COMUNITA’ CRISTIANA
di GHIAIE
GHIAI
numero 1 - Marzo 2008
“Cercate
sempre
il suo
Volto”
(Sal. 105,4)
Volto del Crocefisso dell’Abbazia di Sant’Antimo
S enso del C ammino Q uaresimale
“Cercate il mio volto!” “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27, 8)
Il monaco Epifanio, un giorno, scoprì in sé un dono
del Signore: sapeva dipingere bellissime icone.
Il suo più grande desiderio era quello di dipingerne
una che fosse la più bella di tutte: il suo capolavoro.
Voleva ritrarre il volto di Cristo.
Dove trovare un modello adatto che esprimesse contemporaneamente sofferenza e gioia, morte e risurrezione, umanità e divinità?
Da quando questo pensiero gli attraversò la mente,
non si dette più pace.
Decise di mettersi in viaggio alla ricerca di quel volto.
Viaggiò in Europa per ogni dove.
Scrutò ogni viso che incontrò, ma... nulla.
Il volto adatto per rappresentare Cristo non c’era.
Una notte, prima di addormentarsi pregò con le parole di un bel salmo che recita: “Il tuo volto Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”.
Le recitò fino a quando non cadde addormentato.
Durante il sonno fece un sogno.
Sognò che un angelo lo riportasse dalle persone incontrate e gli indicasse un particolare che rendeva
quel volto simile a quello di Cristo: la gioia di una
giovane sposa, l’innocenza di un bambino, la forza
di un contadino... la sofferenza di un ammalato, la
paura di un condannato, la bontà di una madre, lo
sgomento di un orfano... la severità di un giudice,
l’allegria di un giullare, la misericordia di un confessore, il volto bendato di un lebbroso.
Epifanio capì.
Si rimise in viaggio e tornò al convento dove si mise
subito al lavoro.
Dopo un anno l’icona di Cristo era pronta.
Una mattina Epifanio la presentò all’Abate e ai confratelli, che rimasero attoniti e caddero in ginocchio.
Il volto di Cristo era bellissimo. Commovente e meraviglioso, scrutava nell’intimo e interrogava.
Invano, i monaci chiesero a Epifanio chi gli era servito da modello.
Non cercare il Cristo nel volto di un solo uomo.
Cerca piuttosto in ogni uomo un frammento
del volto di Cristo.
Un anelito profondo ha sempre accompagnato
gli uomini che in tutti i tempi si sono posti il
problema di Dio: trovare una prova convincente non solo della sua esistenza ma anche di un
suo legame di amore per noi.
L’uomo desidera incontrare il volto del Signore.
Non sempre, tuttavia, tale desiderio è consapevole: le illusioni, le distrazioni, le aridità velano
talvolta la vera meta di una ricerca di senso.
Anche a noi sarà capitato in tanti momenti di
metterci alla ricerca di questo Volto, anche se il
tema della ricerca del Volto di nostro Signore
non parte dall’uomo, ma da Dio.
Infatti, leggendo con attenzione il Salmo 27 vediamo che, proprio mentre l’uomo implora Dio
perché lo ascolti, giunge il comando, l’unico contenuto in tutto il salmo, “Cercate il mio volto!”;
e questo comando l’uomo ha continuato e continua ad avvertirlo dentro di sé.
Lì, proprio dove Dio lo ha impiantato.
Crediamo che sia questo il desiderio più profondo del cuore dell’uomo.
Il Salmo antico sembra suggerirci
l’ispirazione spirituale attorno alla
quale tutto si raccoglie:
“Di te ha detto il mio cuore: “Cercate
il suo volto” ; il tuo volto, Signore, io
cerco. Non nascondermi il tuo volto...”
(Sal 27,8-9). Il volto di chi sta in
mezzo a noi “come colui che serve”.
Dove trovare, allora, questo Volto?
Dove incontrare la persona di
Gesù?
Come convincerci che Egli è venuto veramente tra noi, ha sofferto, è
morto ed è risuscitato perché noi
avessimo la certezza di un suo
dono totale di salvezza per noi?
•2•
Ci può essere d’aiuto questo passo tratto dal vangelo di Matteo:
“Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato
e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.
Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?
Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo
vestito?
E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?
Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico. Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
(Mt. 25,41-45)
Lui ci visita ogni giorno, bussa alla porta della nostra comunità e dei
nostri cuori.
Lo vediamo in tante occasioni, quelle quotidiane dentro i nostri gruppi, le nostre famiglie; dove è nei momenti di gioia, ma anche in quelli
della prova.
Il volto di Cristo brilla fra noi tutte le volte che ascoltiamo la sua Parola,
che ci riuniamo in preghiera, che lo contempliamo nella Eucaristia.
Il volto di Gesù si fa pane, nutrimento, gesto di perdono per ciascuno
di noi.
E poi il volto di Cristo ci viene incontro in tutte le persone, soprattutto
nei volti sofferenti dei poveri.
Lo sappiamo bene: Gesù Cristo per noi cristiani dovrebbe essere al centro della nostra fede, ma più di una volta il suo Volto resta nascosto o
almeno come sfuocato alla nostra vista: non riusciamo più a vederlo, o
lo vediamo distorto.
Ci sono, infatti, anzitutto degli ostacoli oggettivi che si frappongono
tra esso e noi.
Una serie di strati che si sono andati sovrapponendo sul suo Volto originale attraverso i secoli, e che oggi a più di uno impediscono di averne
una visione appropriata.
È necessario non fermarsi all’immagine di Cristo, ma bisogna riuscire
ad arrivare alla persona di Cristo.
Proviamo quindi a vivere la verità cristiana con carità, con rispetto.
Proviamo a dire questa pienezza di verità con la nostra vita, come persone che hanno visto e vedono il volto di Dio nelle realtà e negli avvenimenti dell’esistenza; in quel bambino sorridente ed attivo, e in quell’altro piccolo handicappato.
Chi ha lo sguardo trasparente scopre il Vivente in ogni situazione.
Camminiamo con lo sguardo fisso su Gesù, sapendo di averlo già incontrato, ma convinti che abbiamo sempre bisogno di cercarlo ancora.
Per questo dobbiamo perseverare nella nostra implorazione: “Il tuo volto,
Signore, io cerco”.
BUONA PASQUA A TUTTI
•3•
Nella diversità delle famiglie un’unica fede
Percorso di Quaresima
per gli Adulti
“Voi siete la luce del mondo... risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le
vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro
che è nei cieli” (Matteo 5:14,16).
Avere fede in Dio è una delle cose più difficili
per l’uomo.
Non vediamo Dio e non l’abbiamo neanche mai
visto eppure tanti di noi dicono di credere in Lui.
Ma che razza di sentimento è la fede? E’ un amore particolare che ci lega a Dio pur non avendolo
mai toccato concretamente.
Dio ha mandato il suo unico Figlio a morire per
noi, e in cambio non ci chiede niente… solo di
affidarci serenamente a Lui, perché sa tutto quello di cui abbiamo bisogno, prima che glielo chiediamo; perché anche nei momenti bui della nostra vita, quando non c’è niente o nessuno che
possa farci stare meglio, Lui c’è comunque.
In disparte, al buio, in silenzio, una presenza così
discreta di cui, se vogliamo, non ci accorgiamo
nemmeno ma sta lì… pronto a consolarci, a tirarci su nei modi più inaspettati e che spesso nemmeno comprendiamo.
L’indicazione che la Parola di Dio ci dà è chiara:
bisogna attraversare la storia degli uomini, stare
nelle vicende umane, per incontrare il Dio cristiano: perché lui è passato e passa di lì. Egli non
piomba giù dall’alto, ma cammina a fianco degli
uomini, immerso nella loro storia.
Questo il senso delle testimonianze che ci sono
state rese nei venerdì sera del periodo di Quaresima. Esperienze di vita, racconti di persone come
noi… non lontane da noi, come Sonia e Gianluigi che ci hanno raccontato cosa significa essere
genitori di un figlio disabile e che concludono la
loro testimonianza con queste parole: “diciamo
sempre che non chiediamo miracoli perché Dio possa
dedicarli a chi ne ha veramente più bisogno, e ci riferiamo a quelli che veramente soffrono nella malattia,
nella povertà, nella guerra, nel terrore; però i miracoli
li vorremmo chiedere ai nostri fratelli cristiani.
Non ci rendiamo conto che anche noi possiamo fare i
nostri piccoli miracoli quotidiani; quando incontriamo qualcuno di questi bambini non passiamo oltre con
un senso di impotenza, pensando di non poter fare
nulla; basta anche solo una carezza, percorrere un pezzo
di strada insieme, dare ascolto allo sfogo di un genitore, scambiare qualche parola. Dio ci aiuta, ascoltandolo nella lettura del Vangelo. Dove c’è Dio si vede solidarietà, tolleranza, carità, amore, magari anche pover•4•
tà, ma sempre serenità. Dove non c’è Dio si vede indifferenza, solitudine, violenza, guerre, vittime. Siamo noi
a sceglierlo o rifiutarlo con la massima libertà”.
O come la testimonianza di Giovanni che ci ha
raccontato della sua difficile prova, quando dalla serenità di un matrimonio che durava ormai
da 21 anni si è trovato nella condizione di dover
affrontare una separazione. Una bellissima storia d’amore, un matrimonio che li aveva visti
impegnarsi nell’aiuto e nella comprensione reciproca, nella crescita personale e nel progetto educativo dei figli.
Poi improvvisa dopo 21 anni di intensa felicità matrimoniale, come un lampo a cielo sereno arriva il tempo
della prova, della sofferenza, del dolore fisico e spirituale... Dalla sera al mattino i valori di riferimento
che erano stati alla base del nostro stare assieme e al
nostro progetto matrimoniale e genitoriale cambiano
profondamente; Maria mi manifesta la scelta maturata in lei che è la scelta di separarsi e ritiene esaurita
l’esperienza matrimoniale. La solidarietà, l’amore e il
credere cadono sotto il peso dell’ipocrisia e dell’effimero... “i perché” mi assalgono, mi perseguitano... perché proprio a me? Perché non ho potuto? Perché devo
vivere in questo dolore? Improvvisamente si deve cambiare la propria vita e la vita di tutti quelli che ci circondano; la vita viene letteralmente stravolta, cambiata, da reimpostare... è difficile reagire... capire... ed
individuare la strada giusta, anche perché tutto è successo velocemente e si è immersi nella tensione per la
gestione dei figli. Loro che sono parte innocente di ogni
divisione familiare; si scatena una diabolica e ipocrita
tratta per usarli a pro nostro... per avere la casa, il
mantenimento, fartela pagare... e di conseguenza si
perde il senso della genitorialità si dimentica che una
cosa non ci verrà mai tolta: la paternità e la maternità
responsabile, coerente ed amorevole. Nella Prova si è
impegnati, vagando a destra e a sinistra, alla ricerca
di qualcosa che riempia il vuoto; che dia sollievo al
dolore; che ci aiuti a non lasciarci sopraffare dalla depressione o dalla disperazione. In quel momento si deve
effettuare una scelta importante; la scelta dell’amore e
del buon senso; chi ha buon senso lo usi e cerchi di far
soffrire il meno possibile chi non ha assolutamente
colpa: i figli. Lasciare la casa, che per anni era stata il
nostro Santuario domestico, dove erano nati e cresciuti
Ale e Matteo non è stato facile, ma era necessario...
indispensabile... si comincia a sentire il peso della Croce
e la Croce... sembra essere sempre più pesante. Dovevo dare il meglio di me stesso ed amarli e purtroppo
amare voleva dire lasciarli momentaneamente. In quel momento di
grande PROVA dove la Croce è palpabile il dialogo intimo, che è preghiera sincera, con il Padre è stata la mia unica e sicura strada per
vivere il giorno dopo giorno della prova; una prova che sprofonda
sempre di più; il baratro sembra non avere più fondo. Il Padre, che è la
fonte dell’Amore, il Padre che è il Dio dell’amore della Gioia ed è
sopra ogni vita non ci lascia mai soli. Volutamente non ho usato termini come distruzione, macerie, fallimenti perché ritengo che il Padre sia stato esageratamente misericordioso con me; infatti è stato
sempre al mio fianco e con Lui al proprio fianco si procede sul sentiero della Luce e della Pace. Arrivata la quiete dopo la tempesta la prima domanda che mi sono posto è stata: c’è posto per me nella Chiesa? Anche alla luce della mia nuova unione civile avvenuta il 6 giugno del 2002, sposavo con rito civile Patrizia. È vero che la Chiesa
mi esclude per sempre dalla sua vita? L’insegnamento del papa e
dei Vescovi in questo ambito è chiaro e ribadito molte volte, ma ancora capita di sentire questo giudizio. Giudizio che a volte tende ad
allontanare dalla vita della Comunità cristiana molte persone coinvolte nella delicata problematica della separazione-divorzio e nuova
unione: molte persone per paura di essere rifiutati o giudicati scelgono la strada dell’abbandono. I divorziati risposati non sono esclusi
dalla comunità ecclesiale, in quanto battezzati ne fanno parte costitutiva; sono quindi membri del popolo di Dio anche se non si trovano
nella pienezza della comunione.
I fedeli divorziati risposati, proprio in virtù della loro appartenenza
alla Chiesa, devono sentirsi oggetto di attenzione e anche soggetto di
partecipazione significativa. La preghiera e la meditazione della Parola erano state il viatico importante per affrontare e superare il momento di Prova che il Padre mi aveva chiesto; poteva ora lasciarmi e
proibirmi di continuare a manifestare il mio stile cristiano di vita
attraverso la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la
Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’adorazione eucaristica, la
preghiera comunitaria, la partecipazione alla vita comunitaria? Le
esperienze della vita mi hanno portato, dopo l’unione civile con Patrizia, nella mia nuova Comunità e qui il dialogo confidente con il
Parroco, che mi ha accolto con amore, mi ha spalancato le porte mi ha
subito coinvolto nelle varie attività: Gruppo Liturgico e Gruppo Missionario Parrocchiale e Vicariale.
Fatto salvo alcune sporadiche eccezioni, oggi ampiamente superate,
la Comunità non mi ha giudicato, al contrario la Comunità mi ha
accolto ed mi ha aiutato.
Oggi sono serenamente inserito. L’esperienza del fallimento coinvolge ormai, coppie di ogni età anche quelle che si ritenevano solide e ben
attrezzate contro ogni difficoltà, coppie che hanno compiuto articolati e robusti cammini di preparazione al matrimonio cristiano, persone impegnate nella vita ecclesiale a vari livelli, nella catechesi, nei
Consigli pastorali, nell’animazione dei percorsi formativi per fidanzati. Vi ho parlato e testimoniato di una mia esperienza dura nel rapporto con la realtà ecclesiale: non mi ero sentito compreso avevo sentito pronunciare nei miei confronti parole che avevano il sapore di un
giudizio senza misericordia e di condanna senza appello.
Il mio attuale status mi impone un giusto e doveroso digiuno eucaristico, ve ne ho accennato prima, e di conseguenza una visione nuova
alla partecipazione al sacramento della Riconciliazione, ma qui la Comunità che è Chiesa mi aiuta e ci aiuta a vivere una dimensione nuova dei sacramenti in quanto l’esperienza finale della Chiesa è sempre,
di fatto, una forma di fraternità: persone con le quali si può parlare e
dalle quali si può essere ascoltati.
•5•
Un invito a
contemplare la croce
Il Crocifisso che abbiamo avuto modo
di vedere nel tempo di Quaresima, sull’altare della nostra chiesa, è copia del
Cristo di Taizè; ed è un’icona, dipinta
su legno.
E’ stato realizzato, per ciò che riguarda
la parte pittorica, da Elisabetta Carrara.
La “Crocifissione del nostro Signore
Gesù Cristo” è una delle immagini più
tragiche e maestose createsi nell’iconografia sacra. Sulla croce è crocifisso il
Figlio di Dio e il Figlio dell’uomo, Gesù
Cristo.
La croce con il corpo di Cristo, si alza
dalla terra verso il cielo.
È il ponte che unisce la terra con il Regno del cielo. L’uomo può alzarsi verso
questo Regno.
Iconograficamente questo Cristo si avvicina a quello delle icone d’arte Bizantina
o agli affreschi del Duecento, è infatti qui
raffigurato con molta discrezione.
Le sue sofferenze non sono mostrate con
esagerazione. Cristo ha accettato la dolorosa morte: “Tutto è compiuto”.
Gesù è vissuto ed è morto per noi sulla
croce, per amore.
A questo Amore affidiamo la nostra vita,
nella certezza di non restare delusi.
Accogliere l’invito del Crocifisso significa operare con amore, in modo positivo; perché la Chiesa, famiglia che nasce
sotto la croce, popolo che riunisce tutti i
popoli, ritrovi la via dell’unità nella
Carità.
C atechesi degli A dulti
Davide e la misericordia di Dio
“QUELL’UOMO SEI TU!”
Continuando, durante la Catechesi degli Adulti, il nostro percorso d’analisi sull’Antico Testamento ci siamo imbattuti in una
figura che, come uomo e come re, campeggia con autorità nella
storia di Israele e possiede un carisma tutto particolare: il re
Davide.
Questo personaggio non compie prodigi miracolosi, anche se
l’uccisione di Golia rimane un chiaro esempio di “intervento soprannaturale”, ma si rivela uomo come tutti, fragile e insicuro.
Eppure era stato scelto da Dio.
La Bibbia non ci racconta la storia di Davide e Golia per esaltare l’astuzia e l’intelligenza di un ragazzo che sconfigge un gigante con una fionda; ma racconta, soprattutto, per esprimere
la fede di questo eroe e di questo popolo.
Davide ha vinto per la sua fede.
Ciò che questo racconto racchiude come insegnamento è che il
successo del popolo di Dio, del popolo dell’Alleanza, non sta
nella sua forza militare, ma nella sua fede.
Dopo la sconfitta di Golia, Davide viene eletto a pastore del
suo popolo: egli guiderà e governerà il popolo per tener viva la
Promessa.
Solo a questo patto Dio si è fidato nel consegnare la Promessa
ad un re; ha accettato che Israele si desse un re a patto che il re
servisse la Promessa e guidasse il popolo nella fede, verso la
speranza.
In verità Davide non riesce a tener fede all’impegno.
Questa, l’altra grande lezione della Bibbia su Davide. Persino
il grande re Davide, il predestinato, dotato di tutte le più belle
qualità.
Abile, fortunato, umile, generoso, ricco di fede, il santo re Davide; che pure ha riunito le tribù in unità politica e culturale;
che pure ha fondato Gerusalemme, il tempio, ed ha riunificato
il culto, e ha reso stabile la Promessa… proprio lui ha mostrato
tutte le debolezze dell’uomo e tutte le magagne dei re umani.
Il suo grande regno è pieno di errori e di misfatti.
Quando Davide pretende di essere re, dimentica di essere il servitore di Dio.
Sete di potere, astuzie e bugie, amori illeciti, cinismo e violenza.
Anche Davide, che aveva suscitato tante speranze e tanti entusiasmi, finirà i suoi giorni non sapendo più tenere in mano la
situazione.
Davide: un personaggio non troppo lontano da noi, dalla nostra vita, anzi un prototipo della nostra vita, del nostro modo
di ragionare: “quello di avere tutto e subito”.
Davide è il grande Re ma nonostante sia il più grande Re d’Israele… è sempre un uomo, con le sue contraddizioni, con i suoi
desideri, cupidigie, la sua sete di potere.
La sua brama di possesso gli chiude il cuore e gli occhi e così
perde di vista Colui che lo ha fatto diventare Re, Colui che lo
ha scelto: Dio.
Per desiderio di brama e di possesso commette un adulterio e
poi un omicidio. Pur avendo commesso i suoi peccati si erge a
giudice e paladino della giustizia umana e divina. “Tu sei quel•6•
l’uomo!” dice Natan a Davide… ma oggi lo dice
Dio a noi.
Noi siamo quell’uomo fatto di istinti, di desideri,
di volontà, di potenza e di libertà, che vuole tutto
e subito, che si rivolge a Dio solo quando gli fa
comodo, noi siamo quell’uomo!
Noi “siamo quell’uomo” anche quando abbiamo
il coraggio che ha avuto Davide di riconoscere il
proprio errore e peccato e umilmente ha chiesto
perdono e concretamente ha fatto penitenza e digiuno. Il riconoscere il proprio errore e il proprio
limite permette a Dio di esercitare la sua Misericordia.
A volte non vogliamo l’Amore di Dio, perché
l’Amore di Dio ci fa sentire in debito verso di Lui,
perché l’Amore di Dio ci “costringe” a cambiare e
molte volte, rimanere nella nostra situazione ci fa
più comodo che cambiare vita.
Vi è un aspetto della misericordia di Dio molto
bello: il perdono è un dono che si acquista solo facendosi perdonare ed amare.
Chi più sperimenta la gioia del perdono di Dio tanto più saprà amare gli altri.
Se non ci facciamo perdonare da Dio rischiamo di
non saper amare e perdonare gli altri. Se non facciamo l’esperienza di sentire sulla nostra pelle il
nostro limite, la possibilità che anch’io possa sbagliare e ho bisogno di essere capito e perdonato,
non sapremo mai perdonare. Saremo sempre pronti
ad ergerci a giudici e paladini della giustizia umana e divina.
Quello che resta di Davide non è tanto la sua abilità di re; ma piuttosto la grandezza d’animo, l’umiltà, le preghiere, i canti dei salmi, la fede nonostante tutto.
R itiro della C omunità in Seminario
QUANDO DIO CHIAMA:
RITIRO DI QUARESIMA
Domenica 10 febbraio il Seminario Vescovile di Bergamo
ha ospitato la nostra Parrocchia per il ritiro di Quaresima.
Ci siamo ritrovati sul piazzale della chiesa verso le 9,00
del mattino in 180 persone, di cui circa 70 ragazzi.
Distribuiti su quattro pullman, siamo partiti con destinazione: il Seminario Vescovile di Bergamo.
Al nostro arrivo siamo stati suddivisi in tre gruppi: il 1º
composto dai ragazzi delle elementari, guidato da un
seminarista del 4º anno di teologia; gli altri due gruppi,
seguiti da due sacerdoti del Seminario, composti dai ragazzi delle medie e dagli adulti.
Tutti insieme abbiamo assistito alla proiezione di un video riguardante il profeta Giona e poi i gruppi, in tre
aule separate, hanno discusso e risposto ad alcune domande su quanto era stato visto.
Per chi non conoscesse la storia di Giona, diciamo che
lui è un pio giudeo di Palestina. Un fedele convinto.
Ma un certo giorno Dio gli affida una missione, quella di
andare a predicare a Ninive.
Ninive, la grande e crudele città degli Assiri, aveva una
cattiva fama nella Bibbia.
E proprio a Ninive il Signore vuol mandare Giona!
Giona non ha nessuna voglia di andare a predicare in quella città ostile e organizza la sua fuga “lontano dal Signore”.
Fugge in direzione di Tarsis, in Spagna, all’altra estremità del mondo allora conosciuto.
Ma la fuga di Giona non è una fuga felice: viene gettato
in mare, dove però un grosso pesce, vero angelo del Signore, lo inghiotte e lo ripara dall’angoscia.
Lì per tre giorni e per tre notti può misurare la distanza
da Dio; lì sente rinascere la nostalgia di Gerusalemme, il
ricordo del tempio, la verità della preghiera.
E quando il pesce lo rigetta sulla terraferma Giona non
può resistere alla missione.
Va a Ninive e predica dicendo: “Ancora 40 giorni e Ninive
sarà distrutta!”
Inaspettatamente i Niniviti si convertono: nel messaggio
del profeta riconoscono la denuncia della loro colpa e
credono in questo Dio venuto da altrove.
Alla loro conversione Dio risponde con misericordia e
risparmia la città.
Ma Giona non è d’accordo.
Questi pagani meritavano d’essere castigati!
Ma allora, se Dio salva tutti, a cosa serve essere fedeli?
Giona era andato ad annunciare il castigo e Dio invece
cede e fa grazia?
Giona è imbronciato. Egli è proprio l’esempio del “fedele medio” e dalla testa un po’ dura.
Un giorno, lui è fuori dalla città ed è esposto al sole cocente. Un ricino cresce miracolosamente lì vicino a fargli
ombra; ma poi in una notte il ricino muore e si secca.
E Giona rattristato si lamenta della vita.
Allora il Signore gli rivolge queste sferzanti parole: “Ti
sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino? Ti
dai pena per una pianta di ricino ed io non dovrei aver pietà di
Ninive, quella grande città, nella quale sono più di
centoventimila persone che non sanno distinguere fra la mano
destra e la sinistra?”
Povero profeta dalle idee strette, travolto dagli immensi
disegni di Dio e dalla sua sconfinata generosità! Quanto
siamo simili anche noi a Giona… “fedeli medi” e dalla
testa dura! Riusciremo a cogliere, come ha fatto Giona,
che cos’è la Parola di Dio e che cuore generoso Egli abbia?
Con in mente ancora queste riflessioni, abbiamo pranzato e abbiamo visitato gran parte del Seminario.
Un luogo molto grande, tranquillo, dove i seminaristi
hanno un posto per ogni esigenza: luoghi di preghiera,
aule scolastiche, aule computer, biblioteche, sale giochi,
piscina, campi sportivi, dormitori e molti spazi aperti.
Con un po’ di fatica abbiamo salito e sceso molte scale;
questo ci ha ricordato che nella Bibbia vengono citati vari
monti sui quali Dio ci ha lasciato degli insegnamenti.
Infatti nel linguaggio simbolico il Monte indica la Maestà e la grandezza di Dio, la Tranquillità, il Silenzio e lo
sforzo che l’uomo deve compiere per incontrarsi con Lui.
Alle 15,30 di nuovo tutti insieme abbiamo partecipato
alla S. Messa concelebrata dai sacerdoti del seminario e
da don Davide. Al termine, don Davide ha ringraziato
della gentile ospitalità ricevuta e alle 17,00 tutti siamo
risaliti sui pullman che ci hanno riportati alle Ghiaie.
Grazie a questa bella giornata abbiamo sperimentato lo
spirito d’unione, di condivisione e di attenzione verso
gli altri; inoltre ci siamo predisposti con uno spirito più
critico rispetto al nostro modo di essere cristiani, entrando con maggiore umiltà in questo percorso di Quaresima. Grazie a tutti per la bella giornata.
Milena e Savina
•7•
A
frica
Sud Sudan
Trasformazione dei conflitti
e costruzione della pace in Sudan
Sudan, dall’arabo Bilad As-Sudan, significa paese dei neri.
Il Sudan è lo Stato africano di maggiore estensione territoriale ed è formato dal bacino del fiume Nilo, che attraversa il
paese da sud a nord. Questo Stato ha ottenuto l’indipendenza nel 1956.
Da allora, una sanguinosa guerra civile ha determinato, in
tutto il Paese, una condizione di forte sottosviluppo. Si afferma che chi gioca con il fuoco, finisce nelle ceneri.
Oggi, c’è bisogno di lavorare ad una riconciliazione tra vicini
di casa attraverso un ascolto devoto.
Questo dell’ascolto devoto è un atteggiamento valido in ogni
situazione: per ciascuna persona e nei rapporti tra le persone;
nel matrimonio e nelle famiglie; a livello di piccoli gruppi ma
anche di città e di nazioni.
Una politica di riconciliazione, che possa davvero definirsi
tale, dovrebbe partire da un radicale cambiamento dello spirito delle persone e dalla maturazione di una grande capacità
d’ascolto delle ragioni dell’altro; solo così ci potrà essere un
miglioramento nelle relazioni tra popoli.
La Pace è quello che in Sudan, da molti anni ormai, stiamo
bramando e stiamo cercando con molti sforzi; è finalmente la
pace ciò che vogliamo vedere per la nostra società.
In Sudan ci siamo confrontati con molte guerre e continuiamo a sperimentare sofferenze causate da atti di violenza compiuti anche in nome della religione.
Qui lo spirito di riconciliazione è totalmente assente.
Le attuali popolazioni del Sudan possono dire di conoscere
di più la guerra che la pace, ed è da troppo tempo che il Sudan sta implorando la pace e la riconciliazione.
Il nostro obiettivo, oggi, deve essere quello della ricerca dell’armonia tra i popoli attraverso la riconciliazione e l’accettazione reciproca. La nostra Missione, come Chiesa, in questo
contesto deve essere quella di continuare, con Cristo Gesù, la
sua missione di pace fra tutti gli uomini, di varie fedi e tribù.
Quindi, la Diocesi di Rumbek sta
lavorando primariamente alla riconciliazione fra le tante comunità composte da persone vittime
di povertà e ingiustizie.
Possiamo, con soddisfazione, affermare che la riconciliazione è
divenuta una forma d’evangelizzazione nella nostra Diocesi. Ma
aiutare le persone ad alleviare la
loro pena, sia essa il risultato di
perdite personali o altro, è un
compito davvero arduo; è un percorso difficile, e va tenuto in conto
che la riconciliazione è più spiritualità che strategia. Essere guarito dal trauma del passato, oppure essere perdonato
per ciò che si è commesso, non vuol dire,
automaticamente, ritornare alle situazioni precedenti il conflitto. Il Perdono, la guarigione
dell’anima non cambiano il passato, esse do•8•
vrebbero allargare il nostro sguardo sul futuro. Dovrebbero
consentire agli uomini di comprendere le aberrazioni cui conducono la guerra e la violenza e quindi aprirsi ad un futuro di
pace e collaborazione. Ma questa comprensione non è assolutamente facile. La missione della Chiesa è quella di offrire una
vera comunità cristiana basata sul Vangelo e sulla solidarietà
tra uomini e nel far questo è richiesto uno sforzo notevole a
partire dalle Istituzioni.
Nel promuovere una pace durevole in Sudan, la Diocesi di
Rumbek ha un ruolo importante da giocare perché la nostra
religione ha tra i suoi insegnamenti la ricerca dell’armonia fra
persone di religioni e tribù diverse.
La traduzione della preghiera di San Francesco di Assisi in molte
lingue locali, da parte della Diocesi aveva proprio lo scopo di
creare armonia fra le persone; fu la Diocesi ad invitare le persone ad andare e rompere il muro e ad accogliere gli altri,
senza aspettarsi nulla in cambio.
Pochi mesi fa, alcune persone sono state uccise per motivazioni di natura etnica.
Sembra difficile, in un tale contesto, lavorare per normalizzare la situazione.
Ma penso che dobbiamo andare ad un livello più profondo e
prendere Gesù come nostro modello.
La riconciliazione non può avvenire facilmente.
Consideriamo che la situazione in Sudan non è determinata
soltanto da una lotta politica essa è legata anche ad un problema psicologico personale e spirituale.
Tante persone hanno fatto del male, hanno causato molta sofferenza e molti muri sono stati costruiti. Ci vorrà, pazienza,
determinazione e sacrificio. Ancora una volta è Dio che con il
suo esempio c’insegna la via giusta. Gesù Cristo, con il suo
sacrificio, ci aveva liberati tutti, spingendoci a vivere in solidarietà con Dio e l’uno con l’altro. La riconciliazione è un
lavoro duro, ma è anche la risorsa più grande e disponibile
per noi, in ogni relazione. Essa crea spazio per far crescere
l’amore e crea strategia vera per costruire la nostra vita sia in
condizioni di pace che nei conflitti, come quello in Dafur nel
Sudan. La riconciliazione è un modo per pulire le piazze e
costruire nuove basi per un nuovo Sudan. Essa è molto impegnativa ma il risultato avrà un valore molto alto.
La riconciliazione è qualcosa che il mondo d’oggi implora
con forza.
Credo che Dio ci sostenga quando ci riconciliamo. Dio che
s’interessa della vedova e dell’orfano.
Siamo Ambasciatori dell’amore di Cristo su questa terra, dovremmo tenerlo sempre presente.
Solo vivendo in comunione con Dio possiamo capire come
Dio guarisce il mondo.
Dobbiamo essere profondamente radicati in una spiritualità
che ci sosterrà in questo compito.
Praticare questa spiritualità, attraverso la preghiera, ci aiuterà a raggiungere il traguardo della creazione di spazi sicuri a
favore degli altri.
John Mathiang Machol
(Diocesi di Rumbek Sud-Sudan)
Intervista di Enzo Biagi a Monsignor Cesare Mazzolari
Biagi: davvero tutti gli uomini sono fratelli?
Mazzolari: credo di sì, ma forse questo mondo l’ha un
po’ dimenticato. Probabilmente perché non conosciamo
i nostri fratelli, la televisione ce li fa apparire oggi e
sparire domani. Perdiamo forse un po’ d’affetto l’un per
l’altro.
Biagi: il ragazzino nero di Cincinnati e il ragazzino
nero del Sudan, partecipano della stessa avventura?
Mazzolari: no. L’avventura del ragazzo americano nero
è una oppressione razzista, anche oggi soffre di essere lasciato da parte per via del suo colore. Questo non esiste
in Africa, qui siamo tutti uguali, guardano in su quando
vedono un bianco, ma non si sentono inferiori a noi.
Biagi: come funziona questo mercato?
Mazzolari: non è un mercato aperto, va scoperto nelle
scuole coraniche, dove imprigionano i bambini per sei
anni perché imparino il Corano, oppure nei rifugi, qualche volta sotterranei, o ancora nei centri in cui vengono venduti, come Karthoum (capitale del Sudan, n.d.r)
o l’Arabia Saudita. Qui nella mia diocesi ci sono ex
schiavi, persone rilasciate, fuggite o riscattate. Il riscatto
deve avvenire attraverso uno di loro, un mercante arabo, e con la nostra moneta: 50 $ per le femmine, 100 per
i maschi. Non è una cosa che posso fare di persona.
Biagi: qual è il destino delle creature considerate merce?
Mazzolari: infelice. Molti diventano sguatteri, altri
schiavi e fanno i lavori più indecenti. Altri ancora diventano servi un po’ più onorati, le donne settime o
ottave mogli di questi ricchi arabi. La maggior parte
finisce molto male: sono abbandonati, senza niente, la
società li rifiuta e rimangono profondamente infelici.
Biagi: lei ha liberato 150 ragazzi destinati alla vendita, che storie avevano?
Mazzolari: storie lunghe otto, nove anni durante i quali
erano stati indottrinati e poi sottomessi a torture, a
flagellazioni con cui il padrone faceva capire l’odio per
“l’infedele”. Siamo riusciti a riportarli alle loro famiglie ed è passato parecchio tempo perché si rimettessero
in salute. Le ferite che li hanno traumatizzati, invece,
restano per tutta la vita.
•9•
Biagi: nella Bibbia si parla degli anni delle vacche grasse
e delle vacche magre, cosa significa qui la carestia?
Mazzolari: la carestia è spietata. Lo scorso anno è stato il peggiore e prevediamo che questo sia uguale. Il
numero delle persone che è attanagliato dalla fame è
immenso e molte volte non possiamo raggiungerli. Tanti
altri arrivano da lontano, ma non trovano più cibo perché è stato distribuito tutto e per 20, 30 giorni non ne
avranno. Significa abbandono, malattie, morte e, per
noi, sentirsi incapaci di combattere una piaga enorme.
Li vediamo là, oltre il cancello... La nostra presenza è
comunque speranza, loro sanno che finché resteremo
qui, verrà ancora cibo, ci sarà ancora qualcosa.
Biagi: Monsignore, per concludere le faccio la stessa
domanda che feci a un missionario del Rio Grande, Padre Gianola, che non c’è più: lei è felice?
Mazzolari: sono molto felice. Ho promesso alla mia
gente che morirò in Sudan perché, soprattutto dopo la
mia ordinazione episcopale, sono uno di loro. Come fece
il fondatore della mia Missione, non lascerò più questo
Paese. Lo farò solo per andare a portare la loro voce, per
chiedere aiuti e per cercare altri missionari. La mia patria è il Sudan e io sono felice.
Pellegrinaggio a Pisa e La Verna
Il pellegrinaggio che quest’anno abbiamo compiuto a La Verna oltre che rappresentare
un’esperienza di fede per tutti i partecipanti,
ha avuto come scopo principale quello di far
riscoprire i luoghi sacri percorsi, nei secoli, da
migliaia e migliaia di pellegrini.
Costoro, già in epoca medioevale, seguendo
la via Francigena, partivano da Canterbury e
si dirigevano a Roma o in Terra Santa; oppure, in un percorso inverso, risalivano verso Santiago di Compostela.
Prima tappa di questo nostro viaggio è stata
Pisa, città toscana che dal 1987 è entrata a far
parte dei luoghi tutelati dall’UNESCO; patria
di Galileo Galilei, uno scienziato del Seicento
tra i più importanti e famosi del mondo, fu lui
che pronunciò la fatidica frase: “Eppur si muove”, riferendosi al movimento della Terra attorno al Sole. Sconvolgente rivelazione per le
concezioni di quel periodo.
Molto suggestiva è la Piazza dei Miracoli, con
tre opere architettoniche che rappresentano le
tre tappe fondamentali della vita di ogni uomo:
il Battistero legato alla nascita, il Duomo alla
vita ed il Camposanto alla morte. Accanto al
Duomo c’è la famosa Torre Pendente in stile
romanico, alta 56,70 metri, con pianta circolare, le cui fondamenta sono profonde più di tre
metri e la cui pendenza è di 4,60 metri circa.
È considerata una delle meraviglie del mondo
per i suoi sette piani di gallerie ed arcate e per
la cella campanaria con sette campane.
Lasciata Pisa, nel pomeriggio, abbiamo visitato la cittadina di San Gimignano, arroccata sulle colline a nord di Siena, caratteristica per le
sue numerose torri che addirittura nel Trecento raggiungevano il numero di 72, oggi ne rimangono visibili solo 13.
Anche questa cittadina fa parte del patrimonio dell’UNESCO ed è considerata patrimonio dell’umanità.
La visita all’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, in Val d’Orcia a sud di Siena, immersa
in un fitto bosco di piante secolari, ha rappresentato un particolare momento di spiritualità per tutti, sia per la bellezza di questo monastero che per la partecipazione alla S. Messa
accompagnata dal canto gregoriano dei monaci Benedettini.
Tale Abbazia, il cui interno è a pianta a croce
latina, ad un’unica navata, ha tre chiostri quattrocenteschi ed un coro ligneo intarsiato, opera di Fra’ Giovanni da Verona.
Nel chiostro più grande sono rappresentate 36
grandi scene dedicate alla vita di San Benedetto realizzate da Luca Signorelli e finite da
Antonio Bazzi detto il Sodoma.
Di Sodoma sono presenti anche altri affreschi,
il più pregevole dei quali è quello che rappresenta il Cristo alla colonna.
• 10 •
Il corpo è così vero nella sua nudità che sembra pervaso di vita, virile e delicato con lividi
e gocce di sangue che ricordano i flagelli ricevuti.
Il volto, gli occhi dilatati e velati di lacrime, il
lieve piegarsi della spalla sinistra ed i capelli
sparsi con abbandono, esprimono il dolore e
la rassegnazione di Cristo.
Molto bella è anche la biblioteca rinascimentale che conta più di 40.000 volumi, opuscoli e
pergamene.
Dopo aver lasciato l’Abbazia di Monte Oliveto, abbiamo visitato quella di Sant’Antimo che
sorge nella solitaria Valle Starcia e che è una
delle più belle espressioni dell’arte romanica;
probabilmente opera dei Cistercensi.
L’interno è a tre navate con archi a tutto sesto,
sostenute da colonne con capitelli in alabastro,
decorati con intrecci geometrici. Qui vivono
dei frati che seguono la regola di Sant’Agostino: essi pregano sette volte nell’arco delle ventiquattr’ore, lavorano e svolgono attività di
apostolato.
Anche San Quirico D’Orcia, situato nel cuore
dell’omonima Valle, era una delle tappe principali della antica via Francigena e costituisce
ancora oggi un esempio fra i più notevoli di
struttura urbanistica medioevale, conservando buona parte della cinta muraria e ben 14
torrette, alcune delle quali incorporate in altre
strutture.
Molto particolare è stata la visita a Bagno Vignoni, un borgo unico al mondo per le sue abitazioni disposte attorno ad una grande vasca
termale da cui fuoriesce un vapore caldo che
di sera crea effetti molto suggestivi.
L’hotel che ci ha ospitato era ubicato a Montalcino, altro Comune in provincia di Siena.
Questo deve il suo nome alle parole latine mons
(monte) e ilex (leccio), Monte dei lecci.
Una volta era racchiuso da mura che oggi non
sono più visibili; conserva, però, una possente
fortezza che ci consente di capire come fosse
organizzata la struttura difensiva della cittadina verso la fine del Medioevo.
Camilla
Le “teen-ager”
del nostro
pellegrinaggio
Ultima tappa del nostro pellegrinaggio è
stata la visita al Santuario della Verna, situato su un monte ricco di faggi e di abeti.
Su questo monte, citato anche da Dante
nella Divina Commedia dove dice: ”Non
vi è monte più santo al mondo”, salì nel 1213
San Francesco d’Assisi per incontrare la
gente e parlar loro dell’amore di Dio.
Proprio alla Verna San Francesco ricevette le stimmate ed ebbe a dire: “Tanto è quel
bene ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto.”
Fanno parte di questo monastero la Basilica, il Corridoio delle stimmate, l’Oratorio di Sant’Antonio, numerose cappelle ed
un museo in cui è conservato il saio di San
Francesco; una veste di lana grigia indossata dal Santo Poverello il 14 ed il 15 settembre del 1224 quando ricevette le
stimmate.
L’interno della Basilica è ad una sola navata, suddivisa in due campate chiuse da
volte, la navata ospita otto cappellette laterali e in fondo il presbiterio coperto da
una cupola. Qui sono conservati due magnifici gruppi scultorei in terracotta opera di Andrea della Robbia, che rappresentano l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele e la Natività.
Visitare questo posto è stato come immergersi nel mistero e ricevere un po’ della
luce di Dio.
Un’ultima importante annotazione: il pellegrinaggio è stato perfetto anche dal punto di vista organizzativo: confortevole l’albergo che ci ha ospitato, ottimi i ristoranti dove abbiamo mangiato, preparatissime le guide che ci hanno aiutato a comprendere meglio la bellezza dei luoghi
visitati.
Un grazie sentito a chi ha cura di organizzare questi percorsi per la nostra comunità.
Se proprio lo vogliamo trovare un unico
neo è stato il brutto tempo che non ci ha
permesso di “gustare appieno” la bellezza delle verdi colline toscane.
Londra 2008
dolescenti
A
Mercoledì 2 gennaio, ore 5:00: il gruppo di ventuno partecipanti, guidati da Don Davide, Cinzia e Italo, era diretto verso
l’aeroporto di Orio al Serio, dove, in poco più di novanta minuti, un volo li avrebbe catapultati in una delle più belle ed affascinanti capitali d’Europa: Londra.
L’emozione era tanta, sia per chi avrebbe visto per la prima volta
questa città, sia per chi saliva per la prima volta su un aereo.
Qualcuno di noi è riuscito ad animare persino il volo, alquanto
mattutino (partenza effettiva ore 06:40!!!), conciliando un risveglio piuttosto allegro. Il primo impatto con la grande Londra
non è stato dei migliori: ci siamo imbattuti in una delle poche
inefficienze dei trasporti britannici, la quale ci ha provocato un
piccolo ritardo, che però non è riuscito affatto a sconvolgere i
piani della giornata… anzi ci ha permesso di prendere confidenza con la città e di allenarci un poco con il nostro (un po’
arrugginito) inglese. E da quel momento nessuno ci ha fermato più: ben quattro giorni a scorazzare e ad ammirare le
bellezze della città. Dalla classica (e piuttosto “fredda”)
passeggiata lungo le rive del Tamigi alla spettacolare
London Eye; il tower bridge, la Tower of London ed
il Tower Hill. Poi ancora la frenetica City, motore
economico e finanziario del pianeta, l’imponente
St. Paul Cathedral, Buckingam Palace, le Houses
of Parliament con annesso Big Ben. Dalla
Westminster Abbey fino ai giganteschi parchi inglesi: St James e Hide Park, per finire con la National
Gallery, tra le più autorevoli gallerie d’arte d’Europa
e del mondo. Non sono mancate nemmeno le esperienze nella vita “notturna” londinese, con una passeggiata a
Piccadilly Circus e con una birretta in un tipico pub inglese
per i più grandicelli. E come potevamo lasciarci sfuggire i caratteristici e multietnici mercatini di Camden Town ed i più
tradizionali di Portobello. Venerdì mattina un momento di preghiera e raccoglimento ci ha fatto riflettere, grazie alla celebrazione della S. Messa che Don Davide ha tenuto presso una delle poche chiese cattoliche della città, “Our lady of Victories”.
Nella frenesia, nel frastuono, nell’eccitazione che una città cosmopolita, multietnica, nonché globale come Londra provoca,
è facile distrarsi, lasciarsi prendere dall’entusiasmo dell’onnipotenza che fa cavalcare l’onda dei mille stimoli che una città
come questa ti può dare. Si tratta di un’opportunità grandissima, che però rischia di essere ridicolizzata e banalizzata se ci si
abbandona all’isolamento nel proprio ego, pensando di poter e
dover fare tutto da soli, pensando che il nostro prossimo sia
solo una portata di contorno, che serve solo a nostra necessità.
Bene, soprattutto in una metropoli come Londra con questo
atteggiamento si può vivere per poco: l’uomo ed il suo prossimo sono “animali sociali” e se perdono il contatto con l’alterità
cadono in un tunnel, rapiti dal capitalismo, dall’opportunismo,
dal silenzio, ma soprattutto dal mancato ascolto di se stessi e
degli altri che pervade ogni angolo del mondo, anche Londra.
In questa magnifica città abbiamo avuto la fortuna di incantarci davanti all’imponenza delle strutture, amalgamate tra
l’antico ed il moderno, in quel melting pot caratterizzante
pure le persone che animano la città. Ma prima di tutto la
gita a Londra è stata un’opportunità di crescita, che ci ha
aiutato ad imparare che non siamo soli, non siamo il centro dell’universo; ma nello stesso tempo è difficile riuscire
a coordinare e coordinarci in relazione ad un gruppo di
persone, così come è difficile saper ringraziare chi ci permette e ci offre l’opportunità di sperimentare, di sbagliare
e di accorgerci di aver commesso degli errori. Beh, credo
che sia questa la sfida che Londra ci ha lanciato, da vincere
anche e soprattutto una volta tornati (devo dire con un po’
di amarezza, ma anche di felicità) alle Ghiaie di Bonate.
Cinzia
• 12 •
Percorso di Quaresima
e Via Crucis del
Venerdì Santo
Lasciato alle spalle il periodo di fermo per le vacanze di Natale, rieccoci, in questo nuovo anno,
pronti a proseguire nei settimanali incontri di catechesi rivolti al gruppo di ragazzi adolescenti e
giovani della nostra comunità.
Attualmente, il percorso degli adolescenti e dei
giovani è stato temporaneamente unificato e, di
conseguenza, i due gruppi sono stati riuniti.
Inoltre, con gennaio, ai ragazzi di terza media
(che sino a dicembre 2007 sono stati impegnati
in un percorso di post-cresima), abbiamo voluto
riconoscere il segno del passaggio all’età adolescenziale, aggregandoli al gruppo adolescenti giovani. Insieme, dunque, in occasione del periodo di Quaresima.
Gli incontri del giovedì sera presso il Laboratorio Liturgico del nostro Centro Parrocchiale, sono
volti al fare esperienza del silenzio ed all’approfondimento dell’importanza della meditazione.
Il silenzio, l’ascolto e la meditazione sono condizioni spirituali in cui può nascere il desiderio,
il bisogno e la gioia di pregare. Esse possono determinare, infatti, un clima di distacco da ogni
calcolo umano, da ogni ansia per il futuro e dagli aspetti materiali del mondo in cui viviamo.
Nella meditazione può essere espressa la preghiera: il pregare non vuol dire soltanto “dire le
preghiere”; la preghiera è anche un dialogare con
Dio, un dire cose semplici, un trasmettere il proprio stato d’animo, le proprie preoccupazioni,
le proprie speranze…
La fatica nel condividere tutti assieme questi
momenti, è anche un modo di imparare a fare
gruppo e a stare in gruppo.
Al gruppo adolescenti e giovani, anche quest’anno, è stato chiesto l’impegno a preparare e ad essere i protagonisti nella Via
Crucis, nella sera del Venerdì Santo.
La Croce verrà portata per sei stazioni, lungo le vie del nostro
paese; ad ogni stazione verrà letta la Passione secondo Giovanni, seguita da una riflessione e da un canto.
Non è certo per un gesto folkloristico che è stato chiesto ai ragazzi di essere i protagonisti, assieme alla Croce, nella Via Crucis;
con il loro coinvolgimento l’intento è quello di farli ulteriormente riflettere sull’importanza del “Cammino della Croce”.
Il mistero della Passione, della Morte e della Resurrezione di
Gesù Cristo riguarda l’intera storia umana; guardando la Passione di Cristo, noi possiamo capire la storia degli uomini, una
storia nella quale i buoni vengono umiliati, i miti vengono aggrediti, gli onesti vengono calpestati e i puri di cuore vengono
beffardamente derisi.
Ognuno di noi, dunque, è personalmente chiamato a meditare
su cosa significa “tornare al Padre”.
Il cammino della Croce ci aiuta a capire il dramma della storia
e a noi credenti ci assicura che l’ultimo giorno non è il Venerdì
Santo: l’ultimo giorno è la Pasqua.
E la Pasqua è la vittoria del bene sul male e dell’amore sull’odio.
Il nostro augurio è che i ragazzi possano interpretare appieno
il significato di questa loro esperienza.
Cinzia
• 13 •
Scuola dell’Infanzia
BAMBIN GESÙ
La storia…
continua
Avevamo lasciato le cose in sospeso, ma la storia continua…
Mi riferisco alla storia di ogni bambino, ma anche alla
storia che accompagna il “cammino” della nostra scuola: “Pinocchio”.
La figura magica del grillo narrante ha fatto spazio a
quella del burattino di legno.
I bambini l’hanno incontrato in un ciocco di legno che rotola per le vie del paese, l’hanno visto mentre Geppetto lo costruiva, sentito piangere quando si è
bruciato i piedi, lamentarsi in preda alla fame, l’hanno ammirato
nel suo vestito di carta fiorita,
sentito fare promesse e subito dopo percorrere la lunga
strada che porta al Gran
Teatro di Mangiafuoco…
Tanti i modi di essere in
poche pagine…
tanti i modi di
scoprire dei nostri
bambini.
L’”occhio” è andato su
Mastro Ciliegia,
Geppetto e la sua
casa, Mangia-
fuoco, il suo teatro e i suoi burattini. Per i bambini, partendo proprio dai personaggi che abitano “Pinocchio”,
è iniziato il lungo percorso della scoperta delle differenze fisiche, per cogliere come anche noi siamo diversi.
Abbiamo incontrato tanti volti, tante espressioni, tante
emozioni… la paura, la gioia, la tristezza, la rabbia che
nasce dentro la pancia, l’essere fieri perché si è in grado di fare da soli, la gelosia…
Tutti sentiamo qualcosa, dentro… così
i bambini.
L’educarci a riconoscere ciò che
proviamo, a dargli un nome, a
raccontarci quando è successo
che siamo stati felici, quando
è accaduto che nella pancia
avevamo come un fuoco
che poi è uscito, a dirci
quando proviamo gelosia
o… ecco, tutto questo ci ha
permesso di crescere ancora un pochino, ma non finisce qui… la storia continua.
Patrizia
Conforti
UN LIBRO DA GUSTARE
Questo è il titolo di un progetto nel quale sono stati coinvolti i bambini dell’ultimo anno della Scuola dell’Infanzia Bambin Gesù di Ghiaie.
Il progetto, organizzato dalla Biblioteca Don Milani e finanziato dall’Amministrazione Comunale, si sta svolgendo a cura dell’insegnante ed animatrice culturale Monica Mainardi, presso la Biblioteca Parrocchiale di
Ghiaie, nelle mattine di 2 lunedì al mese, da febbraio ad aprile, ed ha l’obiettivo di educare alla consapevolezza delle percezioni sensoriali. Incentrati sul tema del libro, della favola e della filastrocca, gli incontri comprendono attività ludiche e creative: facendo leva sul gioco, l’attività contribuisce a sviluppare nei bambini la
consapevolezza delle percezioni sensoriali, propone una prima educazione all’igiene e stimola fin dalla più
tenera età la passione per i libri. Durante gli incontri i bambini sono dapprima invitati e guidati, mediante il
gioco, ad osservare, ascoltare, toccare, annusare e gustare; quindi realizzano, con l’aiuto dell’animatrice e
dell’insegnante, piccoli racconti che coinvolgano i cinque sensi.
Il materiale prodotto dai bimbi durante gli incontri viene poi consegnato alle famiglie, con l’invito a continuare il gioco a casa, al fine di coinvolgere nella lettura mamma e papà.
• 14 •
Gli anziani e
la comunità cristiana
Si guarda alla vecchiaia come ad un mondo a parte, lontano. E poi senza
quasi accorgersene ci arriviamo anche noi.
Ci si accorge della propria vecchiaia quasi per caso, costretti dalla stanchezza che arriva più facilmente, dai disturbi che non mancano mai, dalla
rinuncia che si è costretti a fare di tante cose, dall’addio che si dà a tante
persone care compagne di una vita, da quella nebbiolina dello sguardo che
distacca e allontana un po’ da tutto, da quella malinconia e quella solitudine che si insinuano più frequentemente nell’anima, dal pensiero della morte che quasi ogni giorno viene a visitarci.
Solitamente questa nostra “società moderna” ha uno sguardo molto miope
nei confronti dell’anziano, uno sguardo riduttore che non prende in conto
la persona nel suo insieme, ma considera gli anziani di volta in volta persone ammalate, persone che sono un peso sociale, persone che hanno avuto il
loro tempo e ora possono stare a guardare.
I ritmi di vita, sempre così frenetici, li fanno sentire tagliati fuori dalla vita
dei figli, dei nipoti, della comunità.
Si corre sempre, si ha fretta e la persona anziana sente questa impazienza
tutte le volte che fa difficoltà a scendere dall’autobus o ad attraversare la
strada. I nipoti hanno sempre meno tempo da dedicare ai nonni, li considerano brontoloni.
Eppure l’anziano si sente saggio, pensa sia giusto avere ancora un posto tra
i vivi, di poter ancora discorrere con loro.
È possibile avere un altro sguardo sugli anziani.
Uno sguardo che non richiuda l’anziano in un campo chiuso, che accolga la
persona anziana per come è e la consideri anzitutto nella sua vocazione
umana fondamentale di persona.
Uno sguardo che si ponga dal punto di vista dell’altro.
Uno sguardo di coscienza nel quale l’anziano è trattato secondo la regola
d’oro dei rapporti umani. Uno sguardo che corrisponda ad una presa di
coscienza etica e spirituale e ci costringa a riconsiderare il sistema di valori
e di scelte della nostra società.
La considerazione degli anziani non è un altro problema che si aggiunge ai
tanti che già abbiamo.
È un angolo di visuale dal quale considerare la nostra civiltà.
E noi cristiani non possiamo mancare: noi che custodiamo, con la nostra
fede, la dignità della persona umana nel nome del Signore.
Sono sempre di più gli anziani che ormai abitano soli, e di questi molti sono
anche nella condizione di ammalati.
La comunità cristiana ha il dovere di cercare di vincere questo isolamento
per rendersi vicina e presente.
Per questo è stato significativo, al di là di quanto già compia il parroco, che
la comunità cristiana abbia provato a farsi segno di solidarietà per tutte
queste persone in occasione del pranzo di Natale organizzato presso il nostro Centro Parrocchiale.
Non si è trattato di un atto generoso di accondiscendenza, ma di un valore
morale di per sé, di una necessità vitale per l’intera comunità.
Non si è trattato di occuparsi dei “poveri” anziani, di far loro la visitina
consolatoria e di portare il pacchettino di Natale; è stato il disporsi ad un
incontro, ad una relazione che ci ha arricchiti reciprocamente.
Quanto è stato attuato non lo si è fatto solo per dare consolazione, né per
svolgere un compito pastorale, ma si è trattato del riconoscimento della
persona anziana in quanto persona, si è vissuto un incontro nel tentativo di
realizzare quella Chiesa che è, nel concreto delle relazioni, una comunità di
fratelli e sorelle che camminano insieme nella vita e nella fede. Grazie a
tutti quelli che, membri della comunità cristiana, si sono adoperati per la
buona organizzazione di questo evento, comprendendone appieno il valore e la logica; ma grazie soprattutto agli otre cinquanta anziani che, accettando l’invito, hanno dimostrato di sentirsi parte della comunità e hanno
voluto coinvolgerci nelle loro situazioni.
• 15 •
Cammino di Quaresima
dei Ragazzi
Dal Vangelo secondo Luca:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Siate misericordiosi, come è
misericordioso il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui
misurate, sarà misurato a voi in cambio”.
Il percorso quaresimale ’08 per i ragazzi, iniziato con il mercoledì
delle ceneri, il giorno 6 febbraio, prevede i seguenti impegni:
- un momento di preghiera le mattine da lunedì a venerdì, dalle ore
8 alle ore 8,15, presso il laboratorio liturgico del centro parrocchiale,
- la partecipazione alla S. Messa delle ore 17 nei venerdì di quaresima,
- un percorso comune a tutti i ragazzi, nei cinque sabati di quaresima, prima degli incontri di catechesi,
- la consegna, al termine delle cinque liturgie domenicali di quaresima, di
alcuni “oggetti”, inerenti al cammino proposto, unitamente ad un invito, diverso per ogni settimana, di una rinuncia o di un piccolo sacrificio per poter
così fare un’opera di carità e di offerta a qualcuno bisognoso.
Nello specifico, il cammino di quaresima che i ragazzi vivono poco prima
degli incontri di catechesi ha come titolo “Un Rabbi’ che amava i banchetti”
in quanto è incentrato sulla lettura di diversi “racconti” che illustrano sempre
momenti ed episodi di vita di un “Rabbì” che si intrattiene a tavola.
Nel primo incontro è stato mostrato, ai ragazzi, un “antico rotolo” dal quale appunto vengono letti diversi racconti: durante la lettura dinanzi ai loro occhi
si srotola una lunghissima pergamena che non è solo scritta ma è anche
colorata di bellissime illustrazioni.
Prima di iniziare a leggere quanto riportato sul rotolo è stata raccontata
l’affascinante e intricata storia collegata alla scoperta dei documenti,
quali importanti tesori spirituali e materiali di Qumran.
In breve si è spiegato loro che nel 1947,
grazie al lancio di un sasso
• 16 •
Un Rabbì che amava i banchetti
in una grotta di Khirbet Qumran nel deserto di
Giuda, da parte di un ragazzo pastore di una tribù di beduini, si scoprirono in uno dei luoghi più
inospitali del mondo, presso il Mar Morto, alcune anfore di argilla contenenti pergamene arrotolate scritte in ebraico.
Le ricerche e gli scavi archeologici continuarono
fino al 1956 e ci fu il rinvenimento, nel totale di
undici grotte, di circa 800 manoscritti: si era aperta una finestra su un mistero che da duemila anni
attendeva di essere svelato.
I documenti collocati in un periodo che va dal 150
a.C. fino al 70 d.C. circa, costituivano la “biblioteca” di un popolo eremita (gli Esseni a cui apparteneva probabilmente il Battista) vissuto in questa parte del deserto di Giuda.
Intorno al 70 d.C. giunsero le legioni di Tito e, con
l’occupazione dei Romani, questo gruppo di eremiti scomparve, inghiottito dalla polvere del tempo.
La loro importanza è grandissima sia per l’analisi testuale (manoscritti biblici) sia per la conoscenza del pensiero religioso ai tempi di Gesù, sia per
il possibile influsso sulla Chiesa primitiva.
Proseguendo ogni sabato con la lettura dei vari
racconti, i ragazzi condividono con i protagonisti
delle storie, i gesti e le parole semplici dello stare
a tavola, del vivere la comunione, del legarsi con
il proprio prossimo: intorno alla mensa comune
si vivono momenti di crescita, di solidarietà, di
fraternità e di amicizia.
Il sedersi insieme intorno alla medesima tavola
ci richiama alla memoria i gesti che testimoniano
l’unità di ogni famiglia: quando per il pasto si vive
l’amore che rimette insieme, la gratuità del servizio, la gioia di avere tante cose in comune, la bontà del cibo consumato e condiviso con gli altri.
Il cuore di chi ha fede vede e crede che tutto questo è il concretizzarsi della “comunione”, vero
pasto quotidiano, condivisione di preoccupazioni e gioie, apertura all’ospitalità e al servizio, preghiera fatta insieme.
E’ quello che si canta con un inno eucaristico: “dov’è carità e amore lì c’è Dio”.
I nostri ragazzi e noi vivremo l’adempiersi totale
di questa “comunione” nella celebrazione del giovedì santo, quando Gesù, il Figlio di Dio Padre,
ponendo la vita a servizio dei fratelli che lo uccidono, rivela loro che sono figli infinitamente amati
dal Padre.
Noi siamo chiamati, grazie alla forza dello Spirito
Santo, a fare “memoria di Gesù”, cioè a fare eucarestia quando regaliamo agli altri un po’ della nostra vita e accettiamo in regalo la loro, incamminati insieme verso il banchetto del regno dei cieli.
Savina
• 17 •
Attività Oratoriali - Biblioteca - Gruppo Animazione
Centro Parrocchiale
Aiuto all’“aiuto compiti”
Nel precedente bollettino abbiamo dato alcune informazioni sul servizio di aiuto compiti, offerto dalla Biblioteca Parrocchiale, già
da alcuni anni, ai ragazzi delle elementari e
delle medie che incontrano particolari difficoltà nello svolgimento dei compiti.
Dopo questi primi mesi di attività possiamo tracciare un bilancio dell’attività svolta.
Nell’analisi ci soffermeremo primariamente su
due aspetti:
- sul tipo di aiuto fornito,
- sulle situazioni particolari emerse.
Riferendoci in particolare agli alunni dei primi
anni della Scuola Primaria (ex elementari).
Ci soffermeremo quindi sui più piccoli.
L’aiuto compiti per gli alunni delle elementari
viene svolto per 4 giorni alla settimana dal martedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 18.00-18.30.
Il gruppo di volontari a loro dedicati è attualmente composto da 5 persone, disponibili a turni tali da rendere compatibile il loro volontariato con la normale vita lavorativa e familiare.
Da una affluenza iniziale di 3-4 alunni, negli ultimi tempi si è arrivati a circa 8-9 alunni, anche se
non sempre tutti presenti contemporaneamente.
In questo gruppo di 8-9 alunni ritroviamo ben 5
nazionalità diverse (dall’estremo oriente sino al
continente africano, passando per l’est europeo)
e di diversa religione; così come diverse sono le
culture, gli usi, le tradizioni, il tessuto sociale, i
rapporti in famiglia.
In questo contesto, alle normali difficoltà di qualsiasi alunno, si aggiungono ulteriori complicazioni: laddove l’alunno riesce a cavarsela nell’esprimersi in italiano, incontra invece seri ostacoli nella scrittura; i genitori non sempre hanno
piena dimestichezza con la lingua; non sempre,
anche tra i bambini, il rapporto tra sessi diversi è
paritario.
D’altra parte è oramai noto che, la presenza sempre maggiore di stranieri e in particolare extracomunitari nel territorio, con la loro difficoltà
d’integrazione e il loro inserimento nel tessuto
sociale esistente, rendono urgente la necessità di
programmare e sviluppare interventi in loro sostegno.
La diversità culturale e spesso la non agiatezza
economica risultano sovente, per i bambini, un
ostacolo insormontabile per un inserimento positivo nel nuovo contesto culturale.
Non è ovviamente compito e nemmeno ambizione della Biblioteca Parrocchiale occuparsi di tutte le problematiche, né tanto meno pensare di risolverle.
E’ fuor di dubbio però che l’esistenza di queste
complessità ci obbliga a profondere un impegno
massimo in un qualcosa che va ben al di là del
mero obiettivo dell’aiuto compiti.
Si fornisce così un supporto specifico dedicato al
singolo alunno tendente non solo al superamento delle difficoltà scolastiche, ma anche sussidia• 18 •
rio di tanti altri
aspetti legati alla persona e alla famiglia.
I volontari attraverso
la loro costante presenza e con un comportamento coerente, a volte severo e
fermo nei confronti degli alunni cercano di colmare al meglio le lacune e di favorire l’inserimento e la socializzazione.
A fronte delle considerazioni analizzate, risulta
chiaro che lo sforzo richiesto per seguire al meglio l’attività di aiuto compiti, difficilmente può
essere sopportato esclusivamente dai 5 volontari (meglio sarebbe dire 5 volontarie), coadiuvate
ogni tanto da un outsider (il Parroco).
Un primo sostanzioso aiuto ci è stato fornito dall’Amministrazione Comunale che, tramite i Servizi Sociali, ci ha dato la disponibilità, dal mese
di gennaio, di un educatore, Andrea, presente
tutti e quattro i giorni settimanali di servizio di
aiuto compiti.
Di sicuro queste realtà richiedono maggiori energie ed in tal senso sono ben accolte nuove forze,
anche solo per un giorno a settimana; nuove forme, nuove idee o suggerimenti.
Siamo consapevoli che i grandi risultati non si
potranno apprezzare nel breve periodo.
Il fatto che il numero dei frequentanti aumenti, e
che nessuno si sia “ritirato”, ci incoraggia a proseguire su questa strada.
Per noi è già importante sapere di fornire un supporto ed un aiuto validi; i genitori mandano i
loro figli al Centro Parrocchiale sapendo di potere fare affidamento su qualcuno che li ascolta,
li segue e li aiuta nel loro percorso scolastico.
Siamo in una Parrocchia e lo stile che ci caratterizza è quello dell’attenzione e dell’accoglienza.
Accade così che, in modo del tutto naturale, bambini di altre religioni frequentino l’aiuto compiti, il CRE, le attività ricreative e giochino a calcio
con quelli che frequentano il catechismo, senza
alcuna forma di pregiudizio.
Permettetemi, in ultimo, un personale ringraziamento ai volontari, all’educatore incaricato dai
Servizi Sociali ed alla sua delicatezza d’intervento, agli adolescenti che si occupano dell’aiuto
compiti per i ragazzi delle Medie, “trascurati”
in questo articolo, ma preziosi per la loro opera,
nonché alle insegnanti della scuola elementare,
pronte a segnalare le situazioni necessarie di attenzione ed a indirizzare i genitori a mandare i
loro figli all’aiuto compiti.
Nell’auspicio che qualcuno possa aggiungersi al
“Gruppo Biblioteca”, è piacere, a nome di tutti i
volontari, porgervi i migliori auguri di Buona
Pasqua.
Italo Colleoni
Carnevale 2008
La famiglia
È arrivato quasi a sorpresa il Carnevale…
con i suoi mille colori ed il suo carico di allegria!
La sfilata di Carnevale del 27 gennaio ha visto come
protagonista “La Famiglia”.
Come al solito il clima dei preparativi è sempre piuttosto elettrizzato.
La preparazione dei costumi e l’allestimento dei carri… e finalmente domenica l’euforia era alle stelle, tanto che è quasi
riduttivo descrivere l’insieme di colori, di voci e suoni che
hanno rallegrato l’intero pomeriggio e il paese, reso speciale soprattutto dall’incontro di maschere di ogni età.
La scelta del tema di quest’anno è stato quello della Famiglia per
rimanere legati, anche se in modo giocoso, al tema pastorale di quest’anno.
Così accanto agli Adams, abbiamo visto sfilare Olivia e Braccio di
Ferro, Minny e Topolino e una “Sacra Famiglia” d’eccezione.
Dopo un momento di allegria anche per i palati ed i pancini,
ci sono stati balletti e giochi presso il Centro Parrocchiale.
La sfilata di Carnevale, seppur faticosa per chi ha il
compito di organizzare, è sempre di grande impatto
sui bambini, in particolare per i più piccoli e costituisce un momento per stare insieme in allegria sempre nella condivisione e nell’attenzione… grazie a
chi ha contribuito a rendere bello e colorato anche
questo momento.
• 19 •
RENDICONTO AMMINISTRATIVO
ANNO 2007
Eccoci, come ogni anno, alla pubblicazione del Rendiconto Amministrativo, il quale fornisce in maniera numerica il quadro di quello che in Parrocchia si attua in
termini di progetti, di attività, e che è anche il resoconto
dei costi che una Parrocchia deve sostenere per tenersi
in vita. Abbiamo cercato, nelle voci presentate, di fornire
un quadro il più possibile chiaro ed esaustivo, dettagliando, laddove necessario con le specifiche qui di seguito
riportate.
IN MERITO ALLE USCITE:
nelle Attività Parrocchiali abbiamo fatto confluire le voci
relative alle spese per: Bollettino parrocchiale, abbonamenti riviste, organizzazione Festa della Comunità.
Mentre in Riqualificazione area esterna è indicata la
somma con la quale abbiamo ultimato il pagamento dei
lavori per la riqualificazione dell’area esterna del Centro
Parrocchiale e del Sagrato.
IN MERITO ALLE PARTITE DI GIRO: ed in particolare per i GESTI DI CARITA’ specifichiamo che sono stati
destinati:
€ 27.000,00 a sostegno progetto Sud Sudan.
€ 4.500,00 a gesti d’attenzione verso realtà diocesane
(Caritas, suore di clausura, ecc.)
€ 2.900,00 a gesti d’attenzione verso realtà Parrocchiali.
€ 20.000,00 ancora da destinarsi.
USCITE
Manutenzione ordinaria
Assicurazioni
Imposte e Tasse
Remunerazioni Professionali
Collaboratori per S. Messe
Spese generali e amministrative
Spese ordinarie di culto
Spese elettricità, acqua, riscaldamento, telefono
Spese per cereria e cancelleria Santella
Spese e oneri bancari/postali
Attività Pastorali
Attività Parrocchiali
Attività Oratoriali
Tributi verso la Curia
Manutenzioni straordinarie
Manutenzioni straordinarie
Interessi passivi su Mutuo
Riqualificazione area esterna
3.714,12
3.707,50
497,00
450,00
450,00
44.402,99
12.512,51
20.598,54
10.984,09
307,85
27.804,16
19.402,98
8.401,18
26.328,00
211.202,64
16.750,00
12.285,41
182.167,23
TOTALE USCITE
318.106,41
DEBITI: MUTUI PASSIVI (Capitale da rimborsare)
193.646,05
DEPOSITI FIDUCIARI VERSO PRIVATI
(Raccolti per la ristrutturazione dell’oratorio)
51.645,91
PARTITE DI GIRO (entrate che giungono in Parrocchia per precise destinazioni e che escono per tali finalità)
SEMINARIO
ENTRATE
1.000,00
USCITE
1.000,00
UNIVERSITA’ CATTOLICA
ENTRATE
200,00
USCITE
200,00
COLLETTA GLOBALE
ENTRATE
160,00
USCITE
160,00
GIORNATA CARITA’ DEL PAPA
ENTRATE
200,00
USCITE
200,00
MISSIONI DIOCESANE
ENTRATE
1.000,00
USCITE
1.000,00
GESTI DI CARITA’
ENTRATE
54.400,00
USCITE
34.400,00
• 20 •
IN MERITO ALLE ENTRATE:
Nelle Offerte straordinarie per Centro parrocchiale abbiamo fatto confluire: le offerte annuali, le offerte provenienti
dalle buste mensili, dalle iniziative parrocchiali e gli introiti
della cancelleria e cereria.
La somma indicata in Attività parrocchiali è costituita dalle
entrate della Festa della Comunità e dalle prime offerte raccolte per l’acquisto della Campana.
A tal proposito specifichiamo che il costo della campana, di
€ 10.800,00, è stato interamente coperto dalle donazioni pervenute in parrocchia in modo specifico per questa iniziativa.
Nella voce: Offerte Santella sono indicate le offerte libere dei
fedeli in visita alla cappelletta, per le quali è doveroso specificare che vengono tutte destinate a gesti di carità.
Il Rendiconto Amministrativo
fornisce, in termini di numeri e conti, il quadro di quello che in Parrocchia si attua: i progetti, le attività;
è il resoconto dei costi
che la Comunità sostiene
per essere vitale e propositiva.
Non dimentichiamo, però,
che il Rendiconto Amministrativo dice anche della generosità e solidarietà dei
tanti che contribuiscono con le loro offerte a sostenere tutte le iniziative della Parrocchia.
A loro va un grazie sincero.
ENTRATE
Rendite finanziarie
311,06
311,06
Interessi depositi bancari
Offerte
181.822,95
Offerte domenicali, feriali, S. Messe
38.356,67
Offerte celebrazione sacramenti
5.295,00
Offerte Santella
5.792,00
Offerte cereria, cancelleria Santella
15.385,12
116.994,16
Offerte straordinarie per centro parrocchiale
Contributi
68.103,91
Contributi Comune Bonate Sopra
34.100,00
Contributi da Enti Diocesani
34.003,91
Attività Pastorali
46.866,07
Attività Parrocchiali
33.535,00
Attività Oratoriali
9.089,70
Avanzo Pellegrinaggi
4.241,37
TOTALE ENTRATE
297.103,99
Disavanzo di Esercizio
21.002,42
TOTALE A PAREGGIO
318.106,41
Disponibilità al 31/12/2007 Cassa
Disponibilità al 31/12/2007 Banca
Credito Verso Scuola Materna
17,23
68.989,12
20.000,00
Sarà possibile, laddove se ne avvertisse la necessità, avere
ulteriori chiarimenti e delucidazioni direttamente in parrocchia.
• 21 •
Per noi nessun uomo
è troppo misero per non essere
l’immagine di Dio.
(Madre Teresa di Calcutta)
Questo lo spirito della carità cristiana: riconoscere nell’altro il volto di Dio, accorgersi
dell’altro e non lasciarlo solo.
Un mendico accoccolato a terra che chiede l’elemosina.
Proviamo a immaginare di sederci a terra accanto a lui, avremmo modo di vedere le
cose da un altro punto di vista. Un muro di gambe che scorre inarrestabile, un sottofondo
continuo di passi sempre uguale a se stesso, è quasi alienante... poi all’improvviso, un
rumore diverso e un viso sorridente che spunta... è la carità cristiana. Vi assicuriamo
che fa tantissimo.
In occasione del 5º anno dall’inaugurazione del Centro Parrocchiale, occasione
che, lo ricorderete tutti, straordinariamente coincide con il 5º anno della scomparsa di Don Italo Duci, abbiamo commissionato ad un artista a noi già noto,
lo scultore Cividini, una statua in bronzo che verrà collocata all’ingresso del
Centro Parrocchiale.
BOZZETTO DELLA SCULTURA
Un gesto per rendere omaggio ad un uomo, ad un sacerdote, che a questa comunità ha dedicato, con attenzione continua e grande spirito di carità, la quasi totalità della sua esistenza. È stato a
servizio di questa comunità per 50 anni! Un pezzo di storia della nostra frazione in un momento non facile. A lui dobbiamo molto della costruzione del vecchio oratorio, sulle cui fondamenta abbiamo fatto nascere questo nuovo Centro Parrocchiale. La statua in bronzo, che abbiamo commissionato, alta circa 110 centimetri, non lo descrive fisicamente; essa
rappresenta un mendicante che molto dice, invece, della sua caratteristica e della sua opera all’interno di questa comunità. Il mendicante è l’espressione più alta della carità cristiana ed questo lo stile che ha contraddistinto la vita di Don Duci
e che dovrebbe caratterizzare anche il nostro modo di essere comunità.
È nostra intenzione collocare la scultura sul lato destro dei gradoni, in ingresso al Centro Parrocchiale, e verrà inaugurata
il 13 settembre durante la festa della Settimana della Comunità.
TOUR IN SICILIA • 1-8 giugno 2008
1º g. domenica - GHIAIE - LINATE - PALERMO
Ritrovo dei partecipanti verso le ore 18:00 e partenza, con
bus privato, per l’aeroporto di Milano - Linate. Arrivo all’aeroporto di Palermo per le ore 23:00’. Con pullman privato
trasferimento in hotel e pernottamento.
2º g. lunedì - PALERMO
In mattinata visita a Palermo. Quindi sistemazione in hotel e
pranzo. Nel pomeriggio visita di Monreale. Cena e pernottamento in hotel.
3º g. martedì - PALERMO - SEGESTA - ERICE
SELINUNTE - AGRIGENTO
Al mattino partenza per Segesta e visita del maestoso tempio dorico. Proseguimento per Erice. Pranzo in ristorante.
Nel pomeriggio proseguimento per Selinunte e visita del
Parco Archeologico. Proseguimento per Agrigento. Sistemazione, cena e pernottamento in hotel.
4º g. mercoledì - AGRIGENTO - VALLE DEI TEMPLI
PIAZZA ARMERINA - CATANIA
Prima colazione in hotel. Al mattino visita guidata della Valle dei Templi. Rientro in hotel per il pranzo. Nel pomeriggio
trasferimento a Piazza Armerina. Arrivo in serata a Catania,
sistemazione, cena e pernottamento in hotel.
5º g. giovedì - CATANIA - NOTO - SIRACUSA
Prima colazione in hotel. Giornata dedicata alla visita di Noto,
splendida città barocco tutelata dall’Unesco e di Siracusa.
Pranzo in ristorante. Cena e pernottamento in hotel.
6º g. venerdì - SIRACUSA - CATANIA - TAORMINA
Prima colazione in hotel. Mattinata dedicata alla visita di Catania col suo splendido centro storico. Rientro in hotel per il
pranzo. Nel pomeriggio visita di Taormina. Rientro in hotel
per la cena ed il pernottamento.
7º g. sabato - TAORMINA
Pensione completa colazione in hotel. Giornata dedicata al relax
al mare.
8º g. domenica - TAORMINA - ACICASTELLO - ACITREZZA
ACIREALE - CATANIA - LINATE - GHIAIE
Prima colazione in hotel. Al mattino escursione per ammirare
i borghi marinari di Acicastello, Acitrezza e Acireale. Rientro
in hotel per il pranzo. nel pomeriggio trasferimento all’aeroporto di Catania e partenza per Milano Linate. Con bus riservato ritorno alle proprie sedi di partenza.
• 22 •
Noi ti lodiamo, Padre santo,
per la tua grandezza:
tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore.
A tua immagine hai formato l’uomo,
alle sue mani operose hai affidato l’universo
perché nell’obbedienza a te, suo creatore,
esercitasse il dominio su tutto il creato.
Battesimi
Scalpellini
Emanuele
13 Gennaio 2008
Pellegrini
Giorgia
13 Gennaio 2008
Pellegrini
Edoardo
13 Gennaio 2008
Egli (Gesù Cristo) è la tua parola vivente,
per mezzo di lui hai creato tutte le cose,
e hai mandato a noi salvatore e redentore,
fatto uomo per opera dello Spirito Santo
e nato dalla Vergine Maria.
Per compiere la tua volontà
e acquistarti un popolo santo,
egli stese le braccia sulla croce,
morendo distrusse la morte
e proclamò la risurrezione.
Donadoni Angela
Anni 84
31 Gennaio 2008
Crotti Giovanna
Anni 83
29 Febbraio 2008
SEQUENZA
Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
Buona Pasqua
Comunità Cristiana di Ghiaie - Periodico della comunità cristiana della Sacra Famiglia in Ghiaie di Bonate Sopra (Bg). Autorizzazione n. 8 rilasciata
dal Tribunale di Bergamo il 5.4.2003. Direttore responsabile: Maria Luisa Giovanzana. Proprietario: parrocchia della Sacra Famiglia, nella persona
del legale rappresentante Galbiati don Davide, con sede in via G. Bonzanni 7, Ghiaie di Bonate Sopra (Bg). Stampa: Tipografia dell’Isola s.n.c. Terno d’Isola (Bg). Anno 6 - Numero 1 - Marzo 2008
• 23 •
Calendario
Tempo di Pasqua
Sabato 15 Marzo
Ore 14.30
Domenica 16 Marzo
Domenica delle Palme
Ore 10.15 Benedizione ulivi c\o Chiesina e processione
Ore 10.30 S. Messa
Ore 15.00 Vespri c\o Chiesa parrocchiale
Lunedì 17 Marzo
Ore 20.30
Martedì 18 Marzo
Confessioni dalle 9.00 alle 12.00
dalle 15.00 alle 19.00
dalle 20.30 alle 22.00
Mercoledì 19 Marzo
Confessioni dalle 9.00 alle 12.00
dalle 15.00 alle 19.00
dalle 20.30 alle 22.00
Confessioni Ragazzi
Confessioni Vicariali giovani e adolescenti
Triduo Pasquale
Giovedì 20 Marzo
Ore 8.00
Ore 15.00
Ore 17.00
Ore 20.30
Ufficio delle letture c\o Chiesa parrocchiale
Confessioni
S. Messa per gli anziani
Cena del Signore
(lavanda dei piedi alle mamme )
Venerdì 21 Marzo
Ore 8.00
Ore 10.30
Ore 15.00
Ore 20.30
Ufficio delle letture c\o Centro Parrocchiale
Preghiera per i ragazzi c\o Centro Parrocchiale
Passione del Signore
Via Crucis per le vie del paese
Sabato 22 Marzo
Ore 8.00
Ore 10.30
Ore 20.30
Ufficio delle letture c\o Chiesa Parrocchiale
Preghiera per i ragazzi c\o Chiesa Parrocchiale
Veglia Pasquale
Domenica 23 Marzo
Domenica di Resurrezione
S. Messa ore 10.30 e benedizione delle uova
Lunedì 24 Marzo
Lunedì dell’Angelo
S. Messa ore 8.00
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GHIAI COMUNITA` CRISTIANA di GHIAIE