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- (214) 1 VIII LEGISLATURA –
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 20 SETTEMBRE 2000
ANTIMERIDIANA
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARTINI
INDI
DEL VICEPRESIDENTE BORTUZZO
,1',&(
PAG.
PAG.
6XOSURFHVVRYHUEDOH ......................................... 2-35
MATTASSI...................................................... 24
DEGANO......................................................... 27
PETRIS ............................................................ 27
BARITUSSIO .................................................. 28
TESINI ............................................................. 29
CASTALDO .................................................... 31
LONDERO....................................................... 31
&RQJHGL ................................................................... 2
,QWHUURJD]LRQLHGLQWHUSHOODQ]H6YROJLPHQWR ..... 2
PRESIDENTE................................2-4-6-9-13-14
POZZO, DVVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD ....................................................2-5-13
BORTUZZO ...................................................... 3
CISILINO ....................................................4-6-8
VENIER-ROMANO,
DVVHVVRUH
DOOD
IRUPD]LRQH SURIHVVLRQDOH DO ODYRUR DOOD
SUHYLGHQ]D
DOOD
FRRSHUD]LRQH
DOO¶DUWLJLDQDWRHDLSDUFKL............................. 7-10
BUDIN............................................................. 12
ALZETTA........................................................ 14
6WUDOFLR ³0RGLILFKH GHOO¶DUWLFROR GHOOD OHJJH
UHJLRQDOH´'LVFXVVLRQH ......... 14
PRESIDENTE............................................. 14-24
VANIN, 5HODWRUHGLPDJJLRUDQ]D................... 15
DI NATALE, 5HODWRUHGLPDJJLRUDQ]D........... 16
PUIATTI, 5HODWRUHGLPLQRUDQ]D ............... 18-34
GHERGHETTA, 5HODWRUHGLPLQRUDQ]D .... 20-33
POZZO, DVVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD ..................................................... 23-32
,QWHUURJD]LRQHHGLQWHUSHOODQ]D$QQXQ]LR ....... 35
2UGLQHGHOJLRUQRGHOODSURVVLPDVHGXWD ........... 35
$//(*$72
5HOD]LRQLVFULWWHDSURSRVWDGLOHJJH
Relazione dei Relatori di maggioranza Vanin e
Di Natale, sulla proposta di legge n. 104 ............... 38
Relazione del Relatore di minoranza Puiatti sulla
proposta di legge n. 104 ......................................... 39
Relazione del Relatore di minoranza Gherghetta
sulla proposta di legge n. 104 ................................ 39
,QWHUURJD]LRQHHGLQWHUSHOODQ]DDQQXQ]LDWH ...... 41
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 2 VIII LEGISLATURA –
35(6,'(1=$'(/35(6,'(17(0$57,1,
/DVHGXWDLQL]LDDOOHRUH
PRESIDENTE.
Dichiaro
aperta
la
duecentoquattordicesima seduta del Consiglio
regionale.
6XOSURFHVVRYHUEDOH
PRESIDENTE. Informo che sono a
disposizione dei Consiglieri alcune copie del
processo verbale della seduta n. 212, e che, se
non saranno state sollevate eccezioni nel corso
della seduta odierna, il verbale stesso sarà
considerato approvato.
&RQJHGL
PRESIDENTE. Comunico che hanno
chiesto congedo, per la seduta antimeridiana,
l’assessore Franzutti ed i consiglieri Brussa,
Cruder, Gottardo e Molinaro.
,FRQJHGLVRQRFRQFHVVL
,QWHUURJD]LRQLHVYROJLPHQWRGL
LQWHUSHOODQ]H
PRESIDENTE. Passiamo al punto n. 1
dell’ordine del giorno, che prevede:
interrogazioni e svolgimento di interpellanze.
Do lettura dell’interpellanza n. 371 del
consigliere Bortuzzo, iscritta all’ordine del
giorno:
“Il sottoscritto Consigliere regionale,
PRESO ATTO che in Aula si sono
susseguite di recente varie discussioni su
proposte di
legge o
mozioni
che
contemplavano
la
fruizione
diffusa
dell’ambiente boschivo regionale;
CONSIDERATO che è emersa una forte
sensibilità in ordine agli elementi di
salvaguardia ed al rispetto degli ambiti sopra
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– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
richiamati, con riferimenti specifici a flora
protetta, sentieristica e protezione della fauna;
VISTE
le
precedenti
campagne
promozionali già attivate molti anni fa dalla
Regione,
il sottoscritto Consigliere regionale,
interpella
la Giunta regionale per sapere se non ritenga
opportuno:
promuovere una seria, ampia ed articolata
campagna di sensibilizzazione della opinione
pubblica al rispetto dell’ambiente, in particolar
modo di quello boschivo, riproponendo una
opportuna segnaletica informativa su flora,
fauna, geologia dei singoli ambiti boschivi con
i dovuti aggiornamenti ed integrando le aree
non ancora interessate;
proporre pure una campagna mirata al
settore dell’escursionismo e dei sentieri,
favorendone un loro recupero oltre che una
loro corretta fruibilità con vademecum
illustrativi e di comportamento.”
La parola alla Giunta.
POZZO, $VVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD. Dunque, il consigliere Bortuzzo il
17 marzo ha presentato un’interpellanza tesa ad
incentivare l’informazione sul
rispetto
dell’ambiente boschivo e della flora protetta.
La questione richiamata dal consigliere
Bortuzzo riguarda, ritengo, l’educazione e,
forse ancor più, la formazione dei singoli
individui, vale a dire non solo un mero
adeguato comportamento circostanziale, ma
l’introduzione di una scala di valori fondanti di
buona convivenza, in relazione alla qualità
della vita, e di sopravvivenza, in relazione alle
risorse e alla loro conservazione, e mi trova,
relativamente alle preoccupazioni espresse,
totalmente in accordo.
Vorrei aggiungere che favorire la
promozione della questione ambientale
relegata ai parchi o alle foreste, anche se
chiaramente importante, mi pare, d’altronde,
non sufficiente. Bisognerebbe programmare a
vari livelli, destinandone uno anche ai pubblici
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- (214) 3 VIII LEGISLATURA –
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– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
amministratori, una vera didattica del rispetto
del territorio (e noi siamo ogni giorno alle
prese con queste problematiche); anche di
quello destinato allo sfruttamento intensivo,
attraverso una esposizione non solo del buon
utilizzo primario, nel senso di un suo corretto
sfruttamento, ma delle sue varie utilità, tra cui
una più o meno dimenticata: la bellezza
dell’ ambiente.
L’ attività che ne origina è svolta sia
direttamente dall’ Azienda stessa sia tramite gli
enti gestori dei parchi e delle riserve naturali
regionali nell’ ottica della diffusione della
cultura ambientale e del rispetto delle aree
naturali protette.
E’ questa l’ occasione per dire della stretta di
cuore che certi (praticamente tutti), che siano
PIP o ZAP, e via discorrendo, provocano a chi
vi parla e a molti amministratori pubblici che si
sentono
coinvolti
nella
problematica:
sembrano, in effetti, scenari relitti di operazioni
belliche tanto sono degradati, colmi di vecchi
scarti di lavorazione, incolti, con le strade che
vi si addentrano prive di manutenzione, o certe
trasformazioni urbanistiche ed
edilizie
progettate senza sentimento e senza la specifica
cultura, magari da chi non ne aveva titolo.
Questo è il quadro di fronte al quale ci
troviamo. Normalmente chi tratta il suo
ambiente in tal modo o chi vive in un ambiente
degradato di rado e solo con cosciente impegno
può modificare le modalità del suo abituale
comportamento in un contesto che, però, lo
prevederebbe (contesto soprattutto normativo).
In particolare, nell’ attività programmata per
quest’ anno dagli enti gestori dei parchi e delle
riserve naturali (fra l’ altro ricordo che, di
recente, a seguito di una revisione della
destinazione delle deleghe, l’ argomento è di
competenza del collega Venier-Romano) v’ è
anche la progettazione e la posa in opera di
segnaletica che consenta una diretta ed
immediata conoscenza delle realtà naturali
protette. Per quanto riguarda le proprietà
forestali regionali, che, oltre al normale
sfruttamento economico secondo i principi
della moderna selvicoltura naturalistica, sono
sempre più oggetto della sensibile attenzione
dei cittadini, il Servizio delle foreste regionali
sta programmando una specifica tabellazione
delle aree più significative per corrispondere
alle esigenze di informazione e conoscenza che
da più parti vengono sollecitate.
Tuttavia, per illustrare al consigliere
interrogante oltre al mio pensiero anche la
concreta azione che sta portando avanti
l’ amministrazione regionale, posso comunicare
che da parte della Direzione delle foreste è in
corso di effettuazione, delegata al Piano
regionale di difesa del patrimonio forestale
dagli incendi, una campagna di informazione ai
fini antincendio che, pur non rientrando
strettamente
tra
le
azioni
indicate
nell’ interrogazione, concerne comunque, in
generale, il rispetto dell’ ambiente boschivo.
Detta campagna è condotta tramite una ditta
specializzata avvalendosi di fondi UE.
Ecco, questo per dire della attività che è
stata concretamente posta in atto. Al di là di
tutto, però, come ho detto all’ inizio, è un
problema di cultura e di educazione sul quale
bisognerà lavorare molto.
Tra i compiti istituzionali, poi, dell’ Azienda
dei parchi e delle foreste regionali, tramite il
Servizio della conservazione della natura, è
ricompreso quello della promozione della
“conoscenza dei valori ambientali e del
corretto uso dell’ ambiente naturale” con un
mandato, quindi, abbastanza vasto e generale,
ma pur sempre riferito solamente all’ ambiente
naturale protetto, fatto che può indurre una
percezione di separazione tra questo e
l’ ambiente urbanizzato o comunque sottoposto
a sfruttamento. Per questo dicevo che il
discorso è ancora più vasto.
Comunque, ringrazio il consigliere Bortuzzo
per avermi dato modo di approfondire questo
argomento.
PRESIDENTE. La parola al consigliere
interpellante.
BORTUZZO. Ringrazio l’ assessore Pozzo
per la risposta che mi è stata data. Volevo
anche fare presente, ma l’ Assessore lo saprà
sicuramente, che su questo argomento era stato
approvato anche un ordine del giorno che
ribadiva gli stessi concetti. Quindi, c’ è anche il
conforto, come dire?, il sostegno politico di
questo Consiglio.
Credo di dover dire che, sia per quanto
riguarda la sensibilizzazione dell’ opinione
pubblica al rispetto dell’ ambiente, sia per
quanto riguarda l’ opportunità di collocare della
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- (214) 4 VIII LEGISLATURA –
segnaletica informativa su flora e fauna da
proteggere, da tutelare, la risposta si possa
ritenere esauriente.
Invece mi è sfuggito, forse, il discorso che
riguarda la sentieristica che merita, anche
quello la dovuta attenzione, proprio per
ovviare, talvolta, a rischi o a pericoli che si
possono creare con comportamenti inconsulti
da parte di chi fruisce di questa sentieristica.
Bene, devo dichiararmi soddisfatto della
risposta, anche per lo spirito con cui è stata
colta questa interpellanza, che voleva essere un
suggerimento e, soprattutto, per come si è
provveduto o si sta provvedendo a risolvere
questi problemi. Grazie.
PRESIDENTE. Do lettura dell’ interpellanza
n. 392 del consigliere Cisilino , iscritta
all’ ordine del giorno:
“Il sottoscritto consigliere regionale Adino
Cisilino:
- ravvisato che alla nomina dei presidenti
dei seggi elettorali provvede la Corte di
Appello e che la competenza in materia
elettorale è della Regione, come previsto dallo
Statuto;
- rilevato che i nominativi vengono indicati
dalle varie Amministrazioni Comunali al
Presidente del Tribunale competente per
l’ inoltro alla Corte d’ Appello;
- considerato che alla fine i Presidenti in
buona parte sono sempre gli stessi a volte
mancanti dei requisiti più fondamentali;
- ravvisato altresì che oramai la delicatezza
delle nuove leggi di riforma elettorale hanno
bisogno di gente preparata e nelle varie realtà
territoriali ci sono anche giovani laureati;
- rilevato che in ogni momento elettorale si
verificano dei brogli più o meno comprensibili
comunque tali da compromettere possibili
risultati di rilevante interesse elettorale;
tutto ciò premesso
interpella
la Giunta regionale al fine di sapere:
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– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
1. in che modo l’ Amministrazione regionale
intende dar corso ad un radicale atto di
informazione ed acquisizione di professionalità
dei presidenti nei seggi elettorali in vista di
imminenti scadenze elettorali;
2. se la Giunta regionale intende dar corso,
al fine di sensibilizzare anche civicamente gli
aspiranti presidenti ad un programma
formativo per evitare danni derivanti da
possibili azioni risarcitorie;
3. l’ intendimento di circoscrivere la
presenza di Presidente ai seggi elettorali in
massimo tre consultazioni elettorali.”
La parola al presentatore.
CISILINO. Presidente, ho ritenuto di
presentare questa interpellanza anche perché
sono stato toccato direttamente da una vicenda
che è andata anche ad interessare il Consiglio
regionale, seppur attento nell’ elaborare dati
elettorali, ma non sempre attento nel
rivendicare competenze, anche primarie, in
materia di elezioni…
Infatti oramai è prassi consolidata che la
nomina dei presidenti di seggio, la nomina
degli apparati elettorali, avvenga, seppur per
legge, con una consuetudine che ha dello
sbalorditivo.
Sottolineo che, essendo stato direttamente
interessato, ho fatto delle indagini - indagini
amichevoli – con il personale preposto ad un
compito delicato quale quello rappresentato
prima dai seggi, poi della elaborazione dei voti,
poi del riporto dei voti stessi.
Posso dire che sono rimasto, francamente,
non sbalordito, ma mortificato da come, per lo
Stato, nelle sue varie realtà (dalla Corte
d’ Appello ai Tribunali), sia tutta un’ abitudine,
una consuetudine, per cui, alla fine, troviamo,
sui banchi del seggio, a rappresentare lo Stato,
presidenti di seggio che non sono in grado di
connettere.
Francamente, questa è una necessità che
l’ Assessorato, la Direzione, il Consiglio stesso,
la Regione, deve necessariamente rivendicare
affinché, in Regione, i brogli elettorali non
avvengano più. Io, purtroppo, ho dovuto
toccare con mano, non solo personalmente, ma
anche indirettamente, verificando situazioni
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- (214) 5 VIII LEGISLATURA –
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– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
che avevano dell’ indecoroso, dell’ increscioso,
comunque finalizzate a danneggiare.
soprattutto nel corso delle operazioni di
scrutinio.
Uso parole forti per dire che i brogli
elettorali avvengono non da oggi, non da ieri,
ma da molto tempo, grazie ad un apparato
statale anacronistico, ad un apparato statale che
non è in grado di valorizzare le professionalità
dei giovani. Nei paesi, Presidente, anche in
montagna, abbiamo laureati che non vengono
chiamati nemmeno a fare i presidenti di seggio.
Compito non semplice, e comunque delicato.
Al fine di limitare il verificarsi di tali
circostanze, che sono in molti casi il preludio a
successivi ricorsi giurisdizionali, il Servizio
elettorale della Direzione regionale per le
Autonomie locali ha provveduto a rendere più
semplici e comprensibili, intanto, i modelli di
verbale utilizzati dagli uffici di sezione; con il
medesimo intento è stata completamente
riscritta la pubblicazione n. 16, “Operazioni
degli Uffici elettorali di sezione”, contenente
istruzioni dettagliate relative alle singole
operazioni elettorali attribuite agli uffici.
A questi compiti delicati dobbiamo mandare
gente preparata. Non dobbiamo mandare, o
comunque raccomandare, gente in grado di
rispondere solo a necessità di partito, ma gente
che sia in grado di rispondere alle esigenze di
legalità e trasparenza.
I presidenti di seggio sono ben 633 solo nel
collegio
di
Udine.
Raccomanderei
all’ Assessore, poi sentiremo cosa dirà, che da
domani la Regione si attivasse affinché quello
che è successo non si verifichi più.
PRESIDENTE. La parola alla Giunta.
POZZO, $VVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD. Il collega Cisilino, sostanzialmente,
pone tre quesiti. Ha interpellato la Giunta
regionale per sapere come la Regione intende
dar corso ad un radicale atto di informazione e
acquisizione di professionalità dei presidenti
dei seggi elettorali (anche in vista
dell’ imminente scadenza); se la Giunta intende
dare corso, al fine di sensibilizzare anche
civicamente gli aspiranti presidenti, ad un
programma formativo per evitare danni
derivanti da possibili azioni risarcitorie; e
l’ intendimento di circoscrivere la possibilità di
presiedere i seggi elettorali per un massimo di
tre consultazioni.
In merito ai primi due quesiti
dell’ interpellanza questi fanno riferimento,
praticamente, al medesimo problema, che
concerne la necessità di attuare iniziative per la
formazione degli elettori chiamati ad esercitare
funzioni di presidente degli uffici elettorali di
sezione.
Si tratta di un problema reale, come
dimostra la serie di errori materiali e di
inesattezze compiute dagli uffici di sezione,
Vero è che l’ esperienza di questi anni ha
dimostrato che il modo più efficace per
supportare l’ attività degli uffici di sezione è
rappresentato dall’ effettuazione di corsi di
formazione riservati ai presidenti degli uffici
stessi.
Il Gruppo di lavoro per la riforma del
procedimento elettorale nelle elezioni comunali
e provinciali, costituito con DPGR n. 408/Pres.
del 17 dicembre 1999, e che ha completato in
questi giorni i suoi lavori, ha previsto di
inserire, nella relativa bozza di disegno di
legge, un articolo in materia di formazione e
aggiornamento dei presidenti degli uffici di
sezione. Lo stesso contiene anche la disciplina
per l’ organizzazione di corsi di formazione,
individuandone i tempi e le modalità, e
stabilendo i compensi in favore dei soggetti
incaricati e i gettoni di presenza in favore dei
partecipanti.
Per quanto concerne il terzo quesito
dell’ interpellanza, poi, si osserva che
l’ adozione di una misura così limitativa, sulla
cui efficacia bisognerebbe discutere, pare non
rientrare nella competenza regionale, poiché,
attualmente, la legge 21 marzo 1993, n. 53
attribuisce al presidente di ciascuna Corte
d’ Appello, cioè ad un organo dell’ ordinamento
giudiziario, la competenza in ordine alla tenuta
dell’ albo delle persone idonee all’ ufficio di
presidente di seggio elettorale.”
Comunque, il problema è complesso. Credo
che in quel disegno di legge che consegnerò tra
poco, dopo averlo portato in Giunta, alla
competente Commissione, ci siano elementi
sufficienti per poter affrontare anche questi
problemi.
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 6 VIII LEGISLATURA –
Quindi, da un lato, sicuramente la
formazione dei presidenti, che non possono
essere mandati così allo sbaraglio, e la
possibilità anche di surrogazione di quelli che
non sono all’ altezza. Sulla limitazione degli
stessi bisognerà intervenire nei confronti della
magistratura, comunque presente nel gruppo di
lavoro anche per questi aspetti. Speriamo di
riuscire a superare questi inghippi che,
effettivamente, abbiamo riscontrato.
PRESIDENTE. La parola al Consigliere
interpellante.
CISILINO. Prendo atto della risposta, ma
non posso essere completamente soddisfatto
perché è una risposta, seppur con ottimi
intendimenti, che mi lascia con l’ amaro in
bocca: fin quando non troveremo una forma
quantomeno di sottolineatura verso la
magistratura ordinaria, che è il Tribunale
provinciale, in pratica, è tutto un mandare a
cascata, alla fine, a ratifica della Corte
d’ Appello.
Vorrei, come avviene per gli scrutatori, che
anche per i presidenti di seggio fosse fatto uno
screening, fosse fatta una verifica del personale
che viene dalle varie realtà civiche, locali,…
Francamente, sulle indicazioni che vengono
dalle cosiddette amministrazioni locali ho
molte perplessità. Perplessità perché sono
uomini di parte e a ricoprire un incarico di
questo tipo dovrebbero essere persone al di
sopra delle parti.
Quindi,
sottolineo
all’ Assessore
la
necessità, e anche l’ utilità, di fare una protesta
epistolare con la cosiddetta magistratura
ordinaria, affinché queste cose, in FriuliVenezia Giulia, non succedano. Perché la
magistratura ordinaria, Assessore, quando poi i
danni sono stati fatti, non risponde, perché
l’ organo non esiste, la Regione non c’ è.
In questo dobbiamo essere protagonisti in
maniera concreta, non solo nelle ipotesi di
futuri impegni. Questo significa dare una
svolta e rivendicare quello che deve essere di
competenza della Regione. La Regione deve
indicare, nominare e organizzare i vari
momenti elettorali.
Comunque, la ringrazio per la tempestività,
perché è una delle poche interpellanze che mi
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
hanno dato l’ opportunità di sentire la Giunta.
Infatti è stata presentata recentemente, nel
mese di aprile. La ringrazio.
PRESIDENTE.
Do
lettura
dell’ interrogazione n. 474 del consigliere
Cisilino, iscritta all’ ordine del giorno:
“Il sottoscritto Consigliere regionale:
- premesso che da una attenta riflessione ha
potuto constatare anche con l’ ausilio della
stampa l’ avvento della mostra dei Patriarchi di
Grado dal 10 corrente al 9 settembre;
- ravvisato che la mostra è stata guarnita di
una serie di avvenimenti come la stampa di un
opuscolo con la presentazione innovativa da
parte del commissario liquidatore ESA;
- considerato che l’ opuscolo è stato
programmato con la tempistica della mostra e
ciò, pare di ritenere, al fine di evadere il tutto a
trattativa privata;
tutto ciò premesso
interroga
la Giunta regionale
corrisponde al vero:
per
sapere
se
1. se il catalogo che ha comportato un
grosso impegno finanziario per l’ ESA è stato
programmato e affidato secondo una logica di
trattativa privata e ciò ha comportato una
dilatazione della spesa;
2. se corrisponde al vero che tale lavoro sia
stato affidato in via privatistica vista l’ urgenza
e per un importo decisamente maggiore
rispetto al preventivo;
3. se il modo di gestire i richiamati eventi
corrisponde agli indirizzi dati dalla Giunta al
fine di conciliare i costi con i benefici;
4. come intende la Giunta regionale
fronteggiare la costante dilatazione dei costi
dell’ iniziativa, considerata la scarsa sensibilità
dimostrata sia nell’ impostare il progetto sia nel
realizzarlo;
5. si chiede inoltre di conoscere se un ente
in liquidazione e in stato di commissariamento
debba continuare a gestire eventi così
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 7 VIII LEGISLATURA –
importanti.”
La parola alla Giunta.
VENIER-ROMANO,
DVVHVVRUH
DOOD
IRUPD]LRQH SURIHVVLRQDOH DO ODYRUR DOOD
SUHYLGHQ]D DOOD FRRSHUD]LRQH DOO¶DUWLJLDQDWR
H DL SDUFKL. Grazie, Presidente. Rispondo
all’ interrogazione orale n. 474 del collega
Cisilino sul vero costo della mostra dei
Patriarchi di Grado.
Devo dire che, al fine di dare risposta
all’ interrogazione n. 474 ho provveduto ad
acquisire i necessari elementi conoscitivi
presso l’ ESA, che mi ha fatto pervenire copia
della relazione di sintesi, a suo tempo inviata
all’ Assessore Tondo che, all’ epoca, era
l’ Assessore delegato ad un tanto, unitamente
alla relativa documentazione.
Poiché all’ epoca del progetto relativo alla
mostra mi occupavo di agricoltura non posso
che rispondere al consigliere Cisilino dando
lettura della relazione ricevuta dall’ ESA:
“Con riferimento alla nota dd. 6.7.2000
prot. n. 1353, si forniscono qui di seguito gli
elementi di diritto e di fatto necessari per
fornire adeguata risposta all’ interrogazione a
risposta orale n. 474 del Consigliere Cisilino,
avente per titolo <<Il vero costo della Mostra
dei Patriarchi di Grado>>.
Per quanto riguarda l’ individuazione del
professionista cui affidare l’ incarico per
l’ ideazione, il servizio fotografico, la
progettazione grafica, l’ impaginazione e
l’ assistenza alla stampa del catalogo
illustrativo dei prodotti presenti nella Mostra
con l’ indicazione delle ditte che li hanno
realizzati, si è richiamato legittimamente il
combinato disposto del primo comma, punto 2
e del secondo comma dell’ articolo 58 del
D.P.G.R. n. 0417/Pres. di data 12 settembre
1986 (regolamento per l’ amministrazione del
patrimonio e la contabilità degli enti ed
organismi funzionali della Regione).
E’ stata così individuata la persona del
signor Francesco Beltrame, amministratore
unico della A.D. Media Pubblicità di Udine,
quale esperto per fornire, con i requisiti tecnici
ed il grado di perfezione richiesti, il catalogo in
argomento, tenuto anche conto di similari
lavori effettuati in passato per l’ ESA con piena
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– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
soddisfazione dell’ appaltante (vedasi anche
curriculum vitae del professionista, acquisito
agli atti).
Il costo complessivo di lire 39.600.000
comprensivo di IVA al 20%, è ben al disotto
dei 50 milioni previsti, seppur in linea di
massima, nell’ allegato al decreto n. 54/D di
data 12 aprile 2000, relativo all’ adozione del
progetto. La congruità del prezzo offerto è stata
accertata interpellando, per le vie brevi, alcune
ditte fornitrici dell’ Ente ed espressamente
richiamate nel decreto di approvazione del
relativo contratto.
Ad “abudantiam” e per ogni valutazione
residuale, eventualmente necessaria, si
aggiunge che, in materia di scelta dei
professionisti cui affidare l’ incarico di una
prestazione
intellettuale,
la
Pubblica
Amministrazione non esercita una potestà
amministrativa in senso stretto, ma si avvale di
un potere di autonomia privata unita ad un
rapporto fiduciario con il prescelto, per cui non
è tenuta a seguire, per la scelta dei
professionisti,
alcun
procedimento
amministrativo concorsuale (vedasi decisione
n. 92 TAR Friuli-Venezia Giulia d.d. 12 marzo
1980).
La manifestazione in esame era già stata
approvata dal Consiglio di Amministrazione
dell’ ESA una prima volta verso la fine
dell’ anno 1999 con atto n. 100 di data 21
dicembre 1999, per la realizzazione di alcuni
interventi minimali urgenti e la presenza
dell’ Ente stesso doveva essere collegata con la
“Mostra dei Patriarchi” , da realizzarsi ad
Aquileia e Cividale del Friuli, voluta ed
organizzata dalla Giunta regionale e curata
dalla Deputazione di Storia Patria del Friuli,
presenza
richiesta
espressamente
dal
Coordinatore Scientifico della Mostra, dott.
Giuseppe Bergamini, con note di data 15
gennaio 1999, 6 aprile 1999 e 3 febbraio 2000.
Purtroppo, con foglio di data 14 febbraio
2000, il prof. Bergamini comunicava che
sopravvenute difficoltà organizzative, dovute a
mancanza di spazi espositivi, impedivano la
partecipazione dell’ ESA.
Il progetto è stato riapprovato in data 12
aprile 2000 con decreto di adozione del
Direttore
n.
54/D
e
deliberazione
commissariale n. 3/2000, dopo essere stato
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 8 VIII LEGISLATURA –
inserito nel programma di attività dell’ Ente per
l’ anno 2000, assunto con deliberazione del
Consiglio di Amministrazione n. 107 di data 21
dicembre 1999, approvata dalla Giunta
regionale con atto n. 353 di data 18 febbraio
2000, pervenuto il 24 febbraio 2000.
La spesa prevista e prenotata è di
complessive lire 420.000.000, di cui sono state
effettivamente impegnate, a tutt’ oggi, lire
296.000.000, relative a gran parte degli
interventi programmati e già realizzati, con un
risparmio quindi di lire 124.000.000, che è la
prova di gestire in modo oculato le risorse
pubbliche e corrisponde senz’ altro “ agli
indirizzi dati dalla Giunta al fine di conciliare i
costi con i benefici” .
Perché non si possa dire che la previsione di
spesa è errata in eccesso, si deve aggiungere
che nei 420.000.000 è compreso l’ importo del
contributo per la promozione che era stata
garantita nelle vie brevi dall’ A.R.P.T. e di cui
si era preferito aspettare la comunicazione
ufficiale per
toglierlo,
per
cui
lo
sbilanciamento tra previsione e spesa è in
realtà di lire 69.280.000, del tutto accettabile,
in relazione alla grandezza delle previsioni (lire
365.280.000) ed al fatto che sono ancora
necessari alcuni interventi migliorativi per la
promozione e pubblicità e per manifestazioni
collaterali (miglioramento della segnaletica,
dell’ ambiente in cui si svolge la mostra,
distribuzione
di
ulteriore
materiale
promozionale, concerto di musica medioevale,
il tutto per un costo presunto di circa 5/6
milioni).
Ha partecipato al progetto, anche
finanziariamente, come sopra accennato,
l’ Azienda regionale di Promozione Turistica
(lire 54.720.000), mentre hanno collaborato
l’ Azienda di Promozione Turistica di Grado ed
Aquileia ed il Comune di Grado.
Non sembra quindi assolutamente di aver
“ dimostrato
scarsa
sensibilità
sia
nell’ impostare il progetto, sia nel realizzarlo” .
Si
ricorda
che
il
Consiglio
di
Amministrazione, nel predisporre sia il
programma istituzionale 1999 che quello del
2000, invitava l’ Ente a dare ampio spazio alle
manifestazioni ed interventi di parternariato
con altri Enti.
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Si aggiungono
considerazioni:
infine
le
seguenti
1. l’ Assessore competente ha sempre
richiesto all’ ESA di continuare ad erogare
incentivi e servizi al settore artigiano sino alla
costituzione operativa della S.p.A. di cui al
punto 75 e seguenti dell’ articolo 6 della legge
regionale 22 febbraio 2000, n. 2, autorizzando
e confermando comunque la completa e
puntuale realizzazione
del
programma
operativo ex articolo 6 della legge regionale n.
18/1996 per l’ anno 2000.
2. La manifestazione ha avuto ampi
riconoscimenti anche dalla stampa (vedasi
articolo apparso sul Messaggero Veneto di
venerdì 7 luglio 2000 nel settore “ Cultura”
intitolato “ L’ artigianato nella Terra dei
Patriarchi” ), nonché da parte delle ditte
artigiane presenti in mostra.
3. A tutto il 23.7.2000 sono state registrate
n. 4476 presenze.”
PRESIDENTE. La parola al Consigliere
interrogante.
CISILINO. Sono un po’ preoccupato per
come devo subire queste risposte, in parte
comprensibili, dal punto di vista personale e
istituzionale di chi dà la risposta, ma
incomprensibili per il metodo utilizzato dagli
uffici per rispondere.
L’ ufficio ha commesso errori. Poi dirò al
Consiglio gli errori che sono stati fatti.
L’ ufficio mi legge una serie di dati falsi,
perché di falso c’ è la necessità di nomina di
personale altamente ed intellettualmente
capace. Quindi, si può derogare nella scelta dei
professionisti. Ma quale professionista,
Assessore? Un tal Beltrame, grafico.
Ma quali sono i costi e i benefici di 500
milioni se mi dici che sono 4000 i presenti? Lei
non c’ entra niente, mi ha letto quello che le
hanno messo in bocca gli uffici.
I benefici sono quelli del Messaggero
Veneto, con tutto il rispetto, di un articolo
redazionale pagato. Allora, siccome tengo alla
pressione e non vorrei passare all’ ipertensione,
non vado nemmeno a leggere gli altri dati…
Dico solo che avrei potuto, senza scomodare
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 9 VIII LEGISLATURA –
il Consiglio regionale, e l’ Assessore, prendere
tutto il pacco e mandarlo alla Corte dei Conti,
molto attenta nel nulla e disattenta dove ci sono
gli sprechi, gli sperperi del denaro cosiddetto
pubblico.
Assessore, a me quel tale non viene a dire
che sono costi correlati ai benefici, perché qui,
di benefici non ce ne sono e rasentiamo il
danno all’ immagine della Regione, perché la
Regione, gli enti strumentali della Regione,
anche se poi, nel finale, si richiama ad una
fantomatica S.p.A. – speriamo, così vanno a
ricadere nel privato -, possono continuare a
fare quello che ritengono più opportuno.
,QWHUUX]LRQH
Sarà, semmai la parte attenta della Corte dei
Conti, prima, a verificare il danno di
immagine, poi, a verificare quanti danni ha
provocato questo modo di interpretare le norme
regionali, e, poi, vada anche a farsi pagare i
computer che l’ ESA ha regalato ad un
Comune, non della regione Friuli-Venezia
Giulia.
Quindi, rivolgo un invito all’ Assessore,
quale parte attiva e parte sorvegliante
dell’ ESA, affinché il tutto venga verificato
attentamente da parte di terzi, non dalla parte
direttamente interessata a giustificare scelte
errate fatte nell’ interesse dell’ artigianato. Così
non si possono usare i soldi che vengono
destinati all’ artigianato. Questi non sono
benefici, sono solo costi che hanno un riscontro
indiretto non quantificabile, perché è
necessario, non solo mettere in liquidazione gli
enti, ma anche “ liquidare” certe mentalità.
Mi rendo disponibile affinché si possa dare
agli enti quella operatività serena e alla
magistratura tutti gli strumenti opportuni
affinché anche a noi Consiglieri (e questo è un
appello che non riguarda l’ Assessore) venga
smantellato quel po’ po’ di macchinario che
avete installato in nome dell’ innovazione
tecnologica, che non ha niente di tecnologico,
ha tutto di obsoleto.
Invito, francamente ed immediatamente, a
fornire quei Comuni extra regionali di questi
macchinari, perché la Regione non ne ha
bisogno. La Regione deve essere avanti, deve
correre, deve anticipare. Non dobbiamo sempre
correre dietro agli altri.
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
E così l’ ESA ha la disponibilità di regalare
anche i computer, tutti questi mezzi che
utilizza in maniera indecorosa.
Comunque,
grazie,
perché
è
un’ interrogazione del mese di giugno. In due
mesi l’ Assessore si è fatto scrivere questa
lettera dal suo Direttore. Grazie.
PRESIDENTE. Do lettura dell’ interpellanza
n. 271 dei consiglieri Budin e Mattassi, iscritta
all’ ordine del giorno:
“ I sottoscritti Consiglieri regionali,
premesso che la Comunità montana del
Carso e gli altri Enti locali interessati hanno
proposto, nel dicembre 1998, nell’ ambito della
relativa Conferenza, il documento di indirizzo
con relativa perimetrazione per l’ avvio della
procedura per la realizzazione del Parco del
Carso (aree naturali protette ex L. 394/91 e a
parco intercomunale);
considerato che, salvo la contrarietà
dell’ Amministrazione provinciale di Trieste, la
proposta gode comunque del consenso di tutti
gli Enti locali interessati;
constatato che a tutt’ oggi la Giunta
regionale non ha dato seguito, per quanto di
competenza, in proposito e che ciò ha
determinato di fatto l’ interruzione delle
procedure relative alla realizzazione del Parco
del Carso in base a quanto previsto dagli art.li
10 e 55 della LR 42/96;
venuti a conoscenza che la questione
risulterebbe già stata affrontata e rinviata in
sede di Giunta regionale;
considerato il lungo ritardo,
interpellano il Presidente della Giunta
regionale
per conoscere:
a) quali sono le ragioni che hanno fatto
interrompere fino ad ora alla Giunta regionale
l’ iter per il Parco del Carso e/o quali sono gli
obiettivi che la Giunta regionale persegue in
proposito;
b) quali sono i tempi che la Giunta si è posta
per attuare i provvedimenti di sua competenza
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 10 VIII LEGISLATURA –
come dagli articoli 10 e 55 della LR 42/96.”
La parola alla Giunta.
VENIER-ROMANO,
DVVHVVRUH
DOOD
IRUPD]LRQH SURIHVVLRQDOH DO ODYRUR DOOD
SUHYLGHQ]D DOOD FRRSHUD]LRQH DOO¶DUWLJLDQDWR
H DL SDUFKL. Grazie, Presidente. Rispondo
all’ interpellanza n. 271 dei consiglieri Budin e
Mattassi sui ritardi nell’ istituzione del Parco
del Carso.
Al fine di dare risposta all’ interrogazione
271, presentata ancora nell’ ottobre dello scorso
anno,
ho
acquisito
dalla
Direzione
dell’ Azienda dei Parchi e delle Foreste
Regionali una relazione contenente la
cronistoria delle iniziative e degli adempimenti
curati al fine di dare attuazione al disposto di
cui all’ articolo 55 della L.R. 42/96, ove si
prevede che “ la Regione promuove la
costituzione di un’ area naturale protetta di
valenza nazionale e internazionale nel Carso” e
che, in attesa di tale costituzione, “ le riserve
naturali regionali e le aree protette... sono
affidate alla gestione della Comunità montana
del Carso” .
L’ articolo 55 della L.r. n. 42/1996 dispone
le modalità e le competenze per la costituzione
e gestione dell’ area naturale protetta del Carso.
La Regione, in attuazione al citato disposto,
è tenuta a promuovere un apposito accordo di
programma tra le Province di Gorizia e Trieste,
la Comunità Montana del Carso ed i Comuni
interessati, da approvare con le modalità di cui
all’ articolo 10 della L.r. 42/96. L’ accordo in
particolare deve individuare il perimetro delle
aree protette all’ interno del “ Parco del Carso”
previsto nel Piano Urbanistico Regionale
Generale - P.U.R.G. ed in ogni caso il
perimetro comprende almeno le aree definite
dalla Legge n. 442/1971 – “ Belci” , assicurando
la continuità territoriale lungo la fascia di
confine.
Pertanto i “ Comuni interessati” sono quelli
che territorialmente risultano inclusi totalmente
od in parte nel “ Parco del Carso” individuato
dal P.U.R.G. ovvero: i Comuni di Savogna, di
Doberdò del Lago, di S. Dorligo della Valle, di
Sagrado, di Sgonico, di Ronchi dei Legionari,
di Monrupino, di Fogliano Redipuglia, di
Duino Aurisina, di Trieste e di Monfalcone.
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Le modalità per la redazione dell’ accordo di
programma sono disposte dall’ art. 10 della
legge. Questo prevede, in primo luogo, la
indizione della conferenza per la redazione di
un documento di indirizzo con i seguenti
contenuti: analisi territoriale dell’ area da
destinare
a
protezione,
perimetrazione
(individuazione area a parco intercomunale e
proposta perimetro per la eventuale istituzione
di nuove riserve naturali), individuazione degli
obiettivi da perseguire e valutazione degli
effetti dell’ istituzione dell’ area protetta.
Con riguardo al documento di indirizzo la
Regione propone un apposito accordo di
programma. Questo individua il primo livello
di programmazione dell’ area protetta ed in
particolare indica i tempi per la redazione della
pianificazione particolareggiata, le risorse
necessarie e i finanziamenti regionali per il
successivo triennio, le unità di personale che la
Regione mette a disposizione dell’ Organo
gestore per la vigilanza ed eventuale personale
in comando in attesa delle assunzioni, le
indicazioni
programmatiche
dei
piani
particolareggiati e le modalità di gestione.
L’ articolo 55, comma 5, in particolare,
dispone che la gestione dell’ Area protetta del
Carso e le riserve carsiche (dei Laghi di
Doberdò e Pietrarossa, delle Falesie di Duino,
del Monte Lanaro, del Monte Orsario e della
Val Rosandra istituite rispettivamente con gli
articoli 48, 49, 50, 51 e 52) sia affidata alla
Comunità Montana del Carso, la quale, a tale
scopo, deve prevedere nel proprio organico dei
dipendenti con specifiche figure professionali
nel settore naturalistico, forestale e della
gestione territoriale. Fino alla citata assunzione
di personale la gestione delle riserve carsiche è
affidata all’ Azienda dei parchi e delle foreste
regionali.
Dopo l’ entrata in vigore della legge (ottobre
1996) l’ Amministrazione regionale si è attivata
per l’ attuazione delle procedure formali per la
costituzione dell’ Area protetta del Carso, ma a
causa del numero degli enti territoriali
interessati e della parziale diversità di vedute
sul tipo di area protetta da individuare, la
procedura non si è di fatto ancora conclusa. Per
una maggiore comprensione dell’ attività
amministrativa svolta si allega l’ elenco dei
principali momenti della procedura attuata (di
cui non do lettura perché sarebbe un’ inutile
elencazione).
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 11 VIII LEGISLATURA –
I vari incontri hanno infine prodotto una
quasi
totale
uniformità
di
vedute
sull’ istituzione di un parco intercomunale
prefigurato da un documento di indirizzo, con
l’ eccezione della Provincia di Trieste la quale,
in particolare, contesta le modalità e le
competenze relative alla redazione del piano
del Parco, nonché richiede la estensione del
territorio interessato al Comune di Muggia.
A seguito del dilungarsi della conferenza è
emersa la necessità di dare attuazione, in
maniera separata rispetto all’ area protetta del
Carso, agli accordi di programma per le riserve
naturali carsiche già istituite ex lege. Sono stati
pertanto formalizzati gli accordi di programma
relativi alle Riserve naturali dei Laghi di
Doberdò e Pietrarossa e delle Falesie di Duino,
ove erano previsti sostanziosi investimenti dal
programma
comunitario
Obiettivo
2.
Rimangono da concludere quindi gli accordi di
programma con le riserve naturali regionali del
Monte Lanaro, del Monte Orsario e della Val
Rosandra.
Per quanto riguarda la gestione delle
Riserve naturali regionali istituite la Comunità
montana ha recentemente comunicato di aver
ottemperato agli obblighi previsti in legge per
lo svolgimento delle funzioni gestionali
(adeguamento della pianta organica con
assunzione di un architetto e di un naturalista).
La Relazione previsionale programmatica
dell’ Azienda dei parchi e delle foreste regionali
per l’ anno 2000 ha previsto il finanziamento di
L. 300.000.000 per la gestione delle riserve
carsiche. Esisterebbe pertanto la possibilità di
assegnare a favore della Comunità montana
tale risorsa attraverso la individuazione di una
procedura concordata. A tale scopo
risulterebbe
opportuno
stipulare
una
convenzione ove prevedere le finalità delle
attività gestionali e le modalità amministrative
per lo stanziamento dei fondi. In particolare si
potrebbe prevedere la copertura degli oneri
connessi al personale adibito alle attività di
riserva, delle spese per la manutenzione del
territorio, degli studi e ricerche scientifiche,
delle iniziative per l’ educazione e promozione
naturalistica.
Per l’ esecuzione di opere di maggior
impegno, che non siano semplici interventi di
manutenzione sul territorio, si è generalmente
provveduto ad individuare, tramite gli specifici
accordi di programma, gli indirizzi di
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
funzionamento e programmazione delle
riserve. Nell’ area interessata dalle riserve
carsiche sono in corso di esecuzione i seguenti
interventi, a seguito del finanziamento
comunitario
Obiettivo
2
e
della
formalizzazione dell’ accordo di programma:
nella Riserva naturale dei Laghi di Doberdò e
Pietrarossa, parcheggi, struttura di accoglienza
dei visitatori comprensiva di centro visite,
foresteria, ristoro e centro direzionale,
paludario, punti di osservazione attrezzati e
percorsi pedonali per un costo complessivo di
lire 5.400.000.000; nella Riserva naturale delle
Falesie di Duino, intervento per la fruizione:
nuovo percorso per disabili e manutenzione del
sentiero esistente.
In aggiunta devo precisare che in data 8
settembre 2000 ho tenuto un incontro, presso la
sede della Comunità montana del Carso, con
gli Amministratori dell’ Ente ed i rappresentanti
dei Comuni di Trieste, Monfalcone, DuinoAurisina, San Dorligo e Sgonico.
In tale occasione ho precisato che rispetto al
1996, allorché è stata approvata la L.R. 42, vi è
un sostanziale elemento di novità, legato alla
avvenuta formalizzazione, nel giugno di
quest’ anno, della proposta di legge n.148,
recante “ Istituzione dei comprensori montani
del Friuli-Venezia Giulia” , ove si è
espressamente prevista (articolo 22) la
soppressione delle Comunità montane del
Collio e del Carso ed il subentro, nell’ esercizio
delle relative funzioni e nei rapporti giuridici e
patrimoniali, rispettivamente delle Province di
Gorizia e di Trieste.
In aggiunta ho informato anche che è allo
studio la revisione della L.R. 42/96, così come
disposto dalla Giunta regionale.
Tenuto conto che la riforma delle Comunità
potrebbe aver luogo in tempi brevi, stante la
priorità attribuita al pdl 148, ho chiaramente
detto agli Amministratori che non diventa
perseguibile, oggi, l’ iniziativa di portare a
termine l’ iter amministrativo per affidare alla
Comunità montana del Carso la gestione delle
riserve e delle aree protette prevista
dall’ articolo 55 della L.R. 42/96.
Sottolineo che tale conclusione rappresenta,
per chi parla (e che, per inciso, ha assunto la
delega ai parchi a fine luglio), un passaggio
obbligato e non discrezionale, in quanto a tale
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 12 VIII LEGISLATURA –
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
conclusione è pervenuta la Giunta regionale già
nella primavera scorsa. Grazie.
predisposto ed è la Regione il famoso ente
sovraordinato che frena.
PRESIDENTE. La parola ad uno dei
Consiglieri interpellanti.
Lo sappiamo. Ne ha fatto cenno, nella
risposta, anche l’ Assessore: è la Provincia di
Trieste che non è d’ accordo, che vuole
includere Muggia, no?, notoriamente carsica;
c’ è anche questo, evidentemente. Quindi,
insomma, tutto questo ha frenato, fino ad oggi.
BUDIN. Ringrazio l’ assessore VenierRomano per questa risposta, della quale non mi
ritengo soddisfatto, come probabilmente lo
stesso assessore Venier-Romano avrà previsto,
ma rendendomi anche conto che, per i motivi
della mia insoddisfazione, le pene, le colpe,
non le porta lui.
E’ così. Però queste cose si ripetono spesso.
Sono i frutti dell’ instabilità, le conseguenze
dell’ instabilità. Il fatto è che, insomma, in
questo caso specifico ci troviamo di fronte ad
un fenomeno – diciamo così – per certi aspetti
sorprendente. A Trieste, a Gorizia, da parte
della Regione, c’ è stata, negli anni scorsi, nei
decenni scorsi, una spinta fortissima per
l’ istituzione del Parco del Carso.
C’ è stata anche quando la coscienza
ecologica e naturalistica non era ancora molto
diffusa, non era ancora diffusa come lo è al
giorno d’ oggi, qui da noi e nel resto del
mondo.
Oggi subentra, oltretutto, questa intenzione
della maggioranza del Consiglio regionale di
riformare o di sopprimere le Comunità
montane e, mi sembra, di sostituirle con altri
enti, per cui non si può fare. Io dico: cosa
c’ entra?
Anche ammesso che si arrivi a quella
riforma parziale, che è una riforma – secondo
me – che nasconde la non volontà della
maggioranza di fare la riforma complessiva
degli enti locali della regione, perché, facendo
quella delle Comunità montane (come si è
tentato più volte) si dirà: “ Ma noi abbiamo
iniziato, non è vero che non abbiamo fatto,
eccetera” ; intanto la Regione non attua la
devolution.
,QWHUUX]LRQH
Questa consapevolezza non era diffusa,
soprattutto, a quei tempi, tra gli abitanti delle
zone interessate, cioè del Carso. E noi
sappiamo che questo stato, questa condizione,
cioè un’ insufficiente consapevolezza e
coscienza naturalistica tra i cittadini che
risiedono nelle zone interessate alla protezione
naturalistica, ha impedito molte volte, in tutto
il mondo, la realizzazione di questi obiettivi.
Perché, intanto, si attende quella dello Stato
nei confronti delle Regioni, no? Quindi, se lo
Stato non fa, perché dovrebbe fare la Regione?
Qualcuno dirà: “ Per dimostrare che si merita la
specialità” . E perché dobbiamo dimostrare che
ci meritiamo la specialità se ne abbiamo
diritto? Perché dobbiamo anche dimostrare che
ce la meritiamo? Ne abbiamo diritto, quindi
non c’ è bisogno di dimostrare niente.
Qui da noi questa coscienza è maturata, a
mio modo di vedere, anche in tempi
relativamente brevi. Comunque è matura da
tempo. Abbiamo fatto una legge, in questo
Consiglio regionale, nel ‘96, assegnando e
prevedendo con precisione le procedure per
l’ istituzione del Parco ed i soggetti a questo
preposti. Una parte dei soggetti, cioè gli enti
locali e la comunità montana, che sono
espressione diretta dei residenti delle zone
interessate, quindi quei soggetti che, nella
fenomenologia dei parchi, sono quelli che
hanno impedito, nel mondo, (nella gran parte
dei casi) la realizzazione dei parchi, in questo
caso, viceversa, gli enti che rappresentano quei
soggetti hanno ottemperato, hanno fatto, hanno
Tutto questo per dire che non bisogna
attendere la riforma. Cosa c’ entra la natura? Lì
non si entra più, fra un po’ . Provate a fare due
passi nell’ ambiente carsico, dove la
vegetazione sta venendo avanti a vista
d’ occhio: è pieno di zecche! Altro che Parco
del Carso! Fra un po’ ci mangeranno le zecche.
E’ evidente che se si cammina sui prati sfalciati
non si prendono. Io non me ne intendo, ma so
che se cammino sui prati e nelle zone sfalciate
non le prendo, se cammino sul resto del
territorio, quello invaso ormai dalla
vegetazione, le prendo.
Quindi, bisogna intervenire come stabilito,
come la Comunità montana, con i Comuni, ha
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 13 VIII LEGISLATURA –
predisposto le cose. Si vada avanti. Poi, se le
Comunità montane verranno abrogate o
riformate o sostituite o non so cosa, sarà un
altro ente a prendere in mano le cose.
Allora, invito l’ Assessore a porre la
questione in questi termini (sempre se
l’ Assessore è d’ accordo) in seduta di Giunta o
in seduta di maggioranza, perché, forse, lì la
sede offre maggiori garanzie perché, appunto,
si vada avanti. Grazie.
PRESIDENTE. Do lettura dell’ interpellanza
n. 286 dei consiglieri Alzetta e Zoppolato,
iscritta all’ ordine del giorno.
“ I sottoscritti Consiglieri regionali,
avuto notizia che nelle prossime settimane il
Consiglio regionale della Federcaccia, non si
conosce in che veste, ovvero se quale organo
gestore delle Riserve di caccia di diritto o quale
Associazione
venatoria,
e
l’ Assessore
regionale competente sottoscriveranno con la
Lovska Zveza Slovenije, organismo gestore
della caccia in Slovenia, un accordo per
l’ esercizio della caccia al cinghiale nelle aree
transfrontaliere;
atteso che nella legge di riordino della
gestione dell’ attività venatoria nel Friuli Venezia Giulia, recentemente approvata dal
Consiglio regionale, vengono ben definiti i
compiti e le funzioni dei diversi soggetti
chiamati a gestire questo settore e la facoltà di
stipula
di
accordi
viene
demandata
all’ Amministrazione regionale che dovrà poi
gestire detti accordi;
atteso altresì che, con le norme
recentemente approvate, è stato soppresso
l’ Organo gestore delle riserve di caccia di
diritto e che pertanto la Federazione Italiana
della Caccia, già provvisoriamente organo
gestore, è diventata semplicemente «sindacato»
di parte dei cacciatori e che pertanto pare non
essere soggetto abilitato a sottoscrivere e
garantire il rispetto degli accordi sottoscritti;
considerato
l’ impegno
profuso
dall’ Assessore alla caccia dott. Giorgio VenierRomano per la stipula di questo accordo
transfrontaliero anche se non c’ è stata alcuna
verifica da parte dei competenti uffici regionali
sulla validità tecnica e operativa, nonché la sua
netta contrarietà alle norme per la gestione
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
della caccia in Regione approvate dal
Consiglio regionale nella seduta del 2
novembre 1999,
interpellano il Presidente della Giunta
regionale
per sapere:
a) se ritiene opportuna la sottoscrizione
dell’ accordo
transfrontaliero
da
parte
dell’ assessore
Giorgio
Venier-Romano,
accordo che non ha avuto alcun supporto dalle
strutture regionali per la verifica della sua
validità da sottoscrivere e che sottoscrive un
atto con un altro soggetto che non ha alcun
titolo alla sottoscrizione dello stesso;
b) se la Giunta regionale ha comunque
autorizzato l’ assessore Venier-Romano alla
stipula di detto accordo;
c) se non ritiene di invitare l’ Assessore a
sospendere ogni iniziativa in merito, in attesa
dell’ entrata in vigore della nuova legge per la
gestione dell’ attività venatoria che ben
definisce competenze e procedure tecniche di
garanzia per la stipula di accordi internazionali
anche in considerazione del fatto che almeno
uno dei soggetti regionali che dovrebbero
sottoscrivere l’ accordo non ne ha alcun titolo.”
La parola alla Giunta.
POZZO, $VVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD. Allora, “ Sulla firma di un accordo
transfrontaliero Friuli-Venezia Giulia/Slovenia
per l’ esercizio della caccia nelle aree di
confine” .
Il 19 dicembre 1999, a Cividale del Friuli, il
Consiglio regionale della Federazione Italiana
della Caccia e l’ Associazione Lovsko Zvezo
Slovenije, intervenuta assieme alle Federazioni
di caccia di Nova Gorica e Capodistria, hanno
stipulato due accordi di collaborazione per la
gestione,
rispettivamente,
della
specie
cinghiale e del comune patrimonio faunistico.
Alla sottoscrizione di tali atti (come si può
evincere dai testi allegati) sono intervenuti solo
ed esclusivamente i Presidenti pro tempore
delle associazioni interessate e non anche
l’ Assessore competente in materia di caccia
che, pertanto, non ha dovuto né chiedere né
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 14 VIII LEGISLATURA –
ottenere autorizzazione alcuna da parte della
Giunta regionale, essendo soltanto presente alla
manifestazione.
Da ultimo va evidenziato anche, a titolo di
opportuna precisazione, che la F.I.d.C. ha agito
quale sodalizio venatorio, e non anche come
“ organo gestore” , rispettando quindi le
decisioni assunte dal Consiglio regionale con la
legge di riforma del settore.
PRESIDENTE. La parola ad uno dei
Consiglieri interpellanti.
ALZETTA. Signor Presidente, è difficile
replicare dopo così tanto tempo. Ci ricordiamo
un po’ tutti qual era il clima su questa materia.
In quei giorni stavamo lavorando sulla legge di
riforma dell’ attività venatoria, stavamo
lavorando su quella legge, come Consiglio, di
fronte ad una posizione diversa da quella della
maggioranza da parte dell’ allora Assessore
competente e, quindi, l’ intenzione mia e del
collega Zoppolato, di allora, era proprio quella
di evidenziare come, in sfregio a quelle che
erano le indicazioni normative che stavano
emergendo dall’ Aula, anzi che erano già state
votate dall’ Aula con la legge sulla riforma
dell’ attività venatoria, non solo l’ organo
gestore di allora, ma anche lo stesso Assessore,
annunciavano pubblicamente sulla stampa la
sottoscrizione di questo accordo.
La risposta è del tutto formale, quindi del
tutto insoddisfacente, perché è indubbio che,
con quell’ atto, l’ organo gestore (che lo era solo
virtualmente), andava ad assumere impegni che
– secondo la nostra valutazione – non era più
possibile assumere da parte dei dirigenti della
Federcaccia, perché non erano più, in quel
momento, deputati alla gestione dell’ attività
venatoria come accadeva con la precedente
normativa.
Il problema, quindi, non è risolto. La mia è
una totale insoddisfazione. Devo anche dire
che tutto è stato ulteriormente rinforzato con le
prese di posizione delle ultime settimane, da
parte della Federcaccia, del suo massimo
dirigente che, approfittando delle indubbie
difficoltà di avvio di una nuova legge, ha
sguinzagliato articoli, sezioni, riserve e
quant’ altro per gridare ai quattro venti che
questa è una riforma che non ha prodotto alcun
effetto, che questa è una riforma che invece di
rilanciare
ha
portato
arretramento
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
nell’ organizzazione dell’ attività venatoria, e a
questo (leggiamo anche gli articoli sulla
stampa di oggi) si aggiunge la presa di
posizione personale dell’ allora Assessore (oggi
con altre deleghe) che continua, comunque, a
ritenere questa la peggiore legge possibile in
materia di attività venatoria.
Non entro nel merito del giudizio personale
dell’ Assessore, che rispetto, perché del tutto
legittimo: devo solo richiamare le autorità
regionali al rispetto di una norma. Noi ci siamo
dotati (il 31 dicembre dello scorso anno), con
voto di quest’ Aula, di una legge di riforma
dell’ attività venatoria e questa è la legge, oggi,
in Friuli-Venezia Giulia.
Quello
che
si
sta
facendo
ha
dell’ inverosimile. Si fa di tutto per bloccare
l’ entrata in funzione, a pieno regime, della
legge stessa. Quindi, invito - e approfitto
dell’ occasione – l’ Assessore non solo a
rispondere, se fosse possibile, a tutta quella
serie di articoli e di prese di posizione che
abbiamo visto sulla stampa in queste ultime
settimane, ma, soprattutto, a dare rapida
attuazione a tutto quello che è contenuto, anche
in termini di avvio, nella legge di riforma
stessa.
Perché credo che tutti ne trarremo
vantaggio, anche la stessa associazione che
oggi (da sempre anzi, ma oggi in maniera
particolare) ha assunto questa posizione, per
me incomprensibile. Grazie.
PRESIDENTE. Il primo punto dell’ ordine
del giorno è completato, viste le presenze degli
Assessori e degli interpellanti e del tempo a
disposizione.
'LVFXVVLRQHVXOORVWUDOFLR
³0RGLILFKHGHOO¶DUWLFRORGHOODOHJJH
UHJLRQDOH´
PRESIDENTE. Passiamo al punto n. 2
dell’ ordine del giorno, che prevede la
discussione
sullo
stralcio:
“ Modifiche
dell’ articolo 11 della legge regionale 21/1993”
(104), d’ iniziativa dei consiglieri Londero,
Vanin, Saro, Molinaro, Di Natale, Petris,
Cruder, Baiutti.
La parola al Relatore di maggioranza Vanin.
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 15 VIII LEGISLATURA –
VANIN, 5HODWRUH GL PDJJLRUDQ]D. Grazie,
Presidente. Con questa proposta di legge
andremmo a ripristinare sul territorio regionale
la munizione spezzata, andando a modificare la
legge regionale 21/1993.
Come giustamente fa osservare il
consigliere Gherghetta nella sua relazione, la
legge regionale 21/1993 nasce per attuare la
legge 157/1992. Non è corretta, però,
l’ osservazione di Gherghetta quando dice che
la legge n. 157 è richiamata all’ art. 1 della
legge regionale 21/1993, perché questo articolo
è stato abrogato con l’ art. 43, comma 1, della
nuova legge regionale sulla caccia, la legge
regionale 30/1999.
Proprio questa legge sancisce, all’ art. 4, la
parità di dignità di tutte le forme di caccia ed il
rispetto delle tradizioni e delle consuetudini
locali. Questo è un punto che, anche in
Commissione, è stato spesse volte annunciato e
sottolineato (tradizioni e consuetudini locali).
In ogni modo, l’ art. 36 della legge 157 dice
espressamente che le Regioni a Statuto speciale
devono adeguare la propria legislazione ai
principi ed alle norme della legge stessa, nei
limiti della Costituzione e dei rispettivi Statuti.
Vuol dire che la legge regionale disciplina
la materia della caccia nel rispetto della potestà
legislativa che lo Statuto le riconosce.
Ora, la materia della caccia è richiamata
all’ art. 4 del nostro Statuto. L’ art. 4 dello
Statuto dice che, se la Regione vuole emanare
una legge in materia di caccia, deve rispettare
la
Costituzione,
i
principi
generali
dell’ ordinamento, gli interessi nazionali e delle
altre regioni, e gli obblighi internazionali.
Fin qui nessun problema, perché il disegno
di legge non contrasta con nessuno di questi.
L’ art. 4 dice, però, che le leggi regionali in
materia di caccia devono rispettare le norme di
riforma economico-sociali, come fa notare il
collega Gherghetta.
C’ è, però, un ulteriore passaggio da fare:
non tutta la legge 157 è considerata norma di
riforma economico-sociale, ma viene attribuito
valore di riforma economico-sociale e, quindi,
efficacia vincolante solo a quelle norme che
riguardano le specie ammesse al prelievo, la
determinazione dei periodi venatori, la
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
disciplina delle modalità di caccia nei limiti in
cui prevede misure indispensabili per
assicurare la sopravvivenza e la riproduzione
delle specie cacciabili.
Questo lo dice la Corte Costituzionale in
due sentenze recenti: la n. 168/1999 e la n.
323/1998, di cui potrei dare anche lettura, ma
sulle quali, se necessario, mi soffermerò più
avanti, nel prossimo intervento.
Ciò significa che la legge regionale deve
rispettare la legge nazionale n. 157/1992 nella
parte in cui disciplina le modalità di caccia, ma
solo se queste modalità sono indispensabili per
garantire la sopravvivenza e la riproduzione
delle specie selvatiche.
L’ uso della munizione spezzata non
contrasta con la sopravvivenza e la
riproduzione del capriolo (perché sul nostro
articolo precisiamo che vogliamo ripristinare la
munizione spezzata solo sul capriolo).
La sopravvivenza e la riproduzione sono
garantite dal rispetto dei piani di abbattimento
che ogni riserva, ogni anno, deve redigere.
Inoltre, se proprio vogliamo scendere nel
dettaglio, ci sono dati statistici che dimostrano
come il prelievo fatto in caccia tradizionale sia
migliore di quello fatto in caccia di selezione.
Ci sono anche altre considerazioni sul
rapporto fra la proposta di legge e la legge
nazionale 157: l’ utilizzo della munizione
spezzata è consentito anche nella Regione
autonoma Trentino Alto Adige, in alcune
particolari situazioni.
Dai lavori preparatori della legge 157 e
dalla letteratura in materia si ricava, inoltre,
che le ragioni del divieto non riguardano tanto
la tutela della specie cacciata, quanto piuttosto
la tutela dell’ incolumità umana. Ed è qui che
faccio appello all’ Aula, in quanto non è mia
intenzione voler dare, con il ripristino della
munizione spezzata, la possibilità al cacciatore
di cacciare più prede, bensì la sicurezza, ai
cacciatori, di non essere colpiti da pallottole
vaganti.
Questo è stato confermato anche dai dati
balistici che, in IV Commissione, il Presidente
del banco di prova ci ha spiegato e dimostrato
assieme al collega Carturan (Presidente della
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 16 VIII LEGISLATURA –
Pro Segugio del Friuli-Venezia Giulia).
Infine, se andiamo a leggere il commento
allo Statuto scritto dal Paladin, scopriamo che
le norme statali che hanno dato attuazione al
nostro Statuto, disciplinando il passaggio della
funzione in materia di caccia dallo Stato alla
Regione (DPR 26 agosto 1965), si
differenziano da quelle che hanno dato
attuazione allo Statuto delle altre regioni.
Queste ultime stabiliscono l’ obbligo di
osservare i limiti minimi vigenti di protezione
della selvaggina, con la sola facoltà di renderli,
eventualmente, più restrittivi.
Al contrario, le norme che hanno
disciplinato il passaggio delle funzioni dallo
Stato alla nostra Regione lasciano al legislatore
regionale la possibilità di rafforzare, ma anche
di attenuare, i limiti statali dell’ attività
venatoria.
Tant’ è vero – colleghi consiglieri Puiatti e
Gherghetta – che le normative regionali che
disciplinano il periodo per la caccia di
selezione derogano ai limiti nazionali. Non
solo, ma le sanzioni penali che riguardano la
violazione del periodo in cui è ammessa
l’ attività venatoria sono ben più pesanti delle
sanzioni penali che colpiscono la violazione
del divieto della munizione spezzata.
Siccome sono un cacciatore, ho provato,
molte volte, l’ emozione di sparare con questi
fucili a canna rigata, che hanno una gittata a dir
poco pericolosissima: arrivano quasi fino a
5000 metri, che corrisponde ad una velocità di
1000 metri al minuto secondo, e a 3000 metri
possiamo uccidere una qualunque persona che
si trovi nel bosco…
Innanzitutto bisogna fare una netta
distinzione fra il fucile a canna rigata e il fucile
ad anima liscia. Si tratta di due armi
completamente diverse. Nelle prime devono
essere sparate solamente cartucce speciali a
palla unica, che sono vere armi da guerra, più o
meno perfezionate, precise, ed in certi casi,
precise al millimetro. Queste armi, a seconda
dei calibri e dei tipi di cartucce, possono
uccidere anche a km di distanza, imprimendo
al proiettile velocità iniziali che superano
spessissimo i 1000 metri al minuto/secondo.
Il fucile ad anima liscia, invece, è un vero
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
fucile da caccia, nel quale si possono anche
sparare le cartucce caricate con una sola palla
di piombo di varia foggia. I toscani usano un
termine caratteristico e di pieno effetto,
chiamando queste cartucce “ a palla asciutta” .
La gittata massima di questo proiettile è di
circa 1000 metri, ma ha un tiro utile di circa 50
metri. Cioè non è pericolosa per l’ uomo.
Considerato anche il territorio del Friuli, che
in questi ultimi decenni ha avuto
un’ urbanizzazione intensa, e considerato anche
che la caccia al capriolo non si effettua più solo
in zona montana o in zona collinare, ma su
tutta la pianura friulana, ed i piani di
abbattimento, purtroppo, prevedono anche
l’ abbattimento del capriolo nelle nostre riserve
di pianura…
,QWHUUX]LRQH$G$TXLOHLD
Ad Aquileia e anche a Pozzuolo… ritengo
che sia estremamente importante che, come
legislatori, ci dobbiamo un momentino
ricredere sulle possibilità di cacciare anche in
pianura con la palla.
Sarebbe importante, anche per la sicurezza
di tutti, non solo dei cacciatori, ma anche di chi
abita in queste riserve di pianura, poter
ripristinare la munizione spezzata, per poter
dare anche una certa tranquillità a chi, la
domenica, passeggia per le campagne.
Passeggiare per le campagne non è un
problema, però abbiamo avuto dei casi, anche
qui, nella nostra regione, di qualcuno che è
stato ucciso da pallottole vaganti (parlo di
Tolmezzo, ma fatti analoghi sono accaduti
anche in Toscana ed in Veneto).
So che questa legge potrebbe contrastare
con la legge nazionale, però penso che la
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia,
nella sua autonomia, possa dire qualcosa anche
in questa materia.
/D UHOD]LRQH VDUj ULSRUWDWD LQ DOOHJDWR DO
SUHVHQWHUHVRFRQWR
PRESIDENTE. La parola al Relatore di
maggioranza Di Natale.
DI NATALE, 5HODWRUH GL PDJJLRUDQ]D.
Grazie, Presidente. Cercherò di essere più
breve del collega Vanin, che ha già spiegato
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 17 VIII LEGISLATURA –
molto bene le motivazioni di questa legge dal
punto di vista legale e tutto l’ iter che ci ha
condotto a questo punto, e non solamente noi,
ad onor del vero, ma anche i consiglieri
Londero, Saro, Molinaro (al quale auguro una
pronta e completa guarigione), Petris, Cruder e
Baiutti, a dimostrazione della trasversalità di
questa proposta. Perché quando si tratta di
caccia c’ è una trasversalità che travalica
eventuali steccati di parti politiche.
La caccia è una tradizione che ammiro, pur
non essendo un cacciatore attivo, essendolo
stato diversi anni fa, e, quindi, con passione mi
sono accinto a firmare questa proposta di legge
e a prepararmi come Relatore.
Ho letto attentamente – colleghi – le
relazioni presentate dal consigliere Puiatti e dal
consigliere Gherghetta. Per quanto riguarda la
relazione contraria del consigliere Gherghetta,
riconosco la buona fede, ma non la
preparazione tecnica e la realtà di quello che
lui enuncia. Ci sarà modo di confrontarci
ulteriormente nel prosieguo del dibattito.
Laddove Gherghetta dice che basterebbe
cambiare il calibro e il numero delle palle nelle
armi a canna liscia per poter andare a caccia e
abbattere quasi tutto, questo, tecnicamente, non
è vero. Bisogna conoscere un po’ meglio la
materia, la tipologia delle armi e tutti i tipi di
munizioni moderne alle quali il consigliere
Vanin faceva riferimento un momento fa.
Bisogna anche considerare che, laddove il
consigliere Puiatti dice che, da sempre, i
cacciatori, mortificati perché non si riesce mai
ad approvare l’ uso del munizionamento
spezzato per la specie capriolo nella nostra
regione, ad ogni tornata amministrativa
regionale cercano…
Presidente…
,QWHUUX]LRQH
Se c’ è tanto interesse – colleghi – per questo
argomento ad ogni tornata amministrativa
regionale, mi meraviglio di come mai nessuno
stia attento.
,QWHUUX]LRQH
Invece, come dici nella tua relazione, ad
ogni tornata elettorale, ci sono dei Consiglieri
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
che vengono avvicinati e spronati dai cacciatori
affinché cerchino di far passare l’ uso del
munizionamento spezzato per l’ attività
venatoria.
Questo non è assolutamente vero, per
quanto mi riguarda. Non sono stato avvicinato
da nessun cacciatore né istigato ad apportare
questa modifica alla legge.
Da sempre sono appassionato dell’ arte
venatoria, che non è un tipo di uccisione
barbara; a volte i predatori naturali possono
essere più crudeli (e lo si vede anche in
relazioni fatte pervenire a tutti i componenti
della IV Commissione da esperti di questa
materia) di quanto lo sia, per esempio, chi
assiste il cacciatore nelle battute alla posta, che
è il cane segugio.
Il cane segugio (come è spiegato
abbondantemente, in maniera sufficientemente
dotta, da una relazione fattaci pervenire dal
signor Carturan, che ritengo uno dei maggiori
esperti in regione) avvisa costantemente il
padrone ed il selvatico della sua presenza.
Addirittura (e questo è vero) modulando i
segnali, in modo che sia il padrone che il
selvatico possano costantemente sapere quali
progressi vengono fatti dal segugio. Molte
volte il selvatico riesce ad eludere
l’ inseguimento.
,QWHUUX]LRQH
L’ ignoranza furbesca del consigliere
Mattassi fa sì che si possa sorridere. In termini
tecnici è così, Consigliere. Se lei non lo sa, in
questa materia, ma solo in questa, dimostra,
forse, di essere un po’ ignorante.
,QWHUUX]LRQH
Volevo soffermarmi un attimo, senza
dilungarmi molto, chiedendo il voto favorevole
di quest’ Aula per questo progetto di legge per
un motivo che Vanin ha iniziato a spiegare ed è
la sicurezza quando si va in battute di caccia
alla specie di ungulati capriolo.
La sicurezza è data dal tipo di
munizionamento sparato attraverso fucili ad
anima liscia. So che il consigliere Dal Mas
chiedeva, un momento fa, una spiegazione
pratica per riuscire a capire che cosa
significa…
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 18 VIII LEGISLATURA –
Il
munizionamento
spezzato
è,
praticamente, la cartuccia con i pallini invece
della cartuccia con il colpo singolo a proiettile
unico sparato da fucili ad anima rigata.
La cartuccia a pallini, più o meno numerosi
che siano, cioè il munizionamento spezzato, fa
sì che la velocità di uscita e l’ impatto
deterrente, per questa specie che noi
auspichiamo sia permessa di cacciare con il
munizionamento spezzato, cessa di effetto
entro poche decine di metri.
Da qui due cose: la prima è l’ impossibilità,
per il cacciatore provetto, di sparare se la
distanza non è adeguata e, quindi, non da
grandi distanze; la seconda è la professionalità
che il cacciatore deve avere, maggiore rispetto
all’ uomo che utilizza un fucile a colpo singolo
che, vista la grande potenza, porta il cacciatore
ad essere convinto di poter sparare a qualsiasi
distanza, e, quando non prende la specie
cacciata, aumenta la pericolosità.
Il terzo fondamentale motivo per cui
auspichiamo sia introdotta, da questo Consiglio
regionale, questa possibilità è che il colpo, o
uno dei proiettili, una volta non andato a segno
cessa, praticamente, entro pochissimi metri il
suo effetto.
Mi collego – ringraziando il consigliere
Milos Budin – ad una delle precedenti
interrogazioni, relativa all’ invasione di zecche
nel Parco del Carso. Le zecche sono presenti in
grandissimo numero, non solo nel Parco del
Carso, ma anche nel Parco delle Risorgive a
Codroipo e in zone di pianura molto ma molto
vaste, e sono portate dall’ aumento enorme dei
caprioli, che sono scesi in pianura, non solo nei
parchi, ma addirittura nei campi e negli orti dei
centri abitati.
Non intendo dire che questo può essere un
motivo per cui la specie capriolo possa
diventare nociva, ma il loro aumento deve far
sì che i piani di abbattimento ai quali alludeva
il consigliere Vanin possano, e, in alcuni casi,
debbano essere modificati.
Queste sono, in grande sintesi, le
motivazioni per cui auspichiamo che questa
legge venga approvata dal Consiglio regionale,
perché rappresenterebbe, non un passo
indietro, ma un passo avanti per la tutela della
sicurezza e consentirebbe, nel contempo, anche
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
una maggiore comprensione, se deve essere
fatta, per la tipologia ed i modi di abbattimento
della specie con il munizionamento spezzato.
/D UHOD]LRQH VDUj ULSRUWDWD LQ DOOHJDWR DO
SUHVHQWHUHVRFRQWR
35(6,'(1=$'(/9,&(35(6,'(17(
%2578==2
PRESIDENTE. La parola al Relatore di
minoranza Puiatti.
PUIATTI, 5HODWRUH GL PLQRUDQ]D. Grazie,
Presidente. La tentazione sarebbe quella di non
dire niente, perché stiamo perdendo tempo.
Ricordava, prima, Di Natale, che nella mia
breve relazione di minoranza su questa legge
ho ricordato che, dopo l’ approvazione della
legge nazionale sulla caccia (la 157/1992),
ripetutamente e puntualmente viene presentata
una norma di questo tipo.
Però, caro Di Natale e caro Vanin, dico
anche, nella mia relazione, che voi sapete
benissimo che questa proposta è illegittima.
Tant’ è che non vi siete sognati di inserirla nella
legge di modifica sulla caccia, adesso o negli
anni scorsi, quando si discuteva di caccia.
Questa è una cosa a parte, a sé. Si fa la
leggina, costituita da un articolo di cinque
righe, in cui si dice che è vietato l’ uso della
munizione spezzata, fatta eccezione per il
capriolo. Cercando, con questo tipo di furbizia,
di introdurre l’ uso della munizione spezzata.
Io non so se è giusto, se è sbagliato, se…
per carità, non sono esperto di caccia. So che
c’ è qualcuno che vorrebbe andare a caccia di
caprioli con il segugio, come si va a caccia di
lepri, insomma, no? Con lo stesso metodo.
Questo è il dato, la differenza.
Visto che, ormai, tutta la pianura è invasa
dai caprioli, visto che l’ assessore VenierRomano è costretto a far causa alla Regione
perché gli impedisce di far fuori le tortore, i
colombi, che rovinano il raccolto… Infatti,
l’ assessore Venier-Romano sarà disastrato,
quest’ anno, perché ha avuto il raccolto
rovinato dai colombi…
,QWHUUX]LRQH
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
- (214) 19 VIII LEGISLATURA –
Ho letto questo articolo stamattina.
Vengono citati i volatili. Comunque, la pianura
sarà invasa, ormai, dai caprioli, per cui si va a
caccia del capriolo come si va a caccia della
lepre.
Allora, va beh, è evidente che non è così.
Qualche capriolo in pianura ci sarà. Spero che
aumentino i caprioli in pianura. Una volta,
quando c’ erano i boschi, c’ erano caprioli,
cervi… Una volta c’ erano più caprioli di
adesso, caro Di Natale. Quando c’ erano i
boschi in pianura, che non ci sono più, c’ erano
anche gli animali.
Adesso, evidentemente, mais, soia, che
piace tanto all’ assessore Venier-Romano, bella,
con i diserbanti… non c’ è un filo d’ erba, non ci
sono più insetti, quindi, di conseguenza, non ci
sono più neanche insettivori, no?, se non ci
sono insetti, perciò, se c’ è qualche capriolo
sparso, per carità, che viva tranquillo, in pace,
senza l’ affanno che qualcuno munito di
segugio con la munizione spezzata vada ad
ammazzarlo… Si dice che la munizione
spezzata è meno pericolosa del colpo singolo,
no?… La canna liscia, la canna rigata…
Mi ricordo un episodio che mi ha creato un
feroce nemico, un triste episodio nel mondo
della caccia (qualcuno parlava prima di
incidenti). Tanti anni fa, un cacciatore
pordenonese che conoscevo molto bene ha, per
errore, evidentemente, ammazzato un vecchio
che si trovava (eravamo più o meno in questo
periodo) dietro un cespuglio… c’ era un
vecchio, nello spilimberghese, quindi in
pianura, che andava a funghi e questo
cacciatore provetto ha visto che il cespuglio si
muoveva, ha sparato e non c’ era una lepre, ma
un signore anziano, che è rimasto secco.
Questo per dire che gli incidenti ci sono
anche con la munizione spezzata. Lì non c’ era
– Vanin – un colpo, no?, una pallottola sola.
Conosci questo problema, ecco…
,QWHUUX]LRQH
Bene, conosci anche il cacciatore. Ho citato
questa vicenda, e ormai che ho iniziato dico
anche perché questo è diventato un mio
acerrimo nemico. Perché, casualmente, questa
vicenda è stata discussa, in Tribunale,
contestualmente, ossia nella stessa seduta,
nello stesso giorno, assieme ad un’ altra
– SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
vicenda. Insieme a quella di una Consigliera
comunale che aveva distribuito, in un’ Aula di
Consiglio comunale, alcuni preservativi,
facendo una serie di ragionamenti sulla
prevenzione
dell’ aborto,
sul
non
funzionamento della 194, eccetera.
E’ stata denunciata e processata per
apologia di reato ed è stata condannata a sei
mesi di reclusione. Subito dopo, lo stesso
Tribunale ha giudicato l’ omicidio colposo,
evidentemente, di cui parlavo prima e
l’ omicidio colposo è stato valutato e ritenuto
meritevole di una condanna a tre mesi di
reclusione.
Mi ricordo di aver stampato un volantino
“ neutro” : “ Tribunale di Pordenone, Udienza
del … , Giudice … ., signor XY imputato di … ,
6 mesi, signor Z, imputato di … , tre mesi …
Giudichino i cittadini se questa giustizia, fatta
in nome loro, è giusta oppure no” . Questo ha
scatenato, ovviamente, l’ ira di Dio, perché
questo signore mi ha detto: “ Mica ho fatto
apposta” . Certo, se lo avesse fatto apposta
sarebbe stato omicidio!
Quindi non era una colpa. Va beh, chiudo
così questa divagazione per ricordare, a chi fa
tutto un discorso sulla sicurezza rispetto alla
munizione
spezzata,
che
questa
argomentazione lascia il tempo che trova. Mi
fermo qua per ribadire che voi sapete
benissimo – signori proponenti – che la legge
157/1992, all’ art. 21 (che ha per titolo
“ Divieti” ), dice: “ E’ vietato a chiunque usare
munizione spezzata nella caccia agli ungulati.”
Tant’ è che voi richiamate questo divieto, no?
Richiamate il divieto e aggiungete “ Fatta
eccezione per la specie… ” .
Vi ricordo anche che questa Regione non ha
competenza primaria in materia di caccia. No.
E’ concorrente, non è primaria.
Comunque, i punti si contano sempre a
bocce ferme. Può anche darsi che se la legge
verrà approvata (io mi auguro di no), alla fine,
questo Governo, che emette decisioni politiche,
decida anche di approvare questa cosa. Può
anche darsi.
,QWHUUX]LRQH
Non boccia tutto, sulla caccia non ha
bocciato tutto, anzi, non ha bocciato niente.
$WWLFRQVLOLDUL
- (214) 20 -
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Quindi, può anche darsi che, facendo un certo
tipo di valutazioni, visto che ormai i dati
tecnico-giuridici non si usano più, questo
Governo approvi la norma. Non lo so. A me
pare che sia, al di là di tutte le valutazioni,
assolutamente in contrasto con la norma
nazionale.
Ripeto, e chiudo, lo sanno anche i
proponenti, tant’ è che questa norma sta qui,
come norma autonoma, e non si trova nella
legge sulla caccia.
Mi fermo qua. E’ una stupidaggine. E’
un’ ulteriore cosa che ci serve per perdere un
po’ di tempo. Comunque, fate pure. Queste
sono quelle norme che si presentano per dire ai
signori cacciatori, a quanti hanno questo tipo di
attenzione, che noi abbiamo fatto, noi abbiamo
presentato, e se dopo il Governo ci boccia è il
Governo di Sinistra, i Comunisti feroci, cattivi,
eccetera.
Ma sulla caccia, i Comunisti… non lo so.
Vedremo.
/D UHOD]LRQH VDUj ULSRUWDWD LQ DOOHJDWR DO
SUHVHQWHUHVRFRQWR
35(6,'(1=$'(/35(6,'(17(0$57,1,
PRESIDENTE. La parola al Relatore di
minoranza Gherghetta.
GHERGHETTA,5HODWRUHGLPLQRUDQ]D. Sì,
signor Presidente, la ringrazio. Oggi, il collega
Vanin ha introdotto nel dibattito consiliare
alcune novità, alcune nuove considerazioni che
non appaiono né nella sua relazione, né nel
dibattito che è stato da noi condotto in
Commissione.
Questo per quanto riguarda – diciamo così –
la parte di correttezza legislativa, che è uno dei
tre aspetti, secondo me, del testo. Uno è la
liceità del testo, un altro è il merito, e da ultimo
vengono le valutazioni di carattere eticomorale, se ci sono.
Innanzitutto devo dire che il fatto che l’ art.
1 della legge regionale 21/1993 – caro Vanin –
sia stato abolito dalla legge 30/1999 non
cambia il fatto che la legge regionale 21/1993
sia emissione e risponda espressamente alla
legge 157/1992 e, in particolare, al dettato
dell’ art. 36.
Tant’ è vero che nella legge 21 (in quello
che ne è rimasto) il richiamo alla legge 157 è
frequente. Tutta la costruzione della legge
21/1993 è applicazione regionale della legge
nazionale. Punto.
Se quella legge regionale del 93 si fosse
discostata dai principi fondamentali della legge
nazionale, quella legge regionale non sarebbe
stata approvata. Il fatto che in un articolo
venga tolto il richiamo alla legge 157 non vuol
dire assolutamente niente, in quanto, come ho
già detto, lo stesso richiamo alla legge 157 è
presente nella legge, negli altri articoli,
soprattutto quelli che parlano di sanzioni penali
e disciplinari o quant’ altro.
Quindi, appurato che la legge 157 è norma
di riforma economico-sociale, soprattutto per
quella parte che riguarda i divieti, e soprattutto
per quella parte che riguarda le sanzioni penali
previste dall’ articolo 30 della legge stessa, è
evidente che la legge 21 non può che essere
una emissione regionale ed è evidente che
quanto vietato e sanzionato penalmente dalla
legge nazionale non può essere modificato.
Perché – caro Vanin – ancorché si possa
intravedere, da parte vostra, un tentativo di
forzatura di interpretazione, comunque non
possiamo intervenire su norme che sono
sanzionate
penalmente,
non
amministrativamente, ma penalmente. Sarebbe
come se noi, oggi, facessimo qui una legge che
dice che il furto non è reato, che si può rubare.
Noi non lo possiamo fare, non perché la nostra
coscienza ci dice che è sbagliato, ma perché il
furto è sanzionato penalmente, dal Codice
Penale.
Quindi, appare evidente che la norma in
questione (quella che vieta la caccia agli
ungulati con la munizione spezzata) non è stata
messa nella legge 21 – diciamo così – per
accontentare il legislatore nazionale, ma è un
obbligo. Per cui la modifica della stessa non è
possibile, dal punto di vista tecnico e di
correttezza legislativa, per le cose che ho già
detto.
In più devo ricordare che non si può ogni
volta tirare l’ art. 4 della legge 30 per i capelli.
Visto che ero presente…
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,QWHUUX]LRQH
Nel ‘99 eravate voi… ero presente in Aula,
ricordo
l’ emendamento
presentato
da
Zoppolato in cui si diceva: “ Tutte le forme di
caccia sono uguali” .
,QWHUUX]LRQH'L1DWDOH
Di Natale. Però, ricordo che le
argomentazioni che avete usato in Aula – visto
che siamo noi che l’ abbiamo discusso – non
erano quelle di poter usare il mitra o la
munizione spezzata, no? Era sui cani.
,QWHUUX]LRQH%UDYR
Era sui cani. Allora, le forme di tradizioni
sono quelle… Allora, o quella norma che voi
avete motivato, di cui si può prendere
tranquillamente il verbale, era relativa ai cani,
oppure, se adesso volete usarla per giustificare
cani, balestra, munizione spezzata e
quant’ altro, allora, chiaramente, si pone un
problema di interpretazione della norma stessa.
Comunque, ricordo perfettamente che
c’ erano i cani. Beh, di questo abbiamo parlato.
Tant’ è vero che Puiatti – mi ricordo – fece una
lunga filippica sul mitra…
Il risultato, comunque, di quello che
abbiamo detto è, dal punto di vista legale, che
il legislatore regionale non può modificare la
norma nazionale in quanto, da un lato è tenuto
ad applicarla (in quanto norma di riforma
economico-sociale), e, dall’ altro, il divieto
risulta sanzionato penalmente.
Ora, è una battuta, ma è evidente che per
quanto noi, adesso, decidiamo per la
devolution, il riformismo, questo e quest’ altro,
non credo che qualcuno di noi possa pensare ad
un codice penale regionale, no? Quindi, in
sostanza, è da lì che dobbiamo ripartire.
Quindi, dico questo perché do per scontato
che debba essere bocciata dal Governo
nazionale, però non sarebbe giusto né corretto
(per il dibattito che noi stiamo sviscerando), da
parte dei proponenti, presentare questa
bocciatura come l’ ennesimo sopruso di Roma
ladrona, cattiva, centralista. Certe volte si
sbaglia.
Ecco, si sbaglia, anche se la firma del
provvedimento è trasversale, perché mi dicono
che la caccia è trasversale.
In ogni caso, voglio anche entrare nel
merito della proposta. Riconosco la buona fede
di Vanin e Di Natale: già in Commissione c’ è
stato un atteggiamento molto serio su questa
cosa. Comunque, tutta l’ argomentazione viene
costruita sul pericolo minore per le eventuali
persone presenti in prossimità del luogo di
caccia. Anche Vanin, prima, l’ ha dato come
elemento forte che deriverebbe dall’ utilizzo
della munizione spezzata in alternativa alla
caccia con colpo singolo.
Dico che questa è l’ argomentazione forte –
Vanin – perché è evidente che l’ altra
argomentazione (quella del richiamo alla
tradizione), insomma, di per sé non vuol dire
niente. Perché, voglio dire, non è che possiamo
richiamare tutte le tradizioni dai tempi di
Marco Caco a oggi per dire che questa diventa
legge.
Diciamo che l’ esigenza di cui vi fate
portatori è che il colpo con munizione spezzata
è meno pericoloso per chi cammina nel bosco,
per eventuali errori. Dico che questa è una
strana argomentazione: se ciò fosse vero – e
probabilmente lo è, perché mi deve essere dato
atto del fatto che sono stato uno dei pochi che,
fino all’ ultimo, è rimasto in Commissione ad
ascoltare le argomentazioni degli esperti - mi
domando: perché dovrebbe valere solo per i
caprioli?
Cioè, se questa cosa, scusate, è più sicura,
perché deve valere solo per i caprioli? Mi è
parso di capire – non sono un esperto – che
basta cambiare il calibro ed il numero delle
palle nella carica e si può, in teoria, andare a
caccia di quasi tutto. Questo mi è sembrato di
capire. Guardando gli studi che ci sono stati
consegnati dagli esperti e studiandoli, mi sono
reso conto che, alla fin fine, si può andare a
caccia di tutti gli ungulati, non solo dei
caprioli. Non so se anche degli elefanti. Ma
elefanti non ne abbiamo, quindi il problema è
risolto.
Quindi, c’ è già, come dire?, una
stravaganza. Ha ragione Puiatti quando dice:
“ Richiamate il divieto, però fate una deroga per
il capriolo” . Insomma, se si potesse abolire il
divieto penalmente sancito dalla legge
nazionale, tanto varrebbe – Di Natale – farlo
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valutare per tutti quanti gli ungulati.
Inoltre, secondo me, - sapete che sto da
quell’ altra parte - è anche una stravaganza che
si abbia tanta attenzione per i cacciatori, visto
che a morire sono i caprioli, no? Facciamo una
legge per non far male ai cacciatori, però
uccidiamo i caprioli.
Infine, secondo me, la cosa avrebbe anche
un senso, per quanto macabro, se la caccia con
colpo singolo ai caprioli (parlo solo dei
caprioli) fosse vietata. Cioè, allora sì che si
potrebbe dire – parlo delle vostre
argomentazioni – che si è scelta, tra diverse
forme di sterminio, quella che si ritiene (a
ragione o a torto, ma secondo me, forse, avete
anche ragione) la migliore.
Quindi, facciamo la norma che dice: “ E’
vietata la caccia con colpo singolo ai caprioli
ed è consentita solo la caccia con la munizione
spezzata” .
Invece non è così! La caccia con munizione
spezzata (e questo è il punto debole che vi
critico) diventa un’ occasione in più che si
aggiunge a quelle esistenti. Per cui uno può
andare a caccia di caprioli sia con il colpo
singolo - la legge lo consente -, sia con
munizione spezzata (dopo questa norma, se
verrà approvata).
Quindi c’ è una cosa in più. Devo dire che
questa norma potrebbe crearne una ulteriore,
perché uno potrebbe dire: “ Vorrei andare a
caccia di caprioli con le frecce” .
,QWHUUX]LRQH
Un altro potrebbe voler andare a caccia di
caprioli con la balestra. Un altro ancora
potrebbe voler andare a caccia di caprioli con il
mitra. Ecco, a me, francamente, non
appassiona, però, discutere di queste cose.
Metto in evidenza questa contraddizione e,
francamente, devo dire… scusate, questo
argomento appassiona pochi, cerco di fare la
mia parte di opposizione…
A me sembra un tecnicismo eccessivo, ecco.
Del resto non mi appassiona discutere – per
piacere, Mattassi – non mi appassiona
discutere della morte degli altri esseri viventi,
anche se sono caprioli. Infatti, in tutta questa
vicenda, i caprioli cosa ci guadagnano? Niente.
,QWHUUX]LRQH
No, niente. Solo il conforto – scusami la
battuta – di morire con un mezzo che, forse, fa
meno male all’ uomo. Questa è l’ unica cosa.
Però, chiaramente, mentre prima si andava a
caccia solo con la carabina, oggi si può andare
a caccia con la carabina e anche con la
munizione spezzata. Le possibilità di morire si
moltiplicano.
Penso – e lo dico con molta serietà – che i
caprioli vogliano vivere e anche – ne sono
convinto - che la stragrande maggioranza dei
cittadini di questa regione vogliano vedere vivi
i caprioli. Perché, vedete, tutto mi si può dire,
ma non che l’ alimentazione moderna abbia
disperato bisogno di cacciagione e, in
particolare, di caprioli.
Ora, non voglio disquisire sulla stupidità
della pratica della caccia, che, voi lo sapete,
per me è una cosa… comprendo, però – questo
lo voglio leggere come l’ ho scritto –
“ Comprendo, però, che dietro l’ andare a
caccia, così come dietro l’ andare a pesca, c’ è
tutta una ritualità legata alla tradizione, di
alzarsi presto alla mattina, preparare i cani,
camminare all’ alba, rapportarsi alla natura e
alla solitudine, bere e mangiare in compagnia” .
Ultimamente è scomparso un grande della
nostra letteratura che si chiamava Giorgio
Bassani, che invito i colleghi a leggere, e che
ha scritto pagine memorabili, in un suo
racconto che si chiama “ L’ airone” , sulla
ritualità del cacciatore e sul significato della
vita e della morte che ne deriva.
Quindi, pur essendo contro la caccia, non ce
l’ ho con i cacciatori. Né intendo, poi,
nascondere le mie contraddizioni, che sono
quelle di tutti quanti gli altri ambientalisti di
mezza tacca, che comunque mangiano carne e
fanno le cose che fanno tutti.
Comunque, penso che la natura debba
essere sfruttata e non solamente mantenuta
come un museo. Però, la questione è un’ altra,
questa è una domanda etica: “ ha senso
aumentare le occasioni di sterminio di animali
selvatici quando tutti noi sappiamo che non è
per alimentazione che viene fatto, ma solo per
puro diletto?” .
Questa è la domanda. Guardate che sto
parlando del Friuli-Venezia Giulia, una regione
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
tra le più ricche del pianeta, dove la gente non
ha il problema di mangiare ma ha solo
problemi
di
fare
cure
dimagranti,
eventualmente.
Comprendo che ci sono circa 13.000
cacciatori e che sono una forza elettorale
consistente, ma chiedo a voi, che siete gli
esperti: quanti di loro useranno la munizione
spezzata per i caprioli? E se anche lo facessero,
non andranno certo in giro con due fucili, per
cui se trovano un ungulato che non sia un
capriolo e hanno il fucile caricato a spezzata,
cosa fanno? Si girano dall’ altra parte?
Pensateci.
Di certo ci sono ancora 12-15.000 caprioli,
in questa regione, e qui - caro collega, tu lo sai
– 3.000 vengono abbattuti quasi ogni anno. Tu
hai detto: “ Chi li butta via?” . Spesso non
vengono neppure mangiati da chi li ha
abbattuti. Ci siamo capiti?
Ma, soprattutto, e lo chiedo anche a nome di
moltissimi elettori ed elettrici che sono la
maggioranza del Friuli-Venezia Giulia,
soprattutto giovani, è bene capire una cosa: in
questa regione, ad un certo punto, sulla caccia,
c’ è stata una moratoria, dopo le grandi
battaglie e i referendum. Una tranquillità, un
vivi e lascia vivere. Questo vivi e lascia vivere
fa sì che ci siano molti, come me, che sono
contrari all’ attività venatoria, che sono disposti
a tollerarla, in quanto intravedono quel
discorso di tradizione e quant’ altro che prima
ho detto, ma che non sono disposti a tollerare
delle involuzioni che, almeno ai miei occhi–
ripeto: non è un giudizio di merito nei vostri
confronti, cari colleghi – appaiono sempre più
come dei gratuiti accanimenti.
Per questi motivi di correttezza legislativa e
per la stravaganza della proposta, per cui,
invece di dire: “ se questa cosa fa meno male
dell’ altra, allora applichiamola a tutti ed
eliminiamo l’ altra” , si chiede una forma di
sterminio in più, aggiuntiva, questa proposta
non mi sembra ragionevole e, per questioni di
ordine – queste sì – etico-morale (perché,
almeno alla mia coscienza, il problema della
caccia parla), confido in un voto negativo da
parte dell’ Aula.
/D UHOD]LRQH VDUj ULSRUWDWD LQ DOOHJDWR DO
SUHVHQWHUHVRFRQWR
PRESIDENTE. Ha chiesto di
l’ assessore Pozzo. Ne ha la facoltà.
parlare
POZZO, $VVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD. Ritengo doveroso, per rispetto verso
quest’ Aula, un intervento che sia di supporto
alle valutazioni che, poi, i signori Consiglieri,
in sede legislativa, dovranno fare su un
progetto di legge sicuramente difficile da
interpretare, ma per il quale il contributo che
porterò farà se non altro riflettere e adottare i
conseguenti provvedimenti con cognizione di
causa e responsabilità.
Quando ho visto che all’ ordine del giorno
era prevista la discussione su questa proposta
di vari Consiglieri (trasversale, come è stata
definita) e – ripeto – il mio non è un intervento
di natura politica, ma di supporto tecnicolegislativo alla completa cognizione della
problematica, mi sono premurato di attivare gli
organismi che la legge regionale n. 30/1999 ha
previsto, vale a dire quelli di natura giuridica e
quelli di supporto tecnico, che sono,
rispettivamente: la Direzione del servizio
autonomo per la gestione faunistica e venatoria
e l’ Istituto faunistico regionale.
Quest’ ultimo, non essendo ancora costituito
in quanto tale, funziona attraverso una
convenzione con alcuni tecnici esperti delle
problematiche venatorie, che supportano la
direzione autonoma a cui ho fatto riferimento.
Dal punto di vista tecnico, mi è stato
segnalato quanto ora comunicherò, ma sono
convinto che le cose che mi vengono scritte e
dette potranno anche non essere condivise da
tutti, soprattutto – e ho avuto questo impatto
con il mondo venatorio – da quanti, per
l’ esperienza maturata sul campo, sono piuttosto
restii ad accettare quella che ritengono, invece,
un’ esperienza fatta a tavolino.
Tuttavia, lo strumento legislativo – ripeto –
è questo e viene a supporto dell’ operato di
indirizzo e di natura politica che devo svolgere.
I tecnici mi dicono questo: si è del parere
che l’ utilizzo della munizione spezzata per il
prelievo di ungulati non debba essere adottato
per i seguenti motivi: 1) agli animali si spara in
corsa e questo non consente una valutazione
dell’ età e della classe sociale, mentre è
determinante un abbattimento effettuato per
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struttura (piccoli, giovani, sub-adulti, adulti e
senior) e per sesso – queste sono suddivisioni
che sono fatte scientificamente, non è che
avvengano casualmente -; 2) di conseguenza,
in tutte le località in cui veniva utilizzata la
munizione spezzata le consistenze di ungulati
erano molto basse e le popolazioni
destrutturate (più femmine che maschi, più
giovani che adulti); 3) la munizione spezzata è
sicuramente mortale soltanto a distanza
inferiore ai 40 metri e ciò vale solamente per la
specie più fragile, cioè il capriolo; oltre quella
distanza, gli animali vengono comunque feriti
e, spesso, neppure recuperati. Questo per
quanto riguarda l’ aspetto tecnico.
Per quanto riguarda, invece, l’ aspetto
giuridico, sostanzialmente, le cose sono già
state dette, ma le ribadisco, perché questo è lo
studio che è stato fatto. Si dice che la
munizione spezzata è in contrasto con la
normativa nazionale (abbiamo già citato l’ art.
21, comma 1, lettera u), che parla di divieti –
come si è già evidenziato – anche di natura
penale, e, in quanto tali, non di competenza
legislativa della nostra regione. Inoltre, un altro
aspetto di cui tenere conto è che essa è vietata
nella gran parte dei paesi europei e, comunque,
vietata dall’ Unione Europea. Quindi ci sono
elementi che fanno ritenere che, comunque, il
provvedimento, se sarà licenziato da
quest’ Aula, avrà grosse difficoltà ad avere il
visto di legittimità da parte del Governo
centrale.
Un tanto dovevo solo quale contributo
all’ esame, alla conoscenza della problematica e
alla conseguente, oggettiva valutazione dei
signori Consiglieri. Per il resto, per l’ aspetto
politico, mi rimetto alle decisioni dell’ Aula.
PRESIDENTE.
Dichiaro
discussione generale.
aperta
la
Ha chiesto di parlare il consigliere Mattassi.
Ne ha la facoltà.
MATTASSI. Devo rilevare…
,QWHUUX]LRQH
Sospendiamo? Ma no, tanto è un confronto
fra
appassionati,
diciamo.
Invece,
personalmente non ho una grande passione per
questo argomento. Mi pare una perdita di
tempo, però sono motivato a fare questo
intervento da una serie di simpatiche battute
che ho sentito, sulle quali, così, mi piace poter
esprimere anche la mia opinione.
Ringrazio l’ Assessore, che, sul piano
tecnico, ha portato a quest’ Aula, finalmente, un
elemento di riferimento. Perché, spesso, i
tecnici hanno opinioni abbastanza contrastanti,
soprattutto quando sono coinvolti direttamente.
Non c’ è nessun tecnico fumatore che ammetta
che il fumo fa male. Anzi, l’ obiettivo dei
fumatori (medici, ricercatori) è tentare, in
qualche modo, di forzare sempre la mano per
dimostrare che, in fondo, gli altri si sono
sbagliati.
,QWHUUX]LRQH
Per esempio, la “ Nutella” , come è stato
recentemente dimostrato, fa bene perché è un
anti-depressivo. Cioè stimola la produzione di
serotonina, che svolge una notevole azione
anti-depressiva.
Recentemente, hanno anche dimostrato che
bisognerebbe mangiare il cioccolato a fine
pasto, perché pulisce i denti e preserva dalla
carie.
Per dire come la scienza sia in evoluzione e
gli elementi scientifici tendano sempre ad
essere forzati in relazione anche alle proprie
pulsioni e passioni.
Per questo abbiamo sempre bisogno di
avere opinioni terze. Per questo, per esempio,
quando si è discusso dell’ Osservatorio, si è
fatto anche un ragionamento, per capire se sia
giusto che chi fa parte di questi organismi terzi
possa anche esercitare la funzione di
cacciatore.
C’ era una grande discussione, che è stata
aperta negli anni passati, tesa a chiarire se i
guardacaccia fossero autorizzati a svolgere
attività di caccia. Perché era evidente, come
dire?, che alcune, che sono reali passioni,
possono, in qualche modo, fare venir meno
un’ imparzialità che viene richiesta al terzo.
Quindi, nel momento in cui – credo – si è
fatta, a livello nazionale, la scelta di impedire
la munizione spezzata, si è fatto un
ragionamento, immagino. Perché questo tema
della munizione spezzata è un tema tecnico. E’
un tema sul quale, evidentemente, si è fatto un
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ragionamento con delle evidenze scientifiche,
che sono quelle ricordate dall’ Assessore.
Nel mondo venatorio, peraltro, su questo
argomento è in corso un dibattito. Non è vero
che non ci sia un dibattito. C’ è, c’ è stato e,
probabilmente, ci sarà. Ci sono i cacciatori che
pensano, per esempio, che l’ utilizzo della
munizione spezzata, assieme al segugio, sia un
male per il mondo della caccia. Ma questa è
un’ opinione che, evidentemente, riporto, non
avendo nessuna attitudine allo svolgimento di
questa attività, non essendo attratto da questa
passione. Cioè non sono un cacciatore, non
sono un appassionato. Da tanti anni, invece, mi
interesso del problema della caccia, soprattutto
da quando, nella mia esperienza di Consigliere
provinciale, sono stato investito dalla grande
questione - che alcuni considerano piccola,
però ogni mondo ha dei grandi temi - che
sarebbe la questione del camoscio. Dove,
evidentemente, si è dimostrato ed è
dimostrabile che una buona caccia di selezione
incrementa la popolazione del camoscio a tutto
beneficio dei cacciatori.
Questa è una grande verità, che è
difficilmente digeribile da parte di coloro che
immaginano
che
una
gestione
non
tradizionale… perché, poi, qui scattano altre
discussioni: le tradizioni, guai metter mano alle
tradizioni; ma se le tradizioni si dimostrano
sbagliate, bisogna anche cambiarle. Questo è
uno dei punti importanti.
Pensiamo a questa popolazione di selvatici,
che non sono gli uomini con il pelo che
immaginavo io e a cui si riferiva Di Natale, ma
che sono, evidentemente, un tipo di selvaggina,
in questo caso gli ungulati, che appartengono ai
mammiferi, ma che non sono associati alla
specie umana, anche se un altro illustre
ungulato, che è il maiale, è molto più simile,
geneticamente, all’ uomo (infatti l’ insulina, per
esempio, viene estratta dal maiale). Giusto per
dare dei riferimenti e anche per dire come è
ben vero che noi siamo distanti dal punto di
vista della frequentazione, ma la nostra
genetica non è poi molto lontana.
Quello che mi preme sottolineare, invece, è
questa idea, che è stata qui rappresentata dal
consigliere Di Natale, per cui l’ utilizzo della
munizione spezzata farebbe bene alla gestione
della popolazione del capriolo. Questo è un
punto, secondo me, difficile da dimostrare,
collega Di Natale.
Perché, se il problema della gestione della
popolazione del capriolo è in relazione al fatto
che questo veicola le zecche, beh, guardate che
il problema delle zecche è molto più ampio di
come lo si vorrebbe rappresentare.
Il veicolo è il capriolo, un tempo il veicolo
era la pecora. Ma la consistenza delle zecche
nell’ ambiente naturale è più o meno la
medesima. Posso portare un’ esperienza
singolare in un luogo del nostro territorio
regionale dove, in una certa annata, si è
verificata una grave infestazione della zecca
che si chiama “ Ripicefalus sanguineus” , che è
una zecca tipica dell’ Italia centrale e che
compare solo episodicamente da queste parti.
Perché la popolazione, ad un certo punto, è
stata attaccata dal “ Ripicefalus sanguineus” ?
Perché qualche persona ha ritenuto – non so se
fosse cacciatore o meno – che i cani che erano
infestati da queste zecche andassero soppressi.
Siccome avevano tante zecche, hanno ucciso
tre cani. Ma questo cosa ha comportato? Che
nel momento in cui il cane è stato ucciso, le
zecche si sono rivolte all’ unico animale a
sangue caldo che era disponibile in quel luogo.
Se alla zecca chiedi se preferisce l’ uomo o il
capriolo, la zecca ti dice il capriolo. Questo è il
ragionamento che io ritengo debba essere
tenuto in considerazione dal collega. Non si
controlla la popolazione delle zecche
uccidendo i caprioli.
Paradossalmente, è importante che la
popolazione dei caprioli cresca per impedire
che le zecche attacchino l’ uomo. Vale
esattamente il contrario.
,QWHUUX]LRQH
Non so. Non so qual era il paragone. So che,
come dire?, si riesce un po’ di più a fare dei
ragionamenti quando non è presente in Aula
Zoppolato, dopodiché Zoppolato fa anche
battute che possono essere considerate
spiritose. Ma devo riuscire a capirla per riderci
sopra.
,QWHUUX]LRQH
No, ho capito il tuo patema, perché hai degli
amici che hanno avuto queste disgrazie, ma,
per questo, non mi pare di poter sorridere.
$WWLFRQVLOLDUL
5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
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Ecco, questo è il principio. Paradossalmente, la
moltiplicazione dei parassiti si ha in ambiente
casuale. E’ evidente che, se non c’ è il capriolo,
c’ è qualcos’ altro. Sicuramente il controllo di
una popolazione che vada a considerare anche i
parassiti nocivi per l’ uomo, si fa, naturalmente,
cercando di capire l’ ecologia del sistema.
Il capriolo si associa al bosco, alla macchia.
Questo è importante capirlo e, quindi, a sua
volta, è un buon indicatore di crescita
dell’ ambiente forestale, della macchia. Quindi,
come dire?, a me pare che, se la popolazione
del capriolo cresce, vuol dire che l’ ambiente
sta meglio, si rigenera. C’ è la possibilità di
costruire dei canali di comunicazione fra
ambienti diversi.
Personalmente ritengo che, per la salute
pubblica e per il benessere della popolazione
direttamente intesa, sia importante avere la
macchia, avere il bosco, avere, naturalmente,
una variabilità naturale, quindi di specie
animali e vegetali, al posto di una
semplificazione, che è stata, poi, quella che, in
qualche modo, il cacciatore, spesso, ha ritenuto
giustamente responsabile della sua perdita,
chiamiamola così, di “ prodotto” . Perché se
dove c’ era il bosco si estirpa il bosco e si
pianta il mais, lì il capriolo non lo vedi più,
insomma, ammesso che ci fosse. Però, il
capriolo arriva benissimo fino in pianura.
E’ evidente che l’ interesse ad avere il bosco
è anche del cacciatore. I cacciatori di pianura
sono costretti, si dice, a lanciare fagiani e lepri
per poi andare a ucciderli il giorno dopo.
Immagino che i cacciatori di pianura sarebbero
felici di avere la possibilità di fare anche
qualche abbattimento di capriolo.
Questo significa che il capriolo ha raggiunto
una certa consistenza di popolazione. Questo è
un indicatore di salute.
Ecco, quindi, che l’ approccio può essere
diversificato. Voglio dimostrare al collega Di
Natale che, evidentemente, abbiamo tutto
l’ interesse, noi non cacciatori, ad avere una
popolazione consistente di caprioli, perché
siamo sicuri e tranquilli che le zecche andranno
sul capriolo e non ci attaccheranno.
,QWHUUX]LRQH
Si moltiplicano. Guarda che la percentuale
di sopravvivenza di una zecca è enorme.
Quando ci mettiamo a fare i confronti fra noi,
gli scarafaggi, le formiche, dobbiamo sapere
che, per ogni uomo, ci sono miliardi di animali
di vario genere. E’ una lotta persa in partenza.
Il problema è capire come funziona il sistema e
cercare di convivere con lo stesso, anzi,
auspicarlo. Questo è il punto importante.
Ecco, quindi, che l’ idea del capriolo
nemico, da estirpare con mezzi efficienti, è
un’ idea sbagliata. Abbiamo bisogno di avere
una popolazione sana di capriolo e quindi di
fare caccia di selezione.
,QWHUUX]LRQH
Il problema di chi, nel mondo venatorio, è
contrario (per essere molto chiari) all’ uso della
munizione spezzata, è che questa impedisce di
fare la caccia di selezione, perché cacci con il
segugio. Come dire? Se il cane punta, spari.
Non è che vedi con il tuo mirino e cerchi di
capire che tipo di bestia hai davanti. Questo è il
problema.
Allora, la caccia di selezione, che è la
condizione che ti consente, poi, di fare crescere
una popolazione sana e autoriproducente, è il
tema della discussione. Ovviamente, non sono
un cacciatore, posso anche sbagliarmi in quello
che dico, probabilmente Vanin riuscirà a
dimostrare, nella sua replica, che la caccia di
selezione si fa con munizione spezzata. Questo
è difficile da dimostrare perché, generalmente,
non lo si fa.
,QWHUUX]LRQH
Ma per l’ amor di Dio, credo che si possa
sempre far meglio e che questi dibattiti - e lo
faccio in questo senso – aiutino anche a far
capire che c’ è un approccio fatto da altri, che
non sono cacciatori, che, evidentemente,
possono anche porre al mondo venatorio degli
argomenti ai quali, però, se mi consentite, il
mondo venatorio deve rispondere in modo
convincente. Perché, nel momento in cui non
risponde in modo convincente, rischia di
rimanere fuori. Questo è il grande limite di tutti
questi anni. Perché se il mondo venatorio,
complessivamente, fosse stato unito – è
importante questo, no? – e con delle proposte
evolutive e di adattamento alla sensibilità
sociale, probabilmente, tante discussioni
sarebbero state evitate. Dopodiché, rimaneva
$WWLFRQVLOLDUL
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solo la questione “ caccia sì, caccia no” , dal
punto di vista dei principi.
In questi anni, da quando sono arrivato in
quest’ Aula, quando sono stato coinvolto in
questo argomento, fino ad ora, ho visto sempre
tutti uno contro l’ altro, ovvero tutti uniti contro
chi parlava di cose che non si dovevano dire.
Però, alla fine, è fisiologico il fatto che, di
fronte a questi conflitti, al dato dell’ interesse
della protezione della natura globalmente
intesa, dell’ incremento degli habitat, prima
della caccia c’ è una discussione generale che
interessa tutti i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
consigliere Degano. Ne ha la facoltà.
DEGANO. Grazie, Presidente. Sarò molto
più breve di chi mi ha preceduto, anche perché
confesso che, nel merito, non sono in grado di
disquisire a lungo: la caccia, sicuramente, non
è la mia specialità.
Volevo solo intervenire, a nome del gruppo,
per fare qualche sottolineatura e ricordare
qualche passaggio. Delle munizioni spezzate ci
siamo già occupati, in quest’ Aula, in occasione
della legge sulla caccia. Mi pare che allora sia
stata la collega Londero – ma i colleghi
saranno più precisi in questo senso – a
presentare un emendamento che è stato, poi,
ritirato dalla collega e fatto proprio dal nostro
gruppo.
Allora la maggioranza chiese lo stralcio, e
da questo stralcio è derivata la legge che
stiamo discutendo ora.
Perché tutto questo? Per la perfetta
consapevolezza che questo provvedimento
sarebbe stato bocciato dal Governo per le
ragioni che, appunto, l’ Assessore ci ha appena
ricordato e che non sto qui a sottolineare.
Non solo il Governo, ma, come ci diceva,
appunto, l’ assessore Pozzo, anche le direttive
comunitarie sono contrarie a questo
provvedimento.
Perciò difficilmente la legge in questione
potrà venire promulgata. Quindi, non si voleva
inserire questo articolo nella legge sulla caccia,
perché si sapeva benissimo a priori che questo
articolo ne avrebbe provocato la bocciatura.
Questo per dire, semplicemente, che
possiamo
anche
approvare
questo
provvedimento. Anzi, dirò che, coerentemente,
avendo fatto proprio l’ emendamento qualche
mese fa, anzi, circa un anno fa e, poi, avendo
votato contro lo stralcio, coerentemente
voteremo a favore, ma dobbiamo essere tutti
consapevoli che è un’ approvazione del tutto
virtuale, perché Roma, per le stesse ragioni che
l’ Assessore ci ha ricordato, ce lo boccerà.
Anche se Roma non dovesse bocciarcelo, ci
sono le normative comunitarie, poi, con cui
andiamo a contrastare. Per cui continuiamo la
discussione, votiamolo pure; sappiamo, però,
che è un’ approvazione virtuale. L’ unica cosa
che, certamente, penso nessuno potrà fare, una
volta che Roma ci avrà restituito il
provvedimento, sarà quella di gridare ancora
una volta contro Roma ladrona e la volontà
accentratrice del Governo contro la nostra
autonomia… , perché sappiamo tutti benissimo
che questo provvedimento non ha alcuna
possibilità di essere applicato in concreto.
Quindi – ripeto – procediamo pure, però,
domani non veniamo a lamentarci contro il
Governo brutto, sporco e cattivo che non ci
permette di avere l’ autonomia sulle munizioni
spezzate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
consigliere Petris. Ne ha la facoltà.
PETRIS. Grazie, Presidente. Intervengo,
innanzitutto, per affermare che, all’ interno del
nostro gruppo, non esiste certamente un
dogma, per cui la caccia è motivo anche di
diversificazione e di sensibilità diverse, e ogni
soggetto è libero di esprimere una propria
opinione.
Questo, sulla
chiarissimo…
caccia,
deve
essere
,QWHUUX]LRQH
E anche su altre materie, è evidente.
,QWHUUX]LRQH
Quindi, questo per dire che il dibattito non è
solo all’ interno del mondo venatorio, non è
solo all’ interno del Consiglio regionale, è
anche all’ interno dei singoli gruppi. Ognuno,
su questa fattispecie, ripeto, ha una propria
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
sensibilità.
Non entro nel merito delle questioni di
tecnica della caccia, nel senso se sia più o
meno pericolosa la munizione spezzata oppure
– diciamo così – la pallottola, il “ baleton
secco” . Dico semplicemente che, in effetti,
bisognerebbe avere un po’ più di rispetto per i
vari metodi che si sono usati, che sono, molto
probabilmente, entrambi radicati nel territorio
dove venivano praticati. Dico “ venivano” per
dire che, oggi come oggi, si è uniformato tutto.
Non credo che questo, al di là delle
giustissime osservazioni del collega Degano,
sia stato un bene. Tengo a precisare, e vorrei
rimarcarlo, che una certa politica, un certo
indirizzo, è andato in un verso piuttosto che in
un altro, essenzialmente per questioni di
divisioni all’ interno del mondo venatorio.
Questo è sicuramente vero, ne abbiamo
avuto prova quando si discuteva sulla legge 30
di cosa sia accaduto nel mondo venatorio: forti
divisioni che sono palesi in alcune aree
geografiche, meno in altre. Evidentemente, la
linea “ vincente” è rimasta, come dire?,
vincente dove veniva coerentemente praticata.
Ha fatto subire ad altri delle scelte dove,
invece, queste scelte non erano condivise.
Dico che le tradizioni potevano e dovevano
anche essere, in qualche modo, rispettate e qui
vado anche sul dato tecnico. Se ci addentriamo
anche da un punto di vista di applicazione
dell’ attuale norma sulla caccia nelle singole
riserve, specialmente dove c’ è un certo tipo di
selvaggina, cosiddetta pregiata, ritengo che, in
maniera incredibile, c’ è un aumento delle
possibilità di abbattimento. Aumento che non è
nemmeno condiviso da quelli che, poi,
usufruiscono di questa opportunità perché ci si
rende conto, in effetti, che, se si applica questa
metodologia, ancorché fatta propria dai
luminari della scienza venatoria, credo che
nell’ arco di due o tre anni tutti dovremmo
ridimensionarci.
Questo metodo, che va avanti, sta facendo
sicuramente male all’ ambiente, perché
raddoppiare, come accade adesso, il numero
dei capi da abbattere non può far bene
all’ ambiente e questa è l’ evoluzione di questa
nuova filosofia della caccia. Poi, però, non so,
fra due o tre anni, che cosa si farà. Forse si
ritornerà ad una rigidissima regolamentazione,
in cui potranno andare a caccia solamente
coloro che sono in grado di sborsare
determinate cifre.
,QWHUUX]LRQH
Non so. Saranno i fatti, gli eventi a
testimoniare un tanto. Certo che il modo in cui
si sta andando avanti, in determinate zone, non
fa assolutamente bene da un punto di vista
ambientale. Ritengo che determinate questioni
di carattere ambientale siano patrimonio di
tutti. I cacciatori, quelli che si comportano in
maniera coerente, corretta e rispettosa degli
ordinamenti, sono degli ambientalisti. E
ritengo anche che ci sia un altro fenomeno che,
parallelamente,
sta
emergendo:
un’ accentuazione del bracconaggio.
E’ evidente: quando ci sono delle
imposizioni,
scattano
dei
meccanismi
particolari, probabilmente sbagliati, ma
comunque scattano. Per cui, di fronte ad un
aumento degli abbattimenti autorizzati, c’ è
anche un aumento degli abbattimenti - che
prima erano ridotti o meno fisiologici - che
sicuramente sconfinano nella palese illegalità.
Ecco, credo che sia corretto ricondurre ad
un controllo maggiore tutto il fenomeno della
caccia, rispettando le pulsioni che in certi
territori esistono: non si deve prevaricare,
perché non è vero che una tradizione è buona
perché è vincente e l’ altra è pessima e deve
essere cambiata perché ha perso la battaglia
all’ interno
del
mondo
venatorio
e,
conseguentemente, politico.
Quindi, ribadisco che sono favorevole, con
tutte le limitazioni poste dal collega Degano che non sono di poco conto, lo capisco
perfettamente - a questo provvedimento.
Pertanto, voterò sicuramente a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
consigliere Baritussio. Ne ha la facoltà.
BARITUSSIO. Grazie, Presidente. Penso
che quattro siano gli aspetti da considerare (gli
stessi che i Relatori di maggioranza riportano
nelle rispettive relazioni scritte): la volontà,
innanzitutto; cioè la volontà della maggioranza
dei cacciatori di quelle zone per le quali si
chiede la munizione spezzata, quindi, dove
oggi vive anche l’ ungulato, o meglio il
capriolo.
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Il principio: questa norma, questo articolo
unico è in linea con quei principi che abbiamo
sancito anche attraverso la nostra riforma (la
30/1999), dove si parla di pari dignità di tutte
le forme di caccia e del rispetto della cultura,
delle consuetudini e delle tradizioni. E’ un
elemento fondamentale di quella riforma che
oggi viene ripreso da questo articolo 1.
E’ vero che ci sono degli aspetti tecnici
sulla pericolosità o meno, sulla precisione della
munizione spezzata, rigata: prima non ho
assistito, purtroppo, al dibattito, ma so che si è
disquisito anche di questo. Però so anche che,
tecnicamente, oggi non si sono raggiunte
ancora delle certezze in questo senso. Quindi,
fare delle affermazioni pensando di avere la
verità in tasca, non so quanto sia opportuno.
C’ è, poi, il problema (terzo aspetto) del
rapporto con la legge dello Stato (la 157) che,
però, giustamente, come si dice anche nella
relazione di maggioranza, viene superato dal
principio della potestà, che consente alla nostra
regione di legiferare in questo senso abilitando,
quindi, (come dice questo articolo unico) la
munizione spezzata per il capriolo.
Vi sono, poi, altri esempi (quarto aspetto)
nel nostro Stato: in Trentino Alto Adige non vi
è il divieto della munizione spezzata.
In merito alla pericolosità, è chiaro – parlo
adesso della balistica, non della componente
tecnica del fucile – che vi è una gittata
inferiore (questo è un dato tecnico oggettivo),
che rende meno pericolosa l’ arma, laddove non
vi sono dei pendii. Quindi, in particolare, nelle
zone collinari e di pianura, dove oggi,
purtroppo, il capriolo è arrivato, portando
anche dei problemi. Non so se oggi si è parlato
del problema delle zecche. Le zecche, in
pianura, sono state portate proprio dall’ avvento
e dalla proliferazione del capriolo in questo
territorio.
Le contestazioni: Gherghetta pone qualche
dubbio, ad esempio, per quanto riguarda il
rispetto della normativa dello Stato (la 157),
ma, come dicevo prima, il discorso è superato
proprio dal nostro Statuto. Quindi, non è vero
che non abbiamo potestà in questo senso.
Oltre al problema delle zecche, bisogna
ricordare che il capriolo è molto prolifico.
Pertanto, se, poi, questo porta anche dei
problemi, oltre ad essere molto prolifico,
possiamo immaginarci quali problemi anche di
ordine igienico possa portare, come ha portato
nella valle con le zecche, ad esempio.
Come ricordavo, il capriolo è sceso a valle,
quindi è sceso in un territorio dove l’ uso della
spezzata è meno pericoloso dell’ altro tipo di
fucile.
Dove, poi, in conclusione, il controrelatore
o Relatore di minoranza Gherghetta parla di
sterminio e di un’ occasione in più per cacciare,
sto dalla parte dei caprioli: ecco, questo è un
discorso che va al di là di quello che la norma
presenta. E’ un discorso contro la caccia, lo
dice e lo afferma, ma questo è un altro
problema. Quando parla di quanto vorrebbe la
stragrande maggioranza dei cittadini di questa
regione, ricordo che nel ‘93, se non erro, c’ è
stato un referendum. Quindi, ci sono anche
degli strumenti democratici con cui la gente, i
cittadini, possono misurarsi. Nel momento in
cui ci sarà la stragrande maggioranza che vorrà
abolire la caccia, esistono gli strumenti per
farlo.
Lo strumento del referendum è stato
utilizzato nel ‘93. L’ esito è stato quello che è
stato, pertanto oggi stiamo in piena
democraticità vivendo quella che è la… Prego?
,QWHUUX]LRQH
Ho capito. Ma non è il problema del “ sì” e
del “ no” . Sappiamo che, oggi, l’ esito
referendario è condizionato anche dal quorum,
per cui…
,QWHUUX]LRQH1RQVLqUDJJLXQWRLOTXRUXP
Probabilmente, nel 2030 o nel 2015, i
cittadini di questa regione andranno a votare in
percentuale del 50% più 1 e, quindi, sanciranno
il no alla caccia. Verrà quel tempo. Oggi
ragioniamo con questo stato di fatto. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
consigliere Tesini. Ne ha la facoltà.
TESINI. Grazie, Presidente. Il mio sarà un
intervento molto breve. Ho due questioni da
porre
relativamente
all’ impiego
della
munizione spezzata: una di merito e l’ altra
riguardo al profilo giuridico di questa norma
che si intende approvare.
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Sul resto non mi pronuncio perché, in
particolare, non ho competenza in materia di
zecche… ; su questo aspetto ha svolto,
poc’ anzi, un intervento ricco e documentato
Giorgio Mattassi… e non ho dubbi che le cose
che ci ha detto siano vere.
l’ Aula, – lo dico a lei, Assessore, ma anche al
Presidente del Consiglio – è questa: non so se,
ogni volta, possiamo rimetterci all’ Aula. Lei ci
ha portato – Assessore – un’ istruttoria svolta
dagli uffici, i quali ci dicono che questa norma
è illegittima.
Tra l’ altro, credo anche che non sia in
discussione la scelta “ caccia sì, caccia no” .
Vorrei che sgombrassimo il tavolo da questo
sospetto, perché questa discussione è già stata
fatta recentemente, quando abbiamo riformato,
appunto, l’ intero settore, l’ intero comparto.
E’ fuori dubbio che l’ Aula è sovrana. Non è
la prima volta che, anche a fronte di pareri
fortemente documentati, diciamo (per una serie
di ragioni, quando non ne troviamo altre): “ Per
ragioni di principio politico è opportuno che
facciamo presente la necessità di difendere la
nostra potestà e le nostre competenze” . Con
questo sistema (vado a memoria perché è
questione che mi riguarda come Presidente di
Commissione ed è probabile che fra un mese,
un mese e mezzo, debba convocare la
Commissione per esaminare l’ ennesimo rinvio
governativo) abbiamo inanellato 32, 33 rinvii
su una media di un 33%. Il giornale, l’ altro
giorno, molto diligentemente ha riportato
questa via crucis.
Penso proprio all’ eco, che ho ancora chiara
in testa, di quella discussione e ad alcune
iniziative successive, alle quali ho potuto
partecipare, organizzate dal mondo venatorio,
per chiedere ai colleghi, che con tanta
insistenza sollecitano l’ assemblea, l’ Aula, a
varare questo provvedimento: a nome di quale
mondo, effettivamente, parlano?
A nome di quale mondo parlano e quali
esigenze
specifiche
intendono
qui
rappresentare? Ricordo che, approvando la
riforma della caccia, era chiaro che avevamo in
testa, un po’ tutti, alcuni precisi obiettivi. Uno
di questi era l’ esigenza di superare alcuni
ritardi e alcune arretratezze che in questa
regione si erano formate rispetto ai progressi
che, in altre parti, il mondo della caccia, negli
ultimi anni, aveva registrato.
Progressi
nella
acquisizione
della
consapevolezza del diverso rapporto che vi
deve essere tra questo esercizio e la tutela, lo
sviluppo e la manutenzione dell’ ambiente e
delle specie animali che caratterizzano e
occupano l’ ambiente, intese come patrimonio
collettivo e sul quale e con il quale non ci si
può
rapportare
indiscriminatamente
e
indifferentemente.
Ho partecipato, quest’ estate, a un paio di
incontri con i cacciatori, in uno credo che fosse
presente anche l’ Assessore, e questa
consapevolezza mi è sembrata molto alta,
molto forte.
Quindi, chi ha proposto questa norma pensa
di fare un favore ai cacciatori. Ho un sospetto
forte…
La seconda considerazione, che vorrei
rivolgere subito all’ Assessore, prima che lasci
Mi chiedo se, a fronte di queste evenienze,
sia opportuno che la Giunta e la stessa
Presidenza del Consiglio si rimettano all’ Aula.
Ho delle forti perplessità. Anche in ragione al
rilievo della questione che stiamo trattando.
Ho delle fortissime perplessità, Assessore.
Non so se sia il caso di rivedere anche il
funzionamento di questa Assemblea, che sta
consolidando, a questo riguardo, una
inefficienza e una inefficacia che, a mio modo
di vedere, vanno ben oltre le stesse intenzioni
politiche dei gruppi. Perché qui non ho sentito
dire che Forza Italia, Alleanza Nazionale, la
Lega, ne vogliono fare una questione di tale
rilievo, di lesa maestà da parte del Governo su
una questione che noi consideriamo primaria,
per cui si dice: “ Il Consiglio regionale del
Friuli-Venezia Giulia non accetta che, sui
trasporti, piuttosto che sulla scuola, lo Stato… ”
,QWHUUX]LRQH
Questo è il parere della Giunta regionale.
,QWHUUX]LRQH
No. Ma ho detto – Di Natale – che non lo
metto in discussione. E’ evidente che
l’ Assemblea vota quello che vuole. Sto
dicendo se su questo è pensabile che la Giunta
e la stessa Presidenza dicano all’ Aula: “ Fate
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quello che volete” . Un’ Aula in cui non vedo un
coinvolgimento delle forze politiche che ne
fanno una questione di grandissima rilevanza.
Qui ci sono sei o sette Consiglieri cacciatori
o amici di cacciatori che, in ragione di
sollecitazioni particolari, portano avanti questa
cosa. Su questo non mi pare il caso di andare a
cercare il 34° rinvio del Governo.
Non mi pare una questione che meriti un
braccio di ferro con il Governo. Perché,
quando, poi, ci saranno questioni più serie sulle
quali si giocheranno i rinvii (leggi il personale,
ad esempio) saremo coloro che, ogni volta, si
fanno rinviare le leggi. Quindi, la nostra
produzione legislativa sarà ancora vista in
questo modo.
Mi pare veramente una questione
sproporzionata e irrilevante. Tra l’ altro, non la
ritengo rilevante nemmeno nel merito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il
consigliere Castaldo. Ne ha la facoltà.
CASTALDO. Grazie, Presidente. Sarò
molto breve per toccare due aspetti secondo me
significativi. Uno è l’ aspetto igienico-sanitario
delle zecche, che è stato trattato in modo
corretto, con le giuste deduzioni, coerenti e che
condivido, da parte del collega Mattassi.
Perché non dimentichiamoci che queste zecche
sono vettrici di malattie che possono addirittura
essere fatali, per chi viene punto dalle zecche.
L’ altro problema è un piccolo contributo di
tipo tecnico-balistico … e qui voglio dire al
collega Gherghetta che non si sta parlando di
cacciatori e di non cacciatori: io non sono un
cacciatore... Qui si sta solamente parlando
dell’ introduzione della munizione spezzata.
Dal punto di vista balistico, posso dire che
la munizione spezzata è molto meno pericolosa
dei proiettili che vengono utilizzati nella caccia
di selezione. Questo perché la gittata è
estremamente inferiore, e inferiore è anche il
raggio d’ azione. Mentre con il colpo singolo
abbiamo una gittata che può andare, circa, ad
un km, quindi potenzialmente pericolosa, nel
caso specifico della munizione spezzata, che di
solito è composta da 9-12 pallettoni, abbiamo
una rosa molto più larga, molto più ampia, ma
una gittata inferiore, di 30-40 m. Quindi,
questa considerazione – secondo me – diventa
fondamentale con riferimento proprio alla
caccia al capriolo, che viene praticata nelle
zone collinari, carsiche o pianeggianti della
nostra regione, dove, appunto, in caso di
mancato bersaglio, il colpo può essere
veramente pericoloso per le persone che si
trovano nei paraggi. Perché la potenza balistica
è nettamente maggiore rispetto alla munizione
spezzata.
Il problema, poi, che ci debba essere una
riduzione nel numero dei caprioli a causa della
loro diffusione, e quindi la munizione spezzata
non può essere usata con altri tipi di animali
appartenenti alla specie degli ungulati, dipende
anche dalla conformazione. Perché per uno
stambecco od un camoscio, la munizione
spezzata non avrebbe la stessa forza di
penetrazione.
Ritengo che anche i cacciatori che ho avuto
modo di conoscere - ho degli amici cacciatori non siano dei guerrieri, ma sono i primi a
chiedere il rispetto delle regole. Quindi, in
questo caso, anche grazie alle associazioni e
alle relazioni che sono state presentate in
Commissione, è stato confermato che l’ utilizzo
della munizione spezzata, in conclusione, non
provoca effetti deleteri o dannosi rispetto a
quanto già oggi si può avere con altri mezzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la
consigliera Londero. Ne ha la facoltà.
LONDERO. Colleghi, sono stata – diciamo
– la pietra dello scandalo, perché ho raccolto le
firme e la prima firma, su questa proposta di
legge, è la mia. Ma non è come dice il
consigliere Tesini: sono sette Consiglieri, sono
autorevoli colleghi che hanno deciso, assieme a
me, di presentare questa proposta di legge. C’ è
Vanin, che è Relatore, ma ci sono anche i
colleghi Saro, Molinaro, Di Natale, Petris,
Cruder e Baiutti, che, assieme a me, hanno
proposto, all’ attenzione di quest’ Aula,
l’ approvazione della munizione spezzata, che
si utilizzava fino al ‘93 e che la 157 non ci ha
più consentito di utilizzare.
Non intendevo e non intendo farne una
battaglia politica: non sono portatrice di voti di
cacciatori, sono portatrice del Premio Attila, il
WWF me l’ ha dato nel ‘95 per la mia politica
sui Parchi, perché avevo la delega alla caccia,
perché volevo togliere la ghiaia dai torrenti in
montagna. Ho ancora il Premio Attila, sono
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
contenta e spero di mantenerlo ancora per
qualche anno.
Non sono, però, portatrice degli interessi dei
cacciatori. Per cui il mio atteggiamento è molto
distaccato, molto pragmatico e questa è una
norma, ritengo, soprattutto tecnica.
Non intendo neanche cavalcare le divisioni
che ci sono all’ interno del mondo della caccia
(fra i cacciatori tradizionalisti, munizione
spezzata e i cacciatori di selezione). Ritengo
che siano sbagliate e che, in realtà,
indeboliscano l’ intera categoria.
Per cui è con questo spirito che ho
presentato questa norma. Perché molte volte,
quando in questo Consiglio legiferiamo sulla
caccia, c’ è sempre tanta tensione, tanta
passione; questo mondo è così. Credo, però,
che anche la riforma che recentemente
abbiamo fatto sia, nonostante tutte le difficoltà
di una riforma di questo tipo, una riforma che
sta andando avanti bene. E’ difficile capirla,
per molti, in questo momento, all’ interno del
territorio regionale. Molti cacciatori non hanno
ancora ben capito com’ è. Io l’ ho sostenuta e
continuo a sostenerla. Questi sono passi avanti.
Questa, invece, è una norma tecnica. Più
volte, durante la discussione sulla caccia,
diversi Consiglieri hanno presentato questo
emendamento,
anche
strumentalmente.
Sappiamo che questa norma è già stata rinviata
dal Governo nel ‘93. Crediamo, però, senza
appellarci al valore alto della difesa della
specialità - non si tratta di questo -, che ci
possano essere degli spazi, all’ interno della
157, affinché questa norma (diversi anni dopo)
possa ottenere l’ approvazione.
Non mi addentro nei particolari tecnici. C’ è
chi, come Vanin o altri, l’ Assessore, potranno
farlo. Ma riteniamo semplicemente che
esistano gli spazi affinché si possa nuovamente
consentire l’ utilizzo della munizione spezzata.
Per cui inviterei i colleghi, gentilmente, se
possibile, ad evitare strumentalizzazioni su
questo provvedimento, ad avere un approccio
più distaccato e, soprattutto, ad approvarlo. Si
tratta
di
un
articolo.
Approviamolo
velocemente senza tirarla in lungo come
abbiamo fatto per la legge sui “ Parchi
dell’ amore” (anche se è un altro argomento
che, in quest’ Aula, accende gli animi). Si tratta
di una norma tecnica, nulla di più.
PRESIDENTE. Ha chiesto di
l’ Assessore Pozzo. Ne ha la facoltà.
parlare
POZZO, $VVHVVRUH DOOH DXWRQRPLH ORFDOL
DOOH IRUHVWH H DOOD JHVWLRQH IDXQLVWLFD H
YHQDWRULD. Ho chiesto la parola anche perché
devo rispondere ad un quesito che mi è stato
formulato dal consigliere Tesini.
Dunque, mi pare che abbiamo il quadro
completo della situazione e, ribadisco, non si
parla di caccia sì o caccia no, ma si ragiona in
termini di volontà politica, e quindi legislativa,
di introdurre il sistema della munizione
spezzata per il prelievo di ungulati.
Su questo argomento, che è un argomento di
volontà politica, ho ritenuto mio preciso dovere
portare un contributo alla discussione, anche
perché non mi venisse rivolta, poi, l’ accusa di
non avere tempestivamente informato l’ Aula
delle osservazioni e dei pareri che sono stati
formulati da due organi ufficiali, uno tecnico e
l’ altro amministrativo.
Ho anche concluso dicendo che, comunque,
ci si rimette all’ Aula per quella che è la volontà
politica, per la decisione di merito, vale a dire
per l’ approvazione o meno di una proposta di
legge che ha trovato, a quanto vedo, un’ area
molto vasta di consensi.
Però volevo esprimere al consigliere Tesini
una considerazione molto importante. Non
credo che possa essere la Giunta, come da lui
auspicato, a dire che non si deve votare o
passare alla discussione di una proposta di
legge perché questa risulta essere in
contrasto… con che cosa? Non certo con le
norme costituzionali, bensì con quelle che sono
norme di principio di rilevanza economicosociale.
Questa è una contestazione che noi stiamo
facendo in maniera decisa nei confronti del
Governo, perché questo è uno degli aspetti, ma
credo che dei 33 casi citati, almeno 30 siano di
questa natura.
,QWHUUX]LRQH
Ma vi dico di tenerne conto e di essere
consapevoli e responsabili. Perché, altrimenti,
in ogni situazione in cui ci sia il dubbio di una
$WWLFRQVLOLDUL
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5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
bocciatura del Governo, non dovremmo
nemmeno portare la proposta di legge in Aula.
Questo
sarebbe
un
condizionamento
eccezionale della nostra autonomia.
Ora, questa è una legge, come è stato
evidenziato, di natura tecnica. Ha dei grossi
problemi che devono essere superati e ha anche
un “ vissuto” alle spalle. I Consiglieri che
l’ hanno proposta e quelli che sono convinti
dell’ approvazione di questo principio la
voteranno e, poi, andremo a confrontarci con il
Governo, sapendo, però, che le riserve sono di
duplice natura e sono quelle che vi ho elencato.
Quindi, non è che la Giunta debba
intervenire per evitare la discussione di leggi
suscettibili di rinvio. Ma è l’ Aula che deve
valutare, con la cognizione completa di tutti gli
aspetti relativi alla proposta, se procedere o no
e se procedere anche con le misure che dovrà
adottare successivamente.
In presenza di un nuovo rinvio, sicuramente
possibile,
la
Commissione
consiliare
competente sarà la prima a valutare cosa fare.
35(6,'(1=$'(/9,&(35(6,'(17(
%2578==2
PRESIDENTE. La parola al Relatore di
minoranza Gherghetta.
GHERGHETTA, 5HODWRUHGLPLQRUDQ]D. Sì,
signor Presidente, la ringrazio. Cercherò
anch’ io di essere breve per permetterci di
andare subito alle votazioni, anche se devo dire
che, francamente, non ho capito gran che. Nel
senso che ho esposto delle osservazioni, dei
ragionamenti, ai quali non è stata data risposta.
Ho detto: questa legge verrà bocciata e noi
non possiamo legiferare in merito. Nessuno mi
ha contestato. Si è parlato delle zecche,
interessante, però non si è contestato.
Anzi, l’ Assessore regionale è intervenuto
due volte per dire che questa legge verrà
bocciata e che non abbiamo la possibilità di
poterla applicare. Però ha detto: “ Fate vobis” .
Mi è parso di osservare che questa legge
introduce un elemento di uccisione aggiuntivo.
Nessuno mi ha smentito. E’ stato osservato, da
me, fra le righe, ma in modo dettagliato dal
collega Mattassi, che la caccia con la
munizione spezzata non permette la caccia di
selezione. E’ stato motivato. Nessuno ha preso
la parola per sostenere il contrario.
Fra l’ altro, poi, adesso a me dispiace che
l’ Assessore sia andato via. Avrei dovuto
rispondere anche alle cose che ha esposto il
collega Tesini. Non credo che il collega Tesini
mettesse in discussione il fatto che l’ Aula sia
più o meno sovrana. Il problema è che, in
quest’ Aula, stiamo legiferando con un’ assenza
fisica permanente della Giunta (a questo, di per
sé, siamo abituati), ma anche con un’ assenza
politica. Ormai, non ricordo più quante volte
(prima l’ ha citato Tesini) – questo era il nodo
politico, se mi è permesso interpretare la sua
richiesta – ci siamo sentiti dire “ Ci rimettiamo
all’ Aula” !
E’ un continuo rimettersi all’ Aula.
Fisicamente, gli Assessori potrebbero anche
andare a fare altre cose, tanto basta scrivere su
un cartello “ Ci rimettiamo all’ Aula” .
Quindi, il problema è l’ assenza politica… E
a maggior ragione questa assenza politica
assume oggi maggior significato, quando,
invece, la Giunta dovrebbe essere più presente
proprio nel momento in cui approviamo una
norma che si dice che verrà rinviata, perché
sappiamo che facciamo volutamente una
norma “ contro” .
Si riacutizza, poi, nel Friuli-Venezia Giulia,
lo scontro fra ambientalisti e cacciatori che,
ultimamente, secondo me, si era rappacificato.
C’ era l’ esigenza di una trasformazione della
caccia. Ha detto bene Mattassi che, se ci fosse
una maturità maggiore del mondo venatorio,
probabilmente molti scontri che ci sono stati
attorno al problema della caccia non si
sarebbero verificati.
Si ripropone, quindi, una cosa che non ha un
senso. Questa cosa non serve. Anche se
passasse, questa cosa non serve. Però, si va a
riacutizzare certe questioni. Fa bene a dire la
collega Londero “ E’ una questione laica” . E’
una questione laica fino ad un certo punto
perché devo dire che, se oggi rimettiamo in
discussione un articolo della legge 157 del ‘92,
perché non possiamo rimettere in discussione
altri articoli della legge 157 del ‘92?
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Hai un bel dire che è una questione laica e
tecnica, quando lo stesso Assessore dice: “ La
questione tecnica è questa: non si può fare. Mi
rimetto all’ Aula per la valutazione politica” .
Quindi, francamente, con tutto il rispetto, mi è
chiaro – signor Presidente, concludo – quale
sia la questione tecnica, chiarissima, sia dal
punto di vista giuridico che dal punto di vista
balistico. E’ chiaro: non si può fare questa
legge, non è nelle nostre competenze. Questo è
chiarissimo.
Quello che non ho capito, e che chiedo ai
colleghi Vanin e Di Natale, più che la
giustificazione su come si fa la caccia di
selezione - Di Natale, ho detto che la questione
tecnica mi è chiara, sia dal punto di vista
venatorio, sia da quello legislativo: questa
legge non si può fare e, comunque, se si fa non
serve a niente -, dal punto di vista politico non
ho capito perché volete fare questa norma.
Quindi, ti chiedo di spiegare, appurato che non
c’ è lo scontro con “ Roma ladrona” , per quale
motivo andiamo a fare questa forzatura. Perché
– sai – ad ogni azione c’ è una reazione. Finora,
in questi tre anni in cui sono qui, ho assistito a
molti tentavi, da parte dei cacciatori, di fare
leggi che vogliono, in qualche maniera,
“ ripristinare e riaprire” . Penso di essere un
ambientalista, non ho mai fatto “ leggi contro” .
Ma si può sempre cominciare, perché non
bisogna stare sempre sulla difensiva.
Ecco perché qui, oggi, c’ è un emendamento,
che tu mi hai letto, che vieta la caccia al
capriolo. Si può fare. Perché non si può fare?
Non credo che questo sia il tono dello scontro.
Credo in un mondo venatorio maturo e
sensibile e per questo concordo con quello che
ha detto Tesini e cioè che voi, con questa
legge, non è che facciate un grande servizio né
alla regione, né a voi stessi e nemmeno al
mondo venatorio che pensate di difendere.
PRESIDENTE. La parola al Relatore di
minoranza Puiatti.
le cose stanno così, dopodiché ognuno assume
le proprie valutazioni politiche, eccetera. Però,
sappiate che questa norma è illegittima, perché
è contraria alle leggi italiane e comunitarie.
Punto.
E allora di cosa discutiamo? Il problema
qual è? E’ che, pur sapendo che la norma è
illegittima, si vuole approvarla per dire agli
amici
cacciatori,
bracconieri,
banditi,
delinquenti, che noi, però, “ abbiamo fatto” .
Questa è la posizione, in nome della libertà
di coscienza che ieri non c’ era e che oggi c’ è,
perché,
storicamente,
all’ interno
dei
Democratici di Sinistra c’ è libertà di coscienza
sulla caccia: c’ è Gherghetta che dice una cosa e
Petris che ne dice un’ altra. Ma non perché
Petris è impazzito o perché Petris è
innamorato. No, semplicemente perché Petris è
Sindaco di Ampezzo, non di Grado, di
Ampezzo, e quindi deve andare a raccattare i
voti ed il consenso dei bracconieri di Ampezzo.
Questo è il problema.
Perché anche i bracconieri, anche i
delinquenti, anche gli assassini, fino a quando
non sono condannati non perdono il diritto di
voto, e votano. Questo è il problema e i voti,
evidentemente, sono come i quattrini: non
puzzano, no? Ecco, questo è il dato.
Qui i Sindaci… il mio amico Baiutti… devi
firmare… pronti, firma. Questo è il dato.
Allora, il dato schizofrenico è questo: si fa
un’ azione, si discute, si vota una legge sapendo
che verrà rinviata (perché Petris non è cretino,
sa benissimo che questa legge è illegittima,
no?, e così anche Di Natale, Vanin… ).
Dopo diranno: “ Colpa di questo Governo
comunista… ” . Petris non può dire: “ Colpa di
questo Governo comunista” . Sarà “ Colpa di
questo Governo che non capisce” … , sarà
Mastella, sarà Loiero, che xe però dell’ U.D.R.,
el xe de Mastella, “ perché nol capise,
perché… ” .
PUIATTI, 5HODWRUH GL PLQRUDQ]D. Solo per
dire che, va beh, stiamo perdendo tempo e lo
sappiamo.
Però
c’ è
una
situazione
schizofrenica o paranoica, in quest’ Aula, da
parte di tanti.
Ci rendiamo conto o no che siamo dei
buffoni?
L’ Assessore che è contro… non è Puiatti
l’ assessore Pozzo, no? Ecco, ha, in modo
corretto, detto che, da un punto di vista tecnico,
No, sei. Siete, se non ti va bene il siamo
plurale, in cui mi mettevo anch’ io. Perché –
ripeto – quando, da un punto di vista tecnico-
,QWHUUX]LRQH6HL
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
giuridico, è acclarato, è certo che questa norma
non sta in piedi… non è una norma lunga, che
ha 20 articoli e su uno, proprio su questo, c’ è
una discussione. E’ un articolo unico. Voi lo
sapete benissimo, perché l’ avete stralciato dalla
legge per non mettere in discussione la legge
sulla caccia e, poi, avete fatto l’ articolo unico
semplicemente per fare demagogia politica
esterna, qui.
Questo è il dato. Basta, mi fermo qua.
Continuate a utilizzare quest’ Aula in questo
modo. Credo che sia un modo buffonesco di
utilizzare l’ Aula.
$QQXQ]LRGLLQWHUURJD]LRQHHGLQWHUSHOODQ]D
PRESIDENTE. Comunico che è prevenuta
alla Presidenza la seguente interrogazione a
risposta orale:
Fontanelli: “ Sugli infortuni sul lavoro nel
Friuli-Venezia Giulia” (548)
nonché la seguente interpellanza:
Ritossa: “ Proroga al 31/12/2000 delle
polizze assicurative stipulate con l’ Unipol
Assicurazioni. Perché si è addivenuti alla
proroga?” (481)
I relativi testi saranno riportati in allegato al
presente resoconto.
6XOSURFHVVRYHUEDOH
Poiché non ci sono state osservazioni sul
processo verbale della seduta n. 212, del 19
settembre 2000, lo stesso si intende approvato.
2UGLQHGHOJLRUQRGHOODSURVVLPDVHGXWD
PRESIDENTE. Informo che il Consiglio è
convocato in seduta pomeridiana, alle ore
15.00, con il seguente ordine del giorno:
1. Seguito della discussione sulla proposta
di legge:
«Modifiche dell’ articolo 11 della legge
regionale 21/1993» (104)
(d’ iniziativa dei consiglieri Londero,
Vanin, Saro, Molinaro, Di Natale, Petris,
Cruder, Baiutti)
(Relatori di maggioranza Vanin-Di
Natale)
(Relatori di minoranza GherghettaPuiatti)
2. Discussione sulla proposta di legge:
«Costituzione di una società per la
cooperazione transfrontaliera» (134)
(d’ iniziativa dei consiglieri Saro,
Baritussio, Follegot)
e sul rinvio limitato abbinato:
«Costituito dai commi 17, 18, 19 e 20
dell’ articolo 8 (Altre norme finanziarie
intersettoriali e norme contabili), oggetto
di rinvio limitato da parte del Governo
della legge regionale n. 110 (Finanziaria
2000)» (110-II-RL)
(Relatore di maggioranza Dal Mas)
(Relatori di minoranza Petris-Moretton)
3. Discussione sulla proposta di legge:
©Adozione della bandiera della Regione
Friuli-Venezia Giulia, disposizioni per il
suo uso ed esposizione, nonché per
quelle della Repubblica italiana e
dell’ Unione europea» (135)
(d’ iniziativa dei consiglieri Baiutti, de
Gioia)
(Relatore Baiutti)
4. Discussione sulla proposta di legge:
©Nuove disposizioni per le zone montane
in attuazione della legge 31 gennaio
1994, n. 97» (57)
(d’ iniziativa dei consiglieri Cruder,
Gottardo, Brussa, Degano, Molinaro,
Moretton)
e sul disegno di legge abbinato:
«Classificazione del territorio montano in
zone omogenee di svantaggio socioeconomico» (83)
(Relatori di maggioranza Cruder-Vanin)
(Relatori di minoranza Asquini-PetrisRitossa)
5. Discussione sul disegno di legge:
«Modifiche alla legge regionale 19
novembre 1991, n. 52 recante “ Norme
regionali in materia di pianificazione
territoriale ed urbanistica” » (130)
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e sui seguenti stralci abbinati:
a) «Costituito dagli emendamenti
aggiuntivi di pagina 26, 27, 28, 29, 30 e
31, 36, e 37, 63, dai subemendamenti
aggiuntivi di pagina 35.1 e 35.3 e dal
subemendamento modificativo di pagina
35.2, stralciati dallo stralcio n. 110/1 del
disegno di legge n. 110 (Finanziaria
2000)» (110-01.01)
b)
«Costituito
dal
comma
4
dell’ emendamento
aggiuntivo
dell’ articolo 16 di pagina 16.1 e dai
subemendamenti modificativi di pagina
16.0.0.0.0.0.2 e 16.0.0.0.0.1, stralciati
dallo stralcio n. 110/1 del disegno di
legge n. 110 (Finanziaria 2000), in
materia di urbanistica» (110-01.10)
c)
«Costituito
dal
comma
6
dell’ emendamento
aggiuntivo
dell’ articolo 16 di pagina 16.1, stralciato
dallo stralcio n. 110/1 del disegno di
legge n. 110 (Finanziaria 2000), in
materia di parchi e riserve» (110-01.11)
(Relatore di maggioranza Seganti)
(Relatori di minoranza Molinaro-PuiattiMattassi)
6. Discussione sulla proposta di legge:
«Contrassegno dei prodotti agricoli del
Friuli-Venezia Giulia non modificati
geneticamente» (119)
(d’ iniziativa del consigliere Puiatti)
e sulle proposte di legge abbinate:
«Tutela e valorizzazione dei prodotti
alimentari tipici della Regione FriuliVenezia Giulia»(99)
(d’ iniziativa sei consiglieri Bortuzzo,
Fasola, Seganti, Vanin)
«Contrassegnazione di prodotti del
Friuli-Venezia Giulia geneticamente non
modificati» (115)
(d’ iniziativa dei consiglieri Ciriani,
Baritussio, Castaldo, Di Natale, Lippi,
Ritossa, Serpi)
(Relatori
Boruzzo-Ciriani-MorettonPuiatti-Petris)
7. Discussione sul disegno di legge:
«Interventi per l’ innovazione tecnologica
e altre norme per il settore industriale»
(82)
(iscritto all’ Odg ai sensi dell’ articolo 37
del Regolamento interno del Consiglio
regionale)
8. Discussione sul disegno di legge:
«Provvidenze a favore del settore della
pesca e dell’ acquacoltura in ambiente
marino e lagunare»(50)
(iscritto all’ Odg ai sensi dell’ articolo 37
del Regolamento interno del Consiglio
regionale)
9. Discussione sulla proposta di legge:
©Disciplina dell’ Ente Zona Industriale di
Trieste» (94)
(d’ iniziativa dei consiglieri Seganti,
Lippi, Serpi, Marini, Staffieri)
(iscritta all’ Odg ai sensi dell’ articolo 37
del Regolamento interno del Consiglio
regionale)
10. Osservazioni del Governo sulla legge
regionale:
©Interventi per la promozione, a livello
regionale e locale, delle attività di
cooperazione allo sviluppo e partenariato
internazionaleª(92-33 bis) (*)
Riesame e nuova discussione
(Relatore Tesini)
(*)Per l’ approvazione della legge regionale
(92-33 bis) è richiesta la maggioranza
assoluta
11. Discussione sullo Stralcio:
©Costituito dagli emendamenti aggiuntivi
di pagina 66, 67, 68 e 69 e dai
subemendamenti aggiuntivi di pagina
65.1, 133.1 e 132.2, stralciati dallo
stralcio n. 110/1 del disegno di legge n.
110 (Finanziaria 2000)» (110-01.03)
(non prima di sei mesi - 20.10.2000)
(Relatori di maggioranza FasolaCastaldo)
(Relatori di minoranza Zorzini-Degano)
12. Seguito della votazione per la elezione
del Tutore pubblico dei minori (art. 20
L.R. 49/1993 come sostituito dall’ art. 16
della L.R. 16/1996)
13. Seguito della votazione per la elezione
del Difensore Civico (L.R. 23 aprile
1981, n. 20)
14. Votazione
per
l’ elezione
di
tre
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VIII LEGISLATURA – – SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
rappresentanti
della
Regione
nel
Consiglio di amministrazione del
Collegio
del
Mondo
Unito
dell’ Adriatico( art. 8 dello Statuto del
Collegio)
15. Votazione per l’ elezione di un
rappresentante della Regione nel
Consiglio direttivo dell’ IRRSAE - FriuliVenezia Giulia (art. 11 del D.P.R.
419/1974 e art. 289 del D.LGS.
297/1994) in sostituzione del prof. Carlo
Enrico Tincani, dimissionario.
16. Votazione per l’ elezione di un
rappresentante della Regione nel
Consiglio di amministrazione dell’ Ente
regionale per il diritto allo studio
universitario di Trieste (art. 6 della L.R.
55/1990, come sostituito dall’ art.
13/1998), in sostituzione del dott.
Michele
Spinelli,
decaduto
incompatibilità sopravvenuta.
per
17. Discussione sul progetto di legge:
«Interventi per lo sviluppo del trasporto
combinato» (106/1) (*)
(Relatori di maggioranza MattassiSeganti)
(Relatore di minoranza Puiatti)
(*)Il progetto di legge 106/1 è stato
notificato, ai sensi della LR 9/1998, alla
Commissione dell’ UE e potrà essere
discusso solo a seguito della conclusione
dell’ esame comunitario.
Dichiaro chiusa la seduta.
/D VHGXWD WHUPLQD DOOH RUH $WWLFRQVLOLDUL
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VIII LEGISLATURA – ALLA SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
5HOD]LRQLVFULWWHDSURSRVWHGLOHJJH
5HOD]LRQHGHL5HODWRULGLPDJJLRUDQ]D9DQLQH
'L1DWDOHVXOODSURSRVWD
GLOHJJHQ
“ Signor Presidente, Signori Consiglieri,
la proposta di Legge n. 104, «Modifiche
all’ articolo 11 della Legge Regionale
21/1993», riprendendo una volontà espressa
nel corso della VI Legislatura, intende
reintrodurre l’ uso della munizione spezzata
nella caccia ad un’ unica specie di ungulati: il
capriolo.
La Legge si compone di un unico articolo e
nasce dall’ iniziativa di un gruppo trasversale di
Consiglieri che, a prescindere dallo
schieramento politico, condividono le seguenti
motivazioni, che costituiscono, d’ altra parte, la
ratio della proposta di legge:
- viene reintrodotta, accanto e nel rispetto
della caccia di selezione, un modello
tradizionale di attività venatoria, da
lunghissimo tempo praticato, fino al 1993, su
tutti gli ungulati.
- La tecnica tradizionale si svolgeva infatti
in una squadra di 4-8 componenti, con
l’ utilizzo dei cani da seguita e con la tecnica
della «posta».
- La proposta di legge interpreta e fa propria
la volontà della maggioranza dei cacciatori
delle zone montane e pedemontane della nostra
regione.
- In terzo luogo, questa proposta è in linea
con i principi fondamentali dettati all’ articolo 4
della nuova disciplina dell’ attività venatoria: la
Legge Regionale n. 30, approvata da questo
Consiglio il 31 dicembre 1999.
Si afferma infatti la parità di diritti e di
dignità di tutte le forme di caccia.
Viene garantito il rispetto delle culture,
delle consuetudini e delle tradizioni locali.
Viene tutelata l’ esigenza di crescita e
conservazione delle specie oggetto di prelievo.
Infatti, nel pieno rispetto di questo principio,
viene reintrodotto questo modello di caccia
solo con riferimento al capriolo, trattandosi di
una specie che si sta diffondendo su tutto il
territorio della Regione e che viene pertanto
inserita nel piano di abbattimento di molte
riserve di pianura.
- Per quanto riguarda inoltre il rapporto con
la Legge nazionale, la Legge 11 febbraio 1992,
n. 157, la proposta non è in contrasto con i
principi che disciplinano la nostra potestà
legislativa e quindi con l’ articolo 4 dello
Statuto. Si consideri poi che anche in Trentino
Alto Adige l’ uso della munizione spezzata non
viene vietato, per cui non si vede quali ragioni
dovrebbero impedirne la reintroduzione nella
nostra Regione, altrettanto autonoma.
Dai testi di commento della legge 157 si
ricava inoltre che la ratio del divieto si fonda
su ragioni di sicurezza e di incolumità, non
tanto per la selvaggina quanto per le persone:
questo viene però smentito dagli accertamenti
tecnici e balistici.
- L’ utilizzo della munizione spezzata è
infatti molto meno pericoloso dei proiettili
utilizzati nella caccia di selezione, e questo
perché la gittata è estremamente inferiore e
così anche il raggio di efficacia.
Questa
considerazione
diventa
fondamentale con riferimento alla caccia al
capriolo praticata in zone collinari, carsiche o
pianeggianti dove, in caso di mancato
bersaglio, il colpo a vuoto si trasforma in un
pericolo.
Così è stato confermato da esperti
autorevoli e così si può riscontrare dalle
dettagliate relazioni presentate in Commissione
dal Sig. Catturan (Presidente della Pro
Segugio) e dal Signor Pietro Benedetti
(Presidente del Laboratorio balistico del Banco
nazionale di prova: la massima autorità in
materia).
Per tutte queste motivazioni, ma soprattutto
per fondamentali ragioni di sicurezza ed
incolumità delle persone, cacciatori e non, si
confida che la proposta di legge venga accolta
dal voto favorevole del Consiglio regionale.” .
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5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
VIII LEGISLATURA – ALLA SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
5HOD]LRQHGHO5HODWRUHGLPLQRUDQ]D3XLDWWLVXOOD
SURSRVWDGLOHJJHQ
“ Signor Presidente, signori Consiglieri,
la proposta di legge n. 104 si presta a due
diverse letture. Una seria ed una semiseria.
Entrambe, purtroppo, avranno lo stesso effetto
ed impatto in termini di comunicazione ed
informazione verso la comunità regionale
qualora il Consiglio approvasse il testo
legislativo.
La proposta di legge non è nuova, e ritorna
regolarmente nell’ Aula consiliare in occasione
di ogni legge o leggina relativa all’ attività
venatoria da quando la legge 157 del 1992,
all’ articolo 21, comma 1, lettera u) prevede il
divieto di <usare munizione spezzata nella
caccia agli ungulati>. Norma recepita dalla
legge regionale 21 del 1993, articolo 11,
comma 4.
Da allora i cultori della caccia con segugio e
munizione
spezzata,
non
riuscendo
evidentemente a darsi pace, cercano fra i
consiglieri regionali chi riproponga la norma
per ripristinare la situazione antecedente alla
legge quadro statale in materia. Dal canto loro
i consiglieri regionali sanno benissimo che ciò
non è possibile. Non a caso in ogni legge
organica in materia dal 1993 il Consiglio
regionale si è ben guardato dall’ approvare
emendamenti analoghi alla presente proposta
di legge, al fine di evitare il certo rinvio di tutto
il provvedimento.
Da questa situazione nasce l’ articolo unico
che costituisce la presente proposta di legge, di
modo che il rinvio governativo non crei danni
ad altri provvedimenti. E da questa situazione
nasce - con ogni probabilità - anche
l’ assolvimento di impegni assunti da parte dei
colleghi presentatori, i quali non faranno altro
che
scaricare
sull’ odioso
ed
odiato
«centralismo» dei governi romani la
responsabilità di rifiutare una «giusta» richieste
delle sempre e comunque bistrattate
popolazioni montane.
Con quali vantaggi per la fiducia da parte
dei cittadini nella politica e nelle istituzioni che tutti hanno ovviamente sempre a cuore - è
tutto da capire. L’ aspetto serio, se vi fosse, di
questa proposta, è fortemente negativo. Si
tratta di una modalità di esercizio della caccia
osteggiata fortemente anche all’ interno del
mondo venatorio, per il grande disturbo che
arreca alla fauna selvatica e per la sostanziale
impossibilità o disinteresse alla identificazione
delle condizioni dell’ animale da abbattere.
Sembra infatti difficile capire al volo se un
ungulato, in rapida ed improvvisa fuga, sia
maschio o femmina, gravida o meno, vecchio o
giovane, sano o malato. Nel tentativo, avviato
in passato dalla legislazione regionale, di
qualificare l’ attività venatoria, l’ approvazione
di questa proposta rappresenterebbe dunque un
ulteriore forte arretramento, nonché una resa
alla logica delle diverse «tribù» venatorie, per
cui ogni forma di caccia ( e quella praticata dal
proprio gruppo prima di tutte) ha «pari dignità
e pari diritti», come recita uno degli articoli «di
principi» della recente legge regionale
30/1999.
Come si può vedere in entrambe le letture
che si possono dare a questa proposta, il
risultato in termini di messaggio a
quell’ opinione pubblica che segue l’ attività
dell’ organo legislativo regionale non è
positivo. Questo è il motivo del voto contrario
dato in Commissione e della presente relazione
di minoranza.” .
5HOD]LRQHGHO5HODWRUHGLPLQRUDQ]D*KHUJKHWWD
VXOODSURSRVWDGLOHJJHQ
“ Signor Presidente, signori Consiglieri,
la presente proposta di legge intende
modificare la L.R. 21/93, permettendo la
caccia al capriolo con l’ utilizzo della
munizione spezzata.
Ancora leggi di cartapesta.
Da un punto di vista di correttezza
legislativa, va rilevato che la L.R. 21/93 nasce
per rispondere espressamente al dettato
dell’ art. 36 della Legge 157/92, ovvero per
adeguare la legislazione regionale, a statuto
speciale, alle norme stabilite dalla legge
nazionale, che, lo ricordo per gli sbadati, è
norma di riforma economica e sociale. Non a
caso la L.R. 21/93 si chiama “ Norme
integrative e modificative in materia
venatoria” , e richiama espressamente, all’ art. 1,
la legge nazionale in questione. Questa
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5HJLRQH)ULXOL±9HQH]LD*LXOLD
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VIII LEGISLATURA – ALLA SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
premessa, per quanto tecnica e pedante, risulta
però indispensabile per capire cosa oggi noi
veniamo chiamati ad approvare.
Infatti, appare evidente che la norma che si
propone contrasta con quanto previsto dall’ art.
21, comma 1, lettera u), della Legge 157/92,
dove è espressamente vietata la caccia agli
ungulati con l’ uso di munizione spezzata. E
come se non bastasse, tale divieto viene
sanzionato penalmente dall’ art. 30 della stessa
legge.
Il risultato è che il legislatore regionale non
può modificare la norma nazionale, in quanto
da un lato è tenuto ad applicarla, e dall’ altro il
divieto risulta sanzionato penalmente. E fino a
prova contraria non mi risulta che neppure la
più spinta propaganda sulla deregulation arrivi
a chiedere un codice penale per ogni regione.
Diventa quindi difficile, anche per Lega e Polo,
dimostrare che la bocciatura sarà colpa di
Roma ladrona.
In realtà si propone una legge che entrerà a
pieno titolo nel già lungo elenco delle leggi
regionali sbagliate e quindi respinte al mittente.
Come dire, anche oggi siamo qui a perdere
tempo inutilmente.
Questo continua ad alimentare la
legislazione di cartapesta di cui questa
maggioranza è la prima responsabile: dispiace
constatare che anche altri consiglieri cadano in
questa trappola. Ma mi dicono che la caccia è
trasversale. Sarà anche trasversale, ma, come si
vede, non è esente da errori.
Uno strumento di sterminio in più
In ogni caso, bocciatura sicura a parte, è
bene entrare nel merito della proposta, che basa
tutta la sua argomentazione sul pericolo minore
per le eventuali persone presenti in prossimità
del luogo di caccia, che deriverebbe
dall’ utilizzo della munizione spezzata in
alternativa alla caccia con colpo singolo.
Strana argomentazione. Se ciò fosse vero, e
probabilmente lo è, perché dovrebbe valere
solo per i caprioli? Basta cambiare il calibro e
il numero delle palle e si può in teoria andare a
caccia di quasi tutto.
Inoltre è una stravaganza che si abbia tanta
attenzione per i cacciatori, visto che a morire
sono i caprioli.
Infine la cosa avrebbe un senso, per quanto
macabro, se la caccia con colpo singolo ai
caprioli fosse vietata: allora sì che si potrebbe
dire che si è scelto, tra diverse forme di
sterminio, quella che si ritiene, a ragione o
torto, la migliore. Invece così non è. La caccia
con munizione spezzata diventa un’ occasione
in più, che si aggiunge a quelle esistenti.
Non mi appassiona, come vedete, discutere
se, con questo sistema o con quello, il capriolo
muoia subito o dopo lungo agonia: mi sembra
un tecnicismo eccessivo e macabro, come
sempre del resto quando si tratta di discutere su
come dare la morte agli altri esseri viventi.
Dalla parte dei caprioli.
Ma in tutto questo cosa ci guadagnano i
caprioli? Niente, solo il conforto di morire con
un mezzo che forse fa meno male all’ uomo. Io
penso che i caprioli vorrebbero vivere. E
penso che la stragrande maggioranza dei
cittadini di questa regione vorrebbero vederli
vivi, perché tutto mi si può dire, ma non che
l’ alimentazione moderna abbia disperato
bisogno di cacciagione, e in particolare di
caprioli.
Non voglio qui disquisire sulla stupidità di
una pratica che uccide altri esseri viventi per
puro diletto. Comprendo che dietro l’ andare a
caccia, così come dietro l’ andare a pesca, c’ è
tutta una ritualità, legata alla tradizione, di
alzarsi presto alla mattina, preparare i cani,
camminare all’ alba, rapportarsi alla natura e
alla solitudine, bere e mangiare in compagnia.
Un grande della nostra letteratura da poco
scomparso, Giorgio Bassani, ha scritto pagine
memorabili, nel suo <Airone>, sulla ritualità
del cacciatore e sul significato della vita e della
morte che ne deriva.
Quindi non ce l’ ho con i cacciatori, né
intendo nascondere le mie contraddizioni di
ambientalista di mezza tacca, che comunque
mangia carne, anche se cerco di limitarmi, e
comunque pensa che la natura vada sfruttata.
La questione è un’ altra: ha senso aumentare
le occasioni di sterminio di animali selvatici,
quando tutti noi sappiamo che non è per
alimentazione che viene fatto, ma per puro
diletto?
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VIII LEGISLATURA – ! ALLA SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
Guardate, sto parlando del FVG, una
Regione tra le più ricche del pianeta, dove la
gente non ha il problema di mangiare, bensì
quello di dimagrire.
E’ una involuzione.
Sarà pur vero che i 13.000 cacciatori sono
una forza elettorale consistente, ma quanti di
questi useranno la munizione spezzata per i
caprioli, e se lo facessero mica vanno in giro
con due fucili, per cui se trovano un ungulato
che non sia capriolo e usano la spezzata,
secondo voi, gli tirano o no? Pensateci, per
favore.
Ve lo chiedo in nome dei 12-15.000 caprioli
di questa Regione, di cui circa 3.000 vengono
annualmente abbattuti, e spesso neppure
mangiati da chi li abbatte. Ma ve lo chiedo
anche a nome di moltissimi elettori ed elettrici,
soprattutto giovani, che possono anche
tollerare la sopravvivenza di un’ attività
venatoria gestita con certi criteri, ma non sono
disposti a tollerare delle involuzioni che
appaiono
sempre
più
come
gratuiti
accanimenti. Per questo confido in un voto
negativo.”
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“ Il sottoscritto Consigliere regionale,
atteso che nei primi sette mesi del corrente
anno il Friuli-Venezia Giulia ha fatto registrare
19.100 infortuni denunciati all’ INAIL, con un
incremento del 4,7% rispetto all’ analogo
periodo del 1999;
verificato che per la sola Provincia di Udine
l’ incremento risulta essere del 13,6%;
verificato che tali incrementi sono tra i più
alti d’ Italia;
atteso che gli infortuni mortali sono passati,
nello stesso periodo di confronto, da 10 a 18,
con un incremento addirittura dell’ 80%,
INTERROGA
per sapere:
- se l’ amministrazione regionale stia
tenendo sotto controllo i dati relativi agli
infortuni sul lavoro;
- se stia pensando di intervenire in qualche
modo sul fenomeno;
- se l’ amministrazione regionale abbia
calcolato il costo umano, sociale ed economico
dell’ incremento di infortuni avvenuti.” .
(548)
“ Fontanelli”
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“ A furor di popolo si sostiene che la
Regione, così come tutti gli enti, debba fare
proprio il credo dell’ efficienza e dell’ efficacia
per quanto attinente l’ attività amministrativa.
Rimango però allibito quando devo
riscontrare che a seguito di licitazione privata,
autorizzata con deliberazione n. 428 del
14.2.1997 formalizzata con verbale n. Rep.
6597 dd. 20.05.1997, era stata stipulata la
polizza n. 6325836715 con la compagnia
UNIPOL Assicurazioni, agenzia di Trieste,
relativa all’ assicurazione di tutti i fabbricati
regionali dal 20.05.1997 al 20.05.2000 e
verificare che in data 13 maggio 2000, la
Giunta regionale non abbia trovato di meglio
che deliberare la proroga della stessa sino al
31/12/2000, per un importo aggiuntivo di L.
37.000.000.
Fatto questo certamente lecito, ma
oltremodo contraddittorio a fronte della
volontà espressa già come indirizzo politico
per l’ anno 1999, dove era emersa l’ opportunità
di pervenire alla negoziazione delle polizze di
tipo «RISK» globalizzate anche con
l’ assistenza di specialisti in brokeraggio alla
scadenza della succitata polizza e di una
seconda che riguarda l’ Azienda delle Foreste.
Non si vede perché, a fronte di disposizioni
politiche che esplicitavano in modo chiaro la
volontà di addivenire ad una ricerca di mercato
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VIII LEGISLATURA – ! ALLA SEDUTA DEL 20 SETTEMBRE 2000
per trovare prestazioni a prezzi più
contenuti, ci si sia attardati nell’ azione
amministrativa sino ad essere, di fatto, costretti
alla prorogatio della validità assicurativa.
Si interpella
pertanto, il Presidente della Giunta
regionale per sapere se sia stato avviato un
procedimento di verifica per appurare le
responsabilità di chi, contravvenendo alle
disposizioni di indirizzo politico, ha imposto di
fatto il ricorso alla proroga, che diviene
«chiacchierata» anche sotto l’ aspetto politico
qualora si faccia riferimento alla collocazione
dell’ UNIPOL.
Nel caso specifico, qualora nel prosieguo si
addivenga ad un costo inferiore per
l’ assicurazione degli immobili regionali, si
auspica che vi sia la ferma volontà di segnalare
alla Procura della Corte dei Conti regionale il
responsabile o i responsabili di tale evento
qualora si ravvisi un conseguente danno
erariale nei confronti della Regione.”
(481)
“ Ritossa”
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seduta di mercoledì 20 settembre 2000