Anno IX N° 548
Il Seme
Cappellania della
della Polizia
Polizia di
di Stato,
Basilica Concattedrale
Concattedrale di
di
Santa Maria
Maria Salome
Salome
Veroli e
Santuario Ss. Trinità
Torrice Fr.
XXXI DOMENICA DE TEMPO ORDINARIO
Vangelo Lc 19, 1-10
Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava
attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo
dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma
non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di
statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su
un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse:
«Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò,
tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do
la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a
qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza,
perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo
infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Dio ha tanto
amato il mondo
da dare il Figlio
unigenito;
chiunque crede
in lui ha la vita
eterna.
Commento tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli
festivi" Anno C
Mons Francesco LAMBIASI
Convertirsi non è... star sopra un albero
Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto
Vedere qualcuno senza farsi vedere è possibile, ma non è possibile tentare di vedere Gesù senza
essere da lui visti e intercettati. Zaccheo docet. Il capo dei pubblicani di Gerico non voleva
incontrarsi con Gesù, voleva solo vederlo, sapere chi fosse, e per questo si comporta come un
monello che cerca ad ogni costo di togliersi lo sfizio di poter scorgere finalmente che faccia ha
quel tizio (gr. ekeines: v. 4), di cui ha sentito raccontare cose straordinarie, ma anche strane e
strambe: addirittura la gente dice che è un mangione e un beone, amico dei pubblicani e delle
peccatrici! Quindi vederlo sì, ma a debita distanza: meglio stare alla larga di un personaggio
così... Ed eccolo lì, il nostro omino basso e tracagnotto, appollaiato tra i rami di un sicomoro: ne
verrà fuori, chissà, una scena buffa', forse anche tenera. Ma di sicuro ne verrà fuori uno
Zaccheo, nuovo di zecca!
1. Nella galleria dei personaggi "dipinti" da Luca, Zaccheo è la figura del peccatore convertito.
La cosa non finisce di sorprenderci: c'è un miracolo più grande del trasformare uno strozzino in
un galantuomo, un peccatore in discepolo e testimone? È il miracolo della conversione.
Questo miracolo comincia con uno sguardo, con l'umanissimo sguardo del Dio "amante della
vita". Abbiamo ascoltato l'appassionato cantico del libro della Sapienza: "Tu ami tutte le
creature esistenti / nulla disprezzi di quanto hai creato... Tu risparmi tutte le cose / perché tutte
son tue, Signore amante della vita" (Sap 11,24.26).
Nel brano lucano il primo sguardo non è di Zaccheo, è del Signore, come ricostruisce finemente
S. Jacomuzzi, che mette in bocca a Gesù queste parole: "Nessuno se ne accorge, ma io lo vedo
correre e salire su un albero, pochi passi avanti a me. Il viso aguzzo sporge tra le foglie del
sicomoro. Mi godo la scena, l'ultima distrazione di terra, l'ultimo riso appena trattenuto. Quando
passo sotto l'albero, lo sorprendo e gli dico di scendere".
Non è Zaccheo alla ricerca di Gesù; è Gesù alla ricerca di Zaccheo; e quando Gesù cerca, trova.
Finora è stato sempre invitato in casa d'altri: in quella di Levi, in quelle dei farisei. Ora è lui che
si invita e lo fa con una parola carica di significato: "Oggi io devo fermarmi a casa tua". "Io
devo": è la settima volta che l'evangelista annota questa paroletta sulle labbra del Maestro di
Nazaret. La prima volta fu quando aveva dodici anni; ora egli la dice per esprimere che anche a
Gerico continua a realizzare la missione che il Padre gli ha affidato: è venuto a cercare non i
giusti, ma i peccatori. Quel giorno a Gerico lui "doveva" salvare Zaccheo; era entrato per
cercare lui e anche solo per lui ci sarebbe andato. Perché Gesù è fatto così: si mette a cercare
anche una sola pecorella. Non si accontenta di avere in casa uno su due figli, cioè il cinquanta
per cento, come nella parabola del Padre misericordioso; non si accontenta del 90%, come nella
parabola delle dieci monete; non si accontenta neppure del 99%, e per questo se ne va in cerca
della centesima pecora, che si era perduta nel deserto: "Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a
salvare chi si era perduto".
Dunque: "Scendi giù da quell'albero, Zaccheo!": umanissimo Gesù! Non dice: "Scendi subito
perché devo convertirti". Ma: "Voglio avere il piacere e l'onore di essere tuo ospite". Gesù
accoglie Zaccheo prima della sua conversione. Non è la conversione che determina la simpatia
di Gesù, ma è la previa simpatia di Gesù che provoca la conversione. E poi, entrato a casa del
capo dei pubblicani, Gesù non gli dice niente, non gli affibbia una predica tuonante sulla
penitenza e sull'inferno; e quando si mette a tavola, non manda di traverso il pranzo a tutti i
commensali rifilando una relazione sulla fame nel mondo...
2. Umanissimo Gesù! Il volto di Dio che egli rivela è davvero il Dio "amante della vita". Siamo
ben lontani dalla terribile professione di fede di Jago nell'Otello di Verdi: "Credo in un Dio
crudel che m'ha creato / simile a sé". Questo non è il Padre nostro; è piuttosto il... padre mostro
(!), despota malvagio e causa di ogni malvagità. Questa è invece la bella notizia (il vangelo) di
Gesù: siamo amati, prima di ogni nostro bisogno d'amore; siamo attesi, oltre ogni nostro
desiderio di attesa; siamo accolti, prima ancora di ogni nostro sogno di ospitalità.
Ma bisogna decidersi. Il pericolo numero uno è quello di rimanere a guardare, di non scendere
dall'albero. Come riconosceva in una breve poesia E. Montale: "Si tratta di arrampicarsi sul
sicomoro / per vedere il Signore se mai passi. Ahimé non sono un rampicante e anche restando /
in punta di piedi, non l'ho mai visto". La posizione scelta da Montale è assai diffusa fra persone
che si dichiarano intellettualmente oneste e moralmente esigenti. Si sceglie di stare in perpetua
ricerca. Oggi la ricerca della verità viene da alcuni elevata a valore supremo, al di sopra della
stessa verità. "Se Dio - aveva scritto l'illuminista G.E. Lessing - tenesse stretta nella sua destra
tutta la verità e nella sua sinistra soltanto l'aspirazione sempre viva della verità, fosse anche a
condizione di dovermi sempre, eternamente sbagliare e mi dicesse: ?Scegli!', umilmente mi
prostrerei verso la sua sinistra dicendo: ?Questa, Padre! La pura verità appartiene senz'altro a
te".
È una posizione soggettivamente sincera, ma oggettivamente ambigua: con il pretesto di non
voler essere mai "sicuri di sé", questa posizione nasconde un orgoglio sottile: finché si è alla
ricerca della verità, il protagonista è il ricercatore, non la verità. La "veracità", cioè la sincerità
della ricerca, l'onestà con se stessi, prende, in questo caso, il posto della verità. La Scrittura ci
parla già di alcuni i quali sono "sempre in ricerca, ma senza mai giungere al riconoscimento
della verità" (cfr. 2Tm 3,7). È un tentativo sottile di condurre il gioco, di tenere in scacco Cristo.
Di questo passo, infatti, l'uomo può passare la vita intera a fare ricerche su Cristo, senza mai
farsi incontrare personalmente da lui.
Finché restiamo "in punta di piedi", in perpetua ricerca, o sul ramo di un albero, riusciremo al
più a soddisfare una curiosità, ma non a fare l'esperienza dell'Incontro che salva. Per questo
Gesù ci chiede di scendere e di accoglierlo nella nostra casa, nella nostra vita.
L'eucaristia ripete l'incontro di Gesù con Zaccheo. Beati gli invitati alla cena del Signore: che
questo incontro ci cambi la vita!
4
- Lunedì - 31.a Tempo Ordinario - S. Carlo
Borromeo
Nella tua grande bontà, rispondimi, Signore
_________________________________________
8 - Venerdì - 31.a Tempo Ordinario - S. Goffredo
_________________________________________
5 - Martedì - 31.a Tempo Ordinario - S. Zaccaria
vescovo Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua
giustizia
profeta Custodiscimi, Signore, nella pace
_________________________________________
9 - Sabato - 31.a Tempo Ordinario _________________________________________
DEDICAZIONE BASILICA LATERANENSE
Un fiume rallegra la città di Dio
6 - Mercoledì - 31.a Tempo Ordinario - S.
Leonardo abate Felice l’uomo pietoso, che dona ai poveri
_________________________________________
10 - Domenica - 32.a Tempo Ordinario - S. Leone
Magno
Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto
_________________________________________
7 - Giovedì - 31.a Tempo Ordinario - S. Ernesto
abate, Carina
Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei
viventi
_________________________________________
Basilica Concattedrale
di Santa Maria
Salome
Chiesa
dell’Annunziata
Veroli
Domenica la S. Messa
si celebra alle ore
17,30 nella Chiesa di
S. Agostino
Domenica 3
Novembre,celebrazion
e al Cimitero, per
tutte le Confraternite
14,30 Via Crucis
15 Santa Messa
Cappellania della
Polizia di Stato
•
04 Ufficio Stradale
•
05 Ufficio Min.
•
06 Stradale
•
07 Ass.ne Palatucci
•
08 Ministero
0646535574 3346903285
Santuario Ss. Trinità
Torrice
Sabato
Ore 18,30 Rosario
Santa Messa alle
ore19,00
Domenica
Santa Messa alle
ore 10,00
Sabato ore 20
incontro per tutta
la comunità
3383013264
3383013264
«Io sono sgomenta nel vedere quanto si trascurano e si dissipano gli aiuti che la Chiesa ci
offre con tanta abbondanza, mentre le povere Anime del Purgatorio li sospirano con tanto
amore e languiscono nel dolore!» (Ven. Caterina Emmerich)
4 NOVEMBRE. CHI SOFFRE NEL PURGATORIO È L'ANIMA
Dio è spirito. Lo insegna la Bibbia e la ragione lo dimostra. Egli ha creato esseri spirituali (gli
angeli), esseri materiali (l'universo che ci circonda) ed esseri composti di spirito e di materia (gli
uomini). La presenza dello spirito (anima) nell'uomo è resa manifesta dalla sua intelligenza e
dalla sua volontà, che sono due facoltà dello spirito. Gli animali, i quali non hanno lo spirito, non
ne hanno neppure le operazioni e il loro agire è riducibile all'istinto sensibile. L'anima è la parte
spirituale dell'uomo, per cui egli vive, intende ed è libero, capace perciò di conoscere, amare e
servire Dio. Che in noi ci sia un'anima spirituale, ce lo dice la Bibbia, il libro della parola di Dio
all'uomo. Fin dalle sue prime pagine, infatti, ci fa sapere che egli fu fatto: A immagine e
somiglianza del Creatore (Gen 1,26): Dio plasmò l'uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle
sue narici un alito di vita (lo spirito) per cui l'uomo divenne essere vivente (ib. 2,7). Gesù ci
ammonisce: Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere
l'anima (Mt 10,28). Poiché l'anima nostra è spirituale, essa è immortale, e perciò non muore con
il corpo, ma vive in eterno. Soltanto la materia può perire. Noi dobbiamo quindi avere dell'anima
nostra la massima cura, perché è di noi la parte migliore e, solo salvando l'anima, saremo
eternamente felici: Che gioverà all'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la sua
anima? (Mt 16,26). Noi parliamo del Purgatorio e delle sue pene, perché vi si trovano «le anime»
di coloro che sono morti. Ad esse, vogliamo far giungere la carità del nostro fraterno aiuto. S.
Tommaso afferma che questo stato dell'anima separata dal corpo, è una ragione in più per rendere
alle Anime purganti terribilissima la pena del fuoco: sia perché, prive del corpo, sono molto più
sensibili, sia perché tale pena, senza alcun impedimento fisico, le compenetra in tutto il loro
essere.
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
5 NOVEMBRE. LA PENA DEL DANNO
Le pene del Purgatorio, non solo sono riservate a quasi tutte le creature umane, ma, per la loro
intensità, non sono neppure da paragonare ai patimenti della vita presente. S. Tommaso d'Aquino
(il quale non fa che esporre l'insegnamento di tutti i Padri della Chiesa), afferma che la più
piccola pena del Purgatorio supera in intensità qualunque sofferenza della terra. Lo stesso
asseriscono i Mistici. Ascoltiamo S. Caterina da Genova: «Le Anime purganti provano un tale
tormento, che nessuna lingua umana può esprimere, nè alcuna intelligenza darne la minima
nozione, se Dio non glielo concede per una grazia speciale». E spiega il motivo di tanta
sofferenza: «L'anima (nel suo primo incontro con Dio) prova tanto orrore dei suoi peccati al
confronto con l'infinita santità e purezza di Lui, che irresistibilmente si immerge nella
purificazione». «Dio, continua la Santa, ha creato l'Anima pura., semplice, monda da ogni
macchia, attratta verso di Lui da un profondissimo istinto beatifico. Il peccato originale e quelli
personali hanno indebolito e quasi soppresso tale istinto divino» (ed è per questo che noi sulla
terra sentiamo così debolmente l'attrattiva di Dio). «Quando però essa viene a riscoprire la sua
profonda relazione con Dio, sente il suo istinto di felicità rinascere con tanta veemenza di fuoco
d'amore che l'esserne privata le diviene tormento indicibile. E tale tormento cresce nella misura in
cui l'anima, compiendo la sua purificazione, scopre sempre meglio il Bene infinito che è Dio».
Non è difficile comprendere questa verità, almeno un tantino... Già fin d'ora, quanto più
conosciamo il valore di un oggetto, tanto più ne ambiamo il possesso e ci rammarichiamo di non
poterlo avere. Restiamo tuttavia molto lontani dalla realtà: «Essendo voi ancora sulla terra (ci
dice un'Anima del Purgatorio), non potete immaginarvi, né farvi un'idea adeguata di ciò che è il
Buon Dio! Noi invece lo sappiamo e lo comprendiamo, poiché siamo sciolti da tutti i legami che
ci trattenevano e ci impedivano di comprendere la santità, la maestà del Buon Dio e la sua misericordia. Noi siamo Martiri, ci struggiamo d'amore, per così dire. Una forza irresistibile ci spinge
verso il Buon Dio come a Colui che è il nostro centro, e, al tempo stesso, un'altra forza ci
respinge verso il luogo di espiazione» (Manoscritto del Purgatorio).
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
6 NOVEMBRE. LA PENA DEL SENSO
«Ciascuno sara' salato col fuoco» (Mc 9,49). «Si incontrano cristiani i quali, benché convinti
dell'esistenza del Purgatorio, dicono con imperdonabile leggerezza: "Non temo il Purgatorio,
purché mi salvi!" Parlano così, perché non sanno che cosa siano quelle sofferenze...» (S. Cesario
d'Arles). «I demòni, benché puri spiriti, dice S. Gregorio Magno, sono tormentati dal fuoco
dell'inferno (Mt 25,41): così le anime umane separate dai corpi sono tormentate nel Purgatorio. Il
fuoco degli abissi è uno strumento della giustizia di Dio». S. Bernardo, dopo aver avuto una
visione del Purgatorio, così si espresse: «Noi infelici, se non faremo tutta la nostra penitenza sulla
terra e ci toccherà un giorno andare a farla in questo fuoco più insopportabile, più tormentoso, più
veemente di quanto possiamo immaginare in questa vita!». S. Giovanni della Croce paragona le
sofferenze mistiche dell'anima nella «notte oscura» alle sofferenze del Purgatorio e aggiunge:
«Come nell'altra vita gli spiriti vengono purificati da fuoco tenebroso e materiale, così in questa
si purificano con fuoco di amore tenebroso e spirituale. L'unica differenza consiste nel fatto che
di là si rendono puri con il fuoco, mentre di qua solo con l'amore». La materia che alimenta
questo fuoco purificatore sono i peccati commessi in questa vita, dei quali non si è fatta la dovuta
penitenza: «Dio tiene l'anima tanto al fuoco finché sia tolta ogni imperfezione. Quando ella è
purificata, resta tutta in Dio senz'alcuna cosa in sé propria: ed il suo essere è Dio. Allora l'anima
resta impassibile; perché più non le resta da consumare. Quand'è così purificata, se ella fosse
tenuta al fuoco, questo non le sarebbe penoso; anzi le sarebbe fuoco di divino amore, come vita
eterna, senz'alcuna sofferenza» (S. Caterina da Genova).
«Quando sento dire, Dio è buono, ci perdonerà; e intanto si continua a fare il male, quanta
tristezza provo per quelle povere anime che ignorano cosa le attende nell'eternità!» (S. Caterina
da Genova).
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
7 NOVEMBRE. LA GRAVITÀ DI QUESTE PENE
Racconta S. Margherita Maria, la grande apostola del Cuore di Gesù: «Ho visto in sogno una
nostra religiosa, defunta da molto tempo. Mi disse che soffriva grandi pene in Purgatorio e che
Dio le aveva fatto provare un dolore indicibile mostrandole una sua parente che precipitava
nell'inferno. A queste parole mi svegliai con tanti dolori da sembrarmi che quell'Anima mi avesse
comunicate tutte le sue pene: sentivo il corpo quasi completamente stritolato, tanto che a mala
pena riuscivo a muovermi. Ma poiché è da credersi poco ai sogni, non ne feci gran conto. Quella
religiosa però pensava ben lei a ricordarmelo, contro la mia stessa volontà: mi incalzava con tanta
insistenza, che non mi lasciava più pace, ripetendomi continuamente: "Preghi Dio per me; gli
offra le sue sofferenze in unione a quelle di Gesù, per dare sollievo alle mie. Mi dia tutto ciò che
farà fino al primo venerdì di maggio e faccia in quel giorno la S. Comunione per me". Col
permesso della Superiora, così feci e crebbe tanto il mio patire da sentirmene oppressa, senza la
possibilità di trovare sollievo. Mi fu concesso di ritirarmi nella mia cella e di pormi a letto. Ma
appena mi vi posai, mi parve d'aver accanto quell'anima, la quale di diceva: "Eccoti ben adagiata
nel tuo letto, mentre io sono in un letto di fiamme, dove soffro martiri insopportabili". Vidi allora
il suo orribile giaciglio, che ancora mi riempie di terrore ogni volta che vi ritorna il mio
pensiero». La Santa descrive diffusamente le pene del senso che si soffrono in Purgatorio, poi
riferisce il sospiro di quell'anima: «Come vorrei che mi potessero vedere in questi orribili
tormenti tutte le anime consacrate! Oh, se io potessi far loro conoscere la gravità delle mie pene e
quelle che sono preparate a quelle persone che vivono trascurate nella loro vocazione, perché
avessero a divenire più fervorose nel compimento dei loro doveri! A quella vista, io piangevo
dirottamente e le Consorelle cercavano di darmi sollievo, ma quell'anima mi diceva: "Si pensa a
dare sollievo ai tuoi mali e nessuno si dà pena di alleggerire i miei...". Al primo venerdì di
maggio, dopo aver fatta la Comunione di cui ero stata richiesta, quell'Anima mi disse che i suoi
orribili tormenti erano molto diminuiti, anche perché era stata celebrata una S. Messa in onore
della Passione. Ella però doveva stare ancora molto tempo in Purgatorio e patire le pene dovute a
quelle anime che servono Dio con tiepidezza. Ed io mi trovai libera dalle mie pene. Ella infatti mi
aveva detto che non sarebbero diminuite se non quando ne avesse avuto sollievo».
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
8 NOVEMBRE. LA DIVERSITÀ DELLE PENE
Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrò
seminato» (Gal 6,7). Una descrizione molto precisa sulla diversa gravità delle pene del Purgatorio
la troviamo nel «Manoscritto del Purgatorio» già citato. «Quanto ai gradi del Purgatorio, posso
parlarvene perché vi sono passata. Nel Grande Purgatorio vi sono diversi gradi. Nel più basso e
più tormentoso, che è un Inferno, però non eterno, ma temporaneo, si trovano i peccatori che
hanno commesso delitti enormi durante la vita e che la morte ha sorpreso in quello stato, dando
loro appena il tempo di ravvedersi. Essi sono stati salvati come per miracolo, sovente per le
preghiere di parenti pii o di altre persone. Talvolta non hanno potuto neppur confessarsi, e il
mondo li crede perduti; ma il Buon Dio, la cui misericordia è infinita, ha dato loro al momento
della morte, la contrizione necessaria per essere salvi, in vista di una o di alcune azioni buone da
essi compiute durante la vita. Per tali Anime, il Purgatorio è terribile! E’ l'inferno, con la
differenza che nell'inferno si maledice il Buon Dio, mentre nel Purgatorio Lo si benedice e Lo si
ringrazia di averci salvato. Vengono poi le anime che, senza aver commesso grandi colpe, come
le prime, sono state indifferenti per il Buon Dio; durante la vita non hanno punto soddisfatto al
precetto pasquale e, convertite parimenti in punto di morte, sovente non avendo neppure potuto
comunicarsi, sono nel Purgatorio in isconto della loro lunga indifferenza, sofferenti pene inaudite,
abbandonate, senza preci... o, se se ne fanno per loro, esse non possono trarne profitto. Infine, vi
sono ancora in detto Purgatorio Religiosi e Religiose che furon tiepidi, dimentichi dei propri
doveri, indifferenti per Gesù; Sacerdoti, che, non avendo esercitato il loro ministero con la
riverenza dovuta alla Divina Maestà, non hanno fatto amare abbastanza il Buon Dio dalle anime
loro affidate: io ho appartenuto a questo grado. Nel secondo Purgatorio si trovano le anime di
coloro che muoiono colpevoli di peccati veniali non espiati prima della morte, ovvero di peccati
mortali confessati, ma di cui non hanno pienamente soddisfatto la Giustizia Divina. Anche in
questo Purgatorio vi sono diversi gradi, secondo i meriti delle persone. Così, il Purgatorio delle
persone consacrate o che hanno ricevuto più grazie, è più lungo e più penoso di quello della
comune delle anime. Infine il Purgatorio di desiderio che vien chiamato Vestibolo. Ben poche
anime lo evitano; per evitarlo bisogna aver desiderato ardentemente il Cielo, e la visione del
Buon Dio, e questo è raro, più che non si creda, poiché molte persone, anche pie, hanno paura del
Buon Dio e non desiderano con abbastanza ardore il Cielo. Questo Purgatorio di desiderio ha il
suo martirio ben doloroso al pari degli altri: essere privi della visione del Buon Gesù, qual
sofferenza!». «Le anime del Purgatorio provano un tale tormento, che nessuna parola umana può
esprimere» (S. Caterina da Genova).
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
9 NOVEMBRE. L'INVOLUCRO PESANTE
(Da «Il Mistero del Purgatorio»). «Le Anime del Purgatorio sono avviluppate come da un
involucro, da una dura corteccia. E la corteccia che le ha racchiuse nella vita terrena: il proprio
"io", l'eccessiva preoccupazione di sé, il mondo, il pensiero della propria reputazione e tutte
quelle altre cose che erano loro apparse così importanti... Di queste cose è fatto l'involucro e la
luce di Dio penetra molto a stento. a) Le anime sicure di sé Sono quelle che non si pongono
interrogativi sui desideri di Dio e fanno tutto senza amore e senza timore di Dio. Ottundono così
la loro coscienza con l'adempimento dei doveri esteriori. Se uno fa loro osservare le mancanze,
esse trovano una giustificazione per tutto. La luce divina penetra il loro involucro molto adagio.
b) Le anime ambiziose «Ci sono anime che in vita hanno avuto grande saggezza e hanno fatto
anche un gran bene all'umanità; ma poiché ciò avveniva solo per la loro ambizione, giungono
all'eternità con la più grande ignoranza di Dio e spesso devono rimanere a lungo nel Purgatorio.
Fino a quando cioè non sono liberate dallo stordimento del loro "io"». c) Le anime insincere
Soffrono un lungo Purgatorio anche quelle anime che sulla terra furono devote a causa degli
uomini. Vollero essere virtuose per amor proprio. Non erano umili e non vollero riconoscere
nessun errore. Dio non lo si può ingannare! Queste povere anime sono nel Purgatorio in fiamme
profonde. d) Le anime maliziose Ci sono in Purgatorio anime che, sotto la parvenza religiosa,
combattevano il bene. Specie quelle che hanno attaccato con malizia la Religione. Laggiù esse
sono più torturate dei malvagi. e) Le anime ostinate Sono quelle che si sono salvate a mala pena
ed hanno abusato fino alla fine della misericordia di Dio. Esse soffrono gravi tormenti, prive delle
divine consolazioni. Si sentono come nel profondo di un abisso eterno. Malizie così indurite
hanno bisogno di una energica purificazione.
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
10 NOVEMBRE. L'INVOLUCRO LEGGERO
(Da «Il Mistero del Purgatorio») a) Le anime umili «Vorrei dire quali anime sono meno penate
nel Purgatorio, nelle quali l'involucro si dissolve più rapidamente. Ci può essere un disgraziato,
un gran peccatore, pieno di debolezze. Solo il Buon Dio sa come egli è stato educato e forse
predisposto. E’ un povero peccatore e il Redentore ne ha compassione. Perché egli riconosce i
propri errori ed i propri peccati e, senza scusarsi, senza discutere, accetta ogni rimprovero. Egli
pensa: se potessi diventare migliore!... Quando un povero peccatore così, è incatenato sul letto di
morte, quando si presenta alle porte dell'eternità, allora il suo pentimento è così grande, che egli
invoca il perdono del suo Dio misericordioso, in un atto di amore, come mai durante la vita.
Come è buono allora il Salvatore, come è buono! b) Le anime di buona volontà Giungono più
rapidamente in Cielo le anime che non sono ostinatamente avviluppate dalla propria presunzione.
Dio non ci giudica secondo le nostre colpe, ma secondo la nostra buona volontà. Un'anima che è
sempre pronta a comprendere ed a compiere la sua volontà si trova bene; e così un' anima che
non si offende tanto facilmente quando le si fa notare un suo errore e cerca di liberarsene. Il Buon
Dio può lavorare bene con queste anime: non hanno in sè tanta resistenza e tanta menzogna, e il
Buon Dio le aiuta perché si liberino dalle loro colpe. c) Anime amanti della Parola di Dio Si
trovano bene soprattutto le anime che hanno fame e sete della Parola di Dio. Quando un'anima,
ad esempio, accoglie la predica ed ogni ammonimento con devozione, come diretta parola di Dio,
e la porta con sè nella vita e non la smarrisce mai: quest'anima è sul retto cammino. L'anima a cui
la più semplice parola di Dio è preziosa... Oh, come sono belle le anime che accolgono con
devozione la Parola di Dio! Queste anime quando giungono nel Purgatorio, il Buon Dio non deve
molto lavorare: una sola parola ed esse sono risanate».
Preghiamo per i nostri cari Morti: in fondo al libretto.
PREGHIERE
DE PROFUNDIS
Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono: perciò avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l’anima mia
spera nella tua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora. Israele
attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la
redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
GIACULATORIE
Dolcissimo Signore Gesù, ti prego di voler esaudire, per i meriti della tua santissima vita,
questa preghiera che ti rivolgo per tutti i defunti di tutti i tempi, soprattutto quelli per i
quali non si prega mai. Ti prego di supplire a tutto ciò che quest’anime hanno trascurato
nell’esercizio delle tue lodi, del tuo amore, della riconoscenza, della preghiera, delle virtù e
di tutte le altre opere buone che esse avrebbero potuto compiere e che non hanno compiuto o
che hanno compiuto con troppa imperfezione. Amen.
Cuore divino di Gesù, converti i peccatori, salva i moribondi, libera le anime sante del
Purgatorio.
PER COLORO CHE MUOIONO OGNI GIORNO
Si potrebbero salvare dall’inferno molte anime se mattino e sera si recitasse questa
preghiera indulgenziale con tre Ave Maria per coloro che muoiono il giorno stesso.
“O Misericordiosissimo Gesù, che bruciate di un sì ardente amore per le anime, Vi scongiuro, per l’agonia del
Vostro Santissimo Cuore e per i dolori della Vostra Madre Immacolata, di purificare con il Vostro Sangue tutti i
peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso, Cuore agonizzante di Cristo, abbiate
pietà dei morenti”. Tre Ave Maria.
O Gesù, Signore pietoso, dona ai Defunti l’eterno ripos Santa Maria, vergine della
Santa Maria, vergine della notte.
Noi t'imploriamo di starci vicino quando incombe
il dolore,
e irrompe la prova, e sibila il vento della
disperazione,
e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero
degli affanni,
o il freddo delle delusioni o l'ala severa della
morte.
Liberaci dai brividi delle tenebre.
notte
Nell'ora del nostro Calvario, tu,
che hai sperimentato l'eclisse del sole,
stendi il tuo manto su di noi, sicché fasciati dal
tuo respiro,
ci sia più sopportabile la lunga attesa della
libertà.
Alleggerisci con carezze di Madre la sofferenza
dei malati.
Riempi di presenze amiche e discrete il tempo
amaro di chi è solo.
Spegni i focolai della nostalgia nel cuore dei
naviganti,
e offri loro la spalla perché vi poggino il capo.
Preserva da ogni male i nostri cari che faticano in
terre lontane.
E conforta, col baleno struggente degli occhi
chi ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti ancora oggi la canzone del Magnificat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le
nostre paure.
Anzi, se nei momenti dell'oscurità ti metterai
vicino a noi
e ci sussurrerai che anche tu, vergine
dell'Avvento,
stai aspettando la luce,
le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro
volto
e sveglieremo insieme l'aurora. Cosi Sia
Don Tonino Belloo.
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Don Angelo Maria Oddi
Il Cappellano Coordinatore Nazionale Vicario
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