POMERIGGIO ALL’OPERA 2013/2014
Manon Lescaut
di Giacomo Puccini
Manon Lescaut è un'opera in quattro atti di Giacomo Puccini. La prima
rappresentazione ebbe luogo la sera del 1º febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino,
dove l'opera ottenne un successo clamoroso.
L'avventura di Manon Lescaut ha inizio pochi mesi dopo il debutto di Edgar, il 21
aprile 1889, il cui parziale insuccesso era stato imputato da tutti alla debolezza del
libretto di Ferdinando Fontana. Puccini sta lavorando alla revisione di quest'opera, ma
già pensa alla successiva. Inizialmente il titolo prescelto sembra essere Tosca, opera
che Puccini porterà sulle scene circa dieci anni più tardi. Ma già il 15 luglio Casa
Ricordi stipula un contratto con Marco Praga e Domenica Oliva per un libretto basato
sulla Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut di Prévost. Il soggetto era
stato suggerito a Puccini, più di quattro anni prima, proprio da Fontana, il suo primo
librettista, il quale gli aveva fatto leggere il romanzo di Prévost e, successivamente, il
dramma che, in pieno secolo XIX, vi era stato liberamente tratto da Théodore
Barrière e Marc Fournier (Théâtre de la Porte-Saint-Martin, Parigi, 15 maggio 1853).
Il 30 settembre 1889, lo stesso Fontana, un po' risentito, scrive a Puccini:
« Tre settimane fa essendo andato a Milano seppi che ti eri messo a posto per il
libretto. Bene, ne godo. – Spiacemi soltanto un poco che tu abbia scelto la Manon,
soggetto che io ti avevo offerto da gran tempo e tu non avevi accettato »
In questo periodo Puccini è impegnato su tre fronti: il rifacimento di Edgar, la
composizione della nuova opera, destinata per ora al Teatro alla Scala e il cui libretto
risulta pronto il 30 ottobre, con l'eccezione del quarto e ultimo atto; la riduzione de I
maestri cantori di Norimberga commissionatagli da Ricordi, per realizzare la quale
egli si reca ad ascoltare l'opera di Wagner a Bayreuth (24 luglio). Nel gennaio 1890
Puccini compone di getto Crisantemi, un breve quartetto d'archi dedicato «alla
memoria di Amedeo di Savoja Duca d'Aosta», la cui musica è destinata a confluire
nella nuova opera. Nel marzo inizia a strumentare Manon Lescaut, mentre i librettisti
consegnano una nuova versione del secondo atto, cui fa seguito, all'inizio di giugno,
l'atto IV. Quando il compositore critica apertamente alcune parti del lavoro, Marco
Praga, all'epoca commediografo di successo, decide di lasciare l'incarico. Ricordi
chiama Ruggero Leoncavallo, non ancora affermatosi come compositore, affinché
intervenga sul libretto, forse all'insaputa di Oliva, il quale nel frattempo stende la
nuova seconda parte del terz'atto, ossia la scena dell'imbarco delle prigioniere a Le
Havre che nella redazione finale costituirà l'intero atto III. La strumentazione dell'atto
I è completata nel gennaio 1891 e nei mesi successivi buona parte dell'opera,
destinata ora alla stagione di carnevale 1891-92 del Teatro Regio di Torino, è pronta
allo stadio di abbozzo. Dove il lavoro tuttavia si incaglia è nell'atto II. Almeno finché
non entra in gioco l'ultimo dei librettisti: Luigi Illica. Insieme a lui, Puccini sopprime
l'atto dell'idillio amoroso e trasforma in due atti separati i due quadri nei quali si
articolava l'atto III. Il debutto slitta di un anno. Puccini è impegnato in ulteriori
rifacimenti di Edgar, opera della quale segue gli allestimenti, tra cui quello
prestigioso al Teatro Real di Madrid, nel marzo 1892. Tornato in Italia, mette a punto
con Illica l'atto III di Manon Lescaut, in particolare il concertato, che viene intessuto
attorno all'appello delle prigioniere pronte per la deportazione. L'opera è terminata
nell'ottobre 1892.
Trama
Atto I
«Un vasto piazzale presso la porta di Parigi, ad Amiens.»
Nei pressi di un'osteria, studenti, borghesi e ragazze scherzano sui temi dell'amore e
della giovinezza. Uno degli studenti, Renato Des Grieux, vanta la propria
indifferenza verso l'amore («L'amor? Questa tragedia, ovver commedia, io non
conosco!»). Giunge una carrozza, dalla quale scendono Manon Lescaut, una ragazza
destinata alla vita monastica, e il fratello, nel libretto indicato con il solo cognome:
Lescaut. Quando Des Grieux vede Manon, è amore a prima vista. Non appena la
ragazza rimane sola, le si avvicina e, al ritorno del fratello di lei, riesce a strapparle
un nuovo appuntamento. Nel frattempo Lescaut architetta il rapimento della sorella .
In tal modo lei diventerà l'amante del banchiere e lui ne condividerà la vita lussuosa.
Ma uno degli studenti, Edmondo, ascolta il dialogo, informa l'amico Des Grieux e
organizza una contromossa: sarà Renato a rapire Manon, battendo sul tempo il
vecchio Geronte. A fatica Des Grieux riesce a convincere Manon a fuggire con lui e,
mentre gli studenti salutano la partenza in carrozza dei due innamorati, Geronte
medita vendetta. Lescaut, d'altronde, si dice certo che la sorella non sopporterà a
lungo una vita modesta.
Atto II
«A Parigi.»
Siamo nel salotto della casa di Geronte. Come volevasi dimostrare, l'idillio è durato
poco e Manon ha raggiunto il fratello per diventare la mantenuta del banchiere. La
vediamo allo specchio, mentre si prepara per un ricevimento, durante il quale dovrà
esibirsi nel ballo e nel canto. Sennonché la ragazza comincia ad annoiarsi e a provare
nostalgia per Des Grieux, tanto che il fratello, per evitare che la situazione precipiti,
decide di chiamare di nascosto Des Grieux a palazzo. Il ricevimento è terminato,
Manon è sola. Nella sua camera irrompe Des Grieux e, con lui, la passione di un
tempo. Il ragazzo naturalmente è furibondo, ma, forte del suo fascino, Manon trova
facilmente le parole per ammansirlo. Peccato che nel bel mezzo di un lungo
abbraccio arrivi Geronte, che senza troppo scomporsi, anche di fronte all'ironia della
ragazza che gli ricorda la differenza d'età, si accomiata con un sibillino «arrivederci...
e presto!». Manon non si rende conto del pericolo. Des Grieux la supplica di fuggire
immediatamente, ma persino quando il fratello, precipitatosi a palazzo, la avverte che
Geronte l'ha denunciata, Manon non sa decidersi a lasciare tutte quelle ricchezze.
Proprio mentre tenta di recuperare un po' di gioielli qua e là per la stanza, entrano le
guardie e la arrestano come ladra e adultera.
Atto III
«L'Havre. Piazzale presso il porto.»
È notte. Manon è rinchiusa con altre cortigiane nella prigione di Le Havre, in attesa di
essere imbarcata all'alba in una nave diretta verso gli Stati Uniti. Lescaut organizza
una fuga per evitare la deportazione, ma il piano fallisce e, quando il sergente degli
arcieri inizia l'appello delle deportate, a Des Grieux non rimane che una possibilità:
supplicare il comandante della nave affinché accetti di imbarcarlo insieme a lei. Le
sue parole e le sue lacrime commuovono il comandante e i due innamorati partono
per l'ennesimo viaggio.
Atto IV
«In America. Una landa interminata sui confini della Nuova Orleans.»
Sotto il sole rovente del deserto di New Orleans, Manon e Des Grieux vagano senza
meta, stremati dalla fatica. Ancora una volta, l'imprudenza della ragazza li ha costretti
alla fuga, ma sarà l'ultima. Manon è stanca, cade al suolo, incapace di proseguire.
Non c'è acqua. L'orizzonte non rivela ombra di vita. Il suo amante fedele non può fare
più nulla, se non gridare la sua disperazione e ascoltare le sue ultime parole; la bella e
voluttuosa Manon muore fra le sue braccia, sorridendogli amorosamente per l'ultima
volta.
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