato nazista alle autorità tedesche anziché ai veri aventi diritto. Di queste 846 polizze, un piccolo numero a due cifre erano della Rentenanstalt. IL CAMMINO VERSO IL PRESENTE Dopo il 1945 iniziò una lunga ripresa economica. I cosiddetti anni del miracolo economico significarono per la Svizzera un progresso nel tenore di vita, nell’istruzione e nella previdenza sino ad allora inimmaginabile. In tutte le sfere vitali ci fu una spinta in avanti: i salari aumentarono, gli orari di lavoro diminuirono, le abitazioni si ingrandirono, fecero la loro comparsa radio, TV, frigorifero e altre comodità, la mobilità aumentò e le vacanze portarono le persone in Paesi sempre più lontani. nazionali, come ad esempio in Belgio (1955), Gran Bretagna (1967), Spagna (1975), Lussemburgo (1985) e Italia (1987). L’ONU chiede consiglio a Zurigo. Nel 1947 le Nazioni Unite invitarono l’attuario dott. Hans Wyss (46 anni) a New York. All’uomo della Rentenanstalt venne affidato il compito di analizzare la cassa pensioni programmata delle Nazioni Unite per darle una struttura e La crescita negli anni postbellici non riguardava solo la sfera individuale. Nei conti economici di molte aziende, tra cui la Rentenanstalt, si trovavano ancora testimonianze positive. un’organizzazione professionali. L’assicurazione collettiva acquisì sempre maggiore importanza nel dopoguerra con l’ampliamento della previdenza professionale. Nel corso di un secolo questo ramo d’attività ebbe in Svizzera uno sviluppo enorme: intorno al 1900 molte grandi aziende comprendevano le prime, semplici casse di soccorso che si limitavano a difendere gli impiegati e i lavoratori nei casi di estremo bisogno. Da quelle casse si svilupparono infine istituzioni più articolate che oggi funzionano secondo solide basi attuariali e garantiscono agli assicurati un’adeguata sicurezza dello standard di vita abituale. In queste istituzioni di previdenza gli assicuratori privati come Swiss Life hanno un ruolo fondamentale. Con Swiss Life Network la casa madre svizzera ha affrontato i trend globali ed è entrata in quel settore d’attività internazionale, aperta presto alla concorrenza: e cioè le soluzioni di previdenza a favore del personale di ditte operanti a livello mondiale. I servizi in questo settore si basano sull’accorpamento dei contratti collettivi di imprese multinazionali, il cosiddetto pooling. Società del gruppo Swiss Life e partnership con locali società di assicurazione leader garantiscono la copertura globale. Swiss Life dispone attualmente di 51 partner in 67 Paesi e regioni grazie a un lavoro di organizzazione durato anni. Sono compresi Europa, America del Nord e del Sud e l’area Asia/Pacifico. Swiss Life Network assiste oltre 400 clienti con un volume d’affari di 1,5 miliardi di franchi (2005). Nei decenni del dopoguerra iniziò la crescente internazionalizzazione dell’attività finanziarioassicurativa, che poco prima del nuovo millennio è sfociata in una larga onda di globalizzazione. La Rentenanstalt ha seguito questa tendenza con l’ampliamento delle attività estere. La conseguenza è stata la fondazione di numerose nuove società Come quasi tutte le assicurazioni, che operano secondo il principio della reciprocità, anche la Rentenanstalt era organizzata dalla sua fondazione come società cooperativa. In Svizzera i clienti, allorché stipulavano l’assicurazione, diventavano automaticamente membri della cooperativa e, quindi, comproprietari dell’azienda. Per 109 oltre 140 anni non c’era stato motivo di cambiare questa forma giuridica, poiché nelle particolari condizioni del mercato nazionale anche una società cooperativa poteva curare e ampliare la sua attività. Questo valeva fintantoché la concorrenza nel mercato nazionale rimaneva moderata. E così è stato dal 1891 fino alla fine del XX secolo. Tra le assicurazioni svizzere esisteva la concorrenza che però era regolata e contenuta. misura come per le società anonime. Ma per rimanere concorrenziali è necessario l’accesso ai mercati dei capitali. Solo le società con forti basi di capitale sono in grado di sviluppare prodotti innovativi, creare nuove vie di distribuzione, aprire nuovi mercati ed effettuare acquisizioni interessanti. Con la crescente internazionalizzazione e globalizzazione dell’attività assicurativa si è capito, al più tardi dagli anni 90, che alla lunga non è possibile mantenere mercati nazionali protetti. Negli ultimi 20 anni la concorrenza si è inasprita, sia a livello internazionale sia nel mercato svizzero. Mossa dalla situazione pesantemente cambiata, la Rentenanstalt ha verificato se la forma giuridica di una società cooperativa poteva rappresentare uno svantaggio nella competizione sempre più dura. Oltre all’adeguamento della forma giuridica, Swiss Life ha promosso anche iniziative commerciali con esito meno positivo. A posteriori è possibile affermare che la diversificazione strategica in nuovi settori commerciali non è stata sempre durevole. Ci sono state anche iniziative ambiziose in nuovi settori poi fallite. Così pure la buona Corporate Governance di una società per azioni si è rivelata più complessa e impegnativa rispetto a una società cooperativa. Cambiamento del marchio. Nella primavera 2004 a tutti gli immobili di Swiss Life viene applicato il nuovo logotipo. In effetti, esistevano pesanti svantaggi: nella competizione internazionale una società operante a livello internazionale può affermarsi meglio se dispone di una forte base di capitali propri. Una società cooperativa dispone di possibilità limitate di accogliere capitale proprio. I mercati di capitale internazionali non sono aperti nella stessa 110 In base a queste considerazioni, supportate da diverse perizie, nel 1997 il consiglio di sorveglianza e il comitato di direzione proposero ai circa 600 000 soci della Rentenanstalt di trasformare la società cooperativa in una società anonima. La votazione per corrispondenza approvò il cambio della forma giuridica con una schiacciante maggioranza (97,1 %) dei votanti. Così i soci divennero azionisti e ricevettero gratuitamente un totale di 6 180 000 azioni con un valore di borsa di circa cinque miliardi di franchi, che favorì la larga approvazione. Questi insuccessi si sono verificati non casualmente nel corso di pochi anni essendo molto legati allo specifico spirito del tempo. Intorno al 2000, molti mercati finanziari in tutto il mondo si trovavano in un’euforica atmosfera dominante senza precedenti. E ciò per vari motivi: la globalizzazione, che ha favorito lo scambio internazionale di merci e investimenti; il saldarsi di mercati nazionali in aree economiche più grandi; il lungo e perdurante andamento positivo delle borse. Uno degli impulsi principali per le aspettative sempre più esigenti proveniva da una nuova tecnologia: Internet. L’euforia di Internet ha contagiato e abbagliato praticamente tutti gli attori nei mercati finanziari: analisti, giornalisti, banchieri, consulenti, ma anche gli investitori. Il nuovo vertice ha attuato la rinnovata strategia con prontezza e coerenza e, passo dopo passo, ha riconquistato la fiducia persa dell’opinione pubblica e degli azionisti. Dapprima l’euforia ha messo le ali alle strategie di molti settori. Tutto sembrava possibile. Neanche Swiss Life ne è stata immune e ha puntato su grandezza e diversificazione. Quando immediatamente dopo il 2000 si è verificato il crash della borsa, d’un colpo sono crollati molte strategie e progetti, a riprova che erano basati su aspettative eccessive e non realistiche e molti progetti furono interrotti e cancellati. Gli attori, disincantati, hanno constatato che pochi progetti sono risultati duraturi, sia per le imprese start-up sia per i tanto lodati progetti di bancassicurazione. Idealmente, le strategie di bancassicurazione potevano anche reggere, ma nella pratica evidentemente non corrispondevano ad un’esigenza diffusa della clientela. Chi in un’impresa si occupa di strategie deve affrontare necessariamente probabilità e rischi del futuro. Quindi si deve procedere per supposizioni e valutazioni, che successivamente possono anche rivelarsi errate. Ad ogni impresa è capitato di prendere decisioni strategiche errate, il più delle volte nei momenti in cui si riflette sul futuro e si decide con coraggio per il rischio. Quando in una società ad azionariato diffuso vengono prese decisioni sbagliate, ne rispondono il consiglio d’amministrazione e la direzione del gruppo. Swiss Life non fa eccezione. Nel 2002 il consiglio d’amministrazione ha avviato il riassetto strategico dell’impresa e il rinnovamento del vertice del gruppo. 111 CON OTTIMISMO VERSO IL FUTURO Dal 2002 Swiss Life ha iniziato a concentrarsi coerentemente sul vero core business, di cui fanno parte quei settori che sono emersi nel corso della storia aziendale lunga 150 anni e si sono rilevati solidi pilastri di rendimento: la previdenza privata e professionale. Entrambi i rami sono mercati in espansione. L’aumento della speranza di vita e il conseguente incremento nel numero di beneficiari di rendite sulla popolazione totale generano un crescente bisogno di previdenza. Nei prossimi anni la crescita del mercato in Europa dovrebbe situarsi per entrambi i rami previdenziali notevolmente al di sopra dell’incremento economico generale. Nuovo CEO. Alla fine del 2002 Rolf Dörig diventa nuovo CEO di Swiss Life. Nel novembre 2002 è stata definita con successo la conversione delle azioni da Rentenanstalt/Swiss Life a Swiss Life Holding che è diventata la società madre del gruppo. Il conseguente aumento di capitale ha apportato alla società nuovi mezzi propri, pari a 1,1 miliardi di franchi, i quali hanno notevolmente aumentato il margine finanziario per la nuova strutturazione del gruppo. La nuova struttura della holding ha permesso di organizzare in maniera efficiente tutte le partecipazioni che fanno capo al gruppo e ha portato anche vantaggi in vista di attribuzioni di capitale, cooperazioni, partnership o nel finanziamento di singoli settori commerciali. Il cambio di marchio dell’impresa attuato nel 2004 conferisce a tutto il gruppo un’immagine unitaria in Svizzera e all’estero e individua le singole affiliate come parti di un gruppo con un marchio di forte personalità. Inoltre, attribuisce al gruppo quel nome, Swiss Life, che mira esattamente al core business dell’attività e viene compreso in tutti i Paesi e regioni linguistiche, mentre la vecchia denominazione di Rentenanstalt creava qualche problema ai clienti al di fuori dell’area 112 germanofona. Oggi a livello geografico Swiss Life si concentra su quei mercati in cui gode di una posizione forte o espandibile. In Svizzera l’impresa è leader di mercato. In Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, Swiss Life è considerata, grazie ai canali distributivi efficienti e al forte marchio, l’alternativa preferenziale ai maggiori offerenti nazionali. Questa focalizzazione sul core business, conclusasi nel 2005, ha comportato diversi vantaggi per il gruppo: costi più bassi, una gestione del rischio globale con un asset and liability management per tutto il gruppo e un rafforzamento della base di capitale. Swiss Life si orienta per i prossimi anni alle tre priorità strategiche: crescita, efficienza e leadership. In tutti i Paesi in cui opera, Swiss Life intende crescere di almeno un punto percentuale sopra la media di mercato. Swiss Life mira con maggiore efficienza a un ulteriore miglioramento della redditività di base nell’attività assicurativa. In questo modo si ridurrà la dipendenza dal risultato finanziario. I guadagni di efficienza si raggiungono tramite vari canali: le ottimizzazioni dei processi aziendali, la riduzione della complessità dell’intera catena di creazione del valore, una rigorosa gestione dei costi e una tariffazione commisurata a rischi e costi. Infine, la leadership di Swiss Life emerge soprattutto con la cultura orientata alla performance, l’agire imprenditoriale e brevi iter decisionali. Ma la leadership per Swiss Life si detiene anche affrontando discussioni delicate sulla previdenza professionale e prendendo posizione. Nel dibattito, spesso emotivo, sulle condizioni generali della previdenza professionale Swiss Life si è pronunciata diverse volte, preoccupata della sicurezza a lungo termine del secondo pilastro. l’impresa si è impegnata senza indugi a favore di tariffe stabi- lite secondo criteri non politici, ma attuariali ed economici. La discussione ha movimentato il settore e acuito, su larga scala, la sensibilità per un finanziamento solido ed equo per tutte le generazioni. Gli sforzi del maggiore assicuratore sulla vita in Svizzera sono rivolti, oggi come ieri, allo stesso obiettivo: Swiss Life s’impegna per una previdenza sicura per le persone in Svizzera e in tutti gli altri Paesi in cui opera. Per un futuro finanziario sicuro, per la vita. 113 114 CRONOLOGIA 1857 Fondazione dell’Istituto Svizzero di Rendite a Zurigo 1866 Fondazione della succursale in Germania 1898 Fondazione della succursale in Francia 1901 Fondazione della succursale nei Paesi Bassi 1955 Fondazione della succursale in Belgio 1960 Inizio dell’organizzazione di Swiss Life Network 1967 Fondazione della filiale in Gran Bretagna 1975 Fondazione della filiale in Spagna 1985 Fondazione della filiale in Lussemburgo 1987 Fondazione della filiale in Italia 1988 Acquisizione di «La Suisse» 1997 Trasformazione della Rentenanstalt in società anonima 1998 Ammissione del titolo Rentenanstalt /Swiss Life all’indice SMI 1999 Acquisizione di Lloyd Continental (Francia) Acquisizione di UTO Albis Acquisizione di Banca del Gottardo Acquisizione della partecipazione del 49 % di UBS nella Livit 2000 Acquisizione di STG Società Fiduciaria Svizzera 2001 Acquisizione degli immobili della Oscar Weber Holding AG 2002 Creazione della Swiss Life Holding Conversione dell’azione Rentenanstalt /Swiss Life 2003 Vendita della filiale in Spagna Vendita di STG Società Fiduciaria Svizzera 2004 Vendita dell’attività assicurativa britannica a Resolution Life Group Swiss Life con struttura semplificata del marchio e nuova immagine pubblica Creazione della filiale nel Liechtenstein 2005 Integrazione del ramo Vita di «La Suisse» in Swiss Life 2006 Vendita della filiale in Italia 2007 Acquisizione di CapitalLeben nel Liechtenstein 115