Allegato 1 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
Progetto Operativo: Piano di comunicazione
a cura di Maria Antonietta Cruciata, Responsabile Ufficio Stampa
PREMESSA
La “Società della Salute”, prevista dal Piano Sanitario della Regione Toscana, è un modello
organizzativo territoriale concepito per "ascoltare" e “comprendere” meglio i bisogni dei
cittadini. L’ascolto e la comprensione dei bisogni sono fondamentali ai fini della
programmazione e serve per indirizzare in modo corretto la risposta a tali bisogni.
La Società della Salute è un consorzio pubblico tra Comuni e Azienda sanitaria che
garantisce il governo unitario della risposta socio-sanitaria e diventa l'
unico erogatore dei
servizi socio-sanitari sul territorio.
I suoi obbiettivi sono: dare risposte integrate ai bisogni della popolazione che sono sempre
di più bisogni socio-sanitari; dare vita a un percorso integrato, sulla persona, che va
dall'
intervento sanitario alle azioni di protezione sociale.
L’ambito territoriale di questa sperimentazione è quello dell'
empolese-valdelsa (Capraia e
Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi Terme,
Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci).
Questo nuovo modello di governance necessita di soluzioni organizzative innovative ed
anche di azioni di comunicazione pensate secondo un disegno organico, razionale ed
efficace per raggiungere quattro obbiettivi prioritari:
1.
orientare i servizi verso i bisogni dei cittadini
2.
informare tutti i cittadini che è nata la Società della salute
3.
illustrare la sua organizzazione
4.
spiegare come sono cambiati e come cambieranno i servizi per i cittadini
5.
diffondere all’interno della nuova struttura organizzativa identità e valori
condivisi
Tali azioni sono possibili attraverso la promozione di un dialogo esteso a tutti i livelli per
riuscire nell’impresa di aggregare in modo compiuto forze e risorse prima di adesso
organizzate in modi diversi.
I primi tre obbiettivi interessano la sfera della comunicazione esterna ed il quarto la sfera
della comunicazione interna.
Necessitano, dunque, di strumenti vari per destinatari diversi, ma con un’unica finalità:
creare sia tra gli operatori che tra i cittadini la consapevolezza che la Società della Salute
non è una oscura formula burocratica, ma un nuovo modello organizzativo che garantisce
partecipazione del territorio ai processi strategici e decisionali e porta benefici reali in
termini di servizi per i cittadini.
Da qui la necessità di creare non tanto un piano della comunicazione, quanto di avviare
una riflessione più profonda che, attraverso un piano sperimentale di comunicazione da
sviluppare nel 2006, accompagni le prime fasi del nuovo modello organizzativo e prepari la
strada per il primo Piano della Comunicazione (2007) della SDS da approvare, come
previsto dalla normativa attualmente in vigore in Italia, entro il 30 novembre 2006.
Progettare un piano sperimentale di comunicazione della SdS aiuta il governo della
comunicazione, nel senso che ne consente la finalizzazione (il perché comunichiamo), ne
individua gli attori (il chi comunica e a quali destinatari), ne indica i prodotti (il cosa si
dovrebbe realizzare), con quali strumenti e con quali risorse.
In un piano di comunicazione tutte queste variabili vengono tra di loro logicamente
correlate, mettendo la SdS nelle condizioni di avere una visione complessiva della propria
comunicazione.
Il piano di comunicazione, anche nel caso di questo sperimentale, però, deve configurarsi
anche come uno strumento flessibile e dinamico che nega qualunque forma di staticità,
sapendo invece accogliere e gestire efficacemente emergenze, imprevedibilità, necessità
del tutto inevitabili nei processi di lavoro.
Come ogni programmazione anche quella contenuta nel Piano della Comunicazione,
relativa a un’intera organizzazione e a un arco temporale annuale, potrà spingersi solo fino
a un certo livello di dettaglio: costruire linee guida o rimandare a programmi successivi può
essere in qualche caso la massima specificità possibile. Inoltre, occorre mettere in conto
che esigenze specifiche possono manifestarsi solo in corso d’opera: non è dato di poter
sempre programmare con anticipo le necessità della comunicazione.
Prima di addentrarsi nell’analisi degli strumenti è necessario definire i destinatari della
comunicazione, ovvero tutti i soggetti potenzialmente interessati.
La popolazione degli undici Comuni della SdS di Empoli è di circa 170.000 abitanti. E’
opportuno effettuare preliminarmente un'
operazione di segmentazione dell'
utenza, perché
servirà a capire che tipo di comunicazione si dovrà attivare, quali strumenti, che linguaggio
scegliere. Questa segmentazione deve essere effettuata considerando alcune variabili, in
particolare demografiche e geografiche.
STRATEGIE ED AZIONI
Si tratta di indicare le azioni di un Piano sperimentale della Comunicazione della Società
della Salute che serva come base per la futura attività comunicativa del Consorzio, che
dovrà trovare nel Piano della Comunicazione 2007, la sua prima concretizzazione.
Nell’anno in corso (2006) è comunque possibile operare scelte importanti e far partire
alcuni strumenti fondamentali per il nuovo soggetto istituzionale e per il suo rapporto con i
cittadini. E’ previsto un processo con step successivi, che potrà prendere il via in tempi
assai rapidi.
Le prime azioni
CREAZIONE ED UTILIZZO DI UN LOGO
Il logo è l’elemento grafico che rende immediatamente riconoscibile un servizio od una
intera organizzazione complessa come è in questo caso la SdS.
La SdS è un soggetto istituzionale nuovo che i cittadini dovranno rapidamente conoscere e
con cui dovranno nel prossimo futuro interagire costantemente. La SdS si è già dotata di un
proprio logo, fondamentale e propedeutico a molte azioni comunicative. L’utilizzo di un logo
appropriato contribuisce a spiegare in pochi secondi al cittadino che cosa è la SdS e che
cosa fa.
STILE COMUNE
La SdS è un nuovo modello organizzativo ed un nuovo soggetto istituzionale. Per questo è
fondamentale che l“immagine” della SdS sia impostata su di uno stile comune sia per
quanto riguarda la modulistica dei vari servizi ed uffici sia per quanto riguarda la
segnaletica e gli annunci murari dei punti di erogazione dei servizi e dei punti informativi
per i cittadini (stesso carattere, stessa impostazione grafica, uniformità nei colori con il logo
dell’Ente ecc.). L’obiettivo è facilitare l’accesso ai servizi e creare un’immagine corretta
attraverso il primo Piano della Comunicazione (2007).
Per fare ciò va pensata e realizzata una modulistica interna ed esterna ad hoc. Essa, in
formato elettronico, sarà messa a disposizione di tutti gli uffici.
Per quanto riguarda gli annunci murari nelle varie sedi della SdS essi dovranno essere
coerenti con lo stile grafico scelto dalla SdS. Dal punto di vista dei contenuti i testi
dovranno essere vidimati dalla Direzione Tecnica, che è garante dinanzi agli utenti della
rispondenza del singolo messaggio alla strategia dell’Ente e alla veridicità del messaggio
stesso.
(Costi: nessuno per la realizzazione; da quantificare per l’ideazione grafica)
In questo ambito, è stata già realizzata un’azione informativa tramite l’inserimento nelle
pagine bianche dei numeri telefonici, delle strutture aziendali, servizi e relativi numeri della
SdS, attraverso l’acquisto di spazi dell’elenco telefonico.
(Costi: al momento a carico dell’Asl 11)
SITO INTERNET
Diritto all’informazione, facilità dell’accesso ai servizi e possibilità di scelta da parte dei
cittadini. Sono questi gli obbiettivi del Sito Internet , già realizzato, della SdS.
Il nuovo Sito Internet è necessariamente in linea con gli indirizzi formulati dall'
Unione
europea e con la legge che in Italia ha recepito tali indirizzi e cioè la cosiddetta "Legge
Stanca sull'
accessibilità" (Legge n. 4 del 9 gennaio 2004 "disposizioni per favorire l'
accesso
dei soggetti disabili agli strumenti informatici").
Lo scopo di questa legge, in applicazione del principio costituzionale di eguaglianza, è
quello di abbattere le "barriere virtuali", che limitano l'
accesso dei disabili alla Società della
Informazione e li escludono dal mondo del lavoro, dalla partecipazione democratica e da
una migliore qualità della vita.
Recentemente (3 maggio 2005) è stato pubblicato il "Regolamento di attuazione della
Legge 9 gennaio 2004, n. 4. Secondo tale regolamento sono accessibili i servizi realizzati
tramite sistemi informatici che presentano i seguenti requisiti: accessibilità al contenuto del
servizio da parte dell’utente; fruibilità delle informazioni offerte e compatibilità con le linee
guida indicate nelle comunicazioni, nelle raccomandazioni e nelle direttive sull’accessibilità
dell’Unione europea, nonché nelle normative internazionalmente riconosciute e tenendo
conto degli indirizzi forniti dagli organismi pubblici e privati, anche internazionali, operanti
nel settore, quali l’International Organization for Standardization (ISO) e il World Wide Web
Consortium (W3C). Il nuovo Sito Internet è stato progettato secondo un’architettura
informatica e contenutistica che accoglie in pieno tali regole.
Il Sito si rivolge ai cittadini, al volontariato, ad Enti ed Istituzioni. Deve fornire informazioni
aggiornate, in tempo reale, sulle azioni degli organi di gestione della SdS, sulle prestazioni
erogate, sulle modalità di accesso, sulle sedi, gli orari, i numeri telefonici. Deve fornire
modulistica sempre aggiornata in formato elettronico. Deve avere al suo interno spazi per
la partecipazione on-line dei cittadini. Deve avere un sistema di back office studiato in
modo tale da permettere l’aggiornamento on-line da qualsiasi postazioni collegata ad
internet per più utenti muniti di opportuna username e password.
Il back office potrebbe prevedere anche applicazioni più evolute da attivare in una seconda
fase come ad esempio la modulistica on-line da compilare e da inviare direttamente da
casa del cittadino.
(Costi: aggiornamento contenuti realizzati in proprio, manutenzione ed hosting da
quantificare)
UFFICIO STAMPA
La definizione classica di Ufficio Stampa lo identifica come una struttura che si occupa
dell’informazione da destinare all’esterno dell’organizzazione, trasformando un
avvenimento o un fatto interno in una notizia per far conoscere l’attività ed i progetti
dell’Ente ed affermare, migliorare o garantire la sua immagine complessiva.
Tra gli strumenti essenziali all’attività dell’Ufficio Stampa ci sono:
- il comunicato stampa (uno degli strumenti più immediati di trasmissione di informazioni
ai mezzi di comunicazione di massa. La SdS è un nuovo soggetto istituzionale e necessita
di acquisire nelle redazioni e presso i corrispondenti locali dei media una sua riconoscibilità
come fonte di notizie. Per questo è necessario giungere in tempi rapidissimi ad un
coordinamento reale. I comunicati stampa della SdS devono partire soltanto dall’Ufficio
Stampa dopo la vidimazione da parte dei vertici politici e tecnici. Altri due elementi sono
prioritari: la veste grafica dei comunicati stampa che deve essere coerente ai modelli di
stile prima ricordati e deve, al primo sguardo del redattore, essere riconoscibile e
riconducibile direttamente alla SdS; i comunicati stampa della SdS, quando è possibile,
devono partire sempre dalla casella di posta elettronica dell’Ufficio Stampa e dal numero di
fax dell’Ufficio. Dovranno essere realizzate mailing list e cioè elenchi aggiornati di
giornalisti o altri destinatari selezionati, per area geografica o per specifico settore di
specializzazione, ai quali inviare i comunicati stampa.
- la conferenza stampa: essa rappresenta lo strumento più comune ed immediato per
stabilire un contatto diretto con i rappresentanti dei mezzi di informazione, per trasmettere
una notizia riguardante l’attività istituzionale, per mantenere un rapporto costante e proficuo
con i media.
Il luogo da preferire per questo tipo di attività è la sede organizzativa della SdS. Quando
devono essere presentati servizi, eventi o progetti che si rivolgono ad un pubblico che abita
in un singolo Comune la conferenza stampa può essere organizzata direttamente nel
Comune interessato.
- la rassegna stampa: raccolta degli articoli di stampa quotidiana e periodica, resoconti di
agenzie di stampa che riguardano direttamente l’ente di appartenenza o altre
amministrazioni. La rassegna stampa può essere condotta con sistemi multimediali e
strumenti come Internet.
Per l’Ufficio stampa potrà essere messo a disposizione il personale degli enti consorziati
per la raccolta dati, notizie, comunicazioni ecc…., tenendo presente che tale personale non
avrà “autonomia comunicativa”, ma la comunicazione, una volta predisposta, dovrà essere
verificata dal Presidente e dal Direttore.
LA NEWSLETTER ELETTRONICA “SDS NOTIZIE”
Per meglio mantenere il canale dell’informazione con i cittadini ed il mondo del volontariato
è prevista la realizzazione di una Newsletter da inviare via posta elettronica, che raggruppi
le informazioni di ogni singolo ufficio e che rimandi l’approfondimento alle singole pagine
web del sito istituzionale della SdS. La newsletter avrà una cadenza quindicinale. Il data
base degli indirizzi sarà gestito in proprio ed avrà un primo nucleo di e-mail delle
associazioni di volontariato attive sul territorio a cui si aggiungeranno i cittadini che
liberamente si iscriveranno al servizio compilando l’apposito form inserito nel Sito Internet
della SdS. La mailing list generale potrà essere segmentata in vario modo così da offrire le
informazioni che realmente interessano gruppi di cittadini omogenei.
L’utilizzo mirato di questo strumento a target specifici, consente velocità e precisione nel
raggiungere i destinatari ed un notevole risparmio economico, oltre ad una maggiore e
migliore efficacia ed efficienza, rispetto a mezzi informativi tradizionali soprattutto cartacei.
Per essere inseriti nell’indirizzario, oltre all’iscrizione on-line, è necessario che tutti gli uffici
raccolgano l’e-mail dei potenziali interessati ai quali, con l’invio della prima newsletter, nel
rispetto della legge sulla privacy, verrà chiesta l’autorizzazione al futuro inoltro.
GLI HOUSE-ORGANS O PERIODICI STAMPA
Il punto di forza dei periodici di informazione istituzionale sta nella facilità con la quale essi
riescono a raggiungere tutte le famiglie di un dato territorio. Le esperienze realizzate negli
ultimi anni dai Comuni partono dal presupposto che il periodico deve necessariamente
raggiungere tutte le famiglie che risiedono nel territorio. I risultati di tali scelte sono stati
senza dubbio positivi. Soprattutto la fascia anziana della popolazione, che - di norma - ha
più difficoltà ad utilizzare le nuove tecnologie informatiche, trova nel periodico istituzionale
uno strumento adatto ad informare attraverso un linguaggio essenziale su tutta l’attività
dell’Ente, sugli atti e progetti.
L’elemento critico del periodico istituzionale sta nei suoi costi di distribuzione più che di
realizzazione, dal momento che sarebbe necessaria una tiratura di almeno di 30.000
copie.
In questa prima fase è, dunque, consigliabile attuare una strategia diversa, approfittando
della presenza di diversi progetti editoriali che vedono protagoniste le Amministrazioni
Comunali che fanno parte della SdS. In tali pubblicazioni possono essere inseriti spazi
informativi riferiti all’attività della SdS e realizzati dal Consorzio.
E’ opportuno rimandare la scelta definitiva per la nascita di un periodico cartaceo della SdS
(trimestrale?), con registrazione della testata, ad una attenta valutazione sull'
impatto che
questo strumento potrà avere sui cittadini e sui costi di realizzazione e di distribuzione di
ogni numero.
(COSTI: DA DEFINIRE)
DEPLIANT, OPUSCOLI, LOCANDINE
E’ fondamentale definire lo styling di depliant, opuscoli e locandine. Il coordinamento della
veste grafica di questo tipo di strumenti potrebbe essere affidata ad un unico grafico in
modo tale da coordinare in modo razionale l’immagine della SdS. Il target di riferimento è
abitualmente quello della popolazione ultrasessantacinquenne che più difficilmente utilizza
computer ed internet.
(Costi: da quantificare in itinere in base alle necessità)
SPAZI TELEVISIVI
Comunicare con i cittadini che vivono nel territorio della SdS attraverso la televisione. Per
raggiungere il maggior numero di utenti è necessario servirsi di tutte le piattaforme che
l’attuale tecnologia televisiva garantisce. La strategia si indirizza, quindi, in due direzioni. La
prima si potrebbe concretizzare nella realizzazione di un appuntamento informativo
televisivo dedicato ai temi in cui si svolge l’azione della SdS. La seconda porterebbe alla
predisposizione di una serie di spot di comunicazione sociale nelle emittenti televisive
visibili nel territorio.
L’appuntamento informativo prevede due trasmissioni mensili sotto la forma di “ Tg della
Salute della SdS”, in onda lo stesso giorno della settimana in orario serale e in replica.
Ciascuna trasmissione, della durata di 15 minuti circa, andrà in onda sia in analogico
terrestre, sia sul digitale terrestre, sia su un canale satellitare del bouquet Sky del digitale
satellitare. E’ prevista un’ulteriore replica in analogico e digitale terrestre una volta la
settimana. I servizi da mettere in onda saranno realizzati da una troupe dell’emittente
scelta e concordata di volta in volta con il Presidente ed il Direttore della SdS.
Gli argomenti riguarderanno le prestazioni erogate, le modalità di accesso e di erogazione
dei servizi sanitari , socio-sanitari e socio assistenziali nel territorio di competenza della
SdS, i cambiamenti organizzativi, le innovazioni, i punti di eccellenza, i risultati raggiunti, le
attività istituzionali.
Il “ Tg della Salute” sarà messo in onda nella forma di un vero e proprio TG con un
giornalista in studio che annuncerà i servizi oggetto di informazione. Al fine di favorire
l’accessibilità ad una più vasta platea di cittadini, verrà fornita dall’emittente in ogni
trasmissione la collaborazione di una traduttrice dei servizi nel linguaggio dei segni e potrà
mettere a disposizione, per particolari tematiche, interpreti in varie lingue.
(Costi: 15.000,00 euro da suddividere tra le due SdS presenti sul territorio di competenza
dell’Asl 11 o da ammortizzare tramite eventuali sponsorizzazioni)
LA COMUNICAZIONE INTERNA
Con la nascita della SdS modelli organizzativi diversi, personale di enti diversi devono
obbligatoriamente conoscersi, misurarsi ed interagire secondo equilibri del tutto nuovi. La
Comunicazione interna ha in questo senso un ruolo centrale. Per comunicazione interna la
legge n. 150 del 2000 intende le varie attività di comunicazione destinate a sviluppare
l’interattività e la collaborazione tra i vari uffici dell’ente finalizzate al miglioramento
dell’organizzazione del lavoro, al controllo della qualità delle informazione dirette verso
l’esterno e degli standards di qualità dei servizi.
L’obiettivo, in questa prima fase della sperimentazione, è quello di sviluppare lo spirito di
appartenenza alla nuova SdS, di condividerne in modo reale progetti, procedure ed
obiettivi. Potrebbe essere predisposta un‘“informa mail”, una newsletter elettronica da
inviare periodicamente attraverso la posta elettronica ad una mailing list formata dai
dipendenti (tutti i livelli di responsabilità aziendale) della SdS, agli amministratori ed
allargata anche ai dipendenti dei Comuni e della Asl non direttamente coinvolti con l’attività
sperimentale della SdS. Questo strumento impaginato in html, secondo una grafica
essenziale ma riconoscibile, conterrà la sintesi dei principali atti deliberativi adottati dalla
Giunta, normative e novità di ambito regionale attinenti i settori di azione della SdS, avvisi e
concorsi, ecc ma anche le strategie, i progetti, le linee guida, i risultati raggiunti, le relazioni
sindacali, etc…
(Costi: realizzazione in proprio)
TUTELA DELLA PRIVACY
Il tema della tutela della privacy interessa sia il settore della comunicazione esterna che
della comunicazione interna. Sarà necessaria la stesura e la pubblicizzazione del
regolamento della materia; la stesura del documento programmatico sulla sicurezza dei
dati sia cartacei che informatizzati; la predisposizione della modulistica con l’introduzione
delle indicazioni relative al trattamento dei dati (consenso); la predisposizione della nuova
informativa all’utenza, sia quella generale che quelle di settore, sul trattamento dei dati e
sul diritto degli utenti a conoscere i dati in possesso dell’azienda, attraverso l’affissione di
apposite locandine in tutte le sale di attesa dei presidi, degli uffici amministrativi; la
pubblicazione elenco responsabili del trattamento dei dati, attraverso la sua pubblicazione
nel sito internet; l’ aggiornamento del censimento dei trattamenti dei dati effettuati presso
l'
Ente.
(Costi: nessuno)
L’ EVOLUZIONE SUCCESSIVA
Si rimandano al Piano della Comunicazione 2007 alcuni temi fondamentali come la
riflessione e la progettazione dei punti di front office della SdS.
Rientrano in questo settore la logistica dei nuovi sportelli unici della salute (front-line
informativo e sale d’attesa compresi) con lo scopo di garantire ai cittadini comfort,
accoglienza ed un’immagine coerente per tutti i servizi del nuovo soggetto istituzionale.
Partendo da un censimento degli spazi attualmente utilizzabili ai fini prima ricordati e delle
loro condizioni sarà possibile redigere un progetto di miglioramento di questi spazi e la
progettazione di punti informativi caratterizzati da elementi di arredo, colori e materiali
comuni per tutti i territori comunali che partecipano alla sperimentazione, elementi cioè in
grado di rendere riconoscibili sempre e dovunque la SDS.
(Costi: nessuno per il censimento; da quantificare per la progettazione)
ALTRI STRUMENTI COMUNICATIVI
NOTIZIE PER SMS
Il telefono cellulare è lo strumento tecnologico che unisce tutte le età. E’ opportuno riflettere
sulla possibilità di attivare in forma sperimentale un servizio di informazione via sms per
informare in modo veloce ed essenziale su servizi, orari, ed iniziative della SdS. In Italia
diverse pubbliche amministrazioni hanno scelto questa soluzione. E’ possibile
programmare questa sperimentazione in due fasi: la prima, limitata a pochi numeri
telefonici in economia e, la seconda - se la risposta alle iniziative di promozione avrà dato
riscontri incoraggianti - attraverso la collaborazione di operatori della telefonia mobile o
aziende del settore.
Allegato 2 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
3.2.1 Progetto Operativo: Rete Telematica
1. Premessa
Il perché di un progetto
Il progetto promosso dalla Società della Salute di Empoli, dalla Società della Salute del
Valdarno, dalla ASL 11 nasce dalla ricerca di soluzioni tecnologiche per migliorare
l’accesso, la qualità dei servizi sanitari e la pratica clinica attraverso un miglior utilizzo delle
informazioni esistenti.
Per questo occorre progettare ed implementare soluzioni software basate su nuove
tecnologie con una visione integrata della sanità, dove la salute del cittadino è vista
come un processo unitario dei diversi attori che compongono il sistema sanitario italiano.
L'
ICT (Information Communication Technology) gioca un ruolo fondamentale ai fini del
soddisfacimento di esigenze differenti quali:
elevare costantemente e radicalmente la qualità dell'
assistenza prestata e, di
conseguenza, il grado di soddisfazione degli utenti;
qualificare in maniera positiva l'
ambiente di lavoro all'
interno del quale i
professionisti della Sanità possono trovare le condizioni più favorevoli per esprimere le
proprie potenzialità;
razionalizzare l'
impiego delle risorse disponibili attraverso un significativo
contenimento dei costi.
Le SdS di Empoli e del Valdarno e ASL 11, attraverso questo progetto, intendono
perseguire una sfida importante: attraverso l'
ICT vuol ricercare un modo nuovo di "fare
sanità".
Applicazioni Internet andranno a supportare il sistema territoriale nel suo complesso:
favorendo l’integrazione tra MMG/PLS con la continuità assistenziale, con il Pronto
soccorso, con gli specialisti, con l’ospedale, con gli infermieri del territorio (nei punti dove
saranno attivate le UCP) facilitando così il processo di cura;
consentendo la creazione da parte dei medici del territorio, che per primi
intercettano i bisogni di salute, di un registro dinamico dei problemi (patologie e fragilità) in
grado di fornire ì dati necessari per interventi di programmazione territoriale;
attuando, durante la normale l’attività professionale dei MMG/PLS, azioni di
informazione/formazione sensibili al contesto messe a punto con le associazioni dei medici
con l’obiettivo di supportare un vero Governo Clinico.
Il nuovo ruolo dei medici di famiglia (MMG e PLS)
La rivoluzione che sta coinvolgendo la Sanità si riflette anche sul medico di famiglia. Il ruolo
centrale del MMG/PLS risulta la chiave di volta perché l'
organizzazione sanitaria di un
paese moderno dia il meglio di sé.
Le nuove logiche di finanziamento a quota capitarla richiedono ai MMG/PLS l’assunzione di
un ruolo preminente nel Governo Clinico del territorio che passa attraverso:
la valutazione della Qualità dei servizi offerti (VRQ)
il governo della domanda;
l’aumento dell’appropriatezza della prestazioni fornite;
gli investimenti in prevenzione;
la ricerca dell'
efficacia.
Il nuovo approccio alla malattia nel suo complesso (disease management), indipendente
dalle diverse componenti in cui la cura può essere frammentata, comporta inoltre un
approccio alla gestione integrata e coordinata delle patologie. La corretta conduzione dei
programmi di cura è fortemente influenzata dal grado di collaborazione tra i diversi ruoli
dell'
organizzazione.
Notevole attenzione deve essere dedicata al grado di disponibilità delle informazioni
necessarie alla costruzione del modello di patologia. È necessario sviluppare meccanismi
in grado di disciplinare gli interventi dei diversi attori coinvolti nel processo di cura, per
garantire l'
omogeneità dell'
erogazione a livello territoriale, per evitare il rischio che pazienti
affetti da una data patologia si vedano garantire livelli di assistenza differenti a seconda
della struttura incaricata della gestione.
Risulta determinante, in questo contesto, il ruolo dei MMG/PLS che deve essere supportato
da strumenti gestionali, da usare all'
interno dello studio, quali:
la cartella clinica informatizzata;
sistemi telematici per la condivisione dei dati clinici dei propri pazienti con i servizi di
Pronto Soccorso, Continuità Assistenziale, Specialisti, Infermieri;
sistemi telematici per lo scambio di dati clinici tra MMG/PLS e Servizi Aziendali;
Progetti in corso nella ASL 11
Progetto di integrazione operativa tra i Medici di Medicina Generale
Prevede il ritorno dei referti di laboratorio direttamente nella cartella del medico, la
comunicazione delle variazioni scelta/revoca degli assistiti, la trasmissione della notula
delle Prestazioni Aggiuntive, ADI e ADP, la trasmissione della lettera delle dimissioni
ospedaliere, la comunicazione delle vaccinazioni effettuate al paziente.
Al momento si è conclusa positivamente la sperimentazione su 12 MMG del ritorno
automatico dei referti di laboratorio. Il progetto di interscambio dati e di integrazione verrà
prossimamente esteso agli altri servizi ed a tutti i MMG/PLS.
Prenotazioni al CUP aziendale dagli studi dei MMG
Dal Novembre 2003, dopo un accordo approvato dal comitato Aziendale, ai cittadini della
ASL 11 è consentito l’accesso alla prenotazione delle prestazioni anche tramite la
segreteria dei loro MMG/PLS, mediante il collegamento informatico al sistema CUP
aziendale.
Attualmente sono 8 le sedi ambulatoriali che svolgono questo servizio. In queste sedi
operano 29 Medici.
Obiettivi del progetto
Condividere l'informazione clinica
L'
utilizzo della tecnologia dell'
informazione e della comunicazione (ICT) nel settore
sanitario italiano, ad oggi, risulta inadeguato alle esigenze, anche pur semplificate, e
occupa posizioni "di retrovia".
Lo scenario può essere sintetizzato nei seguenti punti:
il dato clinico ha priorità bassissima rispetto ai processi organizzativi e tecnologici
all’interno delle Aziende Sanitarie e/o delle Regioni;
L’interazione tra le varie entità coinvolte riguardano principalmente dati ed
informazioni di tipo amministrativo ( Anagrafe, CUP, prescrizioni, ecc.)
non si osservano concrete iniziative per rendere condivisibili tutte e/o parte delle
informazioni cliniche del paziente almeno all’interno del SSN;
esiste una enorme diffidenza nel condividere dati tra medici ed altri operatori
sanitari;
la privacy costituisce spesso un alibi per non intraprendere alcuna iniziativa.
La disponibilità di infrastrutture telematiche di scambio dati, in ambiente sicuro e veloce, è
ormai una realtà e quindi è giunto il momento di attivare servizi orientati al cittadino ed al
paziente, ampliando ed integrando il patrimonio di dati prevalentemente amministrativi ad
oggi trattato nel mondo della sanità.
La diffusione del dato clinico risolvere enormi problemi per il paziente, per il medico
curante, per il medico di continuità assistenziale, del pronto soccorso, per lo specialista e
per le altre figure professionali inserite nella UCP con il superamento di problemi legati a:
logistica dello scambio dell’informazione;
certezza dell’informazione scambiata;
costante disponibilità dell’informazione.
Si può facilmente valutare il vantaggio derivabile ad un servizio di Pronto Soccorso o di
Guardia Medica nell'
aver disponibile il quadro clinico di un paziente, predisposto dal suo
medico curante.
Altrettanto ovvio è l'
aumento di efficacia che può derivare dal dialogo telematico tra Medico
Generale (MMG/PLS), medico di continuità assistenziale o medico specialista, non
semplicemente limitato agli “ episodi” genericamente catturati e registrati nel “dossier
assistito” che anche questa Azienda Sanitaria si appresta a mettere a disposizione.
Mettere a disposizione strumenti per la costruzione ed il monitoraggio del Piano
Integrato di Salute.
Mentre conosciamo i dati ospedalieri incontriamo molte difficoltà per conoscere i dati
provenienti dal territorio.
Solo stimata da dati indiretti (dati esenzioni, consumo farmaci, consumo prestazioni, ecc)
può essere l’incidenza e la prevalenza delle malattie croniche, che con l’invecchiamento
della popolazione rappresentano la principale fonte di assorbimento di risorse territoriali.
Estremamente difficoltosa risulta la rilevazione della prevalenza del disagio, e della
condizione di fragilità. Impossibile, anche per patologie con epidemiologia conosciuta, la
stratificazione sociale delle stesse, informazione indispensabile per poter correttamente
valutare l’opportunità di intraprendere i necessari interventi integrati socio/sanitari.
Raccogliere, registrare e mettere a disposizione i dati rilevati sul territorio è un momento
indispensabile per la costruzione del Piano Integrato di Salute e del suo monitoraggio.
Presupposto irrinunciabile per la realizzazione ed il monitoraggio di un PIS coerente con i
bisogni dei cittadini è la strutturazione di un idoneo sistema informativo che consenta:
La raccolta dei dati e delle informazioni necessarie per individuare le problematiche
La fornitura degli indicatori di valutazione dei progetti messi in atto.
Fornire strumenti per il governo clinico del territorio
Il Governo Clinico del territorio passa attraverso un idoneo sistema informativo territoriale
sostenuto dall’Information Comunication Tecnology che consenta:
la disponibilità di dati ed informazioni per poter attuare una efficace VRQ;
la diffusione immediata di linee guida condivise per determinate patologie rilevanti
(le patologie traccianti) o per l'
impiego di farmaci particolarmente diffusi, messe a punto da
tavoli aziendali con la partecipazione di MMG/PLS e Specialisti ospedalieri;
l’applicazione di protocolli condivisi.
Consentire il monitoraggio degli obiettivi di salute.
L’accordo collettivo nazionale prevede che una parte del salario dei MMG sia legato al
raggiungimento di determinato obiettivi di salute definiti a livello della contrattazione
regionale.
Il concentratore di dati consentirà di monitorare gli obiettivi stabiliti a livello del comitato
aziendale e rilevare i risultati raggiunti dai singoli medici.
Permettere l’invio elettronico dei certificati INPS.
L’INPS ha messo a punto un sistema di invio elettronico delle certificazioni di malattia
attraverso un sistema WEB. Il sistema stenta a decollare per scarsa integrazione con gli
applicativi dei MMG. Una volta costituita la rete, previo accordo con le organizzazioni
sindacali, la ASL e l’INPS potrà essere valutato da un gruppo di medici il sistema
attualmente messo a punto per la certificazione ed in base alle osservazioni derivanti dalla
sperimentazione sul campo ricercate le necessarie integrazioni con il software applicativo
dei MMG.
Contenuti di progetto
Il progetto qui proposto affronta i temi sinora descritti e prevede gli interventi elencati di
seguito:
l’inserimento dei Medici di Medicina Generale (MMG) e dei Pediatri di Libera Scelta
(PLS) in una comunità a supporto della professione e formazione;
la creazione di un sistema che consenta l’interazione tra Medici di Medicina
Generale/Pediatri di Libera Scelta con Medici Continuità Assistenziale, servizi di Pronto
Soccorso, Specialisti, Infermieri ed altri attori territoriali (nei casi di attivazione UCP)
il supporto informativo e clinico per analisi, progetti di ricerca, progetti obiettivo,
ecc…
la garanzia e la sicurezza negli accessi, nel trattamento ed archiviazione dei dati.
La cooperazione dei MMG/PLS
La conoscenza e la raccolta delle sole informazioni gestionali coinvolte nel processo di
cura risultano certamente un aspetto decisivo ai fini di un controllo della spesa; ma è
altrettanto certamente importante effettuare una raccolta dei dati clinici.
La conoscenza del dato clinico è di ausilio in molti processi di cura e in alcuni casi la
tempestività della conoscenza del dato risulta decisiva per la riuscita del processo stesso.
È evidente, ad esempio, l’importanza della disponibilità dei dati clinici di un paziente con
gravi allergie o particolari patologie, per un medico di Pronto Soccorso o di Continuità
Assistenziale.
Per la miglior efficienza ed efficacia del processo terapeutico è fondamentale che i dati
clinici di un paziente siano disponibili e condivisi all’interno del SSN per i seguenti motivi:
Semplificazione logistica (nessuna necessità di spostare dossier cartacei);
Risparmio costi (nessuna necessità di ripetere esami per diagnosi già note);
Certezza dell’informazione per i diversi attori coinvolti nel processo clinico;
Tranquillità psicologica sia del paziente che dei medici (qualsiasi struttura del SSN
può conoscere la storia di un paziente).
Ovviamente devono essere salvaguardati gli aspetti legati alla privacy: il paziente
potrà decidere se dare il consenso alla diffusione dei propri dati ed, una volta ottenuta
questa, il medico metterà a disposizione le informazione essenziali per la presa in carico
del paziente.
Il progetto dovrà integrare, ottimizzare, supportare l’aggiornamento delle informazioni
condivise nelle forme più evolute dell’associazionismo (UCP, Medicina di gruppo, Medicina
in rete, Medicina in associazione complessa, Cooperative).
Lo schema progettuale
In sintesi il progetto riguarda tre macro aree:
1.
la cooperazione sicura e protetta tra MMG/PLS con l’uso di infrastrutture garanti
della Legge.
2.
l’interazione operativa MMG/PLS ed Azienda Sanitaria
3.
la continuità informativa tra i diversi attori garanti della salute dell’assistito.
Il concentratore di dati generati dal MMG/PLS
È chiara, in questo contesto, l'
importanza del ruolo del medico di famiglia, poiché è il
MMG/PLS che può generare il maggior numero di informazioni utili per rendere più efficace
il processo di assistenza e cura.
Il MMG/PLS assieme al proprio assistito decide se e quali informazioni rendere disponibili
agli altri operatori del percorso assistenziale coinvolti nella tutela della salute dell’assistito.
Si prevede l’uso dei seguenti strumenti a supporto:
un software di gestione della cartella che ogni MMG deve usare per memorizzare e
trattare i dati clinici dei propri pazienti;
una infrastruttura di rete chiusa, (VPN Virtual Private Network)
un sistema concentratore in cui raccogliere e tenere aggiornati tali dati;
un software per effettuare le interrogazioni sui dati e la registrazione di informazioni
da parte degli altri attori coinvolti nel processo di cura.
Un software per l’elaborazione dei dati e per la loro gestione da parte dei MMG/PLS
e delle loro associazioni.
In sintesi il concentratore di dati dovrà consentire di:
disporre di un unico archivio pazienti di tutti i medici della ASL (suddivisi per gruppo,
rete, associazione, medici singoli), sempre attivo;
fare ricerche, analisi e reportistica sui dati registrati;
disporre, per il singolo medico che ha più ambulatori, di un unico archivio.
mettere a disposizione degli altri operatori che ne hanno diritto i dati del paziente
necessari per la continuità del processo assistenziale.
Il concentratore di dati dovrà assolvere alle prescrizioni richieste dal DPR 318/99, dalla L.
675/96 e successive modificazioni ai fini della sicurezza del trattamento dei dati.
Attraverso questo strumento i medici con più ambulatori potranno sincronizzare
costantemente i propri archivi, ed i Medici di associazioni che richiedono la condivisione
delle informazioni su rete geografica (Cooperativa, Medicina in Rete, Medicina in
Associazione complessa) vedranno soddisfatti i loro bisogni.
Un sistema di comunicazione via web per la continuità informativa ed assistenziale
Un apposito programma renderà disponibili via Web le informazioni essenziali, registrate
sul concentratore di dati, di cui al punto 3.3, agli operatori autorizzati (Pronto Soccorso,
Medici Continuità Assistenziale, Medici Specialisti, Infermieri o altri operatori UCP). Il
MMG/PLS potrà ricevere notifica degli accessi avvenuti ed eventuali comunicazioni in
merito.
L'
utilizzo di un sistema di comunicazione da parte dei medici di Pronto Soccorso, di
Continuità Assistenziale, specialisti, infermieri e altri operatori della UCP, consente di
conoscere in modo immediato i dati essenziali delle cartelle cliniche dei MMG/PLS e
diventa il presupposto per un'
integrazione tra tutti gli attori dell’assistenza.
Informatizzazione dei punti di continuità assistenziale
Il progetto porterà alla informatizzazione dei punti di continuità assistenziale.
Un apposito software consentirà di registrare i dati delle visite e delle prestazioni effettuate.
Attraverso il sistema di comunicazione via Web, di cui al punto 3.4, i Medici di Continuità
Assistenziale potranno accedere ai dati degli assistiti che dovranno prendere in carico.
Attraverso lo stesso strumento potranno inviare al medico curante comunicazioni in merito
alla prestazione effettuata.
Collegamento studi medici
Le sedi ambulatoriali dei MMG/PLS della ASL 11
Nella ASL 11 di Empoli operano 196 MMG e 26 PLS
Questi svolgono la loro attività in 131 sedi ambulatoriali sparse sul territorio.
Altre sedi
Sede distrettuale
Totale sedi Ambulatoriali
131
114
17
Con 1 medico
58
52
6
Con 2 medici
16
13
3
Con 3 o più medici
43
35
8
Modalità e strumenti per favorire il collegamento.
L’accesso al concentratore di dati ed alla rete aziendale dovrà avvenire attivando la
modalità VPN, avvalendosi delle diverse possibilità che i gestori di TLC offrono oggi: linee
analogica, ISDN o ASDL.
La ASL 11, attraverso questo progetto, intende favorire la connessione alla rete aziendale
di tutte le sedi ambulatoriali attraverso il rimborso forfetario dei costi di connessione.
Nella fase iniziale del progetto, data la tipologia dei servizi che dovrà gestire il
collegamento (prevalentemente off line), il rimborso sarà parametrato a collegamenti di tipo
“consumer”
La connessione dovrà tuttavia avvenire attraverso ISP accreditati dalla Regione Toscana al
TIX..
Ad un anno dall’inizio del progetto verrà valutata la necessità di passare a connessioni tipo
“businnes” che assicurano livelli di prestazioni, affidabilità e sicurezza maggiormente
garantiti.
Il rimborso forfetario è dovuto ai medici che partecipano ad almeno 3 dei seguenti servizi
previsti dal progetto:
Collegamento al CUP Aziendale
Ritorno referti di ed altri servizi integrati
Concentratore di dati
Ricezione delle comunicazioni aziendali attraverso sistemi di posta elettronica.
Invio telematico delle certificazioni INPS
Il rimborso, che varierà in rapporto alla sede ambulatoriale ed al numero dei medici che
svolgono la loro attività presso quella sede, sarà calcolato avendo a riferimento
l’ambulatorio principale del medico (ambulatorio dove svolge il maggior numero di ore di
attività).
Non è previsto nessun rimborso per ambulatori effettuati presso le sedi distrettuali.
In base al numero di MMG/PLS presenti nella sede ambulatoriale sono previste 2 fasce di
rimborso:
Sedi ambulatoriali dove svolgono la loro attività fino a 2 MMG/PLS
Sedi ambulatoriali dove svolgono la loro attività 3 o più MMG/PLS
Per ogni sede ambulatoriale il rimborso sarà suddiviso tra i medici che ne hanno diritto.
Allegato 3 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
Progetto Operativo Unità di Cure Primarie
PARTE I – CONTENUTI DELLA SPERIMENTAZIONE
Premessa
Il contesto che caratterizza il quadro gestionale per la medicina generale dell’AUSL
11 di Empoli è caratterizzato da alcuni elementi che confermano le probabilità di
buone esito di un progetto di avvio delle “Unità di Cure Primarie”. In particolare, gli
elementi strategici di questo contesto possono essere così sintetizzati:
Esistenza di un quadro delle relazioni con i MMG/PLS strutturato e positivo;
Avvio effettivo delle équipe territoriali come unità di dialogo e negoziazione nell’ambito
dell’assetto organizzativo;
Quadro delle relazioni sindacali collaborativo e costruttivo;
Elevato grado di disponibilità al coinvolgimento nelle sperimentazioni gestionali dei
MMG, direttamente riscontrato nell’ambito degli incontri periodici tra azienda e medicina
generale;
Avvio e funzionalità di un sistema di budget per medicina generale (nel 2002 solo con
obiettivi economici, in termini di risparmio sulla spesa farmaceutica; dal 2003, integrazione
del set di obiettivi con l’introduzione di variabili qualitative (qualità e appropriatezza delle
prestazioni)
Dal 2004: revisione della funzione aziendale di coordinamento della Medicina Generale,
con la costituzione di un “Gruppo di coordinamento della Medicina Generale” a livello di
Zona-Distretto/Dipartimento delle Cure primarie, a presidio di una relazione strutturata con
le équipe territoriali, del monitoraggio e della valutazione degli obiettivi della medicina
generale.
Il contesto appare maturo e disponibile all’avvio della sperimentazione delle “UCP”,
che l’Azienda intende sviluppare con i contenuti e nei termini di seguito illustrati.
Obiettivi aziendali per la sperimentazione delle UCP
L’Ausl 11 di Empoli nell’avviare la sperimentazione delle UCP (unità di cure primarie)
persegue le seguenti finalità:
•
•
•
•
•
•
•
la riconduzione della medicina territoriale (MMG) al proprio ruolo originario, attraverso
l’intercettazione del fabbisogno sanitario, oggi spesso impropriamente attribuito al livello
ospedaliero responsabile di numerosi accessi impropri al pronto soccorso;
il miglioramento continuo del processo e percorso assistenziale;
l’integrazione operativa e/o funzionale delle varie risorse professionali;
la semplificazione dei percorsi di accesso alle prestazioni;
l’appropriatezza delle prestazioni;
il coinvolgimento dei MMG in progetti obiettivo finalizzati alla definizione ed attuazione
di percorsi assistenziali condivisi ed integrati tra le varie professionalità territoriali nel
rispetto dei propri obblighi convenzionali e degli accordi regionali ed aziendali;
l’educazione sanitaria e la promozione della salute;
•
una stretta integrazione MMG con la Continuità Assistenziale in modo da garantire una
effettiva C.A. nelle 24 ore per 7 giorni/settimana.
Elementi che qualificano la sperimentazione
E’ da premettere che il carattere sperimentale del progetto implica che non sia possibile
prevedere l’estensione all’intera rete di offerta aziendale, salvo eventuali accordi regionali
ed aziendali con le OO.SS. , e che l’avvio effettivo presupponga un’adesione spontanea
degli operatori.
Date queste premesse, gli elementi che qualificano la sperimentazione sono i seguenti:
•
-
Gli attori coinvolti sono:
i medici di medicina generale (MMG);
i pediatri di libera scelta (PLS);
i medici di continuità assistenziale (titolari e sostituti);
gli specialisti ambulatoriali;
gli infermieri territoriali.
•
L’UCP rappresenta una nuova forma di integrazione per le cure primarie, con le
seguenti caratteristiche:
-
integrazione strutturale di tipo parziale tra la medicina generale. All’interno
dell’UCP alcuni MMG lavorano in una struttura centrale, garantendo la presenza per
almeno 12h al giorno, ed altri lavorano in ambulatori periferici; ciò consente di preservare i
vantaggi delle modalità operative di erogazione dell’assistenza attualmente esistenti e
avviare la sperimentazione in modo graduale da parte degli operatori coinvolti;
-
integrazione funzionale completa tra la medicina generale, la continuità
assistenziale, i pediatri di libera scelta, l‘assistenza infermieristica e la specialistica
territoriale. Il raccordo tra tali operatori si svilupperà attraverso specifici progetti bilaterali
(MMG/CA, MMG/Specialisti, MMG/Infermieri,), incontri periodici di coordinamento (vedi,
infra) e condivisione dei dati di tutti i membri della UCP attraverso strumenti informatici. La
scelta di tale soluzione è motivata dal fatto che qualsiasi forma di integrazione deve essere
preceduta dallo sviluppo di una nuova cultura, da nuove modalità di relazione e nuove
soluzioni operative che riusciranno a trovare applicazione solo se profondamente
condivise.
Qui di seguito viene presentata una raffigurazione degli elementi qualificanti la
sperimentazione delle UCP (Figura 1)
Figura 1: elementi qualificanti la sperimentazione UCP (attori/natura integrazione)
MMG /PLS
CA
UCP
SPECIALISTI
AMBULATORIA
LI
INFERMIERI
Le forme di integrazione
Le forme di integrazione previste nell’ambito della sperimentazione sono di due
tipologie:
integrazione strutturale, attraverso la condivisione di un’unica sede fisica di
erogazione dell’assistenza per quel che concerne la medicina generale;
integrazione funzionale, attraverso specifici progetti bilaterali ed incontri periodici.
Qui di seguito sono presentate nello specifico le modalità di integrazione funzionale, in
quanto quelle strutturali fanno riferimento alla dotazione strutturale delle medicine di
gruppo/equipe attualmente esistenti.
1.
PROGETTO BILATERALE TRA MMG INSERITI NELLA SEDE UNICA DI UCP E
MMG CHE OPERANO PRESSO AMBULATORI PERIFERICI
-
2.
-
L’integrazione funzionale tra MMG inseriti nella sede unica di UCP e MMG che
operano presso ambulatori periferici prevede:
la garanzia di supporto all’apertura 12 ore al giorno della struttura dedicata all’UCP;
l’offerta di servizi finalizzati ad attirare i pazienti che impropriamente si recano al PS
con codice bianco;
la condivisione del database per la gestione degli assistiti tra tutti i MMG della UCP.
la partecipazione agli incontri di UCP di tutti i MMG coinvolti nella sperimentazione.
Gli incontri hanno per oggetto sia il coordinamento interno dei MMG dell’UCP che la
gestione dei rapporti con specialisti ambulatoriali, infermieri e medici di continuità
assistenziale;
PROGETTO BILATERALE TRA MMG E MEDICI DI CONTINUITA’ ASSISTENZIALE
L’integrazione funzionale tra MMG e medici di continuità assistenziale della UCP
prevede:
lo svolgimento di incontri periodici tra MMG e MCA per condividere e discutere le
problematiche gestionali della UCP;
l’accesso on line da parte dei MCA che fanno parte della UCP al database degli
assistiti dei MMG, per consentire una migliore valutazione del paziente che accede al
servizio di guardia medica;
la registrazione dell’avvenuta visita, e di eventuali informazioni sulla stessa, sul
database della UCP da parte dei MCA;
la reperibilità telefonica per i MCA dei MMG della UCP (in specifiche fasce orarie e
con modalità condivise);
lo scambio diretto di informazioni MMG - MCA sulla base della reperibilità telefonica
del MMG, al fine di garantire l’effettiva continuità della presa in carico dell’assistito.
Nel progetto UCP saranno preferibilmente inseriti i Medici di CA titolari o sostituti che
svolgono già tale funzione sul territorio di riferimento della UCP.
3.
-
-
PROGETTO BILATERALE TRA MMG E SPECIALISTI AMBULATORIALI
L’integrazione funzionale tra MMG e specialisti ambulatoriali della UCP prevede:
l’individuazione e assegnazione funzionale di medici specialisti di riferimento ad ogni
UCP, sulla base della distribuzione dell’effettiva disponibilità di risorse di budget per la
Zona-Distretto e dell’analisi del fabbisogno di prestazioni della popolazione assistita in
carico all’UCP;
l’individuazione della sede dell’UCP come punto di erogazione preferenziale delle
prestazioni specialistiche;
lo svolgimento di incontri periodici tra medici specialisti e MMG dell’UCP, volti ad
allineare il comportamento prescrittivo e garantire la effettiva continuità della presa in carico
degli assistiti;
l’accesso on line del database dei MMG dell’UCP da parte del medico specialista
della UCP per la visualizzazione dei dati della branca di sua competenza;
la possibilità di registrazione del referto dello specialista direttamente sulla cartella
del MMG;
la prenotazione diretta da parte dello specialista di accertamenti ritenuti necessari
per la conclusione dell’iter per chiarire il sospetto diagnostico posto dal curante;
l’applicazione di PDT condivisi con possibile attivazione di presa in carico di
patologie croniche da parte degli specialisti della UCP;
La partecipazione degli specialisti della UCP all’ADI.
4.
-
PROGETTO BILATERALE TRA MMG E FIGURE INFERMIERISTICHE
L’integrazione funzionale tra MMG della UCP e le figure infermieristiche territoriali
prevede:
l’assegnazione funzionale all’UCP di risorse infermieristiche al fine di soddisfare i
bisogni infermieristici rilevati e/o in esecuzione alle prescrizioni dei MMG, non modificando
la relazione di dipendenza professionale ed organizzativa dall’UO professionale;
lo svolgimento di incontri periodici di UCP per la gestione dell’assistenza domiciliare
e la personalizzazione degli interventi domiciliari;
il coinvolgimento delle risorse infermieristiche nei progetti di educazione sanitaria,
nelle prestazioni ambulatoriali presso l’UCP e nella distribuzione dei farmaci per doppio
canale.
Attraverso appositi accordi sarà possibile coinvolgere nei processi assistenziali eventuale
personale infermieristico assunto direttamente dai medici della UCP. Per favorire
l’omogeneità di comportamento professionale, i protocolli di intervento saranno stabiliti
concordemente tra il referente dell’UCP e il Responsabile della U.O. Professionale.
5. INTEGRAZIONE PEDIATRI DI LIBERA SCELTA
La Pediatria di Libera Scelta è interessata a partecipare al progetto UCP attraverso una
integrazione funzionale.
Nella UCP i PLS garantiranno l’ampliamento della copertura assistenziale pediatrica
attraverso la partecipazione diretta alla copertura pediatrica nei giorni prefestivi e festivi
secondo quanto previsto negli specifici accordi regionali.
Con i Pediatri di Libera Scelta verranno studiate altri possibili progetti di integrazione: tra
questi la costituzione del database comune di tutti gli assistiti della UCP, momento
indispensabile per l’integrazione funzionale di tutte le professionalità. Per questi progetti
i meccanismi incentivanti per la Pediatria di Libera Scelta verranno definiti al momento
della stesura dei progetti stessi.
L’organizzazione degli incontri di UCP
L’incontro tra MMG, MCA, Specialisti Ambulatoriali, Infermieri della UCP è l’attività che
maggiormente qualifica e sostanzia i contenuti dell’integrazione funzionale del progetto.
L’incontro rappresenta il momento in cui si sostanzia il confronto e la valutazione tra pari e
il coordinamento dell’effettiva presa in carico dei pazienti di UCP, oltre che la modalità di
definizione di linee di azione condivise nell’ambito dell’équipe multiprofessionale.
La frequenza degli incontri all’interno dell’UCP dovrà svolgersi con cadenza mensile.
Il meccanismo di remunerazione degli incontri prevede un obiettivo incentivato di
svolgimento di una percentuale di partecipazione agli incontri calendarizzati da parte di
tutte le figure mediche (fissata, per l’anno di avvio della sperimentazione, all’70% degli
incontri).
La calendarizzazione prevede la predisposizione di un piano degli incontri annuale,
condiviso ex ante nell’ambito dell’UCP da tutte le figure professionali coinvolte, che
specifichi le tematiche predeterminate in ordine del giorno.
La calendarizzazione è strumento a supporto del coordinamento auspicato tra le figure
coinvolte negli incontri.
La partecipazione dei MMG e dei MCA della UCP a progetti-obiettivo finalizzati alla
definizione ed attuazione di percorsi assistenziali condivisi
È contenuto integrante della sperimentazione UCP il coinvolgimento dei MMG e dei MCA in
progetti obiettivo finalizzati alla definizione ed attuazione di percorsi assistenziali condivisi
ed integrati tra le varie professionalità territoriali.
Definizione dei meccanismi incentivanti: obiettivi ed indicatori specifici di UCP
La sperimentazione delle UCP persegue alcuni obiettivi specifici di UCP, soggetti al
monitoraggio e alla valutazione del gruppo di coordinamento aziendale della Medicina
Generale e sono relativi a:
1.
Avvio del calendario degli incontri di UCP, come mezzo per garantire un effettivo
coordinamento delle figure professionali coinvolte;
2.
Condivisione delle informazioni sulla popolazione assistita, al fine di garantire la
continuità e l’appropriatezza dell’assistenza erogata;
3.
Riduzione del tasso di utilizzo inappropriato del PS, allo scopo di recuperare la
centralità del ruolo della medicina generale nella gestione delle cure primarie;
4.
Appropriatezza
nell’erogazione
di
prestazioni
ambulatoriali
specialistiche:
l’appropriatezza fa riferimento al rafforzamento di una visione unitaria della presa in carico
complessiva del paziente tra medicina generale e specialistica, sulla base del database
condiviso tra MMG e specialisti e sulla base del “contatto” facilitato” tra MMG e specialisti
ambulatoriali. In questa visione, sono proposti due sotto - obiettivi:
4.1.
Budget di prestazioni specialistiche: per le specialità per le quali è previsto
l’integrazione MG/Specialistica viene stabilito un budget annuale di consumo di prestazioni
specialistiche. Nella visione per cui l’integrazione tra specialisti e MMG nell’ambito dell’UCP
rappresenti uno strumento per migliorare l’appropriatezza dei consumi di prestazioni
specialistiche sulle specialità rappresentate, l’obiettivo dell’UCP verrà considerato dal
confronto con la media dei consumi aziendali nello stesso periodo di riferimento
4.2.
Partecipazione dei MMG e dei MCA della UCP a progetti-obiettivo finalizzati alla
definizione ed attuazione di percorsi assistenziali condivisi ed integrati tra le varie
professionalità territoriali.
5.
Appropriatezza ricoveri ospedalieri: Il sabato e la domenica si verificano un certo
numero di ricoveri inappropriati o per accesso diretto degli utenti ai servizi ospedalieri o per
scarsa conoscenza dei MCA delle problematiche degli assistiti. La diminuzione dei ricoveri
di sabato e domenica rappresenta anch’esso un indicatore di aumento dell’appropriatezza
garantito dal rafforzamento della continuità assistenziale.
Gli indicatori rappresentano le modalità attraverso le quali è possibile verificare e
monitorare nel tempo il raggiungimento o meno degli obiettivi predefiniti:
1.
Obiettivo 1: raggiungimento ad una soglia minima di partecipazione agli incontri
stimolando il consolidamento del meccanismo centrale di coordinamento.
Indicatore: tasso di partecipazione agli incontri annui calendarizzati.
Obiettivo: tasso >= 70%
2.
Obiettivo 2: reale condivisione del database e utilizzo del database assistiti del MMG
Indicatore: esistenza di un database condiviso degli assistiti da parte dei membri
della UCP (SI/NO)
Obiettivo: SI
3.
Obiettivo 3: riduzione del volume di codici bianchi afferente alla popolazione assistiti
della UCP a confronto con il livello aziendale.
Indicatore: numero di codici bianchi sul territorio comunale di riferimento UCP
(il Comune, infatti, rappresenta il minimo comune denominatore della distribuzione delle
scelte per le forme associative di medicina generale esistenti in azienda ed, in quanto tale,
fornisce una proxy valida del fenomeno da osservare).
Obiettivo: riduzione dei codici bianchi osservato per assistiti di UCP < andamento
% dei codici bianchi a livello aziendale nell’anno di riferimento
L’obiettivo potrà essere verificato in modo “secco” (SI/NO) o graduale (per esempio,
con la definizione di scaglioni di raggiungimento del target.
4.
Obiettivo 4.1: prevede l’identificazione delle aree specialistiche che saranno oggetto di
monitoraggio rispetto ad un budget di consumo di prestazioni specialistiche negoziato
all’inizio della sperimentazione (vedi allegato).
Indicatore: consumo di prestazioni specialistiche di assistiti UCP (su aree
specialistiche individuate come oggetto di osservazione)
Obiettivo:
1.
rispetto del budget di consumo di prestazioni specialistiche degli assistiti UCP
annuale (SI/NO)
2.
andamento % del consumo di prestazioni specialistiche di assistiti UCP <
andamento % del consumo di prestazioni specialistiche a livello aziendale
Obiettivo 4.2: attuazione e definizione di progetti-obiettivo finalizzati alla definizione ed
attuazione di percorsi assistenziali condivisi ed integrati tra le varie professionalità
territoriali.
Indicatore: adesione al progetto obiettivo (SI/NO)
Obiettivo: SI
5. Obiettivo 5: prevede il monitoraggio dei ricoveri degli assistiti UCP nei giorni prefestivi e
festivi, come indice di appropriatezza perseguito con il rafforzamento della continuità
assistenziale.
Indicatore: ricoveri degli assistiti UCP nei giorni prefestivi e festivi
Obiettivo: andamento % dei ricoveri degli assistiti UCP nei giorni prefestivi e festivi
< andamento % dei ricoveri a livello aziendale nei giorni prefestivi e festivi.
La tabella sottostante (Tabella 1) sintetizza il quadro degli obiettivi e indicatori del progetto
UCP.
Tabella 1: Sintesi obiettivi e indicatori del progetto UCP
N.
Obiettivi UCP
Indicatore
1
Implementazione del calendario
incontri di UCP
Partecipazione ad una % di incontri
calendarizzati di UCP=> 70%
2
Condivisione informazioni sulla
popolazione assistita
Verifica condivisione del database e reale
utilizzo da parte degli operatori
3
Riduzione utilizzo inappropriato
PS
Riduzione % di dei codici bianchi vs. media
aziendale
4
Appropriatezza nell’erogazione
delle prestazioni specialistiche
4.1. Rispetto del budget consumi di
prestazioni specialistiche su specialità
rappresentate da specialisti aderenti al
progetto UCP nella popolazione assistita
vs media aziendale;
4.2.Partecipazione dei medici della UCP a
progetti-obiettivo finalizzati alla definizione
ed attuazione di percorsi assistenziali
condivisi ed integrati tra le varie
professionalità territoriali
5
Appropriatezza ricoveri ospedalieri Riduzione dei ricoveri festivi e prefestivi
degli assistiti UCP vs media aziendale
Il meccanismo di incentivazione legato agli obiettivi di UCP
Agli obiettivi indicati dalla Tabella 1 è legato un sistema di incentivazione che
determina la distribuzione del fondo incentivante disponibile per la sperimentazione
che coinvolge le categorie professionali specificate nella
Tabella 2.
La distribuzione del fondo incentivante, di cui si presenta un’ipotesi nella
Tabella 5, è parametrizzata su due variabili:
la priorità attribuita dall’Azienda agli obiettivi per le singole categorie
professionali (vedi Tabella 3);
la distribuzione effettiva dei medici per singola classe professionale che partecipa al
meccanismo incentivante e che daranno adesione al progetto UCP (MMG, MCA,
Specialisti ambulatoriali)
Il meccanismo così configurato garantisce l’equità della ripartizione del fondo tra gli
obiettivi della sperimentazione UCP, indicando la priorità di impegno professionale
richiesto alle singole categorie professionali e configurando in tal senso il “ruolo”
delle singole categorie nell’ambito della sperimentazione.
Tabella 2: Meccanismo incentivante per le diverse figure professionali coinvolte nel
progetto UCP
MECCANISMO INCENTIVANTE DELLE FIGURE PROFESSIONALI COINVOLTE
NELL’UCP
MMG
Riconoscimento
di una quota fissa
per singolo
paziente in carico
alla UCP gestito
secondo la
modalità
condivisa di
UCP+ Incentivo
riconosciuto a
fronte della
verifica del
raggiungimento
degli obiettivi
pesati (vedi
pesatura degli
obiettivi per
MMG).
MCA
SPECIALISTI AMB.
Riconoscimento di
una quota fissa per
singolo paziente in
carico alla UCP
gestito secondo la
modalità condivisa
di UCP
+ incentivo
riconosciuto a fronte
della verifica del
raggiungimento degli
obiettivi pesati (vedi
pesatura degli obiettivi
per MCA).
Incentivo
riconosciuto a fronte
della verifica del
raggiungimento degli
obiettivi pesati (vedi
pesatura degli
obiettivi per gli
specialisti
ambulatoriali).
INFERMIERI
Riconoscimento di
incentivazioni per
partecipazioni a
progetti condivisi
Tabella 3: Priorità degli obiettivi per singole categorie professionali (determinazione
strategica aziendale)
N.
1
Obiettivi UCP, secondo priorità del
singolo
Implementazione del calendario
incontri di UCP
2 Condivisione dati cartella clinica
sulla popolazione assistita
3 Riduzione utilizzo inappropriato PS
4 Appropriatezza nell’erogazione delle
prestazioni specialistiche
5 Appropriatezza ricoveri ospedalieri
Totale
Peso relativo Peso relativo
Peso
degli obiettivi degli obiettivi
relativo
per MMG
per
degli
SPECIALISTA obiettivi per
AMB.
MCA
10%
10%
10%
35%
20%
10%
30%
10%
0%
70%
30%
0%
15%
100%
0%
100%
50%
100%
Definizione del meccanismo di finanziamento della sperimentazione
Il finanziamento della sperimentazione è garantito dalla definizione di un unico fondo
chiuso, calcolato annualmente sulla base di una stima delle fonti di finanziamento
disponibili (regionali e aziendali alimentato anche da risorse derivanti dal
miglioramento dell'
appropriatezza conseguente alla sperimentazione UCP). Il
meccanismo del fondo chiuso evita il rischio della variabilità in corso d’anno delle
risorse dedicate alla sperimentazione, garantendo trasparenza nella definizione
dell’entità e adeguato finanziamento alla sperimentazione.
Il fondo è calcolato in termini di:
quota fissa per abitante sul territorio oggetto della sperimentazione
parametrizzato su numero degli assistiti dei MMG partecipanti alla sperimentazione
della UCP (da valutare in base al finanziamento regionale), in quanto la sperimentazione è
finalizzata a garantire una migliore risposta al bisogno di continuità assistenziale di tutto il
territorio di riferimento;
dispersione territoriale della popolazione: variabile che riconosce ai territori
meno popolosi l’equità nel finanziamento della sperimentazione (da valutare in base al
finanziamento regionale).
I meccanismi di riparto del fondo chiuso sono attribuiti al 100% in logica target payment
(ovvero, sul raggiungimento degli obiettivi definiti in Tabella 1).
L’Azienda si rimette ad ulteriori decisioni concordate a livello regionale per il finanziamento
della sperimentazione, specificando che in tal caso gli eventuali incentivi di natura “fissa”
non saranno compresi nel fondo chiuso della sperimentazione, ma remunerati con risorse
aggiuntive (fonti regionali ad hoc). Questa condizione garantisce la significatività delle
risorse incentivanti gli obiettivi caratterizzanti la sperimentazione UCP, che nel contesto
empolese – caratterizzato da elevato grado di strutturazione organizzativa della medicina
generale – rappresentano il reale elemento di innovazione di questa sperimentazione.
Stima delle risorse necessarie all’avvio delle sperimentazioni
La tabella che segue sintetizza la valutazione dei costi sorgenti per l’avvio della
sperimentazione UCP. Questa stima rappresenta una informazione per valutare
l’entità delle risorse necessarie all’avvio della sperimentazione.
VOCE DI COSTO
FIGURA
COSTO
PROFESSIONALE UNITARIO
/UCP
DESTINATARIA
VOLUME
STIMA
COSTO
TOTALE
COSTI START UP
Software banca dati condivisa MMG MCA - Specialisti
Software visualizzazione dati Continuità
da database dei MMG da
assistenziale e
parte della continuità
specialistica
assistenziale e degli
specialisti ambulatoriali
Software x gestione dati
Continuità
€ 50 90
€ 7.000 3 punti di
continuità
assistenziale
6 ambulatori
specialistici
€ 800 9 punti di CA
€ 4.500
€ 7.000
€ 7.200
continuità assistenziale e
specialistica
Hardware x continuità
assistenziale e specialistica
assistenziale e
Specialisti
Continuità
assistenziale e
Specialisti
Corso di formazione x medici Continuità
di continuità assistenziale uso assistenziale e
strumenti software
specialisti
Ecografo con sonde
Specialisti
multifunzionali ed altre
tecnologie x esecuzione
esami di 1° livello
e
specialistica
€ 1200 9 punti di CA
e
specialistica
€ 300 50
€ 150.000
10.800
€ 15.000
€ 150.000
TOTALE COSTI START-UP € 194.500
COSTI ANNUALI DI GESTIONE
Gestione banca dati condivisa MMG MCA - Specialisti
Costi di collegamento
MMG
telefonico
Licenza annuale software per
la gestione dati continuità
assistenziale e specialistica
Licenza annuale software
visualizzazione dati da
database dei MMG da parte
della continuità assistenziale
e degli specialisti
ambulatoriali gestione
Affitto e gestione locali presso
strutture UCP o volontariato
per svolgere attività
istituzionali ASL
Incentivazione personale
dipendente
€ 400
90
€ 36.000
€ 200
90
€ 18.000
€ 150
50
€ 7.500
€ 150
50
€ 7.500
Infermieri, Specialisti
al mq €
200
mq 300
€ 60.000
Infermieri Azienda
coinvolti progetto
€ 3.000
27
€ 81.000
Continuità
assistenziale e
specialisti
Continuità
assistenziale e
specialistica
TOTALE COSTI GESTIONE ANNUALE € 210.000
Vedi tabella 1
Fondo per l’incentivazione UCP
Da
stabilire
Forme di informazione ed educazione per la popolazione di riferimento
La popolazione del territorio di riferimento dell’avvio della sperimentazione UCP sarà
adeguatamente informata attraverso:
Informazione (cartelli, avvisi) presso gli ambulatori decentrati dei MMG;
Informazione da parte dei medici aderenti direttamente alla popolazione assistita;
Organizzazione di un incontro a livello comunale - intercomunale dedicato;
Promozione di apposite iniziative di comunicazione aziendali dedicate.
Tali iniziative sono finalizzate all’informazione della popolazione relativamente ai servizi e
alle attività di cui è possibile usufruire presso la sede della UCP, prestandosi al tempo
stesso come momenti di educazione al rapporto della cittadinanza con la UCP,
evidenziando in particolare gli obiettivi e la funzione di questa sperimentazione in
relazione agli altri servizi assistenziali disponibili sul territorio (punti di CA, PS, sedi
di medicine di gruppo, sedi dei servizi distrettuali).
Identificazione del referente dell’UCP
Nell’ambito dell’UCP i medici aderenti nominano tra loro un referente con funzioni di
raccordo e di collegamento organizzativo con la Zona Distretto e il referente aziendale del
progetto.
Ogni UCP dovrà decidere in maniera autonoma ed esplicita le modalità di scelta del
referente, i tempi e la durata della carica giudicati più opportuni e comunicare tale scelta
all’Azienda.
Al Referente è affidata la supervisione del calendario degli incontri di UCP e degli altri
meccanismi di coordinamento interni decisi nell’ambito dell’UCP, oltre ad essere titolare
della funzione di interfaccia con la Zona Distretto e a svolgere la propria attività
professionale come MMG.
In attesa della formale indicazione del nominativo del referente di UCP, il compito viene
affidato al referente di equipe, nel caso che nella UCP confluisca una sola equipe, o ad un
nominativo incaricato dai referenti delle equipe se nella UCP confluiscono più equipe.
Ciascuna componente professionale medica (MMG, PLS, MCA, specialisti ambulatoriali,
operatori infermieristici) individua un proprio delegato per il coordinamento professionale
all’interno della UCP e tra le varie UCP attivate.
Identificazione del referente aziendale del progetto
L’Azienda individua nell’ambito della struttura organizzativa della Zona Distretto un
referente aziendale del progetto UCP, con l’incarico di collaborare alla fase di avvio della
UCP e che costituisca un indispensabile elemento di raccordo tra referente UCP e referenti
delle altre strutture aziendali.
In attesa della formale indicazione del nominativo del Referente Aziendale, tale compito
sarà ricoperto dal Dott.ssa Antonella Tomei, coadiuvato dal Gruppo di coordinamento
della MG (vedi dopo), che supporta il referente aziendale di progetto nella gestione dei
meccanismi di coordinamento della sperimentazione UCP (vedi dopo).
Meccanismi di coordinamento aziendali della sperimentazione
Il Gruppo di coordinamento per la Medicina Generale rappresenta il gruppo di lavoro
aziendale di analisi, valutazione, monitoraggio e coordinamento del rapporto azienda -MG.
La composizione del gruppo prevede:
Membri stabili:
Responsabile DCP
Direttori di Zona Distretto,
Responsabili UO “Organizzazione dei Servizi Sanitari di Base”,
Responsabili UO “Attività distrettuali e Medicina Territoriale”
2 medici di Medicina Generale (uno per zona distretto) nominati dal Comitato Aziendale
Membri di supporto:
Responsabile UO “Farmaceutica Territoriale”
Referente UO “Servizio Epidemiologia e Sistema informativo”
Referenti di altre funzioni aziendali su convocazione del Responsabile DCP
Tra le altre funzioni, il Gruppo di coordinamento aziendale della MG rappresenta il supporto
alla funzione coordinamento del progetto UCP e, in particolare, alla responsabilità di
interfaccia tra referente aziendale e referente di UCP.
Il Gruppo di coordinamento aziendale della MG, integrato in base a bisogni specifici da
membri della altre professionalità presenti nella UCP, elabora il piano operativo del
progetto UCP e monitora l’implementazione del progetto, oltre a valutare i risultati prodotti
secondo uno schema di valutazione concordato con i referenti di UCP. Il Piano operativo
specifica i contenuti, le fasi e i tempi differenziati di attivazione del progetto.
Il referente di UCP e il referente aziendale di progetto UCP concordano un calendario di
incontri a cadenza trimestrale per la valutazione in itinere del progetto UCP e la definizione
di possibili azioni correttive del piano operativo di progetto UCP.
Durata prevista della sperimentazione
La sperimentazione ha durata prevista di 2 anni.
A partire dal secondo anno, in base ai risultati ottenuti, potrà essere valutata la possibilità di
estendere il progetto ad altri unità interessate a perseguire gli obiettivi della
sperimentazione.
Esempio di ripartizione del fondo incentivante
Il fondo viene ripartito in base alla distribuzione dei medici per singola classe professionale.
Nella Tabella 7 è rappresentata una ipotesi di distribuzione dei medici tra le categorie
professionali in una UCP.
Nella Tabella 8 è presentata la ripartizione del fondo risultante considerando la pesatura
degli obiettivi per categoria professionale e la distribuzione ipotizzata in Tabella 7.
Tabella 4: ESEMPIO: Ipotesi di distribuzione dei medici per singola classe
professionale (MMG, MCA, Specialisti ambulatoriali)
UCP ASL 11 Empoli - Ipotesi
% MMG
70
% SPECIALISTi
AMBULATORIALI
6
% MCA
Totale
24
100
Tabella 5: ESEMPIO: Ripartizione del fondo incentivante corrispondente alle priorità
degli obiettivi UCP per singole categorie professionali e in base alla distribuzione dei
medici per singola classe professionale ipotizzata in tabella 4 (MMG, MCA,
Specialisti ambulatoriali)
N.
1
1
2
3
4
5
Obiettivi UCP, fondi
percentuali in base
alla numerosità dei
professionisti e delle
priorità del singolo
professionista
Implementazione del
calendario incontri di
UCP
Condivisione
informazioni sulla
popolazione assistita
Riduzione utilizzo
inappropriato PS
Appropriatezza
nell’erogazione delle
prestazioni
specialistiche
Appropriatezza
ricoveri ospedalieri
Totale
Peso
Peso relativo
Peso
Quota del
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fondo
degli
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degli
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AMB.
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2,40
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21,00
1,80
7,20
7,00
0,60
2,40
10,50
70
0,90
6
3,60
24
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15%
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Allegato 4 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
Progetto: Accordo quadro aziendale Sperimentazione UCP
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segretariale, qualora l'
azienda intenda attribuire al personale infermieristico assunto
direttamente dai MMG nuovi compiti legati a progetti specifici ciò sarà oggetto di
contrattazione con le OOSS in comitato d'
azienda
Allegato 5 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
Progetto Operativo anziani fragili
“Morire giovane il più tardi possibile….”
Sir Richard Doll
L’anziano fragile:
criteri di definizione e proposte per una rilevazione standardizzata
A cura di
Michela Franchini
Coordinatore Epidemiologia ASL 11
Aprile 2006
Introduzione
L’invecchiamento rappresenta un ineluttabile processo fisiologico, ma è ormai ampiamente
dimostrato che il normale decadimento lasciato a se stesso ed associato ad un
atteggiamento di inerzia e di abbandono sociale, diventa un terreno di facile insorgenza di
sindromi involutive vere o pseudo-demenziali.
A questo proposito diviene fondamentale puntualizzare i fattori di rischio sanitarie e sociali
che possono incidere sul normale e fisiologico processo di invecchiamento del singolo e
contrastarne gli effetti con appropriati interventi di prevenzione primaria, ma anche
individuando i primi sintomi di un disagio non ancora manifesto (prevenzione secondaria) o
evitando l’aggravarsi di malattie già stabilizzate o prevenendo ulteriori complicanze o
curando le invalidità conseguenti.
Premessa imprescindibile di questi interventi è l’individuazione della popolazione target a
cui rivolgere le attività di cui sopra, attraverso uno strumento di rilevazione valido e
condiviso da tutti i protagonisti sanitari e sociali che quotidianamente interagiscono con il
soggetto anziano.
Il presente lavoro vuole essere un primo momento di riflessione comune e di indirizzo sui
principi e i criteri di individuazione della popolazione target e di condivisione dello
strumento di rilevazione costruito sulla base delle evidenze epidemiologiche disponibili.
1. Breve rassegna bibliografica sul concetto di fragilità nell’anziano
Nella tabella seguente sono riportati i criteri di fragilità estratti dalla letteratura di settore
degli ultimi venti anni.
Nella definizione della fragilità nell’anziano alcuni autori prediligono criteri esclusivamente
sanitari, mentre, soprattutto la letteratura più recente, sottolinea l’importanza di includere
anche valutazioni sociali e di contesto nell’individuazione della popolazione target.
Autori
Criteri
Fisk AA. 1983
1
Vaupel JW. 1988
Problemi nell’ambito della funzione fisica, della cognitività e
dei supporti sociali di gravità tale da richiedere un intervento
multidisciplinare.
Rischio di mortalità in eccesso rispetto al rischio specifico per
i soggetti della stessa età nella popolazione.
2
Woodhouse WK, et al. 1988
Pannill FC. 1991
3
Età > 65 anni, dipendenza nelle ADL
4
Disabilità associata a più di 3 diagnosi mediche.
Mayer-Oakes SA, et al. 1991
Winograd CH, et al. 1991
Buchner DM, et al. 1992
7
6
5
Soggetti di età superiore a 75 anni con riduzione dello stato
funzionale.
Una delle seguenti condizioni: 1) Ictus cerebrale; 2) Malattia
cronica disabilitante; 3) Episodi confusionali; 4) Disabilità in
una o più ADL; 5) Cadute; 6) Ridotta mobilità; 7)
Incontinenza; 8) Malnutrizione; 9) Farmaci multipli; 10)
Piaghe da decubito; 11) Allettamento prolungato; 12) Uso di
mezzi di contenzione; 13) Problemi sensoriali; 14) Problemi
socio-economici o familiari.
Riduzione della riserva fisiologica nei sistemi di controllo
neurologico, nella performance fisica e nel metabolismo
energetico. Tale condizione è associata ad un elevato rischio
di disabilità.
8
Schulz R, et al. 1993
Bortz WM. 1993
Discrepanza tra le richieste ambientali, i supporti sociali, e la
capacità fisica e cognitiva del soggetto.
9
Disarmonia organismo-ambiente. Ciò causa una rottura nel
ciclo stimolo->reazione-crescita->incremento della
competenza funzionale
->miglioramento della risposta allo stimolo.
Ory MG, et al. 1993
Creditor MC. 1993
Boaz RF. 1994
10
Grave compromissione della forza, della mobilità,
dell’equilibrio e della resistenza.
11
Riduzione della forza muscolare e della capacità aerobica,
instabilità vasomotoria, demineralizzazione ossea, riduzione
della ventilazione polmonare, alterazioni del sensorio,
incontinenza, appetito, riduzione della sete.
12
Disabilità secondaria ad un episodio acuto e mancato
recupero entro tre mesi.
Rockwood K, et al. 1994
14
Mulrow CD, et al. 1994
15
Evans LK, et al. 1995
Brown I, et al. 1995
16
Gloth FM, et al. 1995
17
Sager MA, et al. 1996
18
19
20
Residenti in « Nursing Home » e dipendenti in almeno 2 ADL
Età superiore a 65 anni con problemi medici complessi, che
vivono ancora al loro domicilio e necessitano di servizi
multipli, inclusa la riabilitazione.
Età > 65 anni, istituzionalizzazione, comorbilità.
Incapacità di svolgere importanti funzioni fisiche e sociali in
relazione alla domanda ambientale.
In pazienti ospedalizzati: Età avanzata, basso score al
MMSE, e disabilità nelle IADL prima della ammissione.
Età superiore a 65 anni, instabili da un punto di vista medico,
con limitazioni funzionali di insorgenza recente, o sindromi
geriatriche potenzialmente reversibili.
Grunfeld E, et al. 1997
Maly RC, et al. 1997
Dipendenza nelle ADL, istituzionalizzazione. I meccanismi
che tendono a conservare la salute e quelli che tendono ad
alterarla sono in equilibrio reciproco precario. Conseguenze:
rapido deterioramento funzionale ed elevato rischio di morte.
Riduzione della capacità di svolgere le attività pratiche e
gestire i rapporti sociali nella vita quotidiana.
Raphael D, et al. 1995
Siu AL, et al. 1996
13
21
22
Demenza o condizioni terminali.
Depressione, incontinenza urinaria, cadute, compromissione
funzionale.
Brody KK, et al. 1997 23
Età avanzata, condizioni di salute che ostacolano il normale
svolgimento delle ADL, bisogno di aiuto nelle pulizie
personali e nella gestione dei farmaci.
Campbell AJ & Buchner DM
1997 24
Perdita della capacità di resistere a stress esterni minori
Carlson M, et al. 1998
25
Riduzione della capacità funzionale nel corso di un episodio
di ospedalizzazione (FIM).
Chandler JM, et al. 1998
26
Payette H, et al. 1999, 2000
Fattori che ostacolano l’efficacia di interventi volti a migliorare
la forza muscolare.
27-
Perdita di peso recente
28
Gagnon AJ, et al. 1999
Chin APM, et al. 1999
Walston J, et al. 1999
29
30
Ridotta mobilità associata ad una delle 3 seguenti condizioni:
1) Ridotto introito energetico; 2) Riduzione del peso
corporeo; 3) Basso indice di massa corporea (IMC).
31
Disfunzioni neuroendocrine, degli ormoni sessuali e del GH,
e del sistema immunitario che nel loro insieme determinano
una accelerazione del catabolismo muscolare. Questa
condizione può essere aggravata da una riduzione
dell’apporto calorico.
Pressley JC, et al. 1999
Wieland D, et al. 2000
Soggetti di età > 70 anni, dimessi da un pronto soccorso, a
rischio per reospedalizzazioni multiple.
32
33
Deterioramento cognitivo, incontinenza e disabilità nelle ADL.
Rockwood K, et al. 2000 34
Roubenoff R, et al. 2000
Età avanzata, sesso femminile, razza non bianca, livello di
scolarità, comorbilità, riduzione della capacità fisica.
35
Rischio di outcome avversi dovuto ad instabilità della
omeostasi fisiologica.
Riduzione della massa e della forza muscolare
Fried LP et al 2001 36
Misurazione delle quattro componenti che garantiscono la
interazione del soggetto con il contesto:
funzioni muscoloscheletriche (forza della presa,
posizione seduta)
capacità aerobica (sub-maximal treadmill, camminata
di 6 minuti)
funzioni neurologiche integrative e cognitive (MiniMental state, test dell’equilibrio statico)
riserve nutrizionali (BMI, area muscolare del braccio)
Woo J et al. 2005 37
ruolo significativo dell’occupazione, di uno stipendio
inadeguato, dello scarso esercizio fisico, della mancanza di
una rete di vicinato, della mancata partecipazione ad attività
di comunità o religiose sul livello medio di fragilità, misurato
attraverso un questionario di 62 items
2. I criteri di definizione della fragilità
Alla luce di questa breve rassegna l’ anziano fragile può essere definito come:
soggetto in età avanzata o molto avanzata, cronicamente affetto da patologie
multiple, con stato di salute instabile, frequentemente disabile, in cui gli effetti
dell’invecchiamento e delle malattie sono spesso complicati da problematiche di tipo
socio-economico.
La fragilità non deve, però, essere considerata come sinonimo di comorbidità o disabilità: la
comorbidità rappresenta un fattore di rischio per la fragilità mentre la disabilità ne
rappresenta un outcome 36
La letteratura più recente enfatizza il concetto di fragilità come risultato multi-dimensionale
di una serie di fattori fisici, fisiologici, sociali e di contesto:
• dal punto di vista fisico e fisiologico 24 la fragilità può essere definita dando una
misura alle quattro componenti che garantiscono l’interazione del soggetto con il suo
contesto di vita ovvero:
1) funzioni muscoloscheletriche (forza della presa, posizione seduta)
2) capacità aerobica (sub-maximal treadmill, camminata di 6 minuti)
3) funzioni neurologiche integrative e cognitive (Mini-Mental state, test dell’equilibrio
statico)
4) riserve nutrizionali (BMI, area muscolare del braccio)
5) età avanzata (oltre 75 anni)38
• dal punto di vista socio-economico37 i fattori di rischio che determinano un
innalzamento del livello di fragilità sono identificati in:
1) basso livello economico
2) bassa scolarità
3) occupazione inadeguata
• in termini di relazioni con il contesto37 vengono indicati come fattori di rischio per la
fragilità:
1) il vivere soli38
2) la perdita del coniuge negli ultimi 6 mesi38
3) lo scarso contatto con i parenti37
4) l’assenza di una rete di vicinato37
5) la mancanza di attività sociali (attività religiose o di comunità) 37
Secondo questi criteri l’insorgenza dello stato di fragilità risulta essere un percorso
multistep in cui si riconosce una fase “a rischio di fragilità” (rischio pari a 2.63 volte
maggiore rispetto a condizioni baseline di salute nell’anziano). Questa fase intermedia
viene identificata dalla presenza di 1 o 2 criteri di decadimento fisico o fisiologico (perdita di
peso non intenzionale, spossatezza autodichiarata dal soggetto, riduzione della forza della
presa, riduzione della velocità della camminata e riduzione dell’attività fisica)36.
Quindi, sebbene gli studi concordino sul fatto che i soggetti a maggior rischio di fragilità
siano quelli al di sopra dei 75 anni, a causa di un fisiologico decadimento fisico,
dell’aggravarsi dello stato di isolamento, del peggioramento delle condizioni socioeconomiche e delle abitudini alimentari, esiste comunque la possibilità di prevenire o
ritardare l’insorgenza della condizione di fragilità promuovendo interventi nelle classi di età
fra i 65 e 74 anni.
3. Proposta di una scheda di rilevazione
Nella costruzione della scheda seguente sono stati considerati alcuni aspetti della fragilità
già esplicitati nella “Scheda Raccolta dati per i MMG” predisposta dall’ARS nell’ambito della
Sorveglianza Attiva nei confronti degli anziani nel periodo estivo (D.G.R.T. n.267 del 2005).
Lo strumento proposto, pur nel rispetto dei criteri già adottati, è stato semplificato nella
forma per rendere più agevole e veloce il lavoro di monitoraggio dei MMG.
Tale strumento dovrebbe consentire di individuare, su indicazione dei MMG, un primo
gruppo target di anziani a rischio sui quali raccogliere ulteriori informazioni di carattere
sociale e di contesto attraverso la collaborazione dei servizi sociali comunali/ASL e del
terzo settore.
Il progetto operativo di rilevazione e monitoraggio della fragilità dell’anziano è riportato per
esteso
nell’allegato
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progetto operativo
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ritenuti fragili e, dall’altro, per effettuare un controllo
incrociato dell’attendibilità dell’informazione ottenuta.
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Nome e Cognome del Medico di Medicina Generale
Nome e Cognome Utente
Data rilevazione
Codice fiscale dell’utente
Sesso
(obbligatorio in caso di fragilità conclamata)
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M
Età
Livello di istruzione
Stato civile
Invalidità
SI
Tipo di invalidità
NO
Fragilità GIUDIZIO DEL MEDICO
Non presenza fragilità (se fragilità non presente non compilare parte successiva)
Soggetto fragile con rete familiare solida
Soggetto fragile con rete familiare fragile ma non ancora bisognoso di aiuto
Soggetto fragile già in carico ai servizi (ADI, etc.)
Soggetto fragile bisognoso di intervento immediato data la fragilità della rete familiare
Soggetto fragile ma per il quale la famiglia non desidera alcun intervento
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Nessuna delle seguenti
Vestirsi
Fare il bagno
Mangiare
Camminare
Salire/scendere
Chinarsi
Coricarsi
Sedersi
Sentire
Vedere
Parlare
Condizioni Abitative
Casa isolata
Buone
Mancanza ascensore
Abitazione fatiscente
Vive in famiglia critica
Vive solo
Vicini e/o volontari
Badante
Rete familiare
Assiste familiare bisognoso
Vive in famiglia idonea
Familiari che vivono vicini
Rete sociale
Non presente
Tipo bisogno
Assistenziale
Nessuno
Economico
Sanitario
Intensità del bisogno assistenziale
Aiuto saltuario
Assegno di accompagnamento
Attualmente non necessario
Aiuto quotidiano
SI
Non può vivere da solo
NO
Lista problemi
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Diminuzione delle funzioni muscolo scheletriche (forza della
presa, posizione seduta)
Deficit cognitivo
Diminuzione delle riserve nutrizionali (BMI)
Ulcera da decubito
Deficit del visus
Sordità
Malattie cardiovascolari invalidanti
Malattie cerebrovascolari invalidanti
Malattie respiratorie invalidanti
Forme tumorali che influiscono sulle normali attività
quotidiane
Depressione
Alcolismo
Patologie psichiatriche comportamentali (ansia, agitazione,
psicosi)
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Da concordare in forma definitiva in base alle proposte formulate
sui Tavoli di lavoro della SdS Valdarno inferiore e SdS di Empoli
Allegato 6 – Programma operativo 2006 SdS di Empoli
Progetto operativo galassia immigrati
I processi migratori rappresentano ormai una componente stabile della nostra società.
La sempre maggiore caratterizzazione multiculturale delle società occidentali fa sorgere
anche nel campo socio-sanitario una riflessione sui fattori che influenzano l’accesso e la
partecipazione del cittadino straniero al sistema socio-sanitario. In questo contesto
comincia a farsi largo una discussione critica sulle modalità di intervento degli operatori,
sulle necessità di impostare campagne comunicative efficaci in relazione al progressivo
sviluppo di domande di salute finora ignorate, a tipologie di utenza nuove che esigono
peraltro trasformazioni organizzative.
Una riflessione che si impone oggi più che mai di fronte all’opportunità offerta dal percorso
di costruzione della Società della Salute.
•
•
•
Cercando di approfondire in merito alla questione dell’accesso ai servizi socio-sanitari
da parte del cittadino straniero emerge un forte condizionamento da parte di una
molteplicità di fattori: culturali, giuridici, psicologici. Un ruolo pregnante assumono, inoltre, il
grado di integrazione nel paese ospite, la condizione sociale, il livello di istruzione, la
conoscenza della lingua, l'
eventuale stato di clandestinità e, per quanto riguarda i servizi di
carattere sanitario, la fiducia nella medicina occidentale.
Oltre a queste variabili, altri indicatori agiscono sull'
utilizzo dei servizi. Si tratta di indicatori
legati alla storia dell'
individuo migrante quali, ad esempio:
l'
età, rappresentata, fino a qualche anno fa, generalmente dall'
età produttiva adulta ma che
può interessare, in alcuni casi, le fasce più estreme (bambini e anziani);
il sesso, con una predominanza di quello maschile su quello femminile;
la qualità dello status di migrante, inteso non solo come tempo di permanenza, ma
soprattutto come capacità/possibilità di inserimento nella nuova società, in termini di
apprendimento della lingua, di processo lavorativo, di stabilizzazione del nucleo familiare.
Infine, una particolare attenzione deve essere rivolta ai sintomi ed alla percezione del
dolore indicati come elementi centrali su cui si basa il ricorso ai servizi sanitari.
Da quanto detto, dall’analisi della letteratura esistente sul tema e dalle riflessioni sulle
esperienze fin qui elaborate (all’interno, ad esempio, del percorso fatto in questi anni
dall’Accordo di Programma per i Migranti) emerge la consapevolezza di come questa
tematica non possa essere affrontata attraverso un tipo di logica volta alla separatezza e
alla funzionalità: ad ogni problema una risposta specialistica, ad ogni problema un servizio.
Questo modo di pensare e di agire le risposte provoca autoreferenzialità nelle stesse, e
dunque isolamento e parzialità. I processi migratori sollecitano tutte le componenti del
nostro sistema sociale, ed è attraverso un'integrazione delle componenti che vanno
costruite delle strategie di azione e risposta al fine di contrastare le eventuali
disuguaglianze che si generano ai diversi livelli organizzativi.
Le principali problematiche emerse nel corso della discussione al Tavolo di
Coordinamento Immigrazione della Società della Salute in merito alla fruizione dei servizi
sanitari possono essere così sintetizzate:
- Difficoltà di comunicazione interna alle strutture ed esterna di pubblicizzazione e
informazioni sui servizi esistenti.
- Difficoltà di carattere linguistico e culturale tra medico/operatore e pazienti (per esempio
nella ricostruzione dell’anamnesi, nella comunicazione della diagnosi, della prognosi, della
prescrizione e posologia, possibile atteggiamento di attribuzione di patologie esotiche al
paziente o al contrario “scetticismo sanitario”, cioè mancanza di fiducia nel buon esito della
relazione e della cura);
- Difficoltà relative alla presenza e al ruolo della famiglia e del gruppo di appartenenza nella
gestione della relazione terapeutica (nel caso delle donne arabe vi è in alcuni casi un
accompagnatore – marito, fratello – che può rendere meno fluida e diretta la relazione
medico/paziente);
- Difficoltà che riguardano la scarsa conoscenza della realtà sanitaria italiana e delle
iniziative di promozione della salute da parte del cittadino straniero (ad es. modalità
generali di accesso, sue regole interne, tipologia delle prestazioni offerte, normativa che
garantisce l’accesso anche agli irregolari, conoscenza da parte degli immigrati dei propri
diritti in quanto pazienti; richiesta da parte di pazienti immigrate di non operare interventi
terapeutici senza il consenso del marito; scontro con logiche legali, ad esempio il rimborso
da parte del paese di provenienza nel caso di trapianti d’urgenza, ricorso a particolari tipi di
interventi per scarsa conoscenza e familiarità con le modalità di prevenzione; interruzione
di cicli di vaccinazione propedeutici alla conclamazione di alcuni tipi di malattie);
- Difficoltà relative all’inadeguata competenza del personale sanitario a rapportarsi con
l’utenza straniera (che si rivela ad esempio nell’ignoranza della normativa vigente relativa
al diritto alla salute per i pazienti migranti regolari o irregolari; nella non conoscenza dei
“fattori di rischio della migrazione” – malattie d’importazione, fallimento del progetto
migratorio, cattiva alimentazione, precarietà lavorativa e abitativa; in atteggiamenti
pregiudizialmente difensivi e/o vessatori);
Per tentare di costruire un modello sinergico tra le varie strutture e diversi operatori che
gravitano all’interno della Società della Salute in relazione al tema dell’immigrazione si
ipotizzano le seguenti azioni:
A)
un percorso di formazione, aggiornamento, mappatura e conoscenza del contesto in
merito ai processi migratori rivolto agli operatori e ai responsabili dei servizi del territorio;
B)
un progetto volto al potenziamento della comunicazione (principalmente attraverso un
maggior impiego dell’interpretariato e della mediazione culturale).
A)
In relazione a questo aspetto di tipo conoscitivo è stato avviato con l’Agenzia per lo
Sviluppo Empolese- Valdelsa un percorso di coordinamento territoriale sulle tematiche
legate all’immigrazione, tra i diversi enti presenti sul territorio, che ha portato alla
progettazione condivisa di un articolato progetto di formazione/mappatura/cantiere di
medio-lunga durata. Questa serie di attività avrà inizio a partire da Settembre 2006 (per
concludersi l’anno successivo) e rappresenta un’importante occasione, anche per la
costituzione della Società della Salute, di intraprendere un percorso di conoscenza e
approfondimento sul tema nonché l’opportunità di creare integrazione e di stabilire relazioni
tra le diverse realtà dei servizi socio-sanitari presenti sul territorio che interagiscono con la
cittadinanza straniera.
In questo percorso inoltre è prevista la pianificazione di momenti di raccordo e confronto
(“Cantiere”) rivolti ai responsabili dei vari enti locali e territoriali con il supporto di un
facilitatore al fine di costruire modalità di coordinamento permanenti, condividere strategie
per dare continuità ai percorsi di aggiornamento, elaborare strumenti condivisi di
semplificazione delle procedure, di conoscenza dei bisogni e di comunicazione con la
cittadinanza straniera.
Anche se il percorso illustrato ha una tempistica diversa dalle esigenze di programmazione
e azione della Società della Salute si ritiene opportuno, data la delicata situazione emersa
a carico dei Medici di Medicina Generale in relazione all’utenza straniera nel corso delle
riunioni del tavolo di coordinamento sull’Immigrazione della Società della Salute, di inserire
i Medici responsabili di Distretto sia nel percorso di Formazione che in quello
denominato “Cantiere” rivolto ai responsabili.
Inoltre tenuto conto che si tratta comunque di un percorso integrato voluto da e costruito
per gli enti locali si ritiene opportuno iniziare a creare le condizioni per progettare un
percorso simile ma maggiormente calibrato sulle necessità formative, di
aggiornamento e di coordinamento delle strutture sanitarie in merito al tema
immigrazione.
Poiché, come abbiano visto, la salute non può essere intesa come il risultato delle cure
mediche, ma di vari elementi strettamente connessi tra loro quali la biografia della persona,
la struttura sociale, la cultura ed il paese di provenienza, la posizione sociale, l’esposizione
a fattori di rischio o di protezione, diventa fondamentale fornire al personale sanitario e
amministrativo delle strutture socio-sanitarie dei percorsi di formazione
multidisciplinari. Dei cicli di lezioni e seminari volti non soltanto all’approfondimento della
normativa vigente, all’analisi dei processi migratori ma in grado anche di consentire
l’acquisizione di conoscenze necessarie a gestire al meglio la relazione terapeutica.
B)
Vista la necessità per la programmazione inerente il Piano di Lavoro della Società della
Salute di ipotizzare dei progetti a breve termine e considerato che il fattore di criticità
maggiormente rilevato nel corso delle riunioni di questo tavolo è stato quello relativo alle
difficoltà inerenti la comunicazione interna alle strutture sanitarie ed esterna rivolta ai
cittadini stranieri, si propone la realizzazione delle seguenti attività:
Fase ‘del farsi conoscere’: attraverso la
•
predisposizione di materiale informativo stampato e tradotto in diverse
lingue per spiegare e rendere chiari i criteri di accesso e fruizione ai servizi sanitari
esistenti da rendere disponibile in ogni struttura/ambulatorio, esplicitando la possibilità di
poter usufruire in particolari orari del mediatore culturale.
•
Predisposizione di segnaletica e cartellonistica tradotta in alcune lingue per
l’orientamento dei pazienti nelle strutture sanitarie.
•
Istituzione di un numero verde per avere informazioni in diverse lingue sui
servizi esistenti.
Fase ‘dell’attenzione alla diversità’: vi è la necessità di rendere sempre più le
strutture di erogazione dei servizi veri e propri centri di ascolto, a tal fine si prevede un
potenziamento delle modalità e dei tempi di impiego della figura del mediatore
culturale all’interno dei Consultori, negli Ospedali, ma soprattutto negli ambulatori dei
Medici di Medicina Generale (dove ancora non è previsto). L’idea è quella di creare un
sistema integrato unico a livello territoriale del servizio di interpretariato e di mediazione
culturale in grado di coprire le esigenze dei diversi enti locali e sanitari presenti sul
territorio.
•
•
•
•
•
Fase ‘della progettazione di nuovi modelli operativi’: creare un gruppo di lavoro
composto da responsabili delle strutture sanitarie e referenti MMG, Responsabili della
Formazione nell’azienda AUSL, Accordo di programma, Società della Salute, ASEV –
Centro Interculturale, associazionismo italiano e straniero, Consulta degli Stranieri e i
mediatori culturali che si ponga come obiettivi:
Di rilevare le criticità incontrate dagli operatori in modo da predisporre
suggerimenti per percorsi formativi; si può ipotizzare di individuare per la fine dell’anno in
corso una serie di temi per i percorsi formativi rivolti agli operatori delle strutture sociosanitarie;
Di analizzare e monitorare i bisogni dell’utenza straniera attraverso una
rilevazione dati periodica dagli archivi a disposizione e la predisposizione di indagini
specifiche per la lettura della domanda avanzata, legata alla percezione dei bisogni;
Di prevedere elementi di pianificazione dei servizi: flessibilità degli orari,
sperimentazione di nuovi percorsi in base alle verifiche dei bisogni, impiego della
mediazione, nuove modalità di progettazione dell’informazione, della comunicazione e della
promozione
Di studiare le strategie di attivazione di percorsi efficaci di ricaduta delle
informazioni all’interno delle diverse strutture interessate (mailing-list, bacheche,
materiali divulgativi, percorsi di formazione).
Di favorire il lavoro di rete tra le strutture sanitarie e tra le diverse
istituzioni/enti presenti sul territorio.
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Allegato 1 - Società della Salute Valdarno Inferiore