Anno I Numero 5 Maggio – Giugno 2008
Bimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino”
L'editoriale dott. Bruno Ragni
Tratto dal sito “Psychomedia.it”
Quattro comunità terapeutiche pubbliche
visitate nel veronese.
Cose dell’altro mondo? ...NO!
territorio
godono
del
prolungamento
dell’intervento socioterapico nella Comunità Villa
Chiara che hanno già conosciuto.
Passaggi e vantaggi
Lettera aperta di Aldo Lombardo
Introduzione
Invitato a condurre un workshop di formazione in
provincia di Verona, ho visitato 4 Comunità
Terapeutiche pubbliche facenti capo al
Dipartimento di Salute Mentale della ASL 22 di
Bussolengo.
La descrizione dell’organizzazione di queste 4
Unità vorrebbe riflettere quel certo nonsochè di
gioioso e stimolante che si prova di fronte a
realizzazioni
creative
e
intelligenti.
Questa comunità, all’inizio quasi interamente
occupata da pazienti ex manicomiali, nel tempo
dimette diversi ospiti alle famiglie e al territorio,
grazie ad interventi coordinati. I posti liberati
cominciano ad essere riservati ai malati del dopo
acuzie provenienti dall’SPDC o dai servizi
territoriali; per esempio anche soggetti con doppia
diagnosi.
In pratica, nei casi di acuzie, gli utenti dell’SPDC
durante il giorno frequentano il Centro Diurno
annesso alla comunità Villa Chiara. Alla fine
dell’ospedalizzazione (in media 11 giorni), quelli
ancora non idonei per la dimissione alle cure del
In questo ambiente il periodo di riabilitazione può
durare dai 2 ai 6 mesi. Man mano che l’utente
funziona meglio è invitato a soggiornare in un
appartamento connesso alla comunità, per
verificare e continuare a sviluppare autonomia e
fiducia in se stesso, con ciò che apprende nel suo
programma. C’è quindi la possibilità di far passare
i pazienti dalla comunità, a strutture meno
protette, nel momento in cui risultano riabilitati.
L’obiettivo principale è rimanere ancorati ad una
visione del paziente come persona con malattia e
non soggetto con etichetta indelebile di malato
psichiatrico. I gravi bisogni di recupero o
equipaggiamento
di
abilità
sociali,
di
comunicazione, di capacità lavorative e
soprattutto di autostima sono indirizzati con
questa filosofia.
La rete
In sostanza, degli stessi servizi e delle stesse
prestazioni degli operatori (psicoterapia, abilità
sociali, ergoterapia e terapia occupazionale,
gruppi di comunicazione e socializzazione,
sviluppo di abilità cognitive, ecc.) godono sia i
1
pazienti interni sia quelli esterni, con enorme
risparmio di personale, costi ed energie.
Secondo la stessa concezione organizzativa
ognuna delle 4 Comunità é collegata a servizi
territoriali di vario tipo come AA o centri diurni,
oppure laboratori occupazionali o dipartimenti di
psicologia per psicoterapie mirate.
Coop e qualità
Un altro aspetto interessante sotto il profilo costo
benefici ed operativo è l’utilizzo che il
Dipartimento di Salute Mentale fa delle
Cooperative. La modalità di collaborazione con le
Cooperative (una integrata con membri ex
pazienti) differenzia queste strutture da
establishments similmanicomiali per il fenomeno
dell’autoselezione del personale. Infatti, il ricorso
costante a cooperative di servizi riabilitativi e
assistenza psichiatrica parasanitaria, che si
sospetterebbe precario, invece nella pratica si è
rivelato una vera carta vincente: ha permesso ad
un certo numero di operatori affiliati di scegliere
di lavorare in comunità terapeutica riabilitativa
con soddisfazione e di continuare a farlo ad ogni
rinnovo annuale dei contratti di appalto.
Vantaggi e risparmio
Il risultato di tutto questo servizio coordinato e
pensato dal Dott. Frazzingaro, senza far rumore, è
che il numero dei ricoveri in SPDC dal 1993 è
fortemente diminuito, che il fenomeno della
revolving door è stato rallentato e limitato ad una
minoranza esigua di pazienti, che la soddisfazione
del personale è alta al punto che i membri delle
cooperative si sono autoselezionati per rimanere
stabili nei loro ruoli di operatori di comunità, e
che i numeri della cosiddetta nuova cronicità sono
molto inferiori a quelli di altre zone della nazione.
(dati forniti a voce non ancora pubblicati)
In conclusione
Ho visto con i miei occhi 4 comunità pubbliche
dall’atmosfera serena, nelle quali i pazienti che
dopo l’acuzie sanno guidare, sono invogliati a
farlo presto, che sanno lavorare possono
frequentare i laboratori interni, o esterni di
assemblaggio materiale fornito dalle industrie
locali, che, se hanno difficoltà con le famiglie
possono ricevere aiuto traformativo, ecc.
Considerazioni conclusive
Perché ho voluto segnalare tutto questo? Per la
speranza che gli amministratori, i politici, i
responsabili dell’organizzazione dei servizi
psichiatrici locali comincino a pensare che il postacuzie in ambienti tipo Comunità e non in
ambienti tipo clinica è il modo più logico,
economico, funzionale, coerente, intelligente,
umano, pratico, trasformativo, razionale ed
efficace sul piano costo-benefici, di fare
psichiatria.
Sebbene ancora in attesa di dati certi sul valore
del risparmio e dell’efficacia dell’operato in
Bussolengo, il caso segnalato dimostra come
l’applicazione della cultura della riabilitazione
porti a strutturare servizi e ad integrare
intelligentemente il pubblico col privato. Dimostra
che quando questo avviene all’insegna della
formazione e della politica della cura anziché
della guarigione può generare vantaggi fruttuosi
per l’utenza e i Servizi stessi della psichiatria.
Dimostra che la riabilitazione è la cura del
soggetto psichiatrico e che l’armamentario clinico
e farmacologico dello psichiatra moderna è solo
parte necessaria ma non sufficiente per la cura
reale dei suoi pazienti.
Le Comunità visitate sono:
- Comunità la Casa in Collina di Valeggio sul
Mincio (VR) responsabile D.ssa Annalisa Rizzetto
- Comunità Villa Bellosguardo di Bussolengo
(VR) coordinatrice Patrizia Lonardi
- Comunità Villa S. Rocco di Valgatara
responsabile Dr. Frazzingaro
- Comunità Villa Chiara di Ponton responsabile
D.ssa Francesca Gomez
2
Il nostro gazebo
Questa sembra una storia inventata, una favola,
una fiaba…ma è la storia vera di un gazebo, il
nostro gazebo!
Tutto comincia all’inizio di aprile, quando Millo
acquista a Bergamo in un grande magazzino il
futuro nostro gazebo. Nasce però un problema e
cioè in auto non ci sta e bisogna tornare a
prenderlo con il pulmino. Questo avviene circa
due settimane dopo.
Arrivato ad Oleggio, ovviamente smontato, viene
ritirato nell’autorimessa dove riposa per altre due
settimane.
Un fatidico giorno di inizio maggio Dino
(infermiere professionale), Giuliano (OSS) ed
Alberto (educatore professionale) decidono che è
arrivato il momento di presentarlo alla comunità,
con l’aiuto di alcuni ospiti.
Viene montato e già sembrava critico
l’assemblaggio seguendo le istruzioni.
In un’ora è in piedi, bello, solido e robusto. Però
sull’asfalto non rendeva l’idea; si decide di
spostarlo sul prato, cercando quella che sarà la
posizione definitiva. Di qui, di là, più davanti, no
forse è meglio più indietro, ecco qui è perfetto:
davanti all’ufficio e all’infermeria.
Appoggiato sull’erba però è instabile, non è saldo.
Si decide di togliere lo strato di prato per poi
posare le piastrelle.
Forse ci si fa prendere un po’ la mano: lo scavo
alla fine aveva una profondità di dieci
centimetri…può darsi che sia un po’ troppo!
Le piastrelle posate sulla terra però non vanno
bene, non sono in bolla e traballano. Dopo una
lunga concertazione dei nostri “ingegneri” si
decide di posare le piastrelle sopra la sabbia,
sabbia che bisogna andare a comprare.
La settimana successiva partono Giuliano ed
Alberto per l’acquisto; rientrano con dieci sacchi
da 25 Kg che tutti aiutano a scaricare.
Il giorno seguente, Dino prova a posare la prima
piastrella, ma avviene il colpo di scena: ci si
accorge che la sabbia non è poca ma addirittura
pochissima per il lavoro che c’è da fare.
Riparte allora Alberto che questa volta fa le cose
in grande: viene ordinato un metro cubo di sabbia;
adesso dovrebbe proprio essere sufficiente.
Ora si può partire con la posa del pavimento ma
l’imprevisto è dietro l’angolo un’altra volta:
piove, per cinque giorni su Oleggio c’è il diluvio.
La settimana successiva ricominciano le grandi
manovre per iniziare la pavimentazione.
Alberto, Dino e Giuliano fanno le cose in grande:
bolle, stagge e fili a piombo si sprecano. Per due
giorni il lavoro procede bene (nei ritagli di tempo
di ogni turno). Una piastrella bianca, una nera,
un’altra bianca e senza accorgersi le piastrelle a
disposizione sono finite ma…siamo solo a metà
del lavoro!
Il giorno dopo parte Alberto alla ricerca di
piastrelle uguali alle nostre e per fortuna le trova.
Così si ricomincia, sempre con il prezioso aiuto di
Mario (l’unico ospite che ancora li sopporta e li
supporta per questo lavoro), e si va anche
abbastanza spediti.
Ma poteva finire liscio il lavoro? No! L’ultima fila
di piastrelle nello scavo fatto ormai tre settimane
prima non ci sta e mancano le classiche due dita.
3
Parte per l’ultima volta la “squadra scavatori” per
sistemare le cose; sì ora ci stanno!
Tirando le classiche conclusioni il lavoro è durato
un mese in tutto. Per i visitatori è un gazebo; per
noi, oltre al lavoro durato quanto la costruzione
del Duomo di Milano, è il gazebo…anzi il nostro
gazebo!
Le finali del campionato disabili – Matti per il calcio
Il giorno 05 giugno 2008, ci prepariamo per
disputare la finale per il 3° e 4° posto del
Campionato Disabili.
football, parastinchi, arbitro e incontriamo una
squadra di un'altra Comunità, che generalmente ha
sede in Piemonte o Valle d’Aosta.
Durante l’anno abbiamo fatto delle partite di
Calcio a 11 e in base alla classifica, le squadre si
affronteranno nelle finali, al campo sportivo di
Alessandria, per decidere la graduatoria finale. La
nostra squadra, per esempio, si è classificata
attorno al 3° o 4° posto e quindi giocherà la finale
per il 3° e 4° posto.
Il giorno 5 giugno 2008, ci ritroviamo, verso le
10, nel piazzale della Comunità Oleggio. I
partecipanti alla gara, come ho già detto, sono 2 :
Stefano e Mauro. L’autista del furgone è
l’operatore Paolo. I tifosi al seguito sono 3 :
Mario, Tiziano e Giuseppe. Questi ultimi non
disputeranno la partita, ma parteciperanno
all’evento come spettatori.
La Comunità Oleggio fa coppia nel Campionato
con la Comunità Prometeo di Verbania. Il grosso
della nostra squadra è composta dalla Comunità
Prometeo di Verbania, visto che i giocatori della
Comunità Oleggio sono rimasti solo 2 : Mauro,
Stefano più l’operatore Dino.
L’operatore Dino non parteciperà alla finale per
impegni suoi. Ci accompagnerà ad Alessandria
l’operatore Paolo. Di solito ci accompagnava
Dino, che avrebbe anche giocato la partita. Questa
volta alla finale non può partecipare e forse un po’
gli dispiace. Al volante del furgone ci sarà Paolo,
che di solito non gioca nel campionato e vanta
solo qualche presenza come portiere, negli
allenamenti informali di calcio a 5.
Quando ci alleniamo, giochiamo su un campetto
piccolo da Calcio a 5 e facciamo la partita in
famiglia. Quando facciamo le partite di
Campionato Disabili, giochiamo su un campo
grosso da calcio a 11, con divise, scarpe da
Verso le 10:30 partiamo per Alessandria,
procedendo verso Momo, Borgomanero e
entriamo in autostrada al casello di Cressa.
Proseguiamo verso Torino e, dopo Santhià, ci
fermiamo all’Autogrill, per incontrarci con la
Comunità Prometeo. Quelli della Prometeo
arrivano con 3 furgoni carichi, mentre noi della
Comunità Oleggio siamo su un furgone solo,
semivuoto (tre posti liberi).
Dopo esserci trovati e salutati, cominciamo a
mangiare. Ci sono due panini più una banana a
testa, preparati dalla cuoca Maria. Mangio il
primo panino e poi accetto volentieri una pizza e
una focaccia dagli operatori della Prometeo. Dopo
aver mangiato ciò, chiedo all’operatore Paolo il
secondo panino e lui me lo nega, perché dice che
ho mangiato abbastanza. Riepilogando, ho
mangiato un panino, una pizza e una focaccia,
Paolo dice che è più che sufficiente. Mi rimane da
mangiare la banana.
4
Bisogna dire che, l’operatore Paolo, farà di tutto
per aumentare le nostre capacità di correre. Infatti,
non solo starà attento che il nostro spuntino delle
12:00, all’Autogrill, non sia eccessivo, ma ci farà
saltare la terapia delle 14:00, per darcela, poi, alla
sera, alle 20:00. Senza la pastiglia di Leponex,
secondo lui, avremmo reso di più in partita, come
capacità di correre.
da squadra di calcio, assieme ai nostri avversari,
da tre operatori che hanno portato la macchina
fotografica. Dopo circa 10 minuti, corriamo al
centro del campo, con l’arbitro, e ci mettiamo in
fila, salutando il pubblico, accorso numeroso allo
stadio.
Dopo aver mangiato, torniamo in autostrada e,
dopo una ventina di chilometri, troviamo il casello
di Alessandria Est, che però è chiuso per lavori. A
questo punto, usciamo dall’autostrada ad
Alessandria Ovest e cerchiamo il Centro Sportivo
di Alessandria, percorrendo qualche strada di
periferia. Paolo sa già dove si trova il Centro
Sportivo e dopo pochi chilometri ci troviamo a
destinazione.
Il difficile per i quattro autisti (l’operatore Paolo
più i tre accompagnatori della Prometeo), di
solito, è quello di trovare la strada, rimanendo
uniti con la carovana dei quattro furgoni. A volte
ci si perde e poi ci si ritrova; merito dei cellulari.
Arrivati ai Campi Sportivi entriamo nel cortile
dello Stadio, scoprendo che ci sono molti ragazzi
e operatori, che sono venuti ad Alessandria per la
giornata di sport. All’inizio, qualcuno mi chiede
una sigaretta.
Scambiamo quattro chiacchiere e poi prendiamo
posto sulle gradinate dello Stadio. Per essere
sinceri c’è davvero tanta gente tra giocatori,
allenatori, operatori, accompagnatori, genitori ecc.
Prima che finisca la prima partita, i giocatori della
Prometeo e Oleggio, si spostano nello spogliatoio
per prepararsi alla partita seguente, per il 3° e 4°
posto. Ci cambiamo, con scarpe da football,
parastinchi,
calzettoni
blu,
maglietta
e
pantaloncini azzurri. Dopo esserci cambiati, ci
dicono che, le nostre borse, con i vestiti, le
sigarette, gli shampoo, i bagnoschiuma e tutti i
nostri effetti personali, dobbiamo portarle fuori
dallo spogliatoio, perché questo servirà anche ad
altri giocatori. Le mettiamo in un campetto
adiacente al campo principale, tutte vicine e
contro una rete di delimitazione. Intanto facciamo
qualche tiro e qualche passaggio in questo
campetto.
Dopo un po’, quando finisce la partita precedente,
entriamo nel campo principale dello Stadio.
Facciamo riscaldamento, corse a brevi scatti,
stretching, respirazione, passaggi e tiri in porta.
Successivamente ci facciamo immortalare, in posa
All’inizio della partita, un po’ di timore c’è
ancora, visto che il pubblico dello stadio è
numeroso ed alcuni di loro hanno postato dei
tamburi, delle trombette. Ma, complessivamente,
mi sento molto meglio dei primi 30 minuti,
quando siamo arrivati allo stadio e ci siamo seduti
sulle gradinate.
La nostra casacca, come già detto, è di colore
azzurro (sia la maglietta che i pantaloncini),
mentre quella dei nostri avversari è gialla e blu. Il
nostro allenatore è l’operatore della Prometeo
Luca, che di solito gioca, ma quel giorno era
infortunato. Gioco dal primo minuto, mentre
Mauro è in panchina come riserva. Naturalmente,
l’allenatore Luca, farà giocare tutti. I più bravi
giocheranno tutta la partita (titolari) , i meno bravi
e i più stanchi si alterneranno, in campo e in
panchina, con sostituzioni volanti (riserve).
Giochiamo con il modulo 4-4-2, con le punte che
sono Fabrizio e Simone.
Rendo meglio come centrocampista di qualità,
fantasista, mezzala. Di solito mi fanno giocare a
centrocampo sulla fascia destra, ma forse rendo di
più come centrale. Mauro è un’ala destra; occupa
il mio stesso ruolo, cioè centrocampista di destra,
ma lui, essendo un ala, è più portato per il gioco
offensivo e spesso fa il 3° attaccante. Tutti e due
non siamo dei maratoneti e, siccome sembra che
ci impegniamo poco, perché non corriamo tanto
come altri, spesso non ci passano il pallone.
Questo da più fastidio a Mauro che a me. Io lo
accetto senza fare drammi; Mauro si spazientisce
un po’.
5
Comincia la partita e gioco dal 1° minuto; Mauro
è in panchina. Occupo, come già detto, la fascia
destra di centrocampo. Resto in campo tutto il 1°
tempo, che si conclude 1-0 per noi. Il risultato è
bugiardo. Gli avversari hanno giocato un po’
meglio di noi ed hanno fatto più tiri in porta. Il
divario non è grosso, ma c’è. Io stesso ho giocato
più a ridosso della difesa che dell’attacco e mi
sono proposto in avanti pochissime volte; la mia è
stata più una partita di contenimento.
(spesso faceva il 3° attaccante). Ho dato di più una
mano alla difesa ed ho sbagliato meno passaggi.
Sarebbe stato interessante, vedere che prestazione
avrebbe offerto l’operatore Dino.
Durante il primo tempo ha segnato il nostro
attaccante Fabrizio e quindi, al riposo, siamo in
vantaggio 1-0. Nel 1° tempo, abbiamo corso dei
rischi. Gli avversari hanno un gioco più veloce e
tirano di più in porta. Siamo fortunati.
Dopo la partita, ci cambiamo in spogliatoio.
Qualcuno fa la doccia, qualcun altro no. Per
esempio, i giocatori della Comunità Prometeo
fanno quasi tutti la doccia in spogliatoio; io e
Mauro della Comunità Oleggio non la facciamo.
Diciamo che, per me, è indifferente fare la doccia,
subito dopo la partita, in spogliatoio oppure farla
più tardi in Comunità. Siccome Mauro non si
porta mai lo shampoo e l’asciugamano, e vuole
fare sempre la doccia in Comunità e non in
spogliatoio, così anche io mi associo e penso: “Se
è esentato lui, lo sono anch’io”.
Alla fine del primo tempo, esco per fare posto a
Mauro. Siccome dovrà esserci spazio per tutti
nella partita, dopo l’intervallo cominciano i primi
cambi. Nel 2° tempo la stanchezza si fa sentire e
dopo vari cambi, il risultato è in pareggio (1-1)
La partita, come avrete immaginato, si conclude
2-1 per i nostri avversari. La classifica finale della
Comunità Prometeo & Oleggio, nel Campionato
Disabili (“matti per il calcio”), si conclude al 4°
posto.
Dopo esserci cambiati (siamo un po’ sudati e
puzziamo), io e Mauro usciamo dallo spogliatoio,
salutiamo quelli della Prometeo e ci uniamo alle
persone della Comunità Oleggio, che, dopo aver
fatto gli spettatori, ci attendono per tornare ad
Oleggio. Paolo ci raduna e ci chiede se vogliamo
partecipare alla premiazione oppure se vogliamo
tornare in Comunità. La maggior parte si esprime
favorevolmente per tornare ad Oleggio.
Io, che ho giocato il 1° tempo, dopo circa 20
minuti del 2° tempo, dovrei entrare, però dico una
frase, che mi farà stare in panchina. La frase è la
seguente : ho paura di entrare alla fine e di fare un
errore in difesa che ci potrebbe costare la partita.
L’allenatore Luca sente questa mia frase e mi
lascia a riposo per tutto il 2° tempo. Purtroppo la
mia paura si avvera e si verifica alla fine della
partita: colpendo un nostro difensore, che non
salta di testa e non marca l’avversario e all’ultimo
minuto ci condanna alla sconfitta. Quando si dice:
la fatalità.
Diciamo che io, ho giocato un tempo (il 1°
tempo), mentre Mauro ha giocato circa 15 minuti
del secondo tempo. Tutti e due non abbiamo
toccato molti palloni, ed abbiamo alternato buone
cose con errori banali. Mauro, forse, ha corso un
po’ più di me e si è proposto di più in attacco
Le persone della Comunità Oleggio si radunano
fuori dal cancello e salgono sul furgone.
L’operatore Paolo sale al suo posto di autista,
accende il motore e finalmente partiamo. La sosta
in Autogrill si farà dopo circa 30 minuti dalla
partenza.
Dopo il viaggio, ho mal di testa, per le correnti
d’aria che entravano nel furgone. Infatti, finita la
partita, io e Mauro, eravamo sudati e i finestrini
aperti del furgone creavano correnti d’aria, che mi
investivano la fronte e mi procuravano mal di
testa. Dopo cena ho fatto una doccia calda e, la
mattina dopo, in piscina, un’altra doccia calda.
Verso le 18:45 circa, arriviamo in Comunità a
Oleggio. Alle 19:00 ceniamo.
Sono abbastanza contento dello sport fatto. Mauro
si arrabbia di più, quando non gli passano il
pallone o lo lasciano in panchina: è esigente.
Penso comunque che sia contento anche lui.
6
Con questa partita, finisce il Campionato delle
Comunità, che ritornerà dopo l’estate 2008. Tutto
sommato mi sono divertito; il Campionato mi è
piaciuto; ho disputato quasi tutte le partite (circa 7
– 8) di questo Torneo; il bilancio è positivo; ho
comperato le scarpe da football (per le partite
ufficiali) e le scarpe da Calcio a 5 (per gli
allenamenti); sono felice di questa esperienza;
abbiamo anche migliorato la Classifica (dal 5°
posto dell’anno scorso al 4° posto di quest’anno).
Saluto i lettori del Giornalino. Li rimando, per
ulteriori notizie sul Campionato di calcio delle
Comunità, a settembre – ottobre del 2008, quando
inizierà il nuovo torneo. A presto.
Vacanze estive 2008
Con questo articolo, voglio illustrarvi come sono
andate le vacanze al mare 2008 della Comunità.
Bisogna dire che le vacanze erano programmate
per il periodo 12 – 16 giugno 2008, a Bocca di
Magra (SP). I responsabili hanno prenotato una
casa, che, rispetto allo scorso anno, è vicinissima
al mare e alla spiaggia. Pare che sia anche più
capiente. L’anno scorso eravamo in una casa
meno grossa e più distante dal mare. Per
raggiungerla dalla spiaggia bisognava fare un
sentiero in salita. Questa volta, la dislocazione
della casa di villeggiatura, è più comoda per noi e
per gli operatori.
Alle 8:15 finalmente si parte. Ci fermiamo 15
minuti all’AGIP di Oleggio per controllare la
pressione delle gomme e qualche livello. Alle
8:30 partiamo definitivamente.
Quando partiamo c’è il sole. Ci dirigiamo verso
Novara. Dopo un po’ entriamo in autostrada;
probabilmente è la Gravellona Toce - Genova.
Durante il viaggio ascolto la radio – walkman, ma
arrivati vicino alla Liguria ci sono troppe gallerie
e cambiano le frequenze delle emittenti radio, per
cui decido di spegnerla.
Qualche giorno prima della partenza, prepariamo
le borse, seguendo un elenco prestabilito che
viene distribuito a tutti gli ospiti da parte
dell’ufficio della Comunità. In questo elenco, ci
sono soprattutto: vestiti, roba per la toilette, roba
per il mare. Le borse vengono radunate un giorno
prima nell’ufficio. Quasi tutti aggiungiamo
qualcosa di extra, come occhiali da sole,
walkman, radio ecc. Anche io porto una borsetta
in più, dove ripongo, tra le altre cose: occhiali da
sole, latte solare (per alleviare le scottature), il
walkman radio con le auricolari, ecc.
Il giorno 12, la sveglia è prevista per le 6:00 di
mattina. Dobbiamo partire con tre pulmini, perché
dobbiamo sistemare: circa 20 ospiti; circa sei
operatori più la cuoca; i bagagli vari.
Probabilmente i due pulmini in più, vengono
prestati dalla Comunità Prometeo di Verbania.
Infatti la nostra comunità ne possiede solo uno.
I preparativi per partire si prolungano dalle 6:00
alle 8:15. Gli operatori caricano i bagagli di tutti
sui tre pulmini.
Bisogna dire che Bocca di Magra si trova al
confine tra la Liguria e la Toscana. Infatti da
Bocca di Magra a Carrara ci sono 4 o 5 km,
mentre da Bocca di Magra a La Spezia il viaggio è
più lungo. In pratica il fiume Magra fa da confine
tra la Provincia di La Spezia e quella di MassaCarrara. Essendo Bocca di Magra alla foce del
fiume Magra, si capisce che siamo in una zona di
confine (La Spezia – Massa Carrara; Liguria –
Toscana; Nord Italia – Centro Italia).
7
Bisogna anche dire che la gente che abita a Bocca
di Magra, in genere parla il dialetto toscano ed ha
un carattere più simile al toscano che al ligure.
Infatti è gente un po’ più chiusa e meno allegra
dei liguri.
Comunque, i turisti che passano qui le vacanze,
sono tanti e si può dire che provengano un po’ da
tutta Italia. A giugno e settembre non c’è ressa,
ma è facile trovare qualche romano, milanese,
veneto ecc. Ogni tanto si può trovare anche
qualche turista straniero: tedeschi, olandesi,
svizzeri, ecc.
Dicevo che, in viaggio, stiamo prendendo
l’autostrada che va da Genova a La Spezia.
Questo tratto di autostrada è pieno di gallerie e le
carreggiate sono due e sono un po’ strette: sembra
un’autostrada un po’ pericolosa.
Dopo un viaggio di circa quattro ore, arriviamo a
destinazione. Arrivati al luogo di villeggiatura, il
tesoriere Camillo comincia a chiedere le chiavi e
forse dà un anticipo per l’affitto della casa, dove
abiteremo per cinque giorni. Per raggiungere i
padroni di casa e poi l’alloggio, facciamo una
gimcana, in salita ed in discesa, per strade strette e
a volte non asfaltate, sul promontorio di Bocca di
Magra, che sta dietro la spiaggia. Dopo una
mezzora, arriviamo alla casa, che si trova
vicinissimo al mare.
Vengono parcheggiati i pulmini nel piazzale
antistante la porta di ingresso. Cominciamo a
portare i bagagli nelle nostre stanze. Le stanze dei
maschi sono al secondo piano; le stanze delle
femmine sono al primo piano come quelle degli
operatori. Lo spazio, secondo me, non è
tantissimo, tenendo conto che l’operatore Giuliano
ci aveva detto, prima di partire, che avremmo
trovato una casa molto più grande di quella
dell’anno passato. In realtà, la casa non è piccola,
ma neanche enorme. Le stanze del secondo piano
hanno quattro letti a castello. I letti dovremo farli
noi ospiti; gli operatori non ci aiuteranno in
questo. Gli armadi e i cassetti sono pochi.
Parecchi vestiti resteranno dentro la borsa, per
mancanza di spazio dove riporli.
Sono in camera con Simone, Benito, Mauro. Io e
Simone occupiamo i letti di sotto, mentre Mauro e
Benito dormiranno sopra. Questa scelta viene fatta
soprattutto perché io e Simone siamo più pesanti.
In questo modo evitiamo che qualche letto ceda o
si rompa per il peso. Benito accetta volentieri,
mentre Mauro non è molto contento della
sistemazione.
Cerco di riporre più cose nell’armadio. Vi
metterò: le cose della toilette, le cose della
spiaggia, il walkman radio, cose varie, una parte
dei vestiti. Tutto questo lo dispongo, ordinato, in
due cassetti e una piccola cabina armadio. Fuori
dall’armadio mi rimarranno solo circa due o tre
vestiti, impilati nella borsa.
Al secondo piano, dove si sono messi gli ospiti
maschi, c’è un gabinetto con la doccia. Nell’atrio
del secondo piano, c’è un armadio che contiene
coperte di lana, da usare se sentiamo freddo di
notte.
Gli operatori si sistemano, come già detto, al
primo. In cucina mettono viveri, medicine, ecc.
Alle terapie farmacologiche ci pensa l’operatore
Dino; al cibo e alle pietanze la cuoca Maria.
Gli operatori fin da subito danno ad intendere, che
vogliono passare la vacanza, allegri e spensierati.
Il loro umore è buono; ridono e scherzano, e lo
faranno spesso, durante i cinque giorni delle ferie.
D'altronde sono anche loro in vacanza e scelgono
il disimpegno, la spensieratezza, l’allegria.
Gli ospiti della Comunità, da subito appaiono a
disagio a Bocca di Magra.
Anche lo scorso anno, gli ospiti della Comunità
Oleggio hanno manifestato disagio a Bocca di
Magra. Ad esempio Antonella, che adesso non fa
più parte della Comunità, rientrò in casa, una tarda
sera, dalla finestra invece che dalla porta; successe
a settembre 2007 (vacanza dell’anno scorso).
L’unico partecipante alla vacanza, che non faceva
più parte della Comunità, è Simone; pochi giorni
prima è stato trasferito a Bolzano Novarese, in
8
una casa – appartamento, dopo essere stato con
noi, in Comunità, un anno e mezzo.
Il disagio, di cui ho parlato, ha portato alcune
persone a vedere, nel giorno di ritorno dalle ferie,
una sorta di liberazione.
Il tempo, durante la nostra vacanza al mare, è
stato inclemente. Pioverà o sarà nuvoloso per tutti
i cinque giorni di ferie (12/06/08 – 16/06/08).
Abbiamo proprio sbagliato periodo. Di giorno
pioggia, di notte usavamo la coperta di lana.
Ovviamente, essendoci pioggia, sono diminuiti
anche i bagni al mare. Bisogna dire che, gli ospiti
della Comunità, di solito non fanno tanti bagni in
vacanza. Anche lo scorso anno ne fecero pochi.
Non essendoci il sole, sono diminuiti
drasticamente anche quei pochi bagni che si
facevano. Io stesso, in tutta la vacanza, non ne ho
fatto nessuno, mentre l’anno scorso, con il sole, a
settembre, ne feci diversi. Diciamo che c’è stato
solo un pomeriggio soleggiato, durante il quale,
ho letto il giornale in spiaggia e mi sono
abbronzato, senza però fare il bagno (mi
rammarico). Damiano e Federico hanno fatto due
o tre bagni ; altri un bagno. Si può dire che la
situazione meteorologica ci ha rovinato la
vacanza: una disdetta !!
In vacanza abbiamo fatto due grigliate. Millo, con
l’aiuto di Stefano, Federico e Giuseppe ha
preparato la brace. Il braciere è stato portato dalla
Comunità. Sopra la griglia sono stati cotti:
bistecche, cotolette, wurstel,
peperoni,
melanzane, pomodori, formaggi. Tutti abbiamo
mangiato a sazietà. Le grigliate sono state fatte
all’ora di pranzo, non la sera.
Siamo anche andati in pizzeria. In pratica era il
bar della spiaggia, che metteva a disposizione un
locale aerato, con i tavoli e le sedie. A me non
sono piaciute. Le ho mangiate lo stesso, ma
avevano poco a che spartire con la vera pizza di
Napoli. Secondo me erano mediocri. In pizzeria ci
siamo stati due sere. Nel menù erano comprese,
oltre a una pizza ciascuno, una lattina di Coca
Cola o di Fanta e un caffè. Il prezzo del menù mi
pare che fosse 10 €.
Durante la vacanza, o si usciva in piccoli gruppi, o
da soli. Mi ricordo che una volta Domenico, verso
le 11:00–11:30, ordinò un piatto di pastasciutta al
bar della spiaggia. Questo bar fungeva anche da
ristorante e pizzeria. Alcuni andavano in giro per i
bar di Bocca di Magra, per comperare, tra l’altro:
panini, focacce, bibite, e quant’altro. Si vede che,
quello che ci cucinava la cuoca Maria, non era
abbastanza per loro. Probabilmente non era fame;
era voglia di togliersi degli sfizi, di mangiare cose
appetitose.
Del tempo ho già detto. Ci ha rovinato le vacanze:
pioggia e temperatura autunnale; niente bagni e
coperta di lana; di giorno con il keeway, di notte
con il pigiama pesante.
Alla fine della vacanza, qualche ospite è stufo e
non vede l’ora di tornare ad Oleggio. Il giorno 16,
alla mattina, prepariamo i bagagli e li portiamo al
pianoterra. Gli operatori li stivano nei bagagliai
dei tre pulmini. Dopo aver caricato i pulmini dei
bagagli, delle medicine, degli attrezzi da cucina,
dei viveri rimasti, ecc., gli operatori ci fanno salire
e partiamo. Due si dirigono verso l’autostrada. Il
pulmino che ha come guidatore Millo, si ferma
dai religiosi, sulla collina di Bocca di Magra, a
pagare le spese per l’affitto.
Io sono su con Millo. Anche noi prediamo
l’autostrada. Il tempo è ancora piovoso e
nuvoloso. Nelle vicinanze di Genova, il pulmino
di Millo raggiunge gli altri due. Ci fermiamo tutti
ad un Autogrill. Mangiamo due panini a testa e ne
approfittiamo per andare ai servizi, bere un caffè,
comperare qualcosa, ecc. I panini sono stati
preparati dalla cuoca Maria, prima di partire, e
vengono distribuiti da Millo e Dino.
Ripartiamo tutti insieme dall’Autogrill. In
autostrada, quando arriviamo in Piemonte, il
tempo è più soleggiato che in Liguria, ma non di
molto. Persistono nuvole, alternate a schiarite; il
sole è un po’ tenue e pallido. Il viaggio è
piacevole. Francamente non mi ricordo quale
autostrada abbiamo percorso al ritorno, nella parte
finale del viaggio, quando siamo entrati in
Piemonte. Non mi ricordo neanche se siamo usciti
9
dall’autostrada al casello di Borgomanero o di
Castelletto Ticino, al casello di Novara o di
Vercelli.
Quando siamo arrivati in Comunità a Oleggio,
qualcuno era contento di essere tornato; qualcun
altro avrebbe voluto fermarsi di più a Bocca di
Magra, al mare. La vacanza a me è piaciuta come
momento di aggregazione, mentre per il tempo è
stata un fallimento.
Gita al Gottard Park di Castelletto Ticino
Il giorno giovedì 19 giugno 2008, al pomeriggio, è
in programma la gita al Gottard Park di Castelletto
Ticino. Sono passato più volte davanti a questo
parco in passato, perché è sulla strada che va da
ARONA (NO) a Sesto Calende (VA). Oramai
abito in zona dal 2000 (8 anni) e quindi mi è già
capitato più volte di passarci davanti, senza però
mai visitarlo. L’occasione è buona, anche per me,
per conoscere questo parco e gli oggetti che
contiene.
Verso le 14:30 ci raduniamo in otto ospiti più
l’operatore Alin, per andare col furgone a
Castelletto Ticino. La partenza è effettuata verso
le 14:45. Prendiamo la strada che va da Oleggio al
Lago Maggiore e, dopo essere arrivati al casello
autostradale di Castelletto Ticino, facciamo la
rotonda e proseguiamo verso Sesto Calende. Dopo
500 metri dalla rotonda, di fronte al GS, c’è il
Gottard Park, dove lasciamo parcheggiato il
furgone ed entriamo nel parco.
All’ingresso dobbiamo pagare. Alin tira fuori i
soldi. Il costo del biglietto è 4 €uro a persona. Ci
sono molti ragazzini, che giocano e si divertono.
Fanno baccano. Qualcuno di noi, prima di iniziare
la visita, va in toilettes. Dopo circa 10 minuti,
siamo tutti pronti per cominciare il giro nel parco.
In questo parco sono presenti mezzi di trasporto
d’epoca
come
automobili,
motociclette,
ciclomotori, biciclette e calessi. In un altro settore
ci sono macchine belliche della Seconda Guerra
Mondiale come cannoni, carri armati, aerei ed
elicotteri. Ci sono anche macchine agricole del
primo ‘900 e veicoli curiosi e strani (anche
recenti).
Cominciamo con il vedere qualche cannone di
artiglieria, un aeroplano per paracadutisti della
Alfa Romeo e un elicottero della Piaggio.
Sull’aeroplano si nota il motore, composto da una
decina di cilindri, disposti in cerchio. E’ molto
curioso. Non avevo mai visto un motore con i
pistoni disposti circolarmente.
I padiglioni sono di due tipi: capannoni o spazi
all’aperto con terreno ricoperto di erba.
Il capannone delle auto contiene la Balilla, la
Topolino, la 500, qualche calesse.
Il capannone delle moto ha al suo interno moto
vecchie e moto più recenti (anni 70). Una
motocicletta assomiglia a quella che aveva mio
fratello, la Suzuki Rg-Gamma; però, guardando il
nome sulla carrozzeria, c’è scritto Suzuki Rgv.
10
In un altro capannone sono appesi ciclomotori,
molti dei quali riprendono lo stile e la forma del
Garelli degli anni 80; alcuni di essi sono proprio
dei Garelli. Poiché sono costruiti quasi
interamente in metallo, secondo me sono stati
prodotti e commercializzati negli anni ‘70. I
motorini degli anni ‘80 avevano delle parti in
plastica che qui non si vedono. In compenso sono
puliti e lucidi.
Nello stesso capannone si nota una bicicletta con
un piccolo motore a scoppio, oltre ai pedali e alla
catena. E’ una bicicletta che funzionava, sia con le
gambe sia con la benzina: curiosa. È come vedere
un invenzione geniale, che sarebbe utile anche
oggi, ma realizzata con materiali poveri e che, se
non avesse il motore, non la ruberebbe nessuno.
Infatti questa bicicletta in se e per se è brutta e
sorpassata come progetto; l’unica cosa che la
rende originale è l’abbinamento con il motore
ausiliario.
guidatore dalle esplosioni. Anche questo mi
sembra un cingolato.
Tra gli aerei, ce ne sono alcuni da
bombardamento, altri per il trasporto passeggeri
(soprattutto
paracadutisti).
Quelli
da
bombardamento a volte assomigliano allo Spitfire
inglese (Seconda Guerra Mondiale); di Fokker
(Prima Guerra Mondiale) non ce ne sono. Gli
aerei da trasporto sono più carenati (carrozzeria
più ampia e avvolgente) e hanno le panchine per
ospitare i paracadutisti o i passeggeri.
Confrontandoli con gli aerei moderni, sono
vecchi, rudimentali, antiquati, superati come
progetto. La stessa cosa si può dire per gli
elicotteri. Forse, a prima vista, gli elicotteri
sembrano un po’ più recenti degli aerei. Tra le
ditte costruttrici degli aerei e degli elicotteri, ho
già nominato Piaggio e Alfa Romeo.
Recentemente, è stata prodotta in Francia una
bicicletta con un piccolo motore elettrico
ausiliario. Quella vista al Gottard Park, sembra
essere vecchia di moltissimi anni; mentre la
bicicletta francese col motore elettrico ha un
progetto recente (attorno al 2005), anche se si rifà
ad un modello di 35 anni fa.
Per quanto riguarda le macchine belliche, fanno
bella mostra di se vari cannoni: alcuni senza
rinculo; alcuni di dimensioni più grosse, altri più
piccoli; alcuni dell’artiglieria contraerea; alcuni
con postazione fissa o mobile; alcuni terra – aria,
altri terra – terra. C’è da sbizzarrirsi: i cannoni
sono tanti e diversi l’uno dall’altro. La maggior
parte appartiene alla Seconda Guerra Mondiale; ce
ne sono anche della Prima Guerra Mondiale, ma
sono di meno.
Per quanto riguarda i carri armati, mi colpisce un
carro inglese della Seconda Guerra Mondiale,
molto bello, che trasportava soldati, di colore
beige (colore tipico dei carri armati inglesi). Forse
è proprio il colore a piacermi. Un mezzo che nel
deserto poteva anche mimetizzarsi, visto che è di
colore sabbia. Altri carri armati sono più
tradizionali: di colore verde, con il cannone e la
postazione mobile sopra, con lo spazio interno per
i soldati, con dei cingoli molto grossi e larghi.
Un veicolo originale è quello che fa esplodere le
mine. Sembra una locomotiva, senza vagoni, che
ha davanti delle catene che fanno scoppiare le
mine e un blocco o muro in metallo che ripara il
Ci occupiamo adesso delle macchine agricole,
dicendo che ci sono trattori, aratri, macchine per
seminare, per falciare, raccogliere, ecc. Notiamo
che su questi veicoli le gomme sono molto grandi,
molto dure e con uno spessore notevole. Il sedile
viene ammortizzato solo dalla flessibilità del
supporto ricurvo di metallo (che è attaccato in una
estremità al trattore e nell’altra estremità al
sedile). Anche il sedile è in metallo.
Probabilmente non era il massimo della comodità.
Alcuni trattori sono più recenti altri più vecchi:
secondo me appartengono al periodo di inizio 900.
Alcuni veicoli si distinguono dagli altri perché
sono proprio strani: è come se appartenessero ad
una categoria di veicoli originali. Mentre gli altri
veicoli sono in mostra perché sono antichi e
vecchi, questi veicoli sono in mostra perché sono
bizzarri. Cito una auto con le sospensioni così
lunghe, che rimane sospesa sei metri da terra. Una
VW polo con il motore così grosso che esce dal
11
cofano. Sono meno di una decina e non me li
ricordo tutti, anche se non passano inosservati.
Dopo aver visitato quasi tutto il Gottard Park, ci
fermiamo in un padiglione adibito al ristoro degli
ospiti. Dentro ci sono: un distributore di bevande
calde, di bevande fredde, di merendine; i
gabinetti. Consumo un tea caldo ed una Coca
Cola.
La visita al Gottard Park è ormai terminata.
L’operatore Alin propone di uscire dal Parco e di
andare a mangiare un gelato. Siamo d’accordo,
ma dobbiamo decidere dove. Le proposte sono:
Dormelletto o Oleggio. Dopo aver sentito i nostri
pareri ed aver scelto democraticamente,
Dormelletto è il gelataio più votato.
Usciamo dal Parco e ci dirigiamo verso
Dormelletto (NO). La gelateria si trova dopo il
semaforo e prima della Pizzeria.
Oleggio è più buono. Forse abbiamo scelto
Dormelletto, perché avevamo voglia di mangiare
il gelato subito, senza aspettare di arrivare ad
Oleggio. Infatti Castelletto Ticino dista da
Dormelletto 2 o 3 Km, mentre dista da Oleggio 20
– 25 km. Forse abbiamo scelto Dormelletto per
provare un gelataio nuovo. Infatti Il GELANDIA
di Oleggio lo conosciamo bene.
Dopo 15 minuti saliamo sul furgone e ci dirigiamo
verso Oleggio. Dopo circa 30-35 minuti arriviamo
in Comunità.
A me la gita al Gottard Park è piaciuta, a qualcun
altro un po’ meno. Mi sono divertito, altri hanno il
volto stanco. Per alcuni di noi otto visitatori, la
mostra è stata interessante, per altri lo è stata
meno.
Con queste ultime righe, saluto i lettori del
Giornalino “Comunità Oleggio News” e
Arrivederci alla prossima gita.
Scelgo una coppetta da 2,10 €, con i gusti cremcaramel e zuppa inglese. Secondo me il gelato di
Gita al Mottarone – Il fresco d’estate
Il giorno 26 giugno 2008 è un giovedì e come tale
c’è la possibilità di fare la gita. Infatti il giovedì
pomeriggio, in programma, dovrebbe esserci la
gita, però a volte si fa, a volte no. Nel mese di
maggio la gita è saltata, per il tempo piovoso o per
altri motivi. Nel mese di giugno, l’ultima gita è
stata una settimana prima (il 19 giugno 2008), al
Gottard Park di Castelletto Ticino (NO), di cui ho
scritto nel precedente articolo.
La destinazione della gita del 26 giugno è il
Mottarone, località sciistica e comunità montana
alle pendici di Stresa (VB). Siamo 8 ospiti più
l’operatrice Laura (autista e accompagnatrice).
Partiamo un po’ presto per arrivare verso metà
pomeriggio. Facciamo la strada che porta da
Oleggio ad Arona e poi percorriamo la strada che
costeggia il Lago Maggiore fino a Stresa. Verso le
15:30 arriviamo a Stresa (VB) e parcheggiamo il
furgone vicino alla stazione della funivia.
Da Stresa fino al Mottarone saliremo in teleferica.
Dobbiamo dire che, per salire al Mottarone, ci
sono due modi: o la funivia da Stresa o la strada
asfaltata, che, da Stresa, si inerpica per Gignese,
Alpino e che si può fare in automobile o in
pullman. La scelta della Funivia penalizzerà,
come vedremo poi, i deboli di cuore. Bisogna dire
infatti che, il viaggio in teleferica, dura circa 20
minuti e che l’impianto di risalita è un po’
vecchio. Questo contribuisce a rendere, il viaggio
in funivia, non adatto a chi soffre di vertigini.
Dopo aver consumato un caffè o una bevanda
calda al bar della funivia, facciamo i biglietti per
salire al Mottarone. Nella stazione di Stresa della
funivia, ci sono degli opuscoli; li leggo. Sono
molto sintetici e parlano di feste, concerti, piste da
12
sci, Mountain bike, eventi che si terranno al
Mottarone. Non mi sembrano interessanti; sono
brevi e non spiegano le caratteristiche e la storia
di questo monte dal punto di vista turistico e
culturale.
Come detto la funivia è vecchia e il viaggio dura
20 minuti. Il dislivello è considerevole e la paura è
tanta, per quanto mi riguarda. A metà viaggio
dobbiamo cambiare convoglio, alla stazione di
Alpino. Verso tre quarti di viaggio, dopo la
stazione intermedia di Alpino, il dislivello è
talmente grande che ho il cuore in gola.
All’arrivo sul Mottarone, il tempo è fresco e cade
qualche goccia di pioggia. Ho portato il Keeway e
lo indosso; gli altri partecipanti alla gita sono stati
meno previdenti.
A 50 metri c’è un bar e noi ci entriamo. Vorrei
consumare un tea caldo. Il prezzo normale, negli
altri bar, è di solito 1,20 €; in questo bar è il
doppio: 2,50 €. A questo punto, rinuncio al tea e
scelgo un gelato confezionato (un cornetto):
prezzo 2 €. Io e Mauro prendiamo un gelato
confezionato; gli altri un caffé o un cappuccino a
testa.
Bisogna dire che la consumazione è gratuita ed è
offerta dalla Comunità Oleggio; i soldi per pagare
li ha l’operatrice Laura. Ho rinunciato al tea caldo,
perché, la consumazione offerta dalla Comunità,
ci dice Laura, non deve essere troppo costosa:
massimo 1,50 €. In realtà il cornetto che ho preso
costa 2 € e, l’operatrice Laura mi darà in seguito
anche 80 centesimi in più, oltre i 2 € del gelato.
Totale della spesa a mio carico: 2,80 € : Laura è
stata generosa.
Nei paraggi del bar ci sono un cane ed un gatto. Il
cane è pulito, tenuto bene ed assomiglia ad un
cane da slitta dei paesi nordici ; ha il pelo non
troppo lungo ne troppo corto. Il gatto è grosso e
bianco; probabilmente ha litigato con altri gatti,
perché è pieno di cicatrici sul corpo e sangue sulle
tempie. A me i gatti piacciono, però accarezzo
tutti e due: cane e gatto. Sono entrambi affettuosi.
Dopo la consumazione al bar, ci incamminiamo su
una strada panoramica, con i boschi ai lati. La
strada è in salita. Mi metto il Keeway, perché ogni
tanto piove. Dopo aver percorso due chilometri in
salita, arriviamo ad un piccolo altopiano. È molto
bella la natura del Mottarone. Passeggiamo tra
sentieri e boschi. C’è silenzio e la natura è bella e
incontaminata. Ogni tanto chiacchieriamo. L’aria
è piena di ossigeno ed è aria pura. Nei punti più
alti, si vede il Lago, le valli, altre colline e
montagne: il panorama è bello e interessante. Si
può osservare verso Nord – Sud – Est – Ovest e si
percepisce la bellezza del paesaggio anche senza
cannocchiale.
A questo punto, all’altopiano, svoltiamo a sinistra
e, dopo 100 metri, troviamo un altro bar. In realtà
è una pensione, con al pianterreno, il bar. Altra
consumazione per tutti. Non so come gli ospiti
della Comunità Oleggio riescano a bere tutti
questi caffè.
I prezzi di questo bar sono più bassi di quelli del
bar precedente. Non prendo niente, perché ho già
fatto spendere a Laura 2 €. Anche se i prezzi sono
più bassi dell’altro bar, per un gelato o un
sacchetto di patatine, ci vogliono minimo 1,50 €.
Non è per essere tirchi, ma noi
Oleggio, giriamo sempre con i
anche quando la consumazione
Comunità,
non
possiamo
approfittarne.
della Comunità
soldi contati e,
è offerta dalla
esagerare
e
Dopo un po’ di tempo, ci incamminiamo verso la
stazione della funivia del Mottarone, passando
attraverso boschi e seguendo i sentieri indicati. Il
percorso è un po’ in discesa. D'altronde prima
eravamo andati in salita.
Alla stazione facciamo qualche foto di gruppo e
aspettiamo di partire, seduti sulle panchine, fuori
dalla stazione. Verso le 17:20 entriamo nella
stazione e poi nella cabina della funivia. Siamo
circa trenta persone per scendere a Stresa, mentre
nella salita eravamo solo noi 9 della Comunità
Oleggio. Ci sono parecchi stranieri, molti dei
quali, dalla parlata, mi sembrano francesi.
La funivia parte per la discesa. Cerco di non
guardare sotto il panorama perché ho molta paura.
Ci sono varie cose che mi incutono timore : i 20
minuti di viaggio; siamo circa trenta persone;
all’andata eravamo circa dieci; la cabina va più
veloce in discesa; quando si passa per i piloni,
sembra di fare un salto nel vuoto; il dislivello in
certi punti è davvero alto; la funivia è vecchia di
progettazione e realizzazione.
Quello che non mi spiego è questo: sono andato in
funivia varie volte, anche recentemente (febbraio
2008), durante le vacanze invernali. Pratico lo sci
alpino, con gli impianti di risalita e le discese sulle
piste con gli sci. Il dislivello era alto anche in
13
vacanza. Non capisco perché tutta questa paura e
queste vertigini, sulla la funivia del Mottarone.
Al Mottarone, con un dislivello alto, le vertigini
mi aumentano; sto più tranquillo quando le
pendici alberate sono più vicine alla cabina della
teleferica. Però, anche sulle piste da sci in
vacanza, il dislivello era più o meno simile e non
avevo così paura.
Arrivati alla stazione intermedia di Alpino, ci
sono dei mufloni e stambecchi, che si posizionano
a cinque metri da noi, passando attraverso una
porta aperta. Vengono fotografati dai turisti.
Arrivati alla stazione di Stresa, tiriamo un sospiro
di sollievo, soprattutto io. Aspettiamo circa 15
minuti, nello spiazzo del bar e del parcheggio
vicino alla funivia. Qualcuno fuma una sigaretta.
Dopo la pausa e dopo esserci radunati vicino alla
operatrice Laura, saliamo sul furgone e partiamo
per Oleggio. Il viaggio procede bene, senza code.
Ammiriamo il Lago Maggiore nel tragitto da
Stresa ad Arona.
Arrivati in Comunità ad Oleggio, forse siamo tutti
più contenti, per aver visto un posto così bello,
incontaminato. Inoltre, sul Mottarone, fa più
fresco che ad Oleggio e, per un pomeriggio,
abbiamo evitato la calura.
Penso che i partecipanti abbiano gradito questa
gita e che siano soddisfatti e felici di avervi
partecipato. A me la gita è piaciuta, però avrei
preferito raggiungere il Mottarone con la strada
asfaltata, invece che con la funivia. Spero di aver
trasmesso, con questo articolo, un po’ di pace,
serenità, purezza, che si respira sulla montagna.
Arrivederci
alla
prossima
gita.
14
Di Mauro “Titus”
Ho Pianto
Ho pianto quando sei deceduto tu; padre mio!
Ho pianto maggiormente, quando mi sei venuta a
mancare tu; madre mia!
Ho pianto molto anche per te sorellina mia;
allorché sei stata male, se non in giù di vita,
quando hai avuto tua figlia; mia nipote ed ora
“nostro comune” amore!
Ho sofferto e pianto molto anche quando la mia
squadra del cuore ha vanificato e quindi perduto,
campionati e coppe!
Ho pianto molto pure quando mi sono venuti a
mancare dei parenti, tra i quali a me più cari, zii!
Ma comunque e tutto sommato
Io; “ho pianto”!
Avvelenata di Mauro
Ma ne vale la pena scrutare ed osservare l’animo
umano e dopo distruggere un po’ se stessi?
Ma ne vale la pena criticare e giudicare certi
animali a due zampe e perdere così il mio tempo?
Ma ne vale la pena fare e comporre delle massime
e poesie, al solo risultato di riuscire a farsi calare
la vista?
Se solo fossi riuscito in qualche sport o avessi
potuto studiare musica ed imparare a suonare
qualche strumento, allora forse sì, sarebbe valsa la
pena, ma comunque c’è da dire che sono fatto a
modo mio e forse anche un po’ matto!
E allora forse sì direi che ne vale la pena!
15
Quadri realizzati da Roberto Quirighetti
16
Scarica

D) Giugno 2008