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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA
ANNO XX N. 4 - Aprile 1972
Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111/70
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ORGANO
MENSILE
D E L L ' A S S O C I A Z I O N E I T A L I A N A PER IL C O N S I G L I O
DEI C O M U N I D'EUROPA
X STATI
GENERALI
DEL CCE
NIZZA
15-18 giugno 1972
I TEMI:
I Poteri locali esigono l'unificazione politica dell'Europa: loro compiti e responsabilità in quanto forze
determinanti di una Europa democratica.
relatore Henry Cravatte
11 ruolo e le responsabilità dei
Poteri locali e regionali nell'attuazione di una politica europea per la
protezione dell'ambiente naturale e
umano.
relatore J. A. M. Reijnen
co-relatore Aurelio Dozio
(progetto di « Carta eurompea dei Poteri locali per la salvaguardia dell'ambiente naturale e umano D).
aprile 1972
COMUNI D'EUROPA
2
I1 ruolo e le responsabilità dei Poteri locali e regionali
ne117attuazione di una politica europea per la protezione
de117ambiente naturale e umano
di J.A.M. Reijnen
Non è la prima volta, nella storia dell'umanità, che si levano voci per mettere gli
uomini in guardia contro la fine imminente
della società.
Ma sembra che oggi l'umanità sia giunta
a una svolta decisiva della sua esistenza e
che non vi sia più tempo da perdere. I risultati di un'indagine effettuata dall'Istituto di
Tecnologia del Massachussets rivelano infatti il rischio di catastrofi irrimediabili e
ineluttabili se non si prendono a breve termine misure indispensabili per proteggere
la natura contro le aggressioni di cui è fatta
oggetto.
Alcuni studiosi arrivano perfino ad affermare che la situazione del pianeta è talmente critica, che essi non vedono più alcun
avvenire: per essi le forze distruttrici sono
giunte a un punto tale che un ristabilimento
della situazione non è più possibile.
Altri tuttavia vedono una piccola luce di
speranza e ritengono che vi sia per l'umanità una debole possibilità di salvare il proprio futuro.
Altri ancora pensano che tutte queste discussioni sull'avvenire del nostro Pianeta non
costituiscano se non un fenomeno passeggero utilizzato dalle forze rivoluzionarie per
rimettere in discussione il sistema attuale
della società e contribuire così al rovesciamento dell'ordine sociale vigente.
Davanti a posizioni così divergenti, il Consiglio dei Comuni d'Europa ha il dovere di
riflettere a sua volta sulla necessità di contribuire attivamente allo studio dei problemi dell'uomo, della società e dell'ambiente
e delle soluzioni che è opportuno dare ad
essi.
Durante l'anno 1970, dedicato alla protezione della natura, numerose iniziative sono
state prese per richiamare l'attenzione della
popolazione sui problemi posti dall'inquinamento dell'acqua, del suolo e dell'aria e dalla
degradazione dell'ambiente naturale.
Molti organismi pubblici e associazioni diverse hanno contribuito a tale iniziativa attraverso congressi, campagne di stampa e
progetti-pilota. Resta da decidere se tutte
queste iniziative hanno avuto l'effetto sperato.
Per il momento sembra che il cittadino
non s'interessi molto ai problemi dell'ambiente e che altre iniziative siano necessarie
per suscitare un interesse permanente in
proposito.
E' questa la ragione per cui la Sezione
olandese del Consiglio dei Comuni d'Europa
ha lanciato l'idea di dedicare il congresso
di Nizza del giugno 1972 ai problemi dell'ambiente.
Questi Stati generali possono essere infatti, per gli amministratori locali, l'occasione per rendersi conto dell'importanza di
tali problemi, di stabilire qual è il dovere
in proposito, il modo in cui essi possono
adempierlo e la possibilità di dare un certo
carattere unitario alla politica dell'ambiente.
Inoltre gl'inquinamenti non conoscono frontiere: e il congresso offre quindi la possibilità di porre questi problemi al livello internazionale.
Per evitare una discus:;ione sterile e senza
linea direttrice, la Sezione olandese ha fatto
uno studio preliminare della funzione e del
compito dei comuni in materia di ambiente.
Questo studio si divide in tre parti.
La prima fa una diagnosi della situazione
in cui si trovano i paesi industrializzati e
stabilisce i principi fondamentali di una
« politica dell'ambiente >:.
La seconda studia la funzione degli ammi-
Parte I.
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nistratori locali nella promozione della « coscienza dell'ambiente n.
La terza esamina il contributo pratico
che possono dare gli amministratori locali
alla soluzione dei problemi dell'ambiente.
E' evidente che questo studio non può
avere carattere esaustivo, tanto per ciò che
concerne l'ambiente come gli esseri umani.
Tale studio tocca solo alcuni punti essenziali e non pretende di aver dato fondo all'argomento. Ci auguriamo soltanto che questa relazione, che è stata redatta dopo discussioni e accordi presi a livello sovranazionale in seno al CCE, costituisca una
buona base di discussione.
Principi di base di una politica dell~ambiente
I cambiamti~tisociali e i problemi dell'ambiente
1 ) I cambi;imenti nella società
2) Le conseguenze di tali cambiamenti
3) Le differenze secondo i paesi e le regioni
I I . - Principi di base di una politica dell'ambiei~te
I.
parte 11.
-
-
coscienza dr:lllambiente
1)
2)
3)
4)
Parte 111.
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Le cause dell'attualità del problema dell'arnbiente
Le prese di posizione di fronte al problema dell'inquinamento
La coscienza dell'ambiente nella popolazione
Dovere e funzione del comune
Contributo pratico delle collettività locali e regionali alla politica dell'ambiente
Parte I
PRINCIPI 111 BASE
IDI UNA POLITICA IDELL'AMBIENTE
I.
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I cambiamenti sociali e i problemi dell'ambiente
1) I cambiamenti nella società
In seguito ai cambiamenti avvenuti negli
ultimi secoli nel mondo occidentale, le società relativamente stabili di una volta sono
state sostituite da società a mutazione continua. I paesi occidentali si trovano di fronte
a problemi fin'oggi pratjcamente ignorati. La
questione dell'ambiente costituisce uno di
tali problemi.
L'ambiente in cui viviamo è attualmente
aggredito in modo molti-.plice e intenso. Non
si tratta solo dell'aria, dell'acqua e del suolo, ma anche dell'elimi~iazionedi specie vegetali e animali, dell'aggressione dei paesaggi naturali, insomma di un turbamento profondo dell'equilibrio naturale.
Insieme a molte altre, le società occidentali attraversano pertanto una crisi dell'ambiente. Non vi è accordo sulle cause di questa crisi. Alcuni le trovano nell'industria,
altri invece fanno del cittadino il capro
espiatorio. E non vi è unanimità nemmeno
circa le conseguenze.
Tuttavia una cosa è chiara: le cause di
questa crisi non possono essere attribuite
se non a forze che non sono esterne alla
società, ma presenti nella società stessa.
Inoltre, se non si prendono rapidamente
provvedimenti su vasta scala, la degradazione dell'ambiente avrà conseguenze
funeste. Tutto sembra indicare che il decennio
in cui viviamo si vedrà presentare il conto
delle negligenze di molti anni passati circa
gli effetti secondari delle forze che agiscono
nella società. Gli stessi sviluppi che hanno
portato la prosperità, la minacciano, paradossalmente, nella sua stessa sopravvivenza.
Quali sono questi sviluppi, come si manifestano, e quali sono le previsioni?
I fattori che determinano più profondamente la struttura delle società occidentali
attuali sono, in poche parole:
a ) Il forte a u m e n t o della popolazione, che
può esser paragonato a quello che si è verificato nel Cinquecento e nel Seicento.
Questa esplosione demografica è dovuta
alla diminuzione del tasso di mortalità, mentre il tasso di natalità è rimasto relativamente costante. Si chiama qualche volta
un tale processo « rivoluzione demografica ».
I1 miglioramento del cibo, dell'igiene, il perfezionamento delle cure mediche hanno contribuito direttamente a un abbassamento relativo del tasso di mortalità e ad un aumento
della durata media della vita. I n conseguenza di ciò la popolazione mondiale è passata tra il 1600 e il 1950 da mezzo miliardo
circa a 2 miliardi e mezzo. Tuttavia da
aprile 1972
qualche tempo il tasso di natalità nei paesi
occidentali è in regresso. Invece i paesi in
via di sviluppo sono ancora allo stadio della
rivoluzione demografica: si prevede che la
popolazione mondiale nel 2000 sarà di sette
miliardi.
b) A parte il forte aumento della popolazione bisogna porre in primo piano il processo di urbanizzazione. Pochi secoli addietro
la maggior parte degli uomini vivevano in
campagna. Oggi, al contrario, in parte in
conseguenza dell'industrializzazione, gli uomini vivono sempre più in città e in metropoli. Le città costituiscono così le concentrazioni di popolazione più importanti. A sua
volta la crescita delle città ha finito per
dar luogo a immensi agglomerati. Metropoli
di 5 milioni di abitanti non sono più eccezionali. Se la tendenza attuale all'urbanizzazione continua, la metà della popolazione
mondiale vivrà nel 1984 in città di 100 mila
abitanti o più, secondo calcoli del demografo Kingsley Davis. Stante l'evoluzione
attuale, agglomerati di 50 milioni di abitanti, o anche maggiori, non possono esser
considerati come impossibili.
C) L'evoluzione della tecnica ha contribuito allo sviluppo della produzione industriale. Questo fenomeno viene chiamato generalmente rivoluzione industriale. L'Europa
occidentale è stata la culla dello sviluppo
dell'industria. Le società artigianali-agricole
si sono trasformate in poco più di un secolo
in società altamente industrializzate. La metallurgia e il settore della petrolchimica
hanno sempre più preso un posto importante nel complesso della produzione industriale. Per ora il carbone, il petrolio e il
gas naturale sono fonti di energia. Tuttavia
le riserve sono limitate e, stante l'aumento
del consumo, bisogna prevedere che esse un
giorno saranno esaurite. Queste sorgenti possono essere sostituite dall'energia nucleare,
ma non si è d'accordo nello stabilire se vi
sarà abbastanza materiale d'uranio per la
fissione dell'atomo.
d ) La produzione agricola in questi ultimi
anni ha subito anch'essa grandi cambiamenti. E non si tratta solo di miglioramenti nei
mezzi tecnici, ma anche di nuove forme
d'organizzazione più efficaci. I progressi tecnici concernono la concimazione del suolo,
il problema delle acque, l'irrigazione, il miglioramento della produzione, la creazione
di monoculture: tutti fatti che hanno certo
contribuito ad aumentare la produzione agricola, che basta, nellJEuropa occidentale, a
nutrire la sua popolazione (ed è piuttosto
la sovrapproduzione che pone dei problemi).
Ma questi stessi progressi possono avere
un'influenza nefasta sull'ambiente.
e) Lo sviluppo rapido dei mezzi di trasporto, nel Novecento, rappresenta un cambiamento spettacolare. Nell'Ottocento l'umanità conosceva già la ferrovia e il battello
a vapore. L'apparizione dell'automobile all'inizio del Novecento, e dell'aeroplano alla
metà del nostro secolo, hanno provocato una
vera rivoluzione nei trasporti e nella circolazione. I trasporti per strada e per aria,
soprattutto, sono molto sviluppati e, in particolare, l'uso della vettura privata. I mezzi
moderni consentono di recarsi in quasi tutte
le parti del mondo. Oggi le distanze hanno
sempre meno importanza.
COMIINI D'EUROPA
f ) La prosperitk ha portato un aumento
del tempo libero e ciò, a sua volta, porta
allo sviluppo delle attività ricreative. Queste
sono soprattutto delle attività all'aria aperta: decine di migliaia di persone, durante
il fine settimana e i giorni festivi, vanno
in mezzo alla natura per riposarsi: alla
spiaggia, nelle foreste, in campagna o in
montagna. In molti paesi delllEuropa occidentale sono stati istituiti, per accoglierle,
dei centri di villeggiatura.
g) Le abitudini dei consumatori nelle società occidentali hanno anch'esse subito cambiamenti in seguito alle modifiche avvenute
nella gamma degli articoli di consumo: i
saponi sintetici, i detersivi, gl'imballaggi in
plastica, le bottiglie da buttar via, l'automobile, i motorini, ecc.
h) Bisogna inoltre porre in evidenza i
cambiamenti che si sono manifestati nei
valori morali delle nostre società occidentali. Senza dubbio è pericoloso generalizzare, giacché i valori cambiano da un paese
all'altro. Resta ad ogni modo che dopo la
guerra alcuni valori sono venuti in primo
piano: il materialismo e l'egocentrismo. 111
occidente l'uomo ha dato sempre più importanza ai beni materiali. I1 consumo crescente di ogni sorta di merci lo dimostra. Non
si tratta solo di beni per la vita materiale
quotidiana, ma anche di articoli di lusso
così caratteristici nella nostra società di abbondanza. Inoltre nelle civiltà occidentali
l'accento è posto sulla proprietà privata,
sui possedimenti personali, sulla competizione, ecc., in seguito a cui si forma un
uomo con personalità caratterizzata dall'egocentrismo.
Infine nei paesi occidentali la natura costituisce solo un v,alore limitato. Alcune concezioni e correnti~ spirituali hanno ugualmente contribuito a porre nella nostra cultura l'idea che la natura deve essere sotto
messa e subordinata all'uomo.
2) Le conseguenze di tali cambimamenti
I cambiamenti avvenuti nella società e
che ora abbiamo enumerati hanno avuto
per risultato un aumento della prosperità,
almeno nel senso materiale della parola,
che si manifesta attraverso l'aumento del
reddito e del tempo libero. Vi sono pochi
beni che non siano alla portata di tutti.
E' opportuno rilcordare a questo punto
che il processo della crescita demografica,
dell'urbanizzazione, eccetera, non è il risultato di un obiettivo che la società si sia
fissato in anticipo, ma è piuttosto la conseguenza globale dell'attività di una moltitudine di individui. Questi cambiamenti possono avere effetti non desiderati, effetti che,
a loro volta, possono essere positivi o negativi per l'uomo o la società.
Vorremmo sottolineare, in relazione al nostro tema, gli effeiti negativi non desiderati
dei cambiamenti sociali nel mondo occidentale s q r a ricordati.
Per esempio l'enorme espansione demografica, conseguenza della crescita della popolazione, ha subiio posto il problema dell'aumento delle fonti di inquinamento. L'uomo, preso individu,almente, contribuisce solo
in misura limitata alla degradazione dell'ambiente; ma presi in gran numero gli
uomini provocano un inquinamento considerevole. E' questa la ragione per cui si
parla di sindrome di « popolazione-inquina-
mento ». Ciò implica che l'aumento dell'inquinamento è relativamente più grande dell'aumento della popolazione. Non è senza
ragione che molti autori credono che la
limitazione delle nascite costituisca la sola
soluzione efficace ai problemi dell'ambiente.
L'urbanizzazione porta anch'essa ad inconvenienti notevoli. Le grandi concentrazioni
di popolazione nelle città hanno colme conseguenza una concentrazione di attività (imprese, officine, eccetera), e ciò porta all'inquinamento dell'ambiente. Analogamente la
estensione delle città, in seguito alla costruzione di grandi complessi urbanistici, ha condotto a intaccare la natura, le terre coltivate, le foreste. Alcune città si sono sviluppate in modo così caotico che se ne può
appena controllare la forma e la struttura.
L'industrializzazione ha prodotto l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo, come
pure i1 rumore, il pericolo delle esplosioni,
i cattivi odori ed altre conseguenze spiacevoli. Nelle città e nelle regioni in cui si trovano industrie petrolchimiche e metallurgiche, specie quando si verificano determinate condizioni atmosferiche, gli abitanti
lamentano difficoltà nella respirazione, mal
di testa e irritazione agli occhi. E' accaduto
anche che gli abitanti siano costretti a evacuare luoghi in cui vivono in seguito a pericoli di esplosioni imminenti. L'uso di pesticidi e di insetticidi in agricoltura ha determinato la morte di molti uccelli, la distruzione di insetti e l'impoverimento dell'ambiente biolagico originale, che era assai più
ricco.
I1 mescolarsi di questi prodotti alle acque
sotterranee e ai canali di drenaggio e di
irrigazione ha avuto come conseguenza l'inquinamento dell'acqua e quindi la morte di
migliaia di pesci.
Gli effetti secondari negativi dell'uso dei
motori sono forse i più evidenti: inquinamento del mare in seguito alla pulizia delle
petroliere e di altre navi, inquinamento dell'aria ad opera delle automobili, motociclette, natanti; danni causati dal rumore degli
apparecchi a reazione e rischio di intossicazione ad opera del piombo, che si trova nel
gas di scappamento delle automobili.
L'aumento del tempo libero ha portato
a partenze in massa, all'esodo dei cittadini
verso la campagna, il che ha spesso come
conseguenza gravi distruzioni della flora e
della fauna, la deturpazione del paesaggio
e l'aggressione dei luoghi che hanno un interesse particolare per gli amanti della natura,
i biologi, eccetera. La destinazione degli
spazi alle attività di tempo libero non ha
luogo sempre senza pericolo per il paesaggio. Spesso si sradicano alberi, si distruggono le piante e si cacciano indiscriminatamente gli animali.
I nuovi prodotti di consumo hanno spesso
effetti nocivi per l'ambiente (prodotti d'imballaggio moderni, articoli in plastica che
non si distruggono se non molto difficilmente, detersivi sintetici che contengono enzimi dannosi per la salute, eccetera).
Così gli effetti secondari dei cambiamenti
nella società implicano una terribile aggressione all'ambiente naturale dell'uomo. Ora
l'essere umano dipende in misura larghissima da questo ambiente che condiziona
la sua salute fisica e morale.
Se si rimane soprattutto colpiti dagli effetti nocivi dell'inquinamento sulla salute
fisica, è essenziale prendere altresì coscienza
del fatto che l'inquinamento ha un'influenza
COMUNI D'EIUROPA
4
anche sul benessere socio-psichico dell'uomo
Si tratta, qui, non solo di aggressione, di
alienazione, di abbandono alle droghe, di
suicidio, eccetera, m a anche di sentimenti
di frustrazione e di malessere che si riesce
difficilmente a definire. I1 problema che si
pone è se la base delle nostre società occidentali non corra rischio di esser gravemente colpita d a questi effetti secondari.
I1 funzionamento della società esige che
l'uomo abbia la qualità di vita indispensabile. L'uomo, come specie, fa parte di un
insieme complesso di rapporti con la natura
organica e minerale, chiamato sistema ecologico ». L'uomo ha bisogno d'aria, d'acqua,
di sole, di cibo, eccetera, in modo da produrre l'energia necessaria per compiere le
sue funzioni vitali primarie. Quando le caratteristiche e la stabilità di questo sistema
ecologico complcsso sono perturbate, tutto
il sistema può degradarsi completamente.
Dal punto di vista teorico, un certo numero
di condizioni devono essere assicurate per
il suo funzionamento, sotto pena di decomposizione e di sparizione del sistema.
L'aggrcssione dell'ambiente è una questione di grado. Fino a un certo punto, i sistemi
ecologici riescono ad autorcgolarsi, cioè sono
in grado di eliminare i piccoli cambiamenti
nocivi. Tuttavia, quando l'aggressione è troppo estesa e troppo intensa, l'autoregolazione
non è più possibile. Ciò che caratterizza
l'uomo come specie è il fatto che egli può
esser cosciente del suo posto nei sistemi
ecologici e del funzionamento di questi.
Inoltre l'uomo possiede la facoltà d'intervenire egli stesso come regolatore dell'equilibrio naturale: e ciò tanto per mezzo d'interventi tecnici che grazie a modifiche del
quadro organico e istituzionale della società
in cui vive e della sua mentalità.
3) Le differenze secondo i paesi e le regioni
I cambiamenti che intervengono nella società così come i loro effetti secondari non
si manifestano nello stesso modo in tutti i
paesi e in tutte le regioni. Così la densità
di popolazione è molto forte nei paesi dell'Europa del nord, mentre è poco elevata
ncl sud-ovest della Francia.
Analogamente, alcuni paesi sono più fortemente urbanizzati e industrializzati che non
altri. Non solo vi sono differenze, in proposito, fra i paesi dell'Europa occidentale, m a
anche all'interno di ciascun paese. Ciò significa che analizzando il problema dell'inquinamento, bisogna guardarsi da generalizzazioni frettolose. Invece gli esempi suggestivi di inquinamento presi in una parte di
una regione, caratterizzano spesso l'immagine di tiitta la regione.
Nei paesi e nelle regioni in cui questi sviluppi moderni sono meno avanzati, i problemi dell'ambiente sono meno gravi. Possono certo esservi anche lì dei problemi
di inquinamento. L'esperienza ci insegna
che esiste una specie di correlazione lineare
f r a il grado di sviluppo moderno e il grado
di inquinamento: in conseguenza, i paesi
più prosperi conoscono le forme di degradazione dell'ambiente più importanti.
Molti paesi hanno già approvato norme
contro l'inquinamento dell'aria, dell'acqua
e del suolo e contro la degradazione delle
riserve naturali, della flora e della fauna.
Nei Paesi Bassi, ad esempio, partendo dal
principio che « deve pagare chi inquina »
il cittadino o l'industria devono pagare l'inquinamcnto che essi hailno causato.
Per quanto vi siano differenze secondo i
paesi o le regioni, non bisogna dedurne che
si tratti di una questione nazionale o regionale: l'inquinamento infatti ha ripercussioni
che vanno molto al di là delle frontiere della regione o della nazione, e prova una volta
di più quanti problemi abbiano un carattere
internazionale.
11.
-
Princìpi di base dii una politica dell'ambiente
Dopo aver così constatato i cambiamenti
profondi sopravvenuti nella nostra società
e i turbamenti che hanno implicato per
l'ambiente naturale, si deve concludere che
la politica dell'ambiente (intesa nel suo sens o più largo) è urgente e indispensabile per
assicurare anzitutto la sopravvivenza dell'umanità attraverso il ristabilimento dell'equilibrio ecologico, e poi una migliore
qualità di vita.
La vocazione delllEuropa in proposito è
di dare al mondo l'esernpio di una civiltà
più umana fondata su ~in'eticanuova.
Questa politica dell'ambiente dovrcbbe, secondo il Consiglio dei Comuni d'Europa,
ispirarsi ai principi fondamentali seguenti:
aprile 1972
9) L'organizzazione del tempo libero deve
essere in funzione non dei bisogni dell'economia e del lavoro, ma delle possibilità che
offre l'ambiente di vita nella società.
10) Poiché il problema della degradazione
dell'ambiente naturale è legato all'aumento
della popolazione, la protezione dell'ambiente è inconcepibile senza l'applicazione di
una politica demografica attiva e appropriata.
11) Per quanto concerne la protezione dell'ambiente, e poiché gli effetti della concentrazione urbana sono al tempo stesso negativi (accelerazione della degradazione) e positivi (migliore possibilità di organizzare la
protezione), è necessario definire dei limiti
ottimali per i differenti tipi di concentrazione.
12) Una politica dell'ambiente, applicata
al livcllo della Comunità europea, dello stato
nazionale o delle collettività regionali e locali ha bisogno di un impegno permanente
di queste ultime:
- per esercitare una pressione sul potere nazionale e quello europeo;
- per adempiere pienamente ai compiti
che loro incombono nella sfera propria, in
particolare creando indispensabili strutture
sovraccomunali.
1) L'uomo è parte integrante di un insieme indissociabile umanità-natura D. La sua
esistenza dipende dunque dall'ambiente ed
egli deve porre il suo modo di pensare e
di agire in sintonia con questa legge fondamentale.
LA COSCIENZA DELL'AMBIENTE
2) L'uomo ha il diritiio di vivere in un
ambiente sano, e questo diritto è degno di
figurare nella Dichiarazione sui Diritti dell'Uomo.
1 ) Le cause dell'attualità del problema dell'ambiente
3) Gli elementi naturali (l'aria, l'acqua e
il suolo) devono essere considerati, in quanto indispensabili all'uomo, beni comuni, la
cui utilizzazione ad opera dei privati deve
essere limitata nella misura in cui essa ostacola lo sviluppo della collettività.
4) Ogni politica dell'ambiente deve derivare da una politica globale di pianificazione territoriale.
5) Questa politica deve essere applicata
al livello europeo, nazionale, regionale C
comunale: l'azione a questi diversi livelli,
pur restando strettameiite interdipendente,
deve rispettare il settore proprio di ciascuno.
6) Una politica europea dell'ambiente sarà
efficace solo se verrà condotta d a istituzioni e secondo regole comunitarie.
7) Un'azione intergovernativa che si estenda ai paesi delllEuropa che non fanno parte
della Comunità Europea è anch'essa necessaria, specie per la realizzazione di apposite convenzioni, e deve inserirsi in una
azione dello stesso tipo condotta al livello
mondiale. Tuttavia i paesi membri della
Comunità Europea devono partecipare a
questa azione tramite istituzioni comunitarie.
8) E' opportuno rispel tare, nell'attuazione
di una politica dell'ambiente, l'equilibrio fra
i bisogni della crescita economica e della
qualità di vita.
La nozione di redditività economica deve
cedere il posto a una nuova nozione di redditività che tenga conto del ((bilancio ecologico ».
Parte I1
Nel corso degli anni '60, ma soprattutto
nel 1970, i problemi della protezione della
natura hanno avuto una pubblicità senza
precedenti. Come si può spiegare questa
improvvisa pubblicità? A nostro parere essa
è dovuta all'influenza rispettiva di quattro
fattori:
a ) i fattori strutturali;
b) i fattori accidentali;
C) le modifiche dei valori;
d) la funzione mediatrice delle comunicazioni di massa.
a ) I fattori strutturali
I1 problema dell'ambiente non è stato gonfiato e reso attuale in modo arbitrario da
un qualche funzionario o organismo amministrativo. Al contrario, alla base di questa
attualità si trova, in primo luogo, l'effettiva
gravità dei problemi presenti. Questa situazione costituisce la conseguenza logica dei
cambiamenti nelle società occidentali di cui
abbiamo parlato sopra. Come risultato degli
effetti secondari di questi cambiamenti (crescita demografica, industrializzazione, meccanizzazione, tempo libero, nuove abitudini
nel campo del consumo e dei valori morali),
l'ambiente ecologico ha subito un'aggressione importante in molti punti. Questi svilupppi hanno dato ai problemi un'acuità del
tutto nuova. Per spiegare l'attualità dell'argomento, i fattori strutturali sono indispensa.
bili ma insufficienti.
COMUNI D'EUROPA
aprile 1972
b ). I fattori
accidentali
.
I fattori strutturali, che sono alla base di
una situazione determinata, si manifestano
attraverso avvenimenti accidentali, allo stesso modo come avviene in un vulcano, di cui
non si vedono e non si riconoscono le forze
nascoste
non
in cui esse si
manifestano in una eruzione. Tokio, New
York o la 'Ona
Reno (chiaRijnmond) 'Otto
ci fanno apla minaccia di un periparirc
un pericolo che avevamo impa"lo
rato a conoscere solo come teorico. Allo
stesso
ci insegna che le
base dei
forze misteriose che si trovano
fenomeni sociali si manifestano attraverso
incidenti ad alto potenziale drammatico.
C) I can~bia~neizti
nei valori
Bisogna ancora che i fattori strutturali
accidentali possano realmente inserirsi nel
campo delle esperienze umane. In altri termini bisogna che l'essere umano sia aperto
al problema dell'ambiente.
Ora questa recettività è particolarmente
condizionata dai valori fondamentali presi
in considerazione quando si giudica, e che
sono essenzialmente il frutto della formazione e dell'educazione. Non molto tempo
addietro questi valori di base erano
pletamente guidati da principi come l'utilità economica, il rendimento, la produttività, la concorrenza, eccetera.
Tuttavia in questo campo si manifestano,
all'incircal dal 1960 in poi, dei cambiamenti
i quali provano che i valori umani hanno
sempre più la prevalenza sui valori Puramente commerciali. Questi cambiamenti
sono da
in quasi tutti i
e segnano una svolta nella concezione della
scala dei valori. Sono proprio tali cambiamenti, a nostro avviso, che hanno reso l'uomo aperto alla questione dell'ambiente.
d ) Le cornunicazioizi di nz,assa
Nella società deve inoltre esservi un certo
numero di comunicazioni per realizzare in
modo appropriato le informazioni relative
all'inquinamento.
I n altri termini occorrono meccanismi mediatori che prendano cura di f a r passare i
fattori strutturali e accidentali nel campo
dell'esperienza vissuta dell'uomo. Intendiamo parlare del significato importante che
deve essere attribuito alle comunicazioni
di massa p e r rendere l'opinione pubblica
sensibile al problema dell'ambiente. Tali comunicazioni devono costituire un collegamento fra i fattori strutturali e accidentali da un lato e « il cittadino » dall'altro.
Secondo noi bisogna cercare le spiegazioni
dell'attualità del problema in una congiunzione degli elementi di cui abbiamo testè
parlato.
2 ) Lepresediposizionedifrantealprablema
dell'inquinamento
Per quanto la questione dell'ambiente sia
l'obiettivo finale, ciò non implica che vi sia
unanimità nelle prospettive future della protezione della natura. Grosso modo vi sono
due campi: e cioè quello degli ottimisti e
quello dei pessimisti.
Gli ottimisti partono dall'idea che l'attua-
5
le inquinamento sia un fenomeno transitorio e che lo si debba considerare come
una consegucn.a ,dellrera industriale. L
,
porrà un alt alla degradazione che dovun.
que si diffonde
maniera crescente.
lla riconoSecondo gli
sciuto in tempo utile i problemi dellrinqui.
namento e S I preoccupa tempesti~amente
di prendere le m,isure necessarie.
diosi si sentono confermati nelle loro idee
dalla convinzione tratta dall'esperienza che
l'umanità, spesso, ha saputo rispondere in
modo adeguato ai problemi davanti ai quali
essa si è venuta a trovare.
Di frontc agii 0;LtimiSti vi sono però i PeSsimisti, i quali rii.engono invece che la fine
dell,esistenza dellsumanità non sia lontana
e che l'attuale processo d'inquinamento continuo delle condizioni di esistenza dell'uomo
sia imeversibile e ineluttabile. Molti di loro
ritengono che le strutture della società siano
responsabili di questa catastro'fe imminente.
Secondo 101-0 la società moderna si è mo,trata incapace L
' i opporsi alle sfide più
gravi e drammatiche poste dal nostro tempo
e di rispondere ai problemi più acuti. I1 quadro istituzionale è troppo pesante o troppo
lento per sviluppare in
adeguato i
mezzi per combattere il processo d'inquinamento.
Per essi l'unica prospettiva risiede in una
sospensione e in un rinvio, sotto forma di
rallentamento, del processo. Essi affermano
che le misure atitualmenie prese debbono
essere considerate come puramente e semplicemente degne di approvazione ma al
tempo stesso troppo limitate per impedire
una rovina ineluttabile. I1 futuro dirà che
questi mezzi sono insufficienti, affermano
tali autori.
Questa breve descrizione delle caratte,iStiche essenziali dei due punti di vista
estremi è un
esagerata; il che non impedisce che tali dile concezioni si ritrovino
più o meno sfumate in varie pubblicazioni. Resta da sapere se questa discussione
sulle prospettive future dell'umanità si limiterà a una élite di studiosi, di organismi
deliberativi e di persone interessate oppure
se t destinata a costituire un aspetto essenziale del pensiero del cittadino.
Così affrontiamo un punto particolarmente essenziale di que:jta relazione: la coscienza
dell'ambiente. Per noi vi t coscienza dell'ambiente quando in un modo o in un altro
questo problema occupa effettivamente un
posto nello spirito umano. Si possono distinguere diversi gradi di presa di coscienza
dell'ambiente e cioè:
diretto
problema
l'ambiente e l'attenzione che ad esso è
portata;
- la
percezione dell'ambiente e dei suoi
problemi;
- l',atteggian~en!todi fronte all'ambiente
e ai suoi problemi;
- il comport~ainento di fronte all'ambiente e ai suoi problemi.
Ciò che ci interessa t sapere:
- in quale miijura vi è coscienza del.
l'ambiente nel cittcidino?
- essa costituisce un sentimento profondo?
- questa
mossa?
coscienza
deve
esser
pro-
- i comuni hanno una funzione in questo canipo?
~ - in ~caso affermativo
~
~
quali sono i metodi che essi possono usare per promuovere
la coscienza dell'ambiente?
Si devono scegliere metodi che possano
contribuire praticamente a un certo grado
di coscienza dell'ambiente. Gli effetti di questi metodi non sono sempre uguali. Alcuni
metodi non servono se non a porre le persone di fronte a questi problemi o a richiamare su di essi la loro attenzione, mentre
altri hanno un'influenza positiva non solo
sulla percezione, ma anche sull'atteggiament. e il comportamento,
Questi diversi gradi non sono indipendenti
uno dallfaltro: hanno f r a di loro un rapporto
gerarchico alllinterno del quale la coscienza
dell'anlbiente può manifestarsi. Occorre che
i ,,i
per rendere le persone coscienti di
questi problemi siano in sintonia con una
o più delle gradazioni ricordate so,pra. E'
importante che si definisca in modo molto
chiaro il livello che si vuoi raggiungere e
quali mezzi.
L'ideale sarebbe una soluzione capace di
rendere inutile ogni azione per promuovere
una presa di coscienza dell'ambiente. Ma in
realtà è necessario suscitare questa presa
di coscienza influenzando il modo di peridelltopinione pubblica, giacsare e di
ché tali
sono appena avvertiti e inse,iti nella nostra cultura, o non lo sono af.
fatto, ciò significa che occorre manipolare
la coscienza delllopinione pubblica? certamente no, giacché la manipolazione avviene
alllinsaputa di chi la subisce. ~~i invece
si tratta di portare a una presa di coscienza
di valori che sono stati chiaramente definiti
in anticipo e per la quale esiste un largo
consenso in campo culturale.
3 ) La
dell,ambiente nella popola-
zione
E, senza dubbio consentito affermare che
negli ambienti scientifici e amministrativi
si sono da poco tempo manifestati una nlaggiore comprensione e un maggiore interesse.
Ciò ha portato a svolgere molte attività che
vanno dallrorganizzazione di colloqui alla
armonizzazione di norme legislative. Tuttavia in questi ambienti si comincia a
dersi conto del fatto che la difesa adeguata
della natura ha possibilità vere di riuscire
so,lo se tutti gli strati e tutti i gruppi della
società sono coscienti dell'importanza e della necessità di prendere tali provvedimenti.
M~ esiste realmente, nella società, un interesse per tale problema?
La ricerca sociologica sulla coscienza dell'ambiente è ancora agl'inizi. Pochi paesi
hanno svolto indagini dedicate esplicitamente a questo problema. Nei Paesi Bassi, durante l'anno della protezione della natura,
t stata effettuata una inchiesta per sapere
s e la popolazione si sentiva impegnata. Tale
inchiesta costituiva un progetto del Ministero degli Affari culturali, del tempo libero
e degli affari sociali. Da tale inchiesta, che
ha interessato 1118 famiglie o persone singole, risulta tra l'altro che più del 70% della
popo'lazione era abbastanza oppure molto
preoccupata dellrinquinamento dell'ambiente
e che essa ne attribuiva le cause in particolare all'industria e alla circolazione. Quasi
tutte le persone interrogate ritenevano che
aprile 1972
COMUNI D'EUROPA
non si faceva abbastanza contro l'inquinamento della natura. Questo risultato suggerisce che la popolazione si sente direttamente toccata dal problema dell'inquinamento. E' probabile che il desiderio di conformarsi alle concezioni della società abbia
influenzato, in qualche misura, questo risultato. Inoltre quando ci si dice preoccupati dell'ambiente, questo non significa che
si voglia fare qualche cosa o compiere personalmente dei sacrifici. Per quanto il risultato riveli che duc olandesi su tre si dichiarano personalmeilte disposti a contribuire
finanziariamente al mantenimento di un ambiente sano, è dubbio che queste affermazioni diano luogo a d azioni concrete. E' evidente che l'inchiesta è stata effettuata principalmente al livello del confronto e della
percezione del cittadino e ha appena sfiorato o non h a nemmeno toccato il livello
dell'atteggiamento o del comportamento.
Né il nostro sistema di educazione, né il
nostro sistema di formazione né, infine, i
valori della nostra cultura costituiscono una
garanzia per una presa di coscienza chiara
del problema dell'ambiente: al contrario.
Abbiamo già indicato che si vedono singolarmente presi pochi elementi che potrebbero costituire una base favorevole allo sviluppo di una disposizione di spirito aperta
a questi problemi.
4) Dovere e funzione del comune
A - DOVEREE
FUNZIONE
NELLA
GESTIONE
DEL-
L'AMBIENTE
Dopo le considerazioni svolte sopra, ci si
può chiedere quali siano la funzione e il
dovere dei comuni nel settore relativo all'ambiente, al livello della gestione comunale in genere e della promozione della
presa di coscienza in particolare. Fin dall'inizio non bisogna lasciar sussistere malintesi: in questi campi il dovere e la funzione del comune sono importanti. Questo
deriva dal carattere specifico della funzione
dei comuni nelllEuropa occidentale, che li
pone di fronte a problemi direttamente connessi all'ambiente, come a d esempio l'urbanizzazione e la pianificazione del territorio.
Cooperando con lo Stato, la provincia o il
dipartimento, il comune si preoccupa dell'industrializzazione, il che gli consente di
richiamare imprese industriali o di allontanarle. Inoltre il comune può imporre delle condizioni alle nuove industrie o a quelle
esistenti per ciò che concerne la loro capacità potenziale d'inquinamento. Per mezzo
di disposizioni normative o di decreti può
costringere l'industria a rispettare norme e
regolamenti. Nell'ambito della pianificazione
del proprio territorio o della sua politica
nel campo dell'industrializzazione, il comune
può infine disciplinare l'impianto delle imprese industriali.
Inoltre la gestione dei problemi dell'ambiente ad opera del comune può realizzarsi
attraverso il controllo dell'edilizia.
Nei paesi in cui la costruzione di grandi
complessi, strade, scuole, chiese, edifici, eccetera, è pianificata, il comune può, per mezzo di tale pianificazione, cercar di evitare
che si nuoccia inutilmente alla bellezza della
natura e far sì che elementi importanti dell'ambiente naturale siano conservati e continuino ad esser protetti. Ciò che abbiamo
detto sulla politica dell'industrializzazione
e dell'edilizia è valido per tutti gli altri
aspetti della strutturazione del territorio,
per esempio per gli impianti di depuramento.
La gestione dell'ambierite può realizzarsi
anche attraverso azioni preventive, e non
solo azioni a posteriori. I1 miglior esempio
della gestione preventiva è la pianificazione
del territorio. Le norme e i decreti concernenti le imprese esistenti, così come il controllo dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua
e della terra per mezzo di centri d'allarme
e di punti di contorllo, costituiscono forme
di disciplina a posteriori.
Tuttavia resta da stabilire se i comuni,
oltre alla protezione e alla gestione dell'ambiente, abbiano altri doveri. A nostro parere
essi non devono limitarsi a questo. L'autorità locale dovrebbe svolgere una funzione
importante influenzando la mentalità dei
cittadini in questo campo. 11 comune dovrebbe, per mezzo di una politica « d'azione », contribuire a ciò che abbiamo già definito come la promozione della coscienza
dell'ambiente.
Si deve attribuire al comune un compito
in questo campo? E' la prima domanda che
si pone. Si può dire che l'autorità nazionale ha, in primo luogo, il dovere d'influire
sul cittadino cambiando il suo atteggiamento passivo in un corniportamento attivo.
Senza dubbio questa affermazione è giusta,
m a ciò non implica che l'attività locale sia
dispensata da tutti i compiti, giacché, nella
realtà, questo cambiamento di disposizione
di spirito deve rea1izzar:si partendo dall'ambiente immediato in cui vive il cittadino.
I1 posto che il comune occupa in questo
ambiente, che costituisce l'ambito concreto
della vita del cittadino, lo rende particolarmente adatto a contribuire direttamente a
tale presa di coscienza.
I n quest'ordine d'idee occorre porre il
tema della coscienza dell'ambiente in un
ambito più largo, in particolare quello del
rapporto fra cittadino e autorità (o, in altre
parole, fra amministrazione e amministrato).
Prova n e è che ogni sforzo da parte dell'autorità locale per conitribuire a un atteggiamento più positivo nei confronti dell'ambiente pone immediatamente il problema
della strutturazione del rapporto amministrazione-amministrato. I n modo generale si
può dire che si tratta, nel rapporto fra il
cittadino e l'autorità, di una certa forma e
strutturazione della comunicazione.
La comunicazione presuppone che una
delle due parti sia la destinataria dell'altra.
Essa può assumere forme diverse: può essere diretta o indiretta, intensa o limitata,
eccetera. Si è molto parlato, in questi ultimi
anni, di un Fossato nei rapporti fra l'amministrazione e l'amministrato. Secondo quest'ultimo l'amministrazione non mantiene
alcun rapporto con la massa e agisce in
modo autonomo senza tener conto dei cittadini. D'altra parte, agli occhi dell'amministrazione, gli amministrati sono scarsamente interessati agli affari della comunità
e mostrano uno scarso interesse effettivo
alla riflessione e alle airioni che concernono
gli affari di essa.
Un tale fossato si inanifesta in tutti i
campi in cui dovrebbe esserci comunicazione
fra l'amministrazione e gli amministrati. E
questo è vero, in particolare, per le questioni della pianificazione del territorio, della conservazione e della protezione dell'ambiente.
Bisogna notare che noi, parlando di cittadini, intendiamo tanto l'individuo come i
gruppi: di consumatori, di produttori, gruppi d'interesse, oragnizzazioni, eccetera.
Si possono distinguere vari metodi di promozione della coscienza dell'ambiente, secondo le diverse categorie di gruppi. Se si
parte dal criterio del gruppo a cui incombe
l'iniziativa dell'azione, si può stabilire una
distinzione fra metodi unilaterali, cioè caratterizzati da un'azione che parte dal sindaco
e dai suoi collaboratori, e da metodi bilaterali, cioè caratterizzati da una collaborazione dell'amministrazione e degli ammini.
strati al fine della promozione della coscienza dell'ambiente.
Se si parte dal criterio relativo al destinatario dell'azione, si possono distinguere
metodi concepiti per raggiungere collettività e metodi specialmente intesi a raggiungere i gruppi.
Fondandosi su questi criteri, arriviamo ai
metodi di promozione seguenti:
collettività
gruppi
unilaterale
informazione
educazione
bilaterale
concertazione
partecipazione
a ) L'informazione
L'informazione costituisce un metodo che
si potrebbe chiamare « unilaterale », giacché l'accento è posto sulla persona o l'istanza che la fornisce. Nella maggior parte dei
casi la sua funzione consiste nel divulgare
le notizie.
I n alcune circostanze l'informazione costituisce il metodo adatto, per esempio, per
colmare una lacuna nella conoscenza di certe cose. Analogamente essa costituisce il
mezzo adatto quando si vogliono raggiungere gruppi numerosi.
Le possibilità di riuscita dell'« informazione » dipendono in larga misura anzitutto
dalla recettività (cioè dal grado di recettività alle comunicazioni di massa e ai « messaggi >, in generale); poi dalla dissonanza
(cioè dal relativo grado di accordo fra il
contenuio che ci si aspetta e il contenuto
reale di un messaggio); e infine dalla « IchBeteiligung », dalla partecipazione personale
del cittadino (cioè dalla misura in cui il
cittadino si sente direttamente impegnato
nel problema).
Inoltre è importante per l'informazione
che si tenga conto dei risultati di esperienze
scientifiche nell'arte della divulgazione e nella scienza della comunicazione. Per ciò che
concerne il messaggio incluso nell'informazione, bisogna che le sue prospettive e il
suo contenuto siano in relazione con il grado
dell'attenzione, l'intensità dello stimolo, l'effetto di contrasto nel messaggio, la presentazione dell'argomento e il grado di ricevibilità del messaggio. L'immagine dell'informatore è almeno d'importanza uguale. I n
seguito a ricerche, è risultato che un'immagine favorevole agisce positivamente sull'accettazione del messaggio.
COMUNI D'EUROPA
aprile 1972
L'informazione potrebbe trattare gli argomenti seguenti:
- la composizione della natura;
- l'interdipendenza delle specie nella
natura;
- la relazione fra l'uomo e il suo ambiente;
- l'ambiente,
condizione dell'esistenza
l'informazione unilaterale influenza appena
l'atteggiamento e. il comportamento del cittadino. Per quaiito l'informazione sia relativamente facile da organizzare, sembra nel
complesso che il suo effetto sia molto limitato. Solo la ripetizione dell'informazione
offre una possibilità di riuscita per la promozione della coscienza dell'ambiente. Ciò
implica che bisogna istituzionalizzare l'informazione.
umana;
- la
complessità della natura;
- la relazione fra le specie;
- la maniera di affrontare i problemi
dell'ambiente e di considerare la natura;
- il modo di evitare l'inquinamento;
- come
imparare a vivere con la na-
tura;
- la scienza dell'ecologia;
b ) L'educazione
- la struttura e il funzionamento dei
sistemi ecologici;
Così come per l'informazione, si può dire
che l'educazione è unilaterale, giacché l'ac- i fattori che nuocciono all'ambiente; cento è posto sulla persona o l'organismo
- gli effetti nocivi di alcune forme di che se ne incarica. Tuttavia non ogni forma
di educazione ha carattere unilaterale. Nel
inquinamento sulla salute fisica e morale
campo
dell'educazione le tendenze moderne
dell'uomo;
vanno con ragioiie contro questa unilatera- la maniera di proteggere e di puli- lità dell'educazioile quale è stata concepita
re » l'ambiente e di prevenire la sua degra- fin'oggi. I metodi moderni mettono invece
dazione;
l'accento sulla funzione delle due parti. E'
ciò
che si chiama la partecipazione. Tutta- il modo che permette all'individuo
via, al contrario di quanto avviene nell'infordi contribuire alla pulizia dell'ambiente;
mazione, si tratta, nel caso dell'educazione,
- il modo di agire in caso di sinistro di un piano di formazione chiaramente conche colpisca l'ambiente;
cepito in anticipo. Questo significa che non
- la politica del comune per la pulizia ci si limita a fornire un'informazione, ma
che si cerca coscientemente, con mezzi apdell'ambiente;
propriati,
di fare opera educativa. Si può
- il planning familiare e i metodi di
aggiungere che l'iilformazione si rivolge spesprevenzione delle nascite.
Come è evidente, è necessario anche dare so a collettività anonime, mentre l'educaun'idea dei mezzi che si possono utilizzare zione è destinata a gruppi limitati.
In alcune circostanze l'educazione è indiper l'informazione. Eccone alcuni:
spensabile o è auspicabile. E' il caso in cui
- nomina, in seno all'amministrazione i cittadini mostri110 poco o nessun interesse
comunale, di uno o molti incaricati dell'in- per gli affari che il potere considera invece
formazione sul problema dell'ambiente. Le molto importanti. Analogamente l'educapiccole collettività possono nominare un ad- zione può esser la forma appropriata, quandetto comune per una intera zona;
do si tratta non solo di mettere il cittadino
al corrente di una questione, ma anche di
- organizzazione di riunioni d'informazione sulle ricchezze naturali del comune, fargliela cogliere in un determinato modo.
L'effetto dell'educazione dipende in masulla pianificazione del suo territorio, sui
niera
sensibile dal modo usato per trasmetfatto'ri che minacciano l'ambiente circoterla. Perché questa forma di comunicazione
stante;
sia effettiva bisogna supporre un certo grado
- distribuzione di riviste periodiche o
di accordo sui valori fra gli educatori e gli
di opuscoli;
educati. La possibilità di riuscita è praticamente nulla quanido l'accordo è scarso. In
- organizzazione di esposizioni dediquesto caso l'educazione può perfino risulcate all'ambiente del comune;
tare controproducente.
- organizzazione di sedute audio-visive;
Per l'educazione bisogna poi tener conto
- organizzazione di riunioni pubbliche
delle esperienze acquistate nella psicologia
con esperti per l'informazione sulla natura, della pedagogia, nella didattica e nella soci@
la sua protezione e il suo significato per
logia dell'educazione.
l'uomo;
Quanto alla maniera in cui dispensare la
- istituzione di centri d'inf~~rmazione educazione, si è giunti ai principi generali
seguenti:
per la protezione della natura;
- aiuto
L'educazione in relazione all'ambiente deve
in particolare concentrarsi su:
ai centri d'informazione esi-
stenti;
- divulgazione alla stampa, alla radio
e alla televisione d'informazioni sui problemi locali e l'attività nel campo dell'ambiente.
L'informazione ha il grande vantaggio di
poter raggiungere un largo pubblico con
sforzi relativamente modesti. Invece l'effetto dell'informazione dipende in larga misura dalla tattica usata. In generale l'informazione non supera il livello del confronto
del cittadino con il problema dell'ambiente (1). In seguito a ricerche è risultato che
(1) Con la parola e confronto D, in tale contesto,
l'autore intende alludere a una prima presa di coscienza - embrionale e, per dir cosi, meramente passiva - del problema dell'ambiente da parte del sirigolo. (N. d. R.).
a ) le affermazioni presentate attraverso
mezzi visuali sarebbero meglio classificate,
interpretate e comprese che non presentate
sotto qualsiasi altra forma, in particolare
auditiva;
b ) la combinazione audio-visuale sarebbe la migliore. In gcnerale è sembrato che
l'impiego di vari tipi di mezzi dia migliori
risultati che non l'utilizzazione di un solo
tipo.
Naturalmente è iimportante nell'educazione
che non si rivolga l'attenzione solo agli
aspetti di cui si ì: trattato finora: bisogna
infatti tener conto altresì dei bisogni, degli
interessi e del comportamento delle persone
che partecipano al processo educativo e della misura in cui esse si sentono direttamente interessate.
- l'utilizzazione dei prodotti che non
abbiano quasi o non abbiano affatto effetti
nocivi sull'ambiente.
Nel campo dell'educazio'ne il comune può
prendere le iniziative seguenti:
- promozione dell'insegnamento relativo all'ambiente. Pensiamo qui ai programmi
dell'insegnamento elementare, secondario e
superiore, in cui si dovrebbe inserirlo.
Va da sé che la natura e il livello della
materia da insegnare devono dipendere dall'atteggiamento intellettuale degli scolari. In
una conferenza di lavoro tenutasi negli Stati
Uniti nel 1970, un gruppo di lavoro ha stabilito un programma di studi in cui l'ambiente occupa un posto adeguato.
Tale programma di studi è stato diviso
in tre fasi, e cioè:
1) per fanciulli da 5 a 10 anni;
2) per fanciulli da 11 a 14 anni;
3) per ragazzi da 14 a 17 anni.
In ogni caso è necessario essere sempre
coscienti che si tratta di uno sviluppo simultaneo di nozioni. Le nozioni di una fase
devono obbligatoriamente seguire alle esperienze precedenti. Come complemento dell'integrazione verticale del programma di
studi, è necessario perseguire al tempo stesso l'integrazione orizzontale, in modo da
assicurare il pluralismo disciplinare del programma.
Rispetto al processo educativo, si sceglie
per ogni fase un tema principale.
Fase I. - Qui si tratta soprattutto d'imparare le nozioni verbali fondamentali, cosi
come gli atteggiamenti che possono condurre a valutare la coscienza dell'ambiente
(in questa fase bisognerà inculcare, oltre
alla comprensione, il sentimento dell'ambiente).
Fase I I . - L'attenzione sarà concentrata
sugli esempi caratteristici di ciascun ambiente e sulle relazioni fra gli ambienti al
livello locale, nazionale [, europeo] e mondiale, nella prospettiva della protezione, della
gestione e dell'utilizzazione dell'ambiente nel
suo complesso. Si dovrà attribuire particolare attenzione agli studi di « casi », esempitipo, per i problemi posti dai rapporti dell'uomo col suo ambiente.
Fase ZII. - Qui si imparerà a osservare il
cambiamento nel tempo, riferendosi specialmente agli studi nel campo dell'ambiente e
dei problemi sociali. Si tratta in primo luogo
di sviluppare un'etica dell'ambiente. A titolo indicativo, ecco uno schema per lo sviluppo di un programma d'insegnamento tratto dalla conoscenza dell'ambiente. E' un modello. In molti casi sarà indispensabile adattarlo alle circostanze locali. Abbiamo indicato le tre fasi del programma d'insegna-
aprile 1972
COMUNI D'EUROPA
8
Fase I
Fase I1
Fase 111
Rendersi coiiio che, pcr quanto la terra abbia
una cstensionc ciiorme, que:jta è di una importanza relativa rispetto al tcmpo e allo spazio
C che le risorse naturali della tcrra sono limitate. Conosccrc I'interazione costantc fra l'uomo
e la sfera.
Acquistare alcune nozioni a proposito della
pianificazione e della ricerca nella giusta utilizzazione in ordine alla terra e alla sistemazione del paesaggio. Imparare a. non nuocere
in maniera inconsiderata agli spazi all'aria
aperta.
Imparare a conoscere e a distingucr.e le zone
climatiche della terra, soprattutto in rclazione
con la vegetazione e lo sfri~ttamento del suolo
ad opcra dell'uomo.
Studiare l'influenza dell'uonio sul clima in una
regione determinata e rivolgere l'attenzione all'inquinamento dell'aria.
l:xc della r~cerca che consenta l'elaborazione
di decisioni a ragioii veduta in ordine aila qua.
lità d e l l ' a t m ~ s f e ~ a .
Saper riconoscerc le forme dei paesaggi sulla
carta geografica del proprio paese e di altri
paesi.
Imparare l'esistcnza dei minerali e delle fonti
di energia; saper determinare alcuni minerali e
comprenderc la ripartizione disuguale dei minerali nel suolo.
Far imparare in modo concrrto come l'uomo
operi nel senso della distruzione del suolo
(sfruttamento di miniere a cielo aperto, diboscamento) e studiare le possibilità di ristabilimento (l'arte del paesaggio, il iimboschimento,
l'irrigazione).
Saper riconoscere e spiegare il mondo vivente in rclazione al proprio ambiente. Avere alcune nozioni della catena dei prodotti nutritivi
e dell'equilibrio naturale. Conoscere i principali collettivi del mondo clegli animali e delle
piante e l'influenza che l'uoimo vi esercita. Imparare che vi sono specie che sono minacciate
nella loro esistenza e che occorre proteggerle.
Impararc a conoscere i mezzi per realizzare tale
scopo.
Imparare a crearc e a mantenere le condizioni
che consentano la continuità di sistcmi ecologici in equilibrio.
Canoscere il ciclo idrograllico. Studiare I'idrografia del globo terrestre dal punto di vista
della ripartizione e le correnti oceaniche. Avere
qualche nozione a proposito dell'influenza dell'acqua sul mondo vivente e sapere come questo possa essere profond;imente turbato dall'inquinamento.
Fare delle ricerche in modo da contribuire alla
elaborazione di decisioni relative all'approvvigionamento e alla qualità dell'acqua.
Compr,-ilclere alcuni aspetti delle grandi emigrazioni e i motivi che conducono popoli con una
certa cultura a stabilirsi iii un certo ambiente.
Vedere coine l'uomo, attraverso i secoli, abbia
utilizzato uno stesso paes;iggio in maniere diverse.
Imparare a spiegare le variazioni demografiche
e la dispersione dclla popolazione in rapporto
al loro livello di vita ...
Imparare le relazioni fra le frontiere politiche
e lc frontiere naturali. Vedere lo Stato come
uno struinento per affrontare i problemi dell'ambiente. Rendersi conto che la soluzione di
tali problemi richiede la collaborazione internazionale.
Imparare che è possibile risolvere i problemi
dell'ambiente attraverso la legislazione, la partecipazione e la pianificazione.
Avere alcune nozioni a proposito del modo di
sfruttamento delle risorsi: naturali mettendo
l'accento sulla loro utilizzazic ie razionale (agricoltura e allevamento, foreste e pesca, miniere
e industrie, trasporti e comunicazioni).
Cercare delle soluzioni nazionali [, federali] e internazionali ai problemi dell'ambiente in rapporto con l'alimentazione, la prosperità, i trasporti,
il trattamento dei rifiuti. Scoprire le sorgenti di
energia e studiare la dist ,ibuzione di essa.
Imparare a servirsi delle arti plastiche, della
musica, della danza, del teatro, della letteratura e della fotografia per rappresentare le
forme nelle quali l'ambiente si niostra. Imparare ad apprezzare come i grandi artisti abbiano vissuto e sentito l'ambiente.
Farsi un punto di vista personale sull'ambiente.
Testimoniare, con il proprio comportamento,
senso di responsabilità verso I'ambiente. Comunicare questo atteggiamento ad altri.
L'ambienrc irniricdiato.
Iiiiparai-e a co!i«sccrc a titolo d'introduzione
tanto il proprio anibientc conic quello del resto
del paese.
Imparare a conosccrc la tcrra come dimora
dell'uomo.
Vedere come l'uomo utilizza l'ambiente e vi
escrcita la sua influenza.
L'atmoslera e il cosmo.
Imparare a descriverc e a misurare i fcnorneni
atmosferici (temperatura, precipitazioni, venti).
Vedere qual è l'influenza dell'atmosfera sulla
vita vegetalc e animale (l'erosione del vento,
l'evaporazione, le precipitazioni, il fuoco).
Forme di paesaggio, suolo e minerali.
Impararc che il suolo è costantemente esposto
ai cambiamenti: a ) nascita (dune, alluvioni);
b) presenza di organismi viventi (batteri, muf
fe) C di sali nutritivi; C ) pericolo di erosione.
Imparare a conoscere le diverse forme dei pac.
saggi (lctti di corsi d'acqua, dune, montagne) e
rendersi conto dcll'interazione delle formc di
paesaggio c degli organismi viventi (steppe e
deserti).
Piante
C
animali.
Coilosccre nei campi un certo nuiliero di piante
e di animali del proprio ambiente.
Avcrc la comprensione della dipendenza dal suo.
lo, dalla atmosfera, dalle piante (i produttori),
da,oli animali e dagli uomini (i consumatori).
Acqua.
Rendersi conto che l'acqua è la sorgente di ogni
vita c che costituisce una delle più importanti
risorse naturali.
Popolazione.
Imparare che esistono differenze e affinità fra
gli uomini. Vedere come essi vivano in ambienti
dissimili e come li utilizzino in modo diverso.
Comprendere I'influcnza dcll'ambiente sulle rcligioni e i costunli.
Strutture della società.
P
Familiarizzarsi con le strutture della società.
Avere un'idea della responsabilità dell'individuo
e della collettività in ordine all'ambiente.
-
-
Economia.
Comprendere che la soddisfazione dei bisogni
di nutrimento, di vestiario e di alloggio dipende dalla materia prima disponibile.
Estetica, etica e linguaggio.
Acquistare un vocabolario semplice rispetto all'ambiente.
Familiarizzarsi con i nomi delle piante e degli
animali C con la loro classificazione e insieme
con quella del suolo e dei minerali.
Imparare a esprimere, in modo semplice, i propri sentimenti rispetto all'ambiente, tramite il
disegno, la pittura, la modellistica.
COIVIUNI D'EUROPA
aprile 1972
qui della concertazione, una forma di comunicazione che implica l'incontro dell'arnministratore e degli amministrati sullo stesso
piano. La concertazione si colloca in particolare al livello della relazione fra I'amministrazione e l'insieme degli amministrati o
dei loro corpi rappresentativi.
Nel linguaggio di ogni giorno, questo metodo viene chiamato: concertazione e corresponsabilità al livello della decisione. Tale
- Al livello dell'università bisogna costimetodo presuppone tra l'altro nell'amminituire un corso speciale di scienza dell'amstrazione e negli amministrati un certo libiente che deve comprendere anche gli aspet- vello di conoscenza del problema di cui si
ti tecnici e quelli relativi alle scienze natu- tratta, la volont,l dichiarata di cooperare,
rali dell'ambiente, come pure gli aspetti re- un atteggiamento positivo nei confronti dellativi alle scienze sociali.
lc idee dei pa1Li:cipanti e la garanzia del
carattere bilaterale nelle forme.
- Bisogna sostenere le iniziative volte a
Le difficoltà che prescnta la realizzazione
istituire delle aziende agricole di fanciulli,
dei giardini scolastici, a creare dei sentieri della comunicazione bilaterale sono molto
naturali, delle strade attraverso i boschi e più notevoli che non nel caso dell'informaa organizzare delle passeggiate nella natura, zione e dell'educ,azione. Ad esempio: quali
delle passeggiate nei parchi naturali così
sono le parti qualificate a dialogare? Di
come in quelli che hanno subito dci danni
quali poteri di decisione tali istituzioni podall'uomo, dei corsi estivi, ecc.
trebbero disporre? Come deve svolgersi i1
dialogo?
E su q~iali argomenti?
- Una educazione permanente non solo
Dialogare
con l'insieme dei cittadini non è
per i giovani, ma anche per gli adulti, per
esempio sotto forma di corsi per corrispon- possibile. In alcuiii casi ciò può essere readenza, di corsi alla televisione, di corsi se- lizzato per via di referendum. Nella magrali (la cosiddetta « adult education », la for- gior parte dei casi il dialogo sarà possibile
solo fra l'amministrazione e gruppi rappremazione permanente).
sentativi. I consigli comunali costituiscono
- Riunioni con coilferen~etenute da speanch'essi dei corpi eletti democraticamente,
cialisti per l'iniziazione alla conoscenza del- che sono in primo luogo qualificati a dialol'ambiente con, in particolare, relazioni che
gare con l'amministrazione.
trattino dell'igiene dell'ambiente.
Tuttavia, al di fuori del Consiglio municipale, si può pensare altresì a un dialogo
- Organizzazioni di campi di ecologia in
cui, sotto la suida di specialisti. i parteci- fra I'amministrazlone e le altre organizzazioni, fondazioni e gruppi.
panti siano posti direttamente in contatto
I temi di concertazione relativi all'ambiencon la natura.
te concernono soprattutto la pianificazione
- Creazionc C protezione di parchi natu.
del territorio del comune e la sua utilizzarali e regionali.
zione. Nell'esercizio pratico e quotidiano del
- Formazione e nomina di guide per que- potere ad opera dell'amministrazione questi parchi.
sti argomenti richiiedono decisioni concrete,
per
esempio:
- Organizzazione di concorsi per progetti
relativi alla creazione di una regione ecolo- la politica d'industrializzazione;
gica, di una città ecologica e di un quartiere
- la politica fondiaria e edilizia;
ecologico.
mento nelle colonne verticali, e nelle colonne
orizzontali gli argomenti più importanti relativi all'ambiente nel suo duplice aspetto:
natura e cultura. Essi sono seguiti da spicgazioni che indicano 13 materia da trattare
in ciascuna fase. Beninteso, vi è ancora molto da fare, sul piano nazionale [, europeo] e
internazionale, per elaborare ulteriormente
tale schema.
- Stimolo e coordinamento di iniziative
private relative all'educazione nel campo
dell'an~biente.
- Organizzazione di giornate e di azioni
relative all'ambiente, come per esempio piantare alberi.
I n generale l'informazione permette di raggiungere molte più persone che non l'educazione. Ma, spesso, il suo effetto è limitato
a un confronto con il problema dell'arnbiente. Invece ci si può aspettare che l'educazione influisca anche sulla percezione del
problema (2). Certo le spese connesse all'educazione sono maggiori che non le spese
per l'informazione. Si dovrà chiedersi allora
se queste spese siano compensate dal beneficio supplementare che ne deriverà.
C)
La concertazione
Diversamente dai metodi di promozione
della coscienza dell'ambiente ricordati sopra,
che si fondano su una struttura di comunicazione unilaterale, si deve ora parlare dei
metodi che si basano invece su una struttura di comunicazione bilaterale. Si tratta
.
differenza del K confronto >,,la K percezione
sionifica. nel linguaggio dell'autore. una presa di coscienza dell'ambiente più completa ed attiva a ( N . ~ . R . ) .
(2) A
.
- l'istituzionc di commissioni
in seno al consiglio;
cc
ad hoc
n
-
la nomina di un consigliere incaricato del coordinamento fra l'amministrazione e gli eletti;
- l'istituzione di organismi che riuniscano membri dell'amministrazione c degli
eletti con esperti provenienti dal di fuori.
Come abbiamo già brevemente accennato
la concertazione non dovrebbe limitarsi al
dialogo fra il sindaco e i suoi collaborato:
da un lato e i consiglieri dall'altro. Si possono creare strutture che comprendano altresì i cittadini.
I n questa prospettiva pensiamo a forme
di dialogo fra l'amministrazione del comune
da un lato e organismi deliberativi dall'altro, composti di cittadini incaricati in specie
dello studio dell'ambiente.
Ecco ancora altre forme di dialogo:
- la creazione di comitati, di gruppi di
lavoro e di équipes che, di concerto con I'amministrazione del comune, discutano, diano
il loro parere c partecipino alle decisioni
negli affari relativi all'inquinamento;
- l'istituzione di un collegio di esperti
per l'igiene dell'ambiente, con voto consultivo;
- discussioni pubbliche sulla politica
del comune in materia di ambiente;
- l'organizzazione di giornate d'incontro f r a l'amministrazione e gli amministrati
sui problemi relativi all'ambiente;
- l'organizzazione di manifestazioni con
la partecipazione dei cittadini.
Si deve notare che la Ienteua di deliberazioni spesso rinviate in commissione o in
gruppo non è semprc compatibilc con la
necessaria rapidità delle disposizioni da
prendere. I n linea di principio il numero
di persone che si raggiungono attraverso la
concertazione è grande. Ma in pratica essa
è di poca importanza. Si deve aggiunqerc
- i proqramnli per la realizzazione di che, spesso, sono proprio le persone più intecentri di villeggiatura;
ressate ( 3 ) che sono rappresentate in seno a
questi organismi. Per la promozione della
- la politica delle strade;
coscienza dell'nmbicnte, bisogna assicurare
- la protezione
della natura. l'istituForme di concertazioni tali che un numero
zione e la difesa dei parchi naturali o di
massimo di cittadini sia associato nllc de\izone artistiche;
berazioni. I1 rendimento di questa forma di
- la promozione dell'insegnamento sui
comunicazione va al di là del livello del
problemi dell'ambiente;
confronto e, spesso, ha un effetto positivo
- il controllo del mantenimento del- sull'atteggiamento dei cittadini. Infatti chi
porta, attraverso la concertazione, la corrcl'ambiente;
sponsabilità degli affari concernenti l'am- lo sviluppo dei mezzi di controllo
biente, deve necessariamente, al di là del
sotto forma di personale come pure di atconfronto con il problema e al di Ià della
trezzature;
sua perce~ione, assumere un certo atteg- lo studio di norme relative all'inqui- giamento di fronte ad esso.
namento;
L'assunzione di un atteggiamento e il cambiamento di questo sono disciplinati da leg- la fissazione di disposizioni legali o
di regolamenti relativi all'inqliinamento;
gi: le K tcorie di Heidcr >, partono dall'idea
che un uomo cerca costantemente il massi- lo sviluppo di sistemi di controllo del
mo d'armonia fra attcggiarnenti diverbi. Ciò
rispetto delle norme vigenti.
implica che la concertazione sarà soprattutto coronata dal successo quando l'atteggiaEcco alcunc Eorinc di dialogo:
mento da prendere verso l'ambiente seguirà
- le discussioni fra consiglio munici- ad altri attcggiarnenti gia precedentementc
pale e sindaco con i suoi collaboratori;
assunti.
- le deliberazioni prese di concerto dal
comunale e dalle commissioni speciali istituite dal consigli0 comunale;
(3) Sono spessq i rappresentanti degli
stituitin. cioè i maggiori responsabili
inento ( N . d. H . ) .
M
interessi co.
dell'inquina.
aprile 1972
COMUNI D'EUROPA
d ) La partecipazione
Per ciò che concerne la partecipazione
come metodo di promozione della coscienza
dell'ambiente, si tratta di strutturare la
comunicazione in modo che gli amministrati
partecipino direttamente agli affari che li
concernono. Per quanto si consideri la partecipazione come ideale perché per suo tramite gli amministrati partecipano attivamente agli affari della collettività, bisogna
al tempo stesso comprendere che essa è
difficile da realizzarsi nella sua forma ottimale. Tali difficoltà concernono tanto la
sua realizzazione, quanto i problemi pratici
della sua organizzazione, per quanto riguarda il prendere decisioni. L'esperienza insegna che la partecipazione si limita spesso
a piccoli gruppi. Compiere ogni sforzo per
promuovere la partecipazione di tutti i gruppi del comune può esser considerato come
uno dei compiti essenziali dell'amministrazione di questo.
La partecipazione come struttura di comunicazione fra il potere e gli amministrati
implica una cooperazione tale che la distinzione fra le due parti non risulti molto attenuata. Si tratta di un lavoro in comune
per cause comuni che deve esser fondato
sulla fiducia nel modo di pensare e di agire
dei partecipanti. La partecipazione può assumere forme molto diverse. Per I'amministrazione comunale, l'essenziale è di assumere
un atteggiamento positivo nei confronti dei
gruppi disposti a partecipare. La responsabilità diretta nella decisione e il fatto di
avere voce in capitolo hanno una tale in.
fluenza sulla mentalità e il comportamento,
che ci si può attendere da essa un'azione
molto efficace sulla coscienza dell'ambiente.
I1 compito dell'amministrazione comunale rispetto all'ambiente nel caso della partecipazione deve essere centrato sullo stimolo,
il coordinamento e la mediazione. Essa deve
consentire ai cittadini di prendere iniziative. La funzione dell'amministrazione comunale nella promozione della coscienza dell'ambiente attraverso la partecipazione può
assumere quell'aspetto che in inglese viene
detto « community organization » (4). I1 comune funziona in tal caso come una cassa
di risonanza per l'evoluzione dei cittadini e
può contribuire effettivamente alla presa di
coscienza dell'ambiente attraverso l'iniziazione, lo stimolo e il coordinamento.
Una tale funzione dell'amministrazione comunale implica l'integrazione in tale attività di alcuni promotori della pianificazione
del territorio; implica altresì il lavoro con
dei gruppi, lo stimolo delle iniziative private, l'appoggio finanziario e un appoggio
sotto forma di organizzazione, posto al servizio delle attività dei cittadini.
In quest'ordine di idee pensiamo a ciò che
gli inglesi chiamano « self-survey D. Con
questa parola s'intende indicare l'azione dei
gruppi di cittadini che fanno essi stessi ricerche sugli affari della comunità: in questo caso, quindi, sull'ambiente. Senza dubbio
tali metodi hanno un effetto importante sulla coscienza dell'ambiente, nel senso che
essi determinano non solo il confronto con
(4) La conli?iunitv o r ~ a t ~ i z e f i o nha bisogno di centri
sociali e comunitari, di case del popolo e della cultura, ecc., a gestione pubblica, parte comunale (ivi
incluse le istituzioni di quartiere e di gruppi di vilIagci) e parte direttamente popolare (N. n. R.).
il problema e la sua percezione, m a influenzano anche favorevolmente il comportamento rispetto al problema dell'ambiente.
Le forme di azione che vengono generalmente designate come « azioni extra-parla
mentari » meritano di essere ricordate a
parte. Si tratta di azioni (da parte di gruppi
che, al di fuori delle vi,? istituzionali, vogliono richiamare l'attenizone sul problema
dell'ambiente o esercitare la loro influenza
e la loro pressione sui corpi elettivi, perché
combattono la degradazione dell'ambiente.
I1 problema è di stabilire quale posizione
debba avere il comune rispetto a tali questioni. Per quanto le opinioni su questo punto siano divergenti, I'amniinistrazione comunale dovrebbe assumere un atteggiamento
flessibile, escludendo ogni ostilità nei confronti di tali azioni.
Parte I11
CONTRIBUTO PRATICO DELLE COLLETTIVITA' LOCALI E REGIONALI
ALLA POLITICA DELL'AMBIENTE
I.
- Azioni
raccomandate nell'ambito comu-
nale
Le autorità locali hanno a loro disposizione una importante legislazione e una regolamentazione che consentono loro, se esse
sanno utilizzarle, di risolvere numerosi problemi.
Per facilitarne l'applicazione esse dovrebbero organizzare una cooperazione molto
stretta fra gli amministratori locali e personalità esterne al Consiglio comunale (fra le
quali potrebbero figurare esperti di biologia,
di ecologia, di paesaggio, eccetera) nell'àmbito, ad esempio, di una « Commissione miD - LA SELEZIONE, IL COORDINAMENTO E L'EFFI- sta per l'ambiente D.
CACIA DELLE DIVERSE FORME D I COMUNICAZIONE
Questa commissione potrebbe avere il
mandato di studiare i problemi che si ponI1 problema che si pone ora è di stabi- gono al comune, di cercarne la soluzione,
lire quali metodi occorra applicare in pra- d'informare la popolazione, in modo da protica. Non sarete stupiti di apprendere che muovere azioni concrete, facendo appello a
neppure rispetto ai problemi dell'ambiente
tutte le buone volontà (insegnanti. industriavi è una panacea per tutti i mali.
li, commercianti, giovani, ecc.) (5).
I metodi di promozione della coscienza
Queste azioni dovrebbero tendere, prima
dell'ambiente che abbiarno testè esaminati di tutto, a mantenere un ambiente naturale:
non sono indipendenti l'uno dall'altro. L'esinon solo conservando gli spazi verdi esistenza dell'uno presuppoine quella dell'altro. stenti, ma anche aumentando la loro superCiò implica che l'amministrazione comunale
ficie (riutilizzazione di cave o di miniere
non può scegliere un :iolo metodo. Essa
abbandonate. riscatto di terreni, ecc.). o rideve, in funzione degli obiettivi perseguiti, creando l'ambiente quando questo abbia sutendere a una selezione e a un coordina- bito gravi danni.
mento di uno di questi metodi rispetto alI1 primo dovere del comune sembra dunl'altro, secondo il livello di promozione della
que essere quello di fare l'inventario delle
coscienza della natura (che essa vuol rea- proprie ricchezze naturali, di rispettare lo
equilibrio di questi valori, di conservarne la
lizzare.
Questa selezione e questo coordinamento diversità e di farla prosperare.
dipendono altresì dalla situazione del comune. I n linea generale bisogna tener lar- A ) Località zcrb,ane
gamente conto della fast. d'inquinamento in
Nelle località urbane l'azione degli Enti
cui il comune si trova.
locali dovrebbe esercitarsi nei diversi aspetI metodi ricordati non sono esaustivi.
ti della vita pubblica.
Inoltre, in pratica, non è sempre possibile
distinguere chiaramente fra questi metodi,
dato che vi sono forme intermedie. Ciò si- 1 ) Problema delle vie pzchbliclze e della circolazione
gnifica che lo schema dei quattro metodi
- informazione, educazione, concertazione
Le autorità locali dovrebbero aver cura
e partecipazione - h a un valore relativo. che gli accessi delle loro città fossero accoUn ultimo rilievo, relativo all'efficacia dei glienti. La circolazione in certe arterie dometodi di promozione idella coscienza del- vrebbe essere, per quanto possibile. proibita.
l'ambiente. Parlando di questi quattro me- E' auspicabile che, nella sistemazione delle
todi abbiamo posto l'accento sull'effetto, strade. gli alberi non siano abbattuti (infatti
che è diverso a seconda del metodo. Si do- essi riducono il rumore. trattengono la polvere, riossigenano l'aria) mentre dovrebbero
vrebbe tuttavia ricordare che, oltre a tale
essere fatti sforzi per abbellire le città (pianeffetto sul grado di coscienza, vi sono altre
tando fiori, alberi, sistemando i prati).
considerazioni importanti di cui si deve
tener conto, come il carnpo di applicazione
del metodo, la durata per raggiungere un
certo livello di efficacia, gli effetti voluti
I1 Sindaco, per il bene dei suoi amminie non voluti, la funzione e il significato di
strati, h a interesse a rispettare le norme di
legge sull'inquinamento controllando il licoloro che formano I'ol~inione pubblica, la
funzione dei gruppi piloti, i mezzi di comu- vello dei diversi gradi di inquinamento, sia
nell'ambito dei propri servizi tecnici, sia afnicazione, eccetera. Su questi fenomeni non
fidando tale controllo ad organismi privati.
vi sono dati scientifici, in particolare per
Non si tratta di respingere le industrie
ciò che si riferisce alla coscienza della nainquinanti,
m a di esigere da queste uno sfortura. Invece sul piano idella teoria dei pic70 per la depurazione. Dei vantaggi sono
coli gruppi e della comiinicazione di massa,
e anche su altri argomenti, sono state effet(51 Nell'rcc. devono evidentemrnte essere sottintesi i
tuate delle ricerche. Esse hanno senza dubcindacalisti i rapnresentanti delle rommissioni interne
(oneraie) di fabbrica. gli artiviani. le accncia-rioni covbio la loro importanza pler il problema di cui
tadine. eli urbanisti, i medici, gli assistenti sociali
abbiamo qui trattato,
(N. d . R.).
CONIUNI D'EUROPA
aprile 1972
concessi in alcuni paesi per la istituzione e
la modernizzazione del sistema di depuramento.
D'altra parte le amministrazioni comunali
non devono perdere di vista che i problemi
del rifornimento idrico sono inseparabili dai
problemi della eliminazione delle acque di
scarico e devono quindi essere trattati contemporaneamente.
Il comune darà l'esempio evitando che i
propri servizi di nettezza urbana siano particolarmente rumorosi, come troppo spesso
avviene (6).
4 ) La sisterizazione d i nuovi quartieri
Questa dovrà essere realizzata non a detrimento della natura esistente, ma integrando
tali ouartieri in essa.
Gli spazi verdi sono uno degli elementi
predominanti di questi nuovi quartieri; diverse categorie di spazi verdi dovranno essere create (giardini pubblici, spazi alberati); come avviene già in numerosi paesi,
il comune può realizzare dei veri e propri
cimiteri « paesaggistici » (7).
sita di un'azienda vicina e sedute d'iniziazione ai lavori rilrali.
Sarebbe interessante far condurre agli scolari delle indagini sui problemi dell'ambiente che si pongorio nel comune; allo stesso
modo i giovani potrebbero partecipare alle
campagne per l'addobbo floreale delle città
o, in ambiente rurale, al rifornimento dei
posti di ristoro per percorsi relativi a passeggiate a cavallo o a piedi.
Infine potranno altresì essere organizzati
nelle scuole corsi destinati a dare delle prime nozioni di urbanistica ai giovani.
Le città gemellate possono realizzare attività di carattere europeo, in ispecie sotto
forma di stages per l'iniziazione all'ecologia
e sotto forma di cantieri per il rinnovo di
paesaggi a luoghi artistici.
11.
-
ll
la situazione: infatti alcuni problemi dell'ambiente superano l'ambito delle frontiere
nazionali; altri, invece, si prestano meglio
a soluzioni a livello regionale e locale.
La politica dell'ambiente elaborata e applicata al livello nazionale deve essere essenzialmente il coordinamento e l'armonizzazione delle politiche messe in atto nell'ambito comunale e regionale. Essa deve accompagnarsi ad una sorta di perequazioni dei
mezzi finanziari che consentano lo sviluppo
equilibrato delle misure prese su tutto il
territorio del paese.
Spetta, analogamente, alle autorità nazionali attuare la cooperazione europea e internazionale, nella misura in cui questa non
può ancora essere organizzata da istituzioni
comuni esistenti.
Cooperazioni: intercomunale
La cooperazione intercomunale (co'nsorzi
fra comuni a vocazione multipla. e a vocazione specifica per i problemi dell'ambiente)
e la cooperazio'ni: sovracomunale (ragqruppamento di comuni, come quello realizzato
in Germania dai Kreise, o federazioni di comuni) devono consentire:
5) L'aspetto estetico
- lo scambio di esperienze e confronti
Non dovrà esser trascurato: le autorità
locali hanno interesse a studiare con cura
il problema di ciò che si è convenuto chiamare
il rnobilio urbano
(segnalazioni
stradali e urbane, pensiline di attesa alle fermate degli autobus, cestini per rifiuti, ecc.),
evitando la proliferazione di apnarecchiature concepite separatamente, senza preoccupazioni per l'estetica.
Analogamente sarebbe o'pportuno disciplinare le installazioni pubblicitarie (forma,
colore, dimensioni), avendo cura che esse
non costituiscano un'ac~ressione permanente della vista e dell'udito. Le aree di stazionamento delle automobili potrebbero esser
nascoste alla vista.
6) Partecipazione dei giovani
Un certo numero di azioni potrebbero es"'lte
la nartecipaziOne diretta dei
xiovani, specie nell'ambito scolastico: al livello materno (piccoli giardini. animali indigeni nei
livello
elementare (piccole piantagioni, giardinetti
piantati da ciascuno
livello
condario (piccoli
con
diversi lavori, quali innesti, eccetera).
ai
B ) Località rztrali
Nelle località rurali il comune dovrebbe
svolgere una funzione di incitamento alla
difesa della natura: protezione della flora,
protezione della fauna (rapaci) e di alcune
zone (torbiere, paludi) la cui produttività
è indispensabile al buon equilibrio dell'ambiente rurale in genere.
Per i giovani cittadini potrebbero essere
organizzate giornate rurali implicanti la vi(6) Evidentemente nei Paesi Bsssi non sono preoccupiti da rumori assai peyriori (N. d. R.).
(7) Cfr, la letteratura
sepolcrale, prefoscoliana e prcrornanticn (Young. Rlair. Gray) e i suoi
sviluppi posteriori. Del resto I'atie.eoiarnento romantico e quello classico sui cimiteri (e i defunti) s i sono
snesso intrecciati, con varie consegurnze urbanistiche
(il pensiero non pub non andare all'Appia Antica e
- 1 1 ~ sua rivalutazione nel quadro del moto, di cui fu
a,-lrfiie tra i mweiori l'autore della a Storia dell'arte
antica » - Geschichte rler K ~ i n s tdes A l t e r l u m ~ ,1764 -,
z,"d"e:~':z
~
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o
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considerati i a defunti in guerra ,, e. in genere. per la
patria: cfr. i monumenti al Milite Ignoto, i Parrhi
della Rimembranza, i Cimiteri di guerra, ecc. (N. d R.).
- l'armonizzazione dei piani per la sisternazione del territorio e Per l'urbanistica;
- l'istituzione di un sistema di misurazione dei diversi inquinamenti;
- parchi e riserve naturali;
- centri di depuramento;
- centri per il trattamento delle im.
111.
- Azioni
da promuovere nell'ambito re-
gimale
I n realtà sarà difficile tracciare un limite
fra l'ambito sovracomunale e quello regionale. In ogni caso nei paesi in cui esistono
strutture regionali. la cooperazione istituzionale fra autorità recionali. raggruppamenti di comuni o comuni deve essere istituita in un ambito ufficiale, prevedendo una
ripartizione dei diversi obiettivi.
~ ~ l l l reE!ionale,
~ ~ b i e ~ in~ ispecie per
le regioni di frontiera. si pone automaticamente il
della cooperazione al
di là delle 'frontiere nazionali che costituiscono talvolta dei limiti arbitrari all'interno
della regione naturale. Questa cooperazione
deve essere il risultato di iniziative regionali prese però nell'ambito di accordi conclusi dagli stati o'. ner i paesi membri della
Comunità, derivanti da trattati di ispirazione comunitaria (Trattato di Roma).
Sarebbe altresì ]necessario prendere in considerazione l'istitiizione di commissioni sovraconfinarie, per lo studio dei problemi
posti dalla cooperazione al di sopra di queste. Tali commis:jioni potrebbero studiare,
in particolare, la realizzazione di parchi naturali europei e in specie quella del progetto
di un parco naturale regio'nale
CorsicaSardegna »; di reti europee di lotta contro
l'inquinamento, ecc.
IV.
~
-
Azioni da promuovere sul piano naziunal'e
L'esperienza
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~ha ,mostrato
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~ dimen~
~
~
sione nazionale finora considerata come
esclusiva » non c:orrisponde alla realtà del((
V . - Elaborazione di una politica europea
dell'ambiente
1, questo campo, due possibilità si presentano nel]'ambito delle istituzioni europee
attuali:
1) I n seno alle Coinunità Eur'opee si sta
elaborando una politica comune dell'ambiente, politica che si riflette nel programma
dJazione proposto dalla Commissione (documento SEC 71 - 2616 - luglio 1971):
- approvazione di una legislazione comunitaria in materia d'ambiente;
- armonizzazione delle legislazioni dei
paesi membri;
- istituzione di una rete comunitaria
di osservazione dei diversi inquinamenti,
accompagnata da un programma co'ordinato
di ricerche;
- istituzio'ne di un Istituto di ricerche
europeo;
- istituzione di un fondo finanziario.
I n proposito sarebbe auspicabile che il
Consiglio dei Ministri dei paesi membri
della [Comunità allargata. in una seduta che
riunisca i ministri per l'ambiente, fornisca
al più presto la Comunità dei mezzi giuridici. finanziari e operativi necessari per una
dell.ambiente. (Ricordiamo che uno
degli ultimi Consigli dei Ministri ha rifiutato di inserire nel bilancio del 1972 un finanziamento ((ad hoc n).
Notiamo che la politica dell'ambiente deve
naturalmente esser concepita in stretto collegamento con le politiche comuni elaborate
neeli altri settori e in particolare con la politica industriale, quella agricola, e in generale, con la politica di pianificazione del
territorio,
Infine è della più grande importanza che
i paesi membri della Comunità Europea
prendano posizioni comuni o almeno concertate in organismi a vocazione europea
viù larga e a vocazione internazionale che
hanno cura dellfambiente, come
e le
sue apenzie specializzate,
2 ) Per parte sua il Consiglio d'Europa fin
dal 1962 si è occupato dei problemi della
difesa della natura e dell'ambiente attraverso un comitato di esperti specializzati e,
constatando che i governi non po'tevano condurre da soli un'azione efficace, ha propuqnato azioni d'informazione e d'insegnament0 destinate a ottenere l'appoggio delle autorità
~
'regionali
~
~
~e locali così come quello del
pubblico.
L'anno europeo per la conservazione del-
COMUNI D'EUROPA
12
aprile 1972
Carta europea dei Poteri locali per la s:
Progetto r i c a v ~ t o ,dopo discussione in u n Gruppo de1l1A1CCE per la politica ecologica, dal a primo schema » pubblicato in « Comuni d'Europa del
novembre 1971, m a redatto nel settembre antecedente per la riunione di Rotterdam ( 8 ottobre 1971) del Gruppo di politica ecologica del CCE.
Questioni fondamentali
Preambolo
2. I Poteri locali debbono rivendicare,
inoltre, una assoluta simultaneità della programmazione economica e della pianificazione del territorio (aménagenzent du tevvitoive,
Raumplannung, town and couiztvy planniizg):
sono le comunità locali e le singo~lepersone, infatti, a sopportare le conseguenze di
uno sviluppo visto quantitativamente e non
qualitativamente, nelle sue effettive incidenze
sul territorio. Tocca anzitutto ai Poteri locali
di contestare uno sviluppo basato sul profitto, sul falso ordine tecnocratico, sugli interessi particolari e corporativi, sulle decisioni
burocrati'che prese lontano dalla realtà uinana e dall'ambicnte naturale in cui essa si
trova.
))
Per ragio'ni ideali e per le minacciose conseguenze pratiche, che ha sull'eco-sistema
planetario e la sopravvivenza
b,isogna ormai dire decisamente
no n alla
cosiddetta società consumista, basata sulla
logi'ca del profitto e sulla redditività a breve
e a medio termine: l'industria va ricondotta
interamente al servizio della co,munità
na; all~obiettivotraclizionale di sviluppo economico. veduto a se stante, va s'ostituito
l'obiettivo dell'increinento globale di Eelicità
della comunità; la redditività va considerata
a lungo termine, tenendo presenti tutte le
interdipendenze trai produzione, ambiente
naturale, progresso umano.
pro,grammazio,ne
L Occorre una
economica, condotta nelllinter-esse generale
e pertanto ancorata alle istituzioni politiche
e democratiche.
3. I Comuni e gli altri Poteri locali non
dovranno in ogni caso limitare la difesa
della natura e dell'ambiente umano ai propri confini, ma do'vranno rivendicare ai livelli superiori - regionale, nazionale, europeo - la salvaguardia delle loro fonti naturali di vita (acqua potabile, fiumi, mari,
boschi. parchi regionali e nazionali, fauna,
equilibrio fonico', atmosfera).
4. Gran parte dei danni all'ambiente naturale sono causati da uno sfruttamento insensato delle risorse naturali e da un insediamento umano irrazionale: gli effetti dclla
concentrazione urbana sono a un tempo ncgativi (accelerazione della degradazione ambientale) e positivi (migliore possibilità di
organizzare certi aspetti della protezione),
per cui converrà definire delle soglie ottimali per i differenti tipi di concentrazione.
Ma non bisogna dimenticare la minaccia della bomba demografica, cioè una vertiginosa
crescita della popo~lazione, sciolta da ogni
consapevole previsione sulle risorse materiali e i servizi sociali disponibili.
5 . Gli elementi naturali aria, acqua e suolo debbono essere considerati, a tutti gli effetti, come beni co~muni. I n particolare i
Poteri locali non potranno condurre a fondo
una lotta pei- la salvaguardia dell'ambiente
naturale e umano, né si potrà mirare a una
urbanizzazione razionale, finché sussista la
rendita fondiaria urbana.
6. Ove si vive in un'cconomia di rncrcato
e quindi conco'rrcnziale, molti Poteri locali
continueranno a essere indotti a trascurare
importanti rego'le di rispetto della natura
pur di attirare investimenti e fonti di lavoro:
urge pertanto una severa legislazione-cornice
ai livelli regionale, nazionale e sovrana
zionale.
7. Date l'interdipcndenza ormai raggiuntz
dai paesi di tutto il mondo, la mancanza d
frontiere che è nella natura e la limitatczzz
aprile 1972
COMIJNI D'EUROPA
13
progetto per gli Stati generali di Nizza
laguardia de117ambiente naturale e umano
delle risorse naturali occorrercbbe preoccuparsi della programmazione economica e
della pianificazione del territorio dell'intiero
pianeta: certi problemi di salvaguardia della
natura e di abitabilità del mondo già ci
costringono, del resto, a guardare il mondo
in senso unitario (inquinamento degli oceani,
deterioramento della atmosfera terrestre,
ecc.).
Frattanto spetta ai Paesi europei a regime
democratico di darsi, in modo esemplare.
istituzioni politiche comuni, sovranazionali
che permettano una programmazione economica rispettosa della redditività a lungo termine e quindi dei costi ambientali e naturali, e un equilibrato sviluppo regionale,
evitando le rovine naturali e ambientali
dovute sia a Lin insensato sovraccarico industriale sia al sottosviluppo e all'abbandono.
8. In una Europa organiz~ata per salvaguardare la natura e l'ambiente umano deve
spettare un ruolo fondamentale - tra gli
Stati nazionali e i minori Poteri locali - a
un Potere locale di sufficiente ampiezza, la
Regione (Land), controllato da tutti i cittadini attraverso il suffragio universale diretto. Questa R-gione deve rappresentare
un effettivo decentramento democratico e
non una deconcentrazione burocratica; essa
deve altresì poter contestare quenli interessi
settoriali e corporativi, a cui in qualche
Paese si vorrebbe erroneamente conferire
addirittura una rappresentanza politica formale.
-
9. I Comuni, le istituzioni democratiche di
quartiere delle aree metropolitane, i circondari rurali (Lar~dkreise)debbono rivendicare
la competenza di organi~zareil tempo libero
dei cittadini-lavoratori in totale autonomia
dalle strutture della produzione basate sul
profitto: quest'ultima ha viceversa interesse a orientare la fruizione del tempo libero
in senso consumista, cioè in un senso che
contribuisce alla distruzione dei beni naturali
e favorisce gli inquinamenti di ogni genere.
10. I1 capitale privato e pubblico, i tecnocrati e i burocrati dispongono di mezzi
enormi per influenzare, disinformare, sugeestionare i cittadini-elettori, per cui tutto i l
meccanismo democratico viene alterato. E'
urgente creare adeguati strumenti pubblici
di vita politica comunitaria, tali da permettere al cittadino di formarsi autonomamente
le sue idee e le sue preferenze nolitiche
relative alla rappresentanza più adatta a difendere l'interesse eenerale: centri comunitari e sociali, case del popolo e della cultura. giornali di quartiere e di circondario
ruralr finanziati pubblicamente. tipoqrafie
sociali. strumenti di dibattito. di informazione e di csnressione p~ibblica non dinendenti a griori da interessi particolari. Non
c'è democra7ia sen7a la pluralità dei partiti:
ina non c'è partito realmente democratico
senla la sua indipendenza dal capitale e
dal profitto.
I1 co-relatore al I1 tema degli Stati generali, Aurelio Dozio, tra i membri del Gruppo delllAICCE
per la politica ecologica, Gian Carlo Zoli e Salvatore Parigi.
Questioni concrete, particolari,
differenziate
11. E' evidente che per un'incinerazione
moderna dei rifiuti solidi e per un trattamento e convogliamerito razionale delle
acque di scarico i piccoli Comuni dovi.anno
ricorrere all'organi~zazione di Enti locali
intermedi.
12. Importanti sono i compiti dei Comuni
nel preseivare quell'osriigeno che comincia
a diventare scarso nel pianeta e nell'evitare
ogni deterioramento dell'atmosfera, che sta
entrando in una fase pericolosa: gravi sono
le responsabilità dei Comuni nel regolamentare, in materia, i trasporti pubblici, i veicoli privati, i riscaldarnenti privati e pubblici, gli scarichi delle industrie; altrettanto
gravi le responsabilità dei Comuni nel preservare quei polmoni che sono le foreste, ma
anche quei minori polmoni che sono le zone
alberate, i giardini e i parchi.
13. ~~~~i le responsabilità delle regioni
(
~
~ in tema
~
~di ~
d
~ delllequi.
~
)
brio della fauna, della regolazione della cac.
cia e della pesca, sia nel mare che nelle
acque interne.
14. I Comuni dovranino denunciare le frequenti collusioni fra industrie (specialmente
le petrolchimiche) e istituti pubblici incaricati della sorveglianza sanitaria c della salvaguardia dell'ambiente: enormi sono i
danni non solo degli scarichi industriali,
m a anche dei prodotti dell'industria, quali
i detersivi, taluni pesticidi, ecc.
15. I Comuni e gli altri Enti 10,cali non
hanno la possibilità di intervenire direttamente contro fatti assai gravi di inquinamento che si producono in mezzo ai mari e
agli oceani, ma possono intervenire assai
duramente nei punti di partenza e di arrivo
delle navi, cioè nei porti, ai quali essi debbono contestare qualsiasi indipendenza di
gestione.
16. Analogamente i Comuni debbono lottare contro l'inquinamento fonico, rivendicando il proprio controllo sugli aeroporti
e sollecitando un piano sovranazionale
europeo di trasporti aerei, che tenga gli
abitanti del nostro continente (ivi comprese
pregiate specie di animali) lontani dai danni
degli aerei supersonici.
17. Gli Enti locali e le Regioni (Laender)
debbono soprattutto diventare il veicolo istituzionale della giusta contestazione giovanile
contro la distruzione della natura: non basta che essi forniscano ai qiovani
una completa organi~zazionesportiva a scopi agonistici, essi debbono ridare ai giovani un'accessibile e gioiosa fruizione della natura,
anche appoggiando la loro contestazione contro gli eccessi della produzione dovuti semplicemente alla logica del profitto.
18. Le città storiche e tutto quello che
testimonia la lenta e faticosa evoluzione
della civiltà vanno preservati come un capitale umano e come un punto di riferimento della lotta per uno sviluppo economico C socialc guidato dalla ragione.
Roma, aprile 1972.
COMUNI D'ELYROPA
14
la n a t u r a , organizzato s u iniziativa del Cons i ~ l i od ' E u r o p a , h a senza dubbio costituito
il p u n t o d i partenza di numerose decisioni
i m p o r t a n t i relative alla difesa dell'ambiente
e alla istituzione di ministeri specializzati.
La risoluzione 66 (1970) della Conferenza
europea dei Poteri locali nell'ambito della
difesa della n a t u r a e delle risorse naturali
costituisce u n documento d ' i m p o r t a n ~ a capitale p e r la fissazione d i u n a vera politica
dell'ambiente a d opera delle a u t o r i t à locali.
F r a le diverse azioni del p r o g r a m m a cons i d e r a t o si possono notare:
- l a conferenza dei ministri resPonsabili p e r l'ambiente dei 17 paesi c h e si t e r r à
a Vienna nel 1973;
- l'e]aborazione di u n a convenzione p e r
l a lotta c o n t r o l'inquinamento dei corsi d i
acqua internazionali;
- p;li studi sugli sviluppi industriali e
u r b a n i antiestetici e insalubri, sulla circolazione u r b a n a e sulla protezione delle coste;
- l a definizione di u n a politica u r b a nistica;
- la fissazione dei poteri disciplinari
e dei mezzi finanziari d i cui dovrebbero
d i s p o r r e gli enti locali;
- l'istituzione d i u n a agenzia europea
i n t e r u r b a n a di scambi d i esperienze e d i
informazione.
VI.
-
Funzione d'elle organizzazioni dexli Enti
locali e particolarm~ent~e
del CCE
I n q u e s t a prospettiva le organizzazioni
degli E n t i locali devono svolgere pienamente
la loro funzione, d a u n lato organizzando
u n dialogo d i r e t t o f r a le istituzioni europee
e i livelli nazionale, regionale e locale, dall'altro assicurando la rappresentanza delle
collettività locali e regionali negli organi
europei sia politici che tecnici c h e sono
a n c o r a d a istituire.
Questa rappresentanza esiste già ncll'amb i t o del Consiglio d'Europa.
E s s a deve ancora essere r e a l i z ~ a t a ,invece.
nell'ambito delle Comunità Europee: pli
a m m i n i s t r a t o r i locali delle regioni d i frontiera dovrebbero, i n particolare. essere consultati in debita f o r m a nell'ambito d i organismi di cooperazione a l d i s o p r a delle frontiere esistenti o d a istituire, i n specie i n
vista di eventuali interventi finanziari di un
fondo europeo.
I n o l t r e , sul piano politico, il Consiclio dei
Comuni d ' E u r o p a deve i n c o r a p i a r e l e collettività locali e regionali a d esercitare u n a
pressione costante sui governi p e r ottenere
l a realizzazione d i una vera politica dell'ambiente.
S u l piano pratico, il CCE deve essere u n
aqente d1informa7ione delle collettività locali. Diversi mezzi s o n o a s u a disposizione
a tal fine:
- diffusione della rcgolamentazione elab o r a t a dalle istituzioni europee;
- diffusione di pubblicazioni;
- istituzione di u n a « m o s t r a itinerant e » di cui esso dovrebbe fornire la b a s e
e c h e dovrebbe arricchirsi degli a p p o r t i successivi dati d a i comuni stessi via via c h e
l a m o s t r a si sposter8 d a u n o all'altro;
- l'elaborazione d i u n qucstionario presso le amministrazioni comunali, le risposte
al quale consentirebbero d i stabilire u n bilancio generale.
aprile 1972
Ecoloria
7 : problema europeo
bibliografia ragionata
di Andrea Chiti-Batelli
Il t/ilerrto con crri ~ l uomini
i
si coslrr~iscono il loro morido è super-ato solo dalla
geizialità con cui lo distrugg»r~on.
K
G~oac;CIIRISTOFF
LICHTEMBERC
(1742-1799)
to, e che possono utilmente completare quelli
da noi recensiti: B. R. Gross, Austry, la rivista
Daedalus » (estate 1967), K. Boulding E Jantsch, H, Ozbekhan,
Edwell, D, F, 'Ho;ning,
J. D. Bernal, M. Guernier, G. Woods, P. Piganiol,
G. E. Bradley, McGeorge Bundy.
E fra questi
in
particolare il prof. John McHale (Architectural Design), 1967, il ailale, ci riferisce il P. (p. 167)
sostiene anch'egli la tesi della K socializzazione
della natura » che ci è cara, affern-iando che
« le risorse del ~ i a n e t anon possono più appai'.
tenere, per accidente geografico, a un individun
Il criteri'o di distinzione fra prinza e se- o a una
a un paese o a un gruppo di
conda parte è puravzente o~cc~asionale:
si esa- paesi, così come non può appartenere a qualcuno l'aria che respiriamo ».
nzinano per prinle le 0pel.e che abbi,amo ;io.
tllto
per PriM1(?,ricerc,ando in
E' ancora da ricordare come il Peccei sia
stato f r a i promotori del K Club di Rotna » che
rie biblioteche italiane ed estere.
studia scientificamente. e secondo i criteri più
Sono, in linea di princi,nio, esclusi d,a que- moderni della pianificazione e della s c i e n ~ adelle previsioni, i modi e le forme attraverso ciii
sta bibliografia quegli scritti che già si sono
realizzare una situazione d'equilibrio che ci salvi
discussi, o alnzeno citati, i n nostri precedenti
insieme dal disristro ecologico e dalla esplosione
studi st~ll'argonzento, e precisamente:
demografica. (In argomento si veda fra l'altro
Aurelio Peccei, iii~iede I'indirstrie
C. PALLENBERG,
- ((Aspetti europei della protezione del
italienne, a Vision ,>,ottobre 1971, pp. 79-82).
patrimonio artistico e naturale » ( « comuni
I1 Peccei ha riureso e approfondito lo stesso
d ' E u r o p a D, s e t t e m b r e 197'0);
tema in tre articoli in lingua inglese nella ri- « Ecologia, problerna europeo » ( « So- vista « Successo D, apnarsi risnettivamente nel
cialismo '70 », settembre-ottobre, n. 32-33, febbraio e giugno 19'0 e nel febbraio 1971. In
e
particolare in aiiest'ultimo (How to S ~ ~ r v i von
1971);
the Planet Earth. DD. 129-138) egli illustra l'idea
di fondo e l'obiettivo essenziale del K Club di
- « Aspects européen!~et mondi'aux des
R o m a » da lui fondato, con l'aiuto anche di
problèmes écologique et démographique » grafici
particolarmente impressionanti (se ne ac( « Les problèmes d e 1'Europe ., n. 55, 1972).
clude uno, del K Massachussets Institute of Techno1o.g.yn, che trascrive lucidamente anchc il siio
Il rinvio a tali tre scritti ci dispensa altresì
pensiero, e sottolinea la rapida decadenza della
dal premettere un'introduzione che riassuvria
« quality of life n col crescere della popolazione.
la nostra tesi federalista i n argomento, i n della produzione, del conseguente generale inqilinaniento e distruzione della natura e delle suc
essi sufficientemente esposta e ragzonata: m a
risorse).
sulla quale ad ogni modo torniarno nella
Quell'idea di fnrido del Peccei è. in parole porecensione del vol~ltnedi Aurelio Peccei c o ~ vere. che nel 2000 la pouolazione mondiale sarà
cni - rompendo l'ordine alfabetico clze in
raddoppiata, e che non sembra nossihile che
le risorse della biosfrra siano sufficienti ad assigenere osserviamo - iniziarno subito la
curarle quella « qualitv of life » che si diccva,
nostra rassegna: recensione che vale per.
al di sotto della quale la vita non i. derma di
tanto anclze conze introduzione generale ad
esser vissuta. Come ha scritto L. A. Brown nello * Scientific American » del settembre 1970.
essa.
il nroblema centrale non è tanto: " possiamo
nrodurre abbastanza? ", quanto uiuttosto:
1. - L A NATURA
"quali saranno le conseguenze di ciò sull'ecosistema? " » ( e il Brown lascia comprendere
A. PECCEI,Verso l'abisso, Milano, E.T.A.S. Kom.
che esse saranno disastrose, e che lo stesso è
pass, 1970.
da prevedersi ove vi sia - come è più che prnbabile - un ulteriore massiccio aumento delIl libro del P. è forse il più curioso fra quelli
l'industrializzazione).
che si mostrano consapevc~li della necessità di
E questo appiinto significa il diagramma aluna autorità mondiale: perché è da un lato colegato (riassumiamo semnre il Peccei): I'umascientissimo della necessità ormai assoluta di un
nità ha raggiunto un anice di crescita. di svipiano mondiale organico, :se si vuol salvare il
luppo, ecc. - con tutte le conseguenze neeative
mondo dalll'u abisso » ( < C una strategia globale per
che sappiamo - tale che. se esso dovesse conla sopravvivenza dell'umanità », come egli dice a
tinuare, il risultato sarebbe « a disastrous
p. 5), e che questo richiede un preciso atto di voplunge P.
lontà politica («l'uomo, per evitare la catastrofe
econotnica, sociale, politica, demografica, ecologi.
Occorre dunoue - rivete il P., questa volta
con le parole di J. Salk. lo scopritore del vac.
ca, e per guidare il proprio destino, deve esser
l'elemento cibernetico ovvero regolatore di tutti i
cino anti-polio, nel suo The World We Live In processi sui quali ha influenza P , p. 117); e analo« an uncomuromisine. ethic i...]
supplementary
gamente cosciente, e in modo nettissimo, esso
to biologicallv operateci niechanisms of rewlaappare della necessità di una profonda modifica
tion and contro1 and capable of inhibiting them
delle strutture politiche attuali e delle sovranit5
if necessarv D.
nazionali, come condizione indispensabile per
Da qui lo studio del « Club di Roma », chc
realizzare tale obiettivo (specie pp. 7, 123 sgg):
riunisce. in un « brain trust » mondiale, alcuni
ma è poi sordo e cieco come più non si potrebbe
dei migliori scienziati del globo. e si propone di
elaborare, sfruttando le tecniche più moderne,
all'idea che tutto ci?) rende nccessario. pena
l'insuccesso, l'istituzione di uno stato federalo
C in particolare le complesse metodo1og.i~elnbodi dimensioni planetarie: idca che l'autore di
ratc nel « Massarliiissets Instilutc of Technoproposito respinge perché di tropno difficile realogy » del prof. J. W. Forrester, i modi e le
lizzazione (pp. 130, 209) -- quasi che il suo piano
forme di una transizione deliberata dcll'umalo fosse nicno, e una pianificazione mondinlc,
nità dall'attuale stato di crcscita mondiale a
e su questioni così vitali, fosse anche solo conceuno stato di equilibrio mondiale. (Come ricordapibile senza uno stato moildiale.
vo, un primo risultato di tale ricerca è costiVa1 la pena di segnalare, in questa importante
tuito dalla recentissima pubblicazione di tale
opera, anche gli autori a c:ui essa fa riferimenistituto, ispirata appunto dal Club di Roma,
Nelle p,agine che seguono si pubblica l,a
parte di una bibliografia ragi,onat,a
sull~argovzenro,i n attes,a cke essa sia seguit'a
- se lo spazio ce 60 constintirà - da una sec o d a almeno altrettanto anzpi,a: alla qu,ale
d,ovrebbe tenere dietro, almeno nelle nostre
intenzioni, altra biblisografila analoga a qzlesta sul problema, strettainente connesso, delI'esylosione demogfiafica e sui modi di porvi
COMIINI D'EUROPA
aprile 1972
T h e L i m i t s o f G r o ~ i t h , New York, Universe
Books, 1972, 205 pp.).
Ciò appare tanto più necessario e urgente, aggiunge il Peccei, in quanto in ogni caso il compito che si aprirà all'umanità futura - anche
così controllata nella sua crescita e ammettendo
molto ottimisticamente per già realizzato, o in
via di effettiva realizzazione, l'obiettivo prospettato dal Salk -, anzi, alle stesse nostre generazioni, per assicurare a tutti gli uomini che
vivranno nel 2000 case, scuole, ospedali, cibo e
insomma una vita umana, sarà « p i ù arduo di
tutta l'opera compiuta dall'umanità negli ultimi
due millenni n.
Il P. è, anche in questo studio supplemen.
tare, pienamente cosciente dell'ordine di grandezza dello sforzo di « riadattamento istituzionale n, se così può dirsi, che un tale compito
implica.
Da un lato egli vede lucidamente che lo studio
di un modello, come quello alla cui elaborazione
si dedica il Club di Roma, ner quanto condizione essenziale e indispensabile per un agire
illuminato e a ragion veduta, non può esser
sostitutivo della volontà politica necessaria a
realizzarlo: « non è un ersat? dell'intuizione
- egli scrive - ma solo uno strumento tecnico,
che si deve saper usare in modo appropriato D.
Dall'altro, venendo a definire quell'atto di volontà politica, egli si rende conto con altrettanta
obiettivo: senso di solidarietà, a sua volta, chc
può certo realizzarsi, in momenti di particolare
pericolo (costituito, in questo caso, dalla minaccia del disastro ecologico e demografico) e
di particolarmente elevata coscienza ed entusiasmo morale: condizioni e situazioni, peraltro.
che è impossibile sperare possan:, durare e co.
stantemente mantenersi, se non si solidificano e
rapprendono, per clir cosi, in strutturc istituzionali: se insomma noti si f a n n o stato, e la
nuova moralità non crea una nuova, stabile legittimità e legalità - appunto al livello planetario.
Come ben ha scritto GISELIIER
WIRSING,
titlr der
urnfassende S i n n ides W o r t e s Solidaritat h n t
W e r t (1): e questo «senso più lato » della parola solidarietà pub esser solo quello che ab.
biamo or ora indicato.
Si può, naturalmente, ripiegare, anche al livello mondiale, su quel fun~ionalismo che ha
fatto così cattive prove al livello europeo (lo
spill over e f f e c t , l'idea che una ciliegia tira I'altra e tutt'e due fa-nno l'Europa essendo ormai
da relegare fra le illusioni senza sbocco degli
anni di mezzo fra i cinquanta e i sessanta): ed
è questa la via su cui si ponc. più o meno con.
sapevolmente, anchie il Peccei. Ma del tutto
inconseguentemente: giacché, se occorre - comc
egli giustamente sostiene - una « massimizzazione della razionalizzazione », se ci si consente
te ancor mcno prenarato. Eppure non vi sono
scorciatoie alla realizzazione di un compito così
grandioso: tantae molis erat r o m a n a m conderc.
gentem; cioè, nel nostro caso, passare - per
Lisare una formula suggestiva di Mario Albertini - dalla preistoria alla storia, dall'epoca dell'umanità divisa e guerreggiante a quella kantiana di una umanità solidalc in un ordine
pacifico giuridicamente incarnato.
Sulla necessità di una programmazione mondiale che contemperi lo sviluppo demografico
con quello della produzione alimcntare ( e questa con le esigenze dell'ecologia) si veda: G. E.
LURAGHI,
Le macchiile della libertà, Milano, Bompiani, 1967, 144 pp.
E, sui problemi che una tale autorità clovrebbe risolvere, per elaborare auel piano, si
veda la conclusione dello scritto di E. A. ACKERN
I\IN,
Population, Natura1 Resoztrces aiid Tecllilologv, The Annals of the Academy of Political and Social Science n, gennaio 1967, pp. 84-97.
R. ARVILL,M a n and Ellvironment: Crisis and t h e
Strategy o f Choice, Harmondsworth, Pcnguin
Books, revised edition, 1969, 332 pp.
Un'enunciazione precisa, vasta e informata dei
differenti problemi e drllc attività che si dovrebbero svolgere - sul piano educativo. della
pianificazione, della ristrutturazionc degli enti
locali ecc., con particolare riguardo alla Gran
B r e t a ~ n a-: ma senza vera sensibilità per I?
grandi questioni politiche - istituzionali e di
fondo - che secondo noi stanno alla base di
una soluzione effettiva della gravc e comnlessn
auestione della difesa e promozionc dell'ambiente.
n Lehens~r.~lrirlS . BALKE,U r n w e l t b e d i n ~ t ~ n p eals
llige, Schriftenreihe der Verciniz-inq Deutschcr
Gewasserschiit7 EV-VDG, nr. 28, Bonn-Bad Godesberg, 1970, 16 pp.
1900
1920
Soiirce: M.1.T..
1970.
1940
I980
Y I A R S
chiarezza - rifacendosi anchc a studi di H. V.
Perlmutter sulla necessità di un « global industrial state » mondiale e di B. Herman e
J. Tinbergen sull'ottimale divisione internazionale del lavoro - dell'assurdità e del carattere
del tutto anacronistico di quclla che cgli definisce la « kafkiana fraininentazione del mondo in
130 stati sovrani ». Basterebbe ancora un passo,
e la necessità del préalable federale, della premessa istituzionale verrebbe in primo piano.
Poiché il Peccei non compie questo passo, contentiamoci di riferir per esteso, concludendo,
e con le stesse sue parole, l'argomento decisivo,
da lui medesimo addotto, che non solo suggerisce
quella conclusione, ma la impone ( i l f a u t vouloir
les conséquerzces d e ce qu'orl velct).
Per realizzare quell'impresa così ardua di cui
si diceva sopra - scrive in sostanza il Peccei occorre un piano organico mondiale che consenta di usare in modo più razionale tuttc le risorse
del Pianeta, coordinando al tempo stesso anche
le risorse umane al livello mondiale, e tutto indirizzando e ordinando a lini concepiti su scala
planetaria; il che implica, tra l'altro, una radicale
ristrutturazione del sistema industriale e agricolo, e cioè una politica territoriale conccpita
anch'essa alle dimensioni della terra, e quindi
un'altrettanto radicale negazione delle attuali
localizzazioni della produzione mondiale, la qua.
le presenta concentrazioni pericolose - dal pun.
t o di vista sociale, politico. ecologico - in centri
« of income crcation and economic power D, e,
di contro, vuoti di miseria e di fame: il che
rcnde poi vani e irrisori i mezzi di aiuto finanziario, di assistenza tecnica e così via, con cui
si cerca di rimediare a posterior1 a queste assurdità che sono insite nella logica stessa del sistema, e contro le quali dunque, nell'ambito di
questo, si compie iin'eterno, ed eternamente
vano, lavoro di Sisifo.
Fin qui il Peccei: e non è chi non veda quanto un tale programma, per passarc nella rcaltà,
dovrebbe ledere interessi di gruppi, di industric.
di popoli privilegiati, e quanto maggiore, dunque, dovrebbe essere il senso di solidarietà - e
quindi lo spirito di sacrificio - che dovrebbe
animare l'umanità intera per raggiungere un tale
1000
1010
1040
3060
l'espressione infelice, di tutti i fattori che dovranno concorrere a realizzare il « piano mondiale » progettato (e a raggiunger l'obiettivo si
chiamano a raccolta i migliori cervelli, i migliori calcolatori, quanto di meglio in harrl e
s o f t w a r e può offrire la scienza e la tecnica piU
evoluta), come non applicare lo stesso principio
di razionalizzazione anche agli strumenti giuridico-politici, alla struttura amministrativa insomma, e al suo sostrato politico, senza cui
quel piano non potrà mai realizzarsi?
La coloinbn che vola nell'aria leggera - diceva
Kant, dimostrando l'impossibilità della metafisica come scienza - potrebbe illudersi, se fosse
dotata di intelletto, che, facendo a meno dell'aria e della sua resistenza. essa potrebbe volare ancor più libera e più veloce: ma in realtà,
senza di quella, non riuscirebbe neppure a sollevarsi da terra. Così il tccnocrate, l'esperto, il
matiager, l'uomo d'affari, digiuno delle leggi della politica, può illudersi - è l'eterna illusione
qualunquista, della tecnica che fa a meno della
politica, e di cui l'idea funzionalista cara a
Monnet in Europa, o a Ernest Haas e a David
Mitrany in America, non è se non un caso
particolare - di far a meno di strutture politico-istituzionali, cosi complicate e difficili a
realizzarsi, come quelle di uno stato federale
mondiale: perché inconsciamente ma chiaramente avverte (con percezione chiara e confusa, direbbe Leibiiitz) che porre quel problema, già per lui così ostico, significherebbe poi
pornc un altro, e aventc ancor più « sapor di
forte agrumc r : quello di un radicale supcramento dei contenuti: stessi, e non solo della vestc
istituzionale estern.a, dei 1310 stati sovrani esistenti: giacché quella solidarietà e quello spirito di sacrificio mondiali non si creano senza
una profonda riforma - una rivoluzione anche dcl
sistema D, come appunto i contestatori lo chiamano: il che impone una indicazione di fini, di obiettivi, di cambiamenti e riforme alla cui definizione esso tccnocrate si seii-
Ancora un quadro così desolantc e pauroso
della situazione (con particolare riguardo al
Reno) che l'autore si chiede, in un momento
di sconforto, se l'uomo. schiacciato dalla tecnica, dal progresso, dalla società. u sia ancor.
libero di prender decisioni con cui determinare
le proprie forme di vita » (p. 16): domanda alla
quale aggiunaiamo noi, occorre risnondere. con
J. M. Albertini, che r l'avenir n'est ni neutre
ni nécessaire » (2): esso implica, per dirla ancora col B., una scelta che non può esser misurata col comvuter ( a ciò che non si misura t.
più importante di ciò chc si misura D, ha dettn
- eg-li ricorda - un economista del calibro di
T. Marshal. nel suo celebre Corso d i ecotionzia):
implica cioè una scelta politica.
S t r a t e ~ i e d e r Umweltgestaltt~llg.
KL. BOISSORÉE,
« Libera1 », febbraio 1971, pp. 85-98.
L'articolo è particolarmente interessante per
la breve discussione svolta nell'ultima nartr.
circa l'opportunità di una ridu7ione dcllo sv;
luppo come mezzo ner risolvere a lunno termine. i problemi ecolog.ici: che è il quarto grande argomento - oltre a o~iello,per dir così
della riduzione della nopola7ione n-iondiale c
della socializ7a-rione della natura nonché della
sovrannazioqalità della stratenia - che dcvr
stare alla hase di una politica dcll'eco-sistema
concenita al livello europeo, oggi, e mondiale
domani.
'
( 1 ) x Solo la solidarietà iniesa nel senso pii1 laio ha
valore ,, (G. WIKSINC, Dir Menschenlawine. Stiittgart.
Deutsche-Verlagsanstalt, 1956. 108 pp.) (p. 101).
R. CARSOK,
P r i n t e m n s Silencierm, Paris, Plon,
1963, 283 pp. (traduzione dall'inglese).
L'autrice si occupa sovrattutto della distruzione della flora. ma snecialmente della fauna.
negli Stati IJniti (il titolo orininari0 dcll'opera
è Silent S p r i i ~ e s ) .e aggiiinge alla comnetenza i.
informazione approfondite anche una sensibilith
particolare, un amore profondo per la natura,
notevoli doti di scrittrice.
Lo fa notare l'immancabile nrof. Heim, prefazionatorc infaticato e in-ipenitcnte. che presenta il libro al piibblico franccsc, concludendo chr.
« lc triptyque frénateur est aiissi celui de notrc
survivance: édiication. controlc, nrotection ».
Comc abbiamo ripetuto C ripcteremo più vol-
.sociélC irldu.~ft~i~lle.
aiienirtre
Economie et Humanisme D. luglio-agosto '64.
(2) J. M. ALBEKTINI,La
arnhierre.
«
PP. 3-12 (p.
5).
COMUNI D'EIJROPA
16
te, non siamo dello stesso avviso, giacché in
realtà il trittico C politico, e non tecnico, e si
chiama sovranazionalità, controllo delle nascite,
socializzazione dclla natura.
J. M. DATLLET,
1,'1~omo,q u e s t o distruttore, « Aggressione senza frontiere », « Comunità Europee D, febbraio 1971, pp. 13-19.
FR. DRONC;,
L'Europa c o n t r o l'invasione silenziosa, ibid., pp. 20-23.
I1 primo scritto (clic adatta all'argomento il
titolo di una celebre opera degli anni '30 del
CARREL,
L'1i0n10, qiiesto sconosciuto) è una sintesi breve, ma. lucida e densa di dati ed eleineiiti csseriziali circa - si potrebbe dire la crescita esplosiva dell'inquinamenio, nei suoi
diversi aspetti, al livello planetario.
Di particolare importanza è per noi, in essa,
il preciso cenno al fatto che occorre N porre
;l problciiia in tcrniini politici. Se gli Stati Uniti
l'hanno fatto più presto di quanto è accaduto
nei Paesi europri, ciò dip-ndc dalla ragione chc
!'americano ì, maggriormentc informato, clie la
sua sensibilità civica k più accentuata, clie egli
ha il culto dell'efficacia ».
I1 punto della M sensihilith civica x è, anchc
per noi, cssenzialc. Certo, l'educazioiie p;iò far
molto in tal senso: ma il p r i m u m , il porro
itizulii perchc tale sensibilità - grazie appunto
a una adeguata educazione - possa formarsi,
ì: l'esistenza d'una comunità, di una società,
degna di essere amata e difcsa. e in cui il senso
dei valori colicttivi possa perciò svilupparsi.
Cib è v c ; . ~ anche - come ho cercato di mostrare concluciendo il inio studio su I f u r t i d i
opere cl'arle, problcwzn erriopeo (3), pcr un tcma
particolare come qucllo. Ciò è vero a fovtiori per
un problema più generale comc quello posto da
Daillet, così grave chc, egli ricorda, Serge Antoine ha p3tuto chiedersi « se esisterà ancora
una natura nell'anno 2000 D.
Altrettanto importante l'accenno, anche se a
nostro avviso troppo vago, alla nccessità di
considerare la natura uri benc collettivo - dunque da socializzare », secondo l'espressione di
Ph. Saint-Marc; così comc quello - anch'esso
generico, tranne che ncl titolo seducente - di
considerare la politica della difesa della natura
e dell'ambientc a livello europeo cc un compito
di politica interna n.
I1 secondo articolo, del Drong, informa sulle
attività clic la Commissione della CEE aià svolge in questo campo complesso. Purtroppo l'ainpiezza di tale campo - chc comprende aspetti
sanitari C sociali, agricoli cd economici, e così
via - fa sì che esso potrebbc esser coperto in
modo adesuato solo da un'autorità europea con
competcnza anche politica, cioè da un govcrna
fcderalc: altrimenti una tale attività - non potendo, allo stato, sc non disperdersi in singoli
settori e iniziati1.e - rischia di incorrere nell'obiezione che lo stesso Drong formula, riassu
mendo una confcreriza stampa di Altiero Spinelli (il Conlniissario della CEE competente pcr
la materia) dcl 12 novembre 1970: n Questo male
oscuro cl-ic rodc la nostra società assomiglia
molto al1'idi.a dclla mitologia: lc sue testc sono
molteplici. Tagliarne una significa spesso farne
rinascere un'altra n.
(Sull'argoniento si veda anchc Pollution: a
Etirope t o live in?, « European Community n,
settembre 1971, pp. 22-3, dove si riassume brevcmcnte il programma di azione dclla Commissione dclle Comunith).
<(
G. J. DCSPINETTE,
La pollcition, pvoblèine de ,?otre
tenins.
. . « Revuc de la Socikté d'Etudes et
tl'Espansion », novembre-dicembre 1970, paginc 945-953.
G. W. DIMBI~EY,
Resforit~::tlze Ecologica1 Balance,
T h e Y e a r B o o k o f World A f f a i r s 1969 D, London, Stelrcns, 1969, pp. 124-134.
La sarrvegavtle rlu tnilieu, par la Commission Nationalc de I'AmCnagemcnt du Territoirc, « AnaIvsc ct Prcvision n, ciueno 1971. nn. 659-704.
Tre saggi notevoli, per la serietà dell'argomcntazioiie e l'anipic~za della documentazione; ma
che, al livello dclla probleinatica internazionalc,
non sanno andar oltre un vago funzionalismo,
c non si rendono conto con sufficiente chiarezza che una seria politica ecologica porrà problemi di riconversione e di localizzazione delle
industrie e iii genere di izinénagenicnf che si
porranno a livello internazionale ed europeo, e
che quindi non solo sarebbe indispensabile una
forte autorità politica a livello continentale per
concepire un tale piano a dimensioni europee,
ma che tale piano dovrebbc, logicamente e praticamente, precedere e ispirare i piani territorialmente più limitati, se si vuol evitare il costo
di un'armonizzazione a pos1:eriori che non potrà
nori esser elevato.
J. DORST,
Avant qLie nature n e ineure, Neuchjtel,
Delachaux et Nestlé, 1965, 424 pp.
L'opera 6 da annoverarsi tra quelle fondamentali (in ogni caso assai superiore, a nostro modesto avviso, a quella del Nicholson, che tanto
successo ha avuto, in Italia e altrove), per la
perspicacia con cui espone la complessità e
l'esterisione del pericolo che corre la natura
- nella flora, nella fauna, nei mari - e con
essa l'uomo che, distruggiindo insensatamente
l'ambiente che lo circonda, avanza rapidamente
verso l'annientamento anche di se stesso.
Altrettanto acuto - anche se assai più sintetico - si dimostra l'autore nel tracciare, nelle
ultime pagine, un programma di riconciliazione
dell'uomo con la natura, attraverso una adeguata politica di « aménagiment du territoire »,
senza la quale parlare d'eirologia è solo chiaccliicra inutile.
Ma il D. non ha alcuna vera sensibilità per
quelli che sono secondo noi i quattro punti fondamcntali della questione: le dimensioni sovranazionali del problema; la necessità di un cambiamento del sistema, e della sua filosofia, oggi
fondata sul mito del continuo sviluppo e del
sempre crescente benessere (e spreco), da sostituire con l'obiettivo della stabilità; il controllo
e la limitazione delle nascite, qrrestion pvéalable
da risolvere per avvicinarsi a tale obiettivo e,
infine, la necessità, in questa prospettiva, di
« socializzare la natura 2, se si vuol davvero
salvarla.
I1 D. si mostra tuttavia consapevole della
gravità e della portata del problema demografico - anche se ad esso non dedica se non un
numero limitato di pagine --, e cioè della necessità di ridurre, in taluni c,asi drasticamente, la
popolazione mondiale: argomento che egli riassume spiritosamente ( p . 125) con le parole di
Marce1 Franck in Isabelle et le Pélican: « Le
Seigneur a dit: " croissez et multipliez ". - Oui,
mais il na pas dit pas combien! » ( e la stessa
consapevolezza rivcla, nella prefazione a questa
opera, il prof. R. Heim).
L'esplosione demografica è il problema più
angoscioso, e il meno conosciuto del nostro
tempo - dice il D,, fornendo un'adeguata e
impressionante documentazione statistica -, e
mette in pericolo, insieme con la natura, la
vita stessa dell'uomo (costantemente minacciata
dalla fame, questione che non potrà esser risolta, se all'aumento delle risorse alimentari
che potrà esser determinato dalla tecnica terrà
dietro una ulteriore esplosione demo'grafica, in
un circolo vizioso senza fi-ne), e mette in peri
colo infine la sua esistenza, per dir così, spirituale, il suo equilibrio con l'ambiente e con
lo spazio verde, condannandolo a un sovrappopolamento disumano (pp. 125-145).
Come scrive, in altra prefazione di un'opera
ugualmente fondamentale, il citato Heim (4),
« se, nel termitaio umano di domani, si dovranno ridurrc i bisogni dell'individuo a ciò
che serve la sua fisiologia e i suoi riflessi, rinunziando alle esigenze dei suoi più puri sentimenti [...], se si tratta di sanzionarc questa
sorta di disumanizzazione dell'uomo a beneficio del suo automatismo, allora non C'? che
da chiudere gli occhi e lasciar vivere il corpo
nell'anchilosi definitiva dello spirito n.
aprile 1972
al livello planetario [...l: nessuna religione,
nessuna morale, nessun pregiudizio devono impedircelo, giacché chiudere gli occhi e lasciar
fare a qualche provvidenza è un atto decisamente anti-umano e una giusta limitazione della
prolificità umana non è più innaturale della
vaccinazione o dell'uso degli anti-biotici » (pagine 349-352): anzi, aggiungiamo noi, è proprio
il necessario pendant di tale limitazione della
mortalità.
M. FERHAT-DELCSSERT,
L a cotlquite d e l'espace
Iiu~main, « Analyse ct Prévision n, maggio 1971,
pp. 601-623.
Lo studio della F.-D. è particolarmente importante perchi p m e in risalto - accanto all'altro
tema, per noi capitale, della « socializzazione
della natura n, secondo l'espressione di Ph. Saint
Marc - quello della necessità di dar ormai alla
difesa della natura un significato di a rentabilité
Cconomique D, oltre che umana (p. 614 sgg.):
cioè - come afferma l'altro autore tedesco, che
ha posto in rilievo questo aspetto del problema - di tener conto adeguato delle « coiiscguenze economiche » dcll'inquinamcnto.
La F.-D. insiste altresì siilla nccessità che le
disposizioni per una tale difesa, per essere efficaci, abbiano carattere sovrannazionale (p. 616
e %g.).
W. MICHALKI,
Die Zlrktttlft begitint nicht e r s f
morgen: Die v o l k s u ~ i r t s c h a f t l i c h ePvobletnatik
dev K externev Belastungeil D duvch Gewassevv e r s c h m u t z u n g , L~tftvevcinreinigi~ngu n d Larmebelastigung, N Wirtschaftsdienst D, luglio '64,
pp. 281-289.
J. M. FOLZ,La l u t t e cotitre la pollutiolz a u Japoil,
« La Documentation Franqaise D, Notes et Etudes Documentaires, 25 gennaio 1972, pp. 5-39.
I1 saggio costituisce una vera e propria brochure sull'argomento, in cui si indicano con
particolare precisione e competenza gli sforzi
che già vengono compiuti - ad opera dello
Stato giapponese come delle industrie -, pur
rilevandosene, nella conclusione, l'insufficienza,
dati i danni ingenti dell'inquinamento in qucl
paese, che in alcuni luoghi mettono dircttamcnte
in pericolo la stessa vita umana. « I grandi colpevoli sono la politica di crescita a qualsiasi
costo, la priorità assoluta data agl'investimenti
produttivi, il sottosviluppo delle attrezzature collettive, l'ignoranza cieca delle " ricadute " della
crescita, il trasferimento sulla società del costo
reale degl'inquinamenti determinati dalle imprese.
Non sono le disposizioni attuali, quali che
siano i loro meriti tecnici, o l'ampiezza del
loro campo d'applicazione, che potranno modificare fondamentalincnte la situazione attuale.
Ci sembra che, nonostante le speranze dei giapponesi, la lotta contro l'inquinamento non possa
esser ridotta a un obiettivo supplementare della
macchina cconomica, con le sue imprese specializzate, la sua agenzia governativa di coordinamento e il suo tasso di crescita annuale.
Ciò che si dovrebbe rimettere in discussionc
è tutto uno stato d'animo [ o t u t t o u n sistema?]:
il rifiuto di ogni riflessione globale, l'acciecamento della troppo celebre fuga in avanti dell'economia giapponese. Bisogna ammettcre che
il "Terzo Grande " dcve ora pagarc un tributo
gigantesco al suo preteso trionfo D.
B. G?NIOUCHKINE,
Utz i m p o r t a n t prublème iilternational: la sauvegarde d u milieu a m b i a n t ,
« La Vie Internationale
(Mosca), gennaio '71,
pp. 31-37.
« Si deve
- prosegue
dunque trovare, e quanto prima
il Dorst - un mezzo per controllare una prolificità esagerata, vero genocidio
Le argomentazioni dellarticolo della rivista
sovietica destinata alla diffusione « in partibus
infidelium n, argomentazioni volte a dimostrare
che la soluzione del problema non può esser tro(4) A p. 13 del volume, a cLira dell'a Union Internavata se non internazionalrnentc, devono esser
tionale pour la coiiservation de la Nature e d e ses Resincondizionatamente approvate. La tesi gollista,
sources n, Derniers réfugés: atl,zs coi~linerité des réserves narrlrelles rians le i~ioridr., Amsterdam, Elsevier.
invece, che l'esperienza dimostra che la coopcAsuecf.~
1956. 214 DD. Nello stesso senso P. DUVIGNEAIIU.
razione internazionale in questo campo d'im.sociatix dde' l'oltération des ressortrces natzrrelles, 'synthese du rapporteur gériéral, nel volume dell'università
portanza vitale è pariaitenzent rialisable (paLibera di Bruxelles, Nature, ressources naturelles el
gina 35) ci sembra, almeno al livello europeo,
société (atti), a cura dell'Institiit de Sociologie, Bruselles, 1965, 493 pp. (pp. 411-13).
« parfaitemeizt contestable D.
),
(3) Presentato a un congresso interiiazionale tenutosi
a Firenze nell'autuniio scorso, e i cui atti dovrebbero
esser pubblicati fra breve dal Comune di Firenze.
aprile 1972
COMLJNI D'EUROPA
P. GIISKELL,
La pollution ne cessera q u ' a i ~prix
de l'or, ( K Cover Story D), « Vision D , dicembre 1971, pp. 29-34.
J. LABASSE,
L'organisation de I'espace: élémeizts
de géographie voloiztaire, Paris, Hermann,
1966, 605 pp.
I costi per l'eliminazione dcll'inquinamcnto
sono enormi, e quel che si Ia è sproporzionato
allc esigenze; anchc se alcune grandl industrie
europee spendono già sornmc non indifferenti
(per esempio - ilolizia per noi particolarmente
interessante - « l a k l A l ' valuta in 62 inilioni
di franchi [frailcesi] le spese sostenute per ridurre l'inquinamento delle sue industrie, mentre dispositivi anti-inquinamento adattati sulle
sue macchine destinate al mercato americano
lianno già aumentato di 610 franchi il prezzo
clei veicoli rispetto ai modelli europei della
FlAT »: p. 31).
11 livello elevato delle somme occorrenti pone
la necessità di norme internazionali comuni, per
non lalsare la concorrenza a danno di quei Paesi (quali, la Germania, nella CEE, o i Paesi
scandinavi, nell'Europa occidentale) che appiicano, nel nostro continente, norme più rigorose:
come il segretario dell'OCDE, Emile Van Lernep,
ha già dichiarato in una intervista a r Vision D
del marzo 1971. Ma è difficile esser ottimisti
in proposito, anche al livello della CEE.
Restano dunque i governi: ma coine organizzare una legislazione in materia, e i relativi
kinanziamenti?
La regola « chi inquina paga » sembra la più
semplice, ma può in molti casi produrre inconvenienti economici, e gl'industriali sostengono
che spese del genere hanno carattere sociale, e
devono perciò esser sostenute dalla collettività.
La soluzione starà probabilmente nel mezzo,
lasciando tuttavia un forte peso economico
sulle industrie, e prevedendo forti penalità iii
caso d'infrazioni.
Per quanto non dedicata ai temi che qui specificamenle c'interessano, ma piuttosto a quello
dell'aménagement cl~t territoire, l'opera - gia
fondamentale ii-i sé, pcr la competenza e I'acumc dell'autore, per la sua molc, per la ricchezza
d'informazione e di dati - è poi particolarmente
importante per ricordarci che non c'è ecologia
seria se non legata. a una effettiva politica di
sistemaziorie del territorio: « la geografia volontaria - dice il L. fin dall'inizio, citando il numero 120, del 1959, del « Bulletin mensuel d'intormation du com1.e de Paris » (dove si vede
che anche i conti, talvolta, servono a qualche
cosa) - è nata dalla constatazione del fallimento della geogratia del laissez-faire e dell'interesse personale (p. 15).
Confinata peraltro nel campo rigoroso, ma
asettico, della scienza, l'opera non affronta i
temi politici essenziali, il che rende, nonostante
tutto, aiquanto astratta la tematica in essa sviluppata:
sovrappopolazione, sovranazionalità,
grado di socializzazione dello spazio necessario
ad assicurare un anrénagement che non sia solo
fatto di parole nori vengono nemmeno affrontati, o aftiorano appena in uno sfondo lontano
M. GOUINEAU,
La civ~lisationmoderne tend à
séparer I'honznze de la nature, relazione presentata al « Congresso Internazionale dei redattori-capo e corrispondenti » tenutosi a Strasburgo e a Metz dal 28 settembre al l o ottobre 1971.
« L a ricerca della qualità di vita deve avere
la precedenza sullo sviluppo del livello di vita D,
afferma il G. e per realizzare questo obiettivo
« la mondializzazione della protezione della natura è indispensabile, mentre le spese impegnate contro l'inquinamento e per un miglior
environnement sono " parfaitement rentables " D:
infatti « la lotta contro l'inquinamento si trasformerà rapidamente in una preziosa industria
di punta », mentre oggi « alcuni " progressi "
tecnologici costano assai più alla collettività
di quanto non rendano ».
L. HARTLEY,
Soine Znternational Zmplications o1
Environmental Challenges, The Atlantic Community Quarterly », estate 1970, pp. 234-241.
E' necessario un accordo internazionale per
stabilire, sulla base di studi adeguati, « suitable
world standards for atmosphere and ocean pollution D, e un analogo accordo, e ancor più severo, pei- limitare la popolazione mondiale: ma
« come una futura autorità mondiale possa assicurare il compimento, da parte dei governi nazionali, di tali programmi, questo non è oggi
dato prevedere D.
Magre « international implications », come si
vede, nonostante il titolo: giacché il discorso
dello H. termina proprio dove avrebbe dovuto
cominciare.
Contro11 to prevent a World Wastelat~d,
KENNAN,
« Foreign Affairs », aprile 1970.
Abbiamo già detto, in
Comuni d'Europa
del settembre 1970 i pregi, ina anche i limiti
funzionalisti di questo scritto.
Su posizioni ancor più classicamente internazionalistiche e intergovernative si mantiene semPollution as Znternational
pre anche A. WOLMAK,
Zssue, « Foreign Afbirs 2. ottobre 1968.
V. KENNET,The Stocklzolttz Conferente, « International Affairs P, gennaio 1972, pp. 39-45.
Una chiara presentazione della Conferenza
delle Nazioni Unite sull'ambiente, convocata per
il maggio successivo, e un'altrettanto chiara
messa in guardia sul non molto che da questa
c'è da attendersi sul piano operativo.
La planète renzaniée par l'humanité, numero
dell'aprile-giugno '69 della rivista dell'UNESC0
« Impact - Science et Société ».
Sono da segnalare in questo numero i seguenti
scritti:
1) FR. FRASER
DARL~PIG
et R. F. DASMANN,
La Société humaine vue en icosystème, pp. 121-134.
Interessa soprattutto la conclusione, che può
esser anche il motto per i nostri modesti studi
sull'argomento - in un senso forse più profondo di quanto il suo autorc non volesse
dargli -: « I1 decano degli ecologi, Paul Sears,
ha affermato nel 1066: " Si può essere ecologo
quale che sia il nome che si assume [...l: il
vero criterio è l'ampiezza della visione [...l, aver
un'idea precisa dell'obiettivo a cui si vuol tendere, nel contesto globale di tutto ciò che vive
e dell'ambiente che lo circonda " .
Per esser politico, oltre che ecologo (aggiungiamo noi), bisogna poi aver ben chiari, in quello stesso contesto globale, e in una visione altrettanto ampia, i mezzi, anche istituzionali, indispensabile a raggiungere quegli obiettivi, che
altrimenti restano illusori, quand'anche chiarissimamente definiti.
2) TH. O. PAINE,Reclzerche spatiale et amélioration de I'environneinent terrestre, pp. 135-48.
E' importante per noi soprattutto l'ultima parte, in cui si pone in luce l'ampiezza e la complessità della ricerca internazionale necessaria
per poter poi elaborare un piano razionale e
oculato di difesa dell'eco-sistema.
Lo stesso può dirsi per i successivi scritti:
3) J. O. FLETCHER,
hla2triser le climat de la planète, pp. 169-188.
4) M. EIEIL~AR,
Vers une agriculture écologique,
pp. 233-242;
che anch'essi richiamano l'attenzione sulla vastità e complessità del problema e sulle difficoltà delle soluziorii, se queste vogliono esser
davvero tali, e non mera apparenza.
Mortgaging the Old HonzeLORDRITCH~E-CALDER,
stead, « Foreign Affairs D, gennaio 1970, pagine 207-20.
Un'acuta critica, condotta con fine sense of
humour britannico, della corsa disordinata, e disastrosa, dell'umanità verso un disordinato aumento del benessere, sinonimo di aumento dell'inquinamento in ogni senso (prosperity at the
expense o f posterit,~),e verso una crescita frenetica e caotica della popolazione mondiale
(inore people to m'ake more mistakes).
Nature, ressources natr~relles et société, Ed. de
1'Institut de Sociologie, Université libre de
Bruxelles (atti), 1965, 493 pp.
L'opera contiene saggi approfonditi su tutti
i temi più importanti della complessa materia,
dalla flora alla faiuna, dall'aria e dalle acque
dolci a quelle mairine, dagl'insetticidi alle so-
stanze radioattive all'educazione come premcssa
necessaria per la conservazione della natura (tema, quest'ultiino, al quale deve esserc attribuita
un'importanza maggiore di quclla da noi lin
qui dedicatagli, C che anch'esso si presta a importanti considerazioni di carattcre sovrannazionale ed europco), come pure al tema della ricerca scientilica (sul qualc deve ripetersi, ri /or.tiori, la stessa osservazione: riil-iando, in proposito, al mio studio, apparso in « Comuni d'Europa » del settembre 1966 e dell'aprile 1967).
Gli studi al tempo stesso più ampi e per
noi di maggior interesse contenuti in questo
volume concerriono da un lato il problema del
controllo delle nascite C della limitazione della
popolazione mondiale, come premessa indispcnsabile alla conservazione degli equilibri biologici
e di una vita umana degna d'esser vissuta
(E. J. Bi~woou, Pressioiz dénzographique et déséquilibre entre approvisionnements et besoins,
pp. 177-206) e dall'altro le difficoltà di applicare
leggi efficaci sulla protezione della natura e delObstacles eiztravant la
l'ambiente (L. ROMBAUT,
prrse et I'applicrition d'une legislation efficace
en matière de conservatiorz des ressources naturelles, pp. 369-386), chc possono fornire utili
argomenti alla tesi della necessità di una « socializzazione della natura », e quindi a quella di
una riforma del « sistcma » capace di realizzarla.
S. POURCEL-BRO~JTSCHERT,
Poll~ctions et ni~isatzces
(n. 8 del 1970 di « Informations Sociales >,,
interamente dedicato a questo tema), 107 pp.
Uno studio esaurientc e minuzioso, dal punto
di vista tecnico e medico-scientifico, dei diffcrenti aspetti dcl grave e complesso problema.
L'autrice, che pone en exergue della sua opera
il detto di Metchnikof che « I'homme cst cntré
dans la nature comme un bourreau D, tratta in
diversi capitoli dell'inquinamento dcll'acqua, dell'aria, di quello da radiazioni, dei danni provocati dai rumori, ecc., e conclude accennando
agli aspetti legislativi della questione, quali risultano da una relazione del Pr. Rouvier.
L'idea centrale è che non ci si deve limitare
a obbligare chi causa gl'inquinamcnti o i danni
in questione a porvi riparo e/o a risarcire, ma
che occorre un attivo intcrvento delle autorità
politiche, al livello centrale e locale; mentre
nell'ambito internazionale un vasto campo si
apre a normc e iniziative comuni, all'uniformazione delle legislazioni, alla elaborazionc di
nuove disposizioni anche in campo penale.
Nessun accenno vi è invece, nell'opera della
P,-Br., alle cause remote del fenomeno (la sovrappopolazione, il costante sviluppo industriale)
e ai rimedi a lungo termine indispensabili (sostituzione di una. filosofia della stagnazione e dell'equilibrio a quella della continua crescita; rigoroso controllo mondiale dclle nascitc; socializzazione della natura, ecc.).
In tal senso si apparenta strettamente a quest'opera - peraltro, ripetiamo, seria e documc:ntata nella parte tecnica, anche se di carattere
divulgativo - un breve scritto assai più brillante, ma a nostro avviso assai meno serio, di
Le suicide de I'humanité, « Le Figaro
L. BARNIER,
Littéraire n, 26 gennaio 19710.
Questo breve, ma affascinante saggio, è un
modello di esercitazione letteraria « passionnante ,> come appunto dicono i francesi, scritta con
grande maestria di letterato, ma pcrfettarnente
sterile e inutilc.
A che serve infatti denunciare con tanta facondia i mali, i rischi, le apocalissi che ci attendono, quando non si sa, o non si vuole, indicare nessun rimedio efficace?
E sarebbero disposti - il B. o il « Figaro » ad accettare quegli obiettivi di stabilizzazione
e a rinunciare, coine dice il Pradevant, ai sogni
irresponsabili di una «Francia di 100 milioni
di abitanti n ? O a far propro il pirncipio di una
rigorosa « socializzazione della natura »? -. Se
la risposta è no, scritti come questo sono solo
il mezzo pcr libcrarsi a buon mercato della cattiva coscienza, e continuare a non far nulla,
lasciando che le cose vadano per la propria
china disastrosa.
La stessa obiezione - è inutile indicare mali
da combattere e obiettivi da raggiungere, senza
precisare altrettanto chiaramente mezzi e sacrifici adeguati a perscguirli - si può sostanzialmente rivolgere all'allocuzione, dedicata ad analogo tema, pronunziata dal Presidente della Camera dei Rappresentanti belgi, Van Acker, all'atto del sluo insediamento, nella seduta del
14 ottobre 1969, che si può leggerc nei resoconti
di quell'Asseinblca.
COMUNI D'EWROPA
Problemi dell'ecologia, Senato della Repubblica,
Roma, 1971.
Di tali volun~iabbiamo già detto a sufficienza
nell'articolo, citato all'inizio, apparso in « Socialismo '7G»; ma vogliamo citarli ancora breve
mente qui per ricordare come ad essi sia stato
opposto, non scnza Condamento, che una politica ecologica concepita come avulsa da quella
dell'aménagemeizt d u terriioire non ha i ~ b ico12sistam, ed è poco più che un'esercitazione reto
rica ( o un mezzo per raggiungere obiettivi di
potere).
E' questa anzi l'obiezione di fondo - l'assenza
di un quadro urbanistico e di politica territoriale
(su questo argomento si veda anche il numero
del novembre 1969 di N Synthèses n) - che è
stata mossa agli studi contenuti in questi ponderosi volumi (per esempio nel corso di un
Congresso, tenutosi nell'autunno 1971 a Milano,
organizzato da
Italia Nostra n, sul problema
della disciplina delle acque e dei corsi fluviali
a Milano e in Lombardia): obiezione che condividiamo interamente, così come l'altra, formulata dall'c Espresso », che al livello nazio.
nale, assai più serio che studiare nuovi e ambiziosi programmi sarebbe cercare - più umilmente, ma tanto più concretamente - di far
davvero applicare le norme vigenti, troppo spesso e troppo vergognosamente disattese; e insieme a una terza, nostra, sulla impossibilità di
concepire e attuare una politica ecologica (che
non sia mero esercizio propagandistico) disgiuntamente da una politica di controllo delle nascite.
In appoggio alle critiche sopra formulate si
vedano, tra gli altri, C. DREYFUS
et J. P. PIGEAT,
Le.r nzaladies de l'environnement, Paris, Denoel,
1971, 279 pp. (specie il capitolo VII, « Un essai
de solution: les villes nouvelles D) e, per un
caso particolare - quello della Bretagna - ERW A N N LAOUENAN
ne L'avenir de la Bretagne, giugno 1971, pp. 6-7.
Del resto i fatti parlano ancora più chiaramente in favore di queste obiezioni: d u m Romae
coiist~litur- o, per dir meglio, al Senato - proprio a due passi dalla capitale continuava a svol-
gersi, ad esempio ncl Circeo, lo scempio, di cui
parla eloquentemcnte M. Fazio nella « Stampa n
dell'll novembre 1971; ineritre nel Parco Nazionale d'Abruzzo avvenivano, in concomitanza con
scioperi di guardie campestri, le stragi di animali di cui i quotidiani hanno dato (e continuano a dare) larga notizia.
Sono altrcsì da vedere gli atti della Tavola
Rotonda internazionale su « Decentramento e
organizzato dall'« Association pour
ambiente
les problèmes de I'Europse » a Montecarlo, il
12 c 13 novembre 1971.
continua la stanione
dei miiioni del
.,
U. SCHWEINFUR'TH,
Umwelt i~iiri Aufgaben der
Aussenpolitik, « Aussenpolitik », febbraio '71.
Articolo che ci proponiamo di commentare
nella seconda parte di questa bibliografia.
11. - CACCIA, PROBI.EMA EUROPEO
Y aura-t-il des ckasseurs en l'an 2000, intervista
dell'ex ministro Saintene:y a « 2000 - Revue de
I'Aménagement, du Territoire e t du Développenlent Régional », 1969, 4" trimestre, pp. 45-46.
Questa importante intervista offre lo spunto
per svolgere qui - sinteticamente ma compiutamente - il tema: K la politica della caccia
della Federazione Europea D.
Una seria politica della caccia a livello europeo è per noi uno dei punti essenziali della
difesa della natura - abbiamo avuto già oceasione di dirlo più volte --, dato lo sterminio
crescente che l'esercizio ii-idiscriminato di questa attività crudele (che in nessun modo ha diritto di chiamarsi sport) produce alla fauna
dei nostri Paesi (5).
( 5 ) Si veda, f r a la ricca bibliografia in materia, l'opuscolo - breve, ma particolarmi~nte felice - La scienza
e i'uccellagione, a cura di Mario Pavan, Guido Comessatti e altri, N Quaderni di Rar;se_ena Europea n, Udine,
1971, 8 pp.
76zZhb
aprile 1972
I1 problema presenta secondo noi due aspetti,
che vengono in luce (anche se il primo solo di
straforo, e, per dir così, a denti stretti) in questa intervista.
L'aspetto per noi essenziale (ma sul quale è
più difficile trovare un consenso nell'opinione
pubblica) concerne una questione di principio.
E' assurdo che nei nostri Paesi siano proibite
le corride (che implicano sofferenze, per gli
animali che in csse vengono uccisi, relativa.
iiientc modeste), e sia invece consentita la caccia, la quale ha come conseguenza una percentuale di morti di animali incomparabilmcnte
più atroci C più lente, che non quelle del toro
(animali feriti e destinati a lunga agonia, per
cancrena, per fame e sete, ecc., piccoli che
perdono i genitori C sono condannati a morir
di fame, e cosi via).
I1 problema si inquadra in quello più vasto
della protezione degli animali dalle sevizie, della lotta contro ogni vivisezione che non sia
rigorosamente giustificata scientificamente, e
non sia poi praticata con tutte le possibili precauzioni e accorgimenti per ridurre al minimo
la sofferenza dei soggetti e cosi via: temi ai
quali non possiamo far qui se non sommaria
allusione. Ad ogni modo non è questo, ripeto,
il punto essenziale per noi: l'ex-Ministro Sainteney lo affronta anch'egli, nella conclusione
della sua intervista, quando preconizza che la
caccia dell'avvenire sia la fotografia: o in genere,
vorremmo aggiungere noi, l'attività sommamente civile dei bird-watckers anglosassoni, di fronte a quella sommamente barbara - ma soprattutto, ripetiamolo, stupida - dei cacciatori: di
tutti i cacciatori, diremo anticipando il nostro
rifiuto, sul piano morale, della distinzione tecnica fra due tipi di tali individui che, come
vedremo, fa il S. (tutti in realtà ugualmente
condannabili, come è sempre eondannabile, per
sadismo, chi uccide per puro divertimento personale).
« Già oggi, dice il S., molti cacciatori diventano fotografi. La caccia fotografica conserva
tutte le condizioni della caccia vera e propria;
le sue tecniche sono identiche, i riflessi di "tiro " gli stessi: e se il cacciatore fotoerafico è
privato della soddisfazione innegabile che procura la riuscita di un buon colpo di fucile, egli
sfugge però a quel sentimento confuso, misto di
colpevolezza e di imbarazzo, che molti cacciatori provano davanti al cadavere di una preda
a lungo bramata e inseguita ,, (p. 46).
Ma, dicevo, questo obiettivo che dovrebbe
costituire la vera « politica della caccia » dello Stato federale europeo (nello stesso senso,
in altra occasione (6) ho preconizzato un'ana.
loga politica federale europea del fumo, consistente in un'attiva propaganda e in energiche
misure per ridurre se possibile a zero il consumo di tabacco), questo obiettivo, ripeto,
sarà di difficile realizzazione, almeno finché
non si riuscirà a eliminare l'attuale società di
frustrati, che proprio nello sfogo del loro sadismo sugli animali trovano un compenso - quanto squallido, certo, e soprattutto, ripetiamolo,
quanto profondamente stupido (si veda il bellissimo corto-metraggio di Walt Disney sulle
anatre canadesi!), ma non per questo per essi
meno essenziale - agl'insuccessi della loro esistenza, non meno squallida e stupida, ai N troubles n del sovraffollamento, dell'alienazione nelle grandi metropoli, dell'anonimato, della mediocrità.
Occorre dunque, purtroppo, proporsi, per un
primo periodo, obiettivi più modesti: ed anche
per questi il S. tocca il punto essenziale (ecco
il secondo aspetto della questione, a cui sopra
si faceva cenno), quando fa notare, in sostanza,
che l'aumento indiscriminato del numero dei
cacciatori ha trasformato una differenza quantitativa in una differenza qualitativa; e soprattutto quando sottolinea la verità - che h a K sapor di forte agrume », e che perciò si cerca di
sottacere, o si finge d'ignorare - che K se molti
dei Paesi europei sono riusciti a conservare
alla caccia una funzione economica importante
e anche una funzione sociale, e ne traggono
profitti considerevoli; se la caccia insomma costituisce per alcuni di questi Paesi una delle
loro principali risorse turistiche, ciò è dovuto
al fatto che tali Paesi - Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia, Romania, Spagna hanno saputo conservare alla caccia questo
carattere privilegiato (perché si tratta di un
-~
( 6 ) N e l mio scritto, La via del tabacco al Parlamento Europeo, cc Comuni d'Europa Y , settembre 1969.
COMIJNI D'EUROPA
aprile 1972
privilegio) che essa aveva nei regimi precedenti.
Le rivoluzioni che hanno scosso questi Paesi
non hanno affatto cambiato questa situazione,
e proprio in consegueiiza di cio il numero dei
cacciatori è rimasto limitato. Gli animali iri
conseguenza, sono rimasti in numero considerevole e l'organizzazione della caccia conscntc
anche di trarne dei vantaggi iiiolto notevoli.
La situazione in krancia e completamente diversa. Voi non ignorate che vi sono da noi due
milioni di porti d'arine, il che significa clie soltanto nel nostro Paese vi sono tanti cacciatori
quanti nell'insieme del resto dell'Europa P (i1 S.
evidentemente ignora completamente la situazione italiana, che è pressoché identica).
Ed ecco, allora, la differenza anche qualitativa: « per niolti cacciatori venuti dalle città,
e poco al corrente dei modi di vita degli animali e del loro ambiente, cacciare significa, il
più delle volte, tirare senza discernimento su
tutto ciò che corrc o vola. Questo atteggiameiito è esattamente l'opposto di quello di un
uomo degno del noine di cacciatore. 11 cacciatore, quello vero, è infatti a mio avviso l'uomo
che, trovandosi privo della facoltà fisica o legale
di portare un fucile, continuerebbe ugualmente
a cainininare per lungo tratto in pianure e iii
boschi. Questi è i1 vero cacciatore: un uomo
che, prima di tutto, ama la natura, cerca di
comprenderne le leggi e i meccanismi, studia
gli animali che la popolano e si abbandona con
essi, di tempo in tempo, a questo vero duello,
disuguale e crudele certo, ma estremamente
appassionante che è la caccia » (p. 46).
Anche a parte la questione morale, sopra
accennata, che c'induce a condannare alla stessa
stregua degli altri anche questo cacciatore « perfetto » - e a parte la questione logica, che non
può aniare la natura chi la distrugge -, noi
non crediamo che tale cacciatore perfetto esista,
se non nella fantasia - una fantasia tutta di
comodo - del S.
Ad ogni modo il problema da lui posto è essenzialc: come, e con quali criteri, ridare alla caccia
il carattere di privilegio, appartenente solo a
ristrette élites, e su quali criteri accettabili per
la coscienza democratica fondare tale privilegio?
E se tali criteri non esistono, non è necessario
allora eliminarla del tutto, e subito?
In altri termini: proprio questa necessità - di
ridurre drasticamente la caccia. se non si vuole
che nel 2000 non vi sia in ~ u r o p apiù fauna ( e
in Italia ancora prima) - non dovrebbe esser
incentivo ad abolire radicalmentc ogni attività
venatoria di tipo sportivo, essendo difficile trovare un criterio democratico che riduca in modo
cosi radicale il numero dei cacciatori, e, al tempo stesso, tecnicamente cosi difficile (anche se,
occorre ammetterlo, non impossibile) limitare
altrettanto drasticamente la loro attività venatoria (il clie potrebbe consentire di non ridurne
eccessivamente il numero)?
G. P. KALININet V. D. BYROV,Les ressources
mondiales e?? eau, actuelles et futures, pagine 149-167.
Uno studio importante sull'amp~ezzae gravità
del problema e sulla necessità di un'intensa
cooperazione internazionale: « si avvicina il momento in cui l'uomo dovrà risolvere un problema chc si porrà in inodo critico: rimodellare
la rete idrografica in modo da assicurare il
trasferimento di quantità di acqua necessarie
da regioni a umidità eccedente verso regioni
oggi desertiche sarà un problema di estrenia
attualità D.
O. LACAMBRE,
Le problème de l'eau, K Revue Francaise des Affaires Sociales D, gennaio-marzo '70,
pp. 115-125.
L'autrice si occupa essenzialmente del problema francese (lo stesso dicasi per L'eau: besoins, ressoucers, pollution, Paris, « Chambres
dlAgriculture », supplement au n. 285, 1" febbraio 1964, 28 pp.), ma dedica anche un breve
paragrafo, alle pp. 122-3 (L'eau n'a pus de frontières), ai suoi aspetti internazionali.
Water reserves and Water Pollution, « The Atlantic Community Quarterly », estate 1967, pagine 262-267).
Un saggio breve, ma importante per dar una
prima idea - somrnaria ma lucida - della gravità del problema e dclle sue dimensioni internazionali.
b ) Acque dolci
Alla bibliografia relativa ai problemi della
difesa delle acque clolci, sono da aggiungere, alle
opere da noi citate in « Comuni d'Europa » del
settembre 1970, le opere seguenti:
Mise en valetlr intensive des eaux souterraines,
New York, Natioins Unies, 1960, pp. XI, 88.
J. A. TERMISIEN,
Lt's p o l l ~ t i o n et
~ leurs effects,
Paris, P.U.F., 1968, 188 pp., e La lutte contre
les pollutioi~s,Paris. O.C.D.E.. 1964. 90 DD.
Per gli aspetti internazionali, e in particolare
europei, della qucsitione si veda altresì llAccord
européen sur la litnitation de l'emploi de certains détergents dans les produits de lavage et
de nettoyage, concluso il 16 settembre 1968 fra
gli Stati membri del Consiglio d'Europa (e sul
quale solleviamo le riserve già espresse altrove (7) circa l'effettiva applicazione ed efficacia
di questi accordi).
Ricordiamo ancora:
111.
-
ACQUA
a) In genere
Commission Economique pour 1'Europe des Nations Unies, Rapport sur les travaux du Cycle
d'étude sur la protection des eaux de surface
et des eaux sou:erraines contre la pollution par
le pétrole brut et les produits pétroliers, New
York, Nations Unies, 1970, vol. I, 183 pp. e 11,
376 pp. e annessi.
Serie di studi specializzati e particolarmente
approfonditi, dedicati all'esame dell'attività di
studio della Commissione Economica per 1'Europa alle Nazioni Unite, con proposte e suggerimenti di carattere tecnico particolarmente interessanti, anche se coi limiti politici ben noti
delle Nazioni Unite e delle sue varie agenzie e
filiali.
C(
2000, Revue de llAménagement du territoire »:
marzo 1968 (numero speciale: L'eau);
1971, n. 29 (numero dedicato a Le 6 V o n t i n e n t ) .
In forma divulgativa, ma assai estesa, i due
numeri esaminano rispettivamente i probleini
dell'acqua e quello dello sfruttamento dei mari,
senza peraltro dar particolare rilievo agli aspetti
istituzionali, nazionali e internazionali.
Camera dei Deputati, Le acque, tutela delle risorse idriche e lotta all'inquinamento, Parte I,
Roma, 1971, pp. XV, 518 (con importante notizia sulla legislalzione straniera in materia).
Fresh Water f r o m the Sea (atti), Milano, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, 1967, pp. :UV, 172.
Le problème de l'eau dans le monde,
R. FURON,
Paris, Payot, 1953, 251 pp.
Première étude faite par le Nations Unies sur
le fonctioiznement des usines de dessalement,
New York, Nations Unies, 1969, pp. VIII, 126;
Senatc. The National Estuarine Pollution Studv.
Washington, U.S. Government Printing 0fficii
1970, pp. IX, 633.
Beitrage atls denz Gebiet der Umwelthygiene:
Wasser, Abwasser, L u f t , Larm, Abfallstoffe,
hrsg. von F. Meinck, Stuttgart, Fischer, 1970,
175 pp.
La défense de l'homme contre les pollutions:
air, bruit, eau ~(Colloque de Royan), Paris,
Pédone, 1970, 324 pp.
19
Wasser und L t ~ f tin der Indt~strie (con traduzioni in francese e in inglese), resoconto del
ciclo internazionale di confcrcnzc « Pro Aqua
del 1969 a Hasilea, Munchen, Oldenbourg,
1970, 314 pp.
Quaiiro scric di studi allrctlanlo docuiiientati, approfonditi e tecnicaiiiente iiilorinati
- per problemi e pcr Paesi - quanto totalmente privi di ogni prospctliva intcrnazionale
in genere, ed europca in specie.
Solo la seconda opera, nella parte dedicata
all'aria, contiene una brevc comunicazione di
P. RECHT,Les sin Pays du nzarché commttn devant la pollution (pp. 105-109),per altro di carattere puramente descrittivo; e, nella partc relaLa régletiva all'acqua, una di E. DU PON.'AVICE,
mentation francaise el les Conventions internationales pour prévenir et réprimer la pollution
des eaun de mer (pp. 251-269), in cui l'autore
insiste sulla verità incontestabile che una leggc
è efl'icace solo se i suoi dcstinatari sono convinti della sua validità, e che tale efficacia è
quindi anzitutto un problema di educazione
(p. 253), ma non vede poi che, al livello internazionale, il problema t: altresì quello di norinc
aventi reale cll'etto coattivo - e chc questa è
una delle ragioni per cui in tale campo, come
egli stesso scrive, « la politica di prcvcnzione
è in gran parte costituita da progetti e da studi D
(p. 255), e che le convenzioni esistenti sono
a mal applicabili » (p. 268).
L'autore cita egli stesso un caso tipico. Si dovrebbe secondo una raccomandazione dell'ONU
del gennaio 1970, procedere a una verifica delle
cisterne delle navi che portano combustibili
liquidi, nel scnso clie quando queste arrivano
« pulite » al porto di carico, si dovrebbero richieder loro dei documenti giustificativi dcl
fatto che esse hanno proceduto alla pulitura
negli stabilimenti esistenti in appositi porti o,
nel caso contrario, applicare adeguate sanzioni.
E poiché i Paesi di carico sono quelli del Medio
Oriente, dove è impensabile che lc autorità locali
si prendano una tal briga, occorrerebbe creare,
secondo una proposta inglese, un corpo di Ispettori internazionali abilitati in tal senso (pagine 268-269).
E' una proposta interessante, dice l'autore,
« Sera-t-elle adoptée? je n'cn sais rien D.
Noi, invece, lo sappiamo.
La lutte contre la pollution des eaux douces,
Strasbourg, Conseil de l'Europe, 1966, 213 pp.
Opera da noi già esaminata in K Comuni d'Europa » del settembre 1970, ma che qui si cita
ancora pcr la sua importanza.
Sull'inquinamento del Reno si vedano anche
J. LAMBERT,
La pollution du Rhin est une affaire
européenne, « Vision », ottobre 1971, pp. 32-36 C
H. BOHLE,Der Dreck der EWG, « Die Zeit D,
23 luglio 1971, importante anche per un'ulteriore conferma delle deficienze e lentezze dell'organizzazione comunitaria in proposito.
A. LEPAWSKY,
International Develoliment of River
« International
Affairs D, ottoResources,
bre 1963, pp. 533-550.
Studio importante pcr un'impostazione generalc del problema dci fiumi « intcrnazionali a.
L'eutrophisation dans les grands lacs et les
retenues d'eau (Symposium d'uppsala), Paris,
OCDE, 560 pp. (metà di queste conticne il
testo inglese), con relazione generale di C. P.
Milway.
Dà un quadro rigorosamente scientifico - e
ancora una volta pauroso - dci rischi mortali
a cui l'inquinamento crescente espone la vita
dei laghi, della loro flora e della loro fauna,
e un quadro non meno impressionante degli
sforzi internazionali e multi-disciplinari che dovrebbero esser perseguiti, anchc solo sul piano
della ricerca, per ovviarc a un tale stato di cose
(pp. 148-150): tra cui l'istituzione in Europa, di
un « Centro Internazionale di documentazione
e di ricerca nel settore dell'acqua » (p. 249).
La lutte contre la pollution générale des eaux
par l'industrie (con relazione generale di
M. J. Litwin), Bruxelles, Institut International
de Sciences Administratives, 1965, 248 pp.
E. MADING,
Schurnanplan und Wasserwirtschaft,
estratto dal « Rundschreiben nr. 75 » (novembre 1952) del a Deutscher Verein von Gas- und
Wasserfachmannern D, 4 pp.
(7) In << Comuni d'Eturopa D del settembre 1970, trattando de La difesa a'el patrimonio naturale, problema
La tesi, che l'acqua non ha frontiere, e che,
come conseguenza diretta dell'istituzione della
CECA, e in genere dell'integrazione in atto, è
europeo.
COMUNI D'EIJROPA
20
necessaria una politica dell'acqua a livello europeo, trova nel ivl. un precursore non solo particolai-incnte drastico nelle enunciazioni c conclusioni sovranazionali, ma anche particolarmen.
te competente nclla prospettazionc di problenli
idrogratici LI1 dimensiorii continentali, che solo
vari anni più tardi saranno presi in considerazioiie, in taic pi-osl?ettiva, daila letteratura sult'argoinento.
I n qucsto senso lo scritto dcl M., pur avendo
anch'csso dei limiti lunzionalistici, costituisce
la miglior conl'utazione della tesi, in sé ineccepibile, da noi più volte citata dello Hartig,
che « una C.E.C.A. dell'acqua » è impossibile,
toccando qucsto troppo direttamente la sovranità degli stati (e ne è a sua volta confutato,
appunto in quei suoi limiti sopra indicati).
M. J. M ~ L L ERétliilisalion
R,
de I'eair ttsée en Alleinagne, Paris, OCDE, 1969, 31 pp. (con bibliogratia).
Studio tecnico importante che mostra l'ampiezza e complessità crescente del problema, e
contiene quindi, indirettamente, indicazioni utili
- attraverso ciò che già si realizza nella R.F.T. su quello che dovrebbero essere i compiti e le
iniziative di un'autorità politica europea competente in materia.
Pollulion et détergents: détermiization de la
biogradabilité des agents de surface syntlzetique amioniques, Paris, O.C.D.E., 1971, 61 pp.
(metà di queste contiene la traduzione inglese).
Anche studi cosi tecnici, e suggerimenti cosi
scientificamente ininuziosi sulle misure pratiche
che i governi interessati dovrebbero congiuntamente prendere, si prestano a considerazioni
politiche: in particolare sui rischi crescenti di
una industrializzazione e moltiplicazione di ogni
genere di pordotti per un'uinanità in continuo
aumento, e quindi sulla necessità di una nuova
« filosofia della stagnazione
che deve sostituirsi a quella, ormai irresponsabile, dello sviluppo sfrenato e incontrollato come un bene
in sé, da perseguir sempre, dovunque e con
qualunque mezzo.
Come abbiamo già messo in luce in Comuni
d'Europa » del settembre 1970, il Consiglio d'Europa ha iniziato, in particolare per ciò che concerne l'acqua, studi e indagini, e formulato raccomandazioni, che dovrebbero in ultima istanza
condurre a tali conclusioni - e all'accettazione,
insieme a tale cambiamento radicale di sistema
e di politica, anche a un altrettanto radicale
superamento delle sovranità nazionali (8). Ma
sono ancora timidi inizi: c molto è il cammino
che resta da percorrere, anche sul piano delle
scmplici enunciazioni, perché si giunga a tanto.
R. VANDER
ELST,Le projet de Cotzventioil européenize relative à la protection des eaux dorrces
contre la pollt~tioiz, u Revue Belge de Droit
International n , 1970, I, pp. 79-86.
Politicamente la sorte della convenzione dipenderà dalla buona volontà, dal senso di responsabilità, dalla coscicilza di solidarietà internazionale fra i popoli dcgli stati interessati » (p. 86).
Ma se tutto ciò esistesse, una convenzione
sarcbbe, al limite, inutile (e lo stesso può dirsi
di tutto il diritto internazionale, anch'esso oscillante fra i duc rami ugualmentc squallidi o
della superficialità o dell'impotenza).
C)
Acque marine
L. Cavn~É, Les probl2rnes juridiques posés par
la polltltioiz des eaux niaritirnes ai1 point de
vue interne et international, « Revue Générale
de Droit International Public D, luglio-settembre 1964, pp. 618-640.
Nel campo internazionale osserva l'autore, la
collaborazione approfondita, che sarebbe indispensabile, « urta contro l'ostacolo fondamentale della sovranità degli stati, chc molto spesso
cede solo in apparenza a: per proteggere le
acque marittime occorrcrebbero da un lato
« sanzioni severe ed efficaci », dall'altro « un
organismo internazionale n incaricato di assicurarne il rispetto, « con potere di decisione ».
Siamo sempre al funzionalisrno: ma sempre meglio dell'atteggiarnento di molti internazionalisti
che non arrivano neppure a questo, e dormono
un sonno dogmatico ancor più pieno e acritico.
(8) Si veda in particolare la ricordata brochure La
lutte conire la pollutiutr des eaux douces, Strasbourg,
Conseil d c l'Eu~.ope, 1966, 213 pp.
L. REED,Ocean-Space: Europe's New Frontier.
Towards a Loizg-Hounge, L'oncerted Programrne
f o r Exploiling the Heso~irceso\ fhe Sea, Loildon, the Bow Group, 1969, 60 pp.
E' una delle argomentazioni più valide c serie
- anche se, purtroppo, di stretto stampo tuiizionalista, c pertanto urtante contro l'obiezione
già citata ( 7 ) del giurista a~istriacoche l'acqua è
un elemcilto essenziale dclla sovranità, c ciie la
competenza su di essa in ultima istanza non può
esser ceduta da uno stato sovrano in favore di
organismi intcrnazionati - per una stretta collaborazione europea nello sfruttamento dei mari
(si vedano spccialmente le pp. 35 sgg.), coinc
condizione indispensabile d:'l successo di fronte
all'altrimenti preponderante superiorità amcricana (p. 32 sgg.), e come base per un'azione
coordinata che eviti contlitti e controversie (p&gina 45 e sgg.).
L'autore auspica l'istituzione di « a truly supranational agency [...l free from purse-strings
of national excilequers », denominata C Oceariic
Developrnent Comniission » (p. 36), e sviluppata
fino a formare una vera e propria « Maritime
Community » (p. 53) di cui egli descrive minuziosamente, nelle pagine successive, compiti e
programmi.
Nonostante la sua brevit,i, il saggio del R. è
uno dei più importanti che noi conosciamo, è
uno di quelli che contengoino gli argomenti più
validi e le proposte più se.rie.
Peccato, come accennavamo, che anch'egli non
sappia uscire dalle illusioni senza sostanza di
un funzionalisnio che ha ormai fatto il suo tcmpo e dimostrato nei fatti come l'idea di fondo
che ad esso sta alla base (il cosiddetto spill-over
effect) non trovi rispondenza nella realtà.
O. SCHACHTEK
e D. S E R ~ V EMarine
R,
Polli~tion
Problerns ami Rernedies, « American Journal
of International Law », gennaio 1971, pp. 84-111.
Uno dei saggi più lucidi e completi, ncl dimostrare la complessità del problema in sé e
la sua globalità - cioè la sua stretta connessione a tutto il problema generale dell'inquinamento e della politica ecologica -; ma insieme
uno dei più deludenti, quanto all'indicazionc
di strumenti internazionali adeguati a risolverlo.
IV. AR1I:A
Commission des Communautés Européennes C.E.C.A., Lutte techniqire contre les poussières
dans Ies nzines, Luuemboiirg, 1968, 55 pp. (con
pretazione di F. Winck).
Commission des Coinmuriautes Européennes,
Ltitte technique coiltre la pollzttion atmosphiriqzre dans la sidérurgie, s.l., 1968 (a cura di
I(. Guthmann e G. Will).
L'alto livello scientifico, m a la nessuna prospettiva politica di questi scritti (come imporre
alle industrie l'adozione effettiva di misure efficaci?), possono considerarsi come il simbolo dei
meriti, ma insieme dei lirniti, delle Comunità
europee e dei loro organi.
R. HUBLIN,La pollution atmosphérique d'origine
airtomobile, « Analyse et I'révision », aprile '71,
pp. 421-461.
Lo studio - particolarmente esauriente, e a
contcnuto prevalentemente tecnico - pub costituire indirettamente una ulteriore dimostrazione,
oltre a quelle che già conosciamo, della necessità di uno sforzo europeo e internazionale,
anche in questo settore, specie là dove insiste,
nell'ultirna parte, sul costo elevato delle riconversioni, sacrifici di industrie, ecc., che la soluzione dei problemi relativi implichcrà: sacrifici
che, aggungiamo noi, sarebbe ben più logico
ed efficace pianificare e atti~iarecongiuntamente
al livello sovrannazionale.
M. JOUAN,
Ltctie contre fa pollution athinosphérique, « Rcvue Francaise des Affaires Sociales », luglio-settembre 1963, pp. 63-75.
Studia attentamente gli aspetti tecnici del pro.
blema, dedicando l'ultima parte a un breve esame dell'attività svolta dagli organismi internazionali ed europei interessati.
La Iutte coiitrt. la pollution de I'air,
M. NEIBURGER,
« Analyse et Prévision D, aprile 1967, pp. 245-51.
L'articolo, illustrando la situazione degli Stati
Uniti, dà un'idea, in una prospettiva di prossimo
aprile 1972
futuro, della gravità che il problema assumerà
anchc a livello planetario in genere, cd europeo
in specic.
H. W. S C E I ~ P K Oc ~R.
E R DOLGNER,
Gest~ndlzeilsge.
fahrdutzg durch Verunreinigung der Lirft,
C Atomwirtschaft-Atomtcchnik n ,
giugno 1971,
pp. 288-293.
Un esame breve ma circostanziato dei molteplici danni che arreca alla salute umana l'inquinamento atmosferico.
Uiz air empoisori~zé: le « sinog » de la rnort,
« Atlas », aprile 1970, pp. 37-58.
Presenta eificacemente la gravità del problema, pur liniitandosi ai soli aspetti francesi di
esso.
V. - R U M O R E
J. CL. LEROY-DEVAL,
FR. H. BIGARD
et CHR.GARNICR,
Le aruit: 1411 danger public, « 2000 - Revue de
1'A~ménagement du T'erritoire et du Développernent Kégional ,,, 1969, 4" trimestre, pp. 30-34.
Riassumendo un'opera, allora di prossima pub.
blicazione, dei due ultimi autori (L'homine e1
son environrienzent) che non siamo riusciti a
procurarci, l'articolo prospetta con lucidità i
danni psichici e fisici, agl'individui, ed economici, alla società e all'ambiente, che il rumore
produce in inisura crescente; e conclude afferinando: K non bisogna più trascurare gli effetti
cumulativi delle ntcisances, specie le " sinergie
eterogenee ", azione combinata di fattori di ordini diversi: inquinamento atmosferico, rum'ore,
entassernent ...
Il rumore costituisce d'altra parte un fattore
crescente di disarmonie sociali, violenze fra
individui, ina anche tra collettività - aeroporti e associazioni rivierasche, ecc. -. E come
ogni degradazione dell'ambiente, costituisce un
amplificatore di insoddisfazione.
Infine l'inquinamento sonoro diviene una
nuisance onerosa per la collettività. I1 « Financial Tinies D valutava a circa centocinquanta
sterline per rivierasco il costo annuale della
« perdita d'amenità » subita in un perimetro di
nuisaizce sonora. Nello stesso articolo l'autore
giungcva a chiedere l'istituzione di un « Consiglio nazionale di lotta contro il rumore » (articolo del 20 ottobre 1969, Need f o r a National
Policy O H Noise Control, del dr. Richards).
Le nuisances acustiche devono esser collocate
accanto agl'inquinamenti dell'aria, delle acque,
dei terreni e a fianco degl'inquinamenti estetici,
altri fattori di anti-sviluppo. Esse devono pertanto esser studiate chiaramente e combattute
energicamente: giacché se i " déchets tecnologici " assumessero un'ampiezza sufficiente per
deteriorare profondainente l'ambiente in cui
l'uomo vi\re, l'uomo stesso sarebbe degradato D.
Ma - anche qui - come ottenere risultati
effettivi se non si riduce la duplice causa degli
inconvenienti lamentati: l'aumento della popolazionc, innanzitutto, e poi l'aumento delle fonti
di rumore - cioè, in ultima istanza, della
produzione - anche a popolazione stagnante?
Hic Rliodus, lzic salta.
Certo, si potranno studiare tutti gli accorgimenti possibili, e ridurre il rumore - come
gli altri « inquinamenti » - a parità di condizioni; e si potrà magari giungere a studiare
- come spiega suggestivamente, in questo stesso
numero di K 2600 », il Ternisien - « città speriincntali senza rumori (9), o a ridurre considcrcvolrnente, come spiega, sempre in questo numero un autore anonimo (IO), il rumore degli
aeroplani (ma anche qui, secondo noi, se non
si moltiplicheranno i supersonici, con i relativi
bangs, frastuoni, vibrazioni, degradazioni).
Ma se quelle condizioni variano, e cresce sia
la popolazione in assoluto, sia il bcnesscre medio di ogni essere vivente (il che è per altro
verso auspicabile) e quindi l'indice di inquinamento, anche sonoro, pro-capite?
Sui limiti modesti che la cooperazione internazionale nel campo dei rumori ha conosciuto finora si veda la brochure dcl Consiglio d'Europa,
La Iutte contre le bruit, Strasbourg, 1964, pp. XII,
65 (specie pp. 49-580).
(9) J. A. TERNISIEK,
Les cités francaises Jont bruyarites
(pp. 34-6). 11 T. si riferisce anche alla relazione in
materia della D.G.R.S.T. sugl'inquinamenti e le
nuisances >>, voll. I e 11, « La Documentation Francaise n.
(10) L'aiziation fait d u bruit (pp. 37-38).
COMUNI D'EUROPA
aprile 1972
I1 futuro della società europea
di Gianfranco Martini
La Conferenza che la Comn~issione delle
Comunità europee ha organizzato a Venezia
nei giorni 20-22 aprile sul tema « Industria
e società D, testimonia lo sforzo, quanto mai
necessario in un momento in cui dette Comunità stanno passando dalla dimensione
a sei a quella a dieci, di rimeditare alcuni
interrogativi di fondo riguardanti i futuri
sviluppi della società europea.
La formulazione del tema generale, « Industria e società nelle Comunità europee »
traduce in modo incompleto la complessità
degli argomenti affrontati nel corso della
Conferenza. Questa si è articolata infatti
in tre sezioni di lavoro che, a loro volta,
si sono occupate di un insieme di soggetti
e di argomenti che così si possono riassumere:
I1 1" Gruppo, concernente « L o sviluppo
industriale e la riduzione degli squilibri sociali e regionali », ha effettuato un esame
dei problemi e delle prospettive dello sviluppo industriale della Comunità, l'analisi
delle funzioni e della condizione degli uomini
nell'àmbito dell'impresa e la individuazione
dei presupposti necessari affinché gli investimenti delle imprese degli Stati membri
si orientino maggiormente verso le regioni
meno sviluppate della Comunità.
I1 2" Gruppo, avente ad oggetto « L o sviluppo industriale, i fmabbisognicollettivi e le
condizioni di vita D, ha affrontato lo studio
dell'evoluzione dei fabbisogni collettivi e individuali della società europea, delle conseguenze del miglioramento dell'ambiente sullo
sviluppo industriale e sull'ubicazione delle
imprese e quello dei problemi connessi all'aumento del costo delle infrastrutture sociali e delle attrezzature collettive e al loro
finanziamento per uno sviluppo armonioso
della Comunità.
I1 3" Gruppo riguardava « la Conzunità nel
nzondo » e si è occupato degli obiettivi e
dei mezzi della politica europea di sviluppo
tecnologico, degli aspetti positivi e negativi
delle società multinazionali e della promozione dell'industrializzazione dei Paesi in
via di sviluppo, in relazione anche alle sue
ripercussioni sull'industria comunitaria.
Basta scorrere questo nutrito elenco di
problemi all'ordine del giorno della Conferenza per rendersi conto che a Venezia si
è tentata una diagnosi non settoriale, anche
se ancorata allo sviluppo industriale, di alcune delle tensioni di fondo che agitano
la società europea e, potremmo dire in via
più generale, ogni società industrializzata.
Le Comunità europee hanno superato in
questi primi anni di vita (molti se rapportati all'impazienza dei federalisti, pochi se
riferiti alle dimensioni storiche dell'impresa), frequenti crisi e notevoli difficoltà di
ordine politico, economico, sociale e monecosti e benefici » di quetario. Un'analisi
sti primi 14 anni di costruzione europea
presenta certamente un bilancio positivo
sotto il profilo della crescita del prodotto
nazionale lordo, del reddito pro-capite, di
una maggiore presenza commerciale della
Comunità sul piano mondiale. Ma ormai è
in atto una profonda revisione di certi tradizionali « indicatori del progresso di una
società. E' vero che questa revisione si opera
ancora pii1 a parole che nei fatti: è vero che
essa è espressione di una minoranza di po
litici e di studiosi più che di una consapevolezza largamente diffusa: tuttavia si fa
strada ormai la coscienza che il benessere,
questo obiettivo perseguito con tenacia da
individui, da gruppi sociali e da intere generazioni, non si identifica più puramente e
semplicemente cori criteri di massima produzione, ina si commisura piuttosto su alcuni indici molto più complcssi ed articolati e spesso non traducibili in termini monetari.
Nel suo discorso introduttivo alla Conferenza, Spinelli, membro della Commissione
responsabile degli affari industriali e tecnologici e ideatore della Conferenza stessa, ha
posto vigorosamente l'accento su questo mutamento di prospeittiva e sulla necessità che,
5 nel quadro della tradizione umanista europea, lo sviluppo economico industriale sia
posto al servizio dello sviluppo dei bisogni
umani e sociali e non viceversa n. Ma, al
tempo stesso, Spinelli ha richiamato l'attenione dei partecipanti anche sui rischi di
una alternativa che si basasse su una riorganizzazione della nostra società ancorata, come oggi si chiede da alcuni, ad un « saggio
zero di sviluppo ». I n realtà le Comunità
europee sono chiainate a raccogliere questa
duplice sfida: la necessità, da un lato, di fondarsi sull'ipotesi di una società in crescita
e in sviluppo e, dall'altra, di non abbandonarsi pigramente i: ottimisticamente a tale
ipotesi, illudendosi che ogni crescita sia
d i per sé benefica. A tal fine ogni crescita,
inizialmente dilagante in modo spontaneo,
deve creare ad uln certo momento delle
controforze dirette a controllarla in modo
da favorire i soli risultati positivi ed eliminare, o quanto meno ridurre a proporzioni tollerabili, quelli negativi. I1 tutto
avendo di mira non già un impossibile equilibrio statico tra le varie componenti e regioni della società e tra la società e l'ambiente, ma piuttosto la loro evoluzione arnzoniosa in modo da permettere, come ha detto
21
Spinelli, l'ulteriore sviluppo dell'avventura
umana.
E' chiaro tuttavia che le spinte in favore
della desiderabilità di uno sviluppo economico più intenso, sono tuttora assai forti
e che possono trovare talvolta paradossalmente alleati imprenditori e sindacati dei
lavoratori. 1,'evoluzione tra uno sviluppo
economico « tout court » e uno sviluppo economico che rispetti e garantisca certi valori non può che nascere, sociologicamente
e politicanlente, da un sistema di controforze: ecco perché anche certc posizioni
decise delle « colombe ecologiche » se non
assolutizzate, valgono come cattiva coscienza permanente della nostra società, stimolando un'azione organica in favore della
« qualità della vita D.
Tutti coloro che seguono da tempo l'attività del Corisiglio dei Comuni d'Europa e
in particolare della sua S e ~ i o n e italiana,
non avranno difficoltà a rendersi conto dell'interesse che la Conferenza di Venezia riveste per le decine di migliaia di amministratori locali ad essi associati. Di questo
interesse si è reso interprete la stessa Commissione di Bruxelles, invitando il CCE a
partecipare all'iniziativa c a portarvi il proprio contributo: cosa che il CCE ha fatto
sia mediante la presentazione di un'ampia
comunicazione scritta, sia con l'intervento
nel dibattito svoltosi nei vari gruppi di
lavoro. I n particolare il CCE, senza sottovalutare la grande importanza, anche politica, dcl terzo tema ( « La Comunità ncl
mondo D), ha posto particolarmcnte la sua
attenzione sui due primi temi che più direttamente si intrecciano con la realtà regionale e locale C che giustificavano maggiormente la partecipazione alla Conferenza
di un'Associazione di Enti territoriali. Come
è noto, infatti, il ClCE si occupa da lungo
tempo dei problemi degli squilibri regionali, della necessità di una politica europea
di sviluppo equilibrato, democratica ed efficiente, dell'urgenza di attirare verso le regioni più deboli della Comunità idonei investimenti, del ruolo che i poteri pubblici,
non solo sul piano nazionale ma anche su
quello regionale da un lato e delle Comunità
europee dall'altro, sono chiamati a svolgere
in vista di uno sviluppo globale della società ( l 0 tema della Conferenza di Vene~ia).
D'altra parte proprio l'evoluzione di que-
((
))
Cravatte e Martini al Convegno di Venezia.
COMUNI D'EUROPA
sta società (talvolta si sarebbe tentati di
d i r e l'involuzione) ha posto sempre più in
evidenza il contributo non episodico e non
secondario che questi poteri territoriali possono dare alla creazione di un ambiente
- naturale ed umano - più soddisfacente,
nonché all'incremento degli investimenti di
carattere sociale, i cui costi e finanziamenti
si ripercuotono sull'insieme della finanza
pubblica e conseguentemente sugli aspetti
finanziari e monetari, oltre che economici,
dell'integrazione europea (2" tema della Conferenza di Venezia).
Nel documento predisposto come suo contributo ai lavori, il GCE ha voluto soprattutto mettere in evidenza gli aspetti regionali e, più in generale, territoriali (nelle loro
implicazioni politiche, economico-sociali e
istituzionali) del processo di sviluppo e le
conseguenze che ne derivano per tutti i
soggetti (privati e pubblici, nei diversi settori) che in esso intervengono. Proprio per
questo, anche un tema che può sembrare,
ad una prima impressione, abbastanza lontano dalla realtà locale come quello delle
società multinazionali (affrontato nell'àmbito del 3" tema della Conferenza), in realtà
ha delle immediate connessioni proprio con
questi aspetti territoriali dello sviluppo della società europea. Vi è infatti il rischio
fondato che le società multinazionali, anche
se possono contribuire a creare e a rafforzare il tessuto economico di un sistema integrato qual'è quello della Comunità europea,
eludano qualsiasi controllo politico e trascurino le esigenze territoriali dello sviluppo. Le loro strutture decisionali, infatti,
la loro natura di centrali economiche e finanziarie (multinazionali e talvolta sovranazionali, ma private) finiscono per assegnare
alla valutazione del profitto una priorità
assoluta sulla considerazione delle conseguenze dei loro investimenti in questa o
quella regione.
Ecco perché i poteri pubblici devono essere in grado di controllare l'azione di queste società multinazionali collocandosi efficacemente al loro stesso livello di intervento, cioè a quello europeo, e affrontando così,
anche sotto questo profilo, quella sfida di
cui parlava Spinelli, basata sull'equilibrio
ecologico, sull'equilibrio tra beni pubblici
e beni privati, sull'equilibrio regionale dello
sviluppo, sull'equilibrio tra interesse dell'impresa e esigenze materiali e spirituali
dei lavoratori, sull'equilibrio, infine, tra interessi della Comunità europea e quelli dei
Paesi più arretrati.
Riservandoci di ritornare in queste pagine su altri aspetti della Conferenza di
Venezia, ci limiteremo, in questa nota, a
qualche richiamo su uno dei temi affrontati, quello del miglioramento dell'ambiente, che si riconnette direttamente al carattere quasi monografico di questo numero
della rivista, in preparazione agli Stati generali del OCE di Nizza ove i problemi ecologici saranno oggetto di una delle due Commissioni di lavoro.
Tre rapporti si sono soffermati su questo tema, affidati rispettivamente a Petrilli,
a Laot (membro della Commissione esecu.
tiva della Confédératiolz francaise démocratique du Travail) e a Jurgensen (docente
all'Istituto per la politica economica europea, presso l'università di Amburgo).
Poiché il tema riguardava le « conseguenze dell'azione per un miglioramento delI'ambiente sullo sviluppo industriale e sulla
coordinazione delle imprese », i tre rapporti
hanno approfondito una serie di problemi
collegati ai meccanismi stessi dello sviluppo
industriale e ai suoi orientamenti.
Così la sig.ra Laot, facendosi portavoce
delle organizzazioni sindacali, ha posto sotto accusa il « sistema » capitalistico in quanto «fondato sulla ricerca del profitto, del
potere e del predominio di pochi privilegiati sugli altri esseri uinani D.
Di fronte ai pericoli crescenti di questo
continuo attentato all'ambiente naturale ed
umano, la sig.ra Laot ritiene che la normativa in materia sia abbondante e permetta
già di svolgere un'azione positiva. Purtroppo
la sua attuazione è impedita da molteplici
considerazioni e da pesanti pressioni, i controlli previsti per la sua osservanza sono del
tutto insufficienti, i controllori dipendono
spesso da organismi il cui compito principale è quello di attuare la politica di sviluppo industriale.
La funzione delle organizzazioni sindacali
in questo campo è quella di predisporre le
condizioni per un rapporto di forze favorevole all'attuazione di una vera politica delI'ambiente umano: a ci?) concorrono I'istruzione, le procedure di controllo sulle imprese inquinanti, l'inforimazione delle popolazioni interessate e il finanziamento delle
azioni anti-inquinanti, l'elaborazione e il controllo democratico dei piani di sistemazione
urbanistica e del territorio. Sono proposte
che tendono, tra l'altro, proprio a rendere
i cittadini sempre più coscienti dell'importanza dell'ambiente umano, sempre più attivi ed operanti in questo campo essenziale
della vita in società, in quanto la partecipazione di tutti costituisce il fondamento stesso della democrazia.
Col rapporto del prof. Jurgensen si è invece spezzata una lancia in favore del contributo dell'industria alla possibilità di
espansiorie dei Paesi tlellJEuropa occidentale. Secondo il relatore, va fatta attenzione
a non trasformare i pu,r necessari sforzi in
difesa dell'ambiente, in una lotta generalizzata contro l'espansione economica e contro
l'economia di mercato. Sarebbe infatti inammissibile - ha detto Jurgensen - accollare
la responsabilità del problema ecologico all'economia di mercato, quando questa stessa economia non è stata finora chiamata in
causa per la soluzione del problema stesso.
Con riguardo ai criteri inerenti alla scelta
delle misure da adottare per combattere l'inquinamento dovuto all'industria, il relatore
ha suggerito un sistema misto, comprendente al tempo stesso strumenti di controllo
diretto dei comportamenti e strumenti di
natura economica. Occorrerà incoraggiare i
progressi tecnici compatibili con la protezione dell'ambiente, per aumentare il potenziale di innovazione: d'alltro canto, poiché già
esistono procedimenti ed impianti in grado
di eliminare o ridurre la degradazione ecologica, occorrerà cercare di incoraggiarne
l'impiego facendo ricorso ad agevolazioni fiscali e pubbliche sovvenzioni a favore di
investimenti destinati alla protezione delI'ambiente.
La relazione del prof. Petrilli si è posta ad
un livello più politico, pur contenendo una
pregevole analisi tecnica dei problemi e
delle loro soluzioni. Essa ha posto l'accento
sulla contraddizione di fondo dell'attuale
processo di sviluppo economico con i suoi
ritmi cumulatori che autoalimentano le grandi concentrazioni produttive e che fanno
aprile 1972
perciò sorgere sempre più gravi fenomeni
di congestione e d'inquinamento. La concentrazione territoriale degli investimenti determina costi aggiuntivi, in parte appunto
di natura ecologica, in parte causati dallo
sviluppo di sempre nuove infrastrutture fisiche e sociali nelle zone interessate da
forti correnti di immigrazione. Si ha un
netto contrasto tra l'influenza dei fattori
cumulativi che continuano ad accrescere,
dal punto di vista aziendale, la convenienza
della localizzazione dei nuovi investimenti
nelle regioni maggiormente sviluppate e le
diseconomie che ne conseguono a livello macro-economico.
Ne derivano due orientamenti: la necessità di condizioni e criteri di intervento della politica ecologica delle Comunità europee
(dato il carattere non più nazionale dei fenomeni denunciati), e una strategia industriale conseguente a tali indirizzi.
I1 prof. Petrilli ha molto insistito sul fatto che una politica ecologica comunitaria
non può essere il risultato di un semplice
sforzo di armonizzazione legislativa, ma deve
essere conseguita mediante un crescente
coordinamento politico, nel contesto di una
evoluzione istituzionale imposta dal raggiungimento di una vera e propria unione economica e monetaria. Particolare attenzione
è stata attribuita - nella relazione - alla
connessione tra politica ecologica e politica
regionale: entrambe devono poi superare
il loro limite di interventi sostanzialmente
assistenziali, volti ad alleviare talune situazioni di disagio, per divenire invece un « modus operandi » dell'intera politica economica. E' indispensabile, anche da un punto
di vista strettamente ecologico, un diverso
assetto del territorio. In questa prospettiva
la politica ecologica appare un tramite necessario tra politica industriale e politica
regionale. Dopo aver affrontato i criteri finanziari che vanno seguiti nella programmazione delle politiche di intervento, il professor Petrilli ha rivendicato la priorità da
attribuirsi ad una crescita totale dell'uomo,
quale finalità suprema del processo di sviluppo. Una politica regionale comunitaria
- ha concluso - postula per sua natura
u n dialogo diretto tra le istituzioni comuni,
da u n lato e, dall'altro, le parti sociali e i
poteri locali, nella ricerca di soluzioni che
non potranno mai essere definitive, ma dovranno adeguarsi insieme alla globalità del
problema e all'estrema molteplicità delle situazioni concrete.
Queste conclusioni, così come quelle della
sig.ra Laot sull'informazione delle popolazioni, sul controllo democratico dell'« aménagement du territoire », sulla partecipazione dei cittadini alla politica ecologica,
coincidono con le affermazioni tante volte
fatte dal CCE e che troveranno negli Stati
generali di Nizza una larga risonanza europea. Questa fortunata - ma non casuale coincidenza di pensiero tra un rappresentante dell'impresa pubblica (ma anche Presidente del Consiglio italiano del Movimentho Europeo), un sindacalista, e un'organizzazione di eletti locali, conferma, anche sul
piano ecologico, la possibilità - e l'utilità di un impegno comune di una molteplicità
di forze che, pur nella diversità dei loro
ruoli e delle loro iniziative, hanno una visione convergente dei valori che devono ispirare lo sviluppo della nuova società europea e dei traguardi, politici ed istituzionali,
che è necessario raggiungere per garantirli
aprile 1972
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