MANUALE DI RESTAURO
SCRITTO DAGLI ALUNNI
CON LA GUIDA DI
ALESSANDRO MANZO E LUCIA VITOLO
SCHEDA TECNICA
Provenienza: Chiesa di San Nicola
Oggetto: Scultura lignea
raffigurante
San Luigi Gonzaga
Autore: Ignoto
Epoca: XIX secolo
Materia: Pigmento cromatico
su supporto ligneo
Misure: 180 x 0,52
IL RESTAURO DI UNA SCULTURA LIGNEA —
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CAPITOLO I
STATO DI CONSERVAZIONE ED ANALISI DEI DANNI
L’ottocentesca statua lignea di San Luigi Gonzaga, proveniente dalla
chiesa di San Nicola, si trovava in stato di abbandono in un locale
attiguo alla chiesa, in condizioni estremamente degradate.
I vari elementi che compongono questa scultura sono:
•
Il supporto: legno scolpito;
•
Gli strati preparatori:
gesso di Bologna e colla
di coniglio;
•
La pellicola pittorica: i
pigmenti ed il legante
(cioè il colore);
•
La vernice protettiva.
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I fattori che causano il degrado sono di varia natura:
•
•
•
Fisici: sbalzi termo-igrometrici che provocano il distacco dal supporto degli
strati preparatori e favoriscono gli attacchi biologici;
Biologici: muffe, microbi, insetti xilofagi (tarli);
Chimici: reazioni localizzate causate da diversi fattori (es. calore e luce).
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SUPPORTO
Si presenta danneggiato e
fortemente indebolito
dall’aggressione di insetti
xilofagi (tarli), favorita anche dalle condizioni ambientali e dalla mancanza di
manutenzione.
L’azione degli insetti ha
determinato anche il
completo distacco della
testa, di una mano e di
parte della pedana.
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STRATI PREPARATORI
In molte zone, a causa delle continue contrazioni-dilatazioni del legno, dovute agli sbalzi
di temperatura e di umidità dell’ambiente, si è determinato il progressivo distacco e la caduta degli strati preparatori dal supporto.
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PELLICOLA
PITTORICA
In conseguenza dello
scollamento degli
strati preparatori si è
verificata anche una
diffusa caduta della
pellicola pittorica
(pigmento+legante).
In alcune zone la caduta e/o il distacco
hanno interessato soltanto la pellicola pittorica.
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RESTAURI PRECEDENTI
L’opera presenta precedenti interventi, ma non particolarmente traumatici e dannosi.
Conservazione: l’insieme degli accorgimenti e
degli interventi che concorrono al mantenimento ed in parte al recupero delle caratteristiche
formali dei manufatti artistici.
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CAPITOLO II
IL RESTAURO
Il restauro non è il rifacimento di un’opera, ma è conservazione. Restaurare significa conservare gli elementi originali di un’opera d’arte ed impedire che la “materia” si deteriori.
Nel restauro ci sono due fasi importanti: quella conservativa che riguarda le operazioni di
disinfestazione e consolidamento dell’opera e quella cosiddetta “competitiva” che riguarda le fasi di reintegrazione e ritocco. Quest’ultima significa che il restauratore non deve
“competere” con l’opera d’arte ingannando lo spettatore; esempio: se ad una Madonnina
manca una mano, ma si evidenziano elementi certi, per integrare, questa viene ricostruita
(rispettando il modello dell’artista). Deve, comunque, essere sempre evidenziata la differenza tra quella originale e quella rifatta (integrata).
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INTERVENTI
CONSERVATIVI:
Disinfestazione
Il primo intervento a cui abbiamo sottoposto la statua è stato quello relativo all’eliminazione degli insetti xilofagi. Abbiamo prima rimosso la segatura e la polvere, per poi iniettare nei
fori (tramite una siringa) un forte antitarlo: la permethrina. Per rendere
più efficace la disinfestazione, abbiamo realizzato una vera e propria camera a gas, chiudendo ermeticamente, per circa una settimana, la statua in
un telo di plastica (melinex). In questo
modo, con le esalazioni dell’antitarlo,
si ottiene l’eliminazione dei dannosi
insetti.
Permethrina: un antitarlo, protettivo, liquido,
incolore, inodore. Tale prodotto previene le nuove infestazioni e salvaguarda il supporto ligneo
da batteri, alghe e funghi. Questo penetra per
capillarità nel legno ed è efficace contro le termiti, le tarme e gli insetti del suolo e non danneggia
le vernici.
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Consolidamento
In questa seconda fase del restauro abbiamo consolidato l’opera e limitato i danni da essa
subiti. Dopo aver liberato la statua dal melinex, abbiamo, infatti, iniettato nei fori un’altra
sostanza, il paraloid, una resina che restituisce consistenza al legno sfibrato. La resina acrilica è stata applicata anche a pennello. Questa, avvolgendo l’uovo lasciato dai tarli
all’interno delle fibre di legno, impedisce lo sviluppo delle larve. Questa fase è molto delicata perché bisogna dosare in maniera precisa la quantità da iniettare: infatti, se la resina
non è nella giusta proporzione (resina-solvente), ma in dosi e percentuali eccessive, questa
conferisce al legno un’innaturale rigidità.
Paraloid: una resina acrilica che, dopo essere stata
disciolta con appropriati solventi, viene usata per il
consolidamento del legno, deteriorato da fattori ambientali come il caldo, il freddo, etc. La soluzione
viene preparata con una concentrazione oscillante di
paraloid e di solvente.
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PULITURA
La fase della pulitura è molto delicata e richiede esperienza, perché comporta l’uso di solventi, che, se non usati con la massima attenzione, possono causare dei danni alla pellicola
pittorica. In questa fase si procede con piccoli saggi per verificare se l’opera è stata ridipinta oppure se è solo coperta di polvere e sudiciume.
Abbiamo perciò delimitato piccole zone con una matita bianca; abbiamo poi proceduto
con bastoncini imbevuti di solvente a togliere delicatamente lo strato superficiale di sporco. Con batuffoli di ovatta impregnati di essenza di trementina abbiamo bloccato, al momento giusto, l’azione del solvente. Questo intervento è fondamentale perché serve ad impedire che il solvente possa intaccare anche la pellicola pittorica originale. Per questa operazione sono stati usati solventi volatili, cioè che non aggrediscono il pigmento, ma evaporano facilmente, come la cosiddetta mista.
Mista: soluzione composta da essenza di trementina ed alcool puro.
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STUCCATURA
Con questa operazione le zone completamente prive di colore vengono portate allo stesso
livello di quelle che hanno conservato l’originaria pellicola pittorica.
Lo stucco, preparato con gesso di Bologna, opportunamente setacciato attraverso una garza molto fine, viene impastato con la colla di coniglio, perché aderisca bene al supporto.
L’impasto viene mantenuto tiepido a bagnomaria e fatto colare con un pennellino o inserito con una piccola spatola nelle spaccature. Asciugandosi, il gesso diminuisce in volume e
si pone quasi allo stesso livello della pellicola pittorica. Con un bisturi e/o un batuffolo di
cotone umido, si pareggia l’integrazione realizzata con la parte originale.
Colla di coniglio: viene estratta dalla pelle e dai tendini dell’animale. In
commercio si trova sotto forma quadrata. Di solito si usa la colla tritata
più finemente, perché occorre meno tempo per la preparazione, che comunque richiede almeno 4 ore.
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INTEGRAZIONE E RITOCCO
Le integrazioni e il ritocco devono essere riconoscibili ad un esame attento e ravvicinato.
L’intervento del restauratore non deve confondersi con l’originale, ma deve essere strettamente limitato ai contorni delle lacune e mai sovrapporsi alle pennellate dell’artista.
Queste operazioni vanno eseguite con colori e materiali idonei e richiedono ottime cognizioni delle tecniche pittoriche e soprattutto esperienza.
Ci sono due tipi di ritocco: “imitativo” ed a “tono”. Il primo consiste nel riporre il colore
originale nel modo più fedele possibile, mentre il secondo nell’attenuare l’intensità del colore nei punti da reintegrare, in modo che la parte restaurata rimanga sempre riconoscibile.
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NOTE SUL LAVORO SVOLTO
Anche quest’anno con l’uscita del terzo quaderno di restauro, realizzato dalla scuola di
Controne nel Cilento, abbiamo intrapreso
un’attività di sensibilizzazione per stimolare
l’interesse ed il rispetto per i beni culturali.
Un “piccolo intervento”, ma ricco di sorprese.
È un’esperienza didattica diversa dalle altre
perché l’intreccio culturale è variegato, pieno
di interessi e carico della caratteristica
identità cilentana, intrisa dal tepore dei luoghi
splendidi e meravigliosi, dal ritmo lento che
accompagna la giornata e la vita di tutti i
giorni. I ragazzi si sono dimostrati pieni
d’interesse e voglia di apprendere. Al punto
che nei mesi di giugno, luglio ed agosto,
trascurando la montagna o gli svaghi della
loro età, hanno continuato a frequentare con
assiduità il corso di restauro. Questa
dedizione ci ha particolarmente colpiti. I
ragazzi hanno sentito l’esigenza di ritrovarsi
intorno a questa scultura che ha stimolato il
loro senso di appartenenza al paese. Per noi è
stata la prima “pietra” posta in questo
territorio, che potrà nel futuro mostrare un
rinnovato interesse e una forma di rinascita,
grazie proprio a questi ragazzi, normalmente distratti e superficiali verso il proprio patrimonio culturale, che hanno acquisito consapevolezza e coscienza di ciò
che li circonda. Questa esperienza li ha
portati a conoscere il valore della cultura,
quale fonte di civiltà, e ad avere una nuova sensibilità critica che li porta a
“guardare” con occhi diversi ciò che li
circonda. Il nostro è un segnale forte, ma
sicuramente vincente, in una società che
dovrebbe amare e rispettare il proprio
ambiente, il proprio centro storico, i propri portali, le proprie fontane, le proprie
chiese e i propri anziani. Per noi la carta
vincente sono loro: “i ragazzi”.
I responsabili del laboratorio didattico “Il restauro delle opere d’arte”: Alessandro Manzo, Lucia Vitolo
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