Notre-Dame de Paris è uno dei romanzi più famosi di Victor Hugo. Pubblicato nel 1831, quando
egli aveva 29 anni, fu il primo grande successo dello scrittore francese. Venne infatti
immediatamente accolto con amplissimo successo, superando senza problemi le possibili censure
del tempo.
Il Soggetto
Una tribù di zingari (della quale fa parte Esmeralda) si è stabilita nella periferia di Parigi occupando
un territorio preciso chiamato La Corte dei Miracoli. I gitani incantano la popolazione del luogo
con trucchi e magie cercando contemporaneamente di guadagnarsi da vivere, spesso derubando o
raggirando la gente.
Quasimodo, un giovane uomo deforme e di mostruosa bruttezza suona le campane della cattedrale
di Notre Dame. Nonostante tutti provino disgusto e paura nei suoi confronti, Quasimodo (più
comunemente detto Il gobbo di Notre Dame) è di animo buono ma non lo manifesta. È triste per il
fatto di essere diventato sordo a causa della continua esposizione al suono delle campane. La sua
sordità e l'assenza di persone con cui parlare lo rendono anche muto. Solamente il suo "padrone", l'
arcidiacono Claude Frollo, comunica con lui tramite un linguaggio a gesti. Frollo lo aveva salvato
da bambino, quando, abbandonato dai genitori per il suo aspetto deforme, era stato portato in chiesa
per essere venduto, o nel peggiore dei casi, ucciso.
Frollo si invaghisce della zingara Esmeralda, che è solita danzare tra le vie di Parigi, in particolare
davanti alla grande cattedrale. A causa della sua posizione religiosa e dei suoi princìpi morali che lo
portano a detestare profondamente tutti i gitani, Frollo non può manifestare i suoi sentimenti e, per
questo motivo, decide di rapire la fanciulla con l'aiuto di Quasimodo. I suoi piani tuttavia vanno a
monte perché il capitano delle guardie di Parigi, Phoebus de Châteaupers, li coglie sul misfatto,
salvando così la ragazza. Quest'ultima si innamora perdutamente del suo cavaliere.
Quasimodo viene invece fustigato ed Esmeralda è l'unica che provi pietà per lui e che lo disseti
durante l'esecuzione. Quasimodo se ne innamora perdutamente.
In seguito al "salvataggio" della piccola zingara, il capitano Phoebus la nota fra canti e balli gitani
nelle piazze di Parigi e riesce a strapparle un incontro serale. Phoebus, che appariva dapprima
eroico e galante, si rivela semplicemente un uomo in cerca di dolce compagnia e privo di
sentimenti. Dà infatti appuntamento alla ragazza in una squallida camera affittata ad ore e la seduce.
Esmeralda, dapprima insicura ed impaurita, credendolo innamorato di lei, finisce per cedere al
volere dell'uomo per paura di perderlo.
In quel momento però entra in scena Frollo che si era prima inoltrato nella stanza con Phoebus
stesso, dopo averlo pregato di poter assistere al suo incontro con la ragazza. L'Arcidiacono,
nascosto dentro l'armadio, non riesce a trattenere la sua immensa gelosia dovuta alla passione per la
zingara, esce all'improvviso dal suo nascondiglio pugnalando alle spalle il capitano e si getta dalla
finestra lasciando la giovane da sola con il corpo privo di sensi di Phoebus.
In una situazione del genere la colpa va certo alla ragazza che viene definita un'assassina. A questa
accusa si aggiunge quella di stregoneria dovuta alla testimonianza della padrona dell'alberghetto in
cui si era svolta la vicenda, che afferma di aver visto entrare tre persone in quella stanza e non due.
Lo scomparso (Frollo), dato anche il suo aspetto molto sinistro, viene creduto il demonio e lei la sua
aiutante.
La zingara viene imprigionata ed interrogata, ma lei, convinta che il suo Phoebus sia morto, non
dice niente se non qualche vaneggiamento sul suo profondo amore per il cavaliere. Si arriva dunque
al punto della tortura e qui Esmeralda in preda alla disperazione confessa di aver assassinato l'uomo
e di aver aiutato il demonio.
Nelle segrete della prigione Frollo la va a trovare offrendole un accordo: se Esmeralda gli si
concederà egli le salverà la vita. Esmeralda, apprendendo che è Frollo ad aver tentato di uccidere
Phoebus rifiuta sdegnata. Viene condannata all'impiccagione. Tuttavia quando la processione che
dovrebbe portarla alla forca passa davanti alla cattedrale di Notre Dame, Quasimodo la rapisce e la
porta in chiesa dove gode del diritto d'asilo.
Davanti alla chiesa si raduna una grande folla di zingari che chiede la grazia per la zingara. Tuttavia
sia Quasimodo che il re (Luigi XI), fraintendono le richieste della folla, credono che essa chieda
l'esecuzione. Il primo lancia pietre e sassi e il secondo invia i gendarmi per sedare la rivolta e
giustiziare la "strega". Avutane notizia, Frollo, senza svelare la sua identità, la fa uscire da una porta
sul retro e la fa navigare lungo la Senna. Li si svela e le rinnova le sue profferte. Esmeralda rifiuta
ancora e Frollo furioso la consegna ai gendarmi. Nella fuga Esmeralda, mantenuta la sua purezza,
ritrova la madre perduta nella reclusa della Tour Rouland che tanto l'odiava quando la vedeva
danzare: ella odiava gli zingari in quanto gli avevano portato via anni addietro la sua bambina, non
sapendo che la bella danzatrice era proprio la sua figlia perduta. Da questa inaspettata scoperta tenta
di proteggerla, invano, dal suo tragico destino. Esmeralda viene impiccata, la madre tenta di
impedire l'accaduto e perde la vita anche lei. Frollo assiste all'esecuzione da una delle torri della
cattedrale provando un piacere sadico. Quasimodo in preda alla rabbia scaraventa Frollo dalla torre,
uccidendolo. Phoebus, totalmente disinteressato alla vicenda e senza alcun senso di colpa, si sposa
con Fleur-de-Lys, una ricca ragazza di città.
Esmeralda, in seguito all'impiccagione, viene portata in una sorta di cimitero e Quasimodo,
innamorato, si lascia morire accanto al suo corpo senza vita. La scena (denominata
significativamente "Il matrimonio di Quasimodo") è forte e ci viene presentata con queste parole
dall'autore:
“Trovarono tra tutte quelle orribili carcasse due scheletri, uno dei quali abbracciava
singolarmente l'altro. Uno di quegli scheletri, che era quello di una donna, era ancora coperto di
qualche lembo di una veste di una stoffa che era stata bianca, ed era visibile attorno al suo collo una
collana di adrézarach con un sacchettino di seta, ornato da perline verdi, che era aperto e vuoto.
Quegli oggetti erano di così poco valore che di certo il boia non li aveva voluti. L'altro, abbracciava
stretto questo, era lo scheletro di un uomo. Notarono che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa
incassata tra le scapole e una gamba più corta dell'altra. D'altronde non aveva alcuna vertebra
cervicale rotta ed era evidente che non fosse stato impiccato. L'uomo al quale era appartenuto era
quindi giunto lì, e lì era morto. Quando fecero per staccarlo dallo scheletro che abbracciava, cadde in
polvere. “
Notre-Dame de Paris (titre complet : Notre-Dame de Paris. 1482) est un roman de l'écrivain
français Victor Hugo, publié en 1831. Le titre fait référence à la cathédrale de Paris, Notre-Dame,
qui est un des lieux principaux de l'intrigue du roman.
Résumé
L'intrigue se déroule à Paris en 1482. Les deux premiers livres du roman suivent Pierre Gringoire,
poète sans le sou. Gringoire est l'auteur d'un mystère qui doit être représenté le 6 janvier 1482 au
Palais de justice en l'honneur d'une ambassade flamande. Malheureusement, l'attention de la foule
est vite distraite, d'abord par le mendiant Clopin Trouillefou, puis par les ambassadeurs eux-mêmes,
et enfin par l'organisation improvisée d'une élection du Pape des fous à l'occasion de la Fête des
Fous qui a lieu ce jour-là. Le sonneur de cloches de Notre-Dame, Quasimodo, est élu Pape des Fous
en raison de sa laideur. Le mystère finit par s'arrêter, faute de public. Gringoire, à cette occasion,
entend parler d'Esmeralda, une danseuse bohémienne qui passe pour égyptienne. L'ayant aperçue, il
la suit dans les rues de Paris à la tombée de la nuit. Esmeralda manque être kidnappée par
Quasimodo, lequel agit pour le compte d'un mystérieux homme vêtu de noir (qui n'est autre que
l'archidiacre de Notre-Dame, Claude Frollo), mais elle est sauvée par l'intervention d'un capitaine
de la garde, Phœbus de Châteaupers. Un peu plus tard, Gringoire recroise la route d'Esmeralda et
continue à la suivre, mais il se retrouve sans le vouloir au cœur de la Cour des miracles, le quartier
hanté par les pires truands de la capitale. Il manque y être pendu, et doit la vie à l'intervention
d'Esmeralda qui le prend pour mari, mais seulement pour le sauver.
La Cour des miracles, illustration de Gustave Doré pour le roman.
Le livre III évoque Notre-Dame de Paris, son histoire et ses restaurations mal pensées, puis donne
une vision d'ensemble de la ville de Paris telle qu'elle apparaissait à un spectateur médiéval
regardant la capitale du haut des tours de la cathédrale. Le livre IV, au cours d'une analepse, revient
sur la naissance de Quasimodo, sur la jeunesse de Claude Frollo et sur les conditions dans lesquelles
l'archidiacre a adopté le bossu. Frollo, dont la vie est entièrement consacrée à la quête du savoir, ne
porte d'affection qu'à deux personnes : son frère Jehan, un écolier dissipé qui dépense régulièrement
leurs maigres économies au cabaret et dans les maisons de passe ; et le bossu Quasimodo, qu'il a
recueilli tout enfant lorsqu'il a été abandonné devant la cathédrale. Frollo n'a jamais éprouve de
passion pour les femmes, dont il a une piètre opinion, et il déteste les bohémiens. Au livre V, Frollo,
à qui son savoir et ses connaissances en théologie ont permis de devenir archidiacre de Notre-Dame,
reçoit la visite de Jacques Coictier, médecin du roi, accompagné d'un mystérieux visiteur, le
« compère Tourangeau ». Tous trois discutent de médecine et d'alchimie, et, en partant, le
mystérieux personnage révèle être l'abbé de saint-Martin de Tours, c'est-à-dire le roi Louis XI en
personne. Au cours de la discussion, Frollo a fait allusion à la révolution technique que représente
l'invention de l'imprimerie : le livre va provoquer le déclin de l'architecture, qui représentait jusqu'à
présent l'œuvre la plus aboutie de l'esprit humain. Dans le chapitre suivant, « Ceci tuera cela »,
Hugo développe cette réflexion de son personnage.
Au
livre VI, Quasimodo est jugé au Châtelet pour sa tentative de rapt. L'affaire est écoutée par un
auditeur sourd, et Quasimodo est sourd lui-même : le procès est une farce, et Quasimodo, sans avoir
été écouté et sans avoir rien compris, est condamné à deux heures de pilori en place de Grève et à
une amende. Sur la place de Grève, dans un entresol, se trouve le « Trou aux rats », qui sert de
cellule à une recluse volontaire, la sœur Gudule. Un groupe de femmes, Gervaise, Oudarde et
Mahiette, discute non loin de là ; Mahiette raconte l'histoire de Pâquette, surnommée la
Chantefleurie, dont l'adorable fillette a été enlevée encore nouveau-née, quinze ans plus tôt, par des
bohémiens, et remplacée par un enfant bossu dont on comprend qu'il s'agit de Quasimodo, plus tard
recueilli par Frollo. La Chantefleurie aurait été rendue folle de douleur par la perte de sa fille,
qu'elle n'a jamais retrouvée. Mahiette est persuadé que sœur Gudule n'est autre que la Chantefleurie,
car elle garde dans sa cellule un petit chausson d'enfant, seul souvenir de sa fille. De plus, la recluse
voue une haine féroce aux bohémiens, et en particulier à Esmeralda. Peu après cette conversation,
Quasimodo est amené en place de Grève et subit son supplice. Il doit son seul réconfort au geste
généreux d'Esmeralda qui lui donne à boire.
Esmeralda donnant à boire à Quasimodo sur le pilori.
Gravure de Gustave Brion pour le roman (édition Hugues, 1877).
Le livre VII commence plusieurs semaines plus tard. Esmeralda danse sur le parvis de Notre-Dame,
tandis que Gringoire, qui s'est fait truand, est à présent jongleur. Esmeralda est regardée par la
foule, mais aussi par Frollo, du haut des tours, et par Phœbus de Châteaupers. Celui-ci se trouve
alors chez sa future épouse, Fleur-de-Lys, dont la maison fait face à la cathédrale. Reconnaissant la
bohémienne, il la fait monter chez Fleur-de-Lys. Esmeralda, qui, en secret, est éperdument
amoureuse de Phœbus, suscite la jalousie de Fleur-de-Lys à cause de sa beauté. Esmeralda est trahie
par sa chèvre, Djali, à qui elle a appris à disposer des lettres pour former le nom de Phœbus : elle est
alors chassée. Frollo accoste Gringoire pour le faire parler à propos d'Esmeralda, et comprend
qu'elle est amoureuse de Phœbus. Les jours passent. Frollo devient peu à peu obsédé par sa passion
pour l'Égyptienne et par sa jalousie pour Phœbus. Alors que son frère Jehan, qui dépense
régulièrement tout son argent dans les cabarets et les maisons de passe, vient lui demander de lui
prêter de l'argent, Claude Frollo reçoit la visite de maître Jacques Charmolue, et Jehan doit rester
caché dans un coin pendant leur conversation. En quittant la cathédrale, Jehan croise Phœbus, qui
est de ses amis. Phœbus, qui n'est nullement amoureux d'Esmeralda mais a envie de passer une nuit
avec elle, a donné rendez-vous à la bohémienne dans un cabaret le soir même. Claude Frollo, qui a
vu Jehan aborder Phœbus, abandonne son entretien avec Charmolue pour suivre discrètement les
deux hommes. Lorsque Phœbus abandonne Jehan ivre mort après qu'ils ont bu ensemble, Claude
l'aborde et demande à pouvoir assister à ses ébats avec la bohémienne, moyennant paiement ;
Phœbus accepte. Esmeralda vient au rendez-vous, où Phœbus se montre très entreprenant ; mais au
moment où elle va céder à ses avances, Claude Frollo surgit et poignarde le capitaine, avant de
s'enfuir par une fenêtre donnant sur la Seine.
Au livre VIII, Esmeralda est arrêtée et jugée pour le meurtre de Phœbus de Châteaupers, qui a été
gravement blessé. Elle est également soupçonnée de sorcellerie. Elle apprend que Phœbus est
probablement mort, et, abattue, cesse de plaider son innoncence. Soumise à la torture, elle avoue
tout ce dont on l'accuse. Quelque temps après, Frollo vient la voir dans son cachot, confesse son
amour pour elle et offre de l'aider, mais elle refuse et le repousse, toujours éprise de Phœbus dont
elle le croit le meurtrier. En réalité, Phœbus a survécu et guérit progressivement, mais décide de
s'abstenir de revoir Esmeralda, de peur que toute l'affaire ne compromette sa bonne réputation et
son futur mariage. Quelques jours après, Phœbus se trouve chez Fleur-de-Lys au moment où
Esmeralda est amenée sur le parvis de la cathédrale pour être pendue. Esmeralda aperçoit Phœbus
vivant et l'appelle, mais il se retire précipitamment : Esmeralda, désespérée, s'abandonne à la mort.
Mais Quasimodo intervient soudain, s'empare d'elle et la traîne dans l'église, où le droit d'asile la
met à l'abri.
Au livre IX, Quasimodo veille sur Esmeralda dans la cathédrale, espérant peut-être la séduire, mais
sans succès. Il tente de lui faire comprendre que l'apparence physique ne fait pas tout et que Phœbus
ne l'aime pas, mais la bohémienne refuse d'entendre raison. L'amour de Quasimodo pour Esmeralda
commence à prendre le dessus sur sa loyauté envers Frollo, au point que, lorsque Frollo tente de
faire violence à la bohémienne, Quasimodo l'en empêche. Quasimodo tente de persuader Phœbus de
venir voir Esmeralda, mais il échoue.
Au livre X, grâce à une idée de Gringoire approuvée par Frollo, tous deux ayant leur raison de
vouloir sauver Esmeralda, les truands avec lesquels vivait Esmeralda viennent pour la délivrer.
Jehan Frollo se fait par la suite tuer dans le tumulte. Frollo profite du désordre qui règne sur le
parvis de Notre-Dame pour emmener Esmeralda avec lui hors de la cathédrale, accompagné de
Gringoire. Frollo réitère ses déclarations d'amour à la gitane et essaie de la convaincre : il peut
l'aider à s'échapper et ainsi la sauver de la mort si elle accepte de l'aimer. Mais Esmeralda refuse.
Furieux, il la livre aux griffes de la vieille recluse du Trou-aux-rats, en attendant de l'arrivée en
force de la Justice. Mais au lieu de cela, la sœur Gudule reconnaît en l'Égyptienne sa propre fille,
Agnès, volée par des gitans quinze ans auparavant. Elle ne peut cependant en profiter, car les
sergents de ville la retrouvent, et la traînent à nouveau au gibet. Du haut de Notre-Dame,
Quasimodo et Frollo assistent à l'exécution, par pendaison, d'Esmeralda. Quasimodo, furieux,
désespéré, précipite le prêtre du haut de la tour, et va lui-même se laisser mourir dans la cave de
Montfaucon, tenant embrassé le cadavre d'Esmeralda, enfin uni à lui pour l'éternité.
Personnages principaux
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Pierre Gringoire: le personnage de Gringoire s'inspire librement du poète et dramaturge
réel du même nom. Dans le roman, Gringoire est un artiste sans le sou qui cultive une
philosophie du juste milieu. Il suit Esmeralda jusqu'à la Cour des miracles, puis est sauvé de
la pendaison par elle lorsqu'elle accepte de se marier avec lui (mais elle n'a pas le moindre
sentiment pour lui). Gringoire se fait alors truand.
Esmeralda: Esmeralda est une bohémienne qui séjourne à la cour des miracles. Elle gagne
sa vie en dansant dans les rues de Paris et sur le parvis de Notre-Dame. Remarquable par sa
beauté, elle incarne l'innocence et la naïveté. Les désirs qu'elle suscite sont le principal
engrenage de la fatalité qui lui coûte également la vie à la fin du roman. Le malheur
d'Esmeralda est causé par l'amour impossible qu'elle éveille chez l'archidiacre de NotreDame, Claude Frollo, qu'elle craint et déteste. De son côté, Esmeralda entretient une passion
naïve et aveugle pour Phœbus de Châteaupers, un capitaine de la garde dont elle admire la
beauté. Le bossu de Notre-Dame, Quasimodo, qui éprouve envers elle un amour sans
illusion, tente en vain de lui faire comprendre que la beauté ne fait pas tout. Considérée par
tous comme une « Égyptienne », Esmeralda est en réalité la fille perdue d'une Rémoise,
Paquette.
Claude Frollo: lointainement inspiré d'un personnage réel, Claude Frollo est l'archidiacre de
Notre-Dame, mû par sa foi et son appétit de savoir. Frollo entretient son frère Jehan, et a
recueilli et élevé Quasimodo. Il se trouve par la suite déchiré entre son amour pour Dieu et
la passion mêlée de haine qu'il voue à Esmeralda.
Quasimodo: abandonné par ses parents dès la naissance à cause de sa difformité, il a été
déposé devant Notre-Dame. Frollo l'a recueilli et élevé, et est le seul à savoir communiquer
avec lui par signes ou avec l'aide d'un sifflet. Bossu, borgne, sourd et boiteux, il apparaît au
début du roman comme une brute à la botte de Frollo, mais se révèle ensuite doté de
sensibilité et d'intelligence. L'amour et le dévouement qu'il porte à Esmeralda finissent par
supplanter son obéissance envers Frollo.
Jehan Frollo : le jeune frère de Claude Frollo est un étudiant dissipé qui fréquente les
truands de la Cour des miracles, mais compte aussi Phœbus de Châteaupers parmi ses
connaissances de taverne. Lors de l'assaut de la cathédrale, il meurt fracassé contre la
muraille de la cathédrale puis jeté dans le vide par Quasimodo.
Phœbus de Châteaupers: capitaine de la garde, il est attiré par la gitane Esmeralda sans
avoir de réels sentiments pour elle. Il est déjà fiancé à Fleur-de-Lys, qui s'avère très jalouse
de sa rivale.
• Fleur-de-Lys: fiancée de Phœbus, elle est très jalouse d'Esmeralda. Elle ne pardonne à ce
dernier qu'après la mort de sa rivale.
• Clopin Trouillefou: un des chefs de la bande des truands, il occupe une place importante à
la Cour des miracles.
Thèmes principaux
Le roman historique
Notre-Dame de Paris relève du genre du roman historique, qui est à la mode au début du
XIXe siècle16, de même que la période du Moyen Âge qui suscite un intérêt nouveau de la part des
écrivains et des poètes à partir des années 1820, sous l'impulsion d'auteurs comme Chateaubriand
ou Madame de Staël. Le chapitre « Paris à vol d'oiseau », en particulier, présente une tentative de
reconstitution historique du Paris de 1482.
Mais Victor Hugo ne se considère pas comme tenu de respecter la vérité historique à tout prix et
n'hésite pas à modifier le détail des faits et à resserrer l'intrigue pour faire mieux ressortir le
caractère de personnages historiques comme Louis XI ou pour mettre en avant sa vision de
l'Histoire18. En cela, il applique à son roman les principes exposés dans un article « À propos de
Walter Scott » qu'il a publié en 1823, et où il affirme : « j'aime mieux croire au roman qu'à
l'histoire, parce que je préfère la vérité morale à la vérité historique19 ».
La réflexion philosophique : entre progrès de l'histoire et drame de la fatalité
Le roman historique tel que le conçoit Hugo comporte également une part de réflexion
philosophique et morale. Sa mise en scène du XVe siècle et d'événements tels que le soulèvement
populaire pour libérer Esmeralda vise moins à une reconstitution exacte de l'époque qu'à nourrir une
réflexion politique adressée aux lecteurs français du XIXe siècle vivant sous la monarchie de
Charles X. Le roman propose une philosophie de l'histoire et une théorie du progrès exposés en
détail dans le chapitre « Ceci tuera cela ». Quant au sort tragique des personnages principaux, il
nourrit une réflexion sur le destin traversée par la notion d’Anankè (Fatalité).
Un cadre de réflexion politique
La dimension politique du roman fournit à Hugo l'occasion d'affirmer, de manière plus ou moins
directe, ses convictions politiques sur plusieurs sujets. Le combat le plus explicite mené par l'auteur
à l'occasion du roman est un plaidoyer pour la préservation du patrimoine architectural dont la
cathédrale Notre-Dame de Paris n'est que l'un des représentants les plus connus, et qui est mis en
péril à l'époque du roman par des destructions pures et simples ou par des restaurations qui
défigurent l'architecture d'origine des monuments : Hugo poursuit en cela le combat entamé
plusieurs années plus tôt, par exemple dans un article qu'il publie en 1825, « Guerre aux
démolisseurs ! », dont des rééditions paraissent en 1829 et 1932 (la seconde remaniée et
augmentée)21. Hugo mène également une réflexion sur la justice : la justice médiévale est présentée
dans le chapitre « Coup d'œil impartial sur l'ancienne magistrature » comme une mascarade injuste
où l'accusé pauvre est condamné d'avance et est tournée en dérision jusqu'à l'absurde dans une scène
de satire féroce (le procès de Quasimodo, accusé sourd condamné par un juge sourd sans que ni l'un
ni l'autre n'aient rien compris à l'affaire) ; mais elle est aussi montrée comme soumise à l'irrationnel
et à la superstition (le procès d'Esmeralda condamnée pour sorcellerie)22. De plus, lorsqu'il décrit le
gibet de la place de Grève, Hugo donne une évocation effrayante de la peine de mort, qu'il dénonce
comme barbare et qu'il affirme destinée à être abolie par le progrès de l'Histoire : il poursuit en cela
le combat entamé avec Le Dernier Jour d'un condamné, dont la première édition paraît
anonymement en 1829 (avant Notre-Dame de Paris) et qu'il complète d'une préface signée de son
nom lors de la réédition de 1832. Enfin, le roman contient une réflexion politique sur le pouvoir
royal à travers le personnage de Louis XI.
La part du fantastique
Louis XI de France: cruel, avare et calculateur, le roi de France n'apparaît que dans quelques
scènes, mais il joue un rôle décisif dans la répression de la révolte des truands qui tentent de sauver
Esmeralda. Intéressé par la quête de la pierre philosophale, il vient à Notre-Dame sous une fausse
identité, celle du « compère Tourangeau », pour s'entretenir d'alchimie avec Claude Frollo. Louis XI
apparaît fréquemment comme un personnage machiavélique dans les œuvres romantiques du
XIXe siècle, et en particulier dans les romans de Walter Scott. Les dimensions philosophique et
politique du roman n'empêchent pas par ailleurs celui-ci d'emprunter en partie ses procédés au
roman gothique anglais du XVIIIe siècle, avec la part de fantastique qu'il contient : le principal
personnage de Notre-Dame de Paris rattachant le roman à ce genre est l'archidiacre Claude Frollo,
qui s'inscrit dans la lignée de la figure de l'homme d'Église maudit et possédé par le démon tel qu'il
apparaît dans les textes fondateurs du genre comme Le Moine de Lewis (paru en 1796) ou Melmoth
ou l'homme errant de Charles Robert Maturin (paru en 1820). Plusieurs scènes de l'intrigue
reprennent des procédés narratifs courants du genre, comme les enlèvements, les enfermements ou
la persécution d'un personnage par un autre (en l'occurrence celle d'Esmeralda par Frollo). Si aucun
événement du roman ne relève réellement du surnaturel, les personnages baignent dans un univers
de croyances qui provoque leur effroi ou, dans le cas de Frollo, une dérive vers le mal et la folie; le
fantastique réside davantage dans la perception qu'ont les personnages du monde qui les entoure, et
que Hugo rend sensible grâce aux procédés de la narration romanesque qu'il emprunte au roman
gothique.
L’Autore
« Nel destino di ogni uomo può esserci una fine del mondo fatta solo per lui. Si
chiama disperazione. » Victor Marie Hugo (Besancon, 26 febbraio 1802 - Parigi, 22 maggio
1885)
E’ stato un drammaturgo, un poeta ed un romanziere francese di
notevole produzione: viene considerato il padre del romanticismo.
Seppe tenersi lontano dai modelli malinconici e solitari che
caratterizzavano i poeti del tempo, sapendo accettare le
vicissitudini non sempre felici della sua vita per farne esperienza
esistenziale e cogliere i valori e le sfumature dell'animo umano.
I suoi scritti riuscirono a ricoprire tutti i generi letterari, dalla
lirica, alla tragedia, al costume, alla satira politica, al romanzo
storico e sociale, suscitando consensi in tutta Europa.
Durante la sua gioventù segui il padre Leopold-Sigisbert Hugo,
militare dell'esercito di Giuseppe Bonaparte, che usava portare
con sè, nei suoi spostamenti, la moglie Sofia Trebucher e i figli
Victor, Abel e Eugène. Il padre ebbe anche una parte decisiva per
la cattura di Fra Diavolo in Italia e per questo fu nominato
Governatore di Avellino; inoltre si distinse anche in Spagna, dove Giuseppe Bonaparte gli conferì il
grado di generale.
Nel periodo dal 1915 al 1918, Victor frequentò per un certo periodo, appunto per volere il padre, il
Politecnico di Parigi, ma ben presto lascio gli studi tecnici per dedicarsi alla letteratura. Scrisse Odi,
e queste furono le sue prime composizioni letterarie. Insieme al fratello Abel fondò il foglio Il
Conservatore Letterario (1819); scrisse poi Odi e poesie diverse (1822) e molti altri scritti fino a
Odi e ballate, che gli valse una rendita di 1.000 franchi da parte di re Luigi XVIII.
Nel 1923 sposò Adèle Foucher una sua amica d'infanzia; le nozze furono celebrate nella chiesa di
Saint-Sulpice (la stessa chiesa dove furono battezzati il Marchese François de Sade e Baudelaire).
Nello stesso periodo iniziò a frequentare i circoli romantici parigini tra cui quello di Jacques Nodier.
Dal matrimonio con la Foucher nacquero quattro figli: Leopoldine, Charles, Francois-Victor e
Adèle.
La scoperta, dopo qualche anno, del tradimento della moglie con l'amico di famiglia Sainte-Beauve,
lo porterà a condurre una vita di libertinaggio; sua amante per circa cinquant'anni fu Juliette Drouet,
un'attrice teatrale conosciuta durante le prove della Lucrezia Borgia (1833). La Drouet gli fu sempre
vicina nonostante le molteplici infedeltà di Victor.
Nel 1827 scrive il dramma storico per il teatro Cromwell, quello che fu considerato il manifesto
delle nuove teorie romantiche, mentre nel 1830 fu rappresentato l'Hernani alla Comédie Française;
la rappresentazione venne però interrotta da scontri tra i sostenitori di Hugo e alcuni facinorosi. Il
lavoro comunque gli valse il riconoscimento indiscusso a capo della nuova scuola romantica. Lo
stesso Hernani venne poi trasposto in musica e rappresentato anche da Giuseppe Verdi (Ernani,
1844). Nel 1841, Hugo era intanto entrato a far parte dell'Académie Française.
Nel 1843 muoiono per annegamento sua figlia Leopoldine e il genero; Victor apprese la notizia di
ritorno da una vacanza leggendola sul giornale Siècle. La tragedia, unita all'insuccesso del suo
lavoro teatrale I Burgravi nel 1845, gli causa una grave depressione che lo terrà lontano dal mondo
letterario per dieci anni. Nello stesso anno viene nominato Pari di Francia dal re Luigi Filippo
d'Orléans.
Nel 1848 Hugo fa parte come deputato dell'Assemblea Costituente, ma il colpo di stato del 1851
porta al potere Napoleone III. Dapprima Hugo lo appoggia, ma poi - quando lo stesso iniziò a
comportarsi in modo antiliberale - ne prende le distanze e lo attacca con scritti e discorsi contro la
miseria e le repressioni che diventavano nel frattempo sempre più intolleranti.
Questi contrasti indussero Hugo a fuggire sull'isola di Guernsey, sulla Manica, costringendolo cosi
ad un esilio che durerà quindici anni. Hugo, però, durante tale esilio, non cessò mai di venire
considerato dai francesi come il padre della Patria in esilio.
Si chiudeva così per lui un periodo felice, anche se contrastato, e se ne apriva un altro in cui
prendeva forma la sua mitica figura poetica che doveva poi essere consegnata alla tradizione storica
letteraria. Scrisse, esprimendo i suoi sentimenti più personali, la satira Napoleone il piccolo (1852)
e i versi Castigo (1853) che evidenziarono in modo marcatamente polemico le azioni di Napoleone
III.
Di ispirazione umanitaria furono invece Le contemplazioni (1856) e con La leggenda dei secoli
Hugo ripercorse la storia dell'umanità dalla Genesi al XIX secolo, opera che venne pubblicata in tre
parti: la prima nel 1859, la seconda nel 1877 e la terza nel 1883.
Scrisse anche nello stesso periodo le sue opere più conosciute che accrebbero la sua fama in tutta
Europa come I miserabili (1862), I lavoratori del mare (1866) e L'uomo che ride (1869).
Non gli furono risparmiati dolori durante gli anni dell'esilio: nel 1855 muore suo fratello Abel, nel
1863 sua figlia Adèle impazzisce e scappa in Canada, nel 1868 muore anche sua moglie e alcuni
nipoti, ma in tutte queste disgrazie avrà sempre accanto la fedele Juliette.
Il suo rientro in patria avviene il 5 settembre 1870, dopo la sconfitta di Napoleone III.
Accolto da una folla acclamante ed entusiastica che venuta a salutare il suo rientro a Parigi. La sua
casa divenne nuovamente luogo di incontro tra letterati ed egli riacquistò la serenita riprendendo la
produzione letteraria con Il novantatre (1874); scrisse altre poesie, alcune riguardanti la sua vita
familiare come I miei figli (1874) e altre satirico-politiche come Il Papa (1878). Ritornò a far parte
del Senato nel 1876.
Nel 1878 venne colpito da una congestione cerebrale ma questo non gli impedì - nonostante la
malattia lo avesse costretto a ridurre la sua attività – a portare a termine (1882) Torquemada,
un'opera sul fanatismo dell'inquisizione che aveva iniziato diverso tempo prima.
Il suo ottantesimo compleanno fu festeggiato da una folla festante che depositava fiori davanti alla
sua casa; di lì a qualche mese sarebbe nuovamente stato colpito da un lutto, con la morte della sua
fedele Juliette. Hugo rimase a piangerla da solo fino al 22 maggio 1885, cioè fino alla morte
avvenuta nella sua casa di Parigi . La sua salma venne esposta per una notte sotto l'Arco di Trionfo
e vegliata da dodici poeti. Alle sue esequie presero parte moltissime persone venute da ogni parte
della Francia.
Dal romanzo al balletto
Il romanzo di Victor Hugo aveva già ispirato un balletto, La Esméralde – coreografia di Jules
Perrot, musica di Cesare Pugni - creato a Londra da Carlotta Grisi nel 1844.
Quarant'anni dopo, Marius Petipa ne dava una propria versione, con musiche aggiuntive di Riccardo
Drigo (San Pietroburgo, 1886).
«Attratto dal Medioevo e dal suo misticismo, avevo preso a meditare su Il
monaco di Lewis . Avevo addirittura già architettato un libretto e commissionato una partitura ...
Ma poi, la cosa non è andata in porto. Un giorno, passando davanti a una libreria, vidi una
edizione di Notre-Dame de Paris. Da sempre interessato al Medioevo e ai suoi monaci, incuriosito
la acquistai per rileggere un'opera di cui avevo scordato i particolari. Rileggendo il romanzo, mi
resi conto che Victor Hugo andava oltre Lewis. Subito ho rifatto il libretto sulle tracce di Hugo ... »
Se Perrot e Petipa avevano conservato i personaggi secondari di Gringoire, il poeta innamorato di
Esmeralda, e di Fleur-de-Lys, la fidanzata di Phoebus, Roland Petit sfronda, sintetizza e accentra la
sua azione sui quattro protagonisti: Quasimodo, Esmeralda, Frollo, Phoebus. La bruttezza e la
bellezza. La notte e il giorno.
«Per me, lo spettacolo è una creazione totale: danza, scene, costumi, partitura musicale ... Come
librettista e coreografo, vedo i tre personaggi di questa passione fatale come creature "a parte":
Esmeralda - come l'amore - è zingara e quindi sospettata di essere un po' strega. Quasimodo non è
un mostro, è piuttosto un individuo complessato, perché ha subìto un infortunio. Creature che
vengono respinte per la loro "differenza". Frollo è un uomo tormentato fra i suoi desideri e la sua
coscienza, fra la carne e lo spirito. - Potrebbe essere una storia di oggi.»
«lI mio balletto Notre-Dame de Paris racconta una bella e grande storia. Deliberatamente ne ho
espunto l'aneddoto e la pantomima: mi auguro che svanisca il Medioevo alla Violet-le-Duc e che,
per lo spettatore, resti soltanto la tensione tragica del capolavoro di Victor Hugo. René Allio nelle
sue scene, Yves Saint-Laurent nei suoi costumi, hanno seguìto la medesima via della sobrietà».
Roland Petit
Notre Dame de Paris è un balletto importante per Roland Petit e per il pubblico, da sempre
affezionato alle grandi storie. La cifra originale e assolutamente inconfondibile di Petit si svela qui
nella sua interezza: la narrazione c’è ma è moderna, con una mimica molto diluita; la fonte letteraria
c’è ma è filtrata attraverso quella leggerezza e quella eleganza che hanno contraddistinto tutti i
lavori del grande maestro recentemente scomparso. E soprattutto c’è tanta danza, per tutti. Notre
Dame de Paris infatti è il primo balletto che Petit crea (nel 1965) per l’Opéra di Parigi, dove si era
formato e che aveva abbandonato dopo la guerra. Dopo balletti ispirati al music-hall o di un
colorato neoclassicismo, ora si dedica a un classico della letteratura francese, Notre dame de Paris
(1831) di Victor Hugo. Si è posto evidentemente il problema di impiegare le grandi risorse
dell’Opéra, e cioè corpo di ballo, solisti, étoiles. Così ci sono grandi sequenze per tutti, per le
masse, i protagonisti e i comprimari. La grande variazione di Esmeralda ha fatto parte per molti
anni (e forse fa parte tuttora) dei pezzi danzati regolarmente nei passi d’addio delle ballerine. Il
“mostro” Quasimodo è sagomato come un personaggio tenero, che nessun grande ballerino ha mai
disdegnato di interpretare.
Il romanzo di Victor Hugo è uno dei capolavori della letteratura romantica, un romanzo
estremamente cupo che Petit alleggerisce anche vestendolo dei colori squillanti e raffinati dei
costumi di Yves Saint-Laurent, ambientandolo in una scenografia stilizzata ma di grande
suggestione, delineando quattro personaggi-perno della vicenda drammatica e utilizzando il corpo
di ballo in modo non decorativo, ma fortemente espressivo.
Soggetto
Atto I
La festa dei folli.
Nell'anno di grazia 1482 nella Parigi di Luigi XI che ha per confini Notre-Dame, il Louvre e lo
Châtelet – Dio, il re e la giustizia - borghesi e contadini si riuniscono per celebrare la festa dei folli.
Chi si dimostrerà più bravo a fare smorfie e buffonate vincerà il titolo di "Papa dei folli".
Appare all'improvviso un essere mostruoso che eclissa tutti gli altri: gobbo, zoppo, è Quasimodo, il
campanaro di Notre-Dame. Ma la sua difformità non è finta, è reale. Alla sua vista la folla resta per
un istante stupita, poi, crudelmente beffarda, lo proclama "Papa dei folli" e trascina in un corteo
grottesco il povero storpio confusamente felice del proprio titolo derisorio.
La preghiera.
Ma qualcuno rovina la festa. Claude Frollo, l'arcidiacono di Notre-Dame, ricorda al popolo che la
vita non è fatta soltanto di piaceri e si deve pregare e pentirsi. Vergognoso, Quasimodo, come un
cane fedele, va ad accucciarsi ai suoi piedi. Perché è a questo prete, dall'apparenza dura e austera,
che egli deve la vita. Abbandonato subito dopo la nascita e destinato al rogo da qualche comare che
vedeva nella sua mostruosità un segno del diavolo, fu Frollo a raccoglierlo, crescerlo e a farne il
campanaro della cattedrale.
Sotto la sua maschera di freddezza e di severità, Frollo nasconde un'anima in preda ai tormenti, da
quando ha scorto una certa zingara di nome Esmeralda, intenta a danzare sul sagrato di NotreDame. Invano tenta di pregare: il suono del tamburello, intollerabile ossessione, rimbomba
incessantemente alle sue orecchie.
Esmeralda.
Ed eccola che arriva, così bella che "Dio l'avrebbe preferita alla Vergine", danza con il suo corpo di
fuoco. come un invito all'amore. Folle di desiderio, Frollo ordina a Quasimodo di andare a rapire
Esmeralda e di portargliela.
La Corte dei Miracoli.
Incomincia allora uno spaventoso inseguimento; Quasimodo cerca Esmeralda per Parigi, attraverso
una folla dì ombre: mendicanti, malati, pitocchi, tagliaborse, ladri, assassini, i dannati della Corte
dei Miracoli il cui regno è la notte.
La gogna.
Esmeralda riesce a sfuggire a Quasimodo grazie all'intervento di una compagnia di arcieri guidata
dal bel capitano Phoebus. La zingara è immediatamente conquistata dal bell'ufficiale, mentre
Quasimodo, catturato, è condotto alla gogna dagli arcieri che lo coprono di botte sotto gli occhi
divertiti dei perdigiorno. Soltanto Esmeralda, commossa dalla sofferenza di questo essere il cui
aspetto l'aveva a tutta prima spaventata, fende la folla per portargli da bere. Questo semplice gesto
di pietà, il primo che qualcuno gli abbia mai manifestato, e proveniente da una fanciulla che è tanto
bella quanto lui è brutto, sconvolge l'anima del povero diavolo e cambia per sempre il corso del suo
destino.
I soldati.
Phoebus sfila alla testa dei suoi arcieri, quasi una parata d'amore rivolta a Esmeralda.
La taverna.
Phoebus conduce la zingara in una taverna frequentata da soldataglia e prostitute. E ben presto
Esmeralda si trova fra le braccia del bel capitano. Ma gli amanti non sono soli. Nell'ombra Frollo
assiste, ebbro di rabbia e di gelosia, ai loro giochi amorosi. Incapace di vincere la gelosia, Frollo
pugnala Phoehus e fugge, lasciando Esmeralda nel suo sconforto. I cavalieri di guardia conducono
via la zingara apparentemente colpevole.
Il processo.
Accusata dell'uccisione di Phoebus, Esmeralda è portata davanti ai giudici.
Il patibolo.
Accusata di dissolutezza, omicidio e stregoneria, la gitana Esmeralda è condotta all'impiccagione. È
già fra le mani del boia, quando all'improvviso compare Quasimodo che non ha dimenticato il gesto
della zingara. Spazzando via i soldati di guardia, libera Esmeralda e la porta all'interno della
cattedrale dove la fuggitiva può godere del diritto d'asilo. Frollo, malgrado la propria rabbia, non
può che bloccare la folla che vuole entrare in chiesa. Delusa perché gli è stata sottratta la preda, la
folla cambia presto di umore e si accontenta di lanciare grida di gioia.
Atto II
Il campanile di Notre-Dame.
Costantemente di guardia, Quasimodo compie un giro del suo regno per assicurarsi che nulla
minacci la sua bella protetta. Lascia esplodere la sua gioia appendendosi alle campane che fa
suonare a distesa.
Esmeralda e Quasimodo.
Compare Esmeralda che, con tenerezza, testimonia la sua riconoscenza al campanaro. Questi,
vergognoso del proprio corpo difforme, si fa tuttavia coraggio sino a prendere la mano della
fanciulla e, tutto felice, le fa conoscere il suo rifugio. Stanca, Esmeralda, s'addormenta dolcemente,
vegliata da Quasimodo. Credendola al sicuro, il gobbo si allontana.
Ma la cattedrale è anche il regno dell'arcidiacono Frollo. Approfittando dell'assenza di Quasimodo,
questi incomincia a tormentare Esmeralda che rifiuta i suoi abbracci con disgusto. In preda al delirio
della passione, l'uomo colpisce, come per distruggerlo per sempre, questo corpo che gli resiste.
L'incubo - L'attacco alla cattedrale.
Ma non si può sfidare a lungo la giustizia. Un editto del Parlamento revoca il diritto di asilo, i
soldati assaltano la cattedrale e la folla li segue. Quasimodo, impotente, vede scorrere davanti a sé,
in un incubo, soldati e donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità.
Tenta invano di fermarle gettando su di loro del piombo fuso ma, sommerso dall'impari lotta, deve
arrendersi. Esmeralda è catturata.
La morte.
Un lungo corteo funebre conduce Esmeralda al patibolo. Nulla più questa volta potrà impedire al
boia di compiere il suo dovere. La bella zingara non è ormai che un corpo senza vita. E svaniscono
con Esmeralda i suoni del tamburello che tormentavano le notti dell'arcidiacono. È lui, la causa di
tutte le disgrazie. Quasimodo si rende finalmente conto del suo potere malefico, si getta su di lui e
lo strangola.
Il corpo del prete maledetto rotola sui gradini del patibolo, mentre Quasimodo si impadronisce
lentamente delle spoglie di colei che ha amato.
Adattamenti
Dall'opera di Hugo sono stati tratti vari adattamenti:
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La Esmeralda (balletto 1844) con la coreografia di Jules Perrot e Marius Petipa, e la
musica di Riccardo Drigo e Cesare Pugni.
Esmeralda, film breve (10') diretto da Victorin-Hippolyte Jasset e Alice Guy-Blaché (1905)
Il gobbo di Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame), di Wallace Worsley, con Lon
Chaney (1923).
Il gobbo di Notre Dame (Notre-Dame de Paris), di Jean Epstein (1931).
Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame), di William Dieterle (1939).
Il gobbo di Notre-Dame (Notre Dame de Paris), di Jean Delannoy (1956).
Il gobbo di Notre-Dame (The Hunchback of Notre Dame), film d'animazione della Disney
diretto da Gary Trousdale e Kirk Wise (1996).
The Hunchback, film TV di Peter Medak (1997).
Notre-Dame de Paris (Notre-Dame de Paris), opera popolare francese scritta da Luc
Plamondon e composta da Riccardo Cocciante andato in scena in Francia nel 1998 e in Italia
dal 2002 attualmente (2011) concorre il decennale dell'opera che è in tour.
Quasimodo, il gobbo di Notre-Dame di Gennaro Duccilli - Regia Gennaro Duccilli. Unica
opera in prosa tratta dal celebre romanzo, è andata in scena in Italia per la prima volta nel
2007.
Ragazze, il mostro è innamorato (Big Man on Campus) di Jeremy Paul Kagan (1989).
Parodia del romanzo ambientata in un campus universitario in epoca moderna.
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