FEBBR 1:FEBBR 1 8-02-2010 11:13 inisce un’epoca, non c’è F dubbio. Il SUEM dopo 25 anni cambia timoniere, e questo non sarebbe un dramma, perché il primario dottor Angelo Costola se ne va semplicemente in pensione con gli auguri di tutti. Il problema invece potrebbe stare nelle motivazioni che il battagliero cadorino ideatore e protagonista del Servizio d’emergenza medica ha addotto pubblicamente: “Basta battaglie, ora tocca agli altri”. Se non è una resa (con onore), poco ci manca. Sarà anche l’eutanasia di un Servizio così come concepito e realizzato, prova tangibile di una periferia (il Cadore) che ha saputo modernizzare la sanità con idee ed efficienza? Nessuno se l’augura. “L’accelerata alla decisione di lasciare è di quest’estate, a seguito dell’incidente di Falco”, confida il primario Costola visibilmente ancora turbato per quanto accaduto all’equipaggio dell’elicottero del SUEM. “E’ stato quel dolore enorme e quell’incidente che ha interrotto decenni di risultati positivi, di successi, che mi ha fatto ripensare all’impegno dato alla realizzazione ed alla crescita del Servizio in questi quasi 25 anni di attività come primario. E soprattutto il fatto di essere solo a Pagina 1 Costola lʼideatore del Servizio dʼEmergenza lascia - Finita unʼepoca? SUEM, UN SERVIZIO INVIDIATOCI DA TUTTI Bertolaso e Costola “Lʼaffetto che mi lega a questo territorio è grande e se ci sarà spazio e voglia del mio apporto, ci sarò”, assicura il dottor Angelo Costola combattere, al di là del personale medico e infermieristico, dei nostri partner del Soccorso Alpino; in realtà in questa vicenda, oltre alla solidarietà della gente, ho scoperto quanto ero solo e quante battaglie si profilavano per la crescita ulteriore del Servizio”. “Uno degli obiettivi che ho perseguito per tanti anni e non sono riuscito completamente a realizzare è il volo notturno. Quella del volo notturno è per me un’esigenza del territorio provinciale, lo hanno capito quegli amministratori locali che hanno realizzato proprio nei comuni più disagiati e lontani dai centri sanitari delle elisu- perfici. Abbiamo messo in piedi una rete unica in Italia di elisuperfici abilitate anche al volo notturno e questo mio progetto è una consegna che do a chi mi sostituirà, perché ci sarà ancora da lottare per questo territorio”. Guai a fermarsi, ribadisce il dottor Costola. “Io di battaglie ne ho fatte tante, risultati ne ho avuti, sono pronto ad affiancare chi verrà per consigli e suggerimenti; qui resta una squadra forte di medici e infermieri, abbiamo un sostegno che si estende attraverso la rete di volontariato a tutto il territorio provinciale. Chi verrà ha molto da difendere: non da solo, ci vuole solidarietà e sostegno dell’Azienda sanitaria e delle amministrazioni locali (di tutta la provincia di Belluno). Io però in questo momento non ho più voglia di fare il timoniere”. Vorremmo capire meglio, fissare nomi e situazioni che hanno portato un Costola “tenace” a questo passo. Al momento però lasciamolo alla soddisfazione per la festa d’addio con la “sua (segue a pag. 6) squadra”. Renato De Carlo CORTINA SI RILANCIA SCUOLA E NUOVE CON LA COPPA DEL MONDO OPPORTUNITAʼ FORMATIVE a reginetta della Coppa L del Mondo di sci alpino di Cortina si chiama Lindsey Vonn. La splendida atleta americana si è aggiudicata sia il super-G che la discesa libera confermando il suo indiscusso predominio nelle discipline veloci. Domenica invece è stata la volta dello slalom gigante, vinto a sorpresa dalla finlandese Tanja Pouitianien, e che ha visto finalmente dei buoni risultati da parte delle atlete azzurre, capaci di piazzarsi ben in cinque tra le prime tredici posizioni. Le gare si sono svolte dal 22 al 24 gennaio sulla mitica pista Olimpia delle Tofane, come da tradizione in perfette condizioni. Il miglior piazza- mento lo ha ottenuto Manuela Moelgg, 5a, grazie ad un buon recupero nella seconda manche; subito alle sue spalle la compagna Denise Karbon, 6a, ma in costante ascesa. Due atlete che potranno dire la loro alle prossime Olimpiadi canadesi di Vancouver. Nel super-G del venerdì invece poca gloria purtroppo per i colori italiani. L’unico sussulto lo ha regalato la buona prova di Lucia Recchia, 9a alla fine, mentre Nadia Fanchini ha chiuso 11a. Non hanno concluso la gara invece Elena Fanchini, Daniela Merighetti, Verena Stuffer e la beniamina di casa Wendy Siorpaes. (segue a pag. 4) Daniele Collavino Corso di tecnico del mobile e arredamento avviato a S. Stefano renderanno avvio il prossimo P settembre nelle sedi di S. Stefano di Cadore i nuovi corsi proposti dall’Istituto di Istr. Sup. “Enrico Fermi” di Pieve di Cadore: l’Istituto Tecnico Turistico ed il corso di operatore e tecnico del mobile e dell’arredamento nell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato. In particolare questa seconda proposta è assolutamente innovativa per la Provincia di Belluno e all’avanguardia per la Regione e mira a creare nuove professionalità che possano essere utilmente impiegate in Cadore e nel Bellunese, ma anche nelle aree vicine della Carnia e dell’Alta Pusteria. Il presidente della Comunità Montana, Mario Zandonella, in pieno accordo con i Comuni del comprensorio, sta collaborando con il dirigente scolastico dr. Zagallo per promuovere nel modo migliore l’iniziativa. “Come ente Comunità Montana abbiamo assunto il compito di diffondere tra le famiglie, in sinergia con gli istituti comprensivi del Cadore, queste nuove opportunità. E’ già partita una lettera personale destinata a tutte le famiglie con ragazzi che frequentano la terza media, per indicare in via generale temi e materie di studio per il corso di operatore e tecnico del mobile e dell’arredamento. Inoltre ci siamo impegnati a reperire i fondi per completare la scuola con le dotazioni tecniche e di laboratorio necessarie per gli insegnamenti pratici agli studenti. Crediamo molto in questa nuova proposta formativa più legata al (segue a pag. 4) mondo lavoro. Livio Olivotto Iscrizioni fino al 26 marzo Info 0435.33072 IMPORTANTI Dominio della Vonn nel Super-G CIMELI DEI MONTI DONATI ALLA e Discesa libera, MAGNIFICA COMUNITAʼ vittoria della Pouitianien nello Slalom Gigante Enrico Valle: Soddisfazione per il risultato dʼimmagine a Pag. 15 di Cortina IL CAI PER LE DOLOMITI ’ultimo aggiornamento sulla naL scita della ‘Fondazione Dolomiti Unesco’ parlava di qualche intoppo che ha rallentato i tempi per le firme previste a gennaio. Belluno avrà presto la prima sede della Fondazione, ha rassicurato l’assessore provinciale Matteo Toscani, e ci auguriamo proprio che si parta e bene, coinvolgendo ovviamente chi più ha dimostrato d’avere a cuore i territori di montagna. Come il CAI, che rinnova la richiesta di coinvolgimento negli organi di gestione ribadendo di averne titolo e ripropone il “documento del 19 dicembre” elaborato ad Auronzo, dimostrando anche con ciò che non era soltanto una relazione da convegno. Il “documento” è sottoscritto dai rappresentanti del Club Alpino Italiano e dei suoi raggruppamenti regionali e provinciali (Società Alpinisti Trentini, CAI Alto Adige, CAI Veneto, CAI Friuli Venezia Giulia) e dell’Alpenverein Sudtirol, i cui territori sono interessati dal siti ‘Dolomiti Patrimonio dell’Umanità’. Dopo aver ricordato il ruolo storicamente svolto dalle Associazioni nella promozione del valori della montagna, nell’azione di tutela, valorizzazione e sviluppo compatibile del territori delle Dolomiti e nella promozione e sostegno della candidatura, si chiede di venire coinvolti negli organi di gestione della costituenda Fondazione, che è vista come strumento fondamentale per attuare le attività di ricerca, studio, programmazione, informazione e promozione delle aree e dei valori soggetti a tutela; si chiede il coinvolgimento per realizzare azioni coordinate da parte di tutti i soggetti titolari di funzioni di gestione del territorio onde promuovere nuovi strumenti di salvaguardia, conservazione, valorizzazione della cultura materiale e dello sviluppo compatibile delle Dolomiti. E’ una richiesta forte agli enti fondatori (Province di Belluno, Bolzano, Trento, Udine, Pordenone) affinché alle Associazioni Alpinistiche del Club Alpino Italiano e Alpenverein Sudtirol venga riconosciuta la qualifica di “sostenitore” in ragione del loro ruolo svolto sul piano scientifico-culturale e per l’articolata presenza delle proprie organizzazioni e figure professionali nei territori interessati. Ed indicano anche l’opportunità di prevedere strumenti tecnici di gestione a livello territoriale nei quali siano direttamente coinvolti le comunità e le istituzioni locali, le istituzioni scientifiche nei diversi campi della cultura. Se così sarà (e non abbiamo dubbi che la ‘Fondazione Dolomiti Unesco’ si aprirà alle istanze dei territori) si partirà bene. Il Cai chiede di diventare socio sostenitore della Fondazione Dolomiti Zone dell’area UNESCO Pag 2_ok:APRILE 4-5 8-02-2010 15:05 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 2 A POINT OF YOU mod. CHAMPION RACING SUNGLASSES SINCE 1956 2 FEBBR 3:FEBBR 3 2 8-02-2010 11:33 Pagina 1 ANNO LVIII Febbraio 2010 3 UN EFFICIENTE GRUPPO OPERATIVO GARANTISCE LE ATTIVITAʼ rattando della MagnifiT ca Comunità di Cadore va da sé che la s’identifica con l’opera della Presidenza e del Consiglio, lasciando in ombra il personale degli uffici che concorrono al funzionamento di tutto l’apparato. Questo, non sarà grandemente dimensionato vista l’esiguità sotto il punto di vista finanziario delle risorse gestite, però ha grande rilevanza patrimoniale (il palazzo Cinquecentesco sede della Comunità, la Casa natale di Tiziano, la Casa di Tiziano Oratore, i boschi) che unita all’attività pubblica (basti pensare alla gestione dell’archivio e dei musei) necessita di costante impegno e professionalità. Il gruppo operativo che si è costituito negli anni fra personale dipendente e collaboratori volontari è un gruppo efficiente che opera con entusiasmo, confrontandosi ogni giorno con una polverizzazione d’attività molto diverse fra loro e talvolta poco appariscenti, ma che di fatto sostengono l’impianto comunitario. Osservando il diagramma dell’attività degli uffici si nota come si vada dalla gestione organizzativa, normativa, contabile e fiscale nel campo del commercio del legname, dell’editoria, alla gestio- ne dei musei, del patrimonio immobiliare, degli eventi culturali-artistici, con conseguenti azioni progettuali e rapporti di diverso tipo. Per l’attività, l’Ente si avvale di un ufficio di Segreteria e il Segretario dottor Marco Genova svolge compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell’Ente (assiste alle sedute di Consiglio e di Giunta), coordina il personale dipendente, i collaboratori e i volontari, sovrintende alla gestione dell’Ente garantendone un buon funzionamento. Il Segretario è affiancato da una dipendente di ruolo la signora Annalisa Santato che svolge attività ammi- CONOSCI LA MAGNIFICA COMUNITA’ nistrativa ed organizzativa ed è l’interfaccia con l’utente che frequenta o contatta l’ufficio. Ufficio, al primo piano del Palazzo della Comunità, che rimane aperto al pubblico tutti i giorni dal lunedì al sabato, dalle ore 11 alle ore 12 (e accessibile anche su appuntamento). L’attività ordinaria dell’Ufficio ragioneria dell’Ente è gestita in convenzione con la Comunità Montana del Comelico e Sappada nella persona della responsabile del servizio finanziario rag. Ileana De Bernardin Gaina, che provvede all’attività amministrativa, contabile e di bilancio ed è presente nelle giornate di martedì, giovedì e sabato. All’attività museale che rappresenta uno degli ambiti di maggior attenzione da parte della Magnifica Comunità è preposto un coordinatore del gruppo di volontari nella persona del signor Paolo Finotti, gruppo che con generosità provvede all’apertura ed al funzionamento delle strutture quali il Museo Archeologico Cadorino e la Casa Natale di Tiziano Vecellio, indubbio richiamo culturale e turistico. Sta per essere avviato un progetto di “messa in rete” degli stessi con gli altri importanti musei della nostra zona, attraverso un programma Interreg realizzato dalla Comunità Montana Centro Cadore. L’incarico di sovrintendere alla gestione dell’Archivio Antico è stato affidata ora a titolo non oneroso alle sicure mani di Antonio Genova. Sono conservati qui tutti gli atti, deliberazioni, contratti e verbali, che la Magnifica Comunità ha prodotto durante l’epoca Veneta. Tale patrimonio, è oggetto di consultazione da parte di molti studiosi e ricercatori, accessibile previo appuntamento nelle giornate di martedì e venerdì. L’attività di controllo sul patrimonio della Magnifica Comunità di Cadore (proprietà in Comune di Auronzo nelle aree denominate “Gogna 1 e Gogna 2”, in Co- mune di Comelico Superiore “Bosco della Praducchia”, in Comune di San Pietro di Cadore “Bosco di Picosta e adiacente all’area sportiva” e “bosco Costettoni” e infine nei Comuni di Sappada e Santo Stefano di Cadore “Bosco Acquatona”) viene espletata dal Signor Gianluigi D’Andrea, il quale provvede a relazionare alla Giunta il proprio operato. Questo il gruppo operativo che sostiene l’attività dell’Ente qui citata per sommi cenni. Si è investito molto ed in maniera organica negli ultimi anni. LA RETE D’INFORMAZIONE SEGRETERIA [email protected] Skipe ileanadebernardin AMMINISTRAZIONE [email protected] Skipe magnifica.comunita.di.cadore MUSEI [email protected] SITO INTERNET www.magnificacomunitadicadore.it Il piccolo paese sotto il Pelmo ha sempre dimostrato una salda appartenenza al Cadore IL MENSILE SI PRESENTA A ZOPPÈ impatico ed interesS sante incontro su “Giornali & Tradizioni” sabato 23 gennaio nella sala consiliare di Zoppè di Cadore, alla presenza di un nutrito gruppo di sostenitori de Il Cadore. All’appuntamento voluto dal sindaco Renzo Bortolot anche per incrementare la diffusione del mensile nel piccolo paese sotto il Pelmo tradizionalmente legato alla Comunità di Cadore, di cui attualmente Bortolot è presidente, è intervenuto il direttore Renato De Carlo che ha ripercorso la storia della testata e del giornalismo di ieri e d’oggi, sottolineandone l’importanza per l’informazione alla popolazione. Ha evidenziato la passione con cui Il Cadore viene “costruito” mese dopo mese, da oltre 50 anni: sempre col medesimo spirito di ieri per far salve cultura e tradizioni dei nostri paesi, ma con l’attenzione alla mutata società d’oggi. “Il Cadore, ha proseguito il direttore, non è un giornale qualsiasi, magari accattivante nell’impostazione grafica a colori e nella varietà di articoli inseriti, ma è il “giornale” dei Cadorini, dove i Cadorini possono e devono dibattere per affrontare e risolvere le tante problematiche attuali. Vuole essere uno strumento di unione e di partecipazione al quale i lettori possono rivolgersi con lettere, osservazioni e racconti che arricchiscono le pagine e ne fanno un’espressione della vita della comunità”. “Non per caso siamo qui a Zoppè, ha concluso De Carlo, questo piccolo ma splendido paese che ha sempre dimostrato un’appartenenza particolare al Cadore ed ha ancor oggi la voglia di mantenersi vivo, pur fra le difficoltà d’una emigrazione che lo spopola”. Ha preso quindi la parola Bortolo De Vido che da molti anni scrive per il giornale. Il giornalista ha raccontato la sua prima visita a Zoppè quando era ancora bambino ed ha parlato degli articoli che nel corso degli anni ha scritto sul piccolo comune che ha definito “isola della cortesia”. Infine ha donato al sindaco copia degli articoli e un video con i servizi da lui fatti per l’allora Telecortina. Al termine dell’incontro, ai presenti in sala consiliare sono stati offerti alcuni numeri del giornale e il volume “Cinquant’anni insieme IL CADORE 19532002” stampato in occasione dei primi cinquant’anni del mensile. Clementina Sagui INCONTRO DEI GIORNALISTI E COLLABORATORI DE IL CADORE PIEVE DI CADORE radito annuale inconG tro conviviale del presidente della Magnifica Co- Collaboratori de Il Cadore presenti alla tradizionale cena tenutasi il 9 gennaio 2010 presso il Ristorante “Al Bocon Divino”: munità Renzo Bortolot con i giornalisti ed i collaboratori de “Il Cadore” per un consuntivo dell’attività e suggerimenti al rilancio del mensile. Caloroso il saluto del presidente che nell’occasione ha potuto conoscere molti dei collaboratori del giornale edito dalla Comunità ed ha formulato gli auguri di “buon lavoro” per il futuro. Soddisfatto del bilancio d’attività 2009 il direttore Renato De Carlo, sia in termini di qualità degli articoli pubblicati sia per il gradimento riscontrato nei lettori. (fila dietro) Guido Buzzo, Marella Tassini, Bortolo De Vido, Francesca Larese, Lucio Eicher Clere, il presidente della Magnifica Renzo Bortolot e il segretario Marco Genova, il vice direttore Livio Olivotto, Antonio Chiades, Daniele Collavino; (fila davanti) il direttore Renato De Carlo, Ennio Rossignoli, Maria Giacin, Simonetta Cancian; a questi s’aggiungono gli altri collaboratori Rina Barnabò, Mario Ferruccio Belli, Cristina Dadiè, Mario Da Rin, Bruno De Donà, Giovanni De Donà, Luca Dell’Osta, Giuseppe De Sandre, Angelo Feltrin, Maria Ioppi, Franco Martini, Walter Musizza, Eugenio Padovan, Marcello Rosina, e Tommaso Albrizio incaricato delle foto di rito. FEBBR 4-5:FEBBR 4-5 8-02-2010 11:40 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 4 SCUOLA E FORMAZIONE dalla prima pagina Livio Olivotto In questo senso intendiamo contattare al più presto gli imprenditori che operano in questo settore per avviare una collaborazione positiva, in accordo con le scuole”. Pur nell’attesa della riforma Gelmini che potrebbe modificare alcuni aspetti formali del corso, senza però intaccarne il contenuto tecnico e formativo, le famiglie degli studenti avranno un mese di tempo dal 26 febbraio al 26 marzo per le preiscrizioni agli istituti scolastici. CORTINA COPPA DEL MONDO dalla prima pagina Daniele Collavino CORTINA Podio della discesa libera La ragazza ampezzana avrebbe dovuto rifarsi il giorno successivo nella discesa libera, invece non è andata meglio nè a lei, nè alle azzurre in generale. Wendy Siorpaes commenta amaramente le sue prove anche se i risultati deludenti non le hanno comunque tolto il sorriso. “Ero molto carica in partenza e sono partita decisa ma al traguardo ho scoperto di essere stata lenta. Forse ho cercato di essere troppo precisa. Correre qui sulle piste di casa per me è sempre particolare. Accumulo moltissima tensione e così poi mi mancano quella scioltezza e quella tranquillità che sono fondamentali per gareggiare bene. In più ho stentato a chiudere occhio per un’intera settimana. Andrà meglio la prossima volta”. Si è detto soddisfatto dell’intero weekend il presidente dell’Associazione permanente Coppa del Mondo di Cortina, Enrico Valle. “Anche per quest’anno possiamo archiviare un bilancio positivo. In questa edizione abbiamo poi dovuto gestire molte novità sia in pista che in paese. La zona del traguardo è stata cambiata radicalmente mentre in paese è stato allestito il tendone e sono stati organizzati diversi eventi legati alla manifestazione. Peccato solo per domenica, perchè mi aspettavo molta più gente a vedere lo slalom. Noi comunque ce l’abbiamo messa tutta, assieme alle società comunali, per fare bella figura. Le condizioni atmosferiche poi ci hanno dato una mano: Cortina è tornata ad essere la località del sole, della bella neve e dei paesaggi splendidi”. Luciana Pradetto, segretaria dell’associazione, ci fornisce dei dati: “C’è stato un grande seguito da parte della stampa e delle televisioni con quasi 300 accrediti con 17 televisioni e 7 radio provenienti da tutto il mondo. Per Cortina, le gare di sci rappresentano un ottimo veicolo di promozione”. fondato nel 1953 DIRETTORE RESPONSABILE Renato De Carlo VICE DIRETTORE Livio Olivotto REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Editrice Magnifica Comunità di Cadore Presidente Renzo Bortolot Cancelliere Marco Genova Segreteria Annalisa Santato Palazzo della Comunità - Piazza Tiziano 32044 Pieve di Cadore tel. 0435.32262 fax 0435.32858 - EMail: [email protected] [email protected] Spedizione in abbonamento postale - Pubblicità inferiore al 40% Fotocomp.: Aquarello - Il Cadore - Stampa: Tipografia Tiziano Pieve di Cadore Reg.Tribunale di Belluno ordinanza del 5.4.1956 UNA COPIA € 2.10 - ARRETRATO: IL DOPPIO TARIFFE ABBONAMENTO ITALIA € 25,00 - ESTERO € 25,00 PAESI EXTRAEUROPEI € 34.00 SOSTENITORE € 50,00 - BENEMERITO da € 75,00 in su COME ABBONARSI A MANO: Segreteria Magnifica Comunità di Cadore, Pieve di Cadore CONTO CORRENTE POSTALE: N. 12237327 intestato a “Il Cadore” - Piazza Tiziano - 32044 Pieve di Cadore (BL) ASSEGNO BANCARIO o VAGLIA POSTALE a: ”Il Cadore” Piazza Tiziano - 32044 Pieve di Cadore (BL) - Italia BONIFICO BANCARIO presso: Unicredit Banca Spa di Pieve di Cadore (BL) intestato a “Magnifica Comunità di Cadore”, causale “abbonamento” DALL’ITALIA: UNCRITB1D41 Codice IBAN IT21I0200861230000000807811 DALL’ESTERO: UNCRITB1M90 codice IBAN IT21I0200861230000000807811 TARIFFE INSERZIONI (per un centimetro di altezza, base una colonna): 12 inserzioni mensili € 13,00; 6 inserzioni mensili € 10.20; a 4 colori e in ultima pagina tariffa doppia. IVA sempre esclusa. La Direzione e l’Editore non rispondono delle opinioni degli articolisti. Foto e articoli non pubblicati saranno restituiti solo a richiesta. Resp. trattamento dati (ex D.lgs 30.6.03 n.196): Renato De Carlo QUESTO NUMERO Eʼ STATO CHIUSO AL 4.2.2010 2 Spunti e riflessioni per ridare vigore al turismo in Comelico LA MONTAGNA HA BISOGNO DI PROGRAMMAZIONE L a montagna ha bisogno di attenzioni continue e di essere sempre “sulla cresta dell’onda”. Non servono contrapposizioni sterili con la pianura, ma una vera e propria apertura culturale per superare gli atteggiamenti chiusi e tendenti all’isolamento che talvolta contraddistinguono chi vive e opera in montagna. Proprio la cultura può essere la carta vincente per promuovere la montagna con successo verso quei fruitori che ne sanno cogliere il valore ambientale, naturalistico e ricreativo. Quindi all’offerta turistica tradizionale e consolidata, è necessario affiancare una serie di spunti e di stimoli che attirino l’attenzione delle persone. Si pensi ad esempio alla gastronomia tipica della montagna, ricca di storia e tradizioni; all’artigianato artistico locale per la scultura del legno o la decorazione artistica e pittorica; ai piccoli laboratori artigianali e all’antiquariato; alle manifestazioni culturali e folcloristiche che abbiamo però radici solide, come ad esempio il carnevale comeliano (e non siano invece vuote riproposizioni di Attirare lʼattenzione del turista con la gastrononia tipica, lʼartigianato artistico, le manifestazioni folcloristiche, unʼarchitettura compatibile, le terme, le oasi CO2 free Ottima la brochure del Comitato Turistico Val Comelico Dolomiti un passato dimenticato). Anche l’architettura in montagna deve tener conto di queste nuove tendenze, pur nel rispetto del contesto architettonico rurale: già in Austria e in Svizzera vi sono esempi di costruzioni ampie, luminose, ispirate al risparmio energetico e alla fruizione consapevole. Tornando agli aspetti del turismo sostenibile e di qualità, saranno sempre più gradite le “oasi CO2 free” dove le autovetture e lo smog possano essere banditi. In Val Visdende, ma anche a Valgrande e in altre zone del Comelico, tale impostazione potrebbe rappresentare il futuro dello sviluppo turistico, con il potenziamento dell’uso delle biciclette, delle mountain bike, delle escursioni a cavallo, con navette elettriche per superare tratti troppo lunghi per i pedoni. Va in sintesi riscoperta la bellezza del “turismo lento”, delle passeggiate sui mille percorsi che il comprensorio offre, allestendo però anche interessanti opportunità culturali come la visita a mostre, musei, chiese e chiesette, luoghi curiosi o significativi, che rappresentano una ricchezza per il Comelico. Oltre naturalmente all’offerta delle Terme delle Dolomiti di Valgrande a Comelico Superiore con le loro opportunità terapeutiche e di fitness e well-ness. In questo senso va giudicato positivamente l’impegno del Consorzio Turistico Val Comelico Dolomiti che nella brochure da poco pubblicata per la stagione invernale 2009 -2010, sotto l’egida del marchio “Comelico - Fiore delle Dolomiti”, è riuscito a raccogliere tutte le informazioni e le offerte sportive, culturali e ricreative, senza dimenticare il carnevale, la gastronomia, i sentieri tematici, le proposte per 10 escursioni invernali di grande bellezza paesaggistica. La strada è quella giusta, va percorsa con tanta convinzione e con sempre maggiori risorse e investimenti. Guido Buzzo Petizione al Comune perché sia rivisto il progetto di viabilità NON SI ROVINI LA PIAZZA DI COSTALISSOIO N on rovinate la piazza di Costalissoio. Lo chiedono 150 firmatari di una petizione all’amministrazione comunale di Santo Stefano, alla cui iniziativa si deve un progetto di modifica dell’attuale lastricatura in profido, per ricavare al centro una striscia di asfalto che favorisca un migliore scorrimento delle macchine. “La scelta di realizzare un nastro di asfalto di larghezza pari a 5 metri - scrivono i firmatari della petizione al sindaco Alessandra Buzzo - che taglia quasi diagonalmente la piazza, non rappresenta una scelta adeguata, tenuto conto del valore estetico conferito dall’attuale pavimentazione in porfido. Le due soluzioni sono difficilmente combinabili, hanno un diverso invecchiamento e suggeriscono un carattere distinto dello spazio urbano: l’asfalto è il territorio delle automobili per definizione, mentre i cubetti di porfido lasciano in- tendere uno spazio urbano pedonale. Si ritiene che, in ragione del valore sociale di questo ampio spazio, sia più ciato di asfalto che invoglia gli automobilisti a non rallentare. “Realizzando la strada asfaltata le autovetture La tendenza è di pedonalizzare i centri storici per far usufruire la popolazione di spazi estesi, attrezzati, accoglienti indicata una pavimentazione di tipo pedonale, senza per questo compromettere la fruizione da parte dei mezzi motorizzati. Si ricordi in tal senso il valore della piazza nei paesi e nelle città: centro di ritrovo, simbolico baricentro dell’abitato, luogo di commercio, identità della comunità e simbolo della democrazia”. I firmatari richiamano in particolare l’assessore di Costalissoio, Elvis Tommasini, a considerare i problemi della sicurezza, che verrebbe sminuita con un trac- non troveranno nessun incentivo a diminuire l’andatura. L’esperienza di altre realtà urbane non è in tal senso incoraggiante, basti pensare alla grande diffusione dei dossi dissuasori. La piazza pavimentata come è adesso risolverebbe egregiamente questo tipo di problema”. La stragrande maggioranza degli abitanti di Costalissoio è contraria allo sventramento dell’attuale piazza, perché “la tendenza delle pubbliche amministrazioni in questi ultimi anni è quella di una progressiva pedonaliz- zazione dei centri storici, in risposta alle esigenze della popolazione di fruire spazi sempre più estesi, attrezzati ed accoglienti. La realizzazione della strada asfaltata in mezzo a piazza della SS. Trinità rappresenta un’iniziativa controcorrente e non a favore del paese. La strada taglierebbe in due la piazza, sacrificando la porzione pavimentata posta a valle, troppo lontana dal sagrato della chiesa e dagli esercizi commerciali, ma soprattutto separata da questi da un elemento percepito come pericolo dai pedoni. Si ritiene indispensabile concepire la piazza come uno spazio collettivo unico, sicuro e gradevole di aspetto.” Gli abitanti di Costalissoio ora attendono le decisioni della giunta comunale di Santo Stefano, pronti eventualmente a prendere ulteriori iniziative per difendere la loro bella piazza. Lucio Eicher Clere FEBBR 4-5:FEBBR 4-5 2 A 8-02-2010 11:40 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 nno d’intensa attività per la Sezione ABVS dei Donatori di Sangue di Domegge che nel 2009 ha celebrato il 50° di fondazione. Oltre alle tradizionali incombenze, per celebrare questo importnte traguardo il direttivo della Sezione con a capo il segretario Plinio Bridda ha organizzato diverse e riuscite manifestazioni. Ma il clou si è avuto domenica 7 giugno quando si è celebrata la festa per il Cinquantesimo di fondazione della Sezione, iniziata con la tradizionale santa messa nella Parrocchiale di S. Giorgio e seguita dall’immancabile pranzo al Ristorante Bellavista di Calalzo. E qui si è tenuta anche la breve cerimonia, con il segretario Bridda che ha ringraziato le autorità e gli ospiti presenti, nonchè la gemellata Sezione AVIS di Mogliano, consegnando poi una targa ricordo ai soci fondatori: Giovanni Coffen Marcolin, Felice Frescura, Luigino Frescura, Fulvio Pinazza e Masi Anie Pinazza ed agli ex segretari Livio De Bernardo e Giovanni Calligaro De Carlo. Nel corso della cerimonia è stato distribuito ai presenti il libro stampato per l’occasione “1959 UNA GOCCIA DI SANGUE CHE DONA LA VITA 2009 UNA GOCCIA DI SANGUE CHE DURA 50 ANNI “ dove viene tracciata, anche con belle fotografie, la storia della Sezione nel contesto comunale. Un sentito “grazie” è stato rivolto dal segretario “alle 22 medaglie d’oro e a quanti hanno creduto nel dono del sangue, ai tanti amici che troppo presto ci hanno lasciato ed ai numerosi giovani presenti che sono il futuro e la speranza della Sezione”; segretario 5 che ha pure comunicato all’assemblea l’elargizione di un sostanzioso contributo alla Casa dello Studente dell’Aquila. Sono seguiti i saluti del sindaco di Domegge Lino Paolo Fedon, che ha ringraziato tutti i donatori per la pregevole opera sociale e la fattiva presenza nel contesto comunale, del rappresentante della Segreteria Provinciale che ha portato il saluto di tutto il Direttivo, del segretario di Mogliano Veneto che portando il saluto della Sezione ha ripercorso i bei momenti passati assieme. Ad allietare la festa, la musica di Aldo De Lotto, Piero Vielmo e Vito Zanvettor, sempre generosi nel dare una mano. Le celebrazioni del Cinquantesimo erano iniziate il 16 maggio con una corsa d’orientamento a squadre riservata agli alunni della scuola media, con squadre composte da un alunno o alunna, da un genitore e da un donatore; grazie alla collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e del preside Giovanni Monico questa manifestazione ha avuto grande successo. Grande partecipazione (e soddisfazione per il cassiere Giovanni De Bernardo) ha avuto la Tombola del 50° tenutasi il 1° di agosto in Piazza. Infine, per ringraziare tutti i donatori e quanti hanno aiutato il sodalizio, il 14 novembre al Cinema S. Giorgio è stato organizzato uno spettacolo di cabaret con il duo i PAPU, occasione per il segretario Plinio Bridda per rivolgere ai presenti un saluto ed un ringraziamento per quanto si è potuto fare assieme, invitando a dare l’adesione all’ Associazione Bellunese Volontari del Sangue. Premio letterario per bambini e ragazzi DOLOMITI & ALTRA FANTASIA LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE PRO NEBBIU’ L’ASSOCIAZIONE TURISMO & SERVIZI STAMPA ASS. Indicono il Premio Letterario per Bambini e Ragazzi delle Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado Il tema proposto è: SCRIVI LA TUA STORIA, NARRA LA TUA FAVOLA, INVENTA LA TUA LEGGENDA. “Se ti attrae un ruscello, un albero particolare, un laghetto tutto tuo, un luogo per te magico, una grotta, un bosco, un sentiero misterioso; ma anche una casa, un villaggio, un borgo antico, il tuo paese; insomma tutto ciò che ti sembra mitico, raccontalo con la tua fantasia.” Regolamento (estratto) 1) I partecipanti saranno divisi nelle categorie: Bambini fino ai 10 anni e ragazzi da 11 a 15 anni. 2) I partecipanti potranno concorrere con un massimo di tre racconti, della lunghezza di un foglio dattiloscritto formato A4, con al massimo 4.000 caratteri - spazi esclusi -, per circa 60 righe. 3) Ogni componimento dovrà pervenire in due copie dattiloscritte o fotocopiate, una delle quali una firmata. 4) La partecipazione al concorso è gratuita. 5) Gli elaborati dovranno pervenire entro le ore 19 del 5 agosto 2010 alla Associazione Pro Nebbiù, c/o Antonio Alberti. Via Maestra, 45 - 32044 Pieve di Cadore (BL)oppure alle-mail: [email protected] [email protected] - [email protected]. 10) La cerimonia di premiazione avverrà a Nebbiù di Cadore il 15 agosto 2010, nel corso della tradizionale sagra. Saranno contattati per tempo i premiati. Informazioni: 333.3261347 Antonio - 339.7890944 Vittore IL 50° DI FONDAZIONE DELLA SEZIONE DONATORI DI SANGUE DI DOMEGGE CONSEGNATA UNA TARGA RICORDO AI SOCI FONDATORI FEBBR 6-7:FEBBR 6-7 8-02-2010 11:58 Pagina 2 6 ANNO LVIII Febbraio 2010 2 Partecipata la Giornata della Memoria” a Pieve di Cadore, presenti gli studenti NON DIMENTICARE na giornata tutta dedicata al riU cordo dei deportati nei campi di internamento nazisti, purtroppo è possibile. Celebro questa santa messa, ha aggiunto, anche perchè non ci sono stati solo i campi di concentramento nazisti, ma ci sono stati anche i gulag ed altri genocidi.” Prima del termine della funzione, il presidente della Sezione Cadore dell’ANEI, l’ex deportato Enzo Soravia, con parole commosse, dall’altare ha letto la preghiera dell’internato. Concluso il rito, si è formato un corteo che con le bandiere e i gagliardetti in testa, ha raggiunto Piazzale della Libertà, dove per volere della sezione pievese degli ex internati, è stato eretto l’unico monumento che ricordi il loro sacrificio. Qui, due Alpini hanno deposto una corona d’alloro e bandiere, labari e gagliardetti hanno reso onore ai deportati scomparsi. Al termine della cerimonia, autorità e pubblico si sono trasferiti nell’adiacente salone del Cos-Mo, dove si sono tenuti i discorsi ufficiali, anche perchè la temperatura esterna nei pressi del monumento era permanentemente al di sotto dello zero. Tra la folla, autorità civili e militari e i presidi delle scuole. L’apertura degli interventi è stato fatta dal sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti, che con un commosso discorso ha ricordato il significato della Il saluto del sindaco Maria Antonia Ciotti “Eravamo 650 mila, ricorda Enzo Soravia presidente della sezione internati, e più di 50 mila non sono tornati” quella del 27 gennaio, a Pieve di Cadore. Al mattino, organizzata dai Comuni di Calalzo e Pieve, in collaborazione con la Sezione di Pieve di Cadore dell’Associazione Nazionale ex Internati, nella chiesa di Santa Maria Nascente è stata celebrata una Santa Messa in memoria delle persone cadute in Germania, alla quale hanno partecipato autorità, rappresentanti delle associzioni combattentistiche e d’arma, gli ultimi reduci da quei campi e molti cittadini. Tra questi molti giovani arrivati dalle scuole di Pieve e di Calalzo, che con la bandiera degli istituti hanno testimoniato la loro partecipazione. “Celebro questa Santa Messa, ha affermato l’arcidiacono del Cadore, monsignor Renzo Marinello nella sua omelia, non solo per ricordare i caduti ebrei per i quali oggi si celebra la Giornata della Memoria, ma per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita negli stermini del secolo scorso, che è stato il più feroce in assoluto nella storia dell’umanità. Celebro questa funzione, ha aggiunto rivolgendosi ai giovani, anche perchè voi non dimentichiate questi fatti tragici, e perciò dovete stare sempre in guardia affinchè non succeda ancora, perchè questo FEBBR 6-7:FEBBR 6-7 2 8-02-2010 11:58 Pagina 3 7 ANNO LVIII Febbraio 2010 SUEM - NON FU FACILE INIZIARE “Mi inorgoglisce il senso di appartenenza del personale a questo Servizio che ho costruito e diretto per tanti anni” sottolinea emozionato il primario Angelo Costola ’incontro si è tenuto L all’Hotel Dolomiti di Lorenzago lo scorso 14 gennaio. “Ci tenevo che fosse a Lorenzago. Cosa mi ha soddisfatto di più? Il senso dell’appartenenza, sottolinea il primario Angelo Costola, l’orgoglio di appartenere a questo servizio che ho costruito e diretto per tanti anni. Mi inorgoglisce il fatto che il personale ci tenga e si renda conto che è un gruppo importante che ha una “mission” importante da svolgere. E’ stato bello in questo senso. C’erano i medici, gli infermieri, gli autisti, i piloti, i tecnici, i volontari del soccorso, anche la direzione sanitaria, circa 88 persone. Mi ha fatto piacere che il direttore dottor Lucio Di Sivio abbia messo in evidenza come la forza e l’impegno che ho dato per questo servizio derivasse dall’appartenenza a questo territorio, il fatto di conoscerlo bene nelle problematiche di chi lo abita, di chi viene qui per turismo, e che questo sia stato il filo conduttore per meglio concretamente realizzare la rete del soccorso. Spero di lasciare un bel ricordo”. Il ricordo va lontano, al primo convegno sull’emergenza ad Auronzo quando il SUEM nacque. “Le difficoltà furono enormi, operavamo tra lo scetticismo generale, forse allora i maggiori ostacoli li ho avuti proprio dai colleghi di altri reparti che non valutavano appieno l’importanza di quello che stavamo facendo. Col passare degli an- ni è facile credere..., il problema è avere le idee e riuscire a portarle avanti controcorrente. Ho detto alla consegna del Premio San Martino a Belluno che ho avuto la fortuna di incontrare, soprattutto nei primi tempi che furono fondamentali, amministratori intelligenti, da Alfredo Comis a Giuseppe Prosperi a Lino Del Favero, e mi fermerei…; ho avuto al fianco amministratori che hanno saputo cogliere questa novità come importante da sostenere in ogni sede. Non sempre è stato così. Il Suem è nato in Cadore non per caso, è nato perché era e resta la zona più marginale con relativi bisogni, probabilmente favorito dalla piccola dimensione della Ulss in cui io lavoravo. Non dimentichiamo che il Suem è nato in Cadore nell’agosto del 1986 per volontà dell’allora ULSS1 e si serviva di ambulanze attrezzate; poi, dal giugno 1988 giornata, e letto una lettera di Leo Da Col, un cittadino novantenne di Cibiana, residente a Lesa, in Lombardia, che pur essendo iscritto alla sezione di Pieve degli ex internati, da oltre 50 anni non riesce a visitarlo. “Colgo l’occasione per comunicare, ha aggiunto il sindaco Ciotti, che il 31 maggio Pieve intitolerà la strada di Via del Bersaglio, nei pressi dell’ospedale, alla memoria dell’ultimo questore di Fiume, Giovanni Palatucci. Un uomo giusto, un cristiano, che è riuscito a salvare oltre 5.000 ebrei dal campo di concentramento.” Anche l’assessore di Calalzo, Matilde Peruz, ha portato i saluti del suo comune che figura tra gli organizzatori della giornata. “Sono 66 anni, ha esordito nel suo intervento il presidente Enzo Soravia, che siamo tornati dai campi d’in- con l’elisoccorso ha assunto dimensione provinciale (primo in Italia, esperienza esportata in numerose altre regioni del Sud e isole; fu fra i primi nel 1991 ad attivare il numero unico 118 con Bologna e Udine). Va dato merito in quegli anni all’allora staff di funzionari regionali con cui ci si confrontava: molto preparati, attenti, con voglia di innovare, in una Regione che aveva la leadership in ambito nazionale e nella sanità presiedeva la conferenza Stato-Regioni”. Nostalgia di un tempo quando non si parlava d’autonomia ma si producevano iniziative? Forse. E’ difficile però pensare che Costola sia tipo da andare in pensione, visto anche il suo lungo impegno in politica. “L’affetto che mi lega a questo territorio natio è grande e se ci sarà spazio e voglia del mio apporto ci sarò”. RDC IL SUEM 118 DI PIEVE DI CADORE INIZIA NEL 1986, PRIMO IN ITALIA NEL 1988 ENTRA IN SERVIZIO LʼELICOTTERO - LA CENTRALE OPERATIVA COORDINA OLTRE 35.000 INTERVENTI ALLʼANNO ternamento, dove siamo stati umiliati e sottoposti alle più varie persecuzioni, solo perchè abbiamo voluto tenere fede al giuramento che avevamo fatto. Eravamo 650.000, ha aggiunto, e più di 50.000 non sono tornati, perchè stroncati dalle sofferenze ed anche dalla violenza. Non vogliamo più che ci siano morti inutili, ha proseguito, e questo messaggio lo lasciamo in eredità ai nostri figli, ai nostri nipoti ed ai pronipoti. La permanenza nei lager, ha concluso Soravia, ci ha legati da un sentimento di fratellanza che dura anche dopo la morte.” Vittore Doro Nelle foto: alcuni partecipanti alla “cena d’addio” di Lorenzago (in alto) Operatori del Suem al presidio sulle Tre Cime la scorsa estate. Il terzo da destra è il dottor Fabrizio Spaziani. (sopra) FEBBR 8-9:FEBBR 8-9 8-02-2010 12:11 Pagina 2 8 ANNO LVIII Febbraio 2010 2 Lettere & Opinioni • Lettere & Opinioni • Lettere & Opinioni I GRADITI SALUTI DELLA FAMIGLIA PALMER RENATO COLETTI DI TAI CI HA LASCIATO VOLEVA TORNARE SOTTO LA BALA DEL CAMPANIL Gent.mo Direttore, bon Nadal e felice Anno nuovo. Le mando l’importo per il rinnovo abbonamento e una foto di famiglia. Il mio figlio maggiore, Jastin ha rinnovato per quattro anni la ferma e ritornerà in Afganistan nella primavera; Christian, il figlio minore, è uscito dai marines e dà l’esame all’università per una laurea avanzata nell’istruzione nelle scuole. Saluti Ann Therese Palmer ILLINOIS - USA Ricambiamo gli auguri rivedendovi volentieri in questa foto: Jennifer & Justin, Ann Therese & Robert, Stephanie & Christian. AUGURI A CLARA CIOTTI PER I PER I 100 ANNI Carissimo Direttore, grazie per le sue parole, le mando le notizie e la fotografia di mio marito. Grazie di cuore. Loredana Fagherazzi Coletti La Spezia E’ giusto che tutti noi si abbia a conoscere quei Cadorini che si sono distinti e, chi l’ha conosciuto, ne serbi il ricordo. Un saluto anche a lei. * Renato Coletti Cogo nasce a Tai di Cadore in via Ca’ di Polo il 31.8.1935 da Antonio e da Felicità Da Giau di Perarolo. Ultimo di 4 figli, rimase orfano di mamma a 6 anni; a 19 anni in stazione vide un manifesto “Vieni in Marina Militare girerai il mondo”. Si arruolò e il mondo lo girò davvero: America del nord, nord Europa, America del sud, Africa, e con l’incrociatore Andrea Doria nel 64 in Giappone per le Olimpiadi. Nel frattempo nel 62 in treno da Venezia a Conegliano conobbe me, Loredana, e fu “amore”. Nel 64 a Belluno nacque Debora, nel ‘66 a Pieve di Cadore Arianna. Fu trasferito a La Spezia all’ospedale Militare e così tutta la famiglia lo seguì lasciando le montagne per il mare. Nel frattempo grado dopo grado passò da sottufficiale a ufficiale (era sempre il primo del corso) facendosi onore per la sua dedizione. A La Spezia nacque la terza figlia Selene. Renato però sognava di tornare in pensione a Tai sotto la “bala del campanil”. qui ci sono figlie e nipoti. Purtroppo la vita ha deciso diversamente. Fino ad ottobre stava benissimo poi improvvisamente senza nessun sintomo premonitore in 45 giorni ha spento tutti i suoi sogni. MARIETTA E LUIGI CIOTTI, 60 ANNI ASSIEME Ha compiuto la bell’età di 100 anni Clara Ciotti vedova Tabacchi di Pieve di Cadore. Clara, festeggiata da figli, nipoti e parenti giunti per l’occasione dalle città italiane e estere dove risiedono, è nata a Los Teques in Venezuela il 26.1.1910 da Osvaldo Tabacchi, colà emigrante; poi la famiglia è rientrata al paese di Tiziano. Auguri! Hanno festeggiato con i familiari il 60° di matrimonio il 18 gennaio Marietta Da Vià e Luigi Ciotti di Sottocastello di Pieve di Cadore, una lunga ed invidiabile unione. Marietta ha doppiamente festeggiato l’anniversario perché ha compiuto da poco 90 anni raggiungendo così il marito, pure lui novantenne. Augurando tanti altri anni e soddisfazioni, partecipano con grande gioia al traguardo raggiunto la figlia, il genero ed i nipoti. Auguri! FEBBR 8-9:FEBBR 8-9 2 8-02-2010 12:11 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 9 Lettere & opinioni • Lettere & opinioni • Lettere & opinioni I 50 ANNI DI MATRIMONIO DEI CONIUGI GALANTE Il traguardo di 50 anni di matrimonio è un anniversario di questi tempi molto raro e per questo maggiormente felice per i protagonisti ed i loro familiari. I coniugi Galante Bruno e Da Giau Elvira lo hanno festeggiato nella chiesa di Caralte attorniati dai figli, nipoti e genero domenica 15 novembre 2009, data di ricorrenza di quel lontano giorno di autunno del 1959 quando si sposarono nella chiesa di S. Nicolò di Perarolo di Cadore. Felicitazioni ed auguri vivissimi. ANCORA DEGLI AUGURI ERSILIA CON LA BISNIPOTINA A QUANTI CI HANNO SCRITTO Caro Direttore, ecco un contributo per il rinnovo del mio abbonamento, per un giornale che leggo da più di vent’anni. Spero di tornare nel Cadore presto, e di rivedere tutti i cari amici a Auronzo e Vigo. Intanto auguri dalla città di Chicago. Cordialissimi saluti Rebecca West Chicago - USA Carissimi, vi invio il mio abbonamento per il 2010 e colgo l’occasione per salutarvi tutti augurando un anno pieno di soddisfazione e lunga vita al vostro e nostro “Cadore”. Sentitamente Enrica Liva Crepaldi Laval - CANADA Egregio Direttore, le includo il contributo per il rinnovo annuale a “Il Cadore”. Colgo l’occasione per mandarle i migliori auguri. Cordiali saluti Maurilio De Nicolò Saratoga - USA ALESSANDRA, LA REGINA DELLA PIZZA ITALIANA Eʼ AMPEZZANA Un amica di Cortina d’Ampezzo ci ha segnalato che Alessandra Degasper ha conquistato un tesca e pergamena è stato assegnato a Reggio Calabria alla signora ampezzana perché sa cuocere la migliore pizza d’Italia. Congratulazioni vivissime le sono state espresse da tutta la Valboite, in particolare dalle donne che si sentono tutte rappresentate dalla signora Degasper che gestisce con i genitori la “Fattoria Menegutto” in località Fraina. Come un tempo le nostre nonne facevano tutti i lavori possibili ed immaginabili, oggi le nostre “giocano” con i computers” o, come Alessandra, sanno ricavare da farina ed acqua un pane che condito è una meraviglia. Per la prossima stagione estiva ci auguriamo di poter organizzare una festa ed applaudirla tutti insieme anche qui sulle Dolomiti, dopo che è stata premio importante a livel- applaudita sulle rive del lo nazionale, pensate: “re- Mediterraneo. gina della pizza”. Il primo Brava Alessandra. L.B.L. premio con coppa gigan- Egg. Redazione, includo il mio abbonamento al mensile Il Cadore per il 2010. Anche se in ritardo, vi auguro Buon Anno e colgo l’incontro per cordialmente salutarvi tutti. N.S.W. AUSTRALIA Giovanni Pinazza N.S.W. AUSTRALIA Contraccambio ad uno per uno gli auguri e vi ringrazio sentitamente sia per l’affetto che dimostrate verso la vostra terra (il che è diverso dall’avere solo nostalgia del passato), sia per il vostro apporto alla vita del giornale che, inutile sottolinearlo, ha dei costi di gestione (soprattutto stampa e spedizione). Scusate se talvolta il giornale arriva in ritardo e, per ovviare all’inconveniente, a breve vi daremo la possibilità di leggerlo immediatamente (con pass personale) sul sito Il Cadore. Cordiali saluti. Il Direttore I LETTORI che intendono partecipare con lettere, articoli e foto alla vita del nostro storico mensile, possono indirizzare a: REDAZIONE IL CADORE Magnifica Comunità Piazza Tiziano 32044 PIEVE DI CADORE oppure inviare una E-MAIL al direttore [email protected] Vallesella di Cadore. Un bel quadretto familiare della bisnonna Ersilia Martini (che ha compiuto 90 anni lo scorso ottobre) con in braccio la nipotina Linda Valmassoi, di un anno e mezzo. TANTE COSE PICCOLE FANNO UN MONDO GRANDE L’arrivo del giornale sempre mi da le ali, il nostro Direttore è sempre attento alla nostra gente, io divento rossa quando leggo: “una suora mi scrive...” e il Direttore si occupa di una suora montanara che ringrazia per cose piccole. (...) E’ così bello leggere queste pagine, e anche se i Cadorini non hanno più risorse floride, sento che tante persone stanno pensando anche a fare incontri e incrementare quanto si può e certamente uniranno le forze locali e i comuni per il bene di tutti. Questo pen- siero certamente verrà accolto, forse ci vorrà un po’ di tempo, ma sì, verrà. Io cerco di pregare don Bosco che ispiri i giovani. Caramente metteremo sotto anche S. Francesco di Sales che fu un grande. Scusi eh! Suor Angela De Podestà Rengo Padova Il mondo è fatto di tante cose piccole e magari tutti lo capissero, come lei suor Angela. Il suo interesse per quanto succede in Cadore e l’affetto che dimostra alla sua gente sono limpidi come l’acqua. FEBBR 10-11:FEBBR 10-11 8-02-2010 12:16 Pagina 2 10 ANNO LVIII Febbraio 2010 Dicono di loro Dicono la loro • LAGO, I DANNI PER L’ABBASSAMENTO Per la protezione provvisoria dalle massime piene di alcuni cantieri relativi a vari lavori di adeguamento delle arginature nella zona industriale di Longarone (area di Malcon), e di altri locali interventi nel Piave, l’Autorità di Bacino e la Direzione Difesa del Suolo della Regione, hanno affidato al lago di Pieve di Cadore la funzione di serbatoio di piena. Per questa funzione hanno stabilito di abbassare il livello del lago nella misura rilevante e straordinaria di 16.50 m da effettuarsi ogni anno nel periodo tra il 1 settembre e il 30 novembre. Gli abbassamenti, iniziati nel 2005, ed effettuati da allora ogni anno, hanno determinato, e stanno determinando, rilevanti danni all’economia turistica del territorio, con costi territoriali e sociali assolutamente sproporzionati rispetto agli scopi e con minime probabilità di effettivi esiti e reale efficacia proprio sulle grandi piene, a causa della inidoneità del lago a sopportare rapidi svasi,cioè rapidi abbassamenti di livello, invece indispensabili per il funzionamento dei serbatoi di piena, che di fatto rappresentano il loro elemento distintivo. Questo per lo stato di instabilità del- le sponde sotto Vallesella a causa delle formazioni gessose, che già in fase di invasi sperimentali obbligarono il trasferimento dell’intero paese, e nelle quali non si può escludere che le inusuali grandi escursioni e le relative non controllabili frequenze e velocità di risalita dei livelli non determinino pericolosi movimenti. L’utilizzo del lago come serbatoio di piena appare peraltro non funzionale anche nell’ipotesi che il lago non fosse condizionato dallo stato di criticità delle sponde. I motivi che portano a tali conclusioni, che vengono chiariti nel testo, sono così riassumibili: a) perché gli effetti della laminazione ottenibili del lago senza vincoli sull’abbassamento dei livelli non determinerebbero comunque concreti benefici dove sono necessari, nel basso Piave, come specificamente indicato dalle verifiche a questo finalizzate negli studi preliminari al piano di Bacino; b) perché non risulterebbe nemmeno conveniente utilizzare gli effetti nel Piave a monte sino a dove risultassero efficaci, per l’incongruenza di costi sociali e ambientali, e perdite di produzione idroelettrica, molto superiori e non confrontabili rispetto agli oneri di spesa per la realizzazione non solo di opere provvisionali di cantiere, ma delle stesse difese di ogni tipo nei siti ove necessarie. Il ricorso alla laminazione infatti giustificato solo nei casi particolari di assenza di alternative, e non come soluzione ordinaria e ricorrente. Dicono di loro IL PROBLEMA DELLE ACQUE IN CADORE Non un metro di salto LAGO DI PIEVE DI CADORE UN SERBATOIO DI PIENA Pubblichiamo a puntate il documento redatto dall’ing. Giovanni Maria Susin perché i cittadini del centro Cadore, come i tecnici e gli amministratori, possano capire pienamente le problematiche inerenti al lago. • 2 Giovanni Piccoli, presidente del BIM Piave, ha recentemente dichiarato alla stampa locale che “Il risveglio dell’economia del margine, come è definita quella di montagna, passa attraverso l’utilizzo delle risorse del PER UN DECENNIO CADORE SENZA LAGO? IL LAGO NON INFLUISCE SULLE PIENE DEL BASSO PIAVE Il Piave presenta insufficienze di contenimento delle piene solo nella tratta terminale, tra Ponte di Piave ed il mare, dove, come nel 1966, per le grandi piene centenarie (quella cinquantenaria del 1965 fu contenuta), si possono verificare devastanti esondazioni. I provvedimenti, già individuati, consistono anzitutto nella ricalibratura della tratta Zenson - San Donà di Piave, con l’obbiettivo di aumentarne il più possibile la capacità di portata mentre per la porta- ta non contenibile residua, è previsto il ricorso a serbatoi di piena, denominati anche” casse di laminazione”, già individuate, il cui volume complessivo, dipendente dalla efficacia della ricalibratura, potrebbe risultare anche inferiore a 30 milioni di metri cubi. Le casse di laminazione tra le quali scegliere sono quelle localizzate alle le grave di Ciano, alle grave di Spregiano e nelle golene di Ponte di Piave; non è da escludere tra gli invasi utili la diga di Falzè. (continua) resterà senza la sua corrispondente centrale territorio in un’ottica di condivisione sociale del bene comune che sia funzionale alla sopravvivenza delle nostre vallate”. Nell’annunciare che entro 5 anni sorgeranno altri 10 impianti idroelettrici, informa che pubblico e privato investiranno nelle fonti naturali, con l’obiettivo che entro il 2020 il 20% di energia provenga da fonti rinnovabili, con una riduzione del 20% delle emissioni di Co2. Nell’af fermare che Il 2010 sarà un anno decisivo da questo punto di vista, auspica che gli amministratori agiscano, con coerenza e determinazione, per arrivare quanto prima alla realizzazione di un modello di sviluppo all’altezza delle aspettative dei Bellunesi, che UN RICORDO DI LINO DE MARTIN GIAʼ PRESIDENTE ANIC DEL CADORE E’ morto Lino De Martin Modolado di Santo Stefano per decenni presidente dell’Associazione nazionale ex internati del Cadore. Egli è stato uno dei più lucidi testimoni della memoria dei campi di concentramento, facendo di questa tragica esperienza della gioventù una lezione di vita da non lasciar cadere nel vuoto della dimenticanza. Oltre alle numerose iniziative legate alle ricorrenze rievocative di quel buio periodo della storia europea, Lino De Martin è stato uno dei primi ex internati a praticare il colloquio dentro alle scuole, per far capire alle giovani generazioni l’importanza di essere vigili perché non si ripetano le condizioni per arrivare alla guerra. Nella prefazione al libro “Le città cintate di spine” pubblicato nel 2005 a cura di Giancarlo Pagogna, che rac- coglie testimonianze di cadorini nella resistenza e nei campi di concentramento nazisti, Lino scriveva: “Quando invitati nelle scuole noi ex internati parliamo della nostra esperienza di prigionia, in quei momenti la nostra presenza è solo fisica. Il nostro io interiore rivive intensamente e vede ancora distintamente tutto, con le medesime profonde sensazioni che purtroppo non riusciamo a trasmettere ad altri con alcuna parola. Quei ricordi sono struggenti, ci fanno ancora male, ma nel contempo ringraziamo la buona sorte per essere ritornati, augurando solo e sempre pace”. Di questi testimoni, che hanno capito quanto sono irreparabili le conseguenze dell’odio tra i popoli e stimolano i giovani alla vigilanza, vale la pena conservare il ricordo. Lucio Eicher Clere consiste appunto nell’utilizzo delle risorse naturali che il territorio mette a disposizione. Gli hanno fatto eco numerosi amministratori comunali che vedono nello sfruttamento idrico una delle poche possibilità di far quadrare i magri bilanci. E così, mentre di captazione in captazione, di condotta forzata in condotta forzata, di centralina in centralina, ci avviciniamo alla totale ar tificializzazione del bacino del Piave (che già nei primi anni ’90, prima di quest’ultimo assalto, era valutata in oltre il 90% delle sue acque, collocandolo in cima all’elenco dei fiumi più sfruttati d’Europa) si sta avverando la profezia lanciata verso la metà del secolo scorso da un personaggio che ha segnato tristemente la storia di questa provincia: ”Non un metro di salto resterà senza la sua corrispondente centrale, e soltanto limitate e saltuarie frazioni d’acqua andranno perdute”, A sentenziarlo fu l’ingegner Carlo Semenza della SADE, progettista della diga del Vajont. Quella volta abbiamo visto come è andata a finire. Questa volta a soccombere sarà, un poco alla volta, tra l’indifferenza generale, ma con tanto di “certificazione verde”, il fragile ecosistema della nostra Montagna. Giovanna Deppi Comitato ACQUA BENE COMUNE UNʼAFFETTUOSA SATIRA SU DE VIDAL Caro Direttore, ho ricevuto da De Mas Italo questa descrizione satirica che negli anni 1942-1943 la scrisse come murales per De Vidal Aldo, guardiacaccia di quei tempi. Giuseppina De Vidal Qui giace Aldo, unico uomo fra tanti di cui noi possiam portar i vanti. Oltre che celebre pittore, egli era guardia e cacciatore. Quando un ingenuo cane per il bosco transitava per colpa di una legge che questo lo vietava incontrando il guardiacaccia fulminato rimaneva. Ad uno ad uno la schiera divenne tanto grossa, che pensaron di balzare alla riscossa. Dall’aldilà, tronati, entraron in camera di Aldo furenti con in testa il “Bill”, ultima vittima che digrignava i denti e s’infuriaron con la voce grossa: “Ti vogliamo nella nostra fossa”. E tale fu l’effetto che egli fece la pipì nel letto! Malgrado le preghiere della moglie egli lasciò queste mortali spoglie e si inoltrò nel ciel dei cacciatori, ove si può sparar senza timori d’incontrar un insolente guardiacaccia che venga a rovistar nella bisaccia. Il comune deferente pose. Italo De Mas FEBBR 10-11:FEBBR 10-11 2 8-02-2010 12:16 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 11 I GIORGIO GIACOBBIʼS QUARTET G iusto un anno fa, in occasione dei preparativi per il concerto in onore di Teresa, nascevano i “Giorgio Giacobbi’s Quartet”. Il gruppo, da allora, si è impegnato nel promuovere la musica jazz in Cadore, spaziando lungo tutto il corso della storia del genere, ispirandosi, in maniera particolare, al celebre maestro Whyne Shorter. I giovani musicisti, che tra l’altro stanno lavorando ad alcuni brani propri, sono tutti allievi o ex allievi (per motivi “universitari”) dell’istituto musicale “La Sorgente” e costituiscono il nucleo centrale di uno dei gruppi della scuola stessa, la “Jazz Orchestra”. Questi i temi trattati nell’intervista al leader del gruppo Giorgio Giacobbi, diciassettenne di Calalzo, frequentante la 4°B del liceo scientifico di Pieve. Giorgio, raccontaci l’origine del vostro gruppo e del vostro nome. “Il nostro gruppo nasce un anno fa circa. In quel periodo, assieme alla mia classe, ero impegnato nella preparazione del concerto in onore di Teresa e avevamo deciso di far partecipare alcuni complessi musicali fra cui la “Jazz Orchestra” de “La Sorgente” di cui faccio parte. La cosa si rivelò difficile da organizzare e così, sotto consiglio del nostro maestro, costituimmo un quartetto, che tra l’altro rappresenta un po’ il nucleo fisso del gruppo della scuola: il sottoscritto, Giorgio Giacobbi, al saxofono, mio fratello Marco alla batteria, Adriano De Meio alla chitarra e Alex Cargnel al basso. Per quanto riguarda il nostro nome, possiamo dire che questo è il risultato della nostra scarsa fantasia: bisogna però precisare che esiste una consuetudine nel jazz, ovvero quella di chiamare il gruppo con il nome del “leader”, anche se non mi piace molto definirmi così, seguito dal numero dei partecipanti.” Descrivici la musica che suonate. “Per ora, nei concerti, non abbiamo eseguito brani nostri, eccezione fatta per un pezzo che ho scritto io e che per la sua semplicità di esecuzione abbiamo deciso di proporre in quanto non necessitava di lungo studio. Ne ho scritti altri due, diciamo un po’ meno immediati, a cui, di conseguenza, va dedicato più tempo. Il nostro repertorio spazia in tutte le epoche del jazz, ma si sofferma principalmente nel periodo tra gli anni sessanta e inizio anni settanta, che, al momento, rappresenta quella musica che più mi en- di Mario Da Rin che questa volta si sono presentati a Pieve di Cadore insieme a Linda Canciani, un’attrice di Asolo, per lo spettacolo rievocativo del “Giorno della Memoria”. Oltre 5 minuti ininterrotti di applausi hanno salutato la conclusione dello spettacolo che il gruppo ha messo in scena il 27 gennaio nella sala dell’Auditorium del Cos-Mo a Pieve. L’esibizione era stata organizzata dall’assessorato comunale alla cultura. Allo spettacolo, aperto da un intervento di Maria Giovanna Coletti, che ha illustrato il significato così si chiamava lo spettacolo messo in scena, che non solo non ha deluso, ma ha progressivamente catturato l’interesse della sala, che ha seguito con un coinvolgimento sempre maggiore l’evoluzione della narrazione di una Linda Canciani in ottima serata, sostenuta molto bene dalla musica, con degli attacchi puntuali che hanno reso parole e note un tutt’uno. “L’idea di questo spettacolo, spiega Francesco Bernardi che nel complesso dà voce ed il suono del violino, è nata nell’ambito del ”Giorno della Me- Giorgio Marco Matteo Festini pubblico ma anche da noi musicisti che, in questo modo, impieghiamo un minor tempo a preparane l’esecuzione. Il tutto si basa infine sull’improvvisazione, ovvero sulla libera interpretazione, da parte del singolo musicista, sul tema pezzo, ovvero la melodia della canzone, che comunque è scritto, prestabilito.” Parlaci delle esibizioni e dei progetti futuri. “Dopo il concerto per Teresa del marzo scorso, ci siamo esibiti quest’estate, precisamente il 27 luglio, nella manifestazione organizzata a Santo Stefano “Vita nelle vie”. Nello stesso periodo avevamo in programma altri due concerti, ma, purtroppo, ci siamo dovuti arrendere, in entrambi i casi, a tutta una serie di difficoltà. Per quanto riguarda il futuro, non sappiamo nulla di certo, in quanto, con gli impegni universitari dei singoli elementi, organizzarsi non è semplice. In ogni caso, continuiamo a suonare anche senza la formazione al completo. Io e mio fratello, infatti, ci esibiremo in compagnia di due maestri de La Sorgente sia all’autogestione del liceo Fermi di Pieve, sia in alcuni concerti sui vari periodi del jazz al bar Serenissima di Domegge.” spettatore si accorge, invece, quanto sia profondo il sentimento della memoria evocamoria” voluto dalla comunità to da Linda Canciani. Particointernazionale per ricordare il larmente affascinante la sceldramma dei campi di concentramento e dello sterminio degli ebrei. Per ricordare questa immane tragedia, abbiamo voluto prendere in considerazione anche altri elementi vicini e lontani da noi, entrando nella mente degli spettatori in punta di piedi e con tanto rispetto dei sentimenti.” Ed è proprio così che lo spettacolo inizia, con l’arrivo della <ragazza con le valige dei ricordi> che espone i suoi gioielli come su un banchetto del mercato. All’inizio sembra una schiocchezza, quasi una recita da bambini. Con il progredire delle storie, lo ta delle musiche della tradizione veneta, ebraiche e zingare, che hanno seguito l’evoluzione del racconto. Un modo inusuale ma mol- to efficace, per imprimere nella memoria delle nuove generazioni il lungo percorso della storia, pieno di tragedie e di dolori. V. Doro FATTI PER IL JAZZ Il gruppo formato da Giorgio, Marco, Adriano, Alex sʼimpegna nel promuovere la musica jazz in Cadore tusiasma. Il musicista, al quale facciamo riferimento, è Whyne Shorter, artista che tutt’oggi è in attività, anche se preferiamo rifarci a quello che possiamo definire il suo periodo d’oro. Suoniamo poi anche quei brani, composti fra gli anni quaranta e cinquanta che, tendenzialmente, sono i più conosciuti sia dal I BARBAPEDANA IN CADORE uovo, significativo suc- della giornata, in una sala N cesso per il gruppo quasi al completo. “Suoni e musicale dei Barbapedana, voci... per non dimenticare”, Adriano Alex FEBBR 12-13:FEBBR 12-13 8-02-2010 12:20 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 12 LE COSE BELLE DI CASA NOSTRA D a una recente inchiesta fatta in una scuola del Bellunese è emerso che la quasi totalità dei ragazzi ha idee vaghe, quasi sempre sbagliate, sul significato del nome del proprio paese e non sa nulla della propria chiesa né di altri edifici artistici che spesso lo identificano. Meraviglia? Assolutamente no, visto che a livello nazionale le lacune conoscitive dei giovani d’oggi sono di ben altro e maggiore spicco, dalla storia della repubblica, alla geografia e, via di seguito, fino all’uso corretto della lingua italiana. Non vogliamo sostituirci a chi, per professione, è dedito alla loro educazione ma qualcosa vorremmo dire sugli argomenti locali. Perciò abbandoniamo per il momento l’indagine dei personaggi che hanno fatto grande il Cadore per dedi- carci a segnalare le <cose> che ci hanno tramandato gli antenati e che lo rendono così bello. Non dunque le montagne né il paesaggio, che sono merito della natura, ma i “monumenti”. Ovvero, come dice il dizionario Devoto Oli, le opere d’arte che hanno un particolare valore culturale o morale esistenti nei nostri paesi e che i nostri antenati hanno realizzato con le loro mani. Per ragioni di maggior conoscenza cominceremo da San Vito. Proseguiremo nei vari comuni e paesi seguendo anche le eventuali indicazione dei nostri lettori, in base a nuove scoperte o ricerche perché questa è la sola maniera per migliorare la conoscenza togliendo le incrostazioni del sentito dire o dei veri e propri errori dovuti alla mancanza di raffronti e di ricerca filologica. UNA CHIESA CON TANTI MISTERI D i certo si sa (seguendo gli scritti più noti) che la chiesa dedicata ai santi Vito, Modesto e Crescenzia, martirizzati in epoca diocleziana, è stata costruita fra il 1753 e il 1758 dopo aver demolito un precedente tempio. Nulla o quasi di quello, salvo supposizioni e ipotesi giacché una ricerca archeologica non è mai stata fatta. Ma questo motivo, dovuto abitualmente a ragioni economiche, non escludono altre forme di investigazione, come è appunto il nostro caso. Durante la scorsa estate 2009, nei corso di lavori per un nuovo condominio in località Pobiàs, ovvero fra Resinego di Sopra e la zona IL SEGRETO DELLA PARROCCHIALE DI S.VITO DI CADORE di Mario Ferruccio Belli Lʼaffresco di San Cristoforo, dipinto verso il 1350 sulla parete esterna dellʼantica chiesa, proviene dal distrutto villaggio di Resenigo che ebbe la prima chiesa del paese dell’albergo San Marco, sono emerse a non molta profondità (due-tre metri) abbondanti prove di frequentazione umana: resti di muri a secco e a calce, carbonizzazioni, ceramiche, ecc. I lavori sono stati momentaneamente sospesi e sono iniziate ricerche da parti degli studiosi di archeologia i cui esiti sapremo a suo tempo. Un dato però sarebbe emer- “Tanti Arcidiaconi quante sono le giunte comunali” entodieci anni fa, C esattamente il 7 gennaio 1900, nella sede della Magnifica si riuniscono le giunte comunali del Cadore per eleggere il nuovo arcidiacono, dopo la scomparsa di mons. Gaetano Monti avvenuta qualche mese prima. Sono tre rappresentanti per ogni Comune, sindaco in testa, per un adempimento di antico diritto. In totale 55 elettori. La seduta è presieduta dal sindaco di Pieve che riassume i motivi dell’incontro. Gli fa eco il sindaco di Santo Stefano che raccomanda ai colleghi di far ca- dere la scelta su persona meritevole, sia come cittadino italiano che come prete. Allora, che non sia il caso di fare una sospensione per concordare il candidato? La proposta del presidente è bocciata dal sindaco di Domegge perchè “le votazioni devono essere una diretta emanazione dell’animo e non frutto di accordi personali”. Così si passa velocemente ai voti, con scheda segreta; lo scrutinio attribuisce a don Luigi Bernardi 31 preferenze, a don GioBatta De Mar tin 15, a don Antonio Da Rin Pagnetto 8 e a don 2 so, ed è la conferma che, fino al tardo medioevo, là dove si pensava esserci soltanto un immenso conoide di ghiaia calata dall’Antelao esisteva un villaggio. L’informazione era già nota agli studiosi di storia, che l’avevano trovata nei documenti scritti. Precisamente nella famosa pergamena del 1208, attorno alla quale, nella ricorrenza dell’ottavo cen- tenario, è stato fatto molto rumore in otto comunità del Cadore e di Ampezzo. Il dato che ci interessa parlava di un prete con una chiesa a Resinego. Mettendo assieme altre informazioni, pure note ma non collegate, è emerso che quella era quasi certamente la prima chiesa di San Vito. Successivamente, assieme al villaggio dove si trovava, era stata travolta dal terremoto, documentato nel 1348 per le scosse ripetutesi per ben quaranta giorni, che colpì l’Italia settentrionale. La conclusione? Mettendo assieme anche altri dati religiosi del patriarcato di Aquileia si può affermare che la comunità ricostruì la sua chiesa, non più a Resinego, bensì nei pressi della strada Regia e del guado sul torrente Rusèco, a ridosso di una torre già esistente, che si ritiene di epoca caminese, che divenne il campanile. Ecco dunque gli antenati dell’odierna chiesa di San Vito e della sua torre campanaria. Di quell’edificio remoto all’esterno della muraglia settentrionale ci rimane l’affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti, più spesso vicino ai corsi d’acqua, e alcuni lacerti di pittura non identificabile, all’interno del pilastro corrispondente. Non più un mistero, ma piuttosto un buon motivo per visitare la chiesa di San Vito, partendo appunto da quel lato. I lettori che già la conoscono avranno letto sui libri che l’affresco viene attribuito come data al XIV secolo; appunto agli anni che abbiamo detto. E’ altrettanto certo che quando negli anni attorno al 1753 l’arc. Domenico Schiavi ha demolito la vecchia costruzione salvando la grande pittura inserita nella sua nuova chiesa, qualcuno ci ha mandato un messaggio di amore per chi ci ha preceduto e di continuità storica. Così il Ronzon sulla seduta in Magnifica Comunità che nominò arcidiacono don Luigi Bernardi - “Altro che unità del Cadore” Gio Batta Topranin 1. Arcidiacono del Cadore è quindi nominato don Luigi Bernardi. Antonio Ronzon, nel suo meticoloso archivio storico, riporta compiutamente il verbale ma non si lascia sfuggire l’occasione di annotare come la dispersione dei voti abbia mostrato, poco lodevolmente, come le giunte non si siano trovate prima dell’incontro ufficiale per decidere su quale nominativo far convergere le preferenze. “Non si venga più a dire “unità del Cadore”, che è ormai frase grandemente arcaica, e non ci si compiaccia di una forte maggioranza... La votazione poteva concludersi con la scelta di “tanti arcidiaconi quanti sono le giunte comunali”. Ser viva quindi un incontro, prima. Per cui ora bisognerebbe cambiare il regolamento e fissare le caratteristiche e le qualità dell’arcidiacono ideale, considerando anzianità, cultura, benemerenze passate, doti fisiche (“sissignori, anche fisiche”), intellettuali e morali; il nome dell’arcidiacono dovrebbe uscire da una rosa di parroci cadorini già esaminati e il voto segreto sarebbe solo il tocco giuridico finale di un accordo sostanzialmente già siglato”. Ma il Ronzon, che dice di conoscere bene i cadorini, non crede che si arrivi a stilare, presto e bene, un regolamento accettato da tutte le giunte. “Tra i popoli che conosco, non ne conosco alcuno più procrastinatore del popolo in mezzo al quale sono nato”, sentenzia. E non si ferma lì. “L’assemblea delle giunte è stata solenne e commovente. Ma solo per consegnare ad un parroco un timbro, quattro carte e “un nome vano senza sogget- di Bortolo De Vido to”. Sì, perchè all’arcidiacono cadorino non vengono pagate nemmeno le spese postali per le comunicazioni col clero. L’unica risorsa di cui dispone sono i 75 centesimi percepiti da ogni fidanzato che presta in mano a lui il giuramento suppletorio”. Ser virebbero almeno 100 lire annue per le spese ordinarie d’ufficio. Quindi, per il fustigatore Ronzon non c’è proprio da gloriarsi tanto: perchè, conclude, “anche qui la mia fiducia è scarsa”. FEBBR 12-13:FEBBR 12-13 2 8-02-2010 12:20 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 13 In un libro della famiglia De Filippo personaggi ed eventi dello storico albergo i intitola “I miei primi S 140 anni” e dichiara fin dalla copertina di voler essere una “breve ma lunga storia di un hotel di montagna”. Si tratta dell’accattivante pubblicazione, uscita dalla Tip. Tiziano di Pieve di Cadore, che la famiglia Lorenzo e Tiziana De Filippo Roja ha dedicato al più famoso albergo d’Auronzo, nei cui saloni è passata davvero la grande storia, con tutte le sue spesso tremende folate: dagli albori turistici sulle Dolomiti ai fasti della Belle Epoque, dagli stati maggiori italiani della Grande Guerra agli ufficiali tedeschi invasori, dai cerimoniali di casa Savoia al boom economico del secondo dopoguerra. E con tutti gli annessi e connessi della cronaca e della cultura naturalmente, con tanti vip, durevoli o magari solo effimeri, pronti a scandire le mode, i gusti, le tendenze di più di un secolo di vita nazionale. Sì perché in queste aristocratiche stanze sono stati ospiti personaggi come Carducci e Cerletti, Quasimodo e Jula de Palma, il Cardinale Tonini e Liliana Cosi, Cossiga e Mita Medici, nonché infiniti altri che con la loro ricca varietà ci regalano una visione esaustiva del divenire nostro nazionale e dello stesso turismo alpino, da quello d’élite fino agli anni ’50 del secolo scorso, a quello di massa poi seguito a partire dagli anni ’60. HOTEL AURONZO I PRIMI 140 ANNI Correva l’anno 1868 quando Anselmo Cella decise di costruire un moderno albergo chiamandolo “Alle Grazie” in onore della storica chiesetta che ancor oggi si trova di fronte all’Hotel. La struttura era per quei tempi all’avanguardia: corrente elettrica a profusione, stanze da bagno private e tutti gli ambienti affrescati. Le tariffe per l’anno 1877 andavano da 4 a 6 lire, peraltro senza vino. Vino che comunque il poeta vate Carducci non amava molto, preferendo il “lambrusco non troppo spumante” che l’editore Zanichelli gli faceva con tempismo pervenire fin quassù. A dimostrazione di come l’albergo costituisse un po’ il fiore all’occhiello di Auronzo resta il fatto che proprio qui tennero le loro riunioni dal 1869 il Gabinetto di Lettura e Musica e dal 1873 il neonato Club Alpino Rubelio Calligaro l giorno 20 ottobre 2008 moriI va in India fratel Rubelio Calligaro, entrato nell’ordine dei Gesuiti nel 1935 e dal 1948 missionario in India. Fino al 1951 era stato stretto collaboratore del Vescovo a Calicut e trascorse i 16 anni seguenti nel Noviziato dei Gesuiti, prima a Calicut e poi a Bangalore, come responsabile dei fratelli, adoperandosi però anche come sarto, infermiere e direttore del dispensario per i poveri. Dal 1967 fino alla morte operava nella scuola e nel convitto “San Giuseppe”, curando soprattutto l’assistenza alle famiglie povere. Venne sepolto a Bangalore (India) ed in suffragio della sua anima si tengono ancor oggi alcune Messe nella chiesa del paese natale, mai da lui dimenticato. Era nato a Lozzo il 15 ottobre 1914, come riporta il vecchio registro dei battesimi, dove peraltro il suo nome compare con due elle, e nella chiesa di S. Lorenzo fu battezzato il 20 ottobre da don Apollonio Piazza, con licenza del Parroco Prè Vincenzo Da Rin. Partecipava con brio alle feste paesane e si faceva notare, in particolare durante il carnevale. Vestito con costumi che egli stesso si confezionava, girava per le case, come era l’usanza di allora, comunicando agli altri la sua allegria. Chi lo avvicinava si trovava a suo agio per quel modo di fare che ispirava immediata simpatia. A 20 anni all’improvviso sentì la chiamata del Signore, una forte vocazione che gli diede la forza di superare i primi duri ostacoli e di allontanarsi dalla sua famiglia e dal suo paese. Così ricordava il momento di quella scelta decisiva in una sua lettera: “Ricordo bene la mia vocazione, quand’ero ancora un ragazzo. Benché venissi da una famiglia di commercianti (mio padre era macellaio), manifestai presto l’inclinazione per il lavoro di sartoria. Ragazzino, tornando da scuo- Nelle aristocratiche stanze sono stati ospiti personaggi come Carducci, Quasimodo, Cerletti, Jula de Palma, il cardinale Tonini, Liliana Cosi, Cossiga, e Mita Medici Oggi, i prestigiosi ritiri della Lazio Italiano, Sezione di Auronzo. Tra gli ospiti di quel periodo, oltre al Vate della III Italia, il pittore Francesco Vitalini, il Presidente dell’alta Corte Tancredi Canonico, nonché, seppur per un fugace passaggio, la più amata dagli italiani, la Regina Margherita. Nel 1913 l’Hotel venne acquistato dalla famiglia Monti e, dopo un radicale restauro, perse l’antico nome per acquistare quello di Auronzo. Esso veniva segnalato su tutte le guide francesi, tedesche ed inglesi per il suo caffè, il bar americano, le sale di lettura e da ballo, il servizio vetture e il garage, oltre che per la cucina e cantina “sceltissime”. Durante la Grande Guerra qui si installarono molti ufficiali del Genio e della 10° Divisione del I Corpo d’Armata, qui passò più volte Cadorna, qui il generale Mario Moris incoraggiò il giovane tenente medico Ugo Cerletti, futuro padre dell’elettroshock, a fare i primi esperimenti sulla spoletta a scop- pio differito… E in queste stanze, finita la guerra, vennero poi tante famiglie di caduti e reduci a visitare i luoghi del martirio, a M. Piana, alle Tre Cime, sul Paterno. Nel secondo dopoguerra, grazie ad un importante premio di pittura istituito dal Comune, arrivarono artisti ed intellettuali del calibro di Diego Valeri, Arturo Tofanelli, Alberto Savinio, Carlo Carrà, Salvatore Quasimodo, Fiorenzo Tomea. Negli anni ’50, allorché Prin- di Walter Musizza Giovanni De Donà cipi e Baroni lasciavano il posto a Commendatori ed ingegneri, un garzone doveva consegnare ogni mattina alle 11 in punto un mazzo di rose bianche alla moglie del direttore di un importante quotidiano nazionale, appena uscita di camera dopo l’intera notte trascorsa a lume di candela a giocarsi forti somme di denaro a carte. L’Hotel però non seppe investire adeguatamente in quegli anni di boom economico, anche perché si susseguirono diverse gestioni che non seppero far fronte al lento declino. Quando esso venne acquistato dalla famiglia De Filippo, nel 1989, era chiuso da circa un decennio e non fu facile rimetterlo in funzione. Grazie soprattutto all’abilità degli chef Giampaolo Zambelli e Daniele Ciliberti l’Hotel è ritornato però a nuova vita ed ha ospitato personaggi di spicco, da Spadolini a Cossiga, da De Rosa a De Crescenzo, da Quilici ad Olmi, da Spinosa a Navarro Valls, fino ai prestigiosi due ritiri della Lazio nel mese di luglio del 2008 e del 2009. Oggi l’albergo è in fase di completa ristrutturazione e promette di continuare ancora a lungo la sua già lunga storia. Ma di come e con chi parleremo prossimamente. DALLA NATIA LOZZO AL GANGE AL SERVIZIO DEL PROSSIMO Gesuita nel 1935, operò come missionario dal 1948 a Calicut e a Bangalore - Sempre affettuoso il legame con la gente del suo paese da tutti. Il suo primo rientro in Cadore fu solo dopo diciotto anni di missione, ma intensa rimase sempre la corrispondenza col paese natio, dal quale giungevano offerte e al quale egli mandava, con i ringraziamenti, le notizie della calamità che puntualmente colpivano l’India, con stagioni secche che bruciavano il seminato e stagioni piovose che provocavano alluvioni, con gli scontri fra indù e musulma- ni, con le divisioni tra le caste più che mai vive, con le epidemie di peste che si presentavano periodicamente. L’11 febbraio 1995 festeggiò il 60° di vita religiosa e questa importante tappa lo trovava ancora attivo e pieno di entusiasmo, al lavoro tra i poveri che lui diceva “essere i suoi”. Nel ringraziare degli auguri giuntigli da Lozzo così si descriveva. “Io, con i miei 81 anni, continuo sereno a disimpegnare i miei compiti senza problemi, qualche piccola crocetta non manca, ma questa è parte della vita presente”. Nel 1997 subì però un grave incidente automobilistico, che gli ruppe entrambe le ginocchia e gli fratturò un braccio, obbligandolo a letto per tre mesi, tanto che a fatica ritornò a camminare. la, raccoglievo pezzetti di stoffa e li (segue a pag. 15) tagliavo per farne degli “abiti”. Così Walter Musizza incominciai il mio lavoro di sarto. Giovanni De Donà Ero sì un cristiano, Messa e Comunione, ma di cose di religione non mi preoccupavo più di tanto. Il giorno della Madonna del Rosario, era l’anno 1933, partecipai alla processione in onore della Madonna, e lì avvenne qualcosa. Al termine, non rimasi con i miei amici a fare baldoria, ma mi appartai sulla sponda di un torrente a rifletteAmbientazioni personalizzate anche su misura re. Era nato in me il desiderio di cambiare vita, ma non avevo il coraggio di farne parola con nessuno. Alla fine, mi confidai con una mia zia, molto pia, che ne parlò con il parroco. Questi m’invitò ad un colloquio in canonica...”. Da lì iniziò un lungo cammino di fede e di speranza, costellato da tante opere buone in un mondo solo apparentemente troppo lontano da noi. In India incominciò la sua nuova vita di sacrifici e privazioni, abituandosi piano piano al cibo piccante, al caldo insopportabile, al riposo mai tranquillo… Raccontava con gustose risate di quando la mattina trovava le scimmie che riposavano sul suo letto o di quando si ritrovò a percorrere chilometri e chilometri per portare il suo aiuto Via Medola, 21 - Tel. 0435.62377 Fax 0435.62985 - Cell. 338.9418974 e-mail: [email protected] a malati lontani e dimenticati Fontana Arreda Santo Stefano di Cadore FEBBR 14-15:FEBBR 14-15 8-02-2010 12:21 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 14 criveva un giornalista S nel periodico ‘La voce del Cadore’ del 1878: “Il signor Angelo Frescura di Rizzios di Calalzo attuò nella valle di Calalzo, usando l’acqua del Molinà, un laboratorio di occhiali che dà già lavoro a otto operai. Il signor Angelo Frescura da semplice venditore girovago di occhiali divenne il primo negoziante di oggetti d’ottica di Padova, ed ora, mediante il laboratorio qui attivato, fornisce i propri negozi senza ricorrere all’estero. Trovasse egli fra noi degli imitatori!” Nel 1891, a Calalzo di Cadore gli impiegati nella fabbricazione degli occhiali erano saliti a 17, mentre 4 erano gli operai impiegati nei due caseifici, altri quattro lavoravano nelle due segherie da legnami e ben 45 nelle due industrie del legno. Nell’articolo ‘Sulle industrie sorte e nascenti nel Cadore’ (1891) un altro articolista propone le sue osservazioni: “Non v’ha dubbio che meritano tutta la riconoscenza del Cadore quei benemeriti cittadini che, iniziando in questa regione nuove industrie, aumentano la pubblica ricchezza, accrescendo il benessere delle classi lavoratrici, dando occupazione a tanti operai e mitigando così in gran parte la piaga dolorosa dell’emigrazione. Ma il sorgere di numerosi stabilimenti, in cui si producono i medesimi articoli, ci fa pensare come nell’economia e nella vita industriale italiana v’abbia purtroppo un enorme Lusinghieri i commenti sulla stampa dellʼepoca per le prime fabbriche nate a Calalzo e che dettero impulso allʼeconomia di tutto il Cadore di Marcello Rosina FURONO GLI ARTEFICI DI UN LUNGO PERIODO DI PROSPERITAʼ A lato, operai nel 1879 davanti alla prima fabbrica sita alle Piazze - sopra, l’imprenditore Vincenzo Toffoli Con la prima Fabbrica dʼocchiali di Angelo Frescura (1878) e lʼIndustria per materiale didattico di Vincenzo Toffoli (1898) si avviò un crescente moltiplicarsi dʼattività squilibrio tra la produzione ed il consumo... Il fatto, ad esempio, che per molti anni nessuno pensa a produrre un dato articolo, e bisogna quindi trarlo o da altre regioni o dall’estero; ma appena a qualcuno capita l’idea di fabbricarlo nel suo paese e comincia a vivacchiare, quasi per malsano spirito d’invidia e di concorrenza, gli saltano addosso due, tre, dieci concorrenti, e così finiscono coll’andare tutti in malora, sia pel naturale progressivo rincaro della materia prima, sia perché la produzione dell’articolo finisce coll’essere maggiore del consumo.” Questo è l’argomentare dei due giornalisti ma se si restringe il campo di osservazione al solo paese di Calalzo di Cadore bisogna rilevare che, nonostante tutto quello che è stato scritto a proposito delle industrie, quelle sorte in località alle Piazze, (ad opera del primo industriale Osvaldo Toffoli che ebbe come suo ispiratore ed incoraggiatore il fratel- IL CIMA BELPRAʼ NELLA STORIA DI SAN VITO a famiglia Boscarato: L quasi ottant’anni a gestire lo stesso albergo di 2 territorio come importante punto di riferimento per il soggiorno e la ristorazioSan Vito, il ‘Cima Belprà’ ne. Posto nella frazione di che tutti conoscono, pas- Chiapuzza e sulla strada sandosi il testimone da pa- d’Alemagna, è sempre stadre in figlio. Con l’occasione i Boscarato hanno stampato anche un opuscolo che ripercorre le tappe di una storia densa di ricordi ma anche di impegni per il futuro. Accanto a Toni e a Franca, dal dopoguerra saldamente in sella nella conduzione della struttura ricettiva, ora c’è il figlio Bruno e il nipotino Antonio quasi a suggellare la continuità di una tradizione: quella dell’ospitalità e dell’accoglienza; nel tempo l’albergo ha subìto vari cambiamenti, si è adeguato nei ser vizi e nelle prestazioni ma si è radicato stabilmente sul to una consolidata realtà turistica, illuminata dalla professionalità dei gestori. Nel rispetto di quel filo di continuità che, nell’arco di ottant’anni, non si è mai re- Nelle foto: l’Albergo‘Cima Bel Prà’ a Chiapuzza Il pugile Primo Carnera con il titolare Toni (1961) lo, l’abate Bartolomeo) occorre tener presente che degli edifici, costruiti in muratura e che erano serviti alle varie industrie: manganatura, tintoria, conceria, oleificio, officina meccanica e, da ultimo, come sede del primo laboratorio che produceva mercanzia per negozi di ottica, restarono in piedi solamente dei mozziconi di muro che il tempo ha poi completamente raso al suolo. Se di queste fabbriche non se ne ha più memoria, a parte le notizie sulla S.A.F.I.L.O. la quale, nel frattempo, si era spostata vicino alla chiesetta del Molinà, merita un ricordo la produzione ‘inventata’ nel 1898 da Vincenzo Toffoli. Il prof. Giovanni Bordiga del ‘Regio Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti’ così relazionò nel 1925 quando vennero concessi dei premi agli industriali: “Toffoli Vincenzo di Calalzo. Industria per il materiale didattico.Notevole e ammirevole famiglia di piccoli industriali, tenaci, modesti, affezionati lavoratori, raro esempio di vita. Qui è un umile operaio, che visitando una esposizione industriale, si duole in cuor suo che manchi o sia scarsa in Italia la produzione del materiale didattico.Tornato al paesello, con sacrifici e costanza, traduce in atto il pensiero di supplire a quello che gli pare lacuna nel suo paese e forma il primo nucleo e via via lo migliora. Poi venne la guerra e lo schiaccia, ed egli si rivela più sicuro e riprende e rifà il cammino e lo raggiunge al punto in cui l’aveva lasciato con tanta amarezza e ai figli tornati dalle fatiche della guerra commette, coll’accresciuto lavoro, la vigilanza sui vari reparti onde la famiglia prima ristretta e sovvenuta dal padre laborioso e giovane, fatta ora maggiore ed esperta, diventa l’organo intelligente e attivo che coadiuva nella rinnovata impresa il laborioso e rispettato capo comune. Merita questa industria di essere citata ad esempio morale e civile.” Un opuscolo ripercorre la storia dellʼalbergo gestito dalla famiglia Boscarato - Molti gli ospiti illustri ciso ma anzi si è via via irrobustito, anche attraverso persone come Dino, fratello di Toni, che dopo i successi dello chalet al lago sanvitese degli anni Sessanta aveva messo radici profonde a Mestre. L’opuscolo racconta con efficacia le vicende di una famiglia impegnata sul fronte dell’accoglienza e della promozione turistica facendo vedere anche un rinnovato impegno per il futuro. Secondo gli auspici che sono stati espressi anche dalle numerosissime persone, molte delle quali di Cortina e della valle, che non mancano di rinnovare amicizia e fiducia ai Boscarato. Bortolo De Vido FEBBR 14-15:FEBBR 14-15 2 8-02-2010 12:21 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 15 Fabia Antoniutti dona importanti L’importanza del Cadore venne sollevata dall’avv. Palatini nel 1889 cimeli dei Monti alla Comunità UN PROTAGONISTA PER OGNI GUERRA ell’animo di molti CaN dorini, la Magnifica Comunità di Cadore rappresenta l’opportunità di perpetrare nel tempo le memorie e dunque i valori che hanno ispirato la vita e le scelte dei propri avi, attraverso la custodia e valorizzazione dei loro effetti. Così è stato per la Prof. Fabia Antoniutti figlia di Ada Monti di Auronzo, che da tempo vive a Belluno dove ha insegnato per più di 30 anni al Liceo Fermi. Il 3 ottobre scorso in un incontro ufficiale fra l’allora Presidente della Comunità Emanuele D’Andrea e il Segretario, la Prof. Antoniutti ha consegnato alcuni cimeli, custoditi gelosamente negli anni (potremmo dire nei secoli) dai propri antenati, decidendo dunque di donare gli stessi allo Storico Ente che tra i propri scopi statutari annovera proprio la volontà di valorizzare e custodire tali oggetti. Dal suo racconto è emersa una storia appassionante, che ha dipinto il ruolo e le azioni di una famiglia che ha dato molto all’indipendenza e alla lotta per la libertà, dalle guerre risorgimentali a oggi. Il capostipite può considerarsi Eugenio, che costruì e gestì l’Albergo Centrale: i suoi figli furono Enrico, Alessandro e Rodolfo. Anche i primi due figli gestiranno successivamente l’Albergo: Enrico in particolare organizzerà il pranzo per i X congresso Alpino del 1877 (ma senza ricavarne vantaggi !!!). Nel 1915 i figli di Alessandro diedero incarico di compilare una “Guida della vallata di Auronzo da Gogna a Misurina” (anche in tedesco e in inglese). Di Enrico (1842) il nonno di Fabia, sono state donate alcune lettere, fotografie e vestiario (comprese due giubbe da garibaldino) e inoltre il Diario manoscritto redatto nel 1907 a Buonos Aires, dove era emigrato e da lui (e dai suoi eredi) conservato gelosamente. Frammenti del Diario furono pubblicati (e commentati) per la prima volta da G. Fabbiani sul mensile “Il Cadore” (1960) e recentemente riedito. Enrico partì da Auronzo nel 1859 per arruolarsi: partecipò con altri cadorini a numerose battaglie del Risorgimento e al Volturno; del tutto casualmente incontrerà sui campi di battaglia il fratello Alessandro, che all’età di 16 anni era fuggito dal Collegio per partecipare alle azioni garibaldine e furono anche a Bezzecca nel 1866. A loro appartennero gli oggetti donati. Tutti oltre al fratello Pio parteciparono alle Bande armate del Cadore nei moti del 1866: Enrico era graduato, sergente furiere, militi gli altri. Padrino di Enrico (e da lui tenuto in grande considerazione) fu Giosafatte Monti tenente nell’insurrezione del 1848 in Cadore, raccolse Bande armate, sofferse persecuzioni dall’Austria, partecipò sia ai combattimenti di Rindemera del 1848, sia ai Treponti nel 1866. Figlio di Alessandro fu Fabio, Eroe del Corpo dei Volontari alpini del Cadore: insignito della medaglia d’argento al valor militare per l’azione che nel 1915 portò alla conquista del Monte Peralba. Anche il padre di Fabia, il Maggiore Napoleone Antoniutti (originario del Friuli) ha combattuto nel corso della prima guerra mondiale ed è caduto nella guerra del 1935. La stessa Fabia ha partecipato alla guerra partigiana, meritando la Croce di Guerra; i suoi racconti di quell’epoca sono stati recentemente oggetto di una tesi di Laurea, fra le vicende narrate, le azioni intraprese da parte delle truppe di occupazione tedesche, che hanno spinto la stessa Antoniutti ad aderire alle forze di liberazione. Figura nell’elenco “Le donne nella resistenza bellunese” (1992), Brigata Calvi. Questa Famiglia dunque può annoverare un protagonista per ogni guerra, dal Risorgimento, fino all’eredità che la Signora Fabia Antoniutti ha saputo raccogliere durante la Guerra di resistenza. Questo lascito, importante soprattutto per l’aspetto morale, è stato consegnato nelle mani del Presidente di una della più alte istituzioni che rappresenta l’unità di un popolo che ha sempre rivendicato la propria vocazione alla democrazia e libertà. Dai Monti, e più precisamente da Ugo, nacque anche il mitico “Rosso volante”, quell’Eugenio che dunque riprendeva il nome del bisnonno e che doveva riempire le cronache sportive del Mondo con le sue imprese. Della donazione è stata data notizia alla stampa e i cimeli sono stati esposti in occasione del Consiglio della Comunità, tenutosi nel mese di ottobre, al quale hanno partecipato per la prima volta i neo consiglieri eletti dai Comuni; durante la presentazione è stato DATE LA SOTTOPREFETTURA AL CADORE! R icordato per l’impegno profuso a favore del miglioramento e sviluppo economico del Cadore, che rappresentò in qualità di parlamentare, l’avvocato Michele Palatini (18551914) diede alle stampa nel lontano 1889 un opuscolo attraverso il quale sosteneva la necessità di una sottoprefettura del Cadore. Nella pubblicazione, edita a Treviso per i tipi della tipografia dell’istituto Turazza, Palatini esordiva rilevando che per effetto delle modificazioni alla legge comunale e provinciale all’epoca approvate, doveva essere fatta la nuova circoscrizione amministrativa nelle province venete. Sarebbe dunque stato il caso di occuparsi anche di quell’ “angolo remoto” che era il Cadore, finora alquanto dimenticato. “Sì, dimenticato sempre- precisava -, perché malgrado le innumerevoli ed incontestabili prove di patriottismo, malgrado i sacrifici patiti, malgrado le belle e confortate speranze, il nostro paese non ottenne nulla di ciò di cui aspirava e che gli era lecito desiderare”. Davvero una bella gratitudine per la “piccola patria”, che tanto si era battuta per entrare in quella grande! Con ciò non si intendeva sollecitare privilegi reclamare favori, ma solo richiamare il Governo sulla rilevanza del Cadore “acciocché dell’importanza norichiamato, dall’allora Presidente, il significato della donazione alla Comunità ed esposte le due giacche di panno rosso e il diario manoscritto, con grande interesse pubblico. E. D’A. – M. G. titi per l’India con una meta ben precisa: andare da zio Rubelio! L’incontro con lui è stato commovente. Sta bene e non dimostra i suoi 92 anni! Ricorda sempre volentieri il suo paese, le vecchie conoscenze, i parenti, la chiesa con la Madonna del Rosario...”. Sì, l’antica e riposta chiesa del Rosario, che ancor oggi veglia sui lozzesi e che allora fu l’incipit del lungo cammino di un piccolo-grande uomo chiamato dal Signore, cammino che allora nessuno, e tanto meno fratel Rubelio, avrebbe davvero immaginato così lungo, faticoso e gratificante. di Bruno De Donà Poi lo spinoso problema dell’emigrazione. Ecco dimostrata per Palatini “la necessità che nel Cadore vi sia un Sotto-prefetto, il quale nelle veci del Prefetto lontano vigili, sor vegli, provveda; interponga la sua autorità a comporre i piati rovinosi tra i comuni, ad estinguere le intestine discordie”. Un ruolo non da poco, come si può constatare, quello che l’auspicato viceprefetto avrebbe dovuto svolgere. E non si sarebbe dovuto trattare di un funzionario qualsiasi, uno da mettere in campo su due piedi, bensì di una persona qualificata e dotata di competenza. Indispensabile un requisito: avrebbe dovuto conoscere le usanze del posto, sapendosi destreggiare con le grosse questioni aperte, come ad esempio l’emigrazione. Quel fenomeno, tanto fortemente avvertito in Cadore, necessitava per Palatini di provvedimenti tesi, ora a frenarlo ora ad allargarlo. Del resto a voler guardare indietro, lo stesso Napoleone aveva ritenuto necessario creare una Sotto-prefettura in Cadore, quantunque all’epoca gli abitanti fossero solo 23.747 a fronte dei 43.047 rilevati ai tempi di Palatini. Se quanto esposto non bastava a persuadere della bontà della sua proposta, l’avvocato era pronto ai confronti. Osservava che in altre province italiane, in condizioni migliori sotto il profilo della viabilità, con minori distanze dal capoluogo e minori bisogni, esistevano circondarii di dimensioni più ridotte di quanto lo fosse il Cadore. Si voleva qualche esempio? Eccolo: Pontremoli (Massa Carrara) 6 Comuni e 33.722 abitanti; Civitavecchia (Roma) 7 Comuni e 29.667 abitanti; Porto Ferraio (Livorno) 4 Comuni e 23.997 abitanti; Borgotaro (Parma) 7 Comuni e 32.190 abitanti. Conclusione: “Se esistono i circondari di Pontremoli e di Borgotaro, vivadio deve esistere anche un circondario del Cadore altrimenti non vi sarebbe giustizia distributiva”. Naturalmente non occorreva nemmeno precisare quale sarebbe dovuto essere il capoluogo del circondario. Lo era di diritto Pieve: quello era il centro non solo storico, ma anche il centro topografico pulsante del territorio, dove avevano sede il Consorzio Cadorino, la Banca Popolare Cadorina, l’Ispettorato scolastico, la stazione dei Regi carabinieri. Insomma una sorta di piccola “capitale”. Ci meditasse sopra chi di dovere. 1915 fin qua e non oltre”. E così fu, fino al novembre 1918. Poco distante altra lapide italiana così recita: “Qui giunse l’8 agosto 1915, audacemente sfidando/per l’Italia/la notte, l’abisso e le armi/Fabio Monti di Auronzo Volontario Alpino del Cadore./ Qui rimase il corpo/ferito nella fronte/oltre andando/lo spirito e le sorti!” (E.D’A.) Bibliografia: oltre a G. Fabbiani (anche lui volontario Alpino) che pubblica e commenta il Diario del Comandante dei Volontari Celso Coletti, si veda: G. Tosato: “Volontari alpini di Feltre e Cadore nella grande Guerra” (2005) e per i luoghi A. Fornari: “Lo spirito del Vento” (2001) che riproduce una foto della lapide (oramai sbiadita dal tempo). Naturalmente il capoluogo del circondario non poteva che essere Pieve di Cadore: lo era di diritto Militare così recita: “Spontaneamente offertosi, scavalcava, insieme ad altri animosi, un monte contribuiva a conquistare le prime trincee e, fra i primi, affrontava i soverchianti rinforzi nemici, cadendo mortalmente ferito.” Gli austriaci collocarono Fabio Monti (1883-1915) sul luogo una lapide che nelSocio della Sezione cadorina la loro lingua così significava del CAI di Auronzo, Volonta- “Nella notte sull’8 agosto rio alpino (erano Volontari alpini giovani e meno giovani che avrebbero potuto evitare il servizio militare e tuttavia a richiesta venivano inquadrati con l’Esercito italiano) rientrò dall’Inghilterra per arruolarsi. Nella notte fra il 7 e l’8 agosto del 1915 una pattuglia di 22 soldati, tutti offertisi volontari e due guide di Sappada si arrampicano verso la vetta del Peralba, ma dopo quattro ore, arrivati quasi alla cima, vengono scoperti e nella battaglia egli viene colpito a morte. La motivazione della Medaglia d’Argento al Valor DALLA NATIA LOZZO da pag. 13 W. Musizza - G. De Donà In una lettera dall’India scherzava sul suo stato e, riconoscendo il miglioramento, affermava che a Monte a piedi ancora non se la sarebbe sentita di andare, ma …forse per il 2000 ci sarebbe riuscito! Nel 2006 l’ultimo commovente incontro coi nipoti che così scrivevano: “Siamo par- stra sia tenuto calcolo nella ripartizione che si farà delle province in circondarii”. Ed ecco enunciato il problema. Spesso il Prefetto, vuoi per la lontananza, vuoi per l’importanza che può avere una determinata contrada, non può seguire con la dovuta attenzione il territorio: “ecco sorgere la necessità di una Sottoprefettura che sia sul luogo, provveda direttamente ai casi più gravi ed urgenti ed informi il Prefetto degli altri. Siamo noi in questo caso? Sì, senza dubbio”. Per capirlo bastava scorrere la carta geografica. Intanto quello era un esteso territorio montuoso, area di confine, comprendente ben ventidue Comuni, molti dei quali distanti dal capoluogo di provincia anche oltre cinquanta chilometri. E le comunicazioni erano oltremodo difficili specie d’inverno. Ma c’era di più. Lassù esistevano moltissimi boschi, molte proprietà comunali, un’infinità di diritti promiscui, fonti di liti eterne e rovinose. Per non parlare del regime delle acque che richiedeva continua sorveglianza e, all’occorrenza, tempestivi provvedimenti; o della pastorizia, bisognosa di non minore attenzione. FEBBR 16-17:FEBBR 16-17 8-02-2010 12:24 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 16 2 SUL SITO DI ANGELUCCI LʼAGONIA DI UN GHIACCIAIO NEL GRUPPO DELLE MARMAROLE I MUTAMENTI AMBIENTALI SUL CIMON DEL FROPPA avigare sul web riserN va sempre molte sorprese, su questo non c’è alcun dubbio. Ma scoprire che lo strumento principe della comunicazione di massa e della multiculturalità si occupi pure di ancestrali silenzi e di solitarie ascensioni virtuali entro le più riposte pieghe delle Marmarole colpisce ancor di più. Ad attirarci irresistibilmente è il sito creato da Andrea Angelucci e fruibile da tutti: www.forum.meteonetwork.i t/glaciologia. Il nostro si definisce un’anima innamorata della natura e, proprio perché abita in una grande città e non ha la fortuna di godere la montagna come vorrebbe, usa tutte le opportunità del web per avvicinarsi ad essa. Risiede a Firenze, passa molte ore a cercare di entrare nei segreti delle Alpi con l’ausilio delle foto dal satellite e si è scelto lo pseudonimo di Indiana Jonny. Dice di sé: “Adoro il freddo e quel miracolo chiamato neve tanto da eccitarmi alla vista del manto bianco anche se visto a decine di chilometri di distanza dalla città. Le altre mie passioni sono la fotografia e l’archeologia, che è diventata anche la mia strada professionale, essendomi laureato in archeologia. La storia antica, le architetture del passato, i fasti di un tempo che fu: tutto questo mi affascina da morire fin da quando ero bambino”. La sua originalità consiste proprio nell’applicare la logica della fotografia e dell’archeologia al divenire, purtroppo infausto, dei nostri ghiacciai. E di tale sorte il simbolo è diventato sul suo frequentatissimo blog, ricco di foto e di commenti, nien- Nel vallone a 2500 - 2700 metri sotto il Cimon del Froppa fino a pochi decenni fa esistevano ben 5 ghiacciai ora disciolti Andrea Angelucci ha applicato la logica della fotografia e dellʼarcheologia al divenire dei nostri ghiacciai temeno che il Cimon del Froppa, elevato a paradigma dei cambiamenti climatici in atto e dei relativi guai per l’intera umanità. Sfruttando le immagini satellitari presenti sul web ha individuato quel che rimane di uno dei ghiacciai che erano presenti nelle Marmarole e lo ha messo in rete sul sito www.forum.meteonetwork.i t/glaciologia. Sulle vecchie carte della zona era indicato, proprio sotto il Cimon del Froppa (2932), il ghiacciaio del Froppa di fuori, che occupava un vallone tra i 2500 e i 2700 metri di quota, in una zona che nella piccola età glaciale doveva ospitare vari apparati. Dal satellite si nota oggi solo la grande morena frontale, mentre poi nel vallone, tra la neve residua e altre morene laterali, è ancora visibile una placca di ghiac- cio semi sepolta dai detriti, che sembra quasi il cosiddetto Calderone. Confrontando la situazione di oggi con le foto scattate nei primissimi anni del ‘900 e pubblicate dal Marinelli nel 1910, risulta evidente, o meglio agghiacciante, il cambiamento intervenuto. Fino a pochi decenni fa esistevano in quella zona ben cinque ghiacciai, ora disciolti: delle Selle, Froppa de Fora e de Inte, Meduce de Fora e de Inte. Il Ghiacciaio di Dentro del Froppa è dichiarato estinto da parecchio tempo, a causa anzitutto della sua esposizione ad ovest e di una modesta altitudine, compresa tra 2600 e 2800 metri e con quota massima bacino a 2900 metri. Ma tutto il comprensorio è profondamente cambiato. Parecchi anni - ricorda Andrea Bosco - fa si saliva Per i tuoi peccati di gola PASTICCERIA CAFFETTERIA L’AMORE PER LA PROPRIA TERRA NEL SEGNO DELL’ ACCOGLIENZA Il dolce di produzione propria, la ricerca esclusiva di nuove mète del gusto. Prodotti che coniugano esperienza e innovazione confezionati artigianalmente per ritrovare i sapori di una volta Anche da asporto e su ordinazione In un ambiente confortevole potrai trascorrere momenti indimenticabili assaporando anche bevande di Tuo maggior gradimento Dosoledo di Comelico Superiore (BL) - Borgata” Sacco Via Roma, 18 - Tel. 0435 68376 anche a tarda estate fino al nevaio e a Forcella Froppa per il canale di destra e quando scompariva il ghiaccio si notava addirittura qualche piccolo crepaccio. Oggi siamo ridotti a qualche placca di ghiaccio presente qua e là sotto uno spesso manto detritico. Il canale è infatti solo detritico, ripido, franoso e discretamente pericoloso se si é intenti a percorrerlo. Per superarlo hanno coperto di fu- ni metalliche e ci saranno 56 percorsi alternativi almeno sullo sperone roccioso tra i due canali. Chi la passata estate ha fatto la traversata dal Chiggiato al Tiziano per forcella Jau della Tana, a parte le chiazze presenti grazie all’abbondanza invernale, ha potuto osservare come i passaggi nevati, una volta sempre presenti, ormai non esistano quasi più. Il ghiacciaio del Froppa sembra vivere dunque una situazione ben peggiore rispetto a quello dell’Antelao superiore, le cui condizioni sono buone nel bacino di alimentazione, dove, grazie alla poca esposizione solare si sono conservati circa 3 e anche 4 metri di neve in alcuni punti sopra il ghiaccio. La lingua invece è scoperta quasi completamente, tanto che resta solo qualche chiazza o copertura di qualche cm di neve invernale. Walter Musizza Giovanni De Donà LA MAGNIFICA SI APPRESTA ALLA RISTAMPA DEL VOLUME “CADORINI DECORATI AL VALOR MILITARE” elle celebrazioni per i 150 anni delN l’Unità d’Italia credo che ben si possa inserire la ristampa, con aggiornamenti e correzioni, del volume edito nel 1963 dalla Magnifica Comunità per i tipi della Panfilo Castaldi editore, dal titolo “Cadorini decorati al valor militare caduti e dispersi nelle guerre della patria”. Il libro di 154 pagine ricorda in primis la Medaglia d’Oro al Cadore per i fatti del 1848 e principia con le Medaglie d’Oro al Valor militare concesse a tre cadorini. L’elenco dei decorati prosegue ed è suddiviso per Comune; è riportata quasi sempre una fotografia del personaggio (a volte successiva all’epoca dei fatti), la motivazione della decorazione, il tempo e il luogo del fatto d’armi. Segue, nelle ultime 24 pagine, l’elenco (sempre per Comune) dei Caduti e dispersi. Sono ricordati i decorati e i caduti e dispersi di tutti i Comuni nelle guerre per l’indipendenza; nella prima e nella seconda guerra mondiale comprese le Guerre Coloniali e la Guerra di Spagna). Un lavoro immane per allora. Molti lettori hanno scritto in passato al mensile “Il Cadore” chiedendone la ristampa: molte le lettere in questo senso alla Magnifica. La revisione del volume era nei desideri della Magnifica Comunità, sin dalla presidenza di Giuseppe Vecellio. Alla luce di questo intendimento, per parte mia, nel corso degli anni avevo provveduto a raccogliere il materiale (notizie e testimonianze) e aggiornare (e correggere) il volume, per quanto mi è stato possibile. Mi ero accinto più concretamente all’impresa una decina di anni fa (nel 1996) e subito avevo ricevuto (attraverso la Comunità) il consenso (e il materiale) da alcuni Comuni (in particolare San Pietro di Cadore e Valle). Con la ristampa, ovviamente, si ricordano le guerre non solo come fatto eroico di tanti uomini, ma come simbolo di partecipazione attiva, a volte volontaria a volte necessaria, alla tutela del proprio territorio e più in generale dell’Italia, vicende comunque intrise di grandi sofferenze e di morte: monito affinché questi eventi non abbiano a ripetersi mai più. Comunque non si può certo dire che le persone ricordate nel libro non abbiano partecipato alla realizzazione dello Stato italiano. Il libro allora era dedicato “Ai Caduti, Alle Doloranti, Ai Mutilati, Ai Sopravissuti OMAGGIO - Ai Venturi MONITO ED ESEMPIO”. Oggi quella dedica ha perduto parte del suo significato. L’attività materiale sarà quella di correggere, integrare e aggiungere il maggior numero di schede possibili, reperire le fotografie mancanti o desuete dei protagonisti, indicare in calce una breve Bibliografia (oggi assolutamente mancante). Il lavoro partirà dal recupero del materiale (giacente presso la Comunità), utilizzato per la stesura del testo del 1966, oltre ad altro eventualmente pervenuto. Emanuele D’Andrea Le guerre non solo come fatto eroico di tanti uomini, ma come simbolo di partecipazione, a volte volontaria a volte necessaria, per la tutela del proprio territorio e più in generale dell’Italia FEBBR 16-17:FEBBR 16-17 2 8-02-2010 12:24 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 17 Sappada si presenta a Cortina con una mostra al Miramonti Majestic U na gradita proposta, quella di “Sappada giardino di campioni”. L’esposizione di quadri e foto che illustra attraverso l’arte personaggi e valori dello sport ha fatto tappa a Cortina, trovando collocazione ideale nelle prestigiose sale del Grand Hotel Miramonti Majestic dove ha affascinato il grande pubblico accorso alla vernice del 20 gennaio. L’iniziativa di una mostra itinerante che fosse anche un veicolo promozionale del piccolo splendido paese, invero è stata avviata a Sappada a fine dicembre, con un omaggio agli atleti degli sport invernali che tutti conosciamo e che hanno dato lustro alla località, a partire dal fondista Silvio Fauner che ha agguantato ben 5 medaglie olimpiche, a continuare con l’altro fondista forte campione tuttora in attività Pietro Piller Cottrer (3 allori) e non dimenticando il grande Maurilio De Zolt (3 allori) che qui si allenava, come pure i campioni sappadini di snowboarder Giacomo Kratter e Filippo Kratter. Alla vernice di Cortina loro non hanno potuto essere presenti poiché impegnati negli allenamenti per “Vancouver 2010”, erano però riconoscibili sulle tele e sulle foto esposte, e citati spesso nei numerosi ed apprezzati interventi succedutisi: quello del coordinatore della serata Max Pachner che dopo i saluti ed una messa a fuoco dell’evento ha posto in risalto come questo si stia dimostrando un’opportunità di promozione di Sappada al di là dei propri confini, un giardino dove si è saputo allevare atleti olimpionici e pure gli altri che hanno ottenuto risultati apprezzabili; quello del sindaco di Sappada Alberto Graz che ha trovato indovinatissimo mettere lo sport assieme all’arte, e, tirando una linea ideale tra Sappada e Cortina ha ricordato che ambedue le cittadine puntano al turismo, “a livello diverso chiaramente - ha scherzato -, facciamo più fatica noi, abbiamo più fondisti che discesisti”; quello dell’assessore Marco Rossa che ha ricordato come con questa iniziativa il Comune voglia omaggiare non solo i campioni che hanno dato lustro ma anche i protagonisti meno noti di un mondo, quello dello sci, che travalica le dimensioni sportive; in questo paesino di circa 1300 abitanti - ha sottolineato - ci sono parecchi ragazzi che fanno sport e saranno le nuove leve”. Riconoscimenti sono venuti dall’assessore di Cortina e presidente del consiglio provinciale Paolo Ghezze, dall’assessore provinciale Silver De Zolt e dall’assessore di Belluno Maria Grazia Passuello. Non da ultimo, l’intervento del presidente del Rotary Club Cadore-Cortina Fabrizio Toscani che aveva caldeggiato la tappa dell’evento proprio al Miramonti Majestic che è la sede ufficiale del Club: “Voglio complimentarmi per questa iniziativa e congratularmi con gli artisti che vi hanno partecipato - ha detto fra l’altro - , ho visto delle cose importanti per la qualità delle opere e per l’aver inter- SAPPADA GIARDINO DI CAMPIONI IL FASCINO DEL MIRAMONTI Nellʼalbo dʼoro del prestigioso Grand Hotel di Cortina molti i nomi celebri dal primo Novecento o chiameremo Miramonti”. Così esclamarono “ L agli albori del ‘900 due giovani sposi, Romeo Manaigo e la consorte Filomena, giunti nella loro proprietà di Peziè per costruire un albergo, affascinati dalla bellezza del luogo da cui si ammirava l’intera cerchia delle Dolomiti ampezzane. Il complesso alberghiero più grande e prestigioso di Cortina, iniziò la sua attività nell’estate del 1902. Il primo stabile era composto di tre piani con 24 camere e 38 letti. Da allora, anno dopo anno, l’edificio si espanse con nuovi fabbricati, si rammodernò con nuove sale, moltiplicò le camere ed aggiunse vari servizi, si abbellì di terrazze e verande, si circondò di giardini, di campi da tennis, campo da golf e campi da sci, aprì una piscina: divenne e resta un esempio nella tradizione turistica ed alberghiera nazionale e internazionale. Maestoso, il complesso deve il suo charme alla fusione di elementi di diversa qualità, come l’ospitalità, con tutti i suoi rituali, il talento umano, il sapiente impegno degli strumenti tecnici, le impareggiabili armonie naturali; è sede per vacanze o incontri di lavoro ad alto livello. Nel 1902, quando nacque il Miramonti, Cortina si presentava come uno dei tanti paesini di montagna dell’immenso impero austroungarico. Il primo nome, nell’albo d’oro degli ospiti, è quello dell’imperatore Francesco Giuseppe che veniva a riposare a Cortina, seguito poi da quelli dei nobili e dei ricchi borghesi arrivati da tutto il mondo: da Umberto di Savoia a Ranieri di Monaco, da Alfonso di Borbone re di Spagna a Krupp magnate dell’acciaio, dallo Scià di Persia a re Faruk d’Egitto, dal re Leopoldo del Belgio al generale Montgomery. L’elenco delle vedette dello spettacolo si apre con la grande Eleonora Duse per arrivare ai giorni nostri attraverso Ingrid Bergman, Clark Gable, Peter Seller, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Michele Morgan, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Natassia Kinsky, Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli... Un simile albo d’oro ha reso il Miramonti Majestic Grand Hotel una sorta di museo delle celebrità, capace di celebrare il passato vivendo nel presente, perché un albergo di lusso deve rinnovarsi in continuazione conservando però il suo carattere. E così è oggi. Con la gestione GETURHOTELS il Miramonti continua ad essere la casa della gente che piace e vuole regalarsi un sogno di vacanza. La mostra itinerante, che toccherà anche Belluno e Venezia, presenta scorci dello splendido paese di Sappada e i volti dei suoi tanti atleti, famosi e non Promotori e autorità alla ‘vernice’ di Cortina pretato il vero spirito dello sport; il percorso scelto, Sappada, Cortina, Belluno, Venezia, è un’idea che anticipa quello che dovremo perseguire in futuro in modo organizzato per il rilancio del turismo in Cadore”. La proposta e l’impegno organizzativo di “Sappada, giardino dei campioni” che sarà nelle prossime tappe a Belluno presso il Palazzo Crepadona il 26 gennaio ed a Venezia alla Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista il 7 febbraio, è del Comune di Sappada con l’assessore Rossa e la pittrice Olga Riva Piller in collaborazione con la Regione Veneto e la Provincia di Belluno, mentre l’allestimento della mostra è stato possibile grazie alla disponibilità dei pittori del circolo artistico Mario Morales e del fotografo artista Vito Vecellio. Come ben illustra la presidente del circolo Francesca Lauria Pinter, accennando agli autori ed alle tecniche di pittura, vi sono opere importanti in esposizione, per la loro nitidezza di segno, per la chiarezza cromatica, per l’impegno sostitutivo del linguaggio, per l’omaggio che hanno fatto a Vancouver, a Sappada, al territorio, partendo da una realtà dello spazio reale per elaborarla in spazio pensato; qui c’è la pittura di getto come la pittura che astrae anche col colore, ci sono opere rivolte al mondo dei giovani, tele con paesaggi sempre diversi, un’opera scultorea dalle li- nee essenziali, quadretti in ceramica che inneggiano alla figura e danno il senso della vittoria; poi ci sono le foto di Vito, rappresentazioni narrative dei sentimenti”. “Ho voluto riprendere la luce newtoniana dell’eleganza che ho visto nello sguardo di questi ‘ragazzi’ - aggiunge Vito filosofeggiando -, un ottimo lavoro in fotografia che con il bianco e nero esalta paesaggi e persone di Sappada. Giudizio: da vedere sicuramente. GLI ARTISTI Vico Calabrò, Olga Riva Piller, Silvano Brancher, Gilberto Casellato, Filippo Chiarello, Fabiola Colle, Luisa D’Alberto, Norma Dal Dura, Silvia Da Rold, Angelo De Nardi, Gastone D’Incà, Gheno Roberto, Ivonne Elmetti, Silvia Infranco, Francesca Lauria Pinter, Diego Lazzarin, Ruth Maldonado, Maria Pia Masiero, Luigino Mezzomo, Lidia Reffo, Silvia Reolon, Lorena Ulpiani, Maria Turra e altri. Per la fotografia Vito Vecellio. (li- MM) FEBBR 18-19:FEBBR 18-19 8-02-2010 12:26 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 18 RIVISTE VIDEO ʻSTUDI TIZIANESCHIʼ OTTIMO BIGLIETTO DA VISITA L a Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore con la sua attività di ricerca è ormai la principale realtà al mondo che conduce studi sistematici sulla figura e l’opera di Tiziano Vecellio. Al suo direttore, Bernard Aikema, chiediamo: con quali risultati? “Il Centro Studi è impegnato in più ricerche, di cui le pubblicazioni in corso sono il documento conclusivo. Il volume ‘Le botteghe di Tiziano’ è il risultato di più di tre anni di lavoro da parte di quattro studiosi che hanno operato, oltre che in Italia, in Spagna e in Germania. Gli esiti si possono definire sorprendenti e destinati a far luce sul metodo e sui rapporti di lavoro tra Tiziano e i suoi collaboratori e quindi sul sistema di produzione della sua fabbrica di immagini.” Oltre alla ricerca, la Fondazione pubblica la rivista annuale Studi tizianeschi. Che contributo fornisce alla conoscenza? “Abbiamo voluto che la rivista accompagnasse la Fondazione fin dalla sua nascita e che costituisse un primo biglietto da visita per la presentazione del Centro Studi nel mondo. Così è successo nel 2003 prima a Londra, poi a Madrid, in occasione delle grandi mostre del pittore cadorino. Per i suoi contenuti scientifici è divenuta il forum per eccellenza su Tiziano, in cui si pubblicano notizie, recensioni, saggi. Il materiale che raccogliamo è talmente vasto da indurci ad un impegno rilevante anche di natura finanziaria, fortunatamente alleggerito da sponsor storici, quali Unicredit Banca Spa e Fondazione SAI Assicurazioni.” Vi sono collaboratori fissi? “No, a parte il direttore e il comitato scientifico. Vi collaborano di volta in vol- Il Centro Studi è un laboratorio pressoché unico, conferma Bernard Aikema direttore della prestigiosa rivista ta giovani, anzi giovanissimi ricercatori e con ottimi risultati, tanto da attrarre l’attenzione e l’approvazione di studiosi importanti. La rivista gode di autorevolezza a livello internazionale, tanto da essere prescelta per accogliere scritti finora rimasti inediti, come nel caso dei saggi dei Tietze, mai pubblicati prima.” Si può affermare che sia proprio il Cadore la sede di un laboratorio di studio e di ricerca pressoché unico di tal genere? “Certamente, la rivista ne è un esempio; con la sua cadenza annuale si caratterizza per la varietà dei contributi e senza legami accademici accoglie studi documentali; nei prossimi numeri vi saranno i regesti completi di Francesco e Orazio Vecellio. Ed è anche il luogo di critiche e riflessioni sulla multiforme letteratura tizianesca e sulla sua fortuna critica.” Oltre ai grandi temi, vi trovano spazio argomenti di riferimento più propriamente cadorini? “Sempre nel prossimo numero vi sarà lo studio sul monumento di Tiziano, situato nella piazza di Pieve. Il contributo è di una affermata specialista della scultura dell’Ottocento. Altro argomento che desidero segnalare per il suo grande interesse è lo studio che prende in esame il rapporto tra i due fratelli - Tiziano e Francesco - per cercare di far luce sulla reale gerarchia familiare e di lavoro (non è del tutto scontato che Tiziano ne fosse al vertice).” A quando la pubblicazione del prossimo numero? “La rivista è già chiusa e conto che entro l’estate il VI numero di Studi tizianeschi possa essere in distribuzione. Avremo modo di tornare sull’argomento dalle colonne del mensile Il Cadore.” Red 2 TEATRO Presentato a Dosoledo in anteprima per lʼItalia un DVD sulle Dolomiti ENERGIA DELLE MONTAGNE ’ambiente meraviglioso di Malga Nemes assoL lata a Passo Monte Croce Comelico; immersa nel verde Wu Fei, artista cinese, suona con grande ispirazione la sua guzheng, una sorta di arpa cinese. Oppure nei pressi delle Tre Cime di Lavaredo il flauto di Guo Yue e le percussioni di Helge Norbakken si impongono in una giornata particolare. Sono solo due esempi dei video musicali contenuti nel DVD “Shan Qi - Energia delle montagne” un’anteprima assoluta per l’Italia, presentato nella sala polifunzionale delle scuole elementari a Dosoledo. ll video è una produzione di Giovanni Amighetti per “Arvmusica”, già uscita in Germania in autunno con l’etichetta Ozella Music. Si tratta di un interessante progetto artistisco di ampio respiro che ha coinvolto musicisti di tutto il mondo. Hanno partecipato infatti la giovane cinese Wu Fei, il flautista cinese Guo Yue, il percussionista norvegese Helge Norbakken, Guido Ponzini e lo stesso Amighetti che è anche tastierista. Nato nel 2003 a Oslo, il progetto porta in scena musiche composte da Guo Yue e Giovanni Amighetti. La scena sono appunto le Dolomiti che forniscono “location” stupende come le Dolomiti del Comelico, la Croda Rossa, le Tre Cime di Lavaredo. Nel DVD si trovano in sintesi tutti i passaggi dall’ispirazione iniziale, alle prove del concerto girate nei borghi di montagna, alle esecuzioni dal vivo in quota, FINO LA STAGIONE TEATRALE A VALLE SERATE AL 10 APRILE E ’ tornata puntuale anche quest’anno a Valle di Cadore la stagione teatrale organizzata dal locale gruppo culturale e dall’amministrazione comunale. E’ un’iniziativa che ha preso avvio all’inizio degli anni Novanta e che prosegue con ammirevole continuità, consentendo agli spettatori di accostare grandi autori - come Goldoni e Shakespeare oppure più semplicemente di trascorrere una serata un po’ scanzonata, come è successo in occasione della prima rappresentazione in calendario quest’anno, sabato 16 gennaio, quando è andata in scena una commedia di Gigi Lunari: “L’incidente”. E’ un brano di impostazione farsesca degli anni Sessanta del Novecento, che a suo tempo aveva registrato un gran numero di repliche, con attori del calibro di Tino Scotti e Renzo Montagnani. “L’incidente” - tanto banale quanto imbarazzante, in grado tuttavia di suscitare morbose curiosità - è quello che coinvolge l’avvenente moglie di un impiegato di banca, da quel momento sempre più preoccupato per la sua carriera. A riproporre con dosata brillantezza questo testo di puro divertissement (“l’incidente” riguarda un paio di mutandine inopinatamente sfilatesi alla protagonista, Silvia Castelli, durante la cerimonia d’inaugurazione della nuova sede della banca) è stata la compagnia del “teatro delle lune” di Montebelluna, diretta da Roberto Conte. A dar vita alla vicenda sono stati, con la Castelli, Ermanno Peltrera, Annalisa Pantaleoni, lo stesso Conte e altri attori. “Nella scelta del programma - sottolinea Maria Marinello, una delle animatrici del gruppo culturale di Valle - abbiamo cercato di diversificare le proposte, alternando momenti di teatro brillante a brani classici”. Ora, dopo la serata inaugurale, caratterizzata da una confortante presenza di pubblico e da calorosi applausi, seguiranno con cadenza mensile altre tre rappresentazioni. Il 6 febbraio Salvatore Esposito e Monica Zuccon, meglio conosciuti come i “Cafè sconcerto”, porteranno sul palcoscenico del teatro Antelao “Siamo felicemente in crisi”, un tormentone sulla crisi di coppia sottolineato da ripetuti interventi musicali. Il 13 marzo , invece, ritornano le celebri “Baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni, una delle commedie più scoppiettanti e popolari del celebre autore veneziano. L’interpretazione, caratterizzata dalla tipica cadenza dialettale della gente di Chioggia, è della compagnia “Teatronovo”. Un altro testo classico, ma stavolta di forte valenza drammatica, sarà proposto il 10 aprile dal gruppo “La ringhiera” di Vicenza. Si tratta dell’Otello di Shakespeare, imperniato sulla gelosia del protagonista nei confronti della moglie Desdemona, gelosia instillata e perfidamente manipolata dal perfido Iago. “Professionista o amatoriale, tragico o comico, in lingua o dialettale, il teatro – afferma Dora Dal Mas, presidente del gruppo culturale di Valle – è da millenni voce e coscienza del popolo. In continua evoluzione, fa rivivere antichi personaggi e ne presenta di contemporanei. E’ quanto avviene anche quest’anno sul palcoscenico del nostro teatro Antelao”. Maria Giacin Giovanni Amighetti Giacomo Talamini con tutti i problemi tecnici conseguenti per l’audio e le riprese video, fino al concerto finale svoltosi all’Auditorium Candiani di Mestre. Nell’incontro di Dosoledo vari protagonisti del progetto - oltre ad Amighetti e Ponzini, c’erano anche il direttore della fotografia, Mattia Gri, il tecnico del suono Bruno Cimenti e il regista Giacomo Talamini (trevigiano ma di chiare origini cadorine) hanno illustrato i vari passaggi e le curiosità di un processo di lavorazione fondato su un budget comunque ridotto, ma con l’entusiasmo e la competenza tecnica che hanno sopperito ai problemi via via incontrati. Il prodotto è davvero di alto livello, sia per la qualità musicale che si lega naturalmente alle figure degli artisti coinvolti, molti dei quali hanno all’attivo collaborazioni con nomi noti della musica mondiale, sia per la bellezza dello scenario dolomitico che funge da teatro ideale per le esibizioni musicali. Non per nulla il DVD è stato selezionato dalla critica tedesca come uno dei migliori prodotti musicali editi in Germania e concorre per il primo premio assoluto. Ha chiuso la serata di Dosoledo, promossa dall’associazione “Sot Narla” e patrocinata dal Comune e dal Consorzio Val Comelico Dolomiti, una applaudita esibizione live del giovane Guido Ponzini con l’originale strumento “chapmanstick”, una sorta di chitarra che viene suonata percuotendo le corde con le dita. Livio Olivotto FEBBR 18-19:FEBBR 18-19 2 8-02-2010 12:26 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 19 Recensioni Incontri alla sala Coletti di Tai SERATA PARTICOLARE CON CASTELLAN E SANTESE E ’ stata una serata particolare: due poeti della parola e le fotografie di una poetessa dell’immagine, intorno un gran pubblico imprigionato nell’emozione. Nella saletta comunale di Tai, sempre tanto frequentata dagli artisti, un incontro tra linguaggi e modi della creatività così diversi, eppure così simili nel comune proposito di leggere il mondo. Dell’uomo e della natura. Alle pareti il bianco e nero di Annamaria Castellan, triestina, le forti suggestioni di una limpida ricerca della forma “oltre la forma”; nell’aria il suono dei versi di Enzo Santese, che la voce pastosa di Lucio Eicher Clere ripete dopo averli tradotti nella “piccola” lingua ladina dolomitica. Ancora un incrocio tra la montagna, “questa” montagna, e l’anima di una città complessa come Trieste, distesa sul mare e però anche amante delle asprezze alpine. Perché Santese è un suo figlio prolifico: scrive di critica d’arte, per il teatro, la radio e la televisione, dirige Festival e il Simposio di scultura in legno di Costalta, è narratore e saggista. E poeta. E lì, nel cuore cadorino, quell’amore ha preso le musicali sembianze di un racconto dell’uomo che scruta sé stesso nel travaglio della salita, verso dove “i sentimenti segnano i volti”, dove “i sobri aneliti di vita silente sono/voci di armonia col respiro delle cose”: si apre così la poesia ai sensi di una metafisica dello sguardo, sicché tutto l’aurora, il vento, le case, gli uomini - appare immerso nella luce “prima” che dilata i contorni fino a scioglierli nella visione panica di una avvenuta identità. E Lucio, che ha prefato la raccolta, si è magnificamente piegato alle difficoltà di trasferire quei sensi nel linguaggio della patria ladina, che per lui, nato nella Costalta comeliana, è stato ed è il naturale humus culturale. Lo conosciamo: giornalista, scrittore, protagonista nella vita del “Gruppo musicale di Costalta”, coscienza critica di una gente di cui la collocazione alla “periferia dell’impero” non ha spento l’operosità e la vitalità intellettuale. E poeta, delle cose e dei ricordi, nei quali prendono amabile corpo gli umori, i volti di un paesaggio umano e di natura segnato dalle semplici cadenze della vita comune. C’è intorno ai suoi versi una fragranza come di pane appena sfornato (forse il segno di un nobile mestiere), gli odori sparsi di una terra amata fin nelle viscere della sua lingua più antica. Ha scritto Dylan Thomas che il mondo non è più lo stesso dopo che gli si è aggiunta una bella poesia: è quello che deve essere accaduto a chi uscì, in quella sera di qualche tempo fa, dalla piccola e affollata sala di Tai sempre tanto frequentata dagli artisti! Ennio Rossignoli APPUNTAMENTI FREYA STARK Un libro di Simonetta Cancian da cui traspaiono le emozioni “Freya Stark, allla scoperta dell’oriente” è il libro di Simonetta Cancian (collabora anche con Il Cadore) che ci porta alla scoperta non solo dell’oriente ma anche di un personaggio sconosciuto ai più: Freya Stark appunto. Il libro, che ha partecipato al premio Giovanni Comisso, narra della vita avventurosa di questa donna che, da sola e in un epoca nella quale la condizione femminile era molto differente, scelse di viaggiare in terre difficili, raccogliendo poi le sue testimonianze in una serie di libri. E pensare che il suo desiderio di scoperta iniziò proprio da un libro: “Le mille e una notte”. Il riassunto della sua vita, strutturato in maniera inusuale, inizia dal girovagare di due ragazzi per le vie di Asolo. Giorgia e Leonardo capitano per caso davanti alla casa della signora inglese e da qui ha inizio il viaggio (tutto vero… nell’immaginazione) attraverso la voce narrante di Mrs. Stark. La dama appare come una simpatica nonnina dalla vita spettacolare e desiderosa di raccontarsi, senza rimpianti e nostalgie, agli scrittori e avventurieri del futuro. Strutturato così in modo singolare, semplice e conciso, proprio per questi motivi il libro risulta più comprensibile e per nulla noioso, come invece potrebbe sembrare un trattato sulla vita dell’avventuriera. Ciò che più traspare da queste pagine non è tanto BALLI E ALLEGRIA NEL CARNEVALE COMELIANO Eʼ iniziato con la mascherata a Padola E ’ tornato puntuale il carnevale comeliano con i tre appuntamenti di Padola, Dosoledo e San Nicolò. Ha iniziato l’associazione “Sot Narla” di Padola con la mascherata del 31 gennaio, caratterizzata da un vento gelido che tuttavia non ha raffreddato gli entusiasmi dei partecipanti. Protagonisti assoluti, come da tradizione, i due matazins e le due matazere, il cui ballo instancabile al ritmo della “vecia” salterina, segna il clou di ogni appuntamento del carnevale comeliano. Il salto in sicrono dei quattro ballerini è di buon auspicio per l’anno appena iniziato. Curati e vivaci anche i due gruppi con adulti e bambini protagonisti; le “matite colorate”, allegre e multicolori che si sono esibite con una coreografia accomapagnata da un canto di bambini inneggiante all’amore e alla comprensrione e il gruppo di re Nettuno con le sue gentili onde azzurre, la cui esibizione è stata preceduta da una appassionata poesia dedicata ai momenti difficili dell’economia locale con l’invito a non perdersi d’animo e a lottare. Ma la fantasia popolare ha superato ogni previsione con la trovata eccezionale del piccolo carro dedicato al tema del collegamento sciistico tra Padola e la Val Pusteria. La “S” simbolo del dollaro campeggia su una scritta beatificante che non lascia dubbi sulla volontà della popolazione: “Senfter Santo Subito”. Naturale corredo della mascherata i “paiazi” festosi, attenti all’ordine nella sfilata e nei balli, e i tradizionali volti in legno, frutto dell’artigianato locale. Il 7 febbraio si svolgerà l’appuntamento più atteso, quello della “Maskarade d’Santa Plonia” a Dosoledo, immancabile evento che si ripete da secoli nella piccola frazione di Comelico Superiore. La piazza del paese diventa per l’occasione un teatro affollato di valligiani e turisti che partecipano ai balli e all’allegria delle maschere tradizionali. Infine S. Nicolò Comelico chiuderà in bellezza con la mascherata di S.Valentino il 14 febbraio. Livio Olivotto SERVIZIO FOTO ZAMBELLI - Candide in ultima pagina MAGIE DELLA VALLE DʼAMPEZZO La montagna di A. Fornari I il racconto in sé, i paesaggi, le avventure, le emozioni, ma il carattere di questa donna che però, nonostante tutti i suoi sforzi, il suo coraggio e la sua tenacia, non ha mai raggiunto la meta prestabilita, ma non si è mai scoraggiata e soprattutto ha sempre apprezzato ciò che, per volere del fato o della società dei primi decenni del ‘900, le veniva offerto. Questo ci porta anche a porci delle domande, per esempio: che cos’è il viaggio? Che cosa significa viaggiare? E qual è lo scopo del viaggio? Le risposte ci vengono fornite dalla protagonista che attraverso alcuni pensieri tratti dai suoi libri, ci farà capire le sue idee al riguardo. Altri quesiti vengono alla mente leggendo i capitoli “Matrimoni” e “Ritratti di donne”, che ci introducono il confronto fra la società araba e quella europea e soprattutto il ruolo della donna all’interno di questi due modi diversi di vivere. n libreria ancora un libro di Antonella Fornari, la nota scrittrice e alpinista stabilitasi da tempo in Cadore; ma questa volta si tratta di un volume diverso dalla descrizione dei percorsi di montagna legati alla storia della grande guerra perchè raccoglie le emozioni vissute dall’autrice alla scoperta di itinerari e di vette modeste, spesso sconosciute, della valle d’Ampezzo. In pratica, è il resoconto di un viaggio che vuole proporre la “montagna minore”, quella semplice ma sempre accattivante come un libro a colori di fiabe. “L’ho percorso così - racconta rievocando segni e tracce, leggende e meraviglie dei luoghi attraversati: da Botestagno a Son Pouses, da I Suoghe alla recondita val Montejela; dalla croda de r’Ancona al col dei Stonbe; dal col de La Varta alla sella del Popena; dai crepe dei Ronde a forcella Selares... “Andar per monti” forse non è esattamente questo, ha detto nel corso delle presentazioni in valle del Boite, perchè non si è mai sazi di belAppaiono similitudini e differenze, regole di costume e libertà ristrette.Così ci chiediamo se sia davvero cambiato qualcosa e quanto lungo ancora sarà il cammino per una vita completamente libera poiché anche quella di Freya Stark, per quanto movimentata, non ha mai conosciuto la vera libertà. Libertà minacciata lezze e di storia; la verità è che talvolta serve fermarsi per ascoltare il cuore della natura e per cogliere l’attimo in cui si sciolgono le intuizioni del tempo e il senso dello spazio. Dietro quella magia, ha spiegato la Fornari, si è rifugiato il misterioso popolo dei salvani per sfuggire alla superficialità e all’indifferenza”. Ne è uscito un “libro per tutti”, edito da Danilo Zanetti, 110 pagine con un centinaio di foto a colori, disponibile anche in lingua tedesca. Bortolo De Vido dalla politica e soprattutto dalla società. Al di là di queste considerazioni però, il libro permette anche a chi lo legge di riconoscersi nei suoi giovani protagonisti e di immaginare perfettamente, come loro, i luoghi della narrazione e di comprendere i sentimenti e il carattere di Freya Stark. Marella Tassini FEBBR 20-21:FEBBR 20-21 8-02-2010 12:27 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraio 2010 20 Inte chesto sfoi se dora la grafia de l Istituto Ladin de la Dolomites a cura di FRANCESCA LARESE FILON Cadorins Era al presidente dla lataria d Costauta Romolo dal Boi, l ultmo bacan da Stapanzogn a Londo I né sindù Romolo dal Boi da Costauta, un di ultme bacane, ch à passò na vita intiöra intrà ceda e tabies, intrà pades da fögn e prandere d monte, intrà lataria e casera. Iné sindù d inverno, cuön ch la natura se chiata sote la cuerta d nöio e par cöi ch laora la tera iné la stagion dal padime. Al so grön tabié de Stapanzogn, lassù sora al pöis, come un guardiön che spia du e custdis el cede, iné soplù sot el lavine dal cuerto e s lassa incrösse da n sintì pi el vace a burlé, cuön ch el capii ch i so passe rivee dante el porte de stala. Inante ch i fadössa la strada di Tabiegröins, dopo el prime maiede tocee dì a verde al tröi, dòi mure dle bande e nasché ore d fadia. I ultme ane, inveze, Romolo btee su cuatro ciadöne sul rode, e sbariee su nöio fin lassù sora tabié, ntin d largo par giré la machina, ma da ilò inante al laoro era senpro cöl: verde el porte dal pnizo, taié du nesché ciotes da la mdöna, missiön intrà fögn e utigöi, inpì la cianà, borà el vace e dopo tacà a monde. Al late ciantaa co la cadenza di secui, al filo bianco dla vita, dal töte di ure a la söia, al sgaiòch che carsee intrà i odores e i vapores dla stala. Intorno a Romolo, intrà lus e scuro el presenze dle generaziogn ch à desboscó al coston, ch à giavó taute con pazenzia, cotó i pades e sapó vare, e samnó i löghe pi erte d tabies e barches. Li era un di ultme destmone de sta storia, un d cöi che spiee i prades e consee ogni ola, ogni arié, ogni confin. Nanch parlaighi dle tecniche nove, dl alevamöinto programó, dla produzion dal late selezionada par i camies ch gnee a tolal da la bassa. Era li al tudor dla lataria, una dle pi vece dle Dolomiti, gno ch se continuee a portà late, dvidse li òre ntin prön pal servizio dòi al mistro. Romolo rivee da Stapanzogn co la pögn piöna, come ch era da spitesse da un bacan, e spitee ch rive duce chietre a bdà al late e colalo zle vasche. Anche zla lataria d Costauta intrà l fumo dal fögo sote la ciodera e i vapores e i profumes dal formai e dl onto, el presenze dla dente ch inà dorò par secui al so indögno poròn par vinze la fame dna tera avara de frute. Romolo somiee l ultmo di mistre, savee föi onto, formai e scöta, ma n ocoree straföi, dopo ch duce era sindude e al late tacaa a föi brama. Lasaa al posto a caldugn etre. Li picsöia doraa la so esperienza zla casera d Zividela, ilò gno ch al dee d insuda e d otono a godse la pas e la beleza d Visdende. Na lössa d formai, un bocon d pön e n goto d vin, bona conpagnia da conpartì aped duce cöi ch vardee la porta. Anche la casera d Londo, compagn dal tabié de Stapanzogn inà fnu la so vita. Romolo é stò l ultmo ch à montióvace lassù. Pariraa da vödle el so frade sul nöio, intrà la casera e l stalon, par portà doisse zal so paradis anche cal ultmo bocon de storia ch é sinduda aped li. Lucio Eicher Clere RUMILTA’ DEL PREUCO U n frate de gnon Zelestino el s aea fato eremita, propio inze mèso ra gran zità, agno che èse da sole intramèso dute l é ra roba pì fazile; parceche r é bela ra forza de i deserte intrà sasc e lido e anche l on pì insemenì capisce comodo che l é pizenin vis a vi el creato, ma ancora pì stagno l é el deserto de ra zitas, agno che dute i arloie i disc aduna el medemo castigo: el tenpo pàsa. Po ben, là vivea Zelestino, e ? a se saea che l èa un eremita, e de trope i sia al ciatà per se confesà e aé un consilio da chel santo on. El s aea tirà fòra un confesionario da ra gabina de un vecio camion inze na fabrica oramai lasciada ?ì. Na sera, l èa ?à scuro, fra Zelestino l èa drio s in ?ì, ma in chera l éa ruà un preùco, seco come un becalen: «Son vegnù a me confesà» l aea dito, e l aea tacà a di sò; robeta da nuia, ma el frate l aea ben capì che l ea outro: «Dai mo dai; ruon al fato che l é tarde!» - Me vargogno nafre - l aea dito - ma credo de pecà de anbizion; son pree da poco inze un paes su pa ra crodes, e canche me sento ciamà “reverendo”, ben, sento algo de inze… che me piasce tropo, eco. - Ciapà de paca, el frate l èa vanzà su l in- 2 FONDAZION UNESCO DOLOMITI LA FEDERAZION NTRA LE UNION LADINE À DOMANDOU DE FEI PARTE DEI SOCI N te l Consiglio de la Federazion é stou votou la domanda a la fondazion Unesco Dolomites parché la Federazion la posse entrà come rapresente de la dente che da ane anorum la vive nte le val de le Dolomites. Apede de i Comun, de le Provinzie e dele autre associazion de categoria é de bisuoi che anche la dente originaria che parla na lenga che se à conser vou propio parché se vivea isolade da l mondo la sea ricognosesta nte la Fondazion. E’ previsto n Colegio de i Sostenitori de la Fondazion e la Federazion Ladina la à dute le carte n regola par esse betesta inte. Al ricognosimento de le Dolomites come patrimonio Unesco é stou n pas nportante par duta la dente ladina e ades che é debisuoi de fei funzionà la Fon- dazion é nportante che anche i ladini i sea inte e i posse colaborà a mandà navante na istituzion che à da tutelà le Dolomites ma anche la dente che vive cassù e che par pì de mile ane co la so gestion fata da le Regole e da le Magnifiche Comunità à fato vive con dignità, libertà e indipendenza i Ladins che ancora stà cassù. La Fondazion é algo depì par la nostra puora tera e par la nostra dente che ntin a l ota la va n do, paché cassù no la ciata pì laoro e i servizie che é n do. Speron che la sapie esse na roda de svilupo par chesto teritorio e che la sapie stà a sientì chel che dis la dente, chela che é senpre stada cassù e che nti sti ultime ane la sofre par na economia fiaca che à da esse leada manco a l industria e depì al turismo. Speron che la Fon- dazion e apede l inpegno de i nostre politici ne porte a esse beteste a la pari de chi che vive calche chilometro pì n là e che i é autonomi. Luore nte i ane à costruiu n economia fata par i turiste e leada a la tera par fei restà la dente nte le so val a vive. Chesto à da esse fato anche par i ladins che i stà de cà e no i à mai avesto nuia se no le sbachetade su par i deide cuanche se parlea ladin a scola. Ades la Fondazion Unesco Dolomites dovarae ciatà n posto par chi che rapresenta i Ladins e nte le so iniziative dovarae esse la tutela e la valorisazion de l patrimonio del cultura e tradizion de la nostra dente. Francesca Larese Filon Presidente de la Federazion ntra le Union Cultural Ladine de la Region de l Veneto furse: ce èbe mai da i dì a sto preùco che l é coscìta gramo par nuia in duto. Oiuto io, fiol mè, de seguro no n é na bela roba e t as da i tende, in dute i caje ra misericordia del Signor r é granda: ego te absolvo.L èa pasà alcuante ane, e na sera el s el vede daante: Ma tu no sosto…chel che se i lo ciama reverendo…- Scilafesanta, son io – e l èa deentà duto ros su l vis senpre scarmo – e son tomà danoo inze l pecà; parceche ades canche i me ciama “monsignor”, io… io… ei sodisfazion, me sento polito, na sorta de cioudo inze l stomego… - Zelestino l aea scomenzà a pensà che fosc l èa noma che un medol, mangare un santo on, che ra ?ente coionaa; coscita i à dà in prescia ra soluzion e l à mandà co l Signor. El lunario l aea scanzelà outre diesc ane, e l eremita l èa deentà bisc, canche na sera el preùco l èa tornà, anche el bijo, magro e co l nas che l someàa èse ancora pì longo e che l vardàa in ?ò. Gnanche da dì che come l à daèrto bocia, el frate l à conosciù alòlo: - Tu no sosto chel de l “reverendo” e de l “monsignor”. E dime: sosto senpre a chel ponto? - - T’as na bona memoria, frate, e io son ancora pèso: ades se i me parla e i me disc “eccellenza”, io… - - No stà a dì outro, ei ?à capì duto. Ego te absolvo.- e intanto el pensàa: co i anes l è senpre pì un zibioco, e ra ?ente se ra gode al tuoi in ?iro; no me fasciarae de mereea se ca de zinche ane el me ruase cà a me dì che ades i lo ciama “eminenza”. Gnanche al dì, l èa suzedù un an ignante tenpo. E par ra clesidra l aea pasà fòra oramai tropo lido, e el frate eremita i aea dal menà con ra carega al confesorio; e elo par cajo bisoin di indonià che l preùco no l aese da se fei vivo un outra òta: -Por el me preùco, sosto ancora cà par chel tò pecà de anbizion? - - Te me lieses inze l animo, frate.- -E ades ra ?ente cemodo elo che ra te lusinga, ra te ciamarà “sua santità” me feguro!- -Propio coscita, e ogni òta sento inze ra medema roba… chel mescedon, son cuasci contento; podaràlo el Signor me pardonà?Padre Zelestino inze de el se ra ride, ma el se ingropa daante a duto chesto se umilià, e l se fegura ra por vita de chel preùco no màsa intelijente, betù inze na Parochia su par i piche pèche, intrà muse serie e catìe. E duta ra so ?ornades senpre conpagnes, par anes, e i so parochiane senpre pì crude a l coionà: monsignor… eccelenza… emminenza e ades Sua Santità, i èa zenza riguardo, istéso el no se ra ciapàa. “Beati i poveri di spirito” el s’aea dito intrà de el ‘l eremita. Ego te absolvo. E ra speres de l arloio es aea oramai ?irà de chel poco, e Zelestino, ignante de rende r’anima, l aea vorù èse menà a Roma, dal Papa, e coscita i aea fato: i l aea menà su par ra sciares del Vaticano e portà inze na gran sala aduna a trope outre pelegris, là, inze un cianton a spetà: e spèta che te spèta, infinalmente Zelestino el vede intrà ra ?ente na fegura duta bianca e nafre piegada. El Papa! Cemodo eelo fato, che vis aeelo, ma zenza ociai el vedea poco nuia, ma par fortuna ra fegura bianca pan pian i èa suda pède, el frate s aea netà nafre i òce da ra lacrimes, e l aea vedù el vis del Papa. E l ae conosciù. - Oh, te sos tu, el mè pree, el me por preùco. - l aea dito fòra el vècio eremita con r oga de r animo. E inze ra seria sales del Vaticano, s aea podu vede una stragna scena: el Santo Padre e un vecio frate che negun conoscea e ruà da cisagno, intanto che i se tegnia par man, pian?e un su ra spala de r outro. Chesta r é ra storia de un pree ruà so da ra crodes, da un paes che l podarae èse cà pède, insoma anche da Canal de Agordo, Albino Luciani a ra fin, (17/10/12 28/09/78) ?à Vescovo de Vittorio Veneto dal ’58, Patriarca de Venezia dal ’69, val a dì Papa Joani Poulo I° dal 26 agosto del ’78. Ma chesta storia r é inventàda, che ei ?irà e scurtà da una, “L’umiltà”, de Dino Buzzati el jornalista-scritor nasciù a Belun, (16/10/06 28/01/78) noma che Buzzati r à scrita del ’66, canche ancora Luciani l èa “eccelenza” e gnanche ancora patriarca, val a dì “emminenza” che l arae podù deentà “Sua Santità”. Dinultima: una storia che aea vardà tropo inaante inze l tenpo, canche duto l aea ancora da suzede; a ra fin, Dino Buzzati come na spece de Nostradamus del XX° secolo? Antonio Alberti FEBBR 20-21:FEBBR 20-21 2 S 8-02-2010 12:27 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 i sono contati, ed erano più di 300 nell’ampio salone del Park Hotel Bellavista a Calalzo, anziani e giovani soddisfatti di trovarsi assieme domenica 29 novembre per la chiusura dell’anno sociale, soddisfatti oltretutto del ghiotto pranzo proposto da Bruno e cuochi a base di antipasti, crespelle, arrosti, dolce e quant’altro. “Grazie per il vostro prezioso contributo all’associazione Isola Ricreativa” aveva salutato la presidente Fausta Del Favero presentando con abile regia uno ad uno i membri del direttivo ed i protagonisti delle attività, applauditi calorosamente dagli astanti. Un amichevole e convinto saluto ai commensali l’aveva dato anche il sindaco Matteo Toscani presente all’appuntamento. Isola Ricreativa è una comunità viva che cresce. Nata nel 2006 a Valle di Cadore come punto d’incontro per persone “in età”, l’associazione si è allargata a tutti facendo dello scambio d’esperienze fra generazioni, il vero obiettivo, mettendo in cantiere iniziative d’ogni genere e trovando adesioni in tutto il centro Cadore. Tanto per darci un’idea, Fausta ricorda i corsi finalizzati al recupero di attività interessanti e indispensabili solo fino a pochi decenni or sono, come: confezionare “scarpet”, costruire “zestoi”, infeltrire la lana per confezionare copricapi e borse e pantofole, conoscere e utilizzare in vario modo le erbe e i frutti del bosco... Scambio d’esperienze che sono qui reciproche, perché in “I giovani raccontano” anche ragazzi fra i 20 e 30 anni parlano delle loro esperienze nel mondo della scuola e del lavoro nelle varie espressioni e sfaccettature. La presidente Fausta Del Favero è visibilmente soddisfatta. “E’ un bilancio molto positivo. Grazie a tutto il gruppo del direttivo, a cominciare da Sereno Dall’Asta il vice presidente, Sisto Santin che è il tesoriere-segretario, Franca Carabin, Olimpia Gei, Gianna Barberis, Gianna Baù, Agostino Lassola, Giovanni Agnoli, grazie anche a tante altre persone che si sono aggiunte con entusiasmo e si sono suddivise il lavoro. Presenza insostituibile è quella di Carmen Zanetti Svaluto Moreolo che è la rappresentante del Comune in seno all’associazione, Comune che l’ha fatta nascere offrendo la sede ed i necessari contributi.” Aggiunge Carmen Zanetti:: “Ho trovato tantissime persone con la voglia di fare, che ci credevano in questa associazione. E’ stata un’esperienza veramente bella, c’è molto da fare all’interno però mi ha dato una grande soddisfazione. La nostra presidente è eccezionale, una fucina d’idee, il nostro segretario Sisto è bravissimo, sa tenere bene i conti e risparmiare; insomma abbiamo trovato tante persone che ci danno una ma- 21 DI TUTTO UN POʼ E BENE PER MANTENERE UNA COMUNITAʼ VIVA ISOLA RICREATIVA SEMPRE PIUʼ GRANDE Apprezzamento per i corsi e le conferenze promosse dallʼassociazione accanto alle attività ricreative La presidente Fausta Del Favero: “Grazie a tutto il gruppo ed alla amministrazione di Valle”. no. Basti pensare che la sede del nostro circolo, già spogliatoio del pattinaggio di ghiaccio, è stato trasformato dai volontari in una sede carina, con tanto di bar dove nei giorni di festa non vi trovi un tavolo libero. Siamo veramente contenti del risultato.” Le iniziative di Isola Ricreativa sono state diverse e molto partecipate, ben pubblicizzate attraverso i media locali: dai corsi di lingua spagnola, inglese e ora anche francese; ai corsi di pittura su legno e stoffa, ai corsi di scacchi e di burraco con le carte; agli incontri, come quelli de ‘I nonni raccontano’ dove essi hanno rievocato ai bambini della Scuola primaria di Valle storie di emigrazione, di lavoro in montagna e di vita quotidiana, di giochi infantili in un mondo molto diverso dall’attuale; all’interessante ciclo di ‘Incontri con gli esperti’ dell’area previdenziale, medica, riabilitativa. “A maggio sarà avviato il progetto “Allena…mente”, in partnerariato con il Comune di Valle e finanziato dalla Regione Veneto - anticipa con giusto orgoglio la presidente Fausta Del Favero -, avviato in collaborazione col Dipartimento Psicologia dell’Università di Padova per mantenere l’efficienza intellettiva (brain training) e contrastare il processo di decadimento intellettivo in quelle persone di mezza età che sono attente alla salute del corpo ma poco fanno per l’efficienza mentale.” Un primo approccio a queste tematiche si era già avuto nello scorso luglio in La presidente dell’associazione Fausta Del Favero di Tony Cardel un ‘Incontro con l’esperto’. “Saranno formati dei gruppi di lavoro e con il materiale raccolto verrà realizzato un calendario-vademecum dall’artista fotografo Vito Vecellio per diffondere le buone prassi sull’efficienza mentale”. Non da ultimo, con la collaborazione di Vito ed in sinergia con il Comune e le associazioni di volontariato verrà indetto il concorso fotografico ‘Una cartolina per Valle’ nell’intenzione di valorizzare turisticamente il paese. “Va precisato che corsi e iniziative sono possibili grazie all’impegno di alcuni soci che, per attitudine o per competenza specifica, si prestano a trasmettere ad altri gratuitamente il proprio sapere.” Di tutto un po’ insomma a Isola Ricreativa, e non mancano quei momenti specifici di aggregazione ricreativa per gli associati che sono le cene sociali, le gite turistiche ed i soggiorni termali. Un bilancio soddisfacente. “Sì, un bilancio ottimo - conclude Fausta -, grazie a tutti quelli che aderiscono a Isola Ricreativa, a tutti quelli che ci garantiscono quelle piccole cose che poi fanno la vita di un’associazione. Siamo in vista dell’assemblea di marzo con la quale termina il nostro mandato: sarà questo un motivo in più per cercare ed inserire nuove leve che diano rinnovata energia all’attività.” A giudicare dall’apprezzamento mostrato qui in sala sull’operato dell’effervescente presidente, sarà ancora lungo il cammino di Fausta assieme ai soci di Isola Ricreativa. Il sindaco di Valle Matteo Toscani FEBBR 22-23:FEBBR 22-23 8-02-2010 12:30 Pagina 2 ANNO LVIII Febbraioo 2010 22 Unanimi e positivi i commenti per la manifestazione COMELGO LOPPET DA RICORDARE na edizione da ricordare U quella della “Comelgo Loppet” anche se l’ideatore Roberto De Zolt ha dovuto, per una volta, lasciare fermi gli sci e occuparsi del coordinamento organizzativo. “Avevo preparato gli sci e la tuta. Ma non me la sono sentita. Non potevo lasciare tutto il peso organizzativo sulle spalle dei miei amici e collaboratori. Così ho preferito, a malincuore, restare nello stadio del fondo per curare tutti gli aspetti tecnici e organizzativi”. Ed è una scelta da apprezzare ancor di più se si considera che Roberto De Zolt è in corsa per aggiudicarsi il trofeo delle grandi distanze. “Sono contento per come è andata questa prima edizione. Un grandissimo riscontro da parte degli atleti che voglio ringraziare davvero. Praticamente ci sono tutti quelli non impegnati in gare del Tour de Ski. Poi un ampio numero di amatori, appassionati, amici che ringrazio di cuore. Come ringrazio il super campione della canoa Antonio Rossi che ha mantenuto la promessa. Ha partecipato alla gara e si è fatto onore sugli impegnativi 30 chilometri del percorso. Un grazie generale a tutti i volontari che hanno reso possibile la riuscita della manifestazione. Con una menzione particolare per l’amico Marcello Pomarè che mì è stato vicino fin dall’inizio”. I commenti positivi a questa prima edizione di una gara che tutti auspicano possa divenire una “classica”, sono unanimi. L’ospite d’onore alle premiazioni, la vice- positivo questa prima edizione. Dal vincitore assoluto Florian Kostner: “Una pista davvero bella e preparata benissimo. Peccato che nella parte alta il vento forte aveva rovinato un po’ i binari. Comunque è una gara che merita di proseguire nei prossimi anni”; alla prima della categoria femminile, Veronica De 2 Martin, contentissima per la sua vittoria nel paese natio “E’ sempre bellissimo vincere in casa. Hanno fatto un tifo incredibile e ringrazio davvero tutti quelli che mi hanno incitato. La stagione sta andando benissimo e sono molto in forma”. Livio Olivotto BUON INIZIO STAGIONE PER IL TENNIS CLUB TIZIANO Grande partecipazione di atleti, commenta Roberto De Zolt presidente della Camera Rosy Bindi, ha voluto sottolineare l’impegno profuso dagli organizzatori. “Amo la montagna” ha detto Rosy Bindi “e sono particolarmente felice di vedere una manifestazione così riuscita che rappresenta la promozione migliore per il Comelico. Vi auguro di proseguire per moltissime edizioni”. Erano presenti anche l’assessore regionale Oscar De Bona, gli assessori provinciali Lorenza De Kunovich e Silver De Zolt, il presidente della FISI veneta Roberto Bortoluzzi, il presidente della Comunità Montana e sindaco di Comelico Superiore, Mario Zandonella. “Quando in luglio Roberto De Zolt aveva proposto questo importante appuntamento sportivo” ha detto Mario Zandonella “le a stagione 2009/2010 è iniziata L nel migliore dei modi per il Tennis Club Tiziano di Pieve. Molti i istituzioni hanno subito aderito con entusiasmo. La scelta è stata vincente e bisogna davvero complimentarsi con Roberto e con tutti i volontari che si sono impegnati per la riuscita della manifestazione. Comelico Superiore torna così ad ospitare eventi di grande rilievo”. Alla fine applausi per tutti, in particolare per Antonio Rossi, giunto al traguardo con circa 30 minuti di distacco dal primo, e per Maurilio De Zolt,. campione di sport e simpatia, che ha dato il via ufficiale alla manifestazione. E tra i 300 partecipanti va anche segnalato Guido Barilla, uno dei più noti imprenditori italiani, giunto 99° con un ritardo dal vincitore di poco superiore ai 20 minuti. Anche gli atleti hanno commentato in modo ampiamente motivi che hanno reso soddisfatta la dirigenza: si parte dalla vittoria nel master finale di Tommaso Mainardi, tra l’altro disputata sul campo “casalingo” di Domegge; si giunge poi alla qualificazione della giovanissima Anna Ortese per la “Coppa delle Province”, si conclude, infine, con la buona affluenza al settore giovanile del club. Quasi quaranta, infatti, gli allievi, dai sei ai diciotto anni, allenati dall’istruttore PTR Andrea Hofer nel primo bimestre stagionale; da segnalare la grandissima partecipazione da parte dei bambini tra i sette e gli otto anni. Questi i temi trattati nell’intervista al presidente del circolo, Edmondo Ortese. Edmondo Ortese, ci commenti il buon inizio di stagione del Tennis Club Tiziano. “Direi molto positivo: abbiamo ospitato, tra il 6 e l’8 novembre, la finale del circuito tennistico provinciale, il “Master finale”, vinto tra l’altro dal nostro tennista Tommaso Mainardi. Abbiamo avviato un nuovo progetto per i giovani, che ha coinvolto un buon numero di bambini e ragazzi, soprattutto tra i sette e gli otto anni, che si sono impegnati con grande assiduità nel corso dei primi mesi di attività. Crediamo di aver messo a punto un buon programma con dei prezzi il più possibile favorevoli per le famiglie, agevolate anche nella scelta dei giorni di allenamento per i propri figli. Altro motivo di soddisfazione per il nostro circolo è la qualificazione da parte di Anna Ortese alla “Coppa delle province”. Quest’ultima è una competizione a livello regionale, a cui partecipano i giovani, classe 1999 e 2000, rappresentanti delle province di appartenenza: per la prima volta, il Cadore può contare una sua atleta nel torneo, Anna Ortese, appunto, selezionata per la squadra di Belluno.” In che cosa consiste il vostro nuovo progetto legato ai giova- ni? “Dopo quattro anni di allenamenti in un campo di pallavolo, finalmente, dal gennaio scorso, siamo riusciti ad avere a disposizione un vero campo da tennis coperto e riscaldato, che, da settembre, ha messo a disposizione dei nostri ragazzi anche gli spogliatoi. Grazie alla nuova struttura di Domegge, abbiamo potuto alzare il mirino dei nostri obbiettivi. Il nostro primo intento è quello di associare al divertimento del gioco una programmazione pluriennale che consenta ai nostri atleti, con la dovuta gradualità, il raggiungimento di determinati livelli tecnici, in una crescita sana e corretta delle abilità psico-motorie. Un altro obbiettivo è quello di aiutare le famiglie nella formazione dei propri figli, puntando, ovvero, ad allontanare i ragazzi dalle figure di campioni viziati, dotati di eccessiva autostima. Crediamo fermamente, invece, nel fare gruppo, nel costituire una vera squadra ed per questo che andiamo a formare dei gruppi di allenamento omogenei per età e livello di gioco. La nostra ultima grande ambizione è quella di diffondere il tennis in tutto il Cadore: abbiamo già ottenuto degli ottimi risultati in questo senso, perciò possiamo ritenerci davvero molto soddisfatti.” Ci parli delle “Feste del tennis giovanile”. “Sono dei ritrovi, organizzati dalla società, per i bambini e ragazzi frequentanti i nostri corsi. A settembre, abbiamo deciso di suddividere la stagione tennistica in tre fasi, tre bimestri, da novembre a maggio; seguendo questa scansione, inoltre, abbiamo pianificato due incontri per i giovani: uno a fine stagione e uno appena svoltosi, il tre gennaio, a Domegge, a chiusura del primo bimestre. In questa occasione, oltre all’usuale scambio di auguri e ad un brindisi per il nuovo anno, sono stati premiati tutti i bambini del corso invernale, che speriamo di ritrovare anche nella seconda fase stagionale a partire dall’11 gennaio.” Mario Da Rin FEBBR 22-23:FEBBR 22-23 2 8-02-2010 12:30 Pagina 3 ANNO LVIII Febbraio 2010 ’ aperta dallo scorso E 27 dicembre la pista di sci da fondo “Pineta” di Lorenzago di Cadore. Un impianto da sempre fondamentale per tutti gli amanti di racchette e bastoncini del comprensorio. La pista infatti risulta essere l’unico vero tracciato sul quale potersi allenare per gli atleti impegnati nelle gare e nelle competizioni di sci nordico. L’impianto quest’anno è stato affidato al Gruppo Sportivo Centro Cadore che, nonostante le avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato il mese di dicembre, è riuscito a rendere percorribile da subito la pista. All’inaugurazione non potevano mancare il sindaco di Lorenzago Mario Tremonti, l’assessore allo sport Roberto Bacchilega e tutto il direttivo del Gruppo Sportivo Centro Cadore. Un ser vizio importante anche per turisti, visitatori e semplici appassionati. Dai primi di gennaio sono partiti poi i corsi per tutti i ragazzi dalla prima classe elementa- 23 Ottima neve al Passo Mauria sulla pista da fondo praticabile anche in notturna In paese ci si può divertire sulla rinnovata e illuminata pista di pattinaggio TUTTO SPORT A LORENZAGO DʼINVERNO re in poi. L’impianto, immerso tra i fitti boschi del Passo della Mauria, è raggiungibile dalla SS.52 Carnica che collega Veneto e Friuli. La pista possiede diversi anelli che hanno una lunghezza variabile di 2.5, 3, 4 e 5 chilometri ed è adatta per la pratica sia della tecnica classica sia della tecnica libera. Prevede inoltre un sistema di illuminazione per l’anello più piccolo, dispone di un ampio parcheggio e avendo l’omologazione nazionale, offre la possibilità per gli sci club interessati di organizzare anche delle gare. Soddisfatto il presidente del Gruppo Sportivo, Silvano Cetta: “E’ davvero bello vedere tanti giovani che si avvicinano a questo sport”. E a Lorenzago da quest’anno si potrà anche patti- nare. Per la seconda stagione consecutiva infatti il comitato giovani del paese ha realizzato una pista di pattinaggio presso il campo sportivo comunale. Un’iniziativa che nel tem- La pista da fondo è curata dal Gruppo Sportivo Centro Cadore ha diversi anelli di lunghezza variabile ( 2.5, 3, 4 e 5 chilometri) ed è adatta per la pratica della tecnica classica e della tecnica libera FINANZIATA LA PISTA DI ATLETICA LEGGERA AVALLESELLA a pista di atletica leggera L a Vallesella si farà. Il tanto atteso finanziamento da parte della Regione Veneto, che andrà a coprire metà delle spese totali per il completamento dello stadio in parte già esistente, è stato garantito. La somma di 300 mila euro, che sommati ai restanti 320 mila da reperire dall’amministrazione di Domegge, servirà a rivestire in tartan l’anello tutt’ora ricoperto d’asfalto costruito intorno al campo sportivo. Ma non solo. Infatti la nuova pista verrà corredata da altre migliorie che permetteranno, una volta omologata, la disputa di manifestazioni sportive internazionali. La Federazione Italiana Di Atletica Leggera ha già fatto sapere di essere più che favorevole al completamento dell’impianto. Il più importante intervento riguarderà la rimozione completa dell’attuale pavimentazione che verrà sostituita da una nuova copertura di base bituminosa rivestita a sua volta da un manto di finitura e dal classico tappetino di gomma prefabbricata. Un’altra operazione interesserà invece la rettifica delle curve che verranno adeguate alle normative. Verranno inoltre rimosse e ricostruite le cordolature interne ed esterne, segnate tutte le corsie con la posa di targhette segnaletiche e realizzata la nuova fossa per il salto in lungo, con la formazione delle pedane per il lancio del peso, del disco e del martello. Un progetto complesso, realizzato e studiato fin nei minimi particolari. Nel corso di questi anni non si può dire che l’amministrazione di Domegge sugli impianti sportivi non abbia investito. Nel raggio di pochi chilometri si sono sviluppati infatti due campi di calcio, uno di calcetto, una palestra di roccia e il Palazzetto Mario Cian Toma che ospita ormai da parecchi anni un torneo giovanile di basket tra i più conosciuti in Europa. Per non parlare dell’accoglienza tributata di recente al ritiro dell’Italbasket, giunta in Cadore grazie all’appoggio del grande Dino Meneghin, un’icona dello sport a livello mondiale. Di recentissima realizzazione c’è poi la tensostruttura per gli amanti del tennis, il PalaFedon, unica per tipologia in tutta la zona che consente agli appassionati della racchetta di giocare su una superficie di nuova concezione. Soddisfatto di come si sta evolvendo la situazione il sindaco di Domegge Lino Paolo Fedon: “Per ottenere il finanziamento ci siamo davvero dovuti impegnare a fondo e di questo devo ringraziare anche gli assessori Massimo Giorgetti, Lorenza De Kunovich e il presidente della provincia Gianpaolo Bottacin. Ora però resta da fare il lavoro più grande, ovvero trovare i 320mila euro rimanenti. Mi auguro che qualche imprenditore locale possa contribuire a finanziare lo stadio che, una volta raggiunta l’omologazione, potrà diventare un punto di riferimento nel settore a livello non solo locale ma sicuramente anche nazionale”. Gli impianti sportivi, come detto, abbondano a Domegge. Quello che invece manca, e di cui se ne potrebbero anche pagare le conseguenze, è un albergo, una struttura ricettiva in grado di ospitare gli atleti. Daniele Collavino po si sta consolidando visto che l’impianto offre molte più comodità rispetto al passato: un sistema d’illuminazione, balaustre nuove, uno spogliatoio completamente riscaldato ed un servizio che garantisce il noleggio dei pattini e un sempre gradito thè caldo. Anche qui le alte temperature e le precipitazioni piovose hanno rischiato di compromettere il lavoro dei giovani volontari che però sono riusciti comunque ad ultimare la stesura del ghiaccio. Il comitato ha già organizzato qualche torneo di scopone, aperto a tutti i giovani del territorio. Daniele Collavino Un progetto complesso: anello della pista rivestito in tartan, rettifica delle curve, pedane e fossa per il salto in lungo Il primo mutuo casa con assicurazione sul debito residuo. Vuoi realizzare la casa dei tuoi sogni preservando il benessere della tua famiglia? L’assicurazione sul debito residuo garantisce il rimborso delle rate del mutuo in caso di disoccupazione, invalidità o morte. Diamo vita insieme al tuo progetto! www.bancapopolare.it