Definizione della persona
Lettura fenomenologia
fainomai: ciò che si
mostra
Lettura simbolica
syunballo: unire
Lettura logico-formale
interpretazione
razionale
Korper:
fisicità – io ho un
corpo
Esteriorità:
significante
L’uomo nel mondo
Leib:
coscienza - io sono un
corpo
Interiorità:
significato
L’uomo con se stesso
Leibblichkeit:
coscienza delle
relazioni
Senso:
contesto relazionale
L’uomo con l’altro
1
La persona come fondamento dell’ethos
Nucleo assiologico dell’etica
Carattere ontico
Persona legata alla
realtà fenomenologica
Si misura la sua consistenza
ontica, come soggetto
VALORE ASSOLUTO*
DELLA PERSONA
Carattere etico
Dimensione personale
e relazionale
Si valuta la dignità etica
*Assoluto non significa “infinito” ma “incondizionato”, sciolto da vincoli
esterni; la persona nel suo essere e nella sua dignità reclama un rispetto
incondizionato, indipendente da qualunque valutazione e finalità: in una
parola “assoluto”.
…segue
.
Il valore assoluto della persona si apre a tre nuclei intesi in maniera circolare
L E STRUTTURE
L’ALRTO
IO
IO: ciascuno di noi è unico, insostituibile e
necessario; ha valore per se stesso, è libero e
può scegliere da solo il proprio destino.
L’ALTRO: io dell’io; la persona è soggetto
relazionale ed ha ragione di esistere solo dal
confronto con l’altro.
LE STRUTTURE: sono le mediazioni tra
l’individuo e l’alterità. La dignità umana
deve essere mediata politicamente, perché
solo così potrà avere il significato etico che
le corrisponde.
Struttura fondativa della persona
AZIONE
CORPO
TU
LINGUAGGIO
PERSONA
PSICHE
ATTITUDINE
RACCONTO
RELAZIONI
MONDO
L’uomo nella sua struttura composita si costituisce
in un’apertura relazionale plurima, esprimendosi
come attitudine.
La persona è, dunque, un soggetto attitudinale
che si va progressivamente esplicitando
RESPONSABILITA’
2
L’uomo responsabile: triade costitutiva
dell’etica
Elementi etici
Auspicio di una vita compiuta
STIMA DI SE’
Coscienza
Consapevolezza
Responsabilità
con e per gli altri
SOLLECITUDINE
Reciprocità
Riconoscimento
all’interno di istituzioni giuste
ISTITUZIONI
GIUSTE
Connotati con cui la persona
si scopre attitudine
Il ciascuno di
una distribuzione
giusta: l’anonimo
3
L’uomo che parla
SEMANTICA
La persona è individuata
nella sua singolarità
La persona appare come un
particolare di base, oggetto
di un discorso
L’apporto della filosofia
linguistica a quella
della persona si sviluppa
su due piani
PRAGMATICA
La persona è
immediatamente designata
come sè
Il linguaggio fa qualcosa. L’impegno del
locutore nel suo discorso è espresso dalla
forza illocutoria degli atti del discorso
4
…segue
Stima di sè
AUTODESIGNAZIONE
Atto locutorio: io che parlo
INTERLOCUZIONE
Atto allocutorio: io provoco
in te una reazione che genera
risposta (fenomeno euristico)
LINGUAGGIO
Parlare significa assumere
la totalità del linguaggio
come istituzione che mi è
anteriore e che, in qualche
forma, mi autorizza a parlare
Sollecitudine
Istituzioni giuste
5
L’uomo che agisce
La teoria dell’azione risponde a tre domande
Chi?
Che cosa?
Perché?
attribuzione
senso
motivazione
E’ a questo livello che si innesca
la problematica della persona.
Il chi? presenta la
medesima struttura triadica
dell’ethos morale
Avere cura di sé, dell’altro e
dell’istituzione significa essere coscienti
delle proprie azioni, coscienti delle ripercussioni
che queste hanno sugli altri uomini
e rispettosi delle regole del nostro mondo di vita
6
…segue
Stima di sè
AZIONE INTENZIONALE
Un agente non può non designare se stesso
in quanto autore responsabile dei propri
atti
Sollecitudine
INTERAZIONE
Istituzioni giuste
MODELLI D’ECCELLENZA
.
Cooperazione, competizione, conflitto. Occorre
considerare la praxis: una pluralità di individui
che si influenzano vicendevolmente
Arti, mestieri, tradizioni che si definiscono
con riferimento a precetti (tecnici, giuridici,
morali, estetici) che determinano la riuscita o
il fallimento di un’azione. Con l’osservanza di
tali precetti si tenta di arrivare ai massimi
livelli di una qualsiasi “azione”
7
…segue
Uomo agente
Uomo sofferente
Esercitare un potere-su un altro agente
Un’azione è subita da qualchedun altro e su questa asimmetria si
innescano tutte le perversioni dell’agire culminanti nella vittimizzazione
Regola d’oro:
Non fare all’altro ciò che non vorresti ti fosse fatto
8
L’uomo che racconta
La meditazione narrativa prende origine dai problemi connessi alla
considerazione del tempo nella costituzione della persona
Quando l’uomo ha capito di dover morire ha cominciato a pensare e a
sentire il bisogno di ricordare, raccontare, tramandare…
…nasce così il problema di definire in cosa consiste la
concatenazione di una vita. Nasce il problema dell’identità
…segue
Con identità si possono comprendere due cose differenti
Ipseità
Necessità di conservare una forma
di riconoscimento del sé
nonostante gli inevitabili mutamenti
dovuti alle vicissitudini della vita
Chi sono io?
Se stesso (IPSE)
- Ulisse -
Medesimezza
La permanenza di un sostanza
immutabile che il tempo non intacca
Che cosa sono io?
Lo stesso (IDEM)
- Socrate -
…segue
La vita ordinaria si muove nell’alternanza tra i due poli della ipseità e della medesimezza. Il
filo del racconto, la memoria storica e l’invenzione letteraria danno un senso unitario
alla frammentarietà del vissuto
Stima di sé
IDENTITA’ NARRATIVA
Io ricordo. La persona designa se stessa nel
tempo come l’unità narrativa di una vita
Sollecitudine
INTRECCIO NARRATIVO
Inviluppamento delle storie. La nostra fa parte della
storia degli altri.
Riconosciamo noi stessi mediante le storie fittizie dei
personaggi della storia, delle leggende, ecc..
IDENTITA’ NARRATIVE
TRANS-STORICHE
Le tradizioni e ricordi storici comuni a tutti
Istituzioni giuste
Fedeltà creatrice
I 4 piani vitali dell’uomo sono frutto di un intreccio di relazioni che determina
la fedeltà creatrice
dove si esplica il senso più ampio della propria identità
Una persona è veramente se stessa se riesce a creare qualcosa. In tal caso essa è in debito di
responsabilità e dovere di cura verso la cosa creata.
Attraverso la coscienza, ogni soggetto si costruisce il proprio equilibrio creativo,
bilanciandosi tra responsabilità e cura
Oggettività dei valori
.
Schema
VALORE
oggettività
assiologica
Realtà
logica
senso
il suo essere
Interpretazione delle variabili storiche
La realtà deve riempire lo schema nella sua oggettività. Anche se la percezione è
chiara, l’interpretazione può essere ambigua. Ma l’errore interpretativo, tuttavia,
non cambia l’oggettività del valore
…segue
.
interpretazione
intuire
definire
Entrare dentro, visione che
coinvolge
An-schauen
Dare un giudizio
conoscere progressivo
Più l’intuizione è forte
più qualitativo sarà
il giudizio
Il giudizio non è assoluto ma dinamico
perché risiede nella realtà storica
Processualità: verifica nel tempo
Dinamismo: movimento
Articolazione ontica nell’orizzonte dell’essere: mettere a rapporto
il fatto (ontico) con l’universale
…segue
Il valore è indipendente dall’emozione, dall’entusiasmo.
La sua oggettività si percepisce nel suo fondamento ontologico
ICH-ZENTRUM
ICH-UMGRUND
Sfera del volere
Fondamento che precede la
volontà (valore oggettivo)
Ogni valore non è mai solo ideale né solo interpretazione. E’ necessario:
EVIDENZA
IMMEDIATA
INTUIZIONE
RICONOSCIMENTO
SENSIBILITA’
DIMOSTRAZIONE
Capacità di risposta motivata
dalla persona
…segue
La sensibilità si iscrive nella conoscenza e nell’educazione ai valori
È adeguata quando è sostenuta da forza affettiva
Ragione e sentimento vanno coniugati
Due linee di tendenza
1. LINEA RAZIONALE
2. LINEA EMOZIONALE
La ragione è il trait union tra soggettività e oggettività
rispetto al valore
Alla ragione va aggiunto il “cuore”
…segue
.
SENTIRE
INTENZIONALITA’
CAPIRE
Atti emozionali (es. amore, passione)
Stati emozionali (es. noia): manca un senso, un’intenzionalità
Il valore non può essere spiegato con una motivazione razionale. La facoltà giusta
è il sentire in cui si deve riconoscere oltre l’intenzionalità anche la capacità
conoscitiva, intuitiva, originaria e oggettiva.
…segue
L’identificazione dei valori non deve subire modificazioni e deformazioni né
soggettiva né oggettiva.
COSCIENZA
Valenza creativa: ognuno di
noi crea una sintesi di
valori della propria visione
del mondo e della realtà
EPIKEIA
sensibilità
interpretativa
del valore
Facoltà di discernere i valori
nella loro oggettività
Valenza applicativa: una volta
identificato il valore
(con sensibilità e riconoscimento)
ci si domanda come applicarlo
alla realtà dove ci si trova
E’ una funzione interpretativa dei valori ed
è mediazione tra le due valenze. Con essa si può affinare la
capacità di interpretare e comprendere
Genesi della coscienza
DURKHEIM
Fenomeno Sociologico
La coscienza è il riflesso della realtà:
quando essa ci parla è la società che
parla in noi!
Critica: la società aiuta ad esprimere
la coscienza ma non la presuppone.Se
la coscienza si identificasse con il
con la società non si avrebbe mai un
progresso morale
NIETZSCHE
Fenomeno Psicologico
La coscienza è una malattia dello
spirito che segna la fine dell’uomo
innocente. Essa sopprime gli istinti
animali che si ritorcono contro
l’uomo
Critica: questa spiegazione è
soggettiva; ognuno può liberamente
porre premesse e da queste trarne le
più conveniente conseguenze.
L’uomo liberato dalla coscienza è
veramente libero o diventa esposto
alle barbarie?
I caratteri della coscienza
infallibilità
È relativa al riconoscimento oggettivo dei valori.Il giudizio della
coscienza è infallibile ma reformabile le conclusioni dipendono
dalle premesse, cambiando le quali si modifica pure la valutazione.
L’infallibilità non riguarda la norma, ma la soluzione del dilemma:
devo o non devo
oggettività
La coscienza è “data”, è capace di volere in modo universale,
ma è vincolata alla temporalità (principio della gradualità)
.
incondizionatezza
La coscienza è la capacità dell’incondizionamento;
agisce in modo disinteressato. In forza della coscienza l’uomo
non si perde nella contingenza avendo in sé la capacità
dell’incondizionatezza che lo esprime nella sua autenticità
…segue
La coscienza è il centro della persona
convergenza tra uomo
e mondo ma ha bisogno di essere educata
La coscienza per sua natura è sensibile ai valori, ma in alcuni casi
può diventare ottusa e insensibile. A volte ci si crede liberi ma in
realtà si è esecutori di imperativi occulti
Chiarificazioni
.
Coscienza originaria
Etica: è la capacità naturale dell’uomo di
rapportarsi al mondo, alla oggettività dei valori.
E’ la capacità di discernere tra bene e male.
Coscienza morale
Insieme di regole e di atteggiamenti tipiche di una
cultura
Coscienza antecedente
È la prudenza: il compito virtuoso di saper valutare
la realtà
Decisione
Coscienza conseguente
Capacità di prendere una decisione e agire
assumendosi la responsabilità degli effetti
Conferma o o riprova la decisione presa.
Tranquillità o rimorso sono frutto di questa fase.
…segue
.
Attenzione
Capacità di essere pianamente o parzialmente
consapevoli
Sensibilità
Capacità di sfumatura tra bene e male. Un eccessiva
sensibilità, tuttavia, porta ad una coscienza troppo
scrupolosa
Rettitudine
Retto è il giudizio che corrisponde alla oggettiva
norma morale
Certezza
La certezza del giudizio sul valore o sul contenuto
Considerazioni sulla coscienza morale
Concezione soggettivistica
•
Formalismo kantiano: l’uomo
possiede funzioni intuitive per
comprendere se stesso ed il bene reale.
Il rischio è che la coscienza rispetta ciò
che essa stessa determina (selbstweck).
•
•
Decisionismo: la coscienza non è da
confondere con la prudenza. Essa
prepara delle scelte che possono essere
poi applicate con prudenza.
Naturalismo: si riduce la natura
dell’uomo a pura corporeità e
sensualità.
•
Consequenzialismo: il fine non è solo
il termine dell’esecuzione delle azioni
ma il primo nelle intenzioni della
ragione
Deontologismo contemporaneo: la
coscienza è pura obbligazione a certe
azioni. Tuttavia questa posizione è
fruibile anche nel male.e’ necessario
perciò la coscienza del vero e del bene
nella sua oggettività.
•
Concezione oggettivistica
•
Concezioni religiose: si riduce Dio
ad essere coscienza dell’uomo
(fondamentalismi); ma coscienza
umana e Dio non sono in alternativa ma
in complementarietà
Principi etici
.
personali
Dignità - Libertà - Responsabilità
PRINCIPI
sociali
IO
IO
Solidarietà - Sussidiarietà - Responsabilità
(TU)
R
DeL
So e Su
D
L
Responsabilità
è l’elemento
cerniera
IO dell’IO
PERSONA
Ha una consapevolezza
personale e relazionale
Responsabilità
La responsabilità va tenuta distinta dalla semplice imputabilità,
intesa come l'attribuzione di un determinato comportamento ad una
determinata persona.
La responsabilità presuppone una situazione di libertà, in cui la
persona può scegliere quale comportamento tenere; tuttavia è
necessario che la persona si trovi in una situazione di libertà
limitata, in cui i comportamenti che può tenere non sono del tutto
indifferenti giacché, altrimenti, non vi sarebbe ragione di scegliere
l'uno piuttosto che l'altro sulla base delle conseguenze previste.
Responsabilità
Da quanto detto emerge che una persona si può dire responsabile di uno
stato di cose se sussistono congiuntamente le seguenti condizioni:
1. lo stato di cose è una conseguenza del suo comportamento;
2. la persona avrebbe potuto prevedere questa conseguenza certa o anche
solo probabile del suo comportamento;
3. la persona, volendo, avrebbe potuto comportarsi diversamente, evitando
così tale conseguenza.
In senso inverso, si dice che una persona è responsabile se, quando agisce,
cerca di prevedere le conseguenze delle sue azioni e correggerle di
conseguenza.
Responsabilità giuridica
Si parla di responsabilità giuridica quando la situazione di libertà
limitata deriva da una norma giuridica che impone un dovere
giuridico, ossia di tenere o non tenere un determinato
comportamento. Di regola, al comportamento contrario alla norma
un'altra norma ricollega una sanzione, sicché in ambito giuridico la
responsabilità può essere anche definita come il dovere di sottostare
alla sanzione.
Esistono casi di responsabilità oggettiva in cui, cioè, tale dovere
sorge a prescindere dalla volontarietà del comportamento.
Inoltre, l'ordinamento può attribuire la responsabilità del
comportamento ad un soggetto diverso dalla persona fisica: anche in
questi caso la responsabilità deriva pur sempre da un comportamento
umano, il quale, però, viene imputato non alla persona fisica che ne
ha voluto l'accadimento ma alla persona giuridica per la quale detta
persona fisica ha agito.
Responsabilità morale
Si parla di responsabilità morale in relazione ad un dovere morale (o
etico), che ha come referente una norma morale.
A differenza del dovere giuridico, la violazione del dovere morale non dà
luogo alla necessaria applicazione di una sanzione; può dare luogo ad una
sanzione sociale, anche molto pesante, ma si tratta pur sempre di una
reazione non istituzionalizzata.
Questo tipo di responsabilità ha il carattere della non-limitazione,
favorendo l’attenzione verso le negatività e le possibili sofferenze e
disponendo alla prudenza.
Responsabilità ragionevole
.
PERSONA
Responsabilità
ragionevole
Consapevolezza:
Coerenza:
Fedeltà:
sensibilità di mediare tra il
contesto personale e quello
sociale
scegliere quello che si sente
coerentemente con il
sociale e i principi personali
confermare
la consapevolezza
nel tempo
Giustizia e Bene comune
Solidarietà
Si ha in tutte quelle situazioni in cui molte persone entrano in comunione
di interessi e responsabilità e dipendono tra di loro reciprocamente in
modo tale che ciò che interessa l’una, nel bene e nel male, riguarda
anche tutte le altre.
• La solidarietà implica una comunanza di interessi (multidimensionalità);
non può essere ben valutata da uno sguardo puramente esterno
• Non deve essere frutto di reali esigenze ma deve porsi come una
connotazione tipica dell’uomo (indipendente dalla nostra volontà)
• Non è un impegno superfluo ma implica un sacrificio/privazione; in questo
caso diventa virtù
• L’impegno che nasce da un atto di solidarietà rimane saldo solo se c’è una
libera ed esplicita volontà del soggetto interessato, nonchè una sua
valutazione morale sui valori implicati (perché lo facciamo?)
Solidarietà
Deriva dalla parola francese solidaire e sta ad indicare
un atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma
soprattutto di sforzo attivo e gratuito, atto a venire
incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha
bisogno di un aiuto.
Solidarietà
•
•
Il concetto di solidarietà è molto più articolato e
controverso del significato che gli attribuiamo nel senso
comune.
Anzi, ad un'analisi approfondita, è possibile assumere il
termine "solidarietà" come chiave di lettura della società
contemporanea e delle molte ambivalenze di cui si
compone.
Solidarietà
•
•
•
E’ un termine che nasconde sia la componente
altruistica sia l'insieme degli interessi personali che
possono essere sottesi all'azione solidale.
Ed è talmente polivalente che spesso si sente parlare di
solidarietà tra “vicini” e quella rivolta ad estranei, una di
famiglia e un'altra di categoria, una che riguarda
l'altruismo che si produce nelle relazioni di base e una
che richiama la solidarietà organizzata dal diritto e dallo
Stato, ecc...
In tutti i casi, la solidarietà è un concetto moderno, che
ha per antenati sia la nozione cristiana della carità, sia
quella laica della fratellanza.
Solidarietà
In genere si pensa che l'azione solidale produca
eguaglianza ed eviti esclusioni.
Non sempre è così
1. Chi crede a oltranza nei valori della libertà teme
che gli appelli alla solidarietà possano produrre
interventi sociali e statali che limitano l'iniziativa
dei singoli.
2. Essendo la solidarietà un orientamento non neutro,
sovente implica che ci si mobiliti a favore di
qualcuno e contro altri.
Solidarietà
•
•
Il bisogno di solidarietà è in forte crescita nella società
contemporanea, a fronte dello sconcerto prodotto dai processi
di globalizzazione, della crisi dello Stato sociale, del
prevalere della logica del mercato, di società sempre più
abitate da stranieri e da diversi.
In questo non facile quadro, c'è chi ritiene che si possa
raggiungere un equilibrio soltanto a tre mani:
con quella della solidarietà che può contrastare la
mano invisibile del mercato e rafforzare quella
della giustizia e dello Stato
Solidarietà
Ma quando scatta la solidarietà?
E’ difficile se non impossibile realizzare una fraternità universale che
abbia a cuore le sorti di un ipotetico uomo planetario, ispirandosi al
principio di un ethos collettivo.
E’ invece più facile ipotizzare una solidarietà di comunità, il luogo
che permette agli individui di trovare un proprio radicamento pur
aprendosi a prospettive più ampie e che favoriscono il
riconoscimento dei bisogni e dei diritti degli altri.
Solidarietà
Che tipo di solidarietà può essere più efficace in
società che si scoprono sempre più plurali dal
punto di vista etnico, culturale e religioso?
E’ evidente che nelle società multiculturali, la presenza di stranieri e
diversi rende più difficile la coesione. Le riserve di solidarietà tendono
a prosciugarsi in un contesto in cui la solidarietà pubblica si riduce (con
la crisi del welfare) e in cui molti stranieri domandano cittadinanza.
Solidarietà
In questo caso si diffonde la solidarietà mediata dal mercato (dettata da
motivi di interesse) e quella del volontariato caritatevole (che fa leva
sullo spirito di sacrificio), ma si oscura la solidarietà per equità, la sola
che favorirebbe un'efficace integrazione dei molti gruppi che affollano
la società aperta.
Non tutto si può risolvere con la beneficenza, né grazie a una
logica di puro interesse.
Solidarietà
La solidarietà è un sentimento sociale che deve esprimersi con la
socialità dello Stato.
Il paradosso del mendicante - Un mendicante chiede
l’elemosina all’angolo di una strada.
NO
il pover’uomo morirà di fame
È giusto dargli qualcosa?
SI
poiché tutti gli daranno qualcosa,
diventerà ricchissimo,
più ricco di chi gli ha fatto l’elemosina.
Solidarietà
La soluzione del paradosso è semplicissima: deve essere la socialità dello
Stato a prendersi cura del mendicante.
Il singolo individuo deve impiegare le proprie forze per fare in modo che
le leggi e le strutture dello Stato si occupino del mendicante; dargli
una moneta e lasciare tutto come prima equivale al comportamento
dell’individuo che di fronte a un’ingiustizia, anziché darsi da fare
per far cambiare la legge, si fa giustizia da solo: la civiltà non è
sicuramente progredita.
Chi si occupa di solidarietà senza far nulla perché le cose cambino è
sostanzialmente un giustiziere sociale: si può comprendere, ma ha
torto.
Solidarietà
L’amore si dimostra con le azioni - Per la prima volta dopo molti
anni, un medico torna a casa nel primo pomeriggio,
abbandonando i pazienti, l’ospedale e tutto ciò che da sempre
è stato la sua vita. Entrato nello splendido salotto, si siede sulla
sua poltrona preferita e decide di fare il bilancio della sua
esistenza.
Una foto in un portaritratti d’argento gli ricorda subito il figlio
morto per droga, un’altra immagine lo spinge a cercare
qualcuno in casa, ma il silenzio lo disillude subito: la figlia
anoressica sarà probabilmente dallo psicologo e la moglie (che
certo non lo attendeva) è dall’amante, come tutti i mercoledì.
Persino il cane non si sente, forse è in giardino: tanto, se ci
fosse, lo ignorerebbe.
Solidarietà
Da dove deriva il fallimento di quest’uomo?
Dal fatto di aver preteso di avere una
famiglia e di amare degli esseri umani
senza concedere loro l’affetto che
desideravano: una vita agiata, ma né
tempo né attenzioni per i figli e per la
moglie.
Evitare di parlare a sproposito di
amore se non si fa nulla o poco per chi
si dice di amare
Solidarietà
La sindrome del missionario - Ci sono
persone che sono convinte di amare tutto il
mondo. Confondono l’assenza d’odio con la
presenza dell’amore. Non odiano nessuno e
allora pensano di amare tutti. Purtroppo per
loro, non fanno assolutamente nulla per la
stragrande parte del mondo che dicono di
amare, anzi spesso si impegnano meno di
altri che più modestamente hanno ristretto il
loro campo d’azione.
Solidarietà
Un missionario che parte per terre lontane per aiutare chi soffre ha
deciso di amare quei poveri; ovviamente non può continuare a
sostenere che ama i suoi genitori e i suoi vecchi amici: per loro
non fa più nulla e serbarne il ricordo nel cuore non è certo amore
completo.
Ha cambiato vita e può essere felice perché ama, ma ha fatto una
scelta su chi e dove amare. Sostenere che le persone a lui care
hanno meno bisogno di aiuti e di solidarietà dei poveri di cui ora
si occupa equivale ad approvare il comportamento del medico
che per salvare vite umane passava ore e ore in ospedale mentre
il figlio moriva di droga e tutta la sua famiglia si sfasciava.
Solidarietà
•
•
Un missionario o chiunque si adoperi per gli altri
non è più degno di rispetto di chi ha deciso di
convogliare tutto il suo amore verso poche
persone. Quello che conta è la quantità
d’amore che diamo, non il numero di
persone a cui la diamo.
Anzi, spesso chi si prodiga per gli altri è proprio
perché non ha trovato nulla da amare intorno a
sé; si potrebbe parlare di solidarietà della
disperazione.
Solidarietà
Il volontariato - L’impegno sociale ha una
sua ragione d’essere quando ha lo scopo
di modificare la società per far progredire
la qualità della vita dei più deboli; quando
le energie sono invece spese in un aiuto
senza futuro c’è da chiedersi se questa
attività non sia il frutto della mancanza
d’amore nella vita di chi fa assistenza,
proprio come il farsi giustizia da soli è il
frutto della mancanza di pace e di serenità
nell’animo del giustiziere.
Solidarietà
Chi fa volontariato deve cioè capire che deve agire
all'interno di strutture che in qualche modo, oltre ad aiutare,
promuovano idee e azioni che migliorino effettivamente la società.
Questo concetto è ciò che distingue un volontariato serio e
concreto da un volontariato della disperazione.
Solidarietà
Si ha in tutte quelle situazioni in cui molte persone
entrano in comunione di interessi, di responsabilità e
dipendono tra di loro reciprocamente in modo tale che
ciò che interessa l’una, nel bene e nel male, riguarda
anche tutte le altre.
La solidarietà implica una comunanza di interessi (multidimensionalità)
Non deve essere frutto di reali esigenze ma deve porsi come una connotazione
tipica dell’uomo (indipendente dalla nostra volontà)
Non è un impegno superfluo ma implica un sacrificio/privazione; in questo caso
diventa virtù
L’impegno che nasce da un atto di solidarietà rimane saldo solo se c’è una
libera ed esplicita volontà del soggetto interessato, nonchè una sua valutazione
morale sui valori implicati (perché lo facciamo?)
Sussidiarietà
.
Principio che afferma che l’azione di un soggetto deve essere sussidiaria
all’altro soggetto non semplicemente in quanto gli presta un aiuto in caso
di necessità ma anche in quanto, nell’attuarlo, lo rispetta e lo promuove
nella sua dignità e nella sua autonoma responsabilità
• va articolato in diverse sfere con differenti modalità appropriate di
applicazione: nella società politica, nella società civile, nelle relazioni tra
società civile e politica
• ha una duplice valenza: principio di difesa della corretta autonomia di ciascun
soggetto; principio promozionale dell’autonomia dell’altro
• non è tanto un principio che regola le relazioni verticali (tra soggetti di ordine
inferiore e quelli ordine superiore) quanto piuttosto quelle orizzontali (cioè tra
soggetti paritetici)
Sussidiarietà
Il termine sussidiarietà, dal latino 'subsidiarium' (subsidere:
‘abbassarsi’, ‘chinarsi sul ginocchio’), indicava in origine la
retroguardia dell’esercito romano, quella che restava dietro al fronte
pronta a intervenire in caso di bisogno, e allude propriamente alla
postura dei combattenti, i quali solevano soffermarsi col ginocchio
destro piegato e la gamba sinistra protesa, con gli scudi appoggiati
sugli òmeri e le aste conficcate obliquamente in terra.
Da quest’idea di forza compatta, dinamica e solidale deriva il
significato più generico di rinforzo, soccorso e aiuto.
Sussidiarietà
• Le prime formulazioni filosofiche della sussidiarietà risalgono al
pensiero aristotelico, dove tale concetto designava la funzione
prevalentemente ordinatrice della civitas greca - l’autorità - in vista
della preservazione del bene comune, assegnando al cittadino il ruolo
decisamente più attivo della creazione della società, un ruolo che
implica larga autonomia ma anche responsabilità.
• Nel corso dei secoli il principio è poi rimbalzato dalla filosofia
all’ambito giuridico-economico, divenendo oggetto di riflessione di
alcuni esponenti di punta della cultura europea, quali San Tommaso
D’Aquino, Locke, Tocqueville e Malthus
Sussidiarietà
• In epoca moderna, il termine “sussidiarietà” compare nella
Costituzione Italiana.
• L’articolo 118 contiene questo emendamento: “Stato, regioni,
Province, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Sussidiarietà
• Non solo, ma è tornato alla ribalta entrando sulla scena del diritto
internazionale con il Trattato di Maastricht (1991) in cui, all’articolo
3B, è sancito tra i principi costituzionali dell’Unione Europea che “la
Comunità interviene secondo il principio di sussidiarietà, soltanto se e
nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono
essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono
dunque, a motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione in
questione, essere realizzati a livello comunitario”.
Sussidiarietà
• Il diffondersi di questo concetto lo si deve essenzialmente al
fallimento e all’insufficienza di due “sistemi di governo” che, nei vari
periodi storici hanno accompagnato l’evoluzione umana: il “lasciar
fare” e il “fare direttamente” da parte dello Stato.
• Lasciar fare: in questo caso, tipico del liberalismo estremo, si è
giunti ad una eccessiva privatizzazione che ha concentrato tutti i
mezzi nelle mani di una cerchia ristretta di persone. Ciò ha creato un
sistema oligarchico in cui perfino i servizi primari erano a
disposizione di pochi. In queste condizioni il progresso escludeva una
gran parte della popolazione che restava ignorante.
Sussidiarietà
• Fare direttamente: ancora peggiori gli effetti nel secondo caso. Il
cittadino non è più costruttore del proprio destino, diventa assistito dallo
Stato al quale deve sottostare per ottenere la soddisfazione di tutte le sue
esigenze. Elargendo diritti dall’alto l’ente pubblico uccide nel cittadino il
senso di iniziativa, provocando un ristagno del progresso
• Ecco, così, che oggi viene rivalutato il principio di sussidiarietà che,
secondo una nota definizione di Alcide de Gasperi, deve avere come
principio ispiratore l’“aiutare a fare”. Questo significa che lo stato
valorizza le iniziative del cittadino indirizzate ad un’utilità sociale
(organizzazioni non lucrative e non profit), senza prendersene totalmente
carico e senza ostacolarle: uno stato che crei condizioni entro le
quali i cittadini, da soli o nelle proprie formazioni sociali,
organizzino il proprio presente per il futuro
Sussidiarietà
La sussidiarietà può essere intesa come:
1.
una ripartizione verticale delle competenze degli organi statali, che prevede
l’intervento dell’articolazione statale più vicina al cittadino, quindi il
Comune prima della Provincia, della Regione e dello Stato stesso (si pone in
secondo piano il potere centralizzato a favore di una prospettiva federalista).
Ciò significa che lo Stato deve riconoscere l’auto-organizzazione e
l’autonomia degli enti intermedi. In altri termini, le autorità più alte
intervengono per coordinare le iniziative prese a livello locale, incentivando
così lo sviluppo della cittadinanza attiva e valorizzando la “genialità
creativa dei singoli”.
2.
una ripartizione orizzontale quando attività proprie dei pubblici poteri
vengono svolte da soggetti privati o comunque esterni all’organizzazione
della P.A. nel suo mandato. Il caso tipico di questa accezione di sussidiarietà
è costituito dall’affidamento ai privati di attività nel campo dell’assistenza
sanitaria o dell’istruzione.
Sussidiarietà
Principio che afferma che l’azione di un soggetto deve essere
sussidiaria all’altro soggetto non semplicemente in quanto gli
presta un aiuto in caso di necessità ma anche in quanto,
nell’attuarlo, lo rispetta e lo promuove nella sua dignità e
nella sua autonoma responsabilità e libertà
.
va articolato in diverse sfere con differenti modalità appropriate di applicazione: nella
società politica, nella società civile, nelle relazioni tra società civile e politica
ha una duplice valenza: principio di difesa della corretta autonomia di ciascun soggetto;
principio promozionale dell’autonomia dell’altro
non è tanto un principio che regola le relazioni verticali (tra soggetti di ordine inferiore
e quelli ordine superiore) quanto piuttosto quelle orizzontali (cioè tra soggetti
paritetici)
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3. Definizione e struttura fondante della persona, i principi etici