VoceVallesina
Rinnova il tuo
abbonamento a
Voce della Vallesina
della
Anno 61° - N. 9 settimanale della Diocesi di Jesi
www.vocedellavallesina.it
SAN GIUSEPPE: LA CAMINADA DEL 23 MARZO
DOMENICA 16 MARZO 2014
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
15 MARZO: IL BALLETTO DI LILIANA COSI A JESI
Domenica 23 marzo alle 9,30 prenderà il via la Caminada
de San Giuseppe. Un appuntamento che si rinnova da 35
anni per riscoprire i valori della solidarietà e dell’aiuto
reciproco. Nelle passate edizioni vi hanno preso parte oltre
duemila iscritti. Sono previsti premi anche per famiglie,
scolaresche e gruppi. Informazioni presso la Parrocchia di
San Giuseppe: tel. 333 2080973 dalle 18 alle 20.
Sabato 15 marzo alle 21 al teatro
Pergolesi si esibirà la Compagnia Balletto
Classico Liliana Cosi – Marinel Stefanescu
in “Risveglio dell’umanità”. L’artista Cosi
ha scritto un’autobiografia che racconta
un modo ‘altro’ di fare spettacolo e la
sua scoperta di Dio-Amore.
PAPA FRANCESCO IL MERCOLEDÌ DELLE CENERI SUGGERISCE GLI ATTEGGIAMENTI PER LA QUARESIMA
I nostri bambini sanno pregare?
In Piazza San Pietro la mattina del Mercoledì
delle Ceneri, il 5 marzo, il Santo Padre ha tenuto l’Udienza Generale con la partecipazione di trentamila fedeli e ha dedicato la catechesi del mercoledì delle Ceneri all’itinerario
quaresimale di quaranta giorni che conduce al
Triduo pasquale. «Nel tempo quaresimale - ha
ricordato Papa Francesco - la Chiesa ci rivolge
due importanti inviti: prendere più viva consapevolezza dell’opera redentrice di Cristo;
vivere con più impegno il proprio Battesimo».
«La consapevolezza delle meraviglie che il
Signore ha operato per la nostra salvezza dispone la nostra mente e il nostro cuore ad un
atteggiamento di gratitudine verso Dio - ha
detto il Papa aggiungendo che: “Vivere fino
in fondo il Battesimo (...) significa anche non
abituarci alle situazioni di degrado e di miseria che incontriamo camminando per le
strade delle nostre città e dei nostri paesi. C’è
il rischio di accettare passivamente certi comportamenti e di non stupirci di fronte alle tristi realtà che ci circondano. Ci abituiamo alla
violenza, come se fosse una notizia quotidiana
scontata, ci abituiamo a fratelli e sorelle che
dormono per strada, che non hanno un tetto
per ripararsi. Ci abituiamo ai profughi in cerca di libertà e dignità, che non vengono accolti come si dovrebbe. Ci abituiamo a vivere
in una società che pretende di fare a meno di
Dio, nella quale i genitori non insegnano più
ai figli a pregare né a farsi il segno della croce. Io vi domando - ha detto il Papa - i vostri
figli, i vostri bambini sanno farsi il segno della
croce? (...) Glielo avete insegnato? (...) Sanno
pregare il Padre Nostro? Sanno pregare la
Madonna con l’Ave Maria?».
«La Quaresima - ha spiegato il Santo Padre
- giunge a noi come tempo provvidenziale
per cambiare rotta, per recuperare la capacità di reagire di fronte alla realtà del male
che sempre ci sfida. La Quaresima va vissuta
come tempo di conversione, di rinnovamento personale e comunitario mediante l’avvicinamento a Dio e l’adesione fiduciosa al
Vangelo. In questo modo ci permette anche
di guardare con occhi nuovi ai fratelli e alle
loro necessità».
Nel ricordare che la Quaresima “è un momento favorevole per convertirsi all’amore verso
Dio e verso il prossimo; un amore che sappia
fare proprio l’atteggiamento di gratuità e di
misericordia del Signore, il quale ‘si è fatto povero per arricchirci della sua povertà’”, il Papa
ha invitato tutti a invocare “con particolare
fiducia la protezione e l’aiuto della Vergine
Maria: sia Lei, la prima credente in Cristo, ad
accompagnarci nei giorni di preghiera intensa
e di penitenza, per arrivare a celebrare, purificati e rinnovati nello spirito, il grande mistero
della Pasqua del suo Figlio”.
LA CRISI DELL’UCRAINA – CON LA PENISOLA DELLA CRIMEA – RISCHIA DI APRIRE UNA GUERRA FREDDA NEL COLMO DELLA CRISI ECONOMICA
L’Italia tra il martello del gas e l’incudine di un’Europa incerta
Non c’è bisogno di scomodare Cavour per ricordare quanto la Crimea, da secoli, sia stata al centro
di tanti interessi per tante nazioni.
Dominata dall’impero ottomano è
poi passata ai grandi interessi della
Russia o con l’aiuto della diplomazia
o con la forza delle armi e delle devastazioni per malattie e fame. Sta
di fatto che, grosso modo, dal ‘700
in poi la Crimea – che pure ha sempre vantato una teorica indipendenza politica, è stata sempre legata
all’Ucraina la quale, da secoli, ha
costituito, il territorio ideale della
Grande Russia zarista verso il sud,
Crimea compresa. E se è vero che
il mare è vita per ogni nazione, c’è
chi mi sa trovare per la Russia altro
sbocco a sud verso il mediterraneo
che non abbia la base nel territorio
della Crimea? Né è da dare la mini-
ma importanza alla concessione di
indipendenza, dopo l’ultima guerra,
da parte dell’Urss, a favore della
Crimea, in quanto ciò è da considerare come “un complimento” a seguito della fedeltà durante la guerra
e quale teorico premio ad una terra
più preziosa dell’oro per la difesa e
per l’offesa verso terzi.
Ora lo zar Putin - che gli abitanti
della Crimea siano in maggioranza
più o meno russofili ha nessuna importanza – invade la Crimea nascondendo le etichette dei suoi soldati e
delle sue autoblinde. Non ci riesce
con i carri armati che son troppo
noti come fabbricati in Russia. Invade in nome della difesa dell’autonomia della Crimea contro “il colpo di
Stato” avvenuto nella madre-patria
dell’ambita penisola per rovescia-
mento violento della vecchia gerarchia dell’Ucraina. È stato vero colpo
di Stato? Veramente la popolazione
ucraina vuole la sua totale indipendenza dalla Russia dopo secoli di dipendenza? Le terre dell’est ucraino
sono veramente antirusse? Veramente la disumana spietatezza verso
questa popolazione voluta da Stalin
pesa ancora su tutte queste popolazioni? Quanti interrogativi che non
lasciano la possibilità di una risposta
serena e, almeno entro certi limiti,
adeguata alla realtà del momento.
Vale poco, anzi vale niente, che al
vertice dell’Ucraina ora stia Tizio,
ora Caio: sono ombre effimere legate solo alla sorte dei grandi interessi
nazionali e mondiali. E la Russia –
inutile negarlo – ha in mano il manico del coltello perché potrebbe, nel
giro di pochi mesi, verso alcune na-
zioni europee, Italia compresa, e nel
giro di pochi giorni verso l’Ucraina,
costringere tutti attorno ad un tavolo per trattare in nome dell’infinita
ricchezza di gas di cui gode l’antica
potenza. Una ricchezza della quale
anche l’Italia ha un bisogno essenziale. Certo, prima di essere presi
per il collo, Europa e Italia hanno
alcune scappatoie guardando verso
il nord Europa e tenendo cari i paesi
dell’Africa mediterranea. Ma ormai,
in questo mondo che ci siamo costruiti, l’energia elettrica è quella
che ci permette sia di fare un caffè
al mattino sia di sfornare le più terribili armi che possano distruggere
il mondo. Per cui chi ha l’energia in
mano sotto diverse forme (petrolio,
gas, atomica ecc), ha in mano la
potenza, cioè detta l’ultima parola
nei contrasti. Non è cambiato pro-
prio niente dai tempi di Machiavelli
a oggi? Non è cambiato niente, ivi
compreso l’inganno nascosto delle
armi, la guerra in nome della pace.
Tra qualche giorno, così continuando
le cose, la Crimea sarà russa di fatto, con copertura giuridica di qualsiasi tipo. Come la metteremo con
l’Ucraina?
Proprio in contemporanea, per la
prima volta al mondo, un pullman
pieno di cardinali e, con essi, anche
papa Francesco, parte dal Vaticano
per raggiungere un’oasi di pace e
di preghiera a pochi chilometri da
Roma.
Quale contrasto! L’ultimo aggancio
di quella speranza che non dovrebbe
tramontare mai.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
2
v
oce
della
v
allesina
16 MARZO 2014
CULTURA E SOCIETÀ
“E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI”
15 MARZO:Staffolo e San Paolo celebrano l’anniversario di via Fani
L’Eucaristia, nel momento della Celebrazione e dell’Adorazione, continua l’incarnazione
del Verbo (Gesù) nella storia
di tutti i tempi. Già da questo punto di vista ci rendiamo conto del dono immenso
dell’Adorazione Perpetua. É
doveroso quindi, sottolineare
con amore e gratitudine questo secondo anniversario. Martedì 25 marzo, ci raduneremo,
insieme al Vescovo, presso il
Santuario della Madonna delle Grazie in
corso Matteotti, alle 18 per la solenne concelebrazione dove, al momento dell’offertorio verranno portati all’altare i volumi con
le firme dei turni di tutti gli Adoratori di
Sono Benedetta Tobagi, Silvia Giralucci e Ilaria
Moroni le ospiti che parleranno alle scuole della Vallesina sabato prossimo 15 marzo a Staffolo e San Paolo per la III edizione della giornata
organizzata dai due Comuni “Per non dimenticare. Ricordi e parole per non perdere il senso
della nostra storia”.
Non a caso per questa edizione è stato scelto il
titolo “La forza delle donne: storie di impegno
e passione per un’Italia Migliore”.
Nelle scorse edizioni la manifestazione aveva visto la presenza di Agnese Moro, Gherardo
Colombo, Manlio Milani e Miguel Gotor. Per un
modo particolare, rivolto alle nuove generazioni ma non solo, per ricordare la figura del
Adorazione: secondo anniversario
questo anno insieme ai “segni” che indicano
le diverse vocazioni. Al termine ricondurremo, in processione, l’Eucaristia alla Chiesa
dell’Adorazione per il “dare il via” al terzo
anno di Adorazione Perpetua.
La scelta del Santuario delle Grazie, intende
sottolineare che due sono i polmoni della
vita della Chiesa Diocesana: la “preghiera
silenziosa” incentrata attorno l’Eucaristia
presso la Chiesa dell’Adorazione, e la “preghiera comunitaria” incentrata attorno
a Maria, presso il Santuario delle Grazie.
Martedì 25, durante la celebrazione, verrà
presentato il programma della Commissione Pastorale Vocazionale, che prevede,
presso il Santuario delle Grazie, la recita del
Rosario, il lunedì, martedì, mercoledì e giovedì, per le diverse vocazioni, a cominciare
da quella della Famiglia.
Don Gianni Giuliani
Nelle foto di Candolfi, la celebrazione per
l’apertura solenne dell’Adorazione perpetua,
due anni fa.
AL VIA UN NUOVO ANNO DI SERVIZIO CIVILE IN CARITAS
Insieme per “Un bene più profondo”
Sono Chiara, Gaetano, Ivon e
Riccardo e sono i quattro nuovi civilisti che dallo scorso 3
febbraio hanno preso servizio
presso la Caritas Diocesana di
Jesi, nella sede operativa di via
San Giuseppe 27.
Il progetto avviato “Un bene
più profondo” è stato finanziato dal Ministero attraverso due bandi: il secondo, per
la prima volta, interamente
dedicato ai ragazzi stranieri
che mai prima d’ora a livello
nazionale avevano potuto prender parte al
Servizio Civile. Il progetto concepito per il
settore assistenza al disagio adulto mira a
far fare un’esperienza formativa importante
e contemporaneamente accrescere nuove
risorse umane nell’organico della Caritas.
Dal 2004 infatti la sede Jesina ha abbracciato l’esperienza del servizio civile nazionale
(secondo la legge n 64/2001) e nonostante
enormi tagli, valutazioni delle progettazioni
più severe e importanti ritardi nelle partenze, crede fermamente nello stesso Istituto e
cerca di offrire un’esperienza importante ai
giovani che si avvicinano alla realtà Caritas con la volontà di mettersi in gioco e di
spendersi in servizi rivolti a chi si trova in
difficoltà.
La selezione è stata dura, lo è ogni anno di
più, per i ragazzi ma anche per la stessa sede
che deve stare all’interno di una rigida normativa e vede di anno in anno aumentare
il numero delle domande che arrivano da
parte di ragazzi che, forse, non hanno molte
altre possibilità di lavoro/impegno civile in
questo momento storico così difficile.
La forza delle donne per L’Italia
sanpaolese Domenico Ricci, il carabiniere caposcorta di Aldo Moro caduto nell’agguato di via
Fani. Giornalista e scrittrice, Benedetta Tobagi
è la figli minore di Walter Tobagi, giornalista
del Corriere della Sera assassinato dalla “Brigata XXVIII Maggio” nel 1980. Le sue esperienze
e quelle di coloro che hanno condiviso quegli
anni sono condensate in due libri di successo:
“Come mi batte forte il cuore. Storia di mio padre” e “Una stella incoronata di buio. Storia di
una strage impunta”.
Silvia Giralucci è la figlia di Graziano Giralucci,
ucciso nel 1974 dalle Brigate Rosse nella sede
dell’MSI di Padova. Presidente dell’Associazione “Casa della memoria del Veneto”, nel 2011
ha dato alle stampe il libro “L’inferno sono gli
altri”, nel 2012 ha realizzato il lungometraggio
“Sfiorando il muro”.
Ilaria Moroni è la coordinatrice della “Rete degli Archivi per non dimenticare” ed è co-autrice
del volume “Il sequestro di Verità. I buchi neri
del delitto Moro”.
La giornata inizierà alle 9,30 presso il Teatro
Cotini di Staffolo con l’incontro pubblico con
Tobagi, Moroni e Giralucci. Con la presenza, ovviamente, dei due figli di Domenico Ricci (Giovanni e Paolo) e delle loro famiglie.
Nel pomeriggio alle 15 messa per le vittime del
terrorismo, organizzata dall’Arma dei Carabinieri, presso la chiesa di S. Egidio a Staffolo.
Alle 16, a San Paolo di Jesi, visita commemorativa alla tomba dell’Appuntato Domenico Ricci
(Medaglia d’Oro al Valor Civile).
Il girono dopo, domenica 16, cadrà infatti l’anniversario della strage di Via Fani, dove nel
1978 le Brigate Rosse rapirono l’On. Moro e trucidarono i componenti della scorta.
“Quest’anno avremo il piacere di
ospitare tre donne che con la loro
esperienza umana e attività divulgativa sono un esempio di impegno
affinché non si perda, soprattutto
tra i giovani, il ruolo di maestra della
nostra storia – hanno spiegato i sindaci dei Comuni organizzatori, Sauro
Ragni e Sandro Barcaglioni -. Siamo
certi che sia nostro dovere impegnarci affinché non si perda il ruolo di
maestra della nostra storia collettiva.
Invitiamo di cuore tutti i cittadini di
ogni età a partecipare a questo appuntamento”.
Numerose le adesioni già arrivate dalle scuole
della Vallesina: l’Istituto Comprensivo di Staffolo e Cupramontana, l’Istituto “Gigli” di Monte Roberto, Castelbellino e San Paolo di Jesi, il
Tecnico Industriale “Marconi” di Jesi. Mentre
altri Istituti si stanno aggiungendo in questi
giorni, anche grazie al coinvolgimento del Provveditorato agli Studi.
La manifestazione è resa possibile dal sostegno
della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana ed ha i patrocini di Arma
dei Carabinieri, Polizia di Stato, Regione Marche, Provincia di Ancona, Associazione Nazionale Carabinieri e la collaborazione della Sezione
di Staffolo e San Paolo dell’Ass. Carabinieri in
congedo.
Nella foto: Agnese Moro, i sindaci di Staffolo
e San Paolo e Giovanni Ricci (figlio dell’appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci)
nell’edizione 2012.
LA DEPOSIZIONE LIGNEA NELLE MARCHE NEI SECOLI XII E XIII
Espressione del “Visibile Parlare”
La selezione però - portata avanti a carattere regionale grazie al lavoro del Nucleo
Servizio Civile della Delegazione Caritas
Marche - tutela la regolarità dell’iter e garantisce una scelta rispettosa in base alle
motivazioni dei ragazzi e alle aspettative
delle sedi, valutandoli in relazione ai servizi
a cui dovranno prender parte. Loro ce l’hanno fatta! E sono già impegnati per 30 ore
settimanali e in una formazione costante su
temi importanti per la quotidianità del loro
servizio. L’ età media è di 27 anni, tre sono
residenti a Jesi e uno a Chiaravalle.
Il loro percorso durerà dodici mesi: il direttore don Nello Barboni, la responsabile
del servizio civile M.Sofia Rossetti e tutti
i volontari della sede colgono l’occasione
per augurare loro con profondo affetto un
anno ricco di crescita personale, in consapevolezza e competenza, al fine di essere
testimonianza di impegno civile verso il
prossimo.
M.Sofia Rossetti
Coordinatrice Servizi
e Responsabile Servizio Civile Caritas Jesina
Il Museo diocesano presenta un ciclo di
incontri sul tema della Deposizione lignea
nelle Marche nei secoli XII e XIII. Il filo
conduttore dei tre appuntamenti previsti
sarà l’esame del “Cristo Deposto” conservato al museo e proveniente dal Monastero delle Clarisse di Jesi, straordinario
esempio della scultura lignea duecentesca
di ambito centroitaliano. Tutti gli incontri si terranno di sabato alle 17.30 presso
il Museo Diocesano in piazza Federico II a
Jesi. Relatore sarà Leonardo Emiliani, laureato in Storia e Conservazione dei Beni
Culturali e collaboratore delle Università
degli Adulti di Recanati, Tolentino e San
Severino. Sabato 15 marzo alle 17:30: “Il
Cristo Deposto di Jesi. Da oggetto di fede
a soggetto artistico”. Sabato 22 marzo
alle 17,30: “Analisi iconografica del Deposto di Jesi nel corso del tempo”. Sabato 29
marzo alle 17,30: “I Deposti duecenteschi
di Jesi, Tolentino e Recanati: confronti”.
L’iniziativa rientra nel programma di appuntamenti che il Museo organizza per
promuovere un museo aperto e relazionale
che favorisca la conoscenza del proprio patrimonio artistico e ne migliori le condizioni di fruizione. Ingresso gratuito.
Per informazioni: mail [email protected] – tel. 0731 226749
REGIONE
v
oce
16 MARZO 2014
scusateilbisticcio
v
allesina
3
“LA PAGA DEL SABATO” IN PRIMA AL PERGOLESI CON DIREMARE DI FIRENZE E GLI ONAFIFETTI
La poetica di Beppe Fenoglio diventa spettacolo
(ghiribizzi lessicali)
PeterPun (con la u)
www.peterpun.it
QUADRAGENARIO TEMPORE
IOCIS UTAMUR PARCIUS
(durante la Quaresima dedichiamoci
alle attività giocose con maggior sobrietà)
L’ARMA (NON SEMPRE SPUNTATA)
DEL NONSENSE
Lo sapevate che perfino i giochi di parole – o addirittura filastrocche prive di senso – possono, in certi casi, aiutarci a
combattere i “cattivi pensieri”?
In un opuscolo edificante (risalente agli anni ’40 del secolo
scorso) – segnalatomi, tra il serio e il faceto, da don Neno
Strazzacappa – si afferma che, in alcune situazioni, anche il
ripetere mentalmente una tiritera (neanche troppo spiritosa)
può aiutare a tenere occupata la mente, riducendo così l’impatto con le fantasie “licenziose”.
continua nel prossimo numero
SURSUM CORDA!
Papa Francesco, periodicamente, ci ricorda che il Cristianesimo NON è la religione dei “musi lunghi” (neanche quando
si pratica più intensamente la penitenza, come ci avverte il
Vangelo: Matteo 6, 16-17).
SCRUPOLI E MALINCONIA
FUORI DA CASA MIA!
A quale dei seguenti tre Santi – tutti e tre molto popolari e
dotati di senso dell’umorismo – viene attribuita la frase-slogan sopra riportata: a S. Bernardino da Siena, a S. Filippo
Neri, o a S. Giovanni Bosco?
***
Risposta al quesito precedente:
Alessandro Volta (1745–1827)
lacitazione
A cura di Riccardo Ceccarelli
Il post-umanesimo
Il “post-umanesimo” è la prosecuzione dell’illuminismo sul
piano tecnologico, è la continuazione della pretesa di dominare l’uomo fino a farne l’autore stesso della vita. Nasce
dall’idea dell’ibridazione tra corpo umano e macchina: si
tratta di un vecchio mito. Al fondo c’è la convinzione che non
ci siano confini netti, mentre il mondo umano questi confini
li ha, rispetto a tutto il resto, proprio perché l’essere umano ha la psiche, lo spirito, insomma un’eccedenza che non è
soggettivamente riducibile.
Pietro Barcellona (1936-2013) filosofo e giurista, “Avvenire”
6 marzo 2014, da La sfida della modernità, La Scuola, Brescia 2014.
Scriveva 60 anni fa Nuto Revelli ad
Alessandro Galante Garrone (Alessandro Galante Garrone è stato, prima di
Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente
Onorario, fino alla sua morte, del Centro Calamandrei di Jesi): “A volte, leggendo libri partigiani, quasi mi lasciavo
cogliere da un senso di smarrimento:
madonna santa, ma che partigiani in
gamba, tutti robusti, tutti perfetti, politicamente ben inquadrati, che di mangiare non parlavano mai, che ammazzavano tedeschi a centinaia,e sparavano
sempre fino all’ultima cartuccia. Possibile che soltanto per noi, partigianelli
del Cuneese, esistessero un’infinità di
piccoli problemi - le scarpe, il sacco di
farina, il chilo di sale, il partigiano lazzarone, il partigiano fifone, il comandante sfessato e mille altre diavolerie?”
Per ricordare il 70esimo anniversario
della Resistenza, il Centro Studi Piero
Calamandrei produce e porta in scena,
in prima nazionale, dopo l’anteprima
diversa e ridotta di Sirolo in agosto, “La
paga del Sabato” di Beppe Fenoglio: il
racconto in due atti di un giovane re-
duce dalla lotta partigiana che ha difficoltà a reinserirsi, anche perché con la
testa è rimasto lassù, sui monti del Cuneese, dove i tedeschi, se andava bene, li
ammazzavano a decine e non a centinaia; dove non si parlava di strategia, ma
soltanto di tattica, e dove i problemi del
freddo della fame della paura erano più
impegnativi di quelli militari.
Dice Errore, il protagonista, in una delle sue prime battute: “io non mi trovo
in questa vita perché ho fatto la guerra, e la guerra mi ha cambiato, mi ha
rotto l’abitudine a questa vita qui”. In
questa frase c’è tutto Fenoglio, quella
sua lingua dura, arcaica, petrosa, velatamente dialettale - come ne scrive
Alessandro Baricco. Raccontava rapido,
inquadrava da dio, scriveva dialoghi
degni di Hemingway, ma il tutto con
una grammatica spigolosa, una voce
arcaica, e una musica da balera autunnale e lontana. E c’è tutto il senso
del romanzo.
Il regista dello spettacolo, nonché
primo attore, Alessandro Varrucciu
racconta la sua di fatica a rendere la
“fatica nera” di Fenoglio nello scrivere, nella ricerca della parola; la “fatica
nera” del drammaturgo che si chiede
come quella parola possa essere trasmessa, pronunciata, perché “nel passaggio dall’opera originale all’adattamento teatrale essa non perda di forza,
di significato, di incisività, di bellezza”.
Quindi, teatro colto, teatro di parola
per un tema non troppo praticato: il
reducismo; con una messa in scena che
crea 2 percorsi distinti del protagonista (ecco la ragione dei 2 atti): ‘Ettore
e il lavoro’ il primo, ‘Ettore e l’amore’ il
secondo; percorsi che il finale tragico
riconduce a unità.
Protagonisti maschili moralmente deprecabili e che scelgono la furbizia delle scorciatoie; il tema dell’amore e del
sesso che diventa quasi una questione
di forza; la violenza verbale, quasi fisica, del rapporto tra madre e figlio;
tutto questo è affidato ai tre attori di
Diremare Teatro di Firenze: Alessandro Varrucciu, Francesca Uguzzoni,
Silvia Uguzzoni e al disegno delle luci
di Alessio Vallotti. Il clima del reduce,
che è rimasto con la testa le illusioni la
gioventù sui monti innevati, è affidato
alle canzoni partigiane e alle chitarre
degli stranoti Onafifetti jesini.
Quindi, come dice il presidente del
Calamandrei, “un azzardo”. Fenoglio
è poco niente rappresentato in teatro;
“La paga del sabato” è un romanzo più
citato che letto (anche per questo viene dato in omaggio al pubblico presente in sala); il tema della difficoltà di
reinserimento dall’orrore della guerra
è poco praticato. “Quindi un atto coraggioso, ma un modo non retorico di
ricordare la Resistenza”.
Con il sostegno del Comune di Jesi e
della Regione Marche; della CNH Italia e di Clabogroup; inserito nel cartellone ufficiale Amat della stagione
di prosa ‘13-’14; venerdì 28 marzo alle
21 al teatro Pergolesi di Jesi (prenotazioni allo 0731 206888); introdotto da
Lidia Ravera; aperto agli studenti maturandi.
Sembra che ci sarà una sorpresa!
Beatrice Testadiferro
13 MARZO:“Scrittori di Marca” a Moie con la presentazione del libro di Scarabicchi “Nevicata”
Il poemetto con le acqueforti di Nicola Montanari
lapulce
Pinocchio
Sulla parete di uno degli edifici che formano il complesso di
scuole elementari e medie “Lorenzini” in Jesi si trovano diverse targhe con scritte del tipo: “Se i bambini crescono in
un ambiente accogliente, lo saranno anche da grandi”; “Se
vivono in una casa pulita, ci terranno alla pulizia” ecc. Ottimi
messaggi per le nuove generazioni. Peccato che il giardino
(?), a cominciare dalla fontana (?) del Pinocchio, oltre alle
consuete immondizie, sia cosparso di materiali vari in legno
e plastica, residuo di scompaginati giochi e attrezzature didattiche. E non si dicano bugie (sennò s’allunga il naso!) scusandosi che ci sono lavori in corso. Ha proprio ragione Renzi a
cominciar dalle scuole…!
Delegazione
ASSONAUTICA
della
La rassegna “Scrittori di Marca”, ideata dalla biblioteca La Fornace di Moie
con il patrocinio dell’Associazione
italiana biblioteche e il portale www.
bibliotecheaperte.it, fa tappa a Moie.
Dopo l’evento inaugurale di sabato
scorso a Serra San Quirico, l’iniziativa
proseguirà coinvolgendo ben 14 Comuni, 11 case editrici, 14 autori e due
istituti scolastici.
Alla biblioteca La Fornace di Moie ci
sarà un doppio evento, in programma giovedì 13 marzo. Alle ore 17,30
ci sarà l’inaugurazione della mostra di
Autoscuole
CORINALDESI s.r.l.
incisioni di Nicola Montanari, che vanta esposizioni personali e collettive in
tutta Europa. Alle ore 18 si proseguirà
con la presentazione del libro “Nevicata” di Francesco Scarabicchi, alla presenza dell’autore e con un’introduzione
critica di Massimo Raffaeli. Un accostamento non casuale, visto che il poemetto di Scarabicchi è accompagnato
da venticinque acqueforti proprio di
Montanari, in un’edizione pregevole
della casa editrice liberilibri.
L’opera, quindi, è un “ibrido” dove la
poesia scritta da Francesco Scarabicchi
Point
AUTOMOBIL
CLUB d’ITALIA
e i paesaggi incisi da Nicola Montanari
si incontrano. Un clima di silenzio sospeso accompagna i versi e le immagini in questo racconto lirico di una
nevicata in campagna. Si disegna un
paesaggio dove il bianco detta le grammatiche dello sguardo e della percezione, dove una bellezza discreta modifica
sensazioni e visioni.
Scarabicchi ha ideato e coordina, dal
2002, il periodico di scritture, immagini e voci nostro lunedì. Per Liberilibri
nel 2010 ha curato lo scritto del libro
di Fabian Negrin La via dell’acqua.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi
di Formazione Professionale CQC – per merci pericolose A.D.R. – per
Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi, Via Mura Occidentali, 31 - tel. 0731 209147 c.a. - fax. 0731 212487 - Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - fax 0731 201914 Jesi, Via Gallodoro, 65 - tel. 0731 200809 - sede Consorzio Autoscuole Corinaldesi
Jesi, Via Marx, Zipa - operazioni collaudi Senigallia, via R. Sanzio, 71 - tel. 07160062 Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi - Adriatica - Falconarese) - Ostra - Marina di Montemarciano - Marzocca di Senigallia
4
v
oce
della
v
allesina
ATTUALITÀ
16 MARZO 2014
CONTRAPPUNTI. L’IDEOLOGIA DEL GENDER E DINTORNI
L’urgente questione antropologica
Come si esce dalla crisi?
di Remo Uncini
Non mi è simpatico il nuovo presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi. La mia storia politica non coincide con la sua.
Proveniamo dalla cultura di centro sinistra, lui vede il vuoto
intorno, cerca di riempirlo con il cosiddetto “fare”, rompendo
un modo di fare politica fatto di riunioni e mediazioni collettive. Questo fare deve essere messo alla prova. Ma è giusto dargli
tempo. La crisi non si è fermata. Se è vero che il 42% di giovani
cerca lavoro, nel sud lavora un giovane su due, se la disoccupazione sfiora il 13%, non credo ai miracoli o a chi li vuol fare
. Non penso che il presidente del Consiglio dei Ministri Letta,
esautorato, non avrebbe fatto scelte per fermare la recessione.
La domanda che i cittadini si pongono è quella di come e dove
trovare i soldi per far ripartire l’economia. La soluzione pro-
spettata dal nuovo governo è dare soldi ai cittadini e alle imprese. Facendo questo, però, si incrementa la spesa pubblica e
privata. Quale sviluppo stiamo aspettando? Il mondo del lavoro
sta cambiando. L’impresa cerca di ampliarsi risparmiando, utilizzando la tecnologia e riducendo la manodopera per rispettare la legge del mercato. Si pongono problemi di risparmio
energetico, si deve “produrre dove c’è la possibilità di vendere”.
L’Europa ha enormi possibilità di competere industrialmente, ma
è frenata da un consistente debito pubblico. La tecnologia aiuta l’uomo a produrre, ma si devono liberalizzare i tempi del lavoro. Lavorare meno per produrre di più. Bisogna ragionare su una società
diversa, capace di una solidarietà che spalmi il benessere. Solo la
solidarietà produce equità. Nel momento che si attua è come se
la società fosse legata da uno stesso filo che porta verso lo stesso
fine, quello di dividere e condividere il benessere. Purtroppo si
crede che da questa crisi si esce solo inseguendo lo sviluppo. Ma
quale? Quello di prima che tra qualche anno potrebbe ritornare
nuovamente in crisi? La vendita vive nell’equazione del più si
vende e più si produce. Se questa è la prospettiva siamo ancora legati a un capitalismo che inevitabilmente si autodistrugge
e fa diventare i popoli sempre più poveri non capaci di dividere
le ricchezze, schiavi del mercato. I ricchi sono sempre di meno
e controllano la finanza di tutto il mondo. Noi pensiamo di ritornare spendaccioni come prima quando ogni famiglia poteva
avere due macchine, due o tre televisori, due frigoriferi, una
casa in campagna, una al mare, le vacanze invernali, poi quelle
estive, due redditi; il tutto come diritto. Non è più questa la
realtà! Oggi dobbiamo ridisegnare l’economia di un sistema che
non riesce a combattere l’egoismo dei vecchi contro i giovani
che cercano spazio per il proprio futuro. Noi vecchi garantisti
stiamo rubando l’avvenire ai nostri figli che un giorno non avranno i nostri diritti acquisiti. Dovranno pagarsi i giorni di malattia,
perché lo Stato potrebbe non avere più i soldi per l’assistenza e
non avranno le stesse pensioni dei loro padri che oggi servono
anche a loro perché non hanno lavoro.
Gruppo Aido Jesi
Il gruppo Aido di Jesi “Walter Bendia” ha indetto l’assemblea annuale degli iscritti per domenica 16 marzo alle 10,30
presso la sede Avis-Aido in via dell’Asilo, 2. Sono invitati sia
gli iscritti all’associazione sia la cittadinanza.
Saranno discusse le iniziative più importanti, dopo la presentazione dei bilanci, e l’impegno con i più giovani nelle
scuole per la diffusione della cultura della donazione, insieme all’Avis.
di Riccardo Ceccarelli
Ci sono cose che contano e altre che
contano meno. Come sempre del
resto. Con la differenza che di quelle che contano davvero ci si accorge
dopo, quando è troppo tardi e non si
può fare più nulla se non recriminare
o piangere su quanto non è stato fatto
a suo tempo. L’informazione registra
in modo ripetitivo fino alla noia i mai
risolti problemi della politica e quelli economici senza trovare una via di
uscita, lasciando all’azione del tempo
il risanamento delle ferite e versando
lacrime di coccodrillo sui costi con la
consapevolezza che ben poco si riesce
a fare. L’informazione è diventata il
censimento quotidiano delle opinioni
e l’esercizio accademico su di esse riempiendo l’etere di cicalecci fatti passare per soluzioni ai problemi, salvo
che il giorno dopo si ritorni su di loro
in maniera diversa se non opposta, a
secondo del proprio utile. Le tematiche sulla famiglia e sul matrimonio
omosessuale, sull’eutanasia di minori,
la diffusione dell’ideologia del genere, sulla liberalizzazione terapeutica
degli stupefacenti, al di là di una presa d’atto della notizia data come tante
altre, non provocano riflessioni ben
più sostanziose della curiosità spesso
morbosa del caso e dei casi riportati.
C’è invece «un terremoto antropologico in atto», come dice il prof. Vittorio
Possenti, filosofo e docente universitario, direttore da vari anni presso
l’Università Cà Foscari di Venezia del
Centro interdipartimentale di ricerca
sui diritti umani (Cirdu), riferendosi bero naturali ma mobili e culturali, e
specialmente alla ideologia del gender. l’identità sessuale diventa una scelta
«La rivoluzione in corso scalza tradi- libera, mutabile anche più volte nella
zioni millenarie e attraverso i grandi vita di una persona. […] Cancellando
media mondiali propaganda una “nuo- le differenze tutto diventa una melasva antropologia secolare”. Questa rifiu- sa indistinta dove A vale B, anche se A
ta l’idea di una natura umana comune e B sono diversi. L’obiettivo primario
a tutti, e ritiene che l’essere umano sia rimane quello di dissolvere l’identità
una mera costruzione sociale in cui maschile e quella femminile, che rimaemergono la storicità delle culture, la nendo distinte formano la realtà dell’udecostruzione e la relatività delle nor- mano. Al principio dell’umano non sta
me morali, la centralità inappellabile infatti l’uniformità ma la differenza.
delle scelte individuali. Nel caso della Naturalmente i sostenitori del gender
famiglia e della procreazione ciò im- si appellano alla non discriminazione»
plica che maternità e paternità sia- (“Avvenire” 5 marzo, p. 3). Se applicano realtà costruite socialmente, che re la non discriminazione tra maschi e
possono essere liberamente ridefini- femmine in campo sociale, civile e late. Non vi sarebbe alcuna definizione vorativo è un dovere e un diritto, applistabile dei relativi ruoli, ma tutto ri- carlo per cancellare la stessa diversità
sulterebbe sfuggente e malleabile. Si sessuale è negare la realtà, è imboccare
vuole insegnare che la famiglia padre- la strada dell’assurdo. La “nuova anmadre-figlio è una forma come un’altra tropologia secolare” è uno “tsumani
di convivenza. […] Questa nuova an- antropologico” che sta avanzando vetropologia secolare è divenuta l’antro- locemente. Stiamo accettandolo per
pologia di tante scienze sociali, e un’i- adeguarci ai tempi o per ascoltare lo
spirazione per la giurisprudenza. Ne “spirito del tempo”, come si dice anche
segue una seria difficoltà a far circola- in ambienti ecclesiastici. Se proviamo
re una visione antropologica diversa, a non lasciarsi travolgere da esso ci
poiché quella “secolare” è considerata diranno che stiamo facendo una batovvia, autoevidente e scarsamente bi- taglia di retroguardia e forse, per non
sognosa di argomenti avvaloranti. […] esser da meno degli illuminati nuovi
Nella questione del gender la base bio- antropologi, saremo tentati di adelogica è pienamente disponibile per il guarci trovando tutte giustificazioni
soggetto: la differenza corporea, chia- possibili, ma affogheremo tutti in una
mata sesso, viene minimizzata, mentre mortale deriva. “Maschio e femmina
la dimensione strettamente culturale, Dio li creò” e “a sua immagine li creò”,
chiamata genere, è ritenuta primaria. nessuna antropologia secolare potrà
La differenza sessuale non si fonde- stravolgere questa verità. Questa è la
rebbe su una realtà biologica: anzi i vera grandezza dell’uomo, gridiamolo
confini tra uomo e donna non sareb- forte. Senza paura.
Nelle scuole di Jesi
creatività e risparmio
Torna nelle scuole di Jesi Coltiva il tuo sogno, il progetto ludico didattico gratuito con finalità benefiche che ING DIRECT dedica ai bambini
delle scuole elementari di tutta Italia, agli insegnanti e alle famiglie.
Creatività, fantasia e pensiero divergente saranno gli strumenti utilizzati quest’anno dal progetto per stimolare i più piccoli a scoprire
l’importanza del risparmio, della progettualità e dell’uso intelligente
delle risorse. Inoltre, grazie alla partnership con UNICEF, Coltiva il
tuo sogno sostiene concretamente il diritto universale all’istruzione.
Negli anni passati Coltiva il tuo sogno ha coinvolto circa 6.000 scuole
in tutta Italia. Anche Jesi ha accolto l’iniziativa con entusiasmo: per
quest’anno sono infatti 4 gli istituiti che hanno fatto richiesta del kit
didattico, riconoscendo nel progetto un valido supporto.
t e r r e l e m e n t a r i
Il lunedì di corso Matteotti
di Silvano Sbarbati
Chiarisco, da principio, che corso Matteotti è il corso principale del centro
storico di Jesi. Perché è pur vero – come
ho avuto modo di verificare – che fuori
città non tutti lo sanno o lo dovrebbero
sapere. Fatto stà, direbbero i nostri anziani, che da qualche lunedì frequento
il corso nel tardo pomeriggio. E noto un
assente: lo struscio di persone, il passeggio legato agli acquisti ma soprattutto all’incontro con amici, conoscenti o
sconosciuti. Mi sono detto che a tener
lontana la gente non può essere la stagione fredda, perché in realtà freddo
intenso non ne abbiamo avuto. Mi sono
detto che il lunedì è giornata di chiusura di molti negozi, ma non è una novità. Mi sono detto che c’è scarsità di
parcheggi auto nelle vicinanze, ma è
gratuito anche il parcheggio Mercantini.
Ho smesso di cercare una o più risposte quando ho incontrato uno dei miei
tre affezionati lettori: lui affezionato di
lunghissima data allo struscio serale per
il corso Matteotti. Ho smesso di cercare
risposte perché è stato lui a sottolineare, con un sospiro rammaricato, il vuoto
di persone, una specie di desertificazione sociale. La mia sensazione ha trovato una conferma nella sua autorevole
opinione di cittadino protagonista attivo da tanti anni dello struscio: che è
anche un atto d’affetto concreto per gli
spazi, la gente, le atmosfere della sua
città. É così, un dato di fatto: il nostro
salotto buono, come si usa dire quando
si parla di corso Matteotti a Jesi, non
viene più tanto usato come tale. Forse
molti preferiscono… guardare la televisione sulle poltrone di casa propria o
nelle gallerie dei centri commerciali?
Forse. O forse è lunedì pomeriggio e il
sabato e la domenica appaiono lontani.
Alla prossima volta, mi saluta il mio affezionato lettore, e nel suo saluto cordiale avverto un leggero pessimismo.
Forse a dirmi che anche la prossima volta sarà così, anche se non sarà di lunedì
pomeriggio…
VALLESINA
16 MARZO 2014
v
oce
della
v
allesina
5
INTERNI DI CHIESE (8):I Minori risiedevano fino a metà 800 nel convento di San Francesco al Monte, nella sede della Casa di Riposo
S. Francesco: nasce prima la piccola e poi la grande
Per ragioni di par condicio (i fra- poche varianti ed eccezioni (come
ti bisogna tenerseli buoni, specie Barocco e Rococò), sono stati
adesso col papa dalla loro!), dopo stancamente ripetuti dal Concilio
aver parlato della chiesa dei Cap- di Trento in avanti. Nell’800 poi,
puccini, mi corre l’obbligo di dir quando ci si è concessa qualche
qualcosa di quella dei Minori. I “novità”, non si è trovato di mequali risiedevano fino a metà 800 glio che rifriggere i pur splendidi
nel convento di San Francesco stili romanici e gotici. Ma tutta la
al Monte, nella sede dell’attuale chiesa di quel tempo giocava “in
Casa di Riposo (fra i loro meri- difesa” e stentava ad aprirsi alle
ti, anche l’aver commissionato “rerum novarum”! C’è voluto il Vaal Lotto la pale della Visitazione ticano II per far riprendere il diae della Madonna delle Rose, ora logo fra fede e arte.
in pinacoteca). L’attuale chiesa è Ma ora basta con i predicozzi ed
del 1894. Si presenta “secondo il entriamo nel nostro “interno”. La
modello compositivo delle chiese cui attuale configurazione risente
ottocentesche”: vale a dire ad aula del cambiamento di destinaziounica rettangolare, con cappelle ne: da chiesa conventuale a chielaterali e decorazioni tendenti al sa parrocchiale a partire dal 1960.
neoclassico. Come dire: prosecu- Quando, senza badare troppo alle
zione infinita di modelli che, con esigenze stilistiche, si è puntato
più che altro a ricavare spazi utili
per poter accogliere una comunità
che stava rapidamente espandendosi in quegli anni.
Comunque, la prima impressione
quando si entra è quella di una
vasta e riposante luminosità, unita a radicale essenzialità, che si
direbbe tipicamente francescana.
Dove tuttavia le tracce del forzato
adattamento sono evidenti: come,
ad esempio la pur suggestiva mostra frontale delle canne d’organo,
che però sacrificano assai la sottostante e “arretrata” Crocifissione.
La sistemazione del presbiterio e
degli “altari” laterali è frutto di un
riutilizzo dignitoso ma senza pretese di materiali precedenti. Simpatiche lungo la navata le “applique” a forma di San Francesco a
braccia innalzate per il suo “Cantico delle Creature”.
Ma visto che siamo da queste parti, diciamo pure qualcosa della
minore antistante chiesetta, che
storicamente è sorta prima della maggiore. Leggiamo intanto
sul frontone la dedica “A Dio e
alla Vergine della Misericordia”.
C’era già qui dal 600 una chiesetta mal ridotta, costruita dai
nobili Fiordelmonte. Quando a
metà 800 scoppiò una epidemia
in città, l’attuale quadro (Madonna con Bambino e San Francesco
implorante) fu portato nella ora
ex chiesa di Sant’Agostino. In
quell’occasione fu fatto voto che
non sarebbe stato riportato senza
ricostruire una chiesa più degna,
che è l’attuale. La quale all’esterno
si presenta come un perfetto (ma
a mattoni e intonaco!) tempietto greco “tetrastilo” (con fronte a
timpano su quattro colonne). L’interno (solitamente chiuso causa
presepio) presenta invece una fisionomia quasi neo-rinascimentale. Il vano del presbiterio è sormontato da una cupoletta, mentre
le pareti (dipinte in bianco-azzurro) sono scandite da riquadri,
tondi e quattordici colonne. Sopra
ognuna delle quali (ecco qui una
certa originalità) sono collocate
statuette di sibille e profeti con
relativo cartiglio. Nel 500 (basti
pensare alla Cappella Sistina) gli
oracoli (o presunti tali) pronunciati dalle prime circa un futuro
Salvatore erano considerati quasi
sullo stesso piano delle profezie
dei secondi. Ad aver un po’ di vista buona se ne leggono anche i
nomi: Libica, Eritrea, Samia(?),
Daniele, Cumana, Amos, Cumea
(?), Geremia, David, Persica, Malachia, Delfica, Ezechiele, Isaia.
Una chiesetta dunque niente male,
che meriterebbe magari più continua fruizione. Anche se il parroco
mi sussurra che avrebbe bisogno
di restauro, dato che… manca di
fondamenta! Niente paura, caro
padre: anche quella di Loreto non
ce l’ha, e la Madonna provvede!
[email protected]
SCEMPIO DELLA NATURA… COME DISTRUGGERE IL “CREATO”
E come ridare il lavoro: tutti a tajà l’erba!
Non ci vuole troppo per elevare
la propria lode a Dio. Basterebbe
rivalutare gli stupendi luoghi della nostra Vallesina, una valle che
si estende entro pochi chilometri
tra pianure, colline, alte colline
e da cui si può scorgere anche il
mare in lontananza, ma al contempo facile da raggiungere. Poco
lontano il San Vicino che, dicono
gli anziani, se è coperto in cima
porterà neve di sicuro anche da
noi, e così è… Neanche un mese
fa ce n’era un po’… che splendido
paesaggio a Poggio San Romualdo! Niente di più salutare e bello
che stare tra la neve col sole in
volto, in un paesaggio così inebriante. E non stiamo parlando
di alte vette, ma di luoghi che ci
è dato vivere proprio vicino a
noi. Allora ti viene voglia di ringraziarLo anche per questi doni.
Poi… poi l’uomo fa il resto.
Foto Martizzi
Anna Rita Giampaoletti
Scempio della natura
Qualche mattina fa, percorrevo
con una certa fretta la strada che
porta da Rosora a Tassanare mio
paese natìo, assorta nei mille pensieri delle tante cose da fare prima
di andare al lavoro, quando qualcosa di strano, di insolito attirava
la mia attenzione, ma senza una
vera consapevolezza: un colore
strano si evidenziava ad entrambi i bordi della strada. Una tonalità giallastra che disegnava come
delle strisce per tutto il percorso.
A poco a poco mi stavo rendendo conto che l’erba ai lati, rasata,
non era stata tagliata bensì bruciata con qualche diserbante. Un
vero scempio agli occhi abituati
da sempre ad ammirare il verde
intenso, brillante, cangiante delle nostre meravigliose colline. Mi
chiedevo: ma che sta succedendo?
Non è possibile che si sia arrivati
a tanto! In nome di questa stramaledetta crisi non si rispetta più
niente e nessuno, ma dove andremo a finire se ci giochiamo per
così poco la terra dei nostri genitori che hanno tanto difeso ed
amato la loro terra! Mio padre di-
ceva: TUTTI A CARPI’ L’ERBA! E meno devastanti. Ogni volta che
ALLORA FORZA METTIAMO- si prende una decisione soprattutCI TUTTI AL LAVORO! MAN- to per quanto riguarda l’ambiente
CANO LE RISORSE PER PA- ci si dovrebbe interrogare: ma fra
GARE GLI OPERAI E CI SONO 20-30 anni come sarà ridotta la
TAGLI DAPPERTUTTO, ALLO- nostra terra? I nostri figli e nipoti
RA RIDIAMO IL LAVORO A saranno costretti ad abbandonarCHI L’HA PERDUTO, MAGARI la per andare forse su...MARTE?
STAGIONALE. Quanti cassinte- “Tutti a carpì l’erba che i diserbangrati potrebbero essere occupati ti nei campi di grano ce fa male...”
in lavori di manutenzione e di re- (anche se la risposta che ti danno
cupero ambientale! Quanti lavori come cittadina, è di star sicura
socialmente utili potrebbero esse- che non è nocivo...bah! Agli ocre ripristinati! Quanti giovani in chi e al cuore comunque sì!) voci
cerca di lavoro potrebbero essere inascoltate perché la realtà è ben
impegnati nella manutenzione or- altra cosa, purtroppo! I bambini,
dinaria e straordinaria del proprio passeggiando per le nostre straterritorio e perché no magari la de, non troveranno più le tracce
Regione, la Provincia o lo stesso di quella bella primavera che si
Sindaco potrebbero indire la gior- affaccia con l’erba appena nata, di
nata o la settimana della tagliatu- un verde tutto nuovo. Le violette
ra dell’erba ai bordi delle strade appena spuntate sono contornate
come si fa per la giornata: “Pulia- di un giallo arido... neanche fossimo il mondo” a cui per tanti anni mo in estate!
hanno aderito cittadini respon- Quella mattina ho provato una
sabili e volenterosi. Io penso che grande tristezza ed amarezza: RIse si vuole si possono trovare so- DATECI IL NOSTRO VERDE!!!
luzioni alternative e sicuramente
Lauretta Giampaoletti
6
v
oce
della
v
allesina
PRIMO INCONTRO DEL MEIC
La speranza in sé
«In che cosa possiamo sperare?» si
chiedeva agli albori della modernità
il filosofo Kant. La speranza è qualcosa da scoprire, primo in noi stessi?
Oppure è un patrimonio già dato? È
qualcosa davanti a noi o alle spalle?
Riguarda il qui e ora o il futuro esca-
tologico di cieli nuovi e terra nuova?
Che relazione c’è tra speranza individuale e comunitaria, sociale? La speranza cristiana può prescindere dalle
scienze sociali e del sapere psicologico? Dobbiamo imparare a dare risposte importanti, ciascuno di noi. Le
moderne scienze della psiche possono
darci una mano. La dottoressa Italiano ha offerto un notevole contributo,
che rimane difficile nello spazio di un
articolo rendere in tutta la sua ricchezza. Tentiamo una sintesi: per la
speranza cristiana è necessario essere
adulti capaci di coltivare la cura di sé
quanto la relazione con l’altro. Non
si può ospitare senza prima curare la
propria casa. Così, sperare in primo
luogo vuol dire tener viva la fiamma
che spinge al continuo cambiamento
individuale. Diversamente, almeno
dentro la chiesa, avremo una pastorale all’insegna del pessimismo o di un
grigio pragmatismo. Anzi, se ognuno
si sente ‘arrivato’, alla gioia del Vangelo finisce per prevalere, come dice
La dottoressa Rossella
Italiano, responsabile Asur
per le tossicodipendenze,
ha aperto il 6 marzo il ciclo
di incontri Meic dal titolo
«Riscoprire la speranza
cristiana»
papa Francesco, una “psicologia della
tomba, che a poco a poco trasforma i
cristiani in mummie da museo” (Evangelii gaudium, 83).
Alle mummie, al deserto spirituale
dentro e fuori la Chiesa, ai profeti di
sventura, il pontefice oppone l’urgenza di quelle che lui definisce “persone-anfore”, capaci di dissetare (dar
speranza) gli altri.
Per far questo, secondo la relatrice,
ciascuno di noi deve coltivare la propria interiorità. Ciascuno deve saper
leggere il passare delle diverse tappe
dell’esistenza e soprattutto il cambiamento di bisogni profondi e ineludibili
che caratterizzano ciascuna di esse.
Senza questa buona individuazione, la
rigidità mentale e affettiva prosciuga
quella realtà fatta di pulsioni e razionalità, che è il nostro io. Si diventa
incapaci di interiorità, come pure di
creatività. Si diventa mummie. Allo-
ra proprio le crisi e la sofferenza nel
corso della vita, sono provvidenziali,
giacché provocano una reazione della
nostra parte viva. Nei momenti di distacco e rottura ci accorgiamo dell’interiorità, dello spazio e delle ragioni
che reclama. C’è di più. Siccome nes-
suno è un’isola, il coltivare il proprio
io, avviene sempre con gli altri, nella
famiglia e nella scuola. Il dramma attuale, ci ricorda italiano, è non sapere perché si soffre, perché si è tristi.
La famiglia, che tradizionalmente è
stata il luogo dell’alfabetizzazione
agli affetti, non riesce sempre più
spesso a tenere insieme impulsi e risonanza emotiva. Si finisce così per
fermarsi ai primi, smarrendo, specie
nei minori o nelle persone più deboli,
la distinzione fra bene e male. Il risultato è una desertificazione del cuore
e il volatizzarsi del senso di colpa. La
violenza e l’aggressività nell’essere
umano fanno il resto.
Famiglie e scuola sufficientemente
buone, viceversa, abilitano faticosamente all’interiorità. Come pure a
coltivare la propria autostima. Come
può, infatti, sperare l’uomo e il credente vinti da un confronto continuo
con un io ideale, assoluto. Come può,
infatti, sperare se incapace di riconoscere e accettare il proprio posto
nel mondo e amarsi per quello che
si è? Amarci, dunque. Vera precondizione per l’amor del prossimo è proprio quella naturale disposizione che
Rousseau chiamava amor di sé e distingueva dall’amor proprio. Amarci
significa coltivare il proprio sé, avere
un proprio tempo, essere consapevoli del proprio posto nel mondo, gratificarsi nella relazione e mai nella
distruttività -o nel solo principio di
piacere. Abituati ad un Cristianesimo
spesso più attento al tutto che al sé
individuale, dobbiamo interrogarci
su questo essere anfore. La relatrice
ci ha proposto un modello di non rigidità, sottolineando la fragilità e le
risorse individuali di ciascuno, come
pure la essenziale apertura al rischio,
alla sperimentazione, al cambiamento nella stessa vita spirituale, vissuta
senza nevrosi e meschinità, consapevoli che con Gesù Cristo “sempre
nasce e rinasce la gioia” (Evangelii
gaudium,1).
Gabriele Bevilacqua
Foto Alberto Raffaeli
Il prossimo incontro sarà il 20 marzo
alle 18.15 presso la sede diocesana
dell’Azione Cattolica - Piazza della
Repubblica 4, Jesi. Relatore il dott.
Vito D’Ambrosio.
PSICOLOGIA E SOCIETÀ
16 MARZO 2014
La mente e l’anima
colloqui con lo psicologo
Nascere, morire, rinascere?
di Federico Cardinalicontinua trasformazione, al pun-
Molti vedono il tempo presente
inserito in un ciclo vitale, come
una tappa di un viaggio assai più
lungo e ricco. L’anima (lo spirito,
il principio vitale – entrare ora in
una discussione sui nomi sarebbe fuorviante) percorre strade che
intersecano il tempo, così come lo
conosciamo, in una sorta di cicli
che s’inanellano l’uno nell’altro. E
in questo cammino lei progredisce
fino a giungere alla sua maturazione. Alla pienezza della Vita. Alcune
anime poi, una volta raggiunta la
mèta, non si fermano nella beatitudine della pace, ma ritornano tra
noi per aiutarci nel nostro cammino. Li chiamano maestri, guide.
Guru. Parlano di anime più evolute.
Di esseri di Luce.
to che quando entriamo nell’infinitamente piccolo, non siamo più
in grado di differenziare, con gli
strumenti di cui disponiamo al presente, tra energia (onde) e materia
(particelle).
Ma torniamo a noi. A noi, immersi nell’attuale dimensione di tempo
e spazio. In questa ‘esperienza’ di
vita che ci lascia con tanti interrogativi aperti quando ci troviamo di
fronte alla morte. E di conseguenza
alla vita stessa. E alla domanda che
le accompagna: e la vita dopo la
morte?
Perché no? Mi dico. In fondo le
religioni che l’umanità ha costruito nei millenni non sono tutte un
dono del Creatore? Non può Lui,
Padre-e-Madre dei viventi, donare
a ciascun popolo di cogliere come
‘una parte’ di quella Verità che è Lui
stesso? Invitandoci magari a mettere in comune tutti questi frammenti, quasi un puzzle che solo alla fine,
nella pienezza del tempo, rivelerà la
pienezza della Luce.
Per ascoltare davvero questa domanda io credo che abbiamo bisogno di tenere l’animo aperto alla
dimensione di mistero. Perché è
proprio in questa dimensione che la
domanda sulla morte (e sulla vita)
ci invita ad entrare.
È vero, mistero è una parola inflazionata: la usiamo a proposito di
cose o di fatti in cui non riusciamo a vedere chiaro. Ma non è qui
il suo significato. Mistero ci parla di
segreto. Di silenzio. La parola greca mystèrion nasce dal verbo mýo
che significa sono chiuso o anche
sto quieto, silenzioso. Dire che alla
morte-e-vita non possiamo non
guardare se non in questa dimensione di mistero e di silenzio, significa avvicinarci ad essa con grande
cura. Con vero rispetto. Con il desiderio di ascoltare ciò che essa dice
nel profondo di noi stessi. La stessa
psicologia ci parla del tempo della
vita come di un tempo di crescita.
Ma oltre non sa andare.
Nessun timore: per la nostra mente
questi pensieri sono come un tentativo per trovare risposte a domande
che abitano nel profondo del cuore
umano. Nella tradizione cristiana
noi diciamo che con la morte la vita
non cessa di esistere, ma si trasforma. Mi piace questa parola. In fondo, con strumenti e linguaggi diversi non è questo che ci dice la fisica
moderna? Energia e materia non
sono che modalità diverse in cui la
realtà si presenta. E l’una e l’altra
sono in una relazione dinamica di
Qui è alto il rischio di aggrapparci
a ‘dottrine’ che vengono da fuori.
Come se in esse potessimo trovare
risposte che ci liberino dal bisogno
di portare avanti la nostra ricerca.
Inevitabilmente personale. Che ci
liberino dalla necessità di percorrere la strada sulla quale ciascuno
di noi sa che deve camminare se
vuole incontrare la propria anima.
Le religioni ci offrono sistemi di
pensiero che possono aiutare in
questo viaggio. Ma possono anche
diventare ostacolo. Costrizione. E
lo sono ogni volta che attraverso
l’adesione a una dottrina dovessimo ingessare le nostre domande.
Chiuderle. Come fossero pensieri
non buoni, non utili per cogliere
il senso della vita: quella di oggi e
quella che chiamiamo vita dopo la
morte.
Dicevamo sopra di quell’intuizione che vede nel presente una fase
della vita. Un tempo che la nostra
anima percorre nel suo cammino
di crescita e di perfezionamento
che va oltre il limite della vita attuale. Possiamo allora pensare che
quella di adesso è solo una delle
tante ‘vite’ che trascorriamo sulla
terra? O, meglio ancora, che essa
è solo una parte di quel cammino
di vita già iniziato da tempo e che,
passo dopo passo, ci porterà verso
la pienezza della Luce – che, come
credenti, possiamo chiamare Dio?
Se questi pensieri ci aiutano a non
sprecare il presente e a coglierne
maggiormente il senso, se ci aiutano a vedere che siamo inseriti in
un processo di crescita spirituale,
perché non coltivarli? Perché non
prenderli come una buona guida
per non perderci lungo la strada?
Se poi, invece, questo pensiero
dovesse portare turbamento, inquietudine… lasciamolo riposare.
Come un seme. Se il nostro cuore
ha il terreno per accoglierlo, bene.
Se invece lui ha bisogno di semi
diversi, ricerchiamoli. E una volta
trovati, prendiamocene cura.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o cardinali@
itfa.it) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Notizie ProVita!
Cav Jesi
l’angolodellapoesia
Distrattamente …donna
!
!
!
!
Il Centro di Aiuto alla Vita di Jesi, in collaborazione col
mensile “Notizie ProVita”, invita a partecipare !
SABATO 5 APRILE, alle 16
presso la PARROCCHIA S. PIETRO MARTIRE
all’incontro
DIFENDIAMO LA VITA!
tenuto dalla prof.ssa Francesca Romana Poleggi
!
Donna di speciale grazia
l’essere mamma
fanciullesca creatura
che il creato vuole
prodiga d’amore
Sfuggevole bellezza
che rapisce il cuore
oltre l’egoismo la pazienza
di rimanere fiore
in attesa del vigore
(direttore editoriale del mensile di bioetica Notizie Pro Vita)
Un’occasione per parlare della meraviglia della vita, che oggi è sottoposta a
numerosi attacchi. Eppure quello alla vita è il primo di tutti i diritti. Per questo
bisogna informarsi e combattere la buona battaglia a difesa dei più deboli,
che sono i nascituri, contro la “cultura dello scarto”. !
!
Per informazioni: Mirella 346 0899727 - Federico 3281128624
Dietro l’apparenza
resta incarnato il senso
del donato
distrattamente resta donna
specchio del creato
Maria Giannetta Grizi
VITA ECCLESIALE
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
Giovedì 13 marzo
Ore 9.30: Seminario, Incontro del Clero
Visita pastorale a San Giuseppe:
ore 15-20: a disposizione per colloqui e Confessioni
ore 21: Lectio Divina
Venerdì 14 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
ore 10-12: Visita ai Malati in casa
Ore 16.30: Adorazione Eucaristica
Ore 17.30: Incontro con “Dopo scuola”
Ore 19: Incontro con Volontari del Centro d’Ascolto
Ore 21: Incontro con Giovani di AC
Sabato 15 marzo
Mattino: Fonte Avellana, Incontro con Partecipanti agli
Esercizi Spirituali dell’AC
Visita Pastorale a San Giuseppe,
Ore 14.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo e
dei gruppi
Ore 18.30: S. Messa
Ore 19.30: Incontro con Gruppo “Amicizia a Domicilio”
Domenica 16 marzo
Ore 9: S. Maria Nuova e Collina, Ritiro con Animatori
della Pastorale
Ore 11: S. Maria Nuova, S. Messa
Ore 15: Seminario, Incontro con RnS: Catechesi e S.
Messa
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Lunedì 17 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
ore 10-17: Visita ai Malati in casa
Ore 21: Incontro con i Catechisti
Martedì 18 marzo
Ore 10.00: Visita Past. a San Giuseppe, incontro con i
malati in casa
Ore 15-19: Il vescovo riceve in Cattedrale per colloqui e
Confessioni
Ore 21: San Marcello, Incontro con i fidanzati
Mercoledì 19 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
ore 11: S. Messa per Confartigianato
ore 21: Assemblea Parrocchiale su Evangelizzazione
Giovedì 20 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
ore 10-12: Visita ai Malati in casa
ore 21: Lectio Divina
ore 18.15: Incontro Meic
Venerdì 21 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
ore 10-12: Visita ai Malati in casa
Ore 16.30: Adorazione Eucaristica
Ore 21: Inaugurazione Via Crucis
Ore 18.00: Manifestazione a favore della vita
Sabato 22 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
Ore 14.30: Incontro con i ragazzi del Catechismo e
Ore 15.30: Tavola Rotonda: Anche questa è scuola mia
Ore 17-20: A disposizione per colloqui e Confessioni
Domenica 23 marzo
Visita Pastorale a San Giuseppe,
Ore 9.30: Caminada San Giuseppe
Ore 10: Coppetella, S. Messa
Ore 11.30: Parrocchia S. Lucia, S. Messa,
ore 18.30: S. Messa conclusiva della Visita Past.
Ore 21: Incontro a carattere vocazionale
Voce
dellaVallesina
SETTIMANALE DI ISPIRAZIONE
CATTOLICA DELLA DIOCESI DI JESI
FONDATO NEL 1953
v
oce
16 MARZO 2014
a cura di
don Corrado Magnani
[email protected]
della
v
allesina
7
LA PAROLA DELLA DOMENICA
In quel tempo, Gesù prese con sé
Pietro Giacomo e Giovanni suo fratello
e li condusse in disparte, su un alto
monte. E fu trasfigurato davanti a loro;
il suo volto brillò come il sole e le sue
vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia
che conversavano con lui. Pietro prese
la parola e disse a Gesù: «Signore, è
bello per noi restare qui; se vuoi, farò
qui tre tende, una per te, una per
16 MARZO 2014
2A DOMENICA DI QUARESIMA
DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo secondo Matteo
(17,1-9)
Mosè, una per Elia». Egli stava ancora
parlando quando una nube luminosa
li avvolse con la sua ombra. Ed ecco
una voce che diceva: «Questi è il Figlio
mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto. Ascoltatelo». All’udire
ciò, i discepoli caddero con la faccia
a terra e toccatili, disse: «Alzatevi e
non temete». Sollevando gli occhi non
videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte,
Gesù ordinò loro: «Non parlate a
nessuno di questa visione, finché il
Figlio dell’uomo non sia risorto dai
morti».
Poter vedere oltre...
Noi vediamo la storia come un ordito
a rovescio di un tappeto. Scorgiamo un
apparente non-senso nell’intreccio dei
fili. E non vi cogliamo, né vi intravediamo un disegno preciso. Questo ci procura un misterioso malessere che sembra togliere respiro alle nostre vicende
personali. Anche se non ci manca il
necessario per vivere decorosamente,
non ci basta un orizzonte chiuso e un
destino a finire. Il sospetto di essere
“dei vuoti a perdere” avvelena i nostri
passi.
C’è un “oltre”, invisibile che cattura il
nostro desiderio e il bisogno; un “oltre”,
non come un accessorio, ma che sentiamo profondamente nostro e che ci
procura nostalgia.
Talvolta capita che la percezione dei
sensi o il pensiero che si arrovella in
ragionamenti difficili, cedano il passo
a una intuizione luminosa dell’anima,
alla certezza di una verità inedita che
ci supera. Allora il velo della realtà conoscibile si apre per un momento (è la
nostra “apocalisse”) sull’intera verità
del tempo e della storia, di cui noi siamo parte, e vediamo l’azzurro. É il nostro “monte alto” dove Dio abita (Salmo 68,17).
Sul “monte alto” tre uomini spaventati, come noi, che non capiscono, come
noi, non credono ai loro occhi! Gesù,
l’uomo, il compagno dei giorni, che
sanno incamminato “a muso duro” verso Gerusalemme dove lo aspetta una
croce “necessaria”, si rivela il Signore
della Vita, della gloria del Padre, il Vivente. Abbagliati da questa illuminazione interiore, spaventati per la gioia
improvvisa e imprevedibile, non sanno
altro dire per esprimere il “troppo”: “É
BELLO PER NOI STARE QUI”.
Qui ci si affaccia oltre, sull’eterno e a
noi è data la verità ultima di Dio e della
nostra esistenza.
va verso la croce per far morire la nostra morte.
Quello che oggi vediamo non è il tutto,
ma il dono di poter vedere “oltre” ci assicura che la morte non ci sfigurerà e il
nostro futuro non finirà.
Giovanni dice: “A quelli che l’hanno accolto, ha dato loro il potere…” (Gv. 1,12
). A chi accoglie il Verbo, Gesù, Parola
definitiva del Padre, è data non la possibilità, ma la potenza di vedere “oltre”
le apparenze, di sperare nonostante
tutto, di amare tutti, anche chi non è
amabile, di poter vedere sul volto di
ogni uomo, anche sfigurato, la trasfigurazione (= la gloria, la presenza) del
Cristo.
Ma il tempo della luce è breve, la visione scompare: è stato un dono che deve
bastare per dare coraggio alla fede, e al
nostro camminare. La vita di sempre
riprende il sopravvento. L’orecchio fa Colmi di luce e di speranza, bisogna
fatica ,tra il vociare di uomini, a sentire scendere dal monte e tornare nella
la voce del Padre. L’orizzonte consueto normalità della vita quotidiana, uguadel tempo spegne la luce. Ma adesso le a prima. Ma in realtà abbiamo occhi
sappiamo che la luce c’è e che è per noi. diversi, per “vedere oltre”; per vedeLa trasfigurazione luminosa (e non la re che tutto è diverso. Con noi resta
sfigurazione che la morte ci procura : il “GESÙ SOLO” (versetto 8). Non c’è alnulla che temiamo) è il punto d’arrivo tra rivelazione da cercare.
dell’universo. Nel dolore sappiamo che L’ascolto di Lui ci rende come Lui, figli
la gioia c’è per noi. Quello che vorrem- di Dio, partecipi della sua vita piena.
mo rubare a Dio, considerato come un “ASCOLTATELO” ( versetto 5). L’ascolrivale (cioè “diventare come Dio”- Ge- to della sua Parola è già ora principio
nesi 3,1-5) in realtà ci è stato già dona- della nostra trasfigurazione. È la strada
to per mezzo di quell’uomo che se ne per la nostra resurrezione.
notiziebrevi
23 marzo: pomeriggio mariano
Il “Pomeriggio mariano” è promosso a Jesi domenica 23
marzo nella chiesa di San Francesco d’Assisi dalle 15,30
alle 18 dalla Milizia dell’Immacolata e dalle Missionarie
dell’Immacolata - Padre Kolbe. L’incontro prevede la
preghiera iniziale e alle 16 la catechesi di mons. Gerardo
Rocconi, Vescovo di Jesi: “Imparare da Maria a vivere come
discepoli del Signore”. Alle 17 l’adorazione eucaristica.
26 aprile al Santuario delle Grazie
La comunità dei padri carmelitani di Jesi propone una
serata dedicata ai giovani. La sera del 26 aprile alle 21,
vigilia della festa della Madonna delle Grazie, i giovani sono
invitati a rendere omaggio alla Vergine Maria esibendosi
in canti e musiche, recitando poesie o presentando foto
e lavori artistici. I lavori musicali andranno presentati
alla Scuola Pergolesi mentre le poesie, i racconti ed altri
Direttore responsabile
Beatrice Testadiferro
Comitato editoriale:
Vittorio Massaccesi, Giuseppe
Quagliani, Antonio Lombardi
Responsabile amministrativo
Antonio Quaranta
Proprietà: Diocesi di Jesi
Registrazione Tribunale di Ancona
n. 143 del 10.1.1953
Composizione grafica
Giampiero Barchiesi
Stampa
Rotopress International s.r.l, Loreto
Spedizione in abbonamento postale
Associato alla FISC
(Federazione Italiana Settimanali
Cattolici)
elaborati dovranno essere recapitati al Santuario entro il 13
aprile. Regolamento nel sito www.santuariojesi.it
4 maggio: Marcia nazionale per la Vita
La Marcia per la Vita sarà quest’anno il 4 maggio a Roma.
È il segno dell’esistenza di un popolo che non si arrende
e vuole far prevalere i diritti di chi non ha voce sulla
logica dell’utilitarismo e dell’individualismo esasperato,
sulla legge del più forte. I promotori della Marcia per la
Vita intendono affermare la sacralità della vita umana e
la sua assoluta intangibilità dal concepimento alla morte
naturale, senza alcuna eccezione, alcuna condizione,
alcun compromesso;·combattere contro qualsiasi atto
volto a sopprimere la vita umana innocente o ledere
la sua dignità incondizionata e inalienabile. Anche da
Jesi sarà possibile partecipare con un pulmann. www.
marciaperlavita.it
Questo numero è stato chiuso in
redazione martedì 11 marzo alle 17
e stampato alle 18 dell’11 marzo.
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs
196/2003 (Codice privacy) si comunica
che i dati dei destinatari del giornale
sono contenuti in un archivio
informatico idoneo a garantire la
sicurezza e la riservatezza. Saranno
utilizzati, salvo divieto espresso
per iscritto dagli interessati, oltre
che per il rispetto al rapporto di
abbonamento, anche per proprie
attività istituzionali e per conformarsi
ad obblighi di legge.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Tel. 0731.208145, Fax 0731.208145
[email protected]
www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
Codice fiscale 00285690426
Questo giornale è stampato su carta
riciclata.
ABBONAMENTO ANNUO 35 EURO
DI AMICIZIA 40 EURO
SOSTENITORE 50 EURO
8
v
oce
della
v
allesina
PASTORALE
16 MARZO 2014
NOI OPERATORI DI PACE: INCONTRO DEL PROF. MASSACCESI SU PAPA FRANCESCO
Il Papa si raccomanda “che nessuno sia indietro”
Sabato primo febbraio in Duomo
presso la sala della Confraternita, l’Associazione Noi Operatori
di Pace ha svolto l’incontro sul
tema: “Papa Francesco”. Il tema
è stato svolto dal prof. Vittorio
Massaccesi, editorialista di Voce
della Vallesina e già preside del
Liceo Scientifico di Jesi e sindaco della città negli anni sessanta.
Il relatore ha iniziato la sua conferenza, ci fa piacere ricordarlo,
dicendosi soddisfatto che una
Associazione il cui nome si rifà
alla pace, lo chiami a parlare su
un Papa che intende lavorare a
fondo per essa e ha citato il suo
intervento per scongiurare un allargamento del conflitto militare
in Siria dalle conseguenze inimmaginabili; chiedendo a tutti i
cattolici di innalzare una supplica
a Dio perché fermasse la guerra. Intervento che ha riscosso il
plauso di uomini di pace di altre
religioni nonché di persone atee a
cui però sta a cuore i destini degli uomini. Il relatore ha evidenziato come Papa Francesco stia
portando avanti una rivoluzione,
non nei principi ma nei comportamenti. Egli apparendo dopo il
conclave alla folla di San Pietro
e in mondovisione ha esordito
con la frase: Buona Sera; che ha
colpito profondamente tutti. Poi
la sua decisione di restare a Santa Marta, affermando: “non ce
la faccio a sentirmi isolato nelle
stanze all’ultimo piano del Vaticano”. Poi ha battezzato un bambino di una coppia che non era
stata unita con il sacramento del
matrimonio. Attualmente sta nominando 19 cardinali provenienti sia dai paesi più densamente
popolati dove il cattolicesimo è
radicato, sia da quei paesi dove il
cattolicesimo è meno diffuso, ma
desideroso che anche quelle nazioni siano rappresentate affinché
la struttura organizzativa della
chiesa possa avere radici da per
tutto.
Il prof. Massaccesi ha evidenziato
come analizzando il comportamento dei papi della nostra epoca
recente (di cui alcuni li ha anche
conosciuti personalmente) da Pio
XII all’attuale Papa Francesco, la
Chiesa si è sempre più aperta ai
fedeli e agli “altri”, non solo culturalmente ma anche fisicamente,
cercandone l’incontro. Il relatore
ha citato il recente dialogo tra
Papa Francesco ed il giornalista
Eugenio Scalfari, ex direttore del
giornale La Repubblica, quest’ultimo ateo ma rispettoso del credo
altrui, il quale ha costatato come
un dialogo aperto e franco possa
sussistere ed anzi è auspicabile.
Papa Francesco, ha continuato il
relatore, vede il Vaticano un po’
come l’Intendenza dell’esercito,
che pensa al vettovagliamento dei
soldati, funzione che sta sì al centro ma non è accentratrice, che
costituisce anzi un valido aiuto
e sostegno di tutte le parrocchie
sparse nel mondo. E questo è importante anche per comprendere
il mondo d’oggi. La Chiesa, ha osservato il professore, attualmente
intrattiene rapporti con circa 180
nazioni della terra. Il relatore ha
continuato facendo notare che
per papa Francesco Dio non è
cattolico, Dio è Dio. É vero sì che
il cattolicesimo vanta la Verità ma
è pur vero che chi non ha dubbi sta fermo e non ricerca. Dio è
dell’Umanità e si può andare incontro a Lui da diverse strade. Il
relatore ha evidenziato come sia
di vitale importanza il non “omogeneizzarci”. Il non essere omogeneizzati comporta il dialogo,
che significa ascoltare , aprirsi
con tutti, il non aver paura. Solo
nel dubbio mi apro al dialogo e
solo nel dialogo mi metto alla ricerca. La politica, l’economia, la
cultura sono suscettibili di grossi cambiamenti in poco tempo e
questo ci spinge al dialogo e a far
si che i principi siano modificati
per comprendere la realtà. La realtà è come se fosse un poliedro.
Il poliedro ha tante sfaccettature,
che devo conoscerle perché insieme costituiscono la realtà. Il
motto del Papa, ha continuato il
professore è “miserando atque
eligendo”. La parola miserendo la
possiamo rendere in italiano con
misericordiando,
comunichiamo sapendo comprendere quello
che è contro. Questo è il motivo
della comprensione, dell’apertura
all’altro.
Eligendo: che significa vado avanti scegliendo (devo saper scegliere al momento opportuno). In
fondo occorre essere una persona dal pensiero incompleto, nel
senso che se siamo aperti abbiamo sempre qualcosa da imparare. E per imparare a camminare
non abbiamo altra strada che
camminare. La Chiesa per Papa
Francesco, ha continuato il professore, è l’Ospedale da campo,
dove aiutare chi ha bisogno. Molti, ha osservato, non conoscono
la redenzione, non conoscono il
vangelo, ma io li devo accettare
così come sono. Molti sono feriti,
io come cattolico li devo aiutare, poi ognuno decide per se, se
convertirsi o meno. Né rigoristi
né classisti. É un modo nuovo di
presentarsi, adeguato ai tempi.
Questo non è un cambiamento
dell’ortodossia cristiana o un abbandono dei principi. Il Papa più
volte ha ribadito che i sacerdoti e
i vescovi siano non dei funzionari
ma apostoli; il funzionario aspetta chi viene, l’apostolo va incontro alla gente. E inoltre il Papa si
raccomanda di “stare attenti che
nessuno rimanga indietro”. Può
rimanere indietro chi ha i dubbi
maggiori o quello che viene scandalizzato. Il pastore che lascia
qualcuno indietro è quello che
perde le pecore. Dio è in ciascuna
persona e Dio lo si incontra camminando. Dio è nella vita di ogni
persona. Noi in effetti dobbiamo
essere sussistenza e sanità per
gli altri. Pensiamo alle parole di
Gesù: ero malato, ero affamato….
in questo senso noi siamo peccatori perché non applichiamo il
vangelo.
Riflessione dell’Associazione
Noi Operatori di Pace
Come ha evidenziato bene il
prof. Massaccesi, concludendo la
sua conferenza, noi siamo peccatori soprattutto perché non ci
impegniamo a fondo a vivere il
vangelo. Esso richiede una scelta
di campo radicale: o si vive secondo lo Spirito di Dio che porta gli uomini a sentirsi vicini gli
uni agli altri, a sentirsi membri
di un’unica grande famiglia umana, oppure si vive assecondando
lo spirito mondano del tempo, il
quale inevitabilmente spinge gli
uomini a scontrarsi, a sopraffarsi,
a perdere la pace interiore che è il
fondamento di ogni pace esteriore. Come indicato nella locandina
dell’incontro Papa Francesco con
il suo stile da “parroco del mondo”, vuole impegnare la Chiesa
intera in una sfida di rievangelizzazione dell’Occidente e di evangelizzazione del mondo intero.
Certamente la sua è un’ottima
intenzione ma senza l’appoggio e
l’impegno di quelli che si sentono cristiani, cioè noi tutti, la sua
bellissima intenzione è destinata
all’insuccesso.
Ricordo
Montefano 2-7-1922
Loreto 11-3-2014
Dina Cesari
Dove Signore, dove saremo portati
su questa terra non sappiamo, ma
non dobbiamo nemmeno chiedercelo
anzitempo.
Sappiamo soltanto che per coloro
che t’amano, Signore, tutte le cose
volgono al bene e che le tue vie vanno di là da questa terra.
(Edith Stein)
La ricordano con affetto e gratitudine
i figli Giovanna, Bernardino, Luciana,
Francesco e Carlo; il genero Giuseppe;
le nuore Rita, Fiorella e Lorella; i
nipoti Beatrice, Corrado, Alessandro,
Roberto, Agnese, Lorenzo, Stefano,
Matteo, Eloisa, Cristina e Leonardo; i
pronipoti Giada e Riccardo.
IN DIOCESI
v
oce
16 MARZO 2014
della
v
allesina
9
FESTA DELLA DONNA: LA SANTA MESSA DEL VESCOVO CON IL CENTRO ITALIANO FEMMINILE DI JESI AL SANTUARIO DELLE GRAZIE
Nello stile di Maria per annunciare il Vangelo
Il Centro Italiano Femminile
(CIF) ha voluto festeggiare anche
quest’anno le donne e ricordarle
al Signore con una celebrazione
eucaristica la sera del 7 marzo, nel
Santuario della Madonna delle
Grazie. “Una preziosa opportunità
- ha sottolineato il Vescovo che ha
presieduto la Messa - per ascoltare
la Parola del Signore che chiede alle
donne di essere luce, gioia, speranza per il mondo”, testimoniando la
fedeltà e l’amore per il Signore, se
necessario, fino al martirio.
Il 7 marzo la Liturgia ricordava le
sante Perpetua e Felicita. La prima, nobildonna; la seconda, serva.
Entrambe giovani e madri, legate
da un’amicizia che supera ogni differenza sociale, animate da quella
fede che non teme la morte. Se a
Perpetua e Felicita è stato chiesto
di rinunciare alla vita, alle donne di
oggi si chiede di “Rigenerare la vita
e coltivare la speranza” (tema del
CIF per il 2014).
Come si può rigenerare la vita?
La risposta ce la fornisce il Papa
nel suo messaggio per la Quaresima. Riassumendo il documento
in modo incisivo, il Vescovo ha ricordato la condizione di Cristo che
da ricco si è fatto povero per noi.
Che cos’è questa povertà con cui
Gesù ci rende ricchi? È il suo modo
di amarci, il suo farsi prossimo a
noi come il buon Samaritano. È la
sua compassione, la sua tenerezza.
Sull’esempio del Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le
miserie dei nostri fratelli, a farcene
carico e ad operare per alleviarle.
La miseria non equivale alla povertà: la miseria è povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza; può essere materiale, morale e
spirituale. La società è dovunque
lacerata da miserie materiali, quali
la malattia, la mancanza di lavoro e
di beni di prima necessità, la morti-
ficazione della dignità individuale e
collettiva, la violenza, l’ingiustizia...
Molte di queste piaghe dipendono dalla miseria morale, cioè da
una deriva etica che rende l’uomo
schiavo del vizio e del peccato, mali
visti semplicemente come condizioni necessarie per soddisfare i
propri idoli: ricchezza, successo,
potere. Il buio in cui brancoliamo
quotidianamente è la diretta conseguenza dell’allontanamento da Dio
e del rifiuto della Parola che salva.
Di fronte a un panorama così desolante, Papa Francesco ci ricorda
che solo il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale. Il
cristiano è chiamato a portare, in
Jesi - Venerdì 21 Marzo 2014
Palazzo dei Convegni - Corso Matteotti, 19
ogni ambiente, l’annuncio gioioso nel nascondimento, nella pace e
che Dio ci ama ed è sempre pronto nella tenerezza. Se questo invito
a perdonarci.
quaresimale è rivolto a tutti, tanto
Approfittiamo di questo tempo for- più deve essere accolto dalle donne,
te della Quaresima per convertirci chiamate non solo a dare la vita, ma
e rafforzare il nostro rapporto con anche a rigenerarla e a proteggerla
il Signore. Solo se inondati dallo dalle mille insidie da cui è minacSpirito di Dio, potremo sperimen- ciata. Al momento della preghiera
tare la gioia e diffonderla, potremo dei fedeli, la presidente del Centro
consolare i cuori affranti e donare Italiano Femminile, Annalisa Masé,
ha ricordato Graziella Filippola speranza a tanti fratelli.
Il Papa parla infine di “spogliazio- ni, che ha speso tutta se stessa per
ne”, intesa sia in senso spirituale questa Associazione, nata per veche materiale. Dobbiamo diventare nire incontro, con spirito cristiano,
poveri per arricchire con la nostra alle varie necessità sociali.
povertà gli altri ad imitazione di La presidente “storica”, Norina GaCristo. Solo quando avremo fatto gliardini, ha consegnato ai fedeli il
posto all’amore di Dio, privando- testo del discorso che il Santo Paci delle nostre false sicurezze, dei dre ha rivolto il 25 gennaio ai partenostri grandi o piccoli egoismi, al- cipanti al Congresso Nazionale del
lora potremo abbracciare la logica CIF. Un documento su cui riflettere
della sobrietà, della condivisione e per comprendere l’importanza del
dell’accoglienza fraterna. A questo ruolo attribuito alla donna nella sopunto il Papa dice: “Non dimenti- cietà civile, nella Chiesa e, in modo
chiamo che la povertà duole. Non particolare, nella famiglia.
sarebbe valida una spogliazione Il meraviglioso e arduo compito di
cui le donne sono investite potrà
senza la dimensione penitenziale”.
Il Vescovo ha concluso la sua ome- essere assolto - dice il Papa - solo
lia invitando i fedeli a guardare la “nel dialogo con Dio”, illuminato
Madre di Gesù, “Stella della nuova dalla Sua Parola, irrigato dalla graevangelizzazione”: lo stile di Maria zia dei Sacramenti”.
è uno stile femminile, lo stile miFrancesca Procaccini
gliore per testimoniare il Vangelo
Foto Anna Vincenzoni
notiziebrevi
nze
Consegue he
c
psicologi o
t
dell’abor
o
volontari
Incontro con la Dott.ssa
Cinzia Baccaglini
Psicologa Psicoterapeuta
esperta della sindrome post aborto
Accoglienza e Saluti
ore 18.00 Relazione della Dott.ssa Cinzia Baccaglini
ore 19.00 Dibattito
ore 20.00 Conclusione
ore 17.30
C.A.V. JESI Centro di Aiuto alla Vita S.Antenori Onlus
Jesi - Via Costa Baldassini 10 (lunedì 17.00-19.00) | Tel. 0731 57410 - 334 3642996
www.cavjesi.it
21 marzo: Aborto e poi?
Il Centro di Aiuto alla Vita di Jesi organizza l’incontro “Aborto e poi?
Conseguenze psicologiche dell’aborto volontario” con la dott.ssa Cinzia
Baccaglini, psicologa e psicoterapeuta esperta della sindrome post aborto.
La conferenza, che si terrà venerdì 21 marzo al Palazzo dei Convegni, avrà
inizio alle 17.30 con l’accoglienza e i saluti di introduzione. Ci sarà poi
la relazione della dott.ssa Baccaglini, cui seguirà la discussione in sala.
Un’occasione per riflettere sul dramma dell’aborto e sulle conseguenze che
arreca alla donna.
5 aprile: Difendiamo la Vita!
Il Centro di Aiuto alla Vita, in collaborazione col mensile di bioetica Notizie
ProVita (www.notizieprovita.it) dedica un pomeriggio al tema della vita,
rivolto a tutti, specialmente ai giovani. Sabato 5 aprile, presso la parrocchia
San Pietro martire, la prof.ssa Francesca Romana Poleggi (direttore editoriale
di Notizie ProVita) affronterà il tema della meraviglia e della difesa della
vita, oggi minacciata su tanti fronti. Nella conferenza, che avrà inizio alle ore
16, verranno illustrate le tappe che vanno dal concepimento alla nascita, si
spiegherà cos’è l’aborto, come è regolato dalla legge 194 e quali conseguenze
esso produce sulla madre, il padre e gli altri soggetti coinvolti.
16 marzo a Fonte Avellana
Domenica 16 marzo terza giornata di formazione, meditazione e preghiera
per singoli e famiglie al monastero di Fonte Avellana. La mattina il priore
padre Gianni Giacomelli proporrà una meditazione sul Vangelo di Matteo
sul tema: “La predicazione del Regno dei Cieli”. Alle 7.30 partenza da
Jesi, piazzale chiesa San Francesco d’Assisi (via S. Francesco, Jesi) e alle 9
ritrovo presso il Monastero di Fonte Avellana a Serra Sant’Abbondio.
Per informazioni e adesioni: [email protected]
10
v
oce
della
v
allesina
LA VISITA PASTORALE A SAN GIUSEPPE CON LE INIZIATIVE PER LA FESTA DEL PATRONO
“Quaresima tempo favorevole per la conversione”
Il cammino verso la Pasqua del pastore della Chiesa jesina quest’anno
è iniziato a San Giuseppe, dove è in
corso la visita pastorale, giunta alla
sua terza settimana. Don Gerardo
ha presieduto la celebrazione del
mercoledì delle Ceneri ricordando
che la Quaresima è il periodo ideale per intraprendere un cammino
di conversione. «É il cammino che
conduce ad un momento importante della Chiesa: la Pasqua – ha
spiegato il vescovo nella sua omelia – In quel giorno ricordiamo di
essere stati battezzati in Cristo e
ringraziamo il Signore della nostra
vita nuova, rinunciando al male e
scegliendo il Signore».
Don Gerardo ha anche suggerito
tre strumenti per vivere la Quaresima nel migliore dei modi. «Il Vangelo parla di tre vie: la preghiera, il
digiuno e l’elemosina. La preghiera
è l’ascolto del Signore. Il digiuno
non è soltanto non mangiare. Non
può bastare! Significa anche digiunare dal peccato, orientare la nostra vita rinunciando a ciò che ci
porta via dal Signore. L’elemosina
non è lo spicciolo dato al povero
per strada. Il Papa parla proprio
dell’elemosina nel suo messaggio
per la Quaresima 2014. Il mondo
è pieno di miserie materiali, morali
e spirituali. Noi cristiani non dobbiamo restare indifferenti ma dobbiamo darci fa fare, condividendo
qualcosa di nostro: portiamo Gesù
a chi vive nella povertà, parliamo di
lui!». Alla celebrazione di mercoledì 5 marzo erano presenti anche i
ragazzi che a fine aprile faranno la
cresima. A loro ed a tutti i presenti
il vescovo ha rivolto un messaggio
particolare. «La Quaresima non è
un tempo come un altro ma è pre-
zioso e favorevole per aprire il cuore al Signore, accorgendoci delle
povertà attorno a noi. Questo può
accadere solo se la nostra vita di
preghiera è intensa».
Non sono mancati gli incontri con
i gruppi giovani della parrocchia.
Sabato 8 marzo è toccato ai ragazzi
dell’Acr (Azione Cattolica dei Ragazzi). In un bel clima festoso don
Gerardo ha spiegato loro le regole
dell’amicizia con Gesù, perché «siamo tutti testimoni del Vangelo, cioè
siamo quelli che lo hanno visto, che
raccontano la sua vita e parlano di
lui, perché lo abbiamo incontrato».
Domenica poi, è stato il turno dei
diciassette ministri straordinari
della comunione presenti in parrocchia, a cui il vescovo ha consegnato il mandato durante la celebrazione delle 11.15. «Cercate
di esprimere nella fede nella vita
1923
1923
IN DIOCESI
16 MARZO 2014
cristiana – ha detto loro – la realtà
dell’Eucarestia, mistero di unità e
di amore. Poiché distribuirete agli
altri l’Eucarestia, sappiate esercitare la carità fraterna, secondo il
precetto del Signore, che nel dare in
cibo ai discepoli il suo stesso corpo
disse loro: “Questo è il mio comandamento, che ci amiate l’uno l’altro
come io vi ho amato».
Il programma della settimana
La visita pastorale del vescovo Gerardo a San Giuseppe entra nella
terza settimana, anche questa caratterizzata dai tanti incontri con
le varie realtà che animano questa
grande parrocchia. Punti fermi restano la lectio divina sul capitolo 17
del Vangelo di Luca del giovedì sera
alle 21; la comunione ai malati nei
giorni di venerdì, lunedì e martedì;
l’adorazione eucaristica del venerdì
alle 16.30 e l’incontro con i gruppi
dei bambini e ragazzi il sabato pomeriggio.
Oltre a questi appuntamenti in
DAL 1923
CRISTO DEPOSTO
sec. XIII
Ambito centroitaliano, risse di Jesi
e Cla
Prov. Monastero dell
Diocesano
Conservato al Museo
HE
C
R
A
M
E
NELL
A
E
N
G
I
L
NE
III
O
X
I
e
Z
I
I
I
S
X
O
I
P
L
LA DE
NEI SECdOel “Visibile Parlare”
I
ne
Espressio
7
ICO II,
R
E
D
E
ZZA F
A
I
P
/
O
ESAN
C
O
I
D
O
MUSE
/ JES
Ricerca storico stilistica a cura di Leonardo Emiliani
> Sabato 15 marzo 2014, ore 17.30
IL CRISTO DEPOSTO DI JESI
DA OGGETTO DI FEDE A SOGGETTO ARTISTICO
1923
INGRESSO GRATUITO
INFO: Museo diocesano
piazza Federico II, 7 - Jesi (An)
tel. 0731 226749
[email protected]
> Sabato 22 marzo 2014, ore 17.30
ANALISI ICONOGRAFICA
DEL DEPOSTO DI JESI NEL CORSO DEL TEMPO
> Sabato 29 marzo 2014, ore 17.30
I DEPOSTI DUECENTESCHI
DI JESI, TOLENTINO E RECANATI: CONFRONTI
questa terza settimana Mons. Rocconi sarà a San Giuseppe il giovedì
dalle 15 per i colloqui e le confessioni. Venerdì 14 marzo alle 16 incontrerà le insegnanti ed i bambini
del dopo scuola dell’oratorio “SanGiu”; alle 18 i responsabili del centro di ascolto parrocchiale e alle 21
il gruppo Giovani di Azione Cattolica.
Sabato 15 dopo aver celebrato la
santa Messa alle 18.30, il vescovo vedrà i ragazzi dell’Amicizia a
domicilio. Lunedì 17 alle 21 sarà
il turno dei catechisti. Mercoledì
19 marzo, giorno di San Giuseppe,
alle 11 don Gerardo celebrerà la
santa Messa per la Confartigianato e alle 21 presiederà l’assemblea
parrocchiale.
Fotoservizio Giuseppe Papadia
Nelle foto la celebrazione del mercoledì delle Ceneri; la visita al
gruppo Acr; il mandato ai ministri
straordinari dell’Eucarestia della
parrocchia.
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
PASTORALE
v
oce
16 MARZO 2014
della
v
allesina
11
INTERVISTA A LUCA MANCINI: L’ESPERIENZA IN ONCOEMATOLOGIA AL “G. SALESI”
Con la musicoterapia tra i più bisognosi
Ho avuto l’onore di conoscere Elena Mancinelli e apprezzare la sua recente pubblicazione dal titolo “Storie”, di cui si è parlato recentemente in questo settimanale.
Ora ho il piacere di incontrare il figlio
Luca… e si spalanca un mondo, bello, delicato e prezioso. Gli ho rivolto qualche
domanda.
Pubblicare un libro - dice qualcuno - è
quasi come fare un figlio... Mi riferisco
alla pubblicazione di tua madre, fatto
che più avanti capiremo essere collegato anche alla tua attività. Qui abbiamo
dunque sia il libro che il figlio: come hai
vissuto l’esperienza di tua madre che ha
recentemente pubblicato “Storie”?
«A dire il vero non ero a conoscenza del
fatto che mia madre stesse lavorando alla
stesura di questo libro. Molte volte le cose
accadono quasi per caso o, forse, sembrano
capitare per caso…
Comunque sono stato molto contento perché credo sia comunque una esperienza
bella e anche divertente, tirar fuori dalla
propria memoria tanti ricordi, emozioni,
personaggi.
Spero che anche mia madre si sia divertita
nel farlo e che sia l’inizio, perché no, di una
bella carriera da …scrittrice! Auguri mamma!».
Ci vuoi dire due parole su te e l’attività
che svolgi? So che si tratta di qualcosa
di davvero delicato e importante, e per
i più piccoli.
«A circa 30 anni per molti avviene che non
si ha la percezione di quello che vuol dire
vivere la propria vita; io ero uno di questi:
tutto, o quasi, ruotava attorno al mio ego.
Con la nascita di Giovanni e Alessandro
tutto è stato stravolto, rivisto, modificato e
la visione della vita è totalmente cambiata.
Sostituire “l’io per io” con “l’io per l’altro” è
stata una tappa inevitabile del diventare
genitori e comunque l’inizio di un cambiamento che ne ha portati tanti altri a cascata.
Cambio di lavoro e ricerca di nuove “mete”
non più come semplice soddisfazione di sé,
ma come tentativo di avvicinarsi a qualcosa di profondo e di spirituale che poi è
il vero senso e scopo dell’esistenza. Alcune
certezze cominciano sgretolarsi mentre altre prendono corpo e spessore come la mia
passione per la musica e le esperienze fatte
fin da “ragazzo” con i disabili.
Inizio così un po’ per curiosità, un po’ per
caso, chissà, ad avvicinarmi alla Musicoterapia e rimango affascinato dal potere di
comunicazione e di benessere che può esercitare su tutti, grandi e piccini!
Tecnicamente il musicoterapeuta aiuta l’utente a migliorare il proprio stato di salute,
utilizzando le esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano attraverso di esse
come forze di cambiamento.
I percorsi di Musicoterapia possono dura-
re da pochi incontri a diverse
sedute, secondo gli obiettivi
che si intendono raggiungere;
la Musicoterapia ha finalità
generali che sono: lo sviluppo di potenzialità e/o riabilitazione di alcune funzioni,
l’integrazione sul piano intra
e interpersonale, il miglioramento della qualità della
vita; gli obiettivi sono declinati nel tempo, nel contesto e
nel rispetto della persona e di
tutta una serie di parametri.
Dal 2012 lavoro all’interno del reparto di
Oncoematologia presso l’ospedale pediatrico “G. Salesi” di Ancona per conto dell’“Associazione Raffaello”. Raffaello ora è
un angelo; era malato di cancro e ha lottato con tutte le sue forze per 10 mesi; i suoi
anni si potevano contare sulle dita di una
mano; ne aveva solo quattro!
Dopo la sua morte la mamma ha fondato
questa associazione che oltre alla musicoterapia offre ai bambini in reparto tante
altre opportunità di benessere come la arte
terapia e la clownterapia».
Il ricavato delle vendite del libro servirà proprio per questa tua attività con i
bambini. Questo ti fa e vi fa molto onore... ce ne complimentiamo. Come è
nata questa idea generosa?
«L’idea è nata dall’approfondimento e dal
confronto con altri musicoterapeuti e dal
fatto che il mezzo principale con cui si “lavora” sono i materiali sonori che a volte
sono anche molto costosi.
Per cui ho pensato di espormi in prima
persona e di raccogliere fondi per l’acquisto
di strumenti davvero meravigliosi, il mio
scopo è promuovere la Musicoterapia che
considero una bella opportunità da regalare a chi è in difficoltà.
Sono alla ricerca di persone generose che
mi possano aiutare. Grazie mamma, grazie al Presidente dott. Nazzareno Santoni
dell’”Associazione Contardo Ferrini”, grazie
ai numerosi sostenitori».
E grazie a te, Luca, e buon proseguimento della tua preziosa attività con i bambini.
Diego Mecenero
UN MODO CONTROCORRENTE DI CELEBRARE L’8 MARZO E IL VALORE DELLA DONNA!
Sorelle di sangue, intensità e delicatezza
Domenica 9 marzo a Castelplanio con la sua bellezza interiore e for- e di Carla Marinelli che nonostanè stato presentato lo spettacolo tezza d’animo per salvare il suo po- te la disabilità ha creduto nell’a“Sorelle di Sangue” a un pubblico polo dal persiano Assuero, suo re e more e l’amore la rende promotriche ha riempito la sala polivalente. marito. E dopo un’intensa preghie- ce di speranza per tutte. Eppoi la
Voluto e ispirato dal Centro di Spi- ra, ha fermato la mano distruttrice. marchigiana Lucia Annibali, sfiguritualità “sul monte” è stato elabo- Tutto il nostro pensiero si è lascia- rata con l’acido dal suo ex fidanzarato da un’equipe di cinque donne to avvolgere ogni volta dalla musi- to che la voleva solo per sé, “La for(Astralmusic e Centro danza Mir- ca e dalla danza dal sapore orien- za è dentro di me - dice - assieme
ra).
tale. Le ballerine sono state brave, al desiderio di riconquistare quello
Intensità e delicatezza. Coinvolgi- tecnicamente perfette. Ma quello che qualcuno voleva sottrarmi”.
mento e commozione. Bellezza e che tutti hanno visto è che queste Donne capaci di entrare nel buio
gioia. Questi i diversi sentimenti donne hanno la danza nel sangue di una società gretta e violenta e di
che tutti gli spettatori hanno pro- e quindi, con le belle coreografie, creare un movimento di rinascita e
di impegno tutto al femminile. É la
vato dall’inizio della narrazione. sanno davvero emozionare.
Perché di una narrazione si è trat- E subito l’elenco delle donne, le storia di S. Maria de Mattias, fontata, di alcune storie e di tanti volti. tante donne violentate e uccise, datrice delle Adoratrici del Sangue
La signora Mariella Conti che ha “che tutte dormono, dormono sul- di Cristo, presenti da 180 anni nel
curato i testi ha iniziato chieden- la collina” secondo una poesia di mondo e 128 a Castelplanio. Un
do a tutti di lasciarsi portare dal- Edgar Lee Masters musicata da Fa- carisma che è nato dalla contemle storie a scoprire il percorso del brizio de Andrè. Poi ci hanno rac- plazione del Sangue di Cristo, le cui
sangue, cioè della vita, del coraggio, contato di Malala con un buco in “piaghe sono per me” come canta
della passione, e, purtroppo anche testa , fermata perché voleva stu- dolcissima Alessia Sebastiano. “Sodi violenza e morte, esclusione ed diare e dell’indiana Munnì, a cui relle di Sangue” è l’ultima canzone,
emarginazione. La prima donna è proibito danzare sulla piazza del cantata per la prima volta su questo
è stata la regina Ester. È uscita dal villaggio (Katiuscia e Simona sem- palco e che ha commosso tutti. “Soracconto dell’Antico Testamento brano uscite proprio dal Kerala!!!) relle perché conquistate dal Sangue
Cupramontana
Domenica 16 marzo alle 17 si
terrà la presentazione della
neonata associazione culturale
“Archeoclub d’Italia - sede di
Cupra Montana” presso la sala
consiliare del Comune di Cupramontana. All’incontro interverranno il sindaco di Cupramontana Luigi Cerioni, il vice
presidente nazionale Archeoclub d’Italia Walter Scotucci,
il professor Augusto Ancillotti
dell’Università di Perugia e lo
storico locale dott. Riccardo
Ceccarelli.
di Cristo, sangue di Dio nelle nostre vene, e disposte a risalire controcorrente dal mare alla sorgente
per un mondo più umano, per tutti,
uomini e donne.
Alla fine sr Anna Maria ha ringraziato tutte, esprimendo il compiacimento per questa proposta nata,
studiata e proposta dalle donne
per tutti noi. Erano presenti anche le suore responsabili nazionali
e generali dell’Istituto e il nostro
Vescovo. Ha dato un saluto anche
il vicesindaco Costantini. La loro
riflessione ha toccato il valore prezioso della presenza delle religiose
nelle nostre comunità. La serata si
è conclusa con un buffet, offerto
a tutti con il contributo di molte signore di Castelplanio e Jesi.
Ognuno si è portato a casa anche
un braccialetto rosso (33 grani –
come gli anni di Cristo) per ricordare il percorso del Sangue della
nostra Redenzione.
dmp
Alimentazione e salute
Il Centro Turistico Giovanile
“Vallesina” di Jesi organizza la
rassegna “Alimentazione e Salute nello Sport” in collaborazione con la palestra Il David di
Jesi ed il centro Chipos di Jesi.
Venerdì 21 marzo il primo incontro “Riprogrammazione posturale globale: il plantare
propriocettivo” con la presenza del dott. Gianni Serrani fisioterapista ed osteopata. Un
modo globale di affrontare il
problema dei disturbi posturali
tenendo conto dei più importanti recettori della postura
che sono i piedi, gli occhi, la
pelle. Tutti gli incontri ad ingresso libero si svolgono presso la sede del Centro Turistico
Giovanile “Vallesina” (C.T.G.)
situata in Jesi Via Ancona n.
17/bis secondo piano con inizio
alle 21,15.
12
v
oce
della
v
allesina
ESPERIENZE
16 MARZO 2014
AVIS E ADMO: DA JESI E DALLE MARCHE AL MEMORIAL PER FLAVIO FALZETTI
Un impegno che va oltre la malattia
Da quando il guerriero Flavio Falzetti ci ha lasciati, 11 marzo 2013,
si è creata una rete di persone
che grazie a lui sta insieme facendo cose importanti per non far
dimenticare le sue battaglie per
sconfiggere la malattia. Con la
collaborazione dell’Admo Regione
Marche, dell’Avis Regione Marche
e il patrocinio del comune, lunedì 10 marzo a Norcia, suo paese
di origine dove tutt’ora vivono la
mamma Rina e le sorelle Monia e
Luisa, sono giunte persone da tutta Italia per ricordare Flavio. Tanti
gli amici che hanno partecipato da
Jesi e i volti noti del calcio tra cui
Aldo Mancini, Damiano Tommasi, Alessandro Birindelli, Simone
Perrotta, Salvatore Sullo, Marco
Baroni, Giuseppe Materazzi. La
giornata, chiamata “1° Memorial
Flavio Falzetti – una giornata speciale a ricordo di una persona speciale” e organizzata dalla sorella di
Flavio, Monia e dall’Associazione
“Amici di Flavio Falzetti” è iniziata
con il coinvolgimento degli studenti presso l’Istituto Superiore
“Roberto Battaglia” di Norcia con
il convegno “Oltre il 90° - risorse e
benefici dello sport”. Molte centinaia di ragazzi attenti ad ascoltare
testimonianza di vita dal mondo
medico, sportivo e politico. Dopo
il saluto del vicesindaco, l’intervento del dr Viozzi, responsabile
del centro donazione trasfusione
e trapianti dell’ospedale di Fermo,
che con emozione dopo una forte
esperienza vissuta in prima persona ha toccato le corde dei cuori dei
presenti sul tema importante della
conoscenza e della consapevolezza
del proprio corpo, trasmettendo Il giornalista Francesco Caremal’importanza della prevenzione: ni autore del libro “Oltre il 90°”,
«non dobbiamo avere paura del- dove è impressa la storia di Flavio,
le malattie: possiamo ostacolarle ha condiviso con i presenti degli
con la prevenzione. Come ha fatto aneddoti sulla vita del “guerriero”
Flavio facciamoci dono per gli altri, sottolineando come è forte il dosi è speso sempre a favore dei più lore per la sua perdita «ma ancor
sfortunati di lui o semplicemente peggio sarebbe stato non averlo
nei confronti di qualunque perso- conosciuto.» Tra i prena fosse in difficoltà. In tutto ciò senti i calciatori Marco
però sono importanti gli interventi Baroni allenatore del
di organizzazioni di volontaria- Lanciano,
Damiano
to come ad esempio Admo, Avis, Tommasi presidente
Protezione Civile, Pubblica Assi- dell’Associazione Itastenza… Ragazzi, impegnatevi in liana Calciatori, Salvaqualcosa dove sia presente il dono, tore Sullo vice-allenadove voi potete essere importanti tore del Torino. Tutti
per gli altri in modo incondizio- e tre si sentono delle
nato. C’è una grande differenza tra responsabilità nei condono e regalo.»
fronti dei ragazzini tra
Alla luce di ciò, il presidente Admo i quali ci sono anche i loro figli:
Marche Danilo Lanciotti ha solle- «con Flavio la malattia ha trovacitato i giovani a diventare dona- to uno zoccolo duro, ma quando
tori. Flavio ha avuto bisogno sia sei colpito da una cosa del genere
di midollo osseo che di sangue. Il inizi a farti delle domande e soconsigliere regionale Francesco prattutto se hai fatto tutto il possiMassi ha illustrato la Legge Falzet- bile. Tutto si può affrontare con il
ti nata grazie alla tenacia di Flavio sorriso sulle labbra, ma quello che
per l’obbligatorietà degli esami vogliamo far capire è che è la testa
diagnostici preventivi per gli spor- che comanda, esattamente come ci
tivi dai 14 ai 18 anni che pratica- ha insegnato Flavio. »
no sport a livello dilettantistico. Si Il ricordo della sorella Monia è
tratta di una legge regionale pri- stato semplicemente ricco e diretma e unica in Italia nel suo gene- to: «spero che vi rimanga un bel
re, con convenzione stipulata con ricordo di Flavio, facendo rivivere
l’Avis regionale. L’Avis è stato rap- Flavio nei vostri cuori. Una bella
presentato da Massimo Lauri pre- dimostrazione di affetto è che oggi
sidente regionale e Moreno Verdo- siano venute qui a Norcia persone
lini amministratore Avis Provincia da tutta Italia.» Al tavolo dei reladi Ancona. Gianluca Longo, giova- tori la foto di Flavio: il suo carisma
nissimo amico di Flavio e calciato- e la sua presenza erano percepibili,
re del settore giovanile del Bari, ha sembrava fosse stato lì a dirigere i
portato la sua testimonianza legata “lavori” della giornata.
alla sua vittoria contro la leucemia. Nel pomeriggio una triangolare
in amicizia tra A.C. Norcia, Life
Ritorno alla Vita F.C. nella quale
hanno giocato, tra gli altri, Gianluca Longo, Roberto Bordin, Emilio Pierpaoli, Damiano Tommasi,
Salvatore Sullo, Vitaliano Recchi,
Gianluca Fenucci, Giovanni Fenucci, Alessandro Bracalente, Stefano Massi; Amici di Flavio con
Fabrizio Castori, Simone Perrotta,
Cristian Bucchi, Alessandro Birindelli, Mirko Savini, Massimo Ciarlantini, Danilo Lanciotti, Edoardo
e Jacopo Cassisi. Ad arbitrare Clarissa Claretti, campionessa italiana
nel lancio al martello.
Damiano Tommasi ha risposto
con gentilezza e affetto alle domande rivoltegli per Voce della
Vallesina, seduto in panchina mentre era appena uscito dal campo
per assistere alla partita tra Amici
di Flavio e A.C. Norcia.
Come sei stato coinvolto da Fla-
vio nella Life? Prima di tutto sono
stato coinvolto da Flavio nel suo
progetto nel 2010 quando ero appena ritornato dalla Cina e ho giocato con e per lui per la prima volta in Ancona. Mi aveva raccontato
il suo progetto, quello che voleva
fare . Non è stato insistente, ma
persuasivo.
Quanto è importante essere testimone di Flavio? Per me è una
grande responsabilità, sia come
calciatore sia come presidente
dell’Associazione Italiana Calciatori. Il problema della prevenzione
è sempre vivo nel mondo dilettantistico e purtroppo non c’è ancora
una totale adesione nel mondo
dello sport per far fare determinate visite mediche in modo obbligatorio. Andrebbe, secondo me,
approfondito il tema e impegnarsi
ancora di più per sensibilizzare la
cittadinanza. La prevenzione con
le visite mediche per lo sport andrebbe vista come lo step successivo alle visite pediatriche obbligatorie. Tutto ciò che ha fatto Flavio
non deve andare perso, lo sport
dilettantistico deve anche essere
un’opportunità da cogliere. Occorre essere più incisivi.
Agnese Testadiferro
SECONDO APPUNTAMENTO DEGLI ‘INCONTRI DI STORIA DELL’ARTE’. ALLE ORIGINI DEL PRINCIPATO DI AUGUSTO
Da mitico eroe a principe assolutista. L’ideologia del potere
Per il secondo degli ‘Incontri di Storia
dell’Arte’ il prof. Cristiano Berilli ha tenuto in Pinacoteca il 26 febbraio una conferenza su “Augusto Princeps in re publica.
L’ideologia del potere tra immaginario arcaico e rappresentazione storica umana”.
il relatore, dottore in Lettere Classiche
con indirizzo storico-archeologico e linguistico-letterario, collaboratore anche
in scavi archeologici sul territorio regionale e nazionale, ha trattato l’argomento
a partire da considerazioni relative all’origine dell’appellativo di ‘Princeps’. Ne ha
spiegato la derivazione dal culto protostorico, largamente diffuso presso etnie
orientali e occidentali, dell’uomo forte
e invitto, scelto come capo carismatico
e poi, proprio perché ritenuto dotato di
qualità eccezionali, investito del ruolo di
semidio o di divinità protettrice. Il mito
di Ercole, o Eracle, può spiegare questa
origine. La divinizzazione verrà successivamente attribuita a chi compiva imprese
di grande valore in favore del suo popolo.
Scrive Tacito che Augusto ‘cuncta nomine “princeps” sub imperium accepit’, cioè
che egli ‘prese nelle sue mani tutto il comando in veste di “principe”. Non volle
quindi, per prudenza, misura, saggezza e
anche astuzia, che gli venisse attribuito il
titolo di ‘imperator’ o di ‘dominus’. ‘Princeps’ significava essere ‘primo cittadino’,
cioè ‘primus inter pares’; titolo, questo,
già da tempo conferito ad un personaggio
che per meriti particolari in Senato aveva
il diritto di votare per primo. Converge-
vano però al ‘principato’ fondato da Ottaviano Augusto cariche diverse. Il ‘princeps’ aveva il supremo comando militare,
il diritto di reclutare soldati e di nominare ufficiali, di formalizzare uno stato di
guerra o di pace, di governare le province
imperiali. In sostanza quindi il ‘principato’ non differiva da un potere assoluto.
Il titolo di ‘princeps’ e non di ‘imperator’
era ritenuto però una garanzia di pace, di
benessere, di sicurezza. Lo sapeva bene
Augusto che ne fece non solo un riferimento di progettualità del suo governo,
ma anche uno strumento di propaganda
politica.
Augusta Franco Cardinali
Nella foto: Il prof. Cristiano Berilli
VALLESINA
v
oce
16 MARZO 2014
della
v
allesina
13
INDAGINE TRA LE IMPRENDITRICI DELLA VALLESINA
MOJE: l’Aido in assemblea annuale. Nelle Marche dodicimila iscritti
Il valore del trapianto trasmesso ai giovani Tra affetti e affari
Domenica 9 marzo, presso i locali dell’Avis di
Moje, si è svolta l’assemblea annuale della locale sezione Aido. Il presidente Fabrizio Mancini
ha ricordato i quarant’anni di attività dell’Aido,
un impegno ancora molto attuale a vantaggio
di chi cerca di tornare alla vita normale, dopo
una malattia, ricevendo un organo con il trapianto. La Regione Marche, con il centro trapianti di Torrette, ha sempre svolto un ottimo
lavoro e a questo centro si
rivolgono non solo i Marchigiani, ma anche molti malati
di altre località. Il presidente
Fabrizio Mancini ha invitato gli aderenti alla sezione
di Moje a portare la propria
testimonianza anche in altri
ambiti, infatti, è necessario
promuovere la comunicazione per creare una maggiore
adesione al gruppo. Nella
città di Ancona è stata avviata una campagna di visibilità con messaggi e immagini
posti sugli autobus cittadini
e grazie anche a queste campagne nella provincia di Ancona ci sono circa
dodicimila iscritti all’Aido, mentre la sezione
di Moje può vantare circa trecento iscritti. Le
prossime attività promozionali saranno destinate ai giovani, come del resto già sperimentato dall’Aido di Jesi che si incontra con gli studenti delle scuole superiori. La sezione di Moje
tradizionalmente è impegnata pubblicamente
nel mese di settembre e nella notte di Natale
quando organizza appositi spazi pubblici destinati a far conoscere il valore del trapianto degli
organi a vantaggio di malati che grazie a questo gesto potrebbero tornare ad una vita del
tutto normale. Quest’anno, nei giorni 22 e 23
marzo, l’Aido di Moje ha organizzato la vendita
dei tradizionali lupini salati, recuperando questa tradizione locale si cercherà di veicolare il
messaggio e aumentare il numero degli iscritti,
mentre la Giornata per la donazione degli organi, per l’anno 2014, è stata indetta dal Ministero della Salute per il giorno 31 maggio 2014.
Fabrizio Mancini ha ringraziato anche la locale
sezione Avis; infatti, anche l’Avis risulta determinante per lo svolgimento regolare dell’atti-
vità di trapianto; infatti, l’Avis provinciale ha
raggiunto l’autosufficienza e affianca l’Aido
nell’attività a vantaggio dei trapianti, pratica
chirurgica che richiede molto sangue per le
trasfusioni.
É stato inoltre comunicato che l’Assemblea
provinciale Aido si terrà a Moie presso i locali
Avis.
Infine è stato presentato il bilancio che risulta
largamente attivo, parte di questi fondi, anche
per l’anno 2014 saranno destinati alla visibilità
e alle iniziative finalizzate a creare un consenso verso questo gesto di grande generosità ed
umanità.
mp
La Confartigianato ha fatto “un
viaggio” fra le imprenditrici della
Vallesina che svolgono un lavoro autonomo. Un aspetto fondamentale
emerso dall’indagine riguarda la difficoltà evidente delle donne a conciliare l’attività imprenditoriale con
l’ambito familiare, specie nella fase
di start-up dell’impresa. Infatti, il
lavoro in famiglia “ limita” la possibilità di carriera. Le “mamme in carriera” hanno vita dura, durissima. Sei
imprenditrici su dieci sono convinte
che fare carriera sia più semplice per
gli uomini, che esiste ancora il luogo
comune che le donne possono aver
successo solo in alcuni settori, che
gli uomini non dovrebbero avere “un
capo donna”.
«Vogliamo contare su un welfare
che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere
nell’impresa le nostre potenzialità.
Infatti i dati del nostro Osservatorio
– sottolinea Cristina Brunori presidente della Confartigianato di Jesi – dimostrano che fare impresa è sempre
più un mestiere da donne. Siamo in
presenza di una imprenditoria femminile che va incoraggiata. Al pari
dei nostri colleghi abbiamo bisogno
di interventi che ci liberino dai troppi vincoli e costi che soffocano le iniziative imprenditoriali».
Tra le altre problematiche che nella
fase di start-up possono condiziona-
re l’andamento dell’attività, la creazione di una clientela fissa rappresenta uno degli elementi essenziali
per assicurare un futuro all’azienda.
In misura minore inoltre si rilevano, nelle fasi iniziali dell’attività, le
problematiche legate alla mancanza
di competenze ed esperienza, alla
pesantezza degli iter burocratici, in
una situazione economica difficile.
Più di un’imprenditrice su due ha
iniziato l’attività per continuare il
mestiere dei genitori o altri parenti,
rinnovandolo poi e interpretandolo con originalità. L’altra metà del
campione si divide fra chi ha fondato
l’impresa (oltre il 34%) e chi ha rilevato l’azienda o ne è diventata socia.
La necessità di trovare uno sbocco
lavorativo è ancora la prima spinta a
“fare impresa”. Alla necessità di inventarsi un lavoro si sono affiancate
con sempre più preponderanza altre
motivazioni: in particolare“avere
un’idea innovativa” e la “tradizione
familiare”.
Cinque anni di crisi hanno lasciato il
segno sugli imprenditori. Ma le imprenditrici hanno resistito meglio dei
colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa.
Paola Mengarelli
www.citroen.it
CITROËN C3 PICASSO
BENZINA, GPL, DIESEL ALLO STESSO PREZZO.
A NOVEMBRE PUOI SCEGLIERE A 12.990 EURO:
Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 Seduction BENZINA
Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream Seduction
Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP Seduction DIESEL
TI ASPETTIAMO XXXXXXXXXXXXXXXX.
CRÉATIVE TECHNOLOGIE
Consumo su percorso misto: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 6,1 l/100 Km; Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream/Benzina (uso a benzina) 6,6 l/100 Km – (uso GPL) 8,5 l/100 Km; Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP 4,0 l/100 Km. Emissioni
di CO2 su percorso misto: Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 140 g/Km; Citroën C3 Picasso 1.4 VTi 95 GPL Airdream/Benzina (uso a benzina) 153 g/Km – (uso GPL) 134 g/Km; Citroën C3 Picasso 1.6 HDi 90 FAP 105 g/Km. Offerta promozionale
esclusi IPT, Kit sicurezza + contributo PFU e bollo su dichiarazione di conformità, al netto dell’ “Incentivo Concessionarie Citroën”. Offerta delle Concessionarie Citroën che aderiscono all’iniziativa, riservata ai clienti privati, valida per contratti sottoscritti dal 1° al 30 novembre
relativi a Citroën C3 Picasso Seduction e con immatricolazione entro il 31/12/2013 e su tutte le vetture disponibili in rete fino ad esaurimento scorte non cumulabile con altre iniziative in corso. Offerta valida fino al 30/11/2013. Le foto sono inserite a titolo informativo.
[email protected] 1
31/10/13 16.38
14
v
JESI
IL PALAZZO E DINTORNI
oce
della
v
ATTUALITÀ
allesina
ALLA APPLE L’INNOVAZIONE DELLE VETRINE CLABO GROUP
L’azienda di Jesi sul mercato americano
Torre della Guardia e leggenda metropolitana
Dicasi leggenda metropolitana un fatto
tramandato da anni o da secoli, di bocca in bocca, totalmente falso, ma tale da
apparire vero per la sua persistenza nella
tradizione popolare. Non ha né capo né
coda nel senso che parenti,
amici e conoscenti che si
trasmettono la notizia non
sanno mai offrire un documento autentico, un nome
un cognome.
Io, come tanti poveri mortali, sono protagonista di
una leggenda metropolitana. Non me ne dispiaccio
perché, grazie a questa leggenda, rimarrò imperituro
nella storia di Jesi. Si tratta
di questo. É uscito in queste
settimane un libro di un centinaio di pagine, ben curate, fitte di relazioni e assemblaggi di articoli e lettere dal dopo guerra ad oggi. Tema: La Torre delle Guardia
di Jesi (Ed. Le Api, pag.111) a cura di un
appassionato della nostra storia locale
Augusto Onorati che io ebbi modo di incontrare, sempre per lo stesso motivo, nel
lontano passato e che ora torno a salutare
cordialmente da queste righe.
In una delle sue pagine egli attribuisce
al sindaco di allora Vittorio Massaccesi - siamo nel 1973 - l’aver accompagnato
un gruppo di tedeschi nella zona dell’antica Torre demolita dagli stessi durante
gli ultimi giorni del passaggio del fronte.
Gruppo che poi, alla fine, diede al sindaco la bellezza di ben 250 milioni di lire
vincolate alla ricostruzione della Torre.
Era leggenda metropolitana e, proprio
perché leggenda metropolitana, non poteva che essere presente, per sua natura,
anche oggi nel nuovo testo di Onorati. A
suo tempo abbi a dire a Onorati che se ef-
fettivamente avessi avuto la fortuna di una
così bella cifra a favore della città, avrei
insistito per ottenere l’autorizzazione a
realizzare opere pubbliche di maggiore
urgenza. Perchè il bene comune di quel
momento voleva scuole di
ogni ordine e grado, piano
regolatore, strade. Storicamente e sentimentalmente,
nessuno nega la bellezza di
una eventuale ricostruzione della Torre, ma… maiora premunt. E poi, data la
distruzione completa della
Torre e, per di più, la scomparsa di tutto il materiale
originale, si realizzerebbe
un vero falso.
Una proposta a Onorati:
perchè non fa oggi lui, per vedere realizzare questo sogno, quello che ho fatto io
negli anni ’60 (ero un semplice consigliere comunale) che, dopo un decennio di
chiacchiere, per realizzare il monumento
ai caduti, ho lanciato una sottoscrizione che ha fruttato 10 milioni. Il Comune
contribuì con altri 10 milioni e dal 1968
abbiamo il monumento ai caduti. Chi non
risica non rosica. I tedeschi – e magari un
qualche magnate di una fiorente industria
– ne potrebbero fare un motivo di orgoglio e di vanto.
Ps – Quelle belle foto di Giuseppe Luconi
che vedono tanti monelli arrampicati sul
costone della vecchia Torre, è per me un
dolcissimo ricordo perchè, tra quei monelli, ci sono anch’io. Come non aver nostalgia di quella Torre che ci incuteva tanta
paura fantasticando di entrare in una di
quelle stanze non propriamente alla portata di mano?
v.m.
La caffetteria della Casa Bianca,
il Campus di Google, la sede
della Walt Disney e da pochi
giorni anche la Apple di Cupertino. Si allunga con grandi
nomi la lista dei clienti americani di Clabo Group, l’azienda
di Jesi leader di mercato nel
settore degli arredi per la ristorazione. Nel mondo Clabo
Group è conosciuta soprattutto
per le vetrine che espongono il
gelato artigianale. É il binomio
innovazione e design 100% italiani a rendere i prodotti dell’azienda di Jesi ricercati in tutti
i continenti per qualità ed efficienza. Il modello “Tecnica” è la
vetrina, già installata e funzionante, scelta e voluta dalla Apple per allietare i dipendenti del
suo Campus durante le lunghe
giornate di lavoro. Nella Silicon
Valley le grandi aziende cercano
di offrire servizi di alta qualità
compresi quelli legati al cibo.
Da qui l’idea di proporre come snack anche
il gelato artigianale. «Si tratta della prima
commessa affidataci dalla Apple ma ci auguriamo che possa aprirci ulteriori porte per
sviluppare il nostro business nella Silicon
Valley. A breve le nostre vetrine sbarcheranno anche nella sede della INTEL, il maggior
costruttore al mondo di microchip per pc»,
spiega Pierluigi Bocchini amministratore
delegato del Gruppo Clabo. «Per valorizzare
ulteriormente la nostra presenza sul mercato americano, l’azienda esporrà i prodotti
del marchio Orion al prossimo NRA Show
di Chicago in programma nel mese di maggio 2014», conclude l’ad.
Clabo Group è presente da oltre 20 anni
negli Stati Uniti, il mercato USA rappresenta circa il 7% delle vendite complessive del
gruppo di Jesi che ha chiuso il 2013 con un
fatturato di oltre 34 milioni, dato in cresci-
ta del 10,5% rispetto all’anno precedente.
Clabo punta ad aumentare ulteriormente le
vendite in Nord America grazie ad alcuni
importanti accordi di partnership in ambito
distributivo. Per la prima volta nella storia
dell’azienda i ricavi 2013 consolidati all’estero hanno superato complessivamente quelli
in Italia. Importante per questo risultato
il contributo delle 3 filiali commerciali, in
Brasile e in Cina oltre a quella in Usa: insieme contribuiscono per oltre il 15% ai ricavi
consolidati complessivi. Obiettivo del 2014
proseguire la politica di penetrazione nei
mercati esteri di Cina e Sud America, Medio
Oriente e Nord Europa.
Nella foto da sinistra l’ingegnere e fondatore
di Clabo Claudio Claudio Bocchini, l’amministratore delegato Pierluigi Bocchini e il sindaco di Jesi Massimo Bacci.
SAN PAOLO DI JESI: FATTURATO IN CRESCITA DEL 17% PER L’AZIENZA FIPILL E ALTRI PROGETTI IN ARRIVO PER LE AUTO ELETTRICHE
Clienti in tutto il mondo e nuove attività sulle rinnovabili
Fipill, azienda leader in Italia nel
settore della produzioni in lega leggera, festeggia 40 anni di attività.
L’azienda è guidata da Claudio Ricci che segue la Progettazione e da
Luciano Cervigni che si occupa del
Controllo della produzione. 16 le
persone impiegate tra proprietà e
dipendenti. Lo stabilimento di circa
2.500 metri quadri è sito a San Paolo di Jesi e nel 2012 l’azienda ha
investito sull’ambiente e sul risparmio energetico demolendo il tetto
in amianto e sostituendolo con un
impianto fotovoltaico. Ciò, oltre
che costituire un miglioramento per
l’ambiente, ha consentito all’azienda un risparmio sui costi dell’energia
elettrica di circa il 30%.
Il fatturato 2013 sui attesta a 1,3 mln
di euro in crescita del 17% rispetto al
2012 quando si aggirava sui 1,08 mln
di euro. Il fatturato è equamente diviso tra Estero e Italia.
Diversi i settori produttivi: automotive, agricolo, condizionamento, sanitario, ultraleggeri e anche industria
aeronautica (Boeing). Recentemente
ha espanso la sua attività anche nei
settori delle energie rinnovabili: soprattutto eolico e fotovoltaico.
La clientela è al 60% in Italia, il 25%
in Nord Europa (Germania, Svizzera,
Belgio, Norvegia, Danimarca), il 10%
Francia e Spagna e il 5% nel resto
del mondo come ad esempio in Sud
Africa (Johannesburg) e a Washington; in particolare in quest’ultimo
caso si tratta dell’American Metric
per i quali l’azienda realizza delle
pulegge secondo il sistema metrico.
L’azienda ha un portafoglio di 1.380
clienti, di cui circa 350-400 attivi ogni anno. Tra gli ultimi progetti
dell’azienda l’esportazione del supporto pulegge tramite un’azienda
italiana che assembla macchinari in
Russia, Germania, Svezia e Francia
con componentistica totalmente
Made in Europe.
Fipill lavora da circa 10 anni con il
leader mondiale Brammer che negli ultimi anni ha ulteriormente
aumentato gli ordinativi. I motivi
fondamentali per questa scelta sono
la qualità del prodotto FIPILL e la
solidità dell’azienda in un mercato
che vede la chiusura di molte azien-
de storiche. La materia prima arriva
da Brescia, il principale polo di produzione per l’alluminio e le leghe
leggere. Normalmente la lega di alluminio utilizzata nella produzione
di pulegge ha una durezza di 40-50
HRC. Quella di Fipill arriva a 65-70
HRC, per la materia prima impiegata e per la lavorazione nella fusione.
Caratteristica del metodo di lavoro
di Fipill è l’attenzione alle esigenze
del cliente, il quale trova in Fipill
velocità di esecuzione e personalizzazione del prodotto. L’azienda è in
grado di partire dal disegno fino alla
realizzazione del pezzo finito, passando attraverso la scelta del materiale, la preparazione dello stampo,
la fusione e la lavorazione finale.
Dall’ideazione alla realizzazione
passano solo 8-10 giorni.
Propria la caratteristica della personalizzazione del prodotto ha fatto sì che l’azienda sia stata scelta
da Fast Charge, team di Formula
Student Electric dell’Università di
Roma la Sapienza, fondato nel 2012.
Il team, composto da studenti uni-
versitari, ha progettato e realizzato
una monoposto da competizione con
propulsione totalmente elettrica.
Fipill ha contribuito a tale progetto
fornendo due pulegge in alluminio
realizzate secondo le specifiche richieste dai progettisti. La disponibilità e la professionalità dell’azienda
è stata molto apprezzata ed ha permesso lo sviluppo della vettura nei
tempi stabiliti.
Fipill in breve
Nata nel 1973, la produzione
dell’azienda comprende: pulegge
trapezoidali in alluminio; pulegge
trapezoidali in acciaio con alesaggio per bussola taper-lock; pulegge variabili; pulegge a fascia piana
con bussola conica di serraggio
taper-lock; pulegge poly-v in alluminio con alesaggio per bussola
taper-lock; slitte tenditrici e pulegge dentate. Le pulegge possono
essere fino a 1 metro di diametro.
Per quanto riguarda la produzione
di slitte tenditrici l’azienda ne possiede il brevetto.
SPORT E TEMPO LIBERO
16 MARZO 2014
FESTA GRASSA AL PALAZZETTO DI CUPRAMONTANA
re dei bambini hanno sfilato cuochi e camerieri, tavoli apparecchiati e alimenti vari, che
hanno reso più allegra e gustosa la festa. Ad
aprire le danze sono stati i ragazzi del gruppo “Street Child” di hip-pop e danza moderna con due balletti davvero simpatici.
Fondamentale come al solito il lavoro delle insegnanti e del comitato della Scuola
dell’Infanzia Paritaria Santa Caterina che
allestiscono e coordinano la festa, preparandosi diversi giorni prima con tanto lavoro
per organizzarne al meglio tutti gli aspetti. La sfilata a cui nessun bambino rinuncia,
perché la sua maschera è senz’altro la più
bella, e infatti ne vengono premiate molte.
La mini-lotteria che regala premi sempre
graditi. Il servizio mini-bar, perché giocare e
divertirsi stimola l’appetito. E fondamentale
della
v
allesina
15
Pieralisi, un settore giovanile vitale
è quello degli Scout, che ogni anno riescono
ad inventare giochi a tema fantastici, grazie alla loro fantasia e abilità tecniche, per
far divertire i piccoli ospiti. Allora accanto
all’immancabile angolo trucca-bimbi sempre affollato, alle piscine con palline e gommapiuma per i piccoli e piccolissimi, non
c’è da stupirsi se abbiamo trovato il “colpisci il cuoco”, il tiro
delle ciambelline, una catapulta
con cui tirare palline dentro a
pentoloni appesi, o un percorso
impervio fatto di coltelli giganti basculanti. E per finire, non
potevano mancare i numerosi e golosissimi dolci preparati dai genitori dei bambini che
frequentano la scuola materna.
Così l’arte della cucina si è vista
nella fantasia delle maschere e si è gustata
nella dolcezza delle leccornie.
Ringraziamo di cuore l’Associazione Genitori S. Caterina che ogni hanno affronta con
entusiasmo, e a proprie spese (non sembra,
ma ce ne sono), questo appuntamento così
atteso da tutti i bambini del paese, che non
vengono mai delusi. Sappiamo che è dura
portare avanti questo impegno, ma ci auguriamo che si possa di continuare a lungo
perché è raro trovare una festa in cui i piccoli possano divertirsi in sicurezza e i grandi
ritrovarsi a fare due chiacchiere in serenità.
Una graditissima nota di colore che ravviva
un po’ lo spirito, nelle grigie giornate invernali. Ci auguriamo di poter avere anche il
prossimo anno un “buonissimo” Carnevale.
Milena Marchetti
CALCIO SERIE: Leoncelli battuti 2-1 dall’Anconitana
Tre punti contro il Sulmona
Una Jesina coraggiosa
ma sfortunata è caduta sul campo della capolista Anconitana
nell’attesissimo derby. 2 a 1 il risultato
finale di una partita con tante emozioni.
Protagonista nel bene e nel male l’ex dorico Pasquale Berardi, che prima realizzava
il goal dell’1-1 e poi, colpiva due volte la
traversa, sfiorando il raddoppio. A punire
i leoncelli ci pensava nel secondo tempo,
l’anconetano Pazzi.
In classifica la Jesina resta ferma a 35
punti e scivola in decima posizione. La
situazione dei bianco-rossi si è fatta de-
oce
VOLLEY FEMMINILE NON C’È SOLO LA B2
Mmmh... che buono il carnevale!!
Sì, perché se una festa tanto attesa si trasferisce “In cucina” non è più solo bella ma
anche buona. Infatti la tradizionale festa
di carnevale, tenutasi domenica 2 marzo
al palazzetto dello sport di Cupramontana,
quest’anno aveva il tema della cucina. E allora ecco che accanto alle tradizionali masche-
v
licata dopo il due ko consecutivi esterni:
la zona play-out, ora è distante appena
cinque lunghezze. In vetta invece, sembra quasi tutto fatto per la promozione
dell’Anconitana. Gli otto punti di vantaggio sul Termoli secondo, sono una buona
assicurazione. Oggi, domenica 16 marzo,
la Jesina torna al “Carotti” per affrontare
il Sulmona (ore 14.30), che precede i ragazzi di mister Bacci di un solo punto in
classifica. Nell’ultimo turno gli abruzzesi
avevano rimediato un brutto ko casalingo
(0-3) dal Celano.
Vice
Non c’è solo la formazione di serie B2 a lavorare e sudare ogni giorno al centro sportivo
“Pieralisi”. Dietro la compagine allenata da
Luciano Sabbatini ci sono tante altre squadre
e tante ragazze di tutte le età, che svolgono
allenamenti e giocano con la società rossoblu,
considerata una delle migliori a livello giovanile della regione. Proprio con coach Sabbatini, che è anche il direttore della scuola di
pallavolo della “Pieralisi” abbiamo voluto
fare una panoramica delle varie formazioni.
«Stiamo entrando nella fase calda dei diversi
campionati giovanili – ci tiene a sottolineare
– L’under 14 allenata da Laura Fiordelmondo e
Roberto Penna non ha perso nemmeno un set
nella prima fase. Oltre alla squadra giovanile,
alcune ragazze giocano anche in serie D, altri in prima divisione ma il gruppo principale
ha come campionato di riferimento la seconda divisione. Le atlete sono crescite molto
da ogni punto di vista, soprattutto quello del
2000».
Nel suo lavoro la Pieralisi non cammina da
sola. Un esempio è la formazione under 16,
nata dalla collaborazione con la Conero Planet
di Ancona ed allenata da Francesco Lombardi,
leggenda del volley falconarese ai tempi della
serie A1. «Il loro campionato di riferimento è
la serie D – spiega Sabbatini – che stanno affrontando con discreto successo nonostante
l’inesperienza e la giovane età. Queste ragazze sono un bel gruppo ed hanno ottenuto
buoni risultati, vincendo anche il torneo internazionale di Offida ed il memorial “Bovolenta – trofeo Telethon” di Falconara, entrambi
riservati alle under 16».
Un ruolo speciale però, ce l’ha l’under 18,
che fornisce alla compagine di B2 quasi l’intera rosa. Ad allenare entrambe le squadre è
proprio Luciano Sabbatini. «Abbiamo perso un
solo set nella prima fase – racconta – Ci siamo
qualificati per la semifinale provinciale battendo con un doppio 3-0 il Senigallia. Ora ci attende un avversario tosto come la Esino Volley
per raggiungere la finale provinciale. Ci stiamo
preparando a questo importante appuntamento con allenamenti ed amichevoli con compagini di serie C e B2 per crescere. In rosa abbiamo
anche tre ragazze in prestito: Martina Tamantini dal Volley Loreto, Sofia Cerini dal Fabriano
ed Elena Duru dal San Marcello».
La Scuola di Pallavolo della Pieralisi è presente
in nove sedi delle scuole elementari di Jesi e
comprende 85 classi per un totale di mille novecento studenti.
Giuseppe Papadia
BASKET LEGA GOLD- Buon momento per il settore giovanile
Fileni Bpa in trasferta a Biella
Fermo il campionato
per le finali di Coppa
Italia di Lega Gold e
Silver, l’attenzione in
casa Aurora Basket si
è concentrata tutta sulle squadre del settore
giovanile che si stanno
mettendo in mostra nei vari tornei. Protagonista principale è stata l’under 15, allenata
da Costagliola, che lo scorso fine settimana
ha partecipato al torneo nazionale di Fano
ottenendo un buon sesto posto. Un risultato
che rende ottimista tutto l’ambiente in vista
delle qualificazioni alle finali nazionali.
Buon notizie sono arrivate anche dall’under
14 di Marco Raffaeli e uner 13 di Costantini: entrambe continuano il loro cammino da
imbattute. Vittime di turno il Lupo Pantano
Pesaro ed il Senigallia. Vittorie di prestigio
per l’under 19 Nazionale, che si era aggiudicata il derby con la Sutor Montegranaro
(62-51) e per l’under 17, che gioca nel campionato under 19 Regionale. I ragazzi alle-
nati da Pisconti si erano
sbarazzati del Tolentino
59 a 52. Le note negative riguardano la Virtus
Jesi in serie D, caduta in
casa alla “Novelli” contro il Montecchio per
69 a 62. Un ko anche
per l’under 17 Eccellenza del duo CagnazzoPisconti, battuta dai pari età del Recanati 77
a 68; e l’under 19 Regionale di coach Guia,
caduta a San Benedetto del Tronto 78 a 56.
Oggi, domenica 16 marzo, riprende il cammino della Fileni Bpa in campionato. Il calendario propone agli arancio-blu la delicata
trasferta a Biella (ore 18), squadra che ambisce a tornare immediatamente in serie
A. Punti di forza della compagine allenata
dal bravo tecnico Corbani sono il danese
Voskuil e l’ungherese Hollis, oltre al giovane Raspino. All’andata finì 79 a 63 per gli
jesini. Nella foto di Candolfi: Marco Santiangeli.
Giuseppe Papadia
16
v
v
.
.
.
i
t
a
e
r
r
o
n
g
g
i
e
l
S
l
Il
a
e
t
R
n
o
oce
della
allesina
16 MARZO 2014
e’c
veglia dei giovani delle MaRcHe
nella vigilia
dell’annUnciazione
24 marzo 2014 - ore 21:15
Basilica della santa casa
Tutti i giovani della diocesi sono invitati
a prendere parte alla veglia.
loreto
Alle 19,45 è disponibile un pullman da
Porta Valle a Jesi per partire insieme e
partecipare alla celebrazione a Loreto
Seguirà anche una carovana di auto
Ufficio Regionale
peR la pastoRale
delle vocazioni
seRvizio Regionale
di pastoRale
giovanile
CON IL PATROCINIO DEL
IN COLLABORAZIONE CON
Comune
di Rosora
SALUTE e
ALIMENTAZIONE
... CONTANDO PICCOLI PASSI
Incontri di educazione
e informazione alimentare
Angeli di Rosora
Aula Magna della Scuola Secondaria
di primo grado - Via Leopardi
› ������� 20 ����� 2014
��� 21.00
Lo stato di salute
sul nostro territorio
Dialogo a più voci tra:
Lamberto Marchetti
sindaco di Rosora
Mohamed Nour Dachan
medico di medicina generale
Sergio Cascia, direttore
sanitario dell’Avis di Moie
Cecilia Possenti, farmacista
Elia Cardinali, pediatra
Letizia Saturni
specialista in scienza
dell’alimentazione
Stefania Sbriscia
dirigente scolastico
› ������� 27 ����� 2014
��� 21.00
Mangiar bene
non è peccato
…. ma piacevole
dovere
› ������� 3 ������ 2014
��� 21.00
La vita… una
questione di Stile!
Semplici ma efficaci regole
per mangiare bene senza
abbandonare il gusto
e la piacevolezza del pasto.
Scelte alimentari corrette,
acquisti consapevoli.
La pratica metodica
quotidiana di attività fisica
comporta numerosi
vantaggi. Oggi non basta
più un generico invito
a “muoversi di più”,
occorre un metodico e
razionale impegno.
Incontro con
Incontro con
Letizia Saturni
nutrition coach
e specialista in scienza
dell’alimentazione
Ogni serata
la
si concluderà connotte
a
tisana della buondi un
e la consegna
ecipanti
omaggio ai part
Farmacia degli Angeli - Dr.ssa Cecilia Possenti
via Roma, 65 - Angeli di Rosora - Tel e Fax 0731 812338
www.farmaciadegliangeli.com - Seguici su
Letizia Saturni
nutrition coach
e specialista in scienza
dell’alimentazione
› G����� 2014
incontro con Il Buon Fabio
di Striscia la Notizia
e con lo scrittore
Vittorio Graziosi
Scarica

Scarica l`intero giornale in formato