REGIONE BASILICATA
Dipartimento Ambiente e Territorio
Ufficio Compatibilità Ambientale
Via Verrastro
85100 Potenza
PEC: [email protected]
e p.c.
All’UNMIG
[email protected]
[email protected]
Oggetto: Istanza di Permesso di Ricerca di Idrocarburi in Terra “La Bicocca” della Delta Energy Ltd.
La Ola (Organizzazione lucana ambientalista) in merito all'istanza del permesso di ricerca denominata “La
Bicocca” dei proponenti Delta Energy Ltd ai sensi e per effetto dell’art.14 della Legge regionale n.47/1998,
della Convezione di Aarhus UN/ECE 1998 (sull’accesso all’informazione, partecipazione pubblica alle
decisioni e l’accesso alla giustizia in materia ambientale) e della Direttiva 2003/35/CE (partecipazione del
pubblico nell’elaborazione di piani e programmi in materia ambientale) che stabiliscono che le popolazioni
hanno il diritto di esprimere la propria opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante, della
Direttiva 2001/42/CE (valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente), del
D.lgs.16/03/2009 n. 30 che recepisce la Direttiva 2006/118/CEE (sulla protezione delle acque sotterranee
dall’inquinamento e dal deterioramento), la Direttiva comunitaria 2000/60/CE, del D.Lgs. 152/2006 , della
Legge n.13/2009 (misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente ), L.R. 16
aprile 1984, n.9 (Bacino Idrominerario del Vulture), della Convenzione Europea sul Paesaggio, delle Direttive
Habitat e Uccelli, della Comunicazione della CE - COM(2002)179;
Fig. 1
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VISTA
la Delibera del Consiglio comunale di Barile n. 15 del 7.3.2013 con la quale il Consiglio ha espresso
opposizione al permesso di ricerca idrocarburi “La Bicocca” della Delta Energy per impedire - è scritto nella
deliberazione - la ricerca degli idrocarburi e l’apertura di pozzi esplorativi su tutto il territorio comunale di
Barile, per i seguenti ulteriori motivi: a) vi è un evidente danno ambientale e l’emissione di gas dannosi per
la salute: b) l’estrazione petrolifera ostacola lo sviluppo turistico ed è in palese conflitto con quelle che sono
le vere peculiarità del nostro territorio; c) vi è, sui territori interessati, un’avanzata agricoltura di qualità:
vino “aglianico”, olio, castagneti; d) vi è, sui territori interessat i, la presenza di siti storici, culturali, aree
naturalistiche ed ambientali; e) non si producono gli auspicati effetti occupazional i sul territorio. La
deliberazione è avvenuta con votazione unanime espressa nei modi e termini previsti per legge. La
deliberazione è stata trasmessa alla Regione Basilicata, alla Società Delta Energy Ltd e a tutti i Comuni
interessati.
La Delibera di Giunta comunale di Melfi n. 48 del 17.4.2013 con la quale la Giunta si oppone all'istanza del
permesso di ricerca “La Bicocca” della Delta Energy, motivando l'opposizione come segue: a) la ricerca e
l'estrazione petrolifera ostacolano lo sviluppo turistico: b) vi è un evidente danno ambientale e l'emissione
di gas dannosi per la salute; c) non si producono gli auspicati effetti occupazionali sul territorio; d) il
territorio interessato è inserito per gran parte in aree protette e/o vincolate, sinteticamente indicate nella
relazione 17 aprile 2013 prot. 106545 dell’Area Ambiente e Territorio, ove è vietata o non risulta compatibile
col contesto ambientale e paesaggistico la ricerca di idrocarburi; e) presenza di siti archeologici ed aree
naturalistiche sui territori interessati;
La delibera di Giunta comunale di Rapolla n. 26 del 17.4.2013 con la quale la Giunta si oppone all'istanza del
permesso di ricerca “La Bicocca” della Delta Energy, motivando l'opposizione come segue: a) la ricerca e
l'estrazione petrolifera ostacolano lo sviluppo turistico: b) vi è un evidente danno ambientale e l'emissione
di gas dannosi per la salute; c) non si producono gli auspicati effetti occupazionali sul territorio; d) il
territorio interessato è inserito per gran parte in aree protette e/o vincolate, sinteticamente indicate nella
relazione 17 aprile 2013 dell’Area Tecnica, ove è vietata o non risulta compatibile col contesto ambientale e
paesaggistico la ricerca di idrocarburi; e) presenza di siti archeologici ed aree naturalistiche sui territori
interessati;
OSSERVA
la Delta Energy Ltd ha presentato all’Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente della
Regione Basilicata, lo studio screening dell'istanza del permesso di ricerca “La Bicocca” di 155,5 kmq da
sottoporre a V.I.A (Valutazione di Impatto Ambientale) – ai sensi della Legge regionale n. 47/1998 (art. 4
comma C). L'istanza comprende 3 comuni lucani: Barile, Melfi e Rapolla (Fig.1).
Nella procedura di screening dell’istanza del permesso di ricerca “La Bicocca” della proponente si legge che
“L’obiettivo è quello di giungere alla dettagliata caratterizzazione delle zone strutturalmente complesse e
all’identificazione delle zone che sono sottoposte a stress critico per stabilire le direzioni e l‘ubicazione del
reticolo di fratturazione e faglie aperte o parzialmente aperte. L’obiettivo ultimo del programma lavori
proposto è la completa valutazione delle potenzialità geo-minerarie del sottosuolo nell'area in istanza, volto
all’individuazione di probabili accumuli di idrocarburi economicamente sfruttabili”.
Più in particolare gli obiettivi minerari della Delta Energy sono:
− idrocarburi gassosi e liquidi nei livelli porosi dei carbonati della piattaforma Apula in trappole
strutturali;
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−
−
livelli a gas e ad idrocarburi liquidi nella serie calcarenitica del Terziario (Miocene);
idrocarburi gassosi nei livelli sabbiosi di origine torbiditica del Pliocene-Pleistocene depositatisi
nell’avanfossa bradanica in trappole strutturali, stratigrafiche e miste.
L'area di interesse minerario, come descritto dalla Delta Energy sullo studio screening, è stata in parte
oggetto di concessioni (Masseria Spavento) e permessi di ricerca (Monticchio, Agip del 1960 – Aquilonia,
SNIA Viscosa del 1994 - Fiume Ofanto, del 1993 - Monte Vulture, del 1994).
Di estremo interesse la relazione datata 1963 al permesso di ricerca Monticchio da parte della SNIA Viscosa
con la quale la società rinuncia al permesso per la presenza di fenomeni delle vulcaniti del Vulture. Infatti, la
punto 2 della relazione è riportato: “L'area interessa dal permesso possiede delle caratteristiche geologiche
tali per cui si può affermare che essa si differenzi notevolmente dalle altre sono ove si ricercano idrocarburi:
ciò è dovuto alla presenza del fenomeno delle vulcaniti del Vulture che ricoprono in superficie buona parte
del permesso e probabilmente anche la restante parte del permesso”.
Prendendo in esame uno dei pozzi perforati in passato, ed elencati dal proponente nello studio screening,
che si richiamano nelle seguenti osservazioni dai profili sismici del progetto VIDEPI, da uno dei pozzi
perforati emerge quanto segue:
Pozzo Melfi 001 (Agip): di profondità totale di 2.687,5 m da esito sterile, risultò un inquinamento dei
campioni d'acqua da fanghi di perforazione. Ne consegue che l'utilizzo dei fanghi per la perforazione del
pozzo inquinò le falde acquifere. Si osserva come il termine “inquinamento” viene appurato dalla stessa
società (l'Agip).
Fig. 2
Campagna di acquisizione sismica
La campagna sismica della Delta Energy Ltd consiste nella registrazione di circa 80 km di linee sismiche 2D
da aggiungere ai 50 Km di dati precedenti. I proponenti si impegnano a perforare almeno un pozzo
esplorativo indicato con profondità di 3000 m nel caso in cui le indagini geofisiche diano esito positivo.
Tuttavia, come dichiarano gli stessi proponenti, la perforazione del pozzo dovrà essere sottoposta ad una
nuova procedura di valutazione di impatto ambientale. Nello studio non viene indicato il numero e il
posizionamento nelle aree delle stazioni sismiche.
Le indagini sismiche (cariche esplosive, vibroseis, massa battente) prevedono operazioni di
energizzazione che potrebbero innescare la migrazione verso l’alto di particolari tossine da gas presenti
da unità profonde che contaminerebbero le acque sotterranee e di falda. Le sorgenti energizzanti
utilizzate per ottenere la sismica in 2D e/o 3D che vengono fatte brillare o illuminare per avere il
tracciato sismico, rappresentano, quindi, un serio problema per le falde acquifere profonde e di
superficie. Infatti tali indagini possono modificare gli equilibri dei bacini idrografici di profondità. Inoltre,
le onde elastiche emesse dalle strumentazioni e dai metodi adottati oltre a generare la migrazione in
superficie di particolari tossine presenti nei substrati indagati e contaminare la risorsa idrica con effetti
negativi sull'ambiente, potrebbero deviarne il loro percorso sotterraneo. Tuttavia le operazioni di
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energizzazione mediante esplosivo e vale a dire attraverso detonazione di cariche esplosive posti
all’interno di pozzetti detti “scoppi” equivale alla tecnica utilizzata dall’ENI in Val d’Agri (Basilicata)
mediante metodo sismico a riflessione. L’ENI nelle attività di esplorazione classificò le zone oggetto di
indagine in “linee di fuoco” con geofoni, gruppi di onde riflessi dalle varie superfici di discontinuità: le
operazioni consistevano nel fare detonare cariche esplosive sismiche fino a 20 kg al fine di registrare le
onde d’urto. Studi hanno dimostrato come questa tecnica, quindi, arrechi danni alle falde acquifere
deviandone il loro percorso sotterraneo. L’ENI nel suo opuscolo informativo di presentazione dichiarava:
“il rilievo sarà effettuato impiegando le più innovative metodologie di prospezione geofisica
tridimensionale“.
La Delta Energy dichiara nello studio ambientale che la tecnica utilizzata di acquisizione sismica sarà
quella dell'utilizzo del Vibroseis lasciando spazio comunque a descrizioni progettuali degli altri due
metodi (esplosivo e massa battente). A tal fine si osserva come lo studio sia carente sugli effetti
dell’utilizzo del suddetto, strumento di energizzazione del rilievo sismico attraverso la collocazione di una
piastra vibrante ad impulsi di tipo ondulatorio appoggiata al suolo che potrebbe incidere negativamente
anche sulla fauna e l’avifauna presente nell’area. Non vengono valutati i fenomeni di risonanza con la
vicinanza di un edificio/manufatto che amplifica le oscillazioni, tanto meno sono carenti notizie in merito
alle perturbazioni acustiche.
Nella descrizione delle operazioni in progetto si evidenzia l'utilizzo dei geofoni, con relativa stesura dei
cavi, da cui la Delta Energy produrrà 80 km di linee sismiche senza specificare le aree in dettaglio.
Per quanto riguarda la massa battente si sottolinea che questo metodo necessita di molti più punti di
battuta, per cui è facile dedurre che la cumulazione di più punti di battuta equivalgono ad un impatto
non trascurabile. La Delta Energy al riguardo non cita nemmeno l’esigenza di compattare il suolo prima di
iniziare la registrazione con colpi preliminari di prova. Basta leggere un semplice manuale di uso delle
suddette macchine per capire inoltre i potenziali pericoli per cose e persone e la serie di divieti (come
quelli di operare vicino a linee elettriche, a sotto servizi aerei ed interrati, a determinate temperature).
L’operazione di energizzazione attraverso l’utilizzazione di geofoni, che a giudizio della Delta Energy
necessita di sorgenti di energia - sono carenti il numero di sorgenti proposte - atta ad avere una
copertura completa degli orizzonti riflettenti, impone che ogni elemento delle superfici debba essere
“illuminato” una volta, per avere l’energizzazione dell’intero profilo sismico. Atteso che con il termine
“illuminato” si vuole descrivere l’operazione di “innesco” dell’operazione di energizzazione della sorgente
di energia, tale operazione risulta ambigua e fuorviante nonostante la società dichiari che non farà uso di
esplosivi, che invece, tra le tipologie di sorgenti di onde elastiche della campagna sismica viene
considerata “una sorgente di energia convenzionale con il quale l’energizzazione del rilievo sismico
avviene attraverso la detonazione di carica esplosive poste all’interno posti all’interno di pozzi detti
“scoppio” (SP).
Tuttavia è utile riportare alcuni aspetti di uno studio denominato “Environmental Community
Perspective – Established Oil & Gas Practices and Technologies on Alaska’s North Slope” di Peter Van
Tuyn per il Consiglio di Amministratori Fiduciari per l’Alaska, da cui emergono una serie di critcità degli
efffetti del Vibroseis. Infatti, si afferma: “l'attività di esplorazione sismica comporta l'utilizzo di enormi
camion vibroseis (vibratori sismici) che pesano 56,000 libbre che montano vibratori di acciaio pesante o
esplosivi, per produrre rimbombi su o vicino alla superficie. Questo viene fatto a migliaia di punti di
“lancio” lungo le linee che vengono rilevati attraverso la tundra o in alto mare. Dei piccoli microfoni, noti
anche come geofoni, attaccati a miglia di cavi vengono posizionati sul terreno lungo le linee vicino ai
punti di “lancio”. Quando la macchina vibroseis o la dinamite vengono detonate, il rimbombo prodotto,
inclusi gli echi dagli strati di roccia sotto terra, vengono registrati su di un nastro. I computer lavorano
questi dati per produrre mappe degli strati sotto la superficie. Esistono molti effetti dal potenziale
contrario derivati dall’esplorazione sismica.
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Fig. 3 – Scie di lumaca (tracce a suolo dopo le sismiche con Vibroseis)
Studi passati sull’esplorazione sismica nel Rifugio Artico hanno mostrato effetti significativi sulla
vegetazione della tundra e sul permafrost (rif. U.S. Department of the Interior, Fish & Wildlife Service
Memorandum from Botanist, Arctic National Wildlife Refuge to Refuge Manager (April 3, 1998).
"L’ultimo sviluppo nella tecnologia dell’esplorazione sismica è noto come il collaudo “sismico 3-D”. Il
collaudo sismico 3-D è più efficace nel determinare le strutture geologiche, ma può avere ulteriori
impatti. Le squadre del 3-D sismico sono più numerose e ci sono più veicoli cingolati fuori nella tundra. Il
reticolo è più stretto. Le linee del 3-d sismico dove i veicoli viaggiano disponendo le griglie
dell’attrezzatura di registrazione sono tendenzialmente separate da solo 1,000 piedi (304,80 ml; NdT). Al
contrario, le linee sismiche convenzionali sono distribuite da sei a dieci miglia lontane (9,65 e 16,09 kms
ca; NdT). Le squadre del 3-D sismico sul Versante Nord durante l’inverno del 1998 avevano 39 veicoli, sei
bulldozer compresi; dieci camion vibroseis che pesavano ciascuno 68,000 libbre (30.844, 28 kgs – 30, 84
tonnellate; NdT), veicoli di rifornimento carburante e un assortimento di altri veicoli tutti equipaggiati
con squadre di operatori da 100-200 persone. Solitamente due squadre operano contemporaneamente
durante una stagione, così che possa esserci fino a ottanta veicoli coinvolti. Esistono importanti
testimonianze che le attività di esplorazione del 3-D sismico possano causare danni persistenti
all’ecosistema della tundra Artica. Un biologo federale, documentando il periodo successivo al lavoro del
3-D sismico, riportava che “…nuove e vecchie tracce in diverse fasi del ritrovamento sono visibili durante
l’estate dall’aereo e sul terreno. L’attuale esplorazione sismica produce un reticolato più intricato di
quello nel rifugio Artico. Mentre le tracce nel Rifugio Artico erano da cinque a venti chilometri lontane,
quelle fatte adesso sono lontane da 200 a 500 metri. Malgrado la rilevanza di quest’attività, non è stato
pubblicato alcuno studio sugli effetti dell’esplorazione sismica sulla vegetazione e sui terreni nell’area di
Prudhoe bay e non sono stati affrontati gli impatti cumulativi dei molti anni di esplorazione e
riesplorazione.”
Appare evidente che l'utilizzo del Vibroseis e annessi strumenti possano creare problemi alla flora
presente nei suoli interessati dalle attività (le cosiddette scie lumaca). A tal fine si riporta una immagine
(vedi fig.3) in cui si evince l'impatto al suolo delle attività geofisiche.
Per quanto riguarda gli impatti del Vibroseis sulla fauna, secondo lo studio di Tammy L. Wilson del
Department of Wildland Resources and the Ecology Center, Utah State University (2011) denominato Effects
of Seismic Exploration on Pygmy Rabbits “il comportamento del coniglio Pigmeo e le caratteristiche della tana di
superficie sono state monitorate durante le esplorazioni sismiche nello Utah settentrionale nell’autunno del 2008. Le
caratteristiche dell’entrata della tana (altezza e larghezza) sono state stimate a distanze finoa 250 ml dalla linea
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sismica prima e dopo il sondaggio. Le altezze delle tane dopo il sondaggio sismico erano significativamente più basse
rispetto alle misurazioni pre-trattamento, 25ml dalla linea del geofono, ma non erano cambiate a distanze maggiori.
L’altezza della tana era ridotta dal minore sfaldamento presumibilmente causato dalle vibrazioni sonore emesse dai
camion Vibroseis. Le entrate della tana venivano collassate quando ricevevano un colpo diretto di un pneumatico
Vibroseis o di una piattaforma vibrante. I conigli pigmei a cui era stato applicato il radio collare che vivevano vicino allo
svolgimento dell’attività sismica non furono dislocati dal raggio delle loro case a causa delle esplorazioni sismiche. Le
tracce di Vibroseis si estendevano generalmente su una media di 16 ml su ogni lato della linea del geofono e i maggiori
effetti sulla tana venivano avvertiti entro ~10 m di questa zona d’impatto. Una zona cuscinetto di 50 m intorno ai siti
delle tane risapute come attive è perciò sufficiente a evitare Danni alle tane del coniglio pigmeo dovuti alle esplorazioni
sismiche. L’esplorazione sismica ha l’effetto potenziale di colpire la fauna sia a causa dell’aumento del rumore e
dell’attività intorno ad essa che attraverso l’alterazione a lungo termine dell’habitat. L’impronta delle attività di
esplorazione sismica può essere abbastanza grande (Jorgenson et alia 2010), benchè l’attività di esplorazione stessa sia
relativamente breve (da settimane a mesi). Finora, la maggior parte degli studi sulle esplorazioni sismiche terrestri si
sono verificati nella tundra, nelle praterie e nelle foreste nelle lontane latitudini settentrionali. Nell’estremo nord,
l’esplorazione sismica può alterare la struttura del mondo vegetale, causare compattazione del terreno e accelerarla
perdita del permafrost (Felix e Reynolds 1989), e questi possono essere effetti a lungo termine (Jorgenson et alia 2010).
E questi strascichi lineari duraturi delle esplorazioni sismiche nell’artico sono stati mostrati per avere effetto sulla
distribuzione volatile e la riuscita del nido (Ashenhurst e Hannon 2008). Esiste la prova che ci suggerisce che la fauna
possa reagire all’attività sismica con tassi metabolici elevati (Bradshaw et alia 1998; Reynolds et alia 1986), e che gli
effetti cumulativi della confusione ripetuta degli individui possa incidere in maniera negativa sui tassi di riproduzione
della popolazione quando l’esplorazione è diffusa Bradshaw et alia 1998). Nell’ottobre del 2008 un’operazione di
esplorazione sismica fu portata avanti nella porzione di terreno a pascolo libero Duck Creek, nello Utah settentrionale,
USA. L’itinerario del sondaggio ha bisecato un sito che era parte di indagini continue del comportamento e dell’ecologia
del coniglio pigmeo (Brachylagus idahoensis). Al momento dell’esplorazione, fu presentata una petizione affinchè i
conigli pigmei fossero inclusi nell’elenco dell’Atto per le Specie in Via d’Estinzione (Servizio Pesci e Fauna degli Stati
Uniti 2008). Nel 2010 si ritenne che i conigli pigmei non ricevessero garanzia di protezione ai sensi dell’Atto per le
Specie in Via d’Estinzione (ESA) (Servizio Pesci e Fauna degli Stati Uniti 2008). I conigli pigmei vengono associati alla
fitta Artemisia tridentata (Artemisia tridentata ssp.), e alle resti di tana auto-creati (Green e Flinders 1980). Mentre le
risorse di superficie sono certamente importanti per i conigli pigmei, gli effetti dell’energia sismica sulle reti di tana
potrebbero incidere sui conigli pigmei alterando l’architettura della tana, e se gravi, intrappolarli nelle tane collassate.
Gli obiettivi di questo studio erano triplici: 1) controllare gli effetti dell’attività del vibroseis sull’architettura dell’entrata
della tana; 2) controllare il comportamento dei conigli pigmei a cui è stato applicato un radio-collare durante le attività
di esplorazione; 3) valutare l’efficacia della mitigazione di una zona di cuscinetto di 50 ml”. Nessuno dei conigli ha
lasciato il raggio delle tane malgrado il fatto che due di loro furono localizzati entro 100ml dalla linea del geofono. Altri
conigli vennero localizzati vicino alle tracce del vibroseis (definite scie di lumaca) usate dai camion vibroseis trucks per
muoversi tra i punti di accesso e la linea del geofono. Una scia di lumaca su una strada due corsie esistente aveva
bisecato il raggio della tana di un coniglio. Un altro coniglio venne localizzato vicino (~120 m) una piattaforma di
atterraggio e scalo tecnico per elicotteri e che venne usata dalle squadre del CGGV per circa due settimane prima e
dopo che il sondaggio venisse condotto sull’area di studio. I veicoli vibroseis viaggiarono affiancati su entrambi i lati
della linea del geofono. La zona d’impatto delle tracce avvenne lontano tra 20.7 e 54.8 m (mean = 32.3, standard
deviation = 10.5, n = 16). Le entrate della tana furono collassate quando ricevettero un colpo diretto del pneumatico
del camion vibroseis o da parte della piastra vibrante. (n = 7). Altrimenti, hanno avvertito riduzioni minori (figure 2),
ma statisticamente significative D = -2.5 (t = -3.080, P = 0.004, DF = 45) nell’altezza della tana quando erano localizzate
a 25 m dalla linea del geofono. Non è stato osservato alcun cambiamento nell’altezza della tana >25m dalla linea del
geofono. Non è stata osservato alcun cambiamento nella larghezza della tana. I conigli pigmei con un minimo di
poligono convesso dei raggi delle tane pari a 77 m dalla linea del geofono non vennero dislocati dall’attività sismica.
Prima e dopo che venisse effettuata la misurazione delle tane, 250 m della linea del geofono, indicava che le tane
entro la zona d’impatto dei camion vibroseis (25 m dalla linea del geofono) avevano subito minori sebbene
statisticamente significativi cambiamenti nell’altezza della tana. Ciò era probabilmente dovuto alle vibrazioni emesse
dai camion vibroseis. La zona di cuscinetto di 50 m fu una efficace misura di mitigazione per la dislocazione
temporanea del tumulto e dai danni della tana dovuti all’attività sismica. Un medio cambiamento in altezza delle tane
tra il prima e il dopo delle misurazioni sismiche a due classi di distanza: 25 m e >25 m. Una riduzione media di 2.5 cm
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nell’altezza della tana non è improbabile per incidere significativamente sulla capacità dei conigli di usare le tane.
Tuttavia, non si conosce quanto le tane siano state profondamente squilibrate. Sono necessari studi aggiuntivi per
valutare gli impatti delle vibrazioni sismiche sulle porzioni sotterranee delle tane. Inoltre, le entrate della tana che
hanno riveuto un colpo diretto da un pneumatico di un camion vibroesis o da una piastra vibrante sembravano essere
collassate. E non è neanche noto se i conigli eventualmente intrappolati all’interno di queste tane collassate sarebbero
stati capaci di fuggire usando sia entrate di alta tana che scavando attraverso il terreno e l’artemisia frantumata
bloccando l’entrata della tana collassata. I raggi delle tane dei conigli a cui erano stati applicati i radio-collari vennero
esclusi dal disturbo diretto dei camion vibroesis grazie alla zona cuscineto di mitigazione di 50 m, pertnato non è noto
se i conigli che vivevano direttamente sul sentiero dell’attività sismica si fossero ritirati in una tana (perciò
eventualmente intrappolati in una collassata) o hanno lasciato l’area durante l’attività. Queste domande dovrebbero
essere affrontate prima di cambiare l’uso delle zone cuscinetto di mitigazione per i conigli pigmei. Il danno osservato
all’entrata della tana e causato dai camion vibroesis era analogo a quello causato dai trattamenti meccanici
dell’artemisia. È pratica comune quando si conducono trattamenti meccanici dell’artemisia di applicare una zona
cuscinetto di 50 m alle tane attive del coniglio pigmeo. Il presente studio suggerisce che questa distanza di
tamponamento risulta adeguata anche per l’esplorazione sismica. Tuttavia, si dovrebbe notare che esiste una
differenza tra l’applicazione delle zone tampone di mitigazione per l’applicazione di un trattamento meccanico e quello
delle linee sismiche. Non è consentito alcun disturbo entro la zona tampone di mitigazione di un trattamento, mentre
solo la linea di geofono (linea di centro) viene mitigata per i sondaggi sismici. I disturbi dell’esplorazione sismica
solitamente si estendono per 16 ml (fino a 28 m) su ciascun lato della linea di geofono. Questo significa che mentre la
larghezza dell’attuale disturbo del vibroesis viene assicurata essere meno di quella della zona cuscinetto (e le tane
vengono con probabilità minimamente impattate), ciò non assicura che vi sia alcun disturbo di vibroesis a 50 m da
tutte le tane attive. Se l’intenzione di applicare una zona cuscinetto di mitigazione è quella di assicurare che ci saranno
almeno 50 m tra le tane attive e il disturbo più vicino, allora, all’applicazione di zone tampone di mitigazione, dovrebbe
essere presa in considerazione la probabile ampiezza dell’attività del vibroseis oltre la linea del geofono”.
Aree protette
L’area di interesse minerario seppur non interessi i perimetri di aree protette, costituisce comunque una
interferenza alle valenze ambientali, naturalistiche e paesaggistiche rilevanti. Seppur la Delta Energy si limiti
nel descrivere la vicinanza del siti SIC/ZPS IT9210210 “Monte Vulture” e del SIC IT9120011 “Valle OfantoLago di Capaciotti” (pag. 118 dello studio screening), esclude a priori la vicinanza dell'altrettanto del SIC/ZPS
IT9210201 Lago del Rendina (in cui si segnala la presenza della Lontra) posto alla distanza minima di soli
700,55 m dal vertice C (vedi figura 2.2 dei proponenti). Tuttavia le distanze minime calcolate dal proponente
per il SIC/ZPS IT9210210 “Monte Vulture” è pari a 156 m dal vertice H (vedi figura 2.2 dei proponenti).
Considerato che le misure di salvaguardia della Rete Natura 2000 emanate dalla Regione Basilicata ( BUR
n.23 del 1 agosto 2012) prevedono “il divieto di nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazione di
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idrocarburi all’interno dei siti Rete Natura 2000 (ZPS e ZSC) e in una fascia di rispetto pari a 1.000 (mille)
metri esterna ai suddetti; nonché il monitoraggio degli effetti su habitat e specie di interesse comunitario
all’interno dei siti Rete Natura 2000 (ZPS e ZSC), delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di
idrocarburi già in essere in aree limitrofe e adiacenti” emerge che le distanze minime del vertici H e C sono
all'interno della fascia di rispetto dei 1.000 (mille) metri.
Inoltre, anche il SIC IT9120011 Valle Ofanto-Lago di Capaciotti (si segnala nidificazioni della Cicogna nera)
risulterebbe a una distanza minima dal lato a-b del perimetro dell'istanza di 248,47 m, aspetto che
dovrebbe interessare anche la Regione Puglia in cui ricade il suddetto SIC per le dovute verifiche.
Queste aree protette godono di norme di protezione ambientale in contrasto con l'interesse minerario dei
proponenti e la loro integrità rischia di essere compromessa dalle attività invasive delle indagini geofisiche.
L'IBA 209 di 4.409 Ha, come descritto dal proponente, è un'area caratterizzata da boschi in cui nidifica il
Nibbio reale.
A tal fine, considerata la presenza dei SIC-ZPS descritti sopra, di riserve naturali (Lago piccolo di Monticchio,
Grotticelle) del parco naturale regionale Fiume Ofanto, si osserva come le attività geofisiche proposte
possano incidere negativamente sulla fauna stanziale e/o migratoria come documentato da uno studio di
Tammy L. Wilson del Department of Wildland Resources and the Ecology Center, Utah State University
(2011) denominato “Effects of Seismic Exploration on Pygmy Rabbits” descritto in ogni suo dettaglio nella
sezione “Campagna di acquisizione sismica” delle suddette osservazioni.
Nibbio Reale (Milvus milvus)
Lontra (Lontra Luntra)
Cicogna nera (Ciconia nigra)
Bramea del Vulture (Acanthobrahmaea)
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SIC IT9210210 Monte Vulture
ZPS IT9210210 Monte Vulture
SIC IT9210201 Lago del Rendina
ZPS IT9210201 Lago del Rendina
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SIC IT9120011 Valle Ofanto-Lago di Capaciotti
IBA 209 Fiumara di Atella
SIC IT9120011 Valle Ofanto-Lago di Capaciotti
Bacini idrografici
L’istanza di permesso “La Bicocca” ricade in una zona disciplinata dal P.A.I. (Piano stralcio per l’Assetto
Idrogeologico) del reticoli idrografico del bacino dell’Ofanto (1.320 kmq nel territorio lucano). Il fiume
Ofanto è considerato corso d'acqua naturale di primo ordine (Dlgs 152/199 – Stato conoscitivo preliminare
e primi strumenti operativi del Piano regionale di tutela delle acque in Basilicata) di cui alla DGR n.
669/2004.
Le attività geofisiche della proponente Delta Energy rischiano di compromettere il delicato equilibrio del
bacino idrografico e le falde acquifere, di cui al D.lgs.16/03/2009 n.30, del bacino idrominerario del Vulture idrostruttura vulcanica del Vulture - di cui Delta Energy non fa alcun riferimento nello studio screening.
Nella fattispecie, come descritto dal documento Stato conoscitivo preliminare e primi strumenti operativi
del Piano regionale di tutela delle acque in Basilicata “l'importante idrostruttura è stata oggetto di studi ed
indagini idrogeologici, anche in tempo recenti. Si ricorda, tra gli altri, il Piano di tutela e sviluppo del bacino
idrominerario del Vulture (L.R. 43 del 6 settembre 1996) e la relativa Cartografia di riferimento del
regolamento di attuazione della L.R. 9/1984 concernente “Norme per la protezione del bacino idrominerario
del Vulture”. Trattasi di un’estesa ed importante idrostruttura vulcanica sede di un’estesa e significativa
circolazione idrica sotterranea, le cui acque sotterranee di varia natura costituiscono un’importante risorsa
idrica, ad approvvigionare un’estesa porzione territoriale della Basilicata nord-occidentale. L’area del Vulture
e inoltre una delle zone italiane più ricche di sorgenti minerali, molte delle quali soggette ad un sistematico
sfruttamento industriale”.
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A tal fine si richiama la L.R. 16 aprile 1984, n. 9 che esplicita:
Art. 1. (Finalità della legge). La presente legge ha per scopo la protezione delle sorgenti di acque minerali e
termali del bacino idrominerario del Vulture, costituito dai territori dei Comuni di Atella, Barile, Melfi,
Rapolla e Rionero in Vulture.
Art. 2 (Divieto esecuzione opere nell'area del bacino). Per il conseguimento del fine di cui all'art. 1 è vietato
a chiunque, nel territorio dei comuni indicati nel precedente articolo, di fare scavi, perforazioni, trivellazioni,
pozzi o di manomettere, comunque, il sottosuolo per alcun motivo, nonché di effettuare scarichi di qualsiasi
natura e origine, pubblici e privati, diretti e indiretti, in acque superficiali o sotterranee, sia pubbliche che
private, in fognatura, sul suolo o nel sottosuolo.
Il piano di gestione delle acque (Direttiva comunitaria 2000/60/CE – D.Lgs. 152/2006 – L. 13/2009 – D.L.
194/2009) del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale prevede un Sistema e Registro delle aree
protette a protezione degli habitat e delle specie nelle quali conservare o migliorare lo stato delle acque. Il
suddetto registro indica come nei corpi idrici ricadenti nelle aree a protezione di specie acquatiche siano
particolarmente “tutelate” le acque idonee alla vita dei pesci e dei molluschi. Il bacino idrominerario del
Vulture è un'area sottoposta a protezione dalla Regione Basilicata.
Si evidenzia, quindi, come le attività minerarie dei proponenti sono in conflitto con il delicato equilibrio del
bacino idrico descritto e che in tutte le fasi, compresa l'attività geofisica, esiste il rischio concreto e
conclamato di gravi interferenze.
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Il Comune di Rionero in Vulture, pur essendo fuori dall'istanza, si è dotato della carta della vulnerabilità dal
Piano di tutela e sviluppo del Bacino Idrominerario del Vulture, atto che è stato inserito nel proprio
regolamento urbanistico. Si riporta la cartografia come elemento di integrazione alle seguenti in virtù che
tale documento dovrebbe interessare anche i territori (Barile, Rapolla e Melfi) che ricadono effettivemente
nell'istanza del permesso di ricerca “La Bicocca”. A tal fine si chiede agli Uffici regionali competenti di
considerare e verificare gli elementi di vulnerabilità del suddetto bacino per i territori di Barile, Rapolla e
Melfi.
Sismicità
Secondo la Carta di pericolosità sismica 2004 dell’INGV espressa in termini di accelerazione massima al
suolo con una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (periodo di ritorno 475 anni), le aree
interessate alle attività minerarie sono comprese tra 0,175 – 0,200 g a 0,200 – 0,225 g.
Tutte le aree (Barile, Melfi e Rapolla) sono ad elevato rischio sismico e sono classificati in 1 categoria
(Ordinanza PCM 20 marzo 2003, n. 3274).
Tuttavia, l'area oggetto di interesse minerario - come scrive il prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia
dell'Università di Napoli Federico II, direttore del Dip. Scienza del Territorio - “...è stata in gran parte area
epicentrale del disastroso sisma del 1851. Ricordiamo che il 14 Agosto 1851 si verificò un sisma del X grado
Mercalli, con maggiori effetti distruttivi proprio nella zona del Vulture. Praticamente distrutte Barile e Melfi;
1000 circa i morti. Si ripropone un’altra volta la incompatibilità tra attività petrolifere nel sottosuolo e faglie
attive sismogenetiche. (Da Regione Informa). L’intensità del terremoto che il 14 agosto 1851 scosse il
Vulture, fu pari al decimo grado della scala Mercalli e risulta fra le scosse più violente che investirono la
Basilicata. Il sisma colpì la zona settentrionale della regione con epicentro tra Melfi e Rionero, causando
danni ingenti soprattutto a Melfi, Rapolla, Barile ma anche a Rionero, Atella, Venosa, Lavello, Monteverde,
Ascoli Satriano, Candela. È stato calcolato che i comuni più colpiti subirono un danno di circa due milioni di
ducati, ma enorme fu la perdita di vite umane e di feriti a seguito di quella terribile scossa. Nel distretto di
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Melfi si registrarono seicentoventotto morti e trecentonovantasei feriti: nella città federiciana vi furono
quattrocentoquarantaquattro morti e cento feriti, a Barile centocinque morti e centonovantasei feriti, a
Rionero sessantatre morti e novantotto feriti, a Venosa undici morti, a Candela tre morti, a Lavello un
morto, a Ripacandida un morto, ad Atella due feriti.
Ai primi soccorsi ai feriti e alla popolazione prestati, con i medici locali, dai chirurghi giunti dalla Casa degli
Incurabili di Napoli e all’opera delle figlie della Congregazione vincenziana, si aggiunse l’invio, sui luoghi del
disastro, di esponenti e studiosi del Reale Istituto di Incoraggiamento e della Accademia Reale delle Scienze,
per meglio indagare i fenomeni naturali collegati a quell’evento sismico in un’area di antica origine”.
I proponenti non fanno alcun riferimento a questo devastante terremoto da considerare, invece, un evento
storico di estrema importanza.
Agricoltura, turismo e archeologia
L’area interessata dalle attività di ricerca idrocarburi ha una capacità dei suoli ai fini agricoli e forestali di
livello IV e III su un totale di livelli pari a IV (Rapporto ambientale preliminare a cura della Provincia di
Potenza - fig. 20).
A tal fine si riporta quanto descritto nel suddetto rapporto in materia di contaminazione dei suoli: “La
Comunicazione della CE - COM(2002)179 - afferma che “l’introduzione di contaminanti nel suolo può
danneggiare o distruggere alcune o diverse funzioni del suolo e provocare una contaminazione indiretta
dell’acqua. La presenza di contaminanti nel suolo oltre certi livelli comporta una serie di conseguenze
negative per la catena alimentare e quindi per la salute umana e per tutti i tipi di ecosistemi e di risorse
naturali.”
In questi suoli, infatti, sono presenti colture vitivinicole, olivicole e cerealicole, castagneti, che fanno della
zona un’area a forte vocazione agricola su cui si basa l’economia dei territori.
Per quanto attiene la descrizione dell’uso dei suoli dello studio screening della Delta Energy risultano carenti
notizie e studi sugli impatti sulle colture vitivinicole pregiate presenti nei territori interessati. Infatti, i
proponenti non considerano aree pregiate di produzione di Aglianico del Vulture come le c.de Gelosia e
Solagna del Titolo in agro di Barile; Piano del Cerro in agro di Rapolla; La Bicocca, Piani dell'Incoronata e
Monte Lapis in agro di Melfi, ed altre località non indicate dai proponenti nel progetto screening.
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Analizzando la sezione uso del suolo dello studio
screening dei proponenti, viene descritto: “Il
territorio interessato dall’area in istanza di permesso
di ricerca presenta caratteristiche di sviluppo
incentrate sulla presenza di un predominante settore
trainante individuato nel settore agricolo. Le
principali produzioni e le relative specializzazioni
riguardano le coltivazioni cerealicole, l’olivicoltura e
in generale le coltivazioni irrigue. Il restante
territorio montano e collinare presenta un tipo di
agricoltura tradizionale ed estensiva, basata sulla
pastorizia ”.
Non viene fatto alcun riferimento alla produzione
dell'Aglianico del Vulture.
Secondo il Distretto Agro-Industriale del Vulture
(istituito con L.R. n.1/2001) sono 15 i comuni
interessati da un sistema integrato di piccole e
medie imprese che valorizzano le produzioni tipiche
locali di qualità attraverso la promozione del
territorio.
Nella sola filiera vitivinicola sono stati censiti più di 40 operatori del settore impegnati nella produzione di
oltre 2 milioni e mezzo di bottiglie di Aglianico del Vulture all’anno. L’area è inoltre interessata da
produzione di olio di olive, miele, prodotti lattieri-caseari, oltre ad una vasta produzione di cereali da cui si
producono prodotti farinacei come pane e pasta. La presenza di colture cerealicole ha comunque indotto un
intenso utilizzo di concimi che hanno deteriorato la capacità dei suoli, fattore desunto dalla carta di
vulnerabilità da nitrati di origine agricola di cui alla Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque
dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole (Rapporto ambientale preliminare a
cura della Provincia di Potenza).
Il Distretto Agro-Industriale del Vulture descrive l'area: Microclima unico, esposizione collinare, escursione termica ideale, terreni di
origine vulcanica e ricchi di potassio sono alcuni dei segreti di questi luoghi incontaminati e benedetti. Ma il Vulture è anche una
delle aree più interessanti dal punto di vista storico, architettonico ed ambientale dell’intero meridione d’Italia. È la porta d’ingresso
per vivere una straordinaria esperienza dei sensi, alla scoperta di un piccolo territorio dalle grandi tradizioni agroalimentari.
Il Distretto Agroindustriale del Vulture, nasce per rafforzare i legami tra l’agricoltura, l’industria e le altre attività economiche
dell’area del Vulture, in una logica di sistema integrato che aiuti lo sviluppo e la crescita delle piccole e medie Aziende.
L’obiettivo primario è quello di valorizzare le produzioni tipiche locali di qualità attraverso la promozione del territorio. MADE IN
VULTURE come marchio di garanzia. Made in Vulture è il marchio che garantisce e associa la qualità dei prodotti alla provenienza
del territorio. Made in Vulture è un’offerta di prodotti selezionati caratterizzati da tipicità e origine. Made in Vulture è il sistema che
rappresenta e identifica l’immagine unitaria del territorio. Made in Vulture è l’itinerario eno-gastronomico e turistico del territorio.
Il distretto agroindustriale del Vulture potrebbe, pertanto, dare un ulteriore impulso al turismo enogastronomico nell’area.
L’indicatore relativo alla capacità di attrazione dei consumi turistici (giornate di presenza nel complesso degli esercizi ricettivi per
abitante) in Basilicata è aumentato consistentemente, passando da un valore pari a 2,0 nel 1999 ad un valore pari a 3,3 nel 2005, a
fronte di valori rispettivamente del 5,4 e 6,1 a livello nazionale (Fonte Banca Dati ISTAT-DPS). Nonostante il trend positivo, la
diffusione delle presenze turistiche in Basilicata risulta comunque significativamente più ridotta che nella media nazionale.
L’importanza del turismo come motore di crescita economica è in progressivo aumento, sebbene la produttività del lavoro in questo
settore sia sensibilmente inferiore rispetto alla media nazionale (nel 2003 era pari all’87,16% della media nazionale, espressa a
prezzi costanti, ed era nettamente inferiore anche a quella del Mezzogiorno).
Sempre secondo il Distretto Agro-Industriale del Vulture “l’obiettivo principale del Distretto è quello di
valorizzare le produzioni tipiche locali di qualità attraverso la promozione del territorio e associare i prodotti
più distintivi e unici alle peculiarità del Vulture per consolidare l’immagine delle produzioni e del territorio di
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provenienza. Il Vulture attraverso il Distretto si candida a diventare un territorio nel quale attuare un
modello di sviluppo sostenibile fondato sul recupero e sul rafforzamento dei legami nell’ambito del
mondo rurale tra agricoltura, attività economiche, territorio e ambiente, puntando sulle produzioni
tipiche e i servizi di qualità, sul rispetto del paesaggio e delle risorse naturali e facendo leva sulla cultura, la
storia e le tradizioni locali, oltre che sull’immagine complessiva della Basilicata”. Il Distretto è dedito in
particolare alla produzione di vino (Aglianico del vulture DOC), olio extravergine d’oliva dop vulture, miele,
acque minerali, prodotti lattiero-caseari (di pecora e capra, in particolare il pecorino di Filiano),
trasformazione della carne di maiale, (soppressate, salsicce), pasta fresca, prodotti da forno e il settore
ortofrutticolo e cerealicolo una specialità è rappresentata dal cavolfiore della Valle dell’Ofanto. Nei soli
territori interessati dall'istanza “La Bicocca” che interessa i territori di Barile, Melfi e Rapolla, sono 20 le
aziende che producono Aglianico del Vulture, 1 azienda produce la salsiccia Lucanica, 1 azienda di acque
minerali, 3 aziende producono il Marroncino di Melfi (castagna), 2 aziende producono il miele di castagno
(castagnaccio), 11 aziende che producono l'olio extravergine di oliva, 4 aziende edite alla produzione del
pecorino di Filiano.
Vendemmia a Piano del Cerro dell'Aglianico del Vulture
Vigneti e uliveti loc. Gelosia a Barile (Pz)
Raccolta dell'oliva a Rapolla (Pz)
Marroncino di Melfi (Pz)
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Secondo il rapporto di sintesi PIT (Progetti Integrativi Territoriali) del Vulture-Alto Bradano,“l’area beneficia di una
buona capacità di sviluppo autosostenuto dal sistema agroalimentare (acque minerali, vitivinicolo, oleario,
ortofrutticolo, lattiero-caseario); di una diffusa presenza di risorse naturali e storico-culturali con la presenza di molti
Comuni con centri storici di particolare interesse storico-monumentale; di una spiccata vocazione agronomica del
territorio; di una buona vocazione turistica; di aree di particolare valenza ambientale giustificata dalla presenza di
boschi. Inoltre, si evidenzia come il rapporto sottolinei l’importanza della presenza di un sistema di offerta turistica con
strutture ricettive di buon livello, di flussi turistici consistenti, di risorse naturali per gran parte integre (tra le cui alcune
di grande valenza), di risorse storico-culturali diffuse, di un sistema agricolo sviluppato con tendenza alla crescita del
comparto vitivinicole e delle acque minerali, di produzioni tipiche locali, aspetti che determinano l’identificazione del
territorio con un sistema locale a predominante sviluppo turistico e rurale, nel quale la strategia del PIT si inserisce con
l’idea-forza di integrare le due aree citate e i due comparti produttivi più significativi”.
L’area oggetto dell’istanza ricade nel P.T.P.R. (Piano Territoriale Paesistico Regionale) di cui la Legge regionale
n.2/1990 relativamente ai Laghi di Monticcio – Monte Vulture. L’istanza ricade in territori interessati dalla
legge regionale sui piani paesistici. Secondo lo studio screening le attività di ricerca della Delta Energy non
influenzeranno le suddette aree sotto vincolo senza che vi sia argomentazione che giustifichi le valutazioni
della società, arbitrarie e carenti sotto il profilo marcatamente paesaggistico. Infatti, l'area in esame rientra
nei pianori della Murgia potentina e delle grandi direttrici storiche di collegamento territoriale e del
Massiccio vulcanico del Vulture e sistema dei castelli normanno-svevi (Fig. 5).
Fig. 5
Fig. 6
Secondo la cartografia della Provincia di Potenza sui sistemi integrativi di paesaggio, risulterebbe una
“principale strada romana", meglio identificata come via Appia antica e la presenza di insediamenti di età
romana (ville e insediamenti produttivi).
L'area è inoltre interessata da principali direttrici della transumanza, infatti, il paesaggio della Murgia
potentina, che si estende anche nell'ambito della Pianificazione Strategica dell'Alto Bradano, si presenta
come una sequenza di rilievi collinari a seminativo, prato e prato-pascolo, che degradano verso le pianure
pugliesi. Il riconoscimento di questo contesto paesistico è legato anche alla continuità d'uso (permanenza)
che caratterizza appunto le principali direttrici viarie dell'età romana ad oggi e che rende riconoscibili gli
insediamenti ad esse connesse: la direttrice romana della via Appia antica, la rete dei tratturi e degli
insediamenti connessi a queste, ubicate nel territorio di Melfi (Fig.5-6). In proposito si evidenzia la presenza
del Tratturo-regio Melfi-Castellaneta e relativi diramazioni di tratturi e tratturelli, che rappresentano la
testimonianza storica dell'area in esame, con particolare riferimento alla località Marciagallo e Macera, in
cui ricadono insediamenti sottoposti a vincolo (Chiesa Madonna di Macera, Taverna Caduta o Diruta e
Masseria Marciagallo di Melfi). Di rilevante importanza assume la rete di tratturi presenti nei suddetti
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pianori della Murgia potentina e del Massiccio del vulcanico del Vulture. Infatti, con Decreto del 22
dicembre 1983 viene sancito che « ... oltre i singoli Tratturi siti nell'ambito della Regione Molise, anche
quelli del territorio della Regione Abruzzo, della Regione Puglia e della Regione Basilicata ... sono
sottoposti ... alla L. 01/06/1939 n° 1089. « I tratturi, come sopra definiti, vengono gestiti ed amministrati
dalla Regione nel rispetto dei vincoli disposti dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, ai sensi della
legge 1º giugno 1939, n. 1089. ». Dal 01/06/2006 è attiva la candidatura di "La transumanza: i Regi Tratturi"
a Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, presentata dal Ministero dell'Ambiente con le regioni Abruzzo,
Molise, Campania e Puglia, mentre per la Regione Basilicata non risultano al momento in atto iniziative in
merito.
Fig.7
A tut'oggi i tratturi sono dichiarati di interesse archeologico, sulla base della legge 1° giugno 1939, n. 1089
(poi decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 – Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni
culturali e ambientali, a norma dell’articolo 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352) e con i decreti ministeriali
15 giugno 1976, 20 marzo 1980 e 22 dicembre 1983. In quanto beni archeologici, le aree tratturali
costituiscono beni demaniali, ai sensi degli artt. 822 e 824 codice civile e sono inalienabili per effetto del
disposto dell’art. 2 del d.P.R. 7 settembre 2000, n. 283 (Sentenza della Corte Costituzionale n. 388 del 14
ottobre 2005).
Da quanto esposto dallo studio screening della Delta Energy non risultano riferimenti e considerazioni di
merito. Pertanto, quanto descritto dalla Delta Energy non soddisfano tutti quegli elementi conoscitivi
dell'area oggetto dell'istanza e quindi le informazioni della proponente sono da considerarsi carenti.
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Conclusioni
Le presenti osservazioni sono da intendersi ai sensi dell’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349,
che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti
sottoposti a Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e ai sensi del trattato di Aarhus. Quest’ultimo, recepito
anche dall’Italia, afferma che le popolazioni hanno il diritto di esprimere la propria opinione su proposte ad
alto impatto ambientale e che l’opinione dei cittadini deve essere vincolante.
La OLA (Organizzazione lucana ambientalista), quindi, nell’esprimere la propria opposizione all'istanza
permesso di ricerca chiede gli Uffici regionali competenti di respingere in toto l'istanza del permesso di
ricerca “La Bicocca” della Delta Energy Ltd e tutti gli altri permessi a venire riguardanti l’area.
Potenza, lì 24 aprile 2013
Pietro Dommarco
in rappresentanza legale della
OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista)
Fonti consultate:
Ministero dell'Ambiente
UNMIG – progetto Videpi
Consiglio di Amministratori Fiduciari per l’Alaska
Department of Wildland Resources and the Ecology Center, Utah State University
LIPU
INGV
Provincia di Potenza
Comune di Rionero in Vulture
Distretto Agro-Industriale del Vulture
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osservazioni /opposizione del mese di Aprile 2013