- Spedizione i n abbonamento postale Gruppo Il1 Anno X - N. 9 - settembre 1962 Direzione e Redaz.: Plazza d i Trevi, 86 ROMA - bil'%&.8.4 C&+ ORGANO MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE . . Doveri operativi di Gianfranco Martini Gli Stati generali del CCE, nel corso della recente convocazione dell'aprile scorso a Vienna, hanno approvato a,l19unanimità la Carta federalista dei Comuni e dei Poteri locali d'Euro~pa della quale è già stata data notizia su questa rivist,a. Successivame~nte,nella riunione del Consiglio di Preside'nza che si è tenut,a a To~lone nel mese di settembre, è stato deciso che tale cc Carta federalista sia ratificata dagli organi deliberanti degli Enti locali aderenti al CCE e che se n e dia la più ampia diffusione nell'opinione pub'b'lica. Tale decisione rappresenta senza dubbio un logico sviluppo delle decisio~ni di Vienna e si presta ad alcune utili co'nsiderazio'ni di fondo, che finiscono per investire tutta l'attività del CCE. La Carta fedeialista pone e riaffemrma la esigenza e delinea sinteticamente una completa prospettiva istituzionale che comprende, dal Comune all'ordine internazionale, ai varii livelli, una serie di enti intermedi dotati di libertà di decisione e dei mezzi indis'pensabili per darvi esecuzione: essa è quindi un documento originale ed organico, che racchiude unitariamente alcuni principi fondamentali che reggono la costruzione a i un'Europa democratica. Ciò dovrebbe bastare di per sé a met,terne in rilievo l'importanza, se, diffidando di una concezione illuministica della politica, non fossimo, consapevoli della facilit,à con la quale documenti ed enunciazioni di principio, così frequenti al giorno d'oggi, finiscono per passare ino,s#servatia gran parte delle popolazioni. E' necessario invece che su tale documento fondamentale si faccia convergere l'attenzione di tutti i cittadini europei e che da esso, inevitabilmente conciso come tutte le risoluzioni finali congressuali, si possano trarre le o,pportune deduzioni sul piano delle pratiche realizzazioni: va infat,ti ricordato che la storia dei grandi fatti innovativi nella vita dei popoli è sempre stat'a preparata e accompagnata da affermazio'ni di principio che hanno costituito la premessa e la spinta per l'azione politica, purché adeguatamente tradotte a livello de~lle colscienze individuali e dei gruppi sociali. Così deve avvenire anche per la N Carta federalista di Vienna: questo documento approvato in un'as'sise di oltre 3.500 amministratori locali d'Europa, non può rima11 12, ,I .h I T A L I A N A P E R I L C O N S I G L I O DEI C O M U N I D ' E U R O P A nere liniitato ad una, sia pur così autorevo~le e sotto vari aspetti clamorosa, assemblea rappresentativa, ma va portato a conoscenza dei s'ingoli cittadini e alla lo'ro attenzio'ne tramite, in particolare, una ratifica da parte dei Consig'li comunali, provinciali e regionali dei vari Paesi aderenti al CCE. In questo modo il CCE risponde a d uno dei suoi compiti statutari, al più rilevante di essi, quello cioè di fare dell'Europa u n fatto di coscienza individuale: e non sembri e8ccessivo parlare di fatto di coscienza perché tale è quello che impegna proiblemi di libertà, di ordinata convivenza, di pro,gresso civico, di pace,, cioè proprio i valori che l'unificazione democratica dell'Euroga vuo'le tutelare. Se la << Carta federalist,a » viene portata all'esame dei corpi rappresentativi intermedi di un Paese, s e e'ssa viene pubblicamente discussa, se i reso'conti delle riunioni in cui ciò è avvenuto vengono opportunam,eate divulgati, è leg,ittimo ritenere che una parte cons'iderevole dei cittadini vedranno richiamata la loro attenzione sui principi fondamentali che la Carta enuncia e che costituisco~no le premesse indis,pens,abili per la costruzione di una Europa politicamente unita nel rispetto dei principi democrat,ici: in tal modo l'enunciazione di concetti quali la Federazione delle nazioni eu,rcpee, le istituzioni sovranazionali, il ruolo delle Comunità lo'cali autonome, e simili creeranno interrogativi e problemi di immediat,a risonanza nelle coscienze individuali. D'altra parte la ratifica della Carta federalista da parte degli Enti locali non co'stituisce in alc,un modo un eccesso di zelo o un illegittimo sconfina mento^ dei co~m,piti loro demandati nel nostro ordinammto~: la nostra Carta costituzio:nale delinea invece proprio un o'rdinamento pluralista in cui i vari corpi intermedi non possono co.nsiderarsi una pura creazione dello St,at.o ma derivano da naturali esigenz,e pree~is~tenti e non necessariamente dipendenti d a quelle dello Stato\, e che hanno dei diritti che lo Stato no'n può a suo piacere sopprimere^. I principii ispiratori della K Carta federalista » trovano quindi nella nostra Costituzione una particolai-e corrispondenza e gli Enti locali che la ratificheranno non sollo faranno corretto uso della loro auto'nomia e della loro natura di enti po~lit,ici,ma riaffermeranno, in una più ampia prospettiva europea, dei fondamentali concetti co~stituzionali. 11 * * * Ma il contatto fra CCE e Poteri locali di ogni singolo Paese, tra problemi della unione politica europea e cittadini, non si limita a fatti importanti, m a p u r sempre episodici, come quelli di una ratifica della Carta lederalista dei Comuni e dei Poteri locali d ' b r o p a 1. Dal Comune all'ordine internazionale, a ciascun livello e per ciascuna fondamentale funzione debbono corrispondere appropriate istituzioni dotate della libertà d i decisione nell'ambito che le riguarda e dei mezzi e poteri indispensabili all'esecuzione d i queste decisioni. 2. Queste istituzioni debbono essere basate sul libero suffragio dei cittadini e sul principio della divisione dei poteri, non solo f r a il legislativo, l'esecutivo e il giudiziario, m a anche f r a le collettività locali, g l i stati e le federazioni d i stati. 3. La federazione delle nazioni europee deve essere fondata sulla decisione irrevocabile delle stesse popolazioni. Una equa rappresentanza delle nazioni i n seno agli organismi comunitari, la soppressione del d i r i t t o d i veto e il ricorso a l parere dei cittadini. espresso attraverso consultazione diretta o per mezzo dei loro rappresentanti eletti con mandato europeo, garantiranno I'irreversibilità delle istituzioni così fondate. Questa irreversibilità è l a condizione necessaria per poter proporre e attuare progetti economici, sociali e politici a lunga scadenza. 4. Le attribuzioni delle istituzioni europee debbono estendersi alla politica estera, alla difesa e alla attuazione d i una politica economica, sociale e finanziaria, che tenga conto del necessario equilibrio f r a le diverse regioni. Queste istituzioni dovranno altresi provvedere alla promozione del progresso scientifico e tecnico. 5. Infine le nazioni europee dovranno elaborare una politica comune d i aiuto a i Paesi sottosviluppati e garantire ovunque le libertà fondamentali della persona umana. 6. Tali molteplici compiti debbono essere attuati da u n insieme di organi comprendente: un Esecutivo europeo dotato d i poteri reali, un Parlamento capace d i legiferare e una Corte di Giustizia, che garantisca i d i r i t t i dell'uomo allo stesso tempo che i d i r i t t i essenziali d i t u t t e le collettività locali. 7. I n seno alla società europea così definita, i sindaci e i rappresentanti eletti delle comunitd locali autonome hanno il d i r i t t o e il dovere d i contribuire attivamente a l progresso e a l rafforzamento dell'unitd europea, d i far conoscere agli stati e alla loro federazione i bisogni e le aspirazioni delle popolazioni e d i informare queste ultime sugli a t t i delle istituzioni della Comunità politica europea. settembre 1962 COMUNI D'EUROPA C a r t a federalista d a p a r t e degli organi deliberanti d e i varii E n t i locali. I1 problema d i fondo è quello d i assicurare una connessione permanente e quindi dei rappomrti continui e d organici t r a l'azione politica, elab'orata dal CCE t r a m i t e i suoi organi i,appresentativi, e i varii Poteri locali che v i aderiscono, i n modo c h e non soltanto l e enunciazioni d i fondo, quali l a C a r t a federalista ),, m a t u t t a l a complessa attività d e l CCE trovi immediata eco nell'opinione pubblica dei varii Paesi. I1 problema, d a squisit a m e n t e politico, diventa a questo p u n t o anche ~ ~ r g a n i z z a t i v oa!, fine d i c r e a r e una stabile piattaforma sufficientemente decent r a t a nella q u a l e articolare l'azione e l a collaborazione dei diversi P o t e r i locali appartenenti alla stessa Sezicne nazionale. Ciò è già s t a t o realizzato in Francia ed è p u r e espressamente previsto nello statuto delllAICCE che. all'art. 24. stabilisce la possibilità p e r i Comuni e le Provincie ademrenti all'Associazione d i riunirsi i n Federazioni regionali con compiti d i coordinamento e d i propulsione delle iniziative locali. Tali Federazioni rispondone a l t e m p o stesso a d ovvii motivi d i coerenza sulla linea di u n necessario decentramento di ogni organismo a base nazionale nonché a ragioni d i funzionalità e d i efficacia organizzativa, d i più s t r e t t a e teinpestiva aderenza alle situazio'ni locali. Non v a infatti m a i dimenticato che il discorso federalista, p u r rimanendo s e m p r e uguale a se stesso nei suoi principi ispiratori e nelle s u e esigenze d i fondo, no'n h a speranza d i t r a d u r s i in u n f a t t o d e t e r m i n a n t e dell'opinione pubblica s e non s a intrecciarsi con problemi concreti, a d e r e n d o a realtà vive d i n a t u r a economica, sociale e culturale. L e Federazioni regionali delllAICCE, la cui strutturazione è già allo studio', servir a n n o quindi a meglio canalizzare il discorso europe'o a livello d i determinate zone d e l nostro Paese, trasferendo con maggiore tempestività s u l piano locale sia l e decisioni d e l CCE, sia i f a t t i politici che interessano l'Europa, sia l e vicende dell'integrazione eccnomica. )) zione e formazione dell'opinione pubblica nel senso autenticamente europeo, e cioè federalista. * * 1.: Il discorso sulla cc C a r t a federalista dei Polteri locali d'Europa con la quale si sono iniziate queste 'ighe, ci h a portato assai più lontana': m a e r a necessario c h e ciò avvenisse p e r diiiiostrare il logico svolgim e n t o dell'iniziativa c h e d a l piano sovranazionale, quali sono stati gli S t a t i generali di Vienna, si distribuisce sul piano nazion a l e e locale iri modo capillai,e. G l i ideali federalisti stanno attraversando a t t u a l m e n t e un momento assai critico e ciò c h e ci preoccupa ~ n a g g i o r m e a t e è il fatto c h e moiti non s e n e avvedonol, soddisfatti dell'innegabile progresso eco~nomico, che f a spesso velo alla affermazione d i più importanti e p e r m a n e n t i valori. Non ci può perdere altro tempo sensibilizzare e d aggio~rnarel'opinione pubblica e quella d i g r a n p a r t e della classe 87 dirigente circa l e esigenze democratiche della costruzione dell'Euro'pa c h e oggi m a r cia i n modo scddisfacente sul piano econoniico. m a senza c h e sia m a i stato posto i n modo serio. nell'unico modo corretto, il problema del controllo democratico, cioè politico', d i tale crescita economica. I1 realismo politico non consiste nel possibilisino m a nella tempestiva individuazicne delle reali necessità d i u n a comunità: impostare il problema dell'Europa i n chiave politica e democratica, affrontarlo i n t,ermini d i collaborazione t r a forze democratiche, vucl d i r e certamente s u p e r a r e a l tempo stesso l e tentazicnj d e l massimalismo e del possibilisino momderato. I1 tessuto autenticamente popolare e r a p p r e s e n t a t i ~ deli'AICCE, ~ espressione diretta e democratica d i g r a n p a r t e della popolaz i c n e italiana. è a i servizio di questo indispensabiie rilancio d e l federalismo europeo: essa a t t e n d e l'adesione d i t u t t i coloro c h e c c n d a cggi conibattcno l a stessa battaglia. La ratifica di Rocca Priora * * * T u t t a v i a gli E n t i locali, i Sindaci, i Presidenti d i Provincia e d i Regione e i varii co'nsiglieri possono essere i catalizzatori d i questa azione (la loro veste d i rappresentanti democratici e qualificati delle popolazioni n e d à loro pieno diritto), m a non possono esaurire e coprire t,utto, lo' spazio dell'opinione pubb'lica c h e vive e che si articola a livello d i numerosi e diversi g r u p p i sociali, quali i part,iti politici, i sindacati, l e associazicni culturali, ecc. Nasce ccsì l'esigenza, già formulata nell'articolo di iondo d i << Comuni d'Europa » del giugno sccrso ( « Un p u n t o di partenza », a firma d e l Segretario generale dell'AICCE, Umberto S e rafini), quella a p p u n t o di f a r e del CCE « l'elem e n t c propulsore d i una larga alleanza democratica europea ». Attorno alle Federazioni regionali dell'AICCE, così c o m e ovviamente a t t o r n o a i suoi organi centrali, bisogna mobilitare u n a serie d i forze autenticamente democratiche, c h e abbiano l a loro radice pro:fonda nelle popolazioni, affinché d a t a l e omrganica collaborazione sorga u n a più efficace informa- L'Amministrazione comunale di Rocca Prioi2, in Provincia di Roma, ha approvato con 14 voti favorevoli e 2 astenuti. la Carta federalista dei Comuiii e dei Poteri locali d'Europa. Alla riunione, convocata in sessione straordinaria e in seduta pubblica, il 16 giugno scorso, hanno partecipato i membri: Aldo Emili. Luigi Vinci, Antonio Mazzi, Valentino Corvesi. Aldo Vinci, Enrico Fiorentini, Giuseppe Amelia, Osvaldo Molinari, Nicola Bacchiocchi, Luigi inastracci, Egisto Rosi. Mario Vinci, Giulio Raponi, Domenico Fiore, Giuseppe Vinci, Alessandro Pucci. Riportiamo di seguito l'estratto della delibera eonsiliare, ad esempio concreto di come ciò che è indicato nell'editoriale di questo numero sia già maturo nella coscienza di valorosi amministratori locali. I1 Presidente invita il Segretario del Coniune, dott. Francesco Lo Iacono, a svolgere una relazione sugli avvenimenti inerenti al Congresso di Vienna dei Sesti Stati generali dei Comuni d'Europa (26-28 aprile 19621, ai quali il funzionario hr, partecipato. I1 Segretario dà lettura del suo intervento i11 seno alla I Commissione del Congresso dopo aver fatto un breve resoconto degli avvenimenti. I1 Presidente ringrazia il Segretario dell'opeis svolta con impegno e con onore e propone :'approvazione della Carta federalista dei Comiini e dei Poteri locali d'Europa. Propo'ne inoltre che, a niemoria dell'iinportailte avvenimento, sia dedicato un largo e precisamente lo spiazzo antistante Via Regina Margherita, dove nel 1954 è avvenuto il crollo di alcune vecchie case a seguito delle alluvioni. . IL CONSIGLIO Udita l'ampia relazione del Segretario del Comune. la relaziorie del Presidente e l'intervento del Consigliere, dott. Molinari; Con voti favorevoli n. 14 e n. 2 astenuti su n. 16 presenti: DELIBERA 1) di approvare la Carta federalista dei Comuni d'Europa (segue testo) 2) di intitolare con il nome di N LARGO EUROPA » 10 spiazzo antistante all'imbocco di Via Regina Margherita, a memoria dei u VI Stati generali dei Comuni d'Europa M. settembre 1962 COMUNI D'EUROPA Tribuna libera Ma chi la vuole questa Europa? Parigi, ottobre 1962 Da qualche tempo non si parla più in Francia del famoso progetto gollista di unione politica europea. L'attenzione si limita infatti alle trattative di Bruxelles per l'entrata della Gran Bretagna nel Mercato Comune. Ma anche qui si continuano a registrare ritardi e rinvii. La verità è che de Gaulle non n e vuole sapere di dover spartire con la potenza d'oltre Manica la propria presunta leadership europea. P e r questo gli basta la Germania di Adenauer, ch'egli si illude, col suo personale prestigio, di sapere ancora arginare. La Gran Bretagna, invece, è un'altra cosa, perché il suo semplice ingresso nell'Europa sposterebbe automaticamente l'equilibrio di rapporti esistente tra questa e l'America, anche per quanto riguarda il delicato problema della distensione, che preoccupa particolarmente de Gaulle. Si dice spesso la Francia ) t , ma è un'astrazione! In realtà abbiamo de Gaulle, i suoi ministri, i parlamentari, il vecchio mondo delle forze politiche (per quello che ancora valgono ...l e infine - altra astrazione - u il popolo 11, che vuole dire i n pratica l'università, l e chiese, i sindacati, i produttori, l e donne, e via via tutti i raggruppamenti e classificazioni che è possibile identificare in una società, fino ad arrivare alla cellula di ogni organizzazione umana, che è l'individuo. Ma l'individuo, fuori di queste sue manifestazioni associate, è esso stesso un'astrazione, anzi una sfinge, tanto che in suo nome si compiono spesso l e azioni più contradditorie e impensate. Ciascuno di noi appartiene infatti a più raggruppamenti sociali, spesso in conflitto tra loro e che in realtà non riproducono ciascuno che un aspetto molto particolare e limitato delle nostre esigenze, che sono sempre complesse. Ha ragione de Gaulle quando dice che i francesi sono con lui? Basta pensare ai risultati dei suoi vari re-, ferendum per rendersene conto... Ma che dire dei sucressi ottenuti - sia pure con altro metro e su altro piano con le elezioni per il Congresso del Popolo Europeo? In talune località dell'Alsazia, dove esse sono state a suo tempo tentate, si ottennero talvolta percentuali anche altissime di elettori. Né si può dire che il programma - giusto l'opposto delle idee golliste in materia europea - non fosse stato presentato con sufficiente chiarezza, appunto per togliere ogni dubbio al significato politico del voto, che doveva essere d'inequivocabile sostegn~ alla precisa tesi di una Federazione Europea! La conclusione ovvia è che in Francia c'è di tutto, che la popolazione è ancora largamente disponibile e che in genere il risultato di un'operazione dipende dalla sua capacità di esercitare un effettivo richiamo su coloro che sono in grado di determinarne il successo. I1 problema è di arrivare, in ogni situazione, a raggiungere l'elemento icuomo ii e a f a r l o CC reagire direttamente davanti al problema, %ttraendolo a ogni meccanismo artificialmente precostituito, che rischierebbe di vincolarne la scelta e menomarne, di fatto, la libertà. Vi sono però vari ostacoli: l'abulia del singolo inconscia difesa dalle fregature. che ci vengono regolarmente dal prossimo, e la ctrozzatura deformatrice dei condizionamenti SOciali, che è pure una difesa dell'individuo ogni qualvolta deve affidare ad altri il compito di rappresentarlo. Arriviamo così al fenomeno della massificazione, tanto diffuso nelle nostre società meccanizzate, e quindi spersonalizzate. Le formule tradizionali di organizzazione politica, in Francia, contano oggi sempre meno. Contavano, elettoralmente, quando avevano ancora un potere da offrire e da spartire, ora non più. I1 cambiamento è stato avvertito soprattutto dai giovani, che se ne tengono infatti regolarmente lontani. Fa eccezione solo l'OAS che, come il neofascismo in Italia, agita un mito capace di fare presa su menti che non abbiano sufficientemente maturato la problematica della libertà; con in più, a favore della organizzazione francese, l'indubbia attrattiva di un'azione contrapposta al C, pantofolaismo della tanto vilipesa democrazia parlamentare. I comunisti, poi, hanno perso ogni effettiva capacità di presa sulle più giovani leve, forse per l'eccessivo tatticismo dimostrato nell'accettare la concorrenza di partiti un tempo definiti sprezzantemente borghesi 1 1 . Resta da segnalare un certo risveglio di coscienza negli ambienti intellettuali della sinistra democratica: ambienti moralmente lanciati ,) e culturalmente vivi, ma pur sempre sotto'posti ai limiti propri di ogni sinistra nazionale, fatalmente prigioniera, non meno della destra, della illusione che l'attuale ordine degli Stati sia eterno e che tutto il problema consista quindi nel sapere scegliere la aualità &e1 vino i , sociale nuovo da travasare nell'otre <i statale vecchio. . 1) )> A questo punto viene spontanea la domanda: c'è ancora spazio per una forza nuova, genuinamente europea, che sulle contraddizioni del sistema sappia erigere un nuovo ordine non più nazionale ma federale, non più basato sul mito della sovranità assoluta degli Stati ma sopra un nuovo rapporto - pluralistico - tra individui e società, non più rigidamente modellato sugli odierni centri di potere ma capace di ispirare la soluzione dei problemi al giusto livello su cui di volta in volta si pongono: Comune, Stato, Federazione? Questa corrispondenza, inviataci da Parigi ove risiede, dall'amico Bolis (col quale avevamo avuto modo di scambiare recen,temente qualche idea), ci conferma l'utilità del discorso che in questi ultimi tempi andiamo mettendo quotidianamente in pi-iol-ità assoluta: la ricerca nei varii Paesi d'Europa, delle autentiche forze democratiche, che sicuramente, proprio perché tali, saranno i11 definitiva per la Federazione Europea. Perciò preghiamo Bolis di voler cominciare a co~id.itrre in Francia, sperando di poterla estendere presto ad altri Paesi, una inchiesta su questi gruppi non senapre consapevoli del luogo geometrico - che per noi è la costruzione della nuova Europa e, frattanto, il controllo democratico dell'Europa dei miracoli - di tutte le battaglie a t t i ~ a l iper la libertà, la pace e il progresso. Se è vero che il Consiglio dei Comu~tid'Europa vuoLe essere il possibile picltto d'i~tcontro degli uomini e delle forze democratiche che coltservino il senso della realtà profoltda, sta a iaoi cogliere il, particolare nel1'1tniversale e proporre efficacemelzte a questi uomini e a queste forze il loro posto coizgeniale nella battaglia per la nuova Europa; e, prima ancora di ciò, sta a noi conoscere nelle loro caratteristiche sociali e psicologiche, izelle loro aspirazioni economiche, culturali e umane, queste forze e questi uomini. La pubblicistica attuale si limita troppo spesso alla descrizione della facciata. . . La persuasione e la rettorica Milano, e s t a t e 1962 Egregio dott. Paolini, leggo su Comuni d'Europa il resoconto di alcune delle manifestazioni, che hanno accompagnato o seguito la IX Giornata Europea della Scuola con la validissima partecipazione dell'AICCE e ricevo d'altra parte la relazione (circolare 233) della Direzione Generale per gli Scambi Culturali, che documenta l'imponente sviluppo della manifestazione. Risulta che vi hanno partecipato per l'istruzione superiore 78.910 alunni su 129.720, per l'inferiore 260.659 su 378.365, per la post-elementare 9.910 su 16.258, per l'elementare (quinta classe) 514.061 su 725.883. In totale il 69.23% degli alunni frequentanti ha svolto il tema per la Giornata europea nell'ultima classe di ogni ordine di scuole. Quest'anno vi hanno partecipato. oltre alle scuole europee di Bruxelles e Lussemburgo, anche l e scuole italiane all'estero funzionanti in Europa. Risultato, come si vede, veramente grandioso, che si avvia a diventare totalitario cioè a coprire tutta la popolazione scolastica che ha àdito al concorso, ufficialmente presentato con carattere di volontarietà. Di fronte a questa prospettiva e all'impegno assunto dall'AICCE mi consenta qualche considerazione, dettata dal desiderio di trarre i migliori frutti da questa iniziativa della cui opportunità sono ben convinto e che d'altronde risulta ben confermata dallo sviluppo assunto nelle nuove edizioni sinora espletate. La 11 Giornata europea si è ormai inserita nella tradizione scolastica italiana: è un fatto, e può essere uno svantaggio nel senso che essa si installa nella routine professionale di ogni insegnante col suo bagaglio di frasi fatte, di schemi illustrativi a fianco della N giornata del risparmio 11 C! COMUNI o c c della giornata degli alberi H. La caccia affannosa ai volantini e agli opuscoli propagandistici nei giorni immediatamente precedenti l o svolgimento del t e m a conferma che buona parte degli insegnanti non ha inquadrato il tema come punto d i arrivo di tutto l'insegnamento storico e geografico, m a l o considera come manifestazione isolata. T a l e naturalmente resta anche nella vita scolastica degli allievi, per i quali anzi arrischia di diventare ormai una obbligata ripetizione di slogan al passaggio dell'ultima classe di ogni ordine di scuola. Prevedo l'obbiezione: meglio questo che niente, bene o male c'è alineno u n giorno ogni anno i n cui gli alunni e gli studenti affrontano u n argomento specificamente europeo. D'accordo: m a l'impegno dei comitati nazionali, delllAICCE, dell'AEDE e la stessa imponenza della partecipazione ormai tradizionale giustificano qualche prospettiva nuova per evitare che la cc Giornata diventi fine a se stessa, bella m a sterile (come osservai i n altra s e d e ) , dato che il fine del concorso n o n è - come viene opportunamente indicato ogni anno nel bando - u n saggio di bello scrivere n é u n centone di statistiche comunitarie o di notizie storiche, m a una presa di coscienza del t u t t o libera, m a seria coi problemi dell'unificazione europea. Già nella manifestazione ' d i premiazione dei vincitori locali a Milano il consigliere comunale dott. Jori ha proposto che d u e studenti delle scuole m e d i e superiori (evidentemente scelti tra i vincitori) siano immessi come osservatori nelle delegazioni comunali alla Conferenza dei poteri locali e agli Stati Generali dei comuni d'Europa. E' u n tentativo di dare concretezza e di utilizzare i n qualche alla Giornata modo europeisticamente coloro che si sono se-. gnalati. Ma il problema è quello di trasformare il tema occasionale i n saggio di profitto europeo anche a costo di comntrarre il numero dei partecipanti. Perché 1'AICCE non prenderebbe l'iniziativa di u n convegno ristretto per studiare il problema e avanzare propo'ste concrete al Comitato Internazionale? T a n t o per dare qualche indicazione: la i( Giornata N potrebbe essere istituzionalizzata come conclusione dell'intero corso di educazione civica; ovvero i n luogo del tema individuale almeno per l e classi superiori potrebbero essere previste ricerche d i gruppo ( d i classe, di corso, persino di istituto) su determinati argomenti europei; ovvero, per l e scuole superiori i n cui vige l'insegnamento delle lingue estere,, il lavoro dovrebbe essere svolto nella lingua europea di studio. Eccetera eccetera: quel che conta è, m i pare, di escogitare qualche cosa che tolga il pericolo della consuetudine retorica e renda la 11 giornata )I utile e alla scuola e alla coscienza euro'pea. Oggi come oggi, chi si sentirebbe di giurare sul 69.23% di sincero europeismo o meglio federalismo europeo della scolaresca italiana? Non è scetticismo, egregio dottor Paolini, m a conoscenza della vita scolastica e desiderio di strumentalizzare meglio la felice iniziativa che m i spinge a porre la domanda all'AICCE e a ringraziarla per la ospitalità Giuseppe Tramarollo 1, 81 1, settembre 1962 D'EUROPA La pipa di a.c.b. )B La rivista L e Fédéraliste e , diretta - a Pavia - da Mario Albertini ha pubblicato nel su.0 nuirlero del luglio scorso (anno I V , n . 2 ) la noterella seguente (titolo: A' propos P' Etats Généraux " , p ; firma: a.c.b.), che noi traduciamo dal francese. <,Abbiamo spesso a f f e r m a t o che organizzazioni ..parafederaliste" e, come si direbbe i n italiano, fiancheggiakici (tali l'"Associazione Europea degli Insegnanti" e la stia isic - NdRI " Giornata europea della scuola ", o l'" Associazione dei Comuni d'Europax) n o n potrebbero recare un contributo apprezzabile alla causa dell'unità europea che nella misura i n cui esistesse u n Movimento Federalista forte, e con u n a precisa ed efficace linea politica, capace di controllarle e di influenzarle i n modo decisivo. Le organizzazioni para-comuniste hanno iin senso e conoscono, o hanno conosciuto, successi (tali i .' Partigiani della Pace ", oggi sostituiti dai " marciatori della pace ", dagli -.unilateralisti" e i n generale dall'esercito sterminato degli imbecilli di cui il miracolo e'conomico ha fatto aumentare ancora la produzione), perché dietro di esse e al d i sopra d i esse c'è u n a politica "marxista-leninista" ( o piuttosto la politica estera dell'unione Sovietica). I n questo quadro anche le feste danzanti d e L'Unità, che si organizzano i n Italia, o altre manifestazioni folcloristiche analoghe, hanno u n significato e raggii~ngonoil loro scopo. Ma esse resterebbero tutte manifestazioni folcloristiche, senza conseguenze politiche, se n o n ci fosse il '. partito che le incanala e le sfrutta. Ora tale è sfortunatamente il caso, al contrario, per le organizzazioni '.folcloristiche" europee, come quelle che abbiamo menzionato più i n alto. Il Coizgrt?sso internazionale dei Com u n i d'Europa d i V i e n n a del mese d'aprile ( o .. Stati generali dei poteri locali d'Europa ", come li si chiama col linguaggio tipico della Europa ufficiale - lucus ai non lucendo -, nel quale m e n o si conta, più si f a sembiante d i contare) ha confermato queste riflessioni m e lanconiche, che solo un osservatore superficiale potrebbe giudicare troppo severe. L'Associazione potrebbe teoricamente incamminarsi per due strade ( i n realtà i n stretto rapporto d'interdipendenza e che sarebbe augurabile percorrere congiuntamente): o battersi energicamente per iin decentramento reale e profondo; ovvero, come m e z z o a questo fine, far proprie le rivendicazioni dei federalisti, a cominciare dalla Costituente. Ma i n u n caso come nelll'altro essa dovrebbe condurre una lotta intransigente contro i poteri nqzionali: ciò che è radicalmente impossibile, per il fatto che le forze che la doininano sono questi stessi partiti nazionali che hanno anche la maggioranza nei parlamenti dei diversi Paesi, e che n e controllano i governi. Ecco perché l'Associazione ha scelto per sé il ruolo assai più comodo d'applaudire e di rallegrarsi di tutto, o di quasi tutto, e anche - raggiungendo le vette del comico - del fatto - c h e il contributo che gli Stati generali apportano alla causa degli Stati Uniti d'Europa è determinante per i l successo di questa grande impresa" (nella risoluzione "politica" approvata appunto a V i e n n a ) . Presso i Comuni d'Europa si può anche prevedere l'avvenire. E' cosi che l'Associazione si inserisce armoniosamente e senza residui i n questa funzione che noi abbiamo da tempo denunciato come la vera ragion d'essere dell'Europa ufficiale e comunitaria: quella d i far credere che si f a qunlcosa, che l'.'Europa è i n cammino", per dirottare la pressione spontanea dell'.' europeismo difiuso' e per meglio conservare così gli immobilismi ~urzionali. Ed è cosi che l'Associazione dei Contuni d'Europa si trasforma i n u n semplice grano di questo " o p p i o del popolo europeo ?' che la pipa dell'opinione pubblica continua, ahimè, a fumare senza sospetti. S i potrebbe dunque affermare, parafrasando Eluard. che l'Europa anche è u n a pipa. E che pipa! Accendendola è possibile a parecchi - proprio come a Eliiard con la sua pipa poetica - n o n soltanto divertirsi senza sforzo prendendosi giuoco degli altri, m a altresì ricavarne 7112 profitto personale. C h e si vuole di meglio? <C il CC " <t Abbiamo rinviato di qualche tempo la piibblicazione della lettera dell'amico Tramaroil0 per d u e ragioni: a ) preferivamo che uscisse a nuovo anno scolastico iniziato, quando la discussione sulla Giornata europea i l ridiventa attuale; b ) desideravamo di poter annunciare a Tramarollo l'organizzazione prossima - per ora su scala italiana, m a con l'intenzione d i ripeterla a lii~ello europeo - di u n convegno di assessorz comunali, provinciali e regionali alla pubblica istruzione, sotto i comuizi auspici del1'AICCE e dell'AEDE (Sezione italiana), ove t1 dibattito sulla II Giornata dovrebbe avere la sua giusta collocazione. Comiinque ci sembra dz poter dire sin da ora che Tramarollo m e t t e opportunamente il dito sulla piaga: e da oggi al convegno gradiremo tutte le osservarioni dei nostri lettori sull'importante argomento, che si inquadra nel problema generale di una formazione ctvica federalista della popolazione, centrale per gli associati al CCE e per tutti gli amministratori locali europei e deinocrattc~i. (< IJ con essa. Tanto più che i lettori d i Comuni d'Europa sono abituati ad autocritiche s u f f i cientemente severe per dover perder t e m p o col narcisismo panflettistico d i a.b.c.: sugli Stati generali d i V i e n n a n o n ci pare che si potesse dire di più di quanto è stato scritto nell'editoriale U n punto di partenza D del nostro niimero d i giugno (anno X , n. 6 ) . Tuttavia ci sono ar1.ivate cosi sdegnate proteste da parte di lettori, nostri e - evidentemente - di e L e Fédéraliste n, da indurci a chiudere u n occhio e dal- soddisfazione alla vanità d i a.c.b.: n o n senza rassicurarlo affettuosamente che n o n siamo fumatori di pipa. Ecco dunque u n a delle lettere pervenute alla nostra redazione: >l. La noterella n o n ci era parsa, nel suo nichilismo da tavolino ( o da s o f à ) , tanto interessante da costringerci a scendere i n polemica C Aci CasteHo: settembre 1962 Caro direttore, l'estremismo n o n è la malattia infantile soltanto del comunismo. Ogni movimento, ogni gruppo di azione politica e ideologica trascina nel suo ambito, i n genere sul fianco sinistro o sul destro, u n piccolo pittoresco drappello di esagitati, di sacerdoti del t u t t o o niente di spregiatori cavillosi e vocianti di ogni azione definitiva che non sia i* pura , I , totale I1 m o v i m e n t o federalista n o n sfugge alla regola. Non altrimenti che come una manifestazione di infantilismo politico può essere i n f a t t i interpretato il sorprendente attacco che sulle colonne del numero di luglio della rivista L e Fédéraliste n , per altri versi rispettabile, viene rivolto all'Associazione dei Comuni d'Europa a firma di u n certo a.b.c. ( l a sigla forse indica l e iniziali del nome, m a forse anche la pagina dell'alfabeto politico a cui il corsivista è stato costretto ad arrestarsi). Nel corsivo, sfiorato appena - con una superficialità incredibile - quello che poteva essere l'unico argomento serio e meritevole di discussione ( e sul quale varrebbe la pena che 11 Comuni d'Europa tornasse), cioè a dire i1 problema dei rapporti tra il Movimento Federalista e l e organizzazioni federalistiche di settore, si sceglie la via facile e degradante dei luoghi comuni dell'estremismo parolaio. I1 fatto che a V i e n n a diverse migliaia di sindaci e rappresentanti dei poteri locali di tutta Europa abbiano chiesto la Federazione politica europea, si siano impegnati a muovere tutta la loro influenza politica i n questa direzione, non ha alcuna importanza per il sig. c.b.a. In realtà, a suo parere. il Consiglio dei Com u n i d'Europa II si inserisce armoniosamente e senza residui i n questa funzione che noi abbiamo da lungo t e m p o denunciata come la vera ragione d'essere dell'Europa ufficiale e comunitaria: q u e l h di far credere che si fa qualche cosa, che l'Europa è i n marcia, per distogliere la pressione spontanea del1'"europeismo d i f f u s o " e per meglio conservare gli immobilismi nazionali. Ed è così che l'Associazione dei Comuni d'Europa si trasforma i n u n semplice granello di questo "oppio del popolo europeo" ... P. Proponiamo ai lettori di Comuni d'Europa u n esercizio divertente e istruttivo: rileggere il pezzo sopra citato sostituendo ai termini u Europa r , Europeismo d i f f u s o ,V, <,immobiliquelli di I, Socialismo ),, lotta smo nazionale I< oppressione capitalistica ,V. di classe S i avrà u n brano esemplare - non manca n e m m e n o l'=oppio dei popoli n! - di quelle filippiche che gli sparuti gruppetti di estremisti trozchisti o anarchici, rivolgevano alcune decine di anni fa ai grandi partiti operai - socialisti, socialdemocratici e persino comunisti - colpevoli di avere scelto al posto dei mugugni sterili e solitari - e i n fondo individualmente comodi - la lotta politica quotidiana con tutte l e sue incertezze, i suoi necessari compromessi, i suoi rischi. E potremmo finire qui se il sig. b.c.a. non chiudesse il suo corsivo con qualche insinuazione personale di dubbio gusto. Credevamo che quello del federalismo, anche nei momenti della polemica, fosse il campo del confronto delle idee, del dibattito appassionato m a sereno; credevamo che la volgarità, la virulenza, l'insinuazione personale f o s s ~ r oroba propria dei metodi e del costume fascista. Che qualcuno abbia sbagliato porta? Suo Alfio Gerace 11. $1 t,, 13. 1, ),, )), H, (, settembre 1962 COMUNI 5 D'EUROPA -- bconomia europea e autonomia locale alla ventiseiesima Fiera del Levante di Dornenico Sabella Se alcuni anni or sono fosse stata prospettata, in sede di politica economica, la necessità della vitalizzazione e della autonomia degli Enti locali del Mezzogiorno nel quadro più ampio di una politica di programmazione generale del paese, compreso nella ancora più vasta programmazione territoriale della Comunità Economica Europea, i realpolitiker avrebbero senza meno dato dell'illuso o, più diplomaticamente, del dottrinario a chiunque avesse prospettato una simile necessità; la quale. pur essendo matura per i tempi, non è affatto compresa ancora da molti settori della nostra vita politica ed economica. f? uno strano paradosso: sotto questo sole mediterraneo italiano, l e idee vengono lanciate, ma maturano nella coscienza degli uomini molto più lentamente che altrove. Ma, bando alle malinconie e passiamo ai fatti! E i fatti consistono proprio in quella che è considerata a buon diritto la manifestazione più criticamente consuntiva e più avanzata nei compiti che si assegna nella propulsione evolutiva del nostro Mezzogiorno, nel quadro non solo della economia del paese, ma della politica europea (fin dove è possibile alla Comunità Europea iare una politica) nei suoi rapporti col mondo: la Fiera del Levante. Quest'anno si è celebrata la 26" manifestazione e chi ha potuto seguirne le varie fasi da vicino non ha mancato di notare come la campionaria barese, sorta intorno agli anni trenta come tentativo locale e provinciale per rompere l'asfissia economica dei vasi chiusi, sia oggi da annoverare tra le manifestazioni eco'nomiche e merceolo-. giche di maggiore prestigio internazionale. Non a caso, perciò, l'autorevole rivista inglese N The ha affermato che, per quanto comStatist prensibile possa essere per il governo di Sua Maestà britannica il tentativo di economizzare non partecipando alle manifestazioni fieristiche internazionali. tuttavia per la Fiera di Bari sarebbe quanto mai auspicabile e necessaria una lodevole eccezione, trattandosi della più autorevole manifestazione, capace di mettere in comunicazione i mercati europei con quelli del Mediterraneo e del vicino Medio Oriente, area che non può essere trascurata dagli operatori economici britannici. Ma una domanda alla quale desideriamo dare una risposta il più possibile documentata (nella quale è contenuta la possibilità futura dello sviluppo autonomo del Mezzogiorno) si affaccia imperiosa: la manifestazione di Bari ha una sua intrineeca vitalità ed ha quindi un avvenire degno di fiducia, oppure è una tradizionale sagra conservata e mantenuta per ragioni contingenti, gonfiata e sostenuta artificiosamente. soprattutto in considerazione di essere localizzata in un'ampia regione sottosviluppata del sud-Europa? Giustamente questo nostro tempo preferisce la persuasione dei numeri e delle cifre. Perciò considereremo i fatti in base a i dati contenuti in quell'arco di teinpo che va dall'immediato assestamento post-bellico ad oggi, dalla XIII alla XXVI edizione, dal 1949 al 1962. 1949: superficie investita mq. 180 mila; superficie occupata mq. 60 mila; totale degli espositori 3.657, dei quali 850 esteri. 1962: superficie investita mq. 315 mila; superficie occupata mq. 167 mila; totale espositori 7.650, dei quali 2.260 esteri. Dietro questi scarni risultati c'è tutto un impegno politico economico a lunga scadenza sul quale i dirigenti ed i responsabili dell'Ente e dell'Ufficio Studi hanno puntato, con perfetta e cosciente intuizione facendosene a volte a volte anticipatori, sostenitori o costruttivamente critici, l e sorti della Fiera del Levante quale espressione dello sviluppo del Mezzogiorno: liberalizzazione degli scambi. riforma agraria e Cassa per il Mezzogiorno. politica di integrazione europea, libera collaborazione tra la CEE e i paesi nuovi per lo sviluppo di questi ultimi, piani regionali di sviluppo per il Mezzogiorno e le Isole. Ma il Mezzogiorno e il suo sviluppo esistono o non esistono nella realtà della campionaria barese? Nello stesso periodo di tempo (1949-62) già considerato, si hanno i seguenti dati: Espositori del IlIezzogiorno e delle Isole: 1949, non raggiungevano il centinaio; 1962 circa 1500. E, dato di fatto davvero nuovo, per la prima volta la Basilicata si è presentata con espositori propri che hanno esposto rispettivamente nel settore di materiale edile in plastica, trebbiatrici e macchine agricole e vini e liquori caratteristici e ricercati del Vulture. Si intende che qui non contempliamo gli espositori rappresentanti i grandi investimenti pubblici, bensì il primo inizio di quella libera intrapresa privata cui è affidata la sorte e l'avvenire dello sviluppo del nostro Sud. Com'è noto, infatti, perché il Mezzogiorno possa dirsi avviato veramente ad uno sviluppo autonomo è necessario che esso non sia soltanto un mercato di consumatori, ma che, senza limitare i consumi attuali, si sostituisca via via allo effetto propulsivo oggi esercitato dalla domanda per consumi una domanda che scaturisca da una più intensa formazione di capitali nel nostro territorio meridionale. Si tratta non già di frenare la espansione attuale della economia italiana, ma di modificarne il tipo qualitativo, cosa possibile in una chiara visione dei fini e dei mezzi di una politica programmata a livello degli enti locali (comune e regione), del paese e del complesso economico continentale del quale il nostro paese è parte integrante ed in via di integrazione: la Comunità Economica mico assume l'aspetto squisitamente politico. Si tratta, in sostanza, della istituzione di quell'organo da considerarsi titolare della programmazione regionale: l'istituto della regione, saggiamente previsto dalla nostra costituzione. La regione non deve affatto rappresentare, come dicono in buona e mala fede, la disgregazione dello Stato bensì la articolazione dello Stato e della società nazionale, ente perciò capace di coordinare sul terreno istituzionale pubblico le esigenze locali e l'esigenza nazionale. Di conseguenza, in assenza di un interlocutore regionale la programmazione globale potrebbe essere un potente motore senza cinghia di trasmissione del moto alle ruote. Occorre, dunque, partire dalla realtà comunale se veramente si vuole distribuire al massimo il beneficio che scaturisce dalla integrazione della economia italiana in quella europea. Non per accademia il Presidente della Fiera, Prof. Tridente, nella conferenza-stampa del 3 settembre. presentando a i giornalisti la imminente apertura della Fiera, diceva testualmente: Siamo perciò pienamente d'accordo con chi sostiene che la nuova Europa dovrà poggiare essenzialmente sui comuni e sulle regioni dei singoli paesi, per poter essere una Europa veramente unita. È dal comune che si parte per arrivare all'ordine europeo n. Ma anche qui una domanda: di quale Europa si tratta? Quella di Bidault, di Hitler. di Stalin o del binomio attuale De Gaulle-Adenauer? Rispondiamo con due passi tratti rispettivamente dai discorsi pronunciati dal Vice Presidente della Fiera in occasione della visita del Presidente del Consiglio Fanfani alla Fiera (22 settembre) e in occasione della = Giornata Europea (23 settembre). Occorre vitalizzare capillarmente lo sviluppo delle nostre terre meridionali, dal comune alla regione: bisogna che l'unità economica e sociale - . 11 Al padiglione greco della Fiera del Levante (da sinistra): il sig. Demetrio Costantinides, il dott. Nicolaos Micaelides, Direttore Fiere ed esposizioni internazionali del Ministero del Commercio greco, il Presidente dedla Camera di Commercio di Bari, comm. La Gioia, il Ministro Colombo e di spalle il dott. Michael K. Oikonomon, Segretario commerciale dell'bmbasciata greca a Roma. Europea. In questa visione devono essere considerati piani di sviluppo regionale. Come ha ribadito l'on. La Malfa nel discorso di chiusura della 26" edizione. non si può fare una programmazione globale del paese senza avere uno scambio dialettico con gli interessi regionali e con l'impostazione regionale dei problemi, in quanto dalla dialettica dei punti di vista e dalla contemperanza degli equilibri dello sviluppo la programmazione si arricchisce e diventa un fatto concreto. Ora non si può avere una programmazione regionale accanto ad una programmazione nazionale se alla prima mancano gli strumenti giuridici della dialettica: il problema da econo- del nostro paese si compia e si armonizzi nella libera federazione dei popoli e degli Stati di E ~ ~ r o p che a : Bari ed il Mezzogiorno siano rispettivamente il centro propulsore ed il molo avanzato dell'Europa rinnovata e tesa alla più efficace e solidale collaborazione per lo sviluppo dei paesi nuovi d'Asia e d'Africa, perché tutti insieme si possa contribuire con fiducia ed operosità alla costruzione di un mondo più libero, più giusto, più umano D. = La manifestazione odierna non ha soltanto un aspetto celebrativo, ma è soprattutto espressione della volontà impegnata a f a r si che un ideale, profondamente radicato nell'animo delle popolazioni meridionali, si innervi al più presto COMUNI 6 nella realtà politica e sociale del nostro continente, il quale deve essere portato, senza tentennamenti ed indugi ed in piena libertà ed uguaglianza dei popoli e degli stati, all'uirità federale D. Saluto alla Grecia La Grecia è un paese che è stato sempre un affezionato partecipante alla Campionaria di Bari. La sua presenza però quest'anno ha assunto un significato completamente nuovo: col lo novembre infatti entrerà in vigore l'Accordo d i Associazione della Grecia alla Comunità. Come è noto quest'accordo, durante le trattative, sollevò parecchie perplessità negli ambienti economici meridionali, in quanto la partecipazione della Grecia avrebbe introdotto nella Comunità vitivinicoltura, tabacchicoltura ed ortofrutticoltura torrenziali rispetto alle stesse colture del Mezzogiorno. Già lo scorso anno abbiamo avuto occasione di intrattenere il fedele lettore sul problema e non è quindi il caso di ritornarvi. Ma vogliamo segnalare come le cose siano cambiate. Tanto vero che il quotidiano di Bari La Gazzetta del Mezzogiorno per la giornata dedicata alla Grecia nell'ambito delle manifestazioni della Fiera del Levante, ha pubblicato un articolo il cui titolo reca: La concorrenza dei piodotti tipici è solo apparente - Italia meridionale e Grrcia possono darsi una mano nel MEC - P e r gli ortofrutticoli, biso'gnerebbe costituire un orgariismo comune per la vendita nei paesi del nord - Vite e vino: bisogna ridimensionare le colture E' anttieconomica la tabacchicoltura apulolucana , I . Sotto questi favorevoli auspici la partecipa11, $< zione greca h a avuto quindi il significato intimamente cordiale di un popolo fratello che in piena unità e libertà d i intenti si associa agli altri liberi fratelli dell'Europa per forgiare insieme un comune destino. Ed è stato lo stesso Dott. Nicolaoc Michaelides, Direttore del settore Fiere ed Esposizioni internazionali del Ministero del Commercio greco, a dare il la alla nuova atmosfera allomrché, il giorno stesso della inaugurazicne della Fiera, ha rivolto in perfetto francese al Ministro Colombo, in visita al padiglione greco, calorose parole di saluto nelle quali venivano esaltati i comuni interessi ed i comuni ideali. Ne è da trascurare l'opera svolta dal Segretario Commerciale dell'Ambasciata Greca a Roma, Dott. Michael K. Oikonomou nelle relazioni con le autorità locali e con la stampa; mentre il Sig. Demetrio Costantnides h a svolto opera diuturna nei contatti col pubblico dei visitatori. Ed i numerosissimi visitatori (c'erano ore della giornata in cui al padiglione greco era quasi impossibile respirare tanta l'affluenza:) hanno mostrato di concretamente apprezzare i prodotti della esposizione greca: dai vini pregiati e famosi, ai magnifici tappeti, dai prodotti conservieri agli splendidi prodotti dell'artigianato delle ceramiche: miti e linee classiche dei maestri dell'umanità rivissuti, non indegnamente, nell'opera artigianale dei greci di oggi, per la qual cosa spesso, all'osservatore attento, veniva fatto di formulare un intimo augurio': O Europa, dal Capo Nord a l Lilibeo f a che riviva in te oggi il grande miracolo intellettuale, culturale e scientifico della Grecia antica, in tutto fuorché nelle fratricide lo'tte che o'ppo'sero e dissanguarono Atene e Tebe e Sparta, lo'tte che tu, Europa, per secoli hai ereditato e che per due volte t'hanno resa un cimitero! Le regioni deboli della Comunità europea di Francesco Compagna Riteniamo utile riprodurre sulle nostra rivista questo articolo d i Francesco Compagna, apparso su1 la. 32 di ( i Nord e sud 31, per le importanti conside~azioniche l'autore f a e che valgo,izo a ineglio comm.entare quanto pubblicato sul precedente numero di II Comuni d'Europa a proposito della Banca europea per gli investimenti. ,) La Banca Europea degli Investimenti è arrivata al compimento del suo quarto anno di vita. E' l'occasione buona per un confronto tra la settembre 1962 D'EUROPA sua attività in questi quattro anni ed i compiti che ad essa furono devoluti dal Trattato di Roma. La BE1 è stata istituita con questi intendimenti: in primo luogo finanziare i progetti che si propongono di valorizzare le regioni sottosviluppate, in particolare quelle periferiche, occidentali della Francia e meridionali dell'Italia, che sono rimaste indietro rispetto alle altre regioni del Continente e rischiano di rimanere ancora più indietro se lo sviluppo economico europeo, anche in conseguenza del- l'attuazione del MEC, dovesse ulteriormente concentrarsi nelle regioni centrali che sono a cavallo delle frontiere e dislocate lungo l'asse Reno-Rodano; i n secondo luogo finanziare progetti di ammodernamento e riconversione in quei settori e in quelle regioni dove la graduale attuazione del MEC, con abolizione dei dazi e dei contingenti, provoca crisi e contraccolpi gravi; in terzo luogo finanziare progetti a i i, interesse comune '' per più paesi membri, quando tali progetti, per la loro ampiezza e natura, non possono essere interamente finanziati con mezzi reperibili sui mercati dei paesi direttamente interessati. I1 rodaggio della Banca Europea degli Investimenti è stato relativamente lungo e lento: 'i operazioni nei primi due anni, 5 nel terzo, 10 nel quarto. S i è detto perciò che dal punto cii vista quantitativo l'attività della BEI risulta ancora inadeguata rispetto alle funzioni che a questo istituto sono state assegnate. E tuttavia non si può dire che l'ordine di grandezza e il numero delle operazioni siano stati finora limitati dalla disponibilità di mezzi. Si veda, infatti, ciò che ha affermato il dott. Formentini, Presidente della BEI, alla Conferenza sulle economie regionali (Bruxelles, dicembre 1961): il numero relativainente limitato di operazioni effettuate ... mostra che essa (la BEI), a differenza d i un istituto normale di credito a lungo termine, ha voluto concentrare i suoi interventi su operazioni le quali, oltre ad avere uno spiccato carattere regionale: contribuissero anche alla realizzazione del mercato comune ,,. E ancora: ii l'esperienza della Banca Europea degli Investimenti ha confermato quella d i analoghi istituti internazionali di finanziamento a lungo termine: lo sviluppo di tali istituti no'n può essere rapido quanto alcuni desiderano' ,,. D'altra parte, se si considera il numero delle operazioni effettuate, l'attività della BEI risulta raddoppiata nel 1961 rispetto al 1960; e se si considera ].'ammontare delle o'perazioni, contro il totale di 41,3 milioni di dollari nel 1960, sta il totale d i 66,2 milioni di dollari nel 1961. Si può dire, quindi, che l'obiezione che si era mossa circa l'ordine d i grandezza dell'attività della BEI. nel 1960, risulta attenuata nel 1961; ed è lecito sperare che il 1962 confermerà e accentuerà questa indicazione, che avremo, cioè. un ulteriore, sensibile, proporzionale aumento del numero e dell'ammontare delle operazioni effettuate dalla REI. Ma i1 confronto f r a il 1960 ed il 1961 comporta qualche indicazione interessante, oltre che sul piano quantitativo, anche per quanto rigiisrda la qualità delle operazioni effettuate dalla BEI. Nel 1960, infatti, delle 5 operazioni della BEI, 3 riguardavano l'Italia meridionale: lo stabilimento dell'Alfa Romeo a Pomigliano d'Arco lo stabilimento siderureico della Finsider a Taranto, uno stabilimento per la confezione d i vestiario in Abruzzo. E anche un'altra deile 5 operazioni riguardava una regione periferica :ottosviluppata dell'area comunitaria: il finanziamento di opere d'irrigazione nella Linguadoca. Anche se la quinta operazione (menc rilevante, del resto, per ammon!are del finanziamento) riguardava, invece, la Germania (per opere ferroviarie), la prevalenza delle operazioni riguardanti lo sviluppo delle regioni periferiche era nel 1960 fuori discussione, come del resto per l'intero arco dei primi tre anni di attività della BEI: 12 operazioni, come si è detto, riguardanti per il 935; le regioni periferichz (38.4 miliardi di lire l'Italia e 16 la Francia, ccnti-o 2,5 miliardi di lire il Llussemburgo e 1,5 la Germania). Ma nel 1961, delle 10 operazioni della BEI, 3 riguardano l'industrializzazione della Sicilia, per 3,4 milioni di dollari ( l ) ; una la elettrificazione rurale in Bretagna, per 5 milioni di dollari; una la valorizzazione agricola delle Lande della Guazcogna, per un milione di dollari; due la regione di Grenoble, per 6 milioni di dollari; una il Borinage (stabilimento per la fabbricazione della cellulosa) per 4.8 milioni di dollari: in totale otto o'perazioni per non più d i 20 milioni di dollari e delle quali solo quelle che riguardano la Sicilia, la Bretagna e la Guascogna possono considerarsi dirette a promuovere lo sviluppo delle regioni periferiche. Quanto alle - I finanziamenti della BEI nel Mezzogiorno d'Italia: lo stabilimento CELENE, per la produzione di polietilene e ossido di etilene in Priolo-Melilli (1'' prestito BEI e 4 O BIRS). ~ - (1) U n o sl;ii>ilimcnto ~ ~ t ' rI'iridustiin . ilolciaria (S.p.A. Tyiid;ii.is) ;L P a t t i , u n o s t a l > i l i ~ n e i i t ouer la fabhi.icazione (li v;il\wl:ime inclustiiale in a r c i a i n (W.E.S.P.A. Wal\i,oi.th Eiii,oria S . p . A . ) pui.~' ;i P:<Lti. lo s f r u t t a m e n t o (li u i i i ~ m i i i i e i a di ~ ~ o t a s s iro la i>i.o<luzione(li r o n r i m i (Sorietk Sn!i P o t a s s i c i Ti.in;ici.in) ;i P;isqii;~si;i. COMUNI settembre 1962 altre due operazioni effettuate dalla BEI nel 1961, e che da sole assorbono circa i due terzi delle somme prestate dalla Banca nell'anno, esse riguardano la sistemazione della linea ferroviaria Genova-Modane e la elettrificazione dei collegamenti ferroviari fra i grandi porti del nord e il sud della Germania: sono di interesse comune ', fra operazioni, cioè. i paesi membri e comportano investimenti nelle infrastrutture àelle regicni centrali dell'area comunitaria, l e più sviluppate e le più dotate, appunto, di infrastrutture. C'è dunque nel 1961 un capovolgimento delle priorità: i progetti che riguardano la valorizzazione di regioni periferiche, che negli anni precedenti avevano assorbito il 93'P delle somme prestate, assorbono nel 1961 meno di un quinto delle soinme prestate; ed ai progetti di interesse comune 1) tocca la parte del leone. Ora, va rilevato anzitutto che per tutto il periodo di attività della BEI non si sono dovuti finanziare in gran numero progetti di ammodernamento e riconversione per far fronte ai contraccolpi settoriali o regionali della graduale attuazione del MEC (fra i più recenti, il caso più noto ci sembra quello del Borinage): segno che non vi sono stati contraccolpi gravi e che la gran parte delle regioni e dei settori hanno finito col ricavare gli auspicati vantaggi e non i temuti danni dalla prima tappa di attuazione del MEC? È presumibile che sia così. Ma in secondo luogo, per quanto riguarda la prima funzione che è stata assegnata alla BEI - il finanziamento di progetti per la valorizzazione delle regioni periferiche sottosviluppate - e che devo essere assolta se si vuole veramente evitare che si aggravino gli squilibri tra il manifact~cring belt dell'asse Reno-Rodano e le regioni italiane e francesi rimaste come tagliate fuori dalla rivoluzione industriale, va rilevato che, alla maggiore attività della BEI nel 1961, non corrisponde un rafforzamento di questa funzione, ma, al contrario, un suo indebolimento, non solo in senso assoluto, ma anche in senso relativo. Si può dire, quindi, che nei primi anni della sua attività la BEI ha effettuato quasi esclusivamente operazioni conformi alla politica francese di amé?iagement IL t e ~ r i t c i r e , dominata dalla preoccupazione di industrializzare l'Ovest ed il Sud Ovest, e operazioni conformi alla politica italiaca di sviluppo economico regionale p i ì ~ equilibrato, dettata dall'esigenza di industrializzare il TvIezzogiorno e le Isole; ina tali operazioni risultavano complessivamente poche e anche di un ordine di grandezza ancora esiguo rispetto ai problemi da risolvere. Nell'ultimo anno, invece. proprio quando le operazioni si sono raddoppiate e l'ordine di grandezza dell'attività della BEI è considerevolmente cresciuto. sono diminuiti gli interventi nelle regioni periferiche sottosviluppale, come numero e soprattutto come ammontare coinplessivo. Sembra lecito ciomandarsi se la ragione di questa inversione di tendenza sia da ricercarsi in una mancanza di progetti da finanziare nelle regioni sottcsviluppate della periferia europea, che pure a\?vano presentato il maggiore nilmero à i progetti bancabili nei primi anni. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a una situazione che deve essere immediatamente corretta; e per quanto liguarda l'Italia si d e ~ e richiamare a questo prccosito l'attenzione degli organi responsabili della pcllitica meridionalista. Ma potrebbe dai-si pure eli: la inversione di tendenza nell'atlività della BEI sia da mettersi in relazione a un deliberato pioposito degli ambienti di Bruxelles, ispirato daila preoccupazione di sottrarsi a certe critiche in cui erano incorsi. Si è detto. infatti, che la BEI è una 1 banca italiana e che i funzionari italiani e francesi, che occupano tutte le posizioni strategiche della Divisione dello sviluppo regionale e della Direzione generale degli affari economici e finanziari della CEE, non hanno perduto il loro tempo ccme non lo hanno perduto i loro compatrioti della BEI, la quale concede, quindi, i suoi favori quasi esclusivamente alle cicale mediterranee italiane e anche francesi, invece di agire imparzialmente per il raggiungimento delle finalità ad essa assegnate dal Trattato di Roma. Nla queste critiche, di sapore nazionalistico e che proven, gono soprattutto da ambienti belgi, non tengcno conto del fatto che, tra le finalità assegnate dal Trattato di Roma alla BEI, la prin- 7 D'EUROPA beogratia aggiorna la ,$ l', 1. ". U W- 6 try. *k-.M ,W. ..mW bla ,C** b.r -4. p W ' lati d.IC m<. sd ,!%Q petmia* !dnr<.uz* C"""" d ' m . Gmlrnim h e c=im<. *l mi*<* mi*rwme m i..* La tavola che riproduciamo (inadeguatamente). raffigurante i centri di produzione energetica e siderurgica della Comunità europea, fa parte di un gruppo di 12 bellissime tavole, tutte a colori, stampate a cura del Servizio Stampa ed informazione delle Comunità europee. La pregevole pubblicazione - destinata principalmente a fornire una documentazione aggiornata e più completa possibile ai professori, agli studenti e a tutti coloro che si interessano agli aspetti geografici ed economici delle Comunità (c'è anche una utile tavola su regioni e unità amministrative - verrà inviata gratuitamente a tutti coloro che la richiederanno all'ufficio italiano del Seritizio stctmpm ed inforniazione d e l l e Comunitd e u r o p e e , Via Poli, 29 - R o m a T,) cipale è proprio quella di evitare che si aggravino certi squilibri regionali e quindi di intervenire nelle regioni che sono periferiche rispetto all'asse Reno-Hodano. regioni mediterranee dell'Italia e regioni non solo mediterranee, ma anche e soprattutto atlantiche e centrali, della Francia (2). Non si deve credere, però, che queste critiche agli indirizzi seguiti dalla BEI nei suoi primi anni di attività. e l'accusa ai funzionari italiani e francesi di Bruxelles che si regolerebbero secondo i ( un senso molto personale della giustizia distributiva . i , siano dettate soltanto da un risentimento nazionalistico e da una visione non meno grettamente nazionalistica delle funzioni assegnate alle istituzioni ccniunitarie. Si ritiene, infatti, specialmente da parte dei valloni, che certi loro problemi regionali siano stati trascurati, o sottovalutati, per concentrare gli interventi della BEI nelle legioni periferiche, vuoi in quelle marittime, mediterranee o atlantiche, vuoi anche in quelle 1 2 ) Intanto « la maggioranza degli investimenti svizzeri r d nmriicaiii si dirige lungo la vallata e le foci del Reno; mentre nli inglesi sembrano preferire l'Olanda. La sola Lombardia assorbe il 50% degli investimenti esteri in TERRANOVA, Politica regionale di sviItalia » (GIOVAKNI I ? ~ p p o e Mercato C o m u n e , in « Incontri meditemanei ». maggio-giumo 1962). vicine alla cortina di ferro e che risultano in crisi per i cambiamenti intervenuti nell'assetto politico del continente, per aver subito, cioè. l'amputazione di buona parte del loro storico retroterra. I problemi regionali trascurati, o sottovalutati, dalle istituzioni comunitarie sarebbero appunto quelli delle regioni frontaliere l ) , delle regioni che sono state i, lacerate dalle frontiere politiche dei sei 11; onde uno sviluppo di esse a volte squilibrato, a volte inco'mpleto o più lento onde, in taluni casi, regressioni e altri motivi di inquietudine, quando invece esse potrebbero diventare, per la loro ricchezza naturale e per la loro dotazione di infrastrutture, veri e propri poli di sviluppo, à la mésure de 1'Europe della cui produzione siderurgica e carbonifera rappresentano una parte importante: Liegi, Aauisgrana, Maastricht, lo Hainaut, il Nord della Francia. città e N re-, gioni frontaliere appunto, che cc sono, più di altre, destinate a rendere vivo il sentimento europeistico n (. L e Bulletin du Grand Liège *, febbraio 1962). Ora, non si vuol negare, affatto, l'importanza dei problemi delle cc regioni frontaliere ,); e tanto meno si vuole affermare che interventi ai fini della soluzione di tali problemi non (< 1, 11: 11, U, 8 COMUNI settembre 1962 D'EUROPA &no con soddisfacente previsione gli investimenti che devono essere realizzati per ogni grande ramo d i attività, solo rare indicazioni e relative principalmente alla regione di Parigi - risultano per la localizzazione di essi in ciascuna regione, onde la necessità di ulteriori passi verso la regionalizzazione del Piano perché venga effettivamente rispettata la distinzione di cui si diceva, enunciata dal Piano politique d'accompagnement e stesso, fra <ipolitique d'entrainement n , e perché vengano precisati in cifre, per ogni regione forte t, e ogni regione II debole I,, per lo meno gli investimenti pubblici. È significativo comunque che di questa necessità sembrano consapevoli oramai gli ambienti più illuminati della V Repubblica e che l a discussione sul IV Piano sia essenzialmente una discussione sulla regionalizzazione del P i a n o > , , sulla prio'rità degli deboli >, rispetto investimenti nelle regioni forti (3). agli investimenti nelle regioni Mentre la Francia e l'Italia affrontano, dunque, i problemi degli squilibri regionali, sarebbe spiacevole, e anche deplorevole, se dalle istituzioni della Comunità europea venissero indicazioni contraddittorie, di sottovalutazione dei problemi delle regioni più deboli > $ , per concentrare gli sforzi nelle regioni più forti Non resta quindi che suggerire agli ambienti d i Bruxelles, e in particolare a quelli che pre-. siedono all'attività della BEI, di proseguire per la loro strada, anzi di correggere a l più presto l'inversione di tendenza che si è rilevata nel bilancio del 1961 (4): la priorità per i progetti che si propongono la valorizzazione delle regioni periferiche e d i coordinare la po'litica comunitaria di sviluppo con la politica- regionale d i sviluppo della Francia e dell'Italia, rispettivamente ispirate dall'es,igenza d i risolvere la questione del deserto francese e la questione meridionale italiana, è stata fissata dal Trattato di Roma e va mantenuta. Quanto alle critiche di cui si è parlato (a parte gli interventi che si possono e si devono decidere a favore delle regioni frontaliere 11 1, di esse non ci si deve preoccupare più di quanto non si siano preoccupati i governi italiani per le alternative alla politica meridionalistica che sono state proposte negli ultimi anni da ambienti liberisti dell'Italia settentrionale, e ilon soltanto settentrionale. 11: (t 1, 8, C( 11 11. Lo stabilimento delllAlfa Romeo a Pomigliano d'Arco. r, rientrino fra i compiti assegnati alla BEI, purché non si tratti di imporre a tutta l'industria comunitaria i costi di una anacronistica protezione del carbone. Ma i problemi delle regioni frontaliere ' t non possono essere posti come alter~iativirispetto a quelli delle regioni periferiche sottosviluppate; né si può affermare che deve essere riconosciuta a i primi una priorità rispetto ai secondi. Quando si afferma che gli interessi delle regioni sottosviluppate italiane e francesi sono sicuramente rispettabili ,t. ma non è da queste regioni che ci si può attendere una rapida espansione. a fulminante dell'economia europea, quando si affermano queste cose, non solo si prescinde dai problemi del sottosviluppo delle regioni periferiche, ma anche dai problemi dell'ipersviluppo delle regioni centrali; e si nega l'esigenza di provocare uno sviluppo territorialmente equilibrato della economia comunitaria, si negano le esigenze da Pierre Uri che i cc fondatori dell'Europa a Robert Marjolin, hanno sempre tenuto presenti. S i potrebbe dire, ouindi, che queste critiche riecheggino quelle di certi ambienti dell'ltalia settentrionale, i quali sono andati proponendo, come alternativa alla politica meridionalista. agli investimenti per l'industrializzazione del Mezzogiorno, l'emigrazione dei disoccupati medesertificazio'ne ,i. cioè, ridionali a l Nord, la dell'Italia meridionale: coui i critici d'ell'attività della BEI, in quanto attività che si darebbe troppo cura delle regioni periferiche, propongono in realtà di risolvere i problemi. (i sicuradi queste regioni. I< demente rispettabili boli ,n, promuovendo l'emigrazione; con la mobilità della manodopera. cioè, e con una concentrazione di sforzi per l'espansione economica nelle regioni forti Fino a che punto questi temi di discussione siano attuali lo si può dedurre, del resto, anche dai criteri cui hanno cercato di ispirarsi gli autori del IV Piano francese d i sviluppo economico e sociale, specialmente per quanto riguarda la diversificazione degli interventi rispettivamente nelle regioni forti (Parigi, Nord, Est) e nelle regioni deboli (Centro. Ovest, SudOvest). Il IV Piano francese - è stato giiistamente rilevato da Miche1 Philipponneau, autore e promotore di studi importanti nel campo della geografia applicata e in pari tempo presidente della commissione regionale per l'espansione economica della Bretagna (v. C< Le Monde n del 14 maggio 1962) - non è dominato da una concezione I, troppo verticale n , insensibile, cioè, nei confronti dei problemi di localizzazione degli investimenti. ma si ispira a una concezioie r, più geografica p e r c o s ì dire. che non prescinde, cioè, dalla preoccupazione di corCC 11, 3). reggere gli squilibri regionali; e pertanln il IV Piano distingue una politiaue d'accompagnement - che dovrebbe permettere alle regioni il forti d i non frenare il ritmo della loro normale espansione )I e che si propone d: sopprimere certi colli di bottiglia che potrcbber0 appunto strozzare, o per lo meno rallen- da tare, l'espansione delle regioni forti iina N politique d'entrainement - che dovrebbe aiutare le regioni deboli ,, a colmare il ritardo, avvalendosi di consistenti anticipazioni a nel campo degli investimenti pubblici. Pure il IV Piano francese, ouindi, ,Cmette l'accento sulla necessità di creare nuovi posti d i lavoro nelle regioni che presentano ancora una disponibilità di manodopera: e questo per limitare l'importanza dei movimenti migratorii, facilitare i trasferimenti in loco da un settore all'altro di attività, ridurre gli squilibri inerenti alla distribuzione delle popolazioni e dei redditi D'altra parte, se nel Piano si preve'1 ), 18 21 t, (( (, 11. (3) Tipica a questo prol>oaito la discussione sui tempi di attuaz,io'ne d e l h « liaison Rhin-RhGne», non inclusa nel IV Piano di sviluppo. ( 4 ) Nulla <la eccepire, a questo proposito sulla più recente operazione c.onclusa dalla BEI (26 giugno 1062): finanziamento p a ~ z i a l e (16.2 milioni di dollari su 52,8) alla Societé Nàtionale Chemins de Fer (SNCF) per I'eldtiificazione della linea Le Mans-Rennes e per la modernizrnzione di altre linee ferroviarie bretoni. Grazie all'intervento della BEI questo programma ferroviario in una tipica regione « debole » potrà essere eseguito in rinque anni. invece che in dieci. )), ,I. . ),, Lo stabilimento SINCAT, per la fabbricazione di fertilizzanti complessi e d altri prodotti chimici e petrolchimici a Siraciisa ( l 0 prestito BEI e 4 O BIRS). COMUNI settembre 1962 D'EUROPA U n intervenito di Granzotto Basso del 16 luglio I VI Stati generali al Senato italiano C,Onorevole Presidente, onorevole Ministro. onorevoli Colleghi, nel mio intervento vorrei soffermarmi sui problemi dell'integrazione europea e, in particolare, dell'unione politica, quali essi si presentano nelle attuali circostanze. 1) Sviluppo del Mercato Comune Europeo: squilibri e ritardi È generale la constatazione che il Mercato comune ha realizzato grandi successi sul piano dell'unione doganale e dell'abbattimento delle tariffe interne; ma ha progredito assai più lentamente sul piano dell'unione economica La discussione avutasi in Parlamento europeo, al termine dello scorso anno, è una testimonianza particolarmente eloquente in tal senso: e la stessa V relazione generale della Commissione della CEE. pubblicata qualche settimana fa, offre una conferma di questa mia affermazione, specie lì dove sottolinea le difficoltà che esistono nel realizzare una politica comune dell'energia e dei trasporti. (E non parlo neppure di una politica comune degli investimenti, di una politica monetaria comune, di una politica comune di sistemazione del territorio, e così via, Il sen. Granzotto Basso che restano di là da venire). Altret.. tanto vasto è il consenso circa le cause di questi squilibri e di questi ritardi. Per giungere a una politica economica comune, perché gli Stati ed i Governi rinuncino a prerogative così importanti delle loro sovranità, occorre potenziare la struttura sovranazionale e comunitaria del Mercato comune. in modo che questo sia fornito di istituzioni democratiche responsabili di fronte a tutto l'elettorato europeo e politicamente competenti a prendere decisioni così importanti. Infatti tutti comprendono che solo in tal modo, solo creando un solido potere politico, si potrà fare sì che lo sviluppo del Mercato ccmune venga controllato e diretto da un potere pubblico e indirizzato a fini di pubblica utilità al livello comunitario: si potrà evitare, in altri termini, il rischio che l'Europa unita sia sol-. tanto, come è stato detto, l'Europa dsei padroni. affiancando e sovrapponendo a questa l'Europa politica. l'Europa democratica, l'Europa dei popoli. 2) Condizioni per l'unione politica europea: difficoltà e contrasti Deriva da ciò una triplice esigenza: 1) che le istituzioni comunitarie, tanto esecutive che parlamentari, si avvicinino sempre più al modello federale, ricevendo competenze non solo consultive ma anche deliberative; 2) che siano attuate entro breve termine elezioni a suffragio universale dirette dal Parlamento europeo: 3) che le competenze comunitarie siano estese a l settore politico, e sia insieme realizzata una organica fusione delle tre Comunità esistenti nella nuova Comunità politica che si dovrà creare. Non occorre che mi si ricordi quali sono le difficoltà che si frappongono alla realizzazione di un tale progetto, pur cosi naturale e necessario e del resto iscritto nella logica stessa, nel significato politico più profondo, dei trattati istitutivi tanto della CECA come della CEE e dell'Euratom. So bene che. specie da parte francese, si contrappone a tale progetto una sua caricatura. o addirittura il suo rovesciamento: giacché l'Europa delle patrie, o, se più piace, l'Unione politica, proposta dal generale De Gaulle,non solo non vuol essere il completamento, l'approfond,imento e l'organica riduzione all'unità dello sforzo di unificazione sovranazionale, iniziato dieci anni or sono, ma al contrario il mezzo per un ritorno al pura sistema delle conferenze intergovernative, dell'unanimità, del veto e, in una parola, del più rigoroso rispetto delle sovranità nazionali in tutti i settori, anche economici. È però altrettanto noto - e su questo punto vorrei richiamare in modo particolare l'attenzione dei colleghi e del Governo - che recentemente i Paesi del Benelux, e in particolare il Belgio e l'Olanda, si sono fermamente opposti a questo progetto. Se occorre procedere subito all'unione politica, mentre sono ancora in corso i negoziati per l'adesione della Gran Bretagna al MEC - hanno sostenuto in sostanza questi due Paesi - allora tale unione deve essere genuinamente sovranazionale. nel senso che anche io ho sopra indicato. Se invece detta unione non deve intaccare il principio della sovranità nazionale, non si vede perché non si debba attendere, prima di iniziare negoziati in tal senso, l'adesione e la presenza britannica. Non mi interessa, a questo punto, sapere quali siano le intenzioni profonde di questi due Paesi. Quello che è certo è che essi hanno voluto e saputo svolgere una loro azione in seno ai negoziati per l'unione politica, e che questa azione ha avuto il suo effetto, bloccando. nell'ultima conferenza a sei, tenutasi a Parigi, le mire egemoniche del generale De Gaulle. 3 ) Necessità di azione dell'Italia Orbene, io chiedo - ed è questo il punto centrale del mio intervento, sul quale mi permetto di richiamare in modo particolare l'attenzione dell'onorevole Ministro -: perché l'Italia non potrebbe svolgere una analoga funzione, insieme di stimolo e di mediazione europeistica, come del resto seppe fare, dieci anni fa, l'onorevole De Gasueri? Non si conoscono ancora con esattezza i termini dell'accordo - o del disaccordo - dopo i recenti collogui parigini del generale De Gaulle e del cancelliere Adenauer; sembra certo che la prossima conferenza a sei, per l'unione politica, si terrà nel prossimo autunno a Roma; ma del resto, anche se ciò non dovesse verificarsi, questo fatto non esonererebbe l'Italia dalla responsabilità di assumere un'iniziativa, tanto più opportuna in quanto essa deve mettere in risalto il nuovo dinamismo che anima, in questo settore. il Governo di centro-sinistra, e la sua ferma adesione ai principi di una genuina sovranazionalità, di un'integrazione europea, concepita non in forma diplomatica o integrativa, ma democratica e popolare. Occorre dunque che il Governo italiano si faccia promotore - d'accordo con quei Paesi che, come ricordavo, sembrano più vicini a questo punto di vista - di soluzioni insieme audaci e responsabili, che rafforzino il principio comunitario e lo estendano ad altri settori. Non si tratta di chiedere fin d'ora la realizzazione perfetta della Costituzione federale europea, degli Stati Uniti d'Europa; ma si tratta di indicare delle esigenze precise. di porre delle condizioni imprescindibili e di proclamare solennemente, in modo che a nessuno restino dubbi, che l'Italia non è disposta a dare il proprio assenso se tali condizioni non vengono rispettate. 4 ) La risoluzione dei VI Stati generali dei Comuni d'Euro pa... Dette condizioni, che ho riassunte in un ordine del giorno, sono, secondo me, espresse in modo efficace e in fondo soddisfacente, nonostante una prudenza e una moderazione forse eccessive, nelle risoluzioni politiche approvate, nei mesi scorsi, dai VI Stati generali dei Ccmuni d'Europa, a Vienna, e dal Congresso del Movimento europeo a Monaco di L'ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO AL SENATO n I1 Senato, nell'auspicare la pronta ripresa dei negoziati per l'unione politica europea, impegna i1 Governo a sostenere con fermezza in seno a questi i principi che sono sempre stati propri della politica europeista italiana, e di recente solennemente riaffermata dai 6 Stati generali dei Comuni d'Europa a Vienm e dal Congresso del Movimento europeo a Monaco di Baviera; e in particolare ad accettare la creazione del19Unione europea solo se questa: sia ispirata alle stesse concezioni comunitarie e sovranaziomli delle tre Comunità europee; preveda la fusione delle tre Comunità in una Comunità politica unica a competenza generale; attribuisca poteri deliberativi al nuovo Esecutivo unico e al Parlamento europeo di fronte al quale esso dovrà essere responsabile; preveda a breve scadenza elezioni dirette per il Parlamento europeo; preveda che, all'atto delle elezioni dirette del Parlamento europeo, sia rimessa a questo la fissazione definitiva dello Statuto dell'unione che dovrà entrare in vigore dopo esser stato sottoposto a referendum dei popoli degli Stati aderenti; il Senato esprime aitresì il proprio voto più fervido che, parallelamente ai negoziati per l'unione politica, vengano condotti rapidamente a buon termine i negoziati per l'adesione delia Gran Bretagna all'unione politica dei Sei, negoziati che dovranno essere improntati, da parte di questi ultimi. allo spirito della più larga comprensione dei problemi britannici ,p. Ftrmato: GRANZOTTO BASSO.DE BOSIO, MICARA e GENTO Baviera. Affermano i VI Stati generali dei Comuni d'Europa: Gli Stati generali dei Comuni d'Europa, riuniti a Vienna dal 26 al 29 aprile 1962 per la loro sesta sessione, preoccupati delle difficoltà che la conclusione di un trattato di unione politica europea incontra attualmente, ricordano e confermano le loro precedenti risoluzioni in favore di un'Europa politica, prolungamento e conclusione necessaria delle Comunità esistenti, Essi chiedono che i negoziati, interrotti alla Conferenza di Parigi, vengano ripresi al più presto possibile, e che in tal modo venga pubblicamente affermata l'unione dei popoli europei, in un momento in cui essa appare, più che mai, un fattore essenziale per la salvaguardia della pace nella giustizia e nella libertà. Gli Stati generali dei Comuni d'Europa fanno voti perché tale obiettivo venga perseguito, senza ritardi di nessun genere. in stretto contatto con la Gran Bretagna, la cui adesione all'Europa militante - al pari di quella degli altri Stati europei - resta il voto di tutti i buoni europei. Nello stesso spirito, essi parimenti si augurano che l'opinione pubblica europea sia rapidamente definita, perlomeno in linea di principio, in merito all'adesione britannica alle Comunità. Gli Stati generali dei Comuni d'Europa riaffermano il loro attaccamento alla concezione di unlEuropa democratica che comporti un esecutivo responsabile, nell'ambito delle sue competenze, di fronte ad un Parlamento formato da due Camere, di cui una sarà emana- settembre 1962 COMUNI D'EUROPA zione del suffragio universale diretto e l'altra la rappresentanza degli Stati nazionali e delle collettività locali. Gli Stati generali proclamano la 101-0 convinzione che il contributo che essi apportano alla causa degli Stati Uniti d'Europa è sin d'ora determinante per il successo di questa grande impresa, che rimarrà ad onore del nostro tempo 11. 5) ... e quella del Congresso del Mo;vimento Europeo politica, con una rigidezza e, vorrei dire, una intrasingenza assai maggiore di quella dimostrata fin qui: abbandonando la ricerca ad ogni costo di piccoli compromessi, che rappresentano spesso solo effimeri successi diplomatici, ma sono politicamente del tutto sterili, o addirittura controproducenti; e chiarendo, in modo esplicito e solenne - ai partners del Mercato comune come ali'opinione pubblica interna ed internazionale - qual'è la posizione irremovibile dell'Italia. A sua volta la risoluzione politica del Congresso del Movimento europeo afferma fra l'altro: 6 ) L'adesione della Gran Bretagna alla CEE e l'atteggiamento della Frmcia L'obiettivo del Movimento europeo rimane la costituzione d'una forte Comunità commisurata al mondo contemporaneo: gli Stati Uniti d'Europa, capace di adempiere a tutte l e funzioni che gli Stati nazionali non sono più in grado di esercitare efficacemente se restano isolati. Tale Comunità, aperta a tutti i Paesi demo cratici dell'Europa che ne accettino le regole, si estenderà agli altri Paesi non appena e=ci ritroveranno la loro libertà o la loro evoluzione politica l o permetterà. Essa deve, in particolare, essere capace di valersi di tutte le tecniche moderne e trarnr intiero beneficio per farle progredire per la sicurezza e la prosperità del suo popolo, cosi come per una più larga collaborazione con tutti gli altri, e specialmente con quelli che sono in via di sviluppo. Tale obiettivo s a r à raggiunto solo quando verrà stabilita una costituzione democratica, rispettosa della persona umana, dell'origine delle collettività locali e dell'individualità di ogni singola nazione, con un Governo europeo, un Parlamento europeo, una Corte di giustizia ed un Consiglio economico-sociale ) t . Sono questi i temi centrali a cui, secondo me, deve ispirarsi, in modo fermo ed univoco, la politica estera italiana in tema di unione Resta, è vero, il grave problema della Gran Bretagna. Ma, come ho già avuto l'onore di sostenere un anno fa, parlando a Strasburgo al Parlamento europeo, la realizzazione, anche immediata, di un'unione politica sovranazionale dei Sei non è affatto in contrasto con iin atteggiamento di estremo favore - che è, secondo me, nell'interesse vero dell'Europa degli stessi Sei verso l'adesione della Gran Bretagna al Mercato comune. S e gli inglesi non sono disposti, almeno in un primo tempo, ad accettare i vincoli più ir;ipegnativi e profondi dell'unione politica, r ~ i - s t a si costituisca senza di loro, pur contin ~ ~ n d o s icon , la massima comprensione da parte dei Sei, i negoziati per l'adesione britannica alla C.F.E. che, al limite, potrebbe costituire una Comunità a due: da un lato l'Unione politica dei Sei. come un tutto unico, e dall'altro la Gran Bretagna (ed eventualmente altri Stati, come la Danimarca o l'Irlanda, che non siano disposti ad assumere altri impegni, se non quelli accettati dalla stessa Inghilterra). Io ho molta fiducia nel senso realistico degli inglesi, e sono certo che, una volta sperimentato il successo anche dell'unione politica. essi non tarderebbero a chiedere di aderire anche a questa come fu11 m e m b e r s come hanno già fatto per il Mercato comune. Mi si obietterà ancora che attualmente la vera e più diretta difficoltà per la realizzazione di una Comunità politica, da m e auspicata, non sta nella Gran Bretagna, ma nella stessa Francia. Ciò è vero: ma proprio per questo è indispensabile una posizione ferma ed intransigente da parte italiana. La rapida evoluzione degli avvenimenti d'Algeria, fino all'indipendenza del Paese, dimostra in modo impressionante - come ha ricordato alle persone di corta memoria il drammatico processo Salan - che il generale De Gaulle sa prontamente cambiar parere, e addirittura rovesciare completamente l e sue posizioni, quando si trova di fronte ad atteggiamenti fermi e risoluti, non disposti a transigere con l e sue anacronistiche illusioni di grandezza nazionale. In tal caso - ma solo in tal caso - egli mostra di rendersi pienamente conto della verità del verso dantesco non giova nella fata dar di cozzo Orbene, se l'Italia saprà assumere una posizione ferma e coerente in tema di integrazione europea e in particolare di unione politica e riuscirà - il che non dovrebbe esser difficile - ad ottenere su tale posizione il consenso altrettanto esplicito e fermo degli altri partners delle t r e Comunità, isolando cosi la Francia, non sarà lontano il giorno in cui questa dovrà venire a più miti consigli. anche su questo punto. Non è offrendo a De Gaulle dei piccoli compromessi, ma opponendogli dei tenaci rifiuti che si potrà indurlo a rivedere le sue assurde pretese egemoniche. 11 p, 7 ) Unione politica e difesa Ispirandami a quei concetti, sottopongo alla approvazione del Senato e all'accettazione del Governo l'ordine del giorno, di cui è stata testé data lettura. Ma prima di por termine alle mie parole vorrei ancora fare un accenno ai riflessi militari, secondo me anch'essi capitali, delle soluzioni politiche, che io caldeggio. I1 mio accenno sarà solo fugacissimo. giacché per una parte direzione centrale - rorna - via del corso, 173 settembre 1962 i1 problema eccede la sfera del Ministero degli esteri e per l'altra non costituisce l'argomento centrale del mio intervento. Ma non P chi non veda, anche ad una considerazione superficiale, come l'esistenza di un solido potere politico democratico europeo - che a più o meno breve scadenza dovrebbe assumere precise competenze anche militari - modificherebbe profondamente i datj del problema, i termini delle ielazioni Europa-NATO, le auestioni dell'armamento nucleare ed infine i rapporti col mondo orientale; e sempre in un senso assai più favoievole a soluzioni che tengano conto degli interessi della democrazia europea, della distensione e della pace. COMUNI D'EUROPA 11 Manifestazione europea a Chieti 8) I1 problema della Spagna Mi sia consentito, prima di concludere, ancora un acceilno al problema spagnolo. La pre:ente indifferenza, per non dir colpevole connivenza, dei nostri governi nazionali di fronte al regime franchista deve essere certo severamente condannata. in nome di quegli ideali cccidentali di libertà e di democrazia che non possono affermarsi vittoriosamente nei confronti del mondo orientale. r c non sono imparzialmente e intransigentemente difesi in ogni circostanza e situazione, e non a senso unico e in una sola direzione. Anche qui il Governo italiano di centro-sinistra dovrebbe assumere una chiara iniziativa di netta ostilità diplomatica verso la Spagna franchista e porre l a sua democratizzazione come condizione sine q u a non per il suo ingresso nel Mercato comune. Ma ciò non toglie che un'unione politica europea, e domani un vero e proprio Governo federale europeo, avrebbe ben altre possibilità di pressione per favorire tale democratizzazione, e ben altri mezzi per scongiurare soluzioni violente della crisi della Spagna, offrendo al popolo spagnolo un'alternativa democratica ben più reale e promettente, nella forma di un'adesione all'unione federale, in seno alla quale la tutela delle libertà fondamentali non sarebbe più compito dei governi e delle autorità nazionali, ma del governo e deli'amministrazione europea. In proposito desidero concludere dando lettura al Senato della risoluzione sulla Spagna, approvata a l citato Congresso del Movimento europeo di Monaco di Baviera, su proposta unanime d i 118 delegati spagnoli, provenienti tanto dall'esilio come dall'opposizione clandestina interna: ,, I1 Congresso del Movimento europeo, riunito a Monaco il 7 e 8 giugno 1962, considera che l'integrazione di tutti i Paesi con l'Europa, sia sotto forma di adesione, che sotto forma di associazione, esiga da ciascuno d i essi ferme istituzioni democratiche, ciò che, nel caso della Spagna, in concordanza con la Convenzione GEMELLAGGI INAMMISSIBILI I1 Comune piemontese. di Costigliole Saluzzo - n o n aderente al CCE stava per stringere un gemellaggio con la città spagnola di Cervera. Richiesta di un parere, la Segreteria dell'AICCE ha messo in guaridia l'amministrazione rontro tale gemellaggio, particolarmente grave in questo momento, cui da talune parti non viene ac~coltacon sufficiente sdegno l'eventualità della ammissione della Spagna totalitaria al MEC. In un solo caso, ha sottolineato I'AICCE, il gemellaggio sarebbe stato lecito: s e Sindaco italiano e Alcade spagnolo avessero partecipato a un pubblico comizio antifranchista. I1 gemellaggio, per merito soprattutto delle forze democratiche locali e dei federalisti piemontesi, che hanno levato l e loro proteste unanimi, n@nha avuto luogo. I1 16 settembre scorso, nel quadro del gemellaggio celebrato il giorno prima tra la città di Micon e di Chieti, si è tenuto in quest'ultima città il I1 Congresso regionale europeista sul tema L'integrazione agricola europea e l'Abruzzo . Mentre rimandiamo ai prossimi numeri il resoconto del Convegno e del gemellaggio, pubblichiamo una foto della manifestazione conclusiva, tenutasi la sera della domenica iit Piazza del Duomo gremita, durante la quale hanno preso la parola il rappresentante belga Amory, olandese Van Wijck, il console di Francia a Roma Giovangrandi, il sindaco di Micon Escande, il sindaco di Chieti Buracchio e i1 sottosegretario italiano all'agricoltura Sedati. europea dei diritti dell'uomo e con la Carta sociale europea, significa: 1) la stabilizzazione di istituzioni decisamente rappresentative e democratiche, che garantiscano che il Governo sia fondato sul consenso dei cittadini; 2) la garanzia effettiva di tutti i diritti della persona umana, particolarmente quelli della libertà individuale e d'opinione e la soppressione della censura governativa; 3) il riconoscimento della personalità delle diverse comunità naturali: 4) l'esercizio su basi democratiche delle libertà sindacali, e la difesa, per i lavoratori, dei lo'ro diritti fondamentali, soprattutto attraverso gli scioperi; 5) la possibilità di organizzare delle correnti d'opinioni e dei partiti politici, nonché il rispetto dei diritti dell'opposizione. 11 Congresso esprime la profonda speranza che l'evoluzione, conseguente all'applicazione dei punti sopra enunciati, permetta l'ingresso della Spagna nelllEuropa, della quale essa è elemento essenziale. Prende atto della ferma convinzione, espressa da tutti i delegati spagnoli presenti a l Congresso, che la stragrande maggioranza del popolo spagnolo auspica che, a questa evoluzione, si giunga con l e regole della prudenza politica e rapidamente, quando le circostanze lo permetteranno, in piena lealtà, impegnandoli a rinunciare ad ogni violenza attiva o passiva, prima, durante e dopo il processo d'evoluzione 11. 9) In teuna 'di Capitale europea Confidando che il Governo si pronunzi in forma chiara. esplicita ed esauriente sul mio ordine del gioino, mi sia consentito d i osservare, incidentalmente. che la soluzione da me in esso proposta consentirebbe anche di risolvere, entro un termine relativamente breve, anche lo spinoso e attualmente insolubile problema della capitale europea unica, Già più volte sono stati messi in luce le irrazionalità, gli sperperi, l e mancanze di funzionalità e di efficienza che conseguono a l fatto che le istituzioni europee sono ripartite a casaccio fra Lussemburgo, Strasburgo e Bruxelles: ed è noto che la più sfavorita di tali istituzioni è proprio i1 Parlamento Europeo, che ha gli uffici a Lussemburgo. - ma il aalazzo delle sedute - arestato dal Consiglio d'Europa - a Strasburgo, mentre le sue Commissioni si riuniscono per lo più a Bruxelles. secondo la formula da me oroaosta. dovrebbe essere concordato che ii parlamento Europeo, una volta eletto a suffragio universale diretto, e una volta redatto in via definitiva lo statuto dell'unio'ne europea, scegliesse, sempre a maggio'ranza - dopo ratifica di questo da parte dei vari popoli a mezzo di ~ e f e ~ e n d i i m - la capitale dell'Europa unita. A titolo di digressicne mi sia consentito di anticipare pubblicamente che il mio voto in proposito andrebbe al Distretto Europeo NizzaImperia, a cavallo della frontiera italo-francese. che comprenderebbe una parte della Provincia di lmperia e del Dipartimento delle Alpi Marittime. Agli argo'menti tecnici particolarmente persuasivi, elencati in una pregevcle monografia recentemente pubblicata dalla Camera di Co'mmercio di lmperia, vorrei aggiungere una fondamentale ragione politica. L'Europa unita, che già conosce in larga misura la prosperità economica, non può e non deve dedicarsi esclusivamente ad accrescere tale prosperità, ed a meglio ripartirla fra le sue regioni e fra le sue classi. Un compito altrettanto urgente è quello d i portare un aiuto massiccio - e non solo economico, ma anche culturale e politico - a i Paesi in via d i sviluppo, in una proporzione molto superiore a quella che può essere costituita oggi dalla somma dei singoli aiuti dei nostri Stati nazionali. La c a ~ i t a l e eurovea affacciata sul Mediterraneo dovrebbe appunto avere questo valore e auesto significato simbolico. D'altra parte l a Federazione Europea, scegliendo la sua capitale i n un luogo abbastanza lontano dai punti di più pericolosa frizione col modo totalitario, affermerebbe - pur nell'intrasigente rivendicazione del diritto a libere elezioni e alle libertà politiche per tutti i popoli europei - un suo atteggiamento particolarmente conciliante e distensivo, scevro da ogni rivendicazione territoriale, nei confronti del blocco sovietico; e disporrebbe al tempo stesso di una capitale particolarmente sicura, anche dal punto di vista militare, nel caso che tali sforzi non dovessero sortire effetto favorevole, e la tensione internazionale dovesse aumentare. 10) L'università europea a Firenze Un'ultima parola vorrei aggiungere prima di terminare, circa la questione, particolarmente interessante per noi italiani, dell1Università ( r o ~ , t i ~ 11 ~ iI~ I ( Il$ ~ I. 1+) COMUNI 12 « Comuni Periodico D'EUROPA settembre 1962 d'Europa» fondato nel 1952 ORGANO MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA D i r e t t o r e : UMBERTO SERAFINI Redattore-Capo : EDMONDO PAOLINI a Comuni dlEuroper ha pubblicefo arficoli, seggi, discorsi, cronache e nofe di: Gaetano ADINOLFI,Canzio ALMINI,Mario A L B E R ~ ~ IGaspare NI, AMBROSINI, Walter ANTONIOLLI, Silvio ARDY,Ferdinand ARNOULT, Fernand AUBERGER, Charles BAILLY,Attilio BALDONI. Lino BARBERO, Paolo BARBI,Jean BARETH, Paolo Alberto BASETTI-SANI, Mario BASTIANETTO, Carlo BAZZAN, Vincenzo BELLISARIO, R.van den BERGH,Genesio BERGHINO, Raymond BERRURIER, Armando BERTORELLE, Franco BONACINA, Henry BONNET, Giorgio BRACCESI, Georges BRAUSCH, Kenato BRUEGNER, Henri BRUGMANS, Adolfo BRUNETTI, Nicola BURACCHIO, Alberto CABELLA, Corrado CALSOLARO, Roberto CANTALUPO, 1,orenzo CAPPELLI, Giuseppe CARON,Gino CASSINIS, Nicola CATALANO, Venerio CATTANI, Francesco CAVALLARO, Giacomo CENTAZZO, Jacques CHABAN-DELMAS, Andrea CHITI-RATELLI, Basilio CIALDEA, Vincenzo CIANGARETTI, Santi Coco, Piero COLLA,Guido COMESSATTI, Francesco COMPAGNA, Efisio CORRIAS? Henry CRAVATTE, Andrea CROVETTO, Fausto Crroco~o, A. C. Celestino D A COSTA,Giuseppe DAGNINO, Enzo DALLACHIESA,Lyda DALLA VOLTA,Magda DA PASSANO, Alessandro DAVOLI, Georges DARDEL, Lazzaro Maria DE BERNARDIS, Gas ton DEFFERRE, Fernand DEHOUSSE, Heinrich DEIST,Giordano DELL'AMORE, Glauco DELLAPORTA,Italo D'ERAMO, Gustavo D E ROSA,Francesco DERIU,Clelso D E STEFANIS, IVODI FALCO, N, EINAUDI, Martin ERNST,Ludwig ENGEL,Kurt EXNER,Carlo FAINA,Amintore FANFANI, Alessandro Pierre ~ I R O U I Luigi FANTOLI. Virgilio FERRARI, Gerhard FLAEMIG, Alberto FOLCHI.Pietro F o s s o ~ .Henry FRENAY, Carl Joachim F R ~ E ~ R I ~ H , Hans FURLER, Generale GALLOIS. Gilbert G A U E REnzo . GIACCHERO. Giuseppe GIACC:HETTO, Luigi GIOVENCO, Enrique GIRON E L I ~ A . Alfons GOPPEL, Alfons GORBACH, J . P. GOUZY,Giovanni GOZZER,Luciano GRANZOTTO-BASSO, Jean-Fi-ansois GRAV I K R , Giuseppe GROSSO,Ernst G R ~ ~ N D E R M. ~~A Maddalena NN, G r r ~ s c o Walter , HALLSTEIN, Emile HAMILIUS, Guy H E R A U D , Otto H E R RKarl , HORN.Piero IMBERCIADORI. Icaffaele JONA,Franz JONAS,Lamberto JORI,Anton KAPFINGER. Anton KARNER, PIRA,M. LASSY,Alphonse L E GALLO,Aldo LEVI, Lio'nello LEVI-SANDRI, Lello LOMBARDI. Antonio IANDOLFI,Giorgio Giovanni MAGGIO,Piero MALVESTITI. Giuseppe MARANINI, John MARCUM, Luigi MARINI. Lord LOTHIAN, Alois LITGGER, ltobert MARIQUE, Robert MARJOLIN, Gianfranco MARTINI, Gaetano MARTINO, Maurice MASOIN,Roger MARZAUX, Jcan Joseph MERLOT. G. Battista METIJS,Pietro MIC:ARA> Albert MICHALLON, G. MICHEL.P. MILLET.Walter MOELLER, Marce1 MOLLE,Jean MONNET, P. MORIQUAND. Tornmaso M o ~ r . 1 ~ 0Costantino , MORTATI,Robert MossÉ, Rertrand MOTTE.Walter MUENCH, Lewis MUMFORD, Hans MUNTZKE, Pietro MUSANO, Kiccardo MUSATTI,M. Arthur NAFTERLY: Ludwig NECNIIOERFER, Adriano OLIVETTI. Massimo OLMI, Edmondo PAOLINI, Salvatore PAPALE, Gabriele PANIZZI, Mario PEDINI,Pietro PELLEGRINI: Renzo PELI,IZZARI. Amedeo PEYRON, Giuseppe PERO,Vittorio PERTUSIO. André PHILIP,Attilio PICCIONI, Gio\mini PIERACCINI, PAPAPIO XII, Mariano Prri~rrs,Edoardo PIZZOT?I,POLITICAL A N D ECONOMIC PLANNING, Pietro QUARONI, S, RAPETTI,P. KECHT,Paul KEYNAITD. Menotti KICCIOLI, Henry RIEBEN,Arturo RIGHETTI, Domenico Kcné R A D I T I Sandra KODELLA, Giuseppe KOMITA,Die Weisse ROSE. nieter ROSER,Aride ROSSI, Urnberto ROSSI. Carlo R i ~ s s o ,Dornenico SABEI,I,A. Guy D E SAINT-ESIIPERY, Philippe SAINT-MARC, Ramon Sainz D E VARANDA, Natale SANTERO. Carlo SCARASCIA. Adolf SCHAERF, Alessandro SCHIAVI, Enry SCHWAMM, Tito SCIPIONE, J. M. de Semprun GURREA, Urnberto SERAFINI, Piero Swcrrr, Elena SONNINO, Angelo SPANIO. Altipro SPINELLI. Carlo SPINELLI, Francesco TAGI,IAMONTE. Tiziano TESSITORI, André THIERY. Karl ' ~ I Z I A N , Michele TODISCO,Giuseppe TRAMAROLLO. Pasquale T ~ o z z r .Generale VALLIYY, Aldo VISAI.B E R G H I , Albert WEHRER. Pierre WIGNY,Mario ZAGARI, Enrico ZECCA,Giancarlo ZOLI,Angela Z r i c c o ~ r .1,iiigi Z I J R I B E R I ~ E , r di altri. « Comuni d'Europa » è un organo di studio e di battaglia politica: ogni amministratore locale europeista dovrebbe individualmente abbonarsi ad esso. Dovrebbero abbonarsi anche i tecnici e i funzionari delle Amniinistrazioni locali, gli urbanisti, gli economisti, gli esperti di servizio sociale, gli educaatori, tutti coloro che vogliono seguire dalla « base il processo di unificazione e di rinnovamento dell'Europa. Gli istituti di cultura, gli enti economici, le associazioni democratiche dwrebbero sottoscrivere abbonamenti sostenitori e benemeriti. Direzione, Rcdnrione C Amministrazione : Piazza di Tre\ri, 86 Ilidirizzo telegrafico : Comuneuropa - Roma. - Roma - Tel. 684.556 - 687.320. Un numero L. 100. Abbonamcnto annuo ordinario I,. 1.000. Abbonamento sostenitore I,. 5.000 e per Enti L. 100.000. Abbonamento benemerito L. 300.000. L'abbonamento per gli Enti territoriali locali aderenti all'A1C:CE è conglobato nelle quote sociali. Abbonam~ntoper amministratori locali L. 500. L'abbonamento per amministratori locali e dipendenti degli Enti territoriali locali, aderenti all'AICCE a titolo individuale. è conglobato nelle rispettive quote sociali. I versamenti debbono essere effettuati sul c / c postale n. 1127135 intestato a : Banca Nazionale del Lavoro - Roma, Via Bissolati Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa Piazza di Trevi, 86 - Roma >> oppure a mezzo assegno circolare - non trasferibile -- intestato a : << Co~nunid'Europa >> settembre 1962 COMUNI D'EUROPA S. Giovanni Rotondo aderisce all'Appello del CCE Co'n votazione unanime, il Consiglio comunale d i S. Giovanni Rotondo (Foggia), riunito i n s e d u t a straordinaria il 30 giugno scorso, h a aderito a1l1Appello rivolto d a l CCE ai C a p i d i Governo della Comunità europea. << I1 Co'nsiglio comunale - dice l a delibera vista l a risoluzione del Consiglio Nazion a l e della Sezio'ne italiana d e l Consiglio dei C o m u n i d'Europa, a d o t t a t a nella s'eduta d e l 17 gennaio 1962, con l a quale si so'ttolinea l a necessità d i p o r t a r e i n discussione nei Consigli Comunali, Provinciali e Regio'nali della Repubblica italiana l'appello del C C E a i Governi nazionali della Comunità europea circa l'elezione a suffragio universale e diretto dell'Assemblea p a r l a m e n t a r e europea. D a t o a t t o che questo Consesso, con delibera n. 233, i n d a t a 29 dicembre 1961, vistata ed a p p r o v a t a dalla G.P.A. i n s e d u t a del 13 febbraio 1962 a l n. 984, Div. 2:', h a appromvata l'adesione d e l Comune i n q u a l i t à d i socio dell'Associazione italiana del Consiglio dei COm u n i d'Europa. Ritenuta l'opport,unità di appoggiare siffatta encomiabile iniziativa m i r a n t e a scong i u r a r e minacce d i n u o v e g u e r r e a t t r a v e r s o l'affratellamento dei popoli. Con voti favorevoli n. 21 s u a l t r e t t a n t i presenti e vo'tanti: - FA VOTI a che sia eletta a suffragio universale e diretto l'Assemblea Parlamentare Europea in base a i terzi commi degli articoli 138 CEE e 108 EURATOM, e venga stipulata immediatamente una convenzione intergovernativa per conferire allPAssemblea co& detta il mandato di redigere l o Statuto politico dell'Europa, da Sottoporre su<xessivamenb a referendum popolare D. E r a n o presenti alla s e d u t a i Consiglieri: Michele Belvito, Francesco Buono, Francgsco Cappucci, G e n n a r o Cascavilla, Giosuè C e n t r a , Nunzio Chiumento, Michele Cocomazzi, Giovanni D e Angelis, S t e f a n o Ercolino, Giuseppe Fiore, L e a n d r o Giuva, Luigi Gravina, Attilio Massa, Domenico Melchionda, Matteo Luigi Merla, S a v e r i o Palladino, Elia P i r r o , Filippo Placentino, M a t t e o Ricciardi, Giuseppe Siena, Giovanni Villani; assisteva il Segretario del comune, dott. Matteo Pettinicchio. Gianfranco Martini, su proposta del Segretario generale Serafini, è stato eletto dalla Direzione nazionale dell'AICCE Segretario generale aggiunto. Martini, già Sindaco di Lendinara nel Polesine, è Assessore provinciale di Rovigo: vecchio militante del Movimento Federalista Europeo e fra i primi aderenti al Consiglio dei Comuni d'Europa, egli ha dato alla Direzione delllAICCE la certa garanzia di conferire sempre un valore prioritario agli obiettivi dell'unificaxione europea su quelli particolaristici del corjidetto interesse nazionale. Pubblicista e avvocato valoroso, Martini si è interessato di problemi disparati, fra cui quelli dell'impiego del tempo libero (ha scritto un libro sull'argomento) , dell'organizzazione di comunità, della pianificazione del territorio e varii giuridici. Vadano all'amico Martini i saluti affettuosi di s Comuni d'Europa P>. I libri I LIBERI COMUNI SONO LA BASE CONCRETA DI UNA FEDERAZIONE ECONOMICA E POLITICA EUROPEA Negli anni terribili della guerra, nei mesi delle caotiche vicende durante l e quali alcuni Stati rimasero senza il proprio governo, restarono operanti le amministrazioni comunali anche se ostacolate da difficoltà spesso quasi insormontabili, per cui alla continuità della vita comunale si deve il sollecito e democratico ripristino dell'amministrazione Statale. Oggi, poi, nella rapida graduale attuazione del mercato comune europeo più che mai appare la necessità della messa in efficienza degli enti locali: dai Comuni, alle Regioni, alle associazioni e cooperazioni fra le ' Comunità di base. di uno stesso comprensorio economico per affrontare e superare lo squilibrio fra la vita delle grandi città e quella dei piccoli comuni del suo entroterra. o fra regione e regione nell'ambito nazionale, o fra zone e zone nell'ambito federale sovranazionale. L'autonomia dell'amministrazione delle comic- nità di base, nei limiti dei diritti riconosciuti dalla legge, è condizione prima per realizzare la buona amministrazione dello Stato, garantire la democraticità delle istituzioni, realizzare l'integrazione economica e politica. E' evidente quindi che in questa era di iniziata realizzazione dell'integrazione economica e di fiduciosa speranza di una non lontana integrazione politica degli Stati della vecchia Europa, sia necessaria la ricerca della più intelligente possibile forma di associazione e di cooperazione fra le comunità di base. Studiare l e varie forme esistenti nei paesi europei, vagliare i pregi e i difetti di ognuna. scegliere il meglio di ogni forma, è compito non solo di studiosi, ma di tutti gli amministratori e d i tutti i politici seri e responsabili. A questo fine l'Istituto Europeo di Studi e Relazioni Intercomunali, con sede a Lugano, presieduto dall'ing. Renato Brugner, membro del Consiglio nazionale dell'Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni d'Europa, h a pubblicato una pregevole opera divulgativa: u Enti locali in Europa - Edizioni di Comunità - Milano che troverà certamente larghi consensi. L'opera è il risultato di una chiara sintesi di pubblicazioni, relazioni, bilanci comunali e di altri Enti locali, raccolti in vai i anni dalllIstituto stesso e che costituiscono un interessante materiale di consultazione a disposizione di studiosi, amministratori e politici che desiderino approfondire l'importante problema. Dai Gemeinden agli Stadtkreise, dai Kreise ai BoLandkreise della. Germania; dai Non-Cor~~nty roughs agli Urban Distreclcs, ai Rriral Distrecks e alle Contee, alla grande Londra dell'Inghilterra; dai Comuni ai Cantoni della Svizzera: dai Comuni a i Land, al Bund in Austria: dai Comuni ai Dipartimenti in Francia; ai Comuni e aile Provincie in Belgio e in Olanda, è un susseguirsi chiaro, avvincente di notizie sulla struttura, il funzionamento, l e competenze dei vari tipi di Enti locali, e so'prattutto della diversità nei vari Stati presi in esame, dei rapporti con i fondamentali organi dello Stato, elemento base di distinzione dei sistemi adottati dalle varie comunità nazionali e che, ripetiamo, dovrebbero essere oggetto di graduale unificazione, cioè di scelta di un unico sistema sulla base del meglio di ognuno collaudato da tanti anni di esperienza. In un momento in cui il Parlamento italiano si appresta ad approvare la riforma della finanza locale, il volume del Brugner offre un'esemplificazione preziosa e potrà fornire alla classe politica del nostro paese uno strumento indispensabile di studio e di confronto. E' da augurarsi pertanto che l'Istituto Europeo di Studi e Relazioni Intercomunali continui questa sua utile, necessaria opera di raccolta di documentazioni e che presto ci dia degli studi analitici approfonditi relativi ai vari settori d i attività degli Enti locali negli Stati d'Europa. Vorremmo che il libro dell'ing. Brugner fosse diffuso in tutte le Scuole superiori ove è stato introdotto lo studio dell'educazione civica, affinché i giovani, in una visione più ampia, si 1' 14 COMUNI sentano veramente europei; apprezzino sempre più la bellezza della vita democratica e dello impegno che ognuno deve avere in essa nell'interesse del bene di tutti; s'i convincano che è nella diuturna attività comunale che la vita politica prende forma e contenuto; che lì è la vera scuola per la pubblica amministrazione, la sola scuola efficiente per la formazione politica del cittadino. Maria Maddalena Guasco hIcrnliio del Consiglio Nazionale <lell'A.I.C.C.E. D'EUROPA settembre 1962 lerie, l'Europa dei padroni) che incombono sul processo di integrazione continentale. Mi auguro fermamente una risposta del Ministro degli esteri, che non deluda questa mia attesa (Approvazioni). )) SULMONA . TIRES( B o l z a n o ) . . . . VALDAoRA (BO'lzanO) . VALLEAURINA( B ~ l z a ~ n o. ) VENTIMIGLIA (Imperia) . . VERANO( B o l z a n o ) . . . NUOVI POTERI LOCALI ADERENTI ALL'AICCE COMUNI D'EUROPA Province : Organo dell'A.1.C.C.E. Anno X - n. 9 I VI Stati generali al Senato italiano ab. ( , , o ? , t i ? , t t < ~ z i o ~d(111~1 i,, jii~g. I l ) Comuni europea. Essa è certo secondaria. rispetto al problema politico centrale, che ho trattato fin qui; ma essa ha tuttavia una importanza non trascurabile, tanto politica come culturale. Firenze ha una legittima aspettativa in tal sensi,. che non può e non deve andar delusa; e il Governo italiano deve dire, anche in proposito. una sua parola ferma, nelle prossime conferenze, e intanto assumere impegni precisi in Parlamento: chiarendo la responsabilità dei ritardi e dei mancati accordi. anche per smentire certe interessate affermazioni di giornali di destra, che vedono la causa della mancata realizzazione dell'università di Firenze addirittura nel desiderio, espresso dal sindaco La Pira, che detta Università si apra in larga misura -come sarebbe sommamente opportuno - anche a studenti di Paesi extraeuropei, in particolare africani ed asiatici. ATRI ( T e r a m o ) . . . . BUSTOGAROLFO( M i l a n o ) . CASTELBELLO( B o l z a n o ) . CERMES ( B o l z a n o ) . . . CHIENES ( B o l z a n o ) . . . CHIVASSO( B o l z a n o ) . . . CIVITANOVAMARCHE ( M a - I1 nuovo Governo italiano di centro-sinistra tengo a riaffermarlo nel concludere - ha il dovere di dimostrare un dinamismo ed una sensibilità nuova anche in ordine al problema dell'unità europea, specie di fronte ai rischi di involuzione reazionaria (l'Europa delle cancel- - 23.933 830 1.960 4.995 18.823 671 cerata) settembre 1962 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI E AMMIDIREZIONE,REDAZIONE NISTRAZIONE j 684.556 Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. ( 687.320 indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma P - . . . . . . - Un numero L. 100 Abbonamento annuo Abbonamento Sosteordinario L. 1.000 nitore L. 5.000 per Privati e Enti Locali L. 100.000 per Enti vari - Abbonamento Benemerito L. 300.000. I versamenti debbono essere effettuati su C / C postale n. 1/27135 intestato a: e Banca Nazionale del Lavoro - Roma, Via Bissolati - Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni di Europa - Piazza di Trevi, 86 - Roma 11, oppure a mezzo assegno circolare - non trasferibile intestato a e Comuni d'Europa m. - LISSONE( M i l a n o ) . . . . LORIA ( T r e v i s o ) . . . . MARLENGO( B o l z a n o ) . . MARTINAFRANCA (Taranto) MONTAGNA( B o l z a n o ) . . MONTEPORZIO CATONE( R o ma) - . . . . . . . . MONTICHIARI( B r e s c i a ) . . NAZ-SCIAVES (Bolzano) . . PREDOI (Bolzano) . . . . RACINES( B o l z a n o ) . . . REGGIOCAI,ABRIA. . . . ROGENO( C o m o ) . . . . SESTO( B o l z a n o ) . . . . Autor. del Trib. di Roma n. 4696 deli'll-6-1955 T I P W U iASTNi#-FCM -1962 IL SERVIZIO DEI CONTI CORRENTI P O S T A L I con 73.500 UFFICI e 30.000 SPORTELLI assicura agii INCIUSTRIALI ai COMMERCIANTI ai PROFESSIDNISTI il Conto Cassa perfetto PII EOM000, PII EIONOMIIO, PIISGIUAO Inlalli il COHiO COAABE 'l POSTALE 1 il servizio [li cassa PIÙ COMODO perchè si porsono disporre le operazioni dalla propria casa o dal proprio ufficio (al resto penserà la posta). PIO PI Ù S I C U RO perchè Io gestione del conto è affidata allo Stato che risponde sempre ed illimitatamente. ECONOMICO perchè molte operazioni non costano niente, altre sono soggette a una tassa tenuissima e le somme a credito producono interessi. Con il CONIO CORRENTE POSTALE si può effettuare qualsiasi operazione d'incasso o di pagamento in qualunque parte d'Italia, e in taluni paesi anche all'estero 353.000 Correntisti Postali con un credito di 376 miliardi trasformano il loro TEMPO in DANARO, evitando fastidiose attese davanti agli sportelli. Senza muovere un passo i Correotisti Postali determinano oggi un movimento di: N. 107 milioni di versamenti, per un importo di L. 4.609 miliardi N. 20 milioni di assegni, per un importo di L. 3.971 miliardi FATEVI CORRENTISTI Chiedete la " G U I D A POSTALI PRATICA DEL CORRENTISTA,, - N. 17 milioni postagiro, per un importo di L. 1.988 miliardi U S A T E IL P O S T A G I R O alla DIREZIONE G E N E R A L E delle POSTE e delle TELECOMUNICAZIONI Direzione Generale per i Conti Correnti - ROMA B A N C O D I SICILIA ISTITUTO D I CREDITO D I DIRITTO PUBBLICO Patrimonio : . . . . . . . . . L. 16.888.379.000 PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE IN PALERMO S E D I I N : AGRIGENTO, BOLOGNA, CALTAGIRONE, CALTANISSETTA, CATANIA, ENNA, FIRENZE, GENOVA, MESSINA, MILANO, PALERMO, RAGUSA, ROMA, SIRACUSA, TERMINI IMERESE, TORINO, TRAPANI, TRIESTE, VENEZIA. SUCCURSALI I N : MARSALA e PALERMO. 225 A G E N Z I E UFFICI DI RAPPRESENTANZA in: BRUXELLES - COPENAGHEN - LONDRA - MONACO DI BAVIERA NEW YORK - PARIGI - ZURIGO F I L I A L E ALL'ESTERO: TRIPOLI d'Africa Forme speciali di credito attraverso le seguenti Sezioni: SEZIONE DI CREDITO AGRARIO E PESCHERECCIO SEZIONE DI CREDITO FONDIARIO SEZIONE DI CREDITO MINERARIO SEZIONE DI CREDITO INDUSTRIALE SEZIONE AUTONOMA PER IL FINANZIAMENTO DI OPERE PUBBLICHE E DI IMPIANTI DI PUBBLICA WILITA Le cartelle fondiarie, le obbligazioni e i buoni fruttiferi emeesi dalle Sezioni speciali del BANCO rappresentano un sicuro e vantaggioso investimento. Corriepondenti in tutte le piazze d'Italia e nelle principali del mondo. 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