Risultati e raccomandazioni chiave
da un dialogo europeo sull’integrazione
Testo ed editing: Manuela Lusetich
Editore responsabile: Conny Reuter
Solidar è un’alleanza internazionale
di organizzazioni non governative
(ONG) impegnate nel campo della
giustizia socio-economica che si
occupano di sviluppo ed aiuti
umanitari, politiche sociali,
erogazione di servizi sociali e
formazione permanente. Solidar
lavora in Europa e in oltre 90 paesi
in tutto il mondo a stretto contatto
con i sindacati e la società civile a
favore di un mondo giusto e
sostenibile
Pubblicato da Solidar
Novembre 2007
www.solidar.org
Indice
5
8
11
Prefazione
I tre principi
fondamentali
per
l'integrazione
Codice di
condotta per
ONG e
associazioni
di migranti
6
Presentazione
del progetto
7
Temi e sfide
comuni
9
Raccomandazioni
14
12
Buone pratiche
di integrazione
I partner
del progetto
Take part!
Prefazione
L’integrazione è un processo multiforme volto a gestire la diversità nella società e a creare pari opportunità e senso di appartenenza per condurre ad una cittadinanza attiva.
Immigrazione e integrazione sono sempre piu’ oggetto di attenzione nelle nostre società che cambiano. Ma le migrazioni
non sono un fenomeno nuovo in Europa. Gli europei stessi
sono stati migranti per lungo tempo. A partire dalla metà degli
anni cinquanta migranti europei e non – lavoratori e spesso
solo dopo anni i membri delle loro famiglie – si sono spostati
verso molti dei nostri paesi. Da più di venti anni rifugiati provenienti da diverse parti del mondo arrivano in Europa in cerca
di una vita dignitosa e pacifica, al riparo dal timore di dover subire persecuzioni e discriminazione. Storicamente, paesi come
i Paesi Bassi, la Svezia e il Regno Unito hanno posto alla base
delle loro politiche migratorie il rispetto e la protezione della diversità culturale. La Francia ha sostenuto che tutti i cittadini
hanno uguali diritti e per lungo tempo si è rifiutata di riconoscere le differenze culturali. Paesi come l’Austria e la Germania hanno sempre cercato di mantenere temporanea la
presenza dei migranti, rendendo difficile l’accesso ai diritti e
alla cittadinanza. I paesi di nuova immigrazione come l’Italia e
la Spagna sono da più di un ventennio in cerca di nuove politiche di immigrazione e di strategie di integrazione.
Come possono le Organizzazioni Non Governative (ONG)
contribuire all’integrazione e alla costruzione di società più inclusive? Il nostro compito è favorire e sostenere il dialogo.
Come gruppi di pressione, non smettiamo di chiedere pari opportunità per tutti. Come reti, facilitiamo la comprensione reciproca e la cooperazione tra tutte le parti coinvolte. Come
fornitori di servizi, offriamo servizi di integrazione più adatti
alle necessità dei migranti.
Nel dialogo sull’integrazione è essenziale la partecipazione di
tutte le parti interessate. Questo opuscolo presenta i principali risultati dei cinque Dialoghi Nazionali sull’integrazione che
hanno avuto luogo durante il progetto ‘Take part!’.
I partner del progetto Take Part!
Novembre 2007
Come si può favorire l’integrazione? Chi deve essere coinvolto? Se vogliamo che l’integrazione sia un processo a due
direzioni, sia le comunità locali sia i migranti devono avere
voce in capitolo. La partecipazione attiva dei migranti nell’elaborazione, nell’attuazione e nella valutazione delle politiche di
integrazione è un presupposto per il successo delle politiche
stesse. Nonostante ciò, il coinvolgimento delle organizzazioni
di migranti è ancora insufficiente e non strutturato in molti
paesi dell’Unione Europea. Nella creazione di politiche nazionali e comunitarie la rappresentanza delle organizzazioni di migranti è ancora più debole e spesso persino inesistente. È
perciò essenziale creare degli spazi per il dialogo e l’interazione
tra i migranti, i rappresentanti politici e le istituzioni.
5
Take part!
Presentazione del progetto
Che cosa?
Il progetto ‘Take part!’ è finanziato dal programma INTI della
Commissione Europea incentrato sull’integrazione dei migranti.
Quando?
Il progetto ha avuto una durata di 18 mesi, da giugno 2006 a
dicembre 2007.
Chi?
5 membri di Solidar in 5 paesi europei (Humanitas nei Paesi
Bassi, La Ligue de l’Enseignement in Francia, Volkshilfe Österreich in Austria, MPDL - Movimiento por la Paz, el Desarme
y la Libertad in Spagna ed ISCOS - Istituto Sindacale per la
Cooperazione e lo Sviluppo in Italia) che sono anche fornitori
di servizi per migranti e 5 organizzazioni di migranti (SAMAH
- Stichting Alleenstaande Minderjarige Asielzoekers Humanitas nei Paesi Bassi, ATMF – Association des Travailleurs Maghrébins de France in Francia, St. Pölten Alevi Kültür Birligi in
Austria, ASCIB – Asociación Socio-Cultural IBN BATUTA in
Spagna e ANOLF – Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere
in Italia). Il progetto e’ coordinato da Solidar.
Perché?
Per iniziare un dialogo tra le ONG e le organizzazioni di migranti
e mettere a punto un insieme di linee guida sull’integrazione.
Come?
Fase 1: I partner coinvolti nel progetto hanno ricevuto l’incarico di garantire in ogni paese il collegamento con altri gruppi
ed associazioni e di organizzare una serie di riunioni, tra cui il
Dialogo Nazionale. In seguito sono stati redatti dei rapporti
successivamente inviati agli altri partner.
Fase 2: Le 10 organizzazioni e Solidar hanno valutato i rapporti nazionali. Un codice di condotta ed una serie di esempi
di buone pratiche sono stati definiti sulla base dell’esperienza
concreta delle associazioni e dei risultati ottenuti dal Dialogo
Nazionale.
Fase 3: Il ‘Market Place’, un incontro di due giorni in cui sono
stati presentati i risultati del progetto ha avuto luogo a
Bruxelles. I partner del progetto, le altre associazioni, gli esperti
ed i politici dell’UE si sono riuniti per discutere in che modo le
ONG fornitrici di servizi ed i gruppi di migranti possono promuovere l’integrazione.
Scopi ed obiettivi
Instaurare un dialogo
tra le organizzazioni
non governative che
forniscono servizi ai
migranti e le associazioni
di migranti in 5 paesi UE
6
Realizzare
raccomandazioni e codici
di condotta basati
su esempi di buone pratiche
in 5 paesi UE
Creare linee guida UE sulla
cooperazione tra
le organizzazioni di migranti
e le ONG fornitrici di servizi
Avviare un dialogo tra
le ONG di tutta la UE sulle
politiche d’integrazione e
sulle buone pratiche nei modelli
di cooperazione e partnership
Argomenti comuni
e sfide comuni
Nonostante il diverso contesto politico, sociale, economico e
culturale in cui Solidar e i partner del progetto si sono trovati ad
operare, ovvero paesi come Italia e Spagna, in cui la migrazione
è un fenomeno abbastanza recente, ed altri come Francia, Austria e Paesi bassi in cui esiste invece da decenni, sono emersi
un certo numero di punti in comune.
Vi è un tratto comune a tutti gli approcci nazionali alle politiche
d’integrazione. Nella maggior parte dei paesi europei manca
una politica d’integrazione ufficiale coerente. I programmi d’integrazione vengono infatti sempre più spesso delegati alle autorità locali e alle ONG. Queste ultime però, spesso non hanno
le qualifiche né le risorse umane e finanziarie per gestire tali
progetti in maniera efficiente. Le autorità locali d’altro canto,
che spesso si vedono negare i mezzi per trasporre in pratica le
politiche d’integrazione, possono avere difficoltà ad accollarsi
quest’onere, con il risultato che, nei vari paesi, le politiche d’integrazione tendono ad essere frammentate.
La mancanza di una cornice coerente per l’integrazione può
portare anche ad una duplicazione da parte delle ONG del lavoro già svolto da altri, senza che esse possano trarre insegnamento dalle esperienze passate. Ciò può causare una
frammentazione dei programmi per l’integrazione, con un gran
numero di attori che forniscono servizi diversi e che sono
spesso in competizione tra loro.
Inotre, anche quando gli stati hanno delle politiche d’integrazione coerenti, essi tendono a non coinvolgere i migranti e le
loro associazioni nella formulazione delle politiche. Dare voce
ai gruppi di migranti e alle ONG nella definizione delle politiche
e dei programmi permetterebbe agli stati di conoscere meglio
le necessità dei migranti e di attuare le politiche in maniera più
efficace.
La mancanza di fondi, sia livello locale sia a livello nazionale, ostacola ulteriormente gli sforzi di chi vuole prendersi cura dei
migranti e delle necessità delle cosiddette ‘società di accoglienza’ nel settore dell’integrazione. Ciò può portare i gruppi
di migranti e le ONG a competere tra loro per ottenere fondi,
invece di rafforzare la collaborazione e lo scambio di buone pratiche. Il finanziamento di progetti d’integrazione a lungo termine e più sostenibili dovrebbe essere più accessibile ed essere
stanziato tramite procedure più trasparenti e rapide.
Le possibilità concrete di avere uno status legale sicuro sono
d’importanza vitale e devono essere prese in considerazione in
ogni sforzo per migliorare le politiche e le pratiche d’integrazione.
Le politiche di immigrazione e le politiche d’integrazione sono infatti indissolubilmente legate. I canali legali per entrare negli stati
membri dell’UE dovrebbero essere ampliati e resi più accessibili
e trasparenti sia per i lavoratori sia per le loro famiglie.
La diversità di approccio è fondamentale. Le politiche d’integrazione dovrebbero essere concepite su misura per le diverse
necessità dei vari gruppi di migranti. Le politiche 'universali e
generalizzate' tendono a perdere di vista le diverse necessità
dei residenti di lungo periodo, degli studenti stranieri, dei richiedenti d’asilom e dei rifugiati, ecc. Inoltre, le politiche per
l’integrazione non dovrebbero essere incentrate esclusivamente
sui nuovi arrivati, ma anche sulle cosiddette seconde generazioni e sulle necessità dei gruppi più vulnerabili come gli anziani, i bambini e le donne.
L’accesso alle informazioni è un altro fattore chiave per consentire una partecipazione sociale attiva. Le informazioni fornite ai
migranti dalle agenzie governative dovrebbero essere disponibili in varie lingue al fine di raggiungere un pubblico più vasto.
I diritti fondamentali dovrebbero essere sempre rispettati ed
applicati. Solidar e i partner del progetto sostengono un approccio che si basi sui diritti anche nell’ambito del dibattito
sull’integrazione. Tutti gli stati membri membri dell’UE dovrebbero ratificare la Convenzione dell’ONU del 1990 sui Diritti di
tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e rispettare la Convenzione ONU del 1989 sui Diritti dei bambini.
Tutti gli individui presenti sul territorio dell’UE, siano essi cittadini dell’UE, migranti regolari o irregolari, dovrebbero avere accesso ai servizi sociali di base, come l’assistenza sanitaria e
l’istruzione per i propri figli. Tuttavia, attualmente gli stati membri dell’UE danno attuazione al diritto universale alla salute e
all’istruzione in modo frammentato ed alcuni impediscono ai
migranti irregolari di accedere ai servizi.
Una politica basata sui fatti dovrebbe sostituire la politica della
paura. A questo fine i governi dovrebbero raccogliere dati affidabili sulle migrazioni ed assicurarsi che siano aggiornati regolarmente. I dati raccolti dagli stati membri dovrebbero inoltre
essere messi a disposizione dell’Unione Europea per affettuare
comparazioni. Se l’UE disponesse di dati aggiornati annualmente, potrebbe definire meglio gli obiettivi delle politiche
noche’ la loro pianificazione, attuazione e valutazione.
Il discorso pubblico sulla migrazione dovrebbe essere caratterizzato dal rispetto e dall’imparzialità. I mass media, dai giornali
locali ai gruppi di media internazionali che operano in Europa,
dovrebbero fare attenzione alle loro scelte lessicali quando si
occupano d’immigrazione. Il termine 'immigrato illegale’, ad
esempio, non trova riscontro nel diritto internazionale e dovrebbe essere sostituito con 'immigrato irregolare' o ‘immigrato senza documenti’. La descrizione che i mass media fanno
dell’immigrazione dovrebbe essere imparziale e basata su fatti
obiettivi piuttosto che sull’allarmismo.
7
Tre principi fondamentali
per l’integrazione
I tre principi seguenti sono stati identificati come pietre miliari per l’integrazione:
1
Il principio di
non discriminazione e il rispetto
dei diritti umani dovrebbero
costituire le basi ed il modus
operandi di tutte le politiche
per l’integrazione;
2
le migrazioni dovrebbero essere
riconosciute come un fenomeno
strutturale e a lungo termine e su
tale riconoscimento dovrebbero
quindi fondarsi le politiche
d’integrazione;
3
gli stati membri dovrebbero
essere i primi ad interessarsi alla
definizione delle politiche
d’integrazione e a stanziare
finanziamenti a questo scopo,
con il coinvolgimento attivo delle
associazioni di migranti e delle
ONG. L’UE dovrebbe definire
degli standard per l’integrazione,
stabilire dei punti di riferimento e
verificare il comportamento degli
stati membri, nonché finanziare
progetti sull’integrazione.
8
Raccomandazioni
Per migliorare le pratiche e le politiche d’integrazione Solidar
e i partner del progetto raccomandano ai governi nazionali,
all’Unione Europea, ai datori di lavoro e ai sindacati di:
Perseguire una POLITICA COERENTE
• Gli stati membri dell’UE dovrebbero avere una politica d’integrazione coerente e globale e delegare ad un singolo dipartimento di governo la supervisione di tutti i programmi
d’integrazione.
Sostenere le pari opportunità nel MERCATO DEL LAVORO
• I governi nazionali dovrebbero creare dei meccanismi di riconoscimento delle qualifiche dei migranti e permettere ai
migranti qualificati di svolgere le mansioni per cui sono stati
formati.
• I governi dovrebbero inoltre introdurre dei permessi di soggiorno temporanei per chi cerca lavoro. Al momento in molti
stati membri dell’UE i migranti perdono il loro diritto alla residenza non appena il loro contratto di lavoro termina o
viene interrotto.
• I migranti che denunciano episodi di sfruttamento sul lavoro dovrebbero poter ottenere delle forme di sostegno,
come ad esempio permessi di soggiorno temporanei, attualmente concessi alle vittime della tratta degli esseri
umani.
• Le aziende con un numero significativo di dipendenti dovrebbero firmare un accordo collettivo con i sindacati per
nominare dei responsabili antidiscriminazione (ad es. assieme agli ispettori interni per le questioni di salute e sicurezza).
Promuovere la PARTECIPAZIONE CIVICA e la CITTADINANZA
• I migranti che hanno risieduto legalmente in uno stato membro dell’ UE per almeno cinque anni dovrebbero avere il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali, così come
previsto nella Convenzione del Consiglio d’Europa del 1992
sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello
locale.
Promuovere un migliore ACCESSO AI SERVIZI SOCIALI
E SANITARI
• Tutti gli individui presenti sul territorio dell’UE, siano essi
cittadini UE o migranti regolari o irregolari, dovrebbero
avere accesso ai servizi sociali di base come l’assistenza sanitaria e l’istruzione per i propri figli. Attualmente gli stati
membri dell’UE applicano il diritto universale all’assistenza
sanitaria e all’istruzione in modo frammentato ed alcuni di
essi impediscono ai migranti irregolari di accedere ai servizi
o non si assumono chiare responsabilità.
• I servizi forniti da istituzioni a gestione statale, come ad
esempio scuole, ospedali e case di riposo per anziani, dovrebbero tener conto delle diversità culturali.
Migliorare l’accesso all’ISTRUZIONE
• L’accesso all’istruzione gratuita dovrebbe essere garantito
a tutti i bambini, compresi i figli dei migranti irregolari.
• Le politiche relative all’istruzione dovrebbero essere rivolte
ai figli ma anche ai genitori, cercando di coinvolgere attivamente gli adulti nell’istruzione dei propri figli. Nelle scuole si
dovrebbero prevedere nuove figure professionali per sostenere meglio l’integrazione tra studenti.
• Le lingue parlate dai migranti dovrebbero essere coltivate,
soprattutto nelle scuole. Gli studenti dovrebbero poter
avere, ad esempio, la possibilità di imparare il turco o l’arabo
così come le altre lingue europee.
Promuovere le pari opportunità in campo ABITATIVO
• I governi dovrebbero intervenire per fermare lo sfruttamento
dei migranti, un gruppo particolarmente vulnerabile sul mercato immobiliare, da parte di proprietari senza scrupoli.
• I datori di lavoro dovrebbero svolgere un ruolo attivo nell’integrazione anche al di là del mercato del lavoro, fornendo
abitazioni ai lavoratori o aiutandoli a trovare un alloggio ad
un prezzo accessibile e fornendo dichiarazioni scritte utili
per i proprietari.
• I percorsi verso la naturalizzazione sono spesso tortuosi e
dovrebbero essere semplificati.
9
Raccomandazioni
per
Stati Membri UE
Unione Europea
Politica coerente
Politica d’integrazione
coerente e globale
Standard per l’integrazione
e fondi per progetti
di integrazione
Cittadinanza attiva
Diritto di voto alle elezioni
locali dopo cinque anni
di residenza
Datori di lavoro
e sindacati
Facilitare il percorso
per la naturalizzazione
Pari opportunità nel
mercato del lavoro
Migliore accesso
all’istruzione
Riconoscimento delle
qualifiche dei migranti
Riconoscimento delle
qualifiche dei migranti
Permessi di soggiorno
temporanei per chi
cerca lavoro
Permessi di soggiorno
temporanei per migranti
in cerca di lavoro
Permessi di soggiorno
temporanei per migranti
che denunciano
sfruttamenti
Permessi di soggiorno
temporanei per migranti
che denunciano
sfruttamenti
Accordi collettivi con
i sindacati per
l’introduzione
di responsabili
antidiscriminazione
Istruzione gratuita per tutti
i bambini, compresi
i figli di migranti irregolari
Coinvolgimento dei genitori
nell’istruzione dei figli
Pari opportunità
per l’alloggio
Stop allo sfruttamento
dei migranti da parte di
proprietari senza scrupoli
Accesso ai servizi
Accesso all’assistenza
sanitaria e all’istruzione
per chiunque nell’UE
Servizi (es. scuole,
ospedali e case di riposo)
che tengano conto
delle diversità culturali
10
Aiutare i lavoratori
a trovare un alloggio
accessibile
Accesso all’assistenza
sanitaria e all’istruzione
per chiunque nella UE
Codice di condotta
per ONG e associazioni
di migranti
Avendo ben presente che una migliore cooperazione tra le
ONG fornitrici di servizi e le associazioni di migranti contribuirebbe senz'altro alla qualità del servizio reso e alle politiche
e alle pratiche di integrazione, i partner del progetto si impegano a rispettare il seguente codice di condotta:
• le ONG, operino esse a livello europeo, nazionale o locale,
dovrebbero fare tesoro delle competenze delle associazioni
di migranti (ad esempio riguardo all’identificazione di bisogni
specifici) e lavorare in modo più efficace con queste ultime.
Le organizzazioni di migranti dovrebbero a loro volta rivolgersi alle ONG che operano nel loro paese al fine di aumentare gli scambi a beneficio reciproco e ottenere sostegno.
• le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero avere più
contatti con altri attori che lavorano all’integrazione, come
datori di lavoro, sindacati e autorità locali, creando idealmente delle reti e delle banche dati dei servizi offerti, in
modo da favorire l’accesso dei migranti a questi ultimi e evitare una duplicazione degli sforzi.
• le ONG dovrebbero evitare di competere le une con le altre
(per i fondi, le risorse umane, i servizi, etc.) e concentrarsi
di più sulla collaborazione e lo scambio di informazioni.
• le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero fare piani
per il futuro e assicurare la sostenibilità delle loro attività e
della cooperazione, invece di concentrarsi esclusivamente
su obiettivi a breve termine, nonostante cio’ possa essere
una conseguenza dei vincoli di bilancio.
• le ONG dovrebbero valutatare le richieste e i bisogni prima
di elaborare ed attuare progetti di integrazione.
• le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero sviluppare
criteri e procedimenti di valutazione della qualità dei progetti
che attuano.
• le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero accertarsi di
non essere strumentalizzate da partiti politici o da istituzioni.
• le ONG e le associazioni di migranti dovrebbero stimolare la
diversità tra il personale che impiegano e l’uso delle lingue
dei migranti. Esse dovrebbero inoltre dare piena attuazione
alle politiche di antidiscriminazione. Le ONG fornitrici di servizi dovrebbero tener conto delle diversità culturali.
11
Buone pratiche di integrazione
in cinque ambiti d’azione
12
Austria: INTEGRAZIONE NEL MERCATO DEL LAVORO
Francia: ISTRUZIONE
Il Centro per l’integrazione Diakonie, nella città di St. Pölten,
dà assistenza ai rifugiati riconosciuti, offrendo corsi multilingue, consulenze e abitazioni. Il principale obiettivo del centro è assicurarsi che i rifugiati siano integrati nel mercato del
lavoro. Assistenti sociali sono presenti sul posto e forniscono
assistenza, per esempio tenendo seminari su argomenti quali
i diritti politici e lo sviluppo delle potenzialita’ dei migranti. I rifugiati che hanno completato il programma di un anno vengono intervistati e i loro progressi vengono valutati.
Gli assistenti sociali coinvolti nel Centro di Integrazione hanno
messo in luce una serie di problemi sorti nel corso del progetto, da affrontare prima di attuare progetti simili: a) Il gruppo
di riferimento sono i rifugiati di sesso maschile, dato che sono
questi ultimi che più probabilmente fanno domanda d’asilo e
sono riconosciuti come rifugiati. Questo vuol dire che mogli e
figli (che iniziano la scuola senza alcuna conoscenza della lingua locale) sono esclusi dal progetto. b) I corsi di lingua tedesca offerti dal centro sono solo per principianti. Cio’
significa che i rifugiati non sono in grado di ottenere lavori migliori grazie alla formazione ricevuta dal Centro. c) Gli obiettivi del progetto potrebbero essere irrealistici, dato che arrivare
alla piena integrazione in un anno è pressoché impossibile. d)
L’obiettivo primario è la sola integrazione nel mercato del lavoro o un’ancor più limitata accezione dell’integrazione nel
mercato del lavoro, cioè se i rifugiati trovano lavoro. Questo significa che non ci si opera per una più ampia integrazione sociale. e) La mancanza di risorse del progetto, per esempio per
potersi mettersi in rete con altre organizzazioni o per aumentare la consapevolezza presso la popolazione locale.
L’ATMF opera ad Argenteuil come centro sociale a favore delle
famiglie. Questo programma va avanti da più di 20 anni ed è
una delle attività principali, con 120 bambini da 7 a 18 anni
che beneficiano dei corsi e del sostegno per i compiti a casa.
È condotto da 17 volontari, che hanno loro stessi beneficiato
del sostegno scolare quando erano più piccoli. Le lezioni sono
gratuite ma esiste un obbligo morale: chi ha beneficiato del
sostegno e’ tenuto a sua volta ad aiutare altri ragazzi.
Il programma si rivolge prevalentemente a nord-africani e persone provenienti da altre parti dell’Africa. Le madri degli alunni
accompagnano i figli a scuola e partecipano a diverse attività:
corsi per imparare a leggere e scrivere in spazi per donne (cucito e cucina) e alfabetizzazione informatica. Lo spazio è diventato multigenerazionale. Come di abitudine, ogni anno a
giugno l’ATMF organizza un festeggiamento per i suoi volontari per esprimere la sua gratitudine.
Spagna: CO-SVILUPPO PER L’INTEGRAZIONE
MPDL, uno dei due partner spagnoli del progetto 'Take part!',
e’ attivo in molti progetti che mirano al potenziamento del legame tra migrazione e sviluppo e ad assicurare che i potenziali
migranti conoscano i loro diritti e siano in grado di trasferirsi
in Europa con successo. MPDL e i suoi partner, il consiglio
comunale di Madrid e le associazioni locali di migranti con
sede nella capitale spagnola, offrono formazione professionale e corsi di lingua spagnola a potenziali migranti in Marocco, Mali e Niger. I corsi offerti in Marocco, ad esempio,
formano i partecipanti a lavorare sopratutto nell’industria turistica. Gli iscritti vengono messi in contatto con datori di lavoro sia in Marocco sia in Spagna.
MPDL, Ecuadorian HTAs (Hometown Associations) e il consiglio comunale a Madrid hanno inoltre creato dei centri di informazione che forniscono informazioni sui canali legali per
entrare in Spagna e sui diritti dei migranti per migranti a Madrid e potenziali migranti in Ecuador.
Italia: RAPPRESENTANZA POLITICA
Paesi Bassi: COMPRENSIONE MULTICULTURALE
Molte città italiane, tra cui Roma, permettono ai migranti di
votare per i cosiddetti consiglieri ‘aggiunti’ o ‘extra’, che possono presentare mozioni che verranno discusse nelle riunioni
del consiglio comunale, ma non hanno il diritto di voto. Gli
oltre 155.000 migranti residenti legalmente a Roma possono
eleggere quattro consiglieri aggiunti, uno per ogni continente
(Asia/Oceania, Africa, le Americhe e Europa) al consiglio comunale e un consigliere per ognuna delle 19 circoscrizioni
della città.
I migranti attualmente non godono del diritto di voto per le
elezioni locali in Italia, ma una recente proposta di legge avanzata dal governo vorrebbe permettere a chi risiede in Italia da
almeno 5 anni di votare e di candidarsi nelle elezioni locali.
In alcune città dove la figura del consigliere aggiunto non
esiste, è pero’ stato creato un apposito organo consultivo. Uno
dei migliori esempi è la Consulta Provinciale per l’immigrazione di Frosinone, nell’Italia centrale, che riunisce autorità locali, ONG, associazioni di base dei migranti e accademici. La
Consulta si riunisce quando in provincia si discute di questioni fondamentali relative all’ immigrazione e all’integrazione,
come l’apertura di nuovi centri di impiego per migranti e per
cittadini italiani. ANOLF, uno dei due partner italiani del progetto ‘Take Part’, si è tenacemente impegnato nella creazione
di questo organo consultivo.
Humanlink è un progetto del fornitore di servizi Humanitas e
dell’organizzazione per lo sviluppo Hivos che permette lo
scambio di esperienze e di competenze tra volontari nei Paesi
Bassi e nei paesi dell’Africa del sud.
Una parte importante del progetto riguarda questioni sanitarie in genere e l’AIDS in particolare. A questo proposito Humanitas collabora con SAMAH, un’organizzazione che
rappresenta gli interessi dei giovani richiedenti asilo e K-PAG,
un gruppo di artisti del Kenya. Lo scopo è raccogliere opinioni
e pratiche su questioni sanitarie in una rappresentazione comune fatta da giovani richiedenti asilo e artisti del Kenya. La
rappresentazione avrà luogo in spazi pubblici nei Paesi Bassi,
dove si riuniscono molte persone con origini culturali e etniche diverse. Mettere insieme diverse culture può portare ad
uno sforzo comune per migliorare la conoscenza e scambiare
le esperienze circa il modo di vivere in una società diversa,
che è poi la vera essenza dell’integrazione. Questo progetto
contribuisce anche al futuro dei giovani richiedenti asilo sia
nei Paesi Bassi che nei paesi d’origine. La rappresentazione è
stata preparata in Kenya durante l’estate e andrà in tour nei
Paesi Bassi a novembre e dicembre 2007.
13
I partner del progetto Take part!
Austria
Volkshilfe Österreich
http://www.volkshilfe.at
La Ligue de l’Enseignement
http://www.laligue.org
Il quartier generale dell’organizzazione-ombrello ha sede a Vienna e
nove mebri hanno sede nelle varie
regioni dell’ Austria. La ONG si occupa
di aiuti umanitari ma agisce anche
come fornitore di servizi sociali e sanitari (sanità per gli anziani, asili per i
bambini e consulenza per le famiglie;
progetti di consulenza, sostegno e integrazione per migranti, rifugiati, richiedenti asilo; progetti per i
senzatetto e nel campo dell’impiego
attivo). Si concentra anche sulle politiche sociali e di genere e sull’analisi
della migrazione. Volkshilfe Österreich
fa anche lavoro di appoggio, di aumento della consapevolezza e conduce
campagne di informazione.
Il quartier generale di questa associazione di educazione informale e formale, che fornisce ‘educazione
popolare’, ha sede a Parigi. E’ un’
organizzazione-ombrello e raggruppa
102 federazioni a livello di Département. Creata nel 1866, la Ligue de
l’Enseignement riunisce oggi circa
32.000 associazioni nel campo dello
sport, del tempo libero, della cultura,
dell’istruzione per adulti, della formazione, della cittadinanza attiva, la lotta
contro il razzismo e tutte le forme di
discriminazione. La Ligue organizza
campi estivi, attività culturali e sportive, campagne per i diritti del lavoro e
della diversità culturale, ecc. Ha 2,3
milioni di membri e ha collegamenti
con varie piattaforme e reti europee
nell’ambito dell’istruzione, degli affari
sociali, della solidarietà internazionale
e degli scambi tra giovani.
St. Pölten Alevi Kültür Birligi
http://stpoelten-alevi.cc.nu
Gli Alevi sono una comunita’ religiosa
e culturale che mira a promuovere il
miglioramento degli individui in tutti
gli ambiti della societa’.
Il rispetto per i diritti umani, il rifiuto di
ogni forma di violenza, il rispetto per
ogni individuo a prescindere dall’origine, dal colore della pelle, dalla cultura e dalla religione e la parita’ tra
uomini e donne sono elementi fondamentali dell’Alevismo. La comunita’
Alevi sostiene lo stato di diritto e la
democrazia e condanna il fondamentalismo religioso, il razzismo e la
xenofobia.
Il centro culturale lavora per l’integrazione dei migranti e ne incoraggia la
coesistenza pacifica con la popolazione
locale. Per maggiori informazioni
www.alevi.at o www.alevi.com.
14
Francia
ATMF – Association des Travailleurs
Maghrébins de France
http://www.atmf.ras.eu.org
Questa rete laica ed indipendente di
associazioni di Lavoratori migranti
dell’Africa del nord, è stata fondata nel
1982, ha sede a Parigi e opera attraverso sezioni locali attive nei quartieri
operai in 13 città in tutta la Francia.
Offre informazioni sulle migrazioni,
conduce una campagna per i diritti dei
lavoratori migranti e contro il razzismo, organizza corsi di alfabetizzazione, offre consulenza legale,
organizza gruppi di donne e di sport.
L’associazione lavora per una maggiore solidarietà tra ‘le due sponde del
Mediterraneo’.
Spagna
MPDL – Movimiento por la Paz, el
Desarme e la Libertad
http://www.mpdl.org
Fondata nel 1983 ha il suo quartier
generale a Madrid. MPDL sovrintende
a circa 100 progetti di sviluppo e di
aiuto umanitario in corso in 30 paesi
in tutto il mondo. Lavora anche a
campagne in Spagna sulla migrazione,
sull’esclusione sociale, sui diritti del
lavoro, sulla parita’ tra i sessi e sull’integrazione. MPDL si concentra specificamente sulla collaborazione allo
sviluppo, messa in atto per mezzo di
uffici e progetti in Marocco, Repubblica Dominicana e Ecuador. È membro del Centro Europeo di
Monitoraggio sul Razzismo e la Xenofobia (EUMC).
ASCIB – Asociación Socio-Cultural
IBN BATUTA
http://www.ascib.net
ASCIB è un’organizzazione no-profit
creata nel 1994 da giovani studenti
marocchini emigrati in Spagna e ha
sede a Barcellona. Conta fortemente
sul coinvolgimento di volontari per il
funzionamento quotidiano dell’organizzazione e dei progetti. Offre un’ampia gamma di progetti e attività, tra cui
la consulenza legale, i corsi di lingua,
lo sport e le attività culturali, sostegno
riguardo all’integrazione nel mercato
di lavoro e programmi di integrazione
e di scambio interculturali. ASCIB ha
creato una stazione radio per i ‘nuovi
cittadini’.
Italia
ISCOS – Istituto Sindacale per la
Cooperazione allo Sviluppo
http://www.iscos.cisl.it
Il suo quartier generale ha sede a
Roma e ha comitati regionali in tutta
Italia. Ha anche uffici a Bruxelles e
sedi all’estero. E’ stato fondata come
ONG per lo sviluppo dal sindacato italiano CISL (con circa 4 milioni di iscritti) nel 1983 e opera in più di 40
paesi in tutto il mondo. I suoi principali settori di intervento sono i diritti
umani e il sostegno alla democrazia, i
diritti dei lavoratori e il rafforzamento
delle capacità dei sindacati, in special
modo nei paesi in via di sviluppo. A
cio’ si possono aggiungere le attività e
i progetti nel campo della formazione
professionale, il sostegno alle organizzazioni della società civile, allo sviluppo rurale, alla sicurezza alimentare
e al dialogo sociale. Il lavoro di ISCOS
in campo migratorio è svolto prevalentemente in paesi in via di sviluppo, attraverso il sostegno allo sviluppo
locale, che a sua volta favorisce l’impiego locale.
ANOLF – Associazione Nazionale
Oltre Le Frontiere
http://www.anolf.it
ANOLF è un’associazione di migranti
volontari di varie nazionalità, fondata
nel 1989 ed è parte della CISL. Ha
sede a Roma, offre informazioni sulla
legislazione, servizi per i migranti
(consulenza legale, corsi di lingua,
formazione, ecc.), conduce campagne
per i diritti dei migranti, campagne
contro il razzismo e a favore dell’integrazione e fa attività di ricerca. Per
aiutare i migranti prima che entrino in
Italia, organizza corsi di lingua, formazione professionale e dà informazioni
sul loro futuro paese ospitante. Oltre
ad uffici in ognuna delle 20 regioni
d’Italia e delle 101 province, ha creato
anche uffici in Senegal (Dakar) e in
Marocco (Casablanca).
Paesi Bassi
Humanitas
http://www.humanitas.nl
Con sede ad Amsterdam, Humanitas
ha 16.000 membri e coinvolge circa
10.000 volontari nelle sue attività che
riguardano i servizi sociali (assistenza
principalmente a lungo termine) e lo
sviluppo della comunità. Si concentra
su progetti sociali di base, a scala ridotta, a favore degli anziani, dei migranti, dei richiedenti asilo (i giovani in
particolare), i transessuali, ecc. e
punta all’integrazione sociale di questi
gruppi. Organizzata in 90 sezioni, Humanitas riceve fondi dai membri, dalle
autorità locali e dalla lotteria nazionale.
È membro dell’Unione Internazionale
Etico-Umanista (World Union of Humanist Organisations).
SAMAH – Stichting Alleenstaande
Minderjarige Asielzoekers
Humanitas
http://www.samah.nl
SAMAH è stata fondata nel 1999 e
opera sotto gli auspici di Humanitas.
La fondazione assiste circa 11.000
giovani rifugiati (fino all’età di 18 anni
e ‘giovani adulti’ dai 19 ai 21 anni),
che attualmente vivono nei Paesi
Bassi. SAMAH mira a migliorare la posizione e la partecipazione dei minori
non accompagnati e dei giovani adulti
richiedenti asilo, lottando per i loro diritti e per il riconoscimento delle loro
specifiche necessità. Sviluppa reti, collegamenti con le autorità locali, giuristi, altre organizzazioni, etc.
15
Rue du Commerce 22,
B-1000 Brussels, Belgium
Tel: +32 2 500 10 20
Fax: +32 2 500 10 30
e-mail: [email protected]
www.solidar.org
This project is co-financed by the European Commission under the INTI Programme - Preparatory
Actions for the integration of third-country nationals. The content of this publication is the sole
responsibility of Solidar and can in no way be taken to reflect the views of the European Union.
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