Quaderni acp 2009; 16(4): 176-180
Fare prevenzione
con la teoria dell’attaccamento
Maria Giuseppina Della Speranza
Psicologa psicoterapeuta, Responsabile UOS di Psicologia Clinica e di Comunità DMI, ASL 4, Matera
Abstract
Prevention by the attachment theory
The complexity of social contexts, enriched by stress and poverty, especially for the
disadvantaged, makes mandatory the management of appropriate health interventions
through the alliance of different professionals. Health care services should accompany families toward changes in life styles, appropriate competences and parenting.
Quaderni acp 2009; 16(4): 176-180
Key words Attachment. Sensibility. Temperament. Change. Affectability
L’accrescimento della complessità del contesto sociale, ricco di motivi di distress e
di disagio, la sofferenza in esso sempre più diffusa e rilevabile soprattutto nei più
deboli e nei piccoli ci inducono ad accogliere una sfida professionale: progettare
interventi sanitari che implichino apporti di saperi e professionalità differenziate;
cimentarci in percorsi nuovi di cura e presa in carico in cui non necessitano prescrizioni di farmaci ed esami clinici, ma è opportuno accompagnare la famiglia in un percorso di cambiamento comportamentale che favorisca l’assunzione di diversi e più
funzionali stili di vita e l’acquisizione di competenze adeguate al ruolo familiare e
sociale ricoperto.
Parole chiave Attaccamento. Sensibilità. Temperamento. Cambiamento. Responsività
Introduzione
Nel primo quarto del secolo scorso, dalle
osservazioni di J. Bowlby su alcuni
ragazzi delinquenti, prende l’avvio
una teoria, quella dell’attaccamento, che
darà un grande contributo alla comprensione del mondo infantile e dei legami
del bambino con le figure di accudimento [1-2-3].
Un aspetto interessante della teoria è
l’assunto che sono le esperienze reali che
il bambino vive con le figure di riferimento affettivo a rappresentare fattori
protettivi, se positive, o di rischio, se
negative.
L’attaccamento è definito come “ogni
forma di comportamento che appare in
una persona che riesce a ottenere o a
mantenere la vicinanza a qualche altro
individuo differenziato e preferito” [4].
Esso, attivato da una separazione reale o
minacciata dalla figura di riferimento,
rappresenterebbe un vero e proprio sistema motivazionale a base innata, cioè un
sistema di controllo corretto secondo lo
scopo.
L’esperienza di attaccamento e il suo
stile sono determinanti sullo sviluppo del
bambino e per ciò che egli diventerà da
adulto [5-6-7]. Un bambino sicuramente
Per corrispondenza:
Maria Giuseppina Della Speranza
e-mail: [email protected]
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utilizzerà meglio il suo patrimonio
cognitivo, avrà migliori competenze
sociali e comunicative, più elevato senso
di autoefficacia. Le ripercussioni sulla
rappresentazione mentale di se stesso e
degli altri (Internal Working Models)
condizionano le aspettative in situazioni
nuove e incidono quindi, anche in età
adulta, sulle relazioni affettive in primo
luogo, e poi anche su quelle sociali [8-9].
L’autoefficacia è un fattore di protezione
nelle situazioni di stress, riconosciuto
anche da altri studi, rispetto all’insorgenza, per esempio, di sintomi depressivi e
ad alterazioni della funzionalità immunitaria [10].
La sensibilità (capacità di riconoscere i
segnali del piccolo) e la responsività
(prontezza nella risposta) sono le caratteristiche della madre significative per
definire la qualità della sua relazione con
il figlio [11]. Madri disturbate e sofferenti rappresentano esse stesse un fattore di
rischio per il benessere del proprio figlio,
poiché è condizionata la qualità dell’interazione.
Va detto che non tutti i bambini sono
ugualmente facili da allevare, sia perché
ognuno nasce con il suo temperamento,
più o meno difficile, sia a causa di pato-
logie o prematurità. È particolarmente
importante allora individuare precocemente quelle situazioni di rischio che
rendono più vulnerabile il neonato per
motivi “intrinseci” o “estrinseci”, in
modo da avviarne i genitori a un percorso di sostegno che incentivi i necessari
cambiamenti nelle modalità di cura,
intervenendo anche su vissuti e timori
della madre.
Motivazioni organizzative
All’interno di una organizzazione dipartimentale materno-infantile, un progetto
preventivo da ciò motivato può rappresentare una valida opportunità per mettere in rete i vari servizi e i diversi operatori e consentire una presa in carico del
bambino e della sua famiglia con ricadute significative sulla qualità dell’assistenza.
L’esperienza ha insegnato che, negli
interventi in favore della famiglia, la collaborazione tra le varie figure professionali è utile perché ne rispetta la complessità; ha anche evidenziato la necessità di
interventi precoci che agevolino le relazioni nel loro stabilirsi e correttamente
evolversi, piuttosto che tentare di apportare correzioni su aspetti disfunzionali
già strutturati e consolidati nel tempo. La
motivazione è poi un altro elemento di
cui tener conto: essa è elevata nelle gravide e nei neogenitori, utenti che si
approssimano alla realizzazione di un
progetto importante per la vita; decresce
via via che l’età dei figli aumenta nonostante spesso possano insorgere difficoltà. Risulta, in questo momento, più
facile coinvolgere il partner e i nonni e
stabilire con la famiglia un rapporto di
fiducia che si protragga nel tempo.
Può quindi essere importante prevedere
di incrementare il percorso nascita con
una offerta attiva che sia efficace nelle
metodologie utilizzate e che garantisca
un accesso facilitato alle donne e alle
famiglie dell’intero territorio di una
Azienda Sanitaria. Questo è in linea con
quanto emerso nel Workshop IRCCS
proposte
Bambino Gesù (Roma) - IRCCS Burlo
Garofolo (Trieste), tenutosi a Roma il
21/05/05, così sintetizzato [12]:
1. Diffuso bisogno di sostegno allo sviluppo delle competenze genitoriali,
anche in relazione a situazioni di
rischio sociale attualmente in crescita
(neogenitori con bassa scolarità,
madri single con bassa scolarità,
nuclei familiari di recente immigrazione ecc.).
2. Esistono evidenze che lo sviluppo del
bambino e la sua salute siano condizionati dalla minore applicazione di
buone pratiche di salute e da minori
stimolazioni ambientali connesse a
carenza di competenze e funzioni
genitoriali.
3. Esistono evidenze che ambiente familiare, salute e sviluppo del bambino e
benessere dei genitori migliorino in
relazione a interventi precoci di supporto alle funzioni genitoriali.
4. Per interventi di sostegno può essere
utilizzato, con pari efficacia, personale non professionale, contenendo così
i costi.
5. Tali interventi dovrebbero avere inizio
durante la gravidanza, continuare per
almeno il primo anno di vita, contemplare momenti di incontro tra genitori,
e inserirsi nella rete dei servizi sociosanitari per il percorso nascita.
Analisi effettuate sugli interventi preventivi basati sulla teoria dell’attaccamento
sembrano dimostrare un’efficacia che
non sempre viene riconosciuta ad altre
tipologie di azioni, pur prevedendo un
numero limitato di sessioni. Evidenziano
inoltre che “gli interventi più circoscritti
che si focalizzano sul comportamento
sensibile della madre appaiono piuttosto
efficaci nel modificare l’insensibilità dei
genitori e nel promuovere la sicurezza
dell’attaccamento infantile” [13].
Apollonio e altri [12] ritengono che gli
effetti del sostegno alla genitorialità possano riguardare:
per i bambini
– migliore sviluppo cognitivo, emotivo
e fisico;
– riduzione di problemi comportamentali e di apprendiment;
– riduzione di abuso e trascuratezza;
– migliori esiti psico-sociali da adulti;
– migliore parenting da adulti;
Quaderni acp 2009; 16(4)
TABELLA
1: CAN SCANSIONE
Argomento
Operatore
La tutela della maternità
Assistente sociale
Note su evoluzione della gravidanza e del parto
Ginecologo
Alimentazione e igiene in gravidanza
Ostetrica
Igiene del neonato, corredino, vaccinazioni
Infermiera/vigilatrice
Prepararsi al ricovero: manuale di sopravvivenza
Ostetrica
Relazione di coppia e familiare
Psicologo
Ruolo educativo dei genitori
Psicologo
Competenze del neonato, linguaggio e bisogni
Psicologo/pediatra
Allattamento
Infermiere/vigilatrice
Massaggio al neonato
Infermiere/vigilatrice
Sessualità nella coppia e controllo della fertilità
Ginecologo
per i genitori
– riduzione della prevalenza di depressione e ansia materna grazie a una
precoce individuazione dei segnali
che fanno presagire il passaggio dal
“baby blues” a una vera e propria
patologia del tono dell’umore;
– migliore autostima, migliore capacità
produttiva e sociale;
– migliore salute riproduttiva per la
madre;
per le famiglie
– funzionamento e relazioni interne
migliori;
– migliori relazioni sociali;
– migliore utilizzo dei servizi sanitari.
Da queste considerazioni nasce la proposta di Progetto che qui viene presentata
dettagliando gli obiettivi, le azioni e gli
operatori coinvolti, gli indicatori e gli
strumenti.
Obiettivi del Progetto
왘
왘
왘
왘
왘
Aiutare ciascun genitore a riscoprire le
proprie risorse umane, i propri carismi;
accompagnare ogni coppia nel processo di assunzione del ruolo genitoriale;
incentivare l’utilizzo dei servizi aziendali favorendo la conoscenza dei riferimenti esistenti e dei percorsi per ciascuna problematica;
sostenere processi di aggregazione e
solidarietà sociale;
offrire spazi e competenze per l’ela borazione di vissuti negativi e ansie
sconsiderate e incontrollabili;
왘
왘
왘
individuare segnali di disagio materno
e/o di coppia che possano incidere
negativamente sul benessere del bambino;
creare una rete in grado di sostenere la
piena assunzione dei compiti genitoriali;
favorire una gestione consapevole
della sessualità per promuovere paternità/maternità responsabili e prevenire
il ricorso alle IVG.
Azioni
1. Pubblicizzazione dell’iniziativa e
coinvolgimento del personale sanitario e
sociale che può favorire la partecipazione di donne più bisognose di sostegno (MMG, PdF, operatori dei Servizi
sociali e del Servizio vaccinazioni, ostetriche e ginecologi dei Servizi aziendali
ecc.).
2. Corsi di accompagnamento alla nascita (CAN con équipe multiprofessionale)
aperti alle donne nel secondo trimestre di
gravidanza che chiedono di parteciparvi.
In occasione dell’adesione all’iniziativa
le donne verranno sottoposte a un colloquio condotto secondo una griglia predefinita per compilare la cartella. Le informazioni raccolte permetteranno di discriminare i casi più problematici e agevolare l’accesso al percorso destinato alle situazioni a rischio. Il colloquio accerterà
infatti che la donna si trovi in condizioni
di rischio per il proprio benessere e/o per
quello del nascituro. Per la selezione
177
proposte
saranno considerati i fattori di rischio
sotto riportati.
A tutte le gravide sarà somministrato il
SAT (Separation Anxiety Test di Klagsbrun e Bowlby), tarato sulla popolazione
italiana da G. Attili, curatrice della versione che si intende utilizzare [14]. In
essa il test è utilizzabile anche per adolescenti e adulti, sebbene fosse originariamente stato validato per bambini dai 4 ai
9 anni. È di facile somministrazione e
richiede anche tempi molto contenuti per
la valutazione [15]. Esso rileva gli stili di
attaccamento, ma anche le abilità di
coping, consentendo di verificare le situazioni di maggiore rischio e di avere informazioni sullo stile di attaccamento; i casi
individuati con attaccamento confuso o
disorganizzato sono ammessi alla fase 2.
Tutte le altre partecipanti al corso potranno comunque iscriversi ai corsi per neogenitori. I temi da trattare nel corso di
accompagnamento alla nascita (incontri
di 3 ore che, con cadenza settimanale, si
protrarranno per circa 2 mesi) sono riportati nella tabella 1. Il corso potrà prevedere esercizi di stretching, visualizzazione o rilassamento, a seconda delle competenze degli operatori coinvolti.
3. Osservazione della diade madre-bambino, condotta da un infermiere o una vigilatrice in ambiente domestico e accompagnata dalla video registrazione di una attività di circa 20’, concluderà la valutazione-intervento dei casi selezionati [16]. La
videoregistrazione avverrà previa accettazione/autorizzazione della famiglia e sarà
letta utilizzando gli “indici osservativi dell’attaccamento” che consentono di verificare la qualità dell’interazione tra madre e
figlio. Seguirà la discussione dei filmati
tra gli operatori che l’hanno effettuata,
sotto supervisione dello psicologo di riferimento; essa fornirà quegli elementi utili
a sostenere le abilità materne e a individuarne le difficoltà; potrà parteciparvi
anche il pediatra di famiglia (PdF) [17].
4. Per i neonati descritti dalle madri
come difficili (intensità delle risposte,
aritmicità, scarsa adattabilità, inconsolabilità ecc.) e riconosciuti come tali anche
dal medico curante, che assume funzione
di filtro, è prevista la valutazione del
temperamento a cura dello psicologo,
tramite il questionario QUIT di G. Axia,
tarato su popolazione italiana da 0 a 11
anni [16]. La famiglia potrà quindi entra178
Quaderni acp 2009; 16(4)
TABELLA
2: IMPEGNO ORARIO DEGLI OPERATORI COINVOLTI NELL’INTERO PERCORSO,
ESCLUSA LA PRESA IN CARICO
Attività
Operatore
Tempo in ore
Colloquio anamnestico
Somministrazione e decodifica SAT
Visita domiciliare
Supervisione registrazione video
Valutazione temperamento neonato
Lezioni ai corsi pre e post partum
Attività di sportello
Assistente sociale
Psicologo
Infermiere/Vigilatr./Ost.
Psicologo
Psicologo
Tutti
Infermiere/Vigilatrici
1 per utente
1,30 per utente
1
1 per utente
1,30 per utente
3 per incontro
1 per settimana
TABELLA
3: MODALITÀ DELLA PRESA IN CARICO
Gravità disagio
Lieve (disagio
sociale transitorio)
Operatore
che assume cura
Modalità
Tempi/numero
interventi
Volontario, attiva- Visite domiciliari
zione rete familiare
e/o sociale
10/12 di 1 ora con
frequenza inizialmente bi-settimanale e poi settimanale
per aiuto materiale
e sostegno
Medio (disagio so- Operatore sociale Visite domiciliari
ciale non transitorio e/o sanitario
ma non complicato
da componenti psicologiche)
10/12 di 1 ora con
frequenza inizialmente bi-settimanale e poi settimanale
per attività di modelling e sostegno
alle modalità di cura funzionali [19]
Grave (problemi
psicologici)
Psicologo
re nel Progetto anche nei casi in cui la
neomamma non abbia partecipato al
corso di accompagnamento alla nascita,
frequentando il corso per neogenitori
previsto al punto 7 e usufruendo degli
interventi previsti al punto 3 (vedi schema riassuntivo di tabella 1).
5. Il sostegno alle famiglie più problematiche, affidato all’operatore ritenuto più
indicato per la profondità del disagio,
prevederà colloqui periodici, visite do miciliari, affiancamento di operatori
volontari o di personale convenzionato
con il servizio sociale comunale.
6. Rivalutazione delle funzioni di prima
accoglienza dei bisogni percepiti dall’utenza tramite uno spazio di ascolto e di
sostegno per le problematiche connesse
alla nascita.
Colloqui di terapia Un ciclo di 10 sedute a cadenza setfocale
timanale
7. Cicli di 6 incontri interdisciplinari con
le neomamme di 3 ore ciascuno (neogenitori), dove verranno affrontati temi
relativi alla cura del neonato e della puerpera, ma anche argomenti che si propongono di esaminare e modificare la relazione genitoriale: esperienze di separazione vissute nel passato e nel presente,
il modo in cui la madre si è sentita trattata dai propri genitori, le modalità di
distacco dalla propria famiglia e cambiamenti nella relazione con i genitori, la
percezione di continuità o discontinuità
tra l’essere figlia ed essere madre [12].
8. Distribuzione di un opuscolo sulle
buone pratiche di salute in cui vengono
anche sviluppati i seguenti temi: gestione
del pianto del bambino, necessità e strategie per trasmettere sicurezza e fiducia
proposte
al piccolo e importanza del gioco condiviso. Sono considerate buone pratiche di
salute (BPS-11): mamma e papà non fu mano in presenza del bambino – il bambino viene messo a dormire in posizione
supina – regolari controlli medici – allattamento esclusivo al seno per almeno
4 mesi e allattamento anche dopo lo
svezzamento – occasioni di incontro con
i coetanei dal 12° mese e lettura ad alta
voce di libri adeguati alla sua età – i
genitori partecipano ad attività di sostegno alla genitorialità e hanno occasioni
di socializzazione.
Operatori coinvolti
Molte delle azioni rientrano nella routine
dei servizi, a differenza di altre, quali le
procedure di valutazione della interazione della diade madre-bambino. Si tratta
comunque di razionalizzare gli interventi e ottimizzarli, e di renderne omogenei
strumenti, procedure e valutazione. La
formazione potrà rientrare tra le iniziative dell’Azienda Sanitaria.
È previsto il coinvolgimento del personale dei reparti ospedalieri di ostetricia e
neonatologia, dei pediatri e dei medici di
famiglia, di psicologi e assistenti sociali
di servizi dedicati all’infanzia (DMI, servizi di psicologia e consultori). L’impegno orario (tabella 2), per ciascun operatore, è riferito ai singoli utenti, per gli
interventi già definiti; è calcolato per
ogni corso (corso di accompagnamento
alla nascita e neogenitori); è in relazione
alla gravità del disagio diagnosticato.
Sono previsti infatti tre livelli di intervento, come riportato nella tabella 3.
Indicatori di rischio
Per il reclutamento delle gravide:
– svantaggio socio-economico (famiglie note ai servizi sociali), presenza
di stressor di elevata intensità (lutti
recenti o non elaborati, perdita lavoro,
malattie gravi ecc.), genitori adolescenti, immigrazione, conflitti coniugali/familiari, esperienze traumatiche
nell’infanzia dei coniugi (storie di
maltrattamento e di abusi), famiglie
monoparentali, donne affette da di sturbi psichici.
Per le neomamme:
– nascita pretermine e/o presenza di
disabilità nel neonato,
– neonati di temperamento difficile.
Quaderni acp 2009; 16(4)
Indicatori di processo
Per il corso di accompagnamento alla nascita
– N. di corsi attivati;
– N. di operatori coinvolti;
– N. di donne partecipanti / n. di partorienti;
– N. di donne che interrompono la frequenza al corso;
– N. di padri che partecipano almeno
agli incontri in cui è prevista la loro
presenza.
Per fase postnascita e di sostegno alle
famiglie problematiche
– percentuale di donne che partecipano
al corso per neogenitori tra quelle che
hanno partecipato al corso di accompagnamento alla nascita;
– percentuale di donne individuate a
rischio che accettano la osservazione/
valutazione domiciliare;
– N. di prese in carico;
– N. di visite domiciliari di sostegno
effettuate mediamente;
– percentuale di donne affidate alla rete
sociale effettivamente seguite;
– N. di neomamme seguite dallo psicologo;
– N. di rifiuti e/o abbandoni.
Modalità di pubblicizzazione
del Progetto
Locandine presso i presidi sanitari e gli
ambulatori di medici e pediatri di famiglia, preventivamente contattati e messi
al corrente della iniziativa.
Locandine presso luoghi frequentati dalle donne, laddove è necessaria la sensibilizzazione della popolazione target (parrucchieri, estetiste, supermercati ecc.).
Formazione
Sono previsti la formazione degli operatori, l’addestramento alle tecniche di osservazione, la supervisione sulle metodiche utilizzate. Sarà avviata contestualmente al Progetto, in modo da offrire a
tutti gli operatori coinvolti uno spazio comune per l’elaborazione dell’esperienza.
Sono da prevedersi almeno 7 incontri:
uno introduttivo su Progetto e teorie di
riferimento – uno per definire i contenuti su cui verterà il colloquio iniziale per
accesso al percorso – uno sulle basi biologiche dell’attaccamento – due su meto-
dologie di intervento e ruolo dei diversi
operatori – due per supervisione SAT e
Indici di osservazione
Indicatori di risultato
– N. di donne che esprimono gradimento per le iniziative cui hanno partecipato (rilevazione tramite apposito
questionario);
– N. di donne che riferiscono di aver
sperimentato il contatto pelle a pelle
con il proprio figlio alla nascita e l’attaccamento precoce al seno vs totale
delle donne che hanno seguito i corsi
di accompagnamento alla nascita;
– N. di donne che, avendo partecipato al
corso di accompagnamento alla nascita e/o al corso per neogenitori, a 3
mesi e poi alle successive scadenze
vaccinali (5 e 11/12 mesi) allattano al
seno il loro bambino vs n. donne che
lo fanno non avendo partecipato;
– N. di donne che ricordano le indicazioni di buone pratiche di salute alla
terza vaccinazione;
– N. di donne che attuano le indicazioni
di buone pratiche di salute alla terza
vaccinazione;
– N. di abbandoni vs donne che completano il ciclo di trattamento previsto;
– N. di miglioramenti nella relazione
madre/bambino rilevati ai follow-up
dopo 6 mesi e dopo 1 anno dalla fine
del trattamento.
Strumenti
Sono stati indicati in riferimento a ciascuna fase del percorso. u
Si ringraziano le colleghe della UOS di
Psicologia clinica e di comunità del
DMI, ASL n. 4 di Matera, per il contributo offerto alla revisione del Progetto.
Gli Autori dichiarano di non aver alcun
conflitto di interesse.
Bibliografia
[1] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 1: L’attaccamento alla madre. Bollati Boringhieri, 1972.
[2] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 2: La
separazione dalla madre. Bollati Boringhieri, 1975.
[3] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 3: La
perdita della madre. Bollati Boringhieri, 1983.
[4] Holmes J. La teoria dell’attaccamento. Cortina
Editore, 1993.
179
proposte
WORKSHOP
Il punto su… medicina e assistenza.
Riflessioni sul primo decennio del terzo millennio
Rimini, Hotel Continental (20-22 novembre 2009)
[5] Bowlby J. Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Cortina Editore
1989.
[6] Di Pentima L. Sono sopravvissuto. Psicologia
contemporanea 2007;204:26-33.
[7] Attili G. L’altalena è una cosa seria. Psicologia
contemporanea 2005;188:28-34.
[8] Attili G. Attaccamento e amore. Il Mulino,
2004.
[9] Simonelli A, Calvo V. L’attaccamento: teoria e
metodi di valutazione. Carocci: 2002.
[10] Bandura A. Autoefficacia: teoria e applicazioni. Erickson Editrice, 2000.
[11] Fonagy P, Steele M, Steele H, et al. Attaccamento, Sé riflessivo e disturbi borderline. In: La
comunicazione affettiva tra il bambino e i suoi partner. A cura di C. Riva Crugnola. Cortina Editore,
1999.
[12] Apollonio MG, Barbiero C, Bascucci S, et al.
Supporto precoce ai neogenitori. È necessario?
Serve? Medico e Bambino 2005;24:589-98.
[13] Cassibba R, van Ijzendoorn MH (a cura di).
L’intervento clinico basato sull’attaccamento. Il
Mulino Editore, 2005.
[14] Attili G. Ansia da separazione e misura dell’attaccamento normale e patologico. Unicopli, 2001.
[15] Attili G. Attaccamento confuso: verso la scoperta di un nuovo pattern. Psicoterapia 2005;30:
143-52.
[16] Attili G. Indice osservativo dell’attaccamento.
Manoscritto non pubblicato. Roma, 1996 e 2000.
[17] Axia G (a cura di). La valutazione dello sviluppo. Carocci Editore, 2002.
[18] Attili G. Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Cortina Editore, 2007.
[19] Prezza M (a cura di). Aiutare i neo-genitori in
difficoltà. L’intervento di sostegno domiciliare.
F. Angeli Editore, 2006.
In un momento in cui sembrano prevalere l’individualismo e la parcellizzazione delle
conoscenze, questo workshop (rivolto a tutti gli operatori attivi in ambito sia clinicoassistenziale che in quello della gestione e dell’organizzazione dei servizi sanitari) si
propone come obiettivo primario quello di sviluppare una serie di riflessioni sui principali problemi e sulle soluzioni, senza staccarsi dal mondo reale quotidiano, per
ritrovare fiducia nel rapporto tra clinica, assistenza, organizzazione; tra operatori
impegnati nell’assistenza quotidiana e responsabili degli aspetti gestionali e organizzativi; tra ricercatori di base ed epidemiologi; ma anche tra addetti al lavoro e
pazienti.
Obiettivo secondario è favorire la nascita di un gruppo permanente disposto a lavorare per un tempo determinato (1 anno - 2 anni) alla produzione di documenti scritti
su problemi di particolare rilevanza per lo svolgimento quotidiano della professione.
Si parlerà di:
Il triangolo conoscenza, esperienza, preferenza dei pazienti
Letteratura ed esperti; EBM e narrative medicine. Comunicare con i pazienti, comunicare tra operatori, comunicare con la scienza. Ricerca e pratica.
Si affrontano le tre dimensioni delle decisioni: la conoscenza (un tempo proveniente
in gran parte dagli studi universitari, in piccola parte dall’aggiornamento, in grande
misura dall’esperienza, in minima parte dai pazienti; oggi alimentata da EBM e
simili); l’esperienza (ha sempre avuto la parte del leone, oggi messa spesso in discussione); la preferenza dei pazienti (prima trascurata, oggi spesso al centro di molte
decisioni).
Pre-Gnosi
Quanto è utile conoscere in anticipo malattie e predisposizioni. Gli screening, la diagnosi precoce. Benedetta genetica. La diagnosi precoce è da sempre considerata un
bene. Ma è sempre vero? Il mondo degli screening è un esempio di quanto possa
essere fallace questo assunto. Dopo una prima ondata di entusiasmo sulla medicina
“predittiva”, oggi ne scopriamo limiti e rischi.
Tradurre, traslare, trasporre: la “translational research” esiste veramente?
Dalle cellule alla società
Non a tutti risulta chiaro il concetto di “translational research”. Per qualcuno richiama il trasferimento di tecniche e metodi tipici di un tipo di ricerca a un altro tipo di
ricerca. Per altri dovrebbe essere un tentativo di ricondurre a unità i vari tipi di ricerca (di base, clinica, sociale e sui sistemi sanitari; quantitativa, qualitativa...). Tanti i
gap da colmare: dalle scienze pre-cliniche alla ricerca clinica; dai risultati dei trial ai
pazienti di ogni giorno; dalle evidenze alle raccomandazioni; dalle raccomandazioni alla loro implementazione.
Le conoscenze (in)crollabili. Buoni e cattivi maestri
Un tempo i grandi clinici. Oggi nuovi maestri o presunti tali sono le linee guida. Ma
quanto sono affidabili gli uni e gli altri? Come riconoscere buoni e cattivi maestri?
Medicina senza farmaci: si può?
In che misura è possibile insegnare ai medici e ai pazienti a governare alcune patologie importanti (ipertensione, diabete, depressione, osteoporosi, mal di schiena ecc.)
senza ricorrere ai farmaci, o almeno limitandone o ritardandone l’utilizzo?
Follow-up
Verranno lanciate delle proposte progettuali, per quelli tra i partecipanti che desiderassero cimentarvisi nel tempo successivo. Progetti di ricerca, di revisione bibliografica, stesura di articoli.
L’incontro ha la forma di un workshop. Non vi sono veri e propri docenti, a parte
alcune relazioni invitate. Tutti i partecipanti vengono invitati, all’atto dell’iscrizione, a
inviare un breve curriculum (max 300 parole). Questo non per decidere l’ammissione
al workshop, che è aperto a tutti, ma per meglio tarare l’offerta formativa e la composizione dei gruppi sulle esigenze concrete e i contributi possibili dei partecipanti.
Segreteria scientifica
Roberto Buzzetti
Segreteria organizzativa Medicare. Indirizzo e-mail: [email protected]
Tel. 335 5441348. In corso i contatti con docenti e relatori.
Verranno richiesti i crediti ECM
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