«Il Genio è Donna»
LA LEGGENDA
MARTHA ARGERICH - Nata a Buenos Aires, ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di cinque
anni, con il famoso Vincenzo Scaramuzza. Trasferitasi in Europa con la famiglia, ha studiato a
Londra, a Vienna, in Svizzera, con Seidlhofer, Gulda, Magaloff, Madame Lipatti e Stefan Askenase.
Leggendarie anche le sue lezioni con Arturo Benedetti Michelangeli. Ha vinto tutti i Concorsi ai quali
ha partecipato. Nel 1957 il “Busoni” di Bolzano e il Concorso di Ginevra. Nel 1965 il “Chopin” di
Varsavia, tappa decisiva per la futura carriera, ben presto leggendaria. Oggi, tra le pianiste, è
certamente la maggiore leggenda vivente. Sovente lo è in senso assoluto. In Giappone esiste un culto
vero e proprio per la Argerich. In America esiste un Festival Argerich e un Concorso Internazionale
Argerich. I maggiori Concorsi Internazionali si disputano alla sua presenza, per alimentare le proprie
leggende. I candidati di tutto il mondo tengono al suo giudizio, come a un oracolo, forse più che al
premio stesso per il quale si affannano e lottano. I maggiori Artisti del mondo, i maggiori Direttori e
le maggiori Orchestre del mondo, se la disputano accanitamente. Leggendarie le apparizioni da lei
concesse con Kremer, Maisky, Perlman, così come leggendarie e fondamentali sono le sue incisioni.
Martha Argerich è contesa dai maggiori Festival e dalle televisioni di tutto il Mondo. Tra gli infiniti
riconoscimenti: Martha Argerich è stata nominata “Officier des Arts et Lettres” dal Governo francese
(1996) e “Accademica di Santa Cecilia” in Roma (1997). Le “Serate Musicali” sono estremamente
onorate di averLa avuta tante volte Ospite, sempre più memorabilmente. Dal 1998 è direttore
Artistico del Beppu Festival (Giappone). Nel 1999 nasce l’“International Piano Competition Martha
Argerich” a Buenos Aires. Nel giugno del 2002 nasce, a Lugano, il “Progetto Martha Argerich”, in cui,
la famosa pianista, si esibisce con giovani musicisti, da Lei scelti in gruppi cameristici. L’impagabile e
ineffabile Shura Cherkassky fu da lei difeso a viso aperto. Fu anche una geniale difesa contro ogni
conformismo o disconoscenza. Martha Argerich è da sempre ospite di “Serate Musicali”.
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GIDON KREMER - Nato a Riga, inizia lo studio del violino a quattro anni con il padre e il nonno e
a sette anni è ammesso alla Scuola Musicale di Riga. A sedici anni vince il primo premio della
Repubblica Lettone e due anni più tardi è allievo di David Oistrakh al Conservatorio di Mosca.
Laureato nel 1967 al Concorso Regina Elisabetta di Bruxelles, è primo premio al Concorso
Internazionale Paganini di Genova e al Caicovski di Mosca nel 1970. Ha suonato con le maggiori
orchestre d'Europa e d'America, collaborando con Abbado, Barenboim, Bernstein, Eschenbach,
Gergiev, Giulini, Harnoncourt, von Karajan, Maazel, Mehta, Muti, Rattle, Sinopoli, Temirkanov. Il
suo repertorio affianca a opere per violino di epoca classica e romantica anche musica di autori del
ventesimo secolo. Infaticabile ambasciatore della musica contemporanea, si deve spesso a Kremer
l'introduzione al grande pubblico di autori quali John Adams, Lera Auerbach, Leonid Desyatnikov,
Sofia Gubaidulina, Giya Kancheli, Luigi Nono, Astor Piazzolla, Arvo Pärt, Alexander Raskatov,
Aribert Reimann, Alfred Schnittke, Valentin Silvestrov, Peteris Vasks e Alexander Wustin. Ha inciso
più di cento album, molti dei quali gli sono valsi premi e riconoscimenti internazionali. Nel 2002 il CD
con la Kremerata Baltica «After Mozart» è stato premiato con il Grammy e con il premio tedesco
ECHO. Nel 1981 ha fondato a Lockenhaus in Austria il suo Festival di musica da camera. Negli anni
1997-98 è stato il direttore artistico del Festival di Gstaad sostituendo il suo fondatore Menuhin. Nel
1997 ha dato vita alla Kremerata Baltica Chamber Orchestra per promuovere il talento di giovani
musicisti provenienti dalle tre Repubbliche baltiche. Dal 2002 al 2006 è stato direttore artistico del
Festival a Basilea «Le Museiques». Kremer suona un Nicola Amati del 1641. É autore di tre libri
pubblicati in Germania che narrano la sua ricerca artistica. Appare per le Serate Musicali dal 1978!
Pianoforti
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI
Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione
MIECZYSLAW WEINBERG - Sonata n. 5 in sol minore op. 53 per violino e pianoforte
(1919 - 1996)
Andante con moto; Allegro molto; Allegro moderato; Allegro- Andante-Allegretto
Nato l'8 dicembre 1919 a Varsavia in una famiglia di musicisti, studiò all'Accademia di Musica, diretta
da Karol Szimanowski. Dopo l’invasione di Hitler e lo sterminio della sua famiglia, fuggì verso est,
rifugiandosi a Minsk e successivamente a Tashkent, dove lavorò al Teatro dell'Opera. Da lì nel 1943
inviò il manoscritto della sua Prima Sinfonia a Shostakovich, che gli fece recapitare un invito ufficiale
a recarsi a Mosca, dove trascorse il resto della sua vita, vivendo in gran parte delle sue composizioni e
dell’attività di pianista. Sempre molto legato a Shostakovich, con cui spesso suonava, presentandone le
composizioni (tra l’altro la registrazione della Decima Sinfonia a quattro mani). Dopo il nazismo,
Weinberg non ebbe vita facile nemmeno con lo stalinismo; nel febbraio 1953 venne arrestato con
l’accusa di “formalismo”, comune purtroppo a molti compositori del tempo, ma per fortuna si salvò
grazie alla morte di Stalin, avvenuta a marzo e venne poi riabilitato. L’amicizia tra Weinberg e
Shostakovich era basata sulla reciproca stima personale e artistica. Shostakovich lo definì «uno dei
compositori più importanti del nostro tempo», gli dedicò il suo decimo Quartetto per archi e, nel
febbraio/marzo del ‘75, benché gravemente malato, partecipò a tutte le prove per la premiere
dell’opera di Weinberg La Madonna e il soldato. Da parte sua Weinberg dichiarava: «io sono un allievo
di Shostakovich». Spesso le loro composizioni sono state anche scambiate, a dimostrare come lo stile
fosse affine. Il mondo di Weinberg però abbraccia anche idiomi popolari dalla natia Polonia, così
come gli elementi ebraici e moldavi e verso la fine della sua carriera, ha sperimentato anche la
dodecafonia. Il suo gusto evidente per l'umorismo e la satira pungente si è accompagnato a un
sentimento naturale per l'epica: come la Sinfonia Dodicesima, per esempio, dedicata alla memoria di
Shostakovich e le Sinfonie n. 17, 18 e 19, che formano una vasta trilogia dal titolo Sulla soglia della
guerra. L'elenco delle composizioni di Weinberg è imponente: oltre ventisei Sinfonie (l'ultima –
Kaddish - dedicata alla memoria degli ebrei che morirono nel ghetto di Varsavia); due Sinfoniette,
sette Concerti (per violino, violoncello, flauto e tromba); diciassette Quartetti d'archi; diciannove
Sonate per pianoforte solo o accompagnato da violino, viola, violoncello, contrabbasso o clarinetto;
più di centocinquanta Canzoni, un Requiem e una vastissima produzione di musica per il teatro - sette
opere, tre operette, due balletti e musica per 65 film, spettacoli teatrali, produzioni radiofoniche e
spettacoli circensi. Ha trascorso i suoi ultimi giorni costretto a letto dalla malattia, afflitto da una
profonda depressione causata dall’impossibilità di dedicarsi alla sua musica. Quella di Weinberg è una
carriera la cui importanza deve essere ancora riconosciuta, ma la notizia della nascita di una
Fondazione volta a promuovere la sua musica può essere il primo segno di una ripresa di interesse.
«Sono immensamente felice che il mondo abbia finalmente scoperto un compositore molto importante come M. Weinberg.
Il suo grande collega, amico e sostenitore Dmitri Shostakovich ne sarebbe stato felice. Spero sinceramente che l'eredità
musicale di Weinberg interesserà sempre più interpreti. Personalmente credo che il tesoro delle sue composizioni (non
riconosciuto da molti) sia una fonte di costante ispirazione». Gidon Kremer
LUDWIG VAN BEETHOVEN - Sonata n. 10 in sol maggiore op. 96
(1770-1827)
Allegro moderato - Adagio espressivo – Scherzo: Allegro poco allegretto
La Sonata fu scritta nel dicembre del 1812, quasi dieci anni dopo la Sonata «a Kreutzer». Questi dieci
anni di silenzio non sono senza una spiegazione; con la Sonata «a Kreutzer» Beethoven aveva
realizzato sì un difficile equilibrio dialogico tra i due strumenti, ma lo aveva fatto addentrandosi in un
terreno che non competeva praticamente più alla musica da camera; egli stesso se ne era reso
perfettamente conto, definendone lo stile «quasi come d'un concerto». Il ritorno alla Sonata per
violino e pianoforte, così tardivo e problematico, non poteva dunque che proporsi come
superamento, definitivo e senza appello, di quell'affascinante ma ibrida soluzione: l'op. 96, col suo
dialogo sereno, libero e fluente tra gli strumenti, frutto di una sofferta naturalezza, rappresenta la
conquista di una superiore maturità in questo particolare ambito cameristico. Quest'ultima Sonata non
appare come una «Konzert -Sonate» come la «Kreutzer». Il suo luogo non solo cronologico è accanto
alla Sonata per pianoforte op.90 in mi minore, colma di poesie intense e vere, d'intimità e d'interiorità,
sotto le spoglie di una nuova, «seconda» semplicità. L’op.47 è la più grandiosa, ma questa ultima
Sonata, quasi sorella minore, finisce per superarla, avendo dalla sua la pura bellezza, oltre che
l'equilibrio di struttura, a prova di perfezione. Ma ciò che più colpisce è il poter essere tutto ciò frutto
d'una tardiva sì, ma geniale ammirazione (e comprensione) beethoveniana per il Genio di Mozart,
l'immenso suo predecessore. Segno questo sarebbe di una superiore saggezza, raggiunta per lungo
cammino, per tormento e rovello, ma raggiunta. E ciò che appare a noi, la purezza di forme e
contorni, il volare sicuro e leggero, l’«A solo» del pianoforte che apre l'«Adagio», cioè una celestiale
vicenda melodica, va contro questa direzione. E va citato il Trio dello Scherzo, che ci rammenta
quello della divina mozartiana «Kleine» (Nachtmusik). Va citata l'«innocenza» del Tema delle Variazioni
nel Finale. La Sonata è l'ultima di Beethoven per pianoforte e violino. Per strumento ad arco e
pianoforte seguono solo le due Sonate per cello e pianoforte in do maggiore e in re maggiore. La
Sonata op. 96 vide la luce probabilmente nel 1812, coeva della Ottava Sinfonia. B. non amava avere
riguardo, o considerazione eccessiva, dell'esecutore. Fosse chi fosse, avesse doni o talento o genio o
«io» particolare. Nota è la vicenda del suo Concerto per violino nelle sue versioni della parte del solista. Se
all'inizio qualche consiglio o collaborazione di un amico violinista aveva ascoltato, strada facendo B.
se ne libera. Qualche concessione di questo tipo si può registrare nell'ultima Sonata: pensando al
violinista francese Pierre Rode. Con Rode e con l'Arciduca d'Austria Rodolfo, suo allievo dedicatario,
il 29 Dicembre 1812 nel Palais del Principe Lobkowitz si ritiene abbia avuto luogo la «Prima». Una
Seconda seguì il 7 Gennaio 1813 in pubblico concerto. Una testimonianza: «Rode, che nei suoi anni
d'oro poteva valere come il miglior violinista vivente. Dopo la sua uscita dalla Russia, intraprese una
tournée attraverso la Germania e apparve nel dicembre di quell'anno a Vienna. Spohr, il cui giudizio è
una specie di «ipse dixit», l'aveva ascoltato dieci anni prima, con grande meraviglia e delizia, lo trovò
questa volta mutato: freddo e manierato e senza quell'audacia vittoriosa, che vince ogni ostacolo e non
conosce difficoltà di sorta». Ma Rode aveva intatto un grande nome. Lo stesso Beethoven ne aveva
ancora grande ammirazione. Da due lettere all'Arciduca, si direbbe che B. fosse in parte deluso del
Rode, inferiore alle sue aspettative. Nel dicembre 1812: «Domattina, al più presto possibile, il copista
si metterà a lavorare all'ultima parte, mentre io sono occupato con molte altre composizioni. Di
conseguenza, non mi sono eccessivamente occupato dell'ultima parte, tanto più che dovevo riflettere
al modo di suonare del Rode. Nei nostri Finali volentieri abbiamo passaggi più brillanti o tempestosi,
ma ciò non si addice al nostro Rode». Nel «Gloggs Zeitung» del 4 gennaio 1813, si legge: «Il grande
violinista Rode ha in questi giorni fatti Duo di pianoforte e violino con Sua Altezza l'Arciduca
Rodolfo, chez il Principe Lobkowitz. Buona l'esecuzione, ma occorre notare che la parte del
pianoforte fu la migliore, meglio aderendo allo spirito dell' opera e suonata con anima. La grandezza
di Rode non si coglie in tal genere di musica, ma nel Concerto. Questo nuovo Duo: di esso è da dire
che si lascia indietro ogni altra sua pagina in questo genere, superandole tutte per popolarità, umore e
ingegno». Interessante è anche l'Arciduca che scrive: «Caro Beethoven, dopodomani giovedì a ore sei
della sera, ci sarà di nuovo musica dal Fürst Lobkowitz e io debbo ripetere la Sonata con Rode. Se
salute e altre occupazioni lo permettono, gradirei vederla domani, per passare la Sonata
(«überspielen»). Volesse il Rode avere la parte del violino per passarla, («überspielen») me lo faccia
sapere, ch'io la possa mandare. Così pure se e quando è comodo di venire da me, domani. Il Suo
amico Rodolfo». Replica di B.: «Per quanto riguarda Rode, abbia Sua Altezza Imperiale, («Kaiserliche
Hoheit») compiacenza («Gnade») di farmi recapitare la parte, che io a lui manderò con mio Billet doux.
Non prenderà a male la cosa, no di certo!».
MIECZYSLAW WEINBERG - Topografia di un esecutore:Terza Sonata op.126 per violino solo di
M. Weinberg
Sono molto felice che sia stia diffondendo il mio entusiasmo per la musica di Weinberg. In riguardo a
questa Sonata devo dire che è una delle opere più difficili che io abbia “conquistato” negli ultimi anni,
ma la forza di attrazione era tale che, nonostante un incredibile grado di difficoltà e il mio calendario
strapieno,mi sono dedicato a questo lavoro quasi ogni giorno. A mio avviso la struttura e il contenuto
di questa Sonata è strettamente affine a un altro capolavoro della letteratura per violino solo del
ventesimo secolo: la Sonata di Bartok (del 1944). Non sono riuscito rintracciare testimonianze sulla
genesi di quest’opera, dal momento che il lavoro di Weinberg comincia solo ora lentamente a
riscuotere attenzione e, a parte una monografia del musicologo inglese David Fanning, non c‘è molto
da consultare su di lui. Ho saputo da poco che un mio collega molto virtuoso e conosciuto della
generazione un po’ più anziana, Viktor Pikaizen (anch’egli allievo di David Oistrach), ha pubblicata
una registrazione della Sonata, che io purtroppo non sono ancora riuscito ad ascoltare. É noto che
alcune opere di Weinberg contengono un “programma”, una specie di storia, ma devo ammettere di
non conoscere nemmeno questo punto, per cui mi muovo in un “paese di fantasia” e mi permetto di
inventare una storia, in cui l’unico punto di riferimento concreto è la dedica: “in ricordo di mio
padre”. Benché in un Tempo solo, la voluminosa Sonata (ca. 24 minuti) è composta da sei o sette
“capitoli”. In qualità di esecutore mi sono sforzato di scoprire la “storia” fra le righe (cioè le note) in
modo da avvicinarmi di più e poter trasmettere all’ascoltatore emozioni più convincenti con il mio
violino. Ripeto: non si tratta di una ricerca su basi “scientifiche”, ma un tentativo basato unicamente
su una mia visione molto soggettiva, sulla mia fantasia, se così si vuol dire. In merito alla dedica al
padre di Weinberg, non si può prescindere dal pensare al tragico destino dei suoi genitori che
morirono in un campo di concentramento (come l’intera famiglia di mio padre!). Perciò posso
immaginarmi che la dedica sia una specie di riflessione sui suoi parenti, ma anche sul tempo tragico e
drammatico in cui egli stesso visse. Ecco un tentativo di “illustrazione”: 1. un ritratto del padre del
compositore; 2. un ritratto della madre del compositore; 3. un autoritratto da bambino (nella musica si
può sentire direttamente il vezzeggiativo di Mieczyslaw “Methek”); 4. una Cadenza di passaggio; 5.
Toccata. Persecuzione. Fuga. Furia omicida; 6. ricordi in solitudine; 7. “danza fantastica” o anche
“dialogo con l’eternità”. Uno sguardo nel già “altro” mondo. (Per qualche motivo non posso non
pensare a “Till Eulenspiegel”–la vita eterna). Complessivamente una storia drammatica sulla vita,
l’amore, il destino, l’eternità: tutto questo scritto per UN violino. Nascono automaticamente i
paragoni con Bach e Bartok che erano ugualmente capaci di racchiudere un intero cosmo in uno
strumento a quattro corde, ma naturalmente Weinberg utilizza un linguaggio più moderno, insieme al
folklore. Probabilmente bisognerebbe ascoltare la Sonata almeno due o tre volte per poter
comprendere la portata di questa singolare composizione, che però ci cattura già la prima volta, se le
si va incontro liberi dai pregiudizi nei confronti della “musica moderna”. Sono molto contento di
porre oggi la “prima pietra” di questa possibilità per l’opera di un compositore che non solo è stato
intimo amico di Shostakovich, ma che da lui spesso è stato definito come il suo più degno (affine)
collega. In ogni caso Weinberg è da classificare come uno dei più importanti compositori russi del
ventesimo secolo accanto a Strawinski, Prokofiev, Shostakovich e Schnittke. GIDON KREMER
LUDWIG VAN BEETHOVEN - Sonata n. 8 in sol maggiore op. 30 n. 3
Allegro assai - Tempo di minuetto - Allegro vivace
Beethoven si accinse a scrivere le Sonate per violino e pianoforte relativamente tardi. Quando mise
mano alle prime tre Sonate op.12 (1796-1798), aveva già scritto le due monumentali e storiche Sonate
op. 5 per cello e pianoforte. Dieci anni dividono le due ultime Sonate (la Decima e ultima è del 1812),
le quali segnano l’ultima parola pronunciata da Beethoven nel dominio della Sonata per violino e
pianoforte. Concisa ed equilibratissima nei suoi caratteri espressivi, che si succedono in armoniosa
contrapposizione, la Sonata in sol maggiore è l’ultima del gruppo dedicato ad Alessandro I di Russia,
pubblicato dal «Bureau d'Arts et d'industrie» di Vienna nel corso del 1803. In essa Beethoven si avvale di
una scrittura semplice ed essenziale, evitando la ricerca e la sperimentazione, per riscoprire invece
spiritose agilità e placidità domestiche. I movimenti sono tre: un «Allegro assai», d'una irruenza appena
trattenuta da episodi contrappuntistici brevi e lirici, quindi un «Tempo di Minuetto, ma molto moderato e
grazioso» (è più una «citazione» di minuetto, che un ritorno al '700), in mi bemolle maggiore,
malinconicamente effusivo, infine un «Allegro vivace», arioso e dal ritmo ininterrotto, vicino alla
circolarità del moto perpetuo. Qui il motivo principale, già accennato sul finire del tempo precedente,
fiorisce di trilli e acciaccature, esprimendo una gioiosa e spensierata vitalità. Tali caratteristiche
conferiscono a questa Sonata un posto di assoluto rilievo nella produzione beethoveniana per violino
e pianoforte. Scrive Beethoven: «Io vivo solamente nelle note. Ne nasce una e già qualcosa d'altro è
cominciato. Come adesso che scrivo, faccio tre cose insieme, assai sovente».
CONCERTO del “GRECHETTO”
* 28 novembre 2013 ore 18.00 – Sala del Grechetto - Biblioteca Sormani
Luigi Inzaghi in dialogo con GianMario Benzing presenta “GIUSEPPE VERDI E MILANO”
(ed. Meravigli). Partecipa il Quintetto a fiati Hermes
* gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 29408039
Gli «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» propongono…
* Festival cinematografico“ETERNE ARMONIE: Fryderyck Chopin al Cinema”
28 novembre 2013 ore 19.30 - Palazzo Morando - Via Sant’Andrea, 6
conferenza-spettacolo “IL RESPIRO DELLE NOTE” a cura di e con LUCA SCARLINI
* per ciascun evento è gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 29408039
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 25 novembre 2013 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per: Serie A+F; Serie A; Combinata 2; Serie Orfeo 2; Ciclo A2)
Pianista EDUARD KUNZ
M. RAVEL Gaspard la Nuit – I. PADEREWSKI Minuetto ; Notturno op.14 n.1 - F. CHOPIN Mazurca op. 24, n.2;
Mazurca, op. 17 n.4; Notturno in do diesis minore op. post.; Valse op. 64 n. 2; Valse in mi minore op. post
Biglietti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00
Lunedì 2 dicembre 2013 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per: Serie A+F; Serie A; Combinata 2; Serie Orfeo 2; Ciclo A2)
Violinista LEONIDAS KAVAKOS – Pianista YUJA WANG
J. BRAHMS Integrale delle Sonate per violino e pianoforte
Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00
Lunedì 9 dicembre 2013 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per: Serie A+F; Serie A; Combinata 1; Serie Orfeo 1; Ciclo A1)
Pianista JUANA ZAYAS
R. SCHUMANN Arabesque op.18 - C. DEBUSSY Due Arabesque - F. CHOPIN Sei Studi op.10; op. 25 - C. DEBUSSY
Estampes; Sei Studi (Libro I); L'Isle Joyeuse
Biglietti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00
Mercoledì 11 dicembre 2013 – ore 20.30 (Teatro Dal Verme – Via San Giovanni Sul Muro, 2 – Milano)
CONCERTO FUORI ABBONAMNETO «A favore di OSF – Opera San Francesco»
ORCHESTRA SINFONICA G. ROSSINI - Direttore solista MASSIMO QUARTA
G. ROSSINI“La Scala di Seta” Ouverture; “Barbiere di Siviglia” Ouverture - A. VIVALDI Le Quattro Stagioni
BIGLIETTI: Tel 02 465467467
Lunedì 16 dicembre 2013 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per: Serie A+F; Serie A; Combinata 1; Ciclo A1)
Violista SIMONIDE BRACONI - Pianista HANS FAZZARI
W. A MOZART Duo n. 1 K.423; Duo n. 2 K424; Sonata in mi minore K. 304 - F. SCHUBERT Sonata op. 137 n. 3 (D.408)
Biglietti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00
Giovedì 19 dicembre 2013 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) «Concerto di Natale»
(Valido per: Serie A+F; Serie A; Combinata 2; Serie Orfeo 2; Ciclo A2)
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO – Direttore GERARD KORSTEN – Soprano EVA MEI
W. A. MOZART Sinfonia "Praga" K 504; Sinfonia "Haffner" K385; Exultate, Jubilate; Laudate Dominum
Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00
INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI,
PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA
MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00).
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
Presidente Onorario
ICALI»
Hans Fazzari
***
Soci Fondatori
Carla Biancardi
Franco Cesa Bianchi
Giuseppe Ferreri
Emilia Lodigiani
Enrico Lodigiani
Luisa Longhi
Stefania Montani
Gianfelice Rocca
Luca Valtolina
Amici Benemeriti
Alvise Braga Illa
Fondazione Rocca
Ulla Gass
Thierry le Tourneur d’Ison
Mario Lodigiani
Pagel
Elisabetta Riva
Giovanna e Antonio Riva
Società del Giardino
Amici
Giovanni Astrua Testori
Maria Enrica Bonatti
Luigi Bordoni - Centromarca
Roberto Fedi
Ugo Friedmann
Jacopo Gardella
Camilla Guarneri
Miriam Lanzani
Lucia Lodigiani
Maria Giovanna Lodigiani
Paolo Lodigiani
Maria Candida Morosini
Rainera e Mario Morpurgo
Gian Battista Origoni Della Croce
Giovanna e Antonio Riva
Giovanni Rossi
Alessandro Silva
Maria Luisa Sotgiu
Marco Valtolina
Beatrice Wehrlin
Soci
Giorgio Babanicas
Denise Banaudi
Mimma Bianchi
Elisabetta Biancardi
Claudio Bombonato
Valeria Bonfante
Giancarlo Cason
Piero De Martini
Fabio De Michele
Maya Eisner
Donatella Fava
Carlo e Anna Ferrari
Maria Teresa Fontana
Bianca e Roberto Gabei
Matilde Garelli
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Fernanda Giulini
Yasunory Gunji
Ferruccio Hurle
Vincenzo Jorio
Giuliana e Vittorio Leoni
Giuseppe Lipari
Eva Malchiodi
Giuseppina Maternini
Luisa Migliavacca
Guya Mina
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Lilli Nardella
Maria Vittoria Negri
Mirella Pallotti
Ede Palmieri
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Giovanni Peterlongo
Giuseppe Pezzoli
Gian Pietro Pini
Raffaella Quadri
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Marilena Signorini
Maria Luisa Sotgiu
Adelia Torti
Vivere l’Arte
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Diana Bracco
Giuseppe Barbiano di Belgiojoso
Ugo Carnevali
Fedele Confalonieri
Mediaset
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Fernanda Giulini
Famiglia Giulini
Bianca Hoepli
Gianni Letta
Emilia Lodigiani
Mario Lodigiani
Famiglia Lodigiani
Roberto Mazzotta
Arnoldo Mosca Mondadori
Cristina Muti
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Quirino Principe
Gianfelice Rocca
Carlo e Rosanna Sangalli
****
Banca Popolare di Milano
Camera di Commercio di Milano
Fondazione Cariplo
Fondazione Rocca
Mediaset
Publitalia
Studio Legale De Zigno
****
† Shura Cherkassky
† Peter Ustinov
† Tino Buazzelli
† Giuseppe Lodigiani
† Carlo Maria Badini
† Leonardo Mondadori
† Giovanni Spadolini
† Carlo Zecchi
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