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Un po’ meno soldi,
un po’ più cultura
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tri distrutti allo Scientifico e nemmeno il più recente incendio dei registri scolastici… Per chi da anni
vive e sente il pulsare delle emozioni e dell’aggressività latente che di
tanto in tanto affiora, non sono una
novità i comportamenti distruttivi
recenti dei nostri ragazzi, se pur si
risale con la memoria agli allagamenti della Toscano ed i molteplici
atti vandalici all’Auditorium.
Ora la cosa si impone all’attenzione di tutti, sollecitata dai quotidiani, perché vengono a ripetersi in
maniera spettacolare i saccheggi
alla Madonna della Catena o, sorpresa!, alla Leonetti di Schiavonea.
La novità, a dire il vero, è costituita
non tanto dall’estendersi dei comportamenti distruttivi, ma dal fatto
che, finalmente, le forze dell’ordine, oltre che a registrare il fatto attribuito ai soliti ignoti, sono riuscite
a risalire ai protagonisti dell’azione
vandalica o a pescarli, come dire,
offre per alcune discussioni che
scavino più in profondità, di tipo
culturale ed educativo-preventivo
e, perché no, anche politico. Le
enucleo brevemente, ma sarebbe
bello sollecitare un dibattito per
ognuna:
- I nostri ragazzi covano dentro di
sé un’aggressività negativa ed
un potenziale distruttivo che ci
sorprende, soprattutto se ci rendiamo conto che non si tratta più
di adolescenti, di studenti delle
secondarie, ma di ragazzi della
scuola media, di preadolescenti.
Non solo si è abbassata la soglia
dell’età, ma si viene estendendo
a macchia d’olio, quasi un contagio, la riproduzione di comportamenti che recano rilevante danno
alla cittadinanza (Quanti progetti
di prevenzione verso i soggetti a
rischio o verso i disabili si sarebbero potuti attivare con i soldi
(continua a pag. 2)
tari. Inoltre, ci sono stati alcuni
incontri con i sostenitori della
proposta di legge di istituzione di
una nuova provincia con capoluogo Castrovillari che hanno fatto
registrare importanti aperture seguite da successive rinchiusure”.
Dalle popolazioni del Pollino
pervengono aperture interessate per l’unificazione delle proposte di Castrovillari e Sibari.
Come le valuta?
“Il mutato atteggiamento di
Castrovillari e degli altri Comuni
del Pollino che sostengono la
proposta di legge che prevede
una nuova provincia in quel territorio, con capoluogo la stessa città di Castrovillari, potrebbe rappresentare, ammesso che non ci
siano ripensamenti, una novità
importante sul cammino della
istituzione di una sesta provincia
calabrese, che abbia lo scopo di
una riorganizzazione amministrativa dell’attuale provincia di Cosenza. L’eventuale convergenza
dei Comuni del Pollino con
(continua a pag. 7)
Un commento alla
legge regionale n. 23
MARIO REDA
GRAZIELLA BATTAGLIA*
I tanti episodi di questi ultimi
tempi, a dire il vero non edificanti se non addirittura sconvolgenti, verificatisi nella nostra comunità, impongono alcune riflessioni a tutti coloro che, per
un motivo o per un altro, hanno
a cuore le sorti della nostra città
ed il suo divenire sociale, civile,
culturale. I segnali di un diffuso
malessere sono sotto gli occhi di
tutti. Ed allora che fare per cercare di porre rimedio a queste situazioni?
È fuori dubbio che la società
consumistica ed individualista
crea questi momenti che, il più
delle volte, esprimono un forte
disagio che è a monte. È il disagio del rapporto tra generazioni:
non solo tra nonni e nipoti ma
anche e soprattutto tra genitori e
figli. È vero che ancora oggi vi
sono genitori costretti ad emigrare all’estero per dare da mangiare ai propri figli, delegando, così
L’ interesse degli operatori e degli amministratori verso la legge attuativa calabrese che porta il n. 23
ed è stata approvata il 5 dicembre
2003, quindi a poco più di tre anni
dall’approvazione della legge n.
328 dell’8 novembre 2000, nota
come legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, si concentra
sulla capacità ed affidabilità della
stessa a realizzare in Calabria quel
sistema di interventi e servizi che la
legge nazionale illustra tanto bene.
Chi opera da più anni in Calabria e conosce il sistema in cui ci si
muove, almeno dall’approvazione
della legge n. 5 del 1987, nota
come legge di riordino dei servizi
sociali attuativa del Decreto del
Presidente della Repubblica n. 616
del 1977, sa che ciò che è nato in
questi anni sul territorio è riferibile,
a grandi linee, a tre grossi filoni
normativi e di finanziamento: la già
citata legge n. 5 del 1987, il cui riparto, almeno nei primi anni di
(continua a pag. 5)
(continua a pag. 4)
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Dott. Genova, la recente votazione a favore della istituzione
di nuove province da parte della
Camera dei Deputati ha riaperto nel nostro territorio il dibattito su questi temi. Lo scorso
mese di novembre si è tenuto a
Corigliano un importante Consiglio comunale che ha richiamato le Istituzioni locali ed i
parlamentari ad una mobilitazione. Di concreto cosa è accaduto?
“Sono state fatte alcune riunioni della Consulta, c’è stata un’importante riunione a Roma, alla
quale hanno partecipato i Comitati promotori di tutte le proposte di
legge per la istituzione di nuove
province e numerosi parlamentari,
nel corso del quale si è votato un
documento, successivamente inviato al Presidente del Senato della Repubblica, con il quale si richiede di discutere in aula tutte le
proposte di istituzione di nuove
province che possiedano i requisiti previsti dalla legge e che è stata
sottoscritta da oltre 120 parlamen-
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con le dita nel barattolo della marmellata. Ci uniamo con soddisfazione al plauso generale, mentre
manifestiamo solidarietà ai dirigenti scolastici ed alle autorità pubbliche per i segnali, finalmente, rivelatori di un certo controllo del territorio e di una celerità inaspettata
nel giungere all’origine di fatti dolosi, identificando i baldanzosi protagonisti delle azioni vandaliche. Perché, a dire il vero, si era
giunti all’assurdità che i protagonisti di tali gesti vandalici apparissero, agli occhi dei coetanei, quali
“eroi invincibili ed inafferrabili”,
meritevoli di plauso e di essere assunti a capi e modelli di cittadinanza negativa, veri primule nere.
Questa occasione, tuttavia, si
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a cura di FABIO PISTOIA
Intervista al Sindaco di Corigliano, Giovanni Battista Genova
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Don MARIO DELPIANO
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PROVINCIA, AREA URBANA,
SVILUPPO DEL TERRITORIO
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LO SCANDALO
DEI BABY VANDALI?
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PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE ONLUS “MONDIVERSI”
I quotidiani locali di questi ultimi giorni hanno dedicato titoloni e
facciate al problema dei baby vandali della nostra città. I colpi bassi
dei nostri minorenni, saccheggiatori
di scuole non più solo in Centro
storico, ma anche allo Scalo ed a
Schiavonea, hanno forse aperto a
più di qualche osservatore insonnolito gli occhi e richiamato l’attenzione dei cittadini su di un fenomeno che certo non va sottovalutato,
ma è da tempo presente sul nostro
territorio. Esso è il sintomo che rivela una certa carica distruttiva ed
anti-istituzionale di una parte minoritaria delle nuove generazioni coriglianesi. Non ci scordiamo le “notti
brave” dell’incendio doloso al vecchio Liceo Classico Garopoli, i ve-
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DISTRIBUZIONE GRATUITA
ANNO II - N. 2 - MARZO 2004
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DALLA PRIMA PAGINA
LO SCANDALO DEI BABY VANDALI?
che la cittadinanza è costretta a
spendere per riparare vetri, porte
e suppellettili?). Questi gesti, poi,
contribuiscono ad estendere a
macchia d’olio il senso di insicurezza nel vivere sociale. Mi chiedo: donde proviene tanta distruttività dei nostri ragazzi?
- Non possiamo prescindere dalla
cattiva immagine che della
scuola questi soggetti hanno interiorizzato. Il gesto, inutile nasconderselo, è simbolico. I ragazzi se la prendono con la scuola, e
non solo con essa, perché non la
sentono casa loro, perché in essa
vivono e soffrono un disagio ed
una frustrazione insanabile, che
scatena ulteriore aggressività e
che devono poter scaricare in
qualche modo. Certo, non si può
fare un discorso qualunquistico:
per tanti ragazzi ed adolescenti la
scuola è vissuta positivamente,
per una parte anche il rapporto
con gli insegnanti; il fenomeno
non riguarda tutti, anche se si
scarica su tutti. Ma questo sta ad
indicare che proprio i soggetti più
a “rischio di esplosione della loro
marginalità e devianza” sono ancora oggi i soggetti che più di tutti accumulano, anche a scuola,
frustrazione e rabbia. Questo non
giustifica prendersela con la
scuola, con il suo sistema ed il
suo organico; ce ne guardiamo,
sprovvisti come sono di risorse e
risucchiati da progetti a mitraglia.
Una cosa, però, appare chiara: la
scuola deve cercare alleati, deve
entrare in rete, deve cercare sinergie con l’extrascuola e con il
territorio. Spesso appare ancora
prigioniera dei suoi “programmi”
e dei suoi “vecchi contenuti”. C’è
ben altro di prioritario: il ragazzo
con tutte le sue risorse ed i suoi
problemi. I ragazzi, ed in prima
fila quelli che non riescono a
sopportare le sue cinque noiose
ore di lezione, chiedono che siano relativizzati, rispetto alla loro
vita, alla loro rabbia, alla loro
frustrazione, alla loro noia di non
riuscire ad imparare e del non venire mai gratificati. Ed allora perché non inventare interventi prioritari con questi ragazzi e, meglio
ancora, per le loro classi?
- Questi fatti interpellano però
anche la famiglia: i genitori.
Non è possibile disinteressarsi di
quello che i figli fanno quando
varcano la soglia di casa, a 11,
14, 17 anni: anche a quell’età i figli vanno seguiti, accompagnati;
soprattutto ascoltati e capiti. Mi
colpisce, quando contatto genitori
per i problemi evidenziati dai loro
figli, il fatto che, di fronte a certi
atti, comportamenti, gesti che
loro descrivo, essi cascano dalle
nuvole ed immediatamente reagiscono sullo stile: “No, questo mio
figlio non può averlo fatto e non
lo farà mai! L’educazione che abbiamo dato in famiglia non è questa!”. E non capiscono, tanti genitori, che proprio i loro figli preadolescenti o adolescenti, a volte,
fuori dalla porta di casa gettano la
“maschera” (quella che ancora
sentono come “maschera” della
buona educazione, perché non
hanno ancora interiorizzato le regole sociali ed i valori) ed agiscono esattamente, spesso anche solo
“per scherzo”, o per sfogo, al
contrario dell’educazione che
hanno ricevuto, trascinati dalle
regole del gruppo dei pari. Non si
tratta di allarmarsi, ma di rendersi
conto di quello che è il tortuoso
percorso di ricerca dell’autonomia e dell’identità personale nel
tempo della preadolescenza e di
adolescenza. Ci siamo passati di
lì anche noi! Per questo non si
possono capire i propri figli da
soli: occorre allearsi tra genitori,
mettersi insieme e cercare l’aiuto
per capire i loro gesti folli, i loro
comportamenti incomprensibili,
per guardare e capire la loro sofferenza ed il loro grido che tali
gesti contengono. Anche i genitori devono capire che è importante
per loro trovare alleati nell’educazione dei loro figli, ad ogni età. E
la scuola, la società civile, le altre
istituzione educative sono degli
alleati potenziali.
- Ma tutto questo ha anche un risvolto di politica sociale. Proprio
in quest’anno, sarà dovuto certo
ai tagli madornali ed irresponsabili del Governo “Berlusca” alle
politiche sociali, anche la nostra
locale Amministrazione si è trovata costretta a tagliare fondi a
progetti di prevenzione, forse per
contingenza e, speriamo, momentaneamente. Da alcuni anni era
Autorizzazione Tribunale di Rossano
Registro Periodici N. 02/03 del 25 marzo 2003
Direttore Responsabile: MARIO DELPIANO
Redazione:
FABIO BUONOFIGLIO, MARIA CALOROSO, LUIGI CHIARO,
LOREDANA MERINGOLO, FABIO PISTOIA,
ADALGISA REDA, MARIO REDA
Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo
stata avviata la sperimentazione
di un progetto quanto mai originale ed innovativo, in rete con altri a livello nazionale, proprio
con i soggetti più a rischio di
evasione, di abbandono scolastico, di marginalità sociale nell’età
della preadolescenza. Mi risulta
che alcuni di essi, abbandonati a
se stessi, siano anche protagonisti
delle gloriose vicende distruttive!
Si tratta di un percorso innovativo che cercava di collegare scuola ed extrascuola, dimensione di
animazione e dimensione didattica, ed assicurare una continuità
vitale nell’esperienza disorganizzata del preadolescente. Naturalmente non soddisfaceva nessuno
a sufficienza: troppo esiguo il numero degli educatori, ridotto il
totale di ore settimanali a disposizione dei ragazzi, carenza di
ambienti e strumenti alternativi,
esiguità delle risorse: una goccia
in un oceano! Quest’anno l’iniziativa, al terzo anno, è stata
bloccata per ragioni di bilancio,
con dispiacere di tutti e disappunto dei dirigenti. Ebbene, la
somma per le riparazioni degli
atti vandalici coprirà certamente
al 200% dei costi del progetto!
Questo semplicemente per asserire un dato di politica preventiva:
quanto meno si investe anche in
termini di risorse e di prevenzione, tanto più la società dovrà pagare in termini di riparazione e di
repressione. È una vecchia regola
dei sistemi… non si può dimenticare! Una politica che è chiamata
a sfrondare ed a ricuperare risorse è costretta a scegliere dove e
come tagliare. Forse si potrà
asfaltare una strada in meno (anche se quelle essenziali e di percorso quotidiano non dovrebbero
essere lasciate nello stato in cui
sono!), cancellare una sfilata,
programmare un ciclo culturale
più ridotto, curare una sponsorizzazione di immagine più modesta, o ritardare il completamento
della via-salotto, o della “piazza
di città”, ma credo sia elemento
di qualità di ogni politica non ridurre e sacrificare quelle direzioni dell’intervento sociale che
hanno a che fare con i soggetti
più deboli: gli svantaggiati, i disabili, i soggetti e le famiglie al
margine, le fasce non garantite
della nostra comunità. Credo, tuttavia, occorra fare passi da gigante in direzione della “città
educativa” evocata tra noi, due
anni fa, da un profeta e sognatore
come don Luigi Ciotti.
- Infine una riflessione per quelli
del Terzo Settore, il “pubblico
sociale non statalizzato”. Lungi
dal collocarci in contrapposizione
alle Istituzioni, perché ci siamo
dentro e sentiamo di esserci con il
nostro peso ed i nostri limiti, mi
chiedo: davvero quando si fanno
ristrette le risorse devono pagare
sempre quelli che ne sono deprivati? Non è il caso di solidarizzare e concentrare la nostra azione
verso i soggetti senza paracadute
e non garantiti ed invece “scucire” nuove risorse da chi se lo può
permettere con fondi propri? Il
tutto gratis a tutti è populismo becero. Ed ancora: se dal lavoro
frammentato e segmentato a compartimenti stagno cominciassimo
a sperimentare canali sempre più
intensi di comunicazione, di collaborazione, anche immaginando
la circolazione degli utenti, oltre
che dell’informazione, forse che
non giungeremmo a scoprire che,
condividendole, le risorse vengono, stranamente, moltiplicate? È
una logica a tanti di noi non sconosciuta!
- E poi una parola ai cittadini scandalizzati che stigmatizzano i gesti
distruttivi ed i soggetti insieme:
cosa siamo disposti a fare ed a
donare di nostro per migliorare la
situazione? Speriamo di aver elaborato l’antidoto per non cedere
alla tentazione bieca di erigere
“muri e barriere” tra le persone e
nel territorio. Alla follia di un popolo che erige sulla propria terra
un muro di separazione tra cultura
e tradizioni differenti, rispondiamo invece aprendo le porte di
casa ed invitando l’“altro” a varcare la nostra soglia. Fuor di metafora: cercansi famiglie disponibili ad accogliere temporaneamente “i figli degli altri”, per offrire loro un messaggio di accoglienza e di calore che, in certi
momenti di crisi o di dissoluzione
del tessuto, alcune famiglie oggi
non sono in grado, almeno per il
momento, di garantire. La cultura
dell’affido e dell’accoglienza sarà
il nostro futuro.
E poi… la legittimazione della
guerra non conclusa, perché “i grandi” possono distruggere tutto dei civili, non potrebbe essere legata da
un filo invisibile alla “esplosione”
della distruttività dei nostri ragazzi?
Dall’“in grande all’“in piccolo”,
perché no?
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Un’iniziativa promossa dalla
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Cooperativa
Sociale SINERGIE
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in collaborazione con il Comune di Corigliano Calabro
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Ti staremo vicino tutti i giorni, tranne la domenica, presso
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l’Asilo
Nido comunale - Via G. Maradea, 1 - Corigliano Scalo
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Per informazioni ed iscrizioni:
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1/2 - Corigliano Cal. - Tel. 0983.81430
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11 settembre New York - 11 marzo Madrid
Giovedì 11 marzo alle 7,39 una
stazione a Madrid e due negli immediati dintorni sono state investite
da dieci violente esplosioni che
hanno causato una strage: 200 morti. Alla stazione Atocha a Madrid le
esplosioni hanno devastato due treni di pendolari ed un treno ad alta
velocità in partenza. Altre esplosioni sono avvenute in due località vicino a Madrid: El Pozo del Tio Raimundo e Santa Eugenia.
Negli attentati sono stati utilizzati in tutto tredici ordigni che hanno colpito quattro convogli di pen-
dolari e che sono esplosi nel giro di
pochi minuti l’uno dall’altro. In un
treno fermo alla stazione di Atocha
sono esplosi tre ordigni (30 morti),
quattro in un treno in movimento
verso Atocha (59 morti), uno in un
treno nella stazione di Santa Eugenia (17 morti) e due in un treno in
quella di El Pozo (67 morti). Altre
tre bombe sono state localizzate e
fatte brillare dagli artificieri. Tutte
le esplosioni sono avvenute a pochi
minuti di distanza a partire dalle
7,39. Le vittime sono state soprattutto operai dei sobborghi di Gua-
Madrid
dalajara e Alacalà de Henares che
andavano al lavoro. La linea colpita
è frequentata da 900 mila passeggeri ogni giorno, tra cui molti studenti. In particolare la stazione di
Santa Eugenia è utilizzata dagli
studenti di tre istituti tecnici e da
quelli del Politecnico di Madrid. Il
quartiere di El Pozo del Tio Raimundo è uno dei più poveri della
città.
Il giorno successivo una grande
manifestazione nella capitale ed in
tutte le principali città spagnole è
stata una vera e propria chiamata a
raccolta non solo del popolo spagnolo, ma anche di quello europeo.
In Spagna la stima è stata di oltre
11 milioni di persone in marcia. Ma
analoghe manifestazioni si sono
svolte in tante città europee. Oltre
alle due manifestazioni più grandi,
quelle della capitale e di Barcellona, 400 mila persone hanno manifestato il loro sdegno a Saragozza,
700 mila a Siviglia, 300 mila a
Murcia (la più grande manifestazione mai vista nel capoluogo dell’omonima regione) e 180 mila nelle Baleari. Dalle 12 alle 12.03 gli
italiani si sono stretti agli spagnoli.
Per ricordare quei 200 morti straziati sui treni di Madrid. Insieme a
Barcellona
tutta l’Europa per 180 secondi.
È stato l’11 settembre dell’Europa. Le bandiere europee sono state a mezz’asta. È stata la giornata
peggiore nella storia dell’Unione
europea. Sotto attacco non c’è solo
la Spagna, ma un’idea di democrazia e di convivenza civile comune a
tutti i popoli dell’Unione. Come ha
detto la vice presidente della Commissione europea, Loyola De Palacio, “insieme alla Spagna piange
tutta l’Europa”.
Il MONDO SCENDE IN PIAZZA
PER DIRE “NO” ALLA GUERRA
21 MARZO 2004:
MANIFESTAZIONE MONDIALE PER LA PACE
21 marzo 2004: Manifestazione
mondiale per la PACE. La prima a
scendere in piazza nella giornata internazionale contro la guerra, ad un
anno dall’attacco all’Iraq, è stata
Sydney.
Ed al grido di “vogliamo la pace”
in migliaia hanno sfilato in Nuova
Zelanda, a Bangkok, Hong Kong e
Manila. Ed anche a Bombay diverse migliaia di persone hanno parte-
Budapest
cipato ad un corteo. In Kashmir ed
in Bangladesh centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere il ritiro delle truppe, ma sono
stati bloccati dalla polizia ed alcuni
di loro arrestati.
In tanti hanno marciato contro la
guerra anche ad Atene e Salonicco.
Un grande corteo, diecimila persone
circa, ha marciato per le strade della capitale greca fino a raggiungere
l’ambasciata americana.
Roma
A Londra la giornata si è aperta
con un gesto clamoroso: prima del
corteo: due attivisti di Greenpeace
hanno scalato la torre del Big Ben,
hanno raggiunto il celebre orologio
ed hanno steso uno striscione con la
scritta “Time for truth” (letteralmente “È tempo di verità”).
Anche i tedeschi sono scesi in
piazza per dire “no” alla guerra. Il
raduno più consistente è stato quello davanti alla base aerea americana
di Ramstein, la più grande base
dell’aeronautica Usa in Europa.
Cortei e meeting pacifisti anche a
Berlino, Amburgo, Stoccarda,
Heidelberg (città sede di importanti
basi Usa e Nato), Mannheim, Karlsruhe.
Grandi cortei anche in Spagna.
Migliaia di persone si sono radunate nella Plaza de Neptuno di Madrid, a Siviglia, Santander e Gerona.
Migliaia i pacifisti francesi che
hanno sfilato per le strade, guidati
da una cinquantina di sindacati ed
associazioni. Il più grande è stato il
corteo di Parigi, ma altre manifestazioni si sono tenute a Rennes, ad
Anger ed a Marsiglia.
Più di 250 le manifestazioni negli
Stati Uniti. Almeno 100 mila persone hanno sfilato a Midtown
Manhattan, nel centro di New York,
uno dei punti forti della protesta insieme a San Francisco. Molta gente anche a Chicago, mentre a
Washington si è conclusa una marcia di pacifisti partita una settimana
prima a Dover, nel Delaware.
Infine, l’Italia. Con la Città eterna, Roma, che ha fatto da magico
scenario ad un’imponente manifestazione, registrando la presenza di
ben 2 milioni di persone d’ogni età
e provenienti da tutte le località della nazione. Le strade della capitale
hanno così ospitato la kermesse italiana della Manifestazione mondiale
per la PACE, sicuramente una delle
più partecipate.
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DALLA PRIMA PAGINA
Un commento alla legge regionale n. 23
applicazione, è stato destinato in
buona parte ai Comuni che hanno
aperto inizialmente Centri di aggregazione per anziani e per diversi
abili e qualche servizio di Assistenza domiciliare: ormai tutti inesistenti, poiché questa legge negli ultimi anni finanzia soprattutto rette
di ricovero; la legge n. 285 del
1999, che ha avviato la crescita di
nuovi servizi pensati per la totalità
dell’infanzia; il Testo Unico n. 309
del 1990 modificato con la legge n.
45 del 1999, finanziante servizi ed
interventi sulle tossicodipendenze e
la loro prevenzione, che sebbene afferente all’Assessorato regionale
alla Sanità consente la realizzazione
di servizi in alta percentuale proposti dai Comuni.
Fra la legge regionale 5/87 da
una parte e le leggi 285/97 e 45/99
dall’altra vi è una sostanziale differenza. La prima, mentre enunciava
che il riparto del fondo sociale regionale doveva essere suddiviso ai
Comuni in base ai criteri del numero degli abitanti ed all’ampiezza del
territorio, di fatto condizionò, prima l’individuazione e poi l’assegnazione dei finanziamenti, all’approvazione dei piani comunali da
parte della Regione. C’è da sottolineare che i Comuni, non essendo
stato assegnato loro un budget in
base ai criteri poc’anzi ricordati, ma
progettando al buio, presentavano
piani sovradimensionati e sproporzionati rispetto alle risorse della
legge, in una sorta di mercanteggiamento con la Regione. La progettualità svincolata dalla sostenibilità
della spesa, non contenuta in limiti
finanziari, ingigantita ed irreale, finiva per produrre deresponsabilizzazione da parte dei Comuni rispetto ad un settore amministrativo, i
Servizi Sociali, tradizionalmente
collegato, nell’immaginario degli
amministratori, più con la beneficenza che ai diritti di cittadinanza.
Nel sistema delle coordinate in cui
si sviluppa la 5/87 i Comuni non
hanno mai approfondito la natura
dei loro rapporti con la Regione, al
punto che spesso, per atti gestionali
di loro competenza, e frequentemente per gli affidi familiari consensuali, si relazionavano alla Regione per una sorta di approvazione-autorizzazione-copertura di spesa ed una volta avutala l’espressione in uso era ed è ancora: “Tanto
paga la Regione”. Ciò sta a significare che molti Comuni non sono
edotti di aver delegato alla Regione
la gestione delle proprie competenze e di aver rinunciato ad una prerogativa propria in quanto Autonomie Locali. La Regione, dal canto
suo, da un lato in tutti questi anni
ha gestito direttamente gli interventi, sostituendosi ai Comuni, e dall’altro non ha adempiuto alle sue
competenze,come la definizione e
l’approvazione della legge di piano
che non è mai stato varata. Il Piano
Sociale Regionale, articolato nei
progetti Obiettivo minori, Obiettivo
anziani, Obiettivo disabili mentali,
eccetera avrebbe dovuto garantire
lo sviluppo sul territorio di interventi e servizi semiresidenziali e
diurni parametrati.
Per i Comuni i finanziamenti
della 5/87 negli anni si sono progressivamente prosciugati. I primi
servizi di aggregazione e di assistenza domiciliare per mancanza di
fondi sono stati chiusi. Per i cittadini che si trovavano in stato di parziale non autosufficienza o di non
autosufficienza, non essendoci servizi diurni né per anziani né per minori né per disabili – anche il Servizio Sanitario Regionale non ha finanziato dal 1992 in poi sull’ intero
territorio regionale l’ assistenza sanitaria domiciliare –, si apriva nella
stragrande maggioranza dei casi
come unico rimedio la struttura residenziale, l’intervento più costoso
che ha assorbito tutti i finanziamenti e non solo quelli della 5/87 ma
anche quelli degli esercizi 2000 e
2001 della legge n. 328del 2000. In
questi anni, sulla gestione della 5/
87, si sono viste nascere forme di
coesione quasi esclusivamente fra i
soggetti privati,mentre non si ricordano forme organizzative fra i Comuni che abbiano interloquito con
la Regione per riportare la realizzazione della 5/87 nel suo alveo. Con
le leggi nn. 285 e 45, pur prevedendo queste dei regolamenti regionali
e non delle leggi regionali attuative,
è cambiato qualcosa di sostanziale
nel rapporto fra i Comuni e la Regione, poiché queste leggi nazionali
prevedono un sistema organizzativo
secondo il quale il momento decisionale ed il riparto, strettamente
intrecciati, sono stati finalmente affidati ai Comuni associati fra loro e/
o con gli altri Enti territoriali. Nella
285/97 l’approvazione dei progetti
da realizzare è appannaggio dei Comuni facenti parte di un ambito – in
un’Azienda Sanitaria di 180.000
abitanti vi sono circa cinque ambiti
parametrati sui 30-50 mila abitanti
che possono non coincidere con i
distretti sanitari –, sulla base di un
budget prioritariamente assegnato:
le scelte sono fatte su un finanziamento certo e concreto. Nella 45/99
il momento decisionale è decentrato
a livello di ASL ed è affidato ad una
commissione mista formata da rappresentanti dei soggetti assegnatari
dei finanziamenti, cioè ANCI, UNCEM, UPI, Forum III Settore – cooperative e volontariato –, per
l’ASL dai Ser.T. Anche in questo
caso la commissione ragiona in
base al finanziamento assegnato ed
agli eventuali co-finanziamenti.
Per sintetizzare questa analisi, si
potrebbe dire circa la 5/87 che sul
piano teorico è stata una legge innovativa ma è caduta nella sua realizzazione per alcuni difetti di fondo: la gestione delle competenze
data ai singoli Comuni e sono troppi in Calabria i piccoli Comuni, privi di personale e di formazione, per
non farli associare in forma obbligatoria come fecero l’Emilia Romagna e la Toscana, il che ha favorito
il permanere di un centralismo regionale e di una dispersione locale.
Sulle altre leggi, principalmente la
285 e 45, si riscontrano l’inizio di
una inversione dei rapporti fra gli
attori pubblici delle leggi e l’ingresso ufficiale del III Settore che entra
nella co-progettazione e nella condivisione decisionale. Altri luoghi
amministrativi da segnalare dove i
Comuni hanno sperimentato un lavoro, in associazione di progettazione partecipata con i soggetti privati, sono stati i PIS che hanno dato
risultati non omogenei ma incoraggianti. Dal 1997 queste leggi sono
state finanziate con continuità e ciò
ha consentito il crescere di servizi
sul territorio, la loro stabilità negli
anni, il crearsi di competenze negli
operatori, una cultura nuova negli
amministratori. A mio parere prioritariamente ciò che va indagato nella
23/03, prima di approfondire tutti
gli altri aspetti, è se, dati i punti critici esistenti in Calabria, sono garantite quelle condizioni che, se realizzate, potranno mettere in moto
la legge, se bloccate la faranno fallire. Credo che siamo tutti consapevoli di come il processo di attuazione della legge sia più vasto del testo
normativo. Poiché il meccanismo di
finanziamento ai Comuni è stato
determinante per la fortuna delle
leggi analizzate, andiamo subito a
verificare al Titolo V – Sistema di
finanziamento – gli artt. 33 e 34, Il
finanziamento del sistema integrato
e Fondo regionale per le politiche
sociali. È degno di nota che all’art.
33 si parli dell’individuazione del
fondo 2004 e nell’art. 34 si menzionino gli esercizi 2002 e 2003, mentre sugli esercizi 2000 e 2001 si
sorvoli come se anch’essi non finanziassero la 23/03. Si tratta di _
32.123.541 ed _ 31.724.898. Anche
queste somme dovevano essere ripartite ai Comuni in base all’art. 6
della 328/00, che stabilisce che i
Comuni sono titolari delle funzioni
amministrative, che però la legge
non nomina. Ma come sono state
utilizzate? Pare per sanare situazione debitorie della Regione verso le
strutture residenziali .Quindi c’è
una spesa storica per le residenzialità che eccede la capacità di spesa
della Regione. Ed una volta sanati i
debiti pregressi, possiamo immaginare che i disavanzi si riproporranno negli anni a venire. Ancora degno di nota è l’art. 36 – Norme
transitorie – che stabilisce che in
via transitoria e fino all’ adozione
dei piani di zona, di cui all’art. 20
della presente legge, la Regione
provvederà alla gestione diretta del
Fondo Regionale Sociale di cui agli
artt. 33 e 34 della presente legge
per il funzionamento delle strutture
residenziali socio-assistenziali già
operanti all’entrata in vigore della
presente legge. Ma quale sarà l’
input che darà avvio ai piani di
zona? Sicuramente sono collegati
agli ambiti territoriali ed esercizio
associato, come previsto dall’art. 17
che stabilisce che i Comuni hanno
tempo 90 giorni (da quando? dall’approvazione della legge?) per individuare autonomamente i soggetti, le forme, le metodologie di eser-
cizio associato. Decorso inutilmente il termine di 90 giorni la Regione
esercita il potere sostitutivo nei
confronti di Comuni inadempienti.
All’art. 18 – Il piano regionale degli interventi e dei Servizi Sociali –
la Regione adotta il piano regionale
riportando le seguenti indicazioni:
alla lettera g) le modalità per il raccordo tra la pianificazione regionale
e quella zonale, definendo in particolare linee di indirizzo e strumenti
per la pianificazione di zona. Il
Consiglio regionale adotta il piano
entro 120 giorni dall’approvazione
della presente legge e lo approva
definitivamente entro 60 giorni dalla scadenza del termine per la presentazione di osservazioni e proposte. Quindi il piano deve essere
adottato entro il 23 aprile 2004 ed
un mese è il termine per presentare
osservazioni e proposte, 23 maggio,
ed il Consiglio lo approva entro il
23 luglio. A questo punto si avranno le linee guida per la stesura dei
piani di zona. Quanto tempo darà la
Giunta regionale per la loro presentazione? 45, 60, 90 giorni? Poi dovranno essere approvati. I Comuni
nel 2005 spenderanno gli esercizi
2003/2004. Un pensiero ci accompagna in queste considerazioni. E
quei debiti della residenzialità pagati con gli esercizi 2000/2001 che
la Regione, finché non saranno approvati i piani di zona, pagherà direttamente, quanto lasceranno ai
Comuni dei fondi della 328? Sull’esercizio 2004 peseranno i finanziamenti della 285, ci saranno ancora? Questo è lo sfondo sul quale si
delineano gli articoli della norma,
queste sono le pesanti eredità che si
accolla la neonata 23/03.
I problemi che questa legge regionale pone alla sua lettura ed analisi sono ancora tanti ed affascinanti come per esempio sulla possibilità, contenuta in altre leggi, di associazione fra distretti oppure sulla
durata del piano di zona che in altre
regioni è di tre anni, sulla Azienda
pubblica di servizi alla persona ed
ancora sulle Norme transitorie dove
valeva la pena inserire altre importanti questioni come le competenze
delle Province, ed ancora i rapporti
Enti Locali e III Settore fra terzietà,
concertazione e controllo, autorizzazione ed accreditamento. Sarà un
problema, insomma, la governance.
Per ora ci fermiamo qui .Come andrà a finire? Sembra una storia infinita. Avrà il sopravvento il Nulla,
cioè sarà la residenzialità ad inghiottire ogni speranza di creare
servizi alla persona in Calabria all’altezza delle altre regioni italiane
oppure i Comuni, con l’esperienza
della 285/97 e della 45/99, non vorranno più rinunciare ai loro servizi
e troveranno soluzioni metodologiche che consentano di riconvertire
il Fondo Sociale Regionale verso
servizi che garantiscano finalmente
i cittadini a rimanere presso la loro
abitazione senza emigrare ancora e
sempre lontani da casa?
*Assistente sociale
Azienda Sanitaria Locale n. 3
Rossano
Pagine Culturalia cura di Fabio Pistoia
ANGELA NOBILE LAVORATO
PREMIATA DAL KIWANIS CLUB
Il Premio We Build assegnato
ad una illustre coriglianese
FABIO PISTOIA
Si è tenuta lo scorso 13
marzo a Corigliano, presso
lo splendido Salone degli
Specchi del Castello ducale,
un’importante ed interessante manifestazione di alto
profilo socioculturale.
Si tratta della consegna
del Premio We Build (Noi
Costruiamo), ambito riconoscimento assegnato ogni
anno dal Kiwanis International, Distretto Italia – San
Marino, Terza Divisione, a
calabresi che si sono distinti con il loro impegno, in Italia e nel mondo intero, nella
cultura,
nell’arte,
nella
scienza, nella medicina, nello sport e nell’imprenditoria.
Il Premio, inserito nelle attività del Service distrettuale
2003–2004 “Somalia oltre la
guerra”, è giunto alla sua
decima edizione.
La manifestazione di consegna è avvenuta alla presenza di una platea attenta e
qualificata e delle maggiori
autorità kiwaniane. Prestigiose personalità sono state
premiate dai singoli clubs
della Calabria per l’edizione
2004 del We Build.
Il club di Corigliano ha assegnato il Premio alla
dott.ssa Angela Nobile Lavorato, giovane e brillante concittadina che con il suo impegno sta contribuendo a far
conoscere l’immagine della
terra natia e della regione intera in Italia e nel mondo. La
bella e brava Angela, che
vive ed opera a Roma, è vice
questore aggiunto della Polizia di Stato ed è attualmente
in servizio presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale,
Servizio
Polizia
Scientifica all’Unità di Analisi del Crimine Violento.
L’illustre coriglianese ha
così commentato la consegna del Premio: “Sono molto
contenta di ricevere questo
riconoscimento, che si aggiunge a tutti gli altri finora
ricevuti, perché riveste un
forte valore simbolico, in
quanto mi fa sentire ancora
più vicina alla mia città d’origine. È un bel gesto che apprezzo tanto”.
DALLA PRIMA PAGINA
Un po’ meno soldi, un po’ più cultura
facendo, ad altri l’educazione degli
stessi ed, il più delle volte, gli altri,
per un motivo o per un altro, non
hanno i mezzi per farlo ed i risultati diventano scarsissimi se non addirittura controproducenti. Accanto
a queste situazioni, ce ne sono altre
che, apparentemente, non hanno alcuna giustificazione, ma che, in realtà, nascondono altre problematiche: ad esempio, l’eccesso di valore che si dà al consumismo ed al
dio denaro. Il denaro è visto, così,
come l’unica e la sola meta da perseguire nella vita e ad ogni costo,
anche a scapito del rapporto con i
propri figli, con gli affetti, con la
famiglia. Quest’ultima diventa un
luogo di transito e non più di discussione e, conseguentemente, di
espressione di valori positivi condivisi, di quei valori che hanno fatto, nei secoli, la storia dell’uomo e
della sua civiltà.
La famiglia, oggi, non è più comunità educante. Si impone, più
che mai, un ritorno a quei valori ed
a quella configurazione di famiglia
come unica, forse, possibilità di salvezza per le giovani e future generazioni. La scuola, per altro, può e
deve fare, insieme agli altri riferimenti istituzionali, la sua parte, ma
non può e non deve essere la sola
delegata all’istruzione ed all’educazione dei figli degli altri. A ciascuno
la sua parte e le sue responsabilità.
Maggiore denaro, in genere, non significa più felicità. Il più delle volte, al contrario, significa avere più
problemi. Ed allora trovare più armonia tra il tempo da dedicare a
fare denaro ed il tempo da dedicare
all’educazione dei propri figli diventa momento cruciale e significativo nella vita di ognuno di noi nonché espressione di una nuova sensibilità che può permettere di fare
quel salto culturale di cui si ha bisogno per crescere veramente. Non
possiamo e non dobbiamo più abdicare al ruolo, e quindi al diritto-dovere, di essere genitori nel senso più
pieno del termine.
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IL PRIMATO DELLA CULTURA
NUCCIA GRISPO*
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Si riconosce ai versi del XXVI
Canto dell’Inferno dantesco una
eccezionale modernità ed un inesauribile vigore che spinge ad una
pulsante meditazione quanti si attardano sul senso della natura
umana e sull’importanza che per
essa hanno la conoscenza, il sapere, la cultura. La forza contenuta in
questi versi che suonano, per bocca di Ulisse, come un monito all’Umanità ci portano a considerare
il Poeta Vate, il padre della Divina
Commedia, presago di destini che
in forma ciclica coinvolgono l’uomo segnando capitoli della sua storia riconducendolo ad una forma
degenerata e ad una dimensione
bruta. Guerre intestine, distruzioni,
povertà, fame, catastrofi ambientali rappresentano l’humus all’interno del quale si dipana il filo della
storia di intere generazioni e moltitudini. È altrettanto ineludibile affermare che, quando l’uomo si
pone in sintonia con la natura,
quando cioè ascolta se stesso, è capace di raggiungere forme alte di
elevazione del pensiero e dell’azione, che si canalizzano e si
palesano nelle manifestazioni dell’Arte: colori, forme, suoni, movimento, fino alla dimensione più
sacra rappresentata dalla condizione estatica. Come l’Ulisse dantesco ci chiediamo: quale rotta
l’Umanità ha deciso di intraprendere in questo millennio di era globalizzata?
Alcuni tragici segnali affiorano
quotidianamente attraverso la miriade di immagini televisive, la
sterminata giungla di informazioni
della rete telematica, le pagine dei
giornali. È una sorta di fiume in
piena che, spesso, travolge e sommerge le riserve di ottimismo, di
fiducia nell’uomo e nei potenti che
decidono delle possibilità e del diritto alla vita dei propri simili.
Come uscire da questa gabbia che
l’uomo stesso ha costruito intorno
a sé? È necessario cambiare il paradigma scientifico, un’intera concezione storico-sociale, abituarsi a
ragionare diversamente. La questione diventa, perciò, culturale. Se
è vero che il piccolo riflette il
grande, l’alto il basso e viceversa,
allora bisogna cominciare ad agire
tutti, a diversi livelli, contemporaneamente, per tendere al raggiungimento di un unico obiettivo: la
tutela, la salvaguardia, la centralità
dell’uomo. In quest’ottica il bisogno di cultura assume un ruolo primario. Questo bisogno lo ha recepito e ben compreso il Parlamento
Europeo approvando la risoluzione
sulla cooperazione culturale all’interno dell’Unione, in difesa del
principio dell’accesso di ogni cittadino alla cultura che, insieme al
diritto di espressione ed al plurali-
smo dell’informazione, rappresentano diritti fondamentali conquistati
dalla democrazie europee nel corso
della loro storia. La cultura, insomma, è la nostra ricchezza, il nostro
passato, il nostro futuro. Essa è il
fine ed il mezzo attraverso il quale
l’uomo raggiunge la sua natura di
Uomo libero.
In coerenza con quanto espresso, i
Governi centrali e periferici hanno
l’obbligo di attivare strategie che
pongano in uno stato di centralità e
di fruibilità generalizzata le opportunità culturali. Tali opportunità, lungi
dal rivestire carattere di occasionalità, mera spettacolarizzazione, strumentalizzazione merceologica e
commerciale, devono, al contrario,
armonizzare con i soggetti e le collettività, devono operare quelle modifiche nella geografia stessa dell’essere, valorizzandone la sua dimensione etica, democratica, civile.
Chi opera in difesa e per l’affermazione del primato della cultura deve
essere disposto a dare del suo, anche
a costo di grosse rinunce. Le Istituzioni, dunque, hanno il compito ed il
dovere di rimuovere gli ostacoli che
impediscono il libero accesso alla
cultura, alla fruizione del Bello e
dell’Arte. Preoccupano alcune affermazioni di quanti ritengono che tali
opportunità debbano essere prerogative di pochi, di quanti, anche rappresentanti istituzionali, credono che
l’accesso ai musei, l’accesso alla
fruizione del Bello e dell’Arte sia
appannaggio di pochi, teorizzando,
persino, l’esclusione delle scuole e,
quindi, delle giovani generazioni.
Non si comprende chi, nella sua veste di responsabile istituzionale,
pensa addirittura di erogare forme di
clonazione pura dell’Arte. Le Istituzioni, al contrario, devono rendere
leggibili i luoghi, i tempi, le forme
di espressione della cultura.
Questo importante processo deve
essere attivato in un’azione osmotica
che integri, in un continuo scambio
sinergico, le azioni messe in atto
dalle Istituzioni e la società civile:
scuole, comunità, associazioni.
L’azione deve originarsi e radicarsi
nel contesto suscitando reattività e
formazione del Pensiero divergente.
Se si riesce ad acquisire gli strumenti culturali idonei alla lettura delle
differenze e delle diversità si impedirà ogni forma di segregazione,
omologazione, discriminazione e
pregiudizio. La diversità dall’altro
sarà acquisita, al contrario, come
ricchezza e non come oggetto ignoto
da cui bisogna necessariamente difendersi per affermare supremazie di
razze, di origini, di censo, i cui effetti devastanti sono marcati a lettere di
fuoco sulle pagine della nostra Storia.
*Presidente Commissione
Pubblica Istruzione e Cultura
Comune di Corigliano Calabro
6
Pagine Culturalia cura di Fabio Pistoia
Il libro del mese
DOMENICO CASSIANO
Risorgimento in Calabria
Figure e pensiero dei protagonisti Italo-Albanesi
In un angolo della Calabria citeriore le correnti della storia civile
e politica spiravano con l’impeto
e la generosità dei grandi fenomeni epocali. I migliori uomini dell’Arberia ne furono scossi e coinvolti, dando seguito ad una straordinaria stagione intellettuale da
Domenico Cassiano magistralmente documentata.
L’Autore
Domenico Cassiano, nato a San
Cosmo Albanese (Cosenza) nel
1935, è tra i maggiori studiosi Ar-
breshë contemporanei e, senza dubbio, colui che più di tutti si è dedicato alla storia civile e sociale degli
Italo-Albanesi in età moderna. Avvocato, è stato docente di Storia e
Filosofia al Liceo Classico di San
Demetrio Corone, già sede del famoso Collegio di studi, di cui Cassiano è il maggiore storico.
Le sue ricerche hanno contribuito
ad inserire la storia locale nel contesto ideale di quella regionale e nazionale, contro ogni sterile chiusura
etnicistica e folkloristica, sollevandone quella patina romanticistica
che ne alterava la più verace fisionomia storica. Redattore di Coscienza Storica, dirige la “Collana
di Studi sugli Italo-Albanesi” per
Costantino Marco Editore. I suoi
principali lavori sono: Barlaam Calabro. L’umana avventura di un
Greco d’Occidente (Marco, 1994),
S. Adriano Vol. I: La Badia e il Collegio (Marco, 1997), S. Adriano
Vol. II : Educazione e politica
(Marco, 1999), Attanasio Dramis.
Democrazia e socialismo nella comunità albanese (in corso di
stampa).
LO
S C A F FA L E
I dieci libri più venduti in Italia
CODICE DA VINCI
1 IL
Dan Brown
Parigi, Museo del Louvre. Il vecchio curatore Saunière viene ferito a morte. La scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il vecchio
è riuscito, prima di morire, a
scrivere poche parole ed un
nome...
Euro 18,60
2
LA RAGAZZA CON
L’ORECCHINO DI PERLA
Tracy Chevalier
Nell’Olanda del XVII secolo,
Griet, una bella ragazza di sedici
anni, viene assunta come domestica in casa del celebre pittore
Johannes Vermeer. Un romanzo
appassionante che racconta la nascita di un famoso capolavoro
della storia dell’Arte.
Euro 14,50
TI MUOVERE
3 NON
Margaret Mazzantini
In una giornata di pioggia, una
ragazza di quindici anni scivola e
cade dal motorino. Una corsa in
ambulanza verso l’ospedale. Lo
stesso dove il padre lavora come
chirurgo. Da Margaret Mazzantini un romanzo capace di toccare
il cuore.
Euro 16,53
SERVIZIO DELLA MIA
4 AL
REGINA. A ROYAL DUTY
Paul Burrel
Un racconto che illumina le zone
più oscure di quelle vicende, ma
che ci consegna anche il ritratto
più fedele delle gioie, dei segreti,
dei tormenti e dello spirito unico
della Principessa Diana.
Euro 12,00
SMETTERE DI
5 COME
FARSI LE SEGHE MENTALI
E GODERSI LA VITA
Giulio Cesare Giacobbe
Dietro a questo libro si nasconde
un manuale che utilizza tecniche
yoga, buddhiste e zen. Eliminando il pensiero nevrotico (le seghe
mentali) e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, possiamo imparare a godere della
vita.
Euro 9,00
VIVA
6 BRUCIATA
Suad
Bruciare viva. È questa la punizione inflitta alla giovane cisgiordana Suad per aver commesso il
peggiore dei peccati: essere rimasta incinta prima del matrimonio.
La donna riesce a salvarsi ed a
fuggire in Europa. Ora racconta
al mondo la sua storia.
Euro 14,90
L’Opera
Il presente lavoro di Domenico
Cassiano raccoglie in volume brevi
monografie e profili critici dei maggiori protagonisti Italo-Albanesi del
periodo risorgimentale, che con la
loro attività politica o di pensiero
hanno promosso la cultura moderna
tra le comunità albanofone di Calabria, collegandole idealmente alle
contemporanee vicende meridionali
ed italiane. Con sapiente dosaggio
di ricca informazione e pregevole
scrittura letteraria, l’Autore ci consegna una panoramica pressoché
esaustiva sul clima intellettuale e le
ragioni etico-politiche dell’impegno
delle generazioni risorgimentali che
operarono in nome degli stessi valori ideali che animarono la migliore gioventù europea del tempo. Il
contributo di passione ideale e politica offerto dai personaggi trattati in
quest’opera è quanto di meglio la
Calabria ha potuto esprimere nel
secolo XIX nel campo della modernizzazione della società civile e
dell’impegno unitario nazionale.
L’Opera si avvale di un’introduzione dell’editore Costantino Marco
METRI SOPRA IL CIELO
7 TRE
Federico Moccia
Un microcosmo di giovani vite
arrabbiate che cerca di staccarsi
da terra. Il libro di Federico Moccia è una grande storia d’amore
ed un ritratto del mondo degli
adolescenti di oggi.
Euro 10,00
TEMPORA
8 MALA
Giovanni Sartori
Dieci anni di “malfare” politico
nelle analisi lucide e graffianti di
uno dei massimi studiosi della
politica del nostro tempo. Un libro che raccoglie gli articoli
scritti da Giovanni Sartori tra il
1994 ed il 2003.
Euro 19,00
COLPI DI SPAZZOLA
9 CENTO
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE
Melissa P.
Un viaggio alla ricerca di se stes-
dal titolo Il risorgimento degli Arbreshë nella lettura di Domenico
Cassiano ed è suddivisa nei seguenti capitoli: I. L’avventura di
“un povero sacerdote” poeta; II.
Alessandro Marini (1733-1796) e
la formazione di una coscienza liberale; III. L’umanesimo giacobino di Pasquale Baffi e la rivoluzione napoletana del 1799; IV.
Domenico Mauro e la democrazia
nel Mezzogiorno; V. Attanasio
Dramis: dal mazzinianesimo al
socialismo; VI. Gennaro Placco;
VII. Guglielmo Tocci tra politica
e cultura; VIII. I fratelli Pasquale
e Paolo Scura e la ragione giuridica borghese; IX. Tra patrioti, parlamentari e clienti: i fratelli Vincenzo e Francesco Sprovieri; X.
Vincenzo Dorsa e la tradizione
greco-latina della Calabria; XI.
Girolamo De Rada (1814-1903)
tra rivoluzione e reazione.
Il volume di Domenico Cassiano
Risorgimento in Calabria – Figure e pensiero dei protagonisti Italo-Albanesi è parte integrante di
“Nuova Arberia – Collana di cultura sugli Italo-Albanesi e le minoranze” diretta dallo stesso Autore. Pubblicato dalla Costantino
Marco Editore di Lungro (Cosenza), consta di 408 pagine ed è in
vendita presso la libreria Albatros
di Corigliano Scalo a soli 25
euro.
sa e del proprio posto nel mondo.
Il libro si presenta sotto forma di
diario raccontando le precoci
esperienze erotiche di Melissa P.,
la giovanissima autrice.
Euro 9,50
LO ZAR DEGLI OCEANI
C. Cussler – P. Kemprecos
Il nuovo romanzo d’azione scritto da Clive Cussler con Paul
Kemprecos. In cui il fascino della Russia zarista si fonde perfettamente con l’adrenalina di
un’avventura tecnologica raccontata con visionaria abilità.
Euro 18,00
10
La classifica è realizzata dall’Istituto DEMOSKOPEA di Milano analizzando i dati delle copie vendute
ogni settimana, raccolti in un campione di 120 librerie a rotazione, di
cui 80 effettive.
LIBRERIA
CARTOLERIA
ART. DA REGALO
di Santo Polino & C.
Via N. Machiavelli, 4
Tel. e Fax 0983.885846
CORIGLIANO CAL.
7
DALLA PRIMA PAGINA
PROVINCIA, AREA URBANA,
SVILUPPO DEL TERRITORIO
quelli che sostengono l’altra proposta
in campo, quella con capoluogo Sibari, costituirebbe senza ombra di
dubbio un rafforzamento della proposta stessa. Senza contare che una provincia siffatta, in caso di effettiva
istituzione, avrebbe una forza economica ed un peso politico davvero rilevante. Detto ciò, credo che vadano
chiarite alcune cose! Bisogna sottolineare, innanzitutto, che, ad oggi, esistono solo due proposte in campo:
quella che prevede il capoluogo a
Castrovillari e l’altra che prevede il
capoluogo a Sibari. Delle due, solo la
proposta di provincia della Sibaritide
e del Pollino con capoluogo Sibari ha
i requisiti richiesti dalla legge ed è,
pertanto, la sola che nutre speranze
di essere accolta. Un eventuale accordo, che preveda la presentazione
di un’unica proposta, deve nascere
dal confronto fra i rappresentanti dei
due territori interessati e deve avere
come obiettivo l’interesse reale di
tutta la popolazione coinvolta e non
le esigenze della classe politica. Un
confronto che, proprio per gli obiettivi che si prefigge, deve essere improntato all’equilibrio ed al senso di
responsabilità. Se devo essere sincero, il recente Consiglio comunale di
Castrovillari, che ha trattato l’argomento, non mi sembra che abbia imboccato la strada giusta. Io sono convinto che, se le esigenze dei due territori non trovano una sintesi, non è
affatto un dramma. Vorrà dire che le
due proposte continueranno, legittimamente, il loro iter, ognuna per la
propria strada, con l’augurio, per ciò
che mi riguarda, che entrambe possano essere accolte”.
Come valuta l’ipotesi, avanzata
da alcuni, di prendere esempio da
Andria-Barletta-Trani e proporre
la provincia di Corigliano-Rossano-Castrovillari?
“Guardi, io sono disponibile a discutere qualsiasi proposta che aiuti
questo territorio ad avere un decentramento amministrativo, a condizione che ci siano elementi concreti per
poterle valutare. Le dicevo che l’unica proposta sulla quale oggi si possa
discutere concretamente, che rispetta
i criteri richiesti dalla legge e che ha
già percorso una buona parte dell’iter
procedurale previsto, è la proposta di
istituzione della provincia della Sibaritide e del Pollino con capoluogo Sibari. Ogni altra proposta dovrebbe ricominciare il percorso da capo con
l’acquisizione delle delibere di Consiglio comunale dei Comuni che vi
aderiscono, il parere della Regione
Calabria, l’iter parlamentare, prima
nelle Commissioni e, quindi, nelle
aule di Camera e Senato, Un iter lungo e complicato che sicuramente, in
caso si scegliesse questa opzione, allontanerebbe, anziché avvicinare, la
prospettiva di istituzione della sesta
provincia calabrese in questa parte di
territorio. Ma, a prescindere da tutto,
mi sembra che da parte di qualcuno
si voglia ridurre questa questione ad
un affare da regolare fra due o tre
Municipi senza tenere conto del resto
del territorio. Io non sono di questo
avviso! Certo, rivendico il peso e la
centralità della Città di Corigliano,
ma non credo sia giusto, né possibile,
decidere prescindendo dalla volontà
e dalle aspirazioni di tutti gli attori
del territorio che hanno dato vita al
progetto di decentramento. Da quanto mi risulta, a tutt’oggi, fatta eccezione per la Città di Rossano, tutti gli
altri Comuni che aderiscono al progetto di decentramento sono d’accordo sulla proposta che prevede l’istituzione della provincia della Sibaritide e del Pollino con capoluogo Sibari: io non faccio che prendere atto di
questo!”.
Altre proposte che coinvolgono
le Città di Corigliano e Rossano riguardano le ipotesi di area urbana
e di fusione dei due Comuni in
un’unica Municipalità. Quale è il
suo pensiero?
“Anche su questi argomenti vige
la confusione più completa! La questione area urbana è strettamente
connessa al Por Calabria ed, in particolare, alla misura 5.1, azione 5.1a –
asse città. La Regione Calabria non
ha inteso, nonostante gli sforzi e le
richieste pressanti e risolute di Corigliano e Rossano, inserire le due Città fra le aree calabresi che possono
accedere ai bandi per l’ottenimento
dei consistenti finanziamenti previsti
da quella misura del Por. Questo fatto certifica una debolezza di rappresentanza politica di questo territorio
che, certo, non si può imputare alle
due Città, la cui azione, in questa circostanza, è stata risoluta. Resta il fatto che l’inserimento nella misura
5.1a dipende solo dalla Regione Calabria e non dalle due Città che, per il
resto, quando c’è stato da intraprendere azioni comuni nell’interesse dei
due Municipi hanno sempre agito di
comune accordo. Questa vicenda, co-
munque, sottolinea ancora di più
l’esigenza di decentramento amministrativo nell’area del versante jonico
cosentino. Per ciò che concerne altre
questioni, credo che bisogni pesare
tutte le proposte, commisurandole
con la realtà e con le effettive esigenze, volontà ed interessi delle due comunità. Io credo che le fughe in
avanti siano controproducenti e non
giovano a nessuno. Obiettivi così importanti devono essere conseguenza
di un processo che veda un’effettiva
integrazione delle due comunità.
Oggi siamo all’avvio di un dialogo
fra le due Città che in passato hanno
conosciuto lunghi periodi di incomprensione e di arroccamento su posizioni contrapposte. Recentemente la
società civile si sta impadronendo di
queste tematiche e ciò non può che
essere positivo per il futuro delle due
Città. Ho l’impressione, però, che si
voglia arrivare alla meta ignorando i
preliminari e le tappe intermedie che
necessariamente bisogna rispettare.
Per quanto mi riguarda, le due Città,
oggi, farebbero bene, piuttosto che
pensare a costruire castelli in aria, a
cercare, invece, una posizione comune su molte questioni che riguardano
il nostro territorio. Ne cito alcune a
mo’ di esempio: la scontata vicenda
relativa alla istituzione della provincia, il porto, le infrastrutture, lo sviluppo, la centrale Enel, le questioni
ambientali, la gestione dei servizi,
eccetera. Ecco, nella definizione di
questi argomenti la società civile può
dare un contributo notevole! Per il
resto, sono fermamente convinto che
questioni di questa importanza non si
affrontano con qualche articolo sulla
stampa, ma con un lungo, meticoloso, attento lavoro che badi, più che ai
fronzoli, alla sostanza delle cose”.
Le nuove droghe: un’indagine conoscitiva di MONDIVERSI
LOREDANA MERINGOLO - LIDIA GENOVA
L’Amministrazione comunale di Corigliano Calabro ha sentito l’esigenza di
monitorare la diffusione del consumo di sostanze da parte dei giovani nell’area
cittadina e di arricchire il materiale di studio, attualmente piuttosto scarso, avvalendosi della compartecipazione dell’Associazione di Promozione Sociale
Onlus MONDIVERSI. L’indagine conoscitiva ha come obiettivo la conoscenza
del livello di diffusione delle nuove droghe tra gli studenti delle scuole superiori ed i giovani che frequentano la scuola guida. Lo strumento utilizzato nell’indagine è il questionario, che si apre con la richiesta di alcuni dati anagrafici per
poi diramarsi in tre sezioni:
– Cosa sai delle sostanze? (items 1-12);
– Alcool (items 13-17);
– Fumo (items 18-21).
La prima batteria (items 1- 12) vuole esplorare il grado di conoscenza tra i
ragazzi dei vari tipi di sostanze in circolazione. La seconda batteria (items 13–
17) comprende una serie di domande tendenti ad evidenziare l’atteggiamento
dei giovani nei confronti dell’alcool e la sua diffusione tra gli intervistati o conoscenti. La terza batteria (items 18–21) tende a stabilire quanto sia diffuso il
fumo di sigarette nella fascia adolescenziale e fino a che punto si è coscienti
della sua pericolosità. La scelta del campione è avvenuta sorteggiando due corsi per ogni scuola media superiore ed un corso di patente di guida per ogni
scuola guida. Si è arrivati, così, ad avere un campione rappresentativo di 849
ragazzi.
Il questionario è stato somministrato ad un campione formato da 750 studenti delle scuole medie superiori di età compresa tra i 15 ed i 19 anni (vedi tabella n. 1) ed un secondo campione formato da 99 giovani che frequentano la
scuola guida di età compresa tra i 18 ed i 24 anni (vedi tabella n. 2) al fine di
consentirci di avere una panoramica piuttosto realistica del rapporto dei giovani con le sostanze. Il questionario è stato somministrato in ogni singola classe
in orario scolastico. Alla consegna hanno provveduto gli stessi operatori dell’Associazione MONDIVERSI, che poi li hanno anche ritirati. Lo stesso procedimento è stato seguito nelle scuole guida durante i corsi pomeridiani.
Per garantire la riservatezza del campione preso in esame i questionari sono
stati ideati in modo da risultare anonimi, fatto questo che ha permesso ai partecipanti una maggiore sincerità nel compilare la scheda. La percentuale delle
schede valide per la valutazione si può ritenere abbastanza elevata: a questo risultato ha contribuito l’agilità del questionario e la sua consegna diretta. Contestualmente è stato distribuito un opuscolo informativo con la descrizione di alcuni tipi di sostanze dannose ed i rischi che derivano dalla loro assunzione. Per
quanto riguarda la metodologia usata, è stato fatto riferimento alla ricerca
Espad, pubblicata all’interno della relazione annuale consegnata al Parlamento
da parte del Ministero del Welfare. Attualmente abbiamo rilevato solo il numero dei questionari compilati; il passo successivo sarà quello di analizzare il rapporto adolescenti–droga, considerando gli elementi di dinamicità che caratterizzano sia il consumo che gli stili di vita ad esso correlati.
Tab. 1 – I maschi sono 349 (46,53%), le femmine 401 (53,46%). Tutti questi soggetti fanno parte di 5 scuole medie superiori.
Tab. 2 – I maschi sono 49 (49,49%), le femmine 50 (50,50%). Tutti questi soggetti fanno parte di sei scuole guida.
GIALLO
NERO
8
ROSSO
Il Centro di Aggregazione mobile
dell’AGSS nelle frazioni
BLU
ROSSO
GIALLO
NERO
BLU
ROSSO
GIALLO
NERO
del territorio. Due operatori si recano, perciò, una volta a settimana in
ogni frazione del territorio disponibile a farsi coinvolgere nel progetto
e agiscono da supporto di qualsiasi
attività aggregativa che le parrocchie intendono realizzare, con
l’obiettivo di sostenere e incrementare l’iniziativa dei parroci e dei volontari sul territorio, in ordine alla
creazione dei punti di aggregazione
per i giovani. Le frazioni che finora
si sono rese disponibili a collaborare sono Fabrizio Grande e Villaggio
Frassa, ma siamo in attesa di trovare
delle modalità di collaborazione anche con gli altri parroci. Per questo
servizio l’Associazione si è dotata
di un pulmino che serve a spostarsi
sul territorio ed a trasportare il materiale occorrente per i giochi.
I risultati finora raggiunti sono
molto positivi, nel senso che si è creato un buon livello di collaborazione
con i parroci e con gli animatori parrocchiali: a Fabrizio sono stati lanciati e proposti diversi pomeriggi di
giochi all’aperto, che hanno riscosso
molto successo tra i ragazzi sia dal
punto di vista della partecipazione
che dell’entusiasmo. In questa frazione gli animatori si recano al giovedì pomeriggio e lì propongono ai
ragazzi partite di calcio e di pallavolo, mini tornei di calcio o giochi di
sala che per il momento vengono
svolti nella sacrestia della Chiesa,
ma il parroco don Maurizio Biondino è in attesa di un piccolo locale da
adibire ad Oratorio parrocchiale. Un
elemento molto interessante che è
stato riscontrato è il coinvolgimento,
nell’animazione e nella preparazione
dei giochi, di molti adolescenti o
giovani del luogo: si tratta di animatori o di ragazzi che fanno parte dei
gruppi parrocchiali e che sono disponibili a collaborare ed a fare nuove
esperienze. A Villaggio Frassa esistono alcuni ambienti al chiuso, ossia i locali in cui fino a poco tempo
fa risiedevano le suore, che il parroco don Natale Caruso ha rimesso a
nuovo ed attrezzato con calcio balilla e giochi vari. E lì, dove gli animatori si recano ogni lunedì pomeriggio, si propongono ai ragazzi giochi
di sala o di squadra. I ragazzi si dimostrano molto fedeli a questi nuovi
appuntamenti: partecipano numerosi
a tutte le attività che vengono loro
proposte, esprimono un grande interesse e si divertono tantissimo.
BLU
Nel mese di maggio 2003 ha
preso il via la seconda triennalità
dei progetti finanziati dalla legge n.
285 del 1997, conosciuta anche
come legge Turco. Sono dunque ripresi i progetti che erano stati attuati mediante l’ausilio di questa legge
nei tre anni precedenti.
L’AGSS – Associazione Giovanile Salesiana di Solidarietà – ha
proposto il progetto Interventi integrati di educativa territoriale, finalizzato alla prevenzione primaria
del rischio del disagio e della devianza minorile. Il progetto, che è
ormai al suo quarto anno di attuazione, prevede molteplici interventi, realizzati in diverse zone del territorio:
– Affido pedagogico: esso consiste
in una serie di interventi personalizzati nei confronti dei minori
individuati e concordati con i
Servizi Sociali o segnalati dai referenti scolastici. L’affido pedagogico in tempo extrascolastico
è realizzato di pomeriggio e consiste nell’aiutare i minori nello
svolgimento dei compiti e nell’accompagnamento all’inserimento nel Centro di Aggregazione. A Corigliano Centro esso
viene realizzato presso l’Oratorio San Domenico Savio, allo
Scalo presso l’Oratorio Salesiano ed a Schiavonea le animatrici
si recano a casa dei singoli ragazzi;
– Contatto con le famiglie dei minori conosciuti e segnalati;
– Lavoro di rete con il Comune e
le altre Agenzie del territorio;
– Animazione di strada: a Schiavonea le animatrici trascorrono
un pomeriggio a settimana in
strada, nei luoghi di ritrovo e di
aggregazione informali dei ragazzi, quali la Piazzetta, le sale
giochi, il viale Salerno.
Il progetto per questa seconda
triennalità è stato implementato, ossia si è aggiunto un nuovo intervento: l’attivazione di punti di aggregazione per ragazzi nelle frazioni
(Centro di Aggregazione mobile).
Obiettivo di tale intervento è quello
di creare una sinergia con le realtà
esistenti sulle frazioni, fondamentalmente le realtà parrocchiali, per
creare dei momenti di aggregazione
educativi nel tempo libero dei ragazzi e degli adolescenti che vivono nelle frazioni o nelle periferie
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MARIA CALOROSO
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lo scandalo dei baby vandali?