150 anni di Swiss Life. La rivista dell’anniversario.
swiss life
La rivista dell’anniversario.
Das Magazin zum Jubiläum.
La prima polizza. Pagina 4
Assicurati con Swiss Life. Pagina 5
Finestre temporali. Da pagina 6
150 anni. Tutti questi anni sono passati dalla fondazione
dell’Istituto Svizzero di Rendite. Quali sono gli avvenimenti che
costellano questo lasso di tempo? Piccole storie dislocate come
pietre di un mosaico colorato lungo tutta la rivista – finestre
temporali sui 150 anni trascorsi.
Percorsi di vita. Da pagina 7
La Svizzera è un Paese piccolo, ma estremamente sfaccettato,
come dimostra uno sguardo su 16 percorsi di vita. Alcuni
si guardano indietro, altri vivono immersi nel presente e altri
ancora guardano in avanti. Percorsi di vita dalla Svizzera.
Il lavoro in vecchiaia
può rendere felici. Pagina 16.
Da 150 anni assicuriamo il futuro. Pagina 8
Bruno Gehrig è il presidente del consiglio d’amministrazione
di Swiss Life. La sua attenzione è rivolta alle problematiche a
medio e lungo termine della previdenza svizzera. Ciò non gli
impedisce di tematizzare con chiarezza gli sviluppi del sistema
che pongono problemi.
Il lavoro in vecchiaia rende felici. Pagina 16
La speranza di vita è in continua crescita. Oggi molti
anziani sono sani e produttivi fino in età molto avanzata.
Quattro esempi di persone che anche dopo i 65 anni
non vogliono rinunciare al lavoro. E il parere della scienza sul
lavoro in vecchiaia.
L’impegno di Swiss Life. Kids Festival per
i campioni di calcio di domani. Pagina 66.
Leader in Svizzera, forte in Europa. Pagina 28
Il mercato assicurativo è molto cambiato negli
ultimi anni. La competizione si è inasprita,
in Svizzera come all’estero.
Swiss Life come affronta le sfide?
Carteggio. Pagina 36
In cerca di tracce sul Lago di Costanza. Pagina 42
Conrad Widmer è nato nel 1818 ad Altnau sul Lago
di Costanza. In Turgovia ha lavorato come giornalista,
avvocato e sostituto procuratore pubblico. Quindi
è diventato direttore di penitenziario a Zurigo e, infine,
fondatore della Rentenanstalt. Un personaggio sui generis.
1910.
Motivo di speranza. Pagina 56
L’economo e pubblicista Beat Kappler si occupa da anni
della sicurezza dei sistemi previdenziali. La sua analisi indaga
anche le zone d’ombra della politica svizzera.
1973.
Lavorare per Swiss Life. Pagina 62
L’impegno di Swiss Life. Da pagina 66
Nell’anno dell’anniversario Swiss Life sostiene numerosi
progetti. Tra questi, un concorso per le scuole svizzere sul tema
«gli spazi del futuro». Altri progetti hanno come obiettivo
istruzione, sport e gioco.
1992.
Che tipo di investitore siete? Pagina 73
La pubblicità nel corso del tempo. Pagina 80
I 150 anni di Swiss Life – La storia aziendale. Pagina 89
Per la Rentenanstalt, come per tutte le creazioni di imprese,
in principio ci fu l’idea. Poi arrivò Conrad Widmer,
la persona giusta, che con altri sostenne la fondazione della
prima società di assicurazione sulla vita svizzera.
E, ovviamente, numerose società straniere, che non vedevano
di buon occhio il nuovo offerente. Ma lo spirito liberale dei
decenni di fondazione conferì alla giovane impresa tanto
slancio che per tutti questi anni e decenni ha puntato quasi
sempre in una sola direzione: sempre avanti e sempre meglio.
Sede centrale della Rentenanstalt di Zurigo
dal 1899 al 1940. A destra:
Conrad Widmer, fondatore della Rentenanstalt.
Cara lettrice, caro lettore. A livello geografico la Svizzera è un Paese piccolo.
Anzi, è molto di più: è un mondo in piccolo data la sua sorprendente varietà. Considerando,
però, la forza economica e la lunga tradizione democratica, la Svizzera può annoverarsi
senza arroganza tra le grandi nazioni.
Come nasce un organismo talmente ben armonizzato come la Svizzera? Come preservarlo?
Come rafforzarlo? Sono necessari molti fattori e un’interazione tra gli stessi: iniziativa,
perseveranza, talento, competitività, apertura al nuovo. Così nascono valori e opere che
hanno stabilità. Buona parte di quanto oggi è considerato ovvio ha avuto origine nel
XIX secolo. Basti pensare alle grandi linee ferroviarie, ai lunghi tunnel alpini, ai ponti a
lunga campata, alle prime centrali idroelettriche, ma anche a molte delle imprese operanti a livello internazionale che contraddistinguono ancora oggi l’immagine della Svizzera.
Anche Swiss Life fa parte dello scenario economico della Svizzera. La nostra origine è da
sempre chiaramente individuabile, già dalla denominazione Istituto Svizzero di Rendite.
La nostra impresa era ed è parte della varietà svizzera e contribuisce a diffondere nel
mondo il buon nome del Paese. La Svizzera è la nostra patria e il mondo la nostra casa.
La Rentenanstalt, che nel 1857 aveva trovato sistemazione in un piccolo cortile interno di
Paradeplatz a Zurigo e aveva appena cinque impiegati, si è trasformata in Swiss Life,
un’impresa operante a livello internazionale. È merito dell’impegno quotidiano di 9 000
tra collaboratrici e collaboratori se siamo in grado di offrire qualità e di rimanere competitivi, conquistando così la fiducia dei clienti. E voi, in veste di cliente, consolidate con la
vostra fedeltà in Swiss Life il nostro ruolo leader nella previdenza. Come prima di voi la
generazione di clienti nel XIX e XX secolo. A tutti voi va il nostro dovuto ringraziamento.
Swiss Life può vantare 150 anni di successo. Ci aspettano gli anni e i decenni a venire. Ci
guida il nostro atteggiamento fondamentale: accettiamo le sfide del futuro. Puntiamo a
prestazioni previdenziali affidabili per le nostre clienti e i nostri clienti. Adottiamo valori
chiari – che fungono anche da metro di valutazione per il nostro operato.
Bruno Gehrig
Presidente del consiglio
d’amministrazione
Rolf Dörig
Presidente della direzione
del gruppo
La prima polizza
Il 1857 è l’anno di fondazione della Rentenanstalt. Ma prima di avviare l’attività è necessario raccogliere le concessioni in ogni singolo Cantone. Allo stesso tempo, l’assicurazione organizza il servizio esterno, stabilisce le tariffe e i procedimenti interni. Quindi
segue l’esordio con il pubblico. Subito dopo l’inizio del nuovo anno viene sottoscritta la
prima polizza, che porta la data del 6 gennaio 1858.
Il commerciante sangallese Johann
Conrad Heim stipula un’assicurazione in caso di decesso per un importo di 14 500 franchi dell’epoca. A
occuparsi personalmente della stipula
è il fondatore della Rentenanstalt
Conrad Widmer, che non vuole privarsi del piacere di compilare a mano
i primi contratti di assicurazione. Il
numero delle assicurazioni sottoscritte
gode di un buon andamento ascendente già nel corso del primo anno: 16
assicurazioni di rendite, 242 assicurazioni sulla vita e 192 assicurazioni in
caso di decesso. Viene stipulata anche
una prima assicurazione collettiva: nel
1858 il Canton Zurigo stipula per tutti
gli insegnanti della scuola dell’obbligo
un’assicurazione di rendita per vedove e
per orfani presso la Rentenanstalt.
4
Sede centrale dell’Istituto Svizzero di Rendite, 1876 – 1899.
«Chamhaus», Obere Zäune a Zurigo.
Sede centrale dell’Istituto Svizzero di Rendite 1899 – 1938. Alpenquai 40 a Zurigo.
Assicurati presso Swiss Life
Oggi quasi un milione di persone sono assicurate presso
Swiss Life. Circa la metà ha un’assicurazione sulla vita privata
del terzo pilastro. L’altra metà è assicurata presso Swiss Life
tramite il proprio datore di lavoro nel secondo pilastro. Oltre
40 000 imprese hanno stipulato un contratto con Swiss Life
nel ramo della previdenza professionale. Il decreto del Consiglio federale del 1916 ha permesso la stipulazione di assicurazioni aziendali in Svizzera, concedendo ai datori di lavoro
un’agevolazione fiscale per quella forma di previdenza che
allora era ancora volontaria. Le assicurazioni aziendali più
vecchie risalgono al 1918 e sono state stipulate con il gruppo
PKZ e la Mägerle AG Maschinenfabrik.
PKZ: un dirigente innovativo
Il gruppo PKZ, fondato 126 anni fa nel 1881 da Paul Kehl a
Winterthur, è stato la prima fabbrica di confezioni in Svizzera. Nel 1891 la ditta si trasferisce a Zurigo dove viene registrato il marchio PKZ (Paul Kehl Zürich) nel registro di commercio. Nel 1918 Karl Burger, genero di Kehl, adotta una
misura innovativa con la creazione del fondo di previdenza
PKZ, una cassa pensioni volontaria per i dipendenti dell’impresa. Nel 1970 il gruppo PKZ ha assicurato circa 1000 dipendenti presso Swiss Life. Il numero tuttavia si è ora ridotto
a 600 impiegati per cessazione della propria produzione.
Un cliente fedele:
nel 1918 la Mägerle
Maschinenfabrik ha
stipulato la prima
polizza presso
Swiss Life. L’impresa,
la cui sede centrale è
a Fehraltorf ZH,
costruisce macchine
d’affilamento di
prim’ordine.
Mägerle: da quattro a 120 impiegati
Nel 1918 ha posato la prima pietra della previdenza professionale anche la Mägerle AG Maschinenfabrik, allora ancora
denominata Maschinenfabrik Uster. L’assicurazione fu stipulata per quattro polizze; oggi sono assicurati con Swiss Life
tutti i circa 120 impiegati della Mägerle AG Maschinenfabrik
e della Schleifring AG.
Hans Kurt Knecht: il cliente privato di più vecchia data
L’assicurazione più vecchia ancora in essere con
un cliente privato è datata 8 febbraio 1918. Il
nonno di Hans Kurt Knecht, consigliere distrettuale e fabbricante di Uster, aveva stipulato l’assicurazione per il nipote di nove mesi. Hans Kurt
Knecht ha oggi 89 anni e dal maggio 1958, da
49 anni quindi, percepisce una rendita vitalizia
annuale da Swiss Life.
PKZ – assicurata
presso Swiss Life
dal 1918. Cartellone
risalente al 1934.
Da 49 anni Hans
Kurt Knecht
percepisce una
rendita vitalizia
di Swiss Life.
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Finestre temporali
1857
1867
1877
1857 –1872
1887
1897
1907
1927
La città più americana della Svizzera.
Dopo essere stata distrutta da un incendio,
La Chaux-de-Fonds è stata ricostruita
seguendo rigorosi canoni geometrici. A metà
del XIX secolo è considerata la città più
moderna della Svizzera. Qui arrivano e si
integrano molti immigrati da altri cantoni e
dall’estero. La Chaux-de-Fonds, come le città
americane, funge da crogiolo sociale e vanta
una popolazione politicamente molto attiva.
Nel 1870 più della metà di tutti gli occupati
lavora nell’industria orologiaia. Anche
Karl Marx si occupa della città del Giura di
Neuchâtel descrivendola come un’unica,
grande fabbrica di orologi. Più che un elogio,
un punto di disonore.
Le cavallette
arrivano
sul continente.
Nel 1863 viene fondata a Londra la Football Association (FA) e vengono elaborate le
regole del gioco moderno del calcio. Alcuni
studenti inglesi portano il calcio a Zurigo:
nel 1886 viene fondato il Grasshopper-Club
Zürich. Il primo presidente e capitano della
squadra è Tom E. Griffith. La fattura per un
vero pallone di cuoio, le magliette biancoblu e i berretti ammonta a 20 franchi. Tutto
questo materiale proviene dall’Inghilterra,
la «Casa del calcio». La quota sociale annuale per i membri è di 3 franchi. La prima partita ufficiale viene disputata ben due anni
dopo la fondazione: il 18 novembre 1888
la squadra del Politecnico (oggi ETH) e il
GC pareggiano a reti inviolate. Tre giocatori
s’infortunano e un palo della porta viene
danneggiato. Ma da questo momento la
squadra andrà sempre migliorando. Inoltre, nel 2004 Rolf Dörig,
CEO di Swiss Life, diventa presidente centrale delle Cavallette.
Ancora una fondazione.
L’uomo non vive di solo lavoro. Desidera
anche compagnia, canto e musica. Nel
XIX secolo si assiste ad una vera e propria
ondata di fondazioni di gruppi di musica
per strumenti a fiato. In molti Paesi e città
della Svizzera nascono società di musica.
Quella di Niederwil nel Fürstenland di
San Gallo vanta lo stesso anno di fondazione della Rentenanstalt. Sono contadini,
giornalieri e lavoratori i fondatori che
qui si riuniscono nel 1857. I mezzi per
un’uniforme non ci sono e per molti anni
ancora rimarrà un sogno. Nell’immagine
più antica, però, i musici posseggono
già berretti con visiera e, ciò che più conta,
corni, tube ed eufonio.
L’inizio dell’espansione all’estero.
___
La Rentenanstalt avvia
molto presto l’espansione all’estero. Nel 1866 riceve la prima concessione in Germania, valida, però,
solo per la Prussia. All’epoca, il Reich tedesco è ancora suddiviso in numerosi regni e ducati, gelosi
dei propri diritti di sovranità. Da ognuno deve essere rilasciata una concessione.
6
1917
Zurigo s’illumina. Nel XIX
secolo si va diffondendo
lentamente l’illuminazione
pubblica di vie e piazze delle
città. Zurigo ha privatizzato
il servizio dando nel 1856
una concessione a un ingegnere tedesco. L’ingegnere si
occupa della fornitura di
luce a gas per la città sulla
Limmat per 30 anni. In
seguito la città rileva il servizio e passa all’illuminazione
elettrica. E chi fornisce l’illuminazione alle strade di
Zurigo? I Grigioni. È da lì
infatti che la città di Zurigo
si approvvigiona, tramite le
centrali elettriche, di energia
accaparrandosi la parte da
leone.
Percorsi di vita
Una vera star della pubblicità.
«Am liebschte bi Real Madrid spile»
(Giocare nel Real Madrid). Finalmente
qualcuno che riusciva a pronunciare
«Real Madrid» senza problemi e senza
impappinarsi. E che non se ne stava
immobile per il nervosismo, ma che con
il cuore in mano diceva la fatidica frase.
Fabian Bräm era il quarto o quinto del
casting. Ora la frase funzionava e Fabian
era diventato una vera star della pubblicità. La pubblicità di Swiss Life con
la voce di Fabian è stata trasmessa per
un’intera estate. La voce di bambino
fuori campo dice «Giocare nel Real
Madrid», mentre la pubblicità televisiva
mostra Ricardo Cabanas, il giocatore
della nazionale di calcio svizzera. Fabian
tifa Cabanas «perché è forte». Dopo
avergli firmato l’autografo, Cabanas non
gli ha restituito la penna, ma Fabian non
è rimasto male. Non l’ha dimenticato,
però. Fabian ha dieci anni, è spontaneo
e ha un sorriso da birichino. Frequenta la
terza e la sua materia preferita è il nuoto.
Per la pubblicità ha ricevuto 250 franchi
e una divisa completa della nazionale
di calcio svizzera. Fabian gioca a calcio
per l’SV Höngg, Allievi E, la sua seconda
stagione. Allenamento il mercoledì,
partita il sabato. Gli piacerebbe giocare
da attaccante, ma quasi sempre deve
andare in porta. Lo accetta senza fare
Fabian Bräm (10 anni), Zurigo ZH
storie. Le reti le segna una ragazza, la
migliore della squadra. Ora Fabian
suona anche la batteria. La pubblicità
non lo ha cambiato affatto. Certo, i
parenti sanno della pubblicità, come
pure il suo migliore amico. Alcuni hanno
riconosciuto la sua voce. Per il resto, non
l’ha sbandierato ai quattro venti. Fabian
non si è montato la testa per la sua esibizione. «Bluffare», precisa, «è stupido.»
Fabian, anche il tuo sogno è giocare un
giorno per il Real Madrid? «No. Voglio
diventare arbitro. O ricercatore marino.»
Fabian Bräm ha partecipato a uno spot
pubblicitario di Swiss Life.
7
Da 150 anni
Bruno Gehrig, presidente del consiglio d’amministrazione di Swiss Life.
8
a
i
assicuriamo il futuro
150 anni di Swiss Life. Bruno Gehrig, presidente del consiglio
d’amministrazione, getta uno sguardo al passato e uno al futuro.
La previdenza, infatti, è sempre rivolta al futuro, occupandosi
delle prossime generazioni e tenendo conto in modo equo degli
interessi di tutti. Solo così, afferma Gehrig, nascono soluzioni
durature.
A chi compie gli anni, si suol dire, viene realizzato un desiderio. Bruno Gehrig, qual è il suo desiderio per i 150 anni
di Swiss Life? (Ride) Per i prossimi 50 anni, mi auguro che
Swiss Life continui a rafforzarsi in tutti i suoi mercati. Puntiamo a essere per le persone assicurate un offerente di
prim’ordine in tutti i settori previdenziali in cui operiamo e,
nel contempo, a realizzare un rendimento equo per i nostri
azionisti.
L’anno d’anniversario è come qualunque altro anno o per
l’impresa dev’essere qualcosa di molto particolare? Il 2007
è per noi un anno speciale cui riservare degne celebrazioni.
L’anniversario è un momento di riflessione, in cui si guarda
anche al passato e ci si confronta con il futuro. Lo impone l’anniversario stesso. Tuttavia, vogliamo anche guardare avanti.
Cos’è più importante: lo sguardo verso il passato o quello
verso il futuro? Per i 150 anni in primis conta lo sguardo
verso il passato, semplicemente perché dobbiamo essere grati
ai nostri predecessori per quanto hanno costruito. A una
persona desidero dare rilievo, ossia al turgoviese Conrad
Widmer. Si deve a lui l’ideazione della Rentenanstalt che
ha guidato nei primi 35 anni. A mio avviso il maggiore contributo individuale alla storia della nostra impresa.
Ma un’impresa non deve anzitutto guardare avanti e affrontare le sfide a venire, piuttosto che celebrare il passato? Certamente lo sguardo in avanti è importante e siamo anche
proiettati al futuro. Nel nostro settore, la previdenza finanziaria, l’approccio al futuro è molto concreto. Non a caso il
filo conduttore scelto per l’anniversario è anche «Prospettive per le persone». Ma senza passato non avremmo futuro
e nemmeno l’opportunità di far progredire la nostra impresa
di generazione in generazione. Per questo motivo ritengo
importante un anniversario «retrospettivo».
Quali eventi o svolte fondamentali nella storia di Swiss Life
le sono rimasti impressi? (Riflette a lungo) A colpirmi in
9
«Niente è sicuro.» Bruno Gehrig
Bruno Gehrig è presidente del consiglio d’amministrazione di Swiss Life dal 2003. Prima era stato membro della direzione generale della
Banca nazionale svizzera e professore di economia aziendale all’Università di San Gallo. Ha 61 anni, è sposato e padre di tre figli adulti.
particolare non è stato un singolo evento, bensì il fatto che
attuari, specialisti in materia d’investimento e consulenti,
ovvero le funzioni centrali nella nostra impresa, abbiano collaborato con successo per 150 anni. In certi periodi l’impresa
era gestita da attuari. In altri, dominavano la gestione patrimoniale o la distribuzione. Pur assistendo alla predominanza alterna dell’uno o dell’altro ambito nel corso degli
anni, la storia della nostra impresa è il risultato della
costante interazione di queste funzioni. Seguire la collaborazione tra questi esperti, di mentalità molto diverse, è qualcosa di affascinante.
Per 140 dei 150 anni di storia, Swiss Life è stata una società
cooperativa. Il passaggio a società quotata in borsa ha
ripagato? Il passaggio da società cooperativa a SA è stato un
passo enorme, che non ha tuttavia alterato gli equilibri. Per
molte persone nell’impresa il passaggio non ha comportato
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grandi cambiamenti. La società cooperativa è stata a lungo
la forma giuridica predominante per gli assicuratori vita. I
mercati dei capitali però si sono trasformati. Una società cooperativa non può raccogliere capitali. I recenti eventi aziendali dimostrano quanto sia importante l’accesso al mercato
dei capitali. La Rentenanstalt non avrebbe superato gli ultimi
quattro, cinque anni se non avesse potuto procurarsi dagli
azionisti il venture capital di cui c’era urgente bisogno. Il
passaggio da società cooperativa a SA corrisponde, tra l’altro, a una tendenza molto diffusa. Oggi tutti i maggiori
assicuratori operanti a livello internazionale sono società
anonime.
Di recente è stato attuato il cambiamento di nome da Rentenanstalt a Swiss Life. Lei stesso ha riutilizzato la vecchia
denominazione anche se dal 2004 l’impresa figura solo
come Swiss Life. Per quale motivo? Già, mi succede spesso,
ma non me ne vergogno, perché il concetto di Rentenanstalt
è insito in noi. Rappresenta gran parte della nostra storia.
La controllata della nostra società holding conserva questo
nome e anche la nostra grande fondazione collettiva LPP.
Ma so che devo parlare di Swiss Life e non di Rentenanstalt.
e controllo, assolutamente necessari. La LPP è un’assicurazione di risparmio obbligatoria per le persone che esercitano
un’attività lucrativa. È ben singolare che per molto tempo
non fosse richiesta alcuna trasparenza: una lacuna giustamente colmata, e ciò ci fa sentire a nostro agio. Oggi però,
«Tutti coloro che si occupano di previdenza si assumono
una responsabilità sociale.» Bruno Gehrig
Perché? «Rentenanstalt» è un concetto impossibile. Innanzitutto è intraducibile e in secondo luogo il termine tedesco
di «Anstalt» (istituto) connota qualcosa di molto negativo,
burocratico e superato. È fuori dubbio: il cambiamento del
nome era necessario e opportuno e il momento ideale.
In un anniversario si citano soprattutto i successi che
costellano la storia aziendale. Sappiamo tutti però che si
impara in realtà da difficoltà e sconfitte. Ci sono insuccessi
che ritiene di dover ricordare? La sconfitta più significativa
è avvenuta nel 2000/2001: come altre imprese, anche
Swiss Life aveva allora effettuato massicci investimenti azionari. Tutti prevedevano che il corso azionario sarebbe
costantemente salito – una previsione errata che ha messo a
serio rischio Swiss Life. Sono lieto di esserci lasciati alle
spalle questa fase e di ritrovarci su un terreno solido.
Cosa è stato decisivo per il turnaround? A fare la differenza
è stato lo spirito di squadra ai vertici dirigenziali, che in breve
tempo sono stati quasi interamente rinnovati. Consiglio
d’amministrazione e direzione del gruppo si sono ben armonizzati in questo frangente. Determinante è stata anche la
capacità di resistenza e convincimento dimostrata dalle collaboratrici e dai collaboratori del servizio esterno in questa
situazione straordinaria.
La crisi sul mercato dei capitali ha fatto balzare nella
coscienza pubblica anche il tema della previdenza, in particolare la previdenza professionale. Se si osserva la situazione della previdenza in Svizzera, a che punto siamo oggi?
La crisi è stata positiva. Ha prodotto trasparenza, franchezza
da parte della politica, domina invece la tendenza a una sempre maggiore regolamentazione. Si corre il rischio di politicizzare la LPP e di mettere in secondo piano gli aspetti economici e statistici. Con le nostre spiegazioni e informazioni
cerchiamo di contribuire a una discussione obiettiva e a condizioni quadro ragionevoli.
Quale argomento la preoccupa di più pensando al futuro
della previdenza? Ovviamente lo sviluppo demografico. La
nostra società subisce profondi mutamenti. Le persone
vivono più a lungo e hanno sempre meno figli. Al tempo
stesso molti desiderano interrompere prima l’attività lucrativa per godersi il più a lungo possibile la quiescenza in
buona salute. La questione è chi debba provvedere al finanziamento e in quale modo. Per il crescente divario tra ciò che
è possibile finanziariamente e le aspettative delle persone,
dobbiamo trovare presto soluzioni efficaci, altrimenti ci
ritroviamo con una questione spinosa. Non oggi né domani,
bensì dopodomani e il giorno dopo ancora.
Crede che i politici di oggi abbiano sufficiente consapevolezza di questo andamento strisciante che più tardi sarà
difficile da correggere? No. I politici devono conquistare gli
elettori nel breve tempo. Per questo non possiamo attenderci molto da loro. Ciò che conta è che l’amministrazione
avvii le mosse necessarie e che le applichi a prescindere dall’opinione dei singoli politici. Così come sta accadendo con
l’aliquota di conversione LPP. Negli ultimi tre anni in Svizzera si sono mossi alcuni passi nella giusta direzione, perché
è stata fatta molta chiarezza e il problema è stato esaminato
all’interno dell’amministrazione federale.
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«La LPP è un’assicurazione di risparmio
obbligatoria. Il fatto che per molto
tempo la trasparenza non fosse richiesta
è singolare.» Bruno Gehrig
L’economia e la politica hanno stretti legami. Pur essendo
complementari, non sono sempre in sintonia. Essendo
l’economia sinonimo di razionalità economica e la politica
sinonimo di perequazione sociale, sorgono tensioni. Come
interviene Swiss Life? Solo a livello economico? O anche a
livello sociale? Chi interviene esclusivamente a livello economico in questo dibattito, ha scarse prospettive di successo.
Chiunque affronti l’argomento si assume anche una responsabilità sociale.
Come percepite lei e Swiss Life tale fenomeno? Il settore
previdenziale è fortemente regolamentato in termini politici, sia nel secondo pilastro con il risparmio obbligatorio,
sia nel terzo pilastro con gli incentivi fiscali. L’economia e la
politica non possono fare a meno di confrontarsi in modo
costruttivo per soluzioni durature. Ritengo che rivestiamo
il ruolo degli esperti che informano i decisori e che creano
trasparenza nel mondo complesso della tecnica attuariale. Il
nostro scopo prioritario è l’informazione: comprensibile,
trasparente e attendibile. Dobbiamo essere credibili anche
in rapporto al nostro impegno di garantire un compromesso
equo tra gli interessi degli assicurati e quelli degli azionisti,
obiettivo che non è stato del tutto realizzato.
La credibilità di un’impresa è strettamente connessa alla
credibilità dei propri vertici dirigenziali. Che contributo
apporta in questo senso lei, in veste di presidente del consiglio d’amministrazione? Impegnandomi soprattutto a
tutela di un buon governo dell’impresa. L’efficienza dei processi di direzione e di controllo è decisiva per la credibilità
di un’impresa e, quindi, anche per un successo duraturo.
Oggi ci si chiede se il sistema a tre pilastri sarà utile anche
per il futuro. Da diversi fronti proviene il richiamo a riforme
fondamentali. Cosa ne pensa? Il sistema a tre pilastri verrà
portato avanti. Nel confronto internazionale, la combinazione fra previdenza professionale e privata, risparmio obbligatorio e volontario e sistemi di ripartizione e capitalizzazione, come li conosciamo noi, sono un grande risultato.
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Altri Stati cercano di arrivare al nostro livello. Non
ritengo necessaria una riforma sostanziale. Le
condizioni quadro devono essere strutturate in
modo tale da non suscitare false aspettative e da evitare che
in futuro i giovani debbano pagare i debiti dell’attuale
generazione di pensionati.
Swiss Life sostiene quindi gli interessi dei giovani? No. Tuttavia, prendiamo le parti delle future generazioni perché si
vedono contrapposti a un crescente numero di persone di
età più avanzata. Per questo motivo la distribuzione da giovani ad anziani nell’ambito attuale ha fatto il suo tempo.
Altrimenti compromettiamo il nostro sistema sociale. Ma
ancora più importante è sensibilizzare i giovani al tema della
previdenza. Un esempio: «Ogni volta che ho cambiato lavoro
non mi sono mai preoccupato della mia previdenza professionale». Oggi ciò non vale più. Chi inizia un nuovo lavoro
deve assolutamente informarsi sulla situazione della sua
cassa di previdenza. La responsabilità personale assume una
sempre maggiore importanza, anche nella previdenza privata e libera. Perciò mi appello ai giovani affinché inizino
anzitempo a risparmiare. Chi inizia solo a 45 o 50 anni a
occuparsi della propria previdenza, sarà in ritardo e avrà difficoltà a raggiungere l’obiettivo di risparmio. Nella previdenza il tempo è un fattore decisivo.
Lei ha 60 anni e non dovrebbe più preoccuparsi degli interessi dei giovani. Ma la prego! Opero nel sistema previdenziale. Lo sviluppo demografico è uno delle problematiche
centrali. Se mi interesso all’argomento di un sistema previdenziale duraturo e sano finanziariamente, è anche perché
ho tre figli. Credo che lo seguirò fino all’ultimo giorno della
mia vita.
Un’ultima domanda, signor Gehrig. Swiss Life tra 25 anni
sarà ancora il maggiore assicuratore vita in Svizzera, conservando nel contempo la sua autonomia? Spero che
Swiss Life possa creare un valore aggiunto per i clienti e gli
azionisti, mantenendo la sua autonomia. Ma al riguardo
non bisogna illudersi: niente è sicuro. Il mondo si trasforma
ed evolve, in certi casi, in maniera ancora impensabile per
noi oggi. Lo scopo di Swiss Life comunque è chiaro: proseguire sull’attuale rotta del successo.
Percorsi di vita
Armand Genoud (77 anni), Zinal VS
Una valle. Una vita.
«Sono un alpigiano». Armand Genoud
vive a Zinal, nella Val d’Anniviers. È
cresciuto lontano dalla valle, a Mission.
Nove figli, i genitori contadini di montagna. Una vita dura – «che mi ha insegnato molto però». Anno dopo anno si
trasferivano tra i vigneti a Sierre, su e giù
tra il pascolo di primavera e l’alpe. La
scuola li accompagnava: il maestro e il
parroco seguivano questa «processione».
Dopo la scuola d’obbligo il primogenito
aiutava la famiglia. In seguito Armand
Genoud dovette cercare fortuna dove
c’era lavoro. Si spostò a valle e divenne
poliziotto a Sion, con anima e corpo.
«Ha ampliato il mio orizzonte», afferma
pensando al passato. Ma la valle non
lo lasciava. Con la moglie, anche lei della
Val d’Anniviers, e i cinque figli nel 1966
si trasferì a Zinal, dove partecipò alla
realizzazione della località di sport invernali. Armand Genoud era responsabile
della sicurezza e del servizio valanghe
nonché presidente dell’ufficio turistico.
Parallelamente con la moglie aprì un
negozio di articoli sportivi, gestito ora
dai figli. Inoltre era guida alpina e un
appassionato mezzofondista. «Occorre
essere polivalenti», afferma laconico.
Il fondo, nella sua infanzia un mezzo
di spostamento, lo fece arrivare persino
ai giochi olimpici di Cortina del 1956.
Rammenta che aveva le lacrime agli
occhi all’ingresso degli atleti. Anche se
una lieve influenza impedì un risultato
brillante – Armand Genoud arrivò indebolito al traguardo – rimase comunque
in gara. Oggi pratica sport solo seguendo
il proprio ritmo. L’altra grande passione
sono le mucche della razza Hérens.
Un paio del suo allevamento lo accompagnano sempre nelle passeggiate in
montagna, tra le migliori lottatrici,
le «regine». Armand Genoud lo dice
con orgoglio. Gli si illuminano gli occhi.
«Sì, ho avuto una vita fortunata.»
Armand Genoud è un cliente di Swiss Life.
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Finestre temporali
1857
1867
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1887
1897
1907
1917
1927
1873 –1887
Nasce uno stereotipo svizzero. Nel 1875 nasce
una dolce storia di successo: dopo anni di ricerca Daniel Peter,
genero del pioniere del cioccolato François-Louis Cailler,
riesce a creare un prodotto finale solido mischiando
cacao, zucchero e latte condensato. Nasce la prima tavoletta
di vero cioccolato al latte svizzero. La cioccolata perde
il suo sapore amaro aggiungendo latte e diventa così adatto
al consumo di massa.
PARIGI:
CENTRO DELLA MODA
A Parigi nel 1858 l’inglese Charles Frederick Worth
avvia un’impresa in un’ancora tranquilla Rue de
la Paix, che introduce l’industrializzazione della
haute couture. La consorte di Napoleone III, l’intera corte francese e tutti i nomi che contano sono
clienti di Worth. Worth domina la moda parigina
per quasi 40 anni, all’epoca della crinolina e poi
della piega.
Daniel Peter.
Il più antico best seller svizzero. «Dal ridente villaggio di Mayenfeld si stacca
un sentiero che, serpeggiando attraverso boschi e verdi campagne, conduce
fino ai piedi dei monti, severi e maestosi su quel lato della valle. Dove il sentiero
comincia a salire, il passante viene investito dall’intenso profumo dell’erica, e
l’erba dei prati si fa più bassa e dura; poi il cammino diventa sempre più ripido
e scosceso, per giungere dritto fino ai pascoli dell’Alpe.»
Così inizia la storia di Heidi, l’opera di Johanna Spyri pubblicata per la prima
volta nel 1880. Da allora i bambini di tutto il mondo condividono la vita di
Heidi, temono il nonno e si schierano segretamente con il geloso Peter. Nel 1891,
a 64 anni, Johanna Spyri stipula un’assicurazione con la Rentensanstalt. Dieci
anni dopo muore di morte naturale.
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Il nuovo che avanza.
Il 14 novembre 1881 viene
inaugurata a Zurigo la prima
scuola per la tessitura della
seta. 21 alunni imparano
nell’apposita sala la tessitura
della seta su tre telai meccanici e tredici telai a mano.
Alla fine del XIX secolo la
«Mechanische Seidenweberei»
di Adliswil diventa, con 1 300
telai, il più grande stabilimento tessile della
Svizzera.
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Negli USA Alexander Graham Bell
prova nel 1876 il primo telefono.
Ma passeranno ancora alcuni
anni prima che per il nuovo mezzo
inizi il boom. Le società telefoniche posano le linee dapprima
sopra il suolo in quanto più
veloce ed economico. Nel 1887 il
groviglio di fili quasi impedisce
la vista delle case e delle strade di
New York. Nella Lower Broadway
pendono fino a 150 fili da aste
lunghe 20 metri. New York è tutta
uno squillo.
Percorsi di vita
Alexa Thio (52 anni), Lodano TI
Benvenuti a Ca’ Serafina.
Due gatti, uno bianco e uno nero, scorrazzano sul prato nel giardino curato
di una casa ticinese. Questo idillio, su
un soleggiato pendio della Valle Maggia,
è il regno di Alexa Thio che nel cuore di
questo delizioso villaggio è riuscita a
realizzare il suo sogno. Da sette anni è
gerente di Ca’ Serafina, la «più piccola
pensione a tre stelle della Svizzera.»
L’attraente e vivace signora dall’accento
ticinese impersona la gioia stessa di
vivere: «Lavoro sette giorni la settimana,
ma adoro la mia professione.» Alexa
Thio mette anima e corpo nella gestione
della sua pensione e le sta a cuore che i
suoi ospiti si sentano come a casa loro.
Benedice il giorno in cui questa casa
dell’800 è diventata proprietà della sua
famiglia.
L’armonia è importante per lei. Non
solo nella sua bella casa dalle camere
arredate con gusto squisito. «Sono felice
quando un gruppo di commensali
scopre il piacere di stare insieme e si
crea una bella atmosfera fra gli ospiti,»
afferma Alexa Thio. Cresciuta a
Locarno, figlia di un’olandese e di un
indonesiano, ha girato il mondo e conosce diverse lingue. È una donna d’azione:
dal tiramisù alla contabilità, tutto è
fatto in casa da questa donna che ha
tre figli ormai adulti. Non le capita mai
di arrivare al limite delle proprie forze?
Fra gli ospiti, ce ne sono di difficili?
«Per fortuna finora no,» risponde sorridendo e non lascia trapelare nulla. Le
dediche nel libro degli ospiti a momenti
la commuovono fino alle lacrime.
Recentemente ha acquistato una stalla,
a pochi passi da Ca’ Serafina. Ci sono
già i piani per la ristrutturazione.
È proprio lì che vuole andare a vivere,
se possibile con il gattino bianco che
gioca ancora in giardino.
Alexa Thio è cliente di Swiss Life.
15
Il lavoro
in vecchiaia
può rendere
felici
Sì, esistono: le persone oltre i 65 anni che continuano a
lavorare come se l’età di pensionamento non esistesse. Ad
esempio la scrittrice Marcella Meier (87 anni), il dentista
Charles Eugster (87), l’imprenditore edile Luciano Poncetta (75) e il calzolaio Sigi Steck (67). Il lavoro li mantiene in forma e arzilli. Quattro storie di esperienza. E il
parere dello scienziato François Höpflinger sugli anziani e
sul lavoro in vecchiaia.
Gli esperti dell’Istituto Max Planck stimano che nel 2060
l’aspettativa media di vita sarà di 100 anni. Se questa previsione è giusta e supponendo che l’età di pensionamento
rimanga inalterata, godremo per 35 anni della pensione.
Ma il numero degli anziani sani che a 65 anni desiderano
andare in pensione diminuisce costantemente. L’imprenditore edile ticinese Luciano Poncetta (75 anni) afferma oggi
che l’età pensionabile è troppo bassa: «È meglio lavorare
anche quando si è vecchi. Si rimane attivi e ci si sente utili.»
Marcella Maier (87) di St. Moritz sottolinea la componente
sociale del lavoro. «Per me il contatto con gli altri è importante. Finché si lavora il contatto con gli altri è automatico»,
afferma. E Charles Eugster (87) va oltre: «La cosa peggiore
per me sarebbe godere del ‘meritato riposo’». Il bilancio
provvisorio del calzolaio di Altdorf Sigi Steck (67) è ambivalente: «Ancora oggi sento questa lacerazione interiore. Da
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Charles Eugster (87 anni) ha diretto fino a 75 anni un ambulatorio
dentistico a Zurigo. Inoltre, fino a cinque anni fa pubblicava un
mensile per dentisti in diverse lingue. Oggi studia da autodidatta
per diventare esperto nelle questioni relative alla vecchiaia. Infine,
partecipa a gare di canottaggio e ogni giorno fa body building.
«Nella mia vita il lavoro ha sempre avuto il massimo valore. Se
a un uomo si toglie il diritto al lavoro, gli si toglie la dignità.
Con l’avanzare dell’età il valore del lavoro è per me addirittura
aumentato. Non voglio dipendere dalla mia rendita. Il pensionamento, volontario o involontario, non è altro che disoccupazione volontaria o involontaria. Alcuni studi dimostrano che il
40 % di chi ha oltre 65 anni desidera continuare a lavorare. Ciò
che manca sono le offerte di corsi di perfezionamento e i posti
di lavoro adeguati.
Il momento cruciale arriva tra i 55 e i 65 anni: lì bisogna decidersi se si desidera continuare a lavorare ed eventualmente fare
qualcosa di completamente diverso. La capacità cognitiva diminuisce solo leggermente con l’età, mentre peggiora la manualità. A 75 anni ho deciso che con le mie mani non dovevo più
fare il dentista. Questo, però, non mi ha impedito di continuare
a lavorare con la testa.
In Europa dobbiamo insistere perché le persone, soprattutto le
donne, lavorino più a lungo. Le donne sono la nostra maggiore
speranza. La speranza di vita si è allungata, quindi dovrebbe
essere possibile che una donna prima metta al mondo figli e
poi si dedichi alla propria carriera professionale.
Lavorerò finché potrò. Una volta raggiunto un obiettivo, me ne
pongo subito un altro. La cosa peggiore per me sarebbe godere
del ‘meritato riposo’.»
«La mia motivazione è sempre
stata il piacere del lavoro e della professione.»
Charles Eugster, 87 anni, dentista
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«Mi piace essere in prima linea e tirare il carro.»
Luciano Poncetta, 75 anni, impresario costruttore
18
una parte non devo più lavorare, dall’altra mi dico: non puoi
andare solo a spasso tutti i giorni.»
La situazione di partenza
Quando nel 1948 è stata introdotta l’AVS, la speranza di
vita in Svizzera era notevolmente inferiore. La lunga fase di
vita postprofessionale si è sviluppata solo negli ultimi tre
Luciano Poncetta (75 anni) responsabile dell’impresa generale di
costruzioni a Bignasco in Valle Maggia che ha fondato quasi
50 anni fa.
«Lavoro sette giorni la settimana, ancora adesso. Con la testa
sono comunque sempre al lavoro. Faccio due settimane di
vacanze a gennaio e due ad agosto.
Se fosse dipeso da mio padre, probabilmente sarei diventato
commerciante. Ma già da bambino costruivo muretti. Era la
mia passione. L’impresa, l’ho costruita dal nulla. Dopo la Scuola
tecnica superiore ho lavorato prima in diversi impianti idroelettrici. Nel 1960 mi sono messo in proprio con l’aiuto di mia
moglie. Oggi gestisco 40 impiegati. Sono molto contento della
loro collaborazione. Sono esigente, però per ricevere bisogna
anche dare. Ho sempre formato apprendisti. Oggi sono ancora
impegnato come esperto per gli esami di impresario costruttore. E ciò mi consente un continuo perfezionamento. Inoltre,
per quasi 20 anni sono stato sindaco di Bignasco.
Per me il lavoro, dopo la famiglia, è tutto. È meglio continuare a
lavorare. Così si resta vitali e ci si sente ancora utili. Alcuni dei
miei amici hanno sempre detto che a 65 anni avrebbero smesso,
ma sono ancora lì che lavorano. Anche per motivi finanziari non
ho potuto permettermi di andare in pensione a 65 anni. Ho
investito tutti i miei risparmi nella ditta e nella casa d’abitazione.
Le mie due figlie per il momento non collaborano nell’impresa.
Continuerò a lavorare finché la salute me lo permette. Poi si
vedrà. Ogni giorno visito alcuni cantieri, per vivere ancora
questa realtà. Mi dà un’immensa gioia vedere sorgere nuove
costruzioni.»
decenni. Al contempo, oggi gli anziani approfittano di più
anni senza minorazioni. Ma cosa fare con tutto quel tempo
che da un giorno all’altro è disponibile dopo il pensionamento?
Molti si godono il pensionamento e finalmente si dedicano
a tutte quelle cose che hanno sempre dovuto rimandare. Per
altri, invece, il pensionamento diventa un problema. Le
persone con una retribuzione bassa o con professioni fisicamente faticose rifioriscono una volta raggiunta l’età di
pensionamento. Diversamente, le persone con professioni
intellettuali: spesso dopo i 64 anni entrano in una vera e
propria crisi.
Il numero degli anziani sani è in continuo aumento
Oggi gli anziani sono più attivi e rimangono sani più a
lungo rispetto al passato. Il gerontologo François Höpflinger dell’Università di Zurigo rileva oltre a un invecchiamento
demografico anche un ringiovanimento socioculturale. I
valori e il comportamento delle persone anziane hanno
subito un forte cambiamento. Gli anziani dispongono di
una formazione notevolmente migliore rispetto alle precedenti generazioni di pensionati e anche il loro stile di vita è
cambiato. «I pensionati di oggi praticano sport, si vestono
alla moda, sono più mobili e viaggiano volentieri», sostiene
Höpflinger. Da una parte, questa evoluzione è riconducibile
al maggiore benessere e dall’altra le attuali generazioni di
pensionati hanno conosciuto in gioventù una cultura attiva,
orientata alle prestazioni e al fisico. «Hanno imparato a rimanere relativamente giovani fino in età avanzata», sostiene
Höpflinger.
Un lavoro scelto liberamente è salutare
Il «ringiovanimento» ha effetti anche sul pensionamento.
Oggi molti pensionati desiderano continuare a offrire un
contributo attivo sotto qualsiasi forma alla società. Il
numero di donne e uomini anziani che conservano com-
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petenza e motivazione tecnica e professionale anche in età
avanzata aumenta. Così come aumenta il numero di
anziani che desiderano lavorare almeno part time. E quindi
si potrebbe pensare a un passaggio graduale al pensionamento. La motivazione professionale e sociale è più
importante del guadagno, poiché queste persone piene di
esperienza sanno che il lavoro regala loro anche soddisfazioni e gioia.
In effetti, la soddisfazione e la salute sono strettamente
correlate con il lavoro. Molti studi dimostrano che l’attività fisica e psichica contribuiscono a mantenere l’efficienza fino in età avanzata. L’attività di persone anziane
dipende sostanzialmente dalle precedenti abitudini di vita:
«Le persone attive e impegnate nella vita professionale si
sentono meglio in età avanzata se, dopo il pensionamento,
possono rimanere attive», sostiene Höpflinger. «Le persone
più passive, invece, si sentono meglio se possono godere il
loro pensionamento in modo quieto e senza troppi scossoni.»
Oggi in Svizzera l’11 % circa degli uomini oltre i 65 anni e il
5% circa delle donne continuano a esercitare un’attività
lucrativa. Molti svolgono un lavoro autonomo. Un quadro
diverso risulta se si considera anche il lavoro volontario,
domestico e per la famiglia, poiché questi lavori, soprattutto per le pensionate, occupano una parte grande della
vita quotidiana. Non importa se si assistono i nipoti o si
curano congiunti: anche questi impegni aiutano a mantenere i contatti.
Manca il riconoscimento del lavoro in età avanzata
Tenendo conto degli effetti positivi dell’attività sugli
anziani, molti gerontolgi invocano oggi la flessibilità o
addirittura l’innalzamento dell’età di pensionamento. Non
è un caso che oggi sono soprattutto gli indipendenti a lavorare più a lungo: a molti dipendenti dell’industria privata
e dell’amministrazione pubblica ciò non è concesso. La
maggior parte delle imprese preferisce assumere collaboratori più giovani. Quelli più anziani vengono mandati in
pensionamento anticipato, spesso anche contro la loro
volontà. I pregiudizi contro i lavoratori anziani sono duri a
morire, sebbene gli studi dimostrino che in media offrono
la stessa efficienza dei più giovani. Il potenziale di apprendimento e conoscenza è notevolmente maggiore rispetto a
quanto comunemente si pensi.
20
Marcella Maier (87 anni) vive dalla nascita a St. Moritz. È giornalista e scrittrice. Ha pubblicato il suo ultimo libro due anni fa.
«Quando nel 1979 è morto mio marito dopo una lunga malattia, ero completamente sola. All’epoca avevo 59 anni, avevo
quattro figlie e una casa, il cui tetto necessitava di un urgente
restauro. Lì per lì ho avuto un po’ di timore. Ma poi mi sono
detta: «Adesso basta, devo farcela». Da quel momento ho
lavorato al 50 % come giornalista per un giornale locale e per
«Bündner Zeitung», e il 40 % come segretaria scolastica. Così
sono riuscita a mantenere la casa e a pagare la ristrutturazione
necessaria. Ancora oggi due delle mie quattro figlie abitano
con me. Nel frattempo hanno creato le loro famiglie e oggi ho
cinque nipoti.
Dal 1982 percepisco la mia rendita AVS. Ma il pensionamento
mi ha cambiata poco: lavoro ancora oggi. Senza nulla da fare
mi annoierei. Il mio motto è: «Non mollare». Cos’è cambiato?
Oggi lavoro per divertimento. Sono la presidente della Fondazione Mili Weber. Mili Weber, morta nel 1978, era un’artista
amica. Organizziamo visite guidate e altri eventi. Ovviamente,
non si tratta di un lavoro a tempo pieno, ma mi impegna tutti i
giorni. Mi sono dimessa dal Gran Consiglio del Cantone dei Grigioni per motivi di età. In compenso ora scrivo libri. Nelle librerie
si trova attualmente la terza edizione di «Das grüne Seidentuch»,
pubblicato nel 2005.
All’inizio è passato molto tempo prima di trovare un impiego
fisso: nonostante avessi una buona formazione, ho dovuto
aspettare sette anni dopo la scuola. Durante la guerra ero occupata con lavori saltuari e il Landdienst, ma finalmente nel 1944,
a 24 anni, ho trovato un lavoro: segretaria nel «Kur- und Verkehrsverein» di St. Moritz. Il primo stipendio era di 50 franchi.»
I principali punti forti degli anziani sono, però, l’esperienza,
la conoscenza e la rete di contatti. «I lavoratori più anziani
sono spesso più responsabili e coscienziosi», afferma Höpflinger, «e, ad esempio, sono più in grado di affrontare
situazioni critiche o clienti difficili.» Non ha certo senso
impiegare gli anziani in posizioni dove sono richieste velocità di reazione e forza fisica. Gli imprenditori farebbero
bene a impiegarli come rappresentanti o consulenti. Potrebbero addestrare e assistere in particolare i collaboratori più
giovani che si trovano all’inizio dell’attività lucrativa.
Avvalersi del know how degli anziani
Nelle organizzazioni modello come Adlatus si riuniscono
ex esperti di conduzione. Mettono a disposizione il loro
«Oggi posso rifiutare
senza problemi gli incarichi
che non mi piacciono.
Li lascio volentieri ai giovani.»
Marcella Maier, 87 anni, scrittrice
21
«Ancora oggi sento questa lacerazione interiore.
Da una parte non devo più lavorare,
dall’altra mi dico ‘non puoi andare solo a
spasso tutti i giorni.»
Sigi Steck, 67 anni, calzolaio e ortopedico
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know how e l’esperienza sia a giovani imprese che a ditte
affermate. «Le capacità delle persone più anziane sono,
oltre alla competenza tecnica e all’esperienza nella conduzione, soprattutto l’autovalutazione realistica e l’ascolto»,
sostiene Rolf Schneider. Schneider è il responsabile regionale di Adlatus per la città e l’agglomerato di Zurigo e
conosce le esigenze del lavoro in età avanzata: «Gli anziani
hanno bisogno di osservare l’equilibrio fra lavoro e tempo
libero.» Sono, quindi, particolarmente richiesti lavori part
time e a tempo determinato. I campi d’impiego pù adatti
sono il management a tempo, il project management, il
Siegfried «Sigi» Steck (67 anni) lavora part time come calzolaio e
ortopedico nell’atelier Steck ad Altdorf.
«Il pensionamento è stato una specie di shock. Improvvisamente
si hanno tutte le libertà del mondo senza sapere cosa farsene.
Ancora oggi mi sento inquieto. Oggi lavoro dal mio successore
Armin Gerbing. Lavoro finché godo di buona salute e lui ha
bisogno di me, ma anche per motivi finanziari. Quando c’è
lavoro, io ci sono. Ora, durante la fiera industriale, almeno tre
o quattro giorni la settimana. Ho un lavoro meraviglioso. Come
calzolaio mi sono integrato bene sin dall’inizio, anche questo è
molto importante: il contatto con la gente.
Porto solo scarpe fatte da me. Dopo l’apprendistato a Stoccarda volevo andare dal designer di scarpe Ferragamo a Milano.
Ma la vita serbava altri progetti. Ad Altdorf ho potuto rilevare
un esercizio. Per molti anni ho lavorato in proprio. Nel 2005
sono andato in pensione e ho cercato un successore. Mi sentivo in obbligo nei confronti dei miei clienti. Trovare Armin Gerbing era come festeggiare due volte Natale. Prima era un mio
dipendente, poi ci siamo trasferiti in un nuovo atelier, ora
diretto da lui. Oggi disponiamo anche di tutte le apparecchiature elettroniche con cui non volevo più niente avere a che fare.
Non è facile cedere tutto questo. Ma vedo l’aspetto positivo:
posso aprire qualche porta ad Armin e dimostrargli che lo
sostengo in tutto e per tutto. Sono ancora alla ricerca di una
nuova struttura nella vita. Anche a livello privato ci sono molti
cambiamenti. È un misto tra gioia e preoccupazione. Ma la gioia
prevale.»
coaching e il mentoring. Adlatus ha la soluzione: la conoscenza degli esperti di cui usufruiscono per un tempo determinato soprattutto le imprese giovani e quelle in situazioni
difficili. Secondo Schneider, però, per i pensionati sono
adatti anche il volontariato, l’aiuto tra vicini o l’assistenza
familiare per mantenere i contatti.
Per cambiare mentalità c’è bisogno di tempo e… di idee
È necessario cambiare mentalità per aumentare il
numero di anziani nel mondo del lavoro. È necessaria una
nuova visione globale: «Il classico modello delle tre fasi,
formazione in gioventù, lavoro nella fase adulta e successivo pensionamento, funziona sempre meno. In futuro la
formazione, il lavoro e il riposo coesisteranno durante
tutte le fasi della vita» sostiene il gerontologo François
Höpflinger. Le possibilità di perfezionamento per i cinquantenni e oltre devono diventare un fatto ovvio come
gli anni sabbatici per i quarantenni.
Anche per Rolf Schneider esiste la possibilità di creare posti
di lavoro per persone anziane e motivate: «Si potrebbero
creare più spesso team di progetto con personale interno ed
esterno», afferma. «E le possibilità di sviluppo nelle imprese
dovrebbero essere sia verticali sia orizzontali.
L’economista zurighese Heidi Schelbert va anche un passo
oltre. Schelbert afferma che in luogo di un’età pensionabile standard si potrebbe stabilire una vita lavorativa standard di, ad esempio, 42 anni. Così si terrebbe conto sia delle
esigenze delle persone con professioni faticose, che spesso
iniziano a lavorare a 16 anni, sia quelle delle persone con
formazione universitaria che iniziano la vita professionale
molto tardi. Soprattutto: l’obbligo sociale del pensionamento scomparirebbe non solo nella realtà, ma cosa più
importante, anche nella mentalità delle persone.
Il cambio di mentalità ha bisogno di tempo. Ma anche di
impulsi sia dall’economia sia dalla politica. Gli anziani
sono motivati. Il passo successivo è cogliere la grande possibilità che vi si cela.
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Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1917
1888 –1902
Un grido di avvertimento. Lo svizzero francese Edouard Rod (1857–1910) di
Nyon è uno scrittore di valore. I suoi libri vengono tradotti in Germania, in
Francia si ode la sua voce. E del grande Marcel Proust si sa che apprezza le
descrizioni della natura opera dello svizzero francese. Edouard Rod, come
molti intellettuali, soffre il suo tempo ed è scettico nei confronti del progresso
tecnico. Nel 1900 scrive: «E quando un giorno le ferrovie scorreranno lungo tutti
i torrenti, le stazioni ferroviarie si troveranno su tutte le cime, le fabbriche con il
loro rumore sovrasteranno tutte le cascate, i fili elettrici circonderanno tutte
le foreste e il vapore di carbone, l’odore di petrolio sostituiranno la splendida
aria del ghiacciaio, il profumo del fiore alpino nell’atmosfera, quando il fischio
della locomotiva, il segnale del passaggio a livello, il gemito delle macchine
scacceranno la quiete divina delle valli – buon Dio, cosa ci rimarrà allora delle
nostre montagne?»
ANCORA UNA BIRRA.
Nel 1890 il consumo di birra
pro capite in Svizzera si
attesta su 39,5 litri. Dieci
anni dopo è salito a 67 litri.
La Svizzera, però, è assetata:
trascorsi altri dieci anni il
consumo di birra pro capite
è già a 82 litri. Intorno
al nuovo millenio, tuttavia,
si assiste a un’inversione:
nel 2000 il consumo pro
capite scende a 58,9 litri di
birra e nel 2005 scende addirittura a 54,8 litri.
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1927
Percorsi di vita
Andrea Bischofberger (35 anni), Weissbad AI
Un «biber» al giorno.
La giovane appenzellese ha moltissimo
da fare. Andrea Bischofberger, 35 anni,
è responsabile del marketing della
Bischofberger AG, la prima e unica donna nel cantone a sedere nel consiglio
d’amministrazione della teleferica Hoher
Kasten, membro della Giovane Camera
Economica e madre di Yara (4 anni) e
Tim (2). Quando nel 1999 si è sposata
con Urs Bischofberger, Andrea, di formazione pianificatrice nell’ambito del
marketing e della comunicazione, ha
deciso di collaborare nell’azienda della
famiglia Bischofberger. Volontariamente,
come sottolinea. Ma consapevole del
fatto che un’impresa a conduzione
familiare sopravvive grazie all’impegno,
in egual misura, di uomini e donne.
Nella famiglia Bischofberger sono tre le
generazioni impegnate nella produzione
dei rinomati «Bärli-Biber», tipici dolci
speziati appenzellesi. La generazione più
giovane si dedica soprattutto alla degustazione. Yara e Tim mangiano ogni
giorno almeno un «Bärli-Biber», ma ne
mangerebbero anche di più, se la loro
mamma fosse d’accordo. Per Andrea
Bischofberger è molto importante poter
trascorrere del tempo assieme ai suoi
bambini anche al di fuori dell’impresa di
famiglia. Essendo cresciuta in una trattoria, Andrea ha potuto stare assieme
ai suoi genitori quasi solo all’interno
della locanda. Con i propri figli desidera
però comportarsi diversamente. E
quando i due bambini saranno indipendenti, vuole avere di nuovo più tempo
per sé stessa, ad esempio per fare un
viaggio in Mongolia. I progetti e le idee
non mancano certo a questa donna
piena di energia.
Sebbene avesse deciso fin da bambina
che non avrebbe seguito le orme paterne,
ora progetta di costruire un ristorante
girevole sul Hoher Kasten. E possiamo
star certi che i «Bärli-Biber» non mancheranno neanche lassù!
La Bischofberger AG e le famiglie Bischofberger
sono clienti di Swiss Life.
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Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1888 –1902
1917
1927
Un logo aziendale
storico.
Il logo aziendale della
Rentenanstalt si è sviluppato
nel corso dei 150 anni di
esistenza dell’assicurazione,
adeguandosi di volta
in volta ai tempi. Dal 2004
viene utilizzato per tutto
il gruppo il nuovo logo di
Swiss Life.
1857
1903
LO SPORT
CAMBIA
LA
MODA.
«Quando ti sposi»?
è il titolo di questo
quadro di Paul
Gauguin, dipinto
nel 1892 a Tahiti,
dove trascorse molti
anni della sua vita.
Le corse di ciclismo godono
di sempre maggior favore
presso il pubblico dopo la
prima gara svoltasi a Parigi
nel 1839. I creatori di moda
di allora lanciano una novità
sensazionale: i calzoni alla
zuava per le donne. Come
molte creazioni, si diffonde
presto oltre il territorio
francese, anche in Svizzera.
1907
1917
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1957
1978
1992
La lunga giornata di un fornaio di Basilea.
Nel 1901 gli apprendisti fornai della panetteria più innovativa di Basilea
lavorano 60 ore settimanali. Se l’apprendista è assunto presso l’impresa meno
innovativa le ore di lavoro sono quasi il doppio: 114 ore settimanali.
2004
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1997
2007
Salari di ferrovieri.
Nel 1898 le FFS pagano i seguenti salari annui:
macchinista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 290 franchi
fuochista. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 603 franchi
deviatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 536 franchi
controllore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 454 franchi
operaio di officina. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 375 franchi
Preciso e multiuso. Karl Elsener apre alla fine del XIX secolo la propria azienda
di coltelleria, la futura Victorinox, e rifornisce l’esercito svizzero
di coltelli da soldato. Su richiesta dell’esercito, Elsener crea un coltello
utile sia per trattare gli alimenti sia per la manutenzione dei fucili.
T
’
.
_ _ _ UTELA DALL INVALIDITÀ PROFESSIONALE La Rentenanstalt è
uno dei primi assicuratori che in Germania nel 1894 offre un’assicurazione di invalidità professionale.
L’offerta risponde a un’esigenza vera e, dopo 100 anni, viene ancora venduta.
Prima gara automobilistica internazionale, Schindellegi 1902.
27
Swiss Life in Europa
Leader in Svizzera,
Negli ultimi anni il
mercato della previdenza è molto cambiato,
così come gli offerenti.
Swiss Life è riuscita
ad accrescere la sua
tradizionale posizione
di forza. Una panoramica sulle attività della
più antica società di
assicurazione sulla vita
svizzera in Europa.
«Chi compra il superfluo, venderà il
necessario», molti pensionati di oggi sono
cresciuti, hanno lavorato e sono diventati
anziani all’insegna di questo proverbio.
Quando si parla del loro potere d’acquisto non li si definisce più anziani o addirittura vecchi, bensì «Generazione Gold»
«Best Ager» e «Master Consumer». Grazie a loro il tanto esorcizzato peso della
vecchiaia è quasi inesistente, almeno nelle
città. Buona parte degli ultra 65enni pos-
28
siedono patrimoni considerevoli e percepiscono una rendita rispettabile, per cui
a Basilea Città, ad esempio, pagano più
imposte pro capite rispetto ai concittadini della fascia d’età fra i 20 e i 65 anni.
I tempi sono cambiati e con loro l’atteggiamento: la tendenza al consumo
quasi non conosce limiti, la filosofia dello
status symbol nutre intere industrie e il
risparmio è ai massimi livelli di impopolarità. Finora questo atteggiamento ha la
f
,
forte in Europa
meglio anche sulle statistiche, secondo
cui le persone tra i 25 e i 30 anni devono
iniziare a risparmiare in maniera autonoma
e volontaria se non vogliono rinunciare al
loro elevato standard di vita. Ovvero: se
oggi 3,3 occupati finanziano un pensionato, tra 25 anni saranno solo 2,5.
Tra i motivi di questo sviluppo vi sono
la diminuzione delle nascite, la crescente
speranza di vita e l’ingresso ritardato nel
mondo lavorativo a causa di tempi sempre più lunghi per la formazione. Questi
fattori che agiscono a lungo termine
influenzano il finanziamento dei sistemi
previdenziali.
In base alla Costituzione federale il
primo e il secondo pilastro dovrebbero
coprire insieme il 60 % dell’ultimo salario
e, quindi, garantire il tenore di vita oltre
l’attività professionale. Solo che con l’aumento del benessere sono cresciute anche
le aspettative. Oggi per molti assicurati in
pensione il benessere si identifica con un
reddito invariato, per cui il 60 % non è più
sufficiente, bastando nella maggior parte
dei casi a coprire solo le spese fisse.
Questa aspettativa contrasta con i dati
di fatto economici, i quali esercitano sui
sistemi previdenziali un’enorme pressione
di adeguamento. Il primo e il secondo pilastro non ne sono esclusi. Nella previdenza
professionale sono toccati i diritti dei futuri
beneficiari: da una parte viene abbassata
l’aliquota di conversione e, dall’altra, negli
ultimi anni è stato necessario abbassare
dal 4 al 2,5 % la remunerazione minima
del capitale risparmiato, affinché si potessero compensare meglio le future oscillazioni sul mercato dei capitali.
È necessaria una maggiore
responsabilità propria.
In breve, le istituzioni di previdenza
statali e professionali non garantiscono
completamente la sicurezza finanziaria in
vecchiaia, ma solo in (notevole) parte. La
previdenza obbligatoria garantisce il fabbisogno di base, ma non il tenore di vita
abituale. Chi desidera godersi un giorno
il pensionamento, deve occuparsi per
tempo della previdenza per la vecchiaia.
I fatti sono schiaccianti, il dibattito è
avviato e i titoli dei giornali in materia
contribuiscono a diffondere anche tra i
giovani concetti quali invecchiamento
eccessivo, rendite incerte e terzo pilastro.
Per imprese quali Swiss Life si aprono
promettenti prospettive di crescita in virtù
della presa di coscienza. Benché gli osservatori prevedano che in Europa il patrimonio di previdenza raddoppierà entro il
2015, fino ad allora ci sarà ancora molto
lavoro di persuasione da fare.
Come rendere allettante il tema della
previdenza per i giovani di 25 anni? E per
una giovane famiglia? «Tutti pensano di
avere ancora molto tempo», sostiene
Paul Müller, CEO Svizzera di Swiss Life,
«e molti sono spaventati dalla prospet-
tiva di bloccare i capitali per decenni.»
Inoltre, a fine mese, ai giovani difficilmente rimane qualcosa del proprio salario. Questo dato di fatto vale sia per redditi di 60 000 franchi sia per redditi di
120 000 franchi. Come è noto, infatti, le
esigenze sono proporzionali al livello
salariale. Swiss Life richiama con un effetto
sorpresa l’attenzione di potenziali nuovi
clienti sul tema della previdenza. La
pubblicità chiarisce il concetto: «Pronti
per il futuro.» è scritto sotto il logo di
Swiss Life. Il futuro non è prevedibile, né
valutabile. Essere pronti ad affrontarlo è
la filosofia della previdenza. Previdenza,
infatti, non significa altro che essere pronti
per tutto ciò che potrà avvenire. Anche
in vecchiaia si deve avere l’opportunità di
realizzare i propri progetti.
In Svizzera Swiss Life è leader del
mercato della previdenza. Sono già oltre
un milione le persone assicurate con
Swiss Life tramite la loro previdenza privata o professionale. In Europa Swiss Life
è tra i primi dieci fornitori di soluzioni
previdenziali. I sei mercati esteri di
Swiss Life, Francia, Germania, Olanda,
Belgio, Lussemburgo e Liechtenstein,
contribuiscono, e la tendenza è in crescita, per oltre la metà al volume dei
premi dell’impresa. Swiss Life, incentrata
sui settori assicurazione sulla vita e previdenza, entro il 2008 intende generare sui
mercati internazionali oltre il 60 % del
volume dei premi.
29
Francia:
mercato della previdenza
in crescita
Germania:
puntare su gruppi target definiti
Paesi Bassi:
in vantaggio grazie alle
innovazioni
Anche al di fuori della Svizzera continua
ad aumentare il divario tra desiderio e
realtà in materia di previdenza statale per
la vecchiaia. È vero che l’ufficio di statistica Insee pronostica in Francia una crescita della popolazione: entro il 2050 gli
abitanti saranno 64 milioni, 5 milioni in
più rispetto al 2000. Tuttavia, nello stesso
periodo il rapporto pensionati ogni 1 000
occupati sarà raddoppiato e il numero
degli ultra 75enni sarà addirittura triplicato. Le tendenze inizieranno a manifestarsi già nel 2011. Secondo la statistica
a quel punto il numero delle persone esercitanti un’attività lucrativa tra i 20 e i 65
anni sarà notevolmente diminuito. Temi
quali età di pensionamento, importo di
rendita e contributi per la vecchiaia sono
tra i più discussi nella «Grande Nation».
In Francia Swiss Life è presente da oltre
100 anni. Nel 1898 fu avviata a Parigi una
succursale per assicurazioni sulla vita e
oggi oltre un milione di francesi sono assicurati con Swiss Life privatamente o tramite il datore di lavoro. La succursale
francese occupa una posizione di vertice
nella previdenza e nell’assicurazione malattie. Le opportunità di crescita si ravvisano
soprattutto nei segmenti per gli indipendenti con redditi sopra la media e le PMI.
In Francia le assicurazioni sulla vita sono
l’investimento preferito. Grazie all’ottimo
andamento delle borse, le assicurazioni
legate ai fondi d’investimento godono di
una crescente popolarità. Nel 2005 questi
prodotti sono cresciuti del 45 % e le assicurazioni sulla vita tradizionali dell’8 %.
Anche i tedeschi sanno che in materia di
previdenza per la vecchiaia non possono
contare ancora per molto sullo Stato e
che devono prendere in mano la situazione. Prima che l’industrializzazione cambiasse radicalmente il modo di vivere e la
società, la previdenza per la vecchiaia era
una questione privata. La grande famiglia
era lo stile di vita naturale e avere molti
figli era il requisito ideale per una vecchiaia serena, almeno a livello materiale.
In Germania la famiglia, rete di sicurezza
sociale, subì le prime crepe già verso la fine
del XIX secolo. Come manovra di contrasto, nell’ambito della legislazione sociale
bismarckiana, fu introdotta una rendita
di vecchiaia obbligatoria, che veniva investita come rendita con copertura finanziaria. Nel XX secolo, due guerre mondiali,
l’inflazione e la crisi economica hanno consumato il fondo capitale costruito, tanto
che negli anni 50 si è dovuto convertire la
rendita di vecchiaia obbligatoria in sistema
di ripartizione con cui la popolazione attiva
finanzia i pensionati. L’insieme è noto
come contratto generazionale e minaccia
di schiacciare la generazione dei giovani
se non verranno apportate correzioni al
sistema. Il primo passo è aumentare l’età
di pensionamento a 67 anni.
Swiss Life ha l’opportunità di migliorare ulteriormente il profilo in quanto
specialista in materia di previdenza. La
strategia è una maggiore focalizzazione
sui gruppi target. Swiss Life sviluppa per
la generazione over 50, ad esempio,
modelli e soluzioni su misura per colmare
la crescente lacuna previdenziale. Per gli
indipendenti Swiss Life introduce prodotti
che offrono vantaggi fiscali (prodotti di
previdenza Rürup). I prodotti vengono
venduti tramite broker e agenti. La strategia prevede, però, anche l’ampliamento
del proprio fornitore di servizi finanziari
Swiss Life Partner AG.
Quando la competizione si inasprisce, le
offerte diventano più vantaggiose per i
clienti. Nuovi slogan quali vicinanza al
cliente e assistenza conferiscono all’attività nuovi contenuti e forme. Zwitserleven,
così è denominata Swiss Life nei Paesi
Bassi, per decenni nella distribuzione ha
lavorato esclusivamente mediante broker.
Dal 2005 questa esclusività appartiene al
passato: nei Paesi Bassi è possibile acquistare prodotti Swiss Life semplici tramite
Internet. Internet come canale di distribuzione è stata una logica conseguenza
del fatto che i consumatori sono sempre
più abituati a raffrontare e comprare prodotti nel World Wide Web. Inoltre, Zwitserleven ha aperto recentemente due
agenzie in franchising. Entrambe le innovazioni colgono l’essenza del mercato: chi
risparmia capitali per costruirsi una sicurezza finanziaria per la vecchiaia, vuole
sapere chi li gestisce e desidera il contatto
diretto e personale.
L’obiettivo nei Paesi Bassi per Zwitserleven è diventare l’offerente per antonomasia di soluzioni previdenziali. Si
sono creati tre team per la clientela: per i
privati, per le PMI e per le grandi imprese.
Sempre più casse pensioni aziendali intendono sciogliersi o aggregarsi a un’assicurazione per via di maggiori regolamentazioni e costi. Zwitserleven, comunque,
intravede un elevato potenziale di crescita
anche nel settore della previdenza individuale per la vecchiaia. Anche nei Paesi
Bassi l’invecchiamento eccessivo della
società spinge lo Stato ai limiti e lascia
l’individuo a se stesso.
30
Belgio:
a stretto contatto con la
popolazione
Lussemburgo:
crocevia dell’attività in Europa
Liechtenstein:
l’ultima nata
Swiss Life voleva sapere come avrebbero
risposto i singoli in Belgio alla parola
chiave previdenza: nel febbraio 2005 tutti
i quotidiani belgi hanno pubblicato un
questionario. Lo hanno compilato oltre
25 000 lettrici e lettori. I risultati: in materia di previdenza, i belgi accettano che in
futuro devono assumersi maggiore responsabilità. Ciò non toglie che sostanzialmente restino ottimisti quando pensano
al dopo pensionamento. La maggioranza,
pur non ritenendo questa fase della vita
come inizio della fine, bensì come l’inizio
di una vita senza stress e autodeterminata,
non ha però ben chiaro ancora come finanziare questo bel periodo. Per Swiss Life
c’è ancora molto da fare in Belgio.
In Belgio l’acquisizione della clientela
avviene fino ad ora soprattutto tramite
gli agenti. Ma la ricerca di nuovi canali di
distribuzione e partner è avviata. Le parole
chiavi sono bancassicurazione e, sempre
più di frequente, IT. Dalla piattaforma
«My Workplace» i clienti aziendali possono accedere on line in ogni momento
ai loro dati e consulenti. L’opinione pubblica in Belgio è interessata anche ad altre
attività di Swiss Life. Come ad esempio la
«Giornata della previdenza». Per merito
di questa iniziativa di successo Swiss Life
appare ogni anno come offerente affermata nei media belgi.
Il Lussemburgo è certo un Paese piccolo
con un mercato limitato, ma resta un
punto di partenza eccezionale per attività
assicurative internazionali. A prescindere
che si tratti dell’assicurazione privata o
di quella collettiva, la controllata
Swiss Life in Lussemburgo lavora su due
prospettive: una nazionale e l’altra internazionale. Le stipulazioni di contratti dall’estero sono preponderanti.
Nel settore dell’assicurazione privata
Swiss Life in Lussemburgo si è specializzata su clienti privati affluenti (i cosiddetti
High Net Worth Individuals) e sui mercati
Belgio, Francia, Italia, Germania, Gran
Bretagna e Spagna, dove vengono venduti
prodotti standard e soluzioni personalizzate tramite banche private, family office,
gestori di fondi, broker e consulenti patrimoniali.
Lo sviluppo di mercati di nicchia con
grande potenziale è una delle chiavi nel
modello aziendale lussemburghese. Così,
ad esempio, i proprietari stranieri di immobili in Spagna possono inserire il loro credito immobiliare in un contratto di assicurazione sulla vita in Lussemburgo,
ottenendone vantaggi fiscali. O società
non quotate sono inserite in un contratto
di assicurazione sulla vita che consentirà
una dettagliata programmazione successoria. In Lussemburgo gli obiettivi di
Swiss Life sono molto ambiziosi: riuscire
entro il 2010 a entrare tra i top five delle
società di assicurazione sulla vita lussemburghesi.
Liechtenstein è il mercato più giovane di
Swiss Life, con un enorme potenziale di
crescita. Il gruppo Swiss Life si è affermato
con la controllata (fondata nel 2004) sul
mercato dei prodotti di assicurazione sulla
vita strutturati per clienti privati affluenti.
A seguito del rilevamento, annunciato nel
dicembre 2006, di CapitalLeben, Swiss Life
deventa un’offerente leader nell’ambito
della pianificazione delle previdenza per
questo segmento di clientela. Le polizze
del Principato, i Life Asset Portfolio, consentono a clienti facoltosi di integrare i
loro attivi esistenti in un’assicurazione
sulla vita e, così, di trarre vantaggio dalla
piazza Liechtenstein. Per la distribuzione
di questi prodotti Swiss Life collabora con
successo con Banca del Gottardo e altre
banche e broker specializzati in questo esigente segmento di clientela. Gli attivi
custoditi presso una banca possono
essere inseriti come conferimento in
natura nell’assicurazione.
Finora l’impresa contava in prevalenza
clienti privati provenienti dalla Germania,
dall’Italia e dalla Scandinavia. Per stare al
passo con la domanda in continua crescita dei clienti privati affluenti, viene
costantemente monitorato lo sviluppo di
prodotti in altri Paesi.
31
Finestre temporali
1907
1917
1927
1916
Con ottimismo verso il futuro
Il mercato previdenziale europeo è un mercato con
prospettive molto promettenti per il futuro. Per questo motivo è un obiettivo primario e molto conteso.
Swiss Life si è prefissa mete molto ambiziose: entro il
2008 intende conseguire un utile netto di un miliardo
di franchi. «Rimanere i migliori in Svizzera, diventare
i migliori in Europa», obiettivi precisati da Paul Müller. Migliorarsi continuamente è un principio inderogabile dei leader del mercato. E per il Mercato Svizzera l’obiettivo aziendale massimo significa «incremento della profittabilità». In Belgio, Germania,
Francia, Liechtenstein, Lussemburgo e Olanda l’attuale posizione di mercato deve essere continuamente migliorata mediante una crescita redditizia.
L’obiettivo? Ogni anno crescere di un punto percentuale in più rispetto alla concorrenza. Inoltre, la vendita nei singoli mercati viene ulteriormente diversificata. In questo modo i prodotti Swiss Life diventeranno sempre più accessibili.
Swiss Life ha una grande opportunità di affermarsi in maniera duratura in Svizzera e all’estero
come leader del mercato previdenziale. Altrettanto
grandi, però, sono le sfide: i bisogni della clientela
sono sempre più differenziati, i prodotti previdenziali
più raffinati e la consulenza alle prese con clienti più
esigenti.
Anche se il mondo della previdenza ha dimensioni
sempre più complesse e internazionali, la motivazione delle collaboratrici e dei collaboratori di
Swiss Life rimane immutata: ai clienti desideriamo
fornire prestazioni ottimali in quanto a prodotti, servizi e assistenza.
Leader nella previdenza. Per questo ci impegnamo.
Dal 1875 – anche in futuro.
Hans Arp (1886 –1966)
Dadaismo. Nel 1916 una cerchia di giovani
emigranti fonda, presso il «locale degli artisti Voltaire»
in uno dei «vicoli più tetri» di Zurigo, il cabaret. È benvenuto ogni contributo a prescindere dall’orientamento artistico o letterario che lo anima. Ciò che inizia
come protesta contro la Prima Guerra Mondiale si trasforma in manifestazione culturale per antonomasia.
La rivolta contro tutti i concetti vigenti nell’arte e nella
letteratura si estende presto da Zurigo a New York,
Berlino e Parigi. I dadaisti affrontano la guerra e il
mondo borghese con illogicità mirata, banalità e provocazione giocosa.
Manifesto «Piccola
serata Dada» del 1922.
Scultura dall’esposizione «Hans Arp – Metamorfosi
1915 – 1965» in cui vengono presentate 100 opere
dall’attività cinquantenaria dell’artista svizzero Hans Arp.
32
Percorsi di vita
Le migliori salsicce del mondo.
Walter Kast prepara le migliori salsicce
della Svizzera, forse del mondo. A
Berneck, un comune della valle del Reno
situato ai piedi delle vigne, il maestro
macellaio-salumiere è proprietario della
macelleria fondata dai suoi genitori che
offre diverse specialità gastronomiche.
Una vera e propria azienda familiare –
ancora oggi. Sulle pareti di piastrelle
bianche del locale di vendita sono appesi
numerosi riconoscimenti. Lo scorso
anno Walter Kast ha partecipato al controllo della qualità dei maestri macellaisalumieri svizzeri con otto delle sue specialità. E tutte e otto si sono aggiudicate
la medaglia d’oro. Come è possibile?
Metterci il cuore è essenziale e anche la
precisione, come ribadisce più volte
Kast.Walter Kast deve affidarsi alla sua
precisione anche quale tiratore sportivo.
Alla gara di tiro dello scorso anno ha
vinto su una distanza di 300 metri. Il tiro
presuppone grande concentrazione. In
questo caso un duro giorno di lavoro è
presto dimenticato e ci si sbarazza rapidamente dei fastidi, afferma Kast. Walter
Kast esercita la sua professione con
passione e convinzione. Già da bambino
impacchettava salsicce. Oggi alle cinque
del mattino è sempre al lavoro. Per
colazione si prepara un bratwurst fresco
cotto in padella. Produce numerose delle
sue specialità in base a ricette tradizionali e tutte con la carne delle aziende
Walter Kast (45 anni), Berneck SG
regionali. A Walter Kast piace soprattutto occuparsi delle grigliate. Con suo
fratello Peter, gerente del ristorante
Ochsen, offre un party service. Walter
Kast esaudisce sempre i suoi desideri.
Presto si recherà con la sua famiglia in
Scandinavia. Durante i suoi viaggi visita
quasi ogni macelleria e assaggia quasi
tutte le salsicce. Archivia accuratamente
le idee in un classificatore. Talvolta
aggiunge una nuova specialità al suo
assortimento, come il «Nürnbergerli».
La sua salsiccia preferita rimane quella
della valle del Reno denominata «Wy
Buure Pantli». Una delle migliori salsicce
al mondo.
Walter Kast è cliente di Swiss Life.
33
Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1917
1903–1917
Telefono costoso.
Nel 1909 in molti villagg
i della Svizzera sono anc
ora pochi i telefoni
disponibili. Una conver
sazione di tre minuti è
cara. A seconda della dis
tra gli interlocutori, il
tanza
costo è di: 30 centesimi
fino a 50 km, 50 centes
fino a 100 km e 75 cen
imi
tesimi per le distanze sup
eriori. Un lavoratore del
Ferrovia Retica a Thusi
la
s deve lavorare due ore
per una telefonata di cin
minuti a Zurigo.
que
Previdenza nel mondo animale Non solo gli uomini si proteggono
contro i rischi, ma anche gli animali. Senza polizze, bensì con metodi di
prevenzione consoni alla specie. Prendiamo la gazza. Questo uccello
bianco e nero ha la fama di avventarsi su qualsiasi oggetto luccicante. Le
ricerche più recenti dimostrano che la storia della «gazza ladra» è un’invenzione.
La prevenzione delle gazze funziona in modo diverso. Con il matrimonio.
Appena gli uccelli hanno raggiunto l’anno di età, si uniscono in coppie
per il resto della loro vita. La coppia si cerca un territorio da quattro a sei
ettari, ogni primavera costruisce nidi nuovi e sicuri sulla sommità degli
alberi più alti. Le gazze restano fedeli per anni sia al partner sia al territorio. Hanno anche resistito tenacemente alla secolare persecuzione da
parte dell’uomo. Quando una gazza viene abbattuta, spesso l’uccello
«vedovo» trova un nuovo partner entro poche ore e cova nuovi discendenti nel territorio abituale.
EMIGRAZIONE.
L’8 aprile 1910 il quotidiano «Le Pays» riporta
la notizia di un esodo
continuo da Cornol.
Il giorno precedente,
il villaggio sulla cima
del Porrentruy aveva
perso un’altra dozzina
di persone emigrate in
America. Già la settimana precedente 18
persone erano emigrate
da Cornol. In breve
tempo il paese nell’Ajoie
perde oltre 100 abitanti.
Sono soprattutto i
giovani ad andarsene,
nella speranza di trovare
una vita migliore sull’altra sponda dell’Atlantico.
Nel 1915 il Canton Ticino riesce a estinguere le gazze. Ma la vittoria ha
breve durata. La gazza riconquista il territorio zolla per zolla, nei Cantoni
Uri, Vallese e Grigioni. E da poco la gazza è tornata anche nel Canton
Ticino. Una solida previdenza dà sempre i suoi frutti.
Emigrazione. Gli abitanti di Cornol partono per l’America svuotando il villaggio.
_ _ _ _ _ Previdenza aziendale. Nel 1913, delle 107 aziende del settore dei
macchinari, 14 dispongono di una cassa di previdenza per la vecchiaia.
Tra i precursori della previdenza aziendale sono annoverati Sulzer (dal 1871),
SIG (1873), von Roll (1893) e Georg Fischer (1900).
34
1927
Percorsi di vita
Mike Wipf (40 anni), a suo agio in tutta la Svizzera
Il circo nel sangue.
La sognava fin da bambino. Andava
ancora a scuola quando suo padre
acquistò la prima. La fece importare
dagli Stati Uniti, dove era emigrata la
zia. Da allora Mike Wipf ha percorso
assieme a suo padre tutti i passi in
Svizzera e molti passi all’estero. All’inizio
solo come passeggero sul sellino posteriore, in seguito alla guida della sua
moto – una Harley Davidson. Mike Wipf
trascorre i suoi pomeriggi sui passi. Alla
sera serve salsicce, popcorn, patatine
fritte, birra e vino al pubblico del Circo
Knie. Dopo la rappresentazione, anche
i lanciatori di coltelli, gli acrobati e i
membri della famiglia Knie siedono al
suo buffet per bere qualcosa tutti assieme.
Spesso fino a notte fonda. Perché la
gente ama la compagnia di questo uomo
allegro e loquace. Mike Wipf ha il circo
nel sangue. Aveva solo tre anni quando
suo padre rilevò il buffet Knie. Quando
era un bambino, con sua sorella presentava gli elefanti nel circo dei bambini
e faceva il pagliaccio. Andava a scuola
a Wetzikon, quindi poteva vedere i
genitori solo durante i fine settimana.
Un periodo difficile. Dopo la scuola di
commercio e dopo aver lavorato qualche
anno nel ramo della ristorazione è
tornato al Circo Knie, perché aveva molta
nostalgia della famiglia internazionale
del circo, del girovagare da una città
all’altra e della magia del maneggio.
Oggi dirige 22 impiegati. Gli è sempre
piaciuto accontentare e intrattenere la
gente. Al circo ha trovato anche l’amore.
E da tre anni e mezzo, in famiglia c’è
qualcun altro con il circo nel sangue: sua
figlia Leila. «Adoro viaggiare», dichiara,
«durante i mesi invernali divento nervoso». Riesce a pensare a una vita al di
fuori del circo? Mike Wipf scuote con
decisione la testa. «Non riesco a immaginarmi niente altro.»
Swiss Life è partner del Circo Knie.
35
Storie
d’archivio
Per coprire la distanza che occupano gli atti nell’archivio centrale di Swiss Life bisognerebbe
camminare oltre 9 chilometri. Cosa si nasconde
negli oltre 800 000 dossier? Non solo numeri,
ma interessanti storie di vita di clienti. Un’assicurazione sulla vita assicura la vita, che però non
sempre rispetta le clausole stipulate nel contratto.
1867. La rendita più duratura Nel 1867 i genitori di Ernst Hopfer* stipulano una
rendita vitalizia di 140 franchi per il figlio. Da parte sua la Rentenanstalt s’impegna
a corrispondere al bambino di sei mesi una rendita vitalizia annuale di 10 franchi.
Per la Rentenanstalt non sarebbe stato un buon affare: raggiunge ragguardevoli
85 anni e muore nel 1951. Alla moglie viene corrisposta, per l’anno in corso, la rendita di liquidazione di 65 centesimi sotto forma di francobolli.
1904. Quanti anni ha la signora? La Rentenanstalt ha avuto per un periodo anche
una rappresentanza a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, dove nel 1904 Elisa Savafian versa circa 12 000 franchi per i quali deve ricevere una rendita vitalizia trimestrale di 300 franchi. Uno dei criteri più importanti per la stipulazione di un’assicurazione sulla vita è ancora oggi l’età della persona assicurata. Per mancanza di
documenti si stima che Elisa Savafian abbia almeno 64 anni. Dopo la stipulazione
del contratto la Rentenanstalt richiede, tuttavia, documenti più precisi sull’età.
Elisa Savafian presenta al rappresentante a Costantinopoli un certificato della
chiesa, dal quale risulta essere nata nel 1832, quindi al momento della stipulazione
dell’assicurazione ha 73 anni. Il rappresentante non crede al certificato ed esegue
ricerche per proprio conto. Accerta contraddizioni e calcola l’età della Savafian in
base al figlio deceduto. Anche così arriva a 64 anni. Seguono lunghe corrispondenze
con speculazioni e indagini intense. Fino ad oggi è impossibile dedurre l’età di Elisa
Savafian dalla corrispondenza.
* indicazione con asterisco: i nomi sono stati modificati.
36
Lettera alla Rentenanstalt del 1924. La calligrafia corrisponde al cosiddetto corsivo in uso intorno al 1900.
Per scrivere si utilizzava spesso un pennino.
37
1922. La citazione dalla Bibbia Nel 1922 Alfred Ackermann (24) stipula un’assicura-
zione di 30 anni. Quattro anni dopo, però, il tecnico scrive di voler disdire la sua
assicurazione sulla vita, poiché la sua conversione al «Dio vivente» l’ha resa inutile.
Per la disdetta cita dalla Bibbia: «Se tu ritorni a me, io ti ristabilirò.» La Rentenanstalt non accetta senza reagire e incarica l’ispettore Hubacher di fare cambiare idea
al signor Ackermann. Hubacher gli scrive una lettera con citazioni dalla Bibbia:
«L’apostolo Paolo ha scritto […]: Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari,
soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di
un infedele.» Ma ogni sforzo è vano. Ackermann insiste sulla disdetta e affida la sua
vita «nelle mani del Signore». Gli viene pagato l’importo di 1 073,75 franchi.
1952. Scomparso all’estero – il caso Zittger «Tra un paio di settimane emigrerò in
Australia e desidero sapere […], se ciò influirà sulla mia assicurazione sulla vita»,
chiede André Zittger di Sciaffusa in una lettera del 1952. Tre anni prima aveva stipulato un’assicurazione sulla vita. La Rentenanstalt comunica all’uomo di 29 anni
che non vi saranno cambiamenti e gli fa i migliori auguri per il suo soggiorno
all’estero. Nel 1953 Zittger si trasferisce a Sydney, dove in seguito lo raggiunge sua
moglie. E qui iniziano le grane. Prima sorgono problemi per il pagamento dei premi.
Nel maggio 1956 la famiglia si trasferisce in Olanda per motivi sconosciuti. Dal
1961 i premi non vengono neanche più pagati. Zittger è irreperibile per la Rentenanstalt. Solo dopo alcune indagini presso l’amministrazione cittadina di Amsterdam si viene a sapere che è divorziato e che vive in una casa di cura dove è in trattamento psichiatrico. Il suo incaricato, tuttavia, non risponde alle lettere della
Rentenanstalt. La pratica viene chiusa nel 1979.
38
Percorsi di vita
Claudia Grassi (42 anni), Begnins VD
A servizio dell’uomo.
«Il mio lavoro deve avere una sua utilità».
Claudia Grassi, ticinese, è arrivata a
Berna quando aveva 19 anni per studiare
economia. Il suo obiettivo: lavorare nel
settore umanitario. Suo padre, tra le
altre cose, aveva creato una fondazione
per l’aiuto ai paesi in via di sviluppo.
«La fondazione ha svegliato in me il
desiderio di scoprire il mondo», racconta.
Il Comitato internazionale della Croce
Rossa (CICR) era convinto della sua
motivazione. Così nel 1990 si è ritrovata
a Gerusalemme, in piena crisi del Golfo,
poi sfociata nella guerra del Golfo.
Il suono delle sirene, le visite dei prigio-
nieri palestinesi e le trattative con le
autorità israeliane erano il suo pane
quotidiano. Claudia Grassi è stata una
delle prime delegate del CICR ad essere
inviata nella ex Jugoslavia per aiutare le
vittime del conflitto che vi imperversava.
Un lavoro difficile. «È doloroso guardare
come i vicini si fanno la guerra. Inoltre,
questo conflitto ci ha riportati ai giorni
bui della storia europea». Dopo un
ulteriore impegno umanitario in Liberia
Claudia Grassi è tornata in Svizzera.
Prima ha lavorato nella sede centrale
del CICR, poi per la divisione psichiatria
del Canton Vaud. Infine è giunta al dipar-
timento dell’istruzione pubblica di Ginevra, dove ha ricoperto incarichi quali
responsabile del personale e quindi
direttore generale. Dal 2006 dirige la
Fondazione Foyer Handicap, che si impegna affinché i disabili possano avere una
qualità di vita migliore, offrendo loro
un’abitazione e un lavoro. «Sono felice di
poter mettere a servizio di un’istituzione
sociale le mie capacità gestionali». Dopo
le esperienze all’estero, Claudia Grassi
ha trovato a Ginevra un luogo dove potersi
impegnare per le persone svantaggiate.
Claudia Grassi è cliente di Swiss Life.
39
Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1917
1927
1918 –1932
SVIZZERA
SUPERPOTENZA
DEL CALCIO
Nelle Olimpiadi estive del 1924,
la squadra nazionale svizzera viene
fermata solo in finale. La partita
contro l’Uruguay sancisce una
sconfitta per 3:0, risultato con cui
gli svizzeri si assicurano a Parigi
la medaglia d’argento. Durante il
percorso verso la finale, la nazionale svizzera estromette dal torneo
tra le altre l’Italia e la Repubblica
Ceca. Con un totale
di 34 reti segnate
per la nazionale,
l’allora capitano
Max Abegglen
è annoverato tra
i tre cannonieri
migliori di tutti
i tempi.
Chanel: prototipo
di una nuova era.
Nel 1918 Gabrielle «Coco»
Chanel rivoluziona la moda
femminile con il look «Garçonne».
Nel 1926 crea il «vestitino nero».
Nel 1930 l’impresa della stilista
francese occupa 2 400 persone.
LA RENTENANSTALT NELLA LETTERATURA
MONDIALE
Nel 1929 viene pubblicato il grande romanzo espressionista di Alfred Döblin «Berlin Alexanderplatz», adattato per
lo schermo da Rainer Werner Fassbinder mezzo secolo
dopo. «Berlin Alexanderplatz» riflette in modo magistrale
la crisi economica, sociale e politica della Repubblica di
Weimar. Nel romanzo è onnipresente l’anelito della gente
semplice di trovare una modesta fortuna. E, tuttavia, durante quegli anni la fortuna e la sicurezza sembrano irraggiungibili. Così lontani, da far apparire un’assicurazione sulla
vita come un sogno. Negli anni 20 la Rentenanstalt fa pubblicità in Germania con un manifesto che resta impresso a
molte persone. Anche ad Alfred Döblin. In ogni caso, nel
suo romanzo lo scrittore riprende letteralmente un
messaggio pubblicitario dell’ente previdenziale svizzero:
«Assicura la previdenza di tuo figlio e della tua famiglia
stipulando un’assicurazione sulla vita svizzera, Rentenanstalt Zurigo», garantendo così all'ente previdenziale
svizzero un posto modesto nella letteratura mondiale.
Domanda per un impiego in anni di crisi.
Hugo Portmann nacque da una
famiglia di origine modesta in un quartiere industriale di Zurigo. Nel 1928 ottiene il diploma commerciale e si candida come corrispondente presso la Rentenanstalt. Per i quattro posti disponibili hanno presentato domanda oltre 200 persone. Circa due dozzine di candidati superano una
prima selezione, tra cui Hugo Portmann. La Rentenanstalt chiama i candidati a gruppi di otto
persone per effettuare la prova, riunendoli nella stessa stanza. Era una strana sensazione,
ricorda Hugo Portmann. Tutti sapevano di essere in lizza per lo stesso posto. In seguito i
candidati venivano invitati da diversi esperti che mettevano alla prova le loro conoscenze
rigirandoli come calzini. Nel 1928 molti candidati
non sanno scrivere a macchina o lo
fanno in modo rudimentale usando solo due o tre dita. Quando
Hugo Portmann dichiara di padroneggiare la battitura con dieci dita
anche ad occhi chiusi, si scontra con l’incredulità dell’esperto. Hugo Portmann fornisce
la prova e si assicura il posto alla Rentenanstalt.
Nel 1974 Hugo Portmann va in pensione come
procuratore presso la stessa Rentenanstalt. La sua vita
professionale è letteralmente al servizio della società.
Percorsi di vita
Raphael Weibel (43 anni), Oberburg BE
Un handicap di 14,5.
«Noi vendiamo felicità» afferma Raphael
Weibel a proposito del suo campo da
golf a Oberburg nell’Emmental. E c’è da
credergli. L’ottimismo si legge in faccia a
quest’uomo di 43 anni che sprigiona
determinazione, cordialità e originalità.
Senza questo atteggiamento positivo,
non sarebbe certamente lì dove si trova
oggi. O meglio: forse si troverebbe nello
stesso luogo, ma con un’altra funzione.
Forse sarebbe diventato ingegnere come
suo padre e oggi guiderebbe la fabbrica
di laterizi, come i suoi antenati da sei
generazioni prima di lui. Ma la vita serbava
altri progetti che richiedevano ottimismo. Weibel ha perso suo padre per un
incidente all’età di 17 anni, poco prima
della maturità. L’eredità consisteva in
una fabbrica di laterizi, tre masserie e la
relativa terra date in affitto. Dalla crisi si
svilupparono spirito imprenditoriale e
un’idea: una scuola di golf pubblica per
tutti, un parco da golf in campagna.
Weibel ha avuto successo. L’impianto
(oggi di 35 ettari) è stato inaugurato
nove anni fa. Un capannone è diventato
un ristorante di classe, il terreno un
parco da golf che si integra in maniera
armoniosa nelle colline e nei prati alpini
dell’Emmental. Weibel è stato a 34 anni
il più giovane proprietario di un campo
di golf e il più giovane presidente di un
golf club in Svizzera. Spesso, anche
altrove risultava il più giovane, per esempio con gli ufficiali di stato maggiore
generale. Il suo credo? «Guardare avanti,
trovare buone soluzioni in breve tempo,
affrontare imprese che mi procurano
gioia.» Un imprenditore per passione.
Anche in questo c’è da credergli sulla
parola.
Raphael Weibel è cliente di Swiss Life.
41
In cerca di tracce sul
Conrad Widmer è nato nel 1818
ad Altnau sul Lago di Costanza, dove
ha trascorso i suoi anni giovanili.
42
L
Lago di Costanza
Conrad Widmer ha fondato nel 1857 la Rentenanstalt
a Zurigo. All’epoca non aveva ancora 40 anni e si
era trasferito da poco dal Canton Turgovia. Le tracce ci
portano a est, ad Altnau sul Lago di Costanza, dove
tutto ebbe inizio nel 1818.
43
Alcuni indizi indicano che
Conrad Widmer trascorse i suoi
primi anni nella casa del medico
di fianco alla chiesa riformata.
Altnau intorno al 1910 con la chiesa e la casa
del medico (a sinistra, parzialmente coperta).
Saremmo mai capaci oggi di immaginare come era la vita
degli svizzeri dopo il 1800? Difficilmente. Con grande sforzo
riusciamo a ricordarci come erano diverse le cose nella nostra
gioventù rispetto a oggi. Gli uni si ricordano che 40 anni fa
la Migros vendeva la tavoletta di cioccolata al latte al prezzo
incredibile di 30 centesimi. Gli altri ricordano i telefoni a
parete, neri e massicci, con disco combinatore e quel suono
stridulo che spaventava anche i sordi. Altri ancora pensano
al Lago di Costanza che ghiacciò nel 1963, un vero evento
storico. Il ghiaccio era così spesso che si poteva attraversare
il lago con una Opel Kapitän. Purtroppo all’epoca la maggioranza non possedeva una Opel Kapitän, ma solo una bicicletta da donna (madre) e una bicicletta da uomo (padre)
con un seggiolino da montare sul manubrio.
Sottrarre all’oblio
Tutti gli uomini hanno ricordi. A questi si aggiungono quelli
dei genitori e dei nonni, che però raramente vanno oltre il
periodo della Seconda Guerra Mondiale. Poi niente più.
Anche per Hansjörg Widmer, notaio ad Altnau, la situazione
non è diversa. Suo padre era in vita nel 1903 alla morte di Conrad Widmer avvenuta a Zurigo. I due, però, non si conoscevano.
«Mio padre mi ha raccontato molto di come era la vita prima
44
in Turgovia, ma non ha mai nominato Conrad Widmer», dice
il notaio. Come meravigliarsi: il cognome Widmer è molto
diffuso ad Altnau e non tutti sono imparentati. Hansjörg
Widmer, comunque, non può escludere completamente una
lontana parentela con il fondatore della Rentenanstalt. Semplicemente non ne sa niente. Il notaio sa però che Conrad
Widmer era cittadino di Altnau. Ne ha sentito parlare. Anche
il sindaco, Beat Pretali, e la vicesindaco, Rita Barth, sanno che
all’inizio del XIX secolo l’illustre fondatore d’impresa
trascorse la sua infanzia e giovinezza al Lago di Costanza.
I due membri del consiglio comunale cercano con l’aiuto del
catasto degli immobili di scoprire l’edificio in cui sarebbe vissuto Conrad Widmer. Impresa non facile dato che i documenti del comune non forniscono la certezza assoluta. Molti
registri sono stati compilati solo dopo il 1818. Alcuni scarsi
indizi indicano che Conrad Widmer trascorse i suoi primi
anni nella casa del medico di fianco alla chiesa riformata.
Senza dubbio uno dei luoghi più belli per l’infanzia: da una
posizione leggermente rialzata si offre uno sguardo fantastico
sulla distesa blu del Lago di Costanza.
In questa casa, costruita prima del 1800, molti medici hanno
avuto il loro ambulatorio nel corso di due secoli. Tra questi,
Altnau conta 250 000 meli e annovera antiche locande come la «Schiff».
forse, anche il padre e il nonno di Conrad Widmer, entrambi
medici di campagna ad Altnau.
Il periodo intorno al 1820
Gli anni prima e dopo la nascita di Conrad Widmer furono
anni duri per il Canton Turgovia, la Svizzera e l’Europa, dominati da fame, un rincaro eccezionale, elevata pressione fiscale
e un’economia fatta di debiti. Anche la popolazione di campagna del Lago di Costanza ne fu colpita. I paesi e le città di
allora erano diversi rispetto a oggi. Per le strade e i sentieri s’incontravano dappertutto uomini con infermità: alcuni erano
strabici, altri avevano una gobba o un piede varo. Un numero
insolitamente alto presentava gozzi, gonfiori o cicatrici non
perfettamente guarite. Tutto ciò che la medicina moderna ha
eliminato nel XX secolo era molto diffuso all’epoca.
Non sempre era d’aiuto avere un medico in paese. Servivano
soldi per pagarlo. I tempi di crisi si ripercuotevano sulla popolazione e anche sul medico: anche a lui mancavano i pazienti
se questi non potevano più permettersi le cure. Anche il
medico, dunque, poteva trovarsi in difficoltà materiali. Questo capitò al padre di Conrad Widmer. Per motivi finanziari
dovette abbandonare diverse volte il suo ambulatorio medico.
Sembra che si trasferì da Altnau per motivi economici; per un
breve periodo visse a Neukirch an der Thur e da lì si spostò a
Schönengrund nell’Appenzello. Schönengrund si trovava
vicino a St. Peterzell, dove era cresciuta Elisabeth Näf, la madre
di Conrad. Il trasferimento nel paese della madre non portò
fortuna alla famiglia: Conrad aveva 12 anni quando nel 1831
morì sua madre. Aveva 52 anni, quasi 14 anni più del marito
Jakob Widmer. Conrad era figlio unico. Possiamo considerare
il decesso della madre una morte prematura? – No. All’epoca,
su 1 000 persone 739 morivano prima di compiere 60 anni. Ma
questa verità statistica non avrà lenito il dolore di padre e figlio.
Il vedovo Jakob Widmer si risposò l’anno seguente e tornò a
Mattwil, in Turgovia, non lontano da Altnau. Ciò significò
per il giovane Conrad il ritorno al paesaggio del Lago di
Costanza e ad Altnau, ma anche che negli anni a seguire
avrebbe avuto quattro fratellastri, molto più giovani, di 14
anni e oltre, per cui non si instaurò un contatto molto stretto.
Il giovane Conrad Widmer, persona sveglia e indipendente,
proseguì la sua istruzione presso l’istituto privato del prete
Steiger ad Altnau, alla scuola secondaria di Arbon e al ginnasio di Costanza. L’edificio che ad Altnau nel XIX secolo ospitava la scuola esiste ancora. Si tratta della bella costruzione a
traliccio in Kaffeegasse 7.
45
Intorno al 1830 in Turgovia non
esistevano istituti per studi superiori. Chi
desiderava frequentare il liceo doveva
recarsi a Costanza, San Gallo o Zurigo.
Contadino con pecore appena tosate.
Intorno al 1830 in Turgovia non esistevano istituti per studi
superiori. Chi desiderava frequentare il liceo doveva recarsi a
Costanza, San Gallo o Zurigo. E Conrad Widmer aveva voglia
di studiare. Poiché l’ambulatorio medico di Mattwil non rendeva a sufficienza per consentire al figlio maggiore di frequentare il liceo, il padre presentò una domanda di borsa di
studio al consiglio ecclesiastico evangelico del Canton Turgovia. L’autorità ecclesiastica esaminò il giovane in latino,
greco, aritmetica, geometria e storia. Widmer superò l’esame
e si trasferì dal Lago di Costanza a Zurigo… a piedi, visto che
la ferrovia ancora non esisteva e le diligenze postali erano
troppo care. A Zurigo fu nuovamente esaminato e verso fine
autunno del 1835 ammesso a frequentare la seconda classe
del liceo. Uno dei suoi nuovi compagni fu Alfred Escher, che
discendeva da una famiglia zurighese dell’alta borghesia. Il
loro cammino si sarebbe incrociato diverse volte, soprattutto
in occasione della fondazione e organizzazione della Rentenanstalt.
Anni di apprendistato e peregrinazione
Nella primavera del 1836 l’allora 17enne Conrad Widmer, terminato il liceo, si iscrisse alla facoltà di teologia dell’Università di Zurigo. L’università era ancora più giovane di
Widmer: fondata nel 1833, contava nel terzo semestre di
46
Widmer 185 studenti. La maggior parte era iscritta alla
facoltà di medicina (88), il numero più esiguo frequentava
teologia (30), ma anche giurisprudenza, facoltà a cui si era
iscritto Alfred Escher, con i suoi 31 studenti non era sovraffollata.
Non sappiamo perché Conrad Widmer si decise per teologia.
È possibile che il sostegno del consiglio ecclesiastico evangelico abbia influito sulla scelta. Comunque, per il 1836 lo studente Widmer ricevette 16 talleri d’oro, la metà come regalo e
l’altra metà come prestito rimborsabile. Widmer aveva già frequentato tre semestri quando si formò chiara in lui la sensazione di muoversi nella direzione sbagliata. Decise di cambiare università e corso di studio e si trasferì a Basilea.
A Basilea si iscrisse a scienze giuridiche. Prima, però, doveva
assolvere un obbligo spiacevole: percependo una borsa di studio era obbligato a informare le autorità turgoviesi su qualsiasi modifica del suo piano di studi. Nell’estate del 1836 ringraziò cortesemente per lettera il Consiglio di Stato per il
sostegno concessogli. Si scusava per l’interruzione degli studi
di teologia e decantò i vantaggi degli studi giuridici con sperticate lodi. In questo modo, gli si sarebbe aperta la via per
«essere un giorno utile alla patria».
La strada principale pullula di vita. Altnau intorno al 1900.
Il giovane turgoviese, però, doveva ancora darsi molto da fare
prima di poter essere utile alla patria: dopo il cambio di indirizzo il suo Cantone cancellò qualsiasi sussidio. E anche suo padre
gli negò sostegno, in quanto non condivideva la decisione del
figlio. Conrad Widmer divenne forzatamente uno studente
lavoratore. Si mantenne a galla dando ripetizioni e facendo il
supplente. Occasionalmente ricevette qualche sussidio dall’Università di Basilea per gli studenti meno abbienti. Il turgoviese
dovette rinunciare ai viaggi e a uno o due semestri all’estero.
Ma le difficili circostanze materiali non frenarono la sua
ambizione e il suo zelo nello studio. Al contrario: in breve
tempo superò i suoi esami giuridici a Basilea. Sorprendentemente il dinamico turgoviese, oltre a guadagnarsi da vivere,
trovò anche il tempo di impegnarsi attivamente nell’associazione studentesca Zofingia, che durante i suoi anni a Basilea
gli consentì di stringere molte amicizie durate poi per decenni.
Forse la più importante fu quella con Jacob Burckhardt, che
nei decenni successivi sarebbe diventato il più famoso storico
dell’arte dell’Europa.
Widmer e Burckhardt erano coetanei, entrambi provenivano
da case di accademici e avevano interrotto lo studio della teologia prima di scoprire la loro vera vocazione. L’amicizia tra il
Il notaio Hansjörg Widmer davanti alla casa paterna ad Altnau.
La casa contadina esisteva già ai tempi di Conrad Widmer.
professore basilese e il fondatore della Rentenanstalt durò fino
alla loro morte. Quando Widmer si trovava a Basilea andava da
Burckhardt, se questi veniva a Zurigo, andava a visitare Widmer. Di questa stretta amicizia sono rimaste poche tracce
scritte, evidentemente viveva dell’incontro personale e diretto.
L’inizio di una carriera
Conclusi gli studi a Basilea Conrad Widmer ritornò nel suo
cantone d’origine, superò l’esame di avvocato e nel 1839 aprì
il proprio studio legale a Frauenfeld. Il 21enne aveva sposato alcuni giorni prima la coetanea Margaretha Bohny di
Frenkendorf, regione di Basilea.
Frauenfeld era all’epoca un luogo di forte interesse politico.
Gli anni prima della creazione dello stato federale furono
caratterizzati da scottanti controversie e dibattiti. In Turgovia dettavano legge esperti leader politici come Johann Conrad Kern. A questa generazione di 40enni si unì quella dei
20enni che aspiravano a fare largo al progresso nel cantone
in maniera più rapida e radicale. Tra questi giovani leoni
figurava anche Conrad Widmer.
Come avvocato non tardò a farsi ascoltare nelle aule dei tribunali. Era considerato un buon oratore e nei suoi discorsi
47
La locanda Schiff: da secoli un posto tranquillo sul Lago di Costanza.
48
faceva sapiente uso di umorismo e battute. Una
volta dinanzi al «Bezirksgericht» (Tribunale distrettuale) recitò la sua arringa in versi. Il Tribunale gli
inflisse un’ammenda, in compenso il giovane
avvocato aveva vinto la scommessa fatta il giorno
prima. I suoi amici non credevano che avrebbe
osato presentare un’arringa in rima.
Poco tempo dopo il giovane avvocato di Frauenfeld si cercò un palcoscenico più ampio per le sue
esibizioni. Nel febbraio del 1844 entrò nella redazione della «Thurgauer Zeitung». Il 26enne sperava come giornalista e redattore di conquistarsi un posto
al centro degli avvenimenti politici. Iniziò la sua attività
pubblicistica con un articolo di fondo programmatico in
cui criticava i partiti politici svizzeri, che si limitavano a
tergiversare e osteggiarsi. Ogni partito aspirava solo a
posizioni d’influenza e si contendeva i posti, invece di discutere onestamente sulle questioni importanti del tempo. A
lui invece, scriveva Widmer, importava della convinzione:
«Pensiamo come parliamo, ciò che non si pensa, non deve
essere finto. (…) Chi ha principi simili nel cuore, si unisca a
noi».
Ma pochi volevano seguire in quei giorni perturbati le orme
di Conrad Widmer. La politica era un affare duro. A Frauenfeld il giovane liberale avvertì subito che in politica con il
solo idealismo non si ottiene molto. E questo non gli piaceva. Infatti non voleva farsi trascinare in questo mondo di
intrighi e diffamazione. A fine anno Widmer cessò la sua
attività presso la «Thurgauer Zeitung».
Stesso destino, sorprendentemente, lo accomunava al suo
amico basilese. Alcuni mesi dopo l’ingresso di Conrad Widmer alla «Thurgauer Zeitung», anche Jacob Burckhardt a
Basilea aveva intrapreso la stessa strada: a giugno era entrato
a far parte della redazione della «Basler Zeitung» dove fu
subito assorbito da una sgradevole realtà politica. Sul lavoro
Burckhardt si sentiva «aizzato come un segugio» e «inchiodato al giornale come un allocco alla porta del granaio».
Dopo un anno e mezzo Jacob Burckhardt lasciò la «Basler
Zeitung» e si dedicò interamente alla scienza. E così fece
Conrad Widmer: dopo l’avventura giornalistica si concentrò sull’attività giuridica. Per circa due anni ricoprì la carica
di cancelliere del Tribunale cantonale superiore a Frauenfeld. Nel 1847 il 29enne Widmer venne eletto sostituto procuratore pubblico dal governo turgoviese. Questa carica
secondaria gli permise di continuare la professione forense.
Nello stesso anno morì sua moglie Margaretha. Dei quattro
figli nati dall’unione ne sopravvissero tre: uno era morto
Ieri un edificio
scolastico, oggi la sede
dell’amministrazione
comunale di Altnau.
Il 26enne sperava come giornalista
e redattore di conquistarsi un posto al
centro degli avvenimenti politici.
dopo la nascita nel 1842. La figlia maggiore aveva sei anni e
la più piccola appena due.
Conrad Widmer si comportò come suo padre che 16 anni
prima si era trovato nella stessa situazione: dopo un opportuno periodo di attesa di 18 mesi si risposò. La sua consorte
Virginia Rogg proveniva da una famiglia di medici di
Frauenfeld. Dal matrimonio nacquero altri cinque figli. Dei
nove dei figli di Conrad Widmer alcuni morirono in età
infantile o giovanile e solo quattro sopravvissero al padre.
All’epoca la mortalità infantile era estremamente elevata e
sotto tale aspetto Widmer non fece eccezione.
È probabile che il triste destino familiare indusse il turgoviese a considerare un trasferimento. Oppure in un cantone
di piccole dimensioni non vedeva alcuna possibilità di dare
sfogo al suo forte dinamismo. In ogni caso, a 32 anni cominciò a guardare al di là dei confini cantonali.
Da amici di Zurigo venne a sapere che era prevista una nuova
nomina per il posto di direttore del penitenziario cantonale
Oetenbach. Widmer si informò, si recò a Zurigo, osservò
tutto a fondo, si candidò e venne nominato.
Con gli uomini per gli uomini
Questo cupo istituto di pena, che sarebbe passato sotto la
guida di Widmer, si trovava non lontano dalla stazione centrale di Zurigo negli edifici dell’ex convento di suore di Oetenbach. Dietro le sbarre vivevano 368 detenuti e 48 detenute. Le
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celle erano affollate all’inverosimile e c’era un continuo andirivieni. Era una convivenza eterogenea di forzati, carcerati,
detenuti in custodia cautelare, delinquenti abituali recidivi e
minorenni al primo reato. Per la prima volta Widmer trovò un
terreno veramente vasto per le proprie idee e la sua grande
creatività. Grazie alle sue doti di organizzatore riuscì in breve
tempo ad attuare i primi miglioramenti. Non mancarono
problemi che andavano oltre i suoi poteri decisionali. In questi casi Widmer non esitò ad informare le autorità preposte
con innumerevoli petizioni e relazioni sulle disfunzioni e a
sottoporre proposte e soluzioni. Nel quarto anno di mandato
quale direttore del penitenziario di Zurigo, Widmer pubblicò
un dettagliato memoriale sulla necessaria riforma nell’esecuzione della pena. Tuttavia, non andò avanti con quello che
riteneva il male maggiore tra le disfunzioni nel sistema carcerario, ossia la nuova costruzione del penitenziario.
Con ogni probabilità, il Consigliere di stato e direttore delle
finanze intuì che a un uomo d’azione come Widmer si doveva
lanciare una sfida. Può darsi che Alfred Escher avesse attirato
l’attenzione del direttore delle finanze su Widmer. Fatto sta
che Sulzer propose al turgoviese di fondare a Zurigo una compagnia di assicurazione sulla vita svizzera, affinché non ci
fosse un deflusso costante di premi verso le società straniere.
L’idea giunse al momento giusto all’uomo giusto. Widmer
approfondì l’argomento, lo studiò sotto tutti gli aspetti e se
ne appassionò. Nei decenni successivi non si sarebbe occupato
di niente altro se non della costruzione dell’Istituto Svizzero
di Rendite (cfr. storia aziendale a pagina 89).
Per 35 anni Conrad Widmer diresse la Rentenanstalt con avvedutezza e trasparenza. Al momento della fondazione all’impresa erano sufficienti uno o due uffici in affitto e tre o quattro impiegati. Quando Widmer si dimise nel 1892, l’azienda
in Svizzera era di gran lunga la maggiore compagnia di assicurazione sulla vita. All’estero la società contava già svariate
succursali.
Idee e giudizi
Conrad Widmer stesso aveva 75 anni quando lasciò l’incarico
di direttore della Rentenanstalt e non dava segni di stanchezza. Che fare allora? Starsene con le mani in mano e vedere
la vita svanire? Per il turgoviese non era questa un’alternativa.
Nel ruolo di imprenditore aveva imparato che ogni giorno le
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Rita Barth e Beat Pretali. Lui è sindaco, lei vicesindaco di Altnau.
nuove sfide giungono quasi sempre dall’esterno, ma poi
scompaiono appena si conclude la vita professionale. Sarebbe
subentrato il suo successore.
Conrad Widmer decise senza troppi indugi di porsi da solo
delle sfide da affrontare. Si ricordò delle sue iniziali propensioni e iniziò a scrivere. In primo luogo si dedicò alle biografie di amici scomparsi. Cinque anni dopo il pensionamento,
stupì la sua piccola cerchia di conoscenti e amici con una tragedia sul borgomastro Hans Waldmann, giustiziato a Zurigo
nel XV secolo.
La vera eredità pubblicistica di Conrad Widmer, tuttavia,
rimane il suo scritto etico-filosofico «Unser Lebensgesetz» del
1895, in cui l’autore 77enne cercava di porre le basi solide per
la vita dell’individuo. Nei suoi scritti presentava considerazioni su molti temi: chiesa, scuola, scienza, arte e stampa. Widmer si occupò anche della sessualità umana: sosteneva posizioni liberali e si distaccava nettamente dall’ottusa morale
sessuale della sua epoca. Widmer non sarebbe stato quello che
era se nell’opera non avesse inserito altre riflessioni all’avanguardia rispetto ai tempi. Introdusse un’idea di scottante
attualità in materia di diritto successorio. A suo modo di
vedere, era contro l’uguaglianza che grandi patrimoni venis-
Conrad Widmer stesso aveva 75 anni quando
lasciò l’incarico di direttore della Rentenanstalt
e non dava segni di stanchezza.
La «Krone» ad Altnau è una delle più antiche locande di campagna del Lago.
sero trasmessi sempre e solo in seno a determinate famiglie.
Per questo propose di limitare a 500 000 franchi il titolo
all’eredità dei parenti e qualsiasi cifra al di sopra non era assegnata ai discendenti, bensì allo Stato.
Anche nell’utilizzo di questi capitali, che sarebbero affluiti
abbondantemente e rapidamente nelle casse statali, era avanti
ai tempi. Gli erano note le bramosie del fisco e la propensione
di molti politici per un’economia fatta di debiti. Pertanto per
lui era chiaro che il denaro delle eredità non doveva finire nel
bilancio corrente dello Stato. Il turgoviese aveva in mente
qualcos’altro di più duraturo: con queste risorse si sarebbe
dovuto creare un fondo capitale. Lo Stato avrebbe usufruito
solo dei ricavi di tale patrimonio. «La comunità ottiene così
mezzi potenti per far fronte più adeguatamente ai doveri nei
confronti di malati e poveri; così per via indiretta anche i più
poveri godranno dei frutti provenienti dall’orto della madre
terra».
Per il fondatore della Rentenanstalt era sempre incontestabile
l’obbligo sociale di imprese e privati abbienti. Tuttavia, non si
sarebbe mai spinto al punto da limitare la libertà dell’individuo o delle imprese. La libertà era necessaria perché «il progresso complessivo della vita umana ha più da guadagnare
Raccolta delle mele ad Altnau nell’autunno 2006.
dalla libertà che dalla tutela». E proprio di tutela si trattava se
lo Stato iniziava a intervenire in tutti i settori.
Un congedo in punta di piedi
Nei primi giorni di gennaio del 1903 volse a termine una
lunga vita. Conrad Widmer morì a Zurigo a 84 anni restando
arzillo fin quasi alla fine. Nella «Neue Zürcher Zeitung» il
necrologio fu così piccolo da passare facilmente inosservato,
il che non fu casuale.
Nel gennaio 1903 un uomo, che aveva realizzato grandi conquiste nella storia economica della Svizzera, si congedò in
modo tranquillo, silenzioso e quasi ignorato dall’opinione
pubblica. Nessun documento lo ricorda, nessuna targa su un
edificio pubblico. Solo l’impresa fondata da lui 150 anni
prima testimonia ancora che nel XIX secolo Conrad Widmer
ha costruito una base solida sui cui è cresciuta e si è rafforzata
Swiss Life e da cui, nei prossimi decenni, può ancora crescere:
gli assicurati beneficeranno anche in futuro di una previdenza
finanziaria sicura.
Conrad Widmer non avrebbe desiderato di più per l’opera di
tutta una vita.
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Percorsi di vita
Una nuova vita.
«In tutti questi anni ci siamo allenati ad
avere coraggio». Quindi, racconta
Elsbeth Abegglen, lei e suo marito due
anni fa hanno osato un nuovo inizio.
Dopo 31 anni hanno lasciato al figlio
l’Hotel Chalet Du Lac che gestivano
insieme, cercando nuove sfide professionali, nonostante Fritz Abegglen fosse
cresciuto anima e corpo con la sua professione di albergatore e soprattutto
imprenditore. Ha sempre apprezzato sia
il contatto con gli ospiti sia la libertà
di esprimersi creativamente. «Solo mia
moglie poteva immischiarsi nel mio
lavoro», racconta ridendo. Ancora oggi
52
Elsbeth Abegglen (54 anni) e Fritz Abegglen (59), Iseltwald BE
Elsbeth Abegglen è contenta dei numerosi e interessanti rapporti interpersonali
del Du Lac, pur avendo vissuto la
doppia responsabilità per l’azienda e la
famiglia anche come grande peso. «Noi
due siamo sempre stati un’eccezione»,
racconta, «e abbiamo sempre voluto
trovare tempo libero per la famiglia».
Fritz Abegglen ha pensato per tempo alla
successione. Nel 2005, molti anni
prima dell’età pensionabile, ha deciso
insieme a sua moglie di iniziare un nuovo
cammino professionale. Lui come insegnante specializzato nella formazione
alberghiera, come direttore del camping
Du Lac e come impiegato part time
nell’hotel del figlio. Lei come insegnante
di yoga, come consulente di biografie e
ogni tanto come freelance per la stampa
locale. «Con l’età vogliamo concederci
più libertà», dice Fritz Abegglen. E sua
moglie aggiunge: «Da quando ci siamo
separati professionalmente, apprezziamo
di più il tempo che trascorriamo insieme.
Le sere non sono più dedicate agli ospiti,
ma a noi e ai nostri amici».
Elsbeth e Fritz Abegglen sono clienti di Swiss Life.
Finestre temporali
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1933–1947
Einstein e la Rentenanstalt
Albert Einstein, il celeberrimo fisico e premio Nobel, trascorre
anni importanti in Svizzera e Germania prima di emigrare negli
USA nel 1933. La sua vita s’incrocia per due volte con la
Rentenanstalt.
Il primo contatto tra Einstein e la Rentenanstalt è poco spettacolare. Il trentenne fisico viene chiamato dopo i suoi anni di
apprendistato e peregrinazione al Politecnico di Zurigo.
L’università ha stipulato con la Rentenanstalt un’assicurazione
di previdenza per professori e docenti. Durante il suo periodo
zurighese anche Einstein è assicurato con questa assicurazione
collettiva presso la Rentenanstalt.
Einstein con la consorte Elsa, 1921.
Una carriera fulminea. Il fisico si trasferisce da Zurigo a Berlino
dove nel 1917 assume la carica di direttore del noto KaiserWilhelm-Institut per la fisica. Einstein è ebreo. Ma non uno di
quelli che il Sabbath vanno regolarmente alla sinagoga. La Berlino
degli anni 20 e 30 è piena di sinagoghe e sale di preghiera.
La sinagoga più grande alla Oranienburgerstrasse ha posto per
3 000 persone. Lì, nel gennaio 1930 Einstein si esibisce, con
un maestro del coro e organista e un altro professore-musicista,
in un concerto. Suona il violino.
Sembra, tuttavia, che Einstein eviti le grandi sinagoghe berlinesi.
Frequenta ogni tanto un luogo di culto ebraico, ossia di una
piccola sinagoga, a nord del Tiergarten che è poco appariscente.
A dire il vero, dalla strada non la si vede, poiché si trova in un
cortile interno e, con i suoi 250 posti, è dieci-dodici volte più piccola delle grandi sinagoghe di Berlino.
La parsimonia degli svizzeri. Nel 1942 si contano 4 043 500
libretti di risparmio in Svizzera con un capitale risparmiato
complessivo di 5,6 miliardi di franchi. In media ogni libretto di
risparmio contiene 1 385 franchi Nel 1908, prima delle due
guerre mondiali, si contavano 1 936 000 libretti di
risparmio con depositi pari a 1,6 miliardi di franchi, che corrispondono
a un saldo medio per libretto di 815 farnchi. Gli industriosi svizzeri
riescono ad aumentare notevolmente i loro risparmi,
nonostante gli anni di guerra e di crisi.
Turismo dinamico.
In Svizzera le città ad alto
tasso turistico sono dotate
più velocemente dell’illuminazione stradale elettrica
rispetto alle città con diversa
vocazione. Una tendenza
simile si nota per il progresso
tecnico in cucina. L’Hotel
Palace di Davos è il primo
albergo nel 1937 a possedere
la prima mensa completamente elettrificata di tutta
la Svizzera.
Nel 1938 la sinagoga del cortile interno subisce lo stesso
destino di tutti gli altri luoghi di culto a Berlino. La gentaglia aizzata dai nazisti la incendia, la profana e la distrugge.
Ma alcuni giorni dopo, per lo sdegno delle autorità tedesche,
salta fuori una sorpresa. Il terreno su cui sorge la sinagoga
non appartiene a un’associazione di sinagoghe ebraiche, ma
alla … Rentenanstalt svizzera. Da molti decenni l’assicurazione
possiede a Berlino e in altre parti della Germania un notevole
patrimonio immobiliare a copertura dei premi. Di questi immobili
fa parte anche la struttura del cortile interno, affittata a un’associazione di sinagoghe.
La Rentenanstalt difende energicamente i propri interessi presso
le autorità tedesche in relazione alla sua proprietà. Alla fine,
l’assicurazione, come molti proprietari stranieri di immobili, viene risarcita dei danni subiti.
53
Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1917
1927
DONNE FORTI. Il 10 aprile 1940, sei mesi dopo lo scoppio della
guerra, viene creato il Servizio complementare femminile (SCF).
Nell’esercito le donne assumono incarichi su base volontaria nei
E la società
di musica
di Niederwil?
settori della comunicazione, della logistica e come soccorritrici.
È cresciuta e nel 1932 festeggia insieme alla Rentenanstalt il 75° anniversario. La società è cresciuta negli anni tra le due guerre. Ma nell’associazione
non tutto fila liscio come l’olio. Ci sono annate
contrassegnate dal calo dei soci e altre dai dissidi.
Nel 1926 non viene rieletto un direttore d’orchestra; nel 1930 ne viene meno un altro. Negli anni
della Seconda Guerra Mondiale è difficile pensare
all’organizzazione ordinata delle prove. Diversi
membri sono continuamente in servizio attivo. Ma
la società di musica di Niederwil supera anche questi anni. Nel 1939 l’associazione si ritrova davanti
al ristorante Hirschen per una foto di gruppo. Ci
sono tutti, manca ancora l’uniforme che arriva
solo nel 1952, mentre il primo vessillo dell’associazione addirittura nel 1957, in occasione del centenario. I primi decenni della società di musica di
Niederwil sono modesti. I musici, comunque, non
si lamentano. Suonano. E la vita torna a sorridere
nel piccolo paese del Fürstenland di San Gallo.
Più aumenta il trasporto delle merci nel mondo,
più diventa imperiosa la domanda di razionalizzazione e aumento dell’efficienza nel sistema dei
trasporti. La parola magica è standardizzazione.
Nel 1940 lo spedizioniere americano Malcolm P.
McLean sviluppa un contenitore di trasporto
compatto, a dire il vero, il primo container. In Europa
è la Deutsche Bahn ad essere all’avanguardia nel campo: sviluppa
un concetto per il trasporto di grandi contenitori standardizzati su rotaia e strada. Le casse e i fusti in tutti
i formati e lunghezze erano poco maneggevoli soprattutto nelle fasi di carico
UNA CASSA RIVOLUZIONA IL SISTEMA DEI TRASPORTI.
e trasbordo. La musica cambia per i
container che consentono un trasbordo
razionale. Nel 2004 vengono trasportati
35 milioni di tonnellate di merci attraverso il San Gottardo, gran parte nei
container.
54
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1933 –1947
La lotta per le casalinghe.
ARRIVEDERCI.
Una
numerosa famiglia dell’Appenzello prende
congedo nel 1946 da una giovane donna. Si
tratta della figlia maggiore della famiglia che
prende servizio lontano da casa? Colpisce il
vestito pulito e in ordine della ragazza. Colpisce anche che solo le due donne e il bambino più piccolo calzano scarpe, mentre il
padre e tutti i sette figli sono scalzi. Per una
famiglia numerosa le scarpe possono diventare
un vero lusso, quindi in campagna si cammina
scalzi in estate. Almeno nei giorni feriali. Solo la
domenica si tirano fuori le scarpe a collo basso.
E se sono diventate piccole, passano dal primo
figlio al secondo e da questo al terzo. Le scarpe
vengono portate finché non cadono a pezzi.
Negli anni 30 le aziende dell’elettricità e
del gas scoprono le casalinghe come
gruppo target. In molte località si assiste
a cosiddette dimostrazioni culinarie. Il
27 giugno 1935, ad esempio, inizia
presso l’Hotel Gemsli a Thusis la «Dimostrazione culinaria con il gas butano».
La sala è occupata fino all’ultimo posto.
La grande ressa può anche essere stata
provocata da un piccolo avvertimento
nell’avviso che, infatti, recita: «Si prega
di portare cucchiaio e piatto.» È una
richiesta invitante nei duri anni di crisi.
Poiché l’entrata è gratuita, molte donne
sperano di riempirsi la pancia. In effetti,
nella sala dell’Hotel Gemsli si cucina,
si frigge e si inforna a più non posso. Il
giorno dopo il «Bündner Tagblatt» loda
le capacità culinarie, senza rinunciare,
però, a una sottolineatura critica, affermando che il gas è un prodotto straniero;
che lo «si lasci a chi non ha di meglio.»
Quindi segue la sperticata lode all’elettricità domestica, molto più igienica
rispetto al gas: non c’è fumo, fuliggine,
cenere; non c’è pericolo di esplosione,
avvelenamento e incendio. Il «Bündner
Post» prosegue la lotta per le casalinghe
con un caloroso intervento del rappresentante dell’industria del gas.
55
La previdenza in Svizzera
Motivo
di speranza
Di Beat Kappeler
Volente o nolente la nostra generazione si va abituando a
poco a poco all’idea che le assicurazioni sociali possono
generare non solo sicurezza, bensì anche insicurezza.
Quando i loro conti non tornano più c’è il rischio di riduzione delle rendite, aumento delle tasse e imposte o addirittura di modifiche gravi di sistema. La pianificazione della
vita del singolo ne può risultare profondamente scossa.
Le nuove generazioni dovranno
pagare più di quanto non otterranno.
La situazione di vita della generazione dei nostri genitori
era del tutto diversa. Dopo un periodo di crisi e di guerra
hanno avuto la fortuna di vivere in tempi di crescita che
garantivano loro sempre maggiori prestazioni sociali. Il fatto
che lo Stato assegnasse automaticamente rendite di vecchiaia
e che dopo il 1985 il privilegio delle casse pensioni venisse
esteso dagli impiegati pubblici e di grandi aziende a tutti
quanti i salariati, ha liberato la vecchiaia dall’insicurezza.
Da allora questa sicurezza privata e lavorativa è stata sconvolta. Visto che i cambiamenti in atto vengono vissuti da
molto vicino da ognuno di noi nella propria cerchia, risultano immediatamente comprensibili. Ciò non è il caso,
invece, per i grandi sistemi di sicurezza in ambito sociale che
sono unità astratte situate per lo più al di fuori del nostro
orizzonte di esperienze personale. Eppure anche nell’ambito dei sistemi di sicurezza sociale i conti non tornano più.
Il senso di sicurezza valeva anche per altri ambiti della vita
privata e professionale – si viveva in piccole famiglie e ci si
separava raramente. Al lavoro il salario veniva corrisposto in
Quello che è cambiato
56
base al tempo di presenza, si seguivano profili professionali
fissi e si avevano posti di lavoro sicuri.
Una risposta chiara ci viene dai bilanci generazionali
nell’ambito dei sistemi pensionistici pubblici finanziati
o.
mediante ripartizione nei Paesi d’Europa. Tale tecnica piuttosto recente presuppone che il numero di beneficiari di rendite sia noto per più decenni e che il numero dei contribuenti
rimanga quasi altrettanto sicuro. Quindi gli studi procedono a formulare alcune ipotesi riguardo alla presunta crescita economica e salariale, tirano le somme tra rendite e
contributi e si trovano davanti a una voragine. Si scoprono
divari sia riguardo all’equilibrio del sistema nei decenni a
venire, sia tra i contributi e le rendite attese nel corso delle
prossime generazioni. La conclusione è che le future generazioni dovranno pagare più di quanto non otterranno.
Una parte del problema risiede nelle impasse di tipo demografico. Le classi viziate del baby boom hanno generato così
pochi figli che la popolazione, senza immigrazione, sarebbe
destinata a diminuire. Vivendo inoltre nettamente più a
lungo, si prospetta loro una quiescenza prolungata.
L’altra parte del problema che affligge i sistemi di ripartizione d’Europa, invece, è creata dalla politica. La concorrenza a livello politico ha indotto i partiti e i governi a promettere rendite che non erano basate su calcoli precisi,
promesse che con i contributi in vigore non potevano essere
realizzate. Inoltre, mandando in pensionamento anticipato
disoccupati e dipendenti interessati dalla chiusura di
aziende, la classe politica ha aggiunto ulteriori oneri estrinseci al sistema. Alcuni pagamenti di compensazione relativi
allo stato civile di coppie private sono stati affidati al sistema
statale, fra cui gli accrediti per compiti assistenziali e le rendite reciproche in caso di decesso di uno dei partner, applicandoli anche alle coppie non sposate o omosessuali. I politici che hanno concesso tanto dovrebbero essere indicati per
nome come coloro che hanno affossato la sicurezza sociale;
un curioso atteggiamento di «tabù», tuttavia, considera chi
La concorrenza a livello politico ha
indotto i partiti a promettere
rendite che non erano basate su
calcoli precisi.
reclama e ha reclamato in passato una maggiore ripartizione, persone dotate di particolare sensibilità sociale, mentre i sostenitori di varianti sostenibili vengono bollati quali
«distruttori del sistema sociale».
Ciononostante ad alcuni governi è riuscito un colpo liberatorio: in America latina e in Europa orientale in maniera più
netta, in Cile e Messico con l’adozione di varianti basate sul
capitale, in Europa dell’Est con il risanamento drastico delle
vecchie scorie. Anche la Gran Bretagna ha spostato il peso
verso le pensioni capitalizzate. In Germania e Francia i
governi sono riusciti negli ultimi anni ad avviare nei loro
sistemi di ripartizione alcune riduzioni generali delle rendite mediante piccole modifiche che però vanno a sommarsi
nel tempo.
E in Svizzera?
La situazione nell’ambito della previdenza in Svizzera è al
contempo confortevole e insicura. È confortevole perché
poggia su due gambe, vale a dire il sistema di ripartizione
statale dell’AVS e la previdenza professionale basata sulla
capitalizzazione che è dotata di grande forza. Oltre gli svizzeri, solo gli olandesi hanno risparmiato per la loro vecchiaia
l’equivalente del prodotto interno lordo di un anno. L’insicurezza del sistema di ripartizione svizzero risiede – ed è
paradossale – proprio nella crescita economica. Dato che le
rendite dell’AVS vengono adeguate solo alla metà della crescita reale dei salari dei giovani contribuenti, l’altra metà del
tasso di crescita annuo deve sanare il rapporto in fase di peggioramento tra beneficiari di rendite e contribuenti. Se, però,
la crescita reale annua rimane inferiore all’1,5 %, i problemi
demografici non ne vengono attutiti.
57
Quanto longeve sono le persone?
Un raffronto su scala mondiale.
Europa
Età
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
%5
4
Nordamerica
Età
3
2
1
0
Donne
1
2
3
4
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
5%
%5
4
3
ex Unione Sovietica
Età
2
1
0
Donne
1
2
3
4
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
5%
%5
4
3
2
1
0
Donne
1
2
3
4
5%
Le percentuali dell’asse orizzontale riguardano la popolazione globale.
L’insicurezza nella previdenza professionale è da ricercare
altrove, in quanto con un investimento dei fondi diversificato a livello internazionale un’assicurazione di capitale può
superare l’impasse demografica all’interno del Paese. Ciò
richiederebbe tuttavia un rendimento corrispondente, nonché il riconoscimento dei diritti di proprietà tra le nazioni
per la durata di qualche decennio. Questo pilastro è molto
esigente per quel che riguarda la gestione del rischio e le tecniche di investimento del sistema finanziario e dei responsabili a livello di casse pensioni. Finora la politica ha cercato
di sostituirsi a questi ultimi emanando disposizioni dettagliate sugli investimenti, l’aliquota di conversione e la remunerazione minima degli averi di vecchiaia. Ma dal 1996 essa
ha dimostrato con chiarezza di non essere all’altezza del
compito. Il rischio principale per i sistemi di ripartizione e
di capitalizzazione è quindi la politica.
Ecco le sfide principali
In futuro la previdenza deve poter fare a meno dell’ingerenza
politica negli affari correnti. Svezia, Polonia e Lettonia
sono riuscite a sottrarsi all’influsso politico con i cosiddetti
«notional system»: le rendite sono state legate mediante
58
formule fisse alla speranza di vita, alla crescita annua, all’attuale salario oppure all’equilibrio calcolato in una prospettiva tecnico-assicurativa. Tutti gli oneri estrinseci al sistema
devono essere coperti da mezzi straordinari predisposti dalla
politica. Ne risulta un equilibrio sostenibile e costante della
ripartizione, nonché una rendita individuale che nel corso
degli anni fluttua in alto o in basso. In qualsiasi momento i
rappresentanti politici vedono e i cittadini sentono come
stanno i conti.
Pure nel secondo pilastro la politica deve abbandonare la
gestione dei dettagli, sostituendo questi ultimi non con formule, bensì con elementi concorrenziali. I singoli operatori
dovrebbero poter scegliere liberamente la remunerazione, la
riconversione e gli investimenti. Pure le aziende o addirittura le persone assicurate dovrebbero essere libere di scegliere fra i vari operatori. In tal modo la finzione di una cassa
per azienda cederebbe il posto a favore di un sistema in cui
la performance, le spese amministrative e le prestazioni assicurate di base verrebbero sì realizzate obbligatoriamente e
per utilità pubblica, ma secondo la propria impostazione.
L’imminente sovrassicurazione dei cittadini mediante i due
Subcontinente indiano
Età
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
%5
4
3
2
1
0
Asia sud-orientale (incl. Cina)
Età
1
2
3
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
Donne
4
5%
%5
4
3
2
1
0
Africa
Età
Donne
1
2
3
80
70
60
50
40
30
20
10
Uomini
4
5%
%5
4
3
2
1
0
Donne
1
2
3
4
5%
La situazione nell’ambito della previdenza
in Svizzera è al contempo confortevole e insicura.
pilastri obbligatori dovrebbe anch’essa
venire smantellata. Il primo pilastro
dovrebbe essere trasformato in un’assicurazione del minimo
esistenziale, il secondo in un’assicurazione un po’ più vasta.
La «continuazione del tenore di vita abituale», invece, è un
obiettivo motivante che porta oltre lo stretto necessario
soprattutto in tempi di continuata crescita economica, creando quindi sempre più richieste di scelta, invece di coprire
il bisogno di base. Le richieste di scelta di una società
affluente dovrebbero invece essere riservate alla previdenza
individuale, ovvero a un terzo pilastro tramite istituti privati, banche e assicurazioni. Questi ultimi non andrebbero
promossi in alcuna maniera particolare, andrebbe piuttosto
abolito il loro ostacolamento – l’abolizione delle imposte
sulla sostanza e sul capitale e del valore locativo degli immobili sarebbero una delle tante soluzioni.
patrimonio privato richiedono «un’agenda interna» dei partiti al governo. Essi devono imporre queste delicate riforme
a piccoli, ma consistenti passi. A tale scopo i Paesi anglosassoni hanno impiegato con successo alcuni mezzi, come
ridurre le future rendite non ancora in corso, la creazione di
coalizioni vincenti da un lato e la spaccatura delle lobby perdenti dall’altro, pur salvando la faccia degli esponenti delle
associazioni interessate. Ha funzionato. Quindi c’è motivo
di sperare anche nella Svizzera che invecchia.
Beat Kappeler, 60 anni, pubblicista indipendente e relatore, ha svolto
studi di scienze politiche a Ginevra e di economia e commercio a
Berlino. Dal 1996 al 2000 Beat Kappeler è stato professore di politica
sociale all’Università di Losanna. Grazie a quest’attività e alla funzione
C’è motivo di sperare
di segretario centrale svolta per molti anni in seno all’Unione sindacale
Torniamo quindi sempre alle richieste rivolte alla politica.
Gli obiettivi esposti sopra, vale a dire le formule fisse per il
sistema di ripartizione, la libera concorrenza per il pilastro
del capitale e l’esonero dalle imposte della costituzione di
svizzera, Kappeler ha conservato un vivo interesse per lo sviluppo delle
opere sociali svizzere. Dal 2002 scrive regolarmente per il domenicale
«NZZ am Sonntag». Nato in Appenzello Esterno, vive a Berna, è sposato
ed ha due figli.
59
Percorsi di vita
Voglio instaurare un dialogo.
Non parla volentieri di sé stesso, e non
ama farsi coinvolgere in conversazioni
futili. Karim Noureldin, di professione
artista, afferma che il suo è un lavoro
come un altro. Attivo in ambito creativo,
non ama i cliché e nemmeno l’idea che
la gente solitamente ha degli artisti,
in quanto raramente corrisponde alla
realtà. Quando lavora, Karim Noureldin
non pensa a chi contemplerà la sua
opera, né se essa sarà accolta positivamente. «L’arte è comunicazione. Io non
desidero semplicemente piacere. Voglio
instaurare un dialogo.» È anche raro
che le sue opere suscitino un riscontro
immediato. Solo dopo anni si capisce se
60
un lavoro è di qualità, se ha senso e se
è importante, sia dal punto di vista
estetico che a livello di contenuti. Per
Karim non è facile accettare tutto questo,
ma i continui dubbi gli forniscono lo
stimolo necessario per continuare. Karim
Noureldin vuole vedere la quotidianità.
Si sente un uomo di città. «Non sono
un solitario. Ho bisogno di avere uno
scambio sociale e di conoscere le esperienze altrui.» Tuttavia non desidera
mettere radici in un posto. Nato e cresciuto a Zurigo da madre svizzera e padre
egiziano, in anni giovanili il suo spirito
nomade l’ha portato a Basilea, Roma,
New York e Losanna. Presto si trasferirà a
Karim Noureldin (39 anni), Losanna VD
Londra. Secondo lui, il luogo in cui una
persona vive dipende dall’energia che
possiede. «Non potrei fare a meno
di New York. Anche se gli anni trascorsi
nella Grande Mela mi sono costati parecchia energia.» Karim Noureldin è ambizioso. «Quando si desidera qualcosa,
bisogna volerla davvero e impegnarsi per
riuscire a ottenerla.» Dove sarà fra dieci
anni? Un paio di desideri li ha già. E
finora è sempre riuscito a ottenere quello
che voleva.
Karim Noureldin è l’artefice delle pitture murali
presso la Sede centrale di Swiss Life.
Finestre temporali
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch.
1948–1962
ASPETTANDO IL GIRO DELLA SVIZZERA. Gli spettatori e i
viaggiatori in transito attendono nel 1957 sul passo del Grimsel l’arrivo del Giro.
_ _ _ IMPEGNO IN BELGIO. _ _ _ LA RENTENANSTALT
RAFFORZA LE OPERAZIONI CON L’ESTERO E NEL 1956 FONDA UNA
FILIALE IN BELGIO. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Il potere d’acquisto aumenta. Chi desidera sapere se
i lavoratori stanno meglio o peggio deve raffrontare il potere
d’acquisto. In altre parole: quanto deve lavorare un lavoratore svizzero nel 1955 e nel 1905 per generi alimentari e
altri beni di consumo? Ecco la risposta:
Beni
1955
1905
1 kg di pane
18 min.
1 ora 21 min.
1 kg di carne di manzo
3 ore 36 min.
7 ore 15 min.
1 kg di burro
3 ore 24 min.
12 ore 45 min.
1 paio di scarpe
20 ore
113 ore 30 min.
1 abito
80 ore
227 ore
1 bicicletta
100 ore
1 135 ore
La ragazza
svizzera del
bikini di
Ostermundigen
Ursula Andress entra nella storia
del cinema nel 1962 in veste di
cacciatrice di conchiglie Honey Ryder
nel film «James Bond 007 – Licenza
di uccidere», uscendo dal mare
nell’indimenticabile bikini bianco.
Scarpe per bambine, 1905.
61
Sede centrale in General-Guisan-Quai verso il 1940.
Stabile amministrativo Binz Center, 2006.
62
Lavorare per
Swiss Life
Vecchia Sede centrale in Genferstrasse verso il 1980.
Dalla metà del XX secolo
il mondo del lavoro e gli spazi
lavorativi degli impiegati sono
notevolmente mutati. L’evoluzione si rispecchia in dettagli e
oggetti d’arredamento, negli
strumenti ausiliari e nella scelta
dei colori. Le immagini si riferiscono a Zurigo, che da sempre
accoglie la Sede centrale e
l’amminitrazione di Swiss Life.
Sece centrale in General-Gusan-Quai, 2006.
63
Percorsi di vita
Verena Tanner (65 anni), Zurigo ZH
La gioia di vivere.
Questo splendore negli occhi. È evidente.
Probabilmente lo stesso splendore
come il suo primo giorno di lavoro nel
mese di aprile 1957. Allora Verena
Tanner varcò per la prima volta la soglia
dell’edificio amministrativo della Rentenanstalt. Aveva 15 anni ed era una
di quattro nuove apprendiste. Probabilmente tutto sarebbe andato diversamente, se il fratello della vicina non fosse
stato procuratore presso la Rentenanstalt. Eventualmente avrebbe frequentato la propedeutica per diventare infermiera o la magistrale. Però è diventata
perita in assicurazione – anche grazie alla
raccomandazione di un parroco. Nella
candidatura della «signorina Tanner»
64
quest’ultimo scrisse «metterei le mani sul
fuoco per lei». Il tirocinio passò, ma lei
restò fedele all’impresa. E si occupò della
gestione di contratti di grandi clienti,
dapprima senza macchina da scrivere
elettrica, il tutto con un vero e proprio
lavoro manuale. Ma i tempi cambiarono.
Il sabato non era più un giorno di
lavoro. I computer hanno sostituito le
schede perforate. E Rentenanstalt è
diventata Swiss Life. Dinanzi ai grandi
cambiamenti, una cosa non è mutata: la
curiosità e la gioia di Verena Tanner nel
suo lavoro. Ha sempre conservato queste sue qualità sia in veste di segretaria
sia in seguito in qualità di una delle
prime procuratrici nell’impresa. «La cosa
più bella è gioire di quanto si deve fare
a questo mondo». Le parole di Gotthelf
corrispondono anche al suo credo di
cristiana convinta. Nessun giorno è stato
vissuto invano. Talvolta pensava persino:
«Peccato, il giorno di lavoro è già terminato!» «Goldvreneli» lavora ancora
presso Swiss Life; dal 1998 a tempo
parziale. E non perché si annoia, al contrario: è molto impegnata socialmente
e le piace fare escursioni. Però allo stesso
modo le piace il suo lavoro, come il
primo giorno.
Verena Tanner lavora da 50 anni per Swiss Life.
Finestre temporali
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1948–1962
ARRINGA PER UNA
CITTÀ MODELLO
La Svizzera ospita ogni 25 anni circa un’esposizione nazionale.
A metà degli anni 50 iniziano le progettazioni per l’Expo 64 a
Losanna. A questo proposito interviene l’architetto e scrittore Max
Frisch. Nel 1955 pubblica insieme a Lucius Burckhardt, Markus
Kutter e altri cinque autori un opuscolo rosso dal titolo «Attenzione: la Svizzera». Gli autori, provocatoriamente, chiedono alle
autorità e al popolo svizzeri di rinunciare a un’esposizione nazionale
convenzionale. Non vogliono più rappresentare il Paese in padiglioni
Landi, ma vogliono subito provare il caso d’emergenza. Vogliono
costruire una città modello: nella regione dei laghi di Berna, nel
delta del Rodano, in un’area intatta lungo il corso del Saane o su
un paio di chilometri quadrati incolti nel Canton Argovia.
Come si esplica il controprogetto degli intellettuali? La città modello deve offrire spazio per 15 000 abitanti con ampie strade, poiché
«gli svizzeri non vogliono più trascorrere ogni giorno un’ora negli
ingorghi stradali.» Attraversare la città modello con la macchina
a passo sostenuto deve procurare gioia. Sono previsti 20 000
parcheggi sotterranei o in autosilo. L’utopia subordina tutto alla
mobilità senza barriere. La piccola città ottiene addirittura un piccolo aeroporto. Cos’altro? Per i progettisti la città modello svizzera
deve avere anche una caserma modello, panetterie modello, bagni
modello, scuole modello e perfino un mattatoio modello. E chi dovrebbe abitare questa nuova città? Max Frisch e i suoi coautori
nominano i seguenti rappresentanti comuni: agente della polizia stradale, commerciante, architetto, funzionario, ingegnere, contadino,
padre, nonno. Le donne non esistono. I bambini non esistono. Le famiglie non esistono. L’utopia del 1955 di Max Frisch e dei suoi
coautori è un progetto tecnocratico della città. Non verrà mai realizzato. La visione cade nel dimenticatoio dopo una breve e intensa
discussione. L’Expo 64 ufficiale viene costruita e visitata da molte persone che ne serberanno un ricordo duraturo.
UNA «MAID OF COTTON».
In viaggio con tre cavalli vapore.
Il 15 giugno 1957 si esibisce
la «Maid of Cotton» in una
sfilata di moda presso Grieder
les Boutiques a Zurigo. Dietro la
«Maid of Cotton» si nasconde la
studentessa ventenne Helen Landon
di Huntingdon, Tennessee. La campagna dei proprietari di piantagioni
di cotone americani e delle borse di
cotone di Memphis, New Orleans e
New York entusiasma la stampa
svizzera, che si mostra impressionata dalla ragazza e dalla versatilità del cotone. Il cotone è
stato utilizzato nel dopoguerra
soprattutto come prodotto
domestico, ma ora inizia la
sua marcia trionfale nell’industria dell’abbigliamento.
In tutta la Svizzera esistono ferrovie,
strade, auto e camion. Ma intorno al
1950 a Brülisau, nell’Appenzello, ci
sono ancora due conducenti di bestie
da soma che trasportano le merci in
maniera tradizionale fino alle trattorie
di montagna: con le bestie da soma,
appunto.
65
L’impegno di Swiss Life
I bambini al centro dell’attenzione
al Kids Festival
Noi svizzeri siamo tornati a essere qualcuno – almeno dal
punto di vista calcistico. Dopo gli ottimi Mondiali 2006,
gli Europei 2008 sono ormai alle porte. Un evento culminante che si svolgerà nel nostro Paese, nei nostri stadi e
dinanzi al nostro pubblico. Al Kids Festival i giovani calciatori e le giovani calciatrici saranno per una volta al centro dell’attenzione. Perché sono le stelle di domani.
Il Kids Festival è un progetto comune di Swiss Life con
l’Associazione Svizzera di Football (ASF) e Ochsner Sport.
Negli ultimi anni numerosi giovani calciatori hanno portato
una ventata di aria fresca nella squadra nazionale. È pertanto possibile affermare che la promozione delle nuove leve
si è rivelata efficace. Allora perché non supportare anche i
più piccoli e quindi i «grandi» di domani? Detto, fatto. Con
il Kids Festival è stato così organizzato un torneo calcistico
per bambini; il primo in questa forma in Svizzera. In questo
66
contesto Swiss Life vanta già di esperienza nel sostegno del
calcio: dal 2004 sponsorizza l’Associazione Svizzera di Football e le Nazionali svizzere di calcio, ovvero sia la Nazionale
A che le squadre giovanili U-15 – U-21.
Ecco come si svolgerà il Kids Festival
Ragazzi e ragazze tra i sei e i dieci anni partecipano quest’anno a uno dei 20 tornei che si disputeranno a livello nazionale tra maggio e ottobre. Il prossimo anno si continuerà da
inizio maggio fino all’Euro 08 in giugno. Ai tornei possono
partecipare complessivamente 15 000 bambini che avranno
così la possibilità di mostrare le loro capacità. È pertanto
possibile che i talent scout troveranno proprio qui i Sendero,
i Barnetta e i Behmami di domani.
I tornei si disputeranno sempre di sabato o di domenica;
quattro gruppi saranno formati da 16 squadre ciascuno. Una
partita durerà 12 o 15 minuti. Dopo tre ore sarà noto il vincitore del torneo. E affinché i piccoli non si sentano da meno, i
tornei saranno disputati in stadi preparati come quelli di
Champions League e ogni partecipante riceverà il rispettivo
equipaggiamento.
Un giorno per tutta la famiglia
Niente calcio senza tifosi. Questi rappresentano il dodicesimo giocatore di una squadra. I giovani calciatori portano
con sé i loro tifosi, ovvero le loro famiglie e amici. Negli stadi
è stato organizzato un programma anche per loro: giochi, un
percorso di abilità e altre attrazioni. Il torneo sarà pertanto
un’esperienza indimenticabile per tutti. Euro 08, ti aspettiamo!
Swiss Life
sempre in auge
Swiss Life sponsorizza con convinzione il calcio
svizzero. Un impegno a favore sia dei campioni
di oggi che delle nuove leve.
Dal 2004, Swiss Life è sponsor dell’Associazione
Svizzera di Football e delle Nazionali svizzere di
calcio (Nazionale A e U-15 fino a U-21). L’impegno è
iniziato dopo gli Europei del Portogallo del luglio
2004 e ha raggiunto l’apice l’estate scorsa in occasione dei Mondiali. Swiss Life si focalizza sulla sponsorizzazione a favore delle nuove leve. Con azioni
quali il Kids Festival, l’impresa intende fornire un
contributo alla nazionale di domani. Per Rolf Dörig,
CEO del gruppo Swiss Life, la nazionale rappresenta
il fiore all’occhiello del calcio elvetico: «La nazionale
entusiasma molte persone nel nostro Paese, al di
là delle differenze sociali. Noi siamo un offerente di
servizi nel settore previdenziale fortemente radicato
in Svizzera, e in quanto tale condividiamo questo
entusiasmo, come anche la voglia di realizzare
performance di alto livello misurandoci in campo
internazionale».
67
Finestre temporali
1867
1877
1887
1897
1907
1917
Arnold Odermatt, © Urs Odermatt, Windisch.
1857
Il parco veicoli della polizia del Canton Nidvaldo. Stans, 1964.
Fatti sporchi. Da uno studio condotto nel 1968 risulta: solo il 5 percento degli uomini si cambia quotidianamente la biancheria intima contro il 59
percento delle donne. 20 anni più tardi una buona parte ha evidentemente
imparato la lezione. Ora il 45 percento degli uomini getta la propria biancheria intima nella cesta dei panni sporchi dopo 24 ore. Però le donne continuano ad essere in vantaggio per quanto riguarda l’igiene: nel loro caso si tratta
ora del 70 percento.
68
Medaglia d’oro, d’argento e di
bronzo per Nabholz. Nel 1896 a
Schönenwerd nel Canton Soletta,
Hans Nabholz riprese una ditta di
abbigliamento sportivo a cui diede
il suo nome. Nel 1960 la marca
Nabholz raggiunse l’apice: le sue
tute sportive classiche vengono
vendute su piano internazionale.
Nel 1968 a Città del Messico,
undici squadre olimpioniche sono
apparse nell’abbigliamento firmato
Nabholz – oltre agli svizzeri anche
gli atleti statunitensi di maggior
successo con complessivamente
107 medaglie. Nel 1992 dopo
aver lottato a lungo per sopravvivere, Nabholz va in fallimento.
Il commerciante di articoli sportivi Dalbotex acquisisce in
seguito i diritti Nabholz e ritorna
in scena nel 2003 con prodotti
all’ultima moda. Ci sarà
forse una seconda primavera
per questo marchio?
1927
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1963–1977
Casi delicati.
Nel Canton Zurigo
questo divieto di convivenza è
stato valido fino al 1972.
È durato ancora più a lungo
nel Canton Vallese,
dove la convivenza è stata
legalizzata soltanto nel 1995.
Leader della hit parade. Nel 1968 i Beatles hanno conquistato
la hit parade svizzera ben due volte. «Lady Madonna» è stata in testa alla hit parade
per quattro settimane e «Hey Jude» per ben sei settimane. Soltanto Tom Jones
con «Delilah» è riuscito a superare i Beatles. L’hit del cantante gallese ha occupato
il primo posto in classifica durante otto settimane. Tuttavia nella hit parade annua
non si sono imposti gli anglosassoni, bensì una «meteora» tedesca: Roland W.
con «Monja».
_ _ _ _ Gli svizzeri puntano sulla responsabilità individuale. _ _ _ _ _ Il 3 dicembre 1972, il popolo svizzero ha deciso sulla previdenza per la vecchiaia. Mentre la sinistra proponeva una pensione popolare, un’iniziativa
sovrapartitica richiedeva l’integrazione del principio dei tre pilastri nella Costituzione. Questa iniziativa è stata accolta
con il 74 percento dei voti. Il modello dei tre pilastri della previdenza per la vecchiaia composto di AVS, cassa pensioni e
previdenza individuale dimostra la sua validità e suscita all’estero grande interesse e considerazione. _ _ _ _ _ _ _ _ _
«Bravo» bravissimo.
Il giornalista tedesco Peter Boenisch crea con
«Bravo» la rivista giovanile finora più pubblicata
nell’area di lingua tedesca. La prima edizione è
stata pubblicata il 26 agosto 1956. Costava
50 Pfennig.
anni 70
A metà degli
, Bravo raggiunge per la
prima volta una tiratura di un milione di esemplari.
Nel 1996, su ogni tiratura è stato possibile vendere in media
1,4 milioni di esemplari. In seguito le vendite crollano: nel primo
trimestre 2006 sono stati venduti soltanto 600 000 esemplari.
69
150 GIOVANI IDEE
PER LA SVIZZERA
Un paese solo per dormire? Shopping, scuola, lavoro e
cultura solo in città? È questa la Svizzera di dopodomani?
Partecipando al concorso nazionale «I giovani progettano
gli spazi del futuro» i giovani hanno riflettuto sul loro
spazio vitale e il loro futuro.
L’ambiente dove viviamo e lavoriamo influisce notevolmente
sull’organizzazione della nostra vita. Noi stessi influenziamo
il nostro spazio vitale, utilizzandolo, modificandolo e strutturandolo secondo le nostre esigenze. Giovani di tutta la
Svizzera hanno analizzato la situazione nel loro ambiente,
hanno sviluppato visioni di pianificazione territoriale, deducendo dalle loro riflessioni misure concrete. Con i loro contributi hanno partecipato al concorso «I giovani progettano
gli spazi del futuro».
Pianificatori territoriali da tutta la Svizzera
Il concorso era aperto alle classi dal settimo anno in poi, a
gruppi della scuola professionale e ad altri gruppi di giovani
dai 12 ai 20 anni. Il gruppo di lavoro doveva essere composto di almeno cinque partecipanti. Il termine di consegna per
i contributi dei giovani pianificatori era la fine di febbraio
2007. Hanno avuto a disposizione quattro mesi per realizzare
in modo creativo le loro idee e proposte. Oltre 150 classi e
gruppi di giovani di tutte le regioni linguistiche svizzere hanno
partecipato al concorso.
Il concorso nazionale «I giovani progettano gli spazi del futuro»
è stato organizzato dalla Scuola superiore tecnica di Rapperswil. Swiss Life li ha assistiti come partner esclusivo del mondo
economico. Entro l’estate 2007 i lavori verranno valutati e
premiati da una giuria prima a livello regionale e poi a livello
nazionale. Il montepremi ammonta a 40 000 franchi. Inoltre,
i giovani con i migliori progetti avranno la possibilità di continuare a sviluppare le loro idee in collaborazione con esperti
e di presentare i risultati alle autorità competenti e ad altri
interessati.
70
Un sito web come punto d’incontro
Per tutte le informazioni concernenti il concorso è disponibile un apposito sito web. Da www.jgl-wettbewerb.ch è possibile scaricare, oltre a informazioni su programma, scadenze, condizioni e la descrizione di possibili forme di
rappresentazione, anche dettagliati materiali di riferimento ed
esempi di progetto. Questi documenti sono a disposizione
anche dopo la scadenza della consegna dei progetti e sono
adatti a organizzare lezioni avvincenti e reali.
I progetti premiati e i vincitori verranno presentati nel sito
web. Inoltre, il sito web conterrà informazioni sul futuro dei
giovani visionari, le idee che saranno sviluppate, le misure
concrete realizzate e i corrispondenti luoghi di attuazione.
Visitare il sito conviene in ogni caso.
L’attività di Swiss Life e l’obiettivo del concorso hanno
molti punti in comune. Swiss Life si occupa, come la
progettazione dello spazio vitale, della progettazione
del futuro. Spazio vitale e previdenza sono temi sociali
molto importanti con una focalizzazione a lungo termine.
Rolf Dörig, CEO del gruppo Swiss Life e membro del
comitato patrocinatore: «La previdenza significa prevedere. L’iniziativa ‹I giovani progettano gli spazi del
futuro› va in questa direzione. Diamo il nostro sostegno al concorso perché è una piattaforma per i giovani su cui impegnarsi attivamente a favore dello sviluppo
di prospettive per il futuro della Svizzera. L’approccio
del progetto che oltrepassa i confini generazionali corrisponde alla nostra filosofia aziendale».
L’impegno di Swiss Life
www.jgl-wettbewerb.ch
Percorsi di vita
Edgar Schafer (51 anni), Friburgo FR
Sulla via verso «il meglio».
Come è riuscito a diventare proprietario
di un vigneto a Bordeaux? Certamente
non grazie a un viaggio in Uzbekistan.
Oppure sì? Tutto è iniziato con un
sogno: quando era adolescente Edgar
Schafer voleva diventare guida turistica.
Oggi è broker assicurativo. Ciò non ha
placato la sua smania di viaggiare –
al contrario. Ancora prima di compiere
20 anni, aveva già viaggiato in treno per
tutta Europa e attraversato il Sahara.
Da allora ha visitato oltre 80 Paesi.
Edgar Schafer è un esploratore che desidera conoscere le diverse culture. Questa
curiosità l’ha portato nella foresta
pluviale, nel deserto e nelle regioni di
crisi. E 25 anni or sono anche in Uzbe72
kistan. È ritornato da questo viaggio con
un invito a Bordeaux – l’aveva invitato
una guida turistica francese, specializzata
in viaggi in regioni vinicole. A quel
momento non era possibile prevedere
che sarebbe nata una grande passione.
Oppure sì? Perché con Edgar Schafer o
tutto o niente. Oggi Edgar Schafer si reca
più volte l’anno a Côtes de Castillon in
Francia dove assieme a un amico possiede un vigneto. In quelle occasioni controlla le attività e degusta sul luogo i
nuovi vini. Tutto gira attorno alla degustazione di vini. Poiché senza un confronto non è possibile valutare, afferma
il broker. E lui deve saperlo, perché la
sua professione e il suo più grande hobby
sono basati sul confronto. La sua cantina
è pertanto diventata sempre più fornita.
Nel frattempo si contano diverse migliaia
di bottiglie – naturalmente solo vini
della regione di Bordeaux – tra cui diversi
pregiati. Per intenditori di vini o quelli
che vogliono diventarlo, organizza regolarmente delle degustazioni. Il suo più
grande desiderio è trovare il vino perfetto.
Ma dove trovarlo? Schafer non ha ancora
una risposta. Ma un giorno troverà sia
la risposta, sia il vino.
Edgar Schafer è titolare di un’impresa di broker
d’assicurazioni e fornisce prodotti di Swiss Life.
Analisi previdenziale
Che tipo di investitore siete?
Amate il rischio? Oppure siete piuttosto prudenti e puntate sulla sicurezza? Al momento della scelta
dell’investimento adeguato, ad esempio ai fini della previdenza per la vecchiaia, la sicurezza e il rischio
sono importanti fattori di decisione. Mentre alcuni investitori pongono l’accento su un capitale garantito,
altri sono disposti ad assumersi un rischio più elevato al fine di realizzare un maggiore rendimento.
Individuate, rispondendo alle seguenti domande, se per i vostri investimenti è più importante realizzare un
rendimento elevato o beneficiare di un’elevata sicurezza. Per ogni risposta è indicato un determinato punteggio.
Riportate il punteggio della risposta da voi selezionata nella colonna a destra.
Corrisponde
appieno
Corrisponde
parzialmente
Non
corrisponde
Punteggio
1 Per me è molto più importante realizzare redditi elevati che beneficiare
di una sicurezza assoluta.
3
2
1
1
2
3
3
2
1
1
2
3
3
2
1
1
2
3
3
2
1
1
2
3
3
2
1
1
2
3
3
2
1
1
2
3
2 Desidero incrementare il mio capitale per percepire al pensionamento un’interessante
rendita supplementare e poter così perlomeno mantenere il mio standard di vita.
3 Nei prossimi anni non avrò certo bisogno del denaro investito.
Posso disporne e impiegarlo a piacimento.
4 Ho investito 10 000 franchi in azioni. Il corso scende improvvisamente
del 20 percento. Vendo le azioni per evitare ulteriori perdite.
5 Ho già investito in azioni e/o in fondi e mi piacerebbe collocare una
parte del mio denaro in modo più speculativo (p.es. strumenti derivati).
6 Vorrei operare soltanto investimenti in cui l’importo versato alla
scadenza è noto sin dall’inizio.
7 Ho investito 15 000 franchi in azioni. Il corso scende del 20 percento.
Acquisto altre azioni perché credo negli utili di corso a lungo termine e
intendo cogliere questa opportunità.
8 Preferisco un conto di risparmio con un tasso fisso invece di un
rendimento elevato ma incerto.
9 Per realizzare rendimenti superiori alla media mi assumo volentieri
un rischio elevato.
10 Il rischio di perdere una parte del mio patrimonio in borsa mi
preoccuperebbe troppo.
11 Le azioni mi interessano molto; ho infatti già investito una parte
del mio denaro in azioni.
12 Desidero raggiungere con certezza il mio obiettivo di risparmio
per poter realizzare più tardi un mio grande sogno.
Punteggio complessivo:
Quando avete risposto a tutte le domande, contate i punti nella colonna a destra.
Sulla seguente pagina potete rilevare che tipo di investitore siete.
73
Valutazione
25 – 36 punti:
Tipo di investitore orientato
al rendimento
Nei vostri investimenti siete disposti ad assumervi un rischio
elevato, in quanto non volete lasciarvi sfuggire l’opportunità
di realizzare un rendimento massimo. Siete però coscienti del
fatto che questa opportunità può comportare anche delle
perdite. Se siete disposti ad assumervi un rischio elevato,
dovreste essere in grado di farvi fronte anche dal punto di
vista finanziario. Per quanto riguarda le questioni di denaro,
mostrate perlopiù un’elevata disponibilità al rischio. A voi si
addicono prodotti previdenziali in cui il capitale viene investito in fondi azionari.
«C’est la vie!»
Giocare è divertente e diffonde allegria e buon umore in famiglia e fra
gli amici. Essere fortunati dipende
per lo più dal caso, ma a volte anche
dall’abilità o dalla risposta giusta.
L’abilità, la conoscenza e una buona
dose di fortuna sono pure al centro
di «C’est la vie!». Come nella vita
vera, in questo gioco di società si
tratta di avere la previdenza giusta al
momento giusto. Chi fin dall’inizio
punta sulla carta giusta, non può che
avere fortuna con le «carte destino».
Colpi di genio, compiti incentrati
sul fitness, domande sulla famiglia e
indovinare le professioni sono
ingredienti di un gioco sempre nuovo
che fa guadagnare punti ad ogni
partecipante. Vince chi ne raccoglie il
maggior numero. È garantita ad
ogni modo una serata divertente per
grandi e piccini.
13 – 24 punti:
Tipo di investitore limitatamente
disposto ad assumersi rischi
Le vostre aspettative di reddito sono proporzionalmente elevate, tuttavia siete limitatamente disposti a far fronte a dei
rischi. Sebbene vi assumiate volentieri un determinato rischio
aumentando pertanto l’opportunità di realizzare interessanti
rendimenti, siete coscienti del fatto che dietro questa opportunità si cela anche un rischio di perdita. Per voi entrano in
linea di conto investimenti che oltre alla prospettiva di utili di
corso vi offrono anche sicurezza e garanzie.
12 – 23 punti:
Tipo di investitore orientato alla sicurezza
Nei vostri investimenti non siete disposti ad assumervi un
rischio elevato. Preferite operare investimenti che vi assicurino
un determinato importo di risparmio. Il vostro capitale deve
essere garantito. La sicurezza dell’investimento riveste per
voi un’importanza maggiore rispetto alle aspettative di rendimento. Ai fini della vostra previdenza per la vecchiaia sono
indicate soprattutto le assicurazioni sulla vita di tipo classico
con capitale garantito.
Se volete saperne di più… Presso Swiss Life l’analisi del profilo d’investimento comprende l’orizzonte d’investimento, la disponibilità al rischio
e la capacità di rischio. In questo contesto la capacità di rischio dipende
Potete ordinare il gioco al sito
www.swisslife.ch/cestlavie
dall’indipendenza finanziaria e anche da quanto la persona abbia bisogno
del patrimonio investito. Viene inoltre rilevata la situazione di vita
personale, dove vengono richieste indicazioni quali l’età, il reddito o lo
stato civile. In questo modo è possibile garantire un’analisi completa del
profilo d’investimento individuale. Se desiderate un’analisi approfondita,
vogliate rivolgervi ai nostri consulenti tramite la nostra pagina Internet
oppure per E-mail a [email protected]. Siamo lieti di
dedicarvi tutto il tempo necessario.
74
Percorsi di vita
Reto Rutz (39 anni), Kreuzlingen TG
Questione d’equilibrio.
Reto Rutz percorre a passi rapidi l’area
prospiciente la MOWAG di Kreuzlingen.
Un saluto qui, due parole là. È chiaro
che quest’uomo conosce l’impresa e
le persone che vi lavorano. Da 16 anni
è uno di loro. Dal servizio interno di
vendita il suo cammino l’ha portato ai
vertici dell’impresa. Oggi Reto Rutz,
originario del Canton Turgovia, dirige il
servizio del personale di questa impresa
di 600 persone. Qual è il segreto del suo
successo? Il 39enne vede in modo del
tutto sobrio il suo percorso professionale. «Procedere sempre a piccoli passi,
sondare i propri limiti e comunicare con
franchezza», afferma il cittadino di
Altnau. Altrettanto importante è mantenere il giusto equilibrio e lui sembra proprio riuscirci. Il padre di tre figli dà infatti
l’impressione di una persona bilanciata e
soddisfatta. Famiglia, professione, amici
e il suo impegno in veste di arbitro sono
le basi della sua vita attiva. Basi solide
davvero. Reto Rutz si considera una persona con i piedi ben piantati per terra e
con determinati principi. Sicurezza, valori
ben definiti e soluzioni pragmatiche sono
importanti per lui, che tra l’altro ricopre
la carica di maggiore dell’esercito svizzero. Dà prova di queste sue qualità
quando si tratta di prendere decisioni.
Gli capita di dover correre qualche
rischio, ma si tratta sempre di rischi calcolati. Non reagisce mai d’impeto,
nemmeno quando in seno all’élite del
calcio svizzero, da 23esimo protagonista,
in situazioni estreme è chiamato ad
agire e a prendere decisioni rapide.
Allora Reto Rutz capisce ciò che significa
assumersi delle responsabilità. E lui è
in grado di farlo – che si tratti del campo
da gioco o della vita reale.
Reto Rutz è responsabile del personale della
MOWAG, cliente aziendale di Swiss Life.
75
L’impegno di Swiss Life
Sensibilizzare i
giovani alla previdenza
I giovani non si preoccupano della previdenza per la vecchiaia. Come meravigliarsi: l’età di pensionamento per loro
è ancora molto lontana. Ma le leggi sugli importi delle loro
rendite di vecchiaia vengono già decise oggi. Swiss Life, in
collaborazione con l’associazione Gioventù ed Economia,
pubblica un’opera didattica per sensibilizzare i giovani sul
tema della previdenza.
La voce dei giovani è importante per una strutturazione durevole della previdenza per la vecchiaia. Ma alle votazioni partecipano molte più persone anziane che giovani. E questo può
essere fatale nelle questioni sulla previdenza, poiché gli anziani
tendono a preservare la garanzia dei diritti acquisiti, piuttosto che a favorire una previdenza per la vecchiaia durevole.
Materiale didattico e settimane di progetto
I giovani tra i 16 e i 20 anni sono il nostro futuro e sono anche
i politici di domani. Come elettori hanno l’opportunità di dare
un contributo politico sin d’ora anche nell’ambito della previdenza per la vecchiaia. Swiss Life e l’associazione Gioventù
ed Economia desiderano sensibilizzare gli alunni dei licei e
delle scuole professionali sul tema della previdenza e stimolare il dialogo con un’opera didattica.
È nell’interesse dei giovani
partecipare ai processi decisionali.
L’opera sarà disponibile da marzo 2007 e comprende un quaderno per gli alunni, un commento per i docenti e 5 moduli
E-learning. Per gli insegnanti sono previsti seminari in cui vengono informati esaurientemente sul tema previdenza. Dall’autunno 2007 si prevede lo svolgimento anche di settimane di
progetto per le classi con il supporto di Swiss Life. Gli alunni
avranno la possibilità di confrontarsi con il tema «Diventare
vecchi» in un ambiente non convenzionale.
76
Swiss Life
apre
prospettive
In occasione del 150° anniversario Swiss Life ha dato vita
alla fondazione «Prospettive». Un altro passo avanti per
accrescere l’impegno sociale, offrendo a numerose persone nuove prospettive.
Fin da oggi si prendono decisioni sulla futura rendita
di vecchiaia dei giovani.
Cosa pensa di fare tra dieci anni? Quasi nessuno riesce a
rispondere con certezza a questa domanda. La maggior
parte, tuttavia, ha idee più o meno concrete su come debba
proseguire la propria vita professionale o privata. Nella vita
abbiamo bisogno di una prospettiva che motivi, dia sicurezza
e consenta uno sguardo fiducioso verso il futuro.
Aprire e migliorare prospettive: questo è lo scopo della nuova
fondazione di Swiss Life. L’obiettivo è promuovere iniziative
senza scopo di lucro nei settori della beneficenza sociale,
scientifico, culturale e sportivo. La fondazione è parte dell’impegno sociale di Swiss Life basato sui valori della solidarietà e dell’umanità. Swiss Life assiste persone socialmente
svantaggiate e promuove opere di interesse sociale e culturale.
Swiss Life, in quanto impresa ricca di tradizione e datore di
lavoro radicato in Svizzera, si assume la propria responsabilità sociale che va oltre l’attività commerciale.
Per i prossimi due-tre anni il consiglio di fondazione presieduto da Bruno Gehrig, presidente del consiglio d’amministrazione, ha scelto come temi principali l’integrazione e
l’istruzione. A tale riguardo, uno dei primi progetti sostenuti
da Swiss Life è la fondazione «Zürich-Jobs». «Zürich-Jobs»
promuove soluzioni innovative per l’integrazione dei disoccupati, in particolare giovani adulti, nei processi lavorativi ed è
un’iniziativa comune della città di Zurigo e del mondo economico.
77
Percorsi di vita
Un medico ticinese eclettico.
Il suo curriculum vitae è come un «Chi è
chi» del mondo della medicina. Da quasi
due anni il professor Martinoli ha tuttavia ridotto le sue attività. Ha, infatti,
abbandonato diverse sue cariche – anche
il suo lavoro in veste di capo reparto
e di primario di chirurgia dell’Ospedale
regionale di Lugano. Sebastiano Martinoli non voleva diventare un manager
ospedaliero che anziché curare i pazienti
passa il tempo al computer dedicandosi
alla gestione delle anamnesi. Oggi lavora
in veste di medico accreditato in una
clinica privata. «Talvolta mi sento come
mio padre che, in qualità di chirurgo
all’ospedale di Acquarossa, se necessario
estraeva anche denti.» A dire il vero
78
Sebastiano Martinoli non avrebbe dovuto
diventare medico. Entusiasta dei cantieri
delle centrali elettriche ticinesi, dove il
liceale della Valle di Blenio si guadagnava
la paghetta, all’inizio degli anni 60 si trasferì a Zurigo con l’intenzione di iscriversi
al politecnico federale, facoltà di architettura. Però quando vide degli studenti
che ritagliavano, quali modelli, delle
casette di carta, abbandonò questa idea.
Così studiò medicina per diventare un
chirurgo appassionato. E con passione
si è dedicato alla donazione di organi.
Al servizio di Swisstrasplant si è dedicato
instancabilmente all’informazione in
questo contesto. E con successo – in
Ticino la quota di donatori è infatti di
Sebastiano Martinoli (63 anni), Lugano TI
gran lunga più elevata rispetto alla
media nazionale. Oggi Sebastiano Martinoli segue vieppiù anche altri interessi.
Apprezza la coltivazione di pomodori,
l’arte contemporanea ticinese e la letteratura storica. Ha di nuovo tempo da
dedicare alla pratica del windsurf o per
andare in barca a vela con gli amici. «Mi
portano con loro soltanto perché cucino
bene», afferma Martinoli con ironia.
E naturalmente ha di nuovo tempo per
colloqui approfonditi con i suoi pazienti.
Questi momenti sono particolarmente
importanti per lui.
Sebastiano Martinoli è cliente di Swiss Life.
Finestre temporali
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1978 –1992
Il popolo
respinge
l’adesione
allo SEE.
Il 6 dicembre 1992 una
risicata maggioranza
del 50,3 % dei votanti
respinge l’adesione della
Svizzera allo Spazio
Economico Europeo
(SEE). La questione
dell’adesione allo SEE
comporta sul piano
nazionale una delle
campagne elettorali
più accese degli ultimi
50 anni.
Techno. Durante i
primi anni 90 si sviluppa
intorno alla musica
elettronica una specifica
cultura giovanile, la
scena techno.
700 milioni di mouse.
Quasi tutti ne fanno uso ogni giorno, ma quasi nessuno
ne conosce la storia: il 2 ottobre 1981 ad Apples presso Morges,
un comune vaudese, è stata fondata la ditta Logitech.
Nel 1982 l’impresa immette sul mercato il primo mouse per computer.
Del modello P4 vengono venduti circa 500 pezzi al mese a
99 dollari. Nei 25 anni successivi l’impresa ha venduto oltre 700 milioni
di mouse per computer.
Alla prima Street Parade del 1992 intervengono
circa 1 000 raver. Oggi i partecipanti sono quasi
un milione; l’evento è diventato un happening
gigantesco.
http://www
Nel 1991 Tim Berners-Lee sviluppa il World Wide Web al Centro Europeo per le Ricerche
Nucleari (CERN) di Ginevra. Da allora l’Internet è diventato un mezzo di informazione
e di comunicazione indispensabile – per privati, ditte e autorità. In parole povere: per tutti.
Sopra le nuvole.
Dopo un incidente automobilistico, la sua carriera di pilota
sembra già volgere al termine. Claude Nicollier riesce comunque a recarsi, come
primo svizzero, nello spazio: dal 31 luglio all’8 agosto 1992, l’astronauta di Vevey
circumnaviga la terra 126 volte nello Space Shuttle Atlantis. Si sono poi susseguiti tre
altri voli nello spazio; nell’ultimo lascia la navetta per una passeggiata nello spazio e
per riparare il telescopio spaziale Hubble.
«Nessuno ha intenzione di costruire un muro.»
Contrariamente alle parole di Ulbricht, presidente
del Consiglio di stato, il regime della RDT erige
nel 1961 in mezzo a Berlino il «muro di protezione
antifascista» come frontiera tra le due Germanie.
Quasi 200 persone muoiono in un tentativo di
fuga attraverso il muro. Nel 1989 l’Ungheria e la
Cecoslovacchia aprono le loro frontiere verso la
RDT e nel novembre dello stesso anno cade anche
il muro. Il 3 ottobre 1990 i berlinesi dell’Ovest e
dell’Est festeggiano insieme la riunificazione.
79
La pubblicità attraverso varie epoche:
dalla Rentenanstalt a Swiss Life
1940
verso il 1900
1894
1894
80
1958
1982
2006
1998
81
Finestre temporali
1857
1867
1877
1887
1897
1907
1917
Sono necessari
nervi saldi.
La nazionale di calcio svizzera viene eliminata nella fase preliminare di Euro 04 in
Portogallo. Ma ai Campionati Mondiali di
Germania 2006 si registrano i primi successi: la giovane squadra dell’allenatore Köbi
Kuhn si qualifica per gli ottavi di finale.
Sfortunatamente la squadra non mantiene
i nervi saldi e fallisce i calci di rigore contro
l’Ucraina. Riusciranno i calciatori svizzeri
a controllare meglio i loro nervi a Euro 08?
È possibile, visto che giocheranno in casa.
E non mancherà l’appoggio di Swiss Life.
Dal 2004 la più grande assicurazione svizzera sulla vita è sponsor della nazionale di
calcio.
Switzerland is not amused. Nel 2002
l’ovomaltina e l’impresa bernese Wander SA
diventano inglesi. Novartis, a cui appartiene
la Wander SA, vende l’azienda alla
Associated British Foods. Termina così una
storia svizzera di successi quasi centennale:
nel 1904 l’ovomaltina imbandiva per la
prima volta le tavole svizzere a colazione.
Negli anni successivi l’estratto di malto da
sciogliere nel latte diventa bevanda nazionale
e si impone anche sul piano internazionale.
Sulle isole britanniche e al di fuori dell’Europa la polvere istantanea è conosciuta
come Ovaltine e viene commercializzata con
una ricetta differente. La variante senza
zucchero è ora ottenibile solo in Svizzera.
Anche dopo la vendita agli inglesi. Almeno
questo.
Spirito d’avventura. Il 1° marzo 1999
Bertrand Piccard inizia la sua
più grande avventura a
Château-d’Oex. Per
quasi 20 giorni rimane
in aria insieme al
copilota Brian Jones.
Sono i primi uomini
a circumnavigare
la terra senza scali in
un pallone aerostatico.
Piccard e Jones atterrano in
Egitto dopo un viaggio lungo
46 000 chilometri.
1927
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1993 –2007
Lucerna sulla ribalta mondiale.
L’architetto francese Jean Nouvel costruisce
tra il 1995 e il 2000 il KKL (centro culturale e congressuale) di Lucerna. La costruzione moderna
e l’acustica spettacolare della sala concerti attirano attenzione e riconoscimento anche dall’estero.
Grounding. La flotta aerea elvetica
con le ali tarpate:
il 2 ottobre 2001, a seguito di
problemi finanziari della Swissair,
a partire dalle ore 15.45
a livello mondiale tutti gli aerei
della compagnia restano a terra.
Numerosi passeggeri disorientati;
si sono, infatti, di colpo
ritrovati con biglietti privi di valore.
La rendita AVS aumenta.
____________
Dal 1° gennaio 2007 il Consiglio federale ha adeguato la rendita AVS alla dinamica
salariale e dei prezzi. La rendita AVS minima passa da 1 075 a 1 105 franchi il mese
e la rendita massima da 2 150 a 2 210 franchi. Ciò corrisponde a un aumento del 2,8 %.
I costi aggiuntivi ammontano a 1,1 miliardi di franchi. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
83
Percorsi di vita
Henry Chen (19 anni), Wetzikon ZH
Occhi aperti sul mondo.
Forse un giorno Henry Chen sarà proprietario di un negozio di fumetti tutto
suo: infatti è un appassionato di fumetti
che oltretutto si diletta a disegnare. A
ispirarlo sono i manga giapponesi, quelle
figure dai grandi occhioni. Disegnare è
importante per Henry Chen: «Mi rilassa
dal lavoro al computer e dallo stress
a scuola.» Henry Chen è apprendista in
informatica al quarto anno.
Alla fine del tirocinio ha l’intenzione di
studiare presso una scuola universitaria
professionale. Ancora non sa esattamente a cosa si dedicherà, tuttavia
«tendenzialmente non all’informatica».
Intanto, però, ha ancora qualche osta84
colo da superare. Per citare qualche esempio: il lavoro di diploma per la maturità
professionale e il servizio militare, a
cui guarda con sentimenti contrastanti.
C’è in previsione anche un lungo viaggio.
L’anno prossimo andrà per la prima
volta in Cina, il Paese che i suoi genitori
hanno lasciato, come rifugiati, vent’anni
fa. «Mia cugina dice che in Cina le persone vivono ammassate. Rumore e caos
accompagnano la vita di tutti i giorni.
Sono curioso di conoscere questa realtà.
Sarà un ritorno alle mie origini.» A casa,
a Wetzikon, Henry Chen con i genitori e
i fratelli parla un dialetto vietnamita «ma
frammisto a parole del dialetto svizzero
tedesco», confessa sorridendo. È in
stretto contatto con numerosi membri
della sua grande famiglia, sparsa nei
quattro angoli della terra. Henry Chen
guarda al mondo con un atteggiamento
di apertura e curiosità. Quanto al futuro,
non ha grandi preoccupazioni. Forse
un giorno realizzerà il suo sogno di creare
cartoni animati. Magari invece si dedicherà a tutt’altra attività. O magari
avrà il suo negozio di fumetti che gestirà
con passione.
Henry Chen è apprendista informatico presso
Swiss Life.
Finestre temporali
1937
1947
1957
1967
1977
1987
1997
2007
1993 –2007
Primo posto per
la Svizzera.
SPESE MEDICHE. IN SVIZZERA LE SPESE
PER LE CURE MEDICHE VARIANO NOTEVOLMENTE NEL-
Da numerosi anni il
World Economic
Forum WEF effettua
sondaggi sulla competitività dei Paesi. Nel
sondaggio del 2006 la
Svizzera occupa per
la prima volta la prima
posizione, superando
gli USA che retrocedono al sesto posto.
La Svizzera è riuscita
ad aggiudicarsi il primo
posto in particolare
grazie alla buona
infrastruttura, a istituzioni funzionanti,
a mercati efficienti e
a un’elevata forza
innovativa. Partecipano al sondaggio
11 000 manager di
125 Paesi.
L’ASSICURAZIONE MALATTIE DI BASE.
GLI ASSICURATI
CANTON GINEVRA NEL 2006 SPENDONO IN
MEDIA 85,55 FRANCHI OGNI MESE. I PIÙ FORTUNATI
SONO GLI ABITANTI DEL CANTON NIDVALDO, DOVE
DEL
LE SPESE MEDICHE PER ASSICURATO AMMONTANO A
SOLI
36,90 FRANCHI AL MESE.
Più imposte e tributi.
Il Ministro delle finanze
Hans-Rudolf Merz fa notare in
occasione del «Giorno del
contribuente» 2006, che in Svizzera
il cittadino medio lavora i primi
108 giorni dell’anno per pagare le
imposte federali, cantonali e comunali,
nonché l’assicurazione sociale obbligatoria.
Il cittadino inizia a guadagnare solo dal 109°giorno
in poi. Ovvero: a partire dal 19 aprile.
85
Percorsi di vita
Silvia Wyss (60 anni), Küssnacht am Rigi SZ
La figlia di mio padre.
«Qui c’era una scrivania, qua un’altra.
Qui era seduta la sua segretaria, la
signora Ohl. E qui c’era lo sportello.»
Silvia Wyss si ricorda. «Sono una figlia di
‘Swiss Life’. Mio padre, Josef Wyss, ha
diretto l’agenzia generale della Svizzera
centrale a Lucerna dal 1951 al 1974.»
Ed è deceduto nel 1986. L’ufficio in
Schwanenplatz risveglia ricordi di
gioventù. «Qui facevo i compiti. Qui
aspettavo mio padre prima di andare a
casa assieme.» A casa, a Meggen, sbrigava diversi lavori amministrativi per suo
padre, in particolare questioni militari.
«Era capitano. Un uomo sempre con
pipa e cappello. Un vero capo. Uno che
86
si assumeva le proprie responsabilità.»
Non appena ha imparato a guidare,
ha fatto anche da autista a suo padre.
Andavano sempre insieme in città.
«Anche a quel tempo era difficile trovare
un parcheggio. L’allora Rentenanstalt
era proprietaria di una piccola rimessa in
Ledergasse. Mio padre l’ha misurata e
ha acquistato un’auto su misura. Una
Fiat 600 rossa.» Silvia Wyss ride. Ha frequentato la magistrale a Lucerna. Sapeva
di voler diventare maestra già dalla
prima elementare. Più tardi ha sognato,
per un istante, di Parigi e della Haute
Couture. Silvia Wyss afferma di aver avuto
uno stretto rapporto con suo padre.
«Mi ha infuso sicurezza. Ho bisogno
di sicurezza per sentirmi libera.»
Silvia Wyss è stata afflitta da angosce
esistenziali due volte nella vita. Dopo il
divorzio nel 1988. E dopo un incidente
della circolazione nel 2000. «Ho però
appreso ad essere forte, anche grazie a
Swiss Life. Oggi dò sfogo alla mia creatività. Creo grandi e piccole figure di
cartapesta e di gesso». Il suo atelier si
chiama «creaSiwy». «A essere sincera
dovrei già avere una cartella per presentare le mie opere e un sito web.»
Silvia Wyss è cliente di Swiss Life.
Edizione Swiss Life, General-Guisan-Quai 40, 8002 Zurigo, telefono +41 43 284
77 77, telefax +41 43 284 48 84, www.swisslife.ch, [email protected]
Concetto open up, Zurigo e Sonja Studer Grafik AG, Zurigo Testo e redazione
Swiss Life Group Communications: Andreas Hildenbrand, Irene Fischbach,
Barbara Beccaro, Carina Gneuss, Nicole Geretti; open up: Urs Thaler, Regula
Reidhaar, Janine Haas, Jacqueline Perregaux, Reto Bruseghini; Satzbau: Iris KuhnSpogat Fotografia Meinrad Schade, Pia Zanetti, Rainer Wolfsberger, Marion
Nitsch, Markus Bühler Design e layout Sonja Studer Grafik AG, Zurigo Traduzione Swiss Life Language Services Tiratura 250 000 Stampa Vogt-Schild Druck
AG, Derendingen Copyright Swiss Life Ristampa permessa previo accordo con
l’editore, apportando le indicazioni bibliografiche La rivista dell’anniversario di
Swiss Life è pubblicata in italiano, tedesco, francese e inglese.
Indice delle illustrazioni Meinrad Schade: pagine 7, 13, 15, 25, 33, 35, 39, 41,
52, 60, 64, 72, 75, 78, 84, 86. Pia Zanetti: pagine 2, 8, 10, 17, 18, 21, 22, 61.
Marion Nitsch: pagine 42, 45, 46, 47, 48, 50, 51. Rainer Wolfsberger: pagine
40, 55, 61, 62, 63, 74, 85, 97, 106. Archivio aziendale di Swiss Life: pagine 2, 4,
5, 37, 38, 40, 42, 62, 63, 67, 80, 81, 92, 94, 95, 98, 100, 101, 102, 103, 104,
107, 110, 112. Collezione di cartoline di Hansjörg Widmer, Altnau: pagine 44,
45, 47, 49, 51. Pagina 1: Markus Bühler. Pagina 2: Keystone. Pagina 5: Mägerle
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© Urs Odermatt, Windisch; Keystone. Pagina 65: Keystone; collezione Müller/
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93: Schweizerisches Sozialarchiv, Zurigo. Pagina 96: Walter Jöhr: Schweizerische
Kreditanstalt 1856 –1956, Zurigo 1956. Pagina 99: Fondazione Svizzera per la
Fotografia. Pagina 105: Museumsgesellschaft Grenchen. Pagina 109: Keystone.
87
I 150 ANNI DI SWISS LIFE. U
NA BREVE STORIA IMPRENDITORIALE
LO STATO FEDERALE RENDE POSSIBILI LE TRASFORMAZIONI
90
L’AVVENTO DELL’ETÀ MODERNA
91
PRIME FONDAZIONI DI ASSICURAZIONI
92
IDEA E FINALITÀ DELLA RENTENANSTALT
94
GLI ANNI DEGLI INIZI
99
L’ASSICURAZIONE POPOLARE
101
VITA QUOTIDIANA IN UN’ASSICURAZIONE
104
DECENNI DIFFICILI NEL XX SECOLO
105
IL CAMMINO VERSO IL PRESENTE
109
CON OTTIMISMO VERSO IL FUTURO
112
CRONOLOGIA
115
89
LO STATO FEDERALE RENDE POSSIBILI
LE TRASFORMAZIONI
Il 1848 è stato un anno chiave: è nata la Svizzera
moderna. Gottfried Keller, l’irreprensibile osservatore del XIX secolo, identificava nella Costituzione federale del 1848 «un nuovo diritto, una
nuova casa, ma su fondamenta antiche.» 50 anni
prima, con l’entrata delle truppe francesi in Svizzera, il Paese era ancora un organismo frammentario senza potere centrale, una confederazione
di stati appunto e non uno stato federale. L’«amministrazione» della vecchia Confederazione, la
cosiddetta cancelleria, era composta da quattro
funzionari e cinque cancellieri. Lo storico Ernst
Gagliardi non esagera quando constata che fino
al 1798 la Confederazione era solo «un agglomerato più o meno casuale di sovranità di lingua
tedesca», di cui facevano parte alcuni «baliati di
orientamento francese e italiano».
Gottfried Keller. Lo scrittore
e cancelliere cantonale di Zurigo
si adopera a favore dello Stato
federale liberale.
90
A metà del XIX secolo la vecchia confederazione
di stati risultava definitivamente superata. Politicamente si era fossilizzata e non offriva alcuna base
per la tanto attesa ripresa economica. Ogni Cantone, ogni maggiore località regolava autonomamente le questioni importanti: così nel 1848 si
contavano in Svizzera undici diverse misure di
lunghezza, 50 misure di peso e almeno 81 tipi per
misurare i liquidi. La diversità regnava anche nello
scambio di merci e informazioni: una spedizione
da San Gallo a Ginevra aveva una tariffa diversa
rispetto a una spedizione dello stesso peso da
Ginevra a San Gallo. Una lettera da Ginevra a
Zurigo costava di più rispetto a una lettera da
Ginevra ad Algeri o Costantinopoli. Il sistema
monetario era un groviglio enorme: circolavano in
gran numero pessime monete divisionali straniere
di valore dubbio e di origini tanto più disparate,
mentre scarseggiavano le monete nazionali d’argento e d’oro.
Lo Stato federale eliminò tali ostacoli allo sviluppo
economico. Organizzò una circolazione ordinata
delle monete, introdusse il franco come valuta,
normalizzò misure e pesi, fondò la posta confederale e uniformò le dogane. Furono progettate
e realizzate gradualmente grandi infrastrutture.
L’ordinamento liberale, che caratterizzava il Paese
dopo il 1848, era un presupposto per lo sviluppo
dinamico dell’economia. Se all’epoca fossero già
esistite grandi banche svizzere dotate di capitali,
lo sviluppo sarebbe stato certamente più uniforme. Ma la mancanza di forti banche svizzere
provocò l’intervento di istituti finanziari stranieri
che fornirono all’industria e all’economia svizzeri
i mezzi necessari. Soprattutto nella costruzione
della ferrovia, le banche straniere esercitarono da
subito un’influenza sulle società ferroviarie private e sui tracciati della linea.
La spinta economica alla modernizzazione liberò
enormi energie e portò a una massiccia spinta
innovativa caratterizzata da numerose creazioni
di imprese. Per la prima volta nella storia del Paese
i fondatori e i pionieri presentavano al pubblico
idee interessanti, originali e, a volte, stravaganti.
In comune avevano tutti l’infinito ottimismo e la
fede nella serietà, nell’impegno e nella disponibilità. Alcune imprese sfondarono: nei decenni a
venire sono diventate grandi imprese di levatura
internazionale. Altre, invece, hanno fallito, hanno
rinunciato e oggi sono cadute nel dimenticatoio.
La condizione essenziale per la nascita dell’assicurazione svizzera è stata l’industrializzazione.
Oltre ai numerosi mutamenti e adeguamenti
sociali e pubblici, sorsero nuove esigenze quali
cautelarsi contro i rischi di qualsiasi tipo, come
ad esempio contro l’incapacità di guadagno, la
vecchiaia e il decesso, ma anche contro infortuni,
malattia o danni alle cose.
L’AVVENTO DELL’ETÀ MODERNA
Nessuno ha influenzato il giovane Stato federale
svizzero e l’avvento dell’età moderna come Alfred
Escher. Lo zurighese Escher è stato per decenni la
più autorevole personalità nella politica e nell’economia del Paese. Con la creazione del politecnico
(oggi Politecnico federale di Zurigo) ha promosso
la Svizzera come piazza dell’educazione e della
ricerca, con l’istituzione di banche e assicurazioni
la piazza finanziaria e con altri progetti di infrastrutture anche i posti di lavoro in Svizzera.
Esponente della grande borghesia, Escher era in
prima linea nella vita sociale ed economica, come
membro del Consiglio di Stato, del Consiglio
nazionale, presidente del consiglio di amministrazione del Credito Svizzero e presidente della Ferrovia del Nord-Est. Il potere, l’influsso e la statura
inusuale, in tutti i sensi, di quest’uomo erano
ammirati dai liberali e avversati e combattuti dai
conservatori e democratici. Ma Escher non si
faceva intimidire dai pur numerosi avversari. Si
impegnava con un dinamismo inaudito in quasi
tutti i progetti di grandi infrastrutture nazionali,
creando una rete di persone con idee e interessi
affini di cui tirava magistralmente le fila, sul palcoscenico o dietro le quinte. Ma anche lui, che
nella sua epoca sovrastava e dominava tutti, pagò
il suo prezzo. I problemi nel finanziamento e gli
sforamenti di budget nella costruzione del traforo ferroviario del Gottardo causarono la caduta
politica di Escher che trascorse gli ultimi anni
della sua vita solo e malato.
hanno contribuito in maniera decisiva allo sviluppo. Riuscì a mettere in moto molte situazioni
grazie al Credito Svizzero, l’impresa più importante e influente degli anni della rivoluzione liberale. Anche nel settore delle assicurazioni. Più di
un’impresa svizzera deve la sua fondazione a
un’iniziativa o un impegno del Credito Svizzero.
L’Istituto Svizzero di Rendite, la Schweizer Rück,
la Zurigo, l’Helvetia e la Schweiz Allgemeine Versicherungs-Aktiengesellschaft ricevettero un solido
appoggio dalla banca, che nel XIX secolo ebbe un
ruolo decisivo anche presso assicuratori esteri in
Italia, Austria, Germania e Francia.
Alfred Escher. Lo zurighese
Escher è considerato la figura
più potente nella politica e
nell’economia svizzere.
Non sempre il legame era così evidente, anche
verso l’esterno, come tra il Credito Svizzero e la
Rentenanstalt, che nei primi anni convivevano
porta a porta in modeste stanze con pochi impiegati. All’epoca la banca si trovava in Tiefenhöfen
26 e la Rentenanstalt in Tiefenhöfen 27.
La prima sede della ditta. In
Tiefenhöfen a Zurigo si trovava
la prima sede commerciale
della Rentenanstalt e del Credito
Uno dei meriti indiscussi di Alfed Escher sono
stati la spinta e la realizzazione, nel XIX secolo, di
una messe di progetti per la modernizzazione
della Svizzera. Le sue proposte e iniziative, e quelle
di molte persone di idee e interessi affini, hanno
convogliato nel dibattito sulla modernizzazione
quasi tutti i settori della vita e dell’economia e
Svizzero.
91
PRIME FONDAZIONI DI ASSICURAZIONI
Nel 1850 in Svizzera vivevano circa 2,4 milioni di
abitanti. Poco più della metà delle persone con
un’attività lucrativa era impegnata nell’agricoltura, un terzo nell’industria e nell’artigianato e il
restante 10 % nel settore terziario. I salari dei lavoratori industriali erano bassi, a fronte di lunghi
orari di lavoro. Nelle fabbriche era fortemente diffuso il lavoro minorile. Nel solo Canton Zurigo il
gruppo di lavoratori sotto i 16 anni rappresentava
1/5 della forza lavoro. Una legislazione sociale
degna di questo nome non esisteva o era agli inizi.
Per molte persone la previdenza era inesistente.
Chi non poteva ricorrere a una rete familiare affidabile cadeva rapidamente in miseria e povertà. Col
continuo progredire dell’industrializzazione e della
modernizzazione nel Paese, crescevano impellenti
le richieste di sicurezza sociale e finanziaria in caso
di malattia, impossibilità al guadagno o decesso.
I nidvaldesi i più veloci. Nella
fase di fondazione del 1856/57 la
Rentenanstalt doveva richiedere
I tempi erano maturi nel ramo delle assicurazioni
per una spinta allo sviluppo. Ciò avvenne nel 1857
con la fondazione dell’Istituto Svizzero di rendite.
Durante i decenni della rivoluzione liberale del
giovane Stato federale sorsero velocemente altre
società.
la concessione in tutti i cantoni.
Il governo del Canton Nidvaldo
rispose in maniera più veloce
e semplice. Alla fine del 1856
giunse l’autorizzazione dal municipio di Stans, diversi mesi prima
di avviare l’attività commerciale.
Da sempre l’uomo cerca di proteggere se stesso, i
propri congiunti e la sua proprietà dai rischi esistenti e dalle conseguenze economiche. In Svizzera
le società d’assicurazioni indipendenti si sono sviluppate piuttosto tardi rispetto ad altri Paesi europei. Prima del 1848 l’esiguo spazio economico cantonale e la struttura politica e giuridica frammentata della Svizzera impedivano la nascita di società
d’assicurazione operanti a livello nazionale. Inoltre
mancavano solide basi attuariali, impedendo un
calcolo affidabile della mortalità e quindi dei premi.
A livello attuariale, l’Inghilterra e la Francia erano
avanti decenni sulla Svizzera. A Londra, dal 1762,
92
e a Parigi, dal 1787, esistevano società che lavoravano su basi attuariali solide. In realtà, anche in
Svizzera, prima della fondazione della Rentenanstalt, ci furono tentativi di creare società di assicurazione sulla vita, ma fallirono tutti. Nella
Svizzera orientale, ad esempio, il Direttorio commerciale sosteneva nel 1840 la «Allgemeine
Schweizerische Erb-, Witwen- und Alterskasse» e
rispondeva con una somma di 100 000 fiorini per
le passività di cassa. Tuttavia, la società di assicurazione sulla vita, data la difformità di opinioni
all’interno del Direttorio commerciale circa la sua
utilità e le sue possibilità di successo, non ricevette il necessario sostegno dei titolari e dopo due
decenni dovette chiudere i battenti.
Ancora più sfortunata fu nel 1841 la vicenda della
Schweizerische National-Vorsichtskasse di Berna.
Il capitale azionario, dopo un primo aumento, era
di 100 000 franchi, cifra alquanto esigua per una
società di assicurazione agli esordi. Dopo un’iniziale espansione si verificarono inconvenienti
nell’amministrazione finanziaria della cassa. La
fiducia degli assicurati si sciolse come neve al sole
e, dopo diversi tentativi di ristrutturazione falliti,
nel 1855 non rimase che intraprendere la via della
liquidazione.
A parte piccole associazioni, casse e fondazioni
locali con un raggio d’azione regionale e corporativo limitato, nel giovane Stato federale non esistevano più società di assicurazione attive a livello
nazionale. Il mercato svizzero era suddiviso tra le
società straniere. Nel 1850 si facevano concorrenza circa 20 compagnie di assicurazione sulla
vita francesi, tedesche e inglesi per accaparrarsi i
soldi per la previdenza e la protezione contro i
rischi, una spina nel fianco per molti politici liberali. Pur essendo aperti a idee e impulsi provenienti dall’estero, non perdevano però di vista gli
interessi nazionali. Non riuscivano a capire perché anno dopo anno i premi svizzeri dovessero
defluire all’estero. Si diffusero anche voci che mettevano in dubbio la capacità degli assicurati svizzeri di farsi un’opinione dettagliata sulla solidità
e l’affidabilità di un’assicurazione straniera.
Le diverse posizioni degli allora 25 cantoni e semicantoni rispetto agli assicuratori privati e, in generale, alla filosofia dell’assicurazione sono riassunte nel rilascio della concessione alla Rentenanstalt. A Zurigo nel 1856 c’era una procedura
d’autorizzazione formale, in cui il Dipartimento
di giustizia, il Dipartimento delle finanze e
dell’economia e la Camera di commercio esprimevano un parere prima di rilasciare un’«autorizzazione» all’impresa. Altri cantoni dichiararono che sul loro territorio non era necessaria
un’autorizzazione particolare per intraprendere
l’attività (da cui si deduce la ragione della forte
presenza, all’epoca, di imprese straniere in Svizzera). Altri cantoni legavano l’autorizzazione a
condizioni e richiedevano, ad esempio, che il foro
competente fosse nel proprio cantone nel caso
sorgessero controversie tra assicurati e assicurazione. Infine ci furono cantoni che richiedevano
alla Rentenanstalt di nominare gli agenti solo previa autorizzazione del governo cantonale.
governo ticinese superò le proprie perplessità e
rilasciò la concessione.
La Rentenanstalt offrì ai governi cantonali il
diritto a un seggio nel consiglio di sorveglianza
dell’impresa. All’inizio molti cantoni indugiavano
e non ne fecero uso; evidentemente intendevano
attendere lo sviluppo della compagnia di assicurazione prima di farsi coinvolgere in qualsiasi
modo nella corresponsabilità. Nel primo consiglio di sorveglianza sedevano rappresentanti dei
Cantoni Zurigo, Berna e Soletta. Nei decenni a
seguire si aggiunsero via via rappresentanti di altri
cantoni, associazioni economiche e imprese.
Lavoro minorile e rinuncia ai
consumi. Una famiglia di lavoratori tessili nel 1850 necessita di
un reddito mensile fra i 700 e i
750 franchi. Il padre guadagna
340 franchi e la madre 215. Il
figlio, che deve lavorare giornalmente fino a 14 ore, apporta altri
135 franchi. Eppure il bilancio
familiare presenta sempre un disavanzo…
Non mancarono i rifiuti al rilascio della concessione: il Cantone Basilea-Campagna rigettò la
prima richiesta della Rentenanstalt con la motivazione che la concessione era già stata rilasciata
a due società di assicurazione straniere e che,
quindi, non sussisteva la necessità nel cantone di
un’altra società. Anche il Canton Ticino rifiutò la
concessione, poiché il governo locale credeva che
l’attività commerciale in questione fosse una specie di gioco d’azzardo, vietato dalla Costituzione
cantonale. Nel 1859, in seguito a un riesame, il
93
IDEA E FINALITÀ DELLA RENTENANSTALT
Nel 1855 il membro del Consiglio di Stato e direttore delle finanze Jakob Sulzer sollecitò Conrad
Widmer a studiare a fondo la possibilità di creare
una società di assicurazione sulla vita. A prima
vista, l’allora 37enne turgoviese non sembrava
affatto qualificato per quel compito. Da tre anni,
infatti, era direttore del penitenziario cantonale
di Oetenbach a Zurigo. Sulzer non avrebbe fatto
meglio a dare l’incarico a un bravo matematico?
Conrad Widmer
(1818 –1903) fondatore
dell’Istituto Svizzero di Rendite.
È una caratteristica degli uomini del XIX secolo
liberale puntare piuttosto sulle qualità e competenze individuali che sui criteri formali. Nei primi
decenni dello Stato federale, dinamismo, determinazione e capacità d’imporsi contavano più di
ogni altra cosa. Potrebbero essere state queste
considerazioni a indurre Sulzer a rivolgersi all’ottimo organizzatore e competente giurista Conrad Widmer. Da questo punto di vista il turgoviese era certamente l’uomo giusto per questo
grande compito (cfr. ritratto a pagina 42).
Conrad Widmer si buttò letteralmente a capofitto
nel nuovo compito e approfondì le problematiche tecniche, organizzative e imprenditoriali di
una compagnia di assicurazione sulla vita. Capì
subito che per avere successo una nuova società
doveva disporre di solide basi attuariali e di un
sufficiente capitale di garanzia.
Il turgoviese iniziò in maniera avveduta a creare
un grafico della mortalità svizzera, la base per la
fissazione dei premi di ogni compagnia di assicurazione sulla vita. Raccolse i dati da una quantità
disparata di indagini statistiche individuali.
Widmer analizzò anche rapporti di ingegneri,
medici e direttori sanitari e le esperienze delle
imprese assicuratrici straniere per farsi un’idea
della realtà sociale, economica e statistica.
94
Nel suo concetto assunse un ruolo cruciale il
principio di un’assicurazione di reciprocità. In
termini assicurativi vi sono racchiusi due aspetti.
Da parte degli assicurati reciprocità significa che
sono pronti a pagare il danno su base comune e
solidale subito da un altro. Tutti versano un
importo relativamente piccolo per essere protetti
contro un danno ingente. Questo trasferimento
di rischio dal singolo al gruppo, ossia alla compagnia di assicurazione, fornisce protezione e
sicurezza.
Nel rapporto tra assicurazione e assicurati il principio di reciprocità assume un altro risvolto
importante. Gli assicurati possono contare sul
fatto di approfittare di risparmi ed eccedenze
maturati durante la durata della loro polizza. Se
esiste la piena reciprocità, l’intero importo delle
eccedenze ritorna agli assicurati.
Widmer si rese conto che per la fissazione del
premio doveva eseguire i calcoli con estrema cautela. In primis, perché il suo grafico della mortalità doveva ancora dimostrare la sua validità
nella pratica, nonché a causa delle inevitabili
oscillazioni nel portafoglio assicurati durante gli
anni iniziali. Durante questa fase il portafoglio
assicurati è forzatamente ristretto, per cui un
aumento casuale dei decessi può sconvolgere rapidamente l’equilibrio finanziario di una società.
Anche se nell’attività assicurativa è possibile
ricorrere al pagamento supplementare dei premi
in caso di aumento inusuale dei danni. Ma
Widmer non voleva percorrere questa strada,
poiché non desiderava mettere a rischio la fiducia
dei clienti. Per questo puntò su tariffe trasparenti
e fisse, per non indurre i clienti con aspettative
confuse o speranze irrealistiche allo scopo di
stipulare una polizza. Con il suo modello aziendale tutti gli assicurati dovevano conoscere gli
importi da corrispondere e le relative aspettative.
Depone senz’altro a favore della sensibilità sociale
di Widmer il fatto che nelle sue prime riflessioni
concettuali sottolineasse la pubblica utilità della
nuova società.
Conrad Widmer era consapevole che la società
assicurativa avrebbe avuto successo solo se fosse
riuscita a procurasi capitale di garanzia sufficiente per gli impegni dell’impresa. Le persone,
infatti, avrebbero stipulato polizze solo se, in
qualsiasi momento, avessero avuto la garanzia che
i loro capitali erano al sicuro.
Negli anni di crisi economica, attorno al 1855, una
giovane impresa come la Rentenanstalt non aveva
speranza di procurarsi con le proprie forze un capitale di garanzia di due milioni di franchi. Quindi,
Widmer si rivolse a un partner che possedeva i
capitali: le banche. Prima trattò con la Banca Leu
che aveva appena aumentato il proprio capitale
azionario a 10 milioni di franchi. Widmer propose
che Leu garantisse con l’intero capitale sociale
per gli impegni della Rentenanstalt e, di contro,
gestisse tutti i premi al 4 %. La Banca Leu rifiutò.
Questo nuovo modello aziendale e di finanziamento era molto lontano dalla politica strategica
Chamhaus. Dal 1867 al 1899 la
Sede centrale della Rentenanstalt
si trovava per la prima volta in
un edificio proprio, il cosiddetto
Chamhaus, presso gli Unteren
Zäunen 1 a Zurigo. Prima erano
sufficienti alcuni uffici presi
in affitto. Ma questo accadeva
in passato: l’attività cresceva
e necessitava continuamente di
nuovi impiegati.
95
Molto movimento in
Paradeplatz. Intorno al 1870
nella Paradeplatz a Zurigo
non esistevano ancora tram o
auto: tuttavia era un continuo
andirivieni. A sinistra la
sede centrale del Credito Svizzero.
che la banca si era appena data dopo la ristrutturazione. Inoltre, la Banca Leu temeva che un impegno così grande potesse rivelarsi un grande rischio.
Decisamente più propenso al rischio era il Credito
Svizzero, fondato nel 1856 e dotato di un capitale
azionario di 15 milioni di franchi. Il presidente
del consiglio d’amministrazione del Credito Svizzero era Alfred Escher e Johann Jakob Rüttimann
era vicepresidente. Erano amici intimi, per diversi
anni sedettero nel Consiglio di stato di Zurigo ed
erano membri del Parlamento federale: Escher del
Consiglio nazionale e Rüttimann del Consiglio
degli Stati. Escher era l’uomo d’azione dinamico,
Rüttimann era considerato un eccellente giurista.
Conrad Widmer conosceva Alfed Escher fin dalla
gioventù. Le loro strade si erano incrociate la
96
prima volta al liceo di Zurigo e poi ancora all’università di Zurigo: Escher studiava giurisprudenza,
Widmer, per poco tempo, teologia prima di iscriversi a giurisprudenza a Basilea. I due mantennero
i contatti. Quando si trattò di fondare la Rentenanstalt, li approfondirono. Divennero più stretti
anche i contatti con Rüttimann, che nelle questioni
giuridiche contribuiva in maniera crescente con
consigli che non erano più solo secondi pareri.
Nel contratto che il Credito Svizzero stipulò il
28 settembre 1857 con la Rentenanstalt, la banca
garantiva con il suo intero capitale azionario di
15 milioni di franchi per tutti i futuri impegni
della compagnia d’assicurazione. Inoltre, mise a
disposizione della compagnia un credito per l’avvio dell’attività. Widmer era convinto che, date le
promesse, sarebbe riuscito a far progredire l’im-
presa in tempi brevissimi. Per la giovane società
la garanzia bancaria era oro. In questo senso il
Credito Svizzero rappresentò per la giovane
società di assicurazione un colpo di fortuna.
La banca chiese, per la concessione del capitale di
garanzia, il 40 % dei futuri utili della Rentenanstalt. Inoltre, ottenne tre seggi nel consiglio di sorveglianza e il diritto di nominare direttore e contabile dell’assicurazione. L’influsso della banca,
dunque, era molto grande. Fu la banca che il
12 ottobre 1857 inoltrò al Consiglio di Stato del
Canton Zurigo la richiesta di concessione per la
Rentenanstalt e lo statuto e le tariffe dell’assicurazione da autorizzare. La banca poteva, se lo
voleva, intervenire anche nei processi strategici e
operativi dell’assicurazione.
Diversi esempi dimostrano che nei primi 30 anni
di esistenza della Rentenanstalt, il Credito Svizzero fece valere la sua possibilità di intervento. Le
assunzioni presso l’assicurazione, ad esempio,
erano regolari solo dopo l’approvazione del consiglio d’amministrazione della banca. I collaboratori che intendevano lasciare la Rentenanstalt
dovevano inoltrare alla banca la domanda di licenziamento e non alla direzione della Rentenanstalt.
In alcune parti della politica e dell’opinione pubblica lo stretto intreccio era oggetto di sempre
maggiore critica. Così, nel 1876 il Landbote di
Winterthur asserì che la compagnia d’assicurazione «non è altro che un semplice ufficio del Credito Svizzero e lo statuto della Rentenanstalt
nient’altro che un semplice regolamento del Credito Svizzero e l’unica firma autorizzata dovrebbe
essere: ‹Credito Svizzero, divisione Rentenanstalt›». Presso l’opinione pubblica era diffusa l’impressione che la banca richiedesse una quota
troppo alta dell’utile della Rentenanstalt. Grazie
alla buona partenza delle attività, la Rentenanstalt segnalò molto presto alla banca che avrebbe
apprezzato maggiore autonomia. Già nel 1862 il
Credito Svizzero ridusse la quota di utile dal 40 %
al 20 %, per rafforzare in questo modo l’ulteriore
sviluppo della compagnia d’assicurazione. Ma le
critiche alla banca non si fermavano. Nel 1867, ad
esempio, alcuni assicurati pretesero la separazione organizzativa e del personale tra le due
imprese.
La richiesta di separare banca e assicurazione
trovò per la prima volta una largo sostegno nel
Consiglio di Stato quando, nel 1869, i democratici subentrarono ai liberali nel governo del Canton Zurigo. Persino nel consiglio di sorveglianza
della compagnia d’assicurazione, in cui oltre ai
rappresentanti della banca sedevano anche i rappresentanti dei governi cantonali, il membro del
Consiglio di Stato di San Gallo, Sebastian Engwiller, si oppose in maniera energica e rese pubblica la sua critica sul legame con il Credito Svizzero e su altri aspetti di politica commerciale. Tra
Engwiller e il direttore Widmer scoppiò una violenta controversia portata avanti per molti anni
pubblicamente.
Quando nel 1875 la Rentenanstalt revisionò il
proprio statuto e lo presentò al Consiglio di Stato
per l’approvazione, l’esecutivo del Canton Zurigo
aveva finalmente un efficace mezzo di pressione.
Continuò a rimandare l’autorizzazione finché,
nel 1877, il Credito Svizzero non approvò sostanzialmente l’autonomizzazione della Rentenanstalt. Tuttavia, fu necessaria una conferenza
presieduta dal consigliere federale Numa Dorz
prima che si potesse concordare la separazione. La
soluzione prevedeva che non
si sarebbe più rivendicata la
garanzia del Credito Svizzero
Con lettera e sigillo. Nel
XIX secolo la Rentenanstalt
apponeva questo sigillo su
contratti e lettere importanti.
97
Alpenquai 40. Nel 1899 la
Rentenanstalt spostò la sede
centrale di Zurigo sull’altra sponda
della Limmat. Per i due direttori
vennero allestiti due appartamenti
all’ultimo piano della nuova
costruzione, per rimanere giorno
e notte a disposizione dell’impresa
in crescita.
nel momento in cui il patrimonio della Rentenanstalt fosse stato pari alla garanzia. Il 1885 fu
l’anno della svolta. Ora la Rentenanstalt era finalmente ciò cui il fondatore Conrad Widmer aveva
sempre aspirato: un’assicurazione di reciprocità.
Ben presto spuntarono i concorrenti nazionali
della Rentenanstalt nel ramo dell’assicurazione
sulla vita. Nel 1858 entrò in scena «La Suisse», nel
1864 la Basler Lebens-Versicherungs-Gesellschaft
e nel 1872 La Genevoise. Numerose erano ancora
le rappresentanze straniere in Svizzera delle
compagnie di assicurazione sulla vita. La loro
posizione di mercato creava molti problemi alle
giovani imprese svizzere. Alle quattro società
98
svizzere si opponevano 18 società tedesche, 14
francesi, quattro inglesi, due americane e una
belga. E nuovi offerenti stranieri spingevano continuamente per entrare nel mercato.
Una ricomposizione fondiaria nel 1886 introdusse l’obbligo di concessione federale. Prima
dell’introduzione erano attive 67 società nel mercato svizzero dell’assicurazione sulla vita. A sole
30 società fu rilasciata la concessione da parte
della Federazione, tra le quali anche la Rentenanstalt. Gli altri assicuratori si convinsero a ritirarsi
dal mercato o non ricevettero la concessione non
essendo più conformi agli adempimenti giuridici
più rigorosi.
GLI ANNI DEGLI INIZI
Chi sente l’originaria denominazione aziendale,
Istituto Svizzero di Rendite, potrebbe essere
incline a credere che la società offriva soprattutto
assicurazioni di rendita. Ma già nei primi decenni
si dimostrò che l’attività con le assicurazioni di
capitale sulla vita e in caso di decesso vantava
uno sviluppo maggiore rispetto a quella con le
assicurazioni di rendita. Probabilmente per questo motivo la società estese il nome aziendale a
Società svizzera di Assicurazioni generali sulla
vita dell’uomo. Nell’opinione pubblica, tuttavia,
aveva preso piede Rentenanstalt; nel settore si
parlava quasi sempre solo di ‘Istituto’ e tutti sapevano cosa si intendeva. L’offerta di assicurazioni della Rentenanstalt veniva continuamente
ampliata. La società offrì prima di altri le assicurazioni miste che combinavano elementi dell’assicurazione sulla vita e in caso di decesso. Poi esistevano assicurazioni in caso di decesso illimitate
e limitate: per il primo tipo di assicurazione il
pagamento del capitale scattava subito dopo il
verificarsi del decesso; nel secondo tipo la prestazione assicurata veniva pagata solo se il decesso
avveniva entro il periodo di tempo concordato. In
base alle consistenze patrimoniali dei clienti, esistevano assicurazioni di capitale a premio unico e
altre a versamento periodico. Al contempo si svilupparono molto velocemente tariffe differenziate: tariffe standard per persone di sana e robusta costituzione e tariffe maggiori per categorie
di persone ad elevato rischio.
di continuo. Nel 1861 le entrate complessive raggiungevano per la prima volta la soglia del
milione, nel 1863 le entrare raddoppiarono superando i due milioni di franchi e solo cinque anni
dopo si registrarono cinque milioni di franchi di
entrate. Nel 1932, in occasione del 75° anniversario, le entrate complessive ammontavano a 673
milioni di franchi. Da allora le entrate sono salite
di oltre 30 volte e nel 2006 hanno superato i 20
miliardi di franchi.
Meno di dieci anni dopo la fondazione della compagnia assicurativa si diede avvio alle attività
all’estero: nel 1866 fu rilasciata la concessione per
la Prussia. Naturalmente non c’era ancora una
succursale per l’intera Germania. All’inizio il mer-
Figli. Intorno al 1860 le donne
in Svizzera partorivano in
media quattro bambini. Nel 1937
il numero scese a 1,7 bambini.
Dopo la Seconda Guerra
Mondiale, agli inizi degli anni 60,
il numero salì a 2,6. Oggi la
media è di 1,4 figli, il valore più
basso nella storia svizzera
(in Europa sono attualmente
1,5 bambini).
Nel XIX secolo esisteva già una specie di assicurazione di gruppo o collettiva. I primi gruppi a stipulare un’assicurazione furono gli insegnanti, i
preti, i dipendenti delle ferrovie e anche i professori del politecnico (il futuro Politecnico di
Zurigo). Negli anni iniziali le entrate crebbero
nonostante una situazione economica a tratti
negativa. L’afflusso di nuovi capitali aumentava
99
continua e, oggi, per volume dei premi, è pari al
mercato nazionale svizzero. Nel 1901 fu fondata
una succursale anche nei Paesi Bassi.
Monaco si afferma. La
Rentenanstalt opera in
Germania dal 1866. Nel 1913
il Palais Leopold a Monaco
divenne la sede della succursale
tedesca.
Vivere più a lungo. Nel 1881 in
Svizzera la speranza di vita alla
nascita è di 45 anni. Da allora è
cato veniva gestito da Amburgo e Brema. La Rentenanstalt ottenne una concessione complessiva
per tutto il territorio del Reich tedesco nel 1904,
prima compagnia di assicurazione sulla vita straniera. La sede centrale fu trasferita nel 1913 a
Monaco, dove si trova ancora oggi.
praticamente raddoppiata:
nel 2004 la speranza di vita di
una svizzera alla nascita è di
83,7 anni, quella di uno svizzero
di 78,6 anni.
100
Nel 1866 fu aperta un’agenzia anche a Costantinopoli, cui seguì una rappresentanza in Egitto.
Nel 1873 la Rentenanstalt tentò di sbarcare in
Francia e Austria, ma i risultati lasciarono a desiderare e le attività furono interrotte. In Francia ci
fu bisogno di un secondo tentativo e nel 1898 vi
si istituì una succursale che ha avuto una crescita
Perché la Rentenanstalt ha iniziato subito con le
operazioni all’estero? Per semplici motivi economici: una compagnia di assicurazione sulla vita si
basa sulla legge dei grandi numeri. Il suo scopo
deve essere l’incremento del portafoglio di assicurati. Solo con un elevato numero di assicurati si
ottiene la necessaria compensazione dei rischi e si
riesce a continuare i risultati contabili. Intorno al
1850 la Svizzera contava 2,4 milioni di abitanti.
Conrad Widmer capì che sarebbe stata una base
troppo esigua per la società e così estese il campo
d’attività della Rentenanstalt in Paesi densamente
popolati.
L’ASSICURAZIONE POPOLARE
Nel 1892, dopo le dimissioni di Conrad Widmer,
subentrò alla guida della Rentenanstalt Emil Frey,
il redattore delle pagine di economia della NZZ,
già membro del consiglio di sorveglianza dell’assicurazione. Frey fu a capo dell’impresa per soli
tre anni. Morì non ancora 40enne nel 1895. Frey
introdusse nella sua breve permanenza in carica
l’assicurazione integrativa contro l’invalidità e la
cosiddetta assicurazione popolare. Con questo
nuovo tipo di assicurazione riuscì a catturare subito l’interesse di un largo strato della popolazione.
L’invenzione di Emil Frey, in effetti, si distaccava
notevolmente dalle abituali offerte di altre compagnie di assicurazione sulla vita.
Alla base dell’assicurazione popolare c’erano in
primo luogo riflessioni di carattere sociale: le persone meno abbienti avevano così la possibilità di
stipulare un’assicurazione sulla vita su una solida
base tecnica e finanziaria. Il maggiore problema
consisteva nel trovare un espediente semplice in
termini amministrativi per incassare i premi dei
piccoli assicurati. Emil Frey ebbe l’idea di collaborare con la posta che disponeva in tutto il Paese
di una rete capillare di uffici. Gli assicurati potevano versare il premio settimanale presso la posta.
In cambio ricevevano cosiddette marchette da
incollare su un apposito libretto, messo a disposizione dalla Rentenanstalt. Una volta completato il libretto, gli assicurati lo inviavano alla
Rentenanstalt che provvedeva alle registrazioni e
al saldo con la posta.
L’assicurazione popolare era interessante, poiché
si trattava di un prodotto standardizzato con
premi molto bassi e, quindi, accessibile ad ampi
strati della popolazione. Del prodotto esistevano
due varianti: con visita medica fino a una somma
assicurata di 2 000 franchi e senza visita medica
fino a 1 500 franchi. Una stipulazione dell’assicu-
razione senza visita medica era all’epoca un notevole rischio imprenditoriale.
Il prodotto fu un successo incredibile: la prima
polizza fu stipulata il 7 agosto 1894. Cinque mesi
dopo gli assicurati erano già 3 000. Nel 1932 l’assicurazione popolare della Rentenanstalt contava
164 458 polizze. Dal 1923 venne offerta solo
l’assicurazione popolare senza visita medica, in
quanto la maggioranza dei clienti preferiva questa variante. Nel corso degli anni fu ulteriormente
semplificato il pagamento dei premi mediante
mandato o assegno postale.
Emil Frey. Emil Frey diresse la
Rentenanstalt dal 1892 al
1895 e introdusse l’assicurazione
popolare.
L’assicurazione popolare funzionava secondo il
principio di reciprocità: l’intero ammontare delle
eccedenze, dedotte le spese di amministrazione,
spettava all’assicurato. Questa assicurazione
apparteneva davvero agli assicurati o, come suggeriva il nome, al popolo. E non si trattava di
vuote promesse.
La Rentenanstalt, per dimostrare che faceva sul
serio, s’impegnò a cedere l’intera assicurazione
popolare, comprese le riserve, i documenti d’assicurazione e i libri contabili, alla Confederazione.
A titolo gratuito. Per il passaggio di proprietà
sarebbe stata sufficiente una dichiarazione scritta
del Consiglio federale alla Rentenanstalt. Con
questa insolita promessa la Rentenanstalt fornì
la prova che con la creazione dell’assicurazione
popolare non perseguiva scopi di lucro. L’unico
interesse era mettere a disposizione alle parti
meno abbienti della popolazione un’opportunità
previdenziale sociale e sostenibile. Dato che anche
dopo 36 anni dall’introduzione dell’assicurazione
popolare il Consiglio federale non accennava a
utilizzare la promessa di donazione, nel 1931 la
Rentenanstalt cancellò, senza sostituirlo, questo
comma dallo statuto.
Pubblicitâ. Questi cartelloni
pubblicizzavano la nuova
assicurazione popolare.
101
Gli assicurati non ne sembrarono turbati, poiché
l’assicurazione popolare apportava loro diversi
miglioramenti delle prestazioni. Anche la revisione dello statuto nel 1931 non fu diversa: in
caso di decesso per infortunio veniva pagato il
doppio del capitale assicurato. E in caso di invalidità permanente e completa il capitale assicurato
veniva corrisposto in maniera veloce e poco burocratica.
Assicurazione popolare.
Gli assicurati rivevono
un quadernetto contenente
la polizza e le condizioni di
assicurazione.
102
In origine, gli assicurati, dopo il pagamento di
dodici premi trimestrali avevano diritto alla partecipazione alle eccedenze; ma già nel 1899 la
Rentenanstalt abbassò questo limite. Da quel
momento le eccedenze erano disponibili già dopo
otto premi trimestrali. Dato che per ogni vera
innovazione, e tale era l’assicurazione popolare,
non esistevano valori basati sull’esperienza, il
regolamento prevedeva un obbligo di versamento
supplementare per gli assicurati. Ma questa possibilità non fu mai messa in pratica. Dal 1939, la
Rentenanstalt cancellò anche questo obbligo per
le nuove stipulazioni. Per coprire eventuali perdite del rendiconto annuale era sufficiente la
riserva di capitali dell’assicurazione popolare.
Inoltre, esisteva un fondo delle eccedenze degli
assicurati con cui attutire le oscillazioni. Nel 1941
la somma dell’assicurazione popolare raggiunse
con il 20 % la quota più elevata del portafoglio
complessivo della Rentenanstalt. Dal 1942 tutte
le assicurazioni con somme di almeno 2 000
franchi non vennero più assegnate alla divisione
assicurazione popolare, bensì alla divisione principale assicurazione individuale. Nel 1948 il por-
tafoglio delle assicurazioni popolari fu chiuso.
Tutte le assicurazioni di capitale individuale venivano gestite ora dalla divisione principale. L’eliminazione dell’assicurazione popolare fu dovuta
agli adeguamenti organizzativi interni e all’AVS.
Quando nel 1948 l’AVS iniziò per la prima volta
a pagare le rendite, l’assicurazione popolare
divenne superflua per i meno abbienti. Comunque, l’assicurazione popolare istituita per motivi
sociopolitici per mezzo secolo aveva aiutato molte
persone in Svizzera ad ammortizzare i rigori
finanziari.
Anche all’interno dell’organizzazione della Rentenanstalt l’assicurazione popolare rappresentava
un caso speciale innovativo: cambiò infatti la gerarchia e i ruoli tra i sessi. La divisione assicurazione popolare fu organizzata, seguita e guidata
da una donna, la procuratrice Mathilde Pfenninger. Il suo settore nella sede centrale divenne gradualmente la divisione più grande. Più sorprendente ancora: i circa 100 impiegati della divisione
assicurazione popolare erano tutte donne.
La divisione assicurazione popolare fu la prima
divisione nel 1940 che si trasferì nella nuova sede
centrale in Alpenquai, l’odierno General-GuisanQuai. Molte settimane dopo seguirono gli impiegati della divisione principale, dell’assicurazione
collettiva e della direzione. È possibile che questo
piccolo gesto durante il trasferimento nella sede
centrale fosse una testimonianza di rispetto per
l’iniziativa delle donne della divisione assicurazione popolare.
General-Guisan-Quai 40. Nel
1940 a Zurigo la Rentenanstalt
si trasferì in quell’edificio che
ancora oggi è la Sede centrale di
Swiss Life. L’Alpenquai venne
ribattezzato General-Guisan-Quai
in onore di Henri Guisan
dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale.
103
VITA QUOTIDIANA IN UN’ASSICURAZIONE
Non è facile riuscire ad immaginarsi l’attività
negli uffici della giovane Rentenanstalt: nei primi
decenni i pochi impiegati lavoravano alla luce del
giorno durante il semestre estivo e con lampade a
gas o petrolio durante la stagione invernale. Le
macchine per ufficio non esistevano. Tutta la
corrispondenza veniva scritta con inchiostro e
penna. Spesso in grandi volumi in folio e minutari. Anche i primi rapporti annuali erano scritti
a mano, ma col passare del tempo vennero stampati. Le stampe furono usate quasi subito per il
servizio esterno e i clienti. Il direttore Conrad
Widmer, dalla fondazione nel 1857 fino alle sue
dimissioni nel 1892, firmava personalmente tutta
la posta in uscita, tranne poche eccezioni.
Prime calcolatrici. Con i
cosiddetti rulli calcolatori,
prima del 1900 i dipendenti
della Rentenanstalt riuscivano
ad eseguire complesse
operazioni di calcolo con
rapidità ed efficienza.
Il progresso entrò negli uffici della Rentenanstalt
alla fine del XIX secolo. Il primo telefono venne
installato nell’allora sede centrale a Chamhaus
nel 1885: un apparecchio doveva bastare per tutti
gli impiegati. L’anno successivo, il capo attuario
ottenne un calcolatore a otto cifre, per il quale si
profuse in ringraziamenti alla direzione. La contabilità disponeva di due elementari rulli calcolatori per agevolare il lavoro.
Le prime lettere scritte con la macchina da scrivere furono spedite dalla sede centrale nel 1892.
Il passaggio alle macchine da scrivere fu lento.
Sistemi a schede
meccanografiche. Dal 1926
l’ingegnere norvegese Bull
costruì per la Rentenanstalt
le prime macchine per
schede meccanografiche.
Ebbe inizio l’automatizzazione degli uffici.
104
Nella divisione corrispondenza i calligrafi riuscirono per lungo tempo ancora ad affermare la loro
arte. L’assicurazione teneva soprattutto ad una
bella calligrafia nell’emissione delle polizze. Nel
1920 la divisione incasso premi ottenne macchine
da scrivere piatte con contatori che facilitarono e
accelerarono notevolmente il lavoro. Due anni
dopo venne provato il sistema delle schede meccanografiche. Nel 1926 la scelta cadde su una
costruzione dell’ingegnere norvegese Bull. La
macchina svolse un ottimo compito nel calcolo
continuo della riserva matematica. Nel 1933 il
sistema a schede meccanografiche fu notevolmente migliorato con tabulatrici scriventi.
Nei primi mesi della fondazione, nel 1857, erano
sufficienti pochi impiegati per assistere il direttore Widmer e il contabile Hubacher. Nel 1894 il
numero era salito a oltre 20 persone. Nel 1905
l’organico fece un salto con 58 impiegati poiché
soprattutto la nuova assicurazione popolare
necessitava di nuove forze lavoro. Per la prima
volta si registrò una maggioranza di donne tra gli
impiegati: 27 gli uomini e 31 le donne. Negli anni
prima dello scoppio della seconda guerra mondiale la Rentenanstalt occupava circa 600 persone.
Il picco fu raggiunto nel 2001 con 12 800 collaboratrici e collaboratori. Oggi il gruppo Swiss Life
occupa circa 9 000 persone.
DECENNI DIFFICILI NEL XX SECOLO
Lo sviluppo delle attività negli anni prima e
durante la Prima Guerra Mondiale nel complesso
fu positivo. Con lo scoppio della guerra nel 1914
parti dell’economia nazionale svizzera ricevettero
duri contraccolpi. Ma la Rentenanstalt non ne
risentì nell’attività nazionale. Al contrario, molte
persone cercarono proprio nel periodo bellico di
costruirsi la previdenza. La Rentenanstalt registrò
a partire dalla seconda metà del conflitto una
forte crescita nelle stipulazioni di polizze. Nel
1919, ad esempio, il portafoglio delle assicurazioni di capitale era circa quattro volte superiore
rispetto al 1912.
Uno dei motivi principali della crescita era la
decrescente attrattività delle compagnie assicuratrici sulla vita straniere. Se prima per le società
svizzere era quasi impossibile raggiungere i risultati dei concorrenti stranieri, ora le quote di mercato finivano quasi da sole nelle loro mani. Sembrava che i clienti in Svizzera avessero perso di
colpo la fiducia negli offerenti stranieri, cosa
comprensibile se si pensa al maggiore rischio di
imprese provenienti da Paesi belligeranti. Nel 1919
le assicurazioni svizzere detenevano oltre l’83 %
di tutte le somme assicurate stipulate. Nel 1923 si
era addirittura al 97 %. Il mercato svizzero divenne
sempre più difficile per le società straniere.
Problemi più gravi sorsero negli affari esteri a
causa dell’inflazione e del crollo delle valute negli
anni 20. Le conseguenze, tuttavia, furono molto
più gravi per gli assicurati che per le compagnie
di assicurazione, per le quali non si verificò alcuna
variazione nel rapporto tra obblighi e riserve matematiche disponibili. È vero che ci furono rivalutazioni, ma queste si compensarono.
Nei Paesi colpiti dal crollo delle valute e da una
pesante inflazione, gli assicurati avevano perso
praticamente tutti i loro risparmi. I valori patrimoniali si svalutarono in brevissimo tempo, sia
che fossero investititi in un conto bancario o in
una polizza assicurativa. La spirale negativa girò
più vorticosamente in Germania. In Germania
negli anni 1922/23 alla Rentenanstalt non conveniva più incassare i premi e pagare le rendite: le
relative spese postali superavano di molto gli
importi da incassare e pagare.
Nel periodo tra le guerre sorse un altro problema
in Germania che compromise pesantemente i rapporti d’affari con lo Stato confinante. Le compaSciopero nazionale. Nel
novembre 1918 in Svizzera
scoppiò lo sciopero nazionale
cui parteciparono, secondo
l’Unione sindacale, fino a
250 000 persone. Le richieste
più importanti degli scioperanti
furono accolte nel corso dei
decenni successivi al 1918:
furono introdotti il sistema
proporzionale alle elezioni del
gnie assicuratrici svizzere avevano iniziato dal
1900 ad investire in Germania parte dei loro capitali nazionali sotto forma di ipoteche. Di motivi
per questa politica adottata ne esistevano diversi:
all’epoca il tasso d’interesse in Svizzera per investimenti sicuri era molto basso. In Svizzera il capitale da investire superava di molto, a periodi, le
possibilità di investimento adatte. È comprensibile che le compagnie assicuratrici scoprissero gli
investimenti ipotecari con maggiori interessi a
nord dei propri confini.
Consiglio federale, la settimana
lavorativa di 48 ore, l’AVS e,
infine, anche il diritto di voto
alle donne.
In Germania esisteva già allora un diritto ipotecario uniforme e un catasto moderno, che contribuirono a far considerare i crediti fondiari tede-
105
schi un investimento estremamente sicuro e interessante. Per legge i crediti dovevano essere emessi
in valuta tedesca. Per gli assicuratori svizzeri ciò
non era un rischio, in quanto si coprirono da un
possibile crollo delle quotazioni del marco
tedesco, inserendo in tutti i contratti una clausola oro. Questa clausola obbligava i debitori
tedeschi a pagare alle compagnie di assicurazione
svizzere il capitale e gli interessi in monete d’oro.
Queste ipoteche-oro funzionarono per decenni
sia per i creditori sia per i debitori.
Denaro senza valore. Il rapidissimo
crollo della valuta tedesca negli
anni di crisi della Repubblica
di Weimar ebbe risultati anomali.
Allo scoppio della Grande Guerra il governo del
Reich tedesco abolì prima la valuta aurea e subito
dopo anche la clausola oro. Gli investimenti sicuri
si erano trasformati con un colpo di penna in crediti problematici. Almeno per i creditori. Per i
debitori, invece, la nuova regolamentazione era
un regalo inatteso: in futuro avrebbero pagato gli
interessi alle società svizzere solo con un mazzo
di marchi cartacei, che si svalutava in maniera
velocissima. Altri ancora approfittarono del
momento propizio e disdissero l’ipoteca per poi
ripagare l’intero debito – che si era ridotto a una
parte minima del valore aureo stabilito alla stipulazione – con marchi cartacei senza valore. I tribunali tedeschi proteggevano questo comportamento.
La Svizzera tentò con lunghe e difficili trattative
interstatali di salvaguardare al meglio gli interessi
delle assicurazioni svizzere. Grazie a due trattati
si riuscì a proteggere almeno in parte gli assicuratori svizzeri dall’imminente perdita totale. Questo fu possibile grazie a una conversione delle ipoteche-oro in ipoteche-franchi, applicando un
tasso di conversione fisso. L’inflazione ebbe effetti
anche peggiori sugli assicuratori tedeschi di
quanto non ne avesse avuti sulle compagnie d’assicurazione svizzere con le loro ipoteche-oro in
106
Germania. Otto grandi compagnie tedesche, che
da anni operavano in Svizzera, andarono in rovina
nel 1922. Non furono più in grado di adempiere
ai loro impegni in franchi in Svizzera. Il rischio
valuta sottovalutato aveva prosciugato l’intera
riserva matematica. Complessivamente si trattava
di 60 000 polizze con un capitale assicurato di
400 milioni di franchi.
A causa delle norme vigenti in Germania, le
società tedesche erano obbligate a investire in
marchi tedeschi le loro assicurazioni stipulate in
Svizzera in franchi. Le conseguenze furono fatali
allorché il marco crollò: le compagnie tedesche
possedevano solo riserve matematiche senza
valore in marchi tedeschi, mentre dovevano
pagare in Svizzera le prestazioni assicurate in pregiati franchi. I fallimenti furono una logica conseguenza.
La Confederazione intervenne per proteggere i
clienti svizzeri delle società di assicurazione tedesche, chiedendo alla compagnie di assicurazione
svizzere di collaborare in un’azione di soccorso a
favore degli assicurati colpiti. Le società svizzere
esaminarono la situazione e sottoposero una proposta alla Confederazione. Nel 1924 fu creata la
base giuridica e subito dopo le società di assicurazione sulla vita svizzere stipularono con la Confederazione un accordo per avviare l’azione di
soccorso. La soluzione consisteva nel suddividere
proporzionalmente tra le società svizzere le
polizze degli assicuratori tedeschi. La Rentenanstalt si accollò due portafogli assicurativi chiusi
della Leipziger Lebensversicherungsgesellschaft e
della Atlas-Lebensversicherung di Ludwigshafen
con 13 600 polizze; altre 1 000 polizze con gli
stessi problemi provenivano dal portafoglio assicurativo olandese della Mutual Life Insurance
Company of New York. L’azione di soccorso fu
molto difficile a livello tecnico e richiese molte
risorse. Tuttavia le assicurazioni svizzere ci guadagnarono in goodwill da parte della popolazione.
versione monetaria in marchi. Le assicurazioni
furono costrette a trasferire le risorse investite in
valuta estera alla Reichsbank e a sostituirle con
prestiti obbligazionari in marchi.
Come già in occasione del primo conflitto anche
nel secondo conflitto mondiale la Rentenanstalt
segnò un aumento delle polizze e dei premi. Una
volta di più si dimostrò che, in situazioni di crisi,
le persone davano maggiore peso alla previdenza,
anche se nel quotidiano dovevano stringere la
cinghia.
Benché tali limitazioni colpissero indistintamente tutta la popolazione in Germania e tutti
gli assicuratori ivi operanti, ci fu una serie di
discriminazioni mirate esclusivamente a minoranze perseguitate. Anche gli assicuratori furono
coinvolti nella politica della privazione dei diritti
perpetrata dallo Stato nazista nei confronti
degli ebrei.
Durante la Seconda Guerra Mondiale le società
di assicurazione svizzere dovettero affrontare
molte situazioni difficili, come ad esempio decidere se proseguire l’attività in Germania, dopo
che nel 1933 i nazionalsocialisti erano saliti al
potere. L’attività in Germania andava molto bene
prima della presa di potere di Hitler. Ma molti
assicurati tedeschi erano ancora terrorizzati dal
crollo della valuta durante la Repubblica di Weimar. Per questo motivo in Germania molti clienti
cercarono consapevolmente un’offerta straniera
stipulando le loro polizze in franchi anziché in
marchi tedeschi.
Nel 1931, durante la Repubblica di Weimar, il
governo tedesco introdusse un severo controllo
dei cambi che toccò le assicurazioni in valuta
estera e danneggiò in modo durevole l’attività
delle assicurazioni straniere. Dopo la presa di
potere dei nazionalsocialisti furono emesse altre
restrizioni di cambio: in futuro i pagamenti dei
premi di assicurazioni in valuta estera dovevano
avvenire in marchi, cosa che comportò forzatamente una conversione della prestazione assicurata. I premi in franchi già stipulati restarono
invariati. Un altro inasprimento della disposizione valutaria provocò nel 1938 la completa con-
Sempre pronti. Il giurista Hans
Koenig guidò la Rentenanstalt
dal 1936 al 1947 come direttore
generale. A tutti gli impiegati
della sede centrale era noto come
uomo pieno di temperamento,
Un esempio: il medico di Monaco Julius Elkan stipulò con la Rentenanstalt un’assicurazione sulla
vita nel 1931. Il capitale assicurato ammontava a
75 000 franchi. La polizza aveva una durata di 20
anni e prevedeva un pagamento regolare dei
premi. La somma spettava a sua moglie se Elkan
fosse morto prima del 1951. I 75 000 franchi
sarebbero stati pagati a lui se, invece, nel 1951
fosse stato ancora vivo. Alla fine del 1941 la Germania decise di confiscare il patrimonio degli
ebrei tedeschi. Julius Elkan fu arrestato pochi
mesi dopo e deportato nel campo di concentramento di Theresienstadt. Nel maggio 1943 l’intendente di finanza di Monaco comunicò alla
Rentenanstalt che il contratto assicurativo di
Elkan sarebbe stato disdetto e che il valore di riscatto della polizza doveva essere trasferito all’autorità tedesca. Ma l’intendenza di finanza non era
in grado di presentare alla Rentenanstalt il contratto di assicurazione. La Rentenanstalt comunicò alle autorità di Monaco che correva il rischio
di dover pagare successivamente il capitale assicurato per la seconda volta, se ora trasferiva il
valore di riscatto all’autorità anziché a Elkan. L’intendenza di finanza dichiarò allora che il Reich
avrebbe assunto la responsabilità di tutti i rischi
che non disdegnava di adottare
misure anche inusuali. Una sera
dopo il lavoro salì sul tram.
Nel tram affollato Koenig intravide
un impiegato della corrispondenza
della Rentenanstalt. Lo chiamò
a sé e disse: «Prenda carta e
matita!» E quindi, nel tram,
il capo del personale dettò una
lettera all’impiegato. Gli altri
passeggeri ridevano sotto i baffi.
Koenig, una volta terminato,
disse all’impiegato: «La prego di
provvedere domani mattina
presto e mi metta la lettera sulla
scrivania per la firma.» E così fu.
107
finanziari che la Rentenanstalt avrebbe corso. La
Rentenanstalt pagò con riluttanza il valore di riscatto.
Julius Elkan sopravvisse al campo di concentramento e nel 1945 venne in Svizzera. Era dell’opinione che la Rentenanstalt non aveva rispettato
gli obblighi contrattuali e che gli era ancora debitrice del capitale assicurato. Nel 1950 Elkan
portò la controversia dinanzi al tribunale svizzero, poiché la Rentenanstalt sosteneva un punto
di vista contrario. Il tribunale federale decise con
un giudizio senza appello a favore della Rentenanstalt. La Corte suprema sostenne che questa
controversia era soggetta al diritto tedesco e non
a quello svizzero. La confisca del patrimonio
ebreo era stata una misura giuridica dello Stato
tedesco rispetto ai suoi cittadini. Una tale misura
sarebbe chiaramente contraria al diritto svizzero,
ma poiché la questione giuridica era stata sollevata in Germania, il diritto svizzero non era competente. I giudici della Corte suprema svizzera
sostenevano che sarebbe stato ingiusto nei con-
108
fronti della Rentenanstalt se questa avesse dovuto
pagare una seconda volta l’importo. Secondo il
tribunale federale era ragionevole che Julius
Elkan richiedesse il patrimonio confiscato lì dove
gli era stato sottratto e cioè presso le autorità
competenti in Germania. Poco dopo la Repubblica Federale Tedesca istituì le cosiddette «Wiedergutmachungsverfahren» (procedure di riparazione) a favore delle vittime del nazionalsocialismo. In questo modo, i perseguitati dal regime
nazista potevano pretendere danni patrimoniali
per prestazioni assicurate perse.
La Commissione Bergier stabilì nel suo rapporto
finale sulla Svizzera nella Seconda Guerra Mondiale che le quattro società di assicurazione sulla
vita svizzere detenevano 846 polizze confiscate
dalle autorità naziste. Per queste polizze il capitale assicurato o il valore di riscatto era stato
pagato su richiesta dello Stato nazista alle autorità tedesche anziché ai veri aventi diritto. Di queste 846 polizze, un piccolo numero a due cifre
erano della Rentenanstalt.
IL CAMMINO VERSO IL PRESENTE
Dopo il 1945 iniziò una lunga ripresa economica.
I cosiddetti anni del miracolo economico significarono per la Svizzera un progresso nel tenore di
vita, nell’istruzione e nella previdenza sino ad
allora inimmaginabile. In tutte le sfere vitali ci fu
una spinta in avanti: i salari aumentarono, gli
orari di lavoro diminuirono, le abitazioni si
ingrandirono, fecero la loro comparsa radio, TV,
frigorifero e altre comodità, la mobilità aumentò
e le vacanze portarono le persone in Paesi sempre
più lontani.
nazionali, come ad esempio in Belgio (1955),
Gran Bretagna (1967), Spagna (1975), Lussemburgo (1985) e Italia (1987).
L’ONU chiede consiglio a Zurigo.
Nel 1947 le Nazioni Unite invitarono l’attuario dott. Hans Wyss
(46 anni) a New York. All’uomo
della Rentenanstalt venne affidato
il compito di analizzare la cassa
pensioni programmata delle Nazioni
Unite per darle una struttura e
La crescita negli anni postbellici non riguardava
solo la sfera individuale. Nei conti economici di
molte aziende, tra cui la Rentenanstalt, si trovavano ancora testimonianze positive.
un’organizzazione professionali.
L’assicurazione collettiva acquisì sempre maggiore importanza nel dopoguerra con l’ampliamento della previdenza professionale. Nel corso
di un secolo questo ramo d’attività ebbe in Svizzera uno sviluppo enorme: intorno al 1900 molte
grandi aziende comprendevano le prime, semplici
casse di soccorso che si limitavano a difendere gli
impiegati e i lavoratori nei casi di estremo bisogno. Da quelle casse si svilupparono infine istituzioni più articolate che oggi funzionano secondo
solide basi attuariali e garantiscono agli assicurati un’adeguata sicurezza dello standard di vita
abituale. In queste istituzioni di previdenza gli
assicuratori privati come Swiss Life hanno un
ruolo fondamentale.
Con Swiss Life Network la casa madre svizzera ha
affrontato i trend globali ed è entrata in quel settore d’attività internazionale, aperta presto alla
concorrenza: e cioè le soluzioni di previdenza a
favore del personale di ditte operanti a livello
mondiale. I servizi in questo settore si basano
sull’accorpamento dei contratti collettivi di
imprese multinazionali, il cosiddetto pooling.
Società del gruppo Swiss Life e partnership con
locali società di assicurazione leader garantiscono
la copertura globale. Swiss Life dispone attualmente di 51 partner in 67 Paesi e regioni grazie a
un lavoro di organizzazione durato anni. Sono
compresi Europa, America del Nord e del Sud e
l’area Asia/Pacifico. Swiss Life Network assiste
oltre 400 clienti con un volume d’affari di 1,5 miliardi di franchi (2005).
Nei decenni del dopoguerra iniziò la crescente
internazionalizzazione dell’attività finanziarioassicurativa, che poco prima del nuovo millennio
è sfociata in una larga onda di globalizzazione. La
Rentenanstalt ha seguito questa tendenza con
l’ampliamento delle attività estere. La conseguenza
è stata la fondazione di numerose nuove società
Come quasi tutte le assicurazioni, che operano
secondo il principio della reciprocità, anche la
Rentenanstalt era organizzata dalla sua fondazione come società cooperativa. In Svizzera i
clienti, allorché stipulavano l’assicurazione, diventavano automaticamente membri della cooperativa e, quindi, comproprietari dell’azienda. Per
109
oltre 140 anni non c’era stato motivo di cambiare
questa forma giuridica, poiché nelle particolari
condizioni del mercato nazionale anche una
società cooperativa poteva curare e ampliare la
sua attività. Questo valeva fintantoché la concorrenza nel mercato nazionale rimaneva moderata.
E così è stato dal 1891 fino alla fine del XX secolo.
Tra le assicurazioni svizzere esisteva la concorrenza che però era regolata e contenuta.
misura come per le società anonime. Ma per rimanere concorrenziali è necessario l’accesso ai mercati dei capitali. Solo le società con forti basi di
capitale sono in grado di sviluppare prodotti
innovativi, creare nuove vie di distribuzione,
aprire nuovi mercati ed effettuare acquisizioni
interessanti.
Con la crescente internazionalizzazione e globalizzazione dell’attività assicurativa si è capito, al
più tardi dagli anni 90, che alla lunga non è possibile mantenere mercati nazionali protetti. Negli
ultimi 20 anni la concorrenza si è inasprita, sia a
livello internazionale sia nel mercato svizzero.
Mossa dalla situazione pesantemente cambiata,
la Rentenanstalt ha verificato se la forma giuridica di una società cooperativa poteva rappresentare uno svantaggio nella competizione sempre
più dura.
Oltre all’adeguamento della forma giuridica,
Swiss Life ha promosso anche iniziative commerciali con esito meno positivo. A posteriori è possibile affermare che la diversificazione strategica in
nuovi settori commerciali non è stata sempre
durevole. Ci sono state anche iniziative ambiziose
in nuovi settori poi fallite. Così pure la buona Corporate Governance di una società per azioni si è
rivelata più complessa e impegnativa rispetto a
una società cooperativa.
Cambiamento del marchio.
Nella primavera 2004 a
tutti gli immobili di Swiss Life viene
applicato il nuovo logotipo.
In effetti, esistevano pesanti svantaggi: nella competizione internazionale una società operante a
livello internazionale può affermarsi meglio se
dispone di una forte base di capitali propri. Una
società cooperativa dispone di possibilità limitate
di accogliere capitale proprio. I mercati di capitale internazionali non sono aperti nella stessa
110
In base a queste considerazioni, supportate da
diverse perizie, nel 1997 il consiglio di sorveglianza e il comitato di direzione proposero ai
circa 600 000 soci della Rentenanstalt di trasformare la società cooperativa in una società anonima. La votazione per corrispondenza approvò
il cambio della forma giuridica con una schiacciante maggioranza (97,1 %) dei votanti. Così i
soci divennero azionisti e ricevettero gratuitamente un totale di 6 180 000 azioni con un valore
di borsa di circa cinque miliardi di franchi, che
favorì la larga approvazione.
Questi insuccessi si sono verificati non casualmente nel corso di pochi anni essendo molto
legati allo specifico spirito del tempo. Intorno al
2000, molti mercati finanziari in tutto il mondo
si trovavano in un’euforica atmosfera dominante
senza precedenti. E ciò per vari motivi: la globalizzazione, che ha favorito lo scambio internazionale di merci e investimenti; il saldarsi di mercati
nazionali in aree economiche più grandi; il lungo
e perdurante andamento positivo delle borse. Uno
degli impulsi principali per le aspettative sempre
più esigenti proveniva da una nuova tecnologia:
Internet. L’euforia di Internet ha contagiato e
abbagliato praticamente tutti gli attori nei mercati finanziari: analisti, giornalisti, banchieri, consulenti, ma anche gli investitori.
Il nuovo vertice ha attuato la rinnovata strategia
con prontezza e coerenza e, passo dopo passo, ha
riconquistato la fiducia persa dell’opinione pubblica e degli azionisti.
Dapprima l’euforia ha messo le ali alle strategie
di molti settori. Tutto sembrava possibile. Neanche Swiss Life ne è stata immune e ha puntato su
grandezza e diversificazione. Quando immediatamente dopo il 2000 si è verificato il crash della
borsa, d’un colpo sono crollati molte strategie e
progetti, a riprova che erano basati su aspettative
eccessive e non realistiche e molti progetti furono
interrotti e cancellati. Gli attori, disincantati,
hanno constatato che pochi progetti sono risultati duraturi, sia per le imprese start-up sia per i
tanto lodati progetti di bancassicurazione. Idealmente, le strategie di bancassicurazione potevano
anche reggere, ma nella pratica evidentemente
non corrispondevano ad un’esigenza diffusa della
clientela.
Chi in un’impresa si occupa di strategie deve
affrontare necessariamente probabilità e rischi
del futuro. Quindi si deve procedere per supposizioni e valutazioni, che successivamente possono
anche rivelarsi errate. Ad ogni impresa è capitato
di prendere decisioni strategiche errate, il più delle
volte nei momenti in cui si riflette sul futuro e si
decide con coraggio per il rischio. Quando in una
società ad azionariato diffuso vengono prese decisioni sbagliate, ne rispondono il consiglio d’amministrazione e la direzione del gruppo. Swiss Life
non fa eccezione. Nel 2002 il consiglio d’amministrazione ha avviato il riassetto strategico dell’impresa e il rinnovamento del vertice del gruppo.
111
CON OTTIMISMO VERSO IL FUTURO
Dal 2002 Swiss Life ha iniziato a concentrarsi coerentemente sul vero core business, di cui fanno
parte quei settori che sono emersi nel corso della
storia aziendale lunga 150 anni e si sono rilevati
solidi pilastri di rendimento: la previdenza privata e professionale. Entrambi i rami sono mercati in espansione. L’aumento della speranza di
vita e il conseguente incremento nel numero di
beneficiari di rendite sulla popolazione totale
generano un crescente bisogno di previdenza. Nei
prossimi anni la crescita del mercato in Europa
dovrebbe situarsi per entrambi i rami previdenziali notevolmente al di sopra dell’incremento
economico generale.
Nuovo CEO. Alla fine del 2002
Rolf Dörig diventa
nuovo CEO di Swiss Life.
Nel novembre 2002 è stata definita con successo
la conversione delle azioni da Rentenanstalt/Swiss
Life a Swiss Life Holding che è diventata la società
madre del gruppo. Il conseguente aumento di
capitale ha apportato alla società nuovi mezzi
propri, pari a 1,1 miliardi di franchi, i quali hanno
notevolmente aumentato il margine finanziario
per la nuova strutturazione del gruppo. La nuova
struttura della holding ha permesso di organizzare in maniera efficiente tutte le partecipazioni
che fanno capo al gruppo e ha portato anche vantaggi in vista di attribuzioni di capitale, cooperazioni, partnership o nel finanziamento di singoli
settori commerciali.
Il cambio di marchio dell’impresa attuato nel
2004 conferisce a tutto il gruppo un’immagine
unitaria in Svizzera e all’estero e individua le singole affiliate come parti di un gruppo con un marchio di forte personalità. Inoltre, attribuisce al
gruppo quel nome, Swiss Life, che mira esattamente al core business dell’attività e viene compreso in tutti i Paesi e regioni linguistiche, mentre
la vecchia denominazione di Rentenanstalt creava
qualche problema ai clienti al di fuori dell’area
112
germanofona. Oggi a livello geografico Swiss Life
si concentra su quei mercati in cui gode di una
posizione forte o espandibile. In Svizzera l’impresa è leader di mercato. In Francia, Germania,
Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, Swiss Life è
considerata, grazie ai canali distributivi efficienti
e al forte marchio, l’alternativa preferenziale ai
maggiori offerenti nazionali. Questa focalizzazione sul core business, conclusasi nel 2005, ha
comportato diversi vantaggi per il gruppo: costi
più bassi, una gestione del rischio globale con un
asset and liability management per tutto il gruppo
e un rafforzamento della base di capitale.
Swiss Life si orienta per i prossimi anni alle tre
priorità strategiche: crescita, efficienza e leadership. In tutti i Paesi in cui opera, Swiss Life intende
crescere di almeno un punto percentuale sopra la
media di mercato. Swiss Life mira con maggiore
efficienza a un ulteriore miglioramento della redditività di base nell’attività assicurativa. In questo
modo si ridurrà la dipendenza dal risultato finanziario. I guadagni di efficienza si raggiungono tramite vari canali: le ottimizzazioni dei processi
aziendali, la riduzione della complessità dell’intera catena di creazione del valore, una rigorosa
gestione dei costi e una tariffazione commisurata
a rischi e costi. Infine, la leadership di Swiss Life
emerge soprattutto con la cultura orientata alla
performance, l’agire imprenditoriale e brevi iter
decisionali.
Ma la leadership per Swiss Life si detiene anche
affrontando discussioni delicate sulla previdenza
professionale e prendendo posizione. Nel dibattito, spesso emotivo, sulle condizioni generali
della previdenza professionale Swiss Life si è pronunciata diverse volte, preoccupata della sicurezza
a lungo termine del secondo pilastro. l’impresa si
è impegnata senza indugi a favore di tariffe stabi-
lite secondo criteri non politici, ma attuariali ed
economici. La discussione ha movimentato il settore e acuito, su larga scala, la sensibilità per un
finanziamento solido ed equo per tutte le generazioni.
Gli sforzi del maggiore assicuratore sulla vita in
Svizzera sono rivolti, oggi come ieri, allo stesso
obiettivo: Swiss Life s’impegna per una previdenza sicura per le persone in Svizzera e in tutti
gli altri Paesi in cui opera. Per un futuro finanziario sicuro, per la vita.
113
114
CRONOLOGIA
1857
Fondazione dell’Istituto Svizzero di Rendite a Zurigo
1866
Fondazione della succursale in Germania
1898
Fondazione della succursale in Francia
1901
Fondazione della succursale nei Paesi Bassi
1955
Fondazione della succursale in Belgio
1960
Inizio dell’organizzazione di Swiss Life Network
1967
Fondazione della filiale in Gran Bretagna
1975
Fondazione della filiale in Spagna
1985
Fondazione della filiale in Lussemburgo
1987
Fondazione della filiale in Italia
1988
Acquisizione di «La Suisse»
1997
Trasformazione della Rentenanstalt in società anonima
1998
Ammissione del titolo Rentenanstalt /Swiss Life all’indice SMI
1999
Acquisizione di Lloyd Continental (Francia)
Acquisizione di UTO Albis
Acquisizione di Banca del Gottardo
Acquisizione della partecipazione del 49 % di UBS nella Livit
2000
Acquisizione di STG Società Fiduciaria Svizzera
2001
Acquisizione degli immobili della Oscar Weber Holding AG
2002
Creazione della Swiss Life Holding
Conversione dell’azione Rentenanstalt /Swiss Life
2003
Vendita della filiale in Spagna
Vendita di STG Società Fiduciaria Svizzera
2004
Vendita dell’attività assicurativa britannica a Resolution Life Group
Swiss Life con struttura semplificata del marchio e nuova immagine pubblica
Creazione della filiale nel Liechtenstein
2005
Integrazione del ramo Vita di «La Suisse» in Swiss Life
2006
Vendita della filiale in Italia
2007
Acquisizione di CapitalLeben nel Liechtenstein
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