PROGETTO “FARE ECONOMIA”
La moneta, fa parte della vita quotidiana di
tutti noi. Cerchiamo di comprendere insieme
com’è nata, quali sono le sue funzioni e perché è
così utile nelle nostre relazioni economiche,
attraverso un percorso storico che ci porterà a
scoprire le varie forme in cui si è manifestata,
fino ad arrivare alla nascita della Banca.
Alla fine del nostro “viaggio”saremo in grado di
comprendere meglio il funzionamento di un
sistema economico e degli aspetti che lo
caratterizzano.
“Economia” è una parola che ogni giorno è sulla
bocca di tutti.
Il termine economia ha origine dal greco antico e significa “amministrazione della
casa”. Infatti, a pensarci bene, i principi che regolano gli affari domestici sono gli
stessi anche per imprese e istituzioni. Quando una casa è ben amministrata, prospera,
si arricchisce e infonde sicurezza. Lo stesso accade per un’impresa, come ad esempio
un supermercato, o per uno Stato. L’economia è dunque la scienza che studia l’attività
economica di aziende e istituzioni.
Se riflettete bene, noterete che essa fa parte anche della vostra vita quotidiana,
poiché il vostro agire è pieno di comportamenti economici, ad esempio: quando
spendete la vostra paghetta, quando scegliete un giornalino al posto di una barretta di
cioccolato e quando accompagnate la mamma al supermercato. Il veicolo che rende
possibile lo scambio di beni e servizi e le relazioni tra soggetti diversi è appunto la
moneta, che rappresenta un vero e proprio motore per l’economia e per il sistema
economico.
Ma la moneta, così come noi la conosciamo, è
sempre esistita? La risposta è: No. Prima
dell’avvento della moneta lo scambio dei beni tra
le persone procedeva attraverso il baratto.
DAL BARATTO ALLA MONETA
Immaginate di aver dimenticato a casa la
merenda e di dover scambiare alcune delle vostre
preziosissime figurine con un panino al prosciutto
o con una barretta di cioccolato. Ecco che senza
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saperlo siete diventati degli specialisti del baratto! Nei tempi antichi il commercio era
basato principalmente sul baratto, ovvero sulla possibilità di scambiare i beni e le cose
tra di loro, come pesce in cambio di vino o sale in cambio di grano. A quell’ epoca, i capi
di bestiame rappresentavano il più diffuso strumento di paragone: i cavalli avevano il
valore più elevato mentre le pecore e gli animali più piccoli rappresentavano gli
spiccioli.
La nostra lingua mantiene ancora oggi traccia di questa epoca storica, ad esempio, il
termine capitale deriva dal latino “caput” che significa appunto capo di bestiame.
Con lo sviluppo del commercio però questo semplice strumento di scambio iniziò ad
essere scomodo. Infatti se sulle grandi quantità era possibile arrivare ad un accordo,
nei piccoli commerci l’oggetto di scambio non si equiparava al valore minimo di un
animale: un cavallo non poteva essere diviso in due e continuare ad essere cavalcato! E,
continuando, un cavallo di razza non valeva quanto un cavallo vecchio e malandato. Era
anche difficile portare con sè l’oggetto giusto per il baratto (un cavallo è difficile da
portare e non entra nella borsa.). Inoltre era difficile capire quale fosse il valore
prima che la persona con cui scambiavi ti dicesse quanto valeva per lui quel cavallo o
quella gallina.
Provate a fare un elenco di azioni in cui fate ricorso al baratto. Per esempio nelle
figurine. Se tu cerchi l’ultima figurina per il tuo album, anche se ne hai tante, sarai
disposto a cederle solo in cambio di quella che ti manca. Non è un’impresa facile. Il tuo
amico magari ha la figurina che ti manca, ma ha già completato la raccolta quindi non
vorrà delle figurine in cambio. Come fate? Quella figurina per te varrà molto più del
suo reale valore e sarai disposto a dare in cambio molto per averla. Nel baratto il
valore della cosa non è sempre uguale e dipende in buona sostanza dal bisogno che hai
di quella cosa.
LA MONETA
Così si iniziò a cercare un mezzo più
maneggevole e durevole, il cui valore dipendesse
dalla difficoltà di trovarlo in natura. Il primo
concetto di moneta furono dei blocchetti di
metallo che valevano esattamente per il loro
peso, il quale veniva verificato di volta in volta
per assicurarsi che il loro valore fosse corretto:
i truffatori infatti nascono ancora prima della
moneta. Ma perché il metallo e non le conchiglie
o le pietre preziose? I metalli preziosi,
specialmente
l’oro
hanno
determinate
caratteristiche:
1) sono omogenei, perché un pezzo d’oro è esattamente uguale ad un altro pezzo d’oro
dello stesso peso;
2) sono divisibili e ricomponibili perché l’oro si può spezzettare e poi si può rifondere
senza che si disperda qualche frammento;
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3) sono inalterabili perché non si rovinano, non cambiano colore;
4) sono malleabili perché si possono lavorare a proprio piacimento, magari imprimendo
l’immagine del sovrano, che ne garantisce il valore.
Le conchiglie o le pietre preziose sono diverse le une dalle altre ed inoltre una volta
divise non sono ricomponibili. Nel VII sec. a.c. fu Creso re della Lidia, l’attuale
Turchia, ad avere la gran pensata. Dato che il fiume Pattolo era ricchissimo
di pepite d’oro, ordinò di fonderle e ridurle in blocchetti, simili a mattoncini.
Per garantirne il valore, ci fece imprimere sopra la sua immagine e il suo simbolo: il
leone. Questo fu il primo conio, che permise di eliminare in un sol colpo pecore e
manzi! Le pepite usate dagli abitanti della Lidia non erano di oro puro, ma di una lega
metallica composta di oro e argento. Col tempo leghe di metalli diverse divennero la
base di gran parte delle monete, mentre i Greci prima e i Romani poi, le forgiarono
così come le conosciamo oggi. Con le prime coniazioni nacquero le prime regole, il peso
fisso, la figura, il sigillo e il simbolo garantivano a tutti il loro valore rendendole un
punto di riferimento stabile e condiviso per tutti gli scambi. Le funzioni più importanti
della moneta possono essere così riassunti:
- mezzo di pagamento
- riserva di valore
- unità di conto
DALLA MONETA ALLA NASCITA DELLA BANCA
Durante il Medioevo viaggiare con denaro e preziosi poteva essere molto pericoloso.
Così per difendersi dall’azione di ladri e briganti i mercanti escogitarono nuovi metodi
di salvaguardia del patrimonio. Per maggior sicurezza, presero infatti l’abitudine di
depositare il loro patrimonio presso l’orefice di fiducia. Questo gli forniva in cambio,
come garanzia per il valore affidatogli, una dichiarazione scritta su carta. Questa
forma di ricevuta prese il nome di lettera di cambio. Il documento, che conteneva una
precisa garanzia sul valore custodito presso l’orefice, poteva essere usato dal
mercante per i suoi pagamenti anche in altre città e circolare quindi tra i vari
operatori come mezzo riconosciuto e alternativo alla moneta metallica. Nasce la
banconota (e ora sapete perché si chiama così) che fu quindi, inizialmente, un ordine di
pagamento che permetteva di pagare senza maneggiare, direttamente, oro o monete.
Grazie all’aumento vertiginoso degli scambi, l’orefice modificò la sua professione
diventando banchiere, parola che deriva proprio dal banco di cambio. L’attività dei
banchieri si svolgeva sul banco, dove i clienti si presentavano con le lettere di cambio
per incassare oro o moneta. Quando il mercante non era più in grado di rimborsarle, il
suo banco era preso d’assalto e fatto a pezzi. Da qui il termine bancarotta che ancora
oggi è sinonimo di fallimento.
Le prime banche erano perlopiù aziende familiari private ed erano pertanto soggette a
crisi e bancarotte frequenti.
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Per questo, l’evoluzione del sistema portò alla costituzione delle “banche centrali” con
il compito di conservare il contante degli altri istituti bancari e concedere loro
prestiti in caso di crisi. Oggi ogni paese ha una sua banca centrale, la più famosa delle
quali è la Banca centrale europea BCE. Fin dall’inizio, quindi, la banca ha assolto la
funzione di maneggiare, gestire e proteggere il denaro. Altra importante funzione è
quella di stampare le monete e le banconote e sostituire quelle usurate.
EDUCARE AL RISPARMIO
Educare al risparmio è un compito delle famiglie. I bambini crescono spesso molto
viziati e i genitori sono in balia delle loro richieste continue, ma spetta a loro educare
con i divieti e evitando atteggiamenti permissivi che a lungo andare creano disagi nei
figli. Il valore dei soldi e il valore del lavoro devono essere insegnati così come il
valore del risparmio.
Un metodo semplice e antico per educare al risparmio è quello del salvadanaio: si
acquista, insieme al figlio, un salvadanaio e lo si colloca nella sua stanzetta. Quindi si
spiega al bambino il valore dei soldi, i sacrifici dei genitori per lavorare e guadagnare i
soldi necessari al sostentamento della famiglia e si educa il bambino a conservare i
soldi ricevuti nel salvadanaio in previsione del futuro.
Quando i genitori daranno al figlio qualche moneta, lui la
metterà nel salvadanaio, insieme a quelli ricevuti in
occasione di compleanni e altre feste. Poi si può decidere,
insieme al bambino, di raccogliere i soldi e aprire un
libretto. Conservare anche un euro al giorno, consentirà al
bambino di comprendere il valore dei soldi e del risparmio
e, da grande, si ritroverà con una discreta somma da parte
e apprezzerà l’impegno dei genitori.
Mezzi di pagamento elettronici
Negli ultimi anni è stata rilevante la crescita delle transazioni commerciali effettuate
con mezzi di pagamento elettronici quali carte di credito, di debito, o prepagate.
L’utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici (quali il bancomat, la carta di credito, la
carta prepagata) costituisce la modalità preferita da tante persone perché ritenuta,
giustamente, più pratica e più sicura, sostituendosi quasi interamente all’uso del
contante.
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CONSIDERAZIONI
Economia domestica: come insegnare il valore dei soldi ai bambini.
Spesso e volentieri, a passeggio con i propri bambini, ci si ritrova di fronte a infinite
richieste: dal gelato alle caramelle, dall'orsacchiotto alla bambolina, dalle figurine alle
macchinine. I bambini non conoscono con esattezza il valore dei soldi, da dove
provengono e quanti se ne hanno a disposizione. L'uso responsabile del denaro
rappresenta per il bambino un necessario percorso educativo, sia per sé che per la
società in cui vivranno domani. La prima cosa che dobbiamo insegnare ai bambini, non è
tanto l'importanza che i soldi hanno, ma piuttosto che grazie ad essi possiamo
interagire con il mondo esterno. I loro genitori vanno a lavorare per guadagnare i soldi,
che permettono, alla famiglia, principalmente di soddisfare i bisogni primari come il
cibo, i vestiti e la casa, e i rimanenti (sempre che ce ne siano in questi tempi di crisi
economica) e possono usarli per soddisfare, se possibile, i desideri. E’ bene ricordare
che non si lavora solamente per uno scopo economico, ma anche per una gratificazione
e soddisfazione personale. Lavorando entriamo a essere parte integrante della società
verso la quale abbiamo un obbligo morale e responsabile.
Inoltre è necessario rendere partecipi i bambini quando si donano agli altri vestiti che
non si indossano più e si può chiedere loro di scegliere quali siano i giochi con cui ormai
non giocano da tempo e che si possono, quindi, regalare ai bambini più bisognosi. In
questo modo i bambini capiranno che è possibile donare senza per forza ricevere
qualcosa in cambio; questo li aiuterà, un domani, a contribuire con altruismo e umiltà al
benessere della comunità e delle persone meno fortunate di loro.
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