- Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA ANNO XX N. 4 - Aprile 1972 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111/70 - ORGANO MENSILE D E L L ' A S S O C I A Z I O N E I T A L I A N A PER IL C O N S I G L I O DEI C O M U N I D'EUROPA X STATI GENERALI DEL CCE NIZZA 15-18 giugno 1972 I TEMI: I Poteri locali esigono l'unificazione politica dell'Europa: loro compiti e responsabilità in quanto forze determinanti di una Europa democratica. relatore Henry Cravatte 11 ruolo e le responsabilità dei Poteri locali e regionali nell'attuazione di una politica europea per la protezione dell'ambiente naturale e umano. relatore J. A. M. Reijnen co-relatore Aurelio Dozio (progetto di « Carta eurompea dei Poteri locali per la salvaguardia dell'ambiente naturale e umano D). aprile 1972 COMUNI D'EUROPA 2 I1 ruolo e le responsabilità dei Poteri locali e regionali ne117attuazione di una politica europea per la protezione de117ambiente naturale e umano di J.A.M. Reijnen Non è la prima volta, nella storia dell'umanità, che si levano voci per mettere gli uomini in guardia contro la fine imminente della società. Ma sembra che oggi l'umanità sia giunta a una svolta decisiva della sua esistenza e che non vi sia più tempo da perdere. I risultati di un'indagine effettuata dall'Istituto di Tecnologia del Massachussets rivelano infatti il rischio di catastrofi irrimediabili e ineluttabili se non si prendono a breve termine misure indispensabili per proteggere la natura contro le aggressioni di cui è fatta oggetto. Alcuni studiosi arrivano perfino ad affermare che la situazione del pianeta è talmente critica, che essi non vedono più alcun avvenire: per essi le forze distruttrici sono giunte a un punto tale che un ristabilimento della situazione non è più possibile. Altri tuttavia vedono una piccola luce di speranza e ritengono che vi sia per l'umanità una debole possibilità di salvare il proprio futuro. Altri ancora pensano che tutte queste discussioni sull'avvenire del nostro Pianeta non costituiscano se non un fenomeno passeggero utilizzato dalle forze rivoluzionarie per rimettere in discussione il sistema attuale della società e contribuire così al rovesciamento dell'ordine sociale vigente. Davanti a posizioni così divergenti, il Consiglio dei Comuni d'Europa ha il dovere di riflettere a sua volta sulla necessità di contribuire attivamente allo studio dei problemi dell'uomo, della società e dell'ambiente e delle soluzioni che è opportuno dare ad essi. Durante l'anno 1970, dedicato alla protezione della natura, numerose iniziative sono state prese per richiamare l'attenzione della popolazione sui problemi posti dall'inquinamento dell'acqua, del suolo e dell'aria e dalla degradazione dell'ambiente naturale. Molti organismi pubblici e associazioni diverse hanno contribuito a tale iniziativa attraverso congressi, campagne di stampa e progetti-pilota. Resta da decidere se tutte queste iniziative hanno avuto l'effetto sperato. Per il momento sembra che il cittadino non s'interessi molto ai problemi dell'ambiente e che altre iniziative siano necessarie per suscitare un interesse permanente in proposito. E' questa la ragione per cui la Sezione olandese del Consiglio dei Comuni d'Europa ha lanciato l'idea di dedicare il congresso di Nizza del giugno 1972 ai problemi dell'ambiente. Questi Stati generali possono essere infatti, per gli amministratori locali, l'occasione per rendersi conto dell'importanza di tali problemi, di stabilire qual è il dovere in proposito, il modo in cui essi possono adempierlo e la possibilità di dare un certo carattere unitario alla politica dell'ambiente. Inoltre gl'inquinamenti non conoscono frontiere: e il congresso offre quindi la possibilità di porre questi problemi al livello internazionale. Per evitare una discus:;ione sterile e senza linea direttrice, la Sezione olandese ha fatto uno studio preliminare della funzione e del compito dei comuni in materia di ambiente. Questo studio si divide in tre parti. La prima fa una diagnosi della situazione in cui si trovano i paesi industrializzati e stabilisce i principi fondamentali di una « politica dell'ambiente >:. La seconda studia la funzione degli ammi- Parte I. - nistratori locali nella promozione della « coscienza dell'ambiente n. La terza esamina il contributo pratico che possono dare gli amministratori locali alla soluzione dei problemi dell'ambiente. E' evidente che questo studio non può avere carattere esaustivo, tanto per ciò che concerne l'ambiente come gli esseri umani. Tale studio tocca solo alcuni punti essenziali e non pretende di aver dato fondo all'argomento. Ci auguriamo soltanto che questa relazione, che è stata redatta dopo discussioni e accordi presi a livello sovranazionale in seno al CCE, costituisca una buona base di discussione. Principi di base di una politica dell~ambiente I cambiamti~tisociali e i problemi dell'ambiente 1 ) I cambi;imenti nella società 2) Le conseguenze di tali cambiamenti 3) Le differenze secondo i paesi e le regioni I I . - Principi di base di una politica dell'ambiei~te I. parte 11. - - coscienza dr:lllambiente 1) 2) 3) 4) Parte 111. - Le cause dell'attualità del problema dell'arnbiente Le prese di posizione di fronte al problema dell'inquinamento La coscienza dell'ambiente nella popolazione Dovere e funzione del comune Contributo pratico delle collettività locali e regionali alla politica dell'ambiente Parte I PRINCIPI 111 BASE IDI UNA POLITICA IDELL'AMBIENTE I. - I cambiamenti sociali e i problemi dell'ambiente 1) I cambiamenti nella società In seguito ai cambiamenti avvenuti negli ultimi secoli nel mondo occidentale, le società relativamente stabili di una volta sono state sostituite da società a mutazione continua. I paesi occidentali si trovano di fronte a problemi fin'oggi pratjcamente ignorati. La questione dell'ambiente costituisce uno di tali problemi. L'ambiente in cui viviamo è attualmente aggredito in modo molti-.plice e intenso. Non si tratta solo dell'aria, dell'acqua e del suolo, ma anche dell'elimi~iazionedi specie vegetali e animali, dell'aggressione dei paesaggi naturali, insomma di un turbamento profondo dell'equilibrio naturale. Insieme a molte altre, le società occidentali attraversano pertanto una crisi dell'ambiente. Non vi è accordo sulle cause di questa crisi. Alcuni le trovano nell'industria, altri invece fanno del cittadino il capro espiatorio. E non vi è unanimità nemmeno circa le conseguenze. Tuttavia una cosa è chiara: le cause di questa crisi non possono essere attribuite se non a forze che non sono esterne alla società, ma presenti nella società stessa. Inoltre, se non si prendono rapidamente provvedimenti su vasta scala, la degradazione dell'ambiente avrà conseguenze funeste. Tutto sembra indicare che il decennio in cui viviamo si vedrà presentare il conto delle negligenze di molti anni passati circa gli effetti secondari delle forze che agiscono nella società. Gli stessi sviluppi che hanno portato la prosperità, la minacciano, paradossalmente, nella sua stessa sopravvivenza. Quali sono questi sviluppi, come si manifestano, e quali sono le previsioni? I fattori che determinano più profondamente la struttura delle società occidentali attuali sono, in poche parole: a ) Il forte a u m e n t o della popolazione, che può esser paragonato a quello che si è verificato nel Cinquecento e nel Seicento. Questa esplosione demografica è dovuta alla diminuzione del tasso di mortalità, mentre il tasso di natalità è rimasto relativamente costante. Si chiama qualche volta un tale processo « rivoluzione demografica ». I1 miglioramento del cibo, dell'igiene, il perfezionamento delle cure mediche hanno contribuito direttamente a un abbassamento relativo del tasso di mortalità e ad un aumento della durata media della vita. I n conseguenza di ciò la popolazione mondiale è passata tra il 1600 e il 1950 da mezzo miliardo circa a 2 miliardi e mezzo. Tuttavia da aprile 1972 qualche tempo il tasso di natalità nei paesi occidentali è in regresso. Invece i paesi in via di sviluppo sono ancora allo stadio della rivoluzione demografica: si prevede che la popolazione mondiale nel 2000 sarà di sette miliardi. b) A parte il forte aumento della popolazione bisogna porre in primo piano il processo di urbanizzazione. Pochi secoli addietro la maggior parte degli uomini vivevano in campagna. Oggi, al contrario, in parte in conseguenza dell'industrializzazione, gli uomini vivono sempre più in città e in metropoli. Le città costituiscono così le concentrazioni di popolazione più importanti. A sua volta la crescita delle città ha finito per dar luogo a immensi agglomerati. Metropoli di 5 milioni di abitanti non sono più eccezionali. Se la tendenza attuale all'urbanizzazione continua, la metà della popolazione mondiale vivrà nel 1984 in città di 100 mila abitanti o più, secondo calcoli del demografo Kingsley Davis. Stante l'evoluzione attuale, agglomerati di 50 milioni di abitanti, o anche maggiori, non possono esser considerati come impossibili. C) L'evoluzione della tecnica ha contribuito allo sviluppo della produzione industriale. Questo fenomeno viene chiamato generalmente rivoluzione industriale. L'Europa occidentale è stata la culla dello sviluppo dell'industria. Le società artigianali-agricole si sono trasformate in poco più di un secolo in società altamente industrializzate. La metallurgia e il settore della petrolchimica hanno sempre più preso un posto importante nel complesso della produzione industriale. Per ora il carbone, il petrolio e il gas naturale sono fonti di energia. Tuttavia le riserve sono limitate e, stante l'aumento del consumo, bisogna prevedere che esse un giorno saranno esaurite. Queste sorgenti possono essere sostituite dall'energia nucleare, ma non si è d'accordo nello stabilire se vi sarà abbastanza materiale d'uranio per la fissione dell'atomo. d ) La produzione agricola in questi ultimi anni ha subito anch'essa grandi cambiamenti. E non si tratta solo di miglioramenti nei mezzi tecnici, ma anche di nuove forme d'organizzazione più efficaci. I progressi tecnici concernono la concimazione del suolo, il problema delle acque, l'irrigazione, il miglioramento della produzione, la creazione di monoculture: tutti fatti che hanno certo contribuito ad aumentare la produzione agricola, che basta, nellJEuropa occidentale, a nutrire la sua popolazione (ed è piuttosto la sovrapproduzione che pone dei problemi). Ma questi stessi progressi possono avere un'influenza nefasta sull'ambiente. e) Lo sviluppo rapido dei mezzi di trasporto, nel Novecento, rappresenta un cambiamento spettacolare. Nell'Ottocento l'umanità conosceva già la ferrovia e il battello a vapore. L'apparizione dell'automobile all'inizio del Novecento, e dell'aeroplano alla metà del nostro secolo, hanno provocato una vera rivoluzione nei trasporti e nella circolazione. I trasporti per strada e per aria, soprattutto, sono molto sviluppati e, in particolare, l'uso della vettura privata. I mezzi moderni consentono di recarsi in quasi tutte le parti del mondo. Oggi le distanze hanno sempre meno importanza. COMIINI D'EUROPA f ) La prosperitk ha portato un aumento del tempo libero e ciò, a sua volta, porta allo sviluppo delle attività ricreative. Queste sono soprattutto delle attività all'aria aperta: decine di migliaia di persone, durante il fine settimana e i giorni festivi, vanno in mezzo alla natura per riposarsi: alla spiaggia, nelle foreste, in campagna o in montagna. In molti paesi delllEuropa occidentale sono stati istituiti, per accoglierle, dei centri di villeggiatura. g) Le abitudini dei consumatori nelle società occidentali hanno anch'esse subito cambiamenti in seguito alle modifiche avvenute nella gamma degli articoli di consumo: i saponi sintetici, i detersivi, gl'imballaggi in plastica, le bottiglie da buttar via, l'automobile, i motorini, ecc. h) Bisogna inoltre porre in evidenza i cambiamenti che si sono manifestati nei valori morali delle nostre società occidentali. Senza dubbio è pericoloso generalizzare, giacché i valori cambiano da un paese all'altro. Resta ad ogni modo che dopo la guerra alcuni valori sono venuti in primo piano: il materialismo e l'egocentrismo. 111 occidente l'uomo ha dato sempre più importanza ai beni materiali. I1 consumo crescente di ogni sorta di merci lo dimostra. Non si tratta solo di beni per la vita materiale quotidiana, ma anche di articoli di lusso così caratteristici nella nostra società di abbondanza. Inoltre nelle civiltà occidentali l'accento è posto sulla proprietà privata, sui possedimenti personali, sulla competizione, ecc., in seguito a cui si forma un uomo con personalità caratterizzata dall'egocentrismo. Infine nei paesi occidentali la natura costituisce solo un v,alore limitato. Alcune concezioni e correnti~ spirituali hanno ugualmente contribuito a porre nella nostra cultura l'idea che la natura deve essere sotto messa e subordinata all'uomo. 2) Le conseguenze di tali cambimamenti I cambiamenti avvenuti nella società e che ora abbiamo enumerati hanno avuto per risultato un aumento della prosperità, almeno nel senso materiale della parola, che si manifesta attraverso l'aumento del reddito e del tempo libero. Vi sono pochi beni che non siano alla portata di tutti. E' opportuno rilcordare a questo punto che il processo della crescita demografica, dell'urbanizzazione, eccetera, non è il risultato di un obiettivo che la società si sia fissato in anticipo, ma è piuttosto la conseguenza globale dell'attività di una moltitudine di individui. Questi cambiamenti possono avere effetti non desiderati, effetti che, a loro volta, possono essere positivi o negativi per l'uomo o la società. Vorremmo sottolineare, in relazione al nostro tema, gli effeiti negativi non desiderati dei cambiamenti sociali nel mondo occidentale s q r a ricordati. Per esempio l'enorme espansione demografica, conseguenza della crescita della popolazione, ha subiio posto il problema dell'aumento delle fonti di inquinamento. L'uomo, preso individu,almente, contribuisce solo in misura limitata alla degradazione dell'ambiente; ma presi in gran numero gli uomini provocano un inquinamento considerevole. E' questa la ragione per cui si parla di sindrome di « popolazione-inquina- mento ». Ciò implica che l'aumento dell'inquinamento è relativamente più grande dell'aumento della popolazione. Non è senza ragione che molti autori credono che la limitazione delle nascite costituisca la sola soluzione efficace ai problemi dell'ambiente. L'urbanizzazione porta anch'essa ad inconvenienti notevoli. Le grandi concentrazioni di popolazione nelle città hanno colme conseguenza una concentrazione di attività (imprese, officine, eccetera), e ciò porta all'inquinamento dell'ambiente. Analogamente la estensione delle città, in seguito alla costruzione di grandi complessi urbanistici, ha condotto a intaccare la natura, le terre coltivate, le foreste. Alcune città si sono sviluppate in modo così caotico che se ne può appena controllare la forma e la struttura. L'industrializzazione ha prodotto l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, come pure i1 rumore, il pericolo delle esplosioni, i cattivi odori ed altre conseguenze spiacevoli. Nelle città e nelle regioni in cui si trovano industrie petrolchimiche e metallurgiche, specie quando si verificano determinate condizioni atmosferiche, gli abitanti lamentano difficoltà nella respirazione, mal di testa e irritazione agli occhi. E' accaduto anche che gli abitanti siano costretti a evacuare luoghi in cui vivono in seguito a pericoli di esplosioni imminenti. L'uso di pesticidi e di insetticidi in agricoltura ha determinato la morte di molti uccelli, la distruzione di insetti e l'impoverimento dell'ambiente biolagico originale, che era assai più ricco. I1 mescolarsi di questi prodotti alle acque sotterranee e ai canali di drenaggio e di irrigazione ha avuto come conseguenza l'inquinamento dell'acqua e quindi la morte di migliaia di pesci. Gli effetti secondari negativi dell'uso dei motori sono forse i più evidenti: inquinamento del mare in seguito alla pulizia delle petroliere e di altre navi, inquinamento dell'aria ad opera delle automobili, motociclette, natanti; danni causati dal rumore degli apparecchi a reazione e rischio di intossicazione ad opera del piombo, che si trova nel gas di scappamento delle automobili. L'aumento del tempo libero ha portato a partenze in massa, all'esodo dei cittadini verso la campagna, il che ha spesso come conseguenza gravi distruzioni della flora e della fauna, la deturpazione del paesaggio e l'aggressione dei luoghi che hanno un interesse particolare per gli amanti della natura, i biologi, eccetera. La destinazione degli spazi alle attività di tempo libero non ha luogo sempre senza pericolo per il paesaggio. Spesso si sradicano alberi, si distruggono le piante e si cacciano indiscriminatamente gli animali. I nuovi prodotti di consumo hanno spesso effetti nocivi per l'ambiente (prodotti d'imballaggio moderni, articoli in plastica che non si distruggono se non molto difficilmente, detersivi sintetici che contengono enzimi dannosi per la salute, eccetera). Così gli effetti secondari dei cambiamenti nella società implicano una terribile aggressione all'ambiente naturale dell'uomo. Ora l'essere umano dipende in misura larghissima da questo ambiente che condiziona la sua salute fisica e morale. Se si rimane soprattutto colpiti dagli effetti nocivi dell'inquinamento sulla salute fisica, è essenziale prendere altresì coscienza del fatto che l'inquinamento ha un'influenza COMUNI D'EIUROPA 4 anche sul benessere socio-psichico dell'uomo Si tratta, qui, non solo di aggressione, di alienazione, di abbandono alle droghe, di suicidio, eccetera, m a anche di sentimenti di frustrazione e di malessere che si riesce difficilmente a definire. I1 problema che si pone è se la base delle nostre società occidentali non corra rischio di esser gravemente colpita d a questi effetti secondari. I1 funzionamento della società esige che l'uomo abbia la qualità di vita indispensabile. L'uomo, come specie, fa parte di un insieme complesso di rapporti con la natura organica e minerale, chiamato sistema ecologico ». L'uomo ha bisogno d'aria, d'acqua, di sole, di cibo, eccetera, in modo da produrre l'energia necessaria per compiere le sue funzioni vitali primarie. Quando le caratteristiche e la stabilità di questo sistema ecologico complcsso sono perturbate, tutto il sistema può degradarsi completamente. Dal punto di vista teorico, un certo numero di condizioni devono essere assicurate per il suo funzionamento, sotto pena di decomposizione e di sparizione del sistema. L'aggrcssione dell'ambiente è una questione di grado. Fino a un certo punto, i sistemi ecologici riescono ad autorcgolarsi, cioè sono in grado di eliminare i piccoli cambiamenti nocivi. Tuttavia, quando l'aggressione è troppo estesa e troppo intensa, l'autoregolazione non è più possibile. Ciò che caratterizza l'uomo come specie è il fatto che egli può esser cosciente del suo posto nei sistemi ecologici e del funzionamento di questi. Inoltre l'uomo possiede la facoltà d'intervenire egli stesso come regolatore dell'equilibrio naturale: e ciò tanto per mezzo d'interventi tecnici che grazie a modifiche del quadro organico e istituzionale della società in cui vive e della sua mentalità. 3) Le differenze secondo i paesi e le regioni I cambiamenti che intervengono nella società così come i loro effetti secondari non si manifestano nello stesso modo in tutti i paesi e in tutte le regioni. Così la densità di popolazione è molto forte nei paesi dell'Europa del nord, mentre è poco elevata ncl sud-ovest della Francia. Analogamente, alcuni paesi sono più fortemente urbanizzati e industrializzati che non altri. Non solo vi sono differenze, in proposito, fra i paesi dell'Europa occidentale, m a anche all'interno di ciascun paese. Ciò significa che analizzando il problema dell'inquinamento, bisogna guardarsi da generalizzazioni frettolose. Invece gli esempi suggestivi di inquinamento presi in una parte di una regione, caratterizzano spesso l'immagine di tiitta la regione. Nei paesi e nelle regioni in cui questi sviluppi moderni sono meno avanzati, i problemi dell'ambiente sono meno gravi. Possono certo esservi anche lì dei problemi di inquinamento. L'esperienza ci insegna che esiste una specie di correlazione lineare f r a il grado di sviluppo moderno e il grado di inquinamento: in conseguenza, i paesi più prosperi conoscono le forme di degradazione dell'ambiente più importanti. Molti paesi hanno già approvato norme contro l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo e contro la degradazione delle riserve naturali, della flora e della fauna. Nei Paesi Bassi, ad esempio, partendo dal principio che « deve pagare chi inquina » il cittadino o l'industria devono pagare l'inquinamcnto che essi hailno causato. Per quanto vi siano differenze secondo i paesi o le regioni, non bisogna dedurne che si tratti di una questione nazionale o regionale: l'inquinamento infatti ha ripercussioni che vanno molto al di là delle frontiere della regione o della nazione, e prova una volta di più quanti problemi abbiano un carattere internazionale. 11. - Princìpi di base dii una politica dell'ambiente Dopo aver così constatato i cambiamenti profondi sopravvenuti nella nostra società e i turbamenti che hanno implicato per l'ambiente naturale, si deve concludere che la politica dell'ambiente (intesa nel suo sens o più largo) è urgente e indispensabile per assicurare anzitutto la sopravvivenza dell'umanità attraverso il ristabilimento dell'equilibrio ecologico, e poi una migliore qualità di vita. La vocazione delllEuropa in proposito è di dare al mondo l'esernpio di una civiltà più umana fondata su ~in'eticanuova. Questa politica dell'ambiente dovrcbbe, secondo il Consiglio dei Comuni d'Europa, ispirarsi ai principi fondamentali seguenti: aprile 1972 9) L'organizzazione del tempo libero deve essere in funzione non dei bisogni dell'economia e del lavoro, ma delle possibilità che offre l'ambiente di vita nella società. 10) Poiché il problema della degradazione dell'ambiente naturale è legato all'aumento della popolazione, la protezione dell'ambiente è inconcepibile senza l'applicazione di una politica demografica attiva e appropriata. 11) Per quanto concerne la protezione dell'ambiente, e poiché gli effetti della concentrazione urbana sono al tempo stesso negativi (accelerazione della degradazione) e positivi (migliore possibilità di organizzare la protezione), è necessario definire dei limiti ottimali per i differenti tipi di concentrazione. 12) Una politica dell'ambiente, applicata al livcllo della Comunità europea, dello stato nazionale o delle collettività regionali e locali ha bisogno di un impegno permanente di queste ultime: - per esercitare una pressione sul potere nazionale e quello europeo; - per adempiere pienamente ai compiti che loro incombono nella sfera propria, in particolare creando indispensabili strutture sovraccomunali. 1) L'uomo è parte integrante di un insieme indissociabile umanità-natura D. La sua esistenza dipende dunque dall'ambiente ed egli deve porre il suo modo di pensare e di agire in sintonia con questa legge fondamentale. LA COSCIENZA DELL'AMBIENTE 2) L'uomo ha il diritiio di vivere in un ambiente sano, e questo diritto è degno di figurare nella Dichiarazione sui Diritti dell'Uomo. 1 ) Le cause dell'attualità del problema dell'ambiente 3) Gli elementi naturali (l'aria, l'acqua e il suolo) devono essere considerati, in quanto indispensabili all'uomo, beni comuni, la cui utilizzazione ad opera dei privati deve essere limitata nella misura in cui essa ostacola lo sviluppo della collettività. 4) Ogni politica dell'ambiente deve derivare da una politica globale di pianificazione territoriale. 5) Questa politica deve essere applicata al livello europeo, nazionale, regionale C comunale: l'azione a questi diversi livelli, pur restando strettameiite interdipendente, deve rispettare il settore proprio di ciascuno. 6) Una politica europea dell'ambiente sarà efficace solo se verrà condotta d a istituzioni e secondo regole comunitarie. 7) Un'azione intergovernativa che si estenda ai paesi delllEuropa che non fanno parte della Comunità Europea è anch'essa necessaria, specie per la realizzazione di apposite convenzioni, e deve inserirsi in una azione dello stesso tipo condotta al livello mondiale. Tuttavia i paesi membri della Comunità Europea devono partecipare a questa azione tramite istituzioni comunitarie. 8) E' opportuno rispel tare, nell'attuazione di una politica dell'ambiente, l'equilibrio fra i bisogni della crescita economica e della qualità di vita. La nozione di redditività economica deve cedere il posto a una nuova nozione di redditività che tenga conto del ((bilancio ecologico ». Parte I1 Nel corso degli anni '60, ma soprattutto nel 1970, i problemi della protezione della natura hanno avuto una pubblicità senza precedenti. Come si può spiegare questa improvvisa pubblicità? A nostro parere essa è dovuta all'influenza rispettiva di quattro fattori: a ) i fattori strutturali; b) i fattori accidentali; C) le modifiche dei valori; d) la funzione mediatrice delle comunicazioni di massa. a ) I fattori strutturali I1 problema dell'ambiente non è stato gonfiato e reso attuale in modo arbitrario da un qualche funzionario o organismo amministrativo. Al contrario, alla base di questa attualità si trova, in primo luogo, l'effettiva gravità dei problemi presenti. Questa situazione costituisce la conseguenza logica dei cambiamenti nelle società occidentali di cui abbiamo parlato sopra. Come risultato degli effetti secondari di questi cambiamenti (crescita demografica, industrializzazione, meccanizzazione, tempo libero, nuove abitudini nel campo del consumo e dei valori morali), l'ambiente ecologico ha subito un'aggressione importante in molti punti. Questi svilupppi hanno dato ai problemi un'acuità del tutto nuova. Per spiegare l'attualità dell'argomento, i fattori strutturali sono indispensa. bili ma insufficienti. COMUNI D'EUROPA aprile 1972 b ). I fattori accidentali . I fattori strutturali, che sono alla base di una situazione determinata, si manifestano attraverso avvenimenti accidentali, allo stesso modo come avviene in un vulcano, di cui non si vedono e non si riconoscono le forze nascoste non in cui esse si manifestano in una eruzione. Tokio, New York o la 'Ona Reno (chiaRijnmond) 'Otto ci fanno apla minaccia di un periparirc un pericolo che avevamo impa"lo rato a conoscere solo come teorico. Allo stesso ci insegna che le base dei forze misteriose che si trovano fenomeni sociali si manifestano attraverso incidenti ad alto potenziale drammatico. C) I can~bia~neizti nei valori Bisogna ancora che i fattori strutturali accidentali possano realmente inserirsi nel campo delle esperienze umane. In altri termini bisogna che l'essere umano sia aperto al problema dell'ambiente. Ora questa recettività è particolarmente condizionata dai valori fondamentali presi in considerazione quando si giudica, e che sono essenzialmente il frutto della formazione e dell'educazione. Non molto tempo addietro questi valori di base erano pletamente guidati da principi come l'utilità economica, il rendimento, la produttività, la concorrenza, eccetera. Tuttavia in questo campo si manifestano, all'incircal dal 1960 in poi, dei cambiamenti i quali provano che i valori umani hanno sempre più la prevalenza sui valori Puramente commerciali. Questi cambiamenti sono da in quasi tutti i e segnano una svolta nella concezione della scala dei valori. Sono proprio tali cambiamenti, a nostro avviso, che hanno reso l'uomo aperto alla questione dell'ambiente. d ) Le cornunicazioizi di nz,assa Nella società deve inoltre esservi un certo numero di comunicazioni per realizzare in modo appropriato le informazioni relative all'inquinamento. I n altri termini occorrono meccanismi mediatori che prendano cura di f a r passare i fattori strutturali e accidentali nel campo dell'esperienza vissuta dell'uomo. Intendiamo parlare del significato importante che deve essere attribuito alle comunicazioni di massa p e r rendere l'opinione pubblica sensibile al problema dell'ambiente. Tali comunicazioni devono costituire un collegamento fra i fattori strutturali e accidentali da un lato e « il cittadino » dall'altro. Secondo noi bisogna cercare le spiegazioni dell'attualità del problema in una congiunzione degli elementi di cui abbiamo testè parlato. 2 ) Lepresediposizionedifrantealprablema dell'inquinamento Per quanto la questione dell'ambiente sia l'obiettivo finale, ciò non implica che vi sia unanimità nelle prospettive future della protezione della natura. Grosso modo vi sono due campi: e cioè quello degli ottimisti e quello dei pessimisti. Gli ottimisti partono dall'idea che l'attua- 5 le inquinamento sia un fenomeno transitorio e che lo si debba considerare come una consegucn.a ,dellrera industriale. L , porrà un alt alla degradazione che dovun. que si diffonde maniera crescente. lla riconoSecondo gli sciuto in tempo utile i problemi dellrinqui. namento e S I preoccupa tempesti~amente di prendere le m,isure necessarie. diosi si sentono confermati nelle loro idee dalla convinzione tratta dall'esperienza che l'umanità, spesso, ha saputo rispondere in modo adeguato ai problemi davanti ai quali essa si è venuta a trovare. Di frontc agii 0;LtimiSti vi sono però i PeSsimisti, i quali rii.engono invece che la fine dell,esistenza dellsumanità non sia lontana e che l'attuale processo d'inquinamento continuo delle condizioni di esistenza dell'uomo sia imeversibile e ineluttabile. Molti di loro ritengono che le strutture della società siano responsabili di questa catastro'fe imminente. Secondo 101-0 la società moderna si è mo,trata incapace L ' i opporsi alle sfide più gravi e drammatiche poste dal nostro tempo e di rispondere ai problemi più acuti. I1 quadro istituzionale è troppo pesante o troppo lento per sviluppare in adeguato i mezzi per combattere il processo d'inquinamento. Per essi l'unica prospettiva risiede in una sospensione e in un rinvio, sotto forma di rallentamento, del processo. Essi affermano che le misure atitualmenie prese debbono essere considerate come puramente e semplicemente degne di approvazione ma al tempo stesso troppo limitate per impedire una rovina ineluttabile. I1 futuro dirà che questi mezzi sono insufficienti, affermano tali autori. Questa breve descrizione delle caratte,iStiche essenziali dei due punti di vista estremi è un esagerata; il che non impedisce che tali dile concezioni si ritrovino più o meno sfumate in varie pubblicazioni. Resta da sapere se questa discussione sulle prospettive future dell'umanità si limiterà a una élite di studiosi, di organismi deliberativi e di persone interessate oppure se t destinata a costituire un aspetto essenziale del pensiero del cittadino. Così affrontiamo un punto particolarmente essenziale di que:jta relazione: la coscienza dell'ambiente. Per noi vi t coscienza dell'ambiente quando in un modo o in un altro questo problema occupa effettivamente un posto nello spirito umano. Si possono distinguere diversi gradi di presa di coscienza dell'ambiente e cioè: diretto problema l'ambiente e l'attenzione che ad esso è portata; - la percezione dell'ambiente e dei suoi problemi; - l',atteggian~en!todi fronte all'ambiente e ai suoi problemi; - il comport~ainento di fronte all'ambiente e ai suoi problemi. Ciò che ci interessa t sapere: - in quale miijura vi è coscienza del. l'ambiente nel cittcidino? - essa costituisce un sentimento profondo? - questa mossa? coscienza deve esser pro- - i comuni hanno una funzione in questo canipo? ~ - in ~caso affermativo ~ ~ quali sono i metodi che essi possono usare per promuovere la coscienza dell'ambiente? Si devono scegliere metodi che possano contribuire praticamente a un certo grado di coscienza dell'ambiente. Gli effetti di questi metodi non sono sempre uguali. Alcuni metodi non servono se non a porre le persone di fronte a questi problemi o a richiamare su di essi la loro attenzione, mentre altri hanno un'influenza positiva non solo sulla percezione, ma anche sull'atteggiament. e il comportamento, Questi diversi gradi non sono indipendenti uno dallfaltro: hanno f r a di loro un rapporto gerarchico alllinterno del quale la coscienza dell'anlbiente può manifestarsi. Occorre che i ,,i per rendere le persone coscienti di questi problemi siano in sintonia con una o più delle gradazioni ricordate so,pra. E' importante che si definisca in modo molto chiaro il livello che si vuoi raggiungere e quali mezzi. L'ideale sarebbe una soluzione capace di rendere inutile ogni azione per promuovere una presa di coscienza dell'ambiente. Ma in realtà è necessario suscitare questa presa di coscienza influenzando il modo di peridelltopinione pubblica, giacsare e di ché tali sono appena avvertiti e inse,iti nella nostra cultura, o non lo sono af. fatto, ciò significa che occorre manipolare la coscienza delllopinione pubblica? certamente no, giacché la manipolazione avviene alllinsaputa di chi la subisce. ~~i invece si tratta di portare a una presa di coscienza di valori che sono stati chiaramente definiti in anticipo e per la quale esiste un largo consenso in campo culturale. 3 ) La dell,ambiente nella popola- zione E, senza dubbio consentito affermare che negli ambienti scientifici e amministrativi si sono da poco tempo manifestati una nlaggiore comprensione e un maggiore interesse. Ciò ha portato a svolgere molte attività che vanno dallrorganizzazione di colloqui alla armonizzazione di norme legislative. Tuttavia in questi ambienti si comincia a dersi conto del fatto che la difesa adeguata della natura ha possibilità vere di riuscire so,lo se tutti gli strati e tutti i gruppi della società sono coscienti dell'importanza e della necessità di prendere tali provvedimenti. M~ esiste realmente, nella società, un interesse per tale problema? La ricerca sociologica sulla coscienza dell'ambiente è ancora agl'inizi. Pochi paesi hanno svolto indagini dedicate esplicitamente a questo problema. Nei Paesi Bassi, durante l'anno della protezione della natura, t stata effettuata una inchiesta per sapere s e la popolazione si sentiva impegnata. Tale inchiesta costituiva un progetto del Ministero degli Affari culturali, del tempo libero e degli affari sociali. Da tale inchiesta, che ha interessato 1118 famiglie o persone singole, risulta tra l'altro che più del 70% della popo'lazione era abbastanza oppure molto preoccupata dellrinquinamento dell'ambiente e che essa ne attribuiva le cause in particolare all'industria e alla circolazione. Quasi tutte le persone interrogate ritenevano che aprile 1972 COMUNI D'EUROPA non si faceva abbastanza contro l'inquinamento della natura. Questo risultato suggerisce che la popolazione si sente direttamente toccata dal problema dell'inquinamento. E' probabile che il desiderio di conformarsi alle concezioni della società abbia influenzato, in qualche misura, questo risultato. Inoltre quando ci si dice preoccupati dell'ambiente, questo non significa che si voglia fare qualche cosa o compiere personalmente dei sacrifici. Per quanto il risultato riveli che duc olandesi su tre si dichiarano personalmeilte disposti a contribuire finanziariamente al mantenimento di un ambiente sano, è dubbio che queste affermazioni diano luogo a d azioni concrete. E' evidente che l'inchiesta è stata effettuata principalmente al livello del confronto e della percezione del cittadino e ha appena sfiorato o non h a nemmeno toccato il livello dell'atteggiamento o del comportamento. Né il nostro sistema di educazione, né il nostro sistema di formazione né, infine, i valori della nostra cultura costituiscono una garanzia per una presa di coscienza chiara del problema dell'ambiente: al contrario. Abbiamo già indicato che si vedono singolarmente presi pochi elementi che potrebbero costituire una base favorevole allo sviluppo di una disposizione di spirito aperta a questi problemi. 4) Dovere e funzione del comune A - DOVEREE FUNZIONE NELLA GESTIONE DEL- L'AMBIENTE Dopo le considerazioni svolte sopra, ci si può chiedere quali siano la funzione e il dovere dei comuni nel settore relativo all'ambiente, al livello della gestione comunale in genere e della promozione della presa di coscienza in particolare. Fin dall'inizio non bisogna lasciar sussistere malintesi: in questi campi il dovere e la funzione del comune sono importanti. Questo deriva dal carattere specifico della funzione dei comuni nelllEuropa occidentale, che li pone di fronte a problemi direttamente connessi all'ambiente, come a d esempio l'urbanizzazione e la pianificazione del territorio. Cooperando con lo Stato, la provincia o il dipartimento, il comune si preoccupa dell'industrializzazione, il che gli consente di richiamare imprese industriali o di allontanarle. Inoltre il comune può imporre delle condizioni alle nuove industrie o a quelle esistenti per ciò che concerne la loro capacità potenziale d'inquinamento. Per mezzo di disposizioni normative o di decreti può costringere l'industria a rispettare norme e regolamenti. Nell'ambito della pianificazione del proprio territorio o della sua politica nel campo dell'industrializzazione, il comune può infine disciplinare l'impianto delle imprese industriali. Inoltre la gestione dei problemi dell'ambiente ad opera del comune può realizzarsi attraverso il controllo dell'edilizia. Nei paesi in cui la costruzione di grandi complessi, strade, scuole, chiese, edifici, eccetera, è pianificata, il comune può, per mezzo di tale pianificazione, cercar di evitare che si nuoccia inutilmente alla bellezza della natura e far sì che elementi importanti dell'ambiente naturale siano conservati e continuino ad esser protetti. Ciò che abbiamo detto sulla politica dell'industrializzazione e dell'edilizia è valido per tutti gli altri aspetti della strutturazione del territorio, per esempio per gli impianti di depuramento. La gestione dell'ambierite può realizzarsi anche attraverso azioni preventive, e non solo azioni a posteriori. I1 miglior esempio della gestione preventiva è la pianificazione del territorio. Le norme e i decreti concernenti le imprese esistenti, così come il controllo dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e della terra per mezzo di centri d'allarme e di punti di contorllo, costituiscono forme di disciplina a posteriori. Tuttavia resta da stabilire se i comuni, oltre alla protezione e alla gestione dell'ambiente, abbiano altri doveri. A nostro parere essi non devono limitarsi a questo. L'autorità locale dovrebbe svolgere una funzione importante influenzando la mentalità dei cittadini in questo campo. 11 comune dovrebbe, per mezzo di una politica « d'azione », contribuire a ciò che abbiamo già definito come la promozione della coscienza dell'ambiente. Si deve attribuire al comune un compito in questo campo? E' la prima domanda che si pone. Si può dire che l'autorità nazionale ha, in primo luogo, il dovere d'influire sul cittadino cambiando il suo atteggiamento passivo in un corniportamento attivo. Senza dubbio questa affermazione è giusta, m a ciò non implica che l'attività locale sia dispensata da tutti i compiti, giacché, nella realtà, questo cambiamento di disposizione di spirito deve rea1izzar:si partendo dall'ambiente immediato in cui vive il cittadino. I1 posto che il comune occupa in questo ambiente, che costituisce l'ambito concreto della vita del cittadino, lo rende particolarmente adatto a contribuire direttamente a tale presa di coscienza. I n quest'ordine d'idee occorre porre il tema della coscienza dell'ambiente in un ambito più largo, in particolare quello del rapporto fra cittadino e autorità (o, in altre parole, fra amministrazione e amministrato). Prova n e è che ogni sforzo da parte dell'autorità locale per conitribuire a un atteggiamento più positivo nei confronti dell'ambiente pone immediatamente il problema della strutturazione del rapporto amministrazione-amministrato. I n modo generale si può dire che si tratta, nel rapporto fra il cittadino e l'autorità, di una certa forma e strutturazione della comunicazione. La comunicazione presuppone che una delle due parti sia la destinataria dell'altra. Essa può assumere forme diverse: può essere diretta o indiretta, intensa o limitata, eccetera. Si è molto parlato, in questi ultimi anni, di un Fossato nei rapporti fra l'amministrazione e l'amministrato. Secondo quest'ultimo l'amministrazione non mantiene alcun rapporto con la massa e agisce in modo autonomo senza tener conto dei cittadini. D'altra parte, agli occhi dell'amministrazione, gli amministrati sono scarsamente interessati agli affari della comunità e mostrano uno scarso interesse effettivo alla riflessione e alle airioni che concernono gli affari di essa. Un tale fossato si inanifesta in tutti i campi in cui dovrebbe esserci comunicazione fra l'amministrazione e gli amministrati. E questo è vero, in particolare, per le questioni della pianificazione del territorio, della conservazione e della protezione dell'ambiente. Bisogna notare che noi, parlando di cittadini, intendiamo tanto l'individuo come i gruppi: di consumatori, di produttori, gruppi d'interesse, oragnizzazioni, eccetera. Si possono distinguere vari metodi di promozione della coscienza dell'ambiente, secondo le diverse categorie di gruppi. Se si parte dal criterio del gruppo a cui incombe l'iniziativa dell'azione, si può stabilire una distinzione fra metodi unilaterali, cioè caratterizzati da un'azione che parte dal sindaco e dai suoi collaboratori, e da metodi bilaterali, cioè caratterizzati da una collaborazione dell'amministrazione e degli ammini. strati al fine della promozione della coscienza dell'ambiente. Se si parte dal criterio relativo al destinatario dell'azione, si possono distinguere metodi concepiti per raggiungere collettività e metodi specialmente intesi a raggiungere i gruppi. Fondandosi su questi criteri, arriviamo ai metodi di promozione seguenti: collettività gruppi unilaterale informazione educazione bilaterale concertazione partecipazione a ) L'informazione L'informazione costituisce un metodo che si potrebbe chiamare « unilaterale », giacché l'accento è posto sulla persona o l'istanza che la fornisce. Nella maggior parte dei casi la sua funzione consiste nel divulgare le notizie. I n alcune circostanze l'informazione costituisce il metodo adatto, per esempio, per colmare una lacuna nella conoscenza di certe cose. Analogamente essa costituisce il mezzo adatto quando si vogliono raggiungere gruppi numerosi. Le possibilità di riuscita dell'« informazione » dipendono in larga misura anzitutto dalla recettività (cioè dal grado di recettività alle comunicazioni di massa e ai « messaggi >, in generale); poi dalla dissonanza (cioè dal relativo grado di accordo fra il contenuio che ci si aspetta e il contenuto reale di un messaggio); e infine dalla « IchBeteiligung », dalla partecipazione personale del cittadino (cioè dalla misura in cui il cittadino si sente direttamente impegnato nel problema). Inoltre è importante per l'informazione che si tenga conto dei risultati di esperienze scientifiche nell'arte della divulgazione e nella scienza della comunicazione. Per ciò che concerne il messaggio incluso nell'informazione, bisogna che le sue prospettive e il suo contenuto siano in relazione con il grado dell'attenzione, l'intensità dello stimolo, l'effetto di contrasto nel messaggio, la presentazione dell'argomento e il grado di ricevibilità del messaggio. L'immagine dell'informatore è almeno d'importanza uguale. I n seguito a ricerche, è risultato che un'immagine favorevole agisce positivamente sull'accettazione del messaggio. COMUNI D'EUROPA aprile 1972 L'informazione potrebbe trattare gli argomenti seguenti: - la composizione della natura; - l'interdipendenza delle specie nella natura; - la relazione fra l'uomo e il suo ambiente; - l'ambiente, condizione dell'esistenza l'informazione unilaterale influenza appena l'atteggiamento e. il comportamento del cittadino. Per quaiito l'informazione sia relativamente facile da organizzare, sembra nel complesso che il suo effetto sia molto limitato. Solo la ripetizione dell'informazione offre una possibilità di riuscita per la promozione della coscienza dell'ambiente. Ciò implica che bisogna istituzionalizzare l'informazione. umana; - la complessità della natura; - la relazione fra le specie; - la maniera di affrontare i problemi dell'ambiente e di considerare la natura; - il modo di evitare l'inquinamento; - come imparare a vivere con la na- tura; - la scienza dell'ecologia; b ) L'educazione - la struttura e il funzionamento dei sistemi ecologici; Così come per l'informazione, si può dire che l'educazione è unilaterale, giacché l'ac- i fattori che nuocciono all'ambiente; cento è posto sulla persona o l'organismo - gli effetti nocivi di alcune forme di che se ne incarica. Tuttavia non ogni forma di educazione ha carattere unilaterale. Nel inquinamento sulla salute fisica e morale campo dell'educazione le tendenze moderne dell'uomo; vanno con ragioiie contro questa unilatera- la maniera di proteggere e di puli- lità dell'educazioile quale è stata concepita re » l'ambiente e di prevenire la sua degra- fin'oggi. I metodi moderni mettono invece dazione; l'accento sulla funzione delle due parti. E' ciò che si chiama la partecipazione. Tutta- il modo che permette all'individuo via, al contrario di quanto avviene nell'infordi contribuire alla pulizia dell'ambiente; mazione, si tratta, nel caso dell'educazione, - il modo di agire in caso di sinistro di un piano di formazione chiaramente conche colpisca l'ambiente; cepito in anticipo. Questo significa che non - la politica del comune per la pulizia ci si limita a fornire un'informazione, ma che si cerca coscientemente, con mezzi apdell'ambiente; propriati, di fare opera educativa. Si può - il planning familiare e i metodi di aggiungere che l'iilformazione si rivolge spesprevenzione delle nascite. Come è evidente, è necessario anche dare so a collettività anonime, mentre l'educaun'idea dei mezzi che si possono utilizzare zione è destinata a gruppi limitati. In alcune circostanze l'educazione è indiper l'informazione. Eccone alcuni: spensabile o è auspicabile. E' il caso in cui - nomina, in seno all'amministrazione i cittadini mostri110 poco o nessun interesse comunale, di uno o molti incaricati dell'in- per gli affari che il potere considera invece formazione sul problema dell'ambiente. Le molto importanti. Analogamente l'educapiccole collettività possono nominare un ad- zione può esser la forma appropriata, quandetto comune per una intera zona; do si tratta non solo di mettere il cittadino al corrente di una questione, ma anche di - organizzazione di riunioni d'informazione sulle ricchezze naturali del comune, fargliela cogliere in un determinato modo. L'effetto dell'educazione dipende in masulla pianificazione del suo territorio, sui niera sensibile dal modo usato per trasmetfatto'ri che minacciano l'ambiente circoterla. Perché questa forma di comunicazione stante; sia effettiva bisogna supporre un certo grado - distribuzione di riviste periodiche o di accordo sui valori fra gli educatori e gli di opuscoli; educati. La possibilità di riuscita è praticamente nulla quanido l'accordo è scarso. In - organizzazione di esposizioni dediquesto caso l'educazione può perfino risulcate all'ambiente del comune; tare controproducente. - organizzazione di sedute audio-visive; Per l'educazione bisogna poi tener conto - organizzazione di riunioni pubbliche delle esperienze acquistate nella psicologia con esperti per l'informazione sulla natura, della pedagogia, nella didattica e nella soci@ la sua protezione e il suo significato per logia dell'educazione. l'uomo; Quanto alla maniera in cui dispensare la - istituzione di centri d'inf~~rmazione educazione, si è giunti ai principi generali seguenti: per la protezione della natura; - aiuto L'educazione in relazione all'ambiente deve in particolare concentrarsi su: ai centri d'informazione esi- stenti; - divulgazione alla stampa, alla radio e alla televisione d'informazioni sui problemi locali e l'attività nel campo dell'ambiente. L'informazione ha il grande vantaggio di poter raggiungere un largo pubblico con sforzi relativamente modesti. Invece l'effetto dell'informazione dipende in larga misura dalla tattica usata. In generale l'informazione non supera il livello del confronto del cittadino con il problema dell'ambiente (1). In seguito a ricerche è risultato che (1) Con la parola e confronto D, in tale contesto, l'autore intende alludere a una prima presa di coscienza - embrionale e, per dir cosi, meramente passiva - del problema dell'ambiente da parte del sirigolo. (N. d. R.). a ) le affermazioni presentate attraverso mezzi visuali sarebbero meglio classificate, interpretate e comprese che non presentate sotto qualsiasi altra forma, in particolare auditiva; b ) la combinazione audio-visuale sarebbe la migliore. In gcnerale è sembrato che l'impiego di vari tipi di mezzi dia migliori risultati che non l'utilizzazione di un solo tipo. Naturalmente è iimportante nell'educazione che non si rivolga l'attenzione solo agli aspetti di cui si ì: trattato finora: bisogna infatti tener conto altresì dei bisogni, degli interessi e del comportamento delle persone che partecipano al processo educativo e della misura in cui esse si sentono direttamente interessate. - l'utilizzazione dei prodotti che non abbiano quasi o non abbiano affatto effetti nocivi sull'ambiente. Nel campo dell'educazio'ne il comune può prendere le iniziative seguenti: - promozione dell'insegnamento relativo all'ambiente. Pensiamo qui ai programmi dell'insegnamento elementare, secondario e superiore, in cui si dovrebbe inserirlo. Va da sé che la natura e il livello della materia da insegnare devono dipendere dall'atteggiamento intellettuale degli scolari. In una conferenza di lavoro tenutasi negli Stati Uniti nel 1970, un gruppo di lavoro ha stabilito un programma di studi in cui l'ambiente occupa un posto adeguato. Tale programma di studi è stato diviso in tre fasi, e cioè: 1) per fanciulli da 5 a 10 anni; 2) per fanciulli da 11 a 14 anni; 3) per ragazzi da 14 a 17 anni. In ogni caso è necessario essere sempre coscienti che si tratta di uno sviluppo simultaneo di nozioni. Le nozioni di una fase devono obbligatoriamente seguire alle esperienze precedenti. Come complemento dell'integrazione verticale del programma di studi, è necessario perseguire al tempo stesso l'integrazione orizzontale, in modo da assicurare il pluralismo disciplinare del programma. Rispetto al processo educativo, si sceglie per ogni fase un tema principale. Fase I. - Qui si tratta soprattutto d'imparare le nozioni verbali fondamentali, cosi come gli atteggiamenti che possono condurre a valutare la coscienza dell'ambiente (in questa fase bisognerà inculcare, oltre alla comprensione, il sentimento dell'ambiente). Fase I I . - L'attenzione sarà concentrata sugli esempi caratteristici di ciascun ambiente e sulle relazioni fra gli ambienti al livello locale, nazionale [, europeo] e mondiale, nella prospettiva della protezione, della gestione e dell'utilizzazione dell'ambiente nel suo complesso. Si dovrà attribuire particolare attenzione agli studi di « casi », esempitipo, per i problemi posti dai rapporti dell'uomo col suo ambiente. Fase ZII. - Qui si imparerà a osservare il cambiamento nel tempo, riferendosi specialmente agli studi nel campo dell'ambiente e dei problemi sociali. Si tratta in primo luogo di sviluppare un'etica dell'ambiente. A titolo indicativo, ecco uno schema per lo sviluppo di un programma d'insegnamento tratto dalla conoscenza dell'ambiente. E' un modello. In molti casi sarà indispensabile adattarlo alle circostanze locali. Abbiamo indicato le tre fasi del programma d'insegna- aprile 1972 COMUNI D'EUROPA 8 Fase I Fase I1 Fase 111 Rendersi coiiio che, pcr quanto la terra abbia una cstensionc ciiorme, que:jta è di una importanza relativa rispetto al tcmpo e allo spazio C che le risorse naturali della tcrra sono limitate. Conosccrc I'interazione costantc fra l'uomo e la sfera. Acquistare alcune nozioni a proposito della pianificazione e della ricerca nella giusta utilizzazione in ordine alla terra e alla sistemazione del paesaggio. Imparare a. non nuocere in maniera inconsiderata agli spazi all'aria aperta. Imparare a conoscere e a distingucr.e le zone climatiche della terra, soprattutto in rclazione con la vegetazione e lo sfri~ttamento del suolo ad opcra dell'uomo. Studiare l'influenza dell'uonio sul clima in una regione determinata e rivolgere l'attenzione all'inquinamento dell'aria. l:xc della r~cerca che consenta l'elaborazione di decisioni a ragioii veduta in ordine aila qua. lità d e l l ' a t m ~ s f e ~ a . Saper riconoscerc le forme dei paesaggi sulla carta geografica del proprio paese e di altri paesi. Imparare l'esistcnza dei minerali e delle fonti di energia; saper determinare alcuni minerali e comprenderc la ripartizione disuguale dei minerali nel suolo. Far imparare in modo concrrto come l'uomo operi nel senso della distruzione del suolo (sfruttamento di miniere a cielo aperto, diboscamento) e studiare le possibilità di ristabilimento (l'arte del paesaggio, il iimboschimento, l'irrigazione). Saper riconoscere e spiegare il mondo vivente in rclazione al proprio ambiente. Avere alcune nozioni della catena dei prodotti nutritivi e dell'equilibrio naturale. Conoscere i principali collettivi del mondo clegli animali e delle piante e l'influenza che l'uoimo vi esercita. Imparare che vi sono specie che sono minacciate nella loro esistenza e che occorre proteggerle. Impararc a conoscere i mezzi per realizzare tale scopo. Imparare a crearc e a mantenere le condizioni che consentano la continuità di sistcmi ecologici in equilibrio. Canoscere il ciclo idrograllico. Studiare I'idrografia del globo terrestre dal punto di vista della ripartizione e le correnti oceaniche. Avere qualche nozione a proposito dell'influenza dell'acqua sul mondo vivente e sapere come questo possa essere profond;imente turbato dall'inquinamento. Fare delle ricerche in modo da contribuire alla elaborazione di decisioni relative all'approvvigionamento e alla qualità dell'acqua. Compr,-ilclere alcuni aspetti delle grandi emigrazioni e i motivi che conducono popoli con una certa cultura a stabilirsi iii un certo ambiente. Vedere coine l'uomo, attraverso i secoli, abbia utilizzato uno stesso paes;iggio in maniere diverse. Imparare a spiegare le variazioni demografiche e la dispersione dclla popolazione in rapporto al loro livello di vita ... Imparare le relazioni fra le frontiere politiche e lc frontiere naturali. Vedere lo Stato come uno struinento per affrontare i problemi dell'ambiente. Rendersi conto che la soluzione di tali problemi richiede la collaborazione internazionale. Imparare che è possibile risolvere i problemi dell'ambiente attraverso la legislazione, la partecipazione e la pianificazione. Avere alcune nozioni a proposito del modo di sfruttamento delle risorsi: naturali mettendo l'accento sulla loro utilizzazic ie razionale (agricoltura e allevamento, foreste e pesca, miniere e industrie, trasporti e comunicazioni). Cercare delle soluzioni nazionali [, federali] e internazionali ai problemi dell'ambiente in rapporto con l'alimentazione, la prosperità, i trasporti, il trattamento dei rifiuti. Scoprire le sorgenti di energia e studiare la dist ,ibuzione di essa. Imparare a servirsi delle arti plastiche, della musica, della danza, del teatro, della letteratura e della fotografia per rappresentare le forme nelle quali l'ambiente si niostra. Imparare ad apprezzare come i grandi artisti abbiano vissuto e sentito l'ambiente. Farsi un punto di vista personale sull'ambiente. Testimoniare, con il proprio comportamento, senso di responsabilità verso I'ambiente. Comunicare questo atteggiamento ad altri. L'ambienrc irniricdiato. Iiiiparai-e a co!i«sccrc a titolo d'introduzione tanto il proprio anibientc conic quello del resto del paese. Imparare a conosccrc la tcrra come dimora dell'uomo. Vedere come l'uomo utilizza l'ambiente e vi escrcita la sua influenza. L'atmoslera e il cosmo. Imparare a descriverc e a misurare i fcnorneni atmosferici (temperatura, precipitazioni, venti). Vedere qual è l'influenza dell'atmosfera sulla vita vegetalc e animale (l'erosione del vento, l'evaporazione, le precipitazioni, il fuoco). Forme di paesaggio, suolo e minerali. Impararc che il suolo è costantemente esposto ai cambiamenti: a ) nascita (dune, alluvioni); b) presenza di organismi viventi (batteri, muf fe) C di sali nutritivi; C ) pericolo di erosione. Imparare a conoscere le diverse forme dei pac. saggi (lctti di corsi d'acqua, dune, montagne) e rendersi conto dcll'interazione delle formc di paesaggio c degli organismi viventi (steppe e deserti). Piante C animali. Coilosccre nei campi un certo nuiliero di piante e di animali del proprio ambiente. Avcrc la comprensione della dipendenza dal suo. lo, dalla atmosfera, dalle piante (i produttori), da,oli animali e dagli uomini (i consumatori). Acqua. Rendersi conto che l'acqua è la sorgente di ogni vita c che costituisce una delle più importanti risorse naturali. Popolazione. Imparare che esistono differenze e affinità fra gli uomini. Vedere come essi vivano in ambienti dissimili e come li utilizzino in modo diverso. Comprendere I'influcnza dcll'ambiente sulle rcligioni e i costunli. Strutture della società. P Familiarizzarsi con le strutture della società. Avere un'idea della responsabilità dell'individuo e della collettività in ordine all'ambiente. - - Economia. Comprendere che la soddisfazione dei bisogni di nutrimento, di vestiario e di alloggio dipende dalla materia prima disponibile. Estetica, etica e linguaggio. Acquistare un vocabolario semplice rispetto all'ambiente. Familiarizzarsi con i nomi delle piante e degli animali C con la loro classificazione e insieme con quella del suolo e dei minerali. Imparare a esprimere, in modo semplice, i propri sentimenti rispetto all'ambiente, tramite il disegno, la pittura, la modellistica. COIVIUNI D'EUROPA aprile 1972 qui della concertazione, una forma di comunicazione che implica l'incontro dell'arnministratore e degli amministrati sullo stesso piano. La concertazione si colloca in particolare al livello della relazione fra I'amministrazione e l'insieme degli amministrati o dei loro corpi rappresentativi. Nel linguaggio di ogni giorno, questo metodo viene chiamato: concertazione e corresponsabilità al livello della decisione. Tale - Al livello dell'università bisogna costimetodo presuppone tra l'altro nell'amminituire un corso speciale di scienza dell'amstrazione e negli amministrati un certo libiente che deve comprendere anche gli aspet- vello di conoscenza del problema di cui si ti tecnici e quelli relativi alle scienze natu- tratta, la volont,l dichiarata di cooperare, rali dell'ambiente, come pure gli aspetti re- un atteggiamento positivo nei confronti dellativi alle scienze sociali. lc idee dei pa1Li:cipanti e la garanzia del carattere bilaterale nelle forme. - Bisogna sostenere le iniziative volte a Le difficoltà che prescnta la realizzazione istituire delle aziende agricole di fanciulli, dei giardini scolastici, a creare dei sentieri della comunicazione bilaterale sono molto naturali, delle strade attraverso i boschi e più notevoli che non nel caso dell'informaa organizzare delle passeggiate nella natura, zione e dell'educ,azione. Ad esempio: quali delle passeggiate nei parchi naturali così sono le parti qualificate a dialogare? Di come in quelli che hanno subito dci danni quali poteri di decisione tali istituzioni podall'uomo, dei corsi estivi, ecc. trebbero disporre? Come deve svolgersi i1 dialogo? E su q~iali argomenti? - Una educazione permanente non solo Dialogare con l'insieme dei cittadini non è per i giovani, ma anche per gli adulti, per esempio sotto forma di corsi per corrispon- possibile. In alcuiii casi ciò può essere readenza, di corsi alla televisione, di corsi se- lizzato per via di referendum. Nella magrali (la cosiddetta « adult education », la for- gior parte dei casi il dialogo sarà possibile solo fra l'amministrazione e gruppi rappremazione permanente). sentativi. I consigli comunali costituiscono - Riunioni con coilferen~etenute da speanch'essi dei corpi eletti democraticamente, cialisti per l'iniziazione alla conoscenza del- che sono in primo luogo qualificati a dialol'ambiente con, in particolare, relazioni che gare con l'amministrazione. trattino dell'igiene dell'ambiente. Tuttavia, al di fuori del Consiglio municipale, si può pensare altresì a un dialogo - Organizzazioni di campi di ecologia in cui, sotto la suida di specialisti. i parteci- fra I'amministrazlone e le altre organizzazioni, fondazioni e gruppi. panti siano posti direttamente in contatto I temi di concertazione relativi all'ambiencon la natura. te concernono soprattutto la pianificazione - Creazionc C protezione di parchi natu. del territorio del comune e la sua utilizzarali e regionali. zione. Nell'esercizio pratico e quotidiano del - Formazione e nomina di guide per que- potere ad opera dell'amministrazione questi parchi. sti argomenti richiiedono decisioni concrete, per esempio: - Organizzazione di concorsi per progetti relativi alla creazione di una regione ecolo- la politica d'industrializzazione; gica, di una città ecologica e di un quartiere - la politica fondiaria e edilizia; ecologico. mento nelle colonne verticali, e nelle colonne orizzontali gli argomenti più importanti relativi all'ambiente nel suo duplice aspetto: natura e cultura. Essi sono seguiti da spicgazioni che indicano 13 materia da trattare in ciascuna fase. Beninteso, vi è ancora molto da fare, sul piano nazionale [, europeo] e internazionale, per elaborare ulteriormente tale schema. - Stimolo e coordinamento di iniziative private relative all'educazione nel campo dell'an~biente. - Organizzazione di giornate e di azioni relative all'ambiente, come per esempio piantare alberi. I n generale l'informazione permette di raggiungere molte più persone che non l'educazione. Ma, spesso, il suo effetto è limitato a un confronto con il problema dell'arnbiente. Invece ci si può aspettare che l'educazione influisca anche sulla percezione del problema (2). Certo le spese connesse all'educazione sono maggiori che non le spese per l'informazione. Si dovrà chiedersi allora se queste spese siano compensate dal beneficio supplementare che ne deriverà. C) La concertazione Diversamente dai metodi di promozione della coscienza dell'ambiente ricordati sopra, che si fondano su una struttura di comunicazione unilaterale, si deve ora parlare dei metodi che si basano invece su una struttura di comunicazione bilaterale. Si tratta . differenza del K confronto >,,la K percezione sionifica. nel linguaggio dell'autore. una presa di coscienza dell'ambiente più completa ed attiva a ( N . ~ . R . ) . (2) A . - l'istituzionc di commissioni in seno al consiglio; cc ad hoc n - la nomina di un consigliere incaricato del coordinamento fra l'amministrazione e gli eletti; - l'istituzione di organismi che riuniscano membri dell'amministrazione c degli eletti con esperti provenienti dal di fuori. Come abbiamo già brevemente accennato la concertazione non dovrebbe limitarsi al dialogo fra il sindaco e i suoi collaborato: da un lato e i consiglieri dall'altro. Si possono creare strutture che comprendano altresì i cittadini. I n questa prospettiva pensiamo a forme di dialogo fra l'amministrazione del comune da un lato e organismi deliberativi dall'altro, composti di cittadini incaricati in specie dello studio dell'ambiente. Ecco ancora altre forme di dialogo: - la creazione di comitati, di gruppi di lavoro e di équipes che, di concerto con I'amministrazione del comune, discutano, diano il loro parere c partecipino alle decisioni negli affari relativi all'inquinamento; - l'istituzione di un collegio di esperti per l'igiene dell'ambiente, con voto consultivo; - discussioni pubbliche sulla politica del comune in materia di ambiente; - l'organizzazione di giornate d'incontro f r a l'amministrazione e gli amministrati sui problemi relativi all'ambiente; - l'organizzazione di manifestazioni con la partecipazione dei cittadini. Si deve notare che la Ienteua di deliberazioni spesso rinviate in commissione o in gruppo non è semprc compatibilc con la necessaria rapidità delle disposizioni da prendere. I n linea di principio il numero di persone che si raggiungono attraverso la concertazione è grande. Ma in pratica essa è di poca importanza. Si deve aggiunqerc - i proqramnli per la realizzazione di che, spesso, sono proprio le persone più intecentri di villeggiatura; ressate ( 3 ) che sono rappresentate in seno a questi organismi. Per la promozione della - la politica delle strade; coscienza dell'nmbicnte, bisogna assicurare - la protezione della natura. l'istituForme di concertazioni tali che un numero zione e la difesa dei parchi naturali o di massimo di cittadini sia associato nllc de\izone artistiche; berazioni. I1 rendimento di questa forma di - la promozione dell'insegnamento sui comunicazione va al di là del livello del problemi dell'ambiente; confronto e, spesso, ha un effetto positivo - il controllo del mantenimento del- sull'atteggiamento dei cittadini. Infatti chi porta, attraverso la concertazione, la corrcl'ambiente; sponsabilità degli affari concernenti l'am- lo sviluppo dei mezzi di controllo biente, deve necessariamente, al di là del sotto forma di personale come pure di atconfronto con il problema e al di Ià della trezzature; sua perce~ione, assumere un certo atteg- lo studio di norme relative all'inqui- giamento di fronte ad esso. namento; L'assunzione di un atteggiamento e il cambiamento di questo sono disciplinati da leg- la fissazione di disposizioni legali o di regolamenti relativi all'inqliinamento; gi: le K tcorie di Heidcr >, partono dall'idea che un uomo cerca costantemente il massi- lo sviluppo di sistemi di controllo del mo d'armonia fra attcggiarnenti diverbi. Ciò rispetto delle norme vigenti. implica che la concertazione sarà soprattutto coronata dal successo quando l'atteggiaEcco alcunc Eorinc di dialogo: mento da prendere verso l'ambiente seguirà - le discussioni fra consiglio munici- ad altri attcggiarnenti gia precedentementc pale e sindaco con i suoi collaboratori; assunti. - le deliberazioni prese di concerto dal comunale e dalle commissioni speciali istituite dal consigli0 comunale; (3) Sono spessq i rappresentanti degli stituitin. cioè i maggiori responsabili inento ( N . d. H . ) . M interessi co. dell'inquina. aprile 1972 COMUNI D'EUROPA d ) La partecipazione Per ciò che concerne la partecipazione come metodo di promozione della coscienza dell'ambiente, si tratta di strutturare la comunicazione in modo che gli amministrati partecipino direttamente agli affari che li concernono. Per quanto si consideri la partecipazione come ideale perché per suo tramite gli amministrati partecipano attivamente agli affari della collettività, bisogna al tempo stesso comprendere che essa è difficile da realizzarsi nella sua forma ottimale. Tali difficoltà concernono tanto la sua realizzazione, quanto i problemi pratici della sua organizzazione, per quanto riguarda il prendere decisioni. L'esperienza insegna che la partecipazione si limita spesso a piccoli gruppi. Compiere ogni sforzo per promuovere la partecipazione di tutti i gruppi del comune può esser considerato come uno dei compiti essenziali dell'amministrazione di questo. La partecipazione come struttura di comunicazione fra il potere e gli amministrati implica una cooperazione tale che la distinzione fra le due parti non risulti molto attenuata. Si tratta di un lavoro in comune per cause comuni che deve esser fondato sulla fiducia nel modo di pensare e di agire dei partecipanti. La partecipazione può assumere forme molto diverse. Per I'amministrazione comunale, l'essenziale è di assumere un atteggiamento positivo nei confronti dei gruppi disposti a partecipare. La responsabilità diretta nella decisione e il fatto di avere voce in capitolo hanno una tale in. fluenza sulla mentalità e il comportamento, che ci si può attendere da essa un'azione molto efficace sulla coscienza dell'ambiente. I1 compito dell'amministrazione comunale rispetto all'ambiente nel caso della partecipazione deve essere centrato sullo stimolo, il coordinamento e la mediazione. Essa deve consentire ai cittadini di prendere iniziative. La funzione dell'amministrazione comunale nella promozione della coscienza dell'ambiente attraverso la partecipazione può assumere quell'aspetto che in inglese viene detto « community organization » (4). I1 comune funziona in tal caso come una cassa di risonanza per l'evoluzione dei cittadini e può contribuire effettivamente alla presa di coscienza dell'ambiente attraverso l'iniziazione, lo stimolo e il coordinamento. Una tale funzione dell'amministrazione comunale implica l'integrazione in tale attività di alcuni promotori della pianificazione del territorio; implica altresì il lavoro con dei gruppi, lo stimolo delle iniziative private, l'appoggio finanziario e un appoggio sotto forma di organizzazione, posto al servizio delle attività dei cittadini. In quest'ordine di idee pensiamo a ciò che gli inglesi chiamano « self-survey D. Con questa parola s'intende indicare l'azione dei gruppi di cittadini che fanno essi stessi ricerche sugli affari della comunità: in questo caso, quindi, sull'ambiente. Senza dubbio tali metodi hanno un effetto importante sulla coscienza dell'ambiente, nel senso che essi determinano non solo il confronto con (4) La conli?iunitv o r ~ a t ~ i z e f i o nha bisogno di centri sociali e comunitari, di case del popolo e della cultura, ecc., a gestione pubblica, parte comunale (ivi incluse le istituzioni di quartiere e di gruppi di vilIagci) e parte direttamente popolare (N. n. R.). il problema e la sua percezione, m a influenzano anche favorevolmente il comportamento rispetto al problema dell'ambiente. Le forme di azione che vengono generalmente designate come « azioni extra-parla mentari » meritano di essere ricordate a parte. Si tratta di azioni (da parte di gruppi che, al di fuori delle vi,? istituzionali, vogliono richiamare l'attenizone sul problema dell'ambiente o esercitare la loro influenza e la loro pressione sui corpi elettivi, perché combattono la degradazione dell'ambiente. I1 problema è di stabilire quale posizione debba avere il comune rispetto a tali questioni. Per quanto le opinioni su questo punto siano divergenti, I'amniinistrazione comunale dovrebbe assumere un atteggiamento flessibile, escludendo ogni ostilità nei confronti di tali azioni. Parte I11 CONTRIBUTO PRATICO DELLE COLLETTIVITA' LOCALI E REGIONALI ALLA POLITICA DELL'AMBIENTE I. - Azioni raccomandate nell'ambito comu- nale Le autorità locali hanno a loro disposizione una importante legislazione e una regolamentazione che consentono loro, se esse sanno utilizzarle, di risolvere numerosi problemi. Per facilitarne l'applicazione esse dovrebbero organizzare una cooperazione molto stretta fra gli amministratori locali e personalità esterne al Consiglio comunale (fra le quali potrebbero figurare esperti di biologia, di ecologia, di paesaggio, eccetera) nell'àmbito, ad esempio, di una « Commissione miD - LA SELEZIONE, IL COORDINAMENTO E L'EFFI- sta per l'ambiente D. CACIA DELLE DIVERSE FORME D I COMUNICAZIONE Questa commissione potrebbe avere il mandato di studiare i problemi che si ponI1 problema che si pone ora è di stabi- gono al comune, di cercarne la soluzione, lire quali metodi occorra applicare in pra- d'informare la popolazione, in modo da protica. Non sarete stupiti di apprendere che muovere azioni concrete, facendo appello a neppure rispetto ai problemi dell'ambiente tutte le buone volontà (insegnanti. industriavi è una panacea per tutti i mali. li, commercianti, giovani, ecc.) (5). I metodi di promozione della coscienza Queste azioni dovrebbero tendere, prima dell'ambiente che abbiarno testè esaminati di tutto, a mantenere un ambiente naturale: non sono indipendenti l'uno dall'altro. L'esinon solo conservando gli spazi verdi esistenza dell'uno presuppoine quella dell'altro. stenti, ma anche aumentando la loro superCiò implica che l'amministrazione comunale ficie (riutilizzazione di cave o di miniere non può scegliere un :iolo metodo. Essa abbandonate. riscatto di terreni, ecc.). o rideve, in funzione degli obiettivi perseguiti, creando l'ambiente quando questo abbia sutendere a una selezione e a un coordina- bito gravi danni. mento di uno di questi metodi rispetto alI1 primo dovere del comune sembra dunl'altro, secondo il livello di promozione della que essere quello di fare l'inventario delle coscienza della natura (che essa vuol rea- proprie ricchezze naturali, di rispettare lo equilibrio di questi valori, di conservarne la lizzare. Questa selezione e questo coordinamento diversità e di farla prosperare. dipendono altresì dalla situazione del comune. I n linea generale bisogna tener lar- A ) Località zcrb,ane gamente conto della fast. d'inquinamento in Nelle località urbane l'azione degli Enti cui il comune si trova. locali dovrebbe esercitarsi nei diversi aspetI metodi ricordati non sono esaustivi. ti della vita pubblica. Inoltre, in pratica, non è sempre possibile distinguere chiaramente fra questi metodi, dato che vi sono forme intermedie. Ciò si- 1 ) Problema delle vie pzchbliclze e della circolazione gnifica che lo schema dei quattro metodi - informazione, educazione, concertazione Le autorità locali dovrebbero aver cura e partecipazione - h a un valore relativo. che gli accessi delle loro città fossero accoUn ultimo rilievo, relativo all'efficacia dei glienti. La circolazione in certe arterie dometodi di promozione idella coscienza del- vrebbe essere, per quanto possibile. proibita. l'ambiente. Parlando di questi quattro me- E' auspicabile che, nella sistemazione delle todi abbiamo posto l'accento sull'effetto, strade. gli alberi non siano abbattuti (infatti che è diverso a seconda del metodo. Si do- essi riducono il rumore. trattengono la polvere, riossigenano l'aria) mentre dovrebbero vrebbe tuttavia ricordare che, oltre a tale essere fatti sforzi per abbellire le città (pianeffetto sul grado di coscienza, vi sono altre tando fiori, alberi, sistemando i prati). considerazioni importanti di cui si deve tener conto, come il carnpo di applicazione del metodo, la durata per raggiungere un certo livello di efficacia, gli effetti voluti I1 Sindaco, per il bene dei suoi amminie non voluti, la funzione e il significato di strati, h a interesse a rispettare le norme di legge sull'inquinamento controllando il licoloro che formano I'ol~inione pubblica, la funzione dei gruppi piloti, i mezzi di comu- vello dei diversi gradi di inquinamento, sia nell'ambito dei propri servizi tecnici, sia afnicazione, eccetera. Su questi fenomeni non fidando tale controllo ad organismi privati. vi sono dati scientifici, in particolare per Non si tratta di respingere le industrie ciò che si riferisce alla coscienza della nainquinanti, m a di esigere da queste uno sfortura. Invece sul piano idella teoria dei pic70 per la depurazione. Dei vantaggi sono coli gruppi e della comiinicazione di massa, e anche su altri argomenti, sono state effet(51 Nell'rcc. devono evidentemrnte essere sottintesi i tuate delle ricerche. Esse hanno senza dubcindacalisti i rapnresentanti delle rommissioni interne (oneraie) di fabbrica. gli artiviani. le accncia-rioni covbio la loro importanza pler il problema di cui tadine. eli urbanisti, i medici, gli assistenti sociali abbiamo qui trattato, (N. d . R.). CONIUNI D'EUROPA aprile 1972 concessi in alcuni paesi per la istituzione e la modernizzazione del sistema di depuramento. D'altra parte le amministrazioni comunali non devono perdere di vista che i problemi del rifornimento idrico sono inseparabili dai problemi della eliminazione delle acque di scarico e devono quindi essere trattati contemporaneamente. Il comune darà l'esempio evitando che i propri servizi di nettezza urbana siano particolarmente rumorosi, come troppo spesso avviene (6). 4 ) La sisterizazione d i nuovi quartieri Questa dovrà essere realizzata non a detrimento della natura esistente, ma integrando tali ouartieri in essa. Gli spazi verdi sono uno degli elementi predominanti di questi nuovi quartieri; diverse categorie di spazi verdi dovranno essere create (giardini pubblici, spazi alberati); come avviene già in numerosi paesi, il comune può realizzare dei veri e propri cimiteri « paesaggistici » (7). sita di un'azienda vicina e sedute d'iniziazione ai lavori rilrali. Sarebbe interessante far condurre agli scolari delle indagini sui problemi dell'ambiente che si pongorio nel comune; allo stesso modo i giovani potrebbero partecipare alle campagne per l'addobbo floreale delle città o, in ambiente rurale, al rifornimento dei posti di ristoro per percorsi relativi a passeggiate a cavallo o a piedi. Infine potranno altresì essere organizzati nelle scuole corsi destinati a dare delle prime nozioni di urbanistica ai giovani. Le città gemellate possono realizzare attività di carattere europeo, in ispecie sotto forma di stages per l'iniziazione all'ecologia e sotto forma di cantieri per il rinnovo di paesaggi a luoghi artistici. 11. - ll la situazione: infatti alcuni problemi dell'ambiente superano l'ambito delle frontiere nazionali; altri, invece, si prestano meglio a soluzioni a livello regionale e locale. La politica dell'ambiente elaborata e applicata al livello nazionale deve essere essenzialmente il coordinamento e l'armonizzazione delle politiche messe in atto nell'ambito comunale e regionale. Essa deve accompagnarsi ad una sorta di perequazioni dei mezzi finanziari che consentano lo sviluppo equilibrato delle misure prese su tutto il territorio del paese. Spetta, analogamente, alle autorità nazionali attuare la cooperazione europea e internazionale, nella misura in cui questa non può ancora essere organizzata da istituzioni comuni esistenti. Cooperazioni: intercomunale La cooperazione intercomunale (co'nsorzi fra comuni a vocazione multipla. e a vocazione specifica per i problemi dell'ambiente) e la cooperazio'ni: sovracomunale (ragqruppamento di comuni, come quello realizzato in Germania dai Kreise, o federazioni di comuni) devono consentire: 5) L'aspetto estetico - lo scambio di esperienze e confronti Non dovrà esser trascurato: le autorità locali hanno interesse a studiare con cura il problema di ciò che si è convenuto chiamare il rnobilio urbano (segnalazioni stradali e urbane, pensiline di attesa alle fermate degli autobus, cestini per rifiuti, ecc.), evitando la proliferazione di apnarecchiature concepite separatamente, senza preoccupazioni per l'estetica. Analogamente sarebbe o'pportuno disciplinare le installazioni pubblicitarie (forma, colore, dimensioni), avendo cura che esse non costituiscano un'ac~ressione permanente della vista e dell'udito. Le aree di stazionamento delle automobili potrebbero esser nascoste alla vista. 6) Partecipazione dei giovani Un certo numero di azioni potrebbero es"'lte la nartecipaziOne diretta dei xiovani, specie nell'ambito scolastico: al livello materno (piccoli giardini. animali indigeni nei livello elementare (piccole piantagioni, giardinetti piantati da ciascuno livello condario (piccoli con diversi lavori, quali innesti, eccetera). ai B ) Località rztrali Nelle località rurali il comune dovrebbe svolgere una funzione di incitamento alla difesa della natura: protezione della flora, protezione della fauna (rapaci) e di alcune zone (torbiere, paludi) la cui produttività è indispensabile al buon equilibrio dell'ambiente rurale in genere. Per i giovani cittadini potrebbero essere organizzate giornate rurali implicanti la vi(6) Evidentemente nei Paesi Bsssi non sono preoccupiti da rumori assai peyriori (N. d. R.). (7) Cfr, la letteratura sepolcrale, prefoscoliana e prcrornanticn (Young. Rlair. Gray) e i suoi sviluppi posteriori. Del resto I'atie.eoiarnento romantico e quello classico sui cimiteri (e i defunti) s i sono snesso intrecciati, con varie consegurnze urbanistiche (il pensiero non pub non andare all'Appia Antica e - 1 1 ~ sua rivalutazione nel quadro del moto, di cui fu a,-lrfiie tra i mweiori l'autore della a Storia dell'arte antica » - Geschichte rler K ~ i n s tdes A l t e r l u m ~ ,1764 -, z,"d"e:~':z ~ ~ ~ o l i ~ g ~ ~ ~ ~ ~ ~ considerati i a defunti in guerra ,, e. in genere. per la patria: cfr. i monumenti al Milite Ignoto, i Parrhi della Rimembranza, i Cimiteri di guerra, ecc. (N. d R.). - l'armonizzazione dei piani per la sisternazione del territorio e Per l'urbanistica; - l'istituzione di un sistema di misurazione dei diversi inquinamenti; - parchi e riserve naturali; - centri di depuramento; - centri per il trattamento delle im. 111. - Azioni da promuovere nell'ambito re- gimale I n realtà sarà difficile tracciare un limite fra l'ambito sovracomunale e quello regionale. In ogni caso nei paesi in cui esistono strutture regionali. la cooperazione istituzionale fra autorità recionali. raggruppamenti di comuni o comuni deve essere istituita in un ambito ufficiale, prevedendo una ripartizione dei diversi obiettivi. ~ ~ l l l reE!ionale, ~ ~ b i e ~ in~ ispecie per le regioni di frontiera. si pone automaticamente il della cooperazione al di là delle 'frontiere nazionali che costituiscono talvolta dei limiti arbitrari all'interno della regione naturale. Questa cooperazione deve essere il risultato di iniziative regionali prese però nell'ambito di accordi conclusi dagli stati o'. ner i paesi membri della Comunità, derivanti da trattati di ispirazione comunitaria (Trattato di Roma). Sarebbe altresì ]necessario prendere in considerazione l'istitiizione di commissioni sovraconfinarie, per lo studio dei problemi posti dalla cooperazione al di sopra di queste. Tali commis:jioni potrebbero studiare, in particolare, la realizzazione di parchi naturali europei e in specie quella del progetto di un parco naturale regio'nale CorsicaSardegna »; di reti europee di lotta contro l'inquinamento, ecc. IV. ~ - Azioni da promuovere sul piano naziunal'e L'esperienza ~ i i ~ ~ha ,mostrato , u ~ che n la ~ dimen~ ~ ~ sione nazionale finora considerata come esclusiva » non c:orrisponde alla realtà del(( V . - Elaborazione di una politica europea dell'ambiente 1, questo campo, due possibilità si presentano nel]'ambito delle istituzioni europee attuali: 1) I n seno alle Coinunità Eur'opee si sta elaborando una politica comune dell'ambiente, politica che si riflette nel programma dJazione proposto dalla Commissione (documento SEC 71 - 2616 - luglio 1971): - approvazione di una legislazione comunitaria in materia d'ambiente; - armonizzazione delle legislazioni dei paesi membri; - istituzione di una rete comunitaria di osservazione dei diversi inquinamenti, accompagnata da un programma co'ordinato di ricerche; - istituzio'ne di un Istituto di ricerche europeo; - istituzione di un fondo finanziario. I n proposito sarebbe auspicabile che il Consiglio dei Ministri dei paesi membri della [Comunità allargata. in una seduta che riunisca i ministri per l'ambiente, fornisca al più presto la Comunità dei mezzi giuridici. finanziari e operativi necessari per una dell.ambiente. (Ricordiamo che uno degli ultimi Consigli dei Ministri ha rifiutato di inserire nel bilancio del 1972 un finanziamento ((ad hoc n). Notiamo che la politica dell'ambiente deve naturalmente esser concepita in stretto collegamento con le politiche comuni elaborate neeli altri settori e in particolare con la politica industriale, quella agricola, e in generale, con la politica di pianificazione del territorio, Infine è della più grande importanza che i paesi membri della Comunità Europea prendano posizioni comuni o almeno concertate in organismi a vocazione europea viù larga e a vocazione internazionale che hanno cura dellfambiente, come e le sue apenzie specializzate, 2 ) Per parte sua il Consiglio d'Europa fin dal 1962 si è occupato dei problemi della difesa della natura e dell'ambiente attraverso un comitato di esperti specializzati e, constatando che i governi non po'tevano condurre da soli un'azione efficace, ha propuqnato azioni d'informazione e d'insegnament0 destinate a ottenere l'appoggio delle autorità ~ 'regionali ~ ~ ~e locali così come quello del pubblico. L'anno europeo per la conservazione del- COMUNI D'EUROPA 12 aprile 1972 Carta europea dei Poteri locali per la s: Progetto r i c a v ~ t o ,dopo discussione in u n Gruppo de1l1A1CCE per la politica ecologica, dal a primo schema » pubblicato in « Comuni d'Europa del novembre 1971, m a redatto nel settembre antecedente per la riunione di Rotterdam ( 8 ottobre 1971) del Gruppo di politica ecologica del CCE. Questioni fondamentali Preambolo 2. I Poteri locali debbono rivendicare, inoltre, una assoluta simultaneità della programmazione economica e della pianificazione del territorio (aménagenzent du tevvitoive, Raumplannung, town and couiztvy planniizg): sono le comunità locali e le singo~lepersone, infatti, a sopportare le conseguenze di uno sviluppo visto quantitativamente e non qualitativamente, nelle sue effettive incidenze sul territorio. Tocca anzitutto ai Poteri locali di contestare uno sviluppo basato sul profitto, sul falso ordine tecnocratico, sugli interessi particolari e corporativi, sulle decisioni burocrati'che prese lontano dalla realtà uinana e dall'ambicnte naturale in cui essa si trova. )) Per ragio'ni ideali e per le minacciose conseguenze pratiche, che ha sull'eco-sistema planetario e la sopravvivenza b,isogna ormai dire decisamente no n alla cosiddetta società consumista, basata sulla logi'ca del profitto e sulla redditività a breve e a medio termine: l'industria va ricondotta interamente al servizio della co,munità na; all~obiettivotraclizionale di sviluppo economico. veduto a se stante, va s'ostituito l'obiettivo dell'increinento globale di Eelicità della comunità; la redditività va considerata a lungo termine, tenendo presenti tutte le interdipendenze trai produzione, ambiente naturale, progresso umano. pro,grammazio,ne L Occorre una economica, condotta nelllinter-esse generale e pertanto ancorata alle istituzioni politiche e democratiche. 3. I Comuni e gli altri Poteri locali non dovranno in ogni caso limitare la difesa della natura e dell'ambiente umano ai propri confini, ma do'vranno rivendicare ai livelli superiori - regionale, nazionale, europeo - la salvaguardia delle loro fonti naturali di vita (acqua potabile, fiumi, mari, boschi. parchi regionali e nazionali, fauna, equilibrio fonico', atmosfera). 4. Gran parte dei danni all'ambiente naturale sono causati da uno sfruttamento insensato delle risorse naturali e da un insediamento umano irrazionale: gli effetti dclla concentrazione urbana sono a un tempo ncgativi (accelerazione della degradazione ambientale) e positivi (migliore possibilità di organizzare certi aspetti della protezione), per cui converrà definire delle soglie ottimali per i differenti tipi di concentrazione. Ma non bisogna dimenticare la minaccia della bomba demografica, cioè una vertiginosa crescita della popo~lazione, sciolta da ogni consapevole previsione sulle risorse materiali e i servizi sociali disponibili. 5 . Gli elementi naturali aria, acqua e suolo debbono essere considerati, a tutti gli effetti, come beni co~muni. I n particolare i Poteri locali non potranno condurre a fondo una lotta pei- la salvaguardia dell'ambiente naturale e umano, né si potrà mirare a una urbanizzazione razionale, finché sussista la rendita fondiaria urbana. 6. Ove si vive in un'cconomia di rncrcato e quindi conco'rrcnziale, molti Poteri locali continueranno a essere indotti a trascurare importanti rego'le di rispetto della natura pur di attirare investimenti e fonti di lavoro: urge pertanto una severa legislazione-cornice ai livelli regionale, nazionale e sovrana zionale. 7. Date l'interdipcndenza ormai raggiuntz dai paesi di tutto il mondo, la mancanza d frontiere che è nella natura e la limitatczzz aprile 1972 COMIJNI D'EUROPA 13 progetto per gli Stati generali di Nizza laguardia de117ambiente naturale e umano delle risorse naturali occorrercbbe preoccuparsi della programmazione economica e della pianificazione del territorio dell'intiero pianeta: certi problemi di salvaguardia della natura e di abitabilità del mondo già ci costringono, del resto, a guardare il mondo in senso unitario (inquinamento degli oceani, deterioramento della atmosfera terrestre, ecc.). Frattanto spetta ai Paesi europei a regime democratico di darsi, in modo esemplare. istituzioni politiche comuni, sovranazionali che permettano una programmazione economica rispettosa della redditività a lungo termine e quindi dei costi ambientali e naturali, e un equilibrato sviluppo regionale, evitando le rovine naturali e ambientali dovute sia a Lin insensato sovraccarico industriale sia al sottosviluppo e all'abbandono. 8. In una Europa organiz~ata per salvaguardare la natura e l'ambiente umano deve spettare un ruolo fondamentale - tra gli Stati nazionali e i minori Poteri locali - a un Potere locale di sufficiente ampiezza, la Regione (Land), controllato da tutti i cittadini attraverso il suffragio universale diretto. Questa R-gione deve rappresentare un effettivo decentramento democratico e non una deconcentrazione burocratica; essa deve altresì poter contestare quenli interessi settoriali e corporativi, a cui in qualche Paese si vorrebbe erroneamente conferire addirittura una rappresentanza politica formale. - 9. I Comuni, le istituzioni democratiche di quartiere delle aree metropolitane, i circondari rurali (Lar~dkreise)debbono rivendicare la competenza di organi~zareil tempo libero dei cittadini-lavoratori in totale autonomia dalle strutture della produzione basate sul profitto: quest'ultima ha viceversa interesse a orientare la fruizione del tempo libero in senso consumista, cioè in un senso che contribuisce alla distruzione dei beni naturali e favorisce gli inquinamenti di ogni genere. 10. I1 capitale privato e pubblico, i tecnocrati e i burocrati dispongono di mezzi enormi per influenzare, disinformare, sugeestionare i cittadini-elettori, per cui tutto i l meccanismo democratico viene alterato. E' urgente creare adeguati strumenti pubblici di vita politica comunitaria, tali da permettere al cittadino di formarsi autonomamente le sue idee e le sue preferenze nolitiche relative alla rappresentanza più adatta a difendere l'interesse eenerale: centri comunitari e sociali, case del popolo e della cultura. giornali di quartiere e di circondario ruralr finanziati pubblicamente. tipoqrafie sociali. strumenti di dibattito. di informazione e di csnressione p~ibblica non dinendenti a griori da interessi particolari. Non c'è democra7ia sen7a la pluralità dei partiti: ina non c'è partito realmente democratico senla la sua indipendenza dal capitale e dal profitto. I1 co-relatore al I1 tema degli Stati generali, Aurelio Dozio, tra i membri del Gruppo delllAICCE per la politica ecologica, Gian Carlo Zoli e Salvatore Parigi. Questioni concrete, particolari, differenziate 11. E' evidente che per un'incinerazione moderna dei rifiuti solidi e per un trattamento e convogliamerito razionale delle acque di scarico i piccoli Comuni dovi.anno ricorrere all'organi~zazione di Enti locali intermedi. 12. Importanti sono i compiti dei Comuni nel preseivare quell'osriigeno che comincia a diventare scarso nel pianeta e nell'evitare ogni deterioramento dell'atmosfera, che sta entrando in una fase pericolosa: gravi sono le responsabilità dei Comuni nel regolamentare, in materia, i trasporti pubblici, i veicoli privati, i riscaldarnenti privati e pubblici, gli scarichi delle industrie; altrettanto gravi le responsabilità dei Comuni nel preservare quei polmoni che sono le foreste, ma anche quei minori polmoni che sono le zone alberate, i giardini e i parchi. 13. ~~~~i le responsabilità delle regioni ( ~ ~ in tema ~ ~di ~ d ~ delllequi. ~ ) brio della fauna, della regolazione della cac. cia e della pesca, sia nel mare che nelle acque interne. 14. I Comuni dovranino denunciare le frequenti collusioni fra industrie (specialmente le petrolchimiche) e istituti pubblici incaricati della sorveglianza sanitaria c della salvaguardia dell'ambiente: enormi sono i danni non solo degli scarichi industriali, m a anche dei prodotti dell'industria, quali i detersivi, taluni pesticidi, ecc. 15. I Comuni e gli altri Enti 10,cali non hanno la possibilità di intervenire direttamente contro fatti assai gravi di inquinamento che si producono in mezzo ai mari e agli oceani, ma possono intervenire assai duramente nei punti di partenza e di arrivo delle navi, cioè nei porti, ai quali essi debbono contestare qualsiasi indipendenza di gestione. 16. Analogamente i Comuni debbono lottare contro l'inquinamento fonico, rivendicando il proprio controllo sugli aeroporti e sollecitando un piano sovranazionale europeo di trasporti aerei, che tenga gli abitanti del nostro continente (ivi comprese pregiate specie di animali) lontani dai danni degli aerei supersonici. 17. Gli Enti locali e le Regioni (Laender) debbono soprattutto diventare il veicolo istituzionale della giusta contestazione giovanile contro la distruzione della natura: non basta che essi forniscano ai qiovani una completa organi~zazionesportiva a scopi agonistici, essi debbono ridare ai giovani un'accessibile e gioiosa fruizione della natura, anche appoggiando la loro contestazione contro gli eccessi della produzione dovuti semplicemente alla logica del profitto. 18. Le città storiche e tutto quello che testimonia la lenta e faticosa evoluzione della civiltà vanno preservati come un capitale umano e come un punto di riferimento della lotta per uno sviluppo economico C socialc guidato dalla ragione. Roma, aprile 1972. COMUNI D'ELYROPA 14 la n a t u r a , organizzato s u iniziativa del Cons i ~ l i od ' E u r o p a , h a senza dubbio costituito il p u n t o d i partenza di numerose decisioni i m p o r t a n t i relative alla difesa dell'ambiente e alla istituzione di ministeri specializzati. La risoluzione 66 (1970) della Conferenza europea dei Poteri locali nell'ambito della difesa della n a t u r a e delle risorse naturali costituisce u n documento d ' i m p o r t a n ~ a capitale p e r la fissazione d i u n a vera politica dell'ambiente a d opera delle a u t o r i t à locali. F r a le diverse azioni del p r o g r a m m a cons i d e r a t o si possono notare: - l a conferenza dei ministri resPonsabili p e r l'ambiente dei 17 paesi c h e si t e r r à a Vienna nel 1973; - l'e]aborazione di u n a convenzione p e r l a lotta c o n t r o l'inquinamento dei corsi d i acqua internazionali; - p;li studi sugli sviluppi industriali e u r b a n i antiestetici e insalubri, sulla circolazione u r b a n a e sulla protezione delle coste; - l a definizione di u n a politica u r b a nistica; - la fissazione dei poteri disciplinari e dei mezzi finanziari d i cui dovrebbero d i s p o r r e gli enti locali; - l'istituzione d i u n a agenzia europea i n t e r u r b a n a di scambi d i esperienze e d i informazione. VI. - Funzione d'elle organizzazioni dexli Enti locali e particolarm~ent~e del CCE I n q u e s t a prospettiva le organizzazioni degli E n t i locali devono svolgere pienamente la loro funzione, d a u n lato organizzando u n dialogo d i r e t t o f r a le istituzioni europee e i livelli nazionale, regionale e locale, dall'altro assicurando la rappresentanza delle collettività locali e regionali negli organi europei sia politici che tecnici c h e sono a n c o r a d a istituire. Questa rappresentanza esiste già ncll'amb i t o del Consiglio d'Europa. E s s a deve ancora essere r e a l i z ~ a t a ,invece. nell'ambito delle Comunità Europee: pli a m m i n i s t r a t o r i locali delle regioni d i frontiera dovrebbero, i n particolare. essere consultati in debita f o r m a nell'ambito d i organismi di cooperazione a l d i s o p r a delle frontiere esistenti o d a istituire, i n specie i n vista di eventuali interventi finanziari di un fondo europeo. I n o l t r e , sul piano politico, il Consiclio dei Comuni d ' E u r o p a deve i n c o r a p i a r e l e collettività locali e regionali a d esercitare u n a pressione costante sui governi p e r ottenere l a realizzazione d i una vera politica dell'ambiente. S u l piano pratico, il CCE deve essere u n aqente d1informa7ione delle collettività locali. Diversi mezzi s o n o a s u a disposizione a tal fine: - diffusione della rcgolamentazione elab o r a t a dalle istituzioni europee; - diffusione di pubblicazioni; - istituzione di u n a « m o s t r a itinerant e » di cui esso dovrebbe fornire la b a s e e c h e dovrebbe arricchirsi degli a p p o r t i successivi dati d a i comuni stessi via via c h e l a m o s t r a si sposter8 d a u n o all'altro; - l'elaborazione d i u n qucstionario presso le amministrazioni comunali, le risposte al quale consentirebbero d i stabilire u n bilancio generale. aprile 1972 Ecoloria 7 : problema europeo bibliografia ragionata di Andrea Chiti-Batelli Il t/ilerrto con crri ~ l uomini i si coslrr~iscono il loro morido è super-ato solo dalla geizialità con cui lo distrugg»r~on. K G~oac;CIIRISTOFF LICHTEMBERC (1742-1799) to, e che possono utilmente completare quelli da noi recensiti: B. R. Gross, Austry, la rivista Daedalus » (estate 1967), K. Boulding E Jantsch, H, Ozbekhan, Edwell, D, F, 'Ho;ning, J. D. Bernal, M. Guernier, G. Woods, P. Piganiol, G. E. Bradley, McGeorge Bundy. E fra questi in particolare il prof. John McHale (Architectural Design), 1967, il ailale, ci riferisce il P. (p. 167) sostiene anch'egli la tesi della K socializzazione della natura » che ci è cara, affern-iando che « le risorse del ~ i a n e t anon possono più appai'. tenere, per accidente geografico, a un individun Il criteri'o di distinzione fra prinza e se- o a una a un paese o a un gruppo di conda parte è puravzente o~cc~asionale: si esa- paesi, così come non può appartenere a qualcuno l'aria che respiriamo ». nzinano per prinle le 0pel.e che abbi,amo ;io. tllto per PriM1(?,ricerc,ando in E' ancora da ricordare come il Peccei sia stato f r a i promotori del K Club di Rotna » che rie biblioteche italiane ed estere. studia scientificamente. e secondo i criteri più Sono, in linea di princi,nio, esclusi d,a que- moderni della pianificazione e della s c i e n ~ adelle previsioni, i modi e le forme attraverso ciii sta bibliografia quegli scritti che già si sono realizzare una situazione d'equilibrio che ci salvi discussi, o alnzeno citati, i n nostri precedenti insieme dal disristro ecologico e dalla esplosione studi st~ll'argonzento, e precisamente: demografica. (In argomento si veda fra l'altro Aurelio Peccei, iii~iede I'indirstrie C. PALLENBERG, - ((Aspetti europei della protezione del italienne, a Vision ,>,ottobre 1971, pp. 79-82). patrimonio artistico e naturale » ( « comuni I1 Peccei ha riureso e approfondito lo stesso d ' E u r o p a D, s e t t e m b r e 197'0); tema in tre articoli in lingua inglese nella ri- « Ecologia, problerna europeo » ( « So- vista « Successo D, apnarsi risnettivamente nel cialismo '70 », settembre-ottobre, n. 32-33, febbraio e giugno 19'0 e nel febbraio 1971. In e particolare in aiiest'ultimo (How to S ~ ~ r v i von 1971); the Planet Earth. DD. 129-138) egli illustra l'idea di fondo e l'obiettivo essenziale del K Club di - « Aspects européen!~et mondi'aux des R o m a » da lui fondato, con l'aiuto anche di problèmes écologique et démographique » grafici particolarmente impressionanti (se ne ac( « Les problèmes d e 1'Europe ., n. 55, 1972). clude uno, del K Massachussets Institute of Techno1o.g.yn, che trascrive lucidamente anchc il siio Il rinvio a tali tre scritti ci dispensa altresì pensiero, e sottolinea la rapida decadenza della dal premettere un'introduzione che riassuvria « quality of life n col crescere della popolazione. la nostra tesi federalista i n argomento, i n della produzione, del conseguente generale inqilinaniento e distruzione della natura e delle suc essi sufficientemente esposta e ragzonata: m a risorse). sulla quale ad ogni modo torniarno nella Quell'idea di fnrido del Peccei è. in parole porecensione del vol~ltnedi Aurelio Peccei c o ~ vere. che nel 2000 la pouolazione mondiale sarà cni - rompendo l'ordine alfabetico clze in raddoppiata, e che non sembra nossihile che le risorse della biosfrra siano sufficienti ad assigenere osserviamo - iniziarno subito la curarle quella « qualitv of life » che si diccva, nostra rassegna: recensione che vale per. al di sotto della quale la vita non i. derma di tanto anclze conze introduzione generale ad esser vissuta. Come ha scritto L. A. Brown nello * Scientific American » del settembre 1970. essa. il nroblema centrale non è tanto: " possiamo nrodurre abbastanza? ", quanto uiuttosto: 1. - L A NATURA "quali saranno le conseguenze di ciò sull'ecosistema? " » ( e il Brown lascia comprendere A. PECCEI,Verso l'abisso, Milano, E.T.A.S. Kom. che esse saranno disastrose, e che lo stesso è pass, 1970. da prevedersi ove vi sia - come è più che prnbabile - un ulteriore massiccio aumento delIl libro del P. è forse il più curioso fra quelli l'industrializzazione). che si mostrano consapevc~li della necessità di E questo appiinto significa il diagramma aluna autorità mondiale: perché è da un lato colegato (riassumiamo semnre il Peccei): I'umascientissimo della necessità ormai assoluta di un nità ha raggiunto un anice di crescita. di svipiano mondiale organico, :se si vuol salvare il luppo, ecc. - con tutte le conseguenze neeative mondo dalll'u abisso » ( < C una strategia globale per che sappiamo - tale che. se esso dovesse conla sopravvivenza dell'umanità », come egli dice a tinuare, il risultato sarebbe « a disastrous p. 5), e che questo richiede un preciso atto di voplunge P. lontà politica («l'uomo, per evitare la catastrofe econotnica, sociale, politica, demografica, ecologi. Occorre dunoue - rivete il P., questa volta con le parole di J. Salk. lo scopritore del vac. ca, e per guidare il proprio destino, deve esser l'elemento cibernetico ovvero regolatore di tutti i cino anti-polio, nel suo The World We Live In processi sui quali ha influenza P , p. 117); e analo« an uncomuromisine. ethic i...] supplementary gamente cosciente, e in modo nettissimo, esso to biologicallv operateci niechanisms of rewlaappare della necessità di una profonda modifica tion and contro1 and capable of inhibiting them delle strutture politiche attuali e delle sovranit5 if necessarv D. nazionali, come condizione indispensabile per Da qui lo studio del « Club di Roma », chc realizzare tale obiettivo (specie pp. 7, 123 sgg): riunisce. in un « brain trust » mondiale, alcuni ma è poi sordo e cieco come più non si potrebbe dei migliori scienziati del globo. e si propone di elaborare, sfruttando le tecniche più moderne, all'idea che tutto ci?) rende nccessario. pena l'insuccesso, l'istituzione di uno stato federalo C in particolare le complesse metodo1og.i~elnbodi dimensioni planetarie: idca che l'autore di ratc nel « Massarliiissets Instilutc of Technoproposito respinge perché di tropno difficile realogy » del prof. J. W. Forrester, i modi e le lizzazione (pp. 130, 209) -- quasi che il suo piano forme di una transizione deliberata dcll'umalo fosse nicno, e una pianificazione mondinlc, nità dall'attuale stato di crcscita mondiale a e su questioni così vitali, fosse anche solo conceuno stato di equilibrio mondiale. (Come ricordapibile senza uno stato moildiale. vo, un primo risultato di tale ricerca è costiVa1 la pena di segnalare, in questa importante tuito dalla recentissima pubblicazione di tale opera, anche gli autori a c:ui essa fa riferimenistituto, ispirata appunto dal Club di Roma, Nelle p,agine che seguono si pubblica l,a parte di una bibliografia ragi,onat,a sull~argovzenro,i n attes,a cke essa sia seguit'a - se lo spazio ce 60 constintirà - da una sec o d a almeno altrettanto anzpi,a: alla qu,ale d,ovrebbe tenere dietro, almeno nelle nostre intenzioni, altra biblisografila analoga a qzlesta sul problema, strettainente connesso, delI'esylosione demogfiafica e sui modi di porvi COMIINI D'EUROPA aprile 1972 T h e L i m i t s o f G r o ~ i t h , New York, Universe Books, 1972, 205 pp.). Ciò appare tanto più necessario e urgente, aggiunge il Peccei, in quanto in ogni caso il compito che si aprirà all'umanità futura - anche così controllata nella sua crescita e ammettendo molto ottimisticamente per già realizzato, o in via di effettiva realizzazione, l'obiettivo prospettato dal Salk -, anzi, alle stesse nostre generazioni, per assicurare a tutti gli uomini che vivranno nel 2000 case, scuole, ospedali, cibo e insomma una vita umana, sarà « p i ù arduo di tutta l'opera compiuta dall'umanità negli ultimi due millenni n. Il P. è, anche in questo studio supplemen. tare, pienamente cosciente dell'ordine di grandezza dello sforzo di « riadattamento istituzionale n, se così può dirsi, che un tale compito implica. Da un lato egli vede lucidamente che lo studio di un modello, come quello alla cui elaborazione si dedica il Club di Roma, ner quanto condizione essenziale e indispensabile per un agire illuminato e a ragion veduta, non può esser sostitutivo della volontà politica necessaria a realizzarlo: « non è un ersat? dell'intuizione - egli scrive - ma solo uno strumento tecnico, che si deve saper usare in modo appropriato D. Dall'altro, venendo a definire quell'atto di volontà politica, egli si rende conto con altrettanta obiettivo: senso di solidarietà, a sua volta, chc può certo realizzarsi, in momenti di particolare pericolo (costituito, in questo caso, dalla minaccia del disastro ecologico e demografico) e di particolarmente elevata coscienza ed entusiasmo morale: condizioni e situazioni, peraltro. che è impossibile sperare possan:, durare e co. stantemente mantenersi, se non si solidificano e rapprendono, per clir cosi, in strutturc istituzionali: se insomma noti si f a n n o stato, e la nuova moralità non crea una nuova, stabile legittimità e legalità - appunto al livello planetario. Come ben ha scritto GISELIIER WIRSING, titlr der urnfassende S i n n ides W o r t e s Solidaritat h n t W e r t (1): e questo «senso più lato » della parola solidarietà pub esser solo quello che ab. biamo or ora indicato. Si può, naturalmente, ripiegare, anche al livello mondiale, su quel fun~ionalismo che ha fatto così cattive prove al livello europeo (lo spill over e f f e c t , l'idea che una ciliegia tira I'altra e tutt'e due fa-nno l'Europa essendo ormai da relegare fra le illusioni senza sbocco degli anni di mezzo fra i cinquanta e i sessanta): ed è questa la via su cui si ponc. più o meno con. sapevolmente, anchie il Peccei. Ma del tutto inconseguentemente: giacché, se occorre - comc egli giustamente sostiene - una « massimizzazione della razionalizzazione », se ci si consente te ancor mcno prenarato. Eppure non vi sono scorciatoie alla realizzazione di un compito così grandioso: tantae molis erat r o m a n a m conderc. gentem; cioè, nel nostro caso, passare - per Lisare una formula suggestiva di Mario Albertini - dalla preistoria alla storia, dall'epoca dell'umanità divisa e guerreggiante a quella kantiana di una umanità solidalc in un ordine pacifico giuridicamente incarnato. Sulla necessità di una programmazione mondiale che contemperi lo sviluppo demografico con quello della produzione alimcntare ( e questa con le esigenze dell'ecologia) si veda: G. E. LURAGHI, Le macchiile della libertà, Milano, Bompiani, 1967, 144 pp. E, sui problemi che una tale autorità clovrebbe risolvere, per elaborare auel piano, si veda la conclusione dello scritto di E. A. ACKERN I\IN, Population, Natura1 Resoztrces aiid Tecllilologv, The Annals of the Academy of Political and Social Science n, gennaio 1967, pp. 84-97. R. ARVILL,M a n and Ellvironment: Crisis and t h e Strategy o f Choice, Harmondsworth, Pcnguin Books, revised edition, 1969, 332 pp. Un'enunciazione precisa, vasta e informata dei differenti problemi e drllc attività che si dovrebbero svolgere - sul piano educativo. della pianificazione, della ristrutturazionc degli enti locali ecc., con particolare riguardo alla Gran B r e t a ~ n a-: ma senza vera sensibilità per I? grandi questioni politiche - istituzionali e di fondo - che secondo noi stanno alla base di una soluzione effettiva della gravc e comnlessn auestione della difesa e promozionc dell'ambiente. n Lehens~r.~lrirlS . BALKE,U r n w e l t b e d i n ~ t ~ n p eals llige, Schriftenreihe der Verciniz-inq Deutschcr Gewasserschiit7 EV-VDG, nr. 28, Bonn-Bad Godesberg, 1970, 16 pp. 1900 1920 Soiirce: M.1.T.. 1970. 1940 I980 Y I A R S chiarezza - rifacendosi anchc a studi di H. V. Perlmutter sulla necessità di un « global industrial state » mondiale e di B. Herman e J. Tinbergen sull'ottimale divisione internazionale del lavoro - dell'assurdità e del carattere del tutto anacronistico di quclla che cgli definisce la « kafkiana fraininentazione del mondo in 130 stati sovrani ». Basterebbe ancora un passo, e la necessità del préalable federale, della premessa istituzionale verrebbe in primo piano. Poiché il Peccei non compie questo passo, contentiamoci di riferir per esteso, concludendo, e con le stesse sue parole, l'argomento decisivo, da lui medesimo addotto, che non solo suggerisce quella conclusione, ma la impone ( i l f a u t vouloir les conséquerzces d e ce qu'orl velct). Per realizzare quell'impresa così ardua di cui si diceva sopra - scrive in sostanza il Peccei occorre un piano organico mondiale che consenta di usare in modo più razionale tuttc le risorse del Pianeta, coordinando al tempo stesso anche le risorse umane al livello mondiale, e tutto indirizzando e ordinando a lini concepiti su scala planetaria; il che implica, tra l'altro, una radicale ristrutturazione del sistema industriale e agricolo, e cioè una politica territoriale conccpita anch'essa alle dimensioni della terra, e quindi un'altrettanto radicale negazione delle attuali localizzazioni della produzione mondiale, la qua. le presenta concentrazioni pericolose - dal pun. t o di vista sociale, politico. ecologico - in centri « of income crcation and economic power D, e, di contro, vuoti di miseria e di fame: il che rcnde poi vani e irrisori i mezzi di aiuto finanziario, di assistenza tecnica e così via, con cui si cerca di rimediare a posterior1 a queste assurdità che sono insite nella logica stessa del sistema, e contro le quali dunque, nell'ambito di questo, si compie iin'eterno, ed eternamente vano, lavoro di Sisifo. Fin qui il Peccei: e non è chi non veda quanto un tale programma, per passarc nella rcaltà, dovrebbe ledere interessi di gruppi, di industric. di popoli privilegiati, e quanto maggiore, dunque, dovrebbe essere il senso di solidarietà - e quindi lo spirito di sacrificio - che dovrebbe animare l'umanità intera per raggiungere un tale 1000 1010 1040 3060 l'espressione infelice, di tutti i fattori che dovranno concorrere a realizzare il « piano mondiale » progettato (e a raggiunger l'obiettivo si chiamano a raccolta i migliori cervelli, i migliori calcolatori, quanto di meglio in harrl e s o f t w a r e può offrire la scienza e la tecnica piU evoluta), come non applicare lo stesso principio di razionalizzazione anche agli strumenti giuridico-politici, alla struttura amministrativa insomma, e al suo sostrato politico, senza cui quel piano non potrà mai realizzarsi? La coloinbn che vola nell'aria leggera - diceva Kant, dimostrando l'impossibilità della metafisica come scienza - potrebbe illudersi, se fosse dotata di intelletto, che, facendo a meno dell'aria e della sua resistenza. essa potrebbe volare ancor più libera e più veloce: ma in realtà, senza di quella, non riuscirebbe neppure a sollevarsi da terra. Così il tccnocrate, l'esperto, il matiager, l'uomo d'affari, digiuno delle leggi della politica, può illudersi - è l'eterna illusione qualunquista, della tecnica che fa a meno della politica, e di cui l'idea funzionalista cara a Monnet in Europa, o a Ernest Haas e a David Mitrany in America, non è se non un caso particolare - di far a meno di strutture politico-istituzionali, cosi complicate e difficili a realizzarsi, come quelle di uno stato federale mondiale: perché inconsciamente ma chiaramente avverte (con percezione chiara e confusa, direbbe Leibiiitz) che porre quel problema, già per lui così ostico, significherebbe poi pornc un altro, e aventc ancor più « sapor di forte agrumc r : quello di un radicale supcramento dei contenuti: stessi, e non solo della vestc istituzionale estern.a, dei 1310 stati sovrani esistenti: giacché quella solidarietà e quello spirito di sacrificio mondiali non si creano senza una profonda riforma - una rivoluzione anche dcl sistema D, come appunto i contestatori lo chiamano: il che impone una indicazione di fini, di obiettivi, di cambiamenti e riforme alla cui definizione esso tccnocrate si seii- Ancora un quadro così desolantc e pauroso della situazione (con particolare riguardo al Reno) che l'autore si chiede, in un momento di sconforto, se l'uomo. schiacciato dalla tecnica, dal progresso, dalla società. u sia ancor. libero di prender decisioni con cui determinare le proprie forme di vita » (p. 16): domanda alla quale aggiunaiamo noi, occorre risnondere. con J. M. Albertini, che r l'avenir n'est ni neutre ni nécessaire » (2): esso implica, per dirla ancora col B., una scelta che non può esser misurata col comvuter ( a ciò che non si misura t. più importante di ciò chc si misura D, ha dettn - eg-li ricorda - un economista del calibro di T. Marshal. nel suo celebre Corso d i ecotionzia): implica cioè una scelta politica. S t r a t e ~ i e d e r Umweltgestaltt~llg. KL. BOISSORÉE, « Libera1 », febbraio 1971, pp. 85-98. L'articolo è particolarmente interessante per la breve discussione svolta nell'ultima nartr. circa l'opportunità di una ridu7ione dcllo sv; luppo come mezzo ner risolvere a lunno termine. i problemi ecolog.ici: che è il quarto grande argomento - oltre a o~iello,per dir così della riduzione della nopola7ione n-iondiale c della socializ7a-rione della natura nonché della sovrannazioqalità della stratenia - che dcvr stare alla hase di una politica dcll'eco-sistema concenita al livello europeo, oggi, e mondiale domani. ' ( 1 ) x Solo la solidarietà iniesa nel senso pii1 laio ha valore ,, (G. WIKSINC, Dir Menschenlawine. Stiittgart. Deutsche-Verlagsanstalt, 1956. 108 pp.) (p. 101). R. CARSOK, P r i n t e m n s Silencierm, Paris, Plon, 1963, 283 pp. (traduzione dall'inglese). L'autrice si occupa sovrattutto della distruzione della flora. ma snecialmente della fauna. negli Stati IJniti (il titolo orininari0 dcll'opera è Silent S p r i i ~ e s ) .e aggiiinge alla comnetenza i. informazione approfondite anche una sensibilith particolare, un amore profondo per la natura, notevoli doti di scrittrice. Lo fa notare l'immancabile nrof. Heim, prefazionatorc infaticato e in-ipenitcnte. che presenta il libro al piibblico franccsc, concludendo chr. « lc triptyque frénateur est aiissi celui de notrc survivance: édiication. controlc, nrotection ». Comc abbiamo ripetuto C ripcteremo più vol- .sociélC irldu.~ft~i~lle. aiienirtre Economie et Humanisme D. luglio-agosto '64. (2) J. M. ALBEKTINI,La arnhierre. « PP. 3-12 (p. 5). COMUNI D'EIJROPA 16 te, non siamo dello stesso avviso, giacché in realtà il trittico C politico, e non tecnico, e si chiama sovranazionalità, controllo delle nascite, socializzazione dclla natura. J. M. DATLLET, 1,'1~omo,q u e s t o distruttore, « Aggressione senza frontiere », « Comunità Europee D, febbraio 1971, pp. 13-19. FR. DRONC;, L'Europa c o n t r o l'invasione silenziosa, ibid., pp. 20-23. I1 primo scritto (clic adatta all'argomento il titolo di una celebre opera degli anni '30 del CARREL, L'1i0n10, qiiesto sconosciuto) è una sintesi breve, ma. lucida e densa di dati ed eleineiiti csseriziali circa - si potrebbe dire la crescita esplosiva dell'inquinamenio, nei suoi diversi aspetti, al livello planetario. Di particolare importanza è per noi, in essa, il preciso cenno al fatto che occorre N porre ;l problciiia in tcrniini politici. Se gli Stati Uniti l'hanno fatto più presto di quanto è accaduto nei Paesi europri, ciò dip-ndc dalla ragione chc !'americano ì, maggriormentc informato, clie la sua sensibilità civica k più accentuata, clie egli ha il culto dell'efficacia ». I1 punto della M sensihilith civica x è, anchc per noi, cssenzialc. Certo, l'educazioiie p;iò far molto in tal senso: ma il p r i m u m , il porro itizulii perchc tale sensibilità - grazie appunto a una adeguata educazione - possa formarsi, ì: l'esistenza d'una comunità, di una società, degna di essere amata e difcsa. e in cui il senso dei valori colicttivi possa perciò svilupparsi. Cib è v c ; . ~ anche - come ho cercato di mostrare concluciendo il inio studio su I f u r t i d i opere cl'arle, problcwzn erriopeo (3), pcr un tcma particolare come qucllo. Ciò è vero a fovtiori per un problema più generale comc quello posto da Daillet, così grave chc, egli ricorda, Serge Antoine ha p3tuto chiedersi « se esisterà ancora una natura nell'anno 2000 D. Altrettanto importante l'accenno, anche se a nostro avviso troppo vago, alla nccessità di considerare la natura uri benc collettivo - dunque da socializzare », secondo l'espressione di Ph. Saint-Marc; così comc quello - anch'esso generico, tranne che ncl titolo seducente - di considerare la politica della difesa della natura e dell'ambientc a livello europeo cc un compito di politica interna n. I1 secondo articolo, del Drong, informa sulle attività clic la Commissione della CEE aià svolge in questo campo complesso. Purtroppo l'ainpiezza di tale campo - chc comprende aspetti sanitari C sociali, agricoli cd economici, e così via - fa sì che esso potrebbc esser coperto in modo adesuato solo da un'autorità europea con competcnza anche politica, cioè da un govcrna fcderalc: altrimenti una tale attività - non potendo, allo stato, sc non disperdersi in singoli settori e iniziati1.e - rischia di incorrere nell'obiezione che lo stesso Drong formula, riassu mendo una confcreriza stampa di Altiero Spinelli (il Conlniissario della CEE competente pcr la materia) dcl 12 novembre 1970: n Questo male oscuro cl-ic rodc la nostra società assomiglia molto al1'idi.a dclla mitologia: lc sue testc sono molteplici. Tagliarne una significa spesso farne rinascere un'altra n. (Sull'argoniento si veda anchc Pollution: a Etirope t o live in?, « European Community n, settembre 1971, pp. 22-3, dove si riassume brevcmcnte il programma di azione dclla Commissione dclle Comunith). <( G. J. DCSPINETTE, La pollcition, pvoblèine de ,?otre tenins. . . « Revuc de la Socikté d'Etudes et tl'Espansion », novembre-dicembre 1970, paginc 945-953. G. W. DIMBI~EY, Resforit~::tlze Ecologica1 Balance, T h e Y e a r B o o k o f World A f f a i r s 1969 D, London, Stelrcns, 1969, pp. 124-134. La sarrvegavtle rlu tnilieu, par la Commission Nationalc de I'AmCnagemcnt du Territoirc, « AnaIvsc ct Prcvision n, ciueno 1971. nn. 659-704. Tre saggi notevoli, per la serietà dell'argomcntazioiie e l'anipic~za della documentazione; ma che, al livello dclla probleinatica internazionalc, non sanno andar oltre un vago funzionalismo, c non si rendono conto con sufficiente chiarezza che una seria politica ecologica porrà problemi di riconversione e di localizzazione delle industrie e iii genere di izinénagenicnf che si porranno a livello internazionale ed europeo, e che quindi non solo sarebbe indispensabile una forte autorità politica a livello continentale per concepire un tale piano a dimensioni europee, ma che tale piano dovrebbc, logicamente e praticamente, precedere e ispirare i piani territorialmente più limitati, se si vuol evitare il costo di un'armonizzazione a pos1:eriori che non potrà nori esser elevato. J. DORST, Avant qLie nature n e ineure, Neuchjtel, Delachaux et Nestlé, 1965, 424 pp. L'opera 6 da annoverarsi tra quelle fondamentali (in ogni caso assai superiore, a nostro modesto avviso, a quella del Nicholson, che tanto successo ha avuto, in Italia e altrove), per la perspicacia con cui espone la complessità e l'esterisione del pericolo che corre la natura - nella flora, nella fauna, nei mari - e con essa l'uomo che, distruggiindo insensatamente l'ambiente che lo circonda, avanza rapidamente verso l'annientamento anche di se stesso. Altrettanto acuto - anche se assai più sintetico - si dimostra l'autore nel tracciare, nelle ultime pagine, un programma di riconciliazione dell'uomo con la natura, attraverso una adeguata politica di « aménagiment du territoire », senza la quale parlare d'eirologia è solo chiaccliicra inutile. Ma il D. non ha alcuna vera sensibilità per quelli che sono secondo noi i quattro punti fondamcntali della questione: le dimensioni sovranazionali del problema; la necessità di un cambiamento del sistema, e della sua filosofia, oggi fondata sul mito del continuo sviluppo e del sempre crescente benessere (e spreco), da sostituire con l'obiettivo della stabilità; il controllo e la limitazione delle nascite, qrrestion pvéalable da risolvere per avvicinarsi a tale obiettivo e, infine, la necessità, in questa prospettiva, di « socializzare la natura 2, se si vuol davvero salvarla. I1 D. si mostra tuttavia consapevole della gravità e della portata del problema demografico - anche se ad esso non dedica se non un numero limitato di pagine --, e cioè della necessità di ridurre, in taluni c,asi drasticamente, la popolazione mondiale: argomento che egli riassume spiritosamente ( p . 125) con le parole di Marce1 Franck in Isabelle et le Pélican: « Le Seigneur a dit: " croissez et multipliez ". - Oui, mais il na pas dit pas combien! » ( e la stessa consapevolezza rivcla, nella prefazione a questa opera, il prof. R. Heim). L'esplosione demografica è il problema più angoscioso, e il meno conosciuto del nostro tempo - dice il D,, fornendo un'adeguata e impressionante documentazione statistica -, e mette in pericolo, insieme con la natura, la vita stessa dell'uomo (costantemente minacciata dalla fame, questione che non potrà esser risolta, se all'aumento delle risorse alimentari che potrà esser determinato dalla tecnica terrà dietro una ulteriore esplosione demo'grafica, in un circolo vizioso senza fi-ne), e mette in peri colo infine la sua esistenza, per dir così, spirituale, il suo equilibrio con l'ambiente e con lo spazio verde, condannandolo a un sovrappopolamento disumano (pp. 125-145). Come scrive, in altra prefazione di un'opera ugualmente fondamentale, il citato Heim (4), « se, nel termitaio umano di domani, si dovranno ridurrc i bisogni dell'individuo a ciò che serve la sua fisiologia e i suoi riflessi, rinunziando alle esigenze dei suoi più puri sentimenti [...], se si tratta di sanzionarc questa sorta di disumanizzazione dell'uomo a beneficio del suo automatismo, allora non C'? che da chiudere gli occhi e lasciar vivere il corpo nell'anchilosi definitiva dello spirito n. aprile 1972 al livello planetario [...l: nessuna religione, nessuna morale, nessun pregiudizio devono impedircelo, giacché chiudere gli occhi e lasciar fare a qualche provvidenza è un atto decisamente anti-umano e una giusta limitazione della prolificità umana non è più innaturale della vaccinazione o dell'uso degli anti-biotici » (pagine 349-352): anzi, aggiungiamo noi, è proprio il necessario pendant di tale limitazione della mortalità. M. FERHAT-DELCSSERT, L a cotlquite d e l'espace Iiu~main, « Analyse ct Prévision n, maggio 1971, pp. 601-623. Lo studio della F.-D. è particolarmente importante perchi p m e in risalto - accanto all'altro tema, per noi capitale, della « socializzazione della natura n, secondo l'espressione di Ph. Saint Marc - quello della necessità di dar ormai alla difesa della natura un significato di a rentabilité Cconomique D, oltre che umana (p. 614 sgg.): cioè - come afferma l'altro autore tedesco, che ha posto in rilievo questo aspetto del problema - di tener conto adeguato delle « coiiscguenze economiche » dcll'inquinamcnto. La F.-D. insiste altresì siilla nccessità che le disposizioni per una tale difesa, per essere efficaci, abbiano carattere sovrannazionale (p. 616 e %g.). W. MICHALKI, Die Zlrktttlft begitint nicht e r s f morgen: Die v o l k s u ~ i r t s c h a f t l i c h ePvobletnatik dev K externev Belastungeil D duvch Gewassevv e r s c h m u t z u n g , L~tftvevcinreinigi~ngu n d Larmebelastigung, N Wirtschaftsdienst D, luglio '64, pp. 281-289. J. M. FOLZ,La l u t t e cotitre la pollutiolz a u Japoil, « La Documentation Franqaise D, Notes et Etudes Documentaires, 25 gennaio 1972, pp. 5-39. I1 saggio costituisce una vera e propria brochure sull'argomento, in cui si indicano con particolare precisione e competenza gli sforzi che già vengono compiuti - ad opera dello Stato giapponese come delle industrie -, pur rilevandosene, nella conclusione, l'insufficienza, dati i danni ingenti dell'inquinamento in qucl paese, che in alcuni luoghi mettono dircttamcnte in pericolo la stessa vita umana. « I grandi colpevoli sono la politica di crescita a qualsiasi costo, la priorità assoluta data agl'investimenti produttivi, il sottosviluppo delle attrezzature collettive, l'ignoranza cieca delle " ricadute " della crescita, il trasferimento sulla società del costo reale degl'inquinamenti determinati dalle imprese. Non sono le disposizioni attuali, quali che siano i loro meriti tecnici, o l'ampiezza del loro campo d'applicazione, che potranno modificare fondamentalincnte la situazione attuale. Ci sembra che, nonostante le speranze dei giapponesi, la lotta contro l'inquinamento non possa esser ridotta a un obiettivo supplementare della macchina cconomica, con le sue imprese specializzate, la sua agenzia governativa di coordinamento e il suo tasso di crescita annuale. Ciò che si dovrebbe rimettere in discussionc è tutto uno stato d'animo [ o t u t t o u n sistema?]: il rifiuto di ogni riflessione globale, l'acciecamento della troppo celebre fuga in avanti dell'economia giapponese. Bisogna ammettcre che il "Terzo Grande " dcve ora pagarc un tributo gigantesco al suo preteso trionfo D. B. G?NIOUCHKINE, Utz i m p o r t a n t prublème iilternational: la sauvegarde d u milieu a m b i a n t , « La Vie Internationale (Mosca), gennaio '71, pp. 31-37. « Si deve - prosegue dunque trovare, e quanto prima il Dorst - un mezzo per controllare una prolificità esagerata, vero genocidio Le argomentazioni dellarticolo della rivista sovietica destinata alla diffusione « in partibus infidelium n, argomentazioni volte a dimostrare che la soluzione del problema non può esser tro(4) A p. 13 del volume, a cLira dell'a Union Internavata se non internazionalrnentc, devono esser tionale pour la coiiservation de la Nature e d e ses Resincondizionatamente approvate. La tesi gollista, sources n, Derniers réfugés: atl,zs coi~linerité des réserves narrlrelles rians le i~ioridr., Amsterdam, Elsevier. invece, che l'esperienza dimostra che la coopcAsuecf.~ 1956. 214 DD. Nello stesso senso P. DUVIGNEAIIU. razione internazionale in questo campo d'im.sociatix dde' l'oltération des ressortrces natzrrelles, 'synthese du rapporteur gériéral, nel volume dell'università portanza vitale è pariaitenzent rialisable (paLibera di Bruxelles, Nature, ressources naturelles el gina 35) ci sembra, almeno al livello europeo, société (atti), a cura dell'Institiit de Sociologie, Bruselles, 1965, 493 pp. (pp. 411-13). « parfaitemeizt contestable D. ), (3) Presentato a un congresso interiiazionale tenutosi a Firenze nell'autuniio scorso, e i cui atti dovrebbero esser pubblicati fra breve dal Comune di Firenze. aprile 1972 COMLJNI D'EUROPA P. GIISKELL, La pollution ne cessera q u ' a i ~prix de l'or, ( K Cover Story D), « Vision D , dicembre 1971, pp. 29-34. J. LABASSE, L'organisation de I'espace: élémeizts de géographie voloiztaire, Paris, Hermann, 1966, 605 pp. I costi per l'eliminazione dcll'inquinamcnto sono enormi, e quel che si Ia è sproporzionato allc esigenze; anchc se alcune grandl industrie europee spendono già sornmc non indifferenti (per esempio - ilolizia per noi particolarmente interessante - « l a k l A l ' valuta in 62 inilioni di franchi [frailcesi] le spese sostenute per ridurre l'inquinamento delle sue industrie, mentre dispositivi anti-inquinamento adattati sulle sue macchine destinate al mercato americano lianno già aumentato di 610 franchi il prezzo clei veicoli rispetto ai modelli europei della FlAT »: p. 31). 11 livello elevato delle somme occorrenti pone la necessità di norme internazionali comuni, per non lalsare la concorrenza a danno di quei Paesi (quali, la Germania, nella CEE, o i Paesi scandinavi, nell'Europa occidentale) che appiicano, nel nostro continente, norme più rigorose: come il segretario dell'OCDE, Emile Van Lernep, ha già dichiarato in una intervista a r Vision D del marzo 1971. Ma è difficile esser ottimisti in proposito, anche al livello della CEE. Restano dunque i governi: ma coine organizzare una legislazione in materia, e i relativi kinanziamenti? La regola « chi inquina paga » sembra la più semplice, ma può in molti casi produrre inconvenienti economici, e gl'industriali sostengono che spese del genere hanno carattere sociale, e devono perciò esser sostenute dalla collettività. La soluzione starà probabilmente nel mezzo, lasciando tuttavia un forte peso economico sulle industrie, e prevedendo forti penalità iii caso d'infrazioni. Per quanto non dedicata ai temi che qui specificamenle c'interessano, ma piuttosto a quello dell'aménagement cl~t territoire, l'opera - gia fondamentale ii-i sé, pcr la competenza e I'acumc dell'autore, per la sua molc, per la ricchezza d'informazione e di dati - è poi particolarmente importante per ricordarci che non c'è ecologia seria se non legata. a una effettiva politica di sistemaziorie del territorio: « la geografia volontaria - dice il L. fin dall'inizio, citando il numero 120, del 1959, del « Bulletin mensuel d'intormation du com1.e de Paris » (dove si vede che anche i conti, talvolta, servono a qualche cosa) - è nata dalla constatazione del fallimento della geogratia del laissez-faire e dell'interesse personale (p. 15). Confinata peraltro nel campo rigoroso, ma asettico, della scienza, l'opera non affronta i temi politici essenziali, il che rende, nonostante tutto, aiquanto astratta la tematica in essa sviluppata: sovrappopolazione, sovranazionalità, grado di socializzazione dello spazio necessario ad assicurare un anrénagement che non sia solo fatto di parole nori vengono nemmeno affrontati, o aftiorano appena in uno sfondo lontano M. GOUINEAU, La civ~lisationmoderne tend à séparer I'honznze de la nature, relazione presentata al « Congresso Internazionale dei redattori-capo e corrispondenti » tenutosi a Strasburgo e a Metz dal 28 settembre al l o ottobre 1971. « L a ricerca della qualità di vita deve avere la precedenza sullo sviluppo del livello di vita D, afferma il G. e per realizzare questo obiettivo « la mondializzazione della protezione della natura è indispensabile, mentre le spese impegnate contro l'inquinamento e per un miglior environnement sono " parfaitement rentables " D: infatti « la lotta contro l'inquinamento si trasformerà rapidamente in una preziosa industria di punta », mentre oggi « alcuni " progressi " tecnologici costano assai più alla collettività di quanto non rendano ». L. HARTLEY, Soine Znternational Zmplications o1 Environmental Challenges, The Atlantic Community Quarterly », estate 1970, pp. 234-241. E' necessario un accordo internazionale per stabilire, sulla base di studi adeguati, « suitable world standards for atmosphere and ocean pollution D, e un analogo accordo, e ancor più severo, pei- limitare la popolazione mondiale: ma « come una futura autorità mondiale possa assicurare il compimento, da parte dei governi nazionali, di tali programmi, questo non è oggi dato prevedere D. Magre « international implications », come si vede, nonostante il titolo: giacché il discorso dello H. termina proprio dove avrebbe dovuto cominciare. Contro11 to prevent a World Wastelat~d, KENNAN, « Foreign Affairs », aprile 1970. Abbiamo già detto, in Comuni d'Europa del settembre 1970 i pregi, ina anche i limiti funzionalisti di questo scritto. Su posizioni ancor più classicamente internazionalistiche e intergovernative si mantiene semPollution as Znternational pre anche A. WOLMAK, Zssue, « Foreign Afbirs 2. ottobre 1968. V. KENNET,The Stocklzolttz Conferente, « International Affairs P, gennaio 1972, pp. 39-45. Una chiara presentazione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente, convocata per il maggio successivo, e un'altrettanto chiara messa in guardia sul non molto che da questa c'è da attendersi sul piano operativo. La planète renzaniée par l'humanité, numero dell'aprile-giugno '69 della rivista dell'UNESC0 « Impact - Science et Société ». Sono da segnalare in questo numero i seguenti scritti: 1) FR. FRASER DARL~PIG et R. F. DASMANN, La Société humaine vue en icosystème, pp. 121-134. Interessa soprattutto la conclusione, che può esser anche il motto per i nostri modesti studi sull'argomento - in un senso forse più profondo di quanto il suo autorc non volesse dargli -: « I1 decano degli ecologi, Paul Sears, ha affermato nel 1066: " Si può essere ecologo quale che sia il nome che si assume [...l: il vero criterio è l'ampiezza della visione [...l, aver un'idea precisa dell'obiettivo a cui si vuol tendere, nel contesto globale di tutto ciò che vive e dell'ambiente che lo circonda " . Per esser politico, oltre che ecologo (aggiungiamo noi), bisogna poi aver ben chiari, in quello stesso contesto globale, e in una visione altrettanto ampia, i mezzi, anche istituzionali, indispensabile a raggiungere quegli obiettivi, che altrimenti restano illusori, quand'anche chiarissimamente definiti. 2) TH. O. PAINE,Reclzerche spatiale et amélioration de I'environneinent terrestre, pp. 135-48. E' importante per noi soprattutto l'ultima parte, in cui si pone in luce l'ampiezza e la complessità della ricerca internazionale necessaria per poter poi elaborare un piano razionale e oculato di difesa dell'eco-sistema. Lo stesso può dirsi per i successivi scritti: 3) J. O. FLETCHER, hla2triser le climat de la planète, pp. 169-188. 4) M. EIEIL~AR, Vers une agriculture écologique, pp. 233-242; che anch'essi richiamano l'attenzione sulla vastità e complessità del problema e sulle difficoltà delle soluziorii, se queste vogliono esser davvero tali, e non mera apparenza. Mortgaging the Old HonzeLORDRITCH~E-CALDER, stead, « Foreign Affairs D, gennaio 1970, pagine 207-20. Un'acuta critica, condotta con fine sense of humour britannico, della corsa disordinata, e disastrosa, dell'umanità verso un disordinato aumento del benessere, sinonimo di aumento dell'inquinamento in ogni senso (prosperity at the expense o f posterit,~),e verso una crescita frenetica e caotica della popolazione mondiale (inore people to m'ake more mistakes). Nature, ressources natr~relles et société, Ed. de 1'Institut de Sociologie, Université libre de Bruxelles (atti), 1965, 493 pp. L'opera contiene saggi approfonditi su tutti i temi più importanti della complessa materia, dalla flora alla faiuna, dall'aria e dalle acque dolci a quelle mairine, dagl'insetticidi alle so- stanze radioattive all'educazione come premcssa necessaria per la conservazione della natura (tema, quest'ultiino, al quale deve esserc attribuita un'importanza maggiore di quclla da noi lin qui dedicatagli, C che anch'esso si presta a importanti considerazioni di carattcre sovrannazionale ed europco), come pure al tema della ricerca scientilica (sul qualc deve ripetersi, ri /or.tiori, la stessa osservazione: riil-iando, in proposito, al mio studio, apparso in « Comuni d'Europa » del settembre 1966 e dell'aprile 1967). Gli studi al tempo stesso più ampi e per noi di maggior interesse contenuti in questo volume concerriono da un lato il problema del controllo delle nascite C della limitazione della popolazione mondiale, come premessa indispcnsabile alla conservazione degli equilibri biologici e di una vita umana degna d'esser vissuta (E. J. Bi~woou, Pressioiz dénzographique et déséquilibre entre approvisionnements et besoins, pp. 177-206) e dall'altro le difficoltà di applicare leggi efficaci sulla protezione della natura e delObstacles eiztravant la l'ambiente (L. ROMBAUT, prrse et I'applicrition d'une legislation efficace en matière de conservatiorz des ressources naturelles, pp. 369-386), chc possono fornire utili argomenti alla tesi della necessità di una « socializzazione della natura », e quindi a quella di una riforma del « sistcma » capace di realizzarla. S. POURCEL-BRO~JTSCHERT, Poll~ctions et ni~isatzces (n. 8 del 1970 di « Informations Sociales >,, interamente dedicato a questo tema), 107 pp. Uno studio esaurientc e minuzioso, dal punto di vista tecnico e medico-scientifico, dei diffcrenti aspetti dcl grave e complesso problema. L'autrice, che pone en exergue della sua opera il detto di Metchnikof che « I'homme cst cntré dans la nature comme un bourreau D, tratta in diversi capitoli dell'inquinamento dcll'acqua, dell'aria, di quello da radiazioni, dei danni provocati dai rumori, ecc., e conclude accennando agli aspetti legislativi della questione, quali risultano da una relazione del Pr. Rouvier. L'idea centrale è che non ci si deve limitare a obbligare chi causa gl'inquinamcnti o i danni in questione a porvi riparo e/o a risarcire, ma che occorre un attivo intcrvento delle autorità politiche, al livello centrale e locale; mentre nell'ambito internazionale un vasto campo si apre a normc e iniziative comuni, all'uniformazione delle legislazioni, alla elaborazionc di nuove disposizioni anche in campo penale. Nessun accenno vi è invece, nell'opera della P,-Br., alle cause remote del fenomeno (la sovrappopolazione, il costante sviluppo industriale) e ai rimedi a lungo termine indispensabili (sostituzione di una. filosofia della stagnazione e dell'equilibrio a quella della continua crescita; rigoroso controllo mondiale dclle nascitc; socializzazione della natura, ecc.). In tal senso si apparenta strettamente a quest'opera - peraltro, ripetiamo, seria e documc:ntata nella parte tecnica, anche se di carattere divulgativo - un breve scritto assai più brillante, ma a nostro avviso assai meno serio, di Le suicide de I'humanité, « Le Figaro L. BARNIER, Littéraire n, 26 gennaio 19710. Questo breve, ma affascinante saggio, è un modello di esercitazione letteraria « passionnante ,> come appunto dicono i francesi, scritta con grande maestria di letterato, ma pcrfettarnente sterile e inutilc. A che serve infatti denunciare con tanta facondia i mali, i rischi, le apocalissi che ci attendono, quando non si sa, o non si vuole, indicare nessun rimedio efficace? E sarebbero disposti - il B. o il « Figaro » ad accettare quegli obiettivi di stabilizzazione e a rinunciare, coine dice il Pradevant, ai sogni irresponsabili di una «Francia di 100 milioni di abitanti n ? O a far propro il pirncipio di una rigorosa « socializzazione della natura »? -. Se la risposta è no, scritti come questo sono solo il mezzo pcr libcrarsi a buon mercato della cattiva coscienza, e continuare a non far nulla, lasciando che le cose vadano per la propria china disastrosa. La stessa obiezione - è inutile indicare mali da combattere e obiettivi da raggiungere, senza precisare altrettanto chiaramente mezzi e sacrifici adeguati a perscguirli - si può sostanzialmente rivolgere all'allocuzione, dedicata ad analogo tema, pronunziata dal Presidente della Camera dei Rappresentanti belgi, Van Acker, all'atto del sluo insediamento, nella seduta del 14 ottobre 1969, che si può leggerc nei resoconti di quell'Asseinblca. COMUNI D'EWROPA Problemi dell'ecologia, Senato della Repubblica, Roma, 1971. Di tali volun~iabbiamo già detto a sufficienza nell'articolo, citato all'inizio, apparso in « Socialismo '7G»; ma vogliamo citarli ancora breve mente qui per ricordare come ad essi sia stato opposto, non scnza Condamento, che una politica ecologica concepita come avulsa da quella dell'aménagemeizt d u terriioire non ha i ~ b ico12sistam, ed è poco più che un'esercitazione reto rica ( o un mezzo per raggiungere obiettivi di potere). E' questa anzi l'obiezione di fondo - l'assenza di un quadro urbanistico e di politica territoriale (su questo argomento si veda anche il numero del novembre 1969 di N Synthèses n) - che è stata mossa agli studi contenuti in questi ponderosi volumi (per esempio nel corso di un Congresso, tenutosi nell'autunno 1971 a Milano, organizzato da Italia Nostra n, sul problema della disciplina delle acque e dei corsi fluviali a Milano e in Lombardia): obiezione che condividiamo interamente, così come l'altra, formulata dall'c Espresso », che al livello nazio. nale, assai più serio che studiare nuovi e ambiziosi programmi sarebbe cercare - più umilmente, ma tanto più concretamente - di far davvero applicare le norme vigenti, troppo spesso e troppo vergognosamente disattese; e insieme a una terza, nostra, sulla impossibilità di concepire e attuare una politica ecologica (che non sia mero esercizio propagandistico) disgiuntamente da una politica di controllo delle nascite. In appoggio alle critiche sopra formulate si vedano, tra gli altri, C. DREYFUS et J. P. PIGEAT, Le.r nzaladies de l'environnement, Paris, Denoel, 1971, 279 pp. (specie il capitolo VII, « Un essai de solution: les villes nouvelles D) e, per un caso particolare - quello della Bretagna - ERW A N N LAOUENAN ne L'avenir de la Bretagne, giugno 1971, pp. 6-7. Del resto i fatti parlano ancora più chiaramente in favore di queste obiezioni: d u m Romae coiist~litur- o, per dir meglio, al Senato - proprio a due passi dalla capitale continuava a svol- gersi, ad esempio ncl Circeo, lo scempio, di cui parla eloquentemcnte M. Fazio nella « Stampa n dell'll novembre 1971; ineritre nel Parco Nazionale d'Abruzzo avvenivano, in concomitanza con scioperi di guardie campestri, le stragi di animali di cui i quotidiani hanno dato (e continuano a dare) larga notizia. Sono altrcsì da vedere gli atti della Tavola Rotonda internazionale su « Decentramento e organizzato dall'« Association pour ambiente les problèmes de I'Europse » a Montecarlo, il 12 c 13 novembre 1971. continua la stanione dei miiioni del ., U. SCHWEINFUR'TH, Umwelt i~iiri Aufgaben der Aussenpolitik, « Aussenpolitik », febbraio '71. Articolo che ci proponiamo di commentare nella seconda parte di questa bibliografia. 11. - CACCIA, PROBI.EMA EUROPEO Y aura-t-il des ckasseurs en l'an 2000, intervista dell'ex ministro Saintene:y a « 2000 - Revue de I'Aménagement, du Territoire e t du Développenlent Régional », 1969, 4" trimestre, pp. 45-46. Questa importante intervista offre lo spunto per svolgere qui - sinteticamente ma compiutamente - il tema: K la politica della caccia della Federazione Europea D. Una seria politica della caccia a livello europeo è per noi uno dei punti essenziali della difesa della natura - abbiamo avuto già oceasione di dirlo più volte --, dato lo sterminio crescente che l'esercizio ii-idiscriminato di questa attività crudele (che in nessun modo ha diritto di chiamarsi sport) produce alla fauna dei nostri Paesi (5). ( 5 ) Si veda, f r a la ricca bibliografia in materia, l'opuscolo - breve, ma particolarmi~nte felice - La scienza e i'uccellagione, a cura di Mario Pavan, Guido Comessatti e altri, N Quaderni di Rar;se_ena Europea n, Udine, 1971, 8 pp. 76zZhb aprile 1972 I1 problema presenta secondo noi due aspetti, che vengono in luce (anche se il primo solo di straforo, e, per dir così, a denti stretti) in questa intervista. L'aspetto per noi essenziale (ma sul quale è più difficile trovare un consenso nell'opinione pubblica) concerne una questione di principio. E' assurdo che nei nostri Paesi siano proibite le corride (che implicano sofferenze, per gli animali che in csse vengono uccisi, relativa. iiientc modeste), e sia invece consentita la caccia, la quale ha come conseguenza una percentuale di morti di animali incomparabilmcnte più atroci C più lente, che non quelle del toro (animali feriti e destinati a lunga agonia, per cancrena, per fame e sete, ecc., piccoli che perdono i genitori C sono condannati a morir di fame, e cosi via). I1 problema si inquadra in quello più vasto della protezione degli animali dalle sevizie, della lotta contro ogni vivisezione che non sia rigorosamente giustificata scientificamente, e non sia poi praticata con tutte le possibili precauzioni e accorgimenti per ridurre al minimo la sofferenza dei soggetti e cosi via: temi ai quali non possiamo far qui se non sommaria allusione. Ad ogni modo non è questo, ripeto, il punto essenziale per noi: l'ex-Ministro Sainteney lo affronta anch'egli, nella conclusione della sua intervista, quando preconizza che la caccia dell'avvenire sia la fotografia: o in genere, vorremmo aggiungere noi, l'attività sommamente civile dei bird-watckers anglosassoni, di fronte a quella sommamente barbara - ma soprattutto, ripetiamolo, stupida - dei cacciatori: di tutti i cacciatori, diremo anticipando il nostro rifiuto, sul piano morale, della distinzione tecnica fra due tipi di tali individui che, come vedremo, fa il S. (tutti in realtà ugualmente condannabili, come è sempre eondannabile, per sadismo, chi uccide per puro divertimento personale). « Già oggi, dice il S., molti cacciatori diventano fotografi. La caccia fotografica conserva tutte le condizioni della caccia vera e propria; le sue tecniche sono identiche, i riflessi di "tiro " gli stessi: e se il cacciatore fotoerafico è privato della soddisfazione innegabile che procura la riuscita di un buon colpo di fucile, egli sfugge però a quel sentimento confuso, misto di colpevolezza e di imbarazzo, che molti cacciatori provano davanti al cadavere di una preda a lungo bramata e inseguita ,, (p. 46). Ma, dicevo, questo obiettivo che dovrebbe costituire la vera « politica della caccia » dello Stato federale europeo (nello stesso senso, in altra occasione (6) ho preconizzato un'ana. loga politica federale europea del fumo, consistente in un'attiva propaganda e in energiche misure per ridurre se possibile a zero il consumo di tabacco), questo obiettivo, ripeto, sarà di difficile realizzazione, almeno finché non si riuscirà a eliminare l'attuale società di frustrati, che proprio nello sfogo del loro sadismo sugli animali trovano un compenso - quanto squallido, certo, e soprattutto, ripetiamolo, quanto profondamente stupido (si veda il bellissimo corto-metraggio di Walt Disney sulle anatre canadesi!), ma non per questo per essi meno essenziale - agl'insuccessi della loro esistenza, non meno squallida e stupida, ai N troubles n del sovraffollamento, dell'alienazione nelle grandi metropoli, dell'anonimato, della mediocrità. Occorre dunque, purtroppo, proporsi, per un primo periodo, obiettivi più modesti: ed anche per questi il S. tocca il punto essenziale (ecco il secondo aspetto della questione, a cui sopra si faceva cenno), quando fa notare, in sostanza, che l'aumento indiscriminato del numero dei cacciatori ha trasformato una differenza quantitativa in una differenza qualitativa; e soprattutto quando sottolinea la verità - che h a K sapor di forte agrume », e che perciò si cerca di sottacere, o si finge d'ignorare - che K se molti dei Paesi europei sono riusciti a conservare alla caccia una funzione economica importante e anche una funzione sociale, e ne traggono profitti considerevoli; se la caccia insomma costituisce per alcuni di questi Paesi una delle loro principali risorse turistiche, ciò è dovuto al fatto che tali Paesi - Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia, Romania, Spagna hanno saputo conservare alla caccia questo carattere privilegiato (perché si tratta di un -~ ( 6 ) N e l mio scritto, La via del tabacco al Parlamento Europeo, cc Comuni d'Europa Y , settembre 1969. COMIJNI D'EUROPA aprile 1972 privilegio) che essa aveva nei regimi precedenti. Le rivoluzioni che hanno scosso questi Paesi non hanno affatto cambiato questa situazione, e proprio in consegueiiza di cio il numero dei cacciatori è rimasto limitato. Gli animali iri conseguenza, sono rimasti in numero considerevole e l'organizzazione della caccia conscntc anche di trarne dei vantaggi iiiolto notevoli. La situazione in krancia e completamente diversa. Voi non ignorate che vi sono da noi due milioni di porti d'arine, il che significa clie soltanto nel nostro Paese vi sono tanti cacciatori quanti nell'insieme del resto dell'Europa P (i1 S. evidentemente ignora completamente la situazione italiana, che è pressoché identica). Ed ecco, allora, la differenza anche qualitativa: « per niolti cacciatori venuti dalle città, e poco al corrente dei modi di vita degli animali e del loro ambiente, cacciare significa, il più delle volte, tirare senza discernimento su tutto ciò che corrc o vola. Questo atteggiameiito è esattamente l'opposto di quello di un uomo degno del noine di cacciatore. 11 cacciatore, quello vero, è infatti a mio avviso l'uomo che, trovandosi privo della facoltà fisica o legale di portare un fucile, continuerebbe ugualmente a cainininare per lungo tratto in pianure e iii boschi. Questi è i1 vero cacciatore: un uomo che, prima di tutto, ama la natura, cerca di comprenderne le leggi e i meccanismi, studia gli animali che la popolano e si abbandona con essi, di tempo in tempo, a questo vero duello, disuguale e crudele certo, ma estremamente appassionante che è la caccia » (p. 46). Anche a parte la questione morale, sopra accennata, che c'induce a condannare alla stessa stregua degli altri anche questo cacciatore « perfetto » - e a parte la questione logica, che non può aniare la natura chi la distrugge -, noi non crediamo che tale cacciatore perfetto esista, se non nella fantasia - una fantasia tutta di comodo - del S. Ad ogni modo il problema da lui posto è essenzialc: come, e con quali criteri, ridare alla caccia il carattere di privilegio, appartenente solo a ristrette élites, e su quali criteri accettabili per la coscienza democratica fondare tale privilegio? E se tali criteri non esistono, non è necessario allora eliminarla del tutto, e subito? In altri termini: proprio questa necessità - di ridurre drasticamente la caccia. se non si vuole che nel 2000 non vi sia in ~ u r o p apiù fauna ( e in Italia ancora prima) - non dovrebbe esser incentivo ad abolire radicalmentc ogni attività venatoria di tipo sportivo, essendo difficile trovare un criterio democratico che riduca in modo cosi radicale il numero dei cacciatori, e, al tempo stesso, tecnicamente cosi difficile (anche se, occorre ammetterlo, non impossibile) limitare altrettanto drasticamente la loro attività venatoria (il clie potrebbe consentire di non ridurne eccessivamente il numero)? G. P. KALININet V. D. BYROV,Les ressources mondiales e?? eau, actuelles et futures, pagine 149-167. Uno studio importante sull'amp~ezzae gravità del problema e sulla necessità di un'intensa cooperazione internazionale: « si avvicina il momento in cui l'uomo dovrà risolvere un problema chc si porrà in inodo critico: rimodellare la rete idrografica in modo da assicurare il trasferimento di quantità di acqua necessarie da regioni a umidità eccedente verso regioni oggi desertiche sarà un problema di estrenia attualità D. O. LACAMBRE, Le problème de l'eau, K Revue Francaise des Affaires Sociales D, gennaio-marzo '70, pp. 115-125. L'autrice si occupa essenzialmente del problema francese (lo stesso dicasi per L'eau: besoins, ressoucers, pollution, Paris, « Chambres dlAgriculture », supplement au n. 285, 1" febbraio 1964, 28 pp.), ma dedica anche un breve paragrafo, alle pp. 122-3 (L'eau n'a pus de frontières), ai suoi aspetti internazionali. Water reserves and Water Pollution, « The Atlantic Community Quarterly », estate 1967, pagine 262-267). Un saggio breve, ma importante per dar una prima idea - somrnaria ma lucida - della gravità del problema e dclle sue dimensioni internazionali. b ) Acque dolci Alla bibliografia relativa ai problemi della difesa delle acque clolci, sono da aggiungere, alle opere da noi citate in « Comuni d'Europa » del settembre 1970, le opere seguenti: Mise en valetlr intensive des eaux souterraines, New York, Natioins Unies, 1960, pp. XI, 88. J. A. TERMISIEN, Lt's p o l l ~ t i o n et ~ leurs effects, Paris, P.U.F., 1968, 188 pp., e La lutte contre les pollutioi~s,Paris. O.C.D.E.. 1964. 90 DD. Per gli aspetti internazionali, e in particolare europei, della qucsitione si veda altresì llAccord européen sur la litnitation de l'emploi de certains détergents dans les produits de lavage et de nettoyage, concluso il 16 settembre 1968 fra gli Stati membri del Consiglio d'Europa (e sul quale solleviamo le riserve già espresse altrove (7) circa l'effettiva applicazione ed efficacia di questi accordi). Ricordiamo ancora: 111. - ACQUA a) In genere Commission Economique pour 1'Europe des Nations Unies, Rapport sur les travaux du Cycle d'étude sur la protection des eaux de surface et des eaux sou:erraines contre la pollution par le pétrole brut et les produits pétroliers, New York, Nations Unies, 1970, vol. I, 183 pp. e 11, 376 pp. e annessi. Serie di studi specializzati e particolarmente approfonditi, dedicati all'esame dell'attività di studio della Commissione Economica per 1'Europa alle Nazioni Unite, con proposte e suggerimenti di carattere tecnico particolarmente interessanti, anche se coi limiti politici ben noti delle Nazioni Unite e delle sue varie agenzie e filiali. C( 2000, Revue de llAménagement du territoire »: marzo 1968 (numero speciale: L'eau); 1971, n. 29 (numero dedicato a Le 6 V o n t i n e n t ) . In forma divulgativa, ma assai estesa, i due numeri esaminano rispettivamente i probleini dell'acqua e quello dello sfruttamento dei mari, senza peraltro dar particolare rilievo agli aspetti istituzionali, nazionali e internazionali. Camera dei Deputati, Le acque, tutela delle risorse idriche e lotta all'inquinamento, Parte I, Roma, 1971, pp. XV, 518 (con importante notizia sulla legislalzione straniera in materia). Fresh Water f r o m the Sea (atti), Milano, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, 1967, pp. :UV, 172. Le problème de l'eau dans le monde, R. FURON, Paris, Payot, 1953, 251 pp. Première étude faite par le Nations Unies sur le fonctioiznement des usines de dessalement, New York, Nations Unies, 1969, pp. VIII, 126; Senatc. The National Estuarine Pollution Studv. Washington, U.S. Government Printing 0fficii 1970, pp. IX, 633. Beitrage atls denz Gebiet der Umwelthygiene: Wasser, Abwasser, L u f t , Larm, Abfallstoffe, hrsg. von F. Meinck, Stuttgart, Fischer, 1970, 175 pp. La défense de l'homme contre les pollutions: air, bruit, eau ~(Colloque de Royan), Paris, Pédone, 1970, 324 pp. 19 Wasser und L t ~ f tin der Indt~strie (con traduzioni in francese e in inglese), resoconto del ciclo internazionale di confcrcnzc « Pro Aqua del 1969 a Hasilea, Munchen, Oldenbourg, 1970, 314 pp. Quaiiro scric di studi allrctlanlo docuiiientati, approfonditi e tecnicaiiiente iiilorinati - per problemi e pcr Paesi - quanto totalmente privi di ogni prospctliva intcrnazionale in genere, ed europca in specie. Solo la seconda opera, nella parte dedicata all'aria, contiene una brevc comunicazione di P. RECHT,Les sin Pays du nzarché commttn devant la pollution (pp. 105-109),per altro di carattere puramente descrittivo; e, nella partc relaLa régletiva all'acqua, una di E. DU PON.'AVICE, mentation francaise el les Conventions internationales pour prévenir et réprimer la pollution des eaun de mer (pp. 251-269), in cui l'autore insiste sulla verità incontestabile che una leggc è efl'icace solo se i suoi dcstinatari sono convinti della sua validità, e che tale efficacia è quindi anzitutto un problema di educazione (p. 253), ma non vede poi che, al livello internazionale, il problema t: altresì quello di norinc aventi reale cll'etto coattivo - e chc questa è una delle ragioni per cui in tale campo, come egli stesso scrive, « la politica di prcvcnzione è in gran parte costituita da progetti e da studi D (p. 255), e che le convenzioni esistenti sono a mal applicabili » (p. 268). L'autore cita egli stesso un caso tipico. Si dovrebbe secondo una raccomandazione dell'ONU del gennaio 1970, procedere a una verifica delle cisterne delle navi che portano combustibili liquidi, nel scnso clie quando queste arrivano « pulite » al porto di carico, si dovrebbero richieder loro dei documenti giustificativi dcl fatto che esse hanno proceduto alla pulitura negli stabilimenti esistenti in appositi porti o, nel caso contrario, applicare adeguate sanzioni. E poiché i Paesi di carico sono quelli del Medio Oriente, dove è impensabile che lc autorità locali si prendano una tal briga, occorrerebbe creare, secondo una proposta inglese, un corpo di Ispettori internazionali abilitati in tal senso (pagine 268-269). E' una proposta interessante, dice l'autore, « Sera-t-elle adoptée? je n'cn sais rien D. Noi, invece, lo sappiamo. La lutte contre la pollution des eaux douces, Strasbourg, Conseil de l'Europe, 1966, 213 pp. Opera da noi già esaminata in K Comuni d'Europa » del settembre 1970, ma che qui si cita ancora pcr la sua importanza. Sull'inquinamento del Reno si vedano anche J. LAMBERT, La pollution du Rhin est une affaire européenne, « Vision », ottobre 1971, pp. 32-36 C H. BOHLE,Der Dreck der EWG, « Die Zeit D, 23 luglio 1971, importante anche per un'ulteriore conferma delle deficienze e lentezze dell'organizzazione comunitaria in proposito. A. LEPAWSKY, International Develoliment of River « International Affairs D, ottoResources, bre 1963, pp. 533-550. Studio importante pcr un'impostazione generalc del problema dci fiumi « intcrnazionali a. L'eutrophisation dans les grands lacs et les retenues d'eau (Symposium d'uppsala), Paris, OCDE, 560 pp. (metà di queste conticne il testo inglese), con relazione generale di C. P. Milway. Dà un quadro rigorosamente scientifico - e ancora una volta pauroso - dci rischi mortali a cui l'inquinamento crescente espone la vita dei laghi, della loro flora e della loro fauna, e un quadro non meno impressionante degli sforzi internazionali e multi-disciplinari che dovrebbero esser perseguiti, anchc solo sul piano della ricerca, per ovviarc a un tale stato di cose (pp. 148-150): tra cui l'istituzione in Europa, di un « Centro Internazionale di documentazione e di ricerca nel settore dell'acqua » (p. 249). La lutte contre la pollution générale des eaux par l'industrie (con relazione generale di M. J. Litwin), Bruxelles, Institut International de Sciences Administratives, 1965, 248 pp. E. MADING, Schurnanplan und Wasserwirtschaft, estratto dal « Rundschreiben nr. 75 » (novembre 1952) del a Deutscher Verein von Gas- und Wasserfachmannern D, 4 pp. (7) In << Comuni d'Eturopa D del settembre 1970, trattando de La difesa a'el patrimonio naturale, problema La tesi, che l'acqua non ha frontiere, e che, come conseguenza diretta dell'istituzione della CECA, e in genere dell'integrazione in atto, è europeo. COMUNI D'EIJROPA 20 necessaria una politica dell'acqua a livello europeo, trova nel ivl. un precursore non solo particolai-incnte drastico nelle enunciazioni c conclusioni sovranazionali, ma anche particolarmen. te competente nclla prospettazionc di problenli idrogratici LI1 dimensiorii continentali, che solo vari anni più tardi saranno presi in considerazioiie, in taic pi-osl?ettiva, daila letteratura sult'argoinento. I n qucsto senso lo scritto dcl M., pur avendo anch'csso dei limiti lunzionalistici, costituisce la miglior conl'utazione della tesi, in sé ineccepibile, da noi più volte citata dello Hartig, che « una C.E.C.A. dell'acqua » è impossibile, toccando qucsto troppo direttamente la sovranità degli stati (e ne è a sua volta confutato, appunto in quei suoi limiti sopra indicati). M. J. M ~ L L ERétliilisalion R, de I'eair ttsée en Alleinagne, Paris, OCDE, 1969, 31 pp. (con bibliogratia). Studio tecnico importante che mostra l'ampiezza e complessità crescente del problema, e contiene quindi, indirettamente, indicazioni utili - attraverso ciò che già si realizza nella R.F.T. su quello che dovrebbero essere i compiti e le iniziative di un'autorità politica europea competente in materia. Pollulion et détergents: détermiization de la biogradabilité des agents de surface syntlzetique amioniques, Paris, O.C.D.E., 1971, 61 pp. (metà di queste contiene la traduzione inglese). Anche studi cosi tecnici, e suggerimenti cosi scientificamente ininuziosi sulle misure pratiche che i governi interessati dovrebbero congiuntamente prendere, si prestano a considerazioni politiche: in particolare sui rischi crescenti di una industrializzazione e moltiplicazione di ogni genere di pordotti per un'uinanità in continuo aumento, e quindi sulla necessità di una nuova « filosofia della stagnazione che deve sostituirsi a quella, ormai irresponsabile, dello sviluppo sfrenato e incontrollato come un bene in sé, da perseguir sempre, dovunque e con qualunque mezzo. Come abbiamo già messo in luce in Comuni d'Europa » del settembre 1970, il Consiglio d'Europa ha iniziato, in particolare per ciò che concerne l'acqua, studi e indagini, e formulato raccomandazioni, che dovrebbero in ultima istanza condurre a tali conclusioni - e all'accettazione, insieme a tale cambiamento radicale di sistema e di politica, anche a un altrettanto radicale superamento delle sovranità nazionali (8). Ma sono ancora timidi inizi: c molto è il cammino che resta da percorrere, anche sul piano delle scmplici enunciazioni, perché si giunga a tanto. R. VANDER ELST,Le projet de Cotzventioil européenize relative à la protection des eaux dorrces contre la pollt~tioiz, u Revue Belge de Droit International n , 1970, I, pp. 79-86. Politicamente la sorte della convenzione dipenderà dalla buona volontà, dal senso di responsabilità, dalla coscicilza di solidarietà internazionale fra i popoli dcgli stati interessati » (p. 86). Ma se tutto ciò esistesse, una convenzione sarcbbe, al limite, inutile (e lo stesso può dirsi di tutto il diritto internazionale, anch'esso oscillante fra i duc rami ugualmentc squallidi o della superficialità o dell'impotenza). C) Acque marine L. Cavn~É, Les probl2rnes juridiques posés par la polltltioiz des eaux niaritirnes ai1 point de vue interne et international, « Revue Générale de Droit International Public D, luglio-settembre 1964, pp. 618-640. Nel campo internazionale osserva l'autore, la collaborazione approfondita, che sarebbe indispensabile, « urta contro l'ostacolo fondamentale della sovranità degli stati, chc molto spesso cede solo in apparenza a: per proteggere le acque marittime occorrcrebbero da un lato « sanzioni severe ed efficaci », dall'altro « un organismo internazionale n incaricato di assicurarne il rispetto, « con potere di decisione ». Siamo sempre al funzionalisrno: ma sempre meglio dell'atteggiarnento di molti internazionalisti che non arrivano neppure a questo, e dormono un sonno dogmatico ancor più pieno e acritico. (8) Si veda in particolare la ricordata brochure La lutte conire la pollutiutr des eaux douces, Strasbourg, Conseil d c l'Eu~.ope, 1966, 213 pp. L. REED,Ocean-Space: Europe's New Frontier. Towards a Loizg-Hounge, L'oncerted Programrne f o r Exploiling the Heso~irceso\ fhe Sea, Loildon, the Bow Group, 1969, 60 pp. E' una delle argomentazioni più valide c serie - anche se, purtroppo, di stretto stampo tuiizionalista, c pertanto urtante contro l'obiezione già citata ( 7 ) del giurista a~istriacoche l'acqua è un elemcilto essenziale dclla sovranità, c ciie la competenza su di essa in ultima istanza non può esser ceduta da uno stato sovrano in favore di organismi intcrnazionati - per una stretta collaborazione europea nello sfruttamento dei mari (si vedano spccialmente le pp. 35 sgg.), coinc condizione indispensabile d:'l successo di fronte all'altrimenti preponderante superiorità amcricana (p. 32 sgg.), e come base per un'azione coordinata che eviti contlitti e controversie (p&gina 45 e sgg.). L'autore auspica l'istituzione di « a truly supranational agency [...l free from purse-strings of national excilequers », denominata C Oceariic Developrnent Comniission » (p. 36), e sviluppata fino a formare una vera e propria « Maritime Community » (p. 53) di cui egli descrive minuziosamente, nelle pagine successive, compiti e programmi. Nonostante la sua brevit,i, il saggio del R. è uno dei più importanti che noi conosciamo, è uno di quelli che contengoino gli argomenti più validi e le proposte più se.rie. Peccato, come accennavamo, che anch'egli non sappia uscire dalle illusioni senza sostanza di un funzionalisnio che ha ormai fatto il suo tcmpo e dimostrato nei fatti come l'idea di fondo che ad esso sta alla base (il cosiddetto spill-over effect) non trovi rispondenza nella realtà. O. SCHACHTEK e D. S E R ~ V EMarine R, Polli~tion Problerns ami Rernedies, « American Journal of International Law », gennaio 1971, pp. 84-111. Uno dei saggi più lucidi e completi, ncl dimostrare la complessità del problema in sé e la sua globalità - cioè la sua stretta connessione a tutto il problema generale dell'inquinamento e della politica ecologica -; ma insieme uno dei più deludenti, quanto all'indicazionc di strumenti internazionali adeguati a risolverlo. IV. AR1I:A Commission des Communautés Européennes C.E.C.A., Lutte techniqire contre les poussières dans Ies nzines, Luuemboiirg, 1968, 55 pp. (con pretazione di F. Winck). Commission des Coinmuriautes Européennes, Ltitte technique coiltre la pollzttion atmosphiriqzre dans la sidérurgie, s.l., 1968 (a cura di I(. Guthmann e G. Will). L'alto livello scientifico, m a la nessuna prospettiva politica di questi scritti (come imporre alle industrie l'adozione effettiva di misure efficaci?), possono considerarsi come il simbolo dei meriti, ma insieme dei lirniti, delle Comunità europee e dei loro organi. R. HUBLIN,La pollution atmosphérique d'origine airtomobile, « Analyse et I'révision », aprile '71, pp. 421-461. Lo studio - particolarmente esauriente, e a contcnuto prevalentemente tecnico - pub costituire indirettamente una ulteriore dimostrazione, oltre a quelle che già conosciamo, della necessità di uno sforzo europeo e internazionale, anche in questo settore, specie là dove insiste, nell'ultirna parte, sul costo elevato delle riconversioni, sacrifici di industrie, ecc., che la soluzione dei problemi relativi implichcrà: sacrifici che, aggungiamo noi, sarebbe ben più logico ed efficace pianificare e atti~iarecongiuntamente al livello sovrannazionale. M. JOUAN, Ltctie contre fa pollution athinosphérique, « Rcvue Francaise des Affaires Sociales », luglio-settembre 1963, pp. 63-75. Studia attentamente gli aspetti tecnici del pro. blema, dedicando l'ultima parte a un breve esame dell'attività svolta dagli organismi internazionali ed europei interessati. La Iutte coiitrt. la pollution de I'air, M. NEIBURGER, « Analyse et Prévision D, aprile 1967, pp. 245-51. L'articolo, illustrando la situazione degli Stati Uniti, dà un'idea, in una prospettiva di prossimo aprile 1972 futuro, della gravità che il problema assumerà anchc a livello planetario in genere, cd europeo in specic. H. W. S C E I ~ P K Oc ~R. E R DOLGNER, Gest~ndlzeilsge. fahrdutzg durch Verunreinigung der Lirft, C Atomwirtschaft-Atomtcchnik n , giugno 1971, pp. 288-293. Un esame breve ma circostanziato dei molteplici danni che arreca alla salute umana l'inquinamento atmosferico. Uiz air empoisori~zé: le « sinog » de la rnort, « Atlas », aprile 1970, pp. 37-58. Presenta eificacemente la gravità del problema, pur liniitandosi ai soli aspetti francesi di esso. V. - R U M O R E J. CL. LEROY-DEVAL, FR. H. BIGARD et CHR.GARNICR, Le aruit: 1411 danger public, « 2000 - Revue de 1'A~ménagement du T'erritoire et du Développernent Kégional ,,, 1969, 4" trimestre, pp. 30-34. Riassumendo un'opera, allora di prossima pub. blicazione, dei due ultimi autori (L'homine e1 son environrienzent) che non siamo riusciti a procurarci, l'articolo prospetta con lucidità i danni psichici e fisici, agl'individui, ed economici, alla società e all'ambiente, che il rumore produce in inisura crescente; e conclude afferinando: K non bisogna più trascurare gli effetti cumulativi delle ntcisances, specie le " sinergie eterogenee ", azione combinata di fattori di ordini diversi: inquinamento atmosferico, rum'ore, entassernent ... Il rumore costituisce d'altra parte un fattore crescente di disarmonie sociali, violenze fra individui, ina anche tra collettività - aeroporti e associazioni rivierasche, ecc. -. E come ogni degradazione dell'ambiente, costituisce un amplificatore di insoddisfazione. Infine l'inquinamento sonoro diviene una nuisance onerosa per la collettività. I1 « Financial Tinies D valutava a circa centocinquanta sterline per rivierasco il costo annuale della « perdita d'amenità » subita in un perimetro di nuisaizce sonora. Nello stesso articolo l'autore giungcva a chiedere l'istituzione di un « Consiglio nazionale di lotta contro il rumore » (articolo del 20 ottobre 1969, Need f o r a National Policy O H Noise Control, del dr. Richards). Le nuisances acustiche devono esser collocate accanto agl'inquinamenti dell'aria, delle acque, dei terreni e a fianco degl'inquinamenti estetici, altri fattori di anti-sviluppo. Esse devono pertanto esser studiate chiaramente e combattute energicamente: giacché se i " déchets tecnologici " assumessero un'ampiezza sufficiente per deteriorare profondainente l'ambiente in cui l'uomo vi\re, l'uomo stesso sarebbe degradato D. Ma - anche qui - come ottenere risultati effettivi se non si riduce la duplice causa degli inconvenienti lamentati: l'aumento della popolazionc, innanzitutto, e poi l'aumento delle fonti di rumore - cioè, in ultima istanza, della produzione - anche a popolazione stagnante? Hic Rliodus, lzic salta. Certo, si potranno studiare tutti gli accorgimenti possibili, e ridurre il rumore - come gli altri « inquinamenti » - a parità di condizioni; e si potrà magari giungere a studiare - come spiega suggestivamente, in questo stesso numero di K 2600 », il Ternisien - « città speriincntali senza rumori (9), o a ridurre considcrcvolrnente, come spiega, sempre in questo numero un autore anonimo (IO), il rumore degli aeroplani (ma anche qui, secondo noi, se non si moltiplicheranno i supersonici, con i relativi bangs, frastuoni, vibrazioni, degradazioni). Ma se quelle condizioni variano, e cresce sia la popolazione in assoluto, sia il bcnesscre medio di ogni essere vivente (il che è per altro verso auspicabile) e quindi l'indice di inquinamento, anche sonoro, pro-capite? Sui limiti modesti che la cooperazione internazionale nel campo dei rumori ha conosciuto finora si veda la brochure dcl Consiglio d'Europa, La Iutte contre le bruit, Strasbourg, 1964, pp. XII, 65 (specie pp. 49-580). (9) J. A. TERNISIEK, Les cités francaises Jont bruyarites (pp. 34-6). 11 T. si riferisce anche alla relazione in materia della D.G.R.S.T. sugl'inquinamenti e le nuisances >>, voll. I e 11, « La Documentation Francaise n. (10) L'aiziation fait d u bruit (pp. 37-38). COMUNI D'EUROPA aprile 1972 I1 futuro della società europea di Gianfranco Martini La Conferenza che la Comn~issione delle Comunità europee ha organizzato a Venezia nei giorni 20-22 aprile sul tema « Industria e società D, testimonia lo sforzo, quanto mai necessario in un momento in cui dette Comunità stanno passando dalla dimensione a sei a quella a dieci, di rimeditare alcuni interrogativi di fondo riguardanti i futuri sviluppi della società europea. La formulazione del tema generale, « Industria e società nelle Comunità europee » traduce in modo incompleto la complessità degli argomenti affrontati nel corso della Conferenza. Questa si è articolata infatti in tre sezioni di lavoro che, a loro volta, si sono occupate di un insieme di soggetti e di argomenti che così si possono riassumere: I1 1" Gruppo, concernente « L o sviluppo industriale e la riduzione degli squilibri sociali e regionali », ha effettuato un esame dei problemi e delle prospettive dello sviluppo industriale della Comunità, l'analisi delle funzioni e della condizione degli uomini nell'àmbito dell'impresa e la individuazione dei presupposti necessari affinché gli investimenti delle imprese degli Stati membri si orientino maggiormente verso le regioni meno sviluppate della Comunità. I1 2" Gruppo, avente ad oggetto « L o sviluppo industriale, i fmabbisognicollettivi e le condizioni di vita D, ha affrontato lo studio dell'evoluzione dei fabbisogni collettivi e individuali della società europea, delle conseguenze del miglioramento dell'ambiente sullo sviluppo industriale e sull'ubicazione delle imprese e quello dei problemi connessi all'aumento del costo delle infrastrutture sociali e delle attrezzature collettive e al loro finanziamento per uno sviluppo armonioso della Comunità. I1 3" Gruppo riguardava « la Conzunità nel nzondo » e si è occupato degli obiettivi e dei mezzi della politica europea di sviluppo tecnologico, degli aspetti positivi e negativi delle società multinazionali e della promozione dell'industrializzazione dei Paesi in via di sviluppo, in relazione anche alle sue ripercussioni sull'industria comunitaria. Basta scorrere questo nutrito elenco di problemi all'ordine del giorno della Conferenza per rendersi conto che a Venezia si è tentata una diagnosi non settoriale, anche se ancorata allo sviluppo industriale, di alcune delle tensioni di fondo che agitano la società europea e, potremmo dire in via più generale, ogni società industrializzata. Le Comunità europee hanno superato in questi primi anni di vita (molti se rapportati all'impazienza dei federalisti, pochi se riferiti alle dimensioni storiche dell'impresa), frequenti crisi e notevoli difficoltà di ordine politico, economico, sociale e monecosti e benefici » di quetario. Un'analisi sti primi 14 anni di costruzione europea presenta certamente un bilancio positivo sotto il profilo della crescita del prodotto nazionale lordo, del reddito pro-capite, di una maggiore presenza commerciale della Comunità sul piano mondiale. Ma ormai è in atto una profonda revisione di certi tradizionali « indicatori del progresso di una società. E' vero che questa revisione si opera ancora pii1 a parole che nei fatti: è vero che essa è espressione di una minoranza di po litici e di studiosi più che di una consapevolezza largamente diffusa: tuttavia si fa strada ormai la coscienza che il benessere, questo obiettivo perseguito con tenacia da individui, da gruppi sociali e da intere generazioni, non si identifica più puramente e semplicemente cori criteri di massima produzione, ina si commisura piuttosto su alcuni indici molto più complcssi ed articolati e spesso non traducibili in termini monetari. Nel suo discorso introduttivo alla Conferenza, Spinelli, membro della Commissione responsabile degli affari industriali e tecnologici e ideatore della Conferenza stessa, ha posto vigorosamente l'accento su questo mutamento di prospeittiva e sulla necessità che, 5 nel quadro della tradizione umanista europea, lo sviluppo economico industriale sia posto al servizio dello sviluppo dei bisogni umani e sociali e non viceversa n. Ma, al tempo stesso, Spinelli ha richiamato l'attenione dei partecipanti anche sui rischi di una alternativa che si basasse su una riorganizzazione della nostra società ancorata, come oggi si chiede da alcuni, ad un « saggio zero di sviluppo ». I n realtà le Comunità europee sono chiainate a raccogliere questa duplice sfida: la necessità, da un lato, di fondarsi sull'ipotesi di una società in crescita e in sviluppo e, dall'altra, di non abbandonarsi pigramente i: ottimisticamente a tale ipotesi, illudendosi che ogni crescita sia d i per sé benefica. A tal fine ogni crescita, inizialmente dilagante in modo spontaneo, deve creare ad uln certo momento delle controforze dirette a controllarla in modo da favorire i soli risultati positivi ed eliminare, o quanto meno ridurre a proporzioni tollerabili, quelli negativi. I1 tutto avendo di mira non già un impossibile equilibrio statico tra le varie componenti e regioni della società e tra la società e l'ambiente, ma piuttosto la loro evoluzione arnzoniosa in modo da permettere, come ha detto 21 Spinelli, l'ulteriore sviluppo dell'avventura umana. E' chiaro tuttavia che le spinte in favore della desiderabilità di uno sviluppo economico più intenso, sono tuttora assai forti e che possono trovare talvolta paradossalmente alleati imprenditori e sindacati dei lavoratori. 1,'evoluzione tra uno sviluppo economico « tout court » e uno sviluppo economico che rispetti e garantisca certi valori non può che nascere, sociologicamente e politicanlente, da un sistema di controforze: ecco perché anche certc posizioni decise delle « colombe ecologiche » se non assolutizzate, valgono come cattiva coscienza permanente della nostra società, stimolando un'azione organica in favore della « qualità della vita D. Tutti coloro che seguono da tempo l'attività del Corisiglio dei Comuni d'Europa e in particolare della sua S e ~ i o n e italiana, non avranno difficoltà a rendersi conto dell'interesse che la Conferenza di Venezia riveste per le decine di migliaia di amministratori locali ad essi associati. Di questo interesse si è reso interprete la stessa Commissione di Bruxelles, invitando il CCE a partecipare all'iniziativa c a portarvi il proprio contributo: cosa che il CCE ha fatto sia mediante la presentazione di un'ampia comunicazione scritta, sia con l'intervento nel dibattito svoltosi nei vari gruppi di lavoro. I n particolare il CCE, senza sottovalutare la grande importanza, anche politica, dcl terzo tema ( « La Comunità ncl mondo D), ha posto particolarmcnte la sua attenzione sui due primi temi che più direttamente si intrecciano con la realtà regionale e locale C che giustificavano maggiormente la partecipazione alla Conferenza di un'Associazione di Enti territoriali. Come è noto, infatti, il ClCE si occupa da lungo tempo dei problemi degli squilibri regionali, della necessità di una politica europea di sviluppo equilibrato, democratica ed efficiente, dell'urgenza di attirare verso le regioni più deboli della Comunità idonei investimenti, del ruolo che i poteri pubblici, non solo sul piano nazionale ma anche su quello regionale da un lato e delle Comunità europee dall'altro, sono chiamati a svolgere in vista di uno sviluppo globale della società ( l 0 tema della Conferenza di Vene~ia). D'altra parte proprio l'evoluzione di que- (( )) Cravatte e Martini al Convegno di Venezia. COMUNI D'EUROPA sta società (talvolta si sarebbe tentati di d i r e l'involuzione) ha posto sempre più in evidenza il contributo non episodico e non secondario che questi poteri territoriali possono dare alla creazione di un ambiente - naturale ed umano - più soddisfacente, nonché all'incremento degli investimenti di carattere sociale, i cui costi e finanziamenti si ripercuotono sull'insieme della finanza pubblica e conseguentemente sugli aspetti finanziari e monetari, oltre che economici, dell'integrazione europea (2" tema della Conferenza di Venezia). Nel documento predisposto come suo contributo ai lavori, il GCE ha voluto soprattutto mettere in evidenza gli aspetti regionali e, più in generale, territoriali (nelle loro implicazioni politiche, economico-sociali e istituzionali) del processo di sviluppo e le conseguenze che ne derivano per tutti i soggetti (privati e pubblici, nei diversi settori) che in esso intervengono. Proprio per questo, anche un tema che può sembrare, ad una prima impressione, abbastanza lontano dalla realtà locale come quello delle società multinazionali (affrontato nell'àmbito del 3" tema della Conferenza), in realtà ha delle immediate connessioni proprio con questi aspetti territoriali dello sviluppo della società europea. Vi è infatti il rischio fondato che le società multinazionali, anche se possono contribuire a creare e a rafforzare il tessuto economico di un sistema integrato qual'è quello della Comunità europea, eludano qualsiasi controllo politico e trascurino le esigenze territoriali dello sviluppo. Le loro strutture decisionali, infatti, la loro natura di centrali economiche e finanziarie (multinazionali e talvolta sovranazionali, ma private) finiscono per assegnare alla valutazione del profitto una priorità assoluta sulla considerazione delle conseguenze dei loro investimenti in questa o quella regione. Ecco perché i poteri pubblici devono essere in grado di controllare l'azione di queste società multinazionali collocandosi efficacemente al loro stesso livello di intervento, cioè a quello europeo, e affrontando così, anche sotto questo profilo, quella sfida di cui parlava Spinelli, basata sull'equilibrio ecologico, sull'equilibrio tra beni pubblici e beni privati, sull'equilibrio regionale dello sviluppo, sull'equilibrio tra interesse dell'impresa e esigenze materiali e spirituali dei lavoratori, sull'equilibrio, infine, tra interessi della Comunità europea e quelli dei Paesi più arretrati. Riservandoci di ritornare in queste pagine su altri aspetti della Conferenza di Venezia, ci limiteremo, in questa nota, a qualche richiamo su uno dei temi affrontati, quello del miglioramento dell'ambiente, che si riconnette direttamente al carattere quasi monografico di questo numero della rivista, in preparazione agli Stati generali del OCE di Nizza ove i problemi ecologici saranno oggetto di una delle due Commissioni di lavoro. Tre rapporti si sono soffermati su questo tema, affidati rispettivamente a Petrilli, a Laot (membro della Commissione esecu. tiva della Confédératiolz francaise démocratique du Travail) e a Jurgensen (docente all'Istituto per la politica economica europea, presso l'università di Amburgo). Poiché il tema riguardava le « conseguenze dell'azione per un miglioramento delI'ambiente sullo sviluppo industriale e sulla coordinazione delle imprese », i tre rapporti hanno approfondito una serie di problemi collegati ai meccanismi stessi dello sviluppo industriale e ai suoi orientamenti. Così la sig.ra Laot, facendosi portavoce delle organizzazioni sindacali, ha posto sotto accusa il « sistema » capitalistico in quanto «fondato sulla ricerca del profitto, del potere e del predominio di pochi privilegiati sugli altri esseri uinani D. Di fronte ai pericoli crescenti di questo continuo attentato all'ambiente naturale ed umano, la sig.ra Laot ritiene che la normativa in materia sia abbondante e permetta già di svolgere un'azione positiva. Purtroppo la sua attuazione è impedita da molteplici considerazioni e da pesanti pressioni, i controlli previsti per la sua osservanza sono del tutto insufficienti, i controllori dipendono spesso da organismi il cui compito principale è quello di attuare la politica di sviluppo industriale. La funzione delle organizzazioni sindacali in questo campo è quella di predisporre le condizioni per un rapporto di forze favorevole all'attuazione di una vera politica delI'ambiente umano: a ci?) concorrono I'istruzione, le procedure di controllo sulle imprese inquinanti, l'inforimazione delle popolazioni interessate e il finanziamento delle azioni anti-inquinanti, l'elaborazione e il controllo democratico dei piani di sistemazione urbanistica e del territorio. Sono proposte che tendono, tra l'altro, proprio a rendere i cittadini sempre più coscienti dell'importanza dell'ambiente umano, sempre più attivi ed operanti in questo campo essenziale della vita in società, in quanto la partecipazione di tutti costituisce il fondamento stesso della democrazia. Col rapporto del prof. Jurgensen si è invece spezzata una lancia in favore del contributo dell'industria alla possibilità di espansiorie dei Paesi tlellJEuropa occidentale. Secondo il relatore, va fatta attenzione a non trasformare i pu,r necessari sforzi in difesa dell'ambiente, in una lotta generalizzata contro l'espansione economica e contro l'economia di mercato. Sarebbe infatti inammissibile - ha detto Jurgensen - accollare la responsabilità del problema ecologico all'economia di mercato, quando questa stessa economia non è stata finora chiamata in causa per la soluzione del problema stesso. Con riguardo ai criteri inerenti alla scelta delle misure da adottare per combattere l'inquinamento dovuto all'industria, il relatore ha suggerito un sistema misto, comprendente al tempo stesso strumenti di controllo diretto dei comportamenti e strumenti di natura economica. Occorrerà incoraggiare i progressi tecnici compatibili con la protezione dell'ambiente, per aumentare il potenziale di innovazione: d'alltro canto, poiché già esistono procedimenti ed impianti in grado di eliminare o ridurre la degradazione ecologica, occorrerà cercare di incoraggiarne l'impiego facendo ricorso ad agevolazioni fiscali e pubbliche sovvenzioni a favore di investimenti destinati alla protezione delI'ambiente. La relazione del prof. Petrilli si è posta ad un livello più politico, pur contenendo una pregevole analisi tecnica dei problemi e delle loro soluzioni. Essa ha posto l'accento sulla contraddizione di fondo dell'attuale processo di sviluppo economico con i suoi ritmi cumulatori che autoalimentano le grandi concentrazioni produttive e che fanno aprile 1972 perciò sorgere sempre più gravi fenomeni di congestione e d'inquinamento. La concentrazione territoriale degli investimenti determina costi aggiuntivi, in parte appunto di natura ecologica, in parte causati dallo sviluppo di sempre nuove infrastrutture fisiche e sociali nelle zone interessate da forti correnti di immigrazione. Si ha un netto contrasto tra l'influenza dei fattori cumulativi che continuano ad accrescere, dal punto di vista aziendale, la convenienza della localizzazione dei nuovi investimenti nelle regioni maggiormente sviluppate e le diseconomie che ne conseguono a livello macro-economico. Ne derivano due orientamenti: la necessità di condizioni e criteri di intervento della politica ecologica delle Comunità europee (dato il carattere non più nazionale dei fenomeni denunciati), e una strategia industriale conseguente a tali indirizzi. I1 prof. Petrilli ha molto insistito sul fatto che una politica ecologica comunitaria non può essere il risultato di un semplice sforzo di armonizzazione legislativa, ma deve essere conseguita mediante un crescente coordinamento politico, nel contesto di una evoluzione istituzionale imposta dal raggiungimento di una vera e propria unione economica e monetaria. Particolare attenzione è stata attribuita - nella relazione - alla connessione tra politica ecologica e politica regionale: entrambe devono poi superare il loro limite di interventi sostanzialmente assistenziali, volti ad alleviare talune situazioni di disagio, per divenire invece un « modus operandi » dell'intera politica economica. E' indispensabile, anche da un punto di vista strettamente ecologico, un diverso assetto del territorio. In questa prospettiva la politica ecologica appare un tramite necessario tra politica industriale e politica regionale. Dopo aver affrontato i criteri finanziari che vanno seguiti nella programmazione delle politiche di intervento, il professor Petrilli ha rivendicato la priorità da attribuirsi ad una crescita totale dell'uomo, quale finalità suprema del processo di sviluppo. Una politica regionale comunitaria - ha concluso - postula per sua natura u n dialogo diretto tra le istituzioni comuni, da u n lato e, dall'altro, le parti sociali e i poteri locali, nella ricerca di soluzioni che non potranno mai essere definitive, ma dovranno adeguarsi insieme alla globalità del problema e all'estrema molteplicità delle situazioni concrete. Queste conclusioni, così come quelle della sig.ra Laot sull'informazione delle popolazioni, sul controllo democratico dell'« aménagement du territoire », sulla partecipazione dei cittadini alla politica ecologica, coincidono con le affermazioni tante volte fatte dal CCE e che troveranno negli Stati generali di Nizza una larga risonanza europea. Questa fortunata - ma non casuale coincidenza di pensiero tra un rappresentante dell'impresa pubblica (ma anche Presidente del Consiglio italiano del Movimentho Europeo), un sindacalista, e un'organizzazione di eletti locali, conferma, anche sul piano ecologico, la possibilità - e l'utilità di un impegno comune di una molteplicità di forze che, pur nella diversità dei loro ruoli e delle loro iniziative, hanno una visione convergente dei valori che devono ispirare lo sviluppo della nuova società europea e dei traguardi, politici ed istituzionali, che è necessario raggiungere per garantirli aprile 1972 COMUNI D'EUROPA 23 V i servono soldi? Realizzate i Vostri desideri subito : AUTO CASA (arredamento) SPOSI u VACANZE CASSA DI RISPARMIO DI TORINO 191 Dipendenze in Piemonte e Valle dDAosta Riserve 48 m i l i a r d i / Depositi o l t r e 1100 m i l i a r d i BANCO DI NAPOLI Istituto di credito di diritto pubblico Fondato nel 1539 - D'EUROPA Organo deii'A.1.C.C.E. ANNO XX - N. 4 - Aprile 1972 Fondi patrimoniali e riserve: L. 97.784.232.315 DIREZIONE GENERALE COMUNI Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI NAPOLI REDAZIONE E AMMIDIREZIONE, NISTRAZIONE Tutte le operazioni ed i servizi di banca Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. 1 Indir. telegrafico: Comuneuropa CREDITO AGRARIO - CREDITO FOhIDIARIO CREDITO INDUSTRIALE E ALL'ARTIGIANATO MONTE DI CREDITO SU PEGNO 684.556 687.320 - Roma 498 FILIALI I N ITALIA Abbonamento annuo L. 2.000 - Abbonamento annuo estero L. 2.500 - Abbonamento annuo per Enti L. 5.000 - Una copia L. 250 (arretrata L. 500) - Abbonamento sostenitore L. 150.000 - Abbonamento benemerito L. 300.000. 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Esso richiede anzitutto uno schedario seinpre aggiornato, rapidamente consultabile, dove sia facile trascrivere i dati essenziali, le notizie che servono, gli elementi da evidenziare. Uno schedario che contenga la massima quantità di informazioni nel minimo spazio. Uno schedario orizzontale Synthesis. olivetti