25 maggio 2007
Charles Darwin
Viaggio di un
naturalista intorno
al mondo
Approfondimento dei capitoli IX e X.
Bai Beatrice
Dani Martina
Palazzetti Chiara
Santa Cruz
Coordinate: 48°49′26″S 69°48′54″W ,
Santa Cruz è una provincia
dell'Argentina meridionale.
Confina a nord con la provincia
di Chubut, ad est con l'Oceano
Atlantico, a sud e ad ovest con
il Cile. Sia la parte montuosa
delle Ande, sia i vastissimi
altipiani della Patagonia e le
zona costiera sono
scarsissimamente popolati.
Meno di 200.000 abitanti in un
territorio di quasi 250.000 km2.
La capitale Río Gallegos, posta
all'estremo sud della provincia,
conta circa 90.000 abitanti,
concentrando in pratica metà
dell'intera popolazione di tutta
Santa Cruz.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
• http://www.saochico.com.br/scruz2.jpg
Luoghi
Animali
Persone
Geologia
• Diorite
• Argilloscisti
• Micascisti
• Granito
• Morena
http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/beagle/images/pl48.jpg
Lepre della Patagonia
Guanaco
Condor delle Ande
Avvoltoio tacchino
Aguti
Puma concolor
Sig. Audubon
Cap. Stokes
Professor Owen
Sig. Bachman
Isole Falkland
Luoghi
Animali
Persone
Geologia
Piante
• Cormorano
• Polyborus
• Struzzo
• Rana toro
• Oca magellanica
• Lontra
• Culpeu
• Dodo
• Pinguino reale
• Anatra piroscafo
• Moa
• Zoofiti
• Kiwi
• Toro
• Beccaccino
• Cavallo argentino
• Sig. Bougainville
• Cuvier
• Molina
• Capitano Sulivan
• Il Pernety
• Il Volney
• Gauchos
• Berkeley Sound
• Golfo di Choiseul
• Monte Usborne
• Porto Pleasent
• Baia di San Salvador
• Rincon del Toro (Lafonia?)
Le Isole Falkland (in inglese: Falkland Islands), sono un territorio d'oltremare del Regno Unito, la cui
sovranità è disputata dall'Argentina, per la quale sono le Isole Malvine (in spagnolo: Islas Malvinas).
Il Regno Unito ne rivendica la sovranità in quanto nel 1833 vi aveva edificato una base navale e nel
1837 un ufficio di amministrazione coloniale. Le isole sono contese dall'Argentina, che le considera
ancora oggi parti integranti del suo territorio nazionale.
Furono scoperte nel 1592 dal navigatore inglese John Davis, che si limitò però alla sola annotazione
sulle carte nautiche. Solo 98 anni dopo, nel 1690, John Strong vi mise piede, denominandole Falkland
in onore del politico Anthony Cary, 5° Visconte di Falkland.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
“Il 1° marzo del 1833 e di nuovo il 16 marzo del 1834 il Beagle gettò le ancore nel Berkeley
Sound, sulla Falkland orientale. Questo arcipelago è situato circa alla stessa latitudine
dell’imboccatura dello Stretto di Magellano; ha una superficie di duecento chilometri per
cento ed è poco più della metà dell’Irlanda.”
“Il teatro è degno della scena che vi si rappresenta. Una terra ondulata, dall’aspetto squallido
e misero, è ovunque coperta da terreno torboso e da erba dura, di un monotono color bruno.
Qua e là sorge dalla liscia superficie un picco o un dirupo di roccia quarzosa grigia.”
“Tutti hanno sentito parlare del clima di queste regioni; può essere paragonato a quello che si
ha ad una altezza tra i trecento e i seicento metri sulle montagne del Galles settentrionale, ma
con meno sole e minor gelo e più vento e pioggia.”
Charles Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”
Cap. IX, pagg. 175 - 176
TERRA DEL FUOCO
Luoghi
Animali
Persone
Geologia
Piante
Durante la navigazione e le visite nella Terra del Fuoco, Darwin non ebbe
modo di osservare molti animali. I suoi resoconti riguardano per lo più
l’esperienza che l’equipaggio della Beagle ebbe all’incontro con i
“selvaggi”.
• Lontra
• Cavallo argentino
• Guanaco
• Animali inferiori marini
• Fuegini
• Capitano Cook
• reverendo Matthews
• Jemmy Button
• Fuegia Basket
• York Minster
• Capitano King
• Sir. J. Banks
• dottor Solander
http://www.panpacific.it/patago/xtfuoco1.jpg
• signor Low
• Byron
• signor Bynoe
Jemmy Button
Cap. X, pag. 193
Durante il primo viaggio del Beagle alcuni Fuegini, abitanti della Terra del Fuoco,
avevano rubato una delle imbarcazioni della spedizione; Fitz Roy decise allora di
prendere in ostaggio degli indigeni per riaverla indietro. Questo non avvenne e
così i fuegini ostaggi rimasero a bordo del Beagle e seguirono l’equipaggio in
Inghilterra. In particolare uno di loro era stato oggetto di scambio con un bottone
in madreperla: Fitz Roy lo chiamò Jemmy Button. Questi, in Inghilterra, fu istruito
e presentato al re, e divenne un fuegino famoso. Nel corso del secondo viaggio
della Beagle fu riaccompagnato presso la sua tribù. Lì costruì una casa con un
orticello. Quelli della tribù non capivano a cosa questo servisse e decisero di
calpestarlo e di rubare tutto quello che c'era nella casa di Jemmy. Dopo qualche
anno una nave missionaria arrivò nella Terra del Fuoco, i missionari scoprirono
che Jemmy Button parlava l'inglese e gli chiesero di aiutarli per la missione. Ma
in cambio del suo aiuto gli diedero solo dei biscotti, così Jemmy si arrabbiò e
probabilmente guidò una spedizione di fuegini che ammazzarono tutti i
missionari.
“Mi sembra meraviglioso, quando penso a tutte le sue buone qualità, che egli fosse della stessa razza e
senza dubbio avesse lo stesso carattere di quei miserevoli e degradati selvaggi che incontrammo qui per
la prima volta”
FONTI:
• http://allafinestra.splinder.com/archive/2006-07
• “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”, ed. del 1890.
Il condor delle Ande (Vultur Gryphus)
Cap. IX: pagg. 167, 170
Uccello dell’ordine dei Falconiformi, appartenente alla famiglia dei Catartidi.
Può raggiungere un’apertura alare pari a 300-315 centimetri ed un peso che varia tra i 9 e i 12 kg.
Sebbene sia stato ritenuto a lungo un rapace, si tratta in realtà di un animale saprofago.
È in grado di coprire enormi distanze sfruttando abilmente le correnti senza ricorrere all’uso delle proprie ali.
Le differenze tra esemplari maschi ed esemplari femmine sono fondamentalmente due:
• i primi sono dotati, a partire dal terzo anno di vita, di una cresta carnosa di circa 10 cm di lunghezza e 4,5
cm di spessore;
• il colore dell’iride è bruno pallido nei primi e rossastro nelle seconde.
Il becco è robusto, in grado di strappare grossi
brandelli di carne. Il collo è lungo e nudo,
e alla base è presente un collare piumoso
di colore bianco. Le zampe sono grigie. Le
unghie non sono molto forti perché non
servono ad uccidere prede. La coda è
piuttosto corta, di forma quasi
rettangolare. La colorazione del piumaggio
è piuttosto scura, con striature nere e
bianche.
Il Condor delle Ande nidifica in cavità rocciose,
spesso in maniera isolata, o in gruppi di 20 esemplari
circa. La deposizione delle uova avviene tra febbraiogiugno in Perù, tra settembre-ottobre in Cile e
tra aprile-dicembre in Colombia.
Come suggerisce il nome, questo animale vive in
Sudamerica nella zona montagnosa delle Ande, dalla
Colombia fino alla Terra del Fuoco.
CURIOSITA’:
Immagine tratta dall’edizione del 1890.
FONTI:
Questi uccelli sono stati per anni ingiustamente
perseguitati per ignoranza e falsi giudizi sul loro ruolo.
Oggi la loro importanza ecologica è finalmente
riconosciuta. Infatti, il loro
comportamento da spazzini permette alle sostanze
contenute negli animali morti di essere posti
nuovamente in circolo.
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
• “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”, ed. del 1890.
Il guanaco (Lama Guanicoe)
Cap. IX, pag. 167
Il guanaco (Lama guanicoe)
è un camelide affine al lama
diffuso in Sudamerica, negli
stati di Peru, Ecuador, Cile e
Argentina.Il guanaco è alto
1,06 m al garrese e pesa
intorno ai 90 kg. Come il
lama, anche il guanaco
presenta un manto doppio:
uno più ruvido all'esterno e
uno più soffice all'interno
Il colore del manto varia di poco da individuo a individuo: solitamente si va dal marrone chiaro
al color cannella scuro, con riflessi bianchi nella parte inferiore. Il muso è invece di colore
grigio, con piccole orecchie dritte. Gli occhi, molto grandi, sono di forma affusolata e di un
colore bruno intenso. I guanachi vivono all'incirca fino ai 20-25 anni.
Secondo le stime, quando gli Europei giunsero per la prima volta in Sudamerica, i guanachi
erano circa mezzo miliardo. Attualmente, si ritiene che ne esistano 500.000.
FONTI:
• http://www.andreavellani.it
• www.animalieanimali.it
Il cormorano (Phalacrocorax carbo)
Cap. IX, pag. 185
Appartiene all’ordine dei Pelecaniformi, famiglia dei Falacrocoracidi
Questo uccello possiede un corpo allo
stesso tempo slanciato e voluminoso. Il
collo è
particolarmente lungo e il petto è
prominente. Il forte becco è lungo e
chiaro con la porzione
inferiore all’occhio gialla. Le sue zampe
sono palmate così da facilitare lo
spostamento
nell’ambiente acquatico.
Il piumaggio è bruno con delle sfumature chiare nel sottogola, che si estendono durante il
periodo riproduttivo; superiormente le ali presentano pennellate bronzee.
In volo può essere riconosciuto anche per il lento e potente battito delle ali.
Complessivamente il cormorano misura 80-100 cm e possiede un’apertura alare di 130-160 cm.
Il cormorano vive nelle acque dolci e salate, meglio se protette. Di solito evita le acque troppo
profonde e di rado si allontana eccessivamente dalle coste, privilegiando i laghi, le lagune, i
delta, gli estuari, gli ampi e lenti fiumi.
Il cormorano può migrare totalmente, parzialmente e disperdere (cioè allontanarsi
definitivamente dall’area originaria) in relazione alle dimensioni della popolazione, alla
disponibilità di cibo e alle condizioni climatiche.
Ad eccezione del periodo riproduttivo, questo uccello acquatico vive in gruppi piuttosto
numerosi, in funzione anche delle disponibilità trofica (disponibilità di cibo).
Nel periodo degli amori i maschi richiamano l’attenzione della femmina verso l’area di
nidificazione gonfiando le ali, allungando il collo e il becco verso l’alto e infine inarcando il
collo verso la coda. In prossimità del nido talvolta sono emesse delle elaborate vocalizzazioni,
altre volte non è prodotto alcun suono.
Le uova (3-4) sono deposte tra marzo ed aprile in un nido costruito con i ramoscelli e posto in
zone solitamente riparate. Le colonie di nidificazione possono comprendere anche 2000 coppie,
anche se spesso sono più piccole e frammentate e si trovano lungo le coste, l’entroterra, su
scogliere o su alberi. La schiusa asincrona avviene dopo un’incubazione di 4 settimane: la cova
inizia prima che tutte le uova siano deposte e quindi la schiusa delle singole uova avviene in
tempi diversi. I piccoli cormorani divengono indipendenti dopo circa una cinquantina di giorni.
FONTI:
• http://www.andreavellani.it
• www.animalieanimali.it
L’aguti (Dasyprocta Leporina)
Cap. IX, pag. 167
Gli aguti hanno cinque dita negli arti
anteriori e tre in quelli posteriori. La
coda è solitamente corta o addirittura
non presente. Possono raggiungere i
60 centimetri in lunghezza e un peso
che oscilla intorno ai 4 kg.
Si nutrono di frutti e di altre parti delle
piante; sono spesso causa di danni
alle piantagioni si canna da zucchero e
banana.
Abita solitamente le foreste pluviali e le savane; ai nostri giorni è possibile incontrarlo anche
nei campi coltivati.
Possono raggiungere i venti anni di età, un traguardo insolito per altre specie di roditori.
Può partorire da due a quattro piccoli.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Lo struzzo (Struthio camelus)
Cap. IX, pag.
Il nome scientifico dello struzzo (Struthio camelus) contiene un accostamento che era già stato fatto dagli
antichi, quello fra l'uccello ed il cammello, nel quale si specchia una delle caratteristiche fondamentali della
nostra specie: anche lo struzzo, infatti, è un vero e proprio figlio del deserto e delle steppe, e possiede una
struttura e delle proprietà esattamente rispondenti alle esigenze poste dall'ambiente entro il quale si trova a
vivere. Ha un corpo molto robusto, il collo lungo e in gran parte nudo, la testa piccola e piatta, il becco
dritto, ottuso, poco arrotondato nella parte anteriore e piatto in punta; le mascelle sono pieghevoli, e si
spalancano in uno squarcio che giunge fin sotto l'occhio, ed all'incirca alla metà di quella superiore si
aprono le narici, divericate e piuttosto lunghe. Gli occhi sono lunghi e lucenti, con la palpebra superiore
provvista di ciglia, le orecchie sono nude, aperte, rivestite internamente di produzioni filiformi, le zampe alte
e robuste, del tutto nude, a parte alcune setole che spuntano sulle cosce.
I tarsi sono coperti da larghe squame, ed i piedi
hanno due dita, l'interno fornito di un'unghia grande,
larga e ottusa; ancorché grandi, le ali sono del tutto
inette al volo, rivestite, invece che delle normali
remiganti, di piume lunghe, flosce e pendenti che si
ritrovano identiche nell'abbondante coda, e il resto
del corpo è coperto da un piumaggio floscio ed
arricciato, che nel mezzo del petto lascia scoperta
una callosità di consistenza cornea.
Di grandissima mole, lo struzzo ha una altezza non inferiore ai due metri e mezzo, ed una
lunghezza, dalla punta del becco alla fine della coda, di almeno un metro e ottanta: il suo
peso raggiunge il quintale e mezzo.
Quanto poi al colore, in generale esso si differenzia tra i due sessi. Il maschio ha tutte le
piume del tronco di color nero-carbone, quelle della coda e dell'ala bianche, il collo rossovivo e le cosce carnicine; le femmine sono grigio-brune e bianco-sporche sulle ali e sulla
coda, e ripetono la colorazione dei compagni negli occhi bruni e nel becco giallo-corneo.
Durante il periodo della riproduzione i branchi di struzzi si sciolgono in famiglie
composte di un maschio e di due-quattro femmine, che occupano un distretto
piuttosto ampio e non se ne allontanano: condizione necessaria perché esse si
stabiliscano entro un'area determinata, più che l'abbondanza di cibo, che riescono
sempre a rintracciare, è la vicinanza dell'acqua, elemento essenziale per la loro
sussistenza. Se le variazioni climatiche non influiscono troppo sul mondo vegetale, lo
struzzo non sente la necessità di compiere grossi spostamenti, e si mantiene
tranquillo per tutto l'anno entro gli stessi confini.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il puma (Puma concolor)
Cap. IX, pag. 167
Appartiene all’ordine dei carnivori, in particolare alla famiglia dei Felidi.
La parola "puma" viene dalla lingua quechua. Nella lingua inglese esistono più di 40 nomi differenti per
indicare il puma.
.
Il puma è alto 70 cm circa dalla spalla. La sua
lunghezza, esclusa la coda, è in media di 130
cm per i maschi e 110 cm per le femmine, cui
si aggiungono tra i 66 e i 78 cm di coda. Il suo
peso varia dai 50 ai 70 kg circa per i maschi
(ma alcuni esemplari possono arrivare anche a
120 kg) e dai 35 ai 50 kg circa per le femmine.
Il pelo è corto, morbido, folto e dal colore
uniforme e molto variabile.
Le zampe anteriori hanno 5 dita, mentre quelle
posteriori 4, con unghie retrattili. I puma sono
tra gli animali più agili, potendo fare salti alti 4
metri e lunghi 10.
Darwin rimane stupito davanti alla ferocia di questi animali nel corso della spedizione sul fiume Santa Cruz:
lungo le rive del fiume si trovavano numerosi esemplari di questa specie e altrettante carcasse di guanaco, la
cui morte era stata evidentemente causata dai primi.
In libertà, i puma possono raggiungere dai 18 ai 20 anni d'età, sebbene la loro vita duri di solito
un decennio.
I puma cacciano mammiferi di quasi tutte le taglie. Nel Nordamerica si annoverano alci, cervi e
renne fra le prede del puma, ma anche topi, ratti, puzzole, procioni, castori ed opossum, come
pure pecore e giovani bovini. Anche altri predatori come i coyote e le linci rosse possono essere
sopraffatti dal puma. Oltre ai mammiferi, il puma si nutre anche di uccelli e, in alcune regioni, di
pesci. Non mangia, però, carogne ed evita anche i rettili.
Diffusione
delle
diverse
sottospeci
e di puma
nel
continente
americano.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
L’oca magellanica (Chloephaga picta)
Cap. IX, pag. 186
Specie originaria dell'America del Sud dove popola specialmente le Pampas argentine. Una sottospecie
(Chloephaga picta leucoptera) è caratteristica delle Isole Falkland, della Terra del Fuoco e della Patagonia.
Vivono nelle zone aperte ricche di acqua in branchi numerosi che spesso danneggiano i campi coltivati e i
pascoli.
Presenta un notevole dimorfismo sessuale:
Nel maschio, la testa e il collo sono bianchi. Man mano che si
scende lungo il collo il bianco viene solcato da striature nere
sempre più evidenti fino al sottocoda. Le strisce della prima parte
del dorso sono sostituite dal grigio lungo le ali. Nei giovani
esemplari le ali hanno colorazione marrone. Occhi, becco e
zampe sono neri.
La femmina ha testa e collo bruno-rossicci e la restante parte del
corpo con striature nere su fondo marroncino. Il dorso è striato
nella prima parte e grigio fino alla coda che è scura.
Zampe giallastre e becco da grigio a nero.
Taglia 60-65 cm.
La sottospecie Chloephaga picta leucoptera ha taglia leggermente inferiore, piumaggio più chiaro, zone
grigie più ampie nel maschio e femmine con striature più contenute.
Si nutre prevalentemente di erbe e germogli, ma non disdegna sementi, insetti e bacche.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
• www.calphotos.berkeley.edu
Il culpeu (Pseudalopex culpae)
Cap. IX, pag. 181
Il culpeo (Pseudalopex culpaeus), detto a volte anche volpe della Patagonia, è una
specie sudamericana di volpe. È il secondo canide più grande del continente, dopo il
crisocione. Nell'aspetto assomiglia molto alla volpe rossa. Ha il mantello grigio e
rossastro, il sottogola bianco, zampe rossastre e una striscia poco visibile sul dorso.
Si estende dall'Ecuador e dal Perù fino alle regioni meridionali della Patagonia e della Terra del Fuoco. È
più comune sulle pendici occidentali delle Ande, dove abita le zone aperte e le foreste decidue.
Popolazioni di culpeo si trovano anche sulle isole Falkland, dove sono state introdotte dall'uomo. La volpe
delle Falkland, estintasi nel 1876, era probabilmente una sua stretta parente.
La dieta del culpeo consiste principalmente di roditori, conigli,
uccelli e lucertole e, alle latitudini più basse, materiale vegetale e
carogne. Presumibilmente il culpeo attacca le pecore e pertanto
è spesso cacciato e avvelenato. In alcune regioni sta diventando
raro, ma in nessuna parte dell'areale è in pericolo di estinzione.
DISPUTA SCIENTIFICA CON IL MOLINA (Cap. IX, pag. 181)
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles
Il pinguino reale (Aptenodytes Patagonicus)
Cap. IX, pag. 181
Il pinguino reale - Aptenodytes patagonicus è una specie
di uccelli inetti al volo descritta da J. F. Miller nel 1778
dopo averli osservati nella Georgia del Sud. Questa
specie è diffusa in alcune isole dell'emisfero meridionale
del pianeta in particole sulle isole Falkland, Georgia del
Sud e Sandwich Australi, Oceano Indiano meridionale
(Isole Crozet, ecc.).
Il pinguino reale è alto in media intorno ai 95 cm per un
peso che va dai 9 ai 15kg. Le piume della testa sono nere,
sulle ali ed il dorso grigio scuro. Le parti inferiori del corpo
sono bianche e la parte alta del petto smutada dal giallo
all'arancio.
Il becco è nero ed arancio, abbastanza lungo. Nella zona
auricolare le piume formano una macchia allungata gialloarancio. Le zampe sono di colore scuro. Gli individui
giovani si distinguono per il colore più pallido delle
macchie auricolari e più scuro per le zampe.
Sono uccelli marini e pelagici delle aree subantartiche e antartiche, passano molto tempo della loro vita
vicini alle aree di nidificazione. Non si conoscono tentativi di nidificazione al di sotto del 60° di latitudine sud.
Nidifica su spiagge piatte senza neve o ghiaccio, talvolta con presenza di erbe, in zone con facile accesso al
mare. Si nutrono al largo. La dieta dei pinguini reali è costituita quasi esclusivamente di pesce di piccola
taglia, in particolare Myctophidae e di cefalopodi di dimensione varia a seconda della zona di pesca.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il moa (Deinornis)
Cap. IX, pag. 187
I Moa (Dinornis) sono un genere fossile di
grandi uccelli non volatori della Nuova
Zelanda appartenenti al sottordine
Dinornitiformi †, ordine Struzioniformi. Vissero
a partire dal tardo Cretaceo fino a due secoli
fa, quando furono estinti dalle cacce della
tribù Maori.
Le dimensioni dei moa variano da 1,5 m fino a
3 m di altezza, potendo raggiungere anche i
300 kg di peso. Questi uccelli sono
caratterizzati dalla totale atrofizzazione degli
arti superiori dovuta all'adattamento alla vita
terrestre resa possibile dall'assenza di
predatori e di competizione nell'ambiente
insulare. I moa erano incapaci di levarsi in
volo, mantenevano però le altre
caratteristiche degli uccelli.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Ricostruzione fossile di Dinornis, Owen 1843
Il kiwi (Apteryx)
Cap. IX, pag. 187
Sono un genere di uccelli che vivono in Nuova Zelanda appartenenti all'ordine degli Struthioniformes.
I kiwi sono morfologicamente differenti dagli altri
rappresentanti dell'ordine, sono i rappresentanti più
piccoli con un peso che va dal 1 kg del kiwi maculato
minore ai 3-5 kg del kiwi australe per una lunghezza
compresa fra i 35 e i 65 cm. gli esemplari di sesso
femminile sono più grandi dei maschi della stessa
specie, soprattutto poco prima di deporre le uova. La
testa è relativamente piccola con un collo lungo e
piuttosto robusto. I muscoli toracici sono poco
sviluppati mentre tutta la parte inferiore del corpo
(bacino, zampe e piedi) è molto robusta, l'insieme
ricorda la forma di una pera.
Le ali sono lunghe solamente 4-5 centimetri e nascoste
sotto le piume con un uncino all'estremità, la coda è
assente. Le zampe sono particolarmente robuste, dotate di potenti muscoli terminanti con piedi aventi
quattro dita con robusti artigli, tre in avanti ed uno più piccolo indietro mentre gli altri struzioniformi ne
hanno solo due o tre. Sono anche buoni nuotatori.
L'ambiente ideale per il kiwi è la foresta pluviale ma è riuscito ad adattarsi anche ad altri ecotipi
costretto dalla riduzione della superficie coperta da questo tipo di foreste. Lo si può trovare anche
nelle foreste subtropicali o temperate ma anche nelle praterie e nelle macchie fra gli arbusti, il kiwi
australe si è adattato anche alle foreste monospecie di pino.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera
Il beccaccino (Gallinago Gallinago)
Cap. IX, pag. 176
Il piumaggio mimetico del beccaccino è simile nei due sessi. La livrea marrone è interrotta da
striature nere e delle bande scure si allontanano dagli occhi verso la parte posteriore del capo. Il
ventre è più chiaro del dorso.
Il beccaccino adulto possiede il becco nero e lungo (circa 6 cm) e le zampe corte e olivastre.
Il lungo becco riflette l’adattamento di questo uccello alla vita di ripa e alla ricerca di cibo in
prossimità dei corsi d’acqua.
Il beccaccino è lungo 25-30 cm e pesa tra i 110 e i 130 g. Il maschio è più grande della femmina.
Il beccaccino vive in zone fangose e umide al
limite dei laghi, dei fiumi e delle paludi.
Il maschio sorvola ad elevata altezza
il territorio di nidificazione compiendo dei voli
circolari e lanciandosi successivamente in
picchiata. Il nido è allestito in una semplice buca
nel fango in prossimità dell’acqua. Generalmente
sono deposte 4 uova marroni-verdastre con delle
macchie, così da essere ottimamente mimetizzate.
La cova si protrae per circa 3 settimane. Per
meglio camuffarsi nell’ambiente circostante i
giovani presentano un piumaggio con riflessi
bianchi e neri, le zampe sono grigiastre e il becco
è nero.
FONTI:
• http://www.andreavellani.it
• www.animalieanimali.it
Il cavallo argentino (Criollo)
LUOGO DI ORIGINE: Argentina
ALTEZZA: 142 -152 cm
MANTELLO: Isabella con estremità, coda e criniera scure con
riga di mulo è il colore più frequente, ma vi possono anche
essere cavalli roani o sorcini, sauri, bai o palomini.
In particolare il roano vinoso è un colore diffuso per il Criollo,
spesso con numerose chiazze bianche sul corpo.
STANDARD DI RAZZA: Questa razza solida e colmpatta ha
grandi doti di resistenza, infatti riesce a sopportare temperature
molto rigide e a sopravvivere anche con pochissimo cibo.
Di corporatura tozza il Criollo presenta un collo corto e grosso e
la testa di medie dimensioni con un profilo convesso.
Gli occhi sono disstanti e gli orecchi sono mobili, il garrese è ben
definito, la spalla è robusta, il petto è ampio, il dorso breve e i
lombi muscolosi.
Gli arti sono solidi con buona circonferenza, stinco corto e piedi
piccoli ma robusti.
Al contrario, secondo il resoconto di Darwin, i cavalli che nascono alle Falkland (domestici o selvatici),
“sono piuttosto piccoli sebbene generalmente in buone condizioni; però hanno perduto tanta della loro
forza primitiva che non si possono usare per catturare il bestiame selvatico col lazo ed è perciò necessario
sostenere grandi spese per importare cavalli freschi dal Plata.”
FONTI:
• www.animalieanimali.it
• C. Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”
Crested Caracara (Polyborus)
Cap. IX, pag. 185
Appartiene alla famiglia dei Falconidi.
È un uccello della prateria; è rimasto l’unico esempio del genere Polyborus.
Non si tratta di abili cacciatori in volo, bensì sono animali lenti che si nutrono di rifiuti e carcasse.
È diffuso in tutta l’America Meridionale e Centrale, arriva ad abitare anche alcune zone nei pressi della
Florida.
Ha un’apertura alare che raggiunge i 125 centimetri e raggiunge una lunghezza di 58 centimetri. Gli
esemplari adulti hanno il piumaggio di corpo, ali e testa di colore scuro, tendente al nero. Il petto e il
collo appaiono invece di colore bianco.
Si nutrono in particolare di rettili, anfibi e altri piccoli animali.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera
Rana Toro (Rana catesbeiana)
Cap. IX, pag. 187
La Rana toro è uno dei più grossi anfibi, capace di raggiungere i 20 cm di lunghezza (zampe escluse).
Si tratta di una specie originaria degli Stati Uniti orientali e di alcune zone del Canada e si presenta
molto simile alla rana verde comune. La distingue la presenza di una membrana timpanica molto
grande ed evidente (soprattutto nel maschio) e una struttura corporea decisamente robusta.
Il nome deriva dal suo particolare gracidio che può ricordare il muggito dei bovini; le sue dimensioni
davvero ragguardevoli hanno indotto l'uomo a ricercarla per cibarsene e a introdurla in altre località,
prima fra tutte Cuba ove si è diffusa in modo tale da consentirne la caccio organizzata con ampio
commercio. La rana toro è stata importata anche in Europa: in Italia si è acclimatata bene nelle vasta
paludi che circondano Mantova e nei dintorni di Pavia.
L'aspetto negativo delle importazioni di questo
anfibio è quello connesso alla sua nutrizione
nel suo ambiente. Infatti si tratta di una specie
molto vorace che dove si insedia diventa una
vera calamità per la fauna stanziale in quanto
divora tutto: topi, piccoli insettivori, grossi
insetti e soprattutto pesci.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera
Lepre della Patagonia (Dolichotis patagonum)
Cap. IX, pag. 167
La lepre della Patagonia, chiamata comunemente anche Marà, costituisce uno degli esemplari più
particolari dei coviomorfi, poiché somiglia pochissimo ad un roditore. Possiede zampe lunghe in virtù
delle quali riescono a correre molto velocemente.
Della lunghezza di una cinquantina di cm dei quali quattro
appartengono alla coda.
Il corpo agile, snello e robusto specialmente nella parte
posteriore, poggia su gambe sottili e lunghe che danno
all’animale quasi l’aspetto di un giovane ruminante delle
steppe erbose, d’un piccolo capriolo a testa di lepre; vi
contribuiscono anche le orecchie rotondeggianti che
arrivano a misurare fino una decina di cm.
Si ciba generalmente di erbe, radici.
Le lepri della Patagonia vivono in zone coperte di erba e arbusti sparsi. Dormono in tane che loro
stesse scavano o che sono state abbandonate da altri animali delle praterie.
FONTI:
• www.animalieanimali.it
La lontra (Lutrinae)
Cap. IX, pag. 185
La lontra è un carnivoro acquatico e marino, membro della
grande e variegata famiglia dei Mustelidi, che include anche la
donnola e il tasso.
Ha una densa pelliccia con 1.000 peli al mm2 che la protegge
dall'acqua ed intrappola delle bolle d'aria che la isolano dal
freddo. Ha un corpo sottile e flessibile, con zampe corte. La
maggior parte degli esemplari ha artigli taglienti per afferrare le
prede.
Il pesce è l'alimento principale nella dieta della maggior parte
delle lontre, insieme a rane, astici e granchi; alcune lontre sono
esperte nell'apertura dei crostacei di apertura ed altre prendono
soprattutto piccoli mammiferi e uccelli.
La pelliccia non è sufficiente per sopravvivere nelle acque fredde
in cui molte lontre vivono: le lontre perciò hanno tassi metabolici
molto alti e bruciano molte calorie per ottenere energia ad un
passo molto veloce
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera
Il dodo (Raphus cucullatus)
Cap. IX, pag. 181
Era un uccello dell'isola di Mauritius.
Il dodo arrivò a Mauritius volando, partendo probabilmente
dall'Africa centrale (dove sono stati trovati dei resti fossili).
Arrivato nell'isola, doveva essere lungo circa 35 cm, poco
rispetto al metro di lunghezza raggiunto prima dell'arrivo dei
coloni (misurava oltre 50 cm di altezza e pesava 25 kg). In
assenza di predatori, i dodo crebbero di dimensioni e
disimpararono a volare. Incapace di difendersi se non a
beccate, furono sterminati in poco più di un secolo.
[modifica] Motivi dell'estinzione
Il mito secondo cui l'estinzione sarebbe stata dovuta alla
caccia da parte dei marinai pare infondato; fonti sia
portoghesi sia olandesi descrivono la carne del dodo come
poco appetibile. Se il termine dodo deriva dal portoghese
doudo, per "sempliciotto", forse inteso anche come "preda
facile", il termine olandese walgvogel significa "uccello
disgustoso". La tesi più accreditata è che il dodo si sia
estinto in seguito alla distruzione del suo habitat da parte
dei coloni, che condannarono il dodo disboscando l'isola e
introducendo specie animali antagoniste come cani, maiali,
ratti e scimmie. Secondo alcune fonti, l'ultimo dodo fu
avvistato nel 1662; altre riportano il 1681 come anno
dell'estinzione. Il dodo era comunque una preda facile da
catturare, essendo impacciato e lento sulla terraferma.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera
L’anatra piroscafo (Anas Brachyptera)
Cap. IX, pag. 187
“Grande e stupida anitra od oca che pesa qualche volta fino
ai dieci chili. Questi uccelli,per il loro modo straordinario di
remare e di sollevare spruzzi sull’acqua erano chamati una
volta “cavalli da corsa” ma ora vengono più
appropriatamente chiamati “piroscafi”. Le ali sono troppo
piccole e deboli per consentire il volo, ma col loro aiuto, in
parte nuotando e in parte battendo la superficie dell’acqua,
essi si spostano rapidamente. La tecnica è sotto un certo
aspetto simile a quello di un’anitra domestica quando è
inseguita da un cane ma sono quasi sicuro che il piroscafo
muove le ali alternativamente invece che
contemporaneamente, come fanno tutti gli uccelli. Queste
stupide e goffe anitre fanno un tale rumore e tanti spruzzi
che l’effetto è straordinariamente curioso.”
Darwin, cap. IX, pagg. 186-187
FONTI:
• C. Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”
L’avvoltoio tacchino (Chatartes aura)
Cap. IX, pag. 172
È un uccello della famiglia dei Cathartidae dell'ordine dei Ciconiiformes.
Questo avvoltoio è estremamente aggraziato nel volo. Una volta preso il volo, raramente deve ricorrere
ad un colpo delle sue grandi ali per veleggiare alla ricerca di carcasse.
Darwin ci mette a conoscenza delle ricerche portate avanti dal Dottor Owen in merito alle ampie
potenzialità olfattive di questo animale, esposte in una seduta della Società Zoologica.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Gli zoofiti
Cap. IX, pag. 187
Organismi considerati un tempo come una forma intermedia tra animali e vegetali.
Flustra
Cellaria
Crisia
http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/beagle/images/pl95.jpg
Clytia
È un idroide.
Nonostante sia uno dei tesori più
grandi del Pacifico nordoccidentale, non è difficile vederla.
Può raggiungere una larghezza pari
a due cm di diametro, con quattro
canali radiali.
È fornita di più di 65 tentacoli lungo tutta la sua circonferenza; alcuni esemplari possono avere
pigmenti neri lungo i bordi della campana.
Si tratta di una specie molto diffusa fra quelle gelatinose che abitano il mare tra lo Stretto di
Bering e l’Oregon.
L’albatross delle Galapagos (Diomedeidae)
Gli albatri (Diomedeidae) sono uccelli di mare della
famiglia Diomedeidae nell'ordine delle
Procellariiformes.
Vivono negli oceani meridionali e nel nord
Oceano Pacifico. Sono assenti nell'Atlantico
settentrionale se non come fossili. Sono gli uccelli
volatili più grandi al mondo e l'albatro urlatore
(Diomedea exulans) è l'uccello vivente con
l'apertura più grande al mondo.
Sono molto efficienti in aria, sfruttando le correnti aeree e sono in grado di percorrere grandi distanze
con poco sforzo. Si nutrono di seppie e pesci. Abitano soprattutto su isole remote dell'oceano in
numerosi gruppi spesso di specie diverse. Animali monogami, la stagione della riproduzione può durare
un anno da quando viene deposto l'uovo, uno solo, a quando il pulcino prende il volo. Poiché nidificano
su rocce scoscese non hanno troppi nemici naturali.
Diciannove delle 21 specie di albatri sono a rischio di estinzione. Oggi gli albatri sono minacciati
dall'introduzione nel loro habitat da animali come ratti o gatti selvatici che attaccano uova, pulcini e
giovani adulti; dall'inquinamento e dalla pesca intensiva.
FONTI:
• wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il toro
“Questo animale fu introdotto dai
francesi nel 1764 e dopo di allora si
sono accresciuti grandemente.”
“Differisce molto nei colori ed è un
fatto notevole che nelle diverse parti
di questa sola piccola isola
predominino colori differenti: intorno
al monte Usborne, a un’altezza da
trecento a quattrocentocinquanta
metri, circa metà delle mandrie è
color topo o color piombo, una tinta
che non è comune in altre parti
dell’isola.
Vicino a Port Pleasant prevale il bruno scuro; invece a sud del Golfo di Choiseul sono comunissimi
animali con testa e piedi neri, mentre in tutte le zone se ne possono osservare di neri e di
macchiati.”
Darwin, cap.IX, pagg.178-179
FONTI:
• C. Darwin, “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”
Sir. Joseph Banks (13 February 1743 – 19 June 1820)
Era un naturalista e botanico inglese.
Prese parte al primo viaggio del Cap. Cook, che
ebbe luogo tra il 1768 e il 1771.
Fu in seguito Presidente della Società Reale
della Scienza.
Diede il nome a circa 80 specie di orso ed
introdusse in Occidente la pianta dell’Eucalipto e
quella della mimosa.
Darwin riporta il nome di questo personaggio in occasione di una visita presso una baia, nella
Terra del Fuoco, battezzata in suo onore dal capitano Fitz Roy; in quel luogo il botanico perse
due suoi uomini durante un’escursione. (cap. X, pag. 196)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Bartholomew James Sulivan (1810-1890)
Inglese, fu marinaio e idrografico; operò come
avvocato delle operazioni navali.
La sua breve carriera include la partecipazione al
viaggio della Beagle, a cui prese parte anche lo
stesso Darwin.
Darwin cita il capitano Sulivan alla pagina 178
del cap. IX per riportare la descrizione accurata
che egli fece dei tori della Patagonia.
Inoltre lo ritroviamo in una nota a pag. 176 che
insiste nella trattazione dell’inclemenza del clima
delle isole Falkland.
FONTI:
• http://www.baa.duke.edu/kay/site/riogallegos/History.htm
• Wikipedia
Georges Cuvier (13 February 1743 – 19 June 1820)
Fin da giovane dimostrò una discreta inclinazione
verso l'investigazione dei fenomeni naturali, facendosi
notare per il suo attaccamento allo studio e la sua
notevole memoria.
Nel 1798 venne pubblicato il suo primo lavoro
come autore, il Tableau élémentaire de l'Histoire
naturelle des animaux, un compendio del suo
corso di lezioni alla École du Pantheon, che può
essere considerato come il fondamento e la
prima esposizione della sua classificazione
scientifica del regno animale.
Viene presentato da Darwin come esempio di naturalista francese che ha commesso un errore
nella classificazione di alcune specie animali, con particolare riferimento al Lepus Magellanicus.
(cap. IX,pag. 180)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
John James Audubon
(26 aprile 1785 – 27 gennaio 1851)
Era un ornitologo franco-americano, diventato famoso
per avere realizzato 435 illustrazioni di uccelli americani,
surclassando il lavoro di Alexander Wilson.
Opere:
• Birds of America (Edinburgh, 1827-1838)
• Ornithological Biographies (Edinburgh, 1831-1839)
• Viviparous Quadrupeds of North America (New York,
1845-1848)
Darwin lo cita per i suoi esperimenti sulle scarse qualità olfattive degli avvoltoi delle carogne.
(cap. IX, pag. 172)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Juan Ignacio Molina (20 giugno 1740 – 13 settembre 1829 )
Padre gesuita, considerato una delle più
importanti figure della ricerca naturalistica latino
americana di tutti i tempi ed europea del XIX
secolo.
È considerato il primo scienziato del Cile.
Erudito naturalista già nel Cile, Molina condensò
le sue memorie sulla fauna, la vegetazione ed i
minerali del paese d'origine in un famoso e
fondamentale "Saggio sulla storia naturale del
Cile", successivamente tradotto anche in
francese ed in spagnolo.
Darwin fa appello all’opera del Molina nella descrizione del quadrupede indigeno Canis
Antarcticus. (cap. IX, pag.181)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
culpeu
Sir. Francis Drake (circa 1540; 28 gennaio 1596 )
Fu un corsaro inglese, navigatore, eroe navale,
politico, ingegnere civile del periodo elisabettiano.
Fu il primo inglese a circumnavigare il globo, dal
1577 al 1580 e fu insignito del titolo di cavaliere al
suo ritorno dalla regina Elisabetta I.
Fu il comandante in seconda della flotta inglese che
sconfisse la Armada spagnola nel 1588.
È presente nel testo di Darwin durante l’esposizione dei costumi delle tribù della Terra del Fuoco, in
particolare della pesca in canoa: secondo la sua ricostruzione le imbarcazioni dei Fuegini
sarebbero rimaste le stesse per tutti i duecentocinquanta anni precedenti il viaggio di Darwin con la
Beagle. (cap. X, pag. 201)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
James Cook (27 ottobre 1728 – 14 febbraio 1779 )
Fu un esploratore, cartografo e navigatore
britannico. Fece tre viaggi nell'Oceano Pacifico
durante i quali scoprì varie isole mappandone le
coste.
Il primo viaggio (1768-1771): esplorazione del
Pacifico con lo scopo di osservare il transito di Venere
davanti al Sole. Giunse a Tahiti.
Il secondo viaggio (1772-1775): gli fu commissionato,
da parte della Royal Society, di andare alla scoperta
della Terra Australis (nonostante l’insuccesso su questo
fronte del primo viaggio). Fu superato per la prima volta
il Circolo Polare Antartico.
Il terzo viaggio (1776-1779): durante questo viaggio il
capitano Cook perse la vita.
Darwin lo nomina in occasione dell’escursione nei pressi del monte di York Minster, così chiamato dal
capitano Cook in onore di un anziano fuegino. (cap.X, pag. 202)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
John Byron (8 novembre 1723 – 10 aprile 1786 )
Era un vice-ammiraglio inglese.
Era conosciuto come “foul-weather Jack”, a causa della sua frequente sfortuna con il tempo.
Nella descrizione delle consuetudini delle tribù della
Terra del Fuoco, Darwin cita un episodio a cui
prese parte Byron sulla costa occidentale della
Terra del Fuoco: una madre fuegina che
raccoglieva il suo bambino sanguinante e morente
che il marito aveva spietatamente scagliato contro
le rocce perché lei aveva lasciato cadere un cestino
di ricci di mare. (cap. X, pag. 201)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
• http://www.nmm.ac.uk/mag/images/700/BHC2592_700.jpg
Philip Parker King (1793 - 1856)
Fu uno dei primi esploratori delle coste australiane.
Gli fu assegnato il compito di esplorare le coste australiane non
ancora battute dal capitano Flinders e fece quattro viaggi tra il
dicembre del 1817 e l’agosto del 1822.
Prese in seguito parte alla compagnia della Beagle durante
l’escursione nello stretto di Magellano ed i risultati delle scoperte
furono presentate alla Royal Geographical Society.
È citato nella discussione in merito alla
zona delle nevi perpetue che secondo
il capitano scende nello stretto di
Magellano fra i 900 e i 1200 metri
(cap. X, pag. 195).
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Richard Owen (20 luglio 1804 – 18 dicembre 1892)
Biologo e paleontologo britannico.
Divenne assistente nel lavoro di catalogazione della Hunterian
Collection, una collezione di 13.000 reperti anatomici umani ed
animali, che era stata acquistata dalla casa reale inglese dopo la
morte del proprietario, il famoso chirurgo John Hunter. Da allora
Owen abbandonò gli studi di medicina, e si occupò soltanto di
anatomia comparata.
Partecipò ai dibattiti che seguirono alla pubblicazione del trattato
sull'Origine delle specie di Darwin, entrando spesso in polemica con
lo stesso Darwin, non tanto per il contenuto scientifico del trattato,
ma piuttosto per motivi di rivalità personale.
Si trova all’interno della trattazione di Darwin sulle capacità olfattive dell’avvoltoio tacchino. (cap. IX,
pag. 172-173)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Louis Antoine de Bougainville (11 novembre 1729 – 31
agosto 1811)
Fu un navigatore ed un esploratore francese.
La barca ‘La Boudeusell’ compì un viaggio intorno
al mondo, il primo di questo genere che
intraprese un francese (1766 – 1769).
Boungainville, accompagnato da un naturalista,
da un disegnatore e da un astronomo, partì da
Brest il 15 dicembre 1766 con questa nave. Il
viaggio toccò le coste dell’America del Sud. In
Brasile, il botanico Philibert Commerson scoprì il
fiore a cui dette il nome di “Boungavillea”.
Darwin lo presenta in una nota (cap. IX, pag. 180) come supporto alla tesi che la volpe
simile al lupo (Canis Antarcticus) era il solo animale indigeno dell’isola. Viene ricordato
anche per la sua accurata descrizione del coniglio.
È citato anche nel cap. X (pag. 212) a proposito del suo studio sui Fuegini.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Dottor Solander
Fu membro, insieme a Sir. Banks, della flotta del capitano Cook durante il suo primo viaggio
(1768-1771). Egli stesso rischiò la vita in occasione della tragica escursione sulla Terra del Fuoco
ricordata dal Capitano Fitz Roy (cap. X, pag. 196)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Fuegini
La popolazione dei Fuegini prima di estinguersi viveva la Terra del
Fuoco, comprendeva sia i gruppi arcaici del sud e dell'ovest, sia gli
Ona dell'est. Le due etnie avevo caratteri somatici diversi, gli Ona
erano più robusti, più alti, con la faccia allungata, mentre di statura
piccola, faccia larga e pelle con un colore rossiccio erano gli arcaici.
Per quanto riguarda l'abbigliamento i Fuegini, indossavano sempre
vestiti ridottissimi o stavano nudi, si coprivano solo di pantofole rudi e
un mantello di pelliccia in inverno.
Gli arcaici vivevano di pesca e di molluschi, vivevano in abitazioni che
erano delle semplici frasche. Gli Ona vivevano di caccia e di raccolta
di funghi e molluschi. Le famiglie erano patrilineari e la donna viveva di
una sorta di libertà, per quanto riguarda la religione entrambi i gruppi
credevano in un essere supremo.
Si estendevano tra il 49° e il 55° parallelo sud e ad una longitudine che
andava da 66° a 73° ovest.
FONTI:
• Atlante delle popolazioni dell’America Latina, ed. UTET
• Renato Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol. 4
• http://www.incultura.com/viaggi_file/image015.jpg
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/beagle/images/pl40.jpg
• www.etnici.net
Selknam
I Selknam, meglio conosciuti come Onas, sono un popolo indigeno americano
proveniente dalla Terra del Fuoco. Il nome Ona proviene dall’idioma yàmana,
utilizzato da loro per autodenominarsi. Prima di estinguersi, erano nomadi e
cacciatori-raccoglitori. Erano parenti di popolazioni come gli aonikenk o tehuelches
che abitavano la zona della Terra del Fuoco a nord dello Stretto di Magellano.
Erano alti in media 1.80 metri, muscolosi e corpulenti.
La lingua amerinda ona (o selknam) appartiene al ramo delle lingue macro-panoane
(gruppo chonàn).
La fine per questa etnia giunse con l’arivo dei primi colonizzatori europei che
realizzarono vere e proprie spedizioni di sterminio: in soli 20 anni morirono quasi tutti i
nativi!
RELIGIONE, RITI E CREDENZE
Celebravano riti di iniziazione maschile durante i quali gli anziani rivelavano i segreti tribali ai giovani del
gruppo; questo rito era chiamato h’ain. Usavano portare il corpo dipinto. Erano politeisti e credevano in
un essere supremo che castigava il male. Temaukel era il nome di questa grande entità soprannaturale
che custodiva l’ordine del mondo. Erano animisti; ad esempio la luna era vista come fonte di tutte le
disgrazie. Gli sciamani aiutavano i cacciatori e curavano i malati, aiutati dagli spiriti degli sciamani morti.
FONTI:
• http://www.nuestro.cl/notas/etnias/imagenes/selknam3_grand_300.jpg
• http://www.fundacionazara.org.ar/Miscelaneas/Fondos/images/Selknam_01.jpg
• http://es.wikipedia.org/wiki/Ona
Tehuelche
Il popolo Tehuelche è un gruppo numeroso di
etnia amerinda della Patagonia meridionale.
L’etnia Tehuelche è divisa fondamentalmente in
due gruppi con distribuzione geografica diversa:
• Tehuelche settentrionali _ sono stanziati dal
nord del Rio Chubut fino a est del Rio Negro
• Tehuelche meridionali _ dal sud del Rio Chubut
fino allo stretto di Magellano.
ORGANIZZAZIONE SOCIALE
Anche se si tratta di un gruppo nomade, i loro movimenti sono soliti rimanere circoscritti in itinerari stabiliti,
da ovest verso est e viceversa. Durante questi periodi si stabiliscono in accampamenti chiamati aik. Ogni
gruppo intrattiene relazioni di parentela con quelli vicini e ha un territorio specifico. Se un gruppo non è in
grado di provvedere al proprio sostentamento nel suo territorio deve chiedere il permesso ad un gruppo
vicini della stessa etnia per poter usufruire delle sue risorse. Una trasgressione a tale norma implicherebbe
una guerra. A questo fa riferimento lo stesso Darwin nel resoconto del 25 dicembre (pagg. 197 – 198).
“[…] non avrei mai pensato quanto fosse grande la differenza fra l’uomo civile e quello selvaggio” (pag. 191)
FONTI:
• http://www.argentour.com/images/tehuelche1.jpg
• http://es.wikipedia.org/wiki/tehuelche
“Il capitano Fitz Roy non poté mai accertare se i Fuegini credessero in una vita futura. Qualche volta
seppelliscono i loro morti in caverne e qualche volta nelle foreste della montagna, ma non sappiamo
quali cerimonie vi compiano. […] Non abbiamo ragione di credere che pratichino qualche forma di
culto religioso, […]” (Cap. X, pag. 200)
“Guardando questi selvaggi ci si domanda donde provengano, che cosa può aver attirato, o quale
cambiamento ha costretto una tribù ad abbandonare le belle regioni settentrionali per discendere
lungo la Cordigliera, […], e ad entrare poi in una delle più inospitali regioni ai confini del globo. […]
La natura, facendo onnipotente l’abitudine, ha adattato i Fuegini al clima e ai prodotti di questo
miserevole paese.” (Cap. X, pagg. 201 – 202)
“Alcuni dei Fuegini mostravano chiaramente di avere una chiara idea dello scambio […] se un dono
era destinato ad una canoa e cadeva vicino ad un’altra, veniva consegnato al legittimo proprietario”
(Cap. X, pag. 212)
“La perfetta uguaglianza fra gli individui nelle tribù fuegine ritarderà per lungo tempo la loro
civilizzazione. Come avviene che questi animali il cui istinto li spinge a vivere in società e ad
obbedire ad un capo, siano molto più capaci di miglioramento, possiamo osservare che l ostesso
accede con la specie umana. Ma si consideri una causa, oppure una conseguenza, i popoli più civili
hanno sempre i governi più artificiosi […]. Nella Terra del Fuoco, fino a quando non verrà qualche
capo con poteri sufficienti per consolidare un qualsiasi vantaggio acquisito, pare poco probabile che
la condizione politica del paese possa migliorare. Oggi, anche un pezzo di panno dato ad un singolo
è diviso in brandelli e distribuito e nessuno diventa più ricco di un altro. […] Credo che in questo
lembo estremo dell’America Meridionale l’uomo vive in uno stato di civiltà inferiore a quella di
qualsiasi altra parte del mondo.” (Cap. X, pagg. 213 – 214)
Gauchos
Il gaucho è il mandriano delle pampas dell'America meridionale, propriamente del cosiddetto Cono sud.
I gaucho si trovano in Argentina, nel dipartimento boliviano di Tarija, nel sud del Brasile, in Paraguay, in
Uruguay e in Cile. In quest'ultimo Paese è noto con il nome di huaso.
È possibile dire che il gaucho sia nato nella Pampa orientale attorno al XVIII secolo. Il termine forse
deriva dall'arabo, "uomo a cavallo", o più probabilmente dal quechua huacho (pron. : huaccio) (senza
madre).
FONTI:
•http://it.wikipedia.org/wiki/Gaucho
• http://www.d.umn.edu/~ezeitz/Resources/gauchos2.gif
• http://www.folkloredelnorte.com.ar/bolas1.jpg
Ginestra spinosa (calycotome spinosa)
Cap. IX, pag. 182
Calycotome spinosa
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fabales
Famiglia: Fabaceae
Tribù: Genisteae
Genere: Calycotome
Specie: C. spinosa
È una pianta a portamento arbustivo, con rami intricati e spinosi, che può raggiungere sino a 2 m di
altezza.
Ha foglie trifogliate con foglioline ovali oblunghe. Nel periodo estivo le foglie cadono.
I fiori sono di colore giallo, isolati o a gruppi di due. Il calice è campanulato. Fioritura a maggio/giugno
I frutti si presentano sotto forma di legumi lineari, oblunghi, di 2-5 cm di lunghezza, glabri o con scarsi
peli.
Presentata alla pag. 182 del cap. IX.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nothofagus betuloides
Cap. X, pag. 195
Cresce a partire dallo Stretto di Magellano fino a Capo Horn, si può trovare anche in tutta l’Argentina.
Preferisce i luoghi umidi e crea boschi puri o esclusivamente con altre specie di faggi. È un albero
sempreverde che può raggiungere i 25 metri di altezza e 1.5 metri di diametro.
Darwin ne parla nel cap. X, in particolare a
pag. 195, quando mette a confronto la
vegetazione della Terra del Fuoco con quella
delle foreste dei tropici.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il canelo (Drimys Winteri)
Albero nativo sempreverde, appartenente
alla famiglia delle Magnoliacee.
Cresce in Argentina e Cile.
Lo stesso Darwin, in una nota a pag. 195
del cap. X, lo descrive facendo
riferimento alle sue proprietà benefiche:
la sua corteccia e le sue foglie sono
ricche di tannino, una sostanza usata in
medicina contro i problemi di stomaco.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Cap. X, pag. 195
Il sedano selvatico (Apium Graveolens)
Cap. X, pag. 198
Descrizione: pianta dal fusto eretto, scanalato, ramificato, ha foglie di colore verde intenso, mono-bipennata
sovente con tre segmenti romboidali seghettati. I fiori sono di colore bianco giallastri riuniti in ombrelle. La
pianta raggiunge il metro di altezza.
Habitat: il sedano a canna piena e il sedano rapa sono coltivati negli orti e nei campi. Il sedano selvatico,
dal quale derivano le varietà coltivate, si differenzia da questi per l'altezza ridotta e le foglie più piccole,
l'odore intenso e il sapore amaro. Cresce spontaneo nei luoghi paludosi, nei litorali mediterranei, nei terreni
salmastri.
Caratteristiche: usatissima verdura ricca di vitamine, il sedano contiene
proprietà che sono soprattutto diuretiche e depurative, per cui il suo uso
è di aiuto a quanti soffrono di artrite, reumatismi e debolezza di stomaco.
L'infuso viene utilizzato nei casi di litiasi, ossia per i sofferenti di calcolosi
sia renale che biliare, nei casi di aerofagia, e nei casi di tosse dove si
dimostra un valido espettorante. Inoltre l'acqua di cottura del sedano può
essere utilizzata per fare gargarismi nel caso di infiammazione del cavo
orale.
Curiosità: conosciutissimo in cucina il sedano consumato crudo sembra
sia anche uno stimolate sessuale.
FONTI:
• http://www.giardinare.it/v0000008.html
• www.medbio.de/hortulus/apium_strabo.html
La Coclearia
Cap. X, pag. 198
Appartiene alla famiglia delle Brassicacee; è più
comunemente conosciuta con il nome di erba dello
scorbuto.
È maggiormente distribuita nelle zone costiere.
Può raggiungere un’altezza che varia tra i 5 e i 20
centimetri.
I fiori sono bianchi e solitamente formati da quattro petali; si raggruppano in rametti.
Era una pianta molto usata tra i marinai per combattere la carenza di vitamina C causata dallo scorbuto.
Fu impiegata per la prima volta dal Cap. Cook nel corso di uno dei suoi viaggi.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il giunco
Cap. X, pag. 198
Juncus è un genere di piante della famiglia delle Juncaceae. Comprende circa 225 specie.
Queste piante vivono prevalentemente nelle zone umide e nelle stazioni paludose, non disdegnando i
folti boschi ombrosi e le spiagge marittime. Dal loro portamento deriva la definizione di "tipo
giunchiforme", caratterizzato da fusti nodosi o privi di nodi, esili, cilindrici, su cui si inseriscono le
infiorescenze.
Le foglie possono essere o piane e lineari o cilindriche come i fusti, senza distinzione tra pagina inferiore
e superiore; talvolta mancano del tutto, e vengono sostituite dai fusti nella funzione fotosintetica.
I fiori, poco appariscenti, sono disposti in pannocchie in cui i rametti laterali crescono di più di quello
centrale; questa particolare infiorescenza si chiama "antela".
In relazione alla impollinazione anemogama,
tipica della famiglia delle Juncaceae, gli
stigmi del fiore sono spesso piumosi. Si può
avere inoltre una autofecondazione prima
che i fiori sboccino (cleistogamia).
I semi dei giunchi hanno la proprietà di
rammollirsi negli strati superficiali per la
presenza di amidi, diventando appiccicosi a
contatto dell'acqua; in questo modo
aderiscono alle zampe degli uccelli palustri
che li diffondono come fanno per altre piante
di ambienti analoghi.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
• http://www.mclink.it/n/tevere/riserva/juncus.htm
Berkeley Sound
FONTI:
• Darwin on-line.org
Cap. IX, pag. 175
Capo Horn
Staten Island
Baia di Woollya
Porto Famine
Capo Deceit
Baia di Buon Successo
Canale di Ponsonby Sound
Isola Stewart
Stretto di Le Maire
Canale Beagle
Isola di Wollaston
Capo San Diego
Stretto di Magellano
Canale Beagle
Coordinates: 54°52′32″S, 68°08′11″W
Il canale è lungo 150
miglia e largo tre nei
punti più stretti. Ha
preso il nome dalla
nave Beagle che vi
compì due viaggi di
esplorazione
idrografica: uno sotto
il comando di King e
uno sotto quello di
Fitz Roy.
“Questo canale, che era stato scoperto dal capitano Fitz
Roy durante il suo precedente viaggio, è la caratteristica
più notevole nella geografia di questa regione, o forse
anche di qualsiasi altra; si può paragonare alla valle di
Lochness, nella Scozia, con la sua serie di laghi e di
piccole baie.”
FONTI:
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/i
• Wikipedia, l’enciclopedia libera
Cap. X, pag. 203 e seguenti
Baia del Buon Successo
Cap. X, pag. 190
“La baia consiste in un bello specchio d’acqua circondato per
metà da basse e arrotondate montagne di argilloscisti,
ricoperte fino al margine dell’acqua di una densa foresta
tenebrosa. Un semplice sguardo al paesaggio fu sufficiente a
mostrarmi quanto profondamente diverso fosse da qualsiasi
altro che avessi mai veduto.”
(Darwin, pag. 190)
FONTI:
http://www.athenapub.com/goodscmp.jpg
http://images.google.it/imgres?imgurl=http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/32/View_of_a_Vill
age_in_the_Bay_of_Good_Success,_in_the_Island_of_Terra_del_Fuego.jpg
Porto Famine
Cap. X, pag. 195
FONTI:
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/i
Capo Horn
Capo Horn viene spesso descritto come il punto più
meridionale del Sud America. È situato nell'arcipelago
della Terra del Fuoco. Il punto più meridionale della
massa continentale è Capo Froward. Circa Km 100
sudovest dal Capo Horn si trovano le piccole Isole
Diego Ramirez, che pure possono essere considerate
il punto più meridionale del Sud America.
Cap. X, pag. 197 e seguenti
Il capo venne doppiato per la prima volta dagli europei il 26 gennaio 1616. L'impresa riuscì alla spedizione
olandese di Willem Schouten e Jacob Le Maire. Essi lo battezzarono Kaap Hoorn in onore della città di Hoorn,
luogo di nascita di Schouten. Il nome spagnolo del luogo deriva dall'olandese: Cabo de Hornos.
Capo Horn è famoso a causa delle cattive condizioni meteorologiche che rendono difficile doppiarlo con delle navi
a vela. Le acque aperte del Passaggio di Drake, a sud del capo, offrono ampi spazi di manovra, mentre lo stretto
di Magellano, attraverso le isole della Terra del Fuoco, può offrire un passaggio lento e difficoltoso.
“[…] e vedemmo a prua questo famoso promontorio nel suo aspetto più appropriato, velato dalla nebbia e con
l’indistinto profilo circondato da una bufera di vento e di acqua.”
(pag. 197)
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/images/pl95.jpg
Baia di Woollya
Cap. X, pag. 206
Questa è la baia dove
incontrano la tribù di Jemmy
Button; al loro arrivo, il 23
gennaio 1834, la sua famiglia
non è presente ma viene presto
avvisata da altri indigeni.
FONTI:
• http://etext.library.adelaide.edu.au/d/darwin/charles/images/pl95.jpg
•http://images.google.it/imgres?imgurl=http://www.asap.unimelb.edu.au/bsparcs/covingto/gifs/woollya.gif&imgrefur
l=http://www.asap.unimelb.edu.au/bsparcs/covingto/chap_4.htm&start=2&h=200&w=439&sz=102&tbnid=GLKEP7yB0VoGM:&tbnh=58&tbnw=127&hl=it&um=1&prev=/images%3Fq%3Dwoollya%2Bbay%26svnum%3D10%
26um%3D1%26hl%3Dit%26rlz%3D1T4ADBF_itIT219IT220%26sa%3DN
Isola di Santiago
Port Desire
Rio Negro
San Julian
Valparaiso
Stretto di Magellano
Coordinate: 53°28′51″S 70°47′00″W
Cap. IX, pag. 169 e seguenti
Lo Stretto di Magellano è un percorso navigabile immediatamente a sud della
massa continentale del Sud America. Si può sostenere che lo stretto sia il più
importante passaggio naturale tra l'Oceano Pacifico e l'Oceano Atlantico, ma è
considerato una rotta difficile da percorrere a causa del clima inospitale e della
strettezza del passaggio. Fino al completamento del Canale di Panamá nel
1914, lo Stretto di Magellano era spesso l'unico modo sicuro di spostarsi tra
l'Atlantico e il Pacifico.
Protette dalla Terra del Fuoco a sud e dal continente
sudamericano a nord, le navi attraversavano con relativo agio,
evitando i pericoli del Passaggio di Drake. Il Passaggio di Drake è
quell'estensione relativamente stretta di oceano che separa Capo
Horn (la punta meridionale del Sud America) dall'Antartide, le cui
acque sono notoriamente turbolente, e sono frequenti il ghiaccio e
gli iceberg. Ferdinando Magellano divenne il primo europeo a
navigare lo stretto nel 1520, durante il suo viaggio di
circumnavigazione del globo. Poiché le navi di Magellano vi
entrarono il 1 novembre, venne chiamato in origine Estreito de
Todos los Santos (Stretto di Ognissanti).
Questo passaggio venne attraversato dai primi esploratori,
Ferdinando Magellano, Francis Drake e Charles Darwin, tra gli
altri. Anche i cercatori durante la corsa all'oro californiana nel 1849
usarono questa rotta.
Arenaria
Cap. IX, pag. 183
L'arenaria o arenite (pietra arenaria se intesa come materiale
lapideo) è una roccia di origine sedimentaria composta da granuli
delle dimensioni di una sabbia. I granuli possono avere varia
composizione, in funzione dell'area di provenienza. Tra i grani più
resistenti all'abrasione ricordiamo il quarzo che, proprio per la sua
resistenza, è uno dei costituenti più comuni di queste rocce. I granuli
sono tra loro legati da un cemento che comunemente è carbonato di
calcio, silice o ossido di ferro.
Il materiale che solitamente si trova fra i granuli si chiama matrice, quando però, tale materiale è
cristallizzato prende il nome di cemento. La quantità di matrice/cemento è molto importante in
quanto permette di poter classificare le arenarie:
• mudstone - se la matrice è presente in percentuali maggiori del 75%
• wacke - se la matrice è presente in percentuali comprese fra il 75% e il 50%
• subwacke - se la matrice è presente in percentuali comprese fra il 50% e il 15%
• arenite - se la matrice è presente in percentuali inferiori al 15% o se è presente cemento
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Argilloscisti
Cap. IX, pag. 183 – Cap. X, pag. 190
Colore scuro, grana finissima, notevole scistosità con
facile fissilità in lastre sottili.
COMPOSIZIONE: hanno la stessa composizione
delle rocce da cui provengono (quarzo, mica,
sostanze argillose e minerali accessori).
Sono presenti in alcune limitate aree dell'Appennino
ligure.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Diorite
Cap. X, pag. 197
È un tipo di roccia intrusiva di colore tra il grigio e il grigio scuro a struttura intermedia tra il granito e il
gabbro, principalmente composta di plagioclasio feldspato,( tipicamente andesite),ornablenda, e/o
pirosseno. Può variare tra il nero e il blu-grigio con una prevalenza verdastro.
L'uso nell'antichità
La Diorite è una roccia estremamente dura, molto difficile da lavorare e da scolpire. Ed è così dura che
antiche civilizzazioni, come gli antichi Egizi usavano sfere di diorite per lavorare il granito. La sua
durezza, tuttavia, non ha impedito a questa civiltà di lavorarla finemente realizzando vasi e intarsi di
pregevolissima fattura.
Siti geologici
La Diorite è una roccia piuttosto rara : la si può
trovare vicino a Sondrio, in Italia, in Turingia e
Sassonia in Germania ; in Finlandia, in Romania ,
nel nord-est della Turchia, nella Svezia centrale,
in Scozia, e nella cordigliera delle Ande, nell'isola
di Guernsey e nelle province Basin and Range
del Minnesota negli Usa.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Granito
Cap. IX, pag. 174
Le rocce ignee intrusive formate in prevalenza da feldspati alcalini e da quarzo costituiscono la
famiglia dei graniti in senso ampio. La presenza di quarzo come componente fondamentale, in
quantità comprese fra il 20% e il 40% (anche il 10% secondo alcuni autori), è caratteristica di questa
famiglia di rocce intrusive, e indica la loro cristallizzazione da un magma molto ricco in silice(e
subordinatamente anche di allumina e di alcali) in confronto alle quantità di ferro, magnesio e calcio.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Morena
Cap. X, pag. 209
Una morena è un accumulo di detriti rocciosi causato dall'erosione di un ghiacciaio nel suo
scorrimento verso valle.
Si possono distinguere alcuni tipi di morene:
morene laterali, situate a fianco del ghiacciaio.
morene mediane, dovute al confluire di due valli glaciali.
morene di fondo, formate da materiale precipitato a valle.
morene frontali, disposte davanti alla lingua di ghiaccio, tipicamente a forma di anfiteatro.
morene di ablazione, causate dal deposito di detriti a seguito del suo scioglimento (ablazione).
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Porfido
Cap. IX, pag. 174
Il porfido è una roccia vulcanica effusiva: le più diffuse sulla crosta terrestre sono
ingnimbriti riolitiche e riodacitiche. Il porfido, petrograficamente, è formato da una pasta
vetrosa o microcristallina di fondo, che ne costituisce più del 65% nella quale sono
immersi piccoli cristalli (pezzatura 2/4 mm) in percentuale variabile tra il 30/35%. I
cristalli più abbondanati sono quelli di quarzo, tanto che alla roccia viene attribuita anche
la denominazione di "porfido quarzifero".
Applicazioni:
Questo tipo di pietra viene spesso utilizzata per applicazioni all'esterno poiché è molto
resistente sia al forte freddo sia a temperature decisamente elevate. Lo possiamo
trovare perciò in particolare in vari tipi di pavimentazioni (dai sanpietrini a lastre di
modeste dimensioni) come anche utilizzato per rivestimenti, pareti ventilate, targhe, ...
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Micascisto
Cap. X, pag. 209
Caratteri distintivi
Chimismo
siliceo
Origine
da rocce sedimentarie - solitamente
peliti - di composizione generalmente
acida
Minerali componenti
quarzo, micce e altri minerali che
caratterizzano il tipo di micascisto (es:
granato, cloritoide, cianite, ecc)
Il colore può variare dal grigio argento al bruno anche molto scuro, in funzione dell'abbondanza della
biotite. Compaiono praticamente in tutte le aree interessate dal sollevamento orogenico, ma
particolarmente in quelle ove l'erosione ha messo in luce gli strati più profondi.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Quarzo
Cap. IX, pag. 176
Il quarzo è il minerale più abbondante nella crosta
terrestre (circa il 12% del suo volume).
In passato tale minerale si chiamava "ghiacciolo" ovvero
"cristallo" (da crio = freddo). Gli antichi greci ritenevano
infatti che si trattasse di ghiaccio così freddo da non
poter più essere scongelato.
Il quarzo è un costituente comune delle rocce sialiche,
tra le quali il più conosciuto è il granito; è abbondante
anche come componente delle rocce sedimentarie,
preferenzialmente nelle arenarie a causa della sua
elevata resistenza alla degradazione chimica da parte
agenti atmosferici ed alla sua insolubilità all' acqua.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Basalto
Cap. IX, pag. 168
Il basalto è una roccia di origine vulcanica, magmatico effusiva basica, di colore
scuro o nero con un contenuto di silice (SiO2) relativamente basso (minore del
50% solitamente). E' composta da plagiocasi e pirosseni calcici e sovente olivina.
Quindi sono rocce ricche in calcio. I basalti sono rocce mesocrate, pesanti, tenaci
e resistenti ed hanno una struttura porfirica, microcristallina o vetrosa.
Esso proviene da un magma solidificatosi velocemente a contatto dell'aria o
dell'acqua ed è la principale roccia costituente la parte superiore della crosta
oceanica.
Le lave basaltiche avendo infatti scarsa viscosità fluiscono velocemente
all'esterno dove possono ricoprire aree molto estese (per esempio i "plateaux" del
Deccan in India che si estendono per 600.000 km²). Il raffreddamento della
massa magmatica provoca la riduzione in volume della stessa, che viene
compensata tramite l'apertura di una rete di fratture poligonali che generano una
tipica struttura a colonne basaltiche (generalmente esagonali), tendenzialmente
disposte perpendicolarmente alla superficie che delimita il corpo magmatico, e da
cui procede il raffreddamento. La temperatura di eruzione del basalto è in genere
compresa fra i 1100 ed i 1250 gradi centigradi.
FONTI:
• Wikipedia, l'enciclopedia libera
Scarica

E_IX_X