Bilancio al 31.12.2012
Allegati
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Consulta Nazionale Antiusura "Giovanni Paolo II" o.n.l.u.s. - Via dei Gesuiti, 20 - 70122 Bari - C.F.: 93254960722
tel: 0805235454 - fax: 0805225030 - sito web: www.consultantiusura.it - e-mail: [email protected]
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Allegato 1
Bilancio al 31.12.2012
(Sintesi)
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Allegato 2
Bilancio al 31.12.2012
PRO-MEMORIA
INCONTRO CON IL SOTTOSEGRETARIO AL MINISTERO DELL’INTERNO
PREFETTO CARLO DE STEFANO
ROMA, 11 GENNAIO 2012
PREMESSA
La Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, operante da oltre quindici anni, è una
organizzazione non lucrativa di utilità sociale di ispirazione cristiana che associa 28 Fondazioni Antiusura,
attive sull’intero territorio nazionale, aventi ognuna il riconoscimento giuridico regionale ed iscritte
nell’apposito Elenco tenuto dal Ministero dell’Economia e Finanze. Esse promuovono la solidarietà alle
vittime dell’usura, la prevenzione del fenomeno, l’uso responsabile del denaro e la cultura della legalità.
Nel corso della loro esperienza ventennale, le Fondazioni Antiusura riunite nella Consulta Nazionale
hanno consolidato un modello efficace di sostegno alle famiglie in condizioni di indebitamento patologico,
anche nella sua forma estrema e illegale che è l’usura.
Il servizio delle Fondazioni si è evoluto di pari passo con le varie congiunture economico-sociali che il
Paese ha conosciuto, nella prima metà degli anni Novanta, con la recessione conseguente alla crisi finanziaria
collegata alla perdita di valore della lira, e, nella seconda parte dello stesso decennio, quando le misure di
rientro dal debito pubblico influirono sulla condizione delle famiglie e quindi si rivelò provvidenziale l’entrata
in vigore della legge n. 108 del 1996, fortemente voluta dalle Fondazioni, dalla Consulta Nazionale Antiusura,
e da tutti gli organismi che a suo tempo erano impegnati sulla prevenzione del fenomeno.
L’azione della Consulta e delle Fondazioni associate si è rivelata particolarmente incisiva ed
insostituibile nel periodo conseguente al cambio della moneta con il passaggio all’Euro e, in periodi più
recenti, in conseguenza della tempesta finanziaria e della conseguente recessione.
Ogni anno circa ottomila nuclei familiari sono presi in carico dalle 28 Fondazioni che operano con due
strumenti:
- con i fondi di garanzia trasferiti dallo Stato in virtù dell’art. 15 della legge 108 del 1996 (peraltro non
più alimentati dal 2008 in poi);
- con fondi propri (derivanti dall’8 per mille alla Chiesa Cattolica e da donazioni) verso le famiglie
indebitate per usura o non rientranti nei parametri obbligatori per l’accesso alle misure di cui all’art. 15
della citata legge 108 del 1996.
PROPOSTE
Da tempo questa Consulta richiama l’attenzione del Governo e del mondo istituzionale sulle seguenti
tematiche, fondamentali per la lotta all’usura e al sovraindebitamento. Esse finora sono rimaste insolute
nonostante i diversi interventi effettuati nel corso degli anni:
1) Accesso delle famiglie al Fondo di Solidarietà per le Vittime dell’Estorsione e dell’Usura ai sensi
dell’art.14 della legge 108/96
Riteniamo necessario ed indispensabile, oltre che in armonia con il dettato costituzionale, l’accesso al
Fondo di solidarietà ex lege 108/96 per i soggetti-famiglie non esercenti attività economiche.
La concessione del mutuo alle famiglie usurate, ampiamente garantito dalla capienza del Fondo di
Solidarietà che - come noto - gode di un costante gettito derivante dalla percentuale sui premi assicurativi, non
costituirebbe una misura socio-assistenziale ma uno strumento di solidarietà e, soprattutto, di effettivo
contrasto all’odioso fenomeno dell’usura ormai coinvolgente tutti gli strati sociali.
Abbiamo ampiamente espresso e motivato la nostra proposta di modifica normativa alle Commissioni
Giustizia del Senato e della Camera nell’ambito della proposta di legge riguardante “Disposizioni in materia
di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento”, supportati da un parere
sui profili di costituzionalità a firma di autorevoli docenti di diritto costituzionale (vedi allegati 1 e 2).
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2) Rifinanziamento del Fondo di Prevenzione ex art.15 Legge 108/96 e suo Finanziamento “a regime”
La Consulta e le ventotto Fondazioni associate svolgono la loro opera principalmente nel settore della
prevenzione al fenomeno dell’usura con gli strumenti di garanzia di cui all’art. 15 della Legge 108/96 in
favore delle famiglie in stato di bisogno e a concreto rischio di usura.
Com’è noto, il Fondo per la Prevenzione dell’usura, a differenza del Fondo di Solidarietà, non è dotato
di un finanziamento costante e fino ad ora esso ha potuto operare in virtù di episodici stanziamenti, da ultimo
negli anni 2006 e 2008.
In effetti, il Fondo di Solidarietà dovrebbe essere finanziato in base a quanto previsto dall’art. 1 bis
della Legge 49/2006 (conversione in legge del d.l. 272/2005) intitolato “Finanziamento del Fondo per la
Prevenzione dell’usura”.
L’articolo recita: “le somme del Fondo unificato di cui all’art. 51 della Legge 28/12/2001 n. 448 resesi
disponibili al termine di ogni esercizio finanziario, possono essere annualmente destinate per il
finanziamento del Fondo per la Prevenzione dell’usura, di cui all’art. 15 co. 1 della Legge 7/3/1996 n. 108 e
successive modificazioni. A tale riguardo si provvede con decreto del Ministero dell’Interno adottato di
concerto con il Ministero dell’Economia e Finanze”.
Ad oggi tale previsione normativa non ha trovato una sistematica applicazione, determinando
conseguentemente concrete difficoltà alle Fondazioni antiusura, sia per soddisfare compiutamente gli
interventi di garanzia richiesti, sia per realizzare la programmazione annuale degli ascolti delle persone
indebitate che chiedono non solo consigli ma aiuti concreti per evitare il ricorso all’usura.
È il caso di sottolineare che il Fondo unificato di Solidarietà è in costante incremento con una ingente
capienza e che un finanziamento “a regime” del Fondo ex art. 15 della Legge 108/96 fornirebbe alle
Fondazioni la possibilità di operare con assiduità nel settore della prevenzione.
3) Lotta al gioco d’azzardo
Una particolare attenzione riteniamo debba rivolgersi alle cause che generano l’usura. Tra esse il gioco
in generale, soprattutto perché sta acquistando i connotati dell’azzardo, rivestendo un ruolo di primissimo
piano che favorisce il sovraindebitamento e il ricorso ai prestiti usurai.
Il gioco d’azzardo (pubblico e illegale) nel 2011 ha raggiunto la cifra (parte contabilizzata) di 74
miliardi di Euro, pari a un consumo procapite di 1.220 Euro. Spesa che è pari al 9 per cento del totale dei
consumi globali familiari.
Tutte le Fondazioni antiusura sono da tempo fortemente impegnate in un’opera di sensibilizzazione
all’uso responsabile del denaro e hanno denunciato con forza tutte le sollecitazioni al gioco d’azzardo
(superenalotto, lotterie, win for life, poker online, ed oggi anche la tombola.it...) che sottraggono denaro alle
famiglie.
La Consulta Nazionale Antiusura ha sottolineato tale pericolo anche alla Commissione Parlamentare
Antimafia nel corso di una audizione avuta il 27 aprile 2010 evidenziando il ruolo che la criminalità
organizzata ha investito in quest’attività, non solo con le scommesse illegali, ma anche con quelle legali (vedi
allegato 3).
Quella del gioco d’azzardo è una insormontabile ipoteca per ogni intervento che voglia farsi carico delle
enormi difficoltà delle famiglie e per ogni essenziale misura di welfare. In questo senso appare prioritario il
riconoscimento governativo della dipendenza psicologica da gioco d’azzardo (definita dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità come G.A.P.) in modo da determinare due conseguenze: a) il diritto alla terapia da parte
del SSN; b) il giudizio di responsabilità civile per i concessionari del gioco d’azzardo, con conseguente
risarcibilità dei danni patiti dalla persona affetta da G.A.P..
Confidiamo in un Suo convinto interessamento ed intervento affinché si realizzino i punti di cui
sopra così da poter dare una concreta risposta alle Fondazioni Antiusura già operanti e che versano in
difficoltà per proseguire l’attività di prevenzione all’usura, per poter favorire l’avvio operativo di altre
Fondazioni e per eliminare la disparità al limite della incostituzionalità fra assistenza ai soggetti usurati
ed esercenti attività economiche (assistiti dall’art. 14 L. 108/96) e le famiglie escluse dagli stessi benefici.
Il Presidente
P. Massimo Rastrelli s.j.
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Il Segretario Nazionale
Mons. Alberto D’Urso
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Allegato 3
Bilancio al 31.12.2012
Bari, 12 dicembre 2012
Prot. 111/12
A Sua Eccellenza Illustrissima
Prefetto dott.ssa Elisabetta Belgiorno
Commissario Straordinario del Governo
per il coordinamento delle iniziative
antiraket e antiusura
Via Cavour, 6
00100 - ROMA
Oggetto: Richiesta inserimento Fondazioni Antiusura negli Organismi per la composizione delle
crisi da sovraindebitamento - DDL C.5626.
Eccellenza Illustrissima,
con la presente intendiamo sottoporre alla Sua attenzione la tematica relativa alla
istituzione degli Organismi per la composizione delle crisi da sovraindebitamento come previsti dal DDL
C.5626 ora in discussione alla Camera e il ruolo che le stesse Fondazioni Antiusura possono svolgere in
tale ambito proprio in considerazione di quanto previsto dalla L.108/96 che ha riconosciuto tali Enti
deputati ad intervenire in funzione sostitutiva dello Stato nella prevenzione al fenomeno dell’usura,
riconoscimento consacrato anche dalla presenza di due esponenti delle Fondazioni nel Comitato di
Solidarietà ex lege 44/99.
In tale ottica legislativa, la novità normativa di questi mesi non ha fatto altro che riconoscere la
fondatezza del modus operandi che già dal 1996 le Fondazioni antiusura – aderenti alla Consulta
Nazionale – hanno utilizzato nella loro operatività nel perseguire la finalità di ristrutturare il debito
consentendo il riequilibrio dell’economia familiare.
L’esperienza sino ad oggi maturata dalle Fondazioni, che si avvalgono di professionisti volontari e
competenti nella pianificazione della ristrutturazione del debito, oltre che in un’azione di tutoraggio
nell’esecuzione del piano di risanamento, sono state di fatto escluse dal novero degli Organismi di
composizione delle crisi da sovraindebitamento dato che il ddl S.3533 (di Conversione del D.L. del
18 ottobre 2012 n.179) ora in esame alla Camera C.5626 presso la X Commissione permanente Industria, Commercio, Turismo-, in modifica del D.L. richiamato considera solo gli Enti pubblici.
Ci permettiamo, perciò, di sottolineare una evidente anomalia in quanto le Associazioni e le
Fondazioni antiusura si pongono di diritto tra gli Organismi riconosciuti dallo Stato con funzione
pubblica, proprio perché riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura e iscritte
nell’apposito registro tenuto dal Ministero dell’Economia e Finanze, e quindi destinatarie dei Fondi
statali ex art. 15 legge 108/96.
A tal fine la Consulta Le chiede di intervenire, nella Sua qualità di Commissario Governativo,
affinché possa essere colmata questa lacuna legislativa mediante la espressa previsione delle Fondazioni
Antiusura - che tra l’altro operano gratuitamente - tra gli Organismi di composizione delle crisi da
sovraindebitamento.
Certi di un Suo positivo e accorato intervento, nel precipuo interesse dei soggetti sovra indebitati e a
rischio di usura, Le auguriamo i nostri migliori auguri per un Santo Natale.
Il Presidente
Padre Massimo Rastrelli S.J.
Il Segretario Nazionale
Mons. Alberto D’Urso
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Allegato 3-bis
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Prot. 112/12
Bari, 12 dicembre 2012
a mezzo e-mail
ALLE FONDAZIONI ASSOCIATE
LORO SEDI
Oggetto: Organismi per la composizione delle crisi da sovraindebitamento.
Il provvedimento di cui all’oggetto è stato sin dall’origine seguito da parte nostra con vigile
attenzione attraverso le diverse modifiche che nel corso degli anni sono state apportate.
Diversi sono stati gli interventi che la Consulta ha effettuato negli ambiti più disparati ed in
occasione dei convegni organizzati sugli argomenti di interesse per la nostra attività.
Per ultimo, all’inizio del corrente anno, la problematica è stata sottoposta all’attenzione del
Sottosegretario agli Interno Prefetto De Stefano, nel corso di un incontro con lui avuto presso il Ministero ed
al quale facemmo seguire un pro-memoria scritto.
Eravamo fiduciosi nella soluzione positiva della nostra richiesta in quanto, dopo altalenanti
versioni, nel decreto legge 18/20/2012 n. 179 relativo a “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”
all’art. 15 relativo agli Organismi di composizione delle crisi, si stabiliva che «Possono costituire organismi
per la composizione delle crisi da sovraindebitamento enti pubblici e privati ... ». Le nostre Fondazioni
sarebbero potute rientrare tra gli enti privati pur in attesa di verificare le condizioni che sarebbero state
fissate con il Regolamento da emettersi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto.
Il 6 dicembre u.s., presso il Senato della Repubblica, in sede di conversione del decreto legge
179/2012, con un “colpo di mano”, nel comma 1 dell’art. 15 sono state escluse le Fondazioni Antiusura e il
nuovo testo recita: «Possono costituire ... enti pubblici dotati ... ».
Il testo così formulato è stato inviato per l’approvazione alla Camera presso la X Commissione
Permanente Industria, Commercio e Turismo.
Continueremo ad insistere affinché le nostre Fondazioni, che da anni svolgono meritoriamente
l’attività di ristrutturazione del debito familiare, facciano parte degli organismi deputati a tale attività, pur
non nascondendoVi le difficoltà che ormai si frappongono, anche in considerazione del clima politico
attuale.
Vi alleghiamo la lettera con la quale abbiamo chiesto l’intervento del Commissario Governativo
affinché possa essere riconsiderato il ruolo delle Fondazioni per la funzione pubblicistica a cui già sono
chiamate ai art. 15 L.108/96.
Siete invitate, pertanto, ad appoggiare l’iniziativa in tutte le sedi che ritenete opportune in sintonia
con l’attività di rete che svolgiamo e al contempo di sollecitare lo stesso Commissario Governativo
Prefetto dott.ssa Elisabetta Belgiorno ai seguenti riferimenti:
Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed
antiusura Via Cavour, 6 00184 – ROMA – fax 06/46549701- Email: [email protected] Vi
formuliamo i nostri più sinceri e cordiali auguri per il Santo Natale e per il Nuovo Anno.
Il Segretario Nazionale
Mons. Alberto D’Urso
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Allegato 4
Bilancio al 31.12.2012
AUDIZIONE ALLA XII COMMISSIONE PERMANENTE AFFARI SOCIALI
CAMERA DEI DEPUTATI
Indagine Conoscitiva su
Aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d’azzardo
Roma, 27 Marzo 2012
Ringrazio di cuore, a nome della Presidenza e del Consiglio Direttivo della Consulta Antiusura, i
membri della Commissione Affari Sociali della Camera, in particolare il suo Presidente, On. Giuseppe
Palumbo, per l’audizione che ci è stata riservata.
La Consulta che dal 1995 riunisce un numero crescente di Fondazioni Antiusura in Italia (attualmente
28 con centinaia di Centri di Ascolto presenti in ogni Regione), approfondisce, con continuità di metodo, il
tema del gioco d’azzardo, sia quello autorizzato dallo Stato, sia quello illegale, osservandone l’evoluzione
nella società e il trattamento ad esso riservato dalle Istituzioni Pubbliche.
A cura del prof. Fiasco, già consulente della Consulta Nazionale Antiusura nel Marzo del 2000, è stata
realizzata e diffusa una prima Ricerca «Sull’Inflazione del Gioco d’Azzardo in Italia. Possibili scenari»
(allegato n.1).
Nella presentazione della suddetta Ricerca segnalavo:
«[…]una crescente propensione degli italiani per i giochi d’azzardo, le scommesse e le lotterie. Di
gioco ormai ci si ammala e si muore. In Italia l’80% degli adulti sfida la sorte e sono centinaia di migliaia le
persone colpite da questa sindrome psicologica.
Ne parlano oggi tutti i giornali e qualche studioso annota che le sindrome da gioco è nei casi più gravi
“una patologia psichiatrica come la cleptomania” (Luigi Ravizza del Dipartimento di neuroscienze
dell’Università di Torino).
Tra i responsabili del fenomeno certamente ci sono le istituzioni e tra esse innanzitutto rappresentanti
del Governo che pur di raggiungere il fine - assicurare nuovi introiti allo Stato - fanno ricorso a qualsiasi
mezzo.
Questa “allegra via del gioco” ha trovato nei media e nella televisione un quotidiano riferimento di
aggiornamento, di stimolazione e di incitante partecipazione.
La inarrestabile sete del gioco ha i suoi rappresentanti anche nel mondo parlamentare, che attraverso
autorevoli “apostoli” interessati a diffondere il fenomeno hanno avanzato 84 proposte di legge per arricchire
il territorio nazionale di nuovi casinò - almeno uno per ogni regione - giustificando la richiesta per assicurare
lavoro, promuovere il turismo, combattere la disoccupazione, ecc…
Per questi onorevoli nostri rappresentanti hanno poco valore le relazioni presentate alle Commissioni
Parlamentari di merito dal Procuratore Nazionale Antimafia dott. Piero Luigi Vigna, preoccupato – non
senza motivo – della connivenza tra il mondo che ospita i casinò e quello della malavita organizzata e del
riciclaggio di denaro sporco.
Deve far riflettere che su Internet ci sono già oltre 450 casinò virtuali e non pochi di questi sono una
vera truffa su cui si può giocare anche un miliardo!
Alla febbre nazionale del Superenalotto, presente su tutto il territorio nazionale, è collegata la
proliferazione di video giochi che calamitano clienti in oltre centomila bar e sale da gioco.
Scattano ormai denunzie e sequestri perché è accertato che dietro questo lucroso giro di affari si
nasconde la malavita con la sua rete organizzativa e una crescente manovalanza assoldata facilmente tramite
intimidazioni, ritorsioni, paure, frutto di situazioni di indebitamento da cui le vittime non sanno e non possono
più uscire.
A questa realtà si sposa una dilagante ed irresponsabile cultura permissiva che è alla base del
“mercato ufficiale delle illusioni”.
È urgente una regolamentazione, un ripensamento e un diverso orientamento.
I nostri Centri d’Ascolto nelle Fondazioni Antiusura registrano un crescente numero di persone,
vittime del gioco, non di rado a rischio di usura o già vittime degli usurai. Queste persone si sentono fallite,
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deluse, confidano di essere a rischio per la loro sicurezza, temono per i loro familiari, sono disperate per i
loro debiti, incapaci di svincolarsi dal laccio di schiavitù che devono subire con i loro servizi di manovalanza.
Ci sembra poco credibile come maestro di vita questo nostro Stato che da una parte invita i suoi
cittadini ad alimentare la cultura della legalità e della sobrietà e poi, dall’altra, si sente impegnato in prima
fila a promuovere sempre nuove possibilità di giochi dando vita alla cultura dello “spreco” del denaro che ha
uno stretto rapporto con tante tragedie personali, familiari, commerciali, con il mondo dell’illegalità,
alimentando nelle persone più fragili o più avide, speranze quasi sempre frustrate e sogni di un avvenire
baciato dalla fortuna! […].
La facciata del “Mondo della Fortuna” è scintillante e lussuosa, ma dentro c’è “il vuoto”, il non senso,
il disorientamento, il fallimento di tante vite che ci interpellano, che denunziano i responsabili della nostra
vita sociale.
Siamo tutti chiamati ad interrogarci su questo mercato delle illusioni.
Consegniamo la Ricerca del prof. Fiasco a quanti hanno responsabilità di Governo ed educative in
particolare: anche ai nostri Vescovi.
Impegnati nella lotta all’usura, attraverso il servizio delle nostre Fondazioni, ci siamo sentiti
particolarmente interpellati a diagnosticare la realtà di questo fenomeno sociale che è diffuso in ogni regione
d’Italia. Mentre manifestiamo il nostro dissenso e le nostre preoccupazioni, proponiamo e promuoviamo un
diverso modo di vivere ispirato dal nostro contatto con le vittime dell’usura, legato alla educazione per l’uso
responsabile del denaro. Noi insegniamo che è pericoloso “fare il passo più lungo della gamba” e che questa
dilagante cultura permissiva non promette nulla di buono.
Ci sentiamo in questa veste voce della Società Civile e della Comunità Ecclesiale che in questo Anno
Giubilare (siamo nel 2000) propone a tutti di collaborare per spezzare le catene di ogni tipo di schiavitù,
anche “della sindrome da gioco”».
Siamo rimasti purtroppo “profeti inascoltati ma lungimiranti”!
Infatti negli allegati Atti del Convegno “Dieci anni di Solidarietà” (allegato n.2), a cinque anni
dall’indagine citata, il 22 Novembre 2005 a Roma, presenti il Sottosegretario all’Interno Mantovano, il prof.
Giovanni Conso, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, altri rappresentanti del mondo politico ed
ecclesiale,
1)
denunziavo «se i responsabili della vita sociale continueranno ad ignorare il dramma del
sovraindebitamento e lo faciliteranno orientando le persone a disperate fonti alternative del lavoro
(azzardo) che non raramente manca…, ogni analisi della diffusa piaga dell’usura sarebbe falsa e
inutile» (pag. 66);
2)
risottolineavo che i debiti di gioco rappresentavano una delle cause principali dell’indebitamento (pag.
68), affermando tra l’altro: «la crescita del dato gioco è preoccupante: spesso costituisce l’anticamera
al mondo degli usurai. Ogni famiglia italiana spende in media 1.000 euro l’anno in superenalotto,
totocalcio, lotto, gratta e vinci, casinò, Bingo… Queste forme di ricerca della fortuna sono delle vere e
proprie tasse sulla povertà. Il Bingo, per esempio, ha un gettito inversamente proporzionale al reddito
dei giocatori e colpisce non soltanto le risorse ma anche le abitudini sociali delle nostre famiglie» (pag.
72).
3)
A seguire negli stessi Atti, il prof. Fiasco denunziava anch’egli come causa del ricorso al prestito
usuraio il gioco d’azzardo, «che ha segnato un vero e proprio boom in dieci anni, se si considera che il
gioco d’azzardo è diventato un consumo di massa per effetto delle politiche pubbliche che hanno
incrementato in modo fantastico l’offerta.
L’usura sui giocatori non riguarda più l’élite dei gamblers, cioè dei frequentatori dei casinò pubblici o
delle bische clandestine, ma una vastissima popolazione che nel solo anno 2004 ha impiegato ben 24
miliardi di euro nell’aderire alle varie forme di gioco e scommesse distribuite nei quartieri».
I rilievi riportati sono il frutto delle analisi collegate all’attività delle Fondazioni Antiusura, presenti sul
Territorio italiano, che incontrando le persone, già fotografavano, tra le cause dell’usura, l’azzardo.
Le Fondazioni (alcune almeno) avevano cominciato ad operare dal 1994 (quella di Padre Rastrelli a
Napoli dal 1991) e ben presto hanno “scoperto” il fenomeno dell’usura legato ai debiti di gioco.
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Bilancio al 31.12.2012
Nel Relazione al Bilancio al 31 dicembre 2005 della Fondazione S. Nicola e SS. Medici di Bari
(allegato n.3), con riferimento all’azzardo, rilevavo ancora come in un corposo opuscolo, a cura
dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, dal titolo “Il buon gioco: parliamo di gioco, parliamo
di cose serie”, l’editoriale, a cura del Direttore, riportava queste affermazioni: «il mondo dei giochi, quel
mondo che sa aprire al gusto del divertimento e del tempo libero milioni di persone, per schiudere ai più
fortunati orizzonti di vita sino a poco prima impensabili […]».
Denunziando ancora una volta questa pubblicità ingannevole scrivevo che la Fondazione Antiusura San
Nicola e Santi Medici: «non condivide queste iniziative promosse dallo Stato in materia di giochi, come
sottolineato in altre sedi» e raccogliendo i dati riportati nello stesso opuscolo registravo i seguenti introiti:
- Videopoker e apparecchi di intrattenimento con vincita in denaro: 10,5 Miliardi di euro
- Apparecchi di intrattenimento senza vincita in danaro: 770 Milioni di euro
- Bingo: 1,6 Miliardi di euro
- Totocalcio e Totogol: 310 Milioni di euro
- Lotterie: 1,3 Miliardi di euro
- Lotto: 7,25 Miliardi di euro
- Superenalotto: circa 2 Miliardi di euro
- Scommesse ippiche: oltre 2 Miliardi di euro
Le cifre, riportate in questa fonte - certamente non al di sopra di ogni sospetto - confermano l’Italia al
secondo posto (allora! ora siamo al primo posto!) nella classifica mondiale del mercato delle scommesse, con
il 9% del business globale. I bilanci ci confermano un popolo di navigatori, santi… e giocatori. Guidiamo la
classifica mondiale della spesa pro-capite per giochi pubblici di alea come lotterie, totocalcio, slot-machines e
gratta e vinci con ben € 271 a testa (ora siamo ad oltre € 1200 a testa).
I dati su esposti dimostrano che lo Stato aveva interesse ad alimentare questo “falò delle speranze” con
conseguenze assai dannose e sempre più numerose. I Centri di Ascolto per giocatori d’azzardo delle nostre
Fondazioni conoscono numerose vittime, tra persone, famiglie e aziende, che hanno bruciato i propri risparmi.
Alle sedute terapeutiche per il recupero di queste vittime partecipano i familiari, che vivono il dramma in
prima persona ed in maniera angosciosa, il più delle volte ignari di tutto. La Fondazione, “vox clamans in
deserto”, sottolinea e conferma per questo l’equazione “più giochi = più indebitamento”» (pagg. 22-23).
Malgrado queste denunzie del fenomeno, tanti uomini politici non solo hanno fatto orecchie da
mercante ma si sono “rivelati” come persone interessate all’apertura di altri casinò in Italia, tanto da… mettere
in crisi i gestori dei casinò esistenti, preoccupati dal lancio di nuove proposte di gioco.
Ribadisco: fummo profeti lungimiranti e inascoltati!
Oggi (dopo 7 anni dal 2005) il gioco d’azzardo si è ulteriormente diffuso grazie ad una ingigantita
propaganda sempre più ingannevole e delittuosa.
Come giustificare la campagna dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato “Giovani e
Gioco” nelle scuole italiane? (allegato 4).
L’immagine dello Stato viene sfigurata nel giudizio comune della gente, che ormai lo definisce “Stato
biscazziere” (cfr. rassegna stampa allegata, n.5. In realtà fu il Card. Tettamanzi a usare questo aggettivo per la
prima volta in una Tavola Rotonda del 2006 a Genova).
L’intervento a seguire del prof. Fiasco confermerà i pronostici del 2005.

A conclusione del mio intervento:
- rilevo come sia necessario da parte dello Stato legiferare per mettere uno stop alla pubblicità
ingannevole e regolamentare la diffusione dell’azzardo che ormai è la terza industria d’Italia dopo l’ENI e
la FIAT, miniera d’oro per la criminalità organizzata, soprattutto per il business delle macchinette, un
fenomeno che risucchia milioni di euro ogni anno, che distrugge persone (si ha idea esatta del numero dei
suicidi motivati da debiti per azzardo?), rovina famiglie (si ha idea di quante separazioni coniugali ha
provocato l’azzardo?), ingrassa gli usurai e il mercato dello strozzo (si ha idea del numero degli usurai e della
manovalanza di cui possono usufruire attraverso le persone sotto schiaffo?).
Sappiamo che le vittime dell’azzardo sono oltre 900.000, e che hanno il diritto di essere curate e non
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Bilancio al 31.12.2012
ulteriormente beffate con spot cinici come “gioca il giusto”, “lasciatemi giocare con la chitarra in mano”, “chi
non gioca è un bacchettone”, e con il coinvolgimento irresponsabile di personaggi dello sport o dello
spettacolo…
- Sottolineo che ci deludono verdetti come quelli del TAR di Verbania che multa il sindaco “anti
slot-machine”. A riguardo, consegniamo in allegato (n. 6) questo commento condiviso con Alea e AND che
in data odierna è stato inviato alla Stampa e come Lettera Aperta al Presidente della Repubblica, al Presidente
del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, al Ministro dell’Interno, al Ministro della Salute, al
Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, ai Senatori e Deputati della Repubblica.
Gli eventi sopra descritti non possono che suscitare perplessità e sconcerto.
Nella sentenza 513/2011 pronunciata dalla II sez. del TAR Piemonte, il giudice, nella sua apparente
fondatezza in termini di competenza dello Stato, ignora l’obbligo di seguire sempre un’interpretazione
costituzionalmente adeguata. Nel caso di specie sono stati ignorati sia l’art. 118 Cost. che attribuisce ai
Comuni determinate competenze amministrative, sia gli artt. 30 e 31 Cost. che attribuiscono alla “Repubblica”
i compiti di tutelare i minori e di aiutare le famiglie in tale prospettiva. Un giudice che ignora tali profili,
soffermandosi su aspetti meramente formali di presunta assegnazione del tema all’ambito della distribuzione
delle competenze legislative, viene meno alla funzione di rendere giustizia individuando i rapporti sostanziali
sottostanti e le finalità di interesse pubblico perseguite dal Comune. La vicenda è sintomatica di una tendenza
a chiudere il problema dei rischi insiti nel gioco d’azzardo in una dimensione formale che lascia in ombra
ingiustamente la tutela dei minori.
Tuttavia la sentenza stessa denuncia un grave vuoto normativo da colmare immediatamente.
Che la questione non sia da trattarsi esclusivamente sotto il profilo dell’ordine pubblico è
sostenuto anche dalla recente sentenza n. 300 del 10.11.11 della Corte costituzionale nel giudizio di
legittimità costituzionale degli artt. 1 e 2 della legge della Provincia autonoma di Bolzano 22 novembre 2010,
n. 13 (Disposizioni in materia di gioco lecito), promosso con ricorso dal Presidente del Consiglio dei ministri
il 25 gennaio.
Secondo il Giudice delle leggi, le caratteristiche evidenziate in questo procedimento valgono a
differenziare le disposizioni impugnate dal contesto normativo, in materia di gioco rendendo la normativa
provinciale in esame non riconducibile alla competenza legislativa statale in materia di «ordine pubblico e
sicurezza»; materia che, per consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale, attiene alla «prevenzione
dei reati ed al mantenimento dell’ordine pubblico», inteso questo quale «complesso dei beni giuridici
fondamentali e degli interessi pubblici primari sui quali si regge la civile convivenza nella comunità
nazionale» (ex plurimis, sentenza n. 35 del 2011).
Al riguardo, nella suddetta sentenza la Corte costituzionale rileva come non possa condividersi l’assunto
del ricorrente, secondo il quale la tutela dei minori – cui le norme regionali censurate sono (tra l’altro)
preordinate – non potrebbe che spettare alla legislazione esclusiva statale, essendo incontestabile che detta
tutela si traduca in un «interesse pubblico primario».
Pertanto, alla luce delle considerazioni svolte, la sentenza del TAR Piemonte non può costituire in alcun
modo un precedente valido e idoneo per impedire agli altri Comuni di perseguire l’interesse pubblico
limitando gli orari di apertura delle sale da gioco ed al Parlamento di intervenire con norme di chiarimento sul
problema segnalato.
Le nostre richieste.
Chiediamo che il vuoto normativo venga finalmente colmato, sia in modo strutturale, sia con un
provvedimento d'urgenza (decreto legge o almeno una interpretazione autentica del Ministro della Giustizia),
provvedimenti indifferibili che noi invochiamo, stante la criticità della situazione che si è generata
proprio anche a causa di un vuoto normativo.
Infatti, se Parlamento, Senato e Governo continueranno a tacere, a brevissimo le ricadute sulle
numerose amministrazioni comunali che hanno adottato simili provvedimenti e, a cascata, sui cittadini fragili
che tali Comuni hanno inteso difendere mediante l’adozione di tali atti, saranno gravissime e drammatiche.
- Incoraggiamo, pertanto, gli enti locali come la Provincia di Trento, i Comuni di Empoli, Reggio
Emilia e Pavia… che deliberano “mai più licenze vicino a scuole o centri giovanili”.
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- Rilanceremo con maggiore convinzione il Cartello “Insieme contro l’azzardo” costituito il 31
gennaio u.s. presso la sede nazionale della Caritas in Roma. Ad esso hanno già assicurato la loro adesione sia
la stessa Caritas Nazionale e gli Organismi socio-assistenziali della CEI, sia il Forum delle Famiglie, SOS
Impresa, Adiconsum, ALEA, AND, alcune Federazioni rappresentative di realtà economiche… .
- Ci rivolgeremo ancora a tutti gli organi di informazione perché condividano le finalità del Cartello
“Insieme contro l’azzardo” e anche in questa sede ringraziamo quanti già hanno ascoltato il nostro appello
come Avvenire, Famiglia Cristiana, Settimana, ecc. .
- Coinvolgeremo ulteriormente le agenzie educative, in particolare le famiglie, le comunità ecclesiali, le
scuole, riproponendo alla loro riflessione le parole pronunciate il 3 gennaio u.s. dal Card. Bagnasco, Presidente
della CEI, e riportate nei giorni successivi con commenti allarmanti dai quotidiani: «(L’azzardo) è una piaga,
una nuova forma di droga, da cui bisogna guardarsi con estrema determinazione e con grande
consapevolezza».
- Solleciteremo tutte «le istituzioni, a tutti i livelli» perché intervengano su questa «piaga che
corrompe il modo di pensare e quindi i costumi».
Grazie per l’attenzione!
Mons. Alberto D’Urso
Segretario Nazionale
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Allegato 4-bis
Bilancio al 31.12.2012
AUDIZIONE ALLA XII COMMISSIONE PERMANENTE AFFARI SOCIALI
CAMERA DEI DEPUTATI
Indagine Conoscitiva su
Aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d’azzardo
Roma, 27 Marzo 2012
La Consulta Nazionale Antiusura e la questione del gioco d’azzardo
La Consulta che dal 1999 riunisce 28 Fondazioni Antiusura cattoliche ha approfondito, con continuità
di metodo, il tema del gioco d’azzardo (sia per quello autorizzato dalla Stato e sia per quello illegale)
osservandone l’evoluzione nella società e il trattamento a esso riservato dalle istituzioni pubbliche tanto che,
subito dopo, nel marzo del 2000 è stata realizzata e diffusa la prima indagine “Dell’inflazione del gioco
d’azzardo in Italia. Possibili scenari” (che si allega).
Documentano tale attenzione i rapporti di ricerca editati, i convegni di studio dedicati, le relazioni in
sede di assemblea annuale della Consulta e le conferenze tenutesi in diverse sedi d’Italia a cura di singole
Fondazioni (Bari, Roma, Napoli, Salerno, Genova, Milano, Nola, Sorrento, Verona, Catanzaro). Gli atti di
questo lavoro sono raccolti nel volume del 2010, “Dieci anni di solidarietà”, che si consegna alla Commissione
Affari Sociali della Camera dei Deputati.
La Consulta ha colto immediatamente – e per prima – gli effetti del mutamento degli indirizzi statali
sulla questione dell'azzardo, quando dalla metà degli anni Novanta è stata via via promossa un leva fiscale,
un’operazione finanziaria, con conseguenze dirette sull’economia, sulla società, sul senso comune e, in
generale, sui rapporti etico politici come delineati nell’ordinamento costituzionale italiano.
A motivare un simile notevole impegno è stata la consapevolezza – suscitatasi per tempo – circa i
riflessi che la crescita della spesa per gioco d’azzardo (iniziatasi alla metà degli anni Novanta e da allora
decuplicatasi in valore monetario e numero di persone coinvolte) manifesta sulla condizione delle famiglie e in
particolare al suo stretto collegamento al fenomeno dell’usura e al riciclaggio di denaro proveniente da fonte
illecita.
I nuclei familiari e le persone singole, attualmente seguite dalla Fondazioni Antiusura, sono circa
ottomila. Tale dato risulta dall’archivio informatico mediante il quale sono gestite le attività – G.I.F.A.
(Gestione Integrata Fondazioni Antiusura) – uno strumento che consente, da un lato, un monitoraggio
autentico su scala nazionale del fenomeno criminale legato all’utilizzo di denaro illecito, e dall’altro,
costituisce un importante strumento di rendicontazione al Ministero dell’Economia).
Le Fondazioni sono denominate Antiusura, ma il loro campo di intervento si dispiega su tutti i casi di
grave e perdurante indebitamento e di deficit di bilancio economico di famiglie e persone fisiche in generale. Il
modello di servizio, ispirato ai valori cristiani è arricchito anche dalla cultura laica più competente e sensibile,
prevede procedure collaudate, misure tecniche, sostegno relazionale e spirituale.
Gli interventi sono supportati sia da risorse proprie (derivanti in parte anche da quote dell’8 per mille
dell’IRPEF alla Chiesa Cattolica, da donazioni, dal 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi) e sia dal Fondo
di solidarietà ex art. 14 della legge 108 del 1996 (che prevede risorse poste a garanzia di mutui a interesse
agevolato erogati da banche convenzionate, secondo procedure regolamentate rigorosamente dal MEF).
Proprio nel loro quotidiano operare, le Fondazioni hanno registrato immediatamente (e si era in tempi
non sospetti, cioè tra il 1997-1998) l’aumento delle frequenze di casi di famiglie con un loro congiunto che
comprometteva irreversibilmente il reddito con ricorso eccessivo al gioco. Attualmente, ai centri di ascolto
delle Fondazioni (diffusi capillarmente nelle parrocchie) in media ogni dieci richiedenti aiuto, quattro-cinque
presentano consistenti somme dissipate per l’alea, compresi quelli già indebitati con prestatori di denaro a
usura.
Da sottolineare che oltre all’intervento etico delle Fondazioni, con risorse assolutamente proprie e
quindi con categorica esclusione di ogni impiego di somme messe a disposizione dallo Stato, le persone
usurate per debiti di gioco non possono rivolgersi a nessun altro “sportello” di aiuto. L’art. 14 della legge n.
108 del 1996, c.d. antiusura, non contempla, infatti, un intervento di solidarietà previsto per le imprese anche
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Bilancio al 31.12.2012
nei confronti delle persone fisiche e famiglie vittime dell’usura per gioco d’azzardo. Anche in questa sede ne
denunciamo perciò profili di incostituzionalità. La nostra Carta costituzionale non consente trattamenti
differenziati per situazioni identiche. Ricordiamo a noi stessi che la legge antiusura non nasce per discriminare
persone fisiche da attività economiche, bensì per fronteggiare il fenomeno criminale dell’usura ovunque e in
qualunque modalità si svolga. Auspichiamo perciò presto una modifica dell’art. 14 della legge antiusura che
estenda anche alle persone fisiche e alle famiglie i benefici previsti dal fondo di solidarietà.
L'impatto dell'inflazione del gioco con questo vissuto di apostolato è dunque risultato devastante:
indebolimento delle persone mentre sono accompagnate in uno sforzo di auto assistenza, di coesione familiare,
di reperimento di risorse per uscire dalla crisi, anche facendo appello al contributo della famiglia allargata.
Le raccomandazioni della Consulta Nazionale Antiusura alle Istituzioni
Insieme a ricerche, riflessioni e proposte, la Consulta Nazionale Antiusura è ripetutamente intervenuta
sulle Autorità di governo e sul Legislatore proprio mentre si era in corso di deliberazione di provvedimenti
normativi per avviare sempre nuove modalità di gioco d’azzardo.
Stessa determinazione si è avuta nel richiedere al Legislatore provvedimenti di contenimento di quella
spirale di inflazione del gioco in denaro che purtroppo è giunta a far assurgere all’Italia il primato mondiale
nell’affare dell’azzardo. Se appare universalmente riconosciuto che con 1360 euro per abitante (consuntivo per
l’anno 2011) il nostro Paese sia al primo posto nel mondo per impegno procapite, secondo i calcoli delle
agenzie di stampa che fanno riferimento agli stessi concessionari, si stima che l’Italia assorba il 22-23 per
cento della spesa planetaria di consumo di giochi in denaro.
Di là delle cifre comparative, l’esperienza delle Fondazioni Antiusura porta a concludere che si tratta di
una proporzione decisamente esagerata e che innesca disfunzioni sistemiche per la vita di relazione delle
persone, delle famiglie, della società in generale e delle istituzioni pubbliche.
Negli Atti parlamentari, come accennato, vi è documentazione delle istanze della Consulta e delle
audizioni alle quali è stata convocata da parte delle Commissioni parlamentari (Economia e Finanza e
Bicamerale Antimafia).
A corroborare le riflessioni della Consulta vi sono stati gli apporti di illustri uomini di cultura giuridica
e di Chiesa, tra i quali ricordiamo il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Giovanni Conso, il
Procuratore nazionale Antimafia Piero Luigi Vigna e il suo collega Piero Grasso, il costituzionalista Prof.
Aldo Loiodice; per la Chiesa sono intervenuti, con commenti specifici finalizzati, l’Arcivescovo di Bari Mons.
Francesco Cacucci, l’allora Arcivescovo di Genova Cardinale Dionigi Tettamanzi, l’attuale Presidente della
CEI nonché Arcivescovo di Genova Cardinale Angelo Bagnasco.
La visione della Consulta Nazionale Antiusura si è confrontata, in un dialogo fecondo e in un comune
spirito di ricerca, con quella dei pochi pionieristici operatori psicosociali sul campo, fino a divenire un capitale
di conoscenze e di concetti ormai maturato in acquisizione comune e senso diffuso della questione
dell'azzardo, neofiti compresi con il loro naturale entusiasmo per la “scoperta” di un tema rilevante.
Il gioco d’azzardo e le tutele di sicurezza sociale in Italia
Con riferimento alle materie di competenza diretta della Commissione Permanente “Affari sociali”, il
primo aspetto che si rappresenta è la netta dissonanza tra le misure per la sicurezza sociale e la induzione alla
spesa familiare per giochi pubblici d’azzardo.
Di là dell’aspetto facilmente intuibile, e cioè che le cifre abnormi registrate stravolgono l’assetto delle
principali scelte per consumi primari e secondari, nel dedicarsi alle famiglie indebitate (praticamente oltre l’80
per cento dei nuclei, secondo la Banca d’Italia, poiché è normale ricorrere a mutui e prestiti a sostegno dei
progetti di medio-lungo periodo) le Fondazioni antiusura indicano le correlazioni con il sistema di welfare che
la questione presenta.
Si comprende, infatti, quale importanza rivesta per le politiche di welfare l’oculata gestione del budget
familiare. Emerge subito l’antinomia tra reclutamento “di massa” al gioco pubblico d'azzardo e gli indirizzi di
politica sociale, quale ad esempio il reddito minimo di inserimento (a suo tempo sperimentato) e con gli
orientamenti annunciati in materia di ammortizzatori sociali. Anche norme come quelle inserite nel disegno di
legge del governo Monti sul mercato del lavoro rischiano di essere vanificate, laddove prevedono che nel
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Bilancio al 31.12.2012
“fondo per la mobilità” i dipendenti del settore privato dell’economia, che abbiano superato il compimento di
58 anni di età, possano usufruire di erogazioni per un periodo più lungo: tutte le ricerche e i nostri riscontri
diretti confermano la grande forza di attrazione che il consumo d’azzardo esercita proprio sulle persone a
rischio di reddito da occupazione o già disoccupate.
In breve, le forme dell’impatto del gioco pubblico d’azzardo sulle politiche di welfare, e le dinamiche
che vanificano l’impianto, si possono constatare su vari fronti:
1. Quello delle erogazioni assistenziali tipiche degli Enti locali (sussidi alle famiglie in difficoltà, interventi
straordinari sulla povertà, sui motivi urgenti di bisogni indifferibili);
2. Quello delle azioni di sostegno al reddito famigliare e di prevenzione del sovraindebitamento;
3. La compensazione, mediante ammortizzatori sociali, dell’improvvisa interruzione (o addirittura cessazione)
dei flussi continuativi di reddito da lavoro dipendente;
4. Quello delle politiche attive del lavoro per le forze di lavoro dismesse (o outplaced) e per i disoccupati di
lunga durata;
5. Per il welfare della famiglia, laddove è universalmente ammesso che in Italia si deve proprio alla famiglia
quale “ammortizzatore sociale” la responsabilità per la cura dell’anziano non autosufficiente, per il
mantenimento di congiunti espulsi dal lavoro o ancora inoccupati;
6. Per il “colpo netto” a uno degli “asset” della ricchezza nazionale, al quale spesso fanno riferimento gli
osservatori istituzionali ed economici, e cioè la componente di PIL data dal risparmio privato familiare e dal
patrimonio familiare, principalmente l’abitazione.
L’indebolimento dei presidi tradizionali della famiglia in Italia
Per queste ragioni è utile valutare quale correlazione vi sia tra il boom dell’azzardo e l’abbassarsi delle
dotazioni di “scorte” di patrimonio delle famiglie (vedi rilevazione della Banca d'Italia). Le dipendenze da
gioco d’azzardo patologico provocano sia quadri clinici di difficile trattamento (peraltro non previsto
esplicitamente nei Livelli Essenziali di Assistenza) e sia effetti di distruzione del Capitale Sociale Familiare.
Quest’ultimo va inteso come insieme delle risorse disponibili nella famiglia perché generate da comportamenti
di mutuo aiuto, di responsabilità e di sostegno reciproco. Ma il Capitale Sociale Familiare (detto anche
“primario”) si collega con il Capitale Sociale generale (di una Città, di una Regione, di una Nazione) e
contribuisce alle possibilità di sviluppo di un Paese, sul piano sociale, economico e della salvaguardia dei
fattori etici della coesione intergenerazionale e intercategoriale.
Tutti gli studi epidemiologici documentano, su un altro piano, come avvenga un netto abbassamento
delle difese immunitarie dell’organismo qualora venga a estinguersi il Capitale Sociale Familiare e il Capitale
Sociale generale. Si comprende bene l’effetto depressivo sulle persone – e su quelle in gravi difficoltà cliniche
in particolare – dal venir meno della risorsa tradizionale di presa in carico e di assolvimento degli obblighi di
assistenza ai familiari.
Si può considerare un evidente circolo vizioso: dalla riduzione del Capitale Sociale Familiare deriva
una maggiore esposizione al Gioco d’Azzardo Patologico. Da quest'ultima esposizione consegue una maggiore
perdita di Capitale Sociale Familiare, fenomeno che a sua volta provoca una riduzione di Capitale Sociale
generale. Il risultato è una depressione dell'economia per la scarsa reattività delle energie soggettive, con
rinuncia a ricercare anche “soluzioni nascoste dietro il problema”. La crisi, in altri termini, invece di essere
occasione di cambiamento, subisce un’accelerazione degli effetti distruttivi di risorse.
Occorre rimarcare la costante osservazione del “sistema famiglia” quando esso è connotato – nella
struttura delle sue relazioni interne quotidiane – da una condizione di grave deficit di bilancio e da un
indebitamento consolidato pregresso molto forte. In tali casi, il flusso in entrata e in uscita del reddito corrente
sfugge alla possibilità di padroneggiarne la razionalità. E questo è causa ed effetto del venir meno di una
competenza “fondativa” della famiglia: saper controllare la gestione del reddito familiare, disciplinando
consapevolmente le scelte di come impiegarlo.
Tale perdita contrassegna il divenire precario l’equilibrio nel menage quotidiano, questione che non è
un problema di contabilità, ma un nodo relazionale tra i componenti del nucleo. Saper gestire il bilancio
familiare, infatti, qualifica sia il legame tra i genitori e i figli (oltre che quello interno alla coppia) in termini di
responsabilità e sia tra la generazione presente e quella che precede in termini di solidarietà. Incide molto sulle
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capacità di auto-assistenza dei singoli e delle famiglie, soprattutto davanti alle prove dei rischi della vita, e
interferisce su diverse, qualificanti politiche di welfare: da quelle “passive”, di integrazione del reddito, a
quelle “attive”, di accesso all'impiego, di qualificazione professionale, di istruzione e di tutela della salute.
Si comprende così l'importanza, anche in tema di GAP, dei messaggi che vengono dall’esterno e in
particolare di quelli istituzionali e delle politiche pubbliche. E' ovvio che non si può costruire un percorso di
uscita da uno stato di sofferenza da dipendenza – come in questo caso dal gioco d’azzardo – quando vengono
proposte rappresentazioni sociali del comportamento del gioco completamente dissonanti. Se una persona
versa in uno stato di addiction – e vede rappresentata socialmente la sofferenza che le deriva come un
semplice “effetto collaterale”, quasi del tutto riconducibile a un mio deficit caratteriale – essa avverte come
disconfermata la sua condizione: da una costruzione sociale del problema che la porta ad implodere. E' una
scelta individuale, l’industria dell’azzardo non ne sarebbe stata responsabile. In sostanza “se l’è cercata”
questa o quell’altra persona isolata.
Poiché a una siffatta “narrazione” – mediatica e istituzionale – non fa da pendant (per fortuna!) la
cultura professionale degli operatori delle dipendenze e quella del volontariato (come nel caso delle
Fondazioni Antiusura) ecco che il carico si trasferisce su questi ultimi. Intervenendo senza una chiara
legittimazione istituzionale – ma disponendo di una visione dinamica della persona giocatore patologico – essi
corrono un grave rischio di burn-out. Cosa costruiscono, infatti, gli operatori? Una funzione di supplenza nella
ridefinizione della realtà della persona e del nucleo familiare: proponendo loro un’autoeducazione, insieme a
una terapia che stimoli il singolo e il suo gruppo a collocarsi in una posizione attiva per uscire dalla sofferenza.
Ma se tale messaggio – alla base del contratto terapeutico – riceve pesanti e continue smentite dall’esterno,
perché il governo introduce capillarmente nuove offerte e il marketing dei monopoli è pervasivo e aggressivo,
si produce un contraccolpo pesante: che si abbatte tanto nella direzione dei pazienti e tanto nella direzione
degli operatori della solidarietà attiva.
Gioco d’azzardo, sovraindebitamento e rischio usura
Le nostre riflessioni (da quella pubblicata nel 2000 ai periodici aggiornamenti) rilevano come il gioco
d’azzardo, tanto quello in forma registrata e legale quanto quello clandestino e criminale, produca profonde
conseguenze sulla qualità – in termini di salute e benessere – del tessuto sociale italiano.
Con l’analisi dei dati, la Consulta colloca in una cornice nazionale quanto risulta nell’attività quotidiana
dei Centri d’ascolto delle Fondazioni Antiusura. Continuano a incrementarsi le frequenze di famiglie che
chiedono aiuto, sia perché indebitate a usura anche per l’incidenza dei debiti di gioco e sia perché un loro
congiunto spende quote eccessive di reddito familiare per giochi (legali e illegali). Tutto questo provoca,
insieme a danni etici e nei rapporti intrafamiliari, uno stato permanente di sovraindebitamento, e talvolta di
fallimento economico della famiglia.
L’aspetto paradossale, e perciò controintuitivo, è il dato oggettivo che all’espansione del mercato del
gioco d’azzardo legale corrisponde, in modo proporzionale, quella del gioco illegale. In altri termini, i due
mercati (legale versus illegale) non si separano e non entrano in concorrenza, ma si potenziano
reciprocamente.
Da un lato la criminalità propone, in concorrenza con lo Stato, i propri prodotti (totonero, bische
clandestine, scommesse illegali eccetera), avvicinando nuovi potenziali partecipanti e, soprattutto, giovani
clienti, grazie ai rituali e all’ambiente stigmatizzato, che produce un valore emotivo di fascinazione al rischio
(entrare per evadere dalla disapprovazione sociale).
Dall’altro lato, proprio a fronte di questa aggressiva induzione criminale al gioco d’azzardo clandestino,
trova una forte motivazione la scelta politica di promuovere “prodotti” di gioco pubblico d’azzardo più
semplici, più diffusi capillarmente, più rapidi nel pagamento (gran parte in cash) affinché la concorrenza del
“gioco sicuro” sottragga clienti alle bische, agli allibratori e al “collega” o al vicino che raccoglie le puntate al
toto nero e ad altre scommesse.
Invece di sostituirsi l’una all’altra, le due offerte di gioco d’azzardo si integrano, attivando un circolo
vizioso (secondo un giudizio etico, beninteso, perché esso è del tutto “virtuoso” dal punto di vista
commerciale) che si può riassumere così, in una elementare sequenza.
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Primo step: s’ingenera allarme sociale e reazione dell’amministrazione finanziaria per il fenomeno
criminale del gioco “in nero”. Secondo step: lo Stato introduce di nuove offerte autorizzate di gioco d’azzardo
e amplia la platea dei giocatori. Terzo step: si creano delle utilità marginali per il settore illegale (offrendo
l’inclusione delle persone espulse dal settore legale, proponendo vincite più remunerative, generando
un’articolazione maggiore delle modalità di gioco). Quarto step: grazie all’aumento/diversificazione delle
persone coinvolte si crea uno spazio crescente al finanziamento usurario dei giocatori.
Tutto il percorso circolare delle sequenze significa che il gioco illegale alimenta il gioco legale
fornendo la motivazione per giustificare l’introduzione di nuovi giochi. A sua volta il legale alimenta l’illegale
ampliando la popolazione che entra in contatto con l’offerta criminale.
Ed infatti ad ogni forma di gioco legale si affianca una versione illegale, che si avvantaggia della
capillarità del marketing in nero, mentre si accredita – presso nuovi potenziali clienti – con i riverberi del
lancio pubblicitario dell’offerta legale.
Ne deriva non la sostituzione di un gettito (quello autorizzato) a una sottrazione (la scommessa
clandestina), ma una sorta di staffetta da un settore all’altro, con il giocatore che è spinto a sperimentare la
chance del mercato criminalizzato, grazie alla contigua offerta di finanziamento usurario delle puntate. Ed è
in questi termini che andrebbe calcolato il costo intero della sottrazione di reddito che l’azzardo provoca, con
la sua componente legale e con la sua frazione illegale, incidendo in particolare sugli strati più svantaggiati
della popolazione.
E’ un dato di fatto che l’analisi economica competente ben conosce e che già nel 1998 una indagine
Doxa segnalava, dimostrando anche come a giocare siano, sempre di più, fasce di popolazione deboli dal
punto di vista economico: il 56% degli strati sociali medio-bassi, il 47% di quelli più poveri e il 66% dei
disoccupati. I numeri dimostrano esattamente questo, basti pensare che nel 2011 il gioco d’azzardo legale ha
sottratto denaro all’economia “sana” del Paese per circa 80 miliardi di euro, mentre il gioco d’azzardo illegale
si stima che abbia avuto un giro d’affari per circa 130 miliardi di euro. Se poi consideriamo che la criminalità
organizzata si è decisamente infiltrata anche nell’organizzazione del gioco d’azzardo legale mediante la
gestione delle slotmachine e altro, si capisce bene che lo Stato controlla ben poco della filiera e dei relativi
guadagni. La Relazione della Commissione antimafia del 2011 offre un quadro limpido quanto desolante del
fenomeno. È arrivato il momento che lo Stato si riappropri della democrazia e della legalità!
L’inflazione dei giochi legalizzati dallo Stato, oltre a contraddire, in modo sconcertante, proprio la
politica economica e fiscale di una stagione di rilancio dell’economia, stimola le convenienze per l’azzardo
criminale, a cominciare dalla creazione di una domanda di denaro da impegnare nei vari giochi. In questo
campo, il costo del finanziamento del gioco avviene ad un tasso più elevato, a mano a mano che il richiedente
il prestito si posiziona in basso nella piramide sociale. È ben noto il parallelismo tra quanto avviene nelle
istituzioni ufficiali del credito e nel settore “in nero” o apertamente criminale: meno “affidabili” sono i
soggetti che hanno bisogno di denaro, maggiore è il tasso d’interesse applicato. In ogni mercato del denaro,
l’onerosità del tasso è anch’essa inversamente proporzionale alla capacità reddituale del soggetto (persona
singola, famiglia, impresa) che lo richiede. Un meccanismo perverso che si esprime, nelle sue varianti estreme,
nel fenomeno dell’usura di vicinato o “di quartiere”. Proprio sul punto dei tassi e dei comportamenti del
mercato, si ripetono le analogie con la “regressività” dell’imposta mascherata nei giochi d’azzardo. Il
meccanismo che s’ingenera tra gioco autorizzato e azzardo illegale è simmetrico a quello riguardante creditofinanziamento legale e prestito usurario.
Dalla “asimmetria in attivo” alla “asimmetria in passivo”
Il gioco d’azzardo s’inserisce, potenziandone gli effetti, nel cerchio vizioso della crisi fiscale dello
stato, esasperando la riduzione delle entrate pubbliche. Ripetiamo e precisiamo: in luogo di fornire risorse
aggiuntive all’Erario, l’economia dei giochi (così, letteralmente, veniva definito il settore dell’azzardo, nella
Direttiva generale 2005 del ministro delle Finanze) genera ulteriore, enorme indebitamento per le
amministrazioni pubbliche.
Ci spieghiamo con un esempio. Poniamo che il fabbisogno di entrate ammonti a un valore di 1000, che
però sarà corrisposto alla conclusione del ciclo che si inizia con la produzione di beni e servizi, prosegue con il
consumo di questi ultimi, si completa con l’incasso delle imposte indirette sui consumi (IVA, accise ecc.),
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delle imposte dirette (Irpef, Irpeg, Irap: sui redditi delle persone fisiche e delle imprese) e dei tributi (servizi,
immobili…). Alla fine il ricavato complessivo, sempre per lo Stato, supererà il 40-45 per cento della spesa per
produrre e consumare beni e servizi. Ovvero quattrocento-quattrocento cinquanta. Quindi il ciclo riprenderà e
attiverà un incremento (se vi sarà sviluppo economico nell’anno fiscale successivo) oppure si registrerà un
decremento (se invece vi sarà recessione).
Ora osserviamo quel che accade con l’impiego di quel valore 1000 nel gioco d’azzardo. Su tale importo
lo stato può contare – tra anticipazione e risultato a fine periodo – un massimo di 12 punti, cioè un valore di
120 (in base ai dati reali dell’anno 2011). E’ l’ammontare del Prelievo Erariale Unico che, per l’appunto,
assorbe tutti gli altri carichi indiretti (IVA ecc.). Ma la somma arriva nelle casse del Tesoro prima della
conclusione del ciclo. Dal punto di vista logico, tuttavia, è come se lo Stato pagasse questa anticipazione
“pochi-maledetti-e subito” a un tasso d’interesse elevatissimo: appunto la differenza tra quel che normalmente
avrebbe e quel che l’azzardo gli corrisponde. Verrebbe da dire, un tasso ultrausurario.
Per questa ragione si è passati nel corso del passato decennio a sostituire i giochi pubblici che
consentivano una ripartizione dell’ “utile” in “simmetria con attivo per lo stato” (giochi dove l’Erario incamera
di più della “filiera” Concessinari-Gestori-Esercenti) con giochi pubblici dove è vistosa una “asimmetria in
passivo” (dove è la “filiera” a drenare somme maggiori).
La tavola n. 4 riassume in completa evidenza le due fasi che si sono alternate.
Tavola n. 4
Giochi con asimmetria in attivo per lo Stato
Payout
Filiera
Erario
Consumo lordo
New Slot
75,0%
12,4%
12,60%
32.400
Lotterie
71,6%
11,9%
16,5%
10.200
Lotto
57,9%
15,1%
27,0%
6.800
SuperEnalotto+Win for Life
43,6%
11,7%
44,7%
2.400
51.800
Giochi con asimmetria in passivo per lo Stato
VLT
90% (**)
9,0%
2,00%
12.500
Bingo
70,0%
18,0%
11,0%
1.900
Gioco a base ippica
71,5%
11,2%
4,8%
5.300
Gioco a base sportiva
80,0%
15,4%
4,6%
Skill Games
88,0%
9,0%
3,0%
6.200
Poker Cash e Casino online
97,0%
2,40%
0,60%
2.300
28.200
Elaborazione di M. Fiasco su dati MEF e AAMS
Di lì il cerchio vizioso: lo Stato deve compensare delle impellenti necessità di cassa (ha bisogno, e
subito, di soldi). Chiede denaro fresco ai concessionari, che per “entrare nel gioco” devono corrispondere in
anticipo forti somme. E aderiscono alla richiesta di buon grado, a fronte della prospettiva di buoni guadagni
con nuovi sistemi di gioco. Lo “sconto” fiscale è appunto l’interesse che lo Stato paga. Nella mancanza di
incisivo controllo (finora) da parte delle istituzioni che dovrebbero esaminare questa perversa partita:
Parlamento e Governo.
L’aspetto ancora più paradossale sta nella condizione che accomuna molti concessionari dei giochi, vale
a dire le società che hanno ottenuto per l’appunto la concessione dal governo per organizzare la filiera
dell’azzardo: sono sovraesposti con le banche, con le finanziarie. E con i collocatori di derivati speculativi sul
debito. In parole povere, l’aspirante concessionario di un nuovo azzardo non ha riserve monetarie proprie e
quindi deve ricorrere a prestiti bancari. Che vengono accordati a tassi molto elevati poiché egli, il
concessionario, non ha garanzie reali da presentare: patrimonio insufficiente e capitale societario esiguo. E
come sanno tutti, meno è solida la condizione patrimoniale, più alto è l’interesse che si deve pagare. E così,
nella realtà avviene. Come si pagano alla scadenza le rate del debito? E qui alcuni concessionari ricorrono
anche a manovre di “finanza creativa”. Parte degli introiti derivano loro dalla “vendita al venditore”, cioè
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dall’assegnazione di postazioni di gioco ai gestori (di sale slotmachine, scommesse, poker, vlt…). Il resto –
quando si avvicina la data fatidica – con l’emissione di obbligazioni, bond e altro. Cioè contraendo nuovi
debiti, che incrementano ancora il peso degli interessi per l’entrata nel business. Chi guadagna realmente, a
quel punto, è il collocatore dei “prodotti finanziari derivati”, cioè l’intermediario che piazza le obbligazioni. Il
promotore della libertà di speculare, sul mercato finanziario.
E così, con un gioco a piramide, cresce l’economia di carta e di promessa del gioco d’azzardo. Un
sistema “a doppio legame”: si è costretti ad alimentare la crescita geometrica dell’azzardo: che raddoppia ogni
tre anni.
Siamo ormai vicini al limite fisico di crescita della spesa per giochi e l’Italia rischia seriamente che
l’azzardo sia nostra bolla finanziaria. E la fascinazione prosegue, da ultimo con l’apertura (luglio 2011) di
duecento (200) casinò on line, con il passaggio dal reale al virtuale anche tramite impiego di dispositivi
cellulari, cioè smartphone. Ma questo non riduce la vulnerabilità finanziaria della “economia dell’azzardo”,
poiché, cumulando di oneri con obbligazioni, anticipi, fidejussioni, il sistema imploderà. E a quel punto le
obbligazioni potrebbero divenire carta straccia e il default finanziario inevitabile. A meno che non si decida di
immettere nel giro dell’azzardo ulteriori denari di provenienza illegale con il settore criminale che via via invade
e incorpora il comparto autorizzato dallo Stato. In pratica, il meccanismo infernale del gioco pubblico d’azzardo
potrebbe sopravvivere con l’immissione di risorse illegali nella filiera delle attività imprenditoriali:
finanziamento ai concessionari, partecipazione alla gestione dei punti di gioco, protezione agli esercizi pubblici e
alle aziende che operano verso il pubblico, usura verso i giocatori patologici.
La conseguenza paradossale (dietro quel luogo comune retorico del contributo netto all'azzardo
all'erario) è per l’appunto il pericolo di una bolla finanziaria, finora procrastinata, con il sospetto che ciò
accada dissipando le risorse reperite con il Salva Italia verso il sostegno del gioco. Consentendo (di là delle
intenzioni) un meccanismo “a piramide” in vista dell'investimento finanziario attorno all'alea. Una spirale che
provoca la rinuncia ad entrate enormi per la fiscalità, quali possibili dall'impiego di una spesa di equivalenti
proporzioni nei beni e nei consumi ordinari. Il tutto mentre si scava – con metodo “filologico” – nella congerie
di carte che raccolgono leggi e provvedimenti: per eliminare questa o quella detrazione, questa o quella
opportunità di elusione fiscale; questa e quella agevolazione. A ben vedere forse la bolla finanziaria è già
scoppiata e noi non ce ne siamo accorti. Senza voler essere “creativi” ma attenendosi ad una interpretazione
estensiva delle regole di base di finanza ci si dovrebbe chiedere come mai il gioco on-line viene tassato allo
0,1%? Cosa accadrebbe se fosse tassato al 20% come richiede un disegno di legge presentato al Senato? Potrebbe
accadere che i concessionari si troverebbero senza liquidità per via dell’alta tassazione e non potrebbero rientrare
dalle obbligazioni assunte nei confronti delle banche. Allora, potremmo forse concludere che questa bolla i
cittadini italiani la stanno già pagando attraverso una bassa tassazione sui giochi?
Essendo però ottimisti per natura, il tempo sembra stia per scadere e conviene trarre le somme. Giocano
tutti. I consumatori finali, i gestori che conducono i locali, i concessionari che hanno ottenuto l’autorizzazione,
le banche che hanno prestato con scarse garanzie. E gioca lo Stato italiano che per farsi anticipare denaro
pronta cassa, paga con un tasso d'interesse iperbolico, che è per l’appunto la detassazione di molti giochi. E
qui si ha il sospetto che debba impegnare, quanto meno, parte delle risorse prelevate con i decreti di fine 2011
e di inizio 2012.
***
Con la manovra di Natale 2011 e i successivi provvedimenti economico-finanziari cambia - e di molto la cornice, il framing, dell'azzardo legale, come nodo etico politico, dalla dubbia compatibilità con le manovre
per “salvare l'Italia” e per ripristinare le condizioni di base della produzione di valore.
Le conseguenze, in sintesi, sono le seguenti: bassi consumi di beni e servizi; alti “consumi senza uso”;
differimento delle opportunità di rilancio della domanda interna (e della produzione a essa correlata).
Non meno trascurabili (anzi, per alcune scuole economiche addirittura di primaria importanza, vedi
Coleman, Zamagni, Ostrom e altri) sono gli effetti sulla mobilitazione del Capitale Sociale e del Capitale
Sociale Familiare (Donati). La crisi, nella sua essenza, infatti che cos’è se non stato di sofferenza acuta delle
persone? Se questo è il suo paradigma fondamentale, quali sono allora i criteri ordinatori delle scelte da fare
per delle priorità razionalmente definite? È concepibile il dirottamento di risorse finanziarie a sostegno
dell'economia dell'azzardo?
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Si trascura quanto il gioco d'azzardo di massa è un dissipatore di Capitale Sociale Familiare, che a sua
volta è correlato al Capitale Sociale, il quale ne ha bisogno come di un “convertitore” (un “trasduttore”,
direbbero i fisici) affinché agisca come risorsa propulsiva della crescita. Della ripresa economico-sociale,
laddove un governo pubblico persegua delle mete di risanamento e di sviluppo. In questo senso è
fondamentale la correlazione tra il Capitale Sociale Familiare e il Capitale Sociale: l’obiettivo di migliorare le
performance dell'economia nazionale richiede – da parte del Governo – una sequenza di messaggi coerenti che
stimolino la coesione interpersonale e la coesione sociale: necessari entrambi per accettare quella ferrea
disciplina delle attese dei bisogni che sia funzione della crescita, su obiettivi di bene comune.
Il gioco d'azzardo, in sostanza, è un doppio messaggio che impatta violentemente:
a) sul welfare, da riformare, nel tempo della crisi;
b) sulla necessità di condotte di cautela e di preveggenza
c) sul sostegno alla domanda qualificata di beni servizi
d) sulla politica fiscale e tributaria, laddove debba correlare la progressività (costituzionale) del prelievo con
l'effettiva entità dello stock e dei flussi di entrate erariali;
e) sull'esposizione del sistema bancario verso un meccanismo finanziario contiguo a una nuova
pericolosissima bolla speculativa, creata sui derivati dell'indebitamento della filiera dell'alea.
Nei fatti (vedere tabella sui giochi on-line e sulla asimmetria con perdita per lo Stato) e già sensibile un
dirottamento di quanto “raccolto” con il Salva Italia verso il sistema del gioco pubblico d'azzardo. Come?
Consentendo un imponente cash flow dei giochi telematici (con ovvia presenza-temporanea-negli istituti
bancari).
Anche in questo caso è urgente ridurre una pericoloso spread, per la salute degli italiani: come persone,
come famiglia, come attori dell'economia, come cittadini influenzati dallo stato dei conti pubblici, come
comunità che intende uscire dalla crisi con l'equità, nel rigore e per la crescita.
La costituzione del Cartello “Insieme contro l’azzardo”
Lo scorso 31 gennaio, al termine dell'assemblea generale tenutasi presso la sede centrale della Caritas,
la Consulta Nazionale Antiusura, alla quale aderiscono 28 Fondazioni antiusura regionali nonché centinaia di
Centri d’ascolto presenti in tutta l’Italia, ha promosso la costituzione del Cartello “Insieme contro l’Azzardo”,
con altre Associazioni operanti su tutto il territorio nazionale a tutela di consumatori e imprese nonché a realtà
socio-assistenziali per la presa in cura di soggetti affetti da Gioco d’Azzardo Patologico (GAP).
Come concepito e costituito, il Cartello, in analogia con l’esperienza del 1995, quando un Cartello
“Insieme contro l’Usura” riuscì a ottenere una nuova legge (la n. 108 del 1996) sull'usura, si propone di
coalizzare tutte le energie positive affinché si giunga a una svolta istituzionale e sociale nel trattamento del
grave problema del gioco d'azzardo in Italia. Il Cartello è aperto a “tutti gli uomini di buona volontà”, che
intendano contrastare ai vari livelli il preoccupante dilagare del gioco d’azzardo definito dal Cardinal
Bagnasco il 4 gennaio scorso, in occasione di una sua intervista come «una nuova droga da cui bisogna
guardarsi con grande determinazione e consapevolezza a tutti i livelli perché intervengano su questa piaga che
corrompe il modo di pensare e quindi i costumi».
Il Cartello intende stimolare il "lavorare in rete” per una efficace prevenzione sul piano del volontariato,
sul piano istituzionale, sul piano politico e sociale e sul piano della comunicazione.
Una breve conclusione
Un prevedibile scenario si può tracciare, quando dalla “bolla” finanziaria del gioco d’azzardo si passerà
all’esplodere di una domanda di servizi per le dipendenze correlate. L'inflazione del gioco pubblico - e la
spinta che ne deriva al riorganizzarsi "più profittevole" del ciclo dell'alea in clandestinità - è uno degli esempi
di come nella vita contemporanea, spesso, i cambiamenti radicali siano connotati da una "evidenza invisibile".
Tanto vasti e pervasivi che l'apparato cognitivo dell'opinione pubblica non li intercetta. Anche perché chi
dovrebbe interpretare l'opinione in pubblico (i mass media) in questo caso svolge un servizio alla compagnia
di giro di concessionari e gestori del gambling. Poche inchieste giornalistiche - che si sforzano di approfondire
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- molti articoli redazionali che sono una forma camuffata di pubblicità, compresi fascicoli speciali o sezioni
dedicate dei quotidiani. Anche il lessico impiegato negli articoli poco si distingue da quello dei pubblicitari e
del marketing: "esplode la passione degli italiani", la "dea bendata", la “corsa al jackpot del superenalotto”
ecc. Rari i casi dove si forniscono ai lettori o ai telespettatori gli elementi essenziali per elaborare un'opinione,
a partire dalle informazioni elementari: quante probabilità, quanto va al fisco, quali proporzioni sui budget
famigliari eccetera.
Del resto, senza il rimbalzo nei tg, le euristiche della disponibilità non attiverebbero la corsa all'acquisto
del tagliando del Superenalotto, poiché è la somma incommensurabile di 130 milioni di euro di posta a far
abbattere ogni resistenza razionale all'inutile gesto del tentare la sorte.
Un meccanismo analogo si ripete nella proposta dell'investimento finanziario in vista di una rendita
elevata dall'apprezzamento dei derivati della collocazione in borsa dei concessionari. Anche in questo caso vi è
una omissione di professionalità da parte del giornalismo, che agevola il diffondersi del miraggio. Fino al
raggiungimento di un limite fisico alla spesa e alla probabile esplosione della "bolla", per l'appunto.
Cosa si prepara dunque e cosa può riguardare - in prospettiva forzatamente interdisciplinare - l'ambiente
delle professionalità psicosociali che intervengono sul GAP? Con il probabile crack finanziario collegato
all'economia dell'azzardo, è prevedibile che si indeboliranno le resistenze, dei decisori politici, ad ammettere
che c’è anche in Italia un vastissimo fenomeno di dipendenze senza sostanza. In altre parole verrà meno il
diniego a riconoscere - istituzionalmente, vale a dire nel novero dei problemi della salute - il gambling. Ne
deriveranno conseguenze giuridiche, pratiche, operative. Prenderà avvio, da un lato, un profilo di
responsabilità civile per gli attori dell'affare dell'azzardo (con riflessi diretti per chi ha creato il marketing e
l'induzione a questo consumo fortemente rischioso); anche sul piano delle politiche criminali si dovranno
cambiare i paradigmi, e quindi contrastare l'incorporamento di molte forme legalizzate nell'organizzazione
malavitosa dell'economia dei giochi (insomma, un problema tipico di lotta al riciclaggio come creazione di
un'economia legale-criminale).
Su scala delle persone e della loro sofferenza, si genererà una enorme domanda di interventi terapeutici,
e di presa in carico dei singoli e delle famiglie da parte di una rete di servizi: dal livello psicosociale a quello
giuridico, di gestione dei debiti, di recupero dalla compromissione in rapporti usurari. E’ qui, si osserva, che è
da chiarire quale modello di servizio sarà appropriato, anzi, a monte, con quale concetto di servizio ci si vorrà
accostare alla questione. Cosa si deve intendere per recupero, una clinica incentrata sul singolo o sul gruppo,
sul paziente o sul suo contesto famigliare? E quale filiera di azioni coerenti occorrerà strutturare e quale
valutazione si può impostare per la congruenza degli interventi. Davvero nessuno si può ricavare uno spazio
separato di riflessione, essendo così forti le connessioni tra le diverse facce di questo prisma che è il fenomeno
dell'azzardo in Italia.
Mons. Alberto D’Urso
Segretario Nazionale
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Prof. Maurizio Fiasco
Consulente Consulta Nazionale Antiusura
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Allegato 5
Bilancio al 31.12.2012
LETTERA APERTA CONGIUNTA
ALEA – AND – CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA
Sentenza del TAR Piemonte contro il regolamento “limita-slot”
del Comune di Verbania
La vicenda
Con delibera di Consiglio Comunale n. 86 in data 30 maggio 2005, il Comune di Verbania ha adottato un
Regolamento comunale avente ad oggetto la “detenzione e il funzionamento di apparecchi da gioco o da
intrattenimento presso i pubblici esercizi, per la disciplina di sale giochi e trattenimenti musicali presso
pubblici esercizi”, dove, in particolare, si ponevano limitazioni orarie all’uso degli apparecchi da gioco (era
stato limitato l'utilizzo di apparecchi da gioco all'interno di alcuni esercizi dalle ore 15,00 alle ore 22,00, così
da evitare almeno che i ragazzini saltassero la scuola) e si prescrivevano le relative sanzioni per il mancato
rispetto degli orari.
Con sentenza n. 513/2011 pubblicata il 20 maggio 2011, il TAR del Piemonte (Sez. II), si è pronunziato sul
ricorso proposto da Vincenzo Spataro e dalla società Euromatic s.r.l. contro il Comune di Verbania.
La società ricorrente ha impugnato in particolare le disposizioni del Regolamento comunale relative alla
disattivazione degli apparecchi da gioco dopo le ore 22:00 e relative sanzioni pecuniarie per il mancato
rispetto degli orari.
Il TAR accogliendo il ricorso con la suddetta sentenza, ha annullato il Regolamento comunale.
Nella sentenza è scritto, infatti, che mediante la previsione di un orario di “disattivazione” degli apparecchi
da gioco, invero, il Comune si è arrogato una potestà normativa che non trova sostegno in alcuna
disposizione legislativa e che, anzi, si svela integrare un’invasione delle competenze rimesse allo Stato. I
giudici piemontesi hanno ritenuto il ricorso degno di accoglimento anche in considerazione della
mancanza di una legge di copertura che permetta al Comune di incidere negativamente su situazioni
soggettive dei privati connesse alla libertà di iniziativa economica. “Non può essere ritenuta tale la
disposizione di legge di cui all’art. 50, comma 7, del d.lgs. n. 267 del 2000, la quale consente bensì al Sindaco
di esercitare il potere di fissare gli orari degli esercizi pubblici, ma unicamente “al fine di armonizzare
l'espletamento dei servizi con le esigenze complessive e generali degli utenti” e non anche per finalità inerenti
alla sicurezza pubblica, di competenza dello Stato”. Nella sentenza di annullamento, si legge, tra l’altro:
“Mediante la previsione di un orario di disattivazione degli apparecchi da gioco, il Comune si è arrogato una
potestà normativa che non trova sostegno in alcuna disposizione legislativa e che, anzi, si svela integrare
un’invasione delle competenze rimesse allo Stato”.
A seguito del passaggio in giudicato di tale sentenza, la società Euromatic di Verbania, ha conferito mandato
al suo legale il quale, con un successivo ricorso presentato nel gennaio 2012 ha istaurato un giudizio avanti al
TAR Piemonte, volto ad ottenere la condanna del Comune al risarcimento dei danni subiti per effetto della
adozione da parte del Comune del Regolamento in parola, poi giudicato illegittimo proprio con la sentenza n.
513/2011 del TAR.
La società lamenta di aver subito pregiudizi, quantificati in circa euro 1.350.174,48, determinati sia dalla
perdita di guadagni e utili economici che non sono stati ricavati a causa della limitazione orari stabilita dal
regolamento comunale, sia dallo sviamento dei clienti verso altri esercizi siti nei comuni limitrofi o verso
prodotti di gioco congeneri e/o diversi dagli apparecchi di cui all’art. 110 Tulps.
Con tale azione la società ha chiesto la condanna del Comune di Verbania al risarcimento di tutti i danni
patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall’attuazione di tale Regolamento per via delle illegittime, quanto
gravose, limitazioni dal medesimo recate all’orario di attivazione degli apparecchi da gioco.
A inizio febbraio 2012 i giudici del TAR Piemonte hanno dato ragione ad Euromatic, rifacendosi a una legge
del periodo fascista, a firma di Alfredo Rocco, che vede il problema delle “bische” come una questione
esclusivamente di ordine pubblico.
Nessuna considerazione nel merito, di come il problema del gioco d’azzardo sia evoluto in questi anni e sia
diventato una vera patologia.
Il Comune, oltre a dover far marcia indietro sull’ordinanza, è stato costretto dal TAR a risarcire la Euromatic
con la sanzione richiesta dalla società: ben 1,3 milioni di euro.
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Bilancio al 31.12.2012
Il nostro commento
Gli eventi sopra descritti non possono che suscitare perplessità e sconcerto.
Nella sentenza 513/2011 pronunciata dalla II sez. del TAR Piemonte, il giudice, nella sua apparente
fondatezza in termini di competenza dello Stato, ignora l’obbligo di seguire sempre un’interpretazione
costituzionalemente adeguata. Nel caso di specie sono stati ignorati sia l’art. 118 Cost. che attribuisce ai
Comuni determinate competenze amministrative, sia gli artt. 30 e 31 Cost. che attribuiscono alla “Repubblica”
i compiti di tutelare i minori e di aiutare le famiglie in tale prospettiva. Un giudice che ignora tali profili,
soffermandosi su aspetti meramente formali di presunta assegnazione del tema all’ambito della distribuzione
delle competenze legislative, viene meno alla funzione di rendere giustizia individuando i rapporti sostanziali
sottostanti e le finalità di interesse pubblico perseguite dal Comune. La vicenda è sintomatica di una tendenza
a chiudere il problema dei rischi insiti nel gioco d’azzardo in una dimensione formale che lascia in ombra
ingiustamente la tutela dei minori.
Tuttavia la sentenza stessa denuncia un grave vuoto normativo da colmare immediatamente.
Che la questione non sia da trattarsi esclusivamente sotto il profilo dell’ordine pubblico è sostenuto
anche dalla recente sentenza n. 300 del 10.11.11 della Corte costituzionale nel giudizio di legittimità
costituzionale degli artt. 1 e 2 della legge della Provincia autonoma di Bolzano 22 novembre 2010, n. 13
(Disposizioni in materia di gioco lecito), promosso con ricorso dal Presidente del Consiglio dei ministri il 25
gennaio.
Secondo il Giudice delle leggi, le caratteristiche evidenziate in questo procedimento valgono a differenziare le
disposizioni impugnate dal contesto normativo, in materia di gioco rendendo la normativa provinciale in
esame non riconducibile alla competenza legislativa statale in materia di «ordine pubblico e sicurezza»;
materia che, per consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale, attiene alla «prevenzione dei reati ed al
mantenimento dell’ordine pubblico», inteso questo quale «complesso dei beni giuridici fondamentali e degli
interessi pubblici primari sui quali si regge la civile convivenza nella comunità nazionale» (ex plurimis,
sentenza n. 35 del 2011).
Al riguardo, nella suddetta sentenza la Corte costituzionale rileva come non possa condividersi l’assunto del
ricorrente, secondo il quale la tutela dei minori – cui le norme regionali censurate sono (tra l’altro) preordinate
– non potrebbe che spettare alla legislazione esclusiva statale, essendo incontestabile che detta tutela si traduca
in un «interesse pubblico primario».
Pertanto, alla luce delle considerazioni svolte, la sentenza del TAR Piemonte non può costituire in alcun modo
un precedente valido e idoneo per impedire agli altri Comuni di perseguire l’interesse pubblico limitando gli
orari di apertura delle sale da gioco ed al Parlamento di intervenire con norme di chiarimento sul problema
segnalato.
Le nostre richieste
Chiediamo che il vuoto normativo venga finalmente colmato, sia in modo strutturale, sia con un
provvedimento d'urgenza (decreto legge o almeno una interpretazione autentica del Ministro della
Giustizia), provvedimenti indifferibili che noi invochiamo, stante la criticità della situazione che
si è generata proprio anche a causa di un vuoto normativo.
Infatti, se Parlamento, Senato e Governo continueranno a tacere, a brevissimo le ricadute sulle
numerose amministrazioni comunali che hanno adottato simili provvedimenti e, a cascata, sui
cittadini fragili che tali Comuni hanno inteso difendere mediante l’adozione di tali atti, saranno
gravissime e drammatiche.
Bari, 27 marzo 2012
Il Presidente di ALEA
Dr. Graziano Bellio
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Il Presidente di AND
Dr.ssa Daniela Capitanucci
Il Segretario della Consulta Antiusura
Mons. Alberto D’Urso
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Allegato 5-bis
Bilancio al 31.12.2012
COMUNICATO STAMPA
Lotta al Gioco d’Azzardo
La Consulta Nazionale Antiusura e il Cartello “Insieme contro l’Azzardo”
esprimono soddisfazione per le norme contenute nel decreto salute del Ministro Balduzzi
Auspicano sia che il provvedimento non subisca modifiche nella fase di approvazione
sia che venga costituito l’Osservatorio Nazionale sulla dipendenza da gioco d’azzardo
per monitorare il fenomeno della dipendenza
La Consulta Nazionale Antiusura e il Cartello “Insieme contro l’azzardo” esprimono viva soddisfazione
e compiacimento per il contenuto del c.d. “decretone” sanitario presentato dal Ministro Balduzzi nei
giorni scorsi e che con ogni probabilità verrà discusso venerdì prossimo in Consiglio dei Ministri.
Tra le misure più interessanti che a noi stanno molto a cuore sono quelle in tema di gioco d’azzardo comprese
quelle relative all’inserimento nei c.d. LEA (livelli essenziali di assistenza) delle prestazioni sanitarie a favore dei
giocatori d’azzardo patologici.
Dopo numerosi incontri in Convegni e Tavole Rotonde organizzate sul tema il Ministero della Salute, a quanto
si legge nella bozza di decreto, ha individuato i punti cruciali che meritano di essere assolutamente condivisi in
quanto lo Stato non poteva continuare a rimanere silente dinanzi ad una patologia che oggi colpisce quasi un
milione di italiani.
Nel bozza di decreto si legge: “Gli apparecchi idonei al gioco d’azzardo non possono essere installati
all’interno o in un raggio di 500 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado centri giovanili o altri istituti
frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o
socio assistenziale, luoghi di culto. Ulteriori limitazioni possono essere stabilite con decreto del ministero
dell’interno, di concerto con il ministero dell’economia e delle finanze e con il ministero della salute”. Un
potere particolarmente importante è quello concesso al sindaco il quale “può disporre, per una durata massima
di 30 giorni, la chiusura ovvero la limitazione dell’orario di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, dei
locali o, comunque, dei punti offerta dei giochi, nelle aree comunali interessate da rilevanti fenomeni di
ludopatia”. Una misura altrettanto importante anche ai fini della salvaguardia del patrimonio della famiglia del
giocatore patologico è quella concessa al prefetto il quale, con ordinanza motivata, “può disporre
l’impignorabilità dei beni del soggetto affetto da gioco d’azzardo patologico”.
Nei convegni organizzati in tutta Italia, il Ministro Balduzzi, spesso presente, si è reso sempre disponibile a
disporre un aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza tanto da prevedere nella bozza del decreto la
riformulazione degli elenchi delle malattie croniche e delle malattie rare. Il testo licenziato dal Ministro
Balduzzi prevede anche l’aggiornamento dei LEA relativi alle “prestazioni relative alla prevenzione, cura e
riabilitazione delle persone affette da dipendenza da gioco d’azzardo patologico”.
Nell’auspicio che il testo del decreto non possa subire modifiche ed essere approvato tenendo in
considerazioni le giuste osservazioni sollevate dal Ministero della Salute, vogliamo ricordare al Governo e
al Parlamento intero che incombe un pericolo assai più forte costituito dal gioco d’azzardo on-line che si
sta diffondendo come una epidemia tra i giovanissimi e nelle famiglie italiane soprattutto in questo momento
di crisi. Il gioco d’azzardo on-line, come dichiarano le stesse concessionarie di videopoker, spesso sfugge ad
un vero controllo determinando da un lato il dilagare della potenziale patologia, e dall’altro irrimediabilmente
comporterebbe minori entrate per lo Stato in termini di fiscalità perché a dominare il mercato dell’on-line sono
le società estere.
Sarebbe perciò auspicabile, nel giusto solco tracciato dal Ministro Balduzzi, la costituzione dell’Osservatorio
Nazionale sulla dipendenza da gioco d’azzardo presieduto dal Ministro della Salute e composto da membri
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Bilancio al 31.12.2012
provenienti da Enti accreditati (presidi regionali convenzionati con i dipartimenti di salute mentale, servizi
territoriali per le dipendenze, Fondazioni Antiusura) presso il Ministero della Salute e iscritte in apposito albo,
creato contestualmente all’Osservatorio. L’Osservatorio, secondo gli emendamenti alla proposta di legge a
firma di 50 Senatori, approvata dalle Commissioni Giustizia e Finanze del Senato e in attesa di discussione in
Aula, avrebbe il compito di monitorare il fenomeno della dipendenza da gioco d’azzardo, con particolare
riferimento ai costi sociali, economici e psicologici associati al gioco eccessivo, nonché ai fattori di rischio, in
relazione alla salute dei giocatori e al conseguente indebitamento delle famiglie. L’Osservatorio, al fine
dell’espletamento dei compiti istituzionali, avrebbe il diritto di chiedere informazioni agli Organi dello Stato,
alle società concessionarie e ai soggetti gestori. Inoltre, l’Osservatorio dovrebbe redigere annualmente un
Rapporto sull’attività svolta indicando iniziative e programmi da attuare anche in sede legislativa finalizzate a
migliorare il sistema degli interventi socio-sanitari, socio-assistenziali su tutto il territorio nazionale nonché la
particolare tutela dei diritti dei minori e delle famiglie. L’Osservatorio, nel citato rapporto, dovrebbe rilevare
l’evoluzione del comparto giochi relativamente alle tendenze predominanti od emergenti a livello europeo e
nazionale, per una valutazione sul complesso dell'offerta di giochi, e riguardo alla uniformità dei criteri di
prelievo fiscale applicati nei diversi ambiti. L’Osservatorio potrebbe promuovere campagne informative al fine
di prevenire comportamenti patologici e forme di assuefazione derivanti dagli eccessi dell’attività di gioco,
anche mediante l’utilizzo di mezzi di comunicazione di massa, a tutela dei consumatori, con particolare
riguardo ai minori e ai soggetti maggiormente vulnerabili; le campagne informative avrebbero lo scopo di
informare il potenziale giocatore in modo corretto, veritiero e trasparente, anche in riferimento ai contenuti dei
diversi giochi, circa le reali possibilità di vincita e di perdita e i gravi rischi derivanti dal gioco d’azzardo.
Tutta l’attività dell’Osservatorio si porrebbe così come una tutela preventiva sia dei costi sociali sia in termini
di costi effettivi che lo Stato sarebbe chiamato a sborsare per la cura dei giocatori patologici. Chiamiamola
come una forma anticipata di spending review.
Bari, 28 agosto 2012
L’Ufficio Stampa
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Allegato 5-ter
Bilancio al 31.12.2012
COMUNICATO STAMPA
La Consulta Nazionale Antiusura e tutte le organizzazioni aderenti al Cartello “INSIEME
CONTRO L’AZZARDO” a seguito del Consiglio dei ministri di ieri nel quale sono state varate
nuove norme anche in materia di gioco d’azzardo esprimono le seguenti valutazioni.
Le pur timide e tardive regole sono state fortemente ostacolate dal complesso raggruppamento dei
concessionari del gioco pubblico d’azzardo e questo dato di fatto si riflette sul netto ridimensionamento che la
portata delle norme ha ricevuto nel testo definitivo. Si riconosce l’esistenza di un grave fenomeno (da
denominarsi Gioco d’Azzardo Patologico e non “Ludopatia”, termine fuorviante e ambiguo) e di preoccupanti
conseguenze per le fasce deboli della popolazione e per i minori, per la vita civile nelle città e per l’ordinaria
amministrazione delle funzioni urbane e degli interventi di welfare dei comuni, salvo poi demandare il tutto
alla legge di conversione che irrimediabilmente incontrerà forti ostacoli per via di “potentati dell’azzardo”
presenti in Parlamento. E’ stata persa l’occasione per adottare misure adeguate alla gravità della situazione e
alla anomalia italiana (12 per cento dei consumi privati dirottati verso il gioco d’azzardo) che comunque
potranno essere inserite nella legge di conversione, come a esempio la retroattività della norma che prescrive
la distanza minima delle sale da gioco dai centri sensibili e in ogni caso la sua prescrittività al momento del
rinnovo dei bandi di concessione. Dal momento che il c.d. GAP è stato considerato una malattia, non si può
disconoscere che le sale gioco presenti all’interno della fascia di sicurezza varata dal governo (solo 200 mt)
continuino a costituire motivo di forte allarme socio-sanitario. Tra l’altro, molte delle disposizioni (gioco
vietato ai minori …) erano già presenti nella legge. Anche in tema di divieto di pubblicità, il provvedimento
appare timido e di difficile attuazione se non si procede alla generalizzata regolazione su ogni canale di
comunicazione (fisico e virtuale). Il Decreto approvato non tiene assolutamente conto della pubblicità sul
gioco d’azzardo che quotidianamente passa attraverso internet (messaggi spam, social network ecc…)
considerato il nuovo terreno da conquistare e fin ora ad appannaggio esclusivo delle concessionarie inglesi. La
struttura del gioco d’azzardo così com’è stata realizzata in Italia continua a generare una vera e propria
dipendenza di massa da GAP, contribuisce alla depressione dell’economia (sottraendo domanda ai beni e ai
servizi ordinari) e alimenta il debito pubblico, con un “buco” di bilancio che le proiezioni sul 2012 stimano
pari a un miliardo di euro e forse più.
È inaccettabile, peraltro, che i contribuenti italiani siano costretti a colmare con il prelievo diretto sui redditi e
indiretto sui consumi il nuovo deficit di bilancio statale dovuto al calo delle entrate erariali, pur a fronte di un
nuovo boom della spesa per azzardo.
Lungi dall’essere un aiuto alle finanze pubbliche, infatti, la dissipazione di reddito provocata dall’azzardo si
rivela un grave fattore di aggravamento della crisi fiscale e sociale dello Stato.
Bari, 6 settembre 2012
Mons. Alberto D’Urso
Segretario Nazionale
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Allegato 6
Bilancio al 31.12.2012
Convegno
A CHE GIOCO GIOCHIAMO?
Un’oscura dipendenza
Camera dei Deputati- Sala delle Colonne
Roma, 20 Marzo 2012
RELAZIONE DEL SEGRETARIO DELLA CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA
«La lotta all’azzardo, una lotta “in rete”»
Mi presento, quasi provocatoriamente, con tre oggetti tra le mani: un pacchetto di sigarette (vuoto), il libro
del dott. Matteo Iori “A che gioco giochiamo?” e una piccola documentazione sulla lotta all’azzardo che la
Consulta Nazionale Antiusura ha intrapreso dal 1999.
Questo mio intervento intende incoraggiare alla lotta “in rete” contro l’azzardo: una ludopatia - è stato
ricordato - che imperversa particolarmente in Italia e che ha già coinvolto oltre 800 mila persone che vivono il
rapporto con il gioco in maniera patologica, che registra chiare connivenze con la malavita organizzata, che in
sette anni, attraverso le scommesse, ha sottratto alle tasche degli italiani 309 miliardi di euro, solo nel 2011
circa 80 miliardi di euro, con la previsione di sottrarne almeno altri 100 nell’anno in corso.
1) Sul pacchetto di sigarette leggo: “il fumo uccide…fumare in gravidanza fa male al bambino; il fumo
invecchia la pelle; il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno; il fumo crea una elevata dipendenza,
non iniziare…” .
Lo Stato sta pagando grandi somme di denaro per curare le malattie provocate dal fumo: somme superiori
alle entrate derivanti dalla vendita delle sigarette. Lo Stato era consapevole dei danni che procurava il fumo,
ma a suo tempo ha permesso la diffusione con la pubblicità ingannevole. Ora tassa pesantemente le sigarette
per pagare, almeno parzialmente, le cure per i malati da fumo.
Mi domando: con i provvedimenti che si invocano sull’azzardo si intende solo eliminare la pubblicità
ingannevole che vede coinvolti anche tanti idoli dello sport o proibire il gioco?
Si abbia un po’ di coraggio in più contro l’azzardo!
La Consulta Nazionale Antiusura sostiene la lotta all’azzardo sia per eliminare la pubblicità ingannevole,
sia per proibire l’azzardo. Ché cessino, per quanto è possibile, provvedimenti di stile farisaico. Le cosiddette
“esigenze di cassa” dello Stato non possono motivare la diffusione di “un cancro” che uccide e… l’azzardo
uccide!
2) Dobbiamo ringraziare il dott. Iori per i dati che ci ha fornito con il suo studio e con l’interrogativo
provocatorio del libro “A che gioco giochiamo?”. L’amico Iori, però, non avrebbe dovuto ignorare le realtà di
volontariato che, dal lontano 1999, hanno iniziato la lotta all’azzardo come le Fondazioni Antiusura presenti su
tutto il territorio nazionale.
Da quella data, grazie agli ascolti delle vittime del sovraindebitamento, abbiamo sempre denunciato che
l’azzardo non è solo una ludopatia, ma una delle cause principali del ricorso all’usura, del riciclaggio del
denaro sporco e degli impatti negativi sulle Famiglie, sulle Imprese e sullo Stato.
Il dott. Iori ci conosce molto bene, come documenta una sua lettera del 26 Gennaio u.s. in cui è scritto:
“sarebbe un piacere e un onore che anche la Consulta Nazionale Antiusura decidesse di aderire alla richiesta
avanzata al Presidente del Consiglio Monti per la sospensione immediata del Progetto dei Monopoli di Stato
dal titolo: “Giovani e Gioco”.
Non può essere ignorato da nessuno il lavoro sinergico della Consulta Nazionale Antiusura con le
Fondazioni associate, e deve essere apprezzato soprattutto per il suo stile di lavoro “in rete” sia sul piano della
prevenzione e del volontariato, sia sul piano istituzionale, politico e sociale.
3) L’esperienza maturata in tredici anni ci ha spinto a lanciare il 31 Gennaio u.s. il Cartello “Insieme
contro l’azzardo” nell’incontro realizzato presso la sede della Caritas Nazionale dove ci siamo ritrovati con
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gli amici del Cartello del 1995 “Insieme contro l’usura”: associazioni di categoria, consumatori, rappresentanti
della Caritas Nazionale, degli Organismi socio-assistenziali della CEI, ecc… .
Unanime è stato il consenso per la sua istituzione, confermato, dopo qualche giorno, dalla presentazione
alla stampa del coordinatore del Cartello, avv. Attilio Simeone.
Non si è giunti all’improvviso all’istituzione del Cartello. Alle spalle c’è stato un lungo lavoro di dialogo e
di maturazione del problema con le citate associazioni e con il mondo politico, evidenziando la necessità di
intensificare il nostro lavoro “in rete” attraverso la cultura della prevenzione, della legalità, dell’uso
responsabile del denaro, ecc…:
a) con il mondo politico: a fronte di un lavoro di costante segnalazione dei problemi e delle implicazioni
ai “decisori” politici e di governo dal 1999, il Senatore Lauro, già commissario governativo antiracket e
antiusura, può testimoniare il nostro costante e paziente impegno, sottolineato tra l’altro alla Commissione
Finanze del Senato, alla Commissione Giustizia della Camera nella precedente legislatura, nell’Audizione
presso la Commissione Giustizia del Senato il 17 Marzo 2009, nell’Audizione presso la Commissione
Giustizia della Camera il 12 maggio 2009, nell’Audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia
del 27 aprile 2010, su convocazione del Senatore Pisanu e, per farla breve, ripreso ulteriormente
nell’incontro con il sottosegretario del Ministero del Tesoro prefetto Carlo De Stefano, (11 Gennaio 2012)
in cui tra l’altro abbiamo affermato: “una particolare attenzione riteniamo debba rivolgersi alle cause che
generano l’usura. Tra esse il gioco in generale, soprattutto perché sta acquistando i contorni dell’azzardo
rivestendo un ruolo di primissimo piano che favorisce il sovraindebitamento e il ricorso a prestiti usurai”;
b) con tutte le Fondazioni: il dialogo iniziato nel 1996 non si è mai interrotto; per cui è stato naturale
lanciare durante la Tavola Rotonda del 31/01 presso la sede della Caritas Nazionale, il citato Cartello
“Insieme contro l’azzardo”.
Faccio notare che questa data precede la Tavola Rotonda sull’azzardo di Genova realizzata un mese
dopo, il 24 Febbraio u.s.. In essa ha preso posizione contro l’azzardo il Card. Angelo Bagnasco. Quella di
Genova non è stata la prima Tavola Rotonda sull’azzardo in Italia. C’è un lungo elenco di iniziative e di
Tavole Rotonde su questo argomento. In una di esse, proprio a Genova, dieci anni fa il Card. Dionigi
Tettamanzi ha parlato della responsabilità delle Istituzioni, definendo lo Stato “biscazziere”. È facile
quindi intuire che non una ma più volte la Consulta Nazionale Antiusura aveva informato il Presidente
della CEI sulla dilagante diffusione della piaga dell’azzardo in Italia. Il Card. Bagnasco, che ha sempre
incoraggiato il nostro lavoro, il 4 gennaio u.s. ha condannato esplicitamente l’azzardo, e riprendendo
quest’ultimo intervento, il 24 febbraio scorso ha ulteriormente affermato: “siamo convinti che sia
necessario contrastare questo fenomeno. Tutte le associazioni, le istituzioni, gli organismi di ispirazione
cattolica e sociale e gli stessi organi di informazione debbono sentirsi coinvolti promuovendo iniziative di
sensibilizzazione e di denuncia sui pericoli e i danni che il ricorso al gioco sta determinando anche sulle
nuove generazioni che affidano la costruzione del loro futuro all’azzardo piuttosto che al lavoro”.
È necessario infatti ipotizzare ulteriormente programmi di prevenzione e di formazione.
È necessario che vengano ulteriormente evidenziati nei livelli essenziali di assistenza socio-sanitaria e
socio-assistenziale i disturbi e le complicanze diagnosticate come conseguenze del gioco d’azzardo
patologico.
È necessario moltiplicare le iniziative già avviate da alcuni Enti locali, come quelle della Provincia
di Trento: “mai più licenze vicino a scuole o a centri giovanili”; o dei Comuni di Empoli e Reggio Emilia
contro i videopoker.
Per promuovere queste iniziative e questa cultura continueremo a rivolgerci a tutti i giornali, a
tutte le riviste e a tutti gli organi di informazione perché condividano le finalità del nostro Cartello.
Ci rivolgeremo con più insistenza alle agenzie educative, in particolare alle famiglie, alle scuole e
alla Chiesa, riproponendo alla loro riflessione le parole del Card. Bagnasco, che ha definito l’azzardo:
“una nuova droga da cui bisogna guardarsi con grande determinazione e consapevolezza”.
Solleciteremo le Istituzioni “a tutti i livelli perché intervengano su questa piaga che corrompe il
modo di pensare e quindi i costumi”.
NON FRANTUMIAMO LA SOLIDARIETÀ MA RICHIAMIAMOLA E RILANCIAMOLA!
Il nostro impegno deve essere più incisivo e attento, non solo per eliminare la pubblicità
ingannevole, ma per proibire l’azzardo.
- Incoraggiamo, pertanto, l’informazione promossa in maniera lineare dal quotidiano Avvenire, da
Famiglia Cristiana, da Settimana e da altre testate giornalistiche;
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- plaudiamo la mobilitazione istituzionale di cui questa mattina abbiamo una testimonianza;
- registriamo con piacere alcune iniziative: la Tavola Rotonda di Genova (già realizzata); di
Gagliano del Capo (Le) il 10 u.s.; di Bari, prossimamente il 16 aprile presso la Camera di Commercio (cfr.
dépliants allegati) e la Serata–Concerto di beneficenza sponsorizzata dal cantante Al Bano il 28 aprile p.v.;
della Provincia di Cosenza il 3 Maggio p.v.; la “Due Giorni” di Varese il prossimo 19 Maggio della
associazione A. N. D.;
- continueremo a raccogliere altre adesioni al Cartello da parte di associazioni di consumatori e di
volontariato assistenziale contro le dipendenze;
- solleciteremo il lancio di un prossimo Spot Televisivo in campo nazionale da parte del Servizio
per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa Cattolica, come già fatto in altre due circostanze, e
continueremo a denunciare la scarsa eticità delle reti radio-televisive dello Stato sulla diffusione
dell’azzardo. I drammi e le tragedie legate all’azzardo, registrano la indiretta connivenza anche di questo
“bombardamento” da mattina a sera sui giovani, sulle famiglie, sui più indifesi, in particolare sui poveri
con messaggi dal seguente tenore: “se non giochi sei un bacchettone, gioca con moderazione, gioco legale
e responsabile”.
È vero! Non neghiamo che ci sono trasmissioni anche serie e responsabili, ma purtroppo solo per lo
più in seconda e terza serata, che promuovono la cultura della responsabilità presentando le statistiche
dell’azzardo, le conseguenze del gioco d’azzardo e i legami non solo con la malavita organizzata ma anche
con quanti hanno “il fiuto dell’affare”.
Concludendo, ancora una volta mi domando: “come può lo Stato giustificare la distruzione
psicologica, morale, economica e famigliare e, talvolta anche fisica di tante persone indebitate per il
gioco affermando che ha bisogno di incassare milioni di euro per restaurare monumenti e chiese,
quando quel denaro viene sottratto a persone e famiglie che non hanno da mangiare e da pagare
l’affitto?
Come giustificare ancora la stridente diversità di tassazione che sul pane è del 4% mentre quella
sull’azzardo on- line mediamente è inferiore al 2%?”
Finora queste domande già rivolte, e più volte, al mondo politico non hanno ricevuto alcuna risposta.
Le abbiamo rilanciate con il Cartello “Insieme contro il gioco d’azzardo” il 31 Gennaio u.s. e le
rilanciamo da questo prestigioso Convegno con l’autorevolezza che ci deriva dal nostro servizio e
dall’esperienza maturata in questi anni accanto a persone che soffrono.
Il Segretario Nazionale
Mons. Alberto D’Urso
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Allegato 7
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VOLUME DELLE ATTIVITÀ
SVOLTE NELL’ANNO 2012 DALLA CONSULTA E DALLE FONDAZIONI
(dati comunicati al Mef)
N.
Fondazione
Città
Pratiche erogate
solo nel 2012
€
n°
Pratiche erogate
da avvio operatività
€
n°
1
Consulta Nazionale Antiusura
ITALIA
1
145.000
75
4.536.000
2
"Jubilaeum"
AVEZZANO
36
1.295.500
408
9.071.354
3
"S. Nicola e SS. Medici"
BARI
49
4.727.529
982
40.388.429
4
"S. Matteo"
BOLOGNA
5
"S. Ignazio da Laconi"
CAGLIARI
37
553.250
223
2.825.640
6
"S. Matteo"
CASSANO IONIO
10
255.600
689
15.948.438
7
"Exodus '94"
CASTELL. DI STABIA
8
117.300
198
2.250.466
8
"Beato Card. Dusmet"
CATANIA
9
"S. Maria del Soccorso"
CATANZARO
74
2.526.300
736
20.647.439
10
"Don Carlo De Cardona"
COSENZA
30
534.000
1.019
13.583.380
11
"Zaccheo"
CROTONE
141
2.660.507
1.589
27.393.662
12
"Buon Samaritano"
FOGGIA
28
1.395.900
249
6.357.403
13
"Magnificat"
GAETA
4
121.000
5
142.000
14
"S. Maria del Soccorso"
GENOVA
83
588.955
1.383
9.883.688
15
"S. Pietro Celestino"
ISERNIA
7
70.000
203
2.267.590
16
"Mons. V. Moietta"
LAMEZIA TERME
17
485.040
121
1.784.840
17
"Wanda Vecchi"
LATINA
25
1.185.000
312
9.954.944
18
"SS. Medici Cosma e Damiano"
LOCRI
28
249.086
127
1.107.982
19
"Lucana Mons. Cavalla"
MATERA
31
376.800
570
6.691.525
20
"P. Pino Puglisi"
MESSINA
34
625.200
212
3.427.818
21
"S. Bernardino"
MILANO
31
390.900
319
2.117.974
22
"S. Giuseppe Moscati"
NAPOLI
48
841.700
1.705
21.791.265
23
"SS. Mamiliano e Rosalia"
PALERMO
15
810.000
87
4.138.000
24
"Salus Populi Romani"
ROMA
20
361.400
474
5.363.112
25
"Mons. Traini"
S.BEN. D. TRONTO
9
200.700
78
1.624.115
26
"Toscana Prevenzione Usura"
SIENA
91
6.041.500
1.752
74.611.466
27
"SS. Simplicio e Antonio"
TEMPIO PAUSANIA
29
326.730
190
2.404.950
28
"S. Matteo"
TORINO
108
1.349.560
1.385
15.919.878
29
"Beato G. Tovini"
VERONA
130
621.280
561
3.305.187
1.124
28.855.737
15.652
309.538.545
TOTALI
non assegnataria di Fondi Statali
non assegnataria di Fondi Statali
_____________________________________________________________________________________________
Consulta Nazionale Antiusura "Giovanni Paolo II" o.n.l.u.s. - Via dei Gesuiti, 20 - 70122 Bari - C.F.: 93254960722
tel: 0805235454 - fax: 0805225030 - sito web: www.consultantiusura.it - e-mail: [email protected]
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Allegato 8
Bilancio al 31.12.2012
ASCOLTI
EFFETTUATI NEL CORSO DELL’ANNO 2012
DALLA CONSULTA E DALLE FONDAZIONI
n. Città
Ascolti
1 Avezzano
Fondazione Jubilaeum
850
2 Bari
Consulta Nazionale Antiusura
45
3 Bari
Fondazione S. Nicola e SS. Medici
350
4 Bologna
Fondazione S. Matteo
98
5 Cagliari
Fondazione S. Ignazio da Laconi
388
6 Cassano allo Jonio
Fondazione S. Matteo
84
7 Castellammare di Stabia Fondazione Exodus '94
140
8 Catania
Fondazione B. Card. Dusmet
n.p.
9 Catanzaro
Fondazione S. Maria del Soccorso
450
10 Cosenza
Fondazione Don Carlo De Cardona
105
11 Crotone
Fondazione Zaccheo
664
12 Foggia
Fondazione Buon Samaritano
213
13 Gaeta
Fondazione Magnificat
53
14 Genova
Fondazione S. Maria del Soccorso
15 Isernia
Fondazione S. Pietro Celestino
163
16 Lamezia Terme
Fondazione Mons. V. Moietta
191
17 Latina
Fondazione W. Vecchi
18 Locri
Fondazione SS. Medici Cosma e Damiano
60
19 Matera
Fondazione Lucana
240
20 Messina
Fondazione P. Pino Puglisi
200
21 Milano
Fondazione S. Bernardino
353
22 Napoli
Fondazione S. Giuseppe Moscati
935
23 Palermo
Fondazione SS. Mamiliano e Rosalia
230
24 Roma
Fondazione Salus Populi Romani
266
25 S. Benedetto del Tronto
Fondazione Mons. Traini
61
26 Siena
Fondazione Toscana
27 Tempio Pausania
Fondazione SS. Simplicio e Antonio
109
28 Torino
Fondazione S. Matteo
550
29 Verona
Fondazione Beato G. Tovini
360
TOTALE
53
Fondazione
1.199
1.265
1.401
11.023
_____________________________________________________________________________________________
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Allegato 9
Bilancio al 31.12.2012
_____________________________________________________________________________________________
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tel: 0805235454 - fax: 0805225030 - sito web: www.consultantiusura.it - e-mail: [email protected]
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Allegati al Bilancio al 31-12-2012