COMUNE DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA
Provincia di Grosseto
Ufficio Stampa
Rassegna Stampa
Mercoledì 15 dicembre 2010
SCARLINO PRESENTATI I FRUTTI DEL
PROGETTO AVVIATO DUE ANNI FA
Pronto il «Piano di azione locale» Punta
su turismo, cultura e nautica
GLI INCONTRI pubblici di «Agenda 21» si trasformano in un
Piano di azione locale per i prossimi 15 anni. A Scarlino si punta
su turismo, cultura e nautica. E’ stato presentato il frutto del
progetto avviato nel 2008 in collaborazione con il Comune
di Castiglione della Pescaia: i risultati raggiunti dalla serie di
incontri previsti dal forum «Agenda 21», che ha visto la
partecipazione dei cittadini dei due centri della costa
maremmana, hanno portato alla redazione del Rapporto sullo
stato dell’ambiente, che tiene conto di tutti gli indicatori
ambientali, economici e sociali, e del Piano di azione locale.
Risultati che — almeno nelle intenzioni dell’amministrazione
comunale, dovrebbero avere conseguenze concrete nei
programmi stilati a palazzo municipale. Tra i presupposti di
sviluppo emersi dalle riunioni con la popolazione, infatti, ci sono
la volontà di far crescere il turismo puntando su iniziative
culturali e enogastronomiche, incentivare le gite scolastiche nel
territorio (così da far conoscere le bellezze naturali e artistiche
della zona) e di dare risposte al mondo della nautica, tenendo in
considerazione l’importanza del porto del Puntone. Il tutto
grazie alla produzione e alla diffusione, in Toscana e in Italia, di
opuscoli e materiale informativo su Scarlino. Ma c’è di più: il
Piano di azione locale e il Rapporto sullo stato dell’ambiente
derivati da Agenda 21 serviranno anche a verificare i
cambiamenti registrati con il passare degli anni nel comune di
Scarlino e a definire politiche di sviluppo mirate, a partire dagli
strumenti urbanistici. Anche da questo punto di vista non
mancano le novità.
«ABBIAMO appena concluso le assemblee pubbliche dedicate a
illustrare ai cittadini le novità contenute nel nuovo Piano
strutturale — dice Maurizio Bizzarri, il sindaco di Scarlino — e
ora l’architetto incaricato dal Comune sta stilando una sintesi
dei temi emersi durante questo ciclo di incontri, per poi
servirsene nell’elaborazione di una bozza dello strumento
urbanistico. La prima versione del nuovo Piano strutturale,
appena pronta, sarà sottoposta alla valutazione della giunta
comunale e alle commissioni consiliari, per poi essere presentata
nuovamente alla popolazione scarlinese in un secondo ciclo di
assemblee. Dopodiché partirà il procedimento per l’adozione e la
successiva approvazione definitiva». Il 2011 si annuncia decisivo
per lo sviluppo urbanistico scarlinese.
Maremma culla degli appassionati sono
quattro i club a 18 buche
GROSSETO. Golf, che passione. La provincia di Grosseto è la
prima in Toscana per numero di club. Su undici campi in tutta la
regione, in maremma se ne contano ben quattro e tutti a diciotto
buche. Allo storico Golf Club Punta Ala
(www.puntaala.net/golf), sono sorti il Golf Club Argentario a
Porto Ercole (www.argentariogolfresortspa.it), il Golf Club
Terme di Saturnia (www.termedisaturnia.it) e il Golf Club
Toscana Il Pelagone a Gavorrano (www.golfclubtoscana.com).
A questi si aggiungono tre campi pratica: Tenuta La Badiola
di Castiglione della Pescaia (www.tenutalabadiola.it/it/golf),
Tuscany Golf Club a Braccagni (www.tuscanygolfclub.it) e quello
del Golf Club Maremma (Circolo Golf Maremma) che, oltre al
campo in costruzione a Grosseto, ha già un campo pratica nella
sede in località La Steccaia (www.maremmagolfclub.it).
F.F.
Castiglione della Pescaia Dragaggio al
porto-canale
LAVORI di dragaggio all’imbocco del Porto canale
di Castiglione della Pescaia. A causa dell’intervento, che si è reso
necessario per garantire il ripristino delle condizioni di
navigabilità alle imbarcazioni, la navigazione all’interno del
canale sarà vietata fino al termine dei lavori, al momento
previsto per giovedì 30. Il divieto si riferisce agli orari in cui
saranno in funzione le draghe, ovvero dalle 8.30 alle 12 e dalle
12.30 alle 17. In questo orario sarà quindi vietata anche ogni
attività di pesca oppure di qualsiasi altro genere. Negli orari in
cui l’accesso sarà consentito, come avvertono le autorità, è
comunque richiesta la massima cautela e il transito deve
comunque svolgersi alla minima velocità.
IL TIRRENO
Da Pozzuoli a Castiglione per
comandare il porto
ENRICO GIOVANNELLI
CASTIGLIONE. Si è già messo al lavoro da alcune settimane
Augusto Ferrandino, il nuovo comandante della Guardia
Costiera a Castiglione. Ferrandino è subentrato a tutti gli effetti
a Pierpaolo Sardi, che ha lasciato l’incarico per trasferirsi nella
sua città natale, a Livorno.
Il nuovo comandante proviene dalle motovedette, e già in estate
era stato a Castiglione al comando di un pattugliatore nel mese
di agosto, iniziando a conoscere quella che poi è diventata la sua
nuova realtà.
Augusto Ferrandino, 51 anni, sposato, è originario di Pozzuoli, in
provincia di Napoli, e la sua carriera si è divisa fra molti
imbarchi, nasce infatti come motorista, e sedi distaccate.
Ferrandino è stato a Venezia per 10 anni, poi a Livorno sul
pattugliatore, e in tante missioni: Brindisi, Otranto, Bari per
citarne alcune, ma anche all’estero in Albania, sempre per
contrastare l’immigrazione clandestina. Nel suo girovagare
Ferrandino è stato anche negli ultimi 5 anni a Marina di Pisa,
prima di ricevere l’incarico di Comandate della capitaneria di
porto di Castiglione. Al nuovo comandante gli auguri di buon
lavoro della redazione del Tirreno.
IL TIRRENO
In cinque per una poltrona Otto
domande ai candidati Pdl, venerdì ne
resterà solo uno
LE INTERVISTE SONO A CURA DI
GROSSETO. In cinque per una poltrona, cinque uomini per un
posto da candidato a sindaco. Venerdì il Pdl scioglierà il nodo e
comunicherà il nome di chi sarà l’avversario di Emilio Bonifazi
alle elezioni amministrative di primavera.
Il partito guidato a Grosseto da Luca Agresti ha scelto un
percorso chiaro e partecipato, con quattro persone che hanno
dato la propria disponibilità e una quinta che è stata chiamata da
esponenti del partito a far parte del lotto dei “papabili”. In questi
giorni il coordinamento provinciale sta prendendo una
decisione, anche sulla scorta di un sondaggio fatto in questi
giorni in città. C’è poi l’ipotesi Monica Faenzi, che potrebbe
essere “imposta” da Roma, ma pare difficile che la bionda
parlamentare rinunci ad un posto a Montecitorio per fare il
sindaco a Grosseto. Vedremo. Nel caso, però, non sarebbe facile
far digerire la pillola ai cinque candidati.
Gli stessi, invece, hanno firmato qualche settimana fa un patto
“uno per tutti, tutti per uno”, nel quale coloro che non saranno
scelti per correre da sindaco, si impegnavano a lavorare per
l’unico candidato. Vedremo poi in concreto se questo avverrà,
sarà il partito a dover tenere insieme le componenti.
Intanto, anche per aiutare la gente a capire come la pensano in
cinque candidati su alcuni temi cittadini particolarmente caldi,
abbiamo posto ai cinque “papabili” otto domande. Ecco, qui
sotto, le loro risposte. (g.f).
Grosseto Domani il giorno decisivo
Esito del sondaggio e scelta Per quella
data convocato anche il coordinamento
provinciale
ORMAI è questione di ventiquattro ore, poi si saprà chi sarà il
candidato del Pdl che sfiderà il sindaco uscente Emilio Bonifazi
alle amministrative di primavera. Un sondaggio che, con il
passare dei giorni, sta assumendo connotati che lo fanno più
assomigliare a un oracolo che a un’indagine scientifica quale
invece è: non si sa quali sono le domande, e a questo punto non
si sa neppure quali siano effettivamente i politici del
centrodestra sottoposti all’indagine. C’è infatti chi giura che tra i
nomi sottoposti al confronto con Bonifazi ci sia anche il sindacodeputato Monica Faenzi. Noi siamo più propensi a credere che il
sondaggio Bonifazi-Faenzi, sia un’indagine, ormai un po’ datata,
che dovrebbe essere stata commissionata dal centrosinistra.
Tutto questo alone di «mistero» contribuisce a dare ancor più
suspance all’esito finale del sondaggio che perverrà sul tavolo dei
vertici provinciali del Pdl domani mattina. Una volta che il
coordinatore provinciale, Luca Agresti, ne avrà preso visione, il
sondaggio sarà sottoposto all’esame dei cinque candidati che
vedranno le famose domande (si parla di un numero compreso
tra i quindici e i venti quesiti) che sono stati sottoposte ai
grossetani. Dopo che i cinque candidati (che lo ricordiamo sono,
in ordine rigorosamente alfabetico, Roberto Aureli, Alessandro
Carlotti, Giacomo Cerboni, Mario Lolini e Luca Montemaggi),
avranno preso atto del sondaggio, Agresti sottoporrà l’esito
dell’indagine al coordinameto provinciale del partito, che si
dovrebbe riunire a metà pomeriggio. A questo punto la scelta del
candidato: che sarà una semplice presa d’atto dei vertici
provinciali, se il risultato sarà nettamente a favore di uno dei
cinque candidati, mentre sarà una vera decisione politica nel
caso di una situazione di incertezza. Intanto sta avendo grande
successo il nostro sondaggio on-line. Al momento che stiamo
andando in stampa hanno votato ben 540 lettori. Attualmente
c’è un vero e proprio testa testa tra Roberto Aureli (44%) e
Giacomo Cerboni (41%). Molto più distanziati Mario Lolini (7%),
Luca Montemaggi (6%) e Alessandro Carlotti (2%).
A.C.
Fibrillazioni e intrecci nella politica:
traballano i percorsi già avviati dai due
partiti L'esame a Bonifazi mette tutti
sulle spine Il sondaggio tiene sulla
corda il Pd ma anche il Pdl: strategie a
rischio
GROSSETO - Un sondaggio fatto solo per capire qual è lo stato
della laison tra-Bonifazi e i grossetani? Sembra proprio di no.
L'indagine che il Pd ha commissionato alla Ipsos di Nando
Pagnoncelli e che, tra le altre cose, mette a confronto l'attuale
sindaco con Mario Lolini e con Monica Faenzi, rappresenta
qualcosa di più. Se lo lasciano scappare dalle fila del Pd, dove a
denti stretti si dice che "...se non tutto, molto dipenderà
dall'esito di quel sondaggio", commissionato dal segretario
regionale Andrea Manciulli e vissuto con una buona dose di
disagio a livello locale. Soprattutto dalle parti del Comune. Sì,
perché da Firenze hanno fatto sapere senza troppe perifrasi che
"...Grosseto non si deve perdere" e pertanto se l'esito del
sondaggio non entusiasmasse e si scoprisse che Bonifazi non ha
l'appeal giusto si potrebbe prospettare il cambio del "cavallo". E
già si scaldano i motori, al punto che in città inizia a circolare
qualche nome. Da quello dell'assessore regionale Annarita
Bramerini, a quello del vice sindaco Paolo Borghi fino a una
figura esterna. Insomma, il sondaggio non è fatto solo per
calibrare la campagna elettorale di Bonifazi, ma anche e
soprattutto per capire se sarà davvero lui a correre. Anche per
questo la notizia del sondaggio ha generato una buona dose di
agitazione tanto nel Pd che nel Pdl. Quest'ultimo il suo, di
sondaggio, l'ha ultimato e i risultati arriveranno sul tavolo del
coordinatore Luca Agresti nella giornata di domani, quando nel
pomeriggio convocherà il coordinamento per esaminare i dati e
assumere la decisione, così da poter presentare ufficialmente il
candidato alla cena degli auguri di venerdì. Il paradosso è che
stavolta che il Pdl è partito in tempo con la volontà di evitare le
pastoie che nel 2006 portarono il centrodestra alla scelta del
candidato in zona Cesarini e a dividersi in quattro liste,
l'accelerata potrebbe vederlo costretto a reimpostare una
strategia da campagna elettorale ormai incentrata sul confronto
dialettico con Bonifazi. Basteranno pochi giorni per capirlo, visto
che i risultati dei due sondaggi saranno presto scodellati e
ciascuno dei due partiti ne darà la lettura politica più opportuna.
A partire dalla costruzione delle alleanze, ancora tutte da
definire con certezza. Il Pd avrà sicuramente dalla sua l'Idv, non
è scontato che ci siano i socialisti, così come l'Api di Rutelli, che
sta seriamente lavorando a un nuovo polo con l'Udc. Il Pdl, dal
canto suo, ha la Lega, ma deve allargarsi al centro come
prudentemente ha già iniziato a fare Mario Lolini, che pochi
giorni fa ha lanciato un vero e proprio appello a Udc, Fli, Api
nella consapevolezza che sarà solo un'alleanza vasta, aperta
anche alle esperienze civiche, lo strumento più adeguato per
concorrere per la conquista del governo cittadino. Il percorso è
solo agli inizi. E tutto, davvero, può ancora succedere. Compreso
un voto a marzo se si dovesse andare a elezioni anticipate.
il Giornale della Toscana
«SILVIO VINCE, FINI PERDE» Il
centrodestra toscano vota compatto la
fiducia a Berlusconi. Il premier
inneggia «hip-hip urrà» al coordinatore
nazionale Verdini. Parisi e Toccafondi:
Fli spaccato
Il centrodestra toscano vota compatto la fiducia a Berlusconi. Il
premier inneggia «hip-hip urrà» al coordinatore nazionale
Verdini. Parisi e Toccafondi: Fli spaccato Il ribaltone è fallito, il
governo degli sconfitti resta un'utopia, il governo voluto dagli
italiani va avanti. Al termine di due giorni di aspro dibattito alle
Camere e dopo due anni di guerriglia parlamentare, il primo
grande sconfitto ha un nome e un cognome: Gianfranco Fini, la
terza carica dello Stato che ha usato e abusato del suo ruolo
istituzionale per rovesciare la maggioranza, arrivando perfino a
pretendere le dimissioni del premier senza passare dal
Parlamento.Ma è finita come doveva finire, perché l'assalto a
Berlusconi, lanciato dopo lunga premeditazione, non aveva uno
straccio di motivazione politica e, soprattutto, non presentava
un serio progetto alternativo (...) di governo. C'è stato solo un
pezzo minoritario del centrodestra che si è prestato al tentativo
di riconsegnare il Paese inmanoalla peggior sinistra d'Europacomehagiustamente rilevato Cicchitto - alla quale nonè parso il
vero di sperimentare una nuova formula politicamente
modificata, dopo la scorciatoia giudiziaria, per far fuori il
Cavaliere nero. Tutto questo con i problemi del Paesenon aveva,
in tutta evidenza, nullamaproprio nullaa chevedere. Era solo una
manovra di Palazzo che il Parlamento della Repubblica,
espressione della volontà popolare,hafortunatamente respinto.
Ora il gioco torna nellemanidel presidente del consiglio scelto
dagli elettori, che ha avuto in questi durissimi mesi la forza di
non prestarsi ai giochi eai giochetti della partitocrazia con una
limpidamotivazione: rispettare e salvare la Costituzione
materiale consacrata nel Paese dalle ultime tre tornate elettorali,
in cui insieme ai simboli c'erano i nomi dei candidati premier.
Contrattare dimissioni vere o finte con le segreterie dei partiti
avrebbe infatti significato rilegittimare le pratiche polverose
dellaPrimaRepubblica e tradire il mandato popolare. La linea
della fermezza ha pagato, e il governo ha ottenutouna
chiarissima maggioranza al Senato (162 voti su 315) ed è riuscito
a superare alla Camera una prova difficilissima. Mala giornata di
ieri, grazie alla forza dei numeri sui quali
nonsipuòdiscutere,hasoprattutto definito vincitori e sconfitti:
hanno vinto Berlusconi, il Pdl e la Lega e hanno perso Fini,
Casini, Di Pietro e Bersani. I finiani, soprattutto, sembrano
giàunapattuglia inenormedifficoltà: lunedì sera Fini aveva messo
in campo un estremo tentativo di mediazioneper evitare la
spaccatura delsuo grupponel voto di fiducia.Laproposta a
Berlusconi era di fare un passo indietro e di dimettersi, per
ottenere subitodopoil reincarico, prima di arrivare al voto della
Camera e dopo avere incassato la fiducia al Senato, un esito
scontato quest'ultimo ma rafforzato dall'astensione (e non dal
voto contrario) dei senatori di Fli. Sul testo c'era
stataconvergenza tra le colombefuturiste, capitanatedaMoffa, e il
presidente della Camera. Ma si trattava dell'ennesimo ballon
d'essai che non ha sortito nulla se non proprio la fragorosa
divisione di Fli, che alla fine si è astenuto al Senato e ha votato
contro il governo alla Camera pagando le defezioni di Siliquini e
Polidori e il non voto di Moffa. Chihaascoltato gli interventi dei
capigruppo di Fli al Senato e alla Camera deve aver pensato di
aver a che fare con gli esponenti diduepartiti diversi. Viespoli ha
infatti promesso che, in caso di sfiducia, non ci sarebbero mai
stati ribaltoni, e che i finiani sarebbero stati disponibili solo per
un nuovo governo di centrodestra, mentre Bocchinohausato toni
durissimi, degni di un dipietrista doc, nei confronti di
Berlusconi, perseguendo dunque la linea della rottura totale. E'
difficile ipotizzare che le due anime di Fli, dopo la bruciante
sconfitta politica subìta, possano restare insieme, e
probabilmente presto si verificheranno le condizioni auspicate
da Berlusconi, cioè quelle di portare i moderati del Fli e dell'Udc
a liberarsi dall'abbraccio mortale con la sinistra a cui vorrebbero
costringerli i loro leader. Secosì non fosse, se governare
diventasse impossibile, allora la strada maestra sarà solo e
soltanto una: il ritorno alle urne. Ma, come hanno ribadito
sia Pdl eLeganel dibattito in Parlamento, l'interesse del Paese è
prima di tutto quello di ricomporre l'area moderata, per
allargare per quanto possibile l'attuale maggioranza a quanti
condividono e si richiamano ai valori del Ppe per garantire una
più forte governabilità e la conclusione della legislatura nel
segno delle riforme. Un'ultima, amara annotazione.
MentreilParlamentovotava la fiducia,Romaera in stato d'assedio
perchéi servizi avevano fiutato i preparativi di un assalto al
palazzo di Montecitorio. E anche questo va ascritto
all'irresponsabilità di Fini, che conla sua escalation
antiberlusconiana ha fatto intravedere alle frange estremiste la
possibilità di dareunaspallata al governo legittimamente eletto.
Quello dell'ex cofondatore del Pdl è stato quindi un autentico
capolavoro alla rovescia: come presidente dellaCamerahadato
pessima prova di sé, e come leader di partito è stato l'artefice
diunadelle più ignominiose sconfitte parlamentari della storia.
Se conservasse un briciolo di dignitànongli resterebbe che
dimettersi, per il decoro delle istituzioni e per il bene della
politica. Un fatto è certo: il centrodestra ripartedaBerlusconi e
da Bossi, non certo da chi ha svenduto le proprie idee a quelle
morte della sinistra. Riccardo Mazzoni
il Giornale della Toscana
E Berlusconi intona l’hip-hip urrà per
Verdini
Sono le 14 passate da qualcheminutoquandoil presidente del
consiglio, Silvio Berlusconi, lascia l’aula della Camera in mezzo a
una ressa di parlamentari e agli applausi della maggioranza che
è rimasta tale dopo la questione di fiducia posta da Pd e finiani.
Alle 17 dovrà salire sul Colle per l’incontroconilcapodello Stato.
Nelfrattempo Berlusconi si gode una vittoria politica, sulla quale
in pochi credevano fra commentatori e addetti ai lavori.
EppureBerlusconi si erasempre dichiarato sereno e sicuro della
fiducia della Camera. Anche per questo, probabilmente,decide di
concedersi un fuori programma con tanto di insolito bagno di
folla in Transatlantico. Appena ottenuta la fiducia, infatti,
Berlusconi si dirige velocemente nel corridoio versol’uscita. Poi
però circondato dai commessi sceglie di entrare in
Transatlantico dove ringrazia i deputati di maggioranza che gli
vanno incontro. «Fatemi andare a ringraziare », dice il premier a
chi gli chiedevauncommentosull’esito della votazione. Poi, man
mano che il capannello cresceva sono cresciute anche le spinte
tanto daconsigliare il premier di uscire da Montecitorio. Prima
però Berlusconi vuol ringraziare coluicheritiene il principale
artefice della vittoria parlamentare, il coordinatore nazionale
del Pdl, Denis Verdini, tanto da avvicinarlo e dedicargli un «hip
hip urrà»: «Verdini è stato, in questa partita, l’uomo dei
numeri». E i numeri hanno dato ragione al Pdl. «Sì, ero a pochi
metri di distanza, Berlusconi è andato proprio a cercare Verdini.
In mezzoa tante Cassandre cihanno sempre detto che la
maggioranza ci sarebbe stata», conferma il coordinatore
fiorentino del Pdl Gabriele Toccafondi. Grande soddisfazione
per il risultato del voto alla Camera è stata espressa da tutti i
vertici del governo e del Pdl. «Poveri maghi,maghetti, veggenti e
stregoni vari! Hanno sbagliato in pieno il pronostico: Berlusconi
non è stato cacciato, ma ha vinto sia al Senato sia alla Camera.
Per questi dilettanti allo sbaraglio è aperto un corso di
riqualificazione professionale», dice il sottosegretario alla
presidenza del consiglio e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti.
«Oggi hannovinto il rispetto per il Parlamento, le ragioni della
buona politica, la preoccupazione per gli interessi dell’Italia.
Nello stesso tempo si è celebrata la disfatta di quei cosiddetti
politici di professione, da Fini a tutto lo statomaggiore del Pd, le
cuiambizioni personali sono pari solo alla loro modestia
politica», aggiunge il coordinatore del Pdl Sandro Bondi.E il
ministro alle infrastrutture Altero Matteoli chiosa: «Chi era
partito lancia in resta per dividere la coalizione Pdl-Lega ed in
alternativa il Pdl, si è ritrovatoconla coalizione che ha retto e
il Pdl più coeso mentre gli apprendisti stregoni hanno
perso.Èovvio che abbiamo ora il dovere di cercare di allargare
l’area dei moderati edi governo ed in tal senso lanciamoloro un
appello così come ai singoli parlamentari».
il Giornale della Toscana
Il Cavaliere e l’uomo dei numeri
Berlusconi vince, Fini perde. Potrei chiuderla qui, ma il risultato
di ieri al Senato e allaCamera racconta assai più di ciò che
appare e dunque vale la pena fare un paio di riflessioni.
Berlusconi vince. Ancora una volta. Unico leader europeo ad
aver superato indenne la crisi economico-finanziaria partendo
dal terzo debito pubblico del mondo (eredità del passato, in
particolare della Prima Repubblica e dei giochetti partitocratici
nei quali Fini voleva riportare l’Italia), unico leader ad aver vinto
anchele elezioni di mid-term che sono costate care a Sarkozy,
Merkel, Zapatero e Obama. Berlusconi vince grazie alla solida
alleanza di Bossi e dellaLegaedè prontoadaprire alle forze
moderate per rafforzare la propria stabilità, adesso c’è chi
ipotizza scenari da crisi pilotata (il boccino lo ha in mano lui) ma
è prematuro parlarne. Ma soprattutto per rafforzare l’azione di
governo (e da ieri pomeriggio altri finiani già pentiti hanno
presentato domanda diriammissione al Pdl). Adesso spetta a lui
tenere dritta la barra di comando, superare le secche dell’Ecofin
e realizzare le riforme per le quali è stato votato dagli italiani.
Fini perde. Su questo non c’è dubbio alcuno. Se avesse dignità
politica, o almeno capisse cosa accade, dovrebbe come primo
atto rassegnare le dimissioni da presidente della Camera. Un
atto dovuto, considerata l’ambiguità e l’ipocrisia concui negli
ultimi nove mesi ha condotto la sua battaglia personale. Come?
Prima sostenendo che in campagna elettorale per le regionali
non poteva impegnarsi inquanto terza carica dello Stato («ruolo
che non consente un impegno diretto» spiegò), poi arrivando a
distorcere la Carta Costituzionale e cioè chiedendo una sfiducia
extra-parlamentare a Berlusconi. Sbagliando i calcoli politici, a
marzo come a dicembre. E dopo decenni di vita a spese del
contribuente, cioè daparlamentare e già vice-presidente del
Consiglio, certi errori non solo sono difficilmente giustificabili,
ma alla fine si pagano. Finisce così che Fini finì (scusate il gioco
di parole) là dove aveva iniziato. Fu Berlusconi, nel ’94, a
sdoganarlo. A toglierlo dal ghetto, lui come tutti gli ex-Msi. Fu
lui a portarlo al governo (e quando mai gli sarebbe toccato). Fu
sempre Berlusconi ad affidargli le leve
delcomando,adaccompagnarlo inunatraversata verso la vera
democrazia e libertà. Oggi, parafrasando, si può dire che Fini si
trova a professare una Libertà - per lui - senza Futuro. Perché
quando ha deciso lo strappoda Berlusconi,quandohachiesto e
ottenuto il divorzio dal premier,quando ha sviluppato sogni da
terzo polo, ha fatto tutto da solo. Ma ha iniziato a perdere pezzi
sinda subito.Haportato in dote al Pdl decine e decine tra
deputati e senatori, sono rimasti con lui una trentina. Da ieri tre
in meno, ed è solo l’inizio. Di fatto si è ricollocato nel ghetto.
Perchénonesisteunelettore sano di mente che può accettare
un’accozzaglia Fini-Casini-Rutelli, dove Fini e Casini erano i due
litiganti della squadra Berlusconi di qualche anno fa. Ed è questo
che vale. Stamani tra gli sconfitti di Fli, tra coloro che nel
frattempo non hanno iniziato a riflettere su ciò che sta
succedendo, c’è chi sosterrà tesi ardite come solo la forza della
disperazione sa proporre:haperso politicamente Berlusconi.
Masiamo seri, per carità. La verità - e i numeri sono lì a
raccontarlo - è che pursommandoPd(Bersani)+Idv (Di Pietro) +
Udc (Casini) + Fli (Fini) + Api (Rutelli) non si arriva al Pdl di
Berlusconi in assecon laLega di Bossi. Si parte da qui. Dalla
sconfitta, spero definitiva, dei giochetti di palazzo. Della
partitocrazia nella sua forma più bieca, fatta di anticamere,
trattative, sfiducine e agguati. L’Italia - cari parlamentari
ribaltonisti - èunPaese serio, che merita serietà e rispetto. Che
lavora, a differenza di molti di voi.Cheha votato per unaforza
digoverno di centrodestra guidatada Berlusconi,comerecita il
simbolo apposto sulle schede elettorali, non per una
testardaggine finianachepur di disarcionare il Cavaliere era
pronta a gettarsianemae core tra le braccia della sinistra.Nonce
l’ha fatta. Tutto qui. Ciascuno tragga le proprie conseguenze.
Conunapostilla. Fini ripartirà (verso dove?) da Firenze, domani,
in un’adunata che vuole essere una prova di muscoli e dove
primeggia chi urla di più anche senza sapere di cosa parla.
L’appuntamento è fissato al vecchio teatro tenda dove è già
iniziata la corsa alla prova muscolare: portare almeno 2.000
persone. Perché Firenze? Perché questa è la città di Paolo
Bonaiuti. E di un certo Denis Verdini, coordinatore del Pdl,
cheha saputo resistere alla tempesta giudiziario- mediatica, che
è rimasto saldamente a fare il proprio mestiere di grande uomo
macchina del Popolo della Libertà anche quando la stampa al
gran completo - o quasi - chiedeva la sua testa. Il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, lo ha voluto al suofianco.Hafatto
capirechiaramenteche l’attacco aVerdini eraancheunattacco alla
leadership del Cavaliere. E ieri, dopo il risultato vincente sia al
Senato che alla Camera, ha inneggiato all’hip hip hurrà in onore
del suo amico Denis per il lavoro svolto. Negli ultimi giorni
abbiamo letto tutti sulle testate giustizialiste che c’è chi vorrebbe
aprire ora inchieste su presunte campagne acquisti di
parlamentari, c’è chi già confida in nuovi avvisi di garanzia e c’è
da scommettere che molte cose debbano ancora succedere nel
tentativo di eliminare politicamente Berlusconi. Dopo che i casi
Noemi, escort, Mills, lodo-Mondadori, G8, divorzio,bungabunga e wikileaks messi insieme non sono bastati per fiaccare
l’unico vero leader politico d’Italia. No,temo che non sia
finita.Masi riparte da stamani. Berlusconi ha vinto, Fini ha
perso. Gianluca Tenti
il Giornale della Toscana
Parisi e Toccafondi: «Fli spaccato
Andiamoavanti con il premier»
I deputati toscani del Pdl esultano per il risultato di
Montecitorio Bianconi: «La fiducia? Una delle fatiche più grosse
della mia vita» Non è solo soddisfazione quella che anima i
commenti dei deputati toscani del Pdl dopo la fiducia al governo
di ieri, ma anche la consapevolezza di aver vissuto una giornata
storica, seppur macchiata dagli scontri di piazza che hanno
insanguinato Roma. Il coordinatore toscano del Pdl Massimo
Parisi parla di «momento politicamente significativo per la
rinnovata fiducia di cui godeil governoe perla spaccaturache si è
registrata tra i finiani». Due circostanze che, secondo il deputato
fiorentino, «potrebbero favorire l’azione del governo» e che
«hanno definitivamente chiuso ogni possibilità per ipotesi
fantasiose come i governi tecnici o di cosiddetta salvezza
nazionale. Anche il Terzo polo è già naufragato e le forze
moderated’opposizione si trovanoconil solo risultato di aver
sommato i loro voti a quelli della sinistra giacobina di Di Pietro
senza peraltro ottenere alcun risultato». Parisi parla di una
«giornata con forti emozioni. Eravamo ottimisti ma anche
consapevoli che la partita era difficile e che sarebbe potuto
accadere di tutto. Per questo una mano al governo l’ha data
l’affetto della gente. Lo abbiamo visto anche in Toscana
all’assemblea degli amministratori a Prato, ai gazebo nei week
end e alle adesioni per la cena di Natale di sabato prossimo. Via
viache èaumentatol’attacco al governo,i cittadini si sono stretti
sempre di più intorno a Berlusconi ». Il
vicecapogruppo Pdl allaCamera,Maurizio Bianconi parla della
fiducia appena ottenuta dall’esecutivo come di «una delle fatiche
più grosse della mia vita, ma anche una delle gioie più grandi.
Un ringraziamento in particolare va al coordinatore Denis
Verdini che halavoratocomeun somaro dal punto di vista
quantitativo e come unavolpe dalpuntodi vista operativo. È stato
sconfitto un disegno che nonesito a definire di vero e proprio
tradimento. Si è cercata di battere la sovranità popolare dall'
interno, nel mentre la piazza cercava di assalire le istituzioni.
Alla Camera c'era un solo obiettivo: l'omicidio politico dei
Berlusconi e del centrodestra. Che è stato sventato, adesso
nel Pdl si respire un clima di grande entusiasmo». E per il
futuro? Secondo Bianconi «è ovvio che ora si apre una fase
nuova. Se ci sarà la possibilità cercheremo di mettere in piedi
un'altra maggioranza, altrimenti andremo a elezioni». Infine, il
coordinatore fiorentino del PdlGabriele Toccafondi segnala
anche il «voto compatto di tutti i parlamentari toscani a favore
del governo. Oggi può apparire scontato, ma è bene ricordare
che fino ad alcuni mesi fa le premesse erano molto diverse. Il
richiamo alla responsabilità e all’unità che feci appena diventato
coordinatore nel luglio scorso poteva sembrare fuori luogo,
invece, oggi devo constatare che la scelta di campo fatta dai
parlamentari toscani è stata chiara e netta a favore del
presidente Berlusconi, che in tutta questa vicenda politicanonha
mai avuto dubbi eha sempre rbadito come le uniche due strade
percorribili fossero l’appoggio al governo oppure le elezioni
anticipate. Così quel lavorocomuneche in piccola scala c’è stato
in Toscana, è stato visto in scala amplificataanche allaCamera».
Toccafondi ricorda che fino a poche ore prima del voto «il clima
che si respirava fra gli addetti ai lavori, i giornalisti e i
commentatori era di una Caporetto per il centrodestra e il Pdl.
Le uniche due voci che hanno sempre detto: ce la faremo sono
state il premier Berlusconi e nel partito il coordinatore Verdini».
Toccafondi parla di «dubbi sull’esito del voto»ma anche di
«speranze» che hanno animato i deputati Pdl in queste
settimane: «Bisogna dare a Berlusconi di aver lavorato fino
all’ultimo e senza sotterfugi come vuol farci credere la sinistra aggiunge -. In tanti si sono stupiti se qualche deputato di Fli alla
fine ha deciso di sostenere il governo, ma io mi chiedo come si fa
a non avere dubbi da parte dei finiani che hanno votato per il
governo il 29 settembre scorso e dopo due mesi hanno
presentato una mozione di sfiducia».
il Giornale della Toscana
Totaro: «I pifferai sono rimasti
suonati»
«In mattinata, al Senato, abbiamo bloccato qualunque tentativo
di ribaltone e con quella maggioranza ampia che gli elettori nel
2008 ci hanno accorsato era abbastanza evidente». Cominica
così la cronistoria della giornata di ieri offerta dal sentaore
del Pdl Achille Totaro. Una giornata finita con la conferma a
pieni voti del Governo Berlusconi. «È stata invece una grande
vittoria quella della Camera - sottolinea entusiasta Totaro -. I
pifferai era partiti per suonarcele e sono rimasti suonati. Il
presidente della Camera pensava di scendere le valli per
sconfiggere il nemico e invece è rimasto con le pive nel sacco.
Ora deve soltanto dimettersi ». Totaro però stigmatizza anche gli
scontri tra manifestanti e forze dell’ordine intorno a
Montecitorio. «Uno degli obiettivi di Fini è stato quello di
rianimare i centri sociali, che per tutta la giornata hanno
attaccato le forze dell’ordine e messo a ferro e fuoco il centro di
Roma. Euforici per l’imminente caduta del Governo che,
purtroppo per loro, non è avvenuta. Complimenti a Fini che è
riuscito a riattizzare certi soggetti che non vedevamo da tempo.
Gli stessi che, fra l’altro, per anni hanno incendiato le nostre
sedi». Soddisfatto del risultato anche il senatore del Pdl Paolo
Amato, che sul voto di fiducia osserva: «Era una conta che si è
conclusa con la vittoria di Berlusconi. Una vittoria che a mio
avviso era annunciata, perché quando non emergono alternative
serie e credibili ad un governo in carica è difficile che possa
essere ribaltato da un voto parlamentare improvvisato. Grazie
alle defezioni dei tre finiani moderati. Credo che abbia avuto il
successo quella moral suasion avviata dal Pdl. Abbiamo fatto
bene a lavorarci facendo così vincere il Governo». E sul futuro?
Secondo Amato «finita la conta restano però tutti aperti i
problemi drammatici di un centrodestra che è imploso.
Berlusconi dovrà cercare di allargare la maggioranza con tutti
quei partiti che si riconoscono nel Ppe. La scommessa è se ci
riuscirà o meno. Io mi auguro di sì per il bene del Paese».
POLITICA IL PARAPIGLIA DI
MONTECITORIO: COINVOLTO IL
SENATORE Mugnai: «Ho solo riportato
la calma»
«PER QUANTO mi riguarda non è successo niente di
eccezionale, quando ho visto che Bianco ha tolto, secondo me in
maniera eccessiva, il microfono a Berselli io sono intervenuto
per riportare la calma». Il senatore del Pdl, Franco Mugnai,
spiega che cosa accaduto nel parapiglia che ha tenuto banco ieri
pomeriggio nell’aula di Montecitorio, in occasione del voto di
fiducia al governo Berlusconi. L’agenzia di stampa Ansa ha
riportato la notizia di una specie di scazzottata che sarebbe
avvenuta tra il senatore democratico Enzo Bianco che ha tolto il
microfono al presidente della Commissione Giustizia Filippo
Berselli, che voleva dichiarare inammissibile alcuni
emendamenti, sostenendo che non poteva farlo, essendosi
conclusa la riunione. A quel punto il senatore Mugnai sarebbe
intervenuto per strattonare Bianco, poi aggredito da Alberto
Balboni. «Bianco si è girato verso di me — ha proseguito Mugnai
— spingendomi leggermente e io ho cercato semplicemente di
allontanarlo senza colpirlo. Del resto eravamo molto vicini,
stretti come sardine e non c’era molto spazio. Nella confusione
ho pure perso gli occhiali».
Allungano Cavallari a Gavorrano, Vadi
a Orbetello, Rosini a Scansano Pioggia
di tagliandi e sorprese A Grosseto guida
Gualtieri, poi Conti Cavini e Aureli
GROSSETO - Una vera e propria pioggia di tagliandi ha
scombussolato le classifiche dei sei comuni maremmani nei
quali in primavera si dovrà eleggere il sindaco. A Grosseto in
testa finisce Gino Gualtieri che ha ricevuto ben 50 voti, mentre
al secondo posto balza la promoter di boxe Rosanna Conti
Cavini, tallonata da Roberto Aureli, uno degli aspiranti candidati
sindaco del Pdl. Al quarto posto Mario Lolini, altro volto noto
del Pdl grossetano, al quinto la leghista Simona Bertelli. Segna
momentaneamente il passo Emilio Bonifazi, raggiunto da
Alessandro De Carolis Ginanneschi ((consigliere provinciale
del Pdl) e seguito a ruota dall'assessore Daniele Capperucci e da
Federico Celentano, consigliere del centrodestra nella
Circoscrizione Barbanella. A Gavorrano guida, con tanto di
ulteriore allungo, Mauro Cavallari, dipendente comunale e
tuttora presidente dell'Auser (lo ringraziamo della precisazione).
Al secondo posto Alessandro Baldasserini è raggiunto dall'ex
vice sindaco Paolo Balloni. Allungo anche a Orbetello dove
Cristiano Vadi, segretario comunale del Pd, guadagna terreno:
dietro di lui tutte new entry, da Antonio Cagnacci (segretario Pd
di Fonteblanda- Talamone) all'ex assessore Roberto Miralli fino
ad arrivare a Mauro Pettini, presidente della Pro Loco Orbetello.
Anche a Castiglione della Pescaia, il consigliere del Pd Michele
Leone prende le distanze dagli inseguitori, visto lo stallo dell'ex
sindaco Giancarlo Farnetani. A Scansano vola Stefano Rosini,
esponente dell'Idv, al secondo posto si inserisce Gianluca
Mazzuoli. Infine Roccalbegna, dove Antonio Rossi (ex segretario
provinciale dell'Idv) prende il largo, anche se la graduatoria è
ancora in fase embrionale nel comune amiatino. Partecipare al
concorso è semplicissimo: basta compilare il tagliando che viene
pubblicato ogni giorno sul Corriere (scrivendo nome e cognome
del candidato e barrando il comune per il quale si vuole
esprimere la preferenza) e poi inviarlo alla redazione, in via
Oberdan 17 a Grosseto. Ste stra
IL TIRRENO
Un pratese per salvare la Mabro
Cominciata la trattativa per l’acquisto
di Abbigliamento Grosseto
A rischio lo stipendio di dicembre e la tredicesima, pronto il
campionario per Pitti
FRANCESCA GORI
GROSSETO. Qualche dubbio sull’ex Mabro è stato cancellato e la
strada verso il concordato preventivo pare aperta, anche se di
fatto ci sono solo le buone intenzioni e uno studio di fattibilità.
Sono tanti i pezzi del puzzle della società in liquidazione che
devono andare al loro posto. Ieri mattina alla Regione c’è stato
l’ennesimo incontro salva-Mabro. Presenti il liquidatore Marco
Milanesio, il sindaco e il presidente della Provincia, i segretari
dei sindacati di categoria, i confederali e l’rsu, oltre al consigliere
regionale del Pdl Alessandro Antichi e i vertici di Fidi Toscana.
L’appello è sempre lo stesso: evitare il fallimento di Royal
Tuscany.
Operazione Caronte. Il progetto per il futuro dell’azienda di via
Senese prevede l’acquisizione della Mabro da parte di un gruppo
che farà da ponte per l’ingresso di altre liquidità. In sostanza,
Fidi Toscana avrebbe individuato un’azienda del settore tessileabbigliamento (il nome ripetuto più spesso è quello del pratese
Barontini), che ha inviato una lettera di offerta al liquidatore per
creare la newco. Dopo potrebbero entrare in società altri due
gruppi, uno di Pisa e uno di Arezzo. Soldi freschi, per rilanciare
la Mabro.
I nodi da sciogliere. Un’operazione che prevede incontri su
incontri e accordi su accordi. Il primo, l’acquisto di
Abbigliamento Grosseto, la società che ha dato in affitto il ramo
d’azienda con le macchine e i dipendenti.
Lo scorso ottobre Abbigliamento Grosseto è stata rilevata dai
soci della Mabro, pochi giorni prima che l’azienda fallisse. Chi
acquisterà Abbigliamento Grosseto dovrà quindi trattare con
Favilli, Benassi e Bosco. Il prezzo pagato per l’azienda è stato
25mila euro. La richiesta pare aggirarsi sul milione di euro.
Acquistando Abbigliamento Grosseto c’è da farsi carico del tfr
dei dipendenti. Fino all’anno scorso si parlava di 4 milioni e
mezzo di euro. Ora la cifra è ovviamente salita. E poi c’è il
capannone, la sede dell’ex Mabro. Quel capannone è di proprietà
di Royal Tuscany che sembra abbia chiesto un affitto annuo di
360mila euro.
Il tempo stringe. La prossima riunione in Regione è stata fissata
il 28 dicembre. E l’operazione dovrebbe andare in porto entro
fine anno. I tempi sono stretti per sciogliere tutti i nodi venuti al
pettine. Soprattutto, manca ancora un piano industriale dove
saranno scritti i numeri della nuova Mabro. Dove si leggerà
finalmente quanti dipendenti resteranno in azienda. Questa è
infatti la prima preoccupazione delle vestaglie azzurre: la
salvaguardia di 260 posti di lavoro. La maggior parte dei
dipendenti sono di Abbigliamento Grosseto, una piccola parte
invece è stata assunta da Royal Tuscany.
Tra debiti e concordato. Non c’è per ora nulla di scritto. C’è solo
un debito che sembra aggirarsi intorno ai 22 milioni di euro che
verrà cancellato dal concordato. I revisori dei conti non hanno
ancora la lista dei creditori. Quelli privilegiati (banche o titolari
di ipoteche, dipendenti dell’azienda e pagamento del tfr)
prenderanno il 100% del dovuto, i chirografari, una percentuale.
Stipendi a rischio. Dall’incontro con la Regione, dove Fidi
Toscana si è detta disponibile a garantire per gli imprenditori
che potrebbero salvare la Mabro, i sindacati e l’rsu sono usciti
cauti. È vero che il campionario per partecipare a Pitti Uomo è
già pronto, ma è anche vero che sono a rischio gli stipendi di
diicembre e la tredicesima. Più facile invece la riscossione da
parte delle vestaglie azzurre dello stipendio del mese di
novembre che ancora non è stato pagato.
il Giornale della Toscana
La Provincia di Firenze taglia l’80%
delle consulenze Approvato dal
consiglio il bilancio 2011 che rinnega la
politica di Renzi
Il Consiglio provinciale di Firenze ha approvato il bilancio di
previsione per il 2011 con il voto favorevole della maggioranza
(Pd, Idv, Sel) e quello contrario dell’opposizione (UdC,PdL, Lega
Nord e Rci). L’assessore al bilancio Tiziano Lepri ha sottolineato
come l’ente sia riuscito «a chiudere e approvare il bilancio di
previsione in tempi record, e lo abbiamo fatto senza aumentare
il carico fiscale». I tagli maggiori rispetto allo scorso anno
riguardano la spesa corrente dell’ente, dove «ad esempio, si va
da una diminuzione dell’80% sulle consulenze a una riduzione
del 50% sulla formazione del personale, fino all’abbattimento del
20% sulla spesa per carburanti e assicurazioni». Parla di «non
bilancio», il capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale
Samuele Baldini. «Non ci sono scelte per lo sviluppo - spiega il
consigliere - ma è presente un tentativo prudente e cautelativo di
mantenere uno status quo, nel difficile tentativo di far quadrare
conti. Non è credibile il taglio di 20 milioni di euro alla spesa
corrente, che nel 2010 è poi aumentata del 13%. Non
vorremmoche ciò si ripetesse anche l’anno prossimo, con
importanti finanziamenti impiegati per “tappare i buchi”, cosi
come successo per Sant’Orsola il cui finanziamento previsto nel
2010 è servito per estinguere anticipatamente una parte dei
mutui dell’amministrazione ». Ma il dato politico rilevante, per
Baldini e i consiglieri Massimo Lensi, Piergiuseppe Massai, Erica
Franchi, Enrico Bosi e Carla Cavaciocchi, è un altro. «Con la
propria finanziaria la Regione Toscana sta operando anche una
riforma degli enti locali, non solo in termini di
trasferimentimaanche di deleghe e competenze: la Regione sta
togliendo funzioni alle Province toscane e in particolare alla
nostra, lasciandoci la difficoltà di far quadrare i conti e
mortificando il ruolo sino ad oggi svolto.
Boom del movimento delle due ruote
Oltre quattrocento i tesserati Ciclismo
Benedetti soddisfatto: «Vorrei
riportare il Giro in Maremma»
UN’ANNATA davvero positiva. E’ quella del ciclismo che sta già
lavorando per mettere in piedi un’altra stagione coi fiocchi. «Le
due ruote stanno attraversando un momento di transizione — ha
detto il presidente provinciale Secondo Benedetti (nella foto) —
da una parte assistiamo ad un grande fermento delle nostre
società con nuovi tesserati e progetti, dall’altra dobbiamo ancora
convivere con problemi di carattere infrastrutturale che
penalizzano un proficuo svolgimento dell’attività». I numeri,
però, sorridono al comitato presieduto da Benedetti: sono 14 le
società affiliate (Sporting Bike Seggiano, Unione Ciclistica
Grosseto, Pedale Mancianese, Bike Bianco Rosso Vigili del
fuoco, Free Bikers, Swin Bike Run 3, Ruote Libere Manciano, Ss
Grosseto, Mtb Adventures, Max Lelli, Maremma Cup,
Polisportiva Eventisport, Gruppo Ciclistico Pitigliano, Bandite
Bike Park), e 475 tesserati fra giovanissimi, esordienti di primo e
secondo anno, allievi, amatori, mtb, ciclosportivi, dilettanti,
dirigenti di società, direttori di corsa, direttori sportivi e giudici
di gara.Sono state ben 24 le corse organizzate in tutta la
provincia: due Gran Fondo, una professionisti Mtb, una Élite,
cinque Giovanissimi, due Enduro, tre Promozioni Scolastiche,
sei tra Mtb giovanili, Dilettantistiche e amatoriali e quattro
kermesse dimostrative di Mtb. Le manifestazioni più importanti
sono state la Gran Fondo Città di Grosseto (oltre mille
partecipanti), quella di Massa le «Sette Rocche»,
il Maremma Cup International di mtb, il Gran Premio Enel del
Monte Amiata, la Gran Fondo dei Briganti, il memorial Borzi,
Giannetti, Langella, Banca di Credito Cooperativo, Superenduro
Pr 4 e la promozione nelle scuole come il Pinocchio in bicicletta.
«Abbiamo avuto un discreto numero di società — ha proseguito
Benedetti — Ma soprattutto abbiamo appreso che il numero di
tesserati giovani è davvero in forte crescita. Ma devo fare un
applauso anche al settore amatoriale e al cicloturismo che, dopo
alcuni anni di carenza, hanno davvero intrapreso la strada
giusta. Mi riferisco alle società come la Ss Grosseto, il Pedale
Mancianese, il Team Galluzzi Acqua e Sapone che, proprio in
questa stagione, si è fregiata del titolo di campione italiano,
europeo e del mondo grazie alle prestazioni miracolose e di
Mirco Balducci». Benedetti prosegue nella sua disamina:
«Siamo stati anche protagonisti nell’organizzare una serie
incredibili di manifestazioni e, anche se il numero non è stato
alto, hanno ricevuto un gran successo sia di consensi che di
concorrenti (oltre quattromila), ma anche di attenzione da parte
di media e istituzioni. Comunque sono sicuro che il comitato
provinciale e le nostre società saranno sempre in prima linea per
lo sviluppo del ciclismo in provincia, sia a livello agonistico che
ludico e turistico». Chiusura con il Giro d’Italia che ritornerà
in Maremma il prossimo anno: «Il prossimo anno torneremo a
vedere la carovana rosa che passerà dalle nostre parti. Ma mi
piacerebbe, in futuro, riavere una tappa che inizi proprio dalle
nostre strade».
IL TIRRENO
AEROPORTO Grandi numeri grazie
all’incoming dalla Russia
EN.PI.
GROSSETO. «Dire che il progetto di incoming con i russi è stato
un successo è dire poco». Così il presidente Gianni Lamioni
commenta i risultati dell’operazione con cui, insieme a Provincia
di Grosseto e Comune capoluogo, si sta cercando di rilanciare
l’aeroporto di Grosseto. Il risultato è 18.665 pernottamenti di
turisti russi, nel 2010, in Maremma e oltre 4,5 milioni di euro di
indotto per un investimento che ai tre enti è costato, in tutto,
500mila euro per invogliare le compagnie aeree ad utilizzare lo
scalo grossetano.
Dunque, presenze triplicate, rispetto ai risultati già buoni del
2009, e un investimento che - sottolinea Lamioni - ha fruttato 9
a 1.
A chi, come il sindaco di Follonica Eleonora Baldi, ha criticato
queste forme di turismo assistito, Lamioni risponde con i
numeri e con una considerazione di fondo. «Sono d’accordo dice - che in generale il turismo non debba essere assistito, ma
questo vale quando si debbono aggredire dei mercati già
consolidati. Quando, invece, ci si rivolge a un mercato nuovo,
come quello Russo, ritengo che ancora per qualche anno ci
debba essere un accompagnamento pubblico», anche perché i
risultati non sono solo quelli registrati attraverso lo scalo civile.
Nel 2010 le presenze Russe in Maremma sono salite, in realtà a
oltre 31mila e il mercato russo è divenuto il quarto, per
la Maremma, dopo quello tedesco, quello svizzero e quello
olandese. Frutto dell’imponente campagna promozionale che è
stata fatta proprio con quei contributi che gli enti locali hanno
messo a bando.
L’esperienza sarà ripetuta anche nel 2011 e Lamioni ha ribadito
che l’intenzione è di andare da soli, senza Firenze e Pisa come
vorrebbe la Regione. «Non vorrei finire per essere - ha detto - un
vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro».
Grosseto LA PROPOSTA L’IDEA DI
PARTNERSHIP DELL’ENTE
CAMERALE «La Regione taglia le Apt?
Noi le riapriamo con i privati»
«LA REGIONE ci chiude le Apt? E noi le riapriamo. Con un
altro nome e in un’altra forma». Forma che potrebbe essere
quella della collaborazione tra istituzioni, in partnership con i
privati. Le intenzioni della Camera di commercio grossetana in
merito alla promozione turistica della Maremma sono chiare: il
«marketing» a favore del turismo e del settore agroalimentare —
considerati i punti trainanti dello sviluppo locale — si porta
dietro anche l’intero territorio.
«DOBBIAMO condividere tutte le scelte con l’Amministrazione
provinciale — spiega il presidente dell’ente camerale, Giovanni
Lamioni — e l’intesa comunque esiste già, visto che la Provincia
sostiene Maremma Wine Shire fin dall’inizio. E nella nuova
iniziativa di Maremma Food Shire l’impegno dell’ente
provinciale sarà ancor più diretto. Quando si sposano le
strategie, i risultati si vedono». Lamioni rilancia un’idea: «Il
sogno è creare un’azienda speciale di promozione che metta
insieme la Camera di commercio, la Provincia, i Comuni
grossetani che intendono aderire all’iniziativa e pure alcuni
consorzi privati. E’ un’idea che mi convince. In più — spiega
Lamioni — questo ci consentirebbe di acquisire una forza di
negoziazione non banale nei confronti della Regione Toscana. Il
sistema dell’azienda speciale (sul modello della nostra Coap, ad
esempio) si basa su una soluzione mista: mettere insieme
pubblico e privato. Ma non è detto che ci riusciremo. Affinché
sia davvero realizzabile occorre verificare se la legge lo consente,
e in quale forma lo permette». In ogni caso, la strada è tracciata.
«Se ci tolgono le Apt, le rifacciamo: chiamandole con un altro
nome. La promozione del territorio — insiste Giovanni Lamioni
— si fa puntando sul turismo e sul settore agroalimentare. Chi
viene in Maremma, prima o poi ci torna: impossibile non
apprezzare una terra come la nostra, che ha l’unico limite di
essere poco conosciuta».
DA PALAZZO Aldobrandeschi all’ente camerale, il passo è breve.
«Il presidente dell’amministrazione provinciale grossetana,
Leonardo Marras, bene ha fatto ad essere chiaro a proposito
delle conseguenze della crisi economica sul bilancio di
previsione dell’ente per il 2011 e sulla necessità di rivedere
alcune azioni di governo del territorio, compresa la necessità di
sacrificare i servizi di informazione turistica per mancanza di
fondi. Per questo — conclude Giovanni Lamioni — è evidente
che la nostra azione di promozione del brand Maremma diventa
un’esigenza ancor più importante».
La proposta di Lamioni dopo la
cancellazione dell'agenzia decisa dalla
Regione "Un'azienda speciale al posto
dell'Apt"
GROSSETO - g.d'o.) "La Regione chiude le Apt? E noi
proveremo a riaprire la nostra, con un altro nome". Gianni
Lamioni lancia la sua proposta per superare la decisione presa
dalla Giunta Rossi di cancellare le Apt e concentrare l'attività di
promozione turistica in un'unica agenzia, I'Apet, che avrà sede a
Firenze e sarà guidata dall'attuale direttore dell'Apt di Prato. Per
la Maremma - come scritto dal Corriere - la decisione significa
anche il rischio di perdere diversi posti di lavoro, così come è
ormai certificata la decisione di chiudere i sette uffici turistici del
territorio essendo venuti meno 400.000 euro. Per il presidente
della Cciaa l'alternativa potrebbe essere quella di dare vita ad
un'azienda speciale mista pubblico-privata, dentro la quale far
convergere Camera di commercio, Provincia e i Comuni che
vorranno starci, oltre ai consorzi privati. "E' un'idea - spiega
Lamioni - Ora dovremo verificarne la fattibilità sul piano
normativo, perché in questo Paese a volte anche le cose semplici
vengono complicate". L'idea comunque è lanciata e potrebbe
essere il "coniglio dal cilindro" per il vertice, annunciato per
gennaio, che l'assessore provinciale allo Sviluppo economico,
Gianni Chelini, intende fare con istituzioni, associazioni di
categoria e consorzi di promozione turistica per trovare insieme
le soluzioni alla necessità della Maremma di tutelare e
promuovere il proprio brand.
Il presidente dell'ente camerale replica
alle perplessità della Baldi sfornando i
dati La Russia sfonda: oltre 18mfla
presenze I voli charter hanno aperto un
nuovo mercato e movimentato 4,5
milioni
GROSSETO - [g.d'o.) Il progetto di incoming con la Russia, che
negli ultimi due anni ha favorito l'attivazione di rotte charter da
San Pietroburgo a Grosseto è una forma di turismo assistito? Il
sasso nello stagno lo ha lanciato U sindaco di Follonica,
Eleonora Baldi, intervenendo alla presentazione del documento
di programmazione finanziaria della Provincia. La Baldi ha
contestato la logica di "continuare a pagare le presenze". E su
questo il punto di vista del primo cittadino del Golfo si scontra
con quello del presidente della Camera di commercio, Gianni
Lamioni. Che tira fuori i numeri definitivi del progetto Incoming
dalla Russia per dire che "qui non c'è nulla di assistito. C'è un
mercato finora sconosciuto alla Maremma, che può
rappresentare per noi quello che alcuni anni fa è stata l'Olanda e
dagli anni '60 la Svezia". Eccoli, dunque, i numeri di una
scommessa vinta. I pernotti di russi arrivati in Maremma coi
charter di Jet Travel, nell'ultima stagione estiva sono stati
18655: il triplo del 2009.I turisti sono stati ospitati in 34
strutture ricettive ed hanno generato un indotto calcolato,
prudenzialmente, in 4 milioni e mezzo di euro. "Con 500.000
euro investiti da Camera di commercio, Provincia e Comune di
Grosseto - ha osservato Lamioni - abbiamo avuto un effetto
moltiplicatore nove volte superiore. Se ogni investimento degli
enti pubblici sul marketing desse questo risultato,
diventeremmo la California della Toscana". Quei 18655 pernotti
hanno fatto girare anche i consumi. Il dato più interessante è
quello delle merci tax free, cioè prodotti il cui prezzo supera i
160 euro e per i quali è possibile richiedere il rimborso Iva alla
dogana. "I turisti russi - ha annunciato il presidente della Cciaa si sono fatti rimborsare 600.000 euro di spese. Una cifra
importante, che fa presumere che la ricchezza lasciata nei negozi
e negli esercizi pubblici della provincia sia stata almeno pari al
doppio". Per Lamioni, insomma, le considerazioni della Baldi
non hanno ragione di essere. "Altro che turismo assistito - ha
insistito - Abbiamo aperto strategicamente ad un mercato
inedito per la Maremma. I turisti russi arrivati sul territorio
sono stati 31306, di cui - come detto - 18655 arrivati con i voli
charter San Pietroburgo-Grosseto e altri 13000 in modo
autonomo, che hanno evidentemente risentito in positivo della
campagna promozionale sulla Maremma. Sono d'accordo col
sindaco Baldi che i turisti non vanno comprati, ma penetrare un
mercato finora sconosciuto, stimolarlo con iniziative mirate e
avere questo tipo di riscontri in due anni mi sembra ben altra
cosa da quel turismo assistito che non appartiene alla nostra
logica". Per 0 2011 il bando per la ricerca del vettore aereo dalla
Russia sarà riproposto anche se resta il punto interrogativo sul
ruolo della Regione, che recentemente aveva espresso la volontà
di allargare il progetto anche agli aeroporti di Pisa e Firenze.
Lamioni e Marras hanno espresso tutta la loro contrarietà,
confermata ieri dal presidente della Cciaa. "Non vogliamo fare la
fine del vaso di coccio - ha commentato - La volontà è di andare
avanti da soli come sistema istituzionale locale, visto che
abbiamo un rapporto consolidato con quel mercato e anche
contatti importanti. C'è bisogno di rafforzare il percorso in
questa fase delicata e non ci possiamo permettere
inceppamenti". Avanti coi russi, dunque, ma sotto il
cappello Maremma.
la Repubblica
La delibera della giunta Rossi sarà
discussa in consiglio a gennaio. Una
decisione presa a tutela dell´agricoltura
Fotovoltaico, no ai maxi impianti
Pannelli a terra: in Toscana ok solo a
quelli destinati all´autoconsumo
Fotovoltaico, la Regione stringe le maglie. La installazioni a
terra superiori ai 200kw, cioè superiori ai 4.000 metri quadrati
sono bandite dal territorio regionale. Off-limits. I pannelli
potranno essere realizzati per l´autoconsumo: sopra i tetti delle
case e dei capannoni, anche a terra se inferiori ai 4.000 metri. I
mega-impianti come si vedono al sud però no.
A dirlo è la delibera della giunta regionale guidata da Enrico
Rossi e, se il Consiglio regionale a gennaio esprimerà voto
favorevole, il divieto scatterà subito. Anche per le richieste di
grandi installazioni già presentate. La Regione teme che i megaimpianti possano sottrarre terreno all´agricoltura, snaturando il
tradizionale paesaggio toscano.Toscana off-limits per gli
impianti fotovoltaici a terra. Sono ammesse le piccole
installazioni, quelle al di sotto dei 200 kw, cioè sotto i 4.000
metri quadrati di superficie. Per gli impianti più grandi,
destinati alla produzione su scala industriale e non solo
all´autoconsumo, niente da fare. La giunta regionale guidata da
Enrico Rossi ha approvato una delibera che verrà discussa dal
Consiglio regionale a gennaio. E se l´esito sarà favorevole,
scatterà il divieto che potrebbe bloccare anche le richieste di
mega-impianti da 40 ettari già presentate in Maremma. Un
possibile pericolo per agricoltura e territorio denunciato sei mesi
fa dal presidente di «Slow Food» Carlo Petrini proprio dalle
pagine di Repubblica.
E´ un divieto assoluto, quello concepito dalla giunta Rossi. E se
nella delibera si parla di proibire il maxi-fotovoltaico nelle aree
d´interesse culturale, in quelle tutelate dal codice del paesaggio,
nelle aree classificate Doc e Docg o Dop e Igp, di fatto il divieto
«riguarda l´intero territorio toscano», spiega il dirigente del
settore energia della Regione Edo Bernini. L´elenco delle aree
vietate è solo un espediente imposto dalle norme.
Ma perché un divieto così generale? Perché il fotovoltaico
produce un reddito più alto di quello generato dall´agricoltura.
E il rischio intravisto dal governo toscano è stato quello di
«veder sottratte in pochi anni grandi estensioni di terreno
all´attività agricola». Di vedere in sostanza snaturato il
paesaggio toscano: «Il provvedimento che abbiamo preparato
prevede invece di contenere lo sviluppo fotovoltaico a terra per
fini di autoconsumo», spiega Bernini. E le richieste di megaimpianti arrivate nella varie amministrazioni provinciali durante
i mesi scorsi hanno spinto la Regione a rompere gli indugi.
Se il Consiglio regionale sarà dello stesso parere, si potranno
dunque installare impianti sui tetti delle case e dei capannoni.
Anche a terra, se inferiori ai 200kw. Ma non più di questo.
Potranno esserci delle eccezioni, secondo la delibera, nelle aree
già urbanizzate e prive di valore paesaggistico o nelle aree
degradate. La sostanza non cambia.
La Toscana, che fino ad oggi conta una ventina di impianti di
pochi ettari di estensione (mediamente 2 ettari) nel pisano,
nell´aretino e del grossetano, non ospiterà mai selve senza fine
di cellule fotovoltaiche com´è accaduto nelle regioni del sud. Che
ora tentano di fare marcia indietro: «Con questa proposta la
nostra regione si allinea agli indirizzi nazionali, coniugando lo
sviluppo del fotovoltaico con la valorizzazione del territorio»,
dicono gli assessori toscani Annarita Bramerini (ambiente),
Anna Marson (urbanistica) e Gianni Salvadori (agricoltura), che
hanno messo a punto la delibera. Del resto, spiegano nelle
motivazioni, «le produzioni di qualità dell´agricoltura ed il suo
paesaggio sono il biglietto da visita della Toscana nel mondo,
una delle maggiori attrattive del turismo e una delle maggiori
voci dell´export agroalimentare».
IL TIRRENO
Pioggia di euro per export e turismo
Quattro milioni per far decollare
l’economia della Maremma
Un bando per le imprese della Camera di commercio a gennaio il
progetto della nuova sede
ENRICO PIZZI
GROSSETO. Vino, agroalimentare, export, turismo, incoming: la
Camera di commercio mette oltre 4 milioni di euro - il 47% delle
entrate - a sostegno delle imprese e punta gran parte delle
risorse sugli asset principali per lo sviluppo del territorio, in un
momento in cui bisogna affrontare la crisi ma anche porre le
basi per la ripresa. Così, il presidente Gianni Lamioni annuncia
che il 2011 sarà, per la Camera di commercio, l’anno del progetto
della nuova sede, che sorgerà al Foro Boario.
Il progetto sarà presentato a gennaio e il bando sarà pronto nei
primi mesi dell’anno. Ma Lamioni è anche intenzionato a
lavorare su un’altra iniziativa per dare una risposta, insieme alle
altre istituzioni e ai consorzi privati, al taglio delle Apt e pensa a
una sorta di azienda speciale, pubblico-privata, che svolga le
funzioni di promozione del territorio lasciate scoperte dal taglio
degli uffici turistici. «Vedremo - dice - se sarà possibile da un
punto di vista normativo, ma ci darebbe grande forza per
negoziare anche co la Regione». Sul piano degli stanziamenti,
l’ente camerale ha privilegiato tutto ciò che ha a che fare con
l’asse agroalimentare e turismo. Tra le voci principali su cui
l’ente camerale interverrà il prossimo anno c’è, innanzitutto, il
sostegno all’export, cui la Camera di Commercio ha destinato
180mila euro, mentre altri 200mila euro sono stanziati per
sostenere iniziative di valorizzazione delle produzioni tipiche. Ci
sono, poi, 900mila euro per il sostegno del “brand Maremma”:
una somma da spartire tra la seconda edizione
del Maremma Wine Shire, la prima del Maremma Food Shire a
ottobre e il Maremma Wine Shier itinerante a novembre. A
questa somma si aggiungono altri 250mila euro per la
partecipazione delle imprese a Vinitaly nello stand
di Maremma Wine Shire e altri 200mila euro per l’agricoltura,
che in parte serviranno anche come contributo alle aziende che
parteciperanno a Vinitaly in spazi autonomi.
Altri 200mila euro, uniti alle risorse della Provincia e del
Comune, saranno destinati a ripetere, nel 2011, il bando per lo
sviluppo dello scalo civile maremmano.
Su sport e turismo la Camera di commercio investirà 200mila
euro per la Maremma Cup, visto che «il 2011 - ha detto Lamioni
- potrebbe essere l’ultimo anno prima dei mondiali di mountain
bike del 2012 che potrebbero disputarsi proprio qui».
Nel 2011, poi, la Camera di commercio ripeterà anche le
iniziative a sostegno dell’occupazione, mettendo sul tavolo
170mila euro e continuerà a stanziare 175mila euro per il Polo
Universitario grossetano.
La fiducia al governo e le reazioni in
Toscana
Il governo e la fiducia presa per tre voti si riverberano anche in
Toscana: «Se Berlusconi avesse senso di responsabilità avrebbe
dovuto dimettersi, perchécomunquevadano le cose, il
centrodestra, ampiamente vittorioso alle elezioni di 2 anni fa, è
oggi una compagine frantumata che non è più in grado di
governare il Paese», dice il presidente della Regione Enrico
Rossi. Che aggiunge: «Temo che rispetto ai problemi veri del
Paese si dia ancora l'idea di una politica che parla d'altro».
Questa l’opinione del segretario toscano del Pd Andrea
Manciulli: «La ferita prodotta nel corpo del nostro Paese è grave.
Il sentimento di milioni di Italiani che hanno assistito allo
scempio trasmesso in diretta da un inedito coro mediatico è di
dispiacere puro, profondo. Una maggioranza di tre voti tiene in
piedi il governo del Cavaliere, che ha fattouna compravendita
pubblica e palese, con plateale arroganza. Ora la denuncia non
basta, l'evidenza è sotto gli occhi di tutti. Questo centrodestra
non reggerà. Ad incalzarli saranno i valori che ci hanno visto in
piazza a centinaia di migliaia sabato scorso. Abatterli saranno le
ragioni che nascono dalla condizione di vita di ognuno. Lo
spettacolo di queste ore ci spinge ad accelerare. Perché le cose di
cui bisogna occuparci sono i problemi veri del Paese, ai quali
non è stata data nessuna risposta e per i quali bisogna che il Pd
scenda in campo». Interviene anche il sindaco di Firenze Matteo
Renzi: «Penso ai parlamentari e a chi li ha messi in lista,
convinto che "tranquilli, questo risponde a me". Penso a Fini,
che in 30 anni non ha azzeccato una mossa, neanche per sbaglio.
Penso a chi ha osannato Fini in questi 6 mesi, convinto fosse un
"compagno" solido per il futuro. Penso agli scontri in piazza. Poi
stop. Per non rovinarsi la serata, meglio pensare al piano
strutturale a zero volumi adottato». Per Fli, il segretario
regionale Angelo Pollina dice: «Il tempo ci darà ragione, e darà
ragione a chi ha scelto di schierarsi con coraggio per difendere
un elettorato smarrito». Domani al Saschall è in programma una
cena organizzata dalla federazione toscana di Fli: presenti
Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Adolfo Urso e Roberto Menia.
1.200 gli invitati
La voce dei lettori CORAGGIO «Un
esempio di politico che lavora per la
città»
CERTO ci vuole un bel coraggio ad attaccare personaggi del
calibro della Finocchiaro, D’Alema, Veltroni e chi più ne ha più
ne metta. Forse l’incoscienza della gioventù fa fare certi discorsi.
Certo è che Matteo Renzi, che ha avuto il coraggio di parlare di
«rottamazione dei dirigenti del Pd» è un sindaco che raccoglie
consensi anche dalla sua opposizione. Un sindaco che senza peli
sulla lingua ha fatto intendere che dopo vent’anni e più quello
che hai dato hai dato ed è giusto farsi da parte per lasciare spazio
ai nuovi che possono fare qualcosa di diverso e di più utile. E
mentre i dirigenti del Pd insorgono e a spada tratta difendono la
loro poltrona, Renzi sta lavorando e sta riportando Firenze ai
livelli che le competono. Invece i dirigenti del Pd, dopo una vita
al parlamento, non sono capaci nemmeno a organizzare
un’opposizione degna di questo nome. L’unica opposizione che
sanno fare è quella di mandare a casa Berlusconi,
combattere Berlusconi... Grande Matteo! Ma ve lo immaginate
un ragazzino di poco più di trent’anni che ha in mano la città più
bella del mondo e che se non si sciuperà nel crescere sarà il
degno avversario del centrodestra. Naturalmente dovrà
veramente rottamare i politici che lui sa, e affidarsi a gente che
conosce la vita, che conosce il lavoro e, perché no, che siano
anche imprenditori. L’Italia ha bisogno di mandare a casa questi
politici. Nessuno ha mai avuto il coraggio di Renzi, perché lui è
uno che una volta eletto si è messo a lavorare, facendo sentire il
peso della sua presenza in ogni settore, non disdegnando
stoccate a destra e manca. Mentre i nostri politici cosa fanno una
volta eletti? Sperano che il Governo non cada prima di aver
maturato la pensione!
Otello Damiani
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