- Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 ROMA marzo 1968 ANNO XVI - N. 3 Spedizione in abbonamento postale Gruppo III - - O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE Responsabilità I T A L I A N A PER I L C O N S I G L I O I diadochi senza bussola L'Italia è entrata nella C o m u n i t à EuroC i troviamo in Italia alla vigilia d i u n a competizione elettorale per i l r i n n o v o del pea i n seguito a u n a decisione politica, n o n Parlamento in un m o m e n t o , in c u i t u t t a la solo coraggiosa, m a temeraria, ed il m e r i t o macchina dello S t a t o nazionale, le sue isti- n e v a dato, senza alcun dubbio, a De G a tunoni democratiche, i suoi rapporti con le speri e a S f o r z a . L a decisione di D e G a comunità territoriali e funzionali e diretta- speri, d i aaooglilere l'appello di Robert S c h u m e n t e coi cittadini sono oggetto d i appas- m a n del 9 maggio 1950, n o n f u , naturalsionate discussioni, n o n d i rado improntate m e n t e , un colpo di testa n é un a t t o isolato alla critica severa, ai pessimismo o addirit- e solitario. B s a f u anche il f r u t t o di u n a t u r a alla protesta contro l'intero sistema. situazione obbiettiva nella q u a l e si t r o v a v a Assistiamo, specie da parte della gioventù, l'Italia e della scelta d i civiltà c h e essa a posizioni contrastanti e spesso contraddia v e v a compiuto, del suo bisogno d i reinsetorie, particolarmente se prendiamo situa- rirsi e f f i c a c e m e n t e n e l m o n d o democratico, zioni ambientali, classi, ceti diversi. Da un nonché della pressione c h e v e n i v a dal « baslato è al centro dell'attenzione d i n o i tutti sio W per n o n d i r e dalla base, e cioè dai u n a protesta degli studenti t u t t o s o m m a t o federalisti che, anche durante l a clandestiassai varia e complessa, che v a dalla richienità o l'esilio, a v e v a n o concepito questa sosta irruenta d i un adeguamento, troppo a luzione rivoluzionaria ai m a l i europei. V a lungo atteso, della scuola al m o n d o moderperò ricordato che ltaluni f r a questi stessi n o e a i suoi rapporti d i convivenza, t e n - federalicti f u r o n o allora ostili alla soludenti o v u n q u e a forme egualitarie, sino alla zione concreta alla quale l'Italia a v e v a dato radicale contestazione d i t u t t o i l complesso l a sua adesione e ciò perché considerarono d i sistemi sociali e politici in cui è artico- il sistema istituzion:ile t r o p p o limitato nel lato l'occidente, n o n solo democratico. A c - s u o contenuto e t r o p p o debole nella sua canto alla ( p e r ora) più clamorosa protesta forma. I1 t e m p o h a d a t o loro t o r t o e rastudentesca c'è quella d i nuclei d i giovani gione. T o r t o perché è e v i d e n t e c h e n o n era lavoratori e quella di giovani residenti nelle possibile andare più l o n t a n o partendo, coperiferie cittadine e in altre zone calde W me si partiva, da un'azione d i governi (ci06 degli aggregati urbani. Dall'altro lato con- senza disporre d i u n a forza d'urto popolare statiamo u n a rapida integrazione d i parte mobilitabile s u i tiemi europei: un Dutschke rilevante delle giovani generazioni in una europeista, peir esempio). Ragione, perché è società del benessere, ricca d i abbondanti, altrettanto chiaro c h e l'integrazione econodisordinati e talvolta superflui frutti m a t e m i c a n e l quadro attuale n o n solo n o n faciriali - che n o n d i rado, per altro, lascia lita il passaggio all'integrazione politica scoperte sacche d i crudele miseria -, ma - anche s e n e r e n d e più acuto il bisogno priva d i robuste m è t e ideali nel campo della m a permette d i fare della C o m u n i t à e delv i t a associata: quindi f u g a dalla politica, le s u e deboli istituzioni u n o s t r u m e n t o per d i f f u s o qualunquismo. L'equilibrio del terrore condiziona, sullo s f o n d o e spesso in- l'istituzione d i un'e;gemonia sul continente consciamente, il senso del precario che al- europeo da parte d i chi h a più f i l o al proberga nelle coscienze e la guerriglia liber- prio telaio: oggi d e Gaulle domani qualcun altro (perché n o la G r a n Bretagna?), e ciò (continua a p a g . 1 7 ) m e n t r e la C o m u n i t à doveva precisamente - on. Francesco De Vita i 2 giugno 1961 sen. Mario Zotta i 21 febbraio 1963 DEI C O M U N I D ' E U R O P A sen. Amor Tartufoli i 11 maggio 1963 sen. Daniele Turani i 24 aprile 1964 segnare l a f i n e d i ogni possibile sogno egemonico. L a scelta di De Gasperi f u l a scelta del popolo italiano: per l'Europa contro i m i raggi afro-medio-orientali; per la libertà degli scambi contro l'autarchia; per l a concorrenza contro il corporativismo; per la pace e f f e t t i v a contro l a guerra verbale. S i può d a t a l u n o obiettare c h e f u scelta u n a E b o p a « liberale » anziché un'Europa sociale e, per dir t u t t o « progressista », m a q u i il disclorso si allungherebbe smisuratamente. N o n è d e t t o c h e scegliendo 1'Europa si scegliesse anche i l libelismo o il liberalismo. Si imboccò sul piano economico, l a strada più facile, o ritenuta più facile e c h e senza dubbio o f f r i v a l e maggiori possibilità d i s f r u t t a r e l e energie individuali più diverse in un'opera di ricostruzione c h e richiedeva soprattutto i n v e n t i v a , audacia e rischio. L'idea f u : f a r e l'Europa e poi vedere c o m e l'avrebbero configurata l e f o r z e sociali in presenza. I n questo senso l'Europa fu u n a scelta popolare e il m o n d o imprenditoriale italiano d a parte sua l'accettò senza t a n t e storie anche s e piuttosto superficialmente. Questo anche perché l a maggior parte delle decisioni e degli i m p e gni sul piano europeo f u r o n o assunti coraggiosamente al livello di un gruppo d i capaci e audaci funzionari, spalleggiati da alcuni parlamentari e u o m i n i d i G o v e r n o il c u i m e r i t o maggiore f u quello d i accett a r e più c h e d i partecipare W . N e risultò c h e al livello governativo c o m e a quello dell'opinione pubblica - e f a t t a eccezione per i settori militanti - n o n fu m a l veram e n t e compreso i l significato colzcrcsto del processo integrativo e l e implicazioni c h e esso avrebbe comportato i n ogni a t t o d i politica interna od estera. L ' a w i c e n d a m e n t o al potere d i u o m i n i politici c h e n o n avev a n o n e p p u r e v i s s u t o la fase iniziale ag- o n Gaetano Martiio t 21 luglio 1967 sen. Granzotto Basso t 24 luglio 1967 COMUNI D'EUROPA gravò sensibilmente la situazione. Lo si vide d'altronde dal modo oltraggioso con il quale fu messo alla porta l'ingegner Giacchero, membro italiano dell'Alta Autorità della CECA, il giorno in cui l'Italia rivendicò la presidenza di quel collegio. Giacchero, federalista di sempre, aveva avuto il torto di difendere il trattato talvolta anche nei confronti del suo stesso governo... Queste sono d'altronde le cose che si debbono ricordare quando si voglia dare una immagine complessiva ed un giudizio politico d'insieme del modo con il quale 1'Italia h a adempiuto ai doveri che le sono stati imposti dai trattati europei, ed ha fatto onorc. alla propria firma. Di proposito parlo dell'Italia, cioè della Nazione e non solo del Governo, o del Parlamento o di questo o quell'organo dello Sttito. Non c'è dubbio infatti che, come si è già detto, i ceti imprenditoriali si sono messi, nella loro maggioranza, al ritmo eurapeo; lo hanno fatto spesso poco aiutati dalla conoscenza dei m~mcanismi,ciò che h a provocato u inadempienze. tecniche. Non c'è dubbio per contro che partiti e sindacati sono apparsi largamente inadempienti. Essi hanno rapidamente appreso il vocabolario europeista e conoscono le vie che conducono a Bruxelles o a Lussemburgo, ma non si sono impegnati politicamente e tecnicamente, come sarebbe stato necessario s e avessero p e s o alla Lettera gli artiooli i n t r d u t tivi dei Trattati europei. Quanto al Parlamento italiano, è meglio non parlarne. Esso non sembra essersi neppur reso conto della scandalosa gravità delìa situazione nella quale ha lasciato la sua propria rappresentanza nei Parlamento huropea e non ha trovato di meglio che dichiarare, per bocca di uno dei suoi membri, che il rinnovo di detta rappresentanza era u un problema di governo». I1 che è u n raro esempio di dimissione volontaria dall'esercizio delle prerogative parlamentari! E veniamo al Governo. Senza dubbio, è al Governo che spetta la responsabilità dell'applicazione degli atti dello Stato e quindi dei trattati. Ed è al Governo che risale la responsabilità di elaborare e di applicare una politica conforme a tali atti. Inadempienze ed infraziolni non vanno quindi considerate unicamente nei loro aspetti giuridici e tecnici. &se sono gravi e da condannare quando corrispondono a u n preciso disegno politico o a una dottrina, quando cioè si traducono in una volontaria violazione della priorità del diritto comunitario. Negli altri casi la loro gravità può essere più o meno grande secondo l'importanza del caso particolare o del settore nel quale si è verificata la violazione, o nel fatto che la violazione stessa non è altro che il risultato di una inefficienza gencralizzata delle strutture dello Stato. Ma, ripetiamo, c'è inadempienza e responsabilità dello Stato quando si colnduce una politica che non favorisce o peggio che impedisce la realizzazione degli obiettivi, espliciti e impliciti, dei trattati. Gravi inadempienze si possono rimpraverare a tutti i Governi. Nessuno si meraviglierà se mettiamo la Francia in prima linea, anche se formalmente la sua burocrazia riesca sovente ad apparire più « osservante > delle altre (notiamo che al livello della burocrazia nazionale non è azzardato dire che si trova sovente a Pa- rigi una volontà europeista in manifesta contraddizione con gli orientamenti governativi). Rendendo impossibile l'applicazion e del comma 3 dell'articolo 138 del Trattato CEE, sull'elezione del Parlamento a suffragio diretto, quella dell'articolo 201 sulle risorse proprie della Comunità, dichiarando esplicitamente di non voler applicare l e disposizioni dell'articolo 148 sul voto a maggioranza, asentandosi p w vaxi m w i dalle deliberazimi comuni e violando così l'articolo 5 del Trattato, la Francia ha commesso delle inadempienze gravi. Ci asteniamo dal citare quelle di natura tecnica (compresa quella consistente a sottoporre a e ratifica » del Consiglio di Gabinetto nazionale l e decisioni prese dal Consiglio comunitario, che invece hanno una validita autonoma), molte delle quali non sono frutto di errore o di divergenza tecnica, ma mirano a riservare allo stato nazionale l e decisimi finali. D'altra parte la Germania, esigendo, per esempio, di sottoporre previamente al voto del Bundestag decisioni comunitarie, o accettando sistematicamente di regolare in negoziati bihaterali i problemi comunitari che debbono essere oggetto d~ deliberazioni a sei, viola anch'essa, in modo continuativo, i Trattati. I1 fatto che altri commettano infrazioni gravi non può tuttavia servire di consolazione. Anzi, è aggravato perché non opponendosi a codeste violazioni il governo italiano se ne rende complice. La mancanza di una politica coerente e soprattutto di una continuità di pensiero politico e di azione diplomatica è la maggiore inadempienza da rimproverare al governo italiano. La prova la si ritrova nei fatti stessi e nella situazione nella quale è attualmente la Comunità. Ci sono stati naturalmente atti positivi, e degni di lode, ma essi sono rimasti come a mezz'aria, senza ci& un seguito concreto, sicché sul piano internazionale e comunitario ci si è abi-. tuati a considerarli come mosse fatte in vista di altri fini (accreditandoci di un machiavellismo che noil f a che rendere più penosa la nostra situazione), e quindi da non prendersi sul serici per se stessi (come è accaduto per il recente e pur commendevole piano italiano tendente a risolvere il prob~lemadei rapporti ctm la Gran Brdagna). L e liste delle inadempienze, nei vari settori, sono lunghe e perfino fastidiose. Ci limiteremo a sottolineare la portata e il significato che esse hanno, di per s e e nell'insieme. Prendiamo anzitutto in considerazione il caso della ~appresentanzaparlamentare italiana. Si tratta di un fatto scandaloso. Non si tratta tanto di stabilire s e i comunisti debbano o no essere rappresentati nei Parlamento eui-opeo, anche s e sembra ovvio che la risposta debba esscrc positiva. Anche il Parlamento francese non designa comunisti, e esiste un problema obbiettivo posto dal fatto che il partito comunista è vietato in Germania e che I'entrata di comunisti solleverebbe certi problemi nelle altre Assemblee europee come per esempio in quella dell'UE0 che controlla un organismo militare. Ma, ripetiamo, il problema non è questo, ma quello di dare alla rappl-esentanza italiana una validità e un'efficacia che essa non ha più da vari anni. Data la ignoranza che già circonda l e cose italiane, aggravata dal gergo misterioso dei nostri commentatori marzo 1968 politici, diventa facile confondere la rappresentanza italiana presente al Parlament o europeo con il Parlamento italiano, o con il governo, o addirittura con il paese. La responsabilità di questa situazione è evidentemente, e in primo luogo, della Democrazia cristiana, che non h a avuto il coraggio di affrontare quando era tempo questo problema e che indica quale divario esista fra liriche affermazioni europeistiche e decisioni politiche ancorché di portata relativamiente limitata. Si tratta soprattutto di scarsa sensibilità per non dire di dispregio per l'istituzione parlamentare europea la quale, s e già h a scarsi poteri, intanto ha una influenza in quanto può godere di un certo prestigio, che non può venirgli che dalla statura degli uomini che vi convengono e del conto che n e fanno i Governi. Tanto più grave l'atteggiamento italiano in quanto nel -1964 f u il presidente Saragat, allora ministro degli esteri a presentare, non senza qualche clamore, la proposta di raddoppiare numericamente gli effettivi del Parlamento, e di eleggerne una metà a suffragio universale diretto, attuando così una applicazione « graduale » dell'articolo 138. La proposta non f u mai discussa, ma come poteva essere presa sul serio s e il governo che l'aveva fatta dimostrava di non tenere in nessun conto il Parlamento per il quale diceva di volersi battere? Passiamo ad altro, e cioè alle tristi vicende dell'Euratom. In un certo senso, l'Italia ha avuto ragione di praticare, a partire da un dato momento, la politica del giusto ritorno 2 , cioè del ricupero dei contributi versati. Non vi era altro modo di comportarsi dal momento in cui si erano abbandonate le finalità politiche e la globalità dell'impegno. Ma essa ha avuto almeno due torti che si possono far risalire tanto a chi stava al Governo quanto a chi nell'interno dell'Esecutivo comunitario aveva dei precisi doveri non nazionali ma comunitari. Il primo è di non aver proclamato tempestivamente e clamorosamente che si stava violando o non applicando il Tratte tato n di non aver presentato p ~ o p o ~ concrete tendenti a attenern~e l'applicazione. I1 secondo sita nell'aver accettato i picooli c~ompaomessi d i tutti i giorni, sperand o che l e briaioile divenisse~o grossi bocconi, e protestando soltanto quando rimasero briciole. Aver accettato che l'utilizzo dei contratti di associazione, primitivamente concepiti come una possibilità di e arricchimento 2 del patrimonio comunitario mediante < incursioni » nelle attività nazionali, si sia profondamente trasformato nell'impoverimento del patrimonio comunitario a vantaggio dei patrimoni nazionali già più ricchi, è stato un grave errore, come non aver preteso che si adempisse a regole fondamentali dei Trattato, come quelle che impongono l'esame annuale dei programmi nazionali. La presentazione euforica delle tesi nazionali non h a potuto nascondere che l'Italia h a contribuito con una buona palata di terra alla sepoltura delllEuratom sopranazionale nell'illusione di dare vita a un federalismo nucleare alla carta, ivi compreso l'errore di lasciarsi affascinare dallo specchietto per allodole dell'officina isotopica europea, che Parigi f a balenare per ottenere finanziamenti europei a un'impresa della quale ovviamente non farà conoscere marzo 1968 a nessuno la sola cosa interessante e cioè zione caratterizzata rna, minacciando, come ha fatto nel 1963, di non firmare la Conil « know-how ». L'evocazione di Euratom conduce diritti venzione di Yaoundé,, e rassegnandosi tuttavia a firmarla dopo aver fatto il broncio a parlare della famosa cooperazione tecnologica, sulla quale il discorso sarebbe lungo per qualche settima:na, non ha fatto che credibilità 9 alla propria azione e difficile. Ma basti ricordare alcuni dati togliere diplomatica. C'è il pericolo che stia succefondamentali. La presentazione di un pridendo la stessa cosa adesso. Minacciamo mo memorandum italiano avvenne nel quadro della Nato, e questo quando già il di non voler fare più accordi che accrescano lo squilibrio ciella Comunità, ma le « dossier » era stato aperto nella Comunità. Si trattò di una scelta politica deliberata? pressioni dei gruppi economici sono tali Non lo si è mai saputo. Si sarebbe potuto che diverrà impossibile non accettare l'acsubito impostare il discorso con chiarezza. cordo che si delinea con la Spagna, quelli che sono in via di negoziato con i paesi del L'Inghilterra si preparava a presentare la Maghreb. L'unico paese che n e soffre è, a sua domanda di adesione e si poteva allora impedire alle cose di degenerare e dire quanto sembra, la Jugoslavia, paese che proprio noi incoraggiammo ad avvicinarsi chiaro e tondo che non esiste cooperazione alla Comunità e che costituisce per noi u n possibile in campo tecnologico se non con l'Inghilterra e in un quadro istituzionale fornitore prezioso e uno sbocco interessante. Naturalmente, occo.rrerebbe a questo puncomunitario, cioè implicante scelte politiche. Era una battaglia impostata logicamente e to analizzare il comportamento del governo in modo del tutto conforme agli impegni italiano nella crisi clel 1965, e cioè prima presi nel trattato. Invece, quando si tenne e dopo lo scoppio di-lla crisi. E' un'analisi poi nell'ottobre scorso la riunione dei miche non può essere .fatta qui e che inoltre porta su scelte tattiche e strategiche che nistri della tecnologia, andarono a Lussemburgo Rubinacci e Zagari e, nonostante il esulano da un esame di conformità o difcosagg,ioa'o dis~co~rs~o di quest'ultimo, si acformità con i trattati. Non c'è dubbio, secettò un compromesso del quale il meno condo noi, che le famose proposte della che s i può dire è che è un ignobile pasticCommissione Hallstein erano non solo policio, tanto dal punto di vista del contenuto ticamente giustificate, ma anche conformi (certi settori essenziali furono lasciati fuori alle norme del Trattato e fatte per conseperché i francesi non li vollero includere) guirne gli obbiettivi. L'Italia si dichiarò in linea di massima favorevole alle proposte quanto d a quello della forma (ci si sta litigando da allora per sapere chi ha deciso ed alla loro « inscinclibilità », che costituiva e che cosa s~ias~tatodeci'so e chi - Governi, la chiave di volta della tattica della ComuConsiglio dei Ministri, Rappresentanti Pernità. Ma il suo atteggiamento, come del rema'nenti, Commissi~oae,Gruppo Maréchal? - sto quello degli altri paesi, fu tale d a giusia verame~nt'ecompetente). stificare da parte della Francia l'affermaPer quel che riguarda la politica agricola zione esplicita e mai smentita, che tutti i non è il caso di insistere molto o piuttosto paesi erano per una ragione o per l'altra, di infierire. L'Italia ha conosciuto in questi ostili ad almeno una parte delle proposte. ultimi anni una « mutazione » così rapida Fu questa convinzione, non ingiustificata, e profonda che si comprende come certe che permise alla Francia di'ritirnrsi sulprospettive abbiano rapidamente cambiato 1'Aventino e di aspe'ttare che le contraddiaspetto e come questo abbia automaticazioni interne del gruppo dei Cinque le permente creato il terreno favorevole alle mettessero di rientrare nei ranghi una volta sormontata la diffico'ltà della rielezione di infrazioni tecniche più diverse (dalla colorazione dell'olio d'oliva importato, ai dide Gaulle. Fu cert~o merito del governo vieti di importare oli di semi, alla incaitaliano se all'epoca il Gruppo dei Cinque pacità di apprestare gli strumenti per receriuscì nonostante tutto a conservare una pire e digerire gli atti di politica comune, certa coesione, quanto bastò per salvare la qualunque sia il giudizio che su di essi si faccia. Ma ci si può chiedere perché non possa dare). Non ci si è acco~rti che certi f u invocato l'articolo 5 del Trattato che strumenti erano pericolosi, né che da altri pure è esplicito e condanna un'azione cosi potevano trarre benefici importanti. La me quella della Francia, di sabotaggio del pubblica amministrazione ma soprattuttto funzionamento delle Comunità. Si commette infrazione non solo violando il Trattato, ma la struttura del paese era impreparata e anche permettendo che esso sia violato gli sforzi che essa fa per adeguarsi a l terremoto che l'ha colpita è tuttavia merisenza impiegare i inezzi giuridici esplicitorio. tamente previsti. Quanto al compromesso di Lussemburgo, essso f u un atto politico e Ma in più classici terreni l'Italia non ha saputo trovare il giusto equilibrio fra la chi lo sottoscrisse sapeva esattamente in quale misura esso t,iolava gli impegni sosalvaguardia dei suoi interessi e l'adempilennemente firmati. Certo, il rifiuto da mento dei suoi impegni. Citiamo le relazioni estere della Comunità. Abbiamo ad parte della Francia di applicare la regola un certo momento annunciato una dottrina della maggioranza è un atto unilaterale d i fronte al quale si trova la conferma, d a che poteva essere discutibile, ma che conteneva criteri ragionevoli. S e credevamo parte degli altri Cinque, della volontà di applicare quella claiusola. Ma questa sottialla sua validità, avremmo dovuto almeno batterci per farla, s e non accettare, almeno gliezza sfugge al1'o:pinione pubblica ed è discutere. Fu messa nel dimenticatoio e noi volontariamente negata da parte della Francia. E così sarà anche per la Storia. Questa ve la lasciammo. Non vi abbiamo tenuto riterrà unicamente che vi fu un comprofede, accettando negoziati ch.e, secondo la dottrin,a D , nan avremmo dovuto messo globale, sottoscritto da tutti i Sei, nostra mai iniziare o che perlomeno dovevamo nel quale si ammise che uno Stato potesse, sulla base di un proprio giudizio autonomo, iniziare dopo esserci circondati di certe garanzie. L'Italia non ha materialmente vionon applicare certe disposizioni del Tratlato il trattato, né ha commesso una infratato. I Cinque portano quindi una grave C 3 COMUNI D'EUROPA Di questo numero Ci si accusa talvolta di essere troppo amari nelle nostre critiche: a fortiori ci si accuserà dopo questo numero di C Comuni d'Europa » di essere amarissimi. Può darsi: ma la nostra vuole essere l'amarezza di un fernet. Serve per digerire e andare avanti più in forma, non per rigettare. Del resto ci auguriamo sinceramente che la nostra classe politica nazionale si svegli finalmente ai problemi del Risorgimento europeo e che la prossima sia una legislatura impegnata e coerente in tal senso. Bisognerebbe poi aggiungere che le nostre considerazioni si fanno abitualmente sottovoce in tutti i partiti « europeisti » da parte di pochi uomini impegnati nel federalismo: sottovoce, ma in termini virulenti. Perché non scriverle, allora? Può nuocere? Non crediamo: al contrario, anzi. Tolte le « estreme » totalitarie, antieuropee e antifederaliste e quindi inservibili, tutta la nostra battaglia manca infatti di un dato fondamentale per divenire appassionatamente politica: lo stimolo, la censura, la critica dall'interno, la dialettica. Talché la gente non addetta ai lavori, non conoscendo le magagne dell'europeismo evasivo dei nostri dirigenti nazionali, comincia a credere che oscuri e insuperabili ostacoli - a parte l'alibi di de Gaulle - ostino al processo di integrazione. Si rassicurino, dunque: il maggiore ostacolo è l'europeismo soltanto domenicale di chi è al potere nei vari Paesi della Comunità, è lo scarso coordinamento sovranazionale delle forze democratiche, è la mancanza di una iniziativa europea che si sviluppi ogni giorno. Forse anche - questo sì - è la carenza di strumenti operativi e di pressione a disposizione dei singoli cittadini per formare la grande ondata europea, che travolga tutto. n CCE cerca di fare del suo meglio, capillarmente e con certosina pazienza: ma molto altro va promosso. Dobbiamo anche avvertire il lettore che questo numero è, ancor più degli altri, un coro a molte voci, che non di rado rispecchiano punti di vista non identici, anche se tutti coerenti con una impostazione federalista; che talvolta, quindi, divergono dalle valutazioni della redazione, almeno in parte. Infine: perché (si dirà) prendere di mira proprio le carenze italiane nel processo di integrazione? Perché auspichiamo che l'Italia assuma un determinante ruolo di iniziativa e, allo stato attuale delle cose, le sue proposte non risulterebbero credibili. Ecco tutto. COMUNI D'EUROPA 4 responsabilità collettiva. Si doveva rifiutare la firma di quel compromesso e così mettere in crisi ancor più grave la Comunità? Non siamo noi a dover dare una risposta a questa domanda, ma coloro che erano in grado di apprezzare la a forza politica x della quale disponevano e che erano in grado di rendersi conto che la scelta che essi facevano non era che un primo passo verso la distruzione di quella stessa Comunità che essi dicevano di voler salvare. Concluderemo con qualche riflessione su un problema che è basilare e sul quale non si è mai abbastanza riflettuto in Italia: quello delle persone. Le Istituzioni comunitarie sono fatte di regole, ma il loro iunzionamento è affidato alle persone. Nel 1957, quando ancora i Trattati di Roma non erano firmati, il problema delle persone che avrebbero dovuto far funzionare le Comunità si pose in tutti i paesi della Comunità e fu generalmente studiato seriamente L'Italia si trovò in una situazione particolarmente difficile, per ragioni che tutti conoscono e sulle quali ci sembra inutile insistere. Vi fu un primo afflusso altamente qualificato, particolarmente di funzionari che già appartenevano alla Comunità e di coloro che aveva,no partecipato alla difficile elaborazione dei Trattati. Ma il livello medio andò rapidamente deteriorandosi. La deficienza numerica, specialmente in certi gradi, e di conseguenza qualitativa, dei funzionari italiani in confronto a quelli provenienti da altri paesi, e in particolare dalla Francia, è un fatto dolo- roso ma reale. Purtroppo esso si presta ad essere sfruttato da chi vi ha interesse ed anche in modo offensivo. Un foglietto edito in Francia scriveva recentemente che la ripartizione dei posti nella Comunità essendo soprattutto fatta in base all'abilità diplomatica ed all'equilibrio deile nazionalità e non in base alla competenza ... gli italiani avrebbero certo avuto soddisfazione. E' giusto riconoscere che è difficile conciliare sempre, nelle gerarchie comunitarie, l'equilibrio delle nazionalità, lo sfruttamento delle competenze, e la mobilità delle carriere. La priiorità alla competenza dovrebbe essere assoluta, ma teoricamente essa potrebbe condurre a affidare tutte le direzioni generali a fi~nzionaridi una sola nazionalità. Perché esso funzioni correttamente bisogna che le diverse nazionalità forniscano candidati in numero e di qualità sufficienti per garantire che, specialmente al vertice, l'equilibrio delle nazionalità possa essere rispettato senza nuocere all'efficienza. E' appunto qui che deve intervenire l'azione dello Stato, anche se teoricamente ogni individuo può porre direttamente la propria candidatura. Lo Stato ha il dovere di agire in modo che vi sia un apporto sufficiente, in numero e in qualità, di suoi cittadini che accettino di servire La Comunità. Questo non è in contraddizione con i principi fondamentali concernenti l'indipendenza dei funzionari, perché lo Stato con la propria azione deve tendere precisamente a far rispettare codesta indipendenza e questo può avvenire solo se offre ai propri cittadini certe garanzie. Lo marzo 1968 Stato ha i1 dovere anche di richiamare l'attenzione delle imprese private su questa responsabilità collettiva. in modo che anch'esse contribuiscano alla formazione di équipes adatte alla funzione internazionale e si prestino eventualmente alla reintegrazione nel circuito privato di funzionari che hanno così accresciuto la propria competenza e la propria esperienza. Una certa osrnosi costituirebbe prima di tutto un elemento incoraggiante per i giovani più dotati e avrebbe come risultato una efficace a europeizzazione > dei quadri dirigenti pubblici e privati. Ora, l'Italia non ha fatto una politica «delle persone D, non ha fatto né una buona né una cattiva politica: si è affidata al caso, ail'empirismo, ha ubbidito talvolta a imperativi di a annuario. e tal'altra alla irresistibile pressione delle u raccomandazioni D a tutti i livelli. Sono mali che conoscono anche gli altri paesi, ma per l'Italia l'impegno comunitario è più difficile, perché più difficile obbiettivamente è per una famiglia italiana trasferirsi per lunghi periodi in un centro lontano come Bruxelles e perché più difficile obbiettivamente è vincere certe diffidenze e certi pregiudiu La volontà europeistica di un Governo non ha forse miglior banco di prova che quello della scelta, diretta o indiretta delle persone che debbono condurre la Comunità verso i suoi adempimenti, e questo tanto ai massimi livelli politici dei Commissari, quanto a quelli dei funzionari dei vari gradi. Polibio Ente provinciale per il turismo di Roma Sede : Via Parigi, 11 - tel. 461.851 U ' c i informaaioni : Stazione Termini - tel. 470.078 - 4651.461 - Aeroporto Intercontinentale « Leonardo da Vinci r> - Fiumicino tel. 4687 /int. 4455 Autostrada del Sole: entrata Roma Nord (Feronia) - tel. 90.39.065 entrata Roma Sud (Frascati) tel. 940.058 -- dieci piccoli indiani La delegazione italiana al1 P.E. Gli artt. 21 del Trattato CECA, 138 del Trattato CEE, 108 del Trattato Euratom affermano: « 1. - L'Assemblea (I1 Parlamento Europeo) è formata di delegati che i Parlamenti sono richiesti di designare tra i propri membri secondo la procedura fissata da ogni Stato membro. 2. - I1 numero dei delegati è fissato come segue: Belgio 14, Germania 36, Francia 36, Italia 36, LUSsemburgo 6, Paesi Bassi 14 D . L'art. 3 della legge 14 ottobre 1957 numero 1203 (1) - legge di ratifica dei Trattati di Roma - stabilisce: I membri italiani delllAssemblea prevista dagli articoli 137-138 del Trattato istitutivo della CEE e dagli artt. 107-108 del Trattato istitutivo dell'Euratom, nonché dalla Sezione I deiia Convenzione relativa ad alcune istituzioni comuni alle Comunità europee, sono eletti dalla Camera dei Deputati e d a l Senato della Repubblica f r a i propri componenti nel numero di 18 per ciascuna Camera D . Dalla lettura degli articoli dei Trattati e della legge di ratifica di questi ultimi non dovrebbe sorgere alcun dubbio sulla loro interpretazione e sul loro rispetto: i membri italiani del Parlamento Europeo sono 36 e la Camera e il Senato ne eleggono 18 ciascuno. In verità una certa imprecisione esiste, o meglio più che di imprecisione si tratta di una precisazione da fare. Infatti la legge di ratifica dei Trattati d i Roma non specifica in quale modo, secondo quale procedura, debbano essere scelti questi 18 deputati e 18 senatori. Nel corso dei dibattiti sulla ratifica svoltisi alla Camera nel luglio 1957 e al Senato nell'ottobre 1957, le opposizioni di sinistra (il PCI e il PSI) chiesero che all'art. 3 fosse aggiunta la seguente frase: K con le modalità di cui all'art. 9 del Regolamento della Camera e all'art. 8 del Regolamento del Senato 9 . Secondo tali articoli la nomina dei Commissari previsti dalla Costituzione o da leggi speciali (in questo caso dalle leggi di ratifica dei Trattati europei) deve avvenire garantendo la presenza di tutti i settori delle due Camere, e quindi anche dell'opposizione. La richiesta del PCI e del P S I era motivata dal semplice fatto che, il 18 luglio 1952, per la designazione della delegazione italiana all'Assemblea della CECA era stato seguito il criterio deila maggioranza assoluta, dato che l'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi aveva chiesto l'applicazione per analogia dell'art. 3 della legge 23 luglio 1949 n. 433 (2) - legge di ratifica dello Statuto del Consiglio d'Europa - che così stabilisce: I 18 membri italiani dell'Assemblea consultiva sono eletti dalle due Camere, fra i propri componenti, a maggioranza assoluta, nella misura di 9 per ciascuna a . Perché questo criterio della maggioranza assoluta? Era stato firmato da pochi mesi (4 aprile 1949) i l Patto atlantico e la guerra fredda imperversava; sul piano europeo il Consiglio d'Europa, per quanto non significante esso potesse essere (come poi la realtà ha dimostrato), rappresentava pur sempre la conferma della divisione dell'Europa in due blocchi: di qui il comprensibile C . il. 5 COMUNI D'EUROPA marzo 1968 -- (1) a Gazzetta Ufficiale » della Repubblica italiana. 317, 2:i dicembre 1957. ( 2 ) a Gazzetta Ufficiale D. n. 168. 25 luglio 1949. rifiuto del PCI e del PSI e, di contro, la decisione dei partiti al governo, appoggiati dalla destra, di escludere i comunisti e i socialisti dalla rappresentanza all'Assemblea consultiva. Logicamente - dati i rapporti di forza esistenti alla fine del 1957 e nei primi mesi del 1958 nel Parlamento italiano - le richieste del PCI e del PSI vennero respinte e la designazione della delegazione avvenne a maggioranza assolilta, applicando ancora una volta il criterio dell'analogia di una legge ormai vecchia di un decennio e già allora superata nei fatti. Così la Camera designò i suoi 18 rappresentanti in due successive votazioni, il 27 febbraio ed il 5 marzo 1958, e il Senato in un'unica votazione, il 27 febbraio 1958. P e r la riunione costitutiva dell'unica Assemblea delle tre Comunità - il 19 marzo 1958 a Strasburgo - non ci fu quindi alcun problema o alcuna mancanza: i 36 italiani c'erano. S e ci siamo dilungati su questo problema della procedura di designazione ancor prima di affrontare il problema della presenza italiana nel Parlamento Europeo, e quindi delle mancanze del governo italiano, è perché proprio su di esso si è arenata la fragile navicella dell'ei~ropeismo governativo: era perciò necessario che i termini del problema fossero chiari fin dall'inizio. Ma passiamo ora ailla storia della presenza italiana a Strasburgo. I 36 deputati e senatori italiani preseitti alla riunione costitutiva del Parlamento Europeo il 19 marzo 1958 erano stati designati dal Parlamento uscito dalle elezioni del 7 giugno 1953, e quindi dalla maggioranza quadripartita: DC, PSDI, PLI e PI.11. Per raggiungere però la maggioranza assoluta escludendo il PCI e il PSI il quadripartito aveva avuto bisogno dei voti fascisti e monarchici, così che in contraccambio il MSI aveva avuto 2 rappresentanti e il PNM 3: d'altra parte la fede europea di questi d u e partiti e dei loro uomini non era certo discutibile! I1 25 maggio 1958, però, il popolo italiano si recò alle urne dando vita ad un nuovo Parlamento. A stare alla logica, uno dei primi atti del Parlamento avrebbe dovuto essere il rinnovo del,la delegazione italiana; invece questo rinnovo avvenne dopo un anno, il 27 maggio 1959 per il Senato e il 18 giugno e 2 luglio 1959 per la Camera. Della delegazione continuavano a far parte 2 missini e 1 monarchico. Da allora - ripetiamo dal maggio 1959 e dal giugno-luglio 1959 -, e solo per la legislatura 19'58-1963, il Senato e la Camera non hanno proceduto che a so,stituzioni parziali: il Senato h:i eletto 3 rappresentanti il 20 dicembre 19860 ed 1 il 20 dicembre 1962; la Camera 2 ,rappresentanti il 15 dicembre 1960 e 5 il 15 febbraio 1961. Nel frattempo, il 2 giugno 1961, decedeva un deputato - l'on. Dle Vita del PRI - e il 21 febbraio 1963 un senatore - Mario Zotta della DC; entrambi non venivano sostituiti, cosicché al termine della Legislatw~a 19581963 la delegazione! italiana a Strasburgo accusava già due vuoti. Il peggio doveva però ancora venire. I1 Parlamento eletto i l 28 aprile 1963 non ha mai proceduto alla designazione dei suoi rappresentanti: solo la Camera si è riunita 1'11 maggio 1966 per un vano quanto inutile tentativo: s u proposta dell'on. La Malfa e per ovviare al disaccordo all'interno della stessa coalizione governativa di centro-sinistra la Camera ha rinviato a data da destinarsi l'elezione della sua delegazione. I1 disaccordo si è puntualmente verificato sul criterio della designazione. I1 PSI, pur essendo entrato a far parte della coalizione governativa, non h a rinunciato a battersi per la rappresentanza proporzionale e, di conseguenza, per la presenza dei comunisti; il PRI si è schierato con i l PSI; il PSDI ha assunto un atteggiamento ambiguo, oscillando tra il criterio della maggioranza assoluta e quello della proporzional, per proporre poi un compromesso sulla base della maggioranza relativa; la DC ha respinto qualunque s d u zione, anche d i compromesso, restando ferma La ripartizione nelle Commissioni N o m e Commissiono ANGELINI, .Armando 9 A N G I O Y , Giovan- 5-8 ni M. BATTAGLIA, Edoardo 1-3-11 BATTISTA, Emilio 1-2-6-10 BATTISTINI,Giulio BERSANI, Giovanni 2-4-5-6-8-12 BRACCESI, Giorgio 4 CARBONI, Enrico 3-4-10-12 CARCATERRA, Antonio 3-5-9 CERULLI IRELLI, Giuseppe DANIELE,Antonio DE BOSIO, Fran- 3 cesco FERRART, Francesco 4-7-9 FERRETTI, Lando 2-6 GARLATO, Giuseppe G E N N A I TONIETTI, 5-6-8 Erisia GRAZIOSI, Dante 6 MARENGHI, France- 2 sco MICARA, Pietro 1-6-8 M O R O , Gerolamo 1-2-11-12 PEDINI,Mario 6-8-11-12 1 PICCIONI,Attilio PRETI,Luigi RUBINACCI, Leopoldo 7 SABATINI, Armando 2-4-5-11 SANTERO, Natale 5 SCARASCIA MUGNOZ4-5-8-10 ZA,Carlo SCELBA, Mario 1-3-7-8 STORTI, Bruno - - - 1 2 3 4 5 6 = = = = = = 7 = 8 = 9 10 = = 11 = 12 = Partito D.C. M.S.1. P.L.I. D.C. D.C. D.C. D.C. D.C. D.C. D.C. P.D.I. D.C. D.C. M.S.I. C.C. D.C. D.C. D.C. - D.C. D.C. D.C. D.C. P.S.D.I. D.C. D.C. D.C. D.C. - D.C. D.C. Commissione politica. Commissione economica. Commissione per le finanze e i bilanci. Commissione per l'agricoltura. Commissionu sociala e sanitaria. Commissione per le relazioni economiche esterne. Commissiona giuridica. Commissione per L'energia, la ricerca e i problemi atomici. Commissiono per i trasporti. Commissione per l'associazione con h Grecia. Commissione per l'associazione con la Turchia. Commissione per le relazioni con i paesi africani a il Madagascar. sulla pregiudiziale anticomunista. Così la vicenda si è chiusa ancora una volta penosamente: la delegazione italiana è rimasta quella che era, il PSI, partito di governo, non vi è rappresentato, mentre sono rappresentati il PLI e perfino il MSI e gli ormai scomparsi monarchici! Oggi, marzo 1968, i rappresentanti italiani a Strasburgo, da 36 che dovrebbero ef- marzo 1968 COMUNI D'EUROPA --- sere, d a 34 che e r a n o nell'aprile 1963, sono 29: a l t r i 4 sono deceduti (1'11 maggio 1963 il seiiatore Amor Tartufoli della DC, 24 aprile 1964 i l senatore Daniele T u r a n i de1,la DC! il 21 luglio 1967 l'ori, Gaetano Martirio del PLI, il 24 luglio 1967 il senatore ~~~i~~~~ Granzotto Basso del pSDI); l'on, ~ d ,do Martirio della DC, si è dimesso d a membro del P a r l a m e n t o Europeo perché nominato membro della Commissione delle Comunità europee a p a r t i r e d a l 6 luglio 1967. La triste storia dei rappresentanti italian i a l P a r l a m e n t o Europeo non è però finita. D,ei 29 che hanno ancora il diritto, dal punto di vista italiano ( ? ) , d i chiamarsi deputati europei, 5 hanno perduto il mandato n a zionale con !e elezioni d e l 28 aprile 1963. Essi sono: i deputati D'C Battistini e M a renghi. il deputato monarchico Daniele, i senatori DC Cerulli Irelli (ambasciatore a Lisbona) e D e Bosio. Siamo quin.di a quota 24. Di questi 24, 6 rico~prono cariche ministeriaii ( i DC Braccesi. Graziosi. Piccioni, R~~~~~~~~ ( 3 ) e sanlero e l'on, Preti del psD1): una carica Parlamentare ( i l seriaDC Gailalo presidente della VII Coml,,issione), una carica sindacale molto imDC s t o r t i , segretario geneportante raìe della C I S ~ ) ,praticamerite coloro che un ,,,,iru,,, ,.hc merit:i i:?) 11 i:asa Hubinacai (li ebsei-e illustiato. L'on. Rubinarci è skito <lesi~iiarr> a Sti.;tsbur.qo dalla Camera il 18 giugno 1959, ma con Ir c+lezioni drl Y X a1)iile 1963 è l>assato al Seriato. Così. tenendo (,onta del totalr. <,«mpresi cio+ i morti e i dimissinnar,i, il Senato italiano annovera 10 ravl>iesentanti e IH Camera 17: 6 una palese violazione <It~ll'orc.:3 di.II;i Icage di ratifira dei l'~.;~ttati(li ~ o m a . possono dirsi a pieno titolo deputati europei sono solo 16. E l a delegazione italiana dov r e b b e contare 36 rappresentanti! Forse questa cifra d i 16 può s e m b r a r e trcppo azzardata. Facciamo allora un altro calcolo sulla presenza italiana a Strasburgo basandoci ~ ~ sui ~ documenti ufficiali del P a r lamento Europeo. Alla d a t a del 15 m a r zo 1968 risulta che s u 29 rappresentanti italiani 6 (Battistini, Cerulli Irelli, Daniele, Garlato, P r e t i , S t o r t i ) non fanno p a r t e d i alcuna Commissione ,del P a r l a m e n t o Europeo, ovvero sono praticamente esclusi dai lavori veri e propri <li q ~ e s t ' u ~ l t i m che o si appunto in C:ommissione, A questi da aggiungere altri che pur essendo nominalmente membri di Commissioni si parte ai lavori guardano bene dal d i esse: d a u n ca,lcolo quasi esatto a l 100% si può dire c h e sono 5 i rappresentanti italiani in questa situazi~olrie( i n s,tragr~andemaggioranza m e m b r i del governo). Facendo alcune s o m m e ab'biamo 6 5 11 e 29- 11 uguale 18. I deputati italiani che partecipano 0 meno regolarmente a i lavori d e l P a r lamento Europeo sonci 18 s u 36: la metà! Una conferma ce l a d a n n o i resoconti stenografici dei dibattiti di Strasburgo. Sfogliandoli, i nomi italiani che ricorrono sono s e m p r e i soliti: Battaglia, Battista, Bersan;, Carboni, Carcaterra, Gennai Tonietti, MiPedini* Sabatini) Santero, L' Searascia Mugnozza, Scelba. 11 conto è facile: 13, u n n u m e r o che, si dice, porta fort u n a . Ma a chi? + - .. .- - U a q u a n t o abbiamo esposto a p p a r e evid e n t e c h e l a situazione italiana a Strasburgo è insostenibile e denota u n profondo disprezzo nei confro'nti del P a r l a m e n t o Europeo e della stessa opera d i costruzione europea, disprezzo che n o n è certo a t t e n u a t o dalle ripetute m a inutile dichiarazioni d i personalità italiane sulla necessità di eleggere il P a r l a m e n t o Europeo a suffragio universale diretto e d i dotarlo .di maggiori poteri. E' f o r s e troppo chiedere a l governo italiano - e diciamo a giusta ragione il go'verno e non il p a r l a m e n t o ( 4 ) - che, lasciando Per u n momento d a p a r t e il futuro, si occupi concretammente d e l presente? Non crede il governo italiano che cinque anni d i completa illegalità siano u n a prova più c h e sufficiente del suo profondo rispetto n per l'ideale dell'Europa unita e del Parlameiito Europeo? Non c r e d e il governo italiano che sia giunto il momento d i rispettare certe n o r m e scritte d e l Regolamento del P a r l a mento E~~~~~~ e altre non scritte ma suetudinarie quali gli a l t r i governi, o n~eglic;l e a l t r e delegazioni nazionali, si unif o r m a n o già da dieci a n n i , dall'ormai lontano 1958? Cerchiamo d,i rispondere a questi interrogativi. Primo: Designazione della nuova delega~ i o n e .Qui t o r n a in ballo la questione della maggioranza assoluta O della rappresentanza proporzionale. I n f a t t i è inutile che ]'on Moro abbia ripetuto, esponendo i programm i dei suoi t r e go,verni alle camere dicembre 1963, nel luglio 1964 e nel mar-1966, C c h e il governo italiano si propolie un'azione coerente... iri tut,te l e sedi comunitarie economiche e politiche, iiiteres sando a d essa il P a r l a m e n t o e d il paese e portando a v a n t i il progetto d i elezio'ne a suffragio universale d i u n P a r l a m e n t o E u ropeo D. E' inutile che l'on. Saragat, allora ministro degli Esteri, abbia pmsentato al,la sessione del Consiglio CEE del 24-25 febbraio 1964 u n a proposta pe'r il raddoppio dei m e m b r i del P a r l a m e n t o Europeo da 142 a 284 a p a r t i r e dal 1" gennaio 1966, 142 designati ancora dai Parlament,i nazioriali e 142 eletti a suffragio universale. E' inutile che l'on. Fanfani, allora e tutto'ra ministro degli Esteri, abbia ,dichiarato 1'8 aprile 1965 a Bruxelles, a l momento della f i r m a del T r a t t a t o d i fusione degli Esecutivi, che si dovevano ampliare e rafforzare i poteri del P a r l a m e n t o Europeo, il quale doveva esser e eletto a suffragio universale come proposto d a S,aragat. T u t t e queste dichiarazioni. cosi come infinite a l t r e d i numerosi esponenti soprattutto DC, si sono rivelate aria fritta. E tutto questo perché messa di f r o n t e alla realtà di designare dopo il 1963 u n a delegazione v e r a m e n t e rappresentativa del P a r l a m e n t o italiano, la DC si è s e m p r e rif i u t a t a ,di ammett'ere in essa la presenza dei comunisti. Indubb'iamente siamo q u i alla presenza di u n a contraddizione in termini che illustria20 -~ l ~ P- --.-P - - - ~ ~ ~ -~ - • l ! I 1 ! I l l l v;, fl l l e - prenota il tuo turno per domenica prossima ~ . p . p .- -- -.-~-_p, p - . ~ (1) 1.o hpiegazinne <li clucsla nostra all'<~rmazio~ie -(;i nelle seguenti parole dell'on. 0rla.ndi (« Sorialismo <lemocratico ». 11 a p r 8 e 1965) : « L'elaione della i.at)i~i.<~sentanza parlamentare di Strasburgo, dato rlie ali oig;inismi comunitari sono, almeno i n questa fasc. ealiI'esj-inne dei governi nazionali, è problema di governo più rhe (li equilibr,i di rappresentatività: i gruppi parlameiilni i i r i cui è articolata la maggioranza hanno il pieno diritto (li rhiedere per se stessi la pienezza della rapprescii~itivilii ed hanno il diritto a farlo anche perchc im~)cs:ihilt. i> l'enuckazione di un accordo che impegni tutti i settori politici d d Parlamento ». E' chiaro però che da uii i~uiito di vista costituzionale comunitaria questa tesi è aber. rante. ma In realtà ,italiana ci ha abituati n qurstu ed altro. mo con l e parole dello stesso on. S a r a g a t (51, ailora ministrc degli Esteri, dato c h e di più appropriatk non n e abbiamo trovate: n ... il pi.ogramma del governo dice c h e vogliamo un P a r l a m e n t o (Europeo) a suffragio uni\,*r,iale. Mi chiedo se uii P a r l a m e n t o a s u f fragio universale non d a r à nel f u t u r o P a r l:iment? Europeo anche u n a rappresentanza a coloro c h e rappresentano il P a r t i t o comunista. Nell'iter t r a oggi e il momento i n cui ci sarir questo P a r l a m e n t o a suffragio universale. io dico: C possibile che il P a r t i t o c.oniunista sia escluso da una rappresentan-za adeguata nelle assemblee del P a r l a m e n to .del!'Europa?... Ma il P a r t i t o comunista è presente iiel P a r l a m e n t o italiano e assente in un P a r l a m e n t o Europeo. Io questo non I O capisco. S e abbiamo una concezione democratica della vita e s e riconosciamo diritto di cittadinanza a tutti i partiti, dobbiai n r ) riconoscere il diritto di u n a rappresenlaiiza legittima del P a r t i t o comunista nelle assemb,lee internazionali. e s a t t a m e n t e come lo riconosciamo nel P a r l a m e n t o italiano D. L a citazione è lunghetta, m a valeva l a pena di riportarla p e r sgombrare il campo da ogni equivo,co. L a discriminazione non può sussi.stere q ~ i a l econtraddizione l a m p a n t e in vista dei!'elezic;iie a suffragio universale. E' però rvideiite che l e elezioni dirette del P a r l a mento Europeo resteranno chissà ancora per quanto tempo nel mondo dei sogni. Ciò non significa però che non si debba p o r r e fine alla discriminazione, anzi è u n a r a gione in piti in tale direzione, così da affrett a r e il ritorno a d u n a procedura .democratica e ad u n controllo di tutti i partiti n a ~ i o n a l isugli affari comunitari. ccntrollo sott r a t t o in p a r t e a l P a r l a m e n t o nazionale. E' questo u n compito che spetterà o r m a i al nuovo P a r l a m e n t o , d a t o c h e il 19 maggio 6 ad un tiro di schioppo. Ma sia ben chiaro che p e r il P a r l a m e n t o !a designazione della delegazione italiana a S t r a s b u r g o deve es.;ere uno dei susi primi atti. Non s i capisce infatti perché gli altri Parlament,i dei Sei procedano subito ad eleggere i loro rappresentanti p e r t u t t a la legislatura o p e r un periodo inferiore e il P a r l a m e n t o italianc 110: è forse anche questo u n effetto della dolce vita romana? SerO7ld0: Rispetto del P a r l a m e n t o Euro71eu. Che così facendo il governo italiano abbia violato i T r a t t a t i e abbia profondam e n t e mancato di rispetto all'istituzione parlamentare europea è u n d a t o d i f a t t o c h e nessuno n S t r a s b u r g o discute più. Anzi la storia si è trascinata fii?o ad u n p u n t o t a l e che nel maggio e nel giugno 1966 t u t t i gli altri parlamentari europei, meno i gollisti ( e poq~r (:(~?ise!), profondamente irritati, si sono chiaramente pronunciati perché fosse posto fine a questa situazione e soprattutto al fatto c h e continuassero ad esse-r e membri del1 P a r l a m e n t o Europeo i 5 r a p preseiitanti italiani non più rieletti. E' infatti evidente c h e i T r a t t a t i europei h a n n o vo!uto collegare s t r e t t a m e n t e il m a n d a t o nazionale, c h e rappresenta l'unica legittimaziotie dei deputati quali rappresentanti dei popoli. con il mandato sovranazionale: u n a volta cessato il m a n d a t o nazionale d e v e cessare anche il m a n d a t o sovranazionale. Anzi, a rigor di logica e di diritto, si dovrebbe conc'ludere che a par( 5 ) Dichiarazione alla TV del 5 iiovrmliic. I!ì64. u I'UnitA B del 6 novemhi.e 3961. 7 COMUNI D'EURBPA marzo 1968 ('fl. t i r e dal momento in cui u n p a r l a m e n t a r e p e r d e il suo m a n d a t o nazionale, stando alla lettera dei Trattati, p e r d e automaticamente e immediatamente il suo m a n d a t o europeo. Questa Interpretazione è però al tempo stesso confermata e corretta dal Regolamen:o del P a r l a m e n t o Eur13peo c h e al suo a r t i ~ 3 1 04 afferma: K l . - Il mandato dei r a p p r e ientanti \:iene a cessare con lo s p i r a r e del m a n d a t o loro conferito dal P a r l a m e n t o n a zionale, per decesso, dimissioni rivolte al presidente del P a r l a m e n t o Europeo dall'in~ e r e s s a t o . invalidamento da p a r t e del P a r lamento Europeo e per perdita del m a n d a t o p a r l a m e n t a r e nazionale. 2. - In caso di perdita del m a n d a t o p a r l a m e n t a r e nazionale, il rappresentante può restare in funzione sino alla notifica a l P a r l a m e n t o Europeo della designazione del suo sostituto p u r c h é i1 mandato conferito dal P a r l a m e n t o n a zionale non sia venuto a s c a d e r e n. I n d u b b i a m e n t e il comma 2 di tale articolo non h a il dono della chiarezza. C h e cosa significa infatti la frase << p u r c h é il m a n d a t o conferito dal P a r l a m e n t o nazionale n o n sia venuto a scadere D ? Quest'ipotesi può essere valida solo i n u n caso: c h e u n P a r lamento abbia designato i suoi rappresentanti p e r u n certo periodo di tempo e che esso venga disciolto prima della scadenza di tale periodo. Ma è a n c h e logico c h e il nuo170 P a r l a m e n t o rivendichi p e r sé il pot e r e di nominare i suoi rappresentanti. I n verità la funzione di questo comma è p r a tica e transitoria: il P a r l a m e n t o Europeo si vuole cautelare dai ritardi dei P a r l a m e n t i nazionali evitando u n con,dizionamento delia sua attività d a quella non sempre tempestiva di questi ultimi. S e però il valore t r a n sitorio della disposizione viene distorto, come nlal caso i n esame, allora si comprende la richiesta di limitare ad u n massimo di sei mesi il periodo di proroga del mandato euro~peop e r chi abbis, p e r d u t o il m a n d a t o nazionale. Questa richiesta non si è t r a m u tata in disposizione :regolamentare perché al momento ,di votarla, il 27 giugno 1966. i! P a r l a m e n t o Europeo non si è trovato in n u m e r o legale. Non è però da escludere che se il governo italiano continuerà nel suo atteggiamento, il n u m e r o legale sia presto raggiunto a Strasburgo. sia di t u t t o il Consiglio sia del suo paese contro gli attacchi dei suoi colleghi. 'ono nel giusto coloro c h e evitano perfino il presentarsi di u n a tale situazione. Il cnhisr des cloléances è terminato. E' quindi giunto il momeiito di t r a r r e alcune conclusioni ossia di in,dicare in alcuni N p u n ii f e r m i i principi a i quali d e v e ispirarsi l'atteggiamento del governo e del P a r l a m e n t o italiani nei confronti del P a r l a m e n t o Europeo. 2 1. - L a nuova dele'gazione italiana a l P a r lament,o Europeo dovrà essere immediatainente designata dopo l e elezioni del 19 maggio e secondo il criterio della proporzional i t i . L a desiqnazione dovrà essere f a t t a a t e ~ ? i ~ i n e . cioè o per t u t t a la legislatura o per 2 a n n i o meno, così c h e non possano sorgere equivoci sul!a d u r a t a del m a n d a t o dei rappresentanti. 2. - I deputati e senatori italiani designati a S t r a s b u r g o dovranno onorare il loro m a n dato europeo partecipando attivamente t u t t i a!le sessioni del P a r l a m e n t o e a i lavori d i Comn~issione.P e r inciso, dobbiamo far not a r e c h e nel decennio 1958-1968 i deputati italiani h a n n o presentato 99 relazioni contro 39 dei lussemburghesi, 96 dei belgi. 116 dei francesi. 125 degli olan,desi e 195 dei tedeschi. Non è detto che la « regola de,l 4 » (6) debba essere rispettata al millesimo, m a c h e gli italiani abbiano fatto solo 3 r e l a zioni più dei belgi non depone certo a loro favore. 3 - I rappresentanti italianl al P a r l a m e n to E u i opeo dovranno svolgere davvero quella funzione p e r la q u a l e i loro colleghi oland e x , ad esempio, sono divenuti maestri: e cios sollecitare, spronare, controllare l'attività del governo negli affari comunitari, riecheggiare nel P a r l a m e n t o nazionale i temi discusci a S t r a s b u r g o Solo creando uno ctrettri legame t r a P a r l a m e n t o Europeo e P a r l a m e n t o nazionale si realizza compiutam e n t e la f i g u r a del deputato euro~peo,e si giustifica così il doppio mandato. 4. -. T1 governo italiano la smetta di bearsi di parole e faccia piuttosto dei fatti. Rispetti il P a r l a m e n t o Europeo con un'azio?e euiopeistica coerente. q u a l e ad esempio sarebbe q i ~ e l l a di inviare u n suo m e m b r o Terzo: Rispetto delle iiornxe scritte e con.ciietudinc~rie del P a r l a m e ~ ~ t Europeo. o Una d S t r a s b u r g o d u r a n t e l e sessioni del P a r norma scritta che il governo italiano d e v e lamento Europeo: cosi anche gli altri goi m p a r a r e a rispettare è - come abbiamo verni sarebbero indotti a d inviare i loro già visto - quella sul!la d u r a t a del m a n d a t o rappresentanti e i banchi del Consiglio dei dei rappresentanti. A l t r e n o r m e scritte inministri ilon resterebbero più vuoti. Lasci vece sono s t a t e rispettate, anche s e a m a stare, il governo italiano, l e elezioni a suflincuore. dai rappresentanti italiani: sonu Cragio universale, p e r l e quali il tempo quelle che vietano ai rappresentanti m e m b r i non C ancora maturo, [fors'e no'n è m a t u r o di u n governo nazionale di f a r p a r t e de~gli i'acrordo a Sei, a n c h e s e l a sua richiesta. Uffici di presidenza del P a r l a m e n t o Europalese e netta, può melttere d e Gaulle in p e s e delle Commissioni parlamentari. I difficoltà psicologica: m a potrebbe essere r a p p r e s e ~ t a n t iitaliani si sono però ben giiarm a t u r a la minaccia di f a r e l c elezioni a dati dal rispettare u n a n o r m a consuetudi:>aria c h e gli altri delegati rispettano scruCinque - N.d.R.] e divengla inve~ce nei polosamente: dimettersi s e si è nominati f a t t i lo strenuo difensore d e i diritti e delle membri del governo nazionaje. E si comc.~)mpetcnzedel P a r l a m e n t o Europeo. preiide facilmente il perché dell'affermarsi di tale norma consuetudinaria se si tiene presente l'equilibrio istituzionale comunita(6) LCi<, regol;i del -I » è molto semjilicc. Nella Comurio. ossia la ripartizione dei poteri all'innità 1 tre piccoli - Belg,io, 0,landa e Lussemburgo terno delia Comunità. L'interlocutore ultimo, contano per 1, così che aggiungendosi ai tre grandi - Francia. Germania e Italia -- il totale è 4 . Su questa l'avversario tenace del P a r l a m e n t o Europeo base di 4 sono ripartite in linea di massima le rappirsentanze e gli incarichi negli organi comunitari. N L è infatti il Consiglio dei ministri: potrebbe Parlamenta Eurai,eo in effetti la << rcaola del 4 » non quindi accadere c h e u n deputato europeo zioca alla perfezione: .i rapprescmtanti del Benelu-u sono :il iBelgio e 0land:r 14 ciasctino, Lussemburgo 6 ) contro 3 6 ministro d i u n governi, nazionale fosse chiaper ciascuno degli altri tre Stati. Ciò nonostante essi sonii mato a rispondere e a difendere gli interessi gli autori <le1 m;ixsior iiumern [li i.rla7.icni (260). ~A ~ COMUNI D'EUROPA 8 Le im~revidenzeagricole Il futuro della politica agricola comune (Pac) - il pilastro d d processo d'integrazione europea - è in pericolo. La politica di alti prezzi, varata con gli accordi sul prezzo dei cereali nel dicembre 1964, avend o provocato la formazione di ingenti e oostosissimi eccedenze, sta conducendo l'Europa alla catastrofe finanziaria, slenza peraltro avere risolto o quanto meno attenuato il problema della disparità fra redditi extra-agricoli. L a drammatica crisi d d settore lattierocaseario (che h a assunto proporzioni allarmanti in tutti i Paesi della CEE e che ha indotto gli agricoltori ad effettuare clamorose manifestazioni di protesta) è al riguardo un chiaro esempio delle crescenti difficoltà dell'agricoltura comunitaria, difficoltà che tendono via via ad estendersi anche ad altri prodotti (ortofrutticoli, cereali, olio d'oliva, ecc.). P e r evitare di pregiudicare la validità stessa della CEE e di aggravare la già precaria situazione dei mercati internazionali (largamente saturi = di prodotti agricoli della zona temperata) occorre perciò introdurre al più presto dei correttivi nell'ambito degli strumenti della politica agricola comune già operanti. In particolare, .dobbiamo denunciare all'opinione pubblica i difetti di funzionamento della Pac e le carenze di adattamento della politica agricola nazionale, affinché il nostro Governo presenti a propoVerde e'd precise per rilanciare adotti a 'livello una più o'rganica che e previdente linea di politica tmga dei mutamenti in atto tero sistema economico. P e r quanto riguarda la Pac denunciamo fra l'altro: C 1) l'errore di avere voluto fissare un livello d i prezzi troppo alto, nonché di avere falsato i rapporti di prezzo fra alcuni prodotti basilari (ad es. il rapporto fra il prezzo del frumento e quello dei cereali secondari); 2) la mancata integrazione della politica di mercato e dei prezzi con la politica sociale, la politica commercia,le e la politica delle strutture. (In particolare, gli scarsi progressi compiuti dalla polit,ica dell,e strutture rischiano di impedire un effettivo ammodernamento del settore agricolo aggravando il ,distacco fra il settore primario e gli altri settori della vita economica); 3) la carenza di una programmazione agricola europea, la quale fissi a medio e a lungo termine gli obiettivi del settore agricolo considerato nella sua stretta connessione con gli altri settori della vita economica e con la politica della CEE nei confronti dei Paesi terzi; 4) l'assurdità di avere fond, cioè un massimale di la sezione orientamento del così limitata la sua attività, fissato un plaspesa, solo per Feoga che vede mentre dovreb- be svolgere un ruolo di grande importanza nella CEE ove notc~riamente le strutture agricole sono molto arretrate; 5) il lungo « i t e r burocratico per ottenere i finanziamenti della sezione orientamento del Feoga e 1ii mancata adozione di programmi agricoli comunitari capaci di costituire il punto di partenza per un'efficace politica di sviluppo regionale; 6) l'eccessiva macchinosità dei regolamenti agricoli comunitari, troppo dirigistici e sovente inefficaci; 7) l e frodi verificatesi nell~e operazioni di importazione e di esportazione di alcuni prodotti (cereali e burro soprattutto); 8) la ritardata regolamentazione di prodotti che interessano da vicino le sorti della nostra agricoltura (tabacco, vino, ecc.). P e r quanto invece riguarda la politica agricola italiana denunciamo f r a l'altro: 1) la mancanza di una politica agricola organica sufficientemente coordinata con l'attività svolta in cainpo comunitario; 2) il non avere affrontato con serietà d'intenti il risanamento di settori di vitale importanza per il mondo agricolo (ad es. del settore zootecnico); 3) la mancanza cii una valida organizzazione di mercato capace di sfruttare i benefici che il Feoga mette a disposizione dei proaduttori. Al riguardo sotto~li,neiamoch.e è particolarmente negativo il fatto che ancora non si sia stati capaci n é di approvare la tanto attesa legge sulle associazioni dei produttori né di rivedere la nostra 1,egislazione sulle m e n o 1968 senza che siano stati approntati dei rimedi tempestivi ed efficaci; 8) i ritardi nell'applicazione delle norme del Piano Verde 11, nonché la relativa dispersione dei mezzi finanziari; 9) le gravi lacune dell'organizzazione del credito agrario; 10) le insufficienze di una moderna politica sociale in agricoltura; I l ) la rigi,dità dello strumento fiscale per il settore agricolo. I1 nostro Governo, per rimediare alle numerose carenze oggi esistenti nella politica agricola e tenendo ben presenti i vantaggi ottenuti nel MEC sul piano industriale, dovrebbe: 1 ) non pregiudicare la validità economica e politica della CEE, dato che l'inserimento della nostra agricoltura in una dimensione più vasta costituisce lo stimolo più forte per ammodernare le nostre strutture; 2) non commettere l'errore di chiedere una revisione anticipata del regolamento finanziario definito negli accordi del 1962 e del 1966, che. com'è noto, scade soltanto alla fine del 1969. Una tale richiesta fatta in questo momento rischierebbe infatti di suscitare violente reazioni da parte dei francesi che agevolmente ci potrebbero accusare di non mantenere gli impegni già sottoscritti; 3) proporre per i prodotti pericolos i . (in specie per i lattiero-cas,eari) ]'adezione di un regime dj quote di produzion,e (analo.gamente a quanto è già stato fatto per 10 zucchero) per limitare la responsabilità finanziaria comunitaria. Una tale richiesta dovrebbe essere presentata soltanto per un periodu di tempo limitato (ad es. per 4) l'impreparazior~~ della nostra Pubblila durata di cinque anni) e dovrebbe acca Amministrazione nel17applicazione dei recompagnarsi all'impegno di ammodernare golamenti, specie quarido questi comportano le nostre strutture agricole. Inoltre il nostro dei vantaggi per i ncistri produttori (com'è Governo dovrebbe sottolineare che la riavvenuto nel caso d.ell'olio dpoliva e d e ~ chiesta di un regime di quote di produzione grano duro); per i lattiero-caseari non intende violare 5) i ritardi dell,4iIMA e della costitu- gii accordi del maggio 1966, ma semplicemente porre rimedio ad una situazione di zione di efficienti organizzazioni dei promercato che tende a diventare sempre più duttori hanno messo la Comunità in coninsostenibile dato che le eccedenze risuldizione di non potere stabilire un rapporto tano invendibili anche se esportate a prezzi diretto con i produttori, e quindi di dovere bassissimi e con grave carico di spese per passare attraverso le nostre Autorità per il Feoga; le concessioni degli a:iuti, il che ha provo4) rivedere il livello dei prezzi fissato cato disfunzioni e dannose lentezze, sopratper i cereali (in specie fra orzo, mais e tutto nel settore dell'olio di oliva e nel settore degli ortofrutticoli; grano tenero); 6) la mancanza d i sollecite restituzioni in seguito alla necessità di rivedere una vasta legislazione che deve essere adeguata alla nuova realtà coniunitaria; 7) la scarsa elasticità dei nostri organi amministrativi nei riguardi delle previsioni circa le conseguenze dlell'applicazione di taluni regolamenti comunitari, com'è avvenuto per le carni ed il latte, i cui prezzi sono andati a finire molto al di sotto dei livelli stabiliti dal Consiglio dei Ministri dei Sei, 5) cambiare la relazione dei prezzi fra il latte e la carne (infatti, aumentando il prezzo della carne bovina, la cui domanda è tuttora in espansione, si può contemporaneamente trovare un rimedio anche per il settore lattiero-caseario, il più esposto alla crisi attuale della Pac); 6) effettuare controlli più rigorosi almeno per determinati prodotti (burro e cereali) per evitare delle frodi che speculano sul principio delle reatituzioni: marzo 1968 7) chiedere l'entrata in vigore d d l e organizzazioni di mercato di nostro specifico interesse (ad es. per il tabacco); 8) analogamente a quanto viene fatto in Francia, adottare in Italia un programma di grande impegno per il settore zootecnico (che ci costa già 500 miliardi all'anno di importazioni nette) sostituendo le razze che hanno fatto il loro tempo, adottando norme più confacenti di stabulazione; lottando a fondo contro la tubercolosi e l'aborto epizootico; meccanizzando largamente le operazioni di stalla; allargando la base del1'a~ll.evamento (magari attraverso la stalla socia1.e); ricorrendo a formule più razionali di alimentazione: COMUNI [l'EUROPA 9 care di potenziare l'attività della sezione orientamento del Feoga ripartendo i finanziamenti sulla base di piani oomunitari cuncertati, concepiti a Bmxelbes e realizzati secondo criteri comunitari. L'Italia infatti ha tutto da guadagnare da un migliol~efunzionamento della seziorie orientamento del Feoga; 19) proporre, sia nel GATT che nelL'UNCTAD, la conclusione di accordi mondiali per i prodotti a :pericolosi n ; 20) chiedere, nell'ambito del rinnovo dmelregolamento finan:niario, una limitazione delle garanzie finanziarie per quanto riguarda le restituzioni. La svendita di eccedenze sul mercato mondiale puh infatti avere gravi ripercussioni in campo internazionale tali da pregiudicare le relazioni commerciali globali coi Paesi terzi. Fa comunque bene il nastro Governo a insistere nel chiedere l'ampliamento della CEE, ed in specie l'adesione britannica, perché ridurrebbe i costi del Feoga e eviterebbe distarsioni nel commercio intraeuropeo che potnebben-o danneggiare il nos t ~ oPaese. Varronc 9) potenziare le industrie alimentari e razionalizzare l'industria di trasformazione favorendo un cambiamento del tipo di produzione (ad es. ne1 settore lattiero favorire la poduzione di formaggi di qualitA, di youghurt, ecc.) ; 10) modificare i circuiti commerciali in mudo d a permettere un migliorse sbocco dei prodotti agricoli; 1 1 ) favorire la riduzione dei costi attraverso la modifica delle strutture meno produttive; 12) stroncare ogni forma di concorrenza illecita nell'area intra-comunitaria: 13) riformare radicalmente il Ministero dell'Agricoltura e Foreste, come è già stato auspicato da più parti, e favorire una maggi'ore sne!lezza burocrati'c'a sia nella conoessione dei crediti sia negli investime~ntipubblici: 14) favorire in Italia la creazione di una agricoltura più moderna e più razimalie, che abbia come problemi di base non più il prezzo al quintale, ma i1 rendimento per ettaro, non più la conservazione del mito tradizionale della piccola proprietà direttocoltivatrice, ma l'avvio di strutture aziendali e cooperative di nuovo tipo, adeguate alle esigenze di un meroato unico di 200 milioni di consumatori; 15) favorire la conoentrazione delle piccole aziende ed il loro passaggio ai giovani, mediante la concessione di adeguate indennità vitalizie a coloro che intendono abbandonare la terra; 16) accordare pensioni anticipate o aggiuntive ai coltivatori anziani e facilitanion1 finanziarie ai giovani agricoltori, scoraggiando invece l'acquisto di terre da parte di noi1 professionali agricoli; 17) accettare la filosofia dei piani comunitari di sviluppo ~ e g i o n a l eper a ) migliorare e ricomporre le strutture aziendali; b ) sviluppare e ammodeniare le attrezzature collettive necessarie alla commercializzazione dei prodotti; C) favorire la scomparsa del~leaziende marginali ed il riassorbimento, in un'agricoltura più industrializzata, della disoccupazione tecnologica; 18) apprestarsi a presentare proposte precise in vista del rinnovo d d regolamento Finanziario della C m . In particolare, oer- BANCO DISANTO SPIRITO Fondato nel 1605 Sede Sociale: Roma - Via Milano, 53 marzo 1968 COMUNI ID'EUROPA Anni perduti Meno visibili e materializzabili in norme, articoli e capoversi disaltesi, ma non meno concrete e reali, e senza ,dubbio le più gravi, sono le inadempienze italiane - anche se non solo italiane - in ordine alle disposizioni e scadenze politiche dei Trattati di Roma che, per non esser tassative e con limiti di tempo definiti, non sono per questo meno cogenti, nel senso che il loro mancato rispetto rischia di snaturare sempre più tutta la struttura comunitaria - concepita dai suoi ideatori come una prima ammorzatura economica a cui connettere tutto l'edificio della struttura politica federale - riducendola a una semplice unione poco più che doganale, nella quale la bardatura istituzionale comunitaria appare sempre più un ramo secco o, se si preferisce, una foglia di fico volta a mascherare, dietro questa apparenza N sovranazionale s sempre meiio credibile, una realtà sostanzialmente rimasta intergovernativa. Tre linee di condotta erano e sono concretamente ipotizzabili in materia. 1) Una è quella che è stata proposta -- ma subito rimangiata, senza nemmeno dir pio - da 68 senatori del Consiglio Parlamentare del Movimento Europeo, in una mozione presentata l'l1 aprile 1967 e di cui diamo in nota il testo (1). Concetto informatore di essa era che al Governo italiano spettasse il compito di farsi promotore di un vigoroso rilancio europeo sul piano politico, e che questo non fosse possibile se non con un piano organico di unione, articolato in vari settori, dall'economia alla politica, alla cultura, alla difesa, e centrat:, su proposte e iniziative nuove. E' un piano al quale si può rimproverare di non dare la funzione che gli spetta al Parlamento Europeo, il quale deve esser lui, una volta eletto a suffragio universale, il motore di questo rilancio (come, inversamente, è l'attribuzione di tale competenza a ridefinire le strutture istituzionali dell'Europa economica e politica che può dare un senso a tali elezioni, altrimenti a vuoto e onanistiche). Ma era, ad ogni modo, un piano che aveva una sua logica. E' significativo che, nella discussione di esso avvenuta al Senato nel corso del mese di settembre, sia bastato che il Ministro Fanfani dichiarasse che il solo problema di cui ci si doveva occupare era quello dell'ingresso della Gran Bretagni (come se un rilancio dell'Europa politica in termini sovranazionali non fosse anche il miglior strumento per preparare l'ingresso britannico, e per prepararlo nei modi più favorevoli a un ulteriore sviluppo dei principi sovranazionali) perché tutti, dicesi tutti i firmatari della mozione - compresi i liberali, che pur sono all'opposizione e non mancano di cercar pretesti per porre in mettessero la coda difficoltà il Governo f r a le gambe e aderissero a quella richiesta senza nemmeno sentire il bisogno di illustrare le ragioni, evidentemente tutt'altro che serie e sentite, che li avevano i n d d t i a presentare quel testo. - 2) Una seconda linea, p i ì ~ modesta. era quella che non si stancava di ribadire il compianto Gaetano Martino, e alla quale egli ispirò, in particolare, la sua attività durante il suo biennio di presidenza al Par- lamento Europeo, e i11 genere durante il periodo in cui si discilsse l'Unione politica proposta da de Gaulle e il « piano Fouchet ,. Mentre, egli diceva, la Francia esige coli estrema energia il rispetto delle clausole e delle scadenze econoniiche dei Trattati d i Roma, e in modo particolarissimo di quelle agricole, essa non potrebbe non trovarsi in difficoltà se gli altri Cinque dimostrasserr, altrettanta energia nell'esigere il rispetto delle clausole politiche (e, aggiungiamo noi, se uno di essi - per esempio l'Italia - assumesse una precisa iniziativa in questo senso, e poi tenesse duro su questa posizione, nonostante prevedibili insuccessi iniziali). Se si chiedesse, spiegava Martino, la rapida realizzazione, prevista dai Trattati, della fusione degli Esecutivi (allora ancora da realizzare) e delle Comunità, l'elezione diretta del Parlamento Europeo, l'istituzione dell'Università Europea, l'adozione del principio di maggioranza nelle decisioni del Consiglio dei Ministri comunitario, e così via, si potrebbe poi largamente cedere alle proposte di de Gaulle in tema di Unione politica, giacché tali realizzazioni porrebbero in ogni caso le .premesse, nonostante questa, di un ulteriore e decisivo passo avanti sulla via sovranazionale. Anche la tesi di Martino non è d a noi [cioè dell'Autore deli'articolo - N.d.R.l condivisa, perché non attribuiamo il valore a dirompente » che egli1 credeva a innovazioni solo apparentemente importanti come l'elezione diretta di un Parlamento senza poteri (che rischierebbe, con buona pace, delle attuali tesi del Movimento Federalista Europeo, di esser solo una beffa e di servir non a promuovere l'idea europea, ma a screditare u l t e r i o r m ~ n t equesta e insieme l'idea democratica), o come Le votazioni a maggioranza in seno al Consiglio (dove, anche al di là dei testi, continuerebbe a vigere - in assenza di una solidarietà politica concretata in istituzioni federali - il metodo, e soprattutto lo spirito attuale del packagedea1 a cui costantemerite si ricorre e cioè del mercanteggiamento, del do ut des e dell'unanimità). Ma anche la tesi di Martino aveva una sua logica, a condizione che fosse esistita, come Martino chiaramente aveva visto, una precisa volontà politica di realizzarla. Ora nessuno più del Governo italiano lia dimostrato di non possedere tale volontà. r;on dirò negli atti, ma nemmeno nelle parole 3) Infine vi era e vi è una linea che possiamo dire minimalista, e che sostiene in sostanza che, non essendo possibile all'Italia prendere, nel momento attuale, iniziative serie per allargare il Mercato Comune, in estensione e in profondità, si deve almeno cercar di interessare maggiormente il Parlamentd, e attraverso esso l'opinione pubblica, a ciò che la CEE per ora è: il che appare tanto più necessario, in quanto il progresso stesso dell'integrazione rischia di sottrarre settori importanti dell'economia - fino a ieri di competenza, per la parte legislativa. del Parlameiito nazionale - per trasferirli alla Comunit2i europea, senza peraltro che in seno ad essa quelle competeiize 1egislat:~-e vengano assunte dall'organo parlamentare europeo, che rimane me- ramente con:ultivo (il potere di decisione, sul piano esecutivo come su quello legislativo, restando unicamente, al livello comunitario. nelle mani dei governi, tramite il Consiglio dei Ministri di Bruxelles). Era ed è la linea sulla quale si è messo, al Senato, il Gruplpo liberale, il quale - peraltro solo sullo scorcio della Legislatura ha presentato una proposta di legge (2) e una proposta di modifica al Regolamento (3) che riferiamo entrambe in nota e che hanno lo scopo di far si che il Governo presenti una relazione generale annuale su tutto lo Stato dell'integrazione europea ( e non, come attualmente, limitata solo alla CEE e all'Euratom) e soprattutto che questa relazione non passi, come è accaduto finora, del tutto inosservata, ma venga discussa dal Parlamento, e con la stessa ampiezza e meticolosità con cui si .discute il bilancio dello Stato. Ma anche questa proposta è caduta con la fine della legislatura: il che, notiamolo di sfuggita, ripropone con particolare urgenza il problema di eliminare - anche per ragioni che vorremmo definire di funzionalità europea n - l'assurda prassi della decadenza dei disegni di legge, così come delle altre proposte che non sono riuscite ad andare in porto: esigenza di cui si è fatto eco, di recente, Ugo La Malfa (4), e che anche altrove era stata presa in considerazio'ne (5). 4) Così nessuna delle tre linee è stata fatta propria dal Governo o dal Parlamento nazionale. Resta, è vero, la linea enunciata, a parole, da Fanfani: nulla senza l'Inghilterra; anzitutto l'Inghilterra. Ma perché questa linea fosse qualcosa più che parole - dimenticate, nell'atto stesso di proaunciarle, da quelli stessi che le esprimono occorrerebbe, come ha ampiamente dimostrato Altiero Spinelli (61, tutto un piano di rilancio dell'integrazione politica (che egli consiglia a Wilson, ma di cui potrebbe bene farsi portatore - senza jattanza, ma con tenacia - il Governo italiano che uscirà dalle prossime elezioni): il che ci riporta all'ipotesi numero uno (7). Ciò è quanto dire che Governo e Parlamento della IV Legislatura non hanno avuto una politica europea degna ,di questo nome. Ci sarà da sperare di più nel Parlamento e nei Governi della V? Attila <( ( 1 ) E c w il testo di quella mozione: « I l Senato, presa visione della Rela.zione sulla Comunità ecoitomrcn europea c sulla Conzunità europea deì1'energ:a atomica p a il 1958-1965 e d i quella per il 1966. presentate dal Ministro degli a f f a r i esteri a n o r m a dcil'articolo 2 della legge 13 luglio 1965. n . 871: profondamente preoccupato per lc d i f f i c o l t à ed i r i t a r d i che. nonostante i n o n pochi progressi con?l>iuti. ancora intraloiaiallo il cammino verso ?L?IU piena ìntegrnzione economica, cosl come quello. ancora nemmeno itiiziato. verso l'unione politica del Continente; i n v i t a il Governo. prendendo occasione da!la proasimn C o n i e r e n z a rontaaa dei C a p i di S t a t o e di Gouerno dei Sei Paesi, a farsi promotore ed a soritenere. quindi. ron coerenza e tenacia. s n Piano organico d i progre'ss~?~n realizzazione di tcna Europn sovranazionale e d ~ m o w n tica, neUa c o n v ~ n z i o n e che solo tale E u r o p a può serv i r e , con i più profondi interesai europei. a n e h c i piil ama' interessi italialli. Solo essa i n f a t t i potrà. dfl zin lato. aprestare la dege~lel.flzione in a t t o dello spirito com t ~ n i t a ~edo t1 ritorno alla a e c c l ~ i aprassi intergovernat i v a , e , daU'altro, conaentire r k e la eventuale ademonc, britannica a d u n a C o m ? ~ n i t à ,g i à chiaramente azinìatn verso f o r m e di unionc sovranasionale s e m p r e più solide, abbia oome c o n s e m e x z a u n talteriore npprofondimenta e d e ~ i w c r a t i z z a z i o n e delle intittuzioni comzcnitarin. come f i n d'ora a m i c a la w r t 4 più illtcminatn dell'oirinione. pubblica inglese. T a l e Piano dovrà comprendere: 1 ) Nel c a m p o istituzionale: la ram'ah realizzazione. ormai da t r o p p o tempo a t tesa, deUa f u s i o n ~ degli Esrn~timn' con I'inaito all'Eserutl7:o u n i f i c a t o d i : a) studiare le m a n d i linee di ?Lnn. politica commerciale k n g i m t r a n t e ed a p e r t a verso i Paesi t e r z i , rhe i Sei si sono fiiiljegnati n realizzare entro il 1070: - COMUNI II'EUROPA marzo 1968 b), predisporre. conaegt<on&mente, u n a pditica nlonetarin oomiune fino alla rapida costihrziione d i u n a moneta europea; C ) dare u n vigoroso iinyulso alla politica eociale della Comunità, ivi co?itprcsi i srroi a x l ~ e t t ii>revide?lziali. ossi8tenaial.i e sa~oitari; d ) provi~edere che i1 lauoro diticnga il protagonista cd il principnie beneficiurio dei tiantaggi dell'integrazione europea, ci>nsevurindo la sua rappresentanza nel1'Esecu tivo; - u n a politica enevgetica realmente comune, fondata siil principio della min.petitività e del più basso prezzo drllr. fonti: rnergetiche; -- imna politica romirne dni tv«nj>orti e dclle -1.rk1tii.~ infrastn~tbure. 11 Art. 2. L'articolo 2 della legge 1.9 luglio 1 9 6 6 . n . $ 7 1 , d ahro{lato. Su questa propostti, e su quella (li cui alla n. sg.. si veda « La V o c e Repubblicana » del 13 dicemhre lR6i. ( 3 ) Ecro il testo della Proposta di eine?ida~,~ettt« awgiuntiva, presentato dagli stessi proponenti del disegno di legge s o ~ r a r ~ i f e r i t al o , Reg:olamento del Senato, e ront~anuto nello stesso Doc. " 2 5 : Art. RO-bis Con le stesse ntodalità, i n quanto applimbiii, 6, r.091 oli stessi ternrini relativi aUa discn.ssione del hiloncio dello Stata, i. discunsa la relazione grnerale del. Gour rno rullo stato dell'integrazione euroj>ea. I,a Relazione generale è elaboratn dalla Co?.itmissio?ie a f f a r i esteri, 1ci qu«le, sentiti i Presidenti dclls delegazioni ?>a?-lantrn1ai.i i t d i n n e alle Asseniblre europee, p ~ e s e n t a anche una relazio~ie sidl'attività di deti:e delegazioni. L a ContmisRione a f f a r i aqteri presenta aitresi il testo di zina ?nozione. szilln base della q u d e si svolge il dibattito. N o n ì. amnrrstia In pi-eseniazionw di ordini del giorrio. Art. 30-trr' Cuiscuna Cot~iniuinione, udito il Gouerno, può ddiòerare entro 186 giorni dalla priiiia rinanione della Carne. ra, di riferire all'dssemhlea senza nuovo esame, sui 11ro$ l e t t i di legge già ar~j)rovatidalla Comnti~sione~ t e s mi91 sede refercrito ~ P I corsa de11u precedente legislaturn. ( 5 ) Per esempio la Segreteria delle Delegazioni parlamentari itzlianc alle Assrmblet~ Europeo del Senato ;iveva predis)>osto il seguente emendamento al Regolamento di ciuell'Assemblea, emendamento che poi, per la fine della leaislatura, non ha trovato presentatori. ma che -- come iiuello di La. Malfa - pr)trel>he util. mente esser riproposta alle nuove Camere: Articolo aggiuntivo 55-bia .Ill'iniz~o dalla legialat?rra ai intaidono decaduti t u t t i ; diseu~ti di legge di cui alnieno 1 / 5 dei componenti del Si,tinti> e ii Gorerno u o n clii<,donu la reiscrizione aU'crrdinr del giorno entro 30 gi0rn.i dalla prima sediita. Restuno invece iscritt? di diritta all'ordine del gior71n ,>ro~'i~(~di?iiri?ti già appro~rati dall'nltro rama del PnrI<? iiienta. Salz;o divrrs<i richiestri dt l / . > dei nir,~itl>ri dd Senata o <1<,1 Gouerno, l'iter legwlativo ricontixci<i n! ~ n i ~ i tin o ciii t stato interrotto >iell(i prer.edrnt<: Iegislntiiro. Talo Piano dovrà altraii l,rcved(.re: In trasforntazionr a breue termine dell'Eiir<rto??i. i.o?ifornwtirente anche alle proposte italiane i n questo c n n po. i n zmna nuova s t r ~ r t t u ma vili vaste rontpetenze nell'intero settore ddlla ricerca scientifica e della ternologin. itii cont,preso anche il settore spaziale, alla quale la Gran Bretagna apporterà il contributo indispensabile delle proLa relazione ammessa a questa proposta a f f e r m a P1.a prie realizzazioni e deUa propria capacità; l'altro: « L n ragione per cui di tale Relazione aenerale l'rleziond diretta a s z ~ f f r a g wuniversale del P a r l a ~ n e ~ i t r ~si chiede u n a discu~sione pa,rlamentare -- a d i f f e r e n z a La Relazioqie che era stata predisposta a f f e r m a v a : Euioiieo c o n poteri aumentati. Nell'attesa che si verifidi quanto avviene i n genere per le altre relazioni chc « L'esigenza che i disegni di legge i n corso di esame chino le condizioni propizie per l'approz9azione unaninie il Governo presenta al Pai'lamento - ~ - - e una disciisi>i.esso u n a Camera, o mià approvati dall'altia. non drda ilarte del Consiglio de'i Ministri della Comunità drl sione altrettanto approfondita quanto quella che si rleeadaiio con I:! firic della legislatura -- rendendo rosi. i>rogctto di Convenzione approuato dal Parlantento E i ~ r o - dica, al bilancio dello Stato. sta nell'imporlanza t u t t a non di rado. irrito e vano u n 1avoi.o lunao e pregevolr peo, il Senato invita le Comi~tism~oni competenti ( l a e Sa), particolare e senza confronti del t e m a in essa trattato. e u n esame attento e minuzioso, con i da.nni evidenti ii cui è ntata assegnato il disegno di legge numero 989 Col progredire delfintegraziune europea. i n f a t t i , settori che n e conseguono - ì. stato più volte e da più parti per la ,elez.wnd a s u f f r a g i o universalr dirctto dei delesempre pih vasti dell'attività. economica statale vengono prospettako. i n armonia ron il carattere di continuità eil sottratti alle scelte nazionali e fatti dipen<lere da deciqoti italinni al Parìnmento Euroiieo. a ~ r e n d r r l o in oraanicità che l'attività legislativa e i n genere la, f u n esame; sioni comunitarie, il che h a riflessi particolarmente gravi zione parlamentaru h andat:! sempro più a s s u m ~ n ( l o .nel b ' i m d i a t a r e a l i z z a z b n ~ dell,'U~iit.~i..vitàeurol)c,n di Fied importanti, anche i n campo parlamentare. niacché alquadro del così detto " stato di bcnesscre renze, rmi6zzaniona alle. quale la Gran Brctagna i>otra. la perdita di romr~etenze legislative. di oi,ientamento Alla soddisfazione di tale esigenza sembra fai. ostnf i n daU1iw&i0 associarsi e chc intanto testiliro~iier<iconrree stimolo politico dell'Eserutivo. di conti.ollo di (iuest'ul<:olo. certo, ,il principio (lrlla sovranità popolare. se iiitamente. e quasi simboleggerà. la v e c i s a volontà dei t i m o - da parte dei Parlamenti nazionali. non rorriteso nella sua forma più rigorosa, ed astratta; giarSei, riunentisi i n occasione del. X Anniticrsaiio dei T r a t sponde u n a ,parallela acquisizione, quanto meno i n m i rhé. si pensa, resterebbe sminuita. dopo nuove elezioni tati di Roma, di procedere oltre nell'opcrn intrnpre8a. sura adeguata. di ana.loghe competenze e funzioiii (li1 1)olitiche. la piena libertà rcl indipendenza del Paila2 ) Quanto agli obiettivi politici: parte del Parlamento europeo o di altre A5semhlee mento u c i t o da queste, se esso non ti.ovasse, per dir tale Piano dovrà prei~edere iInn urogiessiva definizione europee. così, il tavolo sgumliro e non potesse ricominc2ai- t u t t o di u n a poLitica e s t e m e dife~iniiri rmropea com?rne, da I n sostanza, il processo integriitivo apI>are condiziorla capo,. Ma tale consideinzione troppo formale e rigida realizzare a f f i d a n d o il co~tipito di formulare prenisc pronante sempre pih le fondamentali ilecisioni. non solo può esstre agevolmente superata pi~edisponendo. come poste i n argomento all'Esrrtrtivo unificfito delle tre Coeconomiche. m a anche politiche dei Paesi eh<. ad esso si fa nall'artiiolo a p x i u ~ i t i v o qui propo6to. alcuni arnrtrn.ità, le conipetenze del quale dooranno essere i n tal partecipano. Da ciò I'oppoi-tiinità c h e ,il Parlaiiiento nacoi'gimenti e temper;imenti. in modo d:r non imporre senao adeguatamente m~~rpliate.Esso dovrà esprinrere zionale possa esaminarlo e discuterlo con la doviita ponipso jurp, salvo casi partic~lari. l'iscrizione nll'ordine suggerimenti concreti intorno d a r i f o r m a dell'Alleanza dei,aziomne, col necessario carattere di ~ i o h a i i t à , ed in del giorno dei disegni di legge in corso di esame del atlantica C aUa realizznzwne di zin'equpl pai-tnership e sede appropi;iata ed autonoma ». Seiiatc nel cursc dell:: pi.ererlcntc legislatura: contempemila s t m t t n r a ed organizzazione d d l a difesa enropea corando così le esigenze della ~ u t o n o m i a e indipendenza ( 4 ) Ecco la proposta di modifica del i-eaolamento nie ?>$i volte suggerita da organi parlamentari miropei ron ccucllc del!'organiciti: c funzionn.litÙ ». ed i n parbicolare dnll'AssembLea dell'U.E.0. Esso dovrà ~lella Camera <la lui presentata: altresì formzdare proposte intorno alla politica comzine (ti) Nell'articolo « L'orc~ di lVi18on » ilpìxir?>onella niioA r t . 65-bir delllEuropa. verso d'Ame)rica, verso L'Est e verso il terzo v a rivista « L'Eiiropa » del dicembre 1967 ( n . 14). ntondo, coni come intorno al problema della riunificnzio1," ( ' n t t r ~ r o iidito il Gotierno e dichiaratane l'uv(i) C'ì. chi sosticne che fra le « armonizzarion.i e da n.e tedesca anclir qui tenendo conto di quanto le Assem.q~nza..pn,ò deliberare. ar>nt?to u n oratore per gruppo. realizzare, nell'ambilo di u n progressivo sviluppo delblea europee, ed i n particolare quella del Consiglio d'Eudi trusriiettrrn al Seiiuta entro u n anno dalla primo l'unità europea. ci sarebbe anche, d:i parte italiana, rojja. hanno si~ggerito e suggeriscano. riunione dclln. Camera. i progetti di legge già approvati l'adozione del divorzio: ma si tratta, rome si puù suIl Senato intiita altresi il Governo, al fine di darc daJl'.4ssrnrblea e do una Coniniissione i n sede leoislat,iva bito no1ai.e. di una tesi infonclata e priva di orni u n impidso unitario e coerente aila politica Ropra innel corso dell~:preredentn leoislahirn. serietà. dirata: a costituire nel proprio seno u n C o ~ n i t a t ointerminisferiale di coardinnmento delle attività di cooperazione ruropea molte presso i diversi Ministeri, che dovrà prrIttdere alla sxccesni~a istitua'one di u n a corrispondentr Commissione parlamentare speciale degli a f f a r i europei; a tenere anipiamente conto degli svuuppi e deliu promettive dell'integrazione europea anche nella Relazwne economica. generale m~lla s i t u a i o n e del Paese: a unire, n e i prossimi aniii, alle duu parti della Relarione al Parlam.ento, concernenti rispettivancentc la C E E e 1'Euraton~ - che attzcalmente il Governo i. tenuto a presentare i n forza ddl1wrt.icoTo 2 della citnta legge 13 lu@% 1965 altre parfli relative d l a C E C A . Iijtitut~di credito di diritto pubblico fondato nel 1539 al Consiglio d'Ei~ropa e allJUnione erwopea occidentalc. Fondi patrimoniali e riserve: L. 31.618.716.019 i n attesa che u n a modifica di detto artim.lo dia u n n~ir preciso fondamento giuridico a q w s t a in?wi.azione. Ci6 Riserva speciale Cred. Ind.: L. 7.745.754.018 consenaird - grazie amche ad u n a enplirita d i s p o s i z . ~ ~ r c da introdurre nei regolamentii delle chre Camere, i n anoDirezione Generale Napoli b g i a a quanto già fatto i n altri Parlamenti di Paesi europei - u n a generale discussione annlralr alla. Canicro dei deputati e al Senato su t u t t i .di aspetbi dclla potitica di integrazione europeu; discunsio~~rresa necessaria dall'incidenza crescente che il processo di unificnzione del Continente h a sugli orientamenti di t u t t a la politica. inten!a ed estera, italiana, P dalle competenze sempre m a g g t o r ~ . anche in campo legislativo. assunte d a l b istituzioni comunitarie: d i s m s i o n e , pertanto, che, data la s u a impurtanza, d o w à negli a n n i successivi esacre non sola introdotta dalla Relazione governativa sinplinta n.el senso indicato. ma anche da u n a i o n t r o r e k zione parlamentare, particolarniente centrata sidl'attività delle Assemblee europre e dello Delegazioni italianr i n esse operantA n. Hanno sottoscritto la mozione i senatori: 8 ". - BANCO DI NAPOLI - - 480 FII.IALI IN ITALIA Tutte le operazioni ed i servizi di banca ALCIDI R E Z Z A Lea, A N G E L I L L I . A N G E L I N I A r ?imndo. A N G E L I N I Cesare. B A L D I N I . B A T T I N O V I T TORELLI. BATTAGLIA. BERGAMASCO, BERLINGIERI RERM.4NI. B E R T O L A . B E R N A R D I N E T T I . BISOCAREI,LI, CATALDO, CHIARIELLO. CELASCO, CINW L A N I , C O R B E L I , I N I , C I T T A N T E , CRISCUOLI. D'ERRICO. -.- .- - . D ' A N D R E A . DE DOMINICIS. DE L U C A Angrln. D O N A T I , FENOALTEA, FERRARI ~ r a n i s c o . FORMA, G I A N C A N E , GIRAUDO, GRASSI. GRANZOTT 0 BASSO. GRONCHI, G U A R N I E R I , J A N N U Z Z I . JODICE. M A I E R , M I C A R A , M O L I N A R I , iMONALDI, MONG E L L I . M O R A N D I , AIORO. P A L U M B O , P I G N A T E L L I , P E Z Z I N I , P O E T , R O T T A , SCHIAT'ONE, S I R I L L E . S P A T A R O , SPIGAROLI, TORTORA. TRIMARCHI. T'ALLAURI* V E C E L L I O , V E R O N E S I , Z A N E , Z A C C A RI, ZELIOLI L A N Z I N I , Z E N T I , ZONCA. CREDITO AGRARIO CREDITO FONDIARIO CREDITO INDUSTRIALE E ALL'ARTIGIANATO MONTE DI CREDITO SU PEGNO ORGANIZZAZIONE ALL' ESTERO: Filiali : Asinara - Buenos Aires - Chisimaio Ne!w York - Tripoli - Mogadiscio Uffici di rappresentanza : Bruxelles - Buenos Aires - Francoforte sul Meno Londra - N e w York - Parigi - Zurigo ( 2 ) Ecco il testo del Disegno di Legge presentato il 14 novembre 1 9 6 i dal gruppo liberale del Senato (Doc. 2.i?6). Art. 1. Il Presidente del Consiglio, a nonie del Governo, pieariitn og91i unru al Purlamento, entro il 31 dicembre. unn Ilelezione generale sullo stato dell'integrazio~te e u ~ o w a . concernente le tre Comunità europee, il Consiglio rl'Rni.op<c ii I'Unioiin ezirop<,o occidriitale. Corrispondenti in tutto il mondo 12 COMUNI D'EUROPA --- A Bruxelles e Lussemburgo in castigo Si è molto parlate, in questi ultimi tempi, dello squilibrio esistente fra i funzionari italiani e i colleghi degli altri cinque Paesi negli alti gradi della burocrazia delle Comunità europee. Anche se in questo momento, quando cio.6 si sta provvedendo alla fusione delle t r e Amministrazioni della CEE, della CECA e dell'Euratom, il discorso resta difficile, si possono tuttavia avere gli elementi per un esame obiettivo Giad i A/1 A/2 A/3 A/4 dei motivi della situazione e soprattutto per dimostrare, anche in questo campo, la responsabilità del Governo italiano, che ha contribuito, con la sua politica di scarsa sensibilità nei confronti delle cose europee, al consolidamento di uno squilibrio notevole. All'ottobre del 1967 avevamo per la CEE e la CECA (1) questa situazione. ( ; e r n i n n i ~ P r ~ i i r i n 1t;)lin - . . . . . . . - Capi-Divisione . . . Dirett. Gen. Olan!ln L,iisscriil, I 6 9 . . . 9 24 73 27 78 6 18 44 6 15 36 6 12 39 Di accesso al grado di CapoDivisione . . . . . . . . 85 'i8 51 45 32 119 102 89 . . . - Direttori . - . . . . . . Helyio Totali . . 10 191 . 193 10 26 Benelux 217 S e per i gradi A/1 e M2 (come si legge nel supplemento n. 15 del t Corriere del personale B - bollettino interno d'informazione della Commissione delle Comunità europee - del 26 marzo 1968, che riporta le decisioni della Commissione concernenti le nuove assegnazioni dei funzionari dopo la fusione) la prima impressione è che la situazione sia abbastanza equilibrata, l'inferiorità numerica. negli altri due gradi esiste realmente. Essa va ricercata soprattutto nell'impressionante quantità di funzionari Giuppo A/3 Gruppo A14 . . , . . . . . . . . Totali 7 5 . . 12 italiani che si sono dimessi. particolarmente nel grado A/3, cioè dei Capi-Divisione. Dal 1962 al 1968, infatti, come risulta dalla tabella che pubblichiamo. ben 16 Capi-Divisione sono venuti via dalle sedi comunitarie (un altro è deceduto); e data la prassi per la quale i Vice non possono essere dello stesso Paese del titolare dell'uff icio, ai 17 italiani sono succeduti in gran parte funzionari appartenenti ad altri Paesi. Ecc; il quadro dei dimissionari: 4 13 17 6 .- 17 23 3 1 4 3 13 - mentre negli altri Paesi della Comunità i funzionari dello Stato che vanno a ricoprire cariche comunitarie continuano a percorrere la loro carriera (anzi accelerandola, come avviene in Francia), in Italia si verifica quasi sempre un vero e proprio distacco fra il funzionario e il suo Ente: - dato il rapido aumento del costo della vita nelle città sedi di uffici comunitari (Bruxelles e Lussemburgo), non compensato da un adeguato aumento degli stipendi, il margine di preferenza, che faceva sopportare alcuni inconvenienti, si è ridotto al minimo, soprattutto per quei funzionari che non provengono dalla carriera dello Stato; per la scarsa differenza fra gli emolumenti in Italia e nelle sedi comunitarie, infatti, non C'& convenienza per i liberi professionisti a lasciare il nostro Paese, anche perché la presenza in b c o favorisce eventuali sistemazioni migliori; - i funzionari italiani, al contrario di quelli del Benelux - rna anche di quelli francesi e tedeschi - debbono sempre tra- sferirsi con le proprie famiglie. poiché n m è pensabile un lavoro pendolare settima- nale. I1 problema della distanza si ripropone ogni qualvolta i funzionari italiani debbono, per qualsiasi motivo non di lavoro, venire in Italia (fra l'altro anche con notevoli spese di viaggio); - per i figli dei fui~zionari esiste i1 grossissimo problema delle scuole. Difatti, se per il periodo dalle elementari alle secoridarie esistono le t scuole eilropee », per il periodo universitarici - data la non equipollenza dei titoli - gli italiani sono costretti a frequentare le nostre università (il problema non si pone, o si pone in modo meno drammatico, per gli altri cinque partners poiché è s e m l ~ r efacile trovare una università del proprio Paese a pochi chilometri da Bruxelles o Lussemburgo). Dalle considerazioni su esposte e dalla obiettiva situazione risulta che gli italiani che lavorano nelle sedi comunitarie, indipendentemente dal fatto che siano funzionari dello Stato o liberi professionisti. trovano estrema difficoltà ad inserirsi, mentre contemporaneamente vanno perdendo ogni contatto umano e di lavoro con il loro Paese di origina ,,, per l s ~ u r a t o m , ,.edi I ~ a ~ 15. ~ marzo 1968 - t I1 problema dello sviluppo equilibrato della Comunità Europea si collega, in ultima analisi, a quello del rafforzamento politico delle istituzioni comuni. Questo rafforzamento, che certa propaganda raffigura spesso come l'aspirazione di qualche utopista, è al contrario una necessità. attinente alle condizioni di funzionamento delle economie che' ci si sforza d'integrare in uno spazio più vasto. Se c'è una illusione che la realtà si è incaricata di smentire è proprio quella che prevedeva un passaggio automatico dall'integrazione economica all'integrazione politica. Questo ottimismo deterministico aveva fatto dimenticare l'esistenza di un « salto qualitativo » t r a le due dimensioni. Sappiamo invece oggi che l'azione spontanea delle forze economiche non può che porsi in modo sempre più acuto il problema, senza riuscire a risolverlo. Tuttavia, il sistema stabilito dal Trattato di Roma ha previsto strumenti sufficienti a risolvere questo problema e l'opera delle istituzioni europee ha creato le condizioni di un possibile successo. Quest'ultimo dipenderà in ultima analisi, in questo campo come in altri, dalla volontà politica dei Governi nazionali e dalla loro fedeltà allo spirito del Trattato». Benelux Quali i motivi di queste dimissioni, che incidono in maniera così determinante sulla ripartizione numerica dei funzionari fra i vari Paesi della Comunità? Ne elenchiamo i principali: .- Volontà e fedeltb 3 6 - Lkurgo - p -- .-. E' soprattutto per questi motivi - dal moment? che, come abbiamo detto. noi] esistono incentivi economici - che si verifica il fenomeno delle dimissioni. P e r rimediare a ciò è necessario che la nostra amministrazione centrale si renda conto del vantaggio all'avere una presenza fis'ca presso le Comunità (per il periodo in cui i propri funzionari prestano servizio a Bruxelles e a Lussemburgo) presenza che permette fra l'altro una qualificazione irripetibile da utilizzare al momento del rientro di questo funzionario presso il propri-, Ente. Non quindi considerare il funzionario distaccato presso gli organi comunitari come C perduto » a tutti gli effetti ma considerarlo invece come un vero e proprio investimento, i cui benefici sono di importanza fondamentale sia per l'amministrazione di origine, che per la Comunità europea. Fra le prime misure da prendere: valorizzare, anziché bloccare, la carriera dei funzionari inviati a Bruxelles e a Lussemburgo; adoperare una costante iniziativa affinché sia varato al più presto il regolamento comunitario sulla equipollenza dei titoli universitari; eventuali facilitazioni di viaggio a carico dello Stato - 2 4 .. . Giuseppe Petrilli (&Il« velarione al Conceyno u Prog~~lii~?>razion! i.eyioi~ali e nazionali e programnmzio?se emoi,ciza, nuoltosi il 10 fcbbrnio 1968 < I Torino, u e i iniziativa del locale Contitnb ~~rouinciole per l'Europa e con In collaborazionr del Movinrcnto F~rierelist« Rai.<ipeo). ~ ~ ~ ~ ~ I ~ COMUNI OI'EUROPA marzo 1968 A - h Tra nazional-atlaiitismo e nazi onal-mondialismo E' quasi inutile ricordare ancora una cati ministeriali. Alcuni sostengono che non mancano le ragioni, per un simile << décavolta le innumerevoli dichiarazioni europeistiche del governo italiano. Si può ormai lage Y, tra parole e fatti. Si cita a questo proposito l'esperienza della « politica agriaffermare che non passa giorno senza che, cola comune ». L e negative risultanze del per l'inaugurazione di qualche impianto regime finanziario coniune sembravano esindustriale o in occasione di qualche crisi internazionale, il governo non ricordi la sere particolarmente aberranti, se si considera che un paese a struttura agricola nostra vocazione e europea B, la nostra fedeltà ai Trattaiti di Roma, la nostra ferma notoriamente fragile come i1 nostro finiva opposizione al gollismo e alla sua «Europa per finanziare la ben più prospera agricoltura francese. delle Patrie s, il nostro desiderio di arrivare al più presto ad una Europa unita, Questo episodio si uni al nuovo clima instauratosi dopo il fallimento del negofederale e democratica, nonché la necessità ziato inglese. Si era iii generale in Europa dell'ingresso della Gran Bretagna nella Coin una fase di riflusso dell'europeismo. Il munità. Bisogna però dire che qualche volta que- nostro governo continuò a parole la polista facciata ci sembra meno omogenea di tica filo-europea più spinta e decisa, ma quanto vuole apparire. L e scelte politiche nei fatti si mostrò molto diverso. La polidi un ministro come l'on. Fanfani non so- tica che scelse l'Italia è stata definita del no mai nettamente anti-europee. Però a e rattrapage 2. Al grido di e riguadagnamo tutto quello volte sembrano non essere nemmeno molto che spendiamo D il governo italiano abbanfilo-comunitarie. Avvengono strane cose: per cui, ad esempio, contemporaneamente donò ogni lungimiranza europea a favore della globalità » e dello « equilibrio ». Da ad una severa critica ai bilanci e ai prouna parte cioè si difese duramente la programmi di Euratom, nella relazione al Parlamento del 1966, il nostro ministro degli tezione dei nostri proddti, dall'altra si esteri lanciava, nel settembre, il suo grido cercò di contenere le nostre spese comud'allarme sull'ormai arcinoto « divario tecnitarie. Questa politica ha certo dato i suoi nologico ». Però non riesaminava l'espefrutti: oggi la situazione è più equilibrata rienza di Euratom, per vedere come fosse che nel 1964. Ma poiché fu perseguita nella possibile una risposta della Comunità an- completa assenza di iin più vasto disegno che sul piano tecnologico, bensì si limitava politico, oggi l'Italia, rispetto alle Comua « tenere al corrente » la Comunità pre- nità, sembra essere in atteggiamento di sentando invece il suo piano in sede Nato. d.ff~denza e di scontrosità, come f m e conI1 che apparve alla lunga un po' strano a vinta (e non è detto iche non ci siano funtutti, tanto è vero che sia gli esperti del zionari che la pensarlo così) che qualsiasi governo italiano (la e commissione Sara- altro maggior impegno europeo finirà neceno ») sia quelli europei (nel quadro della cessariamente con u n disperato « rattrapolitica a medio termine B), risultarono page ». entrambi essere d'accordo sulla priorità Neppure questa era una politica intrinsedell'organizzazione dell'ambito europeo, su camente pericolosa: un esempio dovrà baquello atlantico. D'altra parte la stessa stare. Nel luglio 1965 la Commissione preNato, nel dicembre scorso, liquidava il prosentò, prendendo lo spunto dal regolamenblema con cortesi parole, parlando si di to finanziario, un corpo di proposte che necessità di un maggior coordinamento collegavano il problema del finanziamento atlantico, ma soprattutto rilevando la nealla creazione di un gettito finanziario cessità di un coordinamento europeo. Ed comunitario e al rafforzamento dei poteri è anche strano (soprattutto per gli entudel Parlamento europeo. Significava insiesiasmi « acritici » del Governo italiano per me rendere molto più indipendente la CEE tutto quel che riguardava l'entrata inglese dagli stati, formare un primo vero nucleo nel MEC) che dopo che il premier britandi « governo europeo P, e nello stesso temnico Wilson lanciò la sua idea di una « co- po democratizzarlo attraverso un efficace munità tecnologica » europea, il governo controllo parlamentare. Tutto in linea dunitaliano non sfruttò appieno questa propoque con la nostra politica ufficiale. La nosta così sicuramente antigollista. Si può stra delegazione lo capì e difese nella 1 x 0 forse pensare che gli italiani avevano la «coda di paglia = di fronte a proposte di interezza e indivisibilità le proposte della Commissione, contro i tentativi dilatori di comunità scientifica: negli ambienti Euratom non è forse voce comune che le vice Couve de Murville. Però la posizione di principio fu annullata dal « rattrapage » in presidenze italiane (Med,i, Carrelli) sono stacoiso: la nostra delegazione chiedeva conte unico esempio di « rara inefficienza D ? In questa occasione il governo italiano temporaneamente una profonda revisione fece capire di preferire progetti a limitati D del regolamento finanziario ( e quindi, non e sotto controllo continuo degli stati. ai liquidando il problema del contenzioso ecoprogetti « comunitari s che sembrano sfug- nomico, forniva gratuitamente armi alle gire al controllo nazionale. Ma non era manovre francesi). La Francia, grazie alle forse questa una delle ragioni che spingedivergenze dei cinque, grazie alle difficoltà della trattativa sul regolamento finanziavano il gen. de Gaulle ad opporsi all'autorio. nonché grazie alla richiesta italiana di finanziamento della C m ? subordinare la definizione del problema La verità sembra quindi essere più comfinanziario al previo esame del funzionaplessa di quel che la dipingono i comuni- mento del Feoga negli anni precedenti, poté rimandare di lungo tempo il problema e accreditare la tesi speciosa di una reazione all'altrui inosservanza di patti formali. Naturalmente le responsabilità, in questo caso, non sono solo italiane: ma la mancanza di una scelta politica prioritaria da parte nostra ha certo contribuito a questo grave smacco politico. Perché si verificano simili inconvenienti? Certo parte della responsabilità è da addebitare alle nostre delegazioni, ai nostri ministri (ormai famosli - salvo alcune degnissime eccezioni - per l'ingenua capacità che hanno di affrontare le riunioni internazionali, senza la previa lettura dei dossier). Però non sono esenti da responsabilità anche il consiglio dei ministri italiano e in genere le scelte politiche e programmatiche delle forze politiche italiane. Ad esempio: a livello politico la preparazione dei negoziati di Bruxelles dovrebbe essere effettuata dal Comitato dei Ministri per il coordinamento dell'azione internazionale in materia di politica economica (Cipei: lo stesso ad esempio Lhe ha affrontato il problema del « divario tecnologico ») composto dal ministro degli Esteri, dell'Agrico1tura, dell'Industria, del Commercio estero, del Bilancio, delle Finanze e del Tesoro, con la partecipazione di altri ministri eventualmente interessati. In effetti tale Comitato si riunisce molto di rado e molto brevemente, più per approvare che per discutere. I1 vero cervello politico delle nostre relazioni economiche internazionali (a parte gli interventi del ininistio Colombo o del Governatore del!a Banca d'Italia, Carli, che sono da considerare a parte) è il Comitato dei direttori generali dei ministeri sunno- N m vi e alcuno f r a i grandi partiti italiani che sia contrario all'unità Europea, anzi non ve n'è alcuno che non perderebbe la maggior parte dei suoi aderenti se, quando la questione fosse posta, non dichiarasse di impegnarsi a fondo per la sua realizzazione. N Ma si troveranno gli uomini adatti a fare di questo scopo comune una base d'intesa fra i nostri partiti e a rendere quindi concreto e fmse decisivo il cont.ributo italiano alla soluzione di questo problema? a . Giorgio Fano ~ " I n t r o d u z i o n c " [Roma. luglio 194.51 a "L'Europa si desta" <li R. N. Coudenhove-Kalerpi. Roma. [<,ddsio'ni Faum:l 1945) minati, coordinato e diretto dal direttore degli affari economici dei ministero degli Esteri Questo comitato sembra funzionare egregiameiite. nel limite delle difficoltà esistenti, ma soprattutto nel limite della sua capacità politica. Non è certo da un simile Cornilato « amministrativo B che potremo aspettarci una linea politica di COMUNI D'EUROPA 14 forte iniziativa europea, né in fondo glielo si può chiedere! Alcuni hanno attribuito la colpa di una simile situazione al ministro degli JCsteri Fanfani. E certo è sicuro che egli non si è mai mostrato un entusiasta continuatore della linea politica europea inaugurata da De Gasperi. Tuttavia bisogna anche riconoscere che l'on. Fanfani ha dalla sua una notevole esperienza politica, nonché una serietà e continuità di lavoro, non certo usuali. Se bisogna far risalire alle sue convinzioni politiche alcune scelte che possiamo giudicare sbagliate, o quanto meno azzardate, non è però credibile che questa grave situazione di carenza politica possa essere fatta risalire solo alla sua responsabilità D'altra parte le contraddizioni non mancano, anche sulla linea di scelte politiche care all'on. Fanfani. Basta qui ricordare un esempio per tutti: la politica meditcrranea. Questa politica è sempre stata nei voti di quella parte della sinistra democristiana che faceva capo a Gronchi e poi a Fanfani. Ad essa sono state dedicate molte dichiarazioni, molti viaggi e molti « trattati culturali ». Non si trattava solo di appoggiare certa politica dell'ENI di Mattei. nei confronti dei paesi arabi produttori di petrolio, ma del tentativo di giocare un ruolo autonomo italiano nel bacino mediterraneo, a prescindere dalle posizioni degli alleati o dei consociati della CEE. Basta ricordare in proposito l e posizioni assunte fino al Consiglio dei Ministri della NATO, dall'on. Fanfani, su una linea di impegno nazionale, a sostegno della tesi di una « pre- senza » italiana invece di quella britannica o americana. A parte ogni giudizio s u questa politica, esiste una contraddizione flagrante tra i metodi scelti a difesa delle nostre culture mediterranee in seno alla Comunità, e gli intenti politici proclamati più volte nei confroriti dei paesi in via di sviluppo in quest'area. Bisogna pensare che non solo la difesa ad oltranza dei nostri interessi nazionali appare a volte troppo dura e contraddittoria, specie per l'assenza di una chiara a dottrina z in proposito, ma che questa posizione italiana impedisce alla Comunità di preordinare una coerente politica mediterranea. Come questa situazione di fatto si concili con quelle affermazioni teoriche. non è chiaro. Forse la risposta è però più seinplice di quel che non si creda. I1 nostro paese ha un parlamento sicuramente inefficiente e prolisso, impegnato sempre a discutere i C grandi argomenti » del giorno, ma finora incapace di consolidare nel governo l'abitudine alla coerenza politica. I1 fatto è che il governo oggi in Italia reagisce alle spinte politiche e agli interessi più contrastanti con continui tentativi di <i mediazioni o di « compromessi n, senza prer~ccuparsi molto del costo di queste operazioni politiche. Accade così che lentamente l'interesse politico interno (a volte anche demagogico) prevalga sul1'interesr;e pubblico italiano, nel contesto internazionale. E' probabilmente in questi termini, insieme di disfunzione, di malcostume e di incertezza politica, che va visto il fenomeno del rinasce~ite « nazionalismo n italia.no. Tutti gli esempi che abbiamo sinora portato, e i molti che CASSA DI R I SPAR M I O DI FIRENZE da1 1829 al servizio della Tuscaiia tutte le operazioni ed i servizi di banca con 1' Italia e con l'Estero marzo 1 9 6 8 abbiamo tralasciato, hanno infatti questo filo conduttore, che non a caso è così simile al filo gollista. Si tratta sempre di giocare la carta degli « interessi nazionali » su tutti gli scacchieri, senza preoccuparsi d i altra coerenza che di quella del x sacro egoismo 2 . Ma una simile politica contrasta troppo palesemente con gli impegni e con i legami internazionali che in questi anni t; andata stringendo l'Italia. Né è possibile pensare che convenga recedere da questo contesto, per andarsi a rifugiare in nuove autarchie politiche o econcmiche. I1 crollo del vecchio sistema degli stati è stato sancito dalla I1 guerra mundiale. Non si può pensare #che tutta la politica fatta da allora ad oggi. nel senso di una integrazione europea e di un superamento dei confini nazionali, fosse pura tattica: ormai l e società nazionali europee stanno stringendo tra loro legami non più troncabili senza mettere in causa lo stesso sviluppo sin qui ottenuto. N6 è politicamente augurabile un << congelamento della situazione. così come essa è oggi: la stessa politica gollista, il problema inglese. il divario tecnologico, il necessario sviluppo dei negoziati del Kennedy Round. la politica verso i paesi in via di sviluppo, i contatti con l'Europa Orientale, ecc., sono tutti impei.ativi che impongono uno sviluppo nell'uno o nell'altro senso: verso una maggiore integrazione o verso un'atomizzazione dei centri nazionali. Un governo lungimirante di fronte a questa scelta non può continuare a giocare su tutti e due i tavoli. La politica dei « giri di valzer » che per tanti anni è stata l'umiliante qualifica attribuita alla diplomazia italiana, non è certo più fattibile oggi, quando i rapporti dì forza sono tanto mutati. Oggi è solo possibile avere una politica coerente o una politica confusa e contraddittoria. Ed è necessario che il governo italiano valuti bene i costi politici di una politica confusa. Ma non è probabile che questo governo sappia affrontare con decisione questi problemi. Nello stesso periodo in cui il Consiglio dei Ministri della Repubblica Federale Tedesca dedicava 68 riunioni ai problemi comunitari, ?l governo italiano non ha mai ritenuto necessario dedicarvi - a quanto almeno ricordiamo - una sola intera seduta. Questo spirito di impro-vvisazione è a volte esaltato in Italia, dove viene definito con un aggettivo del tutto immeritato « garibaldino ». Ma in questo caso manca anche l'unica scusante dell'improvvisazione garibaldina: il coraggio e la decisione politica. Questa improvvisazione è attendismo. quando non significa addirittura siluramento delle nostre possibilità in sede internazionale. Non si può dimenticare che iin seqgio nella Commissione della CEE. riservato a un membro italiano, è rimasto vuoto per circa due mesi, e che un altro seggio (quello di vice-presidente) addirittura per oltre un anno. Nan si può dimenticare che la rappresentanza italiana al Parlamento europeo è composta di parlamentati decediiti c deceduti. o che non si sono mai presentati alle s e d u t e essa si è meritata I'apri~llativo di <, delegazione dei morti *. E' troppo chiaro ormai come il Governo italiano ~ b b i a sin qui svalutato la nostra partecipazione reale agli affari europei. E d 6 tempo di cambiare )> COMUNI D'EUROPA marzo 1968 15 Non è compito nostro addentrarci in un esame particolareggiato di come dovrà svilupparsi in futuro l'attività dell'Euratom, del resto già fatto egregiamente in altra sede da chi e più competente di noi (31, quanto sottolineare quelle iniziative di vero Dopo anni di completa apatia, il Governo prio in questo importantissimo settore [ i contenuto comunitario che obblighino a reattori d'avvenire e, soprattutto, i reattori una concentrazione delle risorse dei Sei ,italiano si è fatto promotore di alcune iniveloci] peraltro, l'azione fin qui svolta dalziative che potrebbero ridare all'Euratom Paesi in maniera così stretta, da rendere 1'Euratom ha manifestato le deficienze più quella funzione istituzionale che, nell'idea ingiustificata la politica del « giusto ritordei firmatari del Trattato, doveva portare gravi 2 ; ancora « ... riassumendo, 1'Euratom no » (4) e che, soprattutto, impegnino ecoad una industria atomica europea integrata, ha mancato allo scopo... » ; e infine « ... noi nomicamente e politicamente, in modo unifunzione che invece era andato perdendo crediamo che 1'Eursitom sia destinato a tario, i Sei membri della Comunità scomparire nella susi forma attuale. E S S ~ Per questo riteniamo che le proposte per colpa soprattutto dei Governi naziopotrà rinascere con una struttura che sarà nali e dell'operato della Commissione. fatte dal Governo italiano, già menzionate, Le iniziative, delle quali l'Italia si fa ora funzione dei suoi nuovi compiti ». I1 Minie cioè l'opportunità di costruire un impianpromotrice, sono soprattutto quelle per un stro Andreotti, qualche mese più tardi, dito europeo per la produzione di uranio archiarava, da parte sua, che « per nove anni ricchito e un impianto per la produzione impianto europeo per la produzione di uraquesta Comunità, creata sulla base di una nio arricchito ed eventualmente per un imdi acqua pesante, vanno prese in consideintegrazione verticale., ha operato con eripianto europeo per la produzione di acqua razione e perseguite con forza da tutti coteri che appaiono ora largamente superati ... loro che (Governo e Parlamento italiani pesante. La proposta di una «officina eurooccorrerà quanto prima rimediare molte so~prabtutto) per nove anni hanno ignopea » risale molto indietro nel tempo e fu cose e molte migliorarne. L'Euratom ha rifatta originariamente dalla Francia all'ltarato o trascurato l'importanza dell'Euratom. sposto soltanto a parole alle nostre aspetlisa ne81 1957: ma essa fu lasciata inopinatative. Occorre ora c:he 1'Euratom riprenda, tamente cadere dal Governo italiano d'allora. per svilupparla su nuove basi, l'idea-forza il quale, come quelli precedenti e succesdalla quale era nato, idea alla quale noi sivi, ha sempre mostrato una scarsa sensii:<) Vedasi, ultimi ,in ordine <li tempo: « L'b;uintorn dovremmo unire la volontà di tradurla in sbagliato » di A. Albonetti, in « Europa », :inno I. n. 12. bilità e poco spirito pratico circa i problemi dicembre l 9 6 i e a La situazione <lell'industria nucleaiw atto )>. dell'Euratom, che si sono concretizzati, fra europea ed italiana dopo l a sospensione dei contratti associazion,i Euratom ». in a Atomo e Industria ». Tutte queste afferrnazioni hanno un solo ed l'altro, ne1,la nomina sia del Co~mmissario anno XII, n. 4. febbraio 1968, m a soprattutto. «Atomo 1'Euratom ha commento: per colpa di chi iii crisi », di Mario Pedini, Ed. Vallecchi. Firenze, 1965. italiano (prima M~edi e poi C'arrelli, che (4) L'insuffiriente rientro in Ita,lia. sotto forma di fallito l'obiettivo », ha « manifestato le vontratti pur rivestendo il grado di Vicepresidenti [li ricerca e di commesse. dei contributi itn. della Comrni~ssione, hanno notoriament'e deficienze », ha « mancato allo scopo », è Lixni al bilancio ilell'Euratom à uno dei motivi che hanno contribuito alla condanna di questo orbrnnismo. « destinato a scomparire » e infine « ha riesercitato un peso pulitico modestissimo) Se, ,in effetti. 1'IL~liaha riavuto molto meno di quanto vei.sato, a d i f f e ~ e n z a della Francia, della Germania e sia degli alti funzionari dell'Orgaaismo ( l ) . sposto soltanto a parole alle nostre aspettadel Belgio (che hanno ricevuto di più) ciò piu che u n a ragione, ci sembra uii pretesto la cui respnnsabilità. I1 fallimento della Commissione è stato tive» se non per colpa dei vari Governi in ogni caso, ricade s u coloro (anche italiani) che accelerato soprattutto dall'ultimo presidennazionali? E ci sono voluti .nove anni al hnnno gestito per nove a n n i il sistema dei contratti e delle commesse della CEEA. Ma non v a neppure te, il francese Chatenet, ma pure dagli Governo italiano per accorgersene? (limentirato u n aspetto quanto meno ipocrita di questa. i n realtà, spiacevole situazione: tutti sanno che, per alt,ri membri, che non hann'o spint~o certo In questi nove anni chi ha ges'tito 1'Euraparecchi anni, a partire dnl cosiddetto «scandalo Ippoin senso sopranazionale. lito», l'Italia (Governo, CNEN. Industria) non ha tom, se non gli stessi Sei che l'avevano ;%vuto una ~loìitica nucleare. P e r un cei-to periodo non I vari (troppi) Ministri per l'Industria e creato? E il fallimeiito è fallimento de~lla vi è stato iiepl>ure un I~ilancio della ricerca e dello nucleare e il C N E N ci sentiva minacciato <Il Commercio italiani (2), possono essere conformula o di coloro che non hanno saputo sviluppo li(iuidazione. Come si poteva, in uueste condizioni, recesiderati - per il loro disinteresse - alpire contratti e rommesse comunitari e assicurarne tenere fede agli impegni che essa implicava? l'esecuzione'? l'origine della situazione di liquidazione venutasi a verificare per l'E'uratom, quanto e più dei loro colleghi partners, poiché questi ultimi hanno almeno mirato ad otteAppiinti per prossimo Governo italiano nere dei vantaggi sostanziali per il loro Paese. « I Governi britannico e francese ... si sono accordati su un contratto di Poi, dopo nove anni, il Governo italiano sviluppo collettivo per grossi calcolatori. Come per il progetto Concorde, si scopre improvvisamente 1'Euratom e il suo possono sollevare dubbi circa l'oculatezza di tale scelta. Si tratterà di un eleprofondo stato di crisi. fante bianco? Alcuni esperti sostengono che i fondi pubblici sarebbero meglio Nella relazione presentata all'inizio del i ~ v e s t i t iin piccoli calcolatori co'n vasti mercati già pronti. Ma le case che fanno 1967, il Ministro degli Esteri Fanfani, dopo parte del progetto sono certe che verrà il giorno in cui in tutto un paese saranno aver analizzato i principali fattori della installati grandi calcolatori forniti di prese a disposizione dei piccoli utenti o crisi, dice testualmente: << ... non sorprende di piccole ditte. 11 grande calcolatore sarà una sorta di cervello per una intera che 1'Euratom abbia finora fallito l'obietregione, o un complesso industriale. tivo prioritario di porre le industrie euro« N o n meno importante per lo sviluppo di una valida industria europea dei pee in grado di realizzare in tempo utile calcolatori è la definizione e la generalizzazione di un linguaggio di programun tipo di reattore competitivo ed adatto mazione elettronica che possa essere accettato dal grosso delle ditte europee alle esigenze europee ... D ; e altrove « ... prodel settore. Ecco un importante obiettivo per una politica tecnologica europea. « A d esso si riallaccia il compito della istruzione del personale. Nei calcoi 1 1 1,;~ situ:izi<ili~~ dei funz,ionari <lell;i CEEA, uei. i tiuve a n n i di vita (lclla Commissionc, C s l a t a la sewkrilatori soltanto la IBM può disporre agevolmente di esperti plurilingui, poniamo 11.: il Searct;iriri esecutivo, cioè i l funzionario permaiirnte ~ i i ù elev;ilii in grado ilella Commissione dell'Euper effettuare i calcoli di programmazione dell'industria tessile, o dell'acciaio, i.;itom, è st;ito 1'it;iliano Giulio Cu;izziiali Marini ( c h t in qualunque nazione dalla Spagna alla Germania. Un consorzio o complesso ;,l tu;ilninitv. nrll'E~i~i.ui ivo iinificnti>. ì. direttoi.e Benei-;!le del Ceotl.o Comune I<i<,erche,lell'!3uratoni. ricè di del ramo che sia efficiente deve essere in grado di fornire degli esperti in ciuel tanto di « pi.ogranima comune » atomico che rcst;i ai Sci). romc ad un italiano è andata la i.es~>onsaprogrammazione e ristrutturazione aziendale che parlino le varie lingue europee bilità rlella I>ii.ezioiie generale i:iiil>oiii esterni (priim;i e comprendano caso per caso l'industria che devono servire. E' un campo nel Staclerini. iucressi\~;imciite, C:incellario d'Alena). P e r vontro, le Direzioni g e n e ~ t l i chiave sono stinpre stat,. quale una autorità europea per lo sviluppo potrebbe giuocare un ruolo deterin mano dei nostri ,,<irt',iei.a: la rirei-ca e dnseennmentn minante fornendo fondi per l'istruzione di tecnici calcolatori programmato~ri. al iranrcse C;ubron, l'industria ed economia al te<lesi,o voii Geldern, come pure nd un tedesco, F u n r k . I'ammiUn progetto del genere si potrebbe avviare magari sotto l'egida della Università riistr:iaioiie e il personale. Nel setiore acieiitifico. vireversa i posti di m a ~ a i o i . ~ Europea di Firenze, se la Gran Bretagna partecipasse » (da « Investimenti attrai.cs~~orisal,ilità soiio stati ricoperti d a due i h l i a n i : di Cristopher Layton - Bologna [1967], Quaderni dell'Istituto verso l'Atlantico C;il,i'i«Iio, come Direttore del Centro nucleare di P e t teli (Olanrla~ t Palumin. come D,irettore delle Ricerche Affari Internazionali). -;uil;i lusione nur1eai.e: questi due eminenti scienziati si sono ~ u a d a g n n t i l a stima incondizionatn degli a m Si può rivedere utilmente, a tale proposito, la relazione di Brugmans agli 1,ieiiti nucleari europei e mondiali. Stati Generali di Roma: ottobre 1964 (pubblicata in t Comuni d'Europa B). ( 2 ) Dall'entrata in vigore del Trattato, Gava. Ro, Coadrenalina per l'iicciso Risurrezione di Euratom? il , l«mbo, Toani, Mediri, Lami-Stamuti e l'attuale Ministro hndreotti. I I marzo 1968 COMUNI D'EUROPA Oggetto: Italiani birichini Anche se meno clamorose e note (tranne alcune divenute di dominio pubblico, come quella dell'ENEL) esistono parecchie inadempienze italiane, che si traducono in « infrazioni D giuridiche del Trattato CEE. Ne diamo un elenco completo in appendice, desumendolo sia dalle interrogazioni fatte dai parlamentari degli altri Paesi davanti al Parlamento Europeo dagli inizi (allora Assemblea Parlamentare Europea) del suo funzionamento ad oggi, sia dall'elenco di infrazioni ai vari articoli del Trattato commesse dall'Italia, e tuttora non eliminate. Di questo genere di infrazioni (o di altre più o meno gravi) si sono resi responsabili anche gli altri Paesi della CEE. Anche se disapproviamo vivamente questo atteggiamento, pensiamo che esso in qualche modo possa esser giustificato per la scarsa conoscenza delle norme comunitarie, per il ritardo (dovuto alla lentezza con cui gli organi nazionali sono soliti agire) ad adeguarsi alle nuove norme e, perché no, per una certa tendenza a sfruttare, fino al massimo possibile, i vantaggi di una situazione che dovrà terminare. Ma non possono trovare alcuna spiegazione, insieme alla completa disapprovazione, tutte quelle infrazioni che, oltre a violare il Trattato, recano anche danno alla nostra economia. Fra queste, tipica rimane la persistente infrazione alle ,prescrizioni del Trattato delle norme contenute dalla legge relativa al regime di imposizione fiscale sui prodotti oggetto di monopolio di Stato e particolarmente dei tabacchi. Come è stato fatto osservare (1) è a dimostrato che la protezione dell'azienda di fabbricazione del monopolio dei tabacchi non contribuisce certo ad un aumento del gettito fiscale, ma probabilmente lo frena. Comunque se è indubbio l'interesse dello Stato di assicurare la puntuale non discriminatoria percezione delle imposte di consumo e legittima l'esigenza di evitare ogni possibile evasione fiscale, non corrisponde certo agli interessi economici della nazione l'accanita protezione della pro'duzione del nostro monopolio dei tabacchi. C'iò è dim'ostrato: . a) dalla constatazione che i tabacchi lavorati rappresentano forse l'unico prodotto italiano che non ancora si sia riuscito ad esportare, quanto meno in quantità apprezzabili; b) dalla constatazione che la gestione dell'azienda di produzione dei monopoli stessi (escluso evidentemente il gettito delle imposte di consumo) è di per sé deficitaria, tant'è vero che è ancora necessaria una protezione (sia sotto il profilo doganale, sia sotto il profilo della concorrenza) incompatibile con le prescrizioni del Trattato di Roma. = Infine si può constatare che l'assenza di concorrenza non e sufficiente perché aumenti il profitto industriale; e che, soltanto se viene assicurata una concorrenza attiva e operante, qualsiasi produzione industriale (se occorra, ridimensionata) può diventare competitiva. Probabilmente le (1) N. Catalano, Monopoli di Stato e claz*sole del Trattato CEE. in u I1 Foro italiano ». vol. LXXXVIII, fasc. VII-VIIL Programma di riaanamento delle miniere di zolfo in Smlia. aziende più efficienti. del gruppo IRI sono quelle siderurgiche, proprio perché già da molti anni debbono agire in regime di piena concorrenza ed irr assenza di ogni protezione rispetto alle produzioni similari degli altri Stati membri. E' certo che soltanto dopo l'abolizione di ogni forma di protezione, coiuicidantie con la fime del periodo transitorio CECA, è stato possibile iniziare una promettente esportazione anche di prodotti siderurgici di produzione italiana. a Se anche l'azienda di produzione dei tabacchi lavorati dovesse agire in regime di piena ed effettiva concorrema, essa sarebbe costretta a rivedere la propria organizzazione, la propria struttura industrialse, i propri metodi di fabbricazione a migliorare la qualità dei prodotti. Se i tabacchi lavorati italiani saranno in grado di reggere in Italia la concorrenza dei prodotti importati dagli altri Stati membri, essi potranno ugualmente, alle stesse condizionli, competere con gli stessi prodotti fuori del territorio italiano. Potremo quindi finalmente assistere al fenomeno dell'esportazione anche di sigarette italiane, con innegabile e non trascui:abile vantaggio della nostra economia. u Sarebbe questo uti altro degli innegabili vantaggi conseguenti alla realizzazione delle Comunità europee ,. Nel pubblicare 1'e:lenco delle interrogazioni e dello << stato, delle infrazio~ni ai Trattati, è necessario anzitutto una osservazione generale: che cioè esiste una grandissima diversità di importanza, per esempio, fra i problemi del tabacco e dell'ENEL, già citati, e quelli, poniamo, della « accisa D sul cacao. Inoltre notiamo anche, per le interro~gazioni al P.E., che molte riguardano lo il stesso problema (il che, se ne diminui~c~e numero, ne aumenta. l'importanza, come, per esempio, per lo zolfo). Infine che alcune infrazioni sono < presunte, e non ancora accertate. Malgrado ciò l'elerico ha un suo valore esemplificativo dei ~iroblemi più scottanti dal punto di vista giuridico che devono essere risolti in senso comunitario. Gaio APPENDICE a) interrogazioni al Prlrlamento Europeo. - Interrogazione N. 37/:L959-1960 dell'on. Blaisse alli< Commissiona della Comuniiià Economica Europea. Oggetto: nlonopoli dei tabacchi - Interrogazione N. 47,'1960-1961 dell'on. Margulies alla Commissiono della ComunitA Economica Europea. Oggetto: Esportaziolu? it,nliana di riso verso In Repubblica fedemld di Germania. - Interrogazione N. 66/1960-1961 dell'on. Illerhaus alla Commissione della Comunità Economica Europea. Oggetto: Liberalizzaziond dell'importazwne di auto. mezzi in Italia. - Interrogazione scritta :N. 20/1961-1962 dell'on. Marg u l i e alla Commissione della Comunità Economica Europea (28 aprile 1961). Oggetto: Sitmzime del mercato del riso. - Interrogazione scritta N. 68/1961-196" dell'on. Blaisse alln Commissione della Comunità Economica Europea (16 dicembre 1961). Oggetto: Imposte supplementari su talune n ~ c r c i di inlportwione i n Italia. -- Interrogazione scritta N. 101/1961-1962 deu'on. Janssen alla Commissione della Comunità Ecmomic:r Europea (26 marzo 1962). Oggetto: Monopoli del tabacco. - Interrogazione scritta 'N. 2;0/1962-1963 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comunità Economica Europea (9 maggio 1962). Oggetto: Autorizzazione all'ltalia di adottare misure di salvaguurdia per la seta e i cascan~i di seta. - Interrogazione scritta :N. 29/1962-1963 dell'on. Vi-edeling alla Commissione delln Comunità Economica Europea t21 magg,iu 1962). -- Interrogazione scritta N. 18/1963-1964 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comuniià Economic~ hiiropea (19 aprild 1968). Oggetto: Misure di salvaguardia per la seta e i caseani-i di seta e ~ ~ r o g r a m mdi a risanamento del Governo italiano. Interrogazione scritta N. 120/1963-1964 dell'on. Leemans alla Commissione della Comunltà Economica Europea ( 7 gennaio 1964). Oggetto: Legge italiana N . 103. - Interrogazione scritta N. 27/1964-1965 dell'on. Van der Goes van Naters al Consiglio della Comunità Economica Europea e al Consiglio della Comunità Europea dell'Energia Atomica (22 maggio 1964). Oggetto: Efficaciu. giuridica dei Trattati di Roma in Italia. Interrogazione scritta N. 126/1964-1965 dell'on. Vredeling alla Commisiione della Comunità Economica Europea (22 gennaio 1966). Oggetto: Indushia siciiiana &Uo zolfo. Interrogazione scritta N. 6/1965-1966 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comunità Economica Europea ( 2 6 marzo 1965). Oggetto: Mercato dello zolfo. - Interrogazione scritta N. 3/1965-1966 deU'on. Pleven alla Commissione della Comunità Economica Europea ( 2 4 marzo 1965). Oggetto: Obbligo di denaturaziane degli alinwnti per brstiame di origine francese impoato OhU'Italia. - Interrogazione scritta N. 26/1965-1966 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comunità Economica Europea (15 giugno 1965). Oggetto: Mercato italiano dello zolfo. - Interrogazione scritta N. 28/1966-1967 drli'on. De Grvse alla Commissione della Comunità Economica Europea (L6 aprila 1966). Oggetto: Uiscr~mlnazione operata dall'lblia nei confronti degli altri Paesi della CEE d l ' i m p o r t a ~ed esportazione d i lana d i concia. - Interrogazione scritta N. 3/196$-1968 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comunità Economica Europea (15 marzo 1967). Oggetto: Risanamento dell'industria s e r i a italiana. - Interrogazione scritta N. 48/1967-1968 dell'on. Vredeling alla Commissione della Comunità Economica Europea (27 aprile 1967). Oggetto: Misure italiane di salvaguardia sul pwmho e lo zinco grezzi. - Interrogazione scritta N. 110/1967-1968 dell'on. Lulling alla Commissione deUe ComunitA Eumpee (17 luglio 1967). Oggetto: Ostacoli alla libera cireolaaione delle mercr dovuti a lungaggini amministrative e od eccessive formalità doganali Interrogazione scritta N. 180/1967-X968 dell'on. Vredeling alla Commissione delle Comunità Europw (11 ottobre 1967). Oggetto: Legge italiana r&tiva au'organizzarione del mercati ortofrutticoli. Interivgazione scritta N. 202/1967-1968 dell'on. Vredeling alla Commissione delle Comunità Europee. Oggetto: Industria italiana dello zolfo. - Interrogazione scritta N. 333/1967-1968 dell'on. Cousté alla Commissione delle ComunitA Europee. Oggetto: Divieto d i ilr~portazione in Italia dei se?>~i di coka e & d i olii di cdza comunitari. - Interrogazione scritta N. 334/1967-1968 dd'on. Cousté alla Commissione delle Comunità Europee. in Oggetto: Sdoganamento deUe merci all'entrata Italia -- Interrogazione scritta N. 33911967-1969 dell'on. Vredeling alla Commissione delle Comunità Europee. Oggetto: Deciswne deUa Commissione deì 80 gennau, 1968 relativa al ricorso da parte della Repubblica itaLana all'articolo l15 del Trattato, i n merito a talun~ prodotti originari di paesi terzi e immeasi in libera pratica - Interrogazione scritta N. 10/1968-1969 dell'on. LUIling alla Commissione delle Comunità Europee. Oggetto: Imporiurwne neUa Comunità di carni w o umienti dall'Unione Soviebica. - - - - - b) Infrazioni. - Firma di un accordo co?rrnaerciale che supera la durata del periodo transitorio. (Infrazione presunta alla Decisionu del Consiglio del 9 ottobra 1961). Mancata consdtarwna weventiva in occa.8iow di un negozieto bilatmale d$llltalia con gli Stati Uniti. (Infrazione presunta alla Decisione del Consiglio del 9 ottobre 1961). -- N o n eomunieazione precentiva di una misura di <, r e t r ~ i t de libdration B. (Infrazione presunta alla Dec i ~ i o n edel Consiglio del 9 ottobre 1961). - Estratto di una « libération consolidée B per al, impasti di farina e di zucchero contenmti meno del 18% di zucchero. (Non-applicazione delle disposizioni dell'art. 31. par. 2 CEE). - Applicazione di una tnasa suU1esportazione di aicuni oggetti d'arte e di antiqmriato. (Non-applicaz:one delle disposizioni dell'articolo 16). - Ammissione in fmnchigia totale di diritti di dogana di alcune merci destinate aìia costruzione. riparazione e attrezzatura di a adrodynes B. (Non-applicazione delle disposizioni dell'articolo 23 CEE). - Tassa sull'importazione per le concesawni gover. native. (Infrazione alla Direttiva della Commissionu del 28 luglia 1965 presa in virtù delle disposizioni dell'articolo 13 CEE). - Tesso sull'enportazione per le concesswni govenattiie. (Infrazione all'articolo 16 del Trattato). Ammisswne in franchisia totale di diritti di dogana delle merci destinate aìia costruziune. all'armamento e alla riparazione delle navi e batteui. (Non~pplicazione delle disposizioni dell'art. 23 CEE). - Diritti di dogana su alcuni tessuti di seta o di ~ a w u m i di seta. (Infrazione alle dispmizioni dell'articolo 14 CEE). - - marzo 1968 --. COMUNI D'EUROPA -. - - - f ~ n l > o s t adi fabbricacionr nii,nli ~ilcooliei r tassa di Lcggo del 21 luglio 196; i ~ 9.10 . rei«tiva al r e g i ~ ~ : .s','<tto fillgli ~rIcoo1i~~i. (1nfr:lzione presunta all'art. 95) f,jcale delle c o s t ~ ~ ~ z i o nmodif;chr. i, trusformazioni P riparazioni n a v d i . I>irp<i.stadi fahbiiraz~one ai~!l'alcooi r tassa di St«tn - L i n ~ i t n z i o n e del I-rginte d i franckigia ~ c l l ' i n i ~ ~ n r t n - -irll'alrool. ( I n f r a z i o n e presunta ali'art. 9 6 ) . :ione. ( I n f r a z i o n e all'art. 1'2 del T r a t i : ~ L o ) . Dis~~iiicinuzio?iijondutt- a u i h nazio+lalità pcr I'ac- Diritto di stutistica applicato all'esportuzwnr di crrso all'iniliir!;~ nrl sattol.r dei traa~,orti (codice ital u t t i i prodotti dcs-tinati ugli a l t i i St(iti n~eiiibri e uldi nnvignzionr, drcreto n. 827, articoli 119 e 118). !'iinliortaz'onc d i dczzni prodotti conte??iliIati dai R ~ g o - liu?zo ir\rtiroli 1 P 8 d1.1 regolamento n . 38/61, sulla libern cirlainmiti agricoli n. 19, 20, $1, 22, 13/64. 14/64, 26/64. i.ol:ii-.i<ineùt.i lavoratori all'interno della C o m u n i t à ) . i;i6/66. ( I n f r a z i o n e constatata aii'articoio 16 e aiie disposizioni dei Regolamenti agrico'li su-indiiatil. Rilurch lu>icl 7)rrrrdrre clclli. valide l n i w r ~riuridicIic (1. u7iplicu:ioiie ncji c o n f i o n fi delle istanze giuri8dizionali - Dirittr d i dogana applicati s u alcuni derivati drl dcll, divc,ttii.,, snll<i libero c i r r o l a r i o ~ e e I'ordinr ~nchI,iomho e dello zinco. ( I n f r a z i o n e constatata azli artil>d,,.<>, <.oli 13 e 23 C E E ) . Prezzo d i vendita delle sigaiette. ( I n f r a z i o n e P W Aj>lilicazio.iie dci rc!gr,lu?itcnti comunituri conrer.cinta della clausola di stasi dell'art. 37 C E E ) . >rcuti il ciitasto viticolo. iAi.tirolo 1') del r e ~ o l a m e n t o ii. !?'>/GR/CI-,E). Diritto d i dogana applicato al solfu?-o di ca..lroi<~<fi ( P O P . tn-r. e8-1.5-i3). ( I n f r a z i o n e presunta alle disposiuioni I?<,ntrizione dell'i?iil,ortr~tio~cedi alimenti per ani~iell'articolo1 4 ) . i i i c r l i , contcnrnti latto in po111ere. ( A r t . 18 del repo. - Accordo comn~erciale c!ir comporta uir divieto di Ininent<i 11. l!?; :in. I: del reaol;imenio n . 1 3 / 6 4 / C E E : iiesportazwne. ( I n f r a z i o n e presunta all'articolo 34 del :irt. :$l dei T r a t t a t o ) . 'Trattato). - Dioieto di irupartasione di sicini uivi provenienti - - Legge ?i. 717 (26 giugno 196;) concci-iicnte la <<Gas- dal 1.und della iìuviera. (Art,icolo 9 della direttiva del .-<i Dei il hlezzogiorno)) articolo 16. ( I n f r a z i o n e preI ottobre 19F'G 66/6OO,'CEE: Direttiva d?1 Consiglio L ! ~ 25 * i i ~ i i nagli articoli 32 e 62 del T r a t t a t a l . C«nsixli,r del 26 aiuano 196-1 6 4 / 1 3 2 / C E E : soprattutto i'articold 101. -- Dzritto d i dogana C.E. sul solfuro d~ odio (pos. 18.3; A ZZZu d e k t a r i f f a doganale italirrna). ( I n f r a - S~~::~ioisio delle n c inrpo,rtazi~nidi oli di colza, rauizzione presunta nll'artirnlo 14 del Trattat.0 in relazione i o n e d'inl~rriio e girasole. iArticolo 3 par. 1 e 2 del alla decisione del Consiglio del 2C luglio 1966). ~eno!ameiiio n . 136/66/CEF.l. Di?-itti di dog«il<i upylicati al p w n ~ b o grezzo e d l r ~ -. Stato di uppliraz!one d<l!a direttiva del Consiglio zinco grezzo ( 0 0 s . tar. 78.01 A e 79.01 A ) . ( I n f r a z i o n e rclativa o.i riavvirina,>iento dei rcgolamerrti degli S t a t i !presunta alle disposizioni dell'art. 14 del T r a t t a t o e alla tizemthri conrprneiiti lc mul!crie coloianti (G.U. 1 2 . 11:; :Is decisioiie di accelerazione del l 5 m a g g i o 19B1). drl:'zz / z z 'cÌe1. (Ariieol<i !i della d i r e t t i v a ) . - D i n t t i d i dogana applicati s u alcuni derivati del - Star,, d i upplicazione della d.'rett;va &l Consr. piombo i n base alle pos. tar. N . 78.04-A, 78.04-B e <!:io, del 5 n o v r ~ ~ i l i r a1968. relativ<i a! riavvicina?ner<tso s.i.O!,-C-II-C-1. ( I n f r a z i o n e alle disposizioni della primn d<,lle lepia!azio?ii degli S t a t i mwnihii c o n c e ~ n e w t i uli clecisione di acceler:tzione del 12 maggio 1960). iioivili r.oir8crvutovi. (Articolo 9 della d i r e t t i v a ) . - - T r a t t a t o d i commercio f r a l'Italia e la Suizzero . S i , ~ l ~ , n i da i licenza urtei.i?iavic prr i j>rodotti de.1 dld 27 gennaio 1983, niodificato i l 20 gi7~gilo 1936 - so/ C E E :. . , ~ t t o r i animule ( a r t . 12 <le1 i.enolam. n . 1 3 / 6 4,~ r,iottuttn I'artic~ilo 6. ~Incom~~atiIiilitW ron le disposi;,.i.t. I L del regolam. n. 1 4 / 6 4 / ~ E ~art. : 19 rlel repozioni del T r a t t a t o di R o m a . soprattuito i suoi ar-ìiroli 1 2 ~ ~ ; . 11. 1 2 1 / 6 i / C E E ) . 2 3 . I11 par. 4 e 234). - Rimborao d i tasse sull't!s~~ortr~zio,le di prodotir 8 ; <I+!rlirgicii legge n . 108). (Non-applicazione delle ( l i , pasizioni dell'art. 96 CEE). Acc;s<i sul cacao. ( I n f r a z i o n e alle dispa<isioiii clwli art. 95 e 9fi dr~l T r a t t a t o ) . - T a s s a sul volume d i a f f a r i delle inutcrie prime lunirre (legge 1309 del 4 dicci?il,rr 1965). ( I n f r a z i o n e agli :i~-ticoli 96 e 96 del T r a t t a t o ) . Accisa suUo zucch-ero. In17)ortazione di prodotti .i(rche?-ini. ( I n f i n z i o n e presunta all'nrt. 95 C E E ) . Key,?itc di importazione esialentr per il burro neuli S t a t , merrib*. - T a r i f f a d i sostt~.uno ,i. 251 j ) t ~ n t <. ~-drile l P~rrovm Stata ituliunr. IInfrazione a1l'arti<.ol<: SO del T r a t . t:ita C E E ) . di i S ; s t e n u ~ di assicuracions <.olitra I visck i o il orni al^. I'rocedura prevista all'art. !i?par. 2 C E E ) . - Hegitiie di aiuti alla caatruziona navule. (Pioce. i1ui.a in virtù drll'ait. 93 par. 2 del T r a t t a t o C E E ) . ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO DI TORINO éb Responsabilità taria e sentita, su questa Terra alla soglia dell'Apocalisse, come u n a evasione romantica o addirittura come il rito?-no a u n m o n do di misure più umane. S e le contraddizioni della società del benessere toccano non. solo la gioventù d'ltalia - dove il benessere è, del resto, territorialmente circoscritto - ma quelle di tutti gli altri Paesi ad eguale o più avanzato livello d i sviluppo economico, l'atmosfera dell'equilibrio del terrore condiziona i giovani uomini e le giovani donne i n ogni contrada della Terra. Come si vede, un problema di istituzioni diviene u n problema globale di civiltà. 1 federalisti avevano i n qualche modo previsto già nell'immediato dopoguerra questo punto di crisi e avevano infatti collocato la lotta per l'unita europea come u n episodio di una wiù vasta lotta contro il terrore, contro la guerra nucleare e qualsiasi altra cui può dare adito la tecnologia moderna, a favore di una Comunità mondiale, garante che i conflitti fra le comunità nazionali e continentali e i regimi politici contrastanti si risolvano al di qua e non al di 16 della guerra. Dunque la campagna elettorale italiana si colloca i n questa bruciante fase storica. Non si può chiedere certamente ad essa di preparare la risoluzione massiccia e repentina dei problemi di civiltà sia pure della sola Italia, perché le Nazioni sono oggi fra Fondi patrimoniali L. 18,7 miliardi Depositi fiduciari e cartelle fondiarie in circolazione: L. 1.300 miliardi Direzione generale TORINO In Italia 200 filiali Uffici di rappresentanza a Francoforte, Londra, Parigi, Zurigo @ Banca borsa cambio Credito fondiario ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO FONDATO NEL 1563 Credito agrario Finanziamenti opere pubbliche DA 400 ANNI LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI 18 marzo 1968 COMUNI D'EUROPA Un problema posto in maniera definitiva « Maurizio u Associare la Germania alla Francia e agli altri paesi occidentali è operazione delicata ed inquietante; associare ai problemi nostri le oscurità che celano l'orizzonte tedesco è operazione rischiosa. Ma è l'unica opera;!ione ragionevole, quella che o f f r e i maggiori vantaggi e dà maggior forza ad una politica di pace e di progresso economico e sociale, quella che limita i rischi, poiché inquadra e vincola la libertà di movimento della Germania, ed apre acl essa prospettive pacifiche di soluzione del suo maggior problema nazionale. Senza Germania la creazione di un'Europa federale non è pensabile in termini politici, militari ed economici. E la rapida formazione di u n primo nucleo federale è l'unico modo, l'unico strumento per assicurare ai nostri paesi capacità autonoma di difesa, vitalità politica ed economica, controllo autl>nomo della poli- tica europea di pace di fronte ad ogni possibile fluttuazione della politica dei grandi blocchi che dominano la scena del mondo, per arrestare il processo di disgregazione europea e riequilibrare la vita mondiale, che s o f f r e di questa carenza a. « L a ricerca dell'organizzazione internazionale, differenziata nelle articolazioni istituzionali, con l e dimensioni organizzative più proprie a soddisfare le varie e nuove esigenze, via via che esse si presentano: questa è la legge del mondo nuovo. U n mondo unito non si f a nella uniformità, ma nella varietà differenziata delle articolazioni. La formazione così faticosa e travagliata della Federazione Europea è da intendere come u n momento di questo processo storico, che caratterizza l'era che prende inizio dal 1945 *. « O sopravviene la guerra a travolgerci forse irreparabilmente, o il problema dell'organizzazione federale dell'Europa è posto i n maniera definitiva e non più eludibile. Questa unificazione europea costituisce il modo e lo strumento, il solo a nostra portata, per organizzare la nostra pace, per tutelare il nostro sviluppo pacifico. E' il modo e lo strumento per garantire la nostra iridipendenza, e la libertà, prima di tutto, del nostro spirito nazionale. L'acredine di Mosca, e, per sua procura, del comunismo, nemico di ogni solidificazione, ci avverte nel modo più esatto che siamo sulla buona strada. L e altre alternative, attentamente considerate, lasciano ciascuno dei tre maggiori paesi dell'occidente europeo esposti al riflusso del provincialismo psicologico, del nazionalismo politico, dell'isolazionismo autarchico, C quindi d i involuzioni interne, al termine delle quali sta la perdita d'importanza e il vassallaggio in u n primo tempo verso l'America, forse in u n momento successivo verso la Russia *. Un'Europa federata può essere solo un'Europa democratica: il nazionalismo, la reazione, il comunismo la negano, o ne pervertono i valori essenziali X . « FERRUCCIO PARRI (opuscolo « per l'unità federale europea », Movimento Federalista Europeo, 7 - s.1. e s.d., ma Roma 1952) - loro strettamente interdipendenti e una campagna elettorale è, tutto sommato, una modesta svolta nello stesso fluire della storia di u n singolo Paese; m a essa deve tener conto del fatto che, oltre le richieste contingenti, settoriali, umanamente anch'esse i m portanti che fanno gli elettori, c'è una profonda ansia inespressa, cui si deve una onesta parola e uii proposito di impegno, se i n definitiva si vuol ridare al popolo la sensazione che la democrazia è a f f a r suo. A i partiti politici, contro i quali si riversa non piccola purte della generale amarezza, ai partiti che i n una società i n crisi non possono n o n risentirne essi stessi, compete per altro la responsabilità, stimolante anzi esaltante, di riscattare le sorti della democrazia. Ad essi e a ciascun candidato K Comuni d'Europa x ha deciso di rivo1,gere prima delle elezioni u n sereno discorso, una ragionata meditazione, mutuata dalla esperienza sovranazionale del (?CE e, insieme, dal conta,tto quotidiano che hanno gli amministratori locali con colui che si usa chiamare abitualmente l'uomo della strada. Le elezioni - ricordiamolo - servono per scegliere parlamentari n o n solo allo scopo di amministrare lo Stato (nel nostro caso lo Stato nazionale), m a per rappresentare al massimo livello istituzionale ( e far valere nel Governo) tutte le aspirazioni e le esigenze dei cittadini deleganti: e sbaglierebbe chi n o n si avvedesse che, oggi, il popolo è i n tutta Europa più convinto e impaziente dei Governi e degli incerti quadri politici nell'intuire che solo la misurn sovranazionale, europea, può ridare efficacia di reale controllo, credibilità, prestigio alle istituzioni democratiche. A livello popolare si capisce molto bene cosa vorrebbe dire la creazione degli Stati Uniti d'Europa: possibilità di una ripresa non velleitaria e costruttiva nella partecipazione alle grandi decisioni internazionali; fine di una situazione di dipendenza e pertanto di frustrazione, in cui gli europei si sentono non più cittadini liberi m a oggetti della storia, di cui si tesse l'ordito fuori d'Europa. Gli europei sanno altresì che, disuniti, non parteciperanno che i n maniera subalterna alla formazione del nuovo umanesimo, che deve pur sorgere da un più consapevole orientamento al servizio dell'uomo delle tecniche avanzate. Solo che oggi gli europei, e i n particolare gli elettori italiani, si domandano quali siano i motivi della lentezza, delle soste, delle involuzioni di u n processo di integrazione, che pure sembrerebbe così logico e fecondo. Sanno - è vero - che uno dei Governi europei in posizione nevralgica ( i l gollista) guarda indietro a obiettivi nazionalisti: m a hanno la sensazione che anche gli altri Governi, e le forze politiche e parlamentari che sono loro dietro, annaspino a vuoto e si rassegnino troppo facilmente; che, i n sostanza, le classi politiche nazionali siano dominate dal quieto vivere. E' da questa v e messa che la rivista ha creduto utile offrire col presente numero u n istruttivo e per o a m p i t m ~ a r i di o altro del tutto i n ~ o m ~ p l e t ~ inadempienze, di carenze, di gravi colpe italian,e. Diciamo chiaramente le cose come sono: durante l'ultima legislatura - per restare ad essa - Parlamento, Governo, Partiti non hanno fatto tutto quel che avrebbero dovuto i n materia di integrazione europea. Lasciamo fuori, naturalmente, quella estrema destra anacronistica, che nell'Europa vede. marzo 1968 tutt'al più, lo strumento d i rivalsa del suo sciovinismo inappagato: essa è ormai fuori dalla storia italiana. Lasciamo anche fuori il partito comunista, che vuole esplicitament e affrontare i problemi del Duemila con istituzioni democratiche a misura della prim a rivoluzione b w g h e s e : esso ncm si stanca, infatti, di ripetere ogni giorno che è, come de Gaulle, contro la sovranazionalità. Ma cosa hanno fatto i partiti democratici per partecipare al Risorgimento europeo se non come a impegno di ordinaria amministrazione? come a problema diplomatico fra gli altri problemi? Basterebbe ricordare, perché è l'episodio centrale e rivelatore dello spirito della trascorsa legislatura, che cinque anni n o n sono bastati per rinnovare, come Trattati sottoscritti e norme comunitarie ci prescrivevaiio imperativamente, la delegazione parlamentare italiana al Parlam e n t o delle Comunità, al Parlamento Europeo, e che siamo rappresentati a Strasburgo, fra gli altri, da sei parlamentari deceduti. Pare che un'intera legislatura n o n sia sufficiente per far trovare a una coalizione di Governo gli accordi necessari onde adempiere a u n proprio dovere europeo. Dal canto suo l'opposizione liberale, che è ricorsa i n altri casi alle estreme misure di resistenza parlamentare, si è guardata bene dal ricorrervi affinché si superasse una situazione di dispregio continuato verso il Parlamento Europeo. Ebbene, cercheremo, a questo punto, di n o n con'cludere, come è costume abusato dei fogli europeisti, con la lista delle cose da fare, sottolineando le scadenze più urgenti. Certo, è noto che il 1" luglio prossimo si avvierà a conclusione l'unione doganale europea: la cintura doganale comune dovrebbe sollecitare l'iniziativa di una politica commerciale internazionale fatta realmente i n comune fra i S e i Paesi del MBC. Forse la conquista di u n a politica monetaria europea giustificherebbe u n a maggiore spregiudicatezza italiana rispetto a schemi internazionali e a intese precedenti. Anche unilateralinente potremmo dare u n contributo di rilievo per stimolare una politica industriale europea, che susciterebbe di rimbalzo una rinascita sindacale a livello c.omunitari'o: ciò prima dello stesso varo d i quello stat u t o delle società commerciali, che è per altro una tappa fondamentale. L'armonizzazione fiscale comunitaria deve essere realizzata a breve scadenza: l'Italia stenterà orm a i a compiere i n t e m p o la sua riforma tributaria e dovremo comunque impegnarci allo spasimo. L a riforma regionale e della legislazione sugli Enti locali dovrà esser fatta guardando alle più avanzate esperienze europee e i n funzione del pro~cesso d i integrazione. L'attuazione dell'unione doganale accentua distorsioni e divarii di sviluppo regionale, che solo una politica regionale comunitaria potrà correggere: questa v a chiesta insistentemente i n parallelo a una autentica programmazione economica europea, di cui quella nazionale n o n dovrà essere che un e!emento. T u t t e queste cose e altre ancora sono imnortantissime; molte di esse possono vedere u n a nostra coerente attività a prescindere dalle resistenze di altri Paesi consociati; alcune dovranno essere ripetutamente illustrate dall'ltalia all'opinione pubblica europea, con un uso assai più coraggioso e intraprendente dei moderni mezzi di comunicazione, n o n arrestandosi al momento diplomatico dei negoziati. D'ac- 19 COMUNI D'ELIROPA viate a europeizzazione le strutture portanti cordo. Ma i n fcmdo a questa strada si potrà sempre obiettare che si trovano sbarramenti delle elezioni - cioè i partiti -, n o n bisoprecisi e soste imposte da altri Governi gnerà attendere ancora a interrogare diretnazionali. E allora? tamente gli europei: essi ce lo chiedono e daranno u n a risposta sorprendente i n senso S e si vuoi rispondere al.17aspettativa popopositivo. S e qualche Paese rifiuterà di aplare, e n o n solo italiana, perché molti guardano oggi i n Europa al nostro Paese, che plicare quel che i Trattati n o n hanno v e è ritenuto il più libero delle sue scelte, visto per la fine dei secoli, b e n potrà dare senza troppo pesanti contlizionamenti interl'Italia - i n accordo con tutti gli altri Paesi n i o esterni; se si vuole interpretare il ferconsociati che sappiano esser coerenti - u n m e n t o di idee e di propositi che circola i n esempio trascinatore, proporre apertamente numerosi centri spontanei politici e cultule elezioni a suffragio universale e diretto rali, ormai frequenti nel nostro Paese come del Parlamento Europeo e promuoverne 10 nel resto d'Europa; se si vuole assumere svolgimento i n u n a maggioranza di Stati la nostra parte di responsabilità nelrade- Comunitari. Il fronte democratico europeo n guamento della democrazia a u n a società, dovrà radicare frattanto nell'opinione pop0che rischia di perderla; se si vuole tutto lare il convincimento che, i n un C0nCeTt0 ciò, occorre che partiti e candidati interi- europeo, ove i progressi verso l'unità polidano la prossima legislatura come un petica sono bloccati a livello intergovernativo, riodo di straordinario impegno europeo, sosol0 Un P a r h n e n t 0 sovranazionale potrà prattutto di impegno europeo, trasferendo fungere da àrhitro giusto e redigere lo Statuto comune di un primo nucleo di Paea questo livello il discorso, altrimenti provinciale e senza sbocch,i, dell'usura delle si, intorno al quale nasceranno gli Stati Uninostre istituzioni e della .riforma dello Stato. t i d'Europa. al parD'ora innanzi ogni euroFeo convinto dosembri retorico il v r à essere implacabile verso i falsi europei. lamento ~ ~ b ~~ l ~ ~prossima il ~ l legisla~ ~, tura u n a continua iniziativa europea dovrà N o n è più il momento i n cui si progetta partire dal nostro parlamento e dal G ~ - l'avvenire, è il m o m e n t o i n cui si costruisce: chi cercherà alibi per n o n essere stato verno che esso saprà e:9Timere,. al nostro parlamento dovranno guardare le forze cui- fe'deralista in u n a data occasione, dimostreturali, economiche, socilali, tutte le forze rà effettivamente di essere u n antieuropeo. vive europee,. dal nostro parlamento esse La lotta dovrà essere unitaria e simultanea dovranno avere l'incoraggiamento necessaa tutti i livelli. L'azione del Parlamento nae generosità. ~~~t~~ i parzionale dovrà essere un m o m e n t o d i que.rio, con dovranno, parallelamente sta Lotta: nessuna altra priorità potrà estiti e i al mondo della produzione, darsi coraggiosere amli%eSSa. Fare l'Europa è Una scelta: samente le loro strutture europee - e neschi la condiziona ad altri interessi e ad altri s u n impedimento diplo~natico si oppone a doveri, i n realtà n o n ha fatto questa scelta. questa pacifica rivoluzione -, dal nuovo S e fossimo deboli nello scusare gbi europeisti Parlamento italiano dovrà venire un condistratti, incoerenti, domenica,li, dovremmo poi renderne conto a coloro che contestano tinuo stimolo al 6 fronte democratico euroil diritto del sistema democratico a risolpeo n. Parlamento italian.0, partiti, moviment i europeisti dovranno procedere affiancati, vere i pro'blemi della nostra società. mentre i n ogni città, in ogni regione così d'Italia - dove già il Movimento Europeo v i ha dato avvio - come del resto della Comunità e dei Paesi che aspirano ad entrarvi dovranno costituirsi e crescere, nell'alleanza delle forze democratiche e fedeOrgano deil9A.I.C.C.E. raliste, i comitati locali per l'Europa, destiAnno XVI - N. 3 - marzo 1968 nati via via a esercitare u n a pressione dilagante a macchia d'olio e irresistibile. Rinnovare la delegazione del Parlamento Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI italiano al Parlamento comunitario di Strasburgo non potrà limitarsi ad essere u n Redattore capo: EDMONDO PAOLINI adempimento formale, p'erché i n u o v i parlaDIREZIONE, REDAZIONE E AMMI684.556 mentari italiani - colciro fra essi che creNISTRAZIONE 687.320 dono nella Federazione europea - dovranno Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. contribuire a fare di ql~ell'assemblea la triIndir. telegrafico: Comuneuropa - Roma buna a cui guarda tut'ta l'Europa e di cui risalta evidente la necessità di chiedere l'elezione a suffragio universale e diretto Abbonamento annuo L. 1.500 - Abbo- come indicano i Trattati di Parigi e di namento annuo estero L. 2.000 - AbbonaRoma -, conferendole nello stesso tempo mento annuo per Enti L. 5.000 - Una copia le competenze necessarie. I n questo senso L. 200 (arretrata L. 300) - Abbonamento il CCE ha i l diritto di chiedere che il. pro'ssostenitore L. 100.000 - Abbonamento benesimo Parlamento e il prossimo Governo itamerito L. 300.000. liani assecondino il su.0 lavoro immane di I versamenti debbono essere effettuati organizzazione delle libere rappresentanze sul C/C postale n. 1133749 intestato a: degli amministratori locali di tutte le regioni delba Comunità, che adiscono al Par«Comuni d'Europa, periodico mensile Piazza di Trevi, 86 - Roma 1) (specilamento europeo, con I!'obiettivo d i spostare licando la causale del versamento), giorno per giorno nel suo àmbito il dibatoppure a mezzo assegno circolare tito intorno a interessi locali, di cui p ~ i m a non trasferibile - intestato a « Comuni d'Europa M. si cercnva la soluzione soltanto a livello nazionale. Aut. del Trib. di Roma n. 4696 deii'll-61955 Portato avanti rapidamente il 6 fronte deTIPOGRAFICA CASTALOI - R O M A - l 9 6 8 mocratico europeo a , valorizzato, nella coscienza popolare, il Pa:rlamento europeo, avC COMUNI D'EUROPA I schedari olivetti syrithesis 'ORD Gli schedari orizzontali Synthesis reridono possibile rilevare simultaneamerite le indicazioni od i riferimenti essenziali di molte schede. Consultazione ed aggiornamento si cornpiono direttamente sul lo schedario. 1ng.C.Olivetti & C.,s.p.A.-Ivrea olivetti