Metodi della ricerca in psicologia dello
sviluppo
A.A. 2010/11
Dott.ssa Chiara Suttora
[email protected]
Ricevimento Studenti:
richiedere appuntamento
Stanza 3143, 3°piano, ed.U6
Prossime lezioni: date e aule
Venerdì 26 8.30-12.30 aula u6/25
Lunedì 29 14.30-18.30 aula u7/20
Venerdì 3 8.30-12.30 aula u6/25
Metodi della ricerca in psicologia dello
sviluppo
A.A. 2010/11
Frequenza obbligatoria, ore di assenza concesse 6/24
Modalità di valutazione:
Verranno formati gruppi di 10 studenti. Ogni gruppo dovrà analizzare,
nel corso delle lezioni, un articolo scientifico nell’ottica delle conoscenze
acquisite durante il corso. Durante l’ultima lezione ogni gruppo
presenterà (ppt) il proprio lavoro.
Registrazione
Perchè ho preso 30 all’esame di xxx?
Ore di studio
Facilità
dell’argomento
Altezza
Tipologia
esame
Colore
degli occhi
Genere
30
Abilità
nel copiare
Caso
Conoscenze
pregresse
Frequenza
lezione
Peso
corporeo
LA RICERCA IN PSICOLOGIA
Lo studio dell’essere umano attraverso i metodi delle scienze
naturali inizia solo il secolo scorso
 Modifica del metodo di indagine per difficoltà date dalla
necessità di isolare tutte quelle variabili che,intervenendo nei
fenomeni indagati, ne influenzano l’andamento
 Controllo totale = intrusività = fallimento dello studio
 Si passa al controllo statistico e alla conduzione di indagini
secondo modalità standardizzate e strutturate
LA RICERCA IN PSICOLOGIA
Metodologia della ricerca
Si occupa di definire le modalità con cui vanno poste le
domande sperimentali, specificando come specificare le variabili
che sono oggetto d’esame, come misurarle e come verificarne
l’attendibilità. Si occupa inoltre di come controllare le variabili
estranee che influenzano l’oggetto di studio e quindi di come
garantire la validità dell’indagine stessa al fine di ottenere
risposte adeguate alle ipotesi elaborate.
LA RICERCA IN PSICOLOGIA
La psicologia è la scienza che studia il
comportamento degli individui e i loro processi
mentali.
Tale studio riguarda le dinamiche interne
dell'individuo, i rapporti che intercorrono tra
quest'ultimo e l'ambiente, il comportamento
umano ed i processi mentali che intercorrono
tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte.
LA RICERCA IN PSICOLOGIA DELLO
SVILUPPO
Nell’ambito dello sviluppo si incontrano
problemi particolari/specifici:
- non si studia un organismo “statico”, ma un
organismo soggetto a continui cambiamenti
- Si studia una categoria particolare di soggetti
(i bambini), il che comporta problematiche (e
rischi...) specifici
IL METODO SCIENTIFICO
 Lo scopo della ricerca in psicologia è quello di indagare le
relazioni che si instaurano tra il comportamento umano e
l’ambiente, biologico e sociale, e del modo in cui l’uomo
sviluppa la capacità di instaurare queste relazioni e dei
processi attraverso cui queste relazioni possono diventare
disfunzionali
 La spiegazione avviene attraverso l’identificazione di relazioni
regolari tra certi fenomeni
 Le relazioni vengono espresse attraverso delle leggi
 Le leggi vengono organizzate in teorie
 L’utilizzo del metodo scientifico permette la ripetizione
dell’osservazione, la verifica empirica delle teorie e la
falsificazione delle conoscenze pregresse
IL METODO SCIENTIFICO
1. Definizione del problema
2. Formulazione di ipotesi (e/o teorie a supporto
dell’ipotesi) che possano spiegare il fenomeno
3. Raccolta dei dati in maniera OBIETTIVA
4. Verifica dell’ipotesi
5. Elaborazione delle conclusioni (fino a prova
contraria)
IL METODO SCIENTIFICO
La visione di film/programma con contenuti violenti aumenta
l’aggressività dei bambini?
1) Definizione del problema :
oCosa voglio studiare?
oL’argomento di studio è chiaro/comune a tutti?
2) Formulazione di ipotesi:
oSe A allora B
-In presenza di A osservo il fenomeno B
-Non è d’obbligo definire se A causa B
-In presenza di A si osserva sempre B?
-Si osserva B SOLO in presenza di A?
IL METODO SCIENTIFICO
3) Raccolta dei dati in maniera OBIETTIVA:
Solo rendendo esplicito chiaramente COSA osservo
posso rendere replicabile la mia ricerca…
-
Il fenomeno è stato identificato in maniera
corretta?
Il contesto in cui osservo il fenomeno ha un effetto
sul fenomeno stesso?
IL METODO SCIENTIFICO
4) Verifica dell’ipotesi
Se
un bambino guarda filmati
violenti
Allora
Esibirà comportamenti
aggressivi
A
B
Se A allora B
V
V
V
V
F
F
F
V
V
F
F
V
Fenomeni e Variabili
Il primo passo dopo aver formulato un hp è quello di
definire il fenomeno che si intende studiare
Un fenomeno può essere un qualsiasi evento in tutta
la sua complessità
Per studiarlo sperimentalmente dobbiamo eliminare
una parte della sua complessità
Dobbiamo trasformare/ridurre il fenomeno in una o
più variabili selezionate
Fenomeni e Variabili
Variabile: qualsiasi proprietà di un evento
reale che sia misurabile (attributo del
fenomeno che appartiene alla realtà)
E’ compito dello scienziato selezionare le
variabili importanti per un dato fenomeno
(ignorandone altre)
implicazioni
riguardanti la conoscenza del fenomeno
Fenomeni e Variabili
Nella progettazione di un esperimento le variabili
concettuali debbono essere trasformate in variabili
operative.
Le variabili sono collegate ai concetti teorici per
mezzo delle definizioni operazionali usate per
misurare i concetti stessi.
Variabili Concettuali e Variabili
Operative
Variabili concettuali: sono il prodotto
dell’elaborazione teorica che guida la
progettazione di un esperimento
Definizione operazionale: descrizione di un
procedimento che specifica il significato del
concetto
Definisce una variabile nei termini delle
operazioni utilizzate per misurarla (es. Intelligenza
= punteggio allo Stanford Binet)
Variabili Concettuali e Variabili
Operative
Variabili operative:
eventi/comportamenti osservabili
L’operazionalizzazione può avvenire in diversi modi
Per una stessa variabile concettuale è possibile
individuare più di una variabile operativa
Variabili Concettuali e Variabili
Operative
Complessità sintattica
Possibili definizioni operazionali:
• Lunghezza dell’enunciato in parole
• Numero di verbi contenuto in un enunciato
• Presenza di frasi subordinate, coordinate o
•
principali
Numero di inflessioni grammaticali presenti in
ogni enunciato
Variabili Concettuali e Variabili
Operative
•
•
Lo sviluppo delle capacità sociali nel bambino
prescolare
Quali sono le variabili che meglio rappresentano
questo fenomeno?
Come posso misurarle?
Variabile CONCETTUALE
(capacità di relazionarsi con i pari)
Variabile OPERATIVA
(%tempo speso in gioco associativo o cooperativo)
Variabili Concettuali e Variabili
Operative
L’attività comunicativa del bambino, nelle prime
fasi dello sviluppo, aumenta in funzione del
rinforzo sociale
• Attività comunicativa
?
?
• Rinforzo sociale
?
?
Dalla variabile CONCETTUALE
alla variabile OPERAZIONALE
ELABORAZIONE
TEORICA
VARIABILE
CONCETTUALE
DEFINIZIONE
OPERAZIONALE
VARIABILE
OPERATIVA
MISURAZIONE DEL FENOMENO
CHE MEGLIO RAPPRESENTA
IL CONCETTO TEORICO
Criteri di valutazione di una definizione
operazionale
1. deve contenere una descrizione delle procedure
tale per cui un altro ricercatore, utilizzando la
descrizione fornita, sia in grado di compiere le
medesime operazioni (replicabile)
2. deve rappresentare adeguatamente la variabile
concettuale sottostante
VALIDITÀ DI COSTRUTTO
Ex. Studio lo sviluppo sociale di bambini di 6 mesi attraverso l’osservazione
del gioco con coetanei … c’è validità di costrutto?
Criteri di valutazione di una definizione
operazionale
La mancanza di validità di costrutto è spesso dovuta a una scelta
erronea della variabile operativa sebbene, in alcuni casi,
possa essere attribuita a un costrutto teorico sbagliato.
Ad esempio…
Gli innatisti (Brown e Hanlon, 1970) parlarono di povertà dello stimolo
linguistico materno perché i genitori tendono a non correggere le frasi
grammaticalmente errate dei bambini tramite feedback negativi
(correzione esplicita = variabile operativa).
Gli autori non prendevano in considerazione, nella loro definizione
operazionale, le correzioni implicite (richiesta di chiarificazione o di
ripetizione), molto frequenti nel linguaggio rivolto ai bambini!
Il costrutto teorico erroneo rifletteva una definizione operazionale erronea!
Esercizio
… hp: un primo ambiente di sviluppo
svantaggiato ha un impatto negativo sullo
sviluppo cognitivo dei bambini
- Cosa intendiamo per ambiente di sviluppo
svantaggiato? E per sviluppo cognitivo?
- Come possono essere misurati?
È necessario trasformare un concetto (di per sè
non misurabile) in un fenomeno (misurabile)
Misurazione
Le definizioni operazionali debbono contenere
anche una specificazione delle operazioni di
misura
“Processo messo in atto per ottenere una
descrizione del grado in cui un individuo
possiede una determinata caratteristica
(Belanger, 1984)”
Misurazione
Assegnazione di valori numerici secondo regole che
permettono di rappresentare importanti caratteristiche
degli eventi/oggetti/individui mediante proprietà del
sistema numerico (procedimento descrittivo)
diversa da VALUTAZIONE
(giudizio di valore di tipo inferenziale)
Scale di misurazione
Le scale di misura differiscono per quel che
riguarda il grado di precisione:
• Misurazioni di tipo nominale o categoriale
• Scale ordinali
• Scale ad intervallo
• Scale a rapporto
Tipi di scala di misurazione
Scala nominale: permette di classificare
oggetti/eventi/individui in categorie, sulla base della
presenza o meno di una data caratteristica
utilizza un’unica proprietà dei numeri
(i numeri sono dei simboli e sono diversi gli uni dagli altri)
Tipi di scala di misurazione
Proprietà Scala Nominale:
• Le categorie in cui i dati vengono organizzati
sono mutualmente esclusive (ovvero un soggetto
non può appartenere a più di una categoria)
• Le categorie in cui i dati vengono organizzati
non hanno un ordine logico
Ex: genere, religione, appartenenza politica
Tipi di scala di misurazione
Scala ordinale: dispone gli oggetti/eventi/individui
secondo una relazione d’ordine
La posizione ordinale del valore numerico sulla scala
deve corrispondere al grado (maggiore o minore) con
cui un determinato attributo è posseduto dagli
oggetti/eventi/individui
i numeri sono una serie ordinata!
Ex: scolarità, grado di soddisfazione rispetto al proprio lavoro …
Tipi di scala di misurazione
Scala a intervalli: utilizza un’unità di misura costante
(la differenza tra due qualsiasi punti adiacenti della
scala è costante)
La differenza tra i valori numerici sulla scala deve
corrispondere alle differenze fra gli attributi
posseduti da oggetti/ eventi/individui
(progressione aritmetica)
Ex: frequenza o durata di un comportamento, punteggio
ottenuto ad una scala standardizzata etc.
Tipi di scala di misurazione
Scala a rapporti: possiede un punto zero
significativo (zero assoluto) tant’è che i
rapporti fra i valori numerici hanno un
significato non arbitrario
I rapporti tra i valori devono corrispondere ai
rapporti tra gli attributi posseduti da oggetti/
eventi/individui
scale di misurazione
 E’ sempre possibile passare da una scala a intervalli a una scala
ordinale o nominale e da un una scala ordinale a una nominale!
Dipende dalle esigenze del ricercatore!
Ex1/ Sottopongo dei soggetti a un test di memoria che consiste nel
riconoscere una lista di 60 parole precedentemente presentate… posso
decidere di classificare i soggetti in tre gruppi in base a una performance
buona (40-60), media (20-40) o scadente (0-20).
Ex2/Rilevo i gesti di indicazione spontanea in bambini di 12 mesi in modo da
vedere se questa valibile mi predice lo sviluppo lessicale successivo. I risultati
mostrano che, in 20 minuti di gioco con la madre, i bambini hanno prodotto
mediamente 2.37 gesti di indicazione con un range che va da 0 a 5 gesti di
indicazione prodotti. La variabilità è molto bassa e il valore predittivo della
variabile frequenza indicazione anche… che faccio?
Attendibilità e Validità
delle misurazioni
Il grado con cui le differenze rappresentate
dai numeri rappresentano adeguatamente
le differenze nelle caratteristiche che
stiamo misurando
Il più elegante disegno di ricerca non potrà azzerare il
danno provocato da una misurazione imprecisa o
priva di validità (Fleiss, 1986)
Attendibilità delle misurazioni
Attendibilità: si riferisce alla precisione dello
strumento (problema empirico)
 Misure oggettive: non devono risentire dell’influenza di
colui che effettua la misurazione (conoscenza hp
sperimentali; gli studi coi bambini)
 Misure fedeli: devono essere prive di errori variabili (test-
retest)
 Misure sensibili: devono cogliere anche le minime
differenze presenti negli oggetti/ eventi/individui relative
all’attributo misurato
Una misura può essere al contempo attendibile ma non valida!
Ex. valutazione intelligenza e misurazione circonferenza testa
Validità delle misurazioni
Validità: denota la capacità di una misura di
cogliere effettivamente la caratteristica che
interessa e non un’altra ed è legata ad aspetti
valutativi di ordine teorico.
 Validità di contenuto
 Validità convergente
 Validità discriminante
 Validità di criterio
concorrente
predittiva
Validità delle misurazioni
Validità di contenuto:
capacità dello strumento di rappresentare
accuratamente l’universo dei comportamenti
legati al costrutto psicologico che si intende
misurare
ex. Un test di intelligenza che valuta solo le capacità visuo-spaziali non ha una
buona validità di contenuto!
Validità delle misurazioni
Validità convergente:
grado di accordo fra diversi tentativi di misura
dello stesso costrutto (ex.diversi test di intelligenza)
Validità discriminante:
grado in cui i tentativi di misurare costrutti
diversi sono effettivamente distinguibili l’uno
dall’altro (ex. nessuna correlazione tra test intelligenza e BFQ)
Validità delle misurazioni
Validità di criterio:
grado di associazione fra la misura di interesse
ed un criterio rilevante, ovvero la misura di un
concetto teoricamente connesso al costrutto in
esame
Validità delle misurazioni
Validità di criterio concorrente
criterio e misura del costrutto (misurati
contemporaneamente) riflettono aspetti diversi
di uno stesso fenomeno e correlano tra loro
Validità di criterio predittiva
è intesa come la correlazione tra la misura e un
risultato/criterio futuro
Ex. Scala valutazione impegno scolastico con profitto scolastico a
tempo 0 e a tempo 1.
RIASSUMENDO...
Quali sono le mie
ipotesi?
Come posso
“rappresentare”
il fenomeno?
I risultati
confermano
le ipotesi?
Elaborazione
della teoria
La variabile
concettuale
è corretta?
La misurazione
è valida
e attendibile?
Come posso
misurarla?
La variabile
operativa
è corretta?
Cosa voglio
studiare?
Tipi di variabili
Variabili osservate o dipendenti: sono una
misura del comportamento del soggetto (del
fenomeno osservato)
Sono lasciate libere di assumere un qualsiasi
valore che viene semplicemente registrato
(secondo appropriate operazioni di misura)
Tipi di variabili
Variabili di disegno o indipendenti: sono
quelle che si suppone influenzino
direttamente il fenomeno osservato
Vengono manipolate (direttamente o
indirettamente) in modo tale da far loro
assumere valori diversi in diversi sotto-insiemi
di osservazioni. I diversi valori vengono detti
livelli della variabile di disegno (ex. Genere
musicale/tasso alcolico).
Variabili di disegno
Possono essere:
● direttamente manipolabili
● non direttamente manipolabili (i valori, già
presenti nel mondo reale, vengono selezionati)
Nei casi in cui la V. di disegno è pre-esistente alla
progettazione della ricerca, si possono compiere
solo operazioni di selezione e non di manipolazione
 V. intrinseche (genere, età, condizioni
patologiche…)
 V. legate alle decisioni di vita degli individui
(religione, città o provincia, orientamento politico
etc.)
Manipolazione vs. Selezione
Esempio:
influenza dello stile linguistico della madre sullo
sviluppo del lessico infantile
Definizione operazionale: aderenza al focus di
attenzione del bambino, misurabile come la frequenza
con cui la madre nomina gli oggetti che il bambino sta
guardando
Manipolazione vs. Selezione
MANIPOLAZIONE
•
Istruisco un gruppo di madri a nominare tutti gli
oggetti che il bambino guarda nel corso di una
seduta di gioco libero della durata di 10 minuti
(livello 1)
•
Istruisco un altro gruppo di madri a nominare gli
oggetti quando il bambino NON li sta guardando
(livello 0)
Manipolazione vs. Selezione
SELEZIONE
•
Durante una seduta di gioco libero, conto quante
volte un certo numero di madri nomina gli oggetti
mentre il bambino li sta guardando
•
Sulla base della percentuale di comparsa di
questo comportamento (superiore o inferiore al 50%)
suddivido le madri in due gruppi: Aderenti (livello 1) e
Non Aderenti (livello 0)
Tipi di variabili
Variabili estranee: sono quelle di cui si ipotizzano
possibili
effetti
sulla
variabile
osservata
(indirettamente rilevanti)
Devono essere controllate in modo tale da
minimizzare i loro effetti (per comprendere
l’influenza della/e variabile/i di disegno)
 Eliminazione
Controbilanciamento
 Costanza
 Randomizzazione
 Bilanciamento
 Appaiamento
Controllo del variabili estranee
 Eliminazione: elimino la variabile estranea
(ex. presenza fratelli in
contesto osservativo).
 Costanza: per tutti i soggetti e tutte le condizioni la
variabile viene mantenuta costante (ex. contesto osservativo, momento
di osservazione, ordine presentazione materiale, sperimentatore etc.).
 Bilanciamento: bilancia l’effetto della v. estranea sulle
osservate attraverso la formazione di sottogruppi
equivalenti (ex. genere, livello di scolarità materna, ordine di nascita)
 Appaiamento: si effettua quando si ritiene che alcune
caratteristiche dei ss possano influenzare l’osservata (ex.
Genere; Parità nascita e frequenza asilo nido)
 Randomizzazione (random) e Controbilanciamento (abc, acb, bac,
bca, cab, cba): risolvono problemi legati all’ordine di
presentazione delle prove.
Individuazione delle variabili
(esempio di ricerca)
In ambito psicologico si considera ormai accettato che il legame affettivo insegnante/allievo influisca
sull’apprendimento. Focalizzando l’attenzione sul ricordo di parole nuove, la seguente ricerca muove
dall’ipotesi che l’apprendimento di vocaboli sconosciuti sia facilitato qualora sia l’insegnante a
promuoverlo piuttosto che un estraneo.
Ad un gruppo di 111 bambini di 4 anni (53 femmine e 58 maschi) sono stati presentati quattro oggetti
(un vaso in terracotta, un bicchiere, del fango e una fiaccola), ognuno dei quali identificabile con due
sinonimi sconosciuti aventi, a coppia, un ugual numero di lettere e di sillabe: giara-orcio, gotto-nappo,
limo-mota, face-teda.
Uno dei due sinonimi è stato presentato dall’insegnante, l’altro, invece, da una figura estranea.
Gli oggetti venivano proposti, in una situazione di gioco, due volte nel corso della giornata (una al
mattino, una al pomeriggio). L’insegnante e l’estraneo denominavano gli oggetti utilizzando uno dei
due sinonimi; la sequenza della presentazione dei sinonimi (sia da parte dell’insegnante che
dell’estraneo) era randomizzata e le modalità di presentazione dell’oggetto erano le medesime sia per
l’insegnante che per l’estraneo.
A distanza di tre giorni un secondo estraneo ha svolto la prova di rievocazione chiedendo ai bambini il
nome degli oggetti che venivano presentati.
Nel complesso i risultati indicano che i bambini tendono a dimenticare entrambi i sinonimi presentati
e a chiamare l’oggetto con altri nomi. Tuttavia, per quanto concerne esclusivamente le risposte
fornite in modo corretto è emerso che i bambini ricordano con maggiore frequenza il sinonimo
presentato dall’insegnante piuttosto che dall’estraneo.
Soluzione
In ambito psicologico si considera ormai accettato che il legame affettivo insegnante/allievo influisca
sull’apprendimento. Focalizzando l’attenzione sul ricordo di parole nuove, la seguente ricerca muove
dall’ipotesi che l’apprendimento di vocaboli sconosciuti sia facilitato qualora sia l’insegnante a
promuoverlo piuttosto che un estraneo.
Ad un gruppo di 111 bambini di 4 anni (53 femmine e 58 maschi***) sono stati presentati quattro
oggetti (un vaso in terracotta, un bicchiere, del fango e una fiaccola), ognuno dei quali identificabile
con due sinonimi sconosciuti aventi, a coppia, un ugual numero di lettere e di sillabe: giara-orcio,
gotto-nappo, limo-mota, face-teda.
Uno dei due sinonimi è stato presentato dall’insegnante, l’altro, invece, da una figura estranea.
Gli oggetti venivano proposti, in una situazione di gioco, due volte nel corso della giornata (una al
mattino, una al pomeriggio). L’insegnante e l’estraneo denominavano gli oggetti utilizzando uno dei
due sinonimi; la sequenza della presentazione dei sinonimi (sia da parte dell’insegnante che
dell’estraneo) era randomizzata e le modalità di presentazione dell’oggetto erano le medesime sia per
l’insegnante che per l’estraneo.
A distanza di tre giorni un secondo estraneo ha svolto la prova di rievocazione chiedendo ai bambini il
nome degli oggetti che venivano presentati.
Nel complesso i risultati indicano che i bambini tendono a dimenticare entrambi i sinonimi presentati
e a chiamare l’oggetto con altri nomi. Tuttavia, per quanto concerne esclusivamente le risposte
fornite in modo corretto è emerso che i bambini ricordano con maggiore frequenza il sinonimo
presentato dall’insegnante piuttosto che dall’estraneo.
Tipologie dei Disegni di Ricerca
 1° classificazione
è basata sulla presenza o meno di una variabile di
disegno e su come viene trattata (manipolazione,
selezione, assenza VD)
 2° classificazione
si basa sul fatto che la registrazione del
comportamento venga effettuata con parziale o
totale assenza di limitazioni poste dal ricercatore
(continuum osservazione naturalistica – disegno
sperimentale)
Disegno sperimentale
1. La variabile di disegno (fattore) è
direttamente
manipolata
dallo
sperimentatore che le fa assumere valori
diversi
livelli

Una ricerca sperimentale ha sempre almeno
un fattore; un fattore ha sempre almeno
due livelli
Disegno sperimentale
1. Between (tra soggetti): Il controllo sulle altre
variabili indirettamente rilevanti avviene tramite
l’assegnazione casuale dei soggetti ai diversi livelli
della variabile di disegno (ex/trattamento basato su
attaccamento)
oppure
 Within (entro soggetti): tutti i soggetti sono
sottoposti a tutte le condizioni in ordine casuale o
controbilanciato( ex/ preferenza volti neutri, gioiosi
e sorpresi)
Disegno sperimentale
 Il modo di trattare la variabile di disegno
massimizza la possibilità di rilevarne
l’influenza sulla variabile osservata
Consente il massimo controllo per escludere
l’influenza di altre variabili come causa della
differenza tra gruppi o tra condizioni
Disegno sperimentale
(esempio di ricerca)
La rappresentazione interna dello spazio di un problema è da molti ritenuta un
prerequisito fondamentale nella pianificazione e nel problem-solving. Tale
rappresentazione include la definizione del problema, delle mete e dei mezzi per
raggiungerle.
Diversi autori, ritenendo che l’anticipazione di un piano di soluzione si basi sulla capacità di
rappresentazione interna di un problema, hanno ipotizzato che l’anticipazione verbale di
una procedura per risolvere una prova potrebbe facilitarne la soluzione stessa.
L’obiettivo della seguente ricerca, è quello di verificare se la verbalizzazione anticipata di
una procedura di soluzione influenzi positivamente la successiva prestazione al compito
rappresentato dalla Torre di Hanoi.
I soggetti che hanno partecipato allo studio sono stati 60 bambini di 9 anni, bilanciati per
genere.
A tutti i soggetti è stata somministrata la versione classica della Torre di Hanoi. I bambini
sono stati suddivisi, casualmente, in due gruppi: il primo ha effettuato un’anticipazione
verbale della prova e, successivamente, l’effettiva soluzione; il secondo, ha effettuato la
soluzione senza la precedente anticipazione verbale.
Sono state rilevate le seguenti variabili: tipologia di mossa e tempi (in secondi) di prova.
I risultati evidenziano la presenza di differenze significative nei tempi di prova in funzione
del gruppo di appartenenza.
Disegno quasi-sperimentale
Ricerca differenziale
1. I soggetti da assegnare alle diverse
condizioni sono selezionati da gruppi già
esistenti (no assegnazione casuale)
2. La variabile di disegno è una variabile del
soggetto (è la caratteristica in base alla
quale sono stati selezionati i soggetti)
 genere, condizione di nascita, ordine di
nascita, SES famigliare, frequenza asilo nido
etc.
Disegno quasi-sperimentale
Ricerca differenziale
 La natura della variabile di disegno e l’assenza
di assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi
lasciano aperta la possibilità che altre variabili
influenzino quella osservata.
Non si può escludere che la variabile di
disegno non manipolata sia associata ad altre
differenze presenti nei soggetti
ex. Pretermine vs Termine (ses)
Frequenza asilo nido (famiglia allargata)
Ricerca correlazionale
1. Assenza di manipolazione (sia diretta che
indiretta) di una qualche variabile
 non è presente alcuna variabile di disegno, né
manipolata, né selezionata
2. Sono presenti almeno due variabili
osservate di cui sono studiate le relazioni
 può dirci se due variabili sono associate ma è
difficile stabilire quale delle due influenzi l’altra
Ricerca correlazionale
-inferenze causaliLe variabili possono essere tra loro collegate per una
delle seguenti ragioni:
• A influenza B
• B influenza A
• C influenza sia A che B
ex. Disponibilità emotiva madre e competenze sociali bambino
(temperamento)
È necessario scoprire quale tra queste possibilità è la
più plausibile
Ricerca correlazionale
-inferenze causali• La natura di una delle variabili può essere tale da
escludere che possa influenzare causalmente l’altra
Es. statura e aggressività
Es. mesi di frequenza asilo nido e comportamento
prosociale
•
Tuttavia…
Non si può però escludere che ci sia una terza
variabile che influenza entrambe
Ricerca correlazionale
-inferenze causali• L’influenza di una terza variabile può essere
esaminata tramite alcune tecniche statistiche
correlazione parziale
covarianza
Es. Relazione tra forme di transizione e frasi a più
parole, mediata dall’ampiezza del vocabolario
produttivo
Osservazione vs. Sperimentazione
 CRITERIO: la registrazione del
comportamento viene effettuata (o meno)
con totale o parziale assenza di limitazioni
imposte dal ricercatore
la differenza sta nelle richieste che vengono
fatte al soggetto e sui vincoli posti alla
manifestazione del suo comportamento
Osservazione vs. Sperimentazione
 L’interferenza del ricercatore sul normale
manifestarsi del comportamento del soggetto è
misurabile secondo un continuum:
-Manipolazione sperimentale
Predisposizione di situazioni che favoriscono
l’emergere spontaneo del comportamento
-Registrazioni del comportamento spontaneo
Osservazione vs. Sperimentazione
 La ricerca osservativa si pone obiettivi
descrittivi piuttosto che esplicativi (non
verifica relazioni di causa-effetto)
MA
 si avvicina alla sperimentazione quando:
è guidata dalla formulazione di ipotesi
si svolge in condizioni controllate
Tipologie di
Ricerca osservativa

Due parametri:
1. grado di struttura dell’ambiente
● ambiente naturale
● ambiente artificiale
Tipologie di
Ricerca osservativa
2. grado di struttura che l’osservatore impone
all’ambiente
●osservazione e registrazione il più
completa possibile di ciò che avviene
●registrazione di comportamenti specifici
predefiniti
oppure
di
risposte
a
determinate modificazioni introdotte dallo
sperimentatore nella situazione
Tipologie di
Ricerca osservativa
Grado di
struttura
imposto
dal ricercatore
Assente
Ambiente naturale Ambiente artificiale
Studio sul campo
non strutturato
Studio sul campo
strutturato
Presente
Studio in
laboratorio
non strutturato
Studio in
laboratorio
strutturato
Osservazione naturalistica
 Lo sperimentatore evita in ogni modo di
influenzare il comportamento oggetto di
indagine
 Di norma si applica all’ambiente naturale in
cui il comportamento oggetto di indagine si
verifica spontaneamente
MA
è possibile utilizzare anche il laboratorio
Osservazione
in condizioni controllate
 Il ricercatore sceglie di esercitare un qualche
grado di controllo sulla variabile osservata
(non su quella di disegno!):
●strumento di osservazione strutturato
(ex.
test standardizzato)
●predisposizione di situazioni criteriali che si
assume possano stimolare la produzione
dei comportamenti cui si è interessati
(ex.decorated room)
Ricerca osservativa e
ricerca sperimentale
La distinzione non riguarda:
• Il luogo (ambiente naturale o laboratorio)
• La tecnica con cui i dati sono raccolti
• Il tipo di misura utilizzato
• Il tipo di interpretazione dei dati
Ricerca osservativa e
ricerca sperimentale
Controllo delle condizioni di osservazione
Accuratezza e validità dei metodi di rilevazione
Ricerca
Sperimentale
Ricerca Osservativa
in condizioni naturali
Max
Min
Interferenza dell’osservatore
Richieste che vengono fatte al soggetto e vincoli che
vengono posti alla normale manifestazione del comportamento
Validità di un esperimento
 Si riferisce alla verità o all’esattezza della
conclusione del ricercatore, alla sua
corrispondenza con la realtà
 È minacciata quando la conclusione che esiste
una relazione fra variabili può essere messa in
dubbio
Validità interna
di un esperimento
 Riguarda la logica della relazione fra la variabile
osservata e quella di disegno
 Si ha quando vi sono ragioni valide per ritenere
che la variabile di disegno abbia causato le
modificazioni di quella osservata
 Quando qualche condizione covaria con la
variabile di disegno (e i loro rispettivi effetti non
possono essere vagliati separatamente) le due
variabili sono confuse
Validità interna
di un esperimento
 Dipende dalla capacità del ricercatore di
escludere, nella pianificazione e nella
conduzione della ricerca, l’intervento di ogni
elemento che permetta di arrivare ad
un’interpretazione
diversa
da
quella
inizialmente prevista, la quale implica solo le
variabili definite all’inizio della ricerca
Minacce alla validità interna
 Selezione dei soggetti
i gruppi assegnati ai diversi livelli della
variabile di disegno non sono equivalenti
(prima della manipolazione sperimentale)
sono diversi per altre caratteristiche oltre che
per la variabile di disegno
Minacce alla validità interna
Selezione dei soggetti (Esempio)
Si intende indagare l’influenza di un’ora supplementare di
matematica sul rendimento degli alunni, a fine anno, in
questa materia. Seleziono due classi; la prima inserita in una
scuola a tempo pieno, la seconda in una con orario ridotto.
Agli alunni appartenenti alla prima classe viene impartita l’ora
supplementare durante l’orario pomeridiano.
Gli alunni appartenenti alle due classi possono
differire per altre variabili che co-variano con la
variabile di disegno
Minacce alla validità interna
Selezione dei soggetti (Soluzioni)
• Assegnazione casuale dei soggetti alle condizioni
sperimentali
Se NON è possibile, allora:
• Controllo delle variabili confondenti
Minacce alla validità interna
 Eventi esterni al luogo in cui avviene la ricerca
ogni volta che un esperimento richiede che i soggetti vengano
esaminati in tempi diversi è possibile che alcuni eventi non
previsti interagiscano con la condizione sperimentale nel
produrre il risultato osservato
È una minaccia solo se influenza uno soltanto dei gruppi
sperimentali
Ex. indagine autostima e autoefficacia percepita studenti universitari pre e post
sessione esami
Minacce alla validità interna
Eventi esterni al luogo in cui avviene la ricerca
(Esempio)
Si intende indagare l’influenza di un’ora supplementare di
matematica sul rendimento degli alunni, a fine anno, in
questa materia. All’interno di una classe di una scuola a
tempo pieno, suddivido gli alunni in due gruppi con una
procedura casuale. Al primo gruppo viene impartita l’ora
supplementare mentre al secondo una lezione di disegno.
MA…
Minacce alla validità interna
Eventi esterni al luogo in cui avviene la ricerca
(Esempio)
… i genitori dei bambini del primo gruppo, venendo
a conoscenza del fatto che ai loro figli viene impartita
un’ora supplementare di matematica, prestano particolare
attenzione alle competenze mostrate dagli stessi in tale
materia, seguendoli maggiormente durante lo svolgimento
dei compiti…
Minacce alla validità interna
 Maturazione
se la raccolta dei dati implica un certo periodo di
tempo, è possibile che il comportamento dei
soggetti cambi come conseguenza dello sviluppo
importante nei casi in cui l’esperimento prevede un
pre-test e un post-test (soprattutto se i soggetti
sono bambini!)
Minacce alla validità interna
Maturazione (Esempio)
Volendo verificare l’influenza della frequenza al nido
sulle capacità di interazione tra pari, compio una
serie di osservazioni nel primo mese di frequenza e
le confronto con quelle compiute a fine anno. Se i
risultati attestano un aumento delle competenze
sociali, posso concludere che è stata la frequenza al
nido a operare il cambiamento?
Minacce alla validità interna
 Perdita selettiva di soggetti
nel corso di una ricerca alcuni soggetti possono non
completare tutte le fasi
i soggetti che abbandonano la ricerca possono
essere diversi da quelli che la completano
(i soggetti assegnati ad una delle condizioni
sperimentali hanno un tasso di abbandono superiore a
quello dei soggetti appartenenti all’altra condizione)
Ex. Ricerca quasi sperimentale ss con svil tipico e bambini con SD
Minacce alla validità interna
Perdita selettiva di soggetti (Esempio)
Per studiare l’influenza dell’uso di un linguaggio di
programmazione sulle capacità logiche suddivido un gruppo di
ragazzi frequentanti la prima media in due gruppi, tramite una
procedura casuale. Ad entrambi i gruppi viene richiesto di
tornare a scuola al pomeriggio per compiere delle attività che
implicano l’uso del computer; al primo gruppo viene insegnato
un linguaggio di programmazione mentre al secondo l’uso di un
archivio elettronico. Poiché il primo tipo di attività è più
complesso, i ragazzi con meno capacità abbandonano la
frequenza al corso. Il gruppo sperimentale risulta, così,
costituito dai soggetti più bravi o più motivati
Minacce alla validità interna
 Effetto della regressione verso la media
(Galton, 1886)
Si verifica ogniqualvolta i soggetti vengono esaminati due
o più volte riguardo la stessa variabile
gli individui che in una misurazione hanno ottenuto valori
vicini al limite superiore della scala tenderanno ad avere
in una successiva valutazione valori più bassi, cioè più
vicini alla media, e viceversa
Minacce alla validità interna
 Effetto della regressione verso la media
Si presenta quando vengono effettuate più
misurazioni su gruppi di soggetti selezionati
non casualmente ma sulla base di un
determinato punteggio vicino al limite
superiore o inferiore della scala di misura
Minacce alla validità interna
Regressione verso la media (Esempio)
Attraverso una prova di lettura seleziono, all’interno di
una classe, i 10 ragazzi con le prestazioni più basse e li
inserisco in un particolare percorso didattico volto al
miglioramento delle capacità di lettura. Al termine del
percorso confronto le loro prestazioni con quelle di altri
10 ragazzi della stessa classe che non hanno ricevuto
alcun trattamento particolare.
Minacce alla validità interna
Regressione verso la media (Esempio)
35
30
25
20
GS
GC
15
10
5
0
Pretest
Posttest
Posso concludere che il
miglioramento rilevato
è un effetto
dell’addestramento
ricevuto?
Minacce alla validità interna
 Influenze interne all’esperimento
●Esperienza della prova
●Mancata standardizzazione della
prova
●Diffusione del trattamento
sperimentale
Minacce alla validità interna
Esperienza della prova (Esempio)
Ipotizzo che una data formulazione delle istruzioni
possa facilitare nei bambini la soluzione di problemi.
Decido di presentare ad ogni bambino di una classe di
V elementare 4 problemi, 2 con le istruzioni e 2 senza
istruzioni.
Con che ordine devo presentare i problemi per
annullare l’effetto della esperienza della prova?
Minacce alla validità interna
Esperienza della prova (Esempio)
40
35
30
25
Ordine di presentazione
dei problemi:
I1-I2-N3-N4
Punteggio
20
15
10
5
0
I1
I2
N3
N4
L’effetto della pratica può spiegare perché i problemi con istruzioni
non hanno un punteggio alto
Minacce alla validità interna
Esperienza della prova (Esempio)
35
30
25
Ordine di presentazione
dei problemi:
N1-N2-I3-I4
20
Punteggio
15
10
5
0
N1
N2
I3
I4
L’effetto delle istruzioni può confondersi con l’effetto della pratica
Minacce alla validità interna
Esperienza della prova (Esempio)
25
20
Ordine di presentazione
dei problemi:
I1-N2-N3-I4
15
Punteggio
Pratica
10
5
0
I1
N2
N3
Effetto delle istruzioni molto probabile
I4
Procedure di controllo delle variabili
estranee
La validità interna di una ricerca è messa in dubbio quando si
può ritenere che variabili diverse da quella di disegno, che lo
sperimentatore non ha tenuto in conto in fase di
progettazione, influenzano la variabile osservata. Esistono
delle strategie per controllare queste minacce…
 Costanza
(Situazione sperimentale, Soggetti, Prove)
 Randomizzazione/casualizzazione
(Soggetti, Prove)
 Bilanciamento (Soggetti)
 Appaiamento (Soggetti)
 Controbilanciamento (Prove)
Controllo della validità interna
attraverso il disegno di ricerca
Tuttavia…
i diversi fattori che possono costituire una
minaccia alla validità interna di un
esperimento possono essere tenuti sotto
controllo in misura differente in funzione del
tipo di disegno utilizzato
VANTAGGI E SVANTAGGI
(Riduciamo il rischio di invalidità ma aumenta la complessità del disegno di ricerca)
Disegni Sperimentali
Condizione necessaria affinché un disegno di ricerca sia
definito sperimentale è la presenza di almeno una
variabile di disegno manipolata dallo sperimentatore.
Ogni VD deve assumere almeno 2 valori, detti livelli,
che costituiscono le CONDIZIONI SPERIMENTALI
• Il modo in cui i soggetti sono assegnati alle
condizioni sperimentali determina la differenza tra
disegni con confronto tra soggetti e disegni con
confronto entro i soggetti, a misure ripetute
Disegno sperimentale
(confronto)
1. TRA GRUPPI diversi di soggetti
(between-subjects):
ogni soggetto è assegnato ad un gruppo diverso
definito da uno dei livelli della variabile di disegno
nell’analisi dei risultati viene utilizzato un solo dato
per ogni soggetto
Esistono in questo caso almeno un gruppo di controllo e un
gruppo sperimentale (assenza/presenza trattamento),
oppure almeno due gruppi sperimentali che possono
essere confrontati tra loro (2 trattamenti diversi)
Problemi di validità nei disegni
between-subjects
 Minaccia principale:
i 2 gruppi di soggetti possono essere non
equivalenti in partenza
 Rimedio:
- assegnazione casuale dei soggetti ai
gruppi
- controllo delle variabili estranee
Disegno sperimentale
(confronto)
2. TRA PRESTAZIONI ripetute degli stessi soggetti
(within-subjects):
ogni prova o gruppo di prove a cui il soggetto è
sottoposto rappresenta un diverso livello della
variabile di disegno
nell’analisi dei risultati vengono utilizzati più dati
per ogni soggetto
Non esiste un gruppo di controllo bensì una condizione di
controllo!
Problemi di validità nei disegni
within-subjects
 Minaccia principale:
essendo i soggetti sottoposti a più prove, può esserci
l’influenza della prova
prestazione peggiore alle ultime prove
stanchezza
prestazione migliore alle ultime prove
apprendimento
influenza reciproca tra le prove
Scelta tra i disegni sperimentali
In alcuni casi la scelta è obbligata, nel senso che il
problema che si vuole affrontare richiede necessariamente
l’utilizzo di un disegno particolare.
1. Ogniqualvolta l’interesse di ricerca verte sulla relazione
esistente tra competenze diverse
all’interno
dell’individuo o sul modo in cui una prestazione, nello
stesso individuo, può essere legata alle condizioni in cui
la valutazione viene effettuata, è necessario usare un
disegno con confronto entro i soggetti
Scelta tra i disegni sperimentali
Esempi (confronto entro)
• I bambini padroneggiano la nozione di
conservazione prima per quel che riguarda la
massa, poi per quel che riguarda il peso e poi per quel
che riguarda il volume
• I bambini si comportano in maniera differente in
funzione dello stato emotivo materno
• I bambini sono in grado di mettere in atto giochi di
livello più evoluto quando interagiscono con un
adulto rispetto a quando interagiscono con un
coetaneo
Scelta tra i disegni sperimentali
2. Ogniqualvolta la somministrazione di una prova o la
partecipazione ad una data situazione sperimentale
produce dei cambiamenti non annullabili, bisogna usare
il disegno con confronto tra soggetti
 impossibilità di annullare gli effetti della prova
nell’individuo
Scelta tra i disegni sperimentali
Esempi (confronto tra)
• si vuole testare l’effetto di un trattamento basato
sull’attaccamento su delle diadi madre-bambini. I
soggetti devono essere assegnati casualmente al
trattamento.
• si intende testare l’efficacia della verbalizzazione in
un compito di problem solving in bambini in età
scolare. Anche in questo caso assegnazione casuale.
Disegno sperimentale “ideale” di
Solomon
Solomon elabora un disegno sperimentale molto
complesso per il confronto delle differenze tra gruppi di
soggetti sottoposti a diverse condizioni sperimentali.
Questo disegno permette di eliminare la maggior parte
delle possibili minacce alla validità interna.
Disegno sperimentale ideale!
Disegno sperimentale “ideale” di
Solomon
R
R
R
R
O1
O3
X
X
O2
O4
O5
O6
R= assegnazione casuale / O=osservazione / X=trattamento / G=gruppo
Trattamento
Esperienza della prova
Storia/Maturazione
Interazione esperienza prova/trattamento
Differenze preesistenti
Selezione
O2 – O4
O4 – O6
O3 - O4
O2 - O5
O1 – O3
G1
G2
G3
G4
Disegno quasi-sperimentale
(confronto)
O1
O3
X
O2
G1
O4
G2
Si tratta di un disegno con gruppo di controllo non
equivalente (no assegnazione casuale)
Difficoltà
come confrontare i risultati del
gruppo sperimentale con quelli
del gruppo di controllo?
Disegno quasi-sperimentale
In questo caso il gruppo sperimentale sembra migliorare per l’effetto del trattamento. Tuttavia, il gruppo di
controllo risulta ottenere, in fase pretest, dei punteggi significativamente migliori rispetto al GS. E’ plausibile
che non vi sia un miglioramento nei soggetti del GC perché esibivano, già all’inizio le loro migliori prestazioni
(effetto soffitto). Il miglioramento di GS potrebbe quindi essere ricondotto agli effetti di maturazione e
esperienza della prova.
Disegno quasi-sperimentale
8
7
6
Gruppo di
controllo
5
4
Gruppo
sperimentale
3
2
1
0
Pre-trattamento
Post-trattamento
In questo caso il gruppo sperimentale ha in fase pretest punteggi più alti rispetto ai ss di controllo. Nel posttrattamento vediamo un miglioramento di entrambi i gruppi che, anche in questo caso, non è attribuibile al
trattamento. Ancora una volta la maturazione e l’esperienza della prova possono aver causato il
miglioramento nei soggetti.
Disegno quasi-sperimentale
9
8
7
6
Gruppo di
controllo
5
Gruppo
sperimentale
4
3
2
1
0
Pre-trattamento
Post-trattamento
E’ accertata l’eguaglianza nel pretest tra i diversi gruppi. Posso concludere
un effetto del trattamento sul GS.
Disegno quasi-sperimentale
6
5
Gruppo di
controllo
4
3
Gruppo
sperimentale
2
1
0
Pre-trattamento
Post-trattamento
Questi sono i risultati più interpretabili. Il miglioramento e il superamento
del gruppo GS nei confronti di GC ci permettono di escludere altre fonti di
influenza, diverse dal trattamento sperimentale.
Disegno Fattoriale
 E’ un disegno in cui due o più variabili (o
fattori) sono impiegate in modo tale che tutte
le possibili combinazioni dei valori selezionati
di ciascuna variabile siano utilizzati
Nel caso più semplice avremo due variabili ciascuna
delle quali ha due livelli
(disegno fattoriale 2x2)
Disegno Fattoriale
(esempio)
 Siamo interessati alle caratteristiche di una
persona che possono influenzare il giudizio di
colpevolezza dato da un giudice quando la
persona stessa è accusata di un crimine
ho due fattori…
Piacevolezza / Espressione facciale
Disegno Fattoriale
(esempio)
 Due esperimenti separati:
Piacevolezza dell’aspetto
Attraente
Non attraente
___________________________________
Espressione Facciale
Neutra
Sorridente
Disegno Fattoriale
(esempio)
 Un esperimento unico che permette di
studiare gli effetti delle due variabili di
disegno nello stesso tempo
Espressione Facciale (A)
Piacevolezza (B)
Neutra (A1) Sorridente (A2)
Non attraente (B1)
G1 (A1-B1)
G2 (A2-B1)
Attraente (B2)
G3 (A1-B2)
G4 (A2-B2)
Disegno Fattoriale
(esempio)
Piacevolezza (B)
Non attraente
(B1)
Attraente (B2)
Effetti di A
Espressione
Facciale (A)
Neutra Sorridente Effetti di B
(A1)
(A2)
A1-B1
88
A1-B2
16
A2-B1
24
A2-B2
32
52
28
56
24
Disegno Fattoriale
-Effetti principali Effetto principale:
effetto medio di una variabile in tutti i valori
di un’altra variabile (o di altre variabili)
Si ha un effetto principale quando gli effetti di
una delle variabili di disegno si mantengono
essenzialmente equivalenti in tutti i livelli
dell’altra (delle altre)
Disegno Fattoriale
-Effetti di interazione Effetto di interazione:
due variabili interagiscono se l’effetto di una
variabile dipende dal livello dell’altra
gli effetti di una variabile di disegno variano in
funzione dei livelli dell’altra variabile di
disegno
Disegno Fattoriale
-Effetti  Uno sperimentatore è interessato a valutare il livello
di attivazione del bambino in risposta a un
intervento contingente o non contingente
dell’interlocutore.
E
altresì
interessato
a
comprendere se ci possono essere differenze in
funzione del genere del partner comunicativo. Crea
quindi 4 condizioni sperimentali:




Risposta contingente voce femminile
Risposta contingente voce maschile
Risposta non contingente voce femminile
Risposta non contingente voce maschile
Effetto principale
40
V.Femminile
V.Maschile
30
20
10
0
Contingente
Non contingente
Effetto principale: tempo di produzione/contingenza
Effetti principali
V.Femminile
40
V.Maschile
30
20
10
0
Contingente
Non contingente
Effetti principali: tipo di voce + tempo di
produzione/contingenza
Effetto d’interazione
40
V.Femminile
30
V.Maschile
20
10
0
Contingente
Non contingente
Effetto d’interazione
Maschile
35
Fem m inile
30
25
20
15
10
5
0
Contingente
Non contingente
Disegni Misti
L’influenza di alcune variabili viene
confrontata tra gruppi diversi di soggetti
mentre quella di altri fattori viene valutata
sulla base del confronto tra prove diverse
effettuate dagli stessi soggetti
Un disegno fattoriale misto ha almeno una
variabile entro i soggetti e almeno una
variabile tra i soggetti
Disegno Fattoriale Misto (esempio)
Variabile tra i soggetti
(genere)
Variabile entro i soggetti
(tipo di musica)
A1
A2
B1 (maschi)
S1
S2
S3
«
«
S10
S1
S2
S3
«
«
S10
B2 (femmine)
S11
S12
S13
«
«
S20
S11
S12
S13
«
«
S20
Variabile osservata:
gradimento
Disegno Fattoriale Misto (esempio)
Che tipo di effetto abbiamo?
Disegno Fattoriale Misto (esempio)
Che tipo di effetto abbiamo?
Disegno Fattoriale Misto (esempio)
Che tipo di effetto abbiamo?
Validità esterna
di un esperimento
 Riguarda l’applicabilità dei risultati della
ricerca ad un’altra situazione (diversi soggetti,
diversi luoghi, diversi tempi)
Rappresentatività del campione (NO gruppi
dotati di caratteristiche particolari)
Il comportamento osservato NON deve
essere in funzione delle condizioni generali
in cui avviene la rilevazione
Validità esterna
di un esperimento
ESEMPIO DI RICERCA
La visione di programmi violenti alla televisione
induce nei bambini la comparsa di comportamenti
aggressivi?
•
I partecipanti sono suddivisi secondo una
procedura casuale in 2 gruppi.
•
Il GS è esposto alla visione di un programma
televisivo con contenuti violenti; il GC è esposto alla
visione di un programma con contenuto neutro.
Validità esterna
di un esperimento
ESEMPIO DI RICERCA
•
Ai partecipanti di entrambi i gruppi viene detto
che in un’altra stanza (non visibile) c’è un bambino
impegnato in un gioco in cui deve girare una manopola.
•
I partecipanti possono aiutarlo, premendo un
pulsante che rende la manopola più facile da
girare, o fargli del male premendo un altro
bottone che rende, invece, la manopola bollente.
•
Misura dell’aggressività indotta = tipo di pulsante
premuto
Validità esterna
di un esperimento
ESEMPIO DI RICERCA
Che tipo di generalizzazione si può trarre
dai risultati?
1. La visione di programmi violenti è la causa
dell’aggressività
X causa Y    NO
2. La comparsa di comportamenti aggressivi è
influenzabile dall’esterno
X può essere la causa di Y    SI
Validità esterna
di un esperimento
Manipolazione delle
variabili di disegno
Artificialità della
situazione
Validità Interna
Alterazioni del
comportamento
osservato
Validità Esterna
???
Controllo delle
variabili estranee
Validità esterna
di un esperimento


Il problema della validità esterna si pone
solo quando lo scopo della ricerca è quello
di ottenere risultati generalizzabili
MA
se lo scopo è quello di mettere alla prova
alcune generalizzazioni (e NON quello di
farne di nuove) il problema non si pone
Validità ecologica
di un esperimento
 Si riferisce alla coincidenza tra:
la percezione che il soggetto ha della
situazione in cui il comportamento viene
studiato
le condizioni ambientali che
sperimentatore intendeva ottenere
lo
Validità ecologica
di un esperimento
QUINDI
l’ambiente del quale i soggetti hanno
esperienza (in una determinata indagine
scientifica) deve avere, per i soggetti stessi, le
caratteristiche che il ricercatore suppone o
assume
Validità ecologica
di un esperimento
Validità ecologica come generalizzabilità al
comportamento nella vita reale
Grado in cui il comportamento esibito in
laboratorio corrisponde al comportamento
esibito nella vita di tutti i giorni
Per valutarlo è necessario prendere in esame
vari parametri
Validità ecologica
di un esperimento
Diversi aspetti condizionano la validità ecologica
dell’esperimento:
1.La natura del setting sperimentale e come
viene percepito dal soggetto.
2.La natura degli stimoli che vengono presentati
al soggetto.
3. La natura della risposta richiesta al soggetto.
Validità ecologica
di un esperimento
LABORATORIO O AMBIENTE NATURALE?
 non è vero che una ricerca può considerarsi
ecologicamente valida solo se condotta in una
situazione ambientale naturale
 anche una ricerca condotta in laboratorio può
essere ecologicamente valida (dipende da come
la situazione sperimentale è percepita e
interpretata dai soggetti)
Validità ecologica
di un esperimento
LABORATORIO O AMBIENTE NATURALE?
 Il ricercatore deve indagare sul significato
psicologico e sociale dell’esperienza propria del
soggetto nella situazione ambientale in questione
 Il ricercatore deve assicurarsi che il significato
soggettivo
della
situazione
corrisponda
all’esperienza relativa all’ambiente a cui il
ricercatore desidera generalizzare i suoi dati
Validità ecologica
di un esperimento
NATURA DEGLI STIMOLI
“… gli studi contemporanei dei processi
cognitivi usano come stimoli sperimentali dei
materiali che sono astratti, discontinui e solo
marginalmente contengono elementi di realtà.
Sembra quasi che l’invalidità ecologica sia un
aspetto deliberatamente cercato nel disegno
sperimentale” (Neisser, 1976)
Validità ecologica
di un esperimento
NATURA DEGLI STIMOLI (esempio)
Le informazioni che abbiamo ricavato sulle
capacità di memoria dei bambini in situazioni di
laboratorio
con
l’utilizzo
di
stimoli
emotivamente neutri o astratti possono essere
usate per valutare l’attendibilità dei bambini
come testimoni in tribunale?
Validità ecologica
di un esperimento
NATURA DEL COMPITO, DEL COMPORTAMENTO O
DELLA RISPOSTA RICHIESTI
In alcuni paradigmi sperimentali si producono dei
comportamenti semplici o delle risposte che poi
vengono interpretati come evidenza di processi
psicologici complessi
  Preferential looking
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Fenomeni e Variabili