REGOLAMENTO DI INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE E DI GESTIONE DEI P.S.I.C.
ALLEGATO B
Guida esemplificativa per la redazione
di piani integrati di gestione
dei p.S.I.C.
Pineta – Lecceta di Chiavari
pSIC IT1332614
1
Descrizione generale del sito
Caratteristiche generali
Il sito, di 142,7 ettari, è caratterizzato da un tratto costiero con interessanti esempi di
macchia in evoluzione verso la foresta di Quercus ilex e di pineta con esemplari emergenti
di Pinus halepensis, Pinus pinea e Pinus pinaster. Notevole è l'importanza del sito sotto il
profilo paesaggistico. L'area ha mantenuto un’apprezzabile naturalità nonostante sia
attraversata da una strada statale. Si presenta come un'ampia area di versante con forme
a terrazzo e due culminazioni di notevole importanza morfologica. Affiorano terreni
appartenenti alla formazione del M. Antola (calcari, marne, marne calcaree ed argillose).
Significativa è la presenza di una necropoli dell’età del ferro (VIII-VII a.C.).
Il sito risulta vincolato ai sensi della L. 1497 del 1939 e dei DD.MM. del 24.4.1985.
L'area è altamente vulnerabile nei confronti di un possibile aumento della pressione
turistica e di incendi.
Copertura vegetale e uso del suolo
Il paesaggio vegetale è caratterizzato da:
- una stretta cintura di vegetazione alofila che orla la linea costiera con specie proprie
delle rupi marittime, riferibile a Crithmo-Limonietalia.
- una fascia immediatamente superiore alla precedente di transizione verso le
comunità a struttura più complessa, con specie proprie delle rupi e dei versanti
acclivi con litosuoli, sovente soggette a erosione (comunità rupicole, gariga,
macchia bassa) riferibile a Aspetti diversi degli Asplenietea trichomanis, Pistacio
rhamnetalia, Thero-Brachypodietea, ecc.
- una fascia dominata da conifere termofile (Pinus halepensis, in primo luogo, Pinus
pinaster e Pinus pinea in subordine) riferibile alla sottoassociazione pinetosum
halepensis del Viburno-Quercetum ilicis. Tale fascia si estende longitudinalmente
da una quota media di 25-75 m s.l.m. sino a 175-200 m ed è interrotta qua e là da
oliveti.
- una fascia di lecceta riferibile a aspetti del Viburno-Quercetum ilicis. Tale fascia si
estende longitudinalmente dalla quota di circa 200 m s.l.m. al crinale Monte CuccoMonte Bacezzo, scendendo con una lingua sino a circa quota 100 m e travalicando
di poco il crinale succitato.
- un mosaico di querceti e castagneti che dal crinale suddetto scende sino
all’autostrada Genova-Sestri Levante. I querceti (con prevalenza di Quercus
pubescens) sono forse riferibili al Rubio-Quercetum pubescentis e prediligono i
dossi e i pendii esposti a Est, mentre i castagneti sono localizzati soprattutto negli
avvallamenti e sui pendii esposti a Nord e Nord-Ovest
- una zona con aspetti rupestri o con copertura vegetale diradata che ha colonizzato
un’ex cava.
- oliveti, per lo più con terreno inerbito, disposti soprattutto sul versante marittimo.
Nell’area del pSIC sono presenti una ventina di edifici sparsi (fra i quali il santuario della
Madonna delle Grazie), un tratto della strada litoranea “Aurelia” e altri brevi tratti stradali di
collegamento e due elettrodotti.
Habitat di maggiore interesse
Tra gli habitat inclusi nell’Allegato 1 della Direttiva europea 43/1992, particolarmente
importanti per il ruolo ecologico e paesaggistico sono i lembi forestali dominati dal leccio e
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dai pini che si accostano ad aspetti diversi di macchia e di gariga (con leccio, cisti,
euforbia spinosa) e di vegetazione rupestre alofila. Nella porzione più elevata compaiono
caducifoglie, che testimoniano il contatto fra ambienti caldi mediterranei ed ambienti
relativamente più freschi (a gravitazione più settentrionale) spesso ricorrente in Liguria
anche a breve distanza dal mare. Qua e là si rinvengono tessere prative e lembi erbosi
che svolgono un ruolo importante contribuendo ad innalzare il livello di biodiversità
territoriale.
Specie di maggiore interesse
Tra le specie endemiche, si segnalano due specie di molluschi legati ai substrati rocciosi
calcarei: Toffolettia stritiolata e Solatopupa pallida. Sono inoltre segnalate specie ritenute
di interesse comunitario ai sensi della Direttiva 43/1992, come la farfalla Euplagia
quadripunctaria. La fauna si mostra relativamente ricca e coerente con il carattere
mediterraneo di transizione e con la morfologia comprendente un tratto costiero e un
piccolo crinale parallelo alla costa confinante con versante più fresco rivolto a Nord; si
rilevano altri lepidotteri, fra i quali la specie bandiera Gonepteryx cleopatra e numerose
specie di uccelli (in particolare fringillidi, paridi, silvidi). Per la flora la specie di maggior
interesse è Euphorbia biumbellata, rara a livello nazionale e prossima al limite nordorientale della propria distribuzione, limitata, in Liguria, ad un breve tratto compreso fra il
sito in esame e punta Moneglia. Sono inoltre presenti alcune orchidee e il pungitopo, entità
tutelate rispettivamente da normative internazionali (CITES) e dalla legge regionale sulla
protezione dei fiori spontanei.
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Scheda riassuntiva finalizzata alla predisposizione delle misure per
l’attuazione della direttiva
Nome del sito: Pineta – Lecceta di Chiavari
Codice: IT1332614)
CARATTERISTICHE DEL SITO
Regione Biogeografica: Mediterranea
Provincia: Genova
Comune: Chiavari
Estensione 142,7 ha
Altitudine: 0- 330 m s.l.m.
Bacini di appartenenza: Bacino Regionale, Ambito 16 (Entella, Graveglia, Sturla,
Rupinaro, Fravega e Barassi), Ambito 15.
Tipologia ambientale prevalente
Fascia costiera rocciosa; versante costiero, in parte modellato con terrazzamenti, con
lembi boschivi di conifere (pino d’Aleppo, pino marittimo, pino domestico) e di sclerofille
mediterranee (leccio); alternate a oliveto; versante interno parallelo, ma contrapposto alla
linea di costa con mosaico di boschi di latifoglie (decidue e semidecidue) termo-eliofile
(roverella, castagno)
Altre tipologie ambientali rilevanti
Stadi arbustivi ed erbaceo-arbustivi propri delle serie della lecceta mesofila (ViburnoQuercetum ilicis). Prati sotto coltura arborea.
PRINCIPALI EMERGENZE PER LA CUI CONSERVAZIONE È STATO PROPOSTO IL SITO
HABITAT (All. 1 direttiva 92/43) segnalati nelle schede Natura 2000
Codice
Natura2000
1170
1240
6210
6220
6310
8210
(8211)
9340
9540
Prior. Copert. Rappr. Stato
%
Cons.
Scogliere
No
≤1
C
B
Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con No
≤1
B
B
specie endemiche di Limonium
Sì
≤1
C
C
Formazioni erbose secche semi-naturali e facies arbustate
su substrati calcarei (Festuco-Brometalia) (* con siti
importanti per le orchidee)
Pseudosteppa di graminacee e piante annue dei TheroSì
≤1
C
C
Brachypodietea
1
Dehesas con specie sempreverdi di Quercus
No
30
B
B
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
No
≤1
C
C
Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici
No
No
≤1
35
C
B
C
B
I dati di copertura, rappresentatività e stato conservativo sono riportati dalle schede Natura 2000.
Rappresentatività: A = eccellente, B = buona; C = significativa; Conservazione: A = eccellente; B = buona; C = media o
ridotta.
1
La segnalazione nei siti liguri è avvenuta sulla precedente definizione di Matorral arborescente di Quercus
suber e/o Quercus ilex. L’interpretazione in ambito italiano di questo habitat è controversa. Sulla base
dell’ultima versione del manuale è peraltro probabile che parte dell’habitat 6310 possa essere attribuita
all’habitat 9340.
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Altri Habitat (All. 1 direttiva 92/43) la cui presenza è da accertare
Codice
Natura2000
5320
5330
91H0
9260
Prior.
Formazioni basse di euforbie vicine alle scogliere
Arbusteti termo-mediterranei e predesertici
Boschi pannonici di Quercus pubescens
Foreste di Castanea sativa
No
No
Sì
No
Per 5320 e 5330 l’accertamento deve essere condotto sia sulla presenza sia sulla
rappresentatività rispetto al manuale di riferimento; per 91H0 e 9260 l’accertamento
riguarda solo la rappresentatività.
Altri principali habitat di specie tutelate dalla Direttiva 92/43 e 70/409
•
•
•
•
•
Querceto a roverella (91H0 pro parte)
Castagneto (9260 pro parte)
Oliveti
Orli e margini di contatto fra coltivi e habitat naturali
Muretti a secco
Sulla base dei dati disponibili, nel pSIC le superfici per le diverse tipologie di copertura
vegetale possono essere riassunte nel seguente modo:
Uso del suolovegetazione
Rocce
Pineta
Lecceta
Querceto
Castagneto
Oliveto
aree estrattive
aree edificate
Habitat (All1. Dir. 92/43)
1240, 5320, 5330 (p.p.), 6220, 6310 (p.p.), 8210
9540
6310 (p.p.), 9340
91H0
9260 (p.p.)
-
5
Superficie (Ha)
6,8
30,1
29,0
25,3
20,2
28,8
0,7
0,2
SPECIE VEGETALI (All. 2 direttiva 92/43)
Nessuna
SPECIE ANIMALI (All. 2 direttiva 92/43) riportate nella scheda Natura2000
•
Euplagia quadripunctaria. In Liguria vola prevalentemente in agosto in boschi ed
arbusteti mesofili di latifoglie, concentrandosi soprattutto in zone ecotonali in cui
siano presenti ambienti relativamente umidi ospitanti esemplari di Eupatorium
cannabinum. Generalmente legata a suoli calcarei, in Liguria si può trovare
abbondante anche su arenarie o addirittura su substrati ofiolitici. Depone uova
sferiche, leggermente appiattite alla base, di un colore grigio violetto, sulla pagina
superiore delle foglie delle piante nutrici e schiude dopo breve tempo (uno, due
giorni). Il bruco, lungo 4 cm all’ultimo stadio, è nero fasciato da cerchi di tubercoli
rosso-arancio distanziati di circa 4 mm dai quali si dipartono fasci di setole bianche;
vive su piante dei generi Lamium, Epilobium, Corylus, Rubus, Lonicera,
Sarothamnus ed Urtica e sverna allo stadio di bruco incrisalidandosi a primavera
inoltrata dopo essersi nutrito dei giovani germogli delle piante nutrici. La crisalide si
trova posata sul terreno o nelle anfrattuosità delle rocce ed è avvolta in un bozzolo
sericeo leggero di colore marrone scuro ricoperto dalle setole del bruco. In Liguria
costituisce un bioindicatore di ambienti in via di rinaturalizzazione o gestiti in
maniera eco-sostenibile. Nel sito è segnalata nella parte occidentale.
SPECIE ANIMALI (All. 2 direttiva 92/43) non riportate nella scheda
Natura2000, ma segnalate nel sito
•
Lucanus cervus segnalato alle pendici del M. Cucco presso il Santuario delle
Grazie, ma con area di distribuzione da precisare. Le femmine depongono le
uova in cavità o alla base dei tronchi (prevalentemente querce, ma anche
castagni) ove il legno è in disfacimento. Dalle uova nascono larve biancogiallicce che nutrendosi di legno marcescente o del terriccio alla base di
alberi vetusti raggiungono dimensioni notevoli (10 cm circa). Dopo 5-6 anni di
vita, le larve metamorfosano nell’insetto adulto. Nonostante le grandi
dimensioni, questi insetti non provocano danni al bosco, poiché la larva si
ciba solo delle parti morte dei vecchi alberi, mentre l’adulto vive pochissimo
cibandosi di linfa che ritrova in spaccature o in preesistenti lesioni di vari
vegetali. Gli adulti muoiono subito dopo la riproduzione. I cervi volanti sono
buoni indicatori di funzionalità dell’ecosistema boschivo, nonché di uno sfruttamento
forestale eco-sostenibile. A livello europeo, la specie non corre pericoli immediati. In
Italia, la specie è in declino; in particolare sono divenuti rari gli individui di grandi
dimensioni che compaiono solo quando gli habitat sono di buona qualità. Le
metapopolazioni sorgenti dovrebbero essere localizzate nella parte settentrionale
del sito
SPECIE ANIMALI riportate nella scheda Natura 2000
Specie ornitiche in All. 1 della Direttiva 79/409
6
•
Larus melanocephalus Laride raro, svernante in Liguria. Si ritrova sulle coste
marine e nelle scogliere.
• Sylvia undata Passeriforme in rarefazione. Tipico della macchia mediterranea,
presente stabilmente pressoché in tutto il sito
Specie migratrici o migratrici parziali
• Serinus serinus
• Sylvia atricapilla Diffusa e frequente in molti ambienti con preferenza per radure di
boschi con sottobosco; siepi fitte, cespugli ed alberi da frutta.
• Sylvia communis
• Sylvia melanocephala Frequenta terreni asciutti con cespugli, siepi, pini,
sempreverdi, boschi di querce.
• Troglodytes troglodytes Non raro. Si trova in ambienti con fogliame basso, cespugli
e siepi, ma anche ai margini di boschi.
• Turdus merula Comune. Presente in vari ambienti, anche antropizzati. Si adatta
anche ad un nutrimento molto vario.
• Turdus philomelos
ALTRE SPECIE ANIMALI non riportate nella scheda Natura 2000, ma
comunque segnalate
•
•
•
•
•
Falco peregrinus, Raro in Liguria. Nidifica su pareti rocciose, falesie, alture
prospicienti zone aperte. E’ specie ad ampio home-range che interessa pressoché
tutto il sito. Specie in All. 1 direttiva 79/409
Monticola solitarius Non raro. Si trova in ambienti rocciosi termofili, con preferenze
per le falesie costiere e zone rupestri dell’entroterra. Nel sito si osserva soprattutto
lungo la fascia costiera
Egretta garzetta Frequenta corsi d’acqua, ma si ritrova anche lungo le coste
marine. Nel sito è segnalato lungo la fascia costiera Specie in All. 1 direttiva 79/409
Larus fuscus Nel sito è segnalato sulle rupi lungo la linea costiera.
Tichodroma muraria Vive in pareti rocciose quasi a picco su cui si arrampica con
abilità ala ricerca di piccole prede (insetti, ragni, larve). Nel sito si osserva
soprattutto nella pineta.
ALTRE SPECIE VEGETALI riportate nella scheda Natura 2000
•
•
•
Euphorbia biumbellata. Specie rara a livello nazionale, presente con popolazioni in
condizioni di marginalità (limite Nord), frequente negli orli della macchia, sui margini
dei sentieri, alla base o alla sommità dei muri a secco, sulle scarpate stradali, Nel
sito è presente solo sul versante marittimo, facilmente osservabile lungo il sentiero
sotto la Madonna delle Grazie.
Limodorum abortivum. Orchidacea comune, segnalata nel sito e tutelata dalla
normativa Cites (Appendice B).
Ruscus aculeatus. Specie comune, inclusa nell’Allegato V della direttiva 92/43.
ALTRE SPECIE VEGETALI non riportate nella scheda Natura 2000, ma da
considerare come emergenze naturalistiche segnalate od osservate.
•
•
Anemone trifolia ssp. brevidentata, entità endemica di parte dell’Appennino
settentrionale e delle Alpi occidentali, molto comune; localmente segnalata sul M.
Bacezza, ma ampiamente diffusa sul versante settentrionale e nella parte alta di
quello marittimo.
Diverse specie di Orchidaceae, localizzate prevalentemente nelle zone aperte del
versante marittimo.
7
•
•
Ecotipi alofili di diverse specie (es.: Silene vulgaris) localizzati lungo la linea della
costa.
Individui monumentali o vetusti di Pinus halepensis e P, pinea.
ALTRE SPECIE ANIMALI riportate nella scheda Natura 2000
•
•
•
•
•
•
Toffolettia stritiolata E’ specie endemica di mollusco che vive su rupi calcaree e
muretti a secco. E’ diffusa, anche se non comune.
Solatopupa pallida Endemita italiano. Mollusco poco comune e abbastanza
localizzato che vive su rupi calcaree. E’ segnalato presso il Santuario delle Grazie,
ma probabilmente diffuso qua e là nel sito.
Coluber viridiflavus. Specie di colubride inclusa in All. IV (Direttiva 92/43), tutelata
da normative internazionali e regionali, relativamente diffusa nel sito.
Podarcis muralis. Diffusa ovunque, predilige muretti a secco e rocce. Si ciba di
insetti, ragni, molluschi e lombrichi, ma non disdegna anche bacche e semi. E’
specie inclusa in All. IV (Direttiva 92/43), molto diffusa nel sito.
Tarentola mauritanica. Geconide prevalentemente insettivoro, si ritrova anche in
abitazioni oltre che in altri ambienti artificiali quali muretti a secco, muri di cemento,
ruderi ecc. Negli ambienti naturali si rinviene nella macchia mediterranea, nelle
fessure di rocce e nelle pietraie. E’ specie tutelata da normative internazionali
(Convenzione di Berna) e regionali.
Gonepterix cleopatra. Lepidottero di interesse come specie bandiera
ALTRE SPECIE ANIMALI non segnalate nella scheda Natura 2000, ma da
considerare emergenze naturalistiche
•
•
•
•
Clinopodes flavidus specie di lettiera che riveste un particolare interesse
zoogeografico, segnalata sotto la frazione Liggia e sotto il Santuario delle Grazie,
ma con area di distribuzione da precisare.
Schendyla carniolensis specie rarissima, nota solo per poche località liguri; di
particolare interesse zoogeografico, segnalata sotto tra Punta Chiappe e il
Santuario delle Grazie, ma con area di distribuzione da precisare.
Polyommatus hispanus lepidottero di interesse biogeografico in quanto presente in
un’area geografica limitata (dalla Catalogna alla Toscana) , diffuso lungo la fascia
costiera nelle zone a macchia mediterranea.
Chirotteri (All. 2 dir. 92/43, presumibilmente presenti, ma non segnalati per
mancanza di ricerche.
Altre emergenze
•
•
Paesaggio costiero con agroecosistemi tradizionali per la maggior parte con colture
di olivo prevalentemente su terrazzamenti
Contrasto paesaggistico ed ecologico tra il geosigmeto costiero e quello della valle
interna parallela alla linea di costa,
Principali elementi di criticità interni al sito
-
Disturbo derivante dal traffico veicolare lungo l’asse stradale dell’Aurelia che
attraversa il sito.
Effetto “barriera” dell’asse stradale “Aurelia” nei confronti di piccoli animali, in parte
mitigato dalla presenza di un tratto in galleria,
Frammentazione degli habitat forestali e altri rischi connessi derivante dalla presenza
degli elettrodotti e in particolare dalla linea AT,
Elevata incendiabilità delle comunità vegetali, in particolare arbustive e arboree,
8
-
Abbandono delle pratiche agricole tradizionali
Diffusione localizzata di esotiche invasive (Robinia pseudacacia, Ailanthus altissima,
ecc,)
Diffusione di Matsucoccus feytaudi (cocciniglia del pino marittimo) sugli individui di
Pinus pinaster
Danni al suolo, alla vegetazione naturale e alle coltivazioni da parte di Sus scrofa
(cinghiale),
Fenomeni di erosione, perdita di suolo e regresso di lembi delle cenosi forestali sul
lato Nord in prossimità dell’asse autostradale,
Comportamenti non sempre ecologicamente appropriati dei turisti frequentatori,
Limitata conoscenza delle comunità e delle specie presenti nel sito con particolare
riguardo alla localizzazione, alla consistenza delle popolazioni, al loro stato
conservativo e alle loro tendenze dinamiche.
Principali elementi di criticità esterni al sito
-
Traffico veicolare lungo l’asse autostradale che delimita il sito a Nord
Aerosol marino
Presenza di area protetta
Il sito non è compreso all’interno di un’area protetta,
9
STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E TUTELA ESISTENTI O IN CORSO DI REDAZIONE
Strumenti di pianificazione
Piani e regolamenti del Parco
Anche se il pSIC non ricade in un’area protetta, l’Ente Parco del Parco Naturale Regionale
di Portofino, ai sensi dell’art, 3, comma 1, della l,r, 3 settembre 2001 n, 29, è individuato
quale soggetto preposto all’elaborazione degli indirizzi di pianificazione e di gestione e alla
effettuazione della verifica della valutazione d’incidenza sui piani e progetti ricadenti nel
sito. Il pSIC ricade comunque nell’area contigua individuata dal PdP e un complesso di
aree di progetto per la realizzazione di strutture finalizzate soprattutto alla fruizione
territoriale, fra le quali alcune interessano il pSIC.
Allo stato attuale nel Parco di Portofino sono operanti, in quanto già approvati dall’Ente
parco, i seguenti regolamenti:
• Regolamento faunistico;
• Regolamento di fruizione,
Appare chiaro che tali regolamenti non hanno validità normativa per il pSic, ma solo per
l’area protetta in senso stretto.
Sono inoltre in corso di redazione o adeguamento i seguenti regolamenti:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Regolamento per la riqualificazione del patrimonio edilizio:
ha contenuto di specificazione settoriale e riguarda la riqualificazione e recupero dei nuclei edilizi, la
manutenzione e il ripristino dei manufatti rurali ed è corredato da una guida che indirizzi le modalità
operative degli interventi e dal codice dei materiali;
Regolamento degli interventi sulla vegetazione:
ha contenuto di specificazione settoriale e riguarda le modalità di tutela, di gestione e di intervento sulla
vegetazione naturale e forestale e delle sistemazioni a verde delle ville e giardini;
Regolamento delle acque e sorgenti:
riguarda l’individuazione e la gestione delle risorse idriche necessarie alla conservazione degli
ecosistemi, avuto riguardo a garantire il sostanziale rispetto delle captazioni legittimamente in atto;
Regolamento per l’accessibilità:
ha contenuto di specificazione settoriale e riguarda la classificazione e la regolamentazione della rete
viaria e relativo arredo, nonché dei diversi tipi di intervento ammissibili in relazione alle specifiche
esigenze da soddisfare nel rispetto delle caratteristiche geomorfologiche e paesaggistiche dei luoghi da
attraversare;
Regolamento per le attività agricole:
riguarda le modalità tecniche e colturali per la attuazione degli interventi di cui al comma 2 dell’art, 9,
Non è oggetto di specifica regolamentazione la conduzione agricola e zootecnica svolta con modalità
tradizionali a basso impatto ambientale;
Regolamento faunistico
riguarda le modalità per la tutela, la gestione e il riequilibrio del patrimonio faunistico;
Regolamento di fruizione
riguarda le modalità di accesso e la disciplina dei comportamenti nel parco, con particolare riguardo alla
fruizione turistico-escursionistica, alle visite guidate e alla segnaletica;
Regolamento per la tutela ambientale
riguarda la regolamentazione delle attività che possono comportare impatti e inquinamento ambientali di
tipo acustico, chimico-fisico, elettromagnetico e simili con l’obiettivo di raggiungere livelli compatibili con
le finalità del Parco;
Regolamento dei litorali e delle attrezzature per la balneazione
riguarda la regolamentazione degli interventi di sistemazione dei litorali e dei ripascimenti degli arenili
nonché la disciplina delle attrezzature stagionali per la balneazione,
Non è ancora chiaro se tali regolamenti incideranno anche sulla gestione del pSIC,
almeno come linea di indirizzo, oppure riguarderanno solo l’area protetta in senso stretto.
Piani di bacino
I Piani di bacino stralcio ai sensi della L. 180/1998 degli ambiti 15 e 16, in cui ricade il
pSIC sono stati adottati. Non risulta che in tale documenti pianificatori si faccia riferimento
10
significativo al pSIC. Peraltro il Piano di bacino del Torrente Lavagna prevede una opzione
che potrebbe interessare il pSIC, di seguito riportata:
“Tra le possibili soluzioni di tipo strutturale è stata valutata anche la possibilità di realizzare un
canale scolmatore che sia in grado di alleggerire il tratto terminale del torrente Lavagna derivando
una portata da valutarsi in sede progettuale e scolmandola a mare.
L’opera approssimativamente potrà essere localizzata a valle dell’abitato di Pianezza e tramite
galleria raggiungerà il mare nel tratto di costa compreso tra Zoagli e Chiavari.”
Negli ultimi anni si è andato quasi perdendo il carattere fondante della legge 183, cioè la
visione integrata e complessiva delle problematiche e degli indirizzi gestionali di bacino;
ciò è avvenuto e avviene attraverso la redazione di Piani stralcio che privilegiano la
soluzione di aspetti parziali. In quest’ottica, dettata anche dalle emergenze e dalle
urgenze, nonché dalle disponibilità finanziarie dedicate alla difesa del suolo, è stato
redatto il “Piano 45”, un “Piano stralcio per la realizzazione degli interventi necessari al
ripristino dell’assetto idraulico, alla eliminazione delle situazioni di dissesto idrogeologico
ed alla prevenzione dei rischi idrogeologici nonché per il ripristino delle aree di
esondazione”. Di seguito si riporta un estratto di tale piano che evidenzia la volontà di
procedere nel solco di una visione integrata per la gestione dei bacini.
“Il piano stralcio 45 è uno strumento di pianificazione redatto dall’Autorità di Bacino regionale in
ottemperanza all’art. 4, comma 5 del D.L. 24/11/1994, n° 646 coordinato con la Legge di
conversione 21/1/1995, n° 22 che reca “interventi urgenti a favore delle zone colpite dalle
eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali delle prima decade del mese di
novembre 1994”. Il piano è stato redatto con la specifica finalità di tendere alla progettazione degli
interventi a livello di bacino non più collegati unicamente alla logica di operare in conseguenza al
danno meteorologico, ma alla redazione di un piano strutturale teso soprattutto all’individuazione di
quelle criticità significative sulle quali dimensionare azioni e linee di intervento, indicandone la
necessità di spesa coniugata anche a misure di prevenzione e di salvaguardia, in un quadro
coerente con gli indirizzi della pianificazione di bacino.
Pertanto l’Autorità di bacino regionale, anche in conformità alla L.R. n° 45/1994, ha individuato gli
interventi a tutela del territorio, quali la realizzazione di opere di consolidamento nelle zone che
avevano subito dissesti idrogeologici e le opere di riassetto idraulico delle rete idrografica
superficiale. Inoltre, in tale contesto ha posto particolare riferimento al problema della sicurezza
urbana individuando attività strutturate su azioni informative e previsionali e la manutenzione di
ecosistemi fluviali.
E’ così che è stato redatto il relativo quadro tecnico-economico strutturato secondo una suddivisione
per bacino tenendo conto di una valutazione economica indicata in termini di larga massima.
Dall’analisi di quanto si è succeduto nel corso degli anni successivi, emerge che una parte degli
interventi previsti sono stati oggetto di finanziamenti, anche parziali, al fine di conseguire una
riduzione del rischio idrogeologico ed idraulico. Per quanto attiene alle specifiche competenze
dall’Amministrazione Provinciale, sono stati finanziati, in tutto o parzialmente, 12 interventi sui 34
che costituiscono l’essenza del programma, con la realizzazione di opere strutturali idrauliche ed
idrogeologiche, nonché la manutenzione, la risagomatura e la pulizia dei corsi d’acqua.
L’autorità di Bacino ha pertanto provveduto a fare un confronto tra i contenuti del PIANO 45 sopra
illustrato e la pianificazione di bacino in essere, nei due aspetti definiti dalla L. 183/1989 e dal D.L.
180/1998, dalla quale risulta una sostanziale coerenza tra i due diversi strumenti di pianificazione.
Programma Provinciale delle opere di difesa del suolo Relazione
Il Piano di Bacino, nelle linee generali di intervento, affronta le problematiche della riduzione del
rischio considerando le funzioni concorrenti di opere di difesa del suolo e di norme di uso del
territorio. Cosicché diventa possibile coniugare la realizzazione di opere, porre in essere azioni di
manutenzione e di monitoraggio e definire limitazioni e vincoli d’uso del sistema territoriale. Gli
interventi di attuazione, ovvero strutturali, sono orientati al conseguimento degli obiettivi di:
• difesa idrogeologica e ripristino delle condizioni di stabilità dei versanti,
Evidentemente, gli interventi che concorrono alla formazione del programma provinciale, devono
discendere dalle indicazioni degli strumenti di pianificazione esistenti.
Il piano “45” prevedeva, fra l’altro, il “Monitoraggio e consolidamento della Collina delle
Grazie” per un importo di 750.000.000 di Lire.
Nonostante le “buone intenzioni” enunciate nei diversi piani stralcio, non è stato possibile
rinvenire alcun riferimento che avvalori l’ipotesi che nella redazione degli strumenti
11
pianificatori di bacino sia stata considerata adeguatamente l’esistenza del pSIC e siano
state valutate opportunamente le esigenze di conservazione ambientale. Si ribadisce in
questa sede che non è assolutamente una garanzia per la conservazione della
biodiversità l’eventuale realizzazione di interventi con tecniche di “ingegneria
naturalistica”e che in alcuni casi tali tipi di interventi rappresentano un rischio elevato
proprio per la biodiversità a livelli infraspecifico e ecosistemico.
PRG
In riferimento al PRG, il pSIC è interessato dalle seguenti zone territoriali omogenee:
-
F3 “Aree per parchi pubblici urbani e territoriali” (zona costiera a Sud)
E2 “Zona territoriale omogenea per usi agricoli, Sottozona di tutela e valorizzazione ambientale”
(versanti a Nord contigui all’asse autostradale)
BE, art, 42,01,01 (piccola area a Est coincidente con zona precedentemente utilizzata per attività
estrattiva)
G2 “Zona territoriale speciale riservata o da riservare ad attrezzature impianti comunali, Area …”
(Santuario della Madonna delle Grazie)
ME (vetta del Monte Cucco)
Esso è inoltre attraversato longitudinalmente da due linee elettriche, una sul versante a
mare e un’altra su quello rivolto a Nord.
Piano Regionale della Costa
Il Piano della Costa prevede l’ambito di tutela attiva per il tratto interessato dal pSIC.
Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico
L’assetto insediativo del PTCP, approvato con D.G.R. n. 1512 del 10/12/99 e aggiornato a
Dicembre 2001, prevede il regime IS_CE (insediamento sparso a regime normativo di
conservazione) per quasi tutta la fascia litoranea del pSIC, dal livello del mare sino a 150250 m; nella fascia superiore sin oltre il crinale, prevede invece un regime ANI_CE (area
non insediata a regime normativo di conservazione); su quasi tutto il versante
settentrionale del pSIC sino all’asse autostradale la previsione è di ANI_MA (area non
insediata a regime di mantenimento). Si evidenziano inoltre due piccole aree a levante con
regime IS_MA (Insediamento sparso a regime di mantenimento) ed una con regime TRZ
(regime normativo di trasformazione) coincidente con una area utilizzata per attività
estrattiva. Il PTCP evidenzia inoltre due Manufatti emergenti (ME).
12
Piano Territoriale Regionale
Il Piano Territoriale Regionale approvato con DGR 963 del 9 settembre 2002 ricorda, a
lato delle aree protette, l’esistenza dei pSIC.
Il PTR riconosce nel PTCP una particolare valenza come strumento per:
“1) L'attuazione del PTR con particolare riferimento alla finalità di favorire attraverso la
valorizzazione e la tutela del paesaggio: il miglioramento della qualità della vita, il riconoscersi
degli abitanti nell'identità dei luoghi e il rafforzamento del ruolo della Liguria nel più ampio contesto
europeo e mediterraneo.
2) Il PTR contiene il quadro interpretativo del paesaggio dell'intero territorio ligure e le nuove
indicazioni di livello territoriale del PTCP .
3) Le indicazioni di livello territoriale del PTR individuano i nuovi ambiti, selezionano i temi peculiari
per ciascun ambito espressi in termini di valori e problemi, anche in relazione a specificità e
condizioni di pressione e abbandono, e forniscono gli indirizzi normativi per ciascun tema.
4) Tali indirizzi normativi forniscono gli elementi necessari per interpretare il livello locale del
PTCP.
5) Il PTCP deve pertanto essere interpretato rispetto:
- alle indicazioni contenute nel nuovo livello territoriale di cui al precedente punto 2;
- alla necessità di raggiungere gli obiettivi di cui al titolo 2 dichiarati dal PTR per ciascun ambito
territoriale.”
Il pSIC IT1332614, ricade nel Quadro strutturale 7 “Città dell’Entella” del PTR il cui
obiettivo è il “rafforzamento del sistema urbano policentrico”. Il PTR non prevede
particolari azioni dirette sull’area del pSIC, ma riporta le norme del PTCP relative al regime
paesistico insediativo di Conservazione (ANI, CE), con eccezione di un’area destinata a
Trasformazione (TRZ) coincidente con un’area dismessa dalla attività estrattiva (ex cava).
Occorre tuttavia considerare il rapporto indiretto tra la conservazione del pSIC e le azioni
di potenziamento delle attività turistiche alla foce dell’Entella e lungo lo stesso corso
d’acqua.
Per quanto riguarda la normativa di indirizzo il PTR prende in esame il tema geologia e
vegetazione del PTCP e considera tra i valori
•
•
•
•
“la presenza di lembi di lecceta (Santuario di Montallegro - Chiavari)”,
il “valore paesistico della cornice collinare di sfondo ai nuclei costieri”
valore storico culturale del paesaggio delle ville agricole e delle coltivazioni su terrazze
potenziale valore economico della risorsa agricola in termini di produzione biologica o tipica di
qualità”
Evidenzia tra i problemi:
•
•
•
•
i conflitti dovuti alla forte pressione insediativa
i dissesti e il disordine dei percorsi pedonali di accesso, dovuti anche alla scarsa manutenzione dei
manufatti.
sotto utilizzo, scarsa manutenzione e abbandono progressivo delle aree coltivate
pressione insediativa molto forte
Infine esplicita i seguenti indirizzi normativi per la
“salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali:
• corretta gestione patrimonio naturalistico, con possibilità di interventi mirati al miglioramento della
fruibilità turistico-escursionistica, e recupero e parziali ampliamenti dei manufatti esistenti e fuori dall'area
parco, anche nuove realizzazioni di piccole strutture di accoglienza, costruite nel rispetto di un
equilibrato rapporto con il contesto paesistico (volumi, forme, materiali, spazi di pertinenza)
• particolare tutela dei tratti costieri con caratteri di naturalità
• potenziamento rete dei percorsi pedonali a connessione tra centri costieri e area sommitale di cornice
(recupero tracciati, impiego di materiali tradizionali, riqualificazione aree di sosta e panoramiche),
nonché tra aree protette e aree esterne
• promozione di interventi di miglioramento delle connessioni ecologiche tra centri costieri e colline (messa
a sistema aree e corridoi verdi)”
“contrastare l’abbandono:
13
• sostenere iniziative di sviluppo delle attività agricole e incentivare la permanenza delle attività agricole
con funzione di manutenzione paesistica e presidio (consentendo recuperi, ampliamenti e adeguamenti
delle strutture abitative e produttive esistenti)
• consentire interventi finalizzati alla valorizzazione delle produzioni locali (produzione biologica o tipica di
qualità e relativa commercializzazione”
Piano Territoriale delle Attività estrattive 2000
Il pSIC ricade nell’ambito di cava 22; il Piano Territoriale non riporta alcuna area di “cava a
cielo aperto ufficiale”, né alcuna “cava puntuale”, né alcuna “area di cava sotterranea
ufficiale”, né ancora alcuna “discarica ufficiale” ricadente all’interno del pSIC o comunque
interessante neppure marginalmente lo stesso.
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Nella descrizione fondativa del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Genova sono considerati tutti i pSIC all’interno del territorio di competenza, tuttavia nel
capitolo sulla “Organizzazione del Sistema del verde” l’area del pSIC in oggetto, a
differenza di altri pSIC, è indicata tra le “Zone per parchi urbani e territoriali, previste dal
PRG del Comune di Chiavari (F3 – art. 32 – S. Andrea – Liggia - M. Cucco - M. Bacezza,
Campodonico, Maxena, Franca, Casali di Bacezza, Ri Alto, S. Lazzaro, Entella)”; nella
cartografia è invece indicata sia come pSIC sia come Parco Urbano Territoriale.
Per il sistema del verde,
“Le finalità che la disciplina del PTC intende perseguire sono prevalentemente: il riconoscimento di
tutti gli elementi che fanno parte del Sistema e la tutela ai fini del mantenimento della consistenza
attuale del patrimonio ecologico ed ambientale rappresentato dalle aree del Sistema.
Per raggiungere il primo obiettivo, la norma del Piano da un lato fa rinvio alle specifiche discipline
individuate dalla pianificazione regionale (PTCP e SIC) e dalla pianificazione comunale (PUC e
PRG) per le aree già individuate ai fini della tutela dell’assetto vegetazionale e paesistico,
svolgendo un ruolo di coordinamento e di messa a sistema, e dall’altro inserisce alcune
prescrizioni specifiche da applicarsi sulle aree del Sistema che sono state introdotte direttamente
con il Piano al fine di conseguire una configurazione ed una distribuzione sul territorio confacente
agli obiettivi che sono stati definiti per la costituzione dello stesso Sistema.
L’obiettivo della conservazione dell’attuale organizzazione del Sistema è garantito dall’inserimento
di una apposita disciplina volta a tutelare, specificatamente, gli assetti vegetazionali esistenti, in
quanto rappresentativi del valore che qualifica le aree che compongono il Sistema, con divieto,
quindi, di abbattimento delle alberature e di modificazione della consistenza e qualità della
vegetazione, con carattere integrativo rispetto alla corrispondente disciplina urbanistica di livello
comunale, e dalla impossibilità da parte dei Comuni di modificare le previsioni urbanistiche per le
aree individuate dai Piani comunali ed inserite come parchi territoriali nel PTC, se non attraverso
l’Istituto della Variante al PTC stesso.
Nell’impianto normativo del PT provinciale si evidenziano, ai fini della gestione del pSIC i
seguenti riferimenti.
L’Art. 11 sulla Disciplina del Sistema del Verde a livello provinciale recita:
“1. Il Sistema del Verde a livello provinciale è conformato e localizzato per potersi correlare
direttamente, in termini di percezione e di fruizione, con le aree urbane a più elevata
concentrazione abitativa e, comunque, al territorio insediato con i caratteri dell’organizzazione
urbana.
2. La sua composizione e articolazione corrisponde, da un lato all’esigenza di esplicare una
diffusa azione di rigenerazione ecologica dell’ambiente, in grado quindi di permeare i sistemi
insediativi specie se ad alta densità abitativa, dall’altro, all’esigenza di offrire possibilità di fruizione
attiva del territorio secondo il modello dei parchi urbani territoriali, disciplinati dalla pianificazione
urbanistica comunale.
3. Il Sistema del verde a livello provinciale è costituito dalle seguenti componenti:
a) I parchi urbani – PU - individuati dal Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico della
Regione Liguria;
b) Le aree terrestri ove sono state accertate rilevanti qualità bio – naturalistiche, comprese tra i Siti
di Importanza Comunitaria di cui al D.M. 03.04.2000, la cui dislocazione sul territorio provinciale
corrisponde al criterio di cui al precedente comma 1;
14
c) I parchi urbani territoriali previsti dalla pianificazione urbanistica comunale, la cui dislocazione
corrisponde al criterio di cui al precedente comma 1;
d) Le aree verdi strutturate di pausa e cornice, come individuate nella Descrizione Fondativa del
Piano – sub Sistema Insediativo - poste nel territorio urbanizzato o ai margini e costituenti
momenti di interruzione nella continuità del tessuto edificato, caratterizzate da predominanti assetti
vegetazionali, naturali od antropici, che concorrono a qualificazione del paesaggio urbano;
e) Le aree rurali libere nel sistema urbano, come individuate nella Descrizione Fondativa del Piano
– sub Sistema Insediativo – intercluse o poste ai margini del tessuto urbano, costituenti momenti di
attenuazione del sistema insediativo e corridoi ecologici;
f) Gli ambiti fluviali, come individuati nella Descrizione Fondativa del Piano – sub Sistema
Insediativo – dislocati lungo i principali corsi d’acqua e costituenti elementi di interruzione del
territorio insediato, ove sono ancora leggibili gli elementi costitutivi dell’ambiente fluviale, specie
nell’assetto vegetazionale delle sponde.
4. Gli obiettivi che si intendono perseguire con il sistema del verde a livello provinciale sono, da un
lato, quello della ricognizione e del coordinamento delle indicazioni estratte dagli atti e dagli
strumenti della pianificazione territoriale che compongono il medesimo sistema, corrispondenti alle
aree di cui al precedente comma 3, lett. a), b), mediante il rinvio alle pertinenti disposizioni
normative e, dall’altro, quello di una specifica azione di tutela delle aree di cui al predetto comma
3, lett. c), d), e),
f), attraverso la definizione di una apposita disciplina a carattere integrativo rispetto alla
corrispondente disciplina urbanistica di livello comunale.
5. Per le aree individuate nell’apposita cartografia della Struttura del Piano – Sistema del Verde a
livello provinciale –, di cui al comma 3, lett. a), b), si dispone il rinvio alla disciplina di seguito
indicata:
a) Aree di cui al comma 3, lett. a) – PU - del PTCP - Assetto Insediativo - : rinvio alla disciplina di
cui all’art. 36 delle Norme Tecniche di Attuazione Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico
della Regione Liguria.
b) Aree di cui al comma 3, lett. b) - Siti di Importanza Comunitaria - : rinvio alla disciplina di cui al
D.P.R. 357/1997 ed alle misure regionali per evitare il degrado degli habitat e della perturbazione
delle specie in esso comprese, in attuazione dell’art. 5 del medesimo D.P.R. 357/1997, così come
disposte con D.G.R. 646 dell’8.06.2001;
6. Per le aree individuate nell’apposita cartografia della Struttura del Piano – Sistema del Verde a
livello provinciale –, di cui al comma 3, lett. c), d), e), f), si applicano le seguenti disposizioni:
a) Aree di cui al comma 3, lett. c) - Parchi urbani territoriali - : la disciplina contenuta negli
strumenti e nei piani urbanistici comunali, è integrata con il divieto dell’abbattimento delle
alberature di alto fusto e delle altre essenze pregiate presenti, specie se tipiche della zona
secondo le indicazioni dettate per la tutela dell’Assetto Vegetazionale del PTCP, e con l’obbligo di
realizzare, unitamente alla esecuzione degli interventi consentiti, un consistente miglioramento,
quantitativo e qualitativo, dell’assetto vegetazionale delle aree interessate dagli interventi stessi;
Qualora si debba procedere a varianti a detti strumenti e piani urbanistici comunali che
determinino una modificazione, in senso riduttivo, delle aree destinate alla formazione dei parchi
urbani territoriali compresi nel sistema del verde a livello provinciale, deve essere acquisito
l’assenso da parte della Provincia, al fine della verifica della compatibilità di tali modificazioni
rispetto alle pertinenti indicazioni del Piano qui disciplinate, secondo le pertinenti disposizioni di
legge.
b) Aree di cui al comma 3, lett. d) – Aree verdi strutturate di pausa e cornice - la disciplina
contenuta negli strumenti e nei piani urbanistici comunali, è integrata con il divieto
dell’abbattimento delle alberature di alto fusto e delle altre essenze pregiate presenti, specie se
tipiche della zona e secondo le indicazioni contenute nella disciplina dell’Assetto Vegetazionale
del Piano Paesistico regionale, con l’obbligo di realizzare, unitamente alla esecuzione degli
interventi consentiti dalla disciplina urbanistica comunale, un consistente miglioramento,
quantitativo e qualitativo, dell’assetto vegetazionale e idrogeologico delle aree interessate dagli
interventi ;
c) Aree di cui al comma 3, lett. e) – Aree rurali libere nel sistema urbano - : la disciplina contenuta
negli strumenti e nei piani urbanistici comunali, è integrata con il divieto dell’abbattimento delle
alberature di alto fusto e delle altre essenze, pregiate ed agrarie, presenti nelle aree, specie se
tipiche della zona e secondo le indicazioni contenute nella disciplina dell’Assetto Vegetazionale
del Piano Paesistico regionale, con l’obbligo di realizzare, unitamente alla esecuzione degli
interventi consentiti dalla disciplina urbanistica comunale, un consistente miglioramento,
quantitativo e qualitativo, dell’assetto agro-vegetazionale delle aree interessate dagli interventi,
15
segnatamente, con il ripristino dei muri di fascia, ove esistenti e l’esecuzione delle opere per la
regimazione delle acque superficiali ed il riassetto idrogeologico.
d) Aree di cui al comma 3, lett. f) – Ambiti fluviali - : negli ambiti fluviali, come individuati nella
Descrizione Fondativa del PTC – sub Sistema Insediativo – non è consentito la realizzazioni di
opere ed interventi che determinino la modificazione degli assetti morfologici e vegetazionali
esistenti, ed i particolare la costruzione di muri e la formazione di terrapieni, l’abbattimento delle
piante di alto fusto ed il taglio della vegetazione ripariale, fatta eccezione per le opere di
protezione, sistemazione e riassetto idraulico espressamente previste o ammesse dai rispettivi
piani di bacino.
7. Qualora per la realizzazione degli interventi consentiti dalla disciplina urbanistica comunale, sia
necessario procedere all’abbattimento di alcune alberature, soggette alla disciplina di cui al
precedente 6° comma, è consentito, preferibilmente, lo spostamento delle medesime alberature o,
in sub ordine e sulla base di una specifica perizia, la loro sostituzione con esemplari della stessa
specie o di quelle indicate dalla disciplina dell’Assetto Vegetazionale del PTCP e di dimensioni
congruenti a quelle esistenti, previa predisposizione del progetto di riorganizzazione e
miglioramento, quantitativo e qualitativo, dell’assetto vegetazionale, agro-vegetazionale ed
idrogeologico delle aree interessate, da approvarsi, unitamente all’intervento ammesso dalla
disciplina urbanistica comunale, mediante il ricorso alla procedura di Conferenza di Servizi,
nell’ambito della quale è acquisito il parere della Provincia in ordine alla verifica dell’ammissibilità
degli stessi interventi rispetto alle finalità della disciplina qui definita.
8. Il progetto, di cui al precedente comma 7, è corredato da un Atto Unilaterale d’Obbligo che
stabilisca, a carico del soggetto attuatore degli interventi urbanistico-edilizi previsti, l’esecuzione
delle sistemazioni per la riorganizzazione e miglioramento degli assetti vegetazionali sopra
indicati, le congruenti garanzie finanziarie ed i termini per l’adempimento dei relativi impegni.”
In relazione agli elettrodotti,il comma c dell’Art. 8 riporta:
“c) l’individuazione dei corridoi di massima per l’inserimento degli elettrodotti, in applicazione delle
disposizioni di cui all’art. 8, 2° comma lett. b), della L.R. 18/1999 e dell’art. 72 duodecies L.R.
41/1999, con l’obiettivo di tutela dell’ambiente, del paesaggio e della minimizzazione della
popolazione esposta a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici;”
Mentre l’Art. 19 recita:
1. Fino a quando non siano individuati i corridoi di massima per l’adeguamento e lo sviluppo degli
elettrodotti, in applicazione delle disposizioni di cui all’art. 8, 2° comma lett. b), della L.R. 18/1999
e dell’art. 72 duodecies L.R. 41/1999, che costituiscono tema di approfondimento del Piano, come
specificato all’art. 8 delle presenti Norme, valgono le seguenti disposizioni :
a) L’attraversamento di aree urbane con linee ad alta e media tensione, anche per semplice
sostituzione dei cavi conduttori o modificazione delle linee esistenti, deve avvenire con cavi
interrati o posti entro apposite condutture a vista debitamente schermate; le linee o i tratti di linee
aeree di alta e media tensione sostituite con linee interrate, devono essere rimosse, compresi i
relativi sostegni;
b) E’ consentita la costruzione di nuove linee aree di alta tensione o modificazione di tracciato
delle linee esistenti, e la localizzazione dei relativi impianti, all’esterno delle aree urbane e degli
insediamenti previsti dai piani e strumenti urbanistici comunali, purché i relativi tracciati non
superino la lunghezza di 500 m e siano, comunque, rispettati i parametri di cui all’art. 72
duodecies, 1° comma, della L.R. 41/1999.
c) I tracciati di nuovi elettrodotti di alta e media tensione e la modifica di quelli esistenti, non
devono interessare aree ricadenti nel Sistema del Verde di livello provinciale, di cui al precedente
art. 11, 3° comma lett. a) e d).
In relazione alla applicazione della procedura di valutazione di incidenza del PT
provinciale ai sensi della DGR 646/2001, l’art. 21 comma 2 recita:
“2. I contenuti della Struttura del Piano, in quanto tali da non determinare previsioni di intervento
che comportino trasformazioni territoriali insistenti su pSIC e ZPS, ai sensi dell’art. 1 della
disciplina di salvaguardia di cui alla D.G.R. 646 dell’8.06.2001 in applicazione della valutazione di
incidenza di cui alle Dir. CEE 92/43 e 79/409, non richiedono la predisposizione della relazione
disciplinata dal combinato disposto del predetto art. 1 della D.G.R. 646 /2001 e dell’allegato B,
sez. Piani, alla medesima Deliberazione.”
Da tutto ciò emergerebbe che nei pSIC non sono previste trasformazioni territoriali.
Piano di Sviluppo Rurale
Il Piano di Sviluppo Rurale della Regione redatto ai sensi del regolamento CE 1257/99 nel
capitolo descrittivo identifica le aree protette della Liguria, ma non i pSIC. Fa comunque
16
sufficiente riferimento alla Rete Natura 2000, in particolare nel descrivere alcune
sottomisure (6.4, 6.6).
La struttura del piano prevede diverse misure di seguito riportate:
Asse 1 - agricoltura imprenditoriale
misura 1 - investimenti nelle aziende agricole;
misura 2 - insediamento dei giovani agricoltori;
misura 7 - miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli;
misura 11 - ricomposizione fondiaria;
misura 21 - ricostituzione del potenziale delle produzioni agricole agricolo danneggiato da disastri
naturali e introduzione di adeguati strumenti di prevenzione;
misura 22 - ingegneria finanziaria.
Asse 2 - agricoltura plurifunzionale
misura 5 - zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali;
misura 6 - agro-ambiente;
misura 7 - miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli (attivabile, in particolare, per sostenere forme associative tra produttori)
misura 8 - imboschimento delle superfici agricole;
misura 9 - altre misure forestali;
misura 10 - miglioramento fondiario;
misura 13 - commercializzazione prodotti agricoli di qualità;
misura 15 - rinnovamento e miglioramento dei villaggi, protezione e tutela del patrimonio rurale;
misura 16 - diversificazione delle attività del settore agricolo;
misura 19 - itinerari turistici;
misura 20 - tutela dell’ambiente.
Asse 3 - servizi e infrastrutture
misura 3 - formazione;
misura 14 - servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale;
misura 17 - gestione delle risorse idriche in agricoltura;
misura 18 - infrastrutture rurali.
Si segnalano in modo particolare per l’importanza ai fini del mantenimento dello stato
conservativo del pSIC le misure 6 e 20 dell’asse 2 e le misure 3 e 17 dell’asse 3.
A titolo di esempio il PSR prevede per la sottomisura F.2 (6.2) “Riduzione di concimi e
fitofarmaci o mantenimento delle riduzioni effettuate” un Disciplinare “Produzione Olivo”.
Tale disciplinare fissa livelli di riduzione significativi nell’impiego di fertilizzanti rispetto a
quelli delle norme di buona pratica agricola, di seguito riportati.
Tipo di
fertilizzante.
N tot.
P205
K20
Microelem. (boro)
Livello Norme di Buona
Pratica agricola
asc.
irr.
75
85
28
30
105
120
1
1
Livello ridotto
Asc.
56
20
74
1
irr.
60
21
84
0.7
Differenze
Quantità
asc.
irr.
9
25
8
9
31
36
=
0.3
Differenze
%
-30
-30
-30
-30
Lo stesso Disciplinare definisce modalità colturali e di lotta integrata o guidata finalizzate
alla riduzione dell’impatto sull’ambiente e prevede forme idonee di controllo e assistenza
che possono coadiuvare sostanzialmente il monitoraggio dell’impatto delle pratiche
agricole mediante rilevamento dei dati alla “fonte”. Di seguito si riporta la parte di maggiore
interesse ai fini del mantenimento dello stato conservativo del pSIC.
4. Controlli
4.1 Documenti che l’olivicoltore deve conservare
L’Olivicoltore che sottoscrive un impegno quinquennale a mantenere le riduzioni già effettuate o da effettuare
nel consumo di concimi e di fitofarmaci deve conservare presso la sede aziendale i seguenti documenti:
1. una copia della scheda di cui al paragrafo 1;
2. un inventario, all’inizio di ogni anno, delle giacenze di magazzino di fertilizzanti e fitofarmaci;
17
3. le fatture relative agli acquisti di fertilizzanti e fitofarmaci realizzati durante il quinquennio;
4. le fatture relative ad eventuali interventi di fertilizzazione e trattamenti diserbanti, antiparassitari o insetticidi
effettuati da terzi per conto dell’olivicoltore;
5. il programma preventivo di gestione, di cui al punto 4.2, con gli estremi del responsabile del programma di
assistenza tecnica aziendale al quale l’agricoltore aderisce;
6. la scheda di campagna di cui all’allegato 2, vidimata in ogni pagina dall’Ente delegato competente;
7. una copia dei certificati di analisi dei terreni relativi ai propri oliveti ovvero al proprio comprensorio
omogeneo;
8. le ricevute (o copia) della lavorazione delle olive al frantoio;
9. le planimetrie dei terreni oggetto dell’intervento.
L’olivicoltore ha facoltà di delegare la tenuta dei documenti di cui sopra (con esclusione della
scheda di campagna e del programma preventivo di gestione che devono rimanere in azienda) ad un altro
soggetto, professionista o associazione, purché il delegato abbia sede nel territorio della Regione Liguria. In
questo caso, l’olivicoltore deve conservare presso la sede aziendale la distinta dei documenti consegnati al
delegato, controfirmata da quest’ultimo, nonché il nome o la ragione sociale e l’indirizzo del delegato.
4.2) assistenza tecnica
L’impegno quinquennale deve essere attuato con la consulenza di un tecnico qualificato, il quale deve
controllare e certificare la corretta gestione della coltivazione, previa predisposizione, nel primo anno di
attuazione, di un programma preventivo di gestione.
Tale programma, che può essere modificato nel corso degli anni successivi, deve seguire le linee fissate dal
disciplinare e quindi specificare i criteri e le principali pratiche agronomiche che l’agricoltore si impegna ad
osservare, in particolare:
• il piano di fertilizzazione annuale o poliennale;
• la difesa e il controllo dei fitofagi e delle infestanti;
• le principali pratiche colturali.
Per tecnico qualificato si intende:
1. un agronomo, perito agrario o agrotecnico regolarmente iscritto ai rispettivi albi professionali;
2. un tecnico addetto all’assistenza tecnica di base ai sensi della legge regionale n. 13/90.
L’agricoltore deve compilare, per ogni anno di durata, una scheda di campagna (allegato 2), in cui riporta le
operazioni attuate, con particolare riferimento ai trattamenti fitosanitari e di fertilizzazione.
La scheda deve essere aggiornata regolarmente e, in particolare, deve registrare:
• le date delle visite aziendali del tecnico,
• il numero ed il tipo di rilievi svolti,
• il calendario dei trattamenti fitosanitari e di diserbo (prodotto commerciale, principio attivo, dose,
parassita, data del trattamento, etc.)
• il calendario di fertilizzazione (concime/ammendante, dose, data, etc.)
• i movimenti del magazzino fitofarmaci e fertilizzanti
• le principali operazioni colturali effettuate (irrigazioni, lavorazioni, potature, etc.).
Il programma preventivo di gestione e la scheda di campagna devono essere firmate sia dal tecnico sia
dall’agricoltore.
Ancora a titolo di esempio si riportano le sottomisure 6.4 e 6.6.
“Sottomisura 6.4
Impiego di altri metodi di coltivazione compatibili con le esigenze di tutela dell’ambiente e delle
risorse naturali, nonché con la cura dello spazio naturale e del paesaggio.
Durata della sottomisura
3.1 2000/2006.
3.2 Durata dell’impegno: anni 5.
3.3 Accesso all’impegno: dal 2000 al 2006.
Localizzazione e priorità
La misura si applica su tutto il territorio regionale.
Si individuano come prioritari gli impegni attuati all’interno dei parchi naturali.
In seconda priorità viene individuata la ricostruzione di muri a secco nelle terrazze coltivate.
Obiettivi della sottomisura
Azione 1
- _Salvaguardia del territorio in aree a elevata pendenza; prevenendo fenomeni di dissesto che
creano notevoli problemi anche nei territori a valle;
- Mantenimento di elementi tipici del paesaggio rurale. Il paesaggio rurale ligure è caratterizzato
da sistemazioni a terrazzamenti, a ciglioni o a lunetta, che è necessario mantenere nella loro
piena efficienza.
Azione 2
18
- _Mantenimento e incremento della fauna selvatica autoctona sul territorio e conseguente
potenziamento delle risorse agroforestali idonee a tale scopo.
-_Ricostituzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio.
-_Aumento della capacità portante del territorio attraverso la reintroduzione di pratiche colturali che
costituiscono fonti di approvvigionamento per la fauna selvatica stanziale.
Tipologia di azioni e obblighi del beneficiario
Azione 1
I beneficiari si impegnano per un quinquennio a ripristinare i manufatti di sostegno delle
sistemazioni superficiali tipiche della zona (muri a secco, poggi inerbiti…), e a mantenerli in
efficienza fino alla fine del periodo di impegno. Tale impegno può essere sottoscritto relativamente
a tutta, o una parte ben individuata, della superficie aziendale. Per il calcolo del premio si fa
riferimento ai ripristini effettivamente attuati nel corso dell'anno.
Il beneficiario si impegna per cinque anni a effettuare i ripristini, il premio annuo è stabilito in 55 _
per mc di muretto a secco ricostruito nei seguenti limiti massimi:
- per le colture perenni specializzate 900 _/Ha - pari a 16,37 mc;
- per le colture annuali 600 _/Ha - pari a 10,91 mc.
A titolo esemplificativo:
nel caso il beneficiario si impegni a ripristinare i muretti a secco nel proprio vigneto, di 1 ha di
superficie, dovrà, entro 12 mesi dalla presentazione della domanda, aver realizzato 16,37 mc. di
muretti ( 900 _ : 55 _/mc.).
Alla fine del 2° anno dovrà aver ripristinato un totale di 32.74 mc. Alla fine del 3°, 4° e 5° anno
rispettivamente 49,11 – 65,48 e 81,85 mc./anno.
Per gli anni in cui il beneficiario non prevede di raggiungere le suddette quote, in quanto i muri da
ripristinare sono in quantità inferiore, dovrà preventivamente indicare all'Ente delegato la minor
entità di ripristino e conseguentemente il minor premio per quell'anno.
La particolare situazione orografica della Regione e la sua tradizione socioculturale ha individuato
durante i secoli il terrazzamento mediante la costruzione di muretti a secco come la sistemazione
dei versanti più compatibile con il paesaggio e le necessità di salvaguardia del territorio montano.
A tal proposito si ritiene necessario privilegiare le operazioni che prevedono il ripristino dei muretti
a secco per il contenimento dei pendii e la conservazione del paesaggio agrario contraddistinto
dalla presenza di oliveti, vigneti e frutteti sulle pendici terrazzate.
Non sono ammessi nuovi interventi o movimenti di terreno.
In considerazione dei positivi risultati riscontrati nel periodo di applicazione del Reg. CEE 2078/92,
i beneficiari che hanno concluso un impegno quinquennale, possono ricominciarne un altro ai
sensi del presente Piano, sulle stesse superfici, ma per altri muretti da ricostruire.
Azione 2
I beneficiari si impegnano per un quinquennio, su tutta, o una parte ben individuata, della
superficie aziendale, a effettuare le azioni sotto elencate:
- _Realizzazione di coltivazioni a perdere idonee all’alimentazione di mammiferi e uccelli e tali da
rappresentare fonti di approvvigionamento per la fauna selvatica;
- _Recupero di zone umide, fossati e, più in generale, di ambienti adatti alla sopravvivenza e alla
proliferazione di specie selvatiche autoctone;
- _Coltivazione di siepi, cespugli e alberi idonei alla riproduzione, alla nidificazione e al ricovero di
specie selvatiche.
- _Realizzazione, recupero o mantenimento di piccoli invasi (pozze, laghetti, ecc.) allo scopo di
assicurare una buona disponibilità idrica, soprattutto nei periodi di siccità.
Gli interventi, se ricompresi in siti della rete “ Natura 2000” (Dir. 92/43/CEEE recepita con DPR
357/97), devono essere attuati compatibilmente con gli eventuali Piani di gestione, e comunque
tenendo conto della valorizzazione e salvaguardia delle emergenze naturalistiche proprie dei siti.
Per il calcolo del premio si fa riferimento alle azioni effettivamente attuate nel corso dell’anno.
Il beneficiario si impegna per cinque anni a effettuare gli interventi sopra descritti; il premio annuo
non può essere superiore ai seguenti limiti massimi:
- per le colture perenni specializzate 900 _/Ha;
- per le colture annuali 600 _/Ha;
- per altri usi dei terreni 450 _/Ha.
Possono beneficiare degli aiuti:
- _Proprietari e conduttori di fondi rustici
- _Forme associate di imprenditori
- _ATC CA
- _Cooperative agricole e forestali
- _Strutture private per la caccia ai sensi dell’articolo 32 l.r. 29/1994
19
Importo dei premi
Azione 1
Per gli interventi di ripristino è corrisposto il premio in misura dell'80% del costo annuale di
ripristino delle sistemazioni, e comunque nel rispetto dei massimali per ettaro di cui al punto 4 –
Azione 1. Per il ripristino di muretti a secco, a causa delle notevoli difficoltà ambientali in cui si
opera, l’aiuto è quantificato in 55 _/mc.
Giustificazione dei premi
Azione 1
Ripristino muretti a secco (costo per metro cubo)
- sgombero delle pietre crollate 1 ora di manovale x 12,5 _ 12,5 _
- ripristino 2 ore di manovale x 12,5 _ 25 _ e 2 ore specializzato x 20 _ 40 _
TOTALE 77,5 _
Azione 2
Semina di colture a perdere (contributo massimo annuale ammissibile 600 _/Ha):
__aratura eseguita con mezzi meccanici (solo nel caso di successiva semina di erba medica):
a) per terreni in piano a profondità di 50/60 cm 0,058 _/mc
b) per terreni in collina con ritorno a vuoto, pendenza non oltre il 15% a profondità di 30-40 cm
0,175 _/mq
c) per terreni molto compatti i prezzi delle voci a) e b) vanno aumentati del 10%;
d) per superfici superiori a 3 Ha i prezzi unitari delle voci a) e b) vanno diminuiti del 15%.
__lavorazione superficiale con erpice a dischi, sostitutiva dell’aratura nei terreni in cui non è
consentita 0,029 _/mq
Sfalcio di prato naturale o pascolo a cotica chiuso con erba vecchia e piccoli arbusti per il suo
ringiovanimento e la sua riattivazione, compresa l’asportazione dei residui:
a) con trattrice a barra falciante 0,017 _/mq
b) motofalciatrice 0,023 _/mq
__erpicatura con erpice a denti mediante una passata 0,029 _/mq
__erpicatura sostitutiva dell’aratura su terreni difficili, eseguita con mezzo meccanico a due passate
0,058 _/mq
__semina eseguita con apposito mezzo meccanico, di 40-50 Kg/Ha circa di miscuglio graminacee leguminose per prato polifita, compresa la fornitura del seme 0,087 _/mq
Impianto di siepi miste arboreo-arbustive (contributo massimo annuale ammissibile 450 _/Ha):
__impianto di siepe mista arboreo-arbustiva a filare doppio con andamento spezzato, con piantine
dell’altezza di cm. 60 circa. Fornitura e messa a dimora delle piante previa preparazione del
terreno . Contributo ammissibile 7,75 _/m.
Realizzazione o ripristino di punti di abbeverata (contributo massimo annuale ammissibile 450
_/Ha)::
__realizzazione di opere di captazione, e di condotte di distribuzione (da 16 mm. Ø a 25 mm. Ø);
contributo massimo annuale ammissibile 450 _/Ha
Quantificazione degli obiettivi (confronto fra inizio e fine Piano)
Azione 1
- _Numero di beneficiari da 1.233 a 1.1270;
- _Superficie interessata da 1.000 a 1.200;
- _Metri cubi di muretti ricostruiti 62.364.
- _Spesa pubblica nel corso di validità del Piano 3.430.000 _ (FEOGA 1.715.000 _).
Azione 2
- _Numero di interventi di ripristino dell’habitat caratteristico della fauna selvatica da 0 a 70;
- _Numero di ettari sottoposti a valorizzazione e diversificazione delle risorse faunistiche e
agroforestali 0 a 300;
- _Spesa pubblica nel corso di validità del Piano 675.000 _ (FEOGA 337.500 _).
Sottomisura 6.6
Cura dei terreni agricoli abbandonati
Durata della sottomisura
1.1 2000/2006.
1.2 Durata dell’impegno: anni 5.
1.3 Accesso all’impegno: dal 2000 al 2006.
Localizzazione
Data la particolare situazione regionale, gli interventi nelle aree protette, istituite come definite da
specifiche leggi regionali, sono ritenuti prioritari.
20
Priorità di secondo livello viene accordata agli oliveti abbandonati e alle aree limitrofe agli alpeggi.
Obiettivi della sottomisura
Rientrano fra gli obiettivi principali della sottomisura i seguenti:
- limitazione delle concause che facilitano l'erosione e l'instabilità dei suoli;
- limitazione dei rischi di incendi;
- conservazione e mantenimento del paesaggio rurale.
Tipologia di azioni e obblighi del beneficiario
L’adesione alla sottomisura può interessare tutta, o una parte ben individuata, della superficie
aziendale.
Si definiscono terreni agricoli abbandonati quelli nei quali l'eliminazione delle erbe spontanee e
degli arbusti non è stata effettuata da almeno 3 anni antecedenti l’assunzione dell’impegno, con
conseguenti consistenti accumuli di materiale vegetale, tali da costituire pericolosa e facile esca
per l'insorgere e il diffondersi di incendi e/o tali da costituire una ferita nel paesaggio agrario.
Qualora sui terreni ex-agricoli sia presente un soprassuolo tale da potersi configurare, per densità
e sviluppo, come una giovane copertura arborea di tipo forestale, il terreno non può essere
considerato ai fini della presente sottomisura.
Nel caso di praterie (pascoli) classificati "in trasformazione" dal Piano Territoriale di
Coordinamento Paesistico, è possibile applicare gli impegni compatibilmente con la Deliberazione
del Consiglio regionale n. 19 del 7.7.98.
Interventi da attuare annualmente
a) lo sfalcio delle erbe infestanti e il taglio degli arbusti spontanei sull'intera superficie dei terreni
agrari abbandonati; tali interventi vanno effettuati anche negli eventuali canali di sgrondo delle
acque superficiali, al fine di favorirne il deflusso;
b) eliminazione della vegetazione sulle esistenti strade poderali.
In considerazione degli alti costi di intervento, i lavori possono essere effettuati su un quinto della
superficie a premio, mantenendo annualmente anche i quinti effettuati negli anni precedenti.
Gli interventi vanno attuati nel rispetto delle previsioni indicate dal Piano Territoriale di
Coordinamento Paesistico e del Regolamento delle prescrizioni di massima e di polizia forestale e
successive norme attuative.
Il materiale di risulta degli sfalci deve essere smaltito tramite asportazione o interramento o
triturazione meccanica in loco. In via subordinata è possibile sistemarlo in piccoli cumuli,
opportunamente distanziati, in modo da non essere facile preda di incendi e per favorire una
rapida decomposizione.
E’ possibile anche, in via del tutto subordinata, lo smaltimento del materiale di risulta mediante
bruciatura in piccolissimi cumuli, purché sussistano le condizioni previste dalla normativa regionale
in materia forestale, e purché siano rispettate le condizioni di sicurezza dettate dalle buone norme
selvicolturali e agronomiche.
Importo dei premi
I premi vengono sono concessi nella misura massima prevista dall’Allegato al Reg. CE 1257/99.
Sono concessi quindi 450 _ per ettaro.
Giustificazione dei premi
- Sfalcio delle erbe e taglio arbusti infestanti in terreni agrari abbandonati e in canali di scolo 90
ore/Ha di manodopera a 12,5 _/ora = _ 1.125
- recupero e sistemazione o trasporto del materiale di risulta
25 ore/Ha di manodopera a 8,5 _/ora + 1 ora di mezzo di trasporto a 20 _ = _ 232
--------TOTALE _ 1.357
La spesa di 1.357 _ annui/Ha giustifica la corresponsione dell’aiuto di 450 _ annui.
Quantificazione degli obiettivi (confronto fra inizio e fine piano)
- Numero di beneficiari che aderiscono alla misura da 67 a 90;
- Numero di ettari interessati da 1.800 a 2.400
- Spesa pubblica nel corso di validità del Piano 949.500 _ (FEOGA 474.750 _)
Piano forestale
In itinere.
Piano faunistico provinciale
21
In itinere.
22
PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE
Principali obiettivi di conservazione
1. Conservazione degli habitat dell’allegato 1 della direttiva 92/43 in condizioni
soddisfacenti, Le misure di conservazione dovrebbe essere rivolte in primo luogo verso
gli habitat 9340 e 9540 e subordinatamente verso gli altri
2. Mantenimento delle relazioni funzionali e dinamiche delle due serie di vegetazione
contrastanti localizzate sui versanti contrapposti
3. Conservazione dei caratteri del paesaggio e degli agroecosistemi tradizionali
4. Conservazione delle specie animali dell’allegato 2 della direttiva 92/43 e di quelle
dell’allegato 1 della direttiva 79/409
5. Conservazione delle altre specie vegetali e animali endemiche o rare.
Indicazioni per le misure di conservazione
1.
Interventi diversi per la riduzione del rischio di incendio, purché ecologicamente
compatibili
2. Regolamentazione, sorveglianza e monitoraggio dell’affluenza e della frequentazione
turistica finalizzata in alla riduzione di fenomeni di disturbo e degrado
3. Piccoli interventi per il miglioramento della naturalità e della complessità strutturale
delle cenosi forestali
4. Controllo dell’evoluzione naturale della vegetazione con particolare riguardo
all’espansione delle cenosi forestali in alcuni habitat arbustivi ed erbacei di pregio
5. Monitoraggio della consistenza delle popolazioni di Euphorbia biumbellata
6. Regolamentazione delle modalità da adottare per le eventuali operazioni periodiche
di ripulitura dei margini dei sentieri e delle strade
7. Controllo ed eventuali interventi di adeguamento dei “corridoi” per piccoli animali
sottostrada all’Aurelia
8. Controllo dello stato conservativo degli alberi emergenti di Pinus ed eventuale
graduale sostituzione degli individui deperienti
9. Controllo dello stato fitosanitario di Pinus pinaster ed eventuali interventi di
sostituzione degli individui di questa specie
10. Interventi a favore del mantenimento di alberi vetusti, ceppaie e necromassa legnosa
idonei a favorire la fauna ad invertebrati
11. Interventi mirati di contenimento delle specie vegetali invasive
12. Interventi eventuali di contenimento del cinghiale
13. Adozione di tecniche di mitigazione in eventuali interventi mirati alla riduzione del
rischio di erosione nella parte Nord
14. Interventi eventuali per la mitigazione del disturbo derivante dalla circolazione
veicolare
15. Esame delle forme di coltivazione e disposizione di forme diverse di incentivazione
utili al permanere delle attività agricole e selvicolturali tradizionali,
16. Attività conoscitive con particolare riguardo agli habitat e alle specie oggetto di tutela
nonché agli aspetti di interfaccia terra mare
17. Divulgazione dell’importanza del sito (cartellone illustrativo, opuscoli, ottimizzazione
della rete sentieristica, ecc,)
Nel complesso la gestione del sito si dovrebbe orientare verso un miglioramento della
naturalità e della qualità ambientale, senza penalizzazioni per le attività produttive
esistenti, Sono comunque da evitare interventi edificatori che sottraggano superfici alla
copertura vegetale naturale o agricola, Sotto il profilo gestionale, l’istituzione di un parco di
interesse locale sovracomunale (analogo alle esperienze di altre regioni come Lombardia,
Toscana, ecc,) da affidare in gestione al Comune in cui ricade il sito potrebbe essere una
soluzione più efficiente di quella dell’accorpamento al Parco Regionale di Portofino. D’altro
23
lato il collegamento di questo sito alla gestione del Parco di Portofino potrebbe contribuire
ad alleggerire la pressione “turistica” sugli habitat e sulle specie del Promontorio di
Portofino.
Necessità di Piano di Gestione specifico del sito o di integrazione di
altri strumenti pianificatori e gestionali
L’esigenza di un piano di gestione specifica potrebbe essere giustificata solo nel caso di
una autonoma istituzione del sito come Parco comunale o Provinciale. In assenza di tale
istituzione, pare necessario e preferibile l’adeguamento e l’integrazione degli strumenti di
pianificazione esistenti o in corso di redazione.
Piano del Parco e Regolamenti del Parco,
Il Piano del Parco dedica sufficiente spazio alle necessità di tutela del pSIC anche se
demanda a strumenti di settore (regolamenti) in corso di redazione le indicazioni sulle
modalità effettiva di tutela del pSIC. E’ opportuno uno stretto coordinamento fra i diversi
strumenti regolamentari. Deve essere chiarita l’eventuale applicabilità dei regolamenti del
Parco sui pSIC.
Piani di bacino
I piani di bacino devono prevedere:
1.
Localizzazione del sito e caratterizzazione del sito nell’ambito del quadro
conoscitivo previsto ai sensi di quanto disposto dal D.P.R. 18 luglio 1995
2.
Quadro conoscitivo degli habitat e delle specie contenute nel sito e del loro stato di
conservazione
3.
Individuazione di eventuali squilibri (punto 2 dell’allegato al D.P.R. 18 luglio 1995)
che potrebbero avere conseguenze significative in relazione alle finalità della
direttiva 92/43
4.
Individuazione di azioni volte alla conservazione, difesa e valorizzazione degli
habitat e delle specie contenute nei siti come uno degli obiettivi da perseguire
secondo quanto disposto al punto 3,1 dell’allegato al D.P.R. 18 luglio 1995.
5.
Nello specifico, l’eventuale realizzazione di uno scolmatore dell’Entella non deve
incidere negativamente sul pSIC. A tale riguardo occorrerà provvedere ad
opportune valutazione in fase di progettazione e di cantierizzazione.
PRG - Piano Regolatore Generale comunale
Gli atti di pianificazione territoriale dei Comuni, in riferimento al sistema di tutela previsto
con la rete Natura 2000, dovrebbero contenere:
- Localizzazione dei siti di cui all’art: 3 del presente decreto, presenti nel territorio
comunale e nei comuni limitrofi;
- Analisi dello stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti nei siti;
- Individuazione dei livelli di criticità degli habitat e delle specie presenti nei siti;
- Descrizione degli interventi di trasformazione, con specifico riferimento agli aspetti
infrastrutturali, residenziali e normativi, previsti sul territorio e della loro incidenza sugli
habitat e sulle specie presenti nei siti;
- Indicazione delle misure idonee ad evitare, ridurre o compensare gli effetti negativi sugli
habitat e sulle specie presenti nei siti, individuando la disponibilità delle risorse
economiche da impiegare.
Il PRG del Comune di Chiavari, pur prevedendo norme utili alla tutela del pSIC, non
fornisce in modo esplicito e sufficiente le informazioni e le indicazioni sopra riportate,
Appare necessaria un’integrazione che non modificherebbe il regime urbanistico, ma
fornirebbe solo delle indicazioni supplementari di comportamento comparabili a quelle che
vengono esplicitate per le tipologie edilizie.
24
Il PRG dovrebbe specificare nell’ambito della categoria Parchi urbani e territoriali la
distinzione del Parco territoriale da quello urbano attribuendo al pSIC una destinazione a
Parco territoriale con caratterizzazione rurale.
Un altro problema riguarda l’area di cava dismessa sul lato Est del pSIC, per la quale
occorre un approfondimento finalizzato a verificare l’ipotesi di scorporare l’area dal pSIC e
procedere a una compensazione verso ponente in accordo con le previsioni stesse del
PRG.
Piano Territoriale Regionale
Le prescrizioni di carattere territoriale degli atti regionali di programmazione devono
recepire gli indirizzi di conservazione ai sensi della Direttiva 2/43/CEE e del Regolamento
di attuazione della direttiva 92/43 con esplicito riferimento al sistema previsto con la rete
Natura 200,
Lo strumento di pianificazione regionale deve contenere:
- prescrizioni in ordine alla pianificazione con specifica considerazione della localizzazione
del pSIC;
- individuazione delle azioni per la salvaguardia degli habitat e delle specie presenti nel
pSIC,
Attualmente il PTR, pur considerando la localizzazione del pSIC, pare manchevole
soprattutto nell’individuazione delle azioni di salvaguardia. E’ opportuna un’integrazione.
Piano Regionale della Costa
Quanto detto per il PTR vale anche per il “Piano della Costa” limitatamente alla fascia
costiera di competenza.
Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico
Il Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico evidenzia una possibile conflittualità
nell’area dismessa dall’attività estrattiva per la quale prevede regime di trasformazione. La
conflittualità potrebbe essere superata attraverso un possibile scorporo dell’area dal pSIC
contestuale ad una compensazione a ponente, come già indicato per il PRG. Su un più
ampio ambito regionale, il regime normativo dell’assetto vegetazionale dovrebbe essere
adeguato, tenendo in maggiore considerazione la conservazione dei livelli qualiquantitativi della biodiversità e le esigenze di conservazione degli aspetti culturali del
paesaggio discendenti dalla direttiva europea 92/43.
Piano Territoriale delle Attività estrattive 2000
Il Piano Territoriale delle attività estrattive e delle discariche, nella sua forma nota e diffusa
dalla Regione Liguria, è compatibile con gli obiettivi di tutela del pSIC. Va confermato in
tale forma.
Piano territoriale di Coordinamento Provinciale
Il Piano Territoriale di Coordinamento provinciale deve garantire il coordinamento delle
finalità di conservazione ai sensi della Direttiva 92/43 con gli obiettivi da perseguire nel
governo del territorio e le conseguenti azioni di trasformazione e di tutela; il piano
territoriale di coordinamento deve contenere in particolare la:
- localizzazione del pSIC e descrizione del loro stato di protezione, in riferimento al
sistema previsto con la rete Natura 2000;
- quadro conoscitivo degli habitat e specie contenute nei siti e del loro stato di
conservazione;
- prescrizioni finalizzate alla conservazione degli habitat naturali e delle specie floristiche e
faunistiche di interesse comunitario,
25
Anche il PTC provinciale, pur considerando opportunamente i pSIC, appare non del tutto
adeguato in relazione allo stato conoscitivo degli habitat e delle specie da tutelare nonché
alle prescrizioni per la loro conservazione. Appare necessario a tal fine una integrazione.
Deve essere inoltre chiarita meglio la destinazione distinguendo chiaramente fra Parchi
urbani e Parchi territoriali in modo da esaltare il carattere di ruralità del sito, peraltro
evidenziato anche dal Piano Territoriale Regionale. La questione è anche lessicale perché
non sempre nella normativa provinciale si rileva la presenza di una “e” fra le parole
“urbani” e “territoriali” e in alcuni casi pare esservi esaltata un’unica categoria senza
distinzione.
Circa la norma dell’art. 19 comma c) sugli elettrodotti è importante darne applicazione, ma
occorrerebbe precisare che eventuali modifiche ai tracciati degli elettrodotti nelle aree del
sistema del Verde provinciale potrebbero essere possibili solo ed esclusivamente se
finalizzate ad una riduzione dell’impatto.
Piani di localizzazione di infrastrutture e impianti a rete
Per tutti i progetti insistenti sul pSIC e riferibili alle categorie tipologiche di interventi di cui
agli allegati 1, 2 e 3 della L.R. 38/98 e succ. modif., ma non rientranti nella suddetta
disciplina, ai sensi della DGR 646/2001 della Regione Liguria, devono essere realizzate le
procedure appropriate per la valutazione di incidenza. Per tutti i progetti che invece
rientrano nelle categorie di interventi di cui agli allegati 1, 2 e 3 della L.R. 38/98 e succ.
modif., le informazioni utili alla valutazione di incidenza debbono essere parte integrante
dello studio di impatto ambientale o della documentazione presentata per lo screening.
La valutazione di incidenza, pertanto, deve essere condotta a partire da una relazione che
permetta una valutazione preventiva delle alternative. In particolare deve fornire
informazioni esaurienti circa:
- descrizione dettagliata delle caratteristiche tecniche e fisiche del progetto, delle attività
necessarie alla realizzazione dell’opera e delle motivazioni che ne rendono necessaria la
realizzazione;
- cartografia riportante l’area interessata dall’intervento, comprensiva delle aree occupate
durante la fase di costruzione e di esercizio, e l’intera area del Sito di Importanza
Comunitaria proposto (pSIC) oggetto della valutazione di incidenza ambientale e di
eventuali pSIC limitrofi e/o viciniori e delle aree protette istituite o in itinere, a livello
nazionale, regionale, provinciale o comunale interessate interamente o parzialmente dal
progetto;
- analisi reale dello stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti nei siti;
- individuazione dei livelli di criticità degli habitat e delle specie presenti nei siti;
- descrizione delle misure progettuali o i provvedimenti di carattere gestionale che si ritiene
opportuno adottare per contenere l’impatto sull’ambiente naturale, sia nel corso della fase
di realizzazione che di esercizio, con particolare riferimento alla conservazione degli
habitat e delle specie presenti nel pSIC;
- valutazione qualitativa e quantitativa degli impatti indotti dalla realizzazione
dell’intervento;
- descrizione degli interventi tesi a riequilibrare eventuali scompensi indotti sull’ambiente
naturale, con particolare riferimento agli habitat ed alle specie presenti nel pSIC,
Si rileva che mentre la DGR 646/2001 limita la competenza dell’Ente Parco alla verifica
della relazione di incidenza per piani e progetti che interessano siti (pSIC o ZPS) che
ricadono all’interno dell’area protetta, l’art, 15 comma 21 del piano del Parco di Portofino
definisce la propria competenza anche sui pSIC vicini, ma esterni all’area protetta.
1
Nell’area contigua e nei S.I.C., i nuovi strumenti urbanistici comunali, generali o attuativi e le loro varianti o integrazioni sono sottoposti
al preventivo parere dell’Ente Parco, che ne valuta la coerenza con le finalità e gli obiettivi del Parco, esprimendosi entro sessanta
giorni, decorsi i quali il parere si intende favorevolmente rilasciato. In riferimento ai SIC, tale parere assume il valore vincolante e gli
26
Nel pSIC in oggetto non sono previsti, allo stato delle conoscenze, infrastrutture e impianti
a rete oltre a quelli già esistenti, fatta eccezione per l’ipotesi del tratto terminale di uno
scolmatore dell’Entella, la cui localizzazione precisa non è ancora definita. Andrebbero
eventualmente valutati gli effetti positivi e negativi sul pSIC da una ipotesi di by-pass del
tratto di Aurelia fra Rapallo e Chiavari mediante un percorso interno attraverso Carasco.
Piani di settore (Sviluppo Rurale, Forestale, Faunistico, ecc,)
Sarebbe opportuno un piano di settore appositamente predisposto per la gestione di tutti i
siti della rete Natura2000 della Regione, costruito come piano di coordinamento e
integrazione dei diversi piani di settore esistenti o in redazione che incidono direttamente o
indirettamente sui siti stessi, articolato per province e per tipologie di habitat. Premesso
quanto sopra, con riferimento al sito in oggetto si suggerisce prioritariamente di adeguare
il piano di sviluppo rurale e quello faunistico e di partecipare alla redazione in atto del
piano forestale regionale inserendo espliciti richiami ed opportune disposizioni per una
piena ottemperanza della direttiva 92/43,
Tali piani di settore devono contenere:
- localizzazione del pSIC e descrizione del suo stato di protezione, in riferimento al
sistema previsto con la rete Natura 2000;
- quadro conoscitivo degli habitat e specie contenute nei siti e del loro stato di
conservazione;
- descrizione degli interventi di trasformazione previsti, in riferimento agli aspetti specifici
del settore, e valutazione della loro incidenza sugli habitat e sulle specie presenti nei siti.
Piano di Sviluppo Rurale
Il PSR attribuisce attenzione sufficiente, ma non sempre esplicita, ai pSIC e comprende
implicitamente diverse misure utili per la conservazione degli habitat e delle specie da
tutelare ai sensi della direttiva 92/43.
Per le priorità di accesso ai finanziamenti e per la ripartizione degli stessi, in particolare
per le ricadute economiche positive a favore delle aziende agricole e per una oggettiva
compensazione di possibile mancato guadagno derivante dalla adozione di misure
finalizzate alla conservazione degli habitat e delle specie, sarebbe opportuno equiparare i
pSIC alle aree protette.
Piano forestale
Nella formazione del Piano Regionale Forestale, appare necessario definire i criteri guida
per una pianificazione forestale che permetta di venire incontro alle richieste di forme
rinnovabili di energia, di ridurre i rischi derivanti dall’erosione idrogeologica, di risolvere nel
medio-lungo periodo le problematiche socio-economiche dei territori rurali, ma anche di
migliorare il livello di naturalità e conservare la biodiversità naturale e le peculiarità del
paesaggio.
E’ inoltre importante stabilire le procedure di analisi e valutazione del territorio per
addivenire ad una programmazione degli interventi forestali che consentano gli obiettivi
sopra ricordati, nel rispetto del complesso delle normative comunitarie ambientali e in
particolare l’armonizzazione e le sinergie con l’applicazione della direttiva europea 92/43.
Essenziale è inoltre stabilire le priorità di intervento sulla base di criteri integrati che
soddisfino le necessità globali e locali.
Andrebbe posta particolare attenzione ai seguenti aspetti:
• vulnerabilità del territorio e ambientale
• esigenze socio-economiche
effetti previsti dalla normativa regionale in materia di valutazione di incidenza. (Art. 15 c. 2 del Piano del Parco)
27
•
•
•
valutazione dei costi-benefici comprensiva sia delle fasi di intervento sia delle
necessità di successiva gestione
esigenze di riqualificazione e rinaturalizzazione degli habitat forestali
esigenze di mantenimento della diversità degli habitat e del paesaggio.
Vulnerabilità del territorio e ambientale
Occorre a tal fine definire:
• le condizioni territoriali e le aree dove è “prioritario”, “indispensabile” o “necessario”
intervenire
• le modalità di intervento
soprattutto allo scopo di:
• evitare una progressiva accentuazione dei rischi di erosione
• consentire comunque un regolare trasporto solido utile al mantenimento dei
caratteri costieri
• ridurre il livello di rischio di incendio
• evitare una eccessiva riduzione della biomassa fogliare e dell’efficienza
fotosintetica
• evitare la diffusione di parassitosi forestali (es. cocciniglia del pino marittimo)
• evitare l’innesco di processi di degrado e di pericolo
• evitare la diffusione di malattie
Esigenze socio-economiche
Occorre:
• individuare i parametri per stabilire dove e come la realizzazione di interventi
forestali può concretamente innalzare la qualità della vita nei territori rurali
• individuare i rapporti fra scala territoriale e interventi forestali (estensivi e intensivi)
proponibili con riferimento agli ambiti socio-economici di potenziale influenza
positiva e negativa degli stessi interventi
Valutazione dei costi-benefici comprensiva sia delle fasi di intervento sia delle necessità di
successiva gestione
Occorre stabilire preventivamente i criteri per la redazione di un bilancio che consideri gli
aspetti positivi e negativi sia “economici” sia “ambientali” nell’ottica di scenari
multitemporali: breve, medio e lungo periodo. A tal fine sono necessarie profonde
conoscenze sia sulle tendenze dinamiche naturali e indotte della vegetazione sia sulle
tecniche di gestione forestale.
Sono inoltre auspicabili simulazioni relative alla applicazione di tali criteri su ambiti
territoriali
Esigenze di riqualificazione e rinaturalizzazione degli habitat forestali
Il basso livello qualitativo che si riscontra nelle comunità forestali non è riferibile solo ad
aspetti di bassa produttività, ma, salvo rare eccezioni, anche a un livello di naturalità
ridotto da elementi che provocano: eccessiva frammentazione e disomogeneità nelle
“tessere” del mosaico “paesaggio” o bloccano la continuità funzionale fra habitat
appartenenti alle stesse serie dinamiche, inquinamento da parte di esotiche invasive con
potere sostitutivo nei confronti di essenze autoctone.
E’ quindi importante individuare forme di intervento specifiche sia per prevenire sia per
porre rimedio ai fenomeni sopra esposti. Al riguardo appare necessario porre attenzione a:
• pianificazione e definizione delle caratteristiche tecniche di realizzazione delle
infrastrutture lineari, individuazione e sperimentazione di forme sostenibili di
controllo e lotta alle esotiche invasive,
28
•
individuazione e sperimentazione di forme di mitigazione o compensazione che
consentano il mantenimento dei processi dinamici fra habitat collegati in contatti
seriali e catenali.
Esigenze di mantenimento della diversità degli habitat e del paesaggio
Devono essere definiti i criteri per evitare che le necessità in campo forestale inducano a
scelte che compromettano la tutela della biodiversità intesa nel complesso delle sue scale
di riferimento (infraspecifica, specifica – vegetale, animale microbica - ed ecosistemica) o
che compromettano le peculiarità del paesaggio.
In particolare devono essere individuate preliminarmente le potenziali conflittualità
derivanti dalla coesistenza di esigenze produttive e di sicurezza con quelle di
mantenimento di habitat scarsamente produttivi, anche non forestali (per esempio i pascoli
o la gariga).
Devono inoltre essere individuate possibili sinergie tra interventi di tipo forestali e interventi
di gestione degli habitat naturali, con particolare riferimento alla applicazione di tecniche
che consentano la creazione di condizioni idonee alla autorigenerazione e diffusione di
microhabitat la cui conservazione è importante a livello europeo per la conservazione della
biodiversità.
Essenziale è l’individuazione dei rapporti normativi, pianificatori e progettuali fra la
gestione dei siti individuati nell’ambito della applicazione delle direttive 92/43 e 79/409 e il
complesso delle attività più strettamente inerenti la gestione del patrimonio forestale.
Occorre quindi la predisposizione di:
• lista di attenzione per la tutela di habitat potenzialmente “intaccabili” dalle attività
forestali
• lista degli habitat che potrebbero raggiungere un migliore livello conservativo
applicando accorgimenti di piccola o media portata economica nella realizzazione di
interventi forestali
• criteri per la valutazione d’incidenza degli interventi forestali (anche manutentivi)
• protocolli sperimentati per il monitoraggio multiscala e multitemporale della
biodiversità pre- e post-operam in campo forestale.
Da quanto sopra, emerge la necessità di inquadrare e valutare le azioni pilota in un
contesto territoriale sufficientemente ampio ponendo particolare attenzione a:
• complessità dei rapporti interni agli ecosistemi e fra gli ecosistemi,
• relazioni territoriali fra settori contigui, ma diversi per uso del suolo prevalente
• tendenze dinamiche naturali
• possibilità di ottimizzare sinergicamente le attività forestali (anche produttive) e il
miglioramento dello stato di conservazione degli habitat e delle specie.
E’ inoltre opportuno cogliere l’occasione fornita dai programmi europei (Life, Interreg, ecc.)
per valorizzare i risultati e le documentazioni già disponibili a livello comunitario, come
quelle prodotte nelle risoluzioni delle conferenze ministeriali europee sulle foreste
(Strasburgo 1990; Helsinki, 1993; Lisbona, 1998) e riassunti dal documento della
Commission work on a draft guidance document on Natura 2000 and forestry. (curato da
Joost van der Velde, European Commission, DG-ENV, presentato al Nature & Forest
Directors’ Meeting in Danimarca il 2-4 ottobre 2002):
• Rete europea permanente di monitoraggio delle foreste
• Banca dati europea sugli incendi forestali
• Conservazione delle risorse genetiche forestali
• Adattamento della gestione delle foreste montane alle nuove condizioni ambientali
• Espansione della rete di ricerca EUROSILVA sulla fisiologia degli alberi
29
•
•
•
•
•
•
•
Rete europea di ricerca sugli ecosistemi forestali
Linee guida generali per la gestione sostenibile delle foreste europee
Linee guida generali per la conservazione della biodiversità nelle foreste europee
Cooperazione forestali con paesi ad economia in transizione
Strategie per processi di adattamento a lungo termine al cambiamento climatico
delle foreste europee
Popolazione, foreste e forestazione: ottimizzazione degli aspetti socio-economici
della gestione sostenibile delle foreste
Criteri paneuropei, indicatori e linee guida sui livelli operativi per la gestione
sostenibile delle foreste.
Riguardo al pSIC in oggetto e in particolare alle cenosi forestali, fra le quali vi sono habitat
compresi nell’Allegato 1 della direttiva 92/43 o habitat di specie dell’Allegato 2 della stessa
direttiva, occorrono scelte che privilegino la naturalità e al tempo stesso limitino le perdite
economiche derivanti dalle modalità di gestione del bosco. I risultati di tali scelte
dovrebbero essere monitorati nel medio e lungo periodo e le modalità gestionali
dovrebbero essere dotate di flessibilità sufficiente per poter essere ricalibrate e modulate
in base ai dati del monitoraggio.
Piano faunistico
I Piani faunistici dovrebbero contenere espliciti riferimenti alle direttive 92/43 e 79/49 e
successive modificazioni e recepirne integralmente le disposizioni, ponendo particolare
attenzione, non solo alla tutela delle specie, ma anche a quella degli habitat dell’All. 1 e
agli habitat delle specie.
Nelle situazioni di conflittualità le scelte devono essere operate privilegiando innanzitutto
gli habitat e le specie d’interesse prioritario, in secondo grado gli habitat e le specie
comprese negli allegati 1, 2, 4, 5 a maggior rischio di rarefazione o estinzione, in terzo
grado tutti gli altri habitat e specie inclusi nei medesimi allegati o proposti per l’inclusione
negli stessi.
30
Monitoraggio
OGGETTO
INDICATORI
METODO
PERIODICITA’
HABITAT CON PRESENZA E RAPPRESENTATIVITÀ CERTA
1170 Scogliere
A) Numero e copertura di specie vegetali
(alghe) e animali (invertebrati) specialisti e
tipiche dell’habitat: + → +
A) Numero e copertura relativa delle alofite
1240 Scogliere con vegetazione
delle coste mediterranee con specie esclusive (Crithmum maritimun, Daucus
gingidium, ecotipi di Silene vulgaris, ecc.):
endemiche di Limonium
+→+
B) Numero e copertura relativa di piante
nitrofile: + → 6210 Formazioni erbose secche
A) Superficie occupata: = → +
semi-naturali e facies arbustate su
B) Numero di specie vegetali erbacee
substrati calcarei (Festuconelle formazioni: + → +
Brometalia) (* con siti importanti per C) Copertura relativa di specie legnose
le orchidee)
nelle formazioni: + → D) Numero e copertura di specie vegetali
esotiche e cosmopolite: + → E) Numero di specie di Orchidaceae: + →
+
F) Numero individui popolamenti di
orchidacee rare: + → +
G) Numero di specie di lepidotteri: + → +
6220 Pseudosteppa di graminacee e A) Superficie occupata: = → +
piante annue dei TheroB) Numero di specie vegetali erbacee
Brachypodietea
nelle formazioni: + → +
C) Copertura relativa di specie legnose
nelle formazioni: + → D) Numero e copertura di specie vegetali
esotiche e cosmopolite: + → E) Presenza di specie ornitiche proprie
delle steppe aride: + → +
8210 (8211) Pareti rocciose calcaree A) Presenza di elementi floristici di
con vegetazione casmofitica
maggiore interesse biogeografico: + → +
B) Presenza e copertura di specie nitrofile:
+→B) Presenza di specie ornitiche di
maggiore interesse biogeografico: + → +
9340 Foreste di Quercus ilex e
A) Superficie occupata: + → +
Quercus rotundifolia
B) Capacità di rinnovamento della
componente arborea: copertura delle
plantule > 1% in un popolamento
elementare → +;
C) Ricchezza di classi diametriche
(valutabili come classi di età) delle specie
del genere Quercus: almeno 2 classi di
diametri, oltre alle plantule, ciascuna con
copertura superiore al 10% → +
D) Vetustà degli elementi arborei: almeno
il 10% di copertura valutabile
empiricamente dal diametro del tronco a
circa 130 cm dal suolo: > 40 cm → +
E) Copertura dello strato arboreo: >
70%→ +
F) Efficienza della biomassa fogliare + →
+
G) Presenza e diffusione di specie
31
A) Rilevamento delle
biocenosi
Fase 1: annuale
Fase 2: triennale
A) Rilevamento
fitosociologico
B) Spettro ecologico
Fase 1: annuale
Fase 2: triennale
A) Rilevamento
cartografico
B) Rilevamento
fitosociologico
C) Spettro biologico
D) Spettro corologico
E) Censimento floristico
F) Censimento floristico
G) Censimento
quantitativo
lepidotterologico
Fase 1: A-G:
annuale
Fase 2: A: 5anni
B-G: biennale
A) Rilevamento
cartografico
B) Rilevamento
fitosociologico
C) Spettro biologico
D) Spettro corologico
E) Censimento
quantitativo
lepidotterologico
Fase 1: A-E: annuale
Fase 2: A: 5anni
B-E:
biennale
B) Rilevamento
fitosociologico
C) Spettro ecologico
D) Censimento
ornitologico
Fase 1: annuale
Fase 2:
quinquennale
Fase 1: A-I: annuale
A) Rilevamento
Fase 2: A: 5anni
cartografico
B-I:
B) Rilevamento
biennale
fitosociologico
C) Rilevamento
dendrometrico
D) Rilevamento
dendrometrico
E) Rilevamento
fitosociologico o
telerilevamento
F) Calcolo di indici da
immagini satellitari o foto
aeree multispettrali
G) Spettro corologico
H) Censimento
erpetologico
I) Censimento
entomologico
esotiche e cosmopolite: + → H) Comunità di specie animali (rettili in
particolare) legate ad ambienti più secchi e
forestali → +
I) Presenza di alcuni coleotteri tipicamente
legati ad essenze quercine (es.: Lucanus
cervus e Cerambyx cerdo) → +
Fase 1: A-I: annuale
A) Rilevamento
9540 Pinete mediterranee di pini
A) Superficie occupata: = → +
Fase 2: A: 5anni
mesogeni endemici
B) Copertura continua (superiore al 70%): cartografico
B-I: biennale
B)
Rilevamento
→+
fitosociologico
C) Buona rappresentanza di tutte le classi
C) Rilevamento
diametriche: → +
dendrometrico
D) Capacità di rinnovazione: copertura
D) Rilevamento
delle plantule > 1% in un popolamento
dendrometrico
elementare: → +
E) Presenza anche di individui giovani: → E) Rilevamento
dendrometrico
+
F) Calcolo di indici da
F) Efficienza della biomassa fogliare + →
immagini satellitari o foto
+
aeree multispettrali
G) Presenza e diffusione di specie
G) Spettro corologico
esotiche e cosmopolite: + → H) Censimento
H) Specie fitofaghe xilofaghe specializzate
entomologico
(Insecta: Coleoptera Buprestidae,
I) Censimento
Cerambycidae, ecc.): → +
ornitologico
I) Presenza di uccelli particolarmente
legati all'habitat (colombella, succiacapre,
Picidi): → +
HABITAT CHE NECESSITANO DI PRELIMINARE ACCERTAMENTO CIRCA PRESENZA O RAPPRESENTATIVITÀ
Fase 1: A-F: annuale
A) Rilevamento
5320 Formazioni basse di euforbie
A) Superficie occupata: + → +
Fase 2: A: 5anni
cartografico
vicine alle scogliere
B ) Presenza di contatti catenali e seriali
B-F: biennale
B)
Rilevamento
coerenti: → +
sinfitosociologico
C) Presenza e diffusione di specie
C) Spettro corologico
esotiche e cosmopolite: + → D) Presenza e diffusione di specie nitrofile: D) Spettro ecologico
E) Censimento
+→E) Numero di specie ornitiche (soprattutto ornitologico
F) Censimento
passeriformi) tipici della macchia: + → +
entomologico
F) Numero di specie di lepidotteri
5330 Arbusteti termomediterranei e
predesertici
6310 Dehesas con specie
sempreverdi di Quercus [intese
come matorral a Quercus ilex]
caratterizzanti (Gonepterix cleopatra, ecc.)
:+→+
A) Superficie occupata: + → +
B) Continuità nella copertura: >70% → +
C) Presenza di contatti catenali e seriali
coerenti: → +
D) Presenza e diffusione di specie
esotiche e cosmopolite: + → E) Presenza e diffusione di specie nitrofile:
+→F) Numero di specie ornitiche (soprattutto
passeriformi) tipici della macchia: + → +
G) Numero di specie di lepidotteri
caratterizzanti (Gonepterix cleopatra, ecc.)
:+→+
A) Superficie occupata = → +
B ) Presenza di contatti catenali e seriali
coerenti: → +
C) Copertura continua: >70% → +
D) Numero e copertura di specie vegetali
esotiche e cosmopolite: + → -
32
A) Rilevamento
cartografico
B) Rilevamento
fitosociologico
C)Rilevamento
sinfitosociologico
D) Spettro corologico
E) Spettro ecologico
F) Censimento
ornitologico
G) Censimento
entomologico
Fase 1: A-G:
annuale
Fase 2: A: 5anni
B-G: biennale
A) Rilevamento
cartografico
B) Rilevamento
sinfitosociologico
C) Rilevamento
fitosociologico
Fase 1: A-E: annuale
Fase 2: A: 5anni
B-E:
biennale
91H0 Boschi pannonici di
Quercus pubescens [Querceto a
roverella (91H0 pro parte)]
9260 Foreste di Castanea sativa
[Castagneto (9260 pro parte)]
Euphorbia biumbellata
Orchidaceae
E) Presenza di specie ornitiche
(soprattutto passeriformi) tipiche della
macchia + → +
A) Superficie occupata
B) Capacità di rinnovamento della
componente arborea: copertura delle
plantule > 1% in un popolamento
elementare: + → +
C) Ricchezza di classi diametriche
(valutabili come classi di età) delle specie
del genere Quercus: almeno 2 classi di
diametri, oltre alle plantule, ciascuna con
copertura superiore al 10%: + → +
D) Vetustà degli elementi arborei: almeno
il 10% di copertura (valutabile
empiricamente dal diametro del tronco a
circa 130 cm dal suolo) > 40 cm: + → +
E) Copertura dello strato arboreo: > 70%:
+→+
F) Efficienza della biomassa fogliare + →
+
G) Numero e copertura di specie esotiche
e cosmopolite: + → H) Numero di specie di rettili legati ad
ambienti secchi forestali: + → +
I) Presenza di alcuni coleotteri tipicamente
legati ad essenze quercine (es.: Lucanus
cervus e Cerambyx cerdo) : + → +
A) Superficie occupata: = → +
B) Numero di specie cosmopolite e ad
ampia distribuzione in un popolamento
elementare: > 15% della flora totale: → C) Efficienza della biomassa fogliare + →
+
D) Presenza di ceppaie idonee allo
sviluppo della fauna saproxilica: + → +
E) Numero di specie vegetali nemorali: +
→+
F) Numero di specie di macrofungi:+ → +
G) Numero di specie animali nemorali: +
→+
H) Numero di specie di mammiferi mioxidi,
mustelidi e insettivori: + → +
I) Numero di specie di passeriformi: + → +
SPECIE VEGETALI
A) Numero di metapopolazioni: = → +
B) Numero di individui: = → +
C) Numero di plantule: = → +
D) Numero medio di semi prodotti per
individuo: = → +
E) Germinabilità del seme: = → +
A) Numero di specie presenti: + → +
B) Numero di metapopolazioni: + → +
C) Numero di individui che costituiscono le
metapopolazioni di specie rare: + → +
33
D) Spettro corologico
E) Censimento
ornitologico
Fase 1: A-I: annuale
A) Rilevamento
Fase 2: A: 5anni
cartografico
B-I: biennale
B) Rilevamento
dendrometrico
C) Rilevamento
dendrometrico
D) Rilevamento
dendrometrico
E) Rilevamento
fitosociologico o
telerilevamento
F) Calcolo di indici da
immagini satellitari o foto
aeree multispettrali
G) Spettro corologico
H) Censimento
erpetologico
I) Censimento
entomologico
Fase 1: A-I: annuale
A) Rilevamento
Fase 2: A: 5anni
cartografico
B-I: biennale
B) spettro corologico
C) Calcolo di indici da
immagini satellitari o foto
aeree multispettrali
D) Rilevamento
forestale-entomologico
integrato
E) Rilevamento floristicoecologico
F) Censimento
micocenologico
G) Censimento
faunistico
H) Censimento della
mammalofauna
I) Censimento
ornitologico
Fase 1: A-E: annuale
A) Conteggio in campo
Fase 2: A-E:
B) Conteggio in campo
biennale
C) Conteggio in campo
D)
Conteggio
a
campione
E) Test di germinazione
A) Conteggio in campo
B) Conteggio in campo
C) Conteggio in campo
Fase 1:
annuale
Fase 2:
biennale
A-C:
A-C:
SPECIE ANIMALI
A)Presenza specie + → +
B)Presenza di zone ecotonali (radurebosco) preferibilmente umido-fresche + →
++
Lucanus cervus
A) Presenza di esemplari + → +
B) Quantità necromassa (m3/ha)
+ → ++
C) n° ceppi/alberi morti di Quercus e
castagni con lettiera + → ++
Chirotteri forestali (non segnalati nel A) Presenza: + → +
pSIC, ma presumibilmente presenti) B) N° alberi con cavità + → ++
Euplagia quadripunctaria
Specie di uccelli dell’All. 1 Dir 79/409 A) Presenza della specie
B) Estensione dell’habitat della specie
Altre specie animali degli allegati 2, A) Presenza della specie
4, 5 della direttiva 92/43
B) Estensione dell’habitat della specie
ALTRI ELEMENTI
A) Superficie utilizzata: = → +
B) Quantità di fitofarmaci e fertilizzanti
impiegati: - → +
A)Transetti visuali
B) censimento
Fase 1: annuale
Fase 2: biennale
A) Trappolaggio con Fase 1: A-C annuale
Fase 2: A: biennale;
window traps
B-C: 5 anni
B)Transetti lineari
C) censimento
A) Rilevamento con bat
detector
B) Censimento
A) Censimento
B)
Rilevamento
cartografico
A) Censimento
B)
Rilevamento
cartografico
Fase 1: annuale
Fase 2: 5 anni
A): annuale
B): biennale
A-B) biennale
A-B: annuale
A) Rilevamento
cartografico
B) Controllo della
documentazione
Orli e margini di contatto fra coltivi e A) Presenza di comunità proprie delle A) Rilievo fitosociologico A-B: annuale
B) Spettro corologico
habitat naturali
serie: + → +
B) Presenza di specie esotiche invasive: +
→Muretti a secco
A)
R i l e v a m e n t o A) Annuale
A) Metri lineari: = → +
topografico
A)Controllo
documentazione
In grassetto: Habitat di maggiore interesse per il sito
+ → + : l’incremento indica il miglioramento dello stato conservativo; + → -: l’incremento indica il peggioramento dello stato
conservativo; = → + : la stabilità indica il mantenimento dello stato conservativo
Oliveti
34
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ALLEGATO B Guida esemplificativa per la redazione di