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inisce un’epoca, non c’è
F
dubbio. Il SUEM dopo 25
anni cambia timoniere, e questo
non sarebbe un dramma, perché
il primario dottor Angelo Costola se ne va semplicemente in
pensione con gli auguri di tutti.
Il problema invece potrebbe stare nelle motivazioni che il battagliero cadorino ideatore e protagonista del Servizio d’emergenza medica ha addotto pubblicamente: “Basta battaglie, ora tocca agli altri”. Se non è una resa
(con onore), poco ci manca.
Sarà anche l’eutanasia di un
Servizio così come concepito e
realizzato, prova tangibile di
una periferia (il Cadore) che ha
saputo modernizzare la sanità
con idee ed efficienza? Nessuno se l’augura.
“L’accelerata alla decisione di
lasciare è di quest’estate, a seguito
dell’incidente di Falco”, confida il
primario Costola visibilmente
ancora turbato per quanto accaduto all’equipaggio dell’elicottero del SUEM. “E’ stato quel dolore enorme e quell’incidente che ha
interrotto decenni di risultati positivi, di successi, che mi ha fatto
ripensare all’impegno dato alla
realizzazione ed alla crescita del
Servizio in questi quasi 25 anni
di attività come primario. E soprattutto il fatto di essere solo a
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Costola lʼideatore del Servizio dʼEmergenza lascia - Finita unʼepoca?
SUEM, UN SERVIZIO INVIDIATOCI DA TUTTI
Bertolaso e Costola
“Lʼaffetto che mi lega a questo territorio è grande
e se ci sarà spazio e voglia del mio apporto, ci
sarò”, assicura il dottor Angelo Costola
combattere, al di là del personale
medico e infermieristico, dei nostri partner del Soccorso Alpino;
in realtà in questa vicenda, oltre
alla solidarietà della gente, ho
scoperto quanto ero solo e quante
battaglie si profilavano per la crescita ulteriore del Servizio”. “Uno
degli obiettivi che ho perseguito
per tanti anni e non sono riuscito
completamente a realizzare è il
volo notturno. Quella del volo
notturno è per me un’esigenza del
territorio provinciale, lo hanno
capito quegli amministratori locali che hanno realizzato proprio
nei comuni più disagiati e lontani dai centri sanitari delle elisu-
perfici. Abbiamo messo in piedi
una rete unica in Italia di elisuperfici abilitate anche al volo notturno e questo mio progetto è una
consegna che do a chi mi sostituirà, perché ci sarà ancora da lottare per questo territorio”.
Guai a fermarsi, ribadisce il
dottor Costola. “Io di battaglie ne
ho fatte tante, risultati ne ho avuti, sono pronto ad affiancare chi
verrà per consigli e suggerimenti;
qui resta una squadra forte di
medici e infermieri, abbiamo un
sostegno che si estende attraverso
la rete di volontariato a tutto il
territorio provinciale. Chi verrà
ha molto da difendere: non da solo, ci vuole solidarietà e sostegno
dell’Azienda sanitaria e delle amministrazioni locali (di tutta la
provincia di Belluno). Io però in
questo momento non ho più voglia di fare il timoniere”.
Vorremmo capire meglio, fissare nomi e situazioni che hanno portato un Costola “tenace”
a questo passo. Al momento però lasciamolo alla soddisfazione
per la festa d’addio con la “sua
(segue a pag. 6)
squadra”.
Renato De Carlo
CORTINA SI RILANCIA SCUOLA E NUOVE
CON LA COPPA DEL MONDO OPPORTUNITAʼ FORMATIVE
a reginetta della Coppa
L
del Mondo di sci alpino
di Cortina si chiama Lindsey
Vonn. La splendida atleta
americana si è aggiudicata sia
il super-G che la discesa libera confermando il suo indiscusso predominio nelle discipline veloci. Domenica invece è stata la volta dello slalom gigante, vinto a sorpresa
dalla finlandese Tanja Pouitianien, e che ha visto finalmente dei buoni risultati da parte
delle atlete azzurre, capaci di
piazzarsi ben in cinque tra le
prime tredici posizioni.
Le gare si sono svolte dal
22 al 24 gennaio sulla mitica
pista Olimpia delle Tofane,
come da tradizione in perfette
condizioni. Il miglior piazza-
mento lo ha ottenuto Manuela Moelgg, 5a, grazie ad un
buon recupero nella seconda
manche; subito alle sue spalle
la compagna Denise Karbon,
6a, ma in costante ascesa. Due
atlete che potranno dire la loro alle prossime Olimpiadi canadesi di Vancouver. Nel super-G del venerdì invece poca
gloria purtroppo per i colori
italiani. L’unico sussulto lo ha
regalato la buona prova di Lucia Recchia, 9a alla fine, mentre Nadia Fanchini ha chiuso
11a. Non hanno concluso la
gara invece Elena Fanchini,
Daniela Merighetti, Verena
Stuffer e la beniamina di casa
Wendy Siorpaes.
(segue a pag. 4)
Daniele Collavino
Corso di tecnico del mobile e
arredamento avviato a S. Stefano
renderanno avvio il prossimo
P
settembre nelle sedi di S. Stefano di Cadore i nuovi corsi proposti dall’Istituto di Istr. Sup. “Enrico
Fermi” di Pieve di Cadore: l’Istituto
Tecnico Turistico ed il corso di operatore e tecnico del mobile e dell’arredamento nell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato. In particolare questa seconda
proposta è assolutamente innovativa per la Provincia di Belluno e all’avanguardia per la Regione e mira
a creare nuove professionalità che
possano essere utilmente impiegate in Cadore e nel Bellunese, ma
anche nelle aree vicine della Carnia
e dell’Alta Pusteria.
Il presidente della Comunità
Montana, Mario Zandonella, in
pieno accordo con i Comuni del
comprensorio, sta collaborando
con il dirigente scolastico dr. Zagallo per promuovere nel modo
migliore l’iniziativa. “Come ente
Comunità Montana abbiamo assunto il compito di diffondere tra le
famiglie, in sinergia con gli istituti
comprensivi del Cadore, queste
nuove opportunità. E’ già partita
una lettera personale destinata a
tutte le famiglie con ragazzi che frequentano la terza media, per indicare in via generale temi e materie
di studio per il corso di operatore e
tecnico del mobile e dell’arredamento. Inoltre ci siamo impegnati a reperire i fondi per completare la
scuola con le dotazioni tecniche e di
laboratorio necessarie per gli insegnamenti pratici agli studenti.
Crediamo molto in questa nuova
proposta formativa più legata al
(segue a pag. 4)
mondo lavoro.
Livio Olivotto
Iscrizioni fino al 26 marzo
Info 0435.33072
IMPORTANTI
Dominio della
Vonn nel Super-G CIMELI DEI MONTI
DONATI ALLA
e Discesa libera, MAGNIFICA
COMUNITAʼ
vittoria della
Pouitianien nello
Slalom Gigante
Enrico Valle:
Soddisfazione
per il risultato
dʼimmagine
a Pag. 15
di Cortina
IL CAI PER
LE DOLOMITI
’ultimo aggiornamento sulla naL
scita della ‘Fondazione Dolomiti
Unesco’ parlava di qualche intoppo
che ha rallentato i tempi per le firme
previste a gennaio. Belluno avrà presto la prima sede della Fondazione, ha
rassicurato l’assessore provinciale
Matteo Toscani, e ci auguriamo proprio che si parta e bene, coinvolgendo
ovviamente chi più ha dimostrato d’avere a cuore i territori di montagna.
Come il CAI, che rinnova la richiesta
di coinvolgimento negli organi di gestione ribadendo di averne titolo e ripropone il “documento del 19 dicembre” elaborato ad Auronzo, dimostrando anche con ciò che non era soltanto
una relazione da convegno.
Il “documento” è sottoscritto dai rappresentanti del Club Alpino Italiano e
dei suoi raggruppamenti regionali e
provinciali (Società Alpinisti Trentini,
CAI Alto Adige, CAI Veneto, CAI Friuli
Venezia Giulia) e dell’Alpenverein Sudtirol, i cui territori sono interessati dal
siti ‘Dolomiti Patrimonio dell’Umanità’.
Dopo aver ricordato il ruolo storicamente svolto dalle Associazioni nella promozione del valori della montagna, nell’azione di tutela, valorizzazione e sviluppo
compatibile del territori delle Dolomiti e
nella promozione e sostegno della candidatura, si chiede di venire coinvolti negli organi di gestione della costituenda
Fondazione, che è vista come strumento
fondamentale per attuare le attività di
ricerca, studio, programmazione, informazione e promozione delle aree e dei
valori soggetti a tutela; si chiede il coinvolgimento per realizzare azioni coordinate da parte di tutti i soggetti titolari di
funzioni di gestione del territorio onde
promuovere nuovi strumenti di salvaguardia, conservazione, valorizzazione
della cultura materiale e dello sviluppo
compatibile delle Dolomiti.
E’ una richiesta forte agli enti fondatori (Province di Belluno, Bolzano,
Trento, Udine, Pordenone) affinché alle Associazioni Alpinistiche del Club Alpino Italiano e Alpenverein Sudtirol venga riconosciuta la qualifica di “sostenitore” in ragione del loro ruolo svolto sul
piano scientifico-culturale e per l’articolata presenza delle proprie organizzazioni e figure professionali nei territori interessati. Ed indicano anche l’opportunità
di prevedere strumenti tecnici di gestione
a livello territoriale nei quali siano direttamente coinvolti le comunità e le istituzioni locali, le istituzioni scientifiche nei
diversi campi della cultura.
Se così sarà (e non abbiamo dubbi che
la ‘Fondazione Dolomiti Unesco’ si aprirà
alle istanze dei territori) si partirà bene.
Il Cai chiede di diventare
socio sostenitore
della Fondazione Dolomiti
Zone dell’area
UNESCO
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A POINT OF YOU
mod. CHAMPION
RACING SUNGLASSES SINCE 1956
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UN EFFICIENTE GRUPPO OPERATIVO
GARANTISCE LE ATTIVITAʼ
rattando della MagnifiT
ca Comunità di Cadore va da sé che la s’identifica
con l’opera della Presidenza
e del Consiglio, lasciando in
ombra il personale degli uffici che concorrono al funzionamento di tutto l’apparato.
Questo, non sarà grandemente dimensionato vista l’esiguità sotto il punto di vista
finanziario delle risorse gestite, però ha grande rilevanza patrimoniale (il palazzo
Cinquecentesco sede della
Comunità, la Casa natale di
Tiziano, la Casa di Tiziano
Oratore, i boschi) che unita
all’attività pubblica (basti
pensare alla gestione dell’archivio e dei musei) necessita
di costante impegno e professionalità. Il gruppo operativo che si è costituito negli
anni fra personale dipendente e collaboratori volontari è
un gruppo efficiente che
opera con entusiasmo, confrontandosi ogni giorno con
una polverizzazione d’attività
molto diverse fra loro e talvolta poco appariscenti, ma
che di fatto sostengono l’impianto comunitario.
Osservando il diagramma
dell’attività degli uffici si nota come si vada dalla gestione organizzativa, normativa,
contabile e fiscale nel campo del commercio del legname, dell’editoria, alla gestio-
ne dei musei, del patrimonio
immobiliare, degli eventi
culturali-artistici, con conseguenti azioni progettuali e
rapporti di diverso tipo.
Per l’attività, l’Ente si avvale di un ufficio di Segreteria e il Segretario dottor
Marco Genova svolge
compiti di collaborazione e
funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell’Ente
(assiste alle sedute di Consiglio e di Giunta), coordina il
personale dipendente, i collaboratori e i volontari, sovrintende alla gestione dell’Ente garantendone un
buon funzionamento.
Il Segretario è affiancato
da una dipendente di ruolo
la signora Annalisa Santato che svolge attività ammi-
CONOSCI
LA
MAGNIFICA COMUNITA’
nistrativa ed organizzativa
ed è l’interfaccia con l’utente che frequenta o contatta
l’ufficio. Ufficio, al primo
piano del Palazzo della Comunità, che rimane aperto
al pubblico tutti i giorni dal
lunedì al sabato, dalle ore 11
alle ore 12 (e accessibile anche su appuntamento).
L’attività ordinaria dell’Ufficio ragioneria dell’Ente è
gestita in convenzione con
la Comunità Montana del
Comelico e Sappada nella
persona della responsabile
del servizio finanziario rag.
Ileana De Bernardin Gaina, che provvede all’attività
amministrativa, contabile e
di bilancio ed è presente nelle giornate di martedì, giovedì e sabato.
All’attività museale che
rappresenta uno degli ambiti
di maggior attenzione da parte della Magnifica Comunità
è preposto un coordinatore
del gruppo di volontari nella
persona del signor Paolo Finotti, gruppo che con generosità provvede all’apertura
ed al funzionamento delle
strutture quali il Museo Archeologico Cadorino e la Casa Natale di Tiziano Vecellio,
indubbio richiamo culturale
e turistico. Sta per essere avviato un progetto di “messa
in rete” degli stessi con gli altri importanti musei della nostra zona, attraverso un programma Interreg realizzato
dalla Comunità Montana
Centro Cadore.
L’incarico di sovrintendere alla gestione dell’Archivio
Antico è stato affidata ora a
titolo non oneroso alle sicure mani di Antonio Genova. Sono conservati qui tutti
gli atti, deliberazioni, contratti e verbali, che la Magnifica Comunità ha prodotto
durante l’epoca Veneta. Tale
patrimonio, è oggetto di
consultazione da parte di
molti studiosi e ricercatori,
accessibile previo appuntamento nelle giornate di martedì e venerdì.
L’attività di controllo sul
patrimonio della Magnifica
Comunità di Cadore (proprietà in Comune di Auronzo nelle aree denominate
“Gogna 1 e Gogna 2”, in Co-
mune di Comelico Superiore “Bosco della Praducchia”, in Comune di San Pietro di Cadore “Bosco di Picosta e adiacente all’area
sportiva” e “bosco Costettoni” e infine nei Comuni di
Sappada e Santo Stefano di
Cadore “Bosco Acquatona”)
viene espletata dal Signor
Gianluigi D’Andrea, il quale
provvede a relazionare alla
Giunta il proprio operato.
Questo il gruppo operativo che sostiene l’attività dell’Ente qui citata per sommi
cenni. Si è investito molto
ed in maniera organica negli
ultimi anni.
LA RETE D’INFORMAZIONE
SEGRETERIA
[email protected]
Skipe ileanadebernardin
AMMINISTRAZIONE
[email protected]
Skipe magnifica.comunita.di.cadore
MUSEI
[email protected]
SITO INTERNET
www.magnificacomunitadicadore.it
Il piccolo paese sotto il Pelmo ha sempre dimostrato una salda appartenenza al Cadore
IL MENSILE SI PRESENTA A ZOPPÈ
impatico ed interesS
sante incontro su
“Giornali & Tradizioni” sabato 23 gennaio nella sala
consiliare di Zoppè di Cadore, alla presenza di un
nutrito gruppo di sostenitori de Il Cadore.
All’appuntamento voluto
dal sindaco Renzo Bortolot
anche per incrementare la
diffusione del mensile nel
piccolo paese sotto il Pelmo tradizionalmente legato alla Comunità di Cadore, di cui attualmente Bortolot è presidente, è intervenuto il direttore Renato
De Carlo che ha ripercorso la storia della testata e
del giornalismo di ieri e
d’oggi, sottolineandone
l’importanza per l’informazione alla popolazione. Ha
evidenziato la passione
con cui Il Cadore viene
“costruito” mese dopo mese, da oltre 50 anni: sempre col medesimo spirito
di ieri per far salve cultura
e tradizioni dei nostri paesi, ma con l’attenzione alla
mutata società d’oggi. “Il
Cadore, ha proseguito il direttore, non è un giornale
qualsiasi, magari accattivante
nell’impostazione
grafica a colori e nella varietà di articoli inseriti,
ma è il “giornale” dei Cadorini, dove i Cadorini possono e devono dibattere per
affrontare e risolvere le tante problematiche attuali.
Vuole essere uno strumento
di unione e di partecipazione al quale i lettori possono
rivolgersi con lettere, osservazioni e racconti che arricchiscono le pagine e ne fanno un’espressione della vita
della comunità”.
“Non per caso siamo qui
a Zoppè, ha concluso De
Carlo, questo piccolo ma
splendido paese che ha sempre dimostrato un’appartenenza particolare al Cadore ed ha ancor oggi la voglia di mantenersi vivo, pur
fra le difficoltà d’una emigrazione che lo spopola”.
Ha preso quindi la parola Bortolo De Vido che da
molti anni scrive per il
giornale. Il giornalista ha
raccontato la sua prima visita a Zoppè quando era
ancora bambino ed ha parlato degli articoli che nel
corso degli anni ha scritto
sul piccolo comune che ha
definito “isola della cortesia”. Infine ha donato al
sindaco copia degli articoli e un video con i servizi
da lui fatti per l’allora Telecortina.
Al termine dell’incontro,
ai presenti in sala consiliare sono stati offerti alcuni
numeri del giornale e il volume “Cinquant’anni insieme IL CADORE 19532002” stampato in occasione dei primi cinquant’anni
del mensile.
Clementina Sagui
INCONTRO DEI GIORNALISTI E COLLABORATORI DE IL CADORE
PIEVE DI CADORE
radito annuale inconG
tro conviviale del presidente della Magnifica Co-
Collaboratori de Il Cadore presenti
alla tradizionale cena tenutasi il
9 gennaio 2010 presso il Ristorante
“Al Bocon Divino”:
munità Renzo Bortolot con i
giornalisti ed i collaboratori
de “Il Cadore” per un consuntivo dell’attività e suggerimenti al rilancio del mensile.
Caloroso il saluto del presidente che nell’occasione ha
potuto conoscere molti dei
collaboratori del giornale
edito dalla Comunità ed ha
formulato gli auguri di “buon
lavoro” per il futuro.
Soddisfatto del bilancio
d’attività 2009 il direttore Renato De Carlo, sia in termini
di qualità degli articoli pubblicati sia per il gradimento
riscontrato nei lettori.
(fila dietro) Guido Buzzo, Marella Tassini, Bortolo De Vido, Francesca Larese,
Lucio Eicher Clere, il presidente della
Magnifica Renzo Bortolot e il segretario Marco Genova, il vice direttore Livio
Olivotto, Antonio Chiades, Daniele Collavino; (fila davanti) il direttore Renato
De Carlo, Ennio Rossignoli, Maria Giacin, Simonetta Cancian; a questi s’aggiungono gli altri collaboratori Rina
Barnabò, Mario Ferruccio Belli, Cristina Dadiè, Mario Da Rin, Bruno De Donà, Giovanni De Donà, Luca Dell’Osta,
Giuseppe De Sandre, Angelo Feltrin,
Maria Ioppi, Franco Martini, Walter
Musizza, Eugenio Padovan, Marcello
Rosina, e Tommaso Albrizio incaricato
delle foto di rito.
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SCUOLA E FORMAZIONE
dalla prima pagina
Livio Olivotto
In questo senso intendiamo contattare al più presto
gli imprenditori che operano in questo settore per avviare
una collaborazione positiva, in accordo con le scuole”.
Pur nell’attesa della riforma Gelmini che potrebbe modificare alcuni aspetti formali del corso, senza però intaccarne il contenuto tecnico e formativo, le famiglie degli
studenti avranno un mese di tempo dal 26 febbraio al 26
marzo per le preiscrizioni agli istituti scolastici.
CORTINA COPPA DEL MONDO
dalla prima pagina
Daniele Collavino
CORTINA Podio della discesa libera
La ragazza ampezzana avrebbe dovuto rifarsi il giorno successivo nella discesa libera, invece non è andata meglio nè a lei, nè alle azzurre in generale. Wendy Siorpaes
commenta amaramente le sue prove anche se i risultati deludenti non le hanno comunque tolto il sorriso. “Ero molto
carica in partenza e sono partita decisa ma al traguardo ho
scoperto di essere stata lenta. Forse ho cercato di essere troppo
precisa. Correre qui sulle piste di casa per me è sempre particolare. Accumulo moltissima tensione e così poi mi mancano
quella scioltezza e quella tranquillità che sono fondamentali
per gareggiare bene. In più ho stentato a chiudere occhio per
un’intera settimana. Andrà meglio la prossima volta”.
Si è detto soddisfatto dell’intero weekend il presidente
dell’Associazione permanente Coppa del Mondo di Cortina, Enrico Valle. “Anche per quest’anno possiamo archiviare un bilancio positivo. In questa edizione abbiamo poi dovuto gestire molte novità sia in pista che in paese. La zona
del traguardo è stata cambiata radicalmente mentre in paese è stato allestito il tendone e sono stati organizzati diversi
eventi legati alla manifestazione. Peccato solo per domenica,
perchè mi aspettavo molta più gente a vedere lo slalom. Noi
comunque ce l’abbiamo messa tutta, assieme alle società comunali, per fare bella figura. Le condizioni atmosferiche poi
ci hanno dato una mano: Cortina è tornata ad essere la località del sole, della bella neve e dei paesaggi splendidi”.
Luciana Pradetto, segretaria dell’associazione, ci fornisce dei dati: “C’è stato un grande seguito da parte della stampa e delle televisioni con quasi 300 accrediti con 17 televisioni e 7 radio provenienti da tutto il mondo. Per Cortina, le gare di sci rappresentano un ottimo veicolo di promozione”.
fondato nel 1953
DIRETTORE RESPONSABILE
Renato De Carlo
VICE DIRETTORE
Livio Olivotto
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
Editrice
Magnifica Comunità di Cadore
Presidente
Renzo Bortolot
Cancelliere
Marco Genova
Segreteria
Annalisa Santato
Palazzo della Comunità - Piazza Tiziano 32044 Pieve di Cadore
tel. 0435.32262 fax 0435.32858 - EMail: [email protected]
[email protected]
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Reg.Tribunale di Belluno ordinanza del 5.4.1956
UNA COPIA € 2.10 - ARRETRATO: IL DOPPIO
TARIFFE ABBONAMENTO
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A MANO: Segreteria Magnifica Comunità di Cadore, Pieve di Cadore
CONTO CORRENTE POSTALE: N. 12237327 intestato a
“Il Cadore” - Piazza Tiziano - 32044 Pieve di Cadore (BL)
ASSEGNO BANCARIO o VAGLIA POSTALE a:
”Il Cadore” Piazza Tiziano - 32044 Pieve di Cadore (BL) - Italia
BONIFICO BANCARIO presso: Unicredit Banca Spa di Pieve di Cadore (BL)
intestato a “Magnifica Comunità di Cadore”, causale “abbonamento”
DALL’ITALIA: UNCRITB1D41
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DALL’ESTERO: UNCRITB1M90
codice IBAN IT21I0200861230000000807811
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(per un centimetro di altezza, base una colonna):
12 inserzioni mensili € 13,00; 6 inserzioni mensili € 10.20;
a 4 colori e in ultima pagina tariffa doppia. IVA sempre esclusa.
La Direzione e l’Editore non rispondono delle opinioni degli articolisti.
Foto e articoli non pubblicati saranno restituiti solo a richiesta.
Resp. trattamento dati (ex D.lgs 30.6.03 n.196): Renato De Carlo
QUESTO NUMERO Eʼ STATO CHIUSO AL 4.2.2010
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Spunti e riflessioni per ridare vigore al turismo in Comelico
LA MONTAGNA HA BISOGNO DI PROGRAMMAZIONE
L
a montagna ha bisogno
di attenzioni continue e
di essere sempre “sulla cresta dell’onda”. Non servono
contrapposizioni sterili con la
pianura, ma una vera e propria apertura culturale per
superare gli atteggiamenti
chiusi e tendenti all’isolamento che talvolta contraddistinguono chi vive e opera in
montagna. Proprio la cultura
può essere la carta vincente
per promuovere la montagna
con successo verso quei fruitori che ne sanno cogliere il
valore ambientale, naturalistico e ricreativo.
Quindi all’offerta turistica
tradizionale e consolidata, è
necessario affiancare una serie di spunti e di stimoli che
attirino l’attenzione delle persone. Si pensi ad esempio alla gastronomia tipica della
montagna, ricca di storia e
tradizioni; all’artigianato artistico locale per la scultura
del legno o la decorazione artistica e pittorica; ai piccoli laboratori artigianali e all’antiquariato; alle manifestazioni
culturali e folcloristiche che
abbiamo però radici solide,
come ad esempio il carnevale comeliano (e non siano invece vuote riproposizioni di
Attirare lʼattenzione
del turista con la
gastrononia tipica,
lʼartigianato
artistico,
le manifestazioni
folcloristiche,
unʼarchitettura
compatibile,
le terme,
le oasi CO2 free
Ottima la brochure del Comitato
Turistico Val Comelico Dolomiti
un passato dimenticato).
Anche l’architettura in
montagna deve tener conto
di queste nuove tendenze,
pur nel rispetto del contesto
architettonico rurale: già in
Austria e in Svizzera vi sono
esempi di costruzioni ampie,
luminose, ispirate al risparmio energetico e alla fruizione consapevole.
Tornando agli aspetti del
turismo sostenibile e di qualità, saranno sempre più gradite le “oasi CO2 free” dove
le autovetture e lo smog possano essere banditi. In Val
Visdende, ma anche a Valgrande e in altre zone del
Comelico, tale impostazione
potrebbe rappresentare il futuro dello sviluppo turistico,
con il potenziamento dell’uso delle biciclette, delle
mountain bike, delle escursioni a cavallo, con navette
elettriche per superare tratti
troppo lunghi per i pedoni.
Va in sintesi riscoperta la
bellezza del “turismo lento”,
delle passeggiate sui mille
percorsi che il comprensorio
offre, allestendo però anche
interessanti opportunità culturali come la visita a mostre, musei, chiese e chiesette, luoghi curiosi o significativi, che rappresentano una
ricchezza per il Comelico.
Oltre naturalmente all’offerta delle Terme delle Dolomiti di Valgrande a Comelico
Superiore con le loro opportunità terapeutiche e di fitness e well-ness.
In questo senso va giudicato positivamente l’impegno
del Consorzio Turistico Val
Comelico Dolomiti che nella
brochure da poco pubblicata
per la stagione invernale
2009 -2010, sotto l’egida del
marchio “Comelico - Fiore
delle Dolomiti”, è riuscito a
raccogliere tutte le informazioni e le offerte sportive,
culturali e ricreative, senza
dimenticare il carnevale, la
gastronomia, i sentieri tematici, le proposte per 10 escursioni invernali di grande bellezza paesaggistica. La strada
è quella giusta, va percorsa
con tanta convinzione e con
sempre maggiori risorse e
investimenti.
Guido Buzzo
Petizione al Comune perché sia rivisto il progetto di viabilità
NON SI ROVINI LA PIAZZA DI COSTALISSOIO
N
on rovinate la piazza
di Costalissoio. Lo
chiedono 150 firmatari di
una petizione all’amministrazione comunale di Santo
Stefano, alla cui iniziativa si
deve un progetto di modifica dell’attuale lastricatura in
profido, per ricavare al centro una striscia di asfalto che
favorisca un migliore scorrimento delle macchine.
“La scelta di realizzare un
nastro di asfalto di larghezza
pari a 5 metri - scrivono i firmatari della petizione al sindaco Alessandra Buzzo - che
taglia quasi diagonalmente
la piazza, non rappresenta
una scelta adeguata, tenuto
conto del valore estetico conferito dall’attuale pavimentazione in porfido. Le due soluzioni sono difficilmente combinabili, hanno un diverso
invecchiamento e suggeriscono un carattere distinto dello
spazio urbano: l’asfalto è il
territorio delle automobili
per definizione, mentre i cubetti di porfido lasciano in-
tendere uno spazio urbano
pedonale. Si ritiene che, in
ragione del valore sociale di
questo ampio spazio, sia più
ciato di asfalto che invoglia
gli automobilisti a non rallentare. “Realizzando la strada asfaltata le autovetture
La tendenza è di pedonalizzare
i centri storici per far usufruire
la popolazione di spazi estesi,
attrezzati, accoglienti
indicata una pavimentazione di tipo pedonale, senza per
questo compromettere la fruizione da parte dei mezzi motorizzati. Si ricordi in tal senso il valore della piazza nei
paesi e nelle città: centro di
ritrovo, simbolico baricentro
dell’abitato, luogo di commercio, identità della comunità e simbolo della democrazia”.
I firmatari richiamano in
particolare l’assessore di
Costalissoio, Elvis Tommasini, a considerare i problemi della sicurezza, che verrebbe sminuita con un trac-
non troveranno nessun incentivo a diminuire l’andatura. L’esperienza di altre realtà urbane non è in tal senso
incoraggiante, basti pensare
alla grande diffusione dei
dossi dissuasori. La piazza
pavimentata come è adesso
risolverebbe egregiamente
questo tipo di problema”.
La stragrande maggioranza degli abitanti di Costalissoio è contraria allo sventramento dell’attuale piazza,
perché “la tendenza delle
pubbliche amministrazioni
in questi ultimi anni è quella
di una progressiva pedonaliz-
zazione dei centri storici, in
risposta alle esigenze della
popolazione di fruire spazi
sempre più estesi, attrezzati
ed accoglienti. La realizzazione della strada asfaltata in
mezzo a piazza della SS. Trinità rappresenta un’iniziativa controcorrente e non a favore del paese. La strada taglierebbe in due la piazza, sacrificando la porzione pavimentata posta a valle, troppo
lontana dal sagrato della
chiesa e dagli esercizi commerciali, ma soprattutto separata da questi da un elemento percepito come pericolo dai pedoni. Si ritiene indispensabile concepire la piazza come uno spazio collettivo
unico, sicuro e gradevole di
aspetto.”
Gli abitanti di Costalissoio
ora attendono le decisioni
della giunta comunale di
Santo Stefano, pronti eventualmente a prendere ulteriori iniziative per difendere
la loro bella piazza.
Lucio Eicher Clere
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ANNO LVIII
Febbraio 2010
nno d’intensa attività per la Sezione
ABVS dei Donatori di Sangue di Domegge che nel
2009 ha celebrato il 50° di
fondazione. Oltre alle tradizionali incombenze, per
celebrare questo importnte traguardo il direttivo
della Sezione con a capo il
segretario Plinio Bridda
ha organizzato diverse e
riuscite manifestazioni.
Ma il clou si è avuto domenica 7 giugno quando si
è celebrata la festa per il
Cinquantesimo di fondazione della Sezione, iniziata con la tradizionale santa messa nella Parrocchiale di S. Giorgio e seguita
dall’immancabile pranzo al
Ristorante Bellavista di
Calalzo. E qui si è tenuta
anche la breve cerimonia,
con il segretario Bridda
che ha ringraziato le autorità e gli ospiti presenti,
nonchè la gemellata Sezione AVIS di Mogliano, consegnando poi una targa ricordo ai soci fondatori:
Giovanni Coffen Marcolin, Felice Frescura, Luigino Frescura, Fulvio
Pinazza e Masi Anie Pinazza ed agli ex segretari
Livio De Bernardo e
Giovanni Calligaro De
Carlo.
Nel corso della cerimonia è stato distribuito ai
presenti il libro stampato
per l’occasione “1959 UNA
GOCCIA DI SANGUE
CHE DONA LA VITA 2009 UNA GOCCIA DI
SANGUE CHE DURA 50
ANNI “ dove viene tracciata, anche con belle fotografie, la storia della Sezione nel contesto comunale.
Un sentito “grazie” è stato rivolto dal segretario
“alle 22 medaglie d’oro e a
quanti hanno creduto nel
dono del sangue, ai tanti
amici che troppo presto ci
hanno lasciato ed ai numerosi giovani presenti che sono il futuro e la speranza
della Sezione”; segretario
5
che ha pure comunicato
all’assemblea l’elargizione
di un sostanzioso contributo alla Casa dello Studente dell’Aquila.
Sono seguiti i saluti del
sindaco di Domegge Lino
Paolo Fedon, che ha ringraziato tutti i donatori per
la pregevole opera sociale
e la fattiva presenza nel
contesto comunale, del
rappresentante della Segreteria Provinciale che
ha portato il saluto di tutto
il Direttivo, del segretario
di Mogliano Veneto che
portando il saluto della Sezione ha ripercorso i bei
momenti passati assieme.
Ad allietare la festa, la musica di Aldo De Lotto,
Piero Vielmo e Vito Zanvettor, sempre generosi
nel dare una mano.
Le celebrazioni del Cinquantesimo erano iniziate
il 16 maggio con una corsa
d’orientamento a squadre
riservata agli alunni della
scuola media, con squadre
composte da un alunno o
alunna, da un genitore e
da un donatore; grazie alla
collaborazione del Corpo
Forestale dello Stato e
del preside Giovanni Monico questa manifestazione ha avuto grande successo.
Grande partecipazione
(e soddisfazione per il cassiere Giovanni De Bernardo) ha avuto la Tombola del 50° tenutasi il 1°
di agosto in Piazza. Infine,
per ringraziare tutti i donatori e quanti hanno aiutato
il sodalizio, il 14 novembre
al Cinema S. Giorgio è stato organizzato uno spettacolo di cabaret con il duo i
PAPU, occasione per il
segretario Plinio Bridda
per rivolgere ai presenti
un saluto ed un ringraziamento per quanto si è potuto fare assieme, invitando a dare l’adesione all’
Associazione Bellunese
Volontari del Sangue.
Premio letterario per bambini e ragazzi
DOLOMITI &
ALTRA FANTASIA
LA BIBLIOTECA DELL’ASSOCIAZIONE PRO NEBBIU’
L’ASSOCIAZIONE TURISMO & SERVIZI STAMPA ASS.
Indicono il Premio Letterario per Bambini e Ragazzi
delle Scuole Primarie e Secondarie di Primo Grado
Il tema proposto è: SCRIVI LA TUA STORIA, NARRA
LA TUA FAVOLA, INVENTA LA TUA LEGGENDA.
“Se ti attrae un ruscello, un albero particolare, un laghetto tutto tuo, un luogo per te magico, una grotta, un
bosco, un sentiero misterioso; ma anche una casa, un
villaggio, un borgo antico, il tuo paese; insomma tutto
ciò che ti sembra mitico, raccontalo con la tua fantasia.”
Regolamento (estratto)
1) I partecipanti saranno divisi nelle categorie:
Bambini fino ai 10 anni e ragazzi da 11 a 15 anni.
2) I partecipanti potranno concorrere con un massimo
di tre racconti, della lunghezza di un foglio dattiloscritto
formato A4, con al massimo 4.000 caratteri - spazi esclusi -, per circa 60 righe.
3) Ogni componimento dovrà pervenire in due copie
dattiloscritte o fotocopiate, una delle quali una firmata.
4) La partecipazione al concorso è gratuita.
5) Gli elaborati dovranno pervenire entro le ore 19 del 5
agosto 2010 alla Associazione Pro Nebbiù, c/o Antonio
Alberti. Via Maestra, 45 - 32044 Pieve di Cadore (BL)oppure alle-mail: [email protected] [email protected] - [email protected].
10) La cerimonia di premiazione avverrà a Nebbiù di Cadore il 15 agosto 2010, nel corso della tradizionale sagra.
Saranno contattati per tempo i premiati.
Informazioni: 333.3261347 Antonio - 339.7890944 Vittore
IL 50° DI FONDAZIONE DELLA SEZIONE
DONATORI DI SANGUE DI DOMEGGE
CONSEGNATA UNA TARGA RICORDO AI SOCI FONDATORI
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Partecipata la Giornata della Memoria”
a Pieve di Cadore, presenti gli studenti
NON DIMENTICARE
na giornata tutta dedicata al riU
cordo dei deportati nei campi
di internamento nazisti,
purtroppo è possibile. Celebro questa santa messa, ha aggiunto, anche perchè non
ci sono stati solo i campi
di concentramento nazisti, ma ci sono stati anche i gulag ed altri genocidi.”
Prima del termine
della funzione, il presidente della Sezione Cadore dell’ANEI, l’ex deportato Enzo Soravia,
con parole commosse,
dall’altare ha letto la
preghiera dell’internato. Concluso il rito, si è
formato un corteo che
con le bandiere e i gagliardetti in testa, ha
raggiunto Piazzale della
Libertà, dove per volere
della sezione pievese degli ex internati, è stato eretto l’unico monumento
che ricordi il loro sacrificio. Qui, due
Alpini hanno deposto una corona d’alloro e bandiere, labari e gagliardetti
hanno reso onore ai deportati scomparsi.
Al termine della cerimonia, autorità
e pubblico si sono trasferiti nell’adiacente salone del Cos-Mo, dove si sono
tenuti i discorsi ufficiali, anche perchè
la temperatura esterna nei pressi del
monumento era permanentemente al
di sotto dello zero. Tra la folla, autorità
civili e militari e i presidi delle scuole.
L’apertura degli interventi è stato fatta
dal sindaco di Pieve, Maria Antonia
Ciotti, che con un commosso discorso ha ricordato il significato della
Il saluto del
sindaco Maria
Antonia Ciotti
“Eravamo
650 mila, ricorda
Enzo Soravia
presidente
della sezione
internati, e più
di 50 mila non
sono tornati”
quella del 27 gennaio, a
Pieve di Cadore. Al mattino, organizzata dai Comuni di Calalzo e Pieve,
in collaborazione con la
Sezione di Pieve di Cadore dell’Associazione
Nazionale ex Internati,
nella chiesa di Santa
Maria Nascente è stata
celebrata una Santa
Messa in memoria delle persone cadute in
Germania, alla quale
hanno partecipato autorità, rappresentanti delle associzioni combattentistiche e d’arma, gli
ultimi reduci da quei campi e molti cittadini. Tra questi molti giovani arrivati
dalle scuole di Pieve e di Calalzo, che
con la bandiera degli istituti hanno testimoniato la loro partecipazione.
“Celebro questa Santa Messa, ha affermato l’arcidiacono del Cadore, monsignor Renzo Marinello nella sua omelia, non solo per ricordare i caduti ebrei
per i quali oggi si celebra la Giornata
della Memoria, ma per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita negli stermini del secolo scorso, che è stato il più feroce in assoluto nella storia dell’umanità.
Celebro questa funzione, ha aggiunto rivolgendosi ai giovani, anche perchè voi
non dimentichiate questi fatti tragici, e
perciò dovete stare sempre in guardia affinchè non succeda ancora, perchè questo
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SUEM - NON FU FACILE INIZIARE
“Mi inorgoglisce il senso di appartenenza del personale
a questo Servizio che ho costruito e diretto per tanti anni”
sottolinea emozionato il primario Angelo Costola
’incontro si è tenuto
L
all’Hotel Dolomiti di
Lorenzago lo scorso 14
gennaio. “Ci tenevo che fosse a Lorenzago. Cosa mi ha
soddisfatto di più? Il senso
dell’appartenenza, sottolinea il primario Angelo Costola, l’orgoglio di appartenere a questo servizio che ho
costruito e diretto per tanti
anni. Mi inorgoglisce il fatto che il personale ci tenga e
si renda conto che è un
gruppo importante che ha
una “mission” importante
da svolgere. E’ stato bello in
questo senso. C’erano i medici, gli infermieri, gli autisti, i piloti, i tecnici, i volontari del soccorso, anche la
direzione sanitaria, circa
88 persone. Mi ha fatto piacere che il direttore dottor
Lucio Di Sivio abbia messo
in evidenza come la forza e
l’impegno che ho dato per
questo servizio derivasse
dall’appartenenza a questo
territorio, il fatto di conoscerlo bene nelle problematiche di chi lo abita, di chi
viene qui per turismo, e che
questo sia stato il filo conduttore per meglio concretamente realizzare la rete del
soccorso. Spero di lasciare
un bel ricordo”.
Il ricordo va lontano, al primo convegno sull’emergenza ad Auronzo quando il
SUEM nacque. “Le difficoltà
furono enormi, operavamo
tra lo scetticismo generale,
forse allora i maggiori ostacoli li ho avuti proprio dai colleghi di altri reparti che non
valutavano appieno l’importanza di quello che stavamo
facendo. Col passare degli an-
ni è facile credere..., il problema è avere le idee e riuscire a
portarle avanti controcorrente. Ho detto alla consegna del
Premio San Martino a Belluno che ho avuto la fortuna di
incontrare, soprattutto nei
primi tempi che furono fondamentali, amministratori intelligenti, da Alfredo Comis a
Giuseppe Prosperi a Lino Del
Favero, e mi fermerei…; ho
avuto al fianco amministratori che hanno saputo cogliere
questa novità come importante da sostenere in ogni sede.
Non sempre è stato così.
Il Suem è nato in Cadore
non per caso, è nato perché
era e resta la zona più marginale con relativi bisogni, probabilmente favorito dalla piccola dimensione della Ulss in
cui io lavoravo. Non dimentichiamo che il Suem è nato in
Cadore nell’agosto del 1986
per volontà dell’allora ULSS1
e si serviva di ambulanze attrezzate; poi, dal giugno 1988
giornata, e letto una lettera di
Leo Da Col, un cittadino novantenne
di Cibiana, residente a Lesa, in Lombardia, che pur essendo iscritto alla
sezione di Pieve degli ex internati, da
oltre 50 anni non riesce a visitarlo.
“Colgo l’occasione per comunicare, ha
aggiunto il sindaco Ciotti, che il 31
maggio Pieve intitolerà la strada di
Via del Bersaglio, nei pressi dell’ospedale, alla memoria dell’ultimo questore di Fiume, Giovanni Palatucci. Un
uomo giusto, un cristiano, che è riuscito a salvare oltre 5.000 ebrei dal campo di concentramento.” Anche l’assessore di Calalzo, Matilde Peruz, ha
portato i saluti del suo comune che figura tra gli organizzatori della giornata. “Sono 66 anni, ha esordito nel suo
intervento il presidente Enzo Soravia, che siamo tornati dai campi d’in-
con l’elisoccorso ha assunto
dimensione provinciale (primo in Italia, esperienza
esportata in numerose altre
regioni del Sud e isole; fu fra i
primi nel 1991 ad attivare il
numero unico 118 con Bologna e Udine). Va dato merito
in quegli anni all’allora staff
di funzionari regionali con
cui ci si confrontava: molto
preparati, attenti, con voglia
di innovare, in una Regione
che aveva la leadership in
ambito nazionale e nella sanità presiedeva la conferenza
Stato-Regioni”.
Nostalgia di un tempo
quando non si parlava d’autonomia ma si producevano
iniziative? Forse. E’ difficile
però pensare che Costola sia
tipo da andare in pensione,
visto anche il suo lungo impegno in politica. “L’affetto
che mi lega a questo territorio natio è grande e se ci sarà
spazio e voglia del mio apporto ci sarò”.
RDC
IL SUEM 118 DI PIEVE DI CADORE
INIZIA NEL 1986, PRIMO IN ITALIA NEL 1988 ENTRA IN SERVIZIO
LʼELICOTTERO - LA CENTRALE
OPERATIVA COORDINA OLTRE
35.000 INTERVENTI ALLʼANNO
ternamento, dove siamo stati umiliati
e sottoposti alle più varie persecuzioni,
solo perchè abbiamo voluto tenere fede
al giuramento che avevamo fatto. Eravamo 650.000, ha aggiunto, e più di
50.000 non sono tornati, perchè stroncati dalle sofferenze ed anche dalla violenza. Non vogliamo più che ci siano
morti inutili, ha proseguito, e questo
messaggio lo lasciamo in
eredità ai nostri figli, ai nostri nipoti ed ai pronipoti.
La permanenza nei lager,
ha concluso Soravia, ci ha
legati da un sentimento di
fratellanza che dura anche
dopo la morte.”
Vittore Doro
Nelle foto:
alcuni partecipanti
alla “cena d’addio”
di Lorenzago
(in alto)
Operatori del Suem
al presidio sulle Tre
Cime la scorsa estate. Il terzo da destra
è il dottor Fabrizio
Spaziani. (sopra)
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Lettere & Opinioni • Lettere & Opinioni • Lettere & Opinioni
I GRADITI SALUTI DELLA FAMIGLIA PALMER RENATO COLETTI DI TAI CI HA LASCIATO
VOLEVA TORNARE SOTTO LA BALA DEL CAMPANIL
Gent.mo Direttore,
bon Nadal e felice Anno
nuovo. Le mando l’importo
per il rinnovo abbonamento
e una foto di famiglia.
Il mio figlio maggiore, Jastin ha rinnovato per quattro
anni la ferma e ritornerà in
Afganistan nella primavera;
Christian, il figlio minore, è
uscito dai marines e dà l’esame all’università per una laurea avanzata nell’istruzione
nelle scuole. Saluti
Ann Therese Palmer
ILLINOIS - USA
Ricambiamo gli auguri
rivedendovi volentieri in
questa foto: Jennifer & Justin, Ann Therese & Robert,
Stephanie & Christian.
AUGURI A CLARA CIOTTI PER I PER I 100 ANNI
Carissimo Direttore,
grazie per le sue parole, le
mando le notizie e la
fotografia di mio marito.
Grazie di cuore.
Loredana
Fagherazzi Coletti
La Spezia
E’ giusto che tutti noi si
abbia a conoscere quei Cadorini che si sono distinti e,
chi l’ha conosciuto, ne serbi
il ricordo.
Un saluto anche a lei.
*
Renato Coletti Cogo nasce a Tai di Cadore in via
Ca’ di Polo il 31.8.1935 da
Antonio e da Felicità Da
Giau di Perarolo. Ultimo di
4 figli, rimase orfano di
mamma a 6 anni; a 19 anni
in stazione vide un manifesto “Vieni in Marina Militare girerai il mondo”.
Si arruolò e il mondo lo
girò davvero: America del
nord, nord Europa, America del sud, Africa, e con
l’incrociatore Andrea Doria
nel 64 in Giappone
per le Olimpiadi.
Nel frattempo nel 62
in treno da Venezia
a Conegliano conobbe me, Loredana, e
fu “amore”. Nel 64 a
Belluno nacque Debora, nel ‘66 a Pieve
di Cadore Arianna.
Fu trasferito a La
Spezia all’ospedale
Militare e così tutta
la famiglia lo seguì
lasciando le montagne per il mare. Nel
frattempo grado dopo grado passò da
sottufficiale a ufficiale (era sempre il
primo del corso) facendosi onore per la
sua dedizione. A La
Spezia nacque la terza figlia Selene.
Renato però sognava di
tornare in pensione a Tai
sotto la “bala del campanil”. qui ci sono figlie e nipoti. Purtroppo la vita ha
deciso diversamente. Fino
ad ottobre stava benissimo
poi improvvisamente senza
nessun sintomo premonitore in 45 giorni ha spento
tutti i suoi sogni.
MARIETTA E LUIGI CIOTTI, 60 ANNI ASSIEME
Ha compiuto la bell’età di 100 anni Clara Ciotti vedova Tabacchi di Pieve di Cadore.
Clara, festeggiata da figli, nipoti e parenti giunti per l’occasione dalle città italiane e
estere dove risiedono, è nata a Los Teques in Venezuela il 26.1.1910 da Osvaldo Tabacchi, colà emigrante; poi la famiglia è rientrata al paese di Tiziano. Auguri!
Hanno
festeggiato
con i familiari il 60° di
matrimonio il 18 gennaio Marietta Da Vià e
Luigi Ciotti di Sottocastello di Pieve di Cadore, una lunga ed invidiabile unione. Marietta ha
doppiamente festeggiato l’anniversario perché
ha compiuto da poco 90
anni raggiungendo così
il marito, pure lui novantenne.
Augurando tanti altri
anni e soddisfazioni,
partecipano con grande
gioia al traguardo raggiunto la figlia, il genero
ed i nipoti. Auguri!
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Lettere & opinioni • Lettere & opinioni • Lettere & opinioni
I 50 ANNI DI MATRIMONIO
DEI CONIUGI GALANTE
Il traguardo di 50 anni di matrimonio è un anniversario di questi tempi molto raro e per questo maggiormente felice per i protagonisti ed i loro familiari. I coniugi Galante Bruno e Da Giau Elvira lo hanno festeggiato nella chiesa di Caralte attorniati dai figli, nipoti e genero domenica 15 novembre 2009, data di ricorrenza di quel lontano giorno di autunno del 1959
quando si sposarono nella chiesa di S. Nicolò di Perarolo di Cadore.
Felicitazioni ed auguri vivissimi.
ANCORA DEGLI AUGURI ERSILIA CON LA BISNIPOTINA
A QUANTI CI HANNO SCRITTO
Caro Direttore,
ecco un contributo per il
rinnovo del mio abbonamento, per un giornale
che leggo da più di vent’anni. Spero di tornare nel
Cadore presto, e di rivedere tutti i cari amici a Auronzo e Vigo. Intanto auguri dalla città di Chicago.
Cordialissimi saluti
Rebecca West
Chicago - USA
Carissimi,
vi invio il mio abbonamento per il 2010 e colgo l’occasione per salutarvi tutti
augurando un anno pieno
di soddisfazione e lunga
vita al vostro e nostro “Cadore”.
Sentitamente
Enrica Liva
Crepaldi
Laval - CANADA
Egregio Direttore,
le includo il contributo per
il rinnovo annuale a “Il Cadore”. Colgo l’occasione
per mandarle i migliori auguri. Cordiali saluti
Maurilio De Nicolò
Saratoga - USA
ALESSANDRA, LA REGINA DELLA
PIZZA ITALIANA Eʼ AMPEZZANA
Un amica di Cortina
d’Ampezzo ci ha segnalato che Alessandra Degasper ha conquistato un
tesca e pergamena è stato
assegnato a Reggio Calabria alla signora ampezzana perché sa cuocere la
migliore pizza d’Italia.
Congratulazioni vivissime le sono state espresse
da tutta la Valboite, in particolare dalle donne che si
sentono tutte rappresentate dalla signora Degasper che gestisce con i genitori la “Fattoria Menegutto” in località Fraina.
Come un tempo le nostre
nonne facevano tutti i lavori possibili ed immaginabili, oggi le nostre “giocano” con i computers” o,
come Alessandra, sanno
ricavare da farina ed acqua un pane che condito è
una meraviglia.
Per la prossima stagione estiva ci auguriamo di
poter organizzare una festa ed applaudirla tutti insieme anche qui sulle Dolomiti, dopo che è stata
premio importante a livel- applaudita sulle rive del
lo nazionale, pensate: “re- Mediterraneo.
gina della pizza”. Il primo
Brava Alessandra.
L.B.L.
premio con coppa gigan-
Egg. Redazione,
includo il mio abbonamento al mensile Il Cadore per il 2010.
Anche se in ritardo, vi
auguro Buon Anno e colgo l’incontro per cordialmente salutarvi tutti.
N.S.W. AUSTRALIA
Giovanni Pinazza
N.S.W. AUSTRALIA
Contraccambio ad uno
per uno gli auguri e vi ringrazio sentitamente sia per
l’affetto che dimostrate verso la vostra terra (il che è
diverso dall’avere solo nostalgia del passato), sia per
il vostro apporto alla vita
del giornale che, inutile sottolinearlo, ha dei costi di gestione (soprattutto stampa e
spedizione). Scusate se talvolta il giornale arriva in
ritardo e, per ovviare all’inconveniente, a breve vi daremo la possibilità di leggerlo immediatamente (con
pass personale) sul sito Il
Cadore. Cordiali saluti.
Il Direttore
I LETTORI che intendono partecipare con
lettere, articoli e foto alla vita del nostro storico
mensile, possono indirizzare a:
REDAZIONE IL CADORE
Magnifica Comunità
Piazza Tiziano
32044 PIEVE DI CADORE
oppure inviare una
E-MAIL al direttore
[email protected]
Vallesella di Cadore. Un bel quadretto familiare della
bisnonna Ersilia Martini (che ha compiuto 90 anni lo
scorso ottobre) con in braccio la nipotina Linda Valmassoi, di un anno e mezzo.
TANTE COSE PICCOLE
FANNO UN MONDO GRANDE
L’arrivo del giornale sempre mi da le ali, il nostro Direttore è sempre attento alla
nostra gente, io divento rossa quando leggo: “una suora mi scrive...” e il Direttore
si occupa di una suora montanara che ringrazia per cose piccole. (...)
E’ così bello leggere queste pagine, e anche se i Cadorini non hanno più risorse floride, sento che tante
persone stanno pensando
anche a fare incontri e incrementare quanto si può e
certamente uniranno le forze locali e i comuni per il
bene di tutti. Questo pen-
siero certamente verrà accolto, forse ci vorrà un po’
di tempo, ma sì, verrà. Io
cerco di pregare don Bosco
che ispiri i giovani. Caramente metteremo sotto anche S. Francesco di Sales
che fu un grande. Scusi eh!
Suor Angela
De Podestà Rengo
Padova
Il mondo è fatto di tante
cose piccole e magari tutti
lo capissero, come lei suor
Angela. Il suo interesse per
quanto succede in Cadore
e l’affetto che dimostra alla
sua gente sono limpidi come l’acqua.
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Dicono di loro
Dicono la loro
•
LAGO, I DANNI PER
L’ABBASSAMENTO
Per la protezione provvisoria dalle massime piene di
alcuni cantieri relativi a vari
lavori di adeguamento delle
arginature nella zona industriale di Longarone (area di
Malcon), e di altri locali interventi nel Piave, l’Autorità
di Bacino e la Direzione Difesa del Suolo della Regione, hanno affidato al lago di
Pieve di Cadore la funzione
di serbatoio di piena. Per
questa funzione hanno stabilito di abbassare il livello
del lago nella misura rilevante e straordinaria di
16.50 m da effettuarsi ogni
anno nel periodo tra il 1 settembre e il 30 novembre.
Gli abbassamenti, iniziati
nel 2005, ed effettuati da allora ogni anno, hanno determinato, e stanno determinando, rilevanti danni all’economia turistica del territorio, con costi territoriali e
sociali assolutamente sproporzionati rispetto agli scopi
e con minime probabilità di
effettivi esiti e reale efficacia
proprio sulle grandi piene, a
causa della inidoneità del lago a sopportare rapidi svasi,cioè rapidi abbassamenti
di livello, invece indispensabili per il funzionamento dei
serbatoi di piena, che di fatto rappresentano il loro elemento distintivo. Questo
per lo stato di instabilità del-
le sponde sotto Vallesella a
causa delle formazioni gessose, che già in fase di invasi
sperimentali obbligarono il
trasferimento dell’intero
paese, e nelle quali non si
può escludere che le inusuali grandi escursioni e le relative non controllabili frequenze e velocità di risalita
dei livelli non determinino
pericolosi movimenti.
L’utilizzo del lago come
serbatoio di piena appare
peraltro non funzionale anche nell’ipotesi che il lago
non fosse condizionato dallo
stato di criticità delle sponde. I motivi che portano a tali conclusioni, che vengono
chiariti nel testo, sono così
riassumibili: a) perché gli effetti della laminazione ottenibili del lago senza vincoli
sull’abbassamento dei livelli
non determinerebbero comunque concreti benefici
dove sono necessari, nel
basso Piave, come specificamente indicato dalle verifiche a questo finalizzate negli studi preliminari al piano
di Bacino; b) perché non risulterebbe nemmeno conveniente utilizzare gli effetti
nel Piave a monte sino a dove risultassero efficaci, per
l’incongruenza di costi sociali e ambientali, e perdite
di produzione idroelettrica,
molto superiori e non confrontabili rispetto agli oneri
di spesa per la realizzazione
non solo di opere provvisionali di cantiere, ma delle
stesse difese di ogni tipo nei
siti ove necessarie. Il ricorso
alla laminazione infatti giustificato solo nei casi particolari di assenza di alternative, e non come soluzione ordinaria e ricorrente.
Dicono di loro
IL PROBLEMA DELLE ACQUE
IN CADORE
Non un metro di salto
LAGO DI PIEVE DI CADORE
UN SERBATOIO DI PIENA
Pubblichiamo a puntate il
documento redatto dall’ing.
Giovanni Maria Susin perché i cittadini del centro Cadore, come i tecnici e gli amministratori, possano capire
pienamente le problematiche inerenti al lago.
•
2
Giovanni Piccoli,
presidente del BIM
Piave, ha recentemente dichiarato alla stampa locale che
“Il risveglio dell’economia del margine,
come è definita quella di montagna, passa attraverso l’utilizzo delle risorse del
PER UN
DECENNIO
CADORE
SENZA LAGO?
IL LAGO NON INFLUISCE
SULLE PIENE DEL
BASSO PIAVE
Il Piave presenta insufficienze di contenimento delle piene solo nella tratta
terminale, tra Ponte di Piave ed il mare, dove, come
nel 1966, per le grandi piene
centenarie (quella cinquantenaria del 1965 fu contenuta), si possono verificare devastanti esondazioni. I provvedimenti, già individuati,
consistono anzitutto nella ricalibratura della tratta Zenson - San Donà di Piave, con
l’obbiettivo di aumentarne il
più possibile la capacità di
portata mentre per la porta-
ta non contenibile residua, è previsto il ricorso a serbatoi di piena, denominati anche” casse di
laminazione”, già individuate, il cui volume complessivo, dipendente dalla efficacia della ricalibratura, potrebbe risultare
anche inferiore a 30
milioni di metri cubi.
Le casse di laminazione tra le quali scegliere sono quelle localizzate alle le grave
di Ciano, alle grave di
Spregiano e nelle golene di Ponte di Piave; non è da escludere tra gli invasi utili la
diga di Falzè.
(continua)
resterà senza la sua
corrispondente centrale
territorio in
un’ottica di
condivisione
sociale del
bene comune che sia funzionale
alla sopravvivenza
delle nostre vallate”.
Nell’annunciare che
entro 5 anni sorgeranno altri 10 impianti idroelettrici,
informa che pubblico e privato investiranno nelle fonti naturali, con l’obiettivo
che entro il 2020 il
20% di energia provenga da fonti rinnovabili, con una riduzione del 20% delle
emissioni di Co2.
Nell’af fermare
che Il 2010 sarà un
anno decisivo da
questo punto di vista, auspica che gli
amministratori agiscano, con coerenza
e determinazione,
per arrivare quanto
prima alla realizzazione di un modello
di sviluppo all’altezza delle aspettative
dei Bellunesi, che
UN RICORDO DI LINO DE MARTIN
GIAʼ PRESIDENTE ANIC DEL CADORE
E’ morto Lino De Martin
Modolado di Santo Stefano
per decenni presidente dell’Associazione nazionale ex
internati del Cadore. Egli è
stato uno dei più lucidi testimoni della memoria dei campi di concentramento, facendo di questa tragica esperienza della gioventù una lezione
di vita da non lasciar cadere
nel vuoto della dimenticanza.
Oltre alle numerose iniziative legate alle ricorrenze rievocative di quel buio periodo della storia europea, Lino
De Martin è stato uno dei primi ex internati a praticare il
colloquio dentro alle scuole,
per far capire alle giovani generazioni l’importanza di essere vigili perché non si ripetano le condizioni per arrivare alla guerra.
Nella prefazione al libro
“Le città cintate di spine”
pubblicato nel 2005 a cura di
Giancarlo Pagogna, che rac-
coglie testimonianze di cadorini nella resistenza e nei
campi di concentramento nazisti, Lino scriveva: “Quando
invitati nelle scuole noi ex internati parliamo della nostra
esperienza di prigionia, in
quei momenti la nostra presenza è solo fisica. Il nostro
io interiore rivive intensamente e vede ancora distintamente tutto, con le medesime profonde sensazioni che
purtroppo non riusciamo a
trasmettere ad altri con alcuna parola. Quei ricordi sono
struggenti, ci fanno ancora
male, ma nel contempo ringraziamo la buona sorte per
essere ritornati, augurando
solo e sempre pace”.
Di questi testimoni, che
hanno capito quanto sono irreparabili le conseguenze dell’odio tra i popoli e stimolano i
giovani alla vigilanza, vale la
pena conservare il ricordo.
Lucio Eicher Clere
consiste
appunto
nell’utilizzo delle risorse naturali che il
territorio mette a
disposizione.
Gli hanno fatto
eco numerosi amministratori comunali
che vedono nello
sfruttamento idrico
una delle poche possibilità di far quadrare i magri bilanci.
E così, mentre di
captazione in captazione, di condotta
forzata in condotta
forzata, di centralina
in centralina, ci avviciniamo alla totale
ar tificializzazione
del bacino del Piave
(che già nei primi
anni ’90, prima di
quest’ultimo assalto,
era valutata in oltre il
90% delle sue acque,
collocandolo in cima
all’elenco dei fiumi
più sfruttati d’Europa) si sta avverando
la profezia lanciata
verso la metà del secolo scorso da un
personaggio che ha
segnato tristemente
la storia di questa
provincia: ”Non un
metro di salto resterà senza la sua corrispondente centrale,
e soltanto limitate e
saltuarie
frazioni
d’acqua andranno
perdute”,
A sentenziarlo fu
l’ingegner Carlo Semenza della SADE,
progettista della diga del Vajont.
Quella volta abbiamo visto come è andata a finire.
Questa volta a soccombere sarà, un poco alla volta, tra l’indifferenza generale, ma
con tanto di “certificazione verde”, il fragile
ecosistema della nostra Montagna.
Giovanna Deppi
Comitato ACQUA
BENE COMUNE
UNʼAFFETTUOSA
SATIRA SU DE VIDAL
Caro Direttore,
ho ricevuto da De Mas Italo questa descrizione satirica che negli anni 1942-1943 la
scrisse come murales per De Vidal Aldo,
guardiacaccia di quei tempi.
Giuseppina De Vidal
Qui giace Aldo, unico uomo fra tanti
di cui noi possiam portar i vanti.
Oltre che celebre pittore,
egli era guardia e cacciatore.
Quando un ingenuo cane per il bosco transitava
per colpa di una legge che questo lo vietava
incontrando il guardiacaccia fulminato rimaneva.
Ad uno ad uno la schiera divenne tanto grossa,
che pensaron di balzare alla riscossa.
Dall’aldilà, tronati, entraron in camera di Aldo furenti
con in testa il “Bill”, ultima vittima che
digrignava i denti
e s’infuriaron con la voce grossa:
“Ti vogliamo nella nostra fossa”.
E tale fu l’effetto
che egli fece la pipì nel letto!
Malgrado le preghiere della moglie
egli lasciò queste mortali spoglie
e si inoltrò nel ciel dei cacciatori,
ove si può sparar senza timori
d’incontrar un insolente guardiacaccia
che venga a rovistar nella bisaccia.
Il comune deferente pose.
Italo De Mas
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I GIORGIO GIACOBBIʼS QUARTET
G
iusto un anno fa, in occasione dei preparativi per il concerto in onore di
Teresa, nascevano i “Giorgio
Giacobbi’s Quartet”. Il gruppo, da allora, si è impegnato
nel promuovere la musica
jazz in Cadore, spaziando
lungo tutto il corso della storia del genere, ispirandosi,
in maniera particolare, al celebre maestro Whyne Shorter. I giovani musicisti, che
tra l’altro stanno lavorando
ad alcuni brani propri, sono
tutti allievi o ex allievi (per
motivi “universitari”) dell’istituto musicale “La Sorgente” e costituiscono il nucleo
centrale di uno dei gruppi
della scuola stessa, la “Jazz
Orchestra”. Questi i temi
trattati nell’intervista al leader del gruppo Giorgio Giacobbi, diciassettenne di Calalzo, frequentante la 4°B del
liceo scientifico di Pieve.
Giorgio, raccontaci l’origine del vostro gruppo
e del vostro nome.
“Il nostro gruppo nasce un
anno fa circa. In quel periodo,
assieme alla mia classe, ero
impegnato nella preparazione
del concerto in onore di Teresa e avevamo deciso di far
partecipare alcuni complessi
musicali fra cui la “Jazz Orchestra” de “La Sorgente” di
cui faccio parte. La cosa si rivelò difficile da organizzare e
così, sotto consiglio del nostro
maestro, costituimmo un
quartetto, che tra l’altro rappresenta un po’ il nucleo fisso
del gruppo della scuola: il sottoscritto, Giorgio Giacobbi, al
saxofono, mio fratello Marco
alla batteria, Adriano De
Meio alla chitarra e Alex Cargnel al basso. Per quanto riguarda il nostro nome, possiamo dire che questo è il risultato della nostra scarsa fantasia:
bisogna però precisare che esiste una consuetudine nel jazz,
ovvero quella di chiamare il
gruppo con il nome del “leader”, anche se non mi piace
molto definirmi così, seguito
dal numero dei partecipanti.”
Descrivici la musica
che suonate.
“Per ora, nei concerti, non
abbiamo eseguito brani nostri, eccezione fatta per un
pezzo che ho scritto io e che
per la sua semplicità di esecuzione abbiamo deciso di
proporre in quanto non necessitava di lungo studio. Ne
ho scritti altri due, diciamo
un po’ meno immediati, a
cui, di conseguenza, va dedicato più tempo.
Il nostro repertorio spazia
in tutte le epoche del jazz, ma
si sofferma principalmente
nel periodo tra gli anni sessanta e inizio anni settanta,
che, al momento, rappresenta
quella musica che più mi en-
di Mario Da Rin
che questa volta si sono presentati a Pieve di Cadore insieme a Linda Canciani,
un’attrice di Asolo, per lo
spettacolo rievocativo del
“Giorno della Memoria”. Oltre 5 minuti ininterrotti di applausi hanno salutato la conclusione dello spettacolo che
il gruppo ha messo in scena il
27 gennaio nella sala dell’Auditorium del Cos-Mo a Pieve.
L’esibizione era stata organizzata dall’assessorato comunale alla cultura. Allo spettacolo,
aperto da un intervento di
Maria Giovanna Coletti,
che ha illustrato il significato
così si chiamava lo spettacolo
messo in scena, che non solo
non ha deluso, ma ha progressivamente catturato l’interesse della sala, che ha seguito con un coinvolgimento
sempre maggiore l’evoluzione della narrazione di una
Linda Canciani in ottima serata, sostenuta molto bene dalla musica, con degli attacchi
puntuali che hanno reso parole e note un tutt’uno.
“L’idea di questo spettacolo,
spiega Francesco Bernardi
che nel complesso dà voce ed
il suono del violino, è nata nell’ambito del ”Giorno della Me-
Giorgio
Marco
Matteo Festini
pubblico ma anche da noi
musicisti che, in questo modo,
impieghiamo un minor tempo a preparane l’esecuzione.
Il tutto si basa infine sull’improvvisazione, ovvero sulla libera interpretazione, da parte del singolo musicista, sul tema pezzo, ovvero la melodia
della canzone, che comunque
è scritto, prestabilito.”
Parlaci delle esibizioni
e dei progetti futuri.
“Dopo il concerto per Teresa del marzo scorso, ci siamo
esibiti quest’estate, precisamente il 27 luglio, nella manifestazione organizzata a
Santo Stefano “Vita nelle
vie”. Nello stesso periodo avevamo in programma altri
due concerti, ma, purtroppo,
ci siamo dovuti arrendere, in
entrambi i casi, a tutta una
serie di difficoltà. Per quanto
riguarda il futuro, non sappiamo nulla di certo, in
quanto, con gli impegni universitari dei singoli elementi,
organizzarsi non è semplice.
In ogni caso, continuiamo a
suonare anche senza la formazione al completo. Io e mio
fratello, infatti, ci esibiremo
in compagnia di due maestri
de La Sorgente sia all’autogestione del liceo Fermi di Pieve, sia in alcuni concerti sui
vari periodi del jazz al bar Serenissima di Domegge.”
spettatore si accorge, invece,
quanto sia profondo il sentimento della memoria evocamoria” voluto dalla comunità to da Linda Canciani. Particointernazionale per ricordare il larmente affascinante la sceldramma dei campi di concentramento e dello sterminio degli ebrei. Per ricordare questa
immane tragedia, abbiamo voluto prendere in considerazione anche altri elementi vicini e
lontani da noi, entrando nella
mente degli spettatori in punta
di piedi e con tanto rispetto dei
sentimenti.”
Ed è proprio così che lo
spettacolo inizia, con l’arrivo
della <ragazza con le valige
dei ricordi> che espone i suoi
gioielli come su un banchetto
del mercato. All’inizio sembra una schiocchezza, quasi
una recita da bambini. Con il
progredire delle storie, lo
ta delle musiche della tradizione veneta, ebraiche e zingare, che hanno seguito l’evoluzione del racconto.
Un modo inusuale ma mol-
to efficace, per imprimere
nella memoria delle nuove
generazioni il lungo percorso
della storia, pieno di tragedie e di dolori.
V. Doro
FATTI PER IL JAZZ
Il gruppo formato da Giorgio, Marco, Adriano, Alex
sʼimpegna nel promuovere la musica jazz in Cadore
tusiasma. Il musicista, al
quale facciamo riferimento, è
Whyne Shorter, artista che
tutt’oggi è in attività, anche se
preferiamo rifarci a quello
che possiamo definire il suo
periodo d’oro. Suoniamo poi
anche quei brani, composti
fra gli anni quaranta e cinquanta che, tendenzialmente,
sono i più conosciuti sia dal
I BARBAPEDANA IN CADORE
uovo, significativo suc- della giornata, in una sala
N
cesso per il gruppo quasi al completo. “Suoni e
musicale dei Barbapedana, voci... per non dimenticare”,
Adriano
Alex
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LE COSE BELLE DI CASA NOSTRA
D
a una recente inchiesta fatta in una scuola del Bellunese è emerso
che la quasi totalità dei ragazzi ha idee vaghe, quasi
sempre sbagliate, sul significato del nome del proprio
paese e non sa nulla della
propria chiesa né di altri
edifici artistici che spesso
lo identificano. Meraviglia?
Assolutamente no, visto
che a livello nazionale le lacune conoscitive dei giovani d’oggi sono di ben altro e
maggiore spicco, dalla storia della repubblica, alla
geografia e, via di seguito,
fino all’uso corretto della
lingua italiana.
Non vogliamo sostituirci
a chi, per professione, è dedito alla loro educazione
ma qualcosa vorremmo dire sugli argomenti locali.
Perciò abbandoniamo per il
momento l’indagine dei
personaggi che hanno fatto
grande il Cadore per dedi-
carci a segnalare le <cose>
che ci hanno tramandato
gli antenati e che lo rendono così bello. Non dunque
le montagne né il paesaggio, che sono merito della
natura, ma i “monumenti”.
Ovvero, come dice il dizionario Devoto Oli, le opere
d’arte che hanno un particolare valore culturale o morale esistenti nei nostri paesi e che i nostri antenati
hanno realizzato con le loro
mani. Per ragioni di maggior conoscenza cominceremo da San Vito. Proseguiremo nei vari comuni e
paesi seguendo anche le
eventuali indicazione dei
nostri lettori, in base a nuove scoperte o ricerche perché questa è la sola maniera per migliorare la conoscenza togliendo le incrostazioni del sentito dire o
dei veri e propri errori dovuti alla mancanza di raffronti e di ricerca filologica.
UNA CHIESA CON
TANTI MISTERI
D
i certo si sa (seguendo gli scritti più noti) che la chiesa dedicata ai
santi Vito, Modesto e Crescenzia, martirizzati in epoca diocleziana, è stata costruita fra il 1753 e il 1758
dopo aver demolito un precedente tempio. Nulla o
quasi di quello, salvo supposizioni e ipotesi giacché
una ricerca archeologica
non è mai stata fatta. Ma
questo motivo, dovuto abitualmente a ragioni economiche, non escludono altre
forme di investigazione, come è appunto il nostro caso.
Durante la scorsa estate
2009, nei corso di lavori per
un nuovo condominio in località Pobiàs, ovvero fra Resinego di Sopra e la zona
IL SEGRETO DELLA PARROCCHIALE
DI S.VITO DI CADORE
di Mario Ferruccio Belli
Lʼaffresco di San Cristoforo,
dipinto verso il 1350 sulla parete
esterna dellʼantica chiesa, proviene dal distrutto
villaggio di Resenigo che
ebbe la prima chiesa del paese
dell’albergo San Marco, sono emerse a non molta profondità (due-tre metri) abbondanti prove di frequentazione umana: resti di muri a
secco e a calce, carbonizzazioni, ceramiche, ecc. I lavori sono stati momentaneamente sospesi e sono iniziate ricerche da parti degli
studiosi di archeologia i cui
esiti sapremo a suo tempo.
Un dato però sarebbe emer-
“Tanti Arcidiaconi quante
sono le giunte comunali”
entodieci anni fa,
C
esattamente il 7 gennaio 1900, nella sede della
Magnifica si riuniscono le
giunte comunali del Cadore per eleggere il nuovo arcidiacono, dopo la scomparsa di mons. Gaetano
Monti avvenuta qualche
mese prima. Sono tre rappresentanti per ogni Comune, sindaco in testa, per
un adempimento di antico
diritto. In totale 55 elettori.
La seduta è presieduta
dal sindaco di Pieve che riassume i motivi dell’incontro. Gli fa eco il sindaco di
Santo Stefano che raccomanda ai colleghi di far ca-
dere la scelta su persona
meritevole, sia come cittadino italiano che come prete. Allora, che non sia il caso di fare una sospensione
per concordare il candidato? La proposta del presidente è bocciata dal sindaco di Domegge perchè “le
votazioni devono essere
una diretta emanazione
dell’animo e non frutto di
accordi personali”. Così si
passa velocemente ai voti,
con scheda segreta; lo
scrutinio attribuisce a don
Luigi Bernardi 31 preferenze, a don GioBatta De
Mar tin 15, a don Antonio
Da Rin Pagnetto 8 e a don
2
so, ed è la conferma che, fino al tardo medioevo, là dove si pensava esserci soltanto un immenso conoide di
ghiaia calata dall’Antelao
esisteva un villaggio. L’informazione era già nota agli
studiosi di storia, che l’avevano trovata nei documenti
scritti. Precisamente nella
famosa pergamena del
1208, attorno alla quale, nella ricorrenza dell’ottavo cen-
tenario, è stato fatto molto rumore in otto comunità
del Cadore e di Ampezzo. Il
dato che ci interessa parlava
di un prete con una chiesa a
Resinego. Mettendo assieme
altre informazioni, pure note ma non collegate, è emerso che quella era quasi certamente la prima chiesa di
San Vito. Successivamente,
assieme al villaggio dove si
trovava, era stata travolta
dal terremoto, documentato
nel 1348 per le scosse ripetutesi per ben quaranta giorni, che colpì l’Italia settentrionale. La conclusione?
Mettendo assieme anche altri dati religiosi del patriarcato di Aquileia si può affermare che la comunità ricostruì la sua chiesa, non più a
Resinego, bensì nei pressi
della strada Regia e del guado sul torrente Rusèco, a ridosso di una torre già esistente, che si ritiene di epoca caminese, che divenne il
campanile.
Ecco dunque gli antenati
dell’odierna chiesa di San
Vito e della sua torre campanaria. Di quell’edificio remoto all’esterno della muraglia settentrionale ci rimane
l’affresco di San Cristoforo,
protettore dei viandanti, più
spesso vicino ai corsi d’acqua, e alcuni lacerti di pittura non identificabile, all’interno del pilastro corrispondente. Non più un mistero,
ma piuttosto un buon motivo per visitare la chiesa di
San Vito, partendo appunto
da quel lato. I lettori che già
la conoscono avranno letto
sui libri che l’affresco viene
attribuito come data al XIV
secolo; appunto agli anni
che abbiamo detto. E’ altrettanto certo che quando negli anni attorno al 1753 l’arc.
Domenico Schiavi ha demolito la vecchia costruzione
salvando la grande pittura
inserita nella sua nuova
chiesa, qualcuno ci ha mandato un messaggio di amore
per chi ci ha preceduto e di
continuità storica.
Così il Ronzon sulla seduta in Magnifica
Comunità che nominò arcidiacono don Luigi
Bernardi - “Altro che unità del Cadore”
Gio Batta Topranin 1. Arcidiacono del Cadore è quindi nominato don Luigi Bernardi.
Antonio Ronzon, nel suo
meticoloso archivio storico, riporta compiutamente
il verbale ma non si lascia
sfuggire l’occasione di annotare come la dispersione
dei voti abbia mostrato, poco lodevolmente, come le
giunte non si siano trovate
prima dell’incontro ufficiale per decidere su quale
nominativo far convergere
le preferenze. “Non si venga più a dire “unità del Cadore”, che è ormai frase
grandemente arcaica, e
non ci si compiaccia di una
forte maggioranza... La votazione poteva concludersi
con la scelta di “tanti arcidiaconi quanti sono le
giunte comunali”. Ser viva
quindi un incontro, prima.
Per cui ora bisognerebbe
cambiare il regolamento e
fissare le caratteristiche e
le qualità dell’arcidiacono
ideale, considerando anzianità, cultura, benemerenze
passate, doti fisiche (“sissignori, anche fisiche”), intellettuali e morali; il nome
dell’arcidiacono dovrebbe
uscire da una rosa di parroci cadorini già esaminati
e il voto segreto sarebbe
solo il tocco giuridico finale di un accordo sostanzialmente già siglato”.
Ma il Ronzon, che dice di
conoscere bene i cadorini,
non crede che si arrivi a
stilare, presto e bene, un
regolamento accettato da
tutte le giunte. “Tra i popoli che conosco, non ne conosco alcuno più procrastinatore del popolo in mezzo
al quale sono nato”, sentenzia. E non si ferma lì.
“L’assemblea delle giunte
è stata solenne e commovente. Ma solo per consegnare ad un parroco un
timbro, quattro carte e “un
nome vano senza sogget-
di Bortolo De Vido
to”. Sì, perchè all’arcidiacono cadorino non vengono pagate nemmeno le spese postali per le comunicazioni col clero. L’unica risorsa di cui dispone sono i
75 centesimi percepiti da
ogni fidanzato che presta
in mano a lui il giuramento
suppletorio”. Ser virebbero
almeno 100 lire annue per
le spese ordinarie d’ufficio.
Quindi, per il fustigatore
Ronzon non c’è proprio da
gloriarsi tanto: perchè,
conclude, “anche qui la
mia fiducia è scarsa”.
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In un libro della famiglia De Filippo
personaggi ed eventi dello storico albergo
i intitola “I miei primi
S
140 anni” e dichiara fin
dalla copertina di voler essere una “breve ma lunga storia
di un hotel di montagna”. Si
tratta dell’accattivante pubblicazione, uscita dalla Tip.
Tiziano di Pieve di Cadore,
che la famiglia Lorenzo e Tiziana De Filippo Roja ha dedicato al più famoso albergo
d’Auronzo, nei cui saloni è
passata davvero la grande
storia, con tutte le sue spesso tremende folate: dagli albori turistici sulle Dolomiti ai
fasti della Belle Epoque, dagli stati maggiori italiani della Grande Guerra agli ufficiali tedeschi invasori, dai cerimoniali di casa Savoia al
boom economico del secondo dopoguerra. E con tutti
gli annessi e connessi della
cronaca e della cultura naturalmente, con tanti vip, durevoli o magari solo effimeri,
pronti a scandire le mode, i
gusti, le tendenze di più di
un secolo di vita nazionale. Sì
perché in queste aristocratiche stanze sono stati ospiti
personaggi come Carducci e
Cerletti, Quasimodo e Jula
de Palma, il Cardinale Tonini
e Liliana Cosi, Cossiga e Mita
Medici, nonché infiniti altri
che con la loro ricca varietà ci
regalano una visione esaustiva del divenire nostro nazionale e dello stesso turismo alpino, da quello d’élite fino
agli anni ’50 del secolo scorso, a quello di massa poi seguito a partire dagli anni ’60.
HOTEL AURONZO
I PRIMI 140 ANNI
Correva l’anno 1868 quando Anselmo Cella decise di
costruire un moderno albergo chiamandolo “Alle Grazie” in onore della storica
chiesetta che ancor oggi si
trova di fronte all’Hotel. La
struttura era per quei tempi
all’avanguardia: corrente
elettrica a profusione, stanze
da bagno private e tutti gli
ambienti affrescati. Le tariffe
per l’anno 1877 andavano da
4 a 6 lire, peraltro senza vino.
Vino che comunque il poeta
vate Carducci non amava
molto, preferendo il “lambrusco non troppo spumante” che
l’editore Zanichelli gli faceva
con tempismo pervenire fin
quassù. A dimostrazione di
come l’albergo costituisse
un po’ il fiore all’occhiello di
Auronzo resta il fatto che
proprio qui tennero le loro riunioni dal 1869 il Gabinetto
di Lettura e Musica e dal
1873 il neonato Club Alpino
Rubelio Calligaro
l giorno 20 ottobre 2008 moriI
va in India fratel Rubelio Calligaro, entrato nell’ordine dei Gesuiti nel 1935 e dal 1948 missionario in
India. Fino al 1951 era stato stretto
collaboratore del Vescovo a Calicut
e trascorse i 16 anni seguenti nel
Noviziato dei Gesuiti, prima a Calicut e poi a Bangalore, come responsabile dei fratelli, adoperandosi però anche come sarto, infermiere e direttore del dispensario
per i poveri. Dal 1967 fino alla morte operava nella scuola e nel convitto “San Giuseppe”, curando soprattutto l’assistenza alle famiglie povere. Venne sepolto a Bangalore (India) ed in suffragio della sua anima
si tengono ancor oggi alcune Messe nella chiesa del paese natale,
mai da lui dimenticato.
Era nato a Lozzo il 15 ottobre
1914, come riporta il vecchio registro dei battesimi, dove peraltro il
suo nome compare con due elle, e
nella chiesa di S. Lorenzo fu battezzato il 20 ottobre da don Apollonio
Piazza, con licenza del Parroco Prè
Vincenzo Da Rin. Partecipava con
brio alle feste paesane e si faceva
notare, in particolare durante il
carnevale. Vestito con costumi che
egli stesso si confezionava, girava
per le case, come era l’usanza di allora, comunicando agli altri la sua
allegria. Chi lo avvicinava si trovava a suo agio per quel modo di fare
che ispirava immediata simpatia.
A 20 anni all’improvviso sentì la
chiamata del Signore, una forte vocazione che gli diede la forza di superare i primi duri ostacoli e di allontanarsi dalla sua famiglia e dal
suo paese. Così ricordava il momento di quella scelta decisiva in
una sua lettera: “Ricordo bene la
mia vocazione, quand’ero ancora
un ragazzo. Benché venissi da una
famiglia di commercianti (mio padre era macellaio), manifestai presto l’inclinazione per il lavoro di sartoria. Ragazzino, tornando da scuo-
Nelle aristocratiche
stanze sono stati
ospiti personaggi
come Carducci,
Quasimodo,
Cerletti, Jula de
Palma, il cardinale
Tonini, Liliana
Cosi, Cossiga,
e Mita Medici
Oggi, i prestigiosi
ritiri della Lazio
Italiano, Sezione di Auronzo.
Tra gli ospiti di quel periodo,
oltre al Vate della III Italia, il
pittore Francesco Vitalini, il
Presidente dell’alta Corte
Tancredi Canonico, nonché,
seppur per un fugace passaggio, la più amata dagli italiani, la Regina Margherita.
Nel 1913 l’Hotel venne acquistato dalla famiglia Monti
e, dopo un radicale restauro,
perse l’antico nome per acquistare quello di Auronzo.
Esso veniva segnalato su tutte le guide francesi, tedesche
ed inglesi per il suo caffè, il
bar americano, le sale di lettura e da ballo, il servizio vetture e il garage, oltre che per la
cucina e cantina “sceltissime”.
Durante la Grande Guerra
qui si installarono molti ufficiali del Genio e della 10° Divisione del I Corpo d’Armata, qui passò più volte Cadorna, qui il generale Mario Moris incoraggiò il giovane tenente medico Ugo Cerletti,
futuro padre dell’elettroshock, a fare i primi esperimenti sulla spoletta a scop-
pio differito…
E in queste stanze, finita la
guerra, vennero poi tante famiglie di caduti e reduci a visitare i luoghi del martirio, a
M. Piana, alle Tre Cime, sul
Paterno. Nel secondo dopoguerra, grazie ad un importante premio di pittura istituito dal Comune, arrivarono
artisti ed intellettuali del calibro di Diego Valeri, Arturo
Tofanelli, Alberto Savinio,
Carlo Carrà, Salvatore Quasimodo, Fiorenzo Tomea.
Negli anni ’50, allorché Prin-
di Walter Musizza Giovanni De Donà
cipi e Baroni lasciavano il posto a Commendatori ed ingegneri, un garzone doveva
consegnare ogni mattina alle
11 in punto un mazzo di rose
bianche alla moglie del direttore di un importante quotidiano nazionale, appena uscita di camera dopo l’intera
notte trascorsa a lume di
candela a giocarsi forti somme di denaro a carte.
L’Hotel però non seppe investire adeguatamente in
quegli anni di boom economico, anche perché si susseguirono diverse gestioni che
non seppero far fronte al lento declino. Quando esso venne acquistato dalla famiglia
De Filippo, nel 1989, era
chiuso da circa un decennio
e non fu facile rimetterlo in
funzione. Grazie soprattutto
all’abilità degli chef Giampaolo Zambelli e Daniele Ciliberti l’Hotel è ritornato però a nuova vita ed ha ospitato
personaggi di spicco, da Spadolini a Cossiga, da De Rosa
a De Crescenzo, da Quilici
ad Olmi, da Spinosa a Navarro Valls, fino ai prestigiosi
due ritiri della Lazio nel mese di luglio del 2008 e del
2009.
Oggi l’albergo è in fase di
completa ristrutturazione e
promette di continuare ancora a lungo la sua già lunga
storia. Ma di come e con chi
parleremo prossimamente.
DALLA NATIA LOZZO AL GANGE
AL SERVIZIO DEL PROSSIMO
Gesuita nel 1935, operò come missionario dal 1948 a Calicut e a
Bangalore - Sempre affettuoso il legame con la gente del suo paese
da tutti. Il suo primo rientro in Cadore fu solo dopo diciotto anni di
missione, ma intensa rimase sempre la corrispondenza col paese natio, dal quale giungevano offerte e
al quale egli mandava, con i ringraziamenti, le notizie della calamità
che puntualmente colpivano l’India, con stagioni secche che bruciavano il seminato e stagioni piovose che provocavano alluvioni,
con gli scontri fra indù e musulma-
ni, con le divisioni tra le caste più
che mai vive, con le epidemie di peste che si presentavano periodicamente. L’11 febbraio 1995 festeggiò il 60° di vita religiosa e questa
importante tappa lo trovava ancora
attivo e pieno di entusiasmo, al lavoro tra i poveri che lui diceva “essere i suoi”. Nel ringraziare degli
auguri giuntigli da Lozzo così si descriveva. “Io, con i miei 81 anni,
continuo sereno a disimpegnare i
miei compiti senza problemi, qualche piccola crocetta non manca, ma
questa è parte della vita presente”.
Nel 1997 subì però un grave incidente automobilistico, che gli ruppe entrambe le ginocchia e gli fratturò un braccio, obbligandolo a letto per tre mesi, tanto che a fatica ritornò a camminare.
la, raccoglievo pezzetti di stoffa e li
(segue a pag. 15)
tagliavo per farne degli “abiti”. Così
Walter Musizza
incominciai il mio lavoro di sarto.
Giovanni De Donà
Ero sì un cristiano, Messa e Comunione, ma di cose di religione
non mi preoccupavo più di tanto. Il giorno della Madonna del
Rosario, era l’anno 1933, partecipai alla processione in onore della Madonna, e lì avvenne
qualcosa. Al termine, non rimasi con i miei amici a fare
baldoria, ma mi appartai sulla
sponda di un torrente a rifletteAmbientazioni personalizzate anche su misura
re. Era nato in me il desiderio
di cambiare vita, ma non avevo
il coraggio di farne parola con
nessuno. Alla fine, mi confidai
con una mia zia, molto pia, che
ne parlò con il parroco. Questi
m’invitò ad un colloquio in canonica...”. Da lì iniziò un lungo
cammino di fede e di speranza,
costellato da tante opere buone in un mondo solo apparentemente troppo lontano da noi.
In India incominciò la sua nuova vita di sacrifici e privazioni,
abituandosi piano piano al cibo
piccante, al caldo insopportabile, al riposo mai tranquillo…
Raccontava con gustose risate
di quando la mattina trovava le
scimmie che riposavano sul
suo letto o di quando si ritrovò
a percorrere chilometri e chilometri per portare il suo aiuto
Via Medola, 21 - Tel. 0435.62377 Fax 0435.62985 - Cell. 338.9418974 e-mail: [email protected]
a malati lontani e dimenticati
Fontana
Arreda
Santo Stefano di Cadore
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criveva un giornalista
S
nel periodico ‘La voce
del Cadore’ del 1878: “Il signor Angelo Frescura di Rizzios di Calalzo attuò nella
valle di Calalzo, usando l’acqua del Molinà, un laboratorio di occhiali che dà già lavoro a otto operai. Il signor
Angelo Frescura da semplice
venditore girovago di occhiali divenne il primo negoziante di oggetti d’ottica di Padova, ed ora, mediante il laboratorio qui attivato, fornisce
i propri negozi senza ricorrere all’estero. Trovasse egli fra
noi degli imitatori!”
Nel 1891, a Calalzo di Cadore gli impiegati nella fabbricazione degli occhiali erano saliti a 17, mentre 4 erano
gli operai impiegati nei due
caseifici, altri quattro lavoravano nelle due segherie da
legnami e ben 45 nelle due
industrie del legno.
Nell’articolo ‘Sulle industrie sorte e nascenti nel Cadore’ (1891) un altro articolista propone le sue osservazioni: “Non v’ha dubbio che
meritano tutta la riconoscenza del Cadore quei benemeriti
cittadini che, iniziando in
questa regione nuove industrie, aumentano la pubblica
ricchezza, accrescendo il benessere delle classi lavoratrici, dando occupazione a tanti
operai e mitigando così in
gran parte la piaga dolorosa
dell’emigrazione.
Ma il sorgere di numerosi
stabilimenti, in cui si producono i medesimi articoli, ci fa
pensare come nell’economia e
nella vita industriale italiana
v’abbia purtroppo un enorme
Lusinghieri i commenti sulla stampa dellʼepoca per le prime fabbriche
nate a Calalzo e che dettero impulso allʼeconomia di tutto il Cadore
di Marcello Rosina
FURONO GLI ARTEFICI DI UN
LUNGO PERIODO DI PROSPERITAʼ
A lato, operai nel 1879
davanti alla prima fabbrica
sita alle Piazze - sopra,
l’imprenditore Vincenzo
Toffoli
Con la prima Fabbrica dʼocchiali di Angelo Frescura
(1878) e lʼIndustria per materiale didattico di Vincenzo
Toffoli (1898) si avviò un crescente moltiplicarsi dʼattività
squilibrio tra la produzione
ed il consumo... Il fatto, ad
esempio, che per molti anni
nessuno pensa a produrre un
dato articolo, e bisogna quindi trarlo o da altre regioni o
dall’estero; ma appena a
qualcuno capita l’idea di fabbricarlo nel suo paese e comincia a vivacchiare, quasi
per malsano spirito d’invidia
e di concorrenza, gli saltano
addosso due, tre, dieci concorrenti, e così finiscono coll’andare tutti in malora, sia pel
naturale progressivo rincaro
della materia prima, sia perché la produzione dell’articolo finisce coll’essere maggiore
del consumo.”
Questo è l’argomentare
dei due giornalisti ma se si
restringe il campo di osservazione al solo paese di Calalzo di Cadore bisogna rilevare che, nonostante tutto
quello che è stato scritto a
proposito delle industrie,
quelle sorte in località alle
Piazze, (ad opera del primo
industriale Osvaldo Toffoli
che ebbe come suo ispiratore ed incoraggiatore il fratel-
IL CIMA BELPRAʼ NELLA STORIA DI SAN VITO
a famiglia Boscarato:
L
quasi ottant’anni a gestire lo stesso albergo di
2
territorio come importante
punto di riferimento per il
soggiorno e la ristorazioSan Vito, il ‘Cima Belprà’ ne. Posto nella frazione di
che tutti conoscono, pas- Chiapuzza e sulla strada
sandosi il testimone da pa- d’Alemagna, è sempre stadre in figlio. Con l’occasione i Boscarato hanno stampato anche un opuscolo
che ripercorre le tappe di
una storia densa di ricordi
ma anche di impegni per il
futuro.
Accanto a Toni e a Franca, dal dopoguerra saldamente in sella nella conduzione della struttura ricettiva, ora c’è il figlio Bruno e
il nipotino Antonio quasi a
suggellare la continuità di
una tradizione: quella dell’ospitalità e dell’accoglienza; nel tempo l’albergo ha
subìto vari cambiamenti, si
è adeguato nei ser vizi e
nelle prestazioni ma si è
radicato stabilmente sul
to una consolidata realtà
turistica, illuminata dalla
professionalità dei gestori.
Nel rispetto di quel filo di
continuità che, nell’arco di
ottant’anni, non si è mai re-
Nelle foto: l’Albergo‘Cima
Bel Prà’ a Chiapuzza Il pugile Primo Carnera
con il
titolare Toni
(1961)
lo, l’abate Bartolomeo) occorre tener presente che degli edifici, costruiti in muratura e che erano serviti alle
varie industrie: manganatura, tintoria, conceria, oleificio, officina meccanica e, da
ultimo, come sede del primo
laboratorio che produceva
mercanzia per negozi di ottica, restarono in piedi solamente dei mozziconi di muro che il tempo ha poi completamente raso al suolo.
Se di queste fabbriche non
se ne ha più memoria, a parte le notizie sulla S.A.F.I.L.O.
la quale, nel frattempo, si era
spostata vicino alla chiesetta
del Molinà, merita un ricordo la produzione ‘inventata’
nel 1898 da Vincenzo Toffoli.
Il prof. Giovanni Bordiga
del ‘Regio Istituto Veneto di
Scienze, Lettere ed Arti’ così
relazionò nel 1925 quando
vennero concessi dei premi
agli industriali: “Toffoli Vincenzo di Calalzo. Industria
per il materiale didattico.Notevole e ammirevole famiglia di piccoli industriali,
tenaci, modesti, affezionati
lavoratori, raro esempio di
vita. Qui è un umile operaio,
che visitando una esposizione
industriale, si duole in cuor
suo che manchi o sia scarsa
in Italia la produzione del
materiale didattico.Tornato
al paesello, con sacrifici e costanza, traduce in atto il pensiero di supplire a quello che
gli pare lacuna nel suo paese
e forma il primo nucleo e via
via lo migliora.
Poi venne la guerra e lo
schiaccia, ed egli si rivela più
sicuro e riprende e rifà il
cammino e lo raggiunge al
punto in cui l’aveva lasciato
con tanta amarezza e ai figli
tornati dalle fatiche della
guerra commette, coll’accresciuto lavoro, la vigilanza sui
vari reparti onde la famiglia
prima ristretta e sovvenuta
dal padre laborioso e giovane,
fatta ora maggiore ed esperta, diventa l’organo intelligente e attivo che coadiuva
nella rinnovata impresa il laborioso e rispettato capo comune. Merita questa industria di essere citata ad esempio morale e civile.”
Un opuscolo ripercorre la storia
dellʼalbergo gestito dalla famiglia
Boscarato - Molti gli ospiti illustri
ciso ma anzi si è via via irrobustito, anche attraverso
persone come Dino, fratello di Toni, che dopo i successi dello chalet al lago
sanvitese degli anni Sessanta aveva messo radici
profonde a Mestre.
L’opuscolo racconta con
efficacia le vicende di una
famiglia impegnata sul
fronte dell’accoglienza e
della promozione turistica
facendo vedere anche un
rinnovato impegno per il
futuro. Secondo gli auspici
che sono stati espressi anche dalle numerosissime
persone, molte delle quali
di Cortina e della valle, che
non mancano di rinnovare
amicizia e fiducia ai Boscarato.
Bortolo De Vido
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Fabia Antoniutti dona importanti L’importanza del Cadore venne sollevata dall’avv. Palatini nel 1889
cimeli dei Monti alla Comunità
UN PROTAGONISTA
PER OGNI GUERRA
ell’animo di molti CaN
dorini, la Magnifica Comunità di Cadore rappresenta
l’opportunità di perpetrare nel
tempo le memorie e dunque i
valori che hanno ispirato la vita e le scelte dei propri avi, attraverso la custodia e valorizzazione dei loro effetti.
Così è stato per la Prof. Fabia Antoniutti figlia di Ada
Monti di Auronzo, che da
tempo vive a Belluno dove ha
insegnato per più di 30 anni al
Liceo Fermi. Il 3 ottobre scorso in un incontro ufficiale fra
l’allora Presidente della Comunità Emanuele D’Andrea e
il Segretario, la Prof. Antoniutti ha consegnato alcuni cimeli,
custoditi gelosamente negli
anni (potremmo dire nei secoli) dai propri antenati, decidendo dunque di donare gli
stessi allo Storico Ente che tra
i propri scopi statutari annovera proprio la volontà di valorizzare e custodire tali oggetti.
Dal suo racconto è emersa
una storia appassionante, che
ha dipinto il ruolo e le azioni
di una famiglia che ha dato
molto all’indipendenza e alla
lotta per la libertà, dalle guerre risorgimentali a oggi.
Il capostipite può considerarsi Eugenio, che costruì e
gestì l’Albergo Centrale: i suoi
figli furono Enrico, Alessandro e Rodolfo. Anche i primi
due figli gestiranno successivamente l’Albergo: Enrico in
particolare organizzerà il
pranzo per i X congresso Alpino del 1877 (ma senza ricavarne vantaggi !!!). Nel 1915 i figli
di Alessandro diedero incarico di compilare una “Guida
della vallata di Auronzo da Gogna a Misurina” (anche in tedesco e in inglese).
Di Enrico (1842) il nonno di
Fabia, sono state donate alcune lettere, fotografie e vestiario (comprese due giubbe da
garibaldino) e inoltre il Diario
manoscritto redatto nel 1907 a
Buonos Aires, dove era emigrato e da lui (e dai suoi eredi) conservato gelosamente.
Frammenti del Diario furono
pubblicati (e commentati) per
la prima volta da G. Fabbiani
sul mensile “Il Cadore” (1960)
e recentemente riedito. Enrico partì da Auronzo nel 1859
per arruolarsi: partecipò con
altri cadorini a numerose battaglie del Risorgimento e al
Volturno; del tutto casualmente incontrerà sui campi di battaglia il fratello Alessandro,
che all’età di 16 anni era fuggito dal Collegio per partecipare alle azioni garibaldine e furono anche a Bezzecca nel
1866. A loro appartennero gli
oggetti donati.
Tutti oltre al fratello Pio parteciparono alle Bande armate
del Cadore nei moti del 1866:
Enrico era graduato, sergente
furiere, militi gli altri.
Padrino di Enrico (e da lui
tenuto in grande considerazione) fu Giosafatte Monti tenente nell’insurrezione del
1848 in Cadore, raccolse Bande armate, sofferse persecuzioni dall’Austria, partecipò
sia ai combattimenti di Rindemera del 1848, sia ai Treponti
nel 1866.
Figlio di Alessandro fu Fabio, Eroe del Corpo dei Volontari alpini del Cadore: insignito della medaglia d’argento al
valor militare per l’azione che
nel 1915 portò alla conquista
del Monte Peralba.
Anche il padre di Fabia, il
Maggiore Napoleone Antoniutti (originario del Friuli) ha
combattuto nel corso della
prima guerra mondiale ed è
caduto nella guerra del 1935.
La stessa Fabia ha partecipato
alla guerra partigiana, meritando la Croce di Guerra; i
suoi racconti di quell’epoca
sono stati recentemente oggetto di una tesi di Laurea, fra
le vicende narrate, le azioni intraprese da parte delle truppe
di occupazione tedesche, che
hanno spinto la stessa Antoniutti ad aderire alle forze di liberazione. Figura nell’elenco
“Le donne nella resistenza
bellunese” (1992), Brigata
Calvi.
Questa Famiglia dunque
può annoverare un protagonista per ogni guerra, dal Risorgimento, fino all’eredità che la
Signora Fabia Antoniutti ha
saputo raccogliere durante la
Guerra di resistenza. Questo
lascito, importante soprattutto per l’aspetto morale, è stato
consegnato nelle mani del
Presidente di una della più alte istituzioni che rappresenta
l’unità di un popolo che ha
sempre rivendicato la propria
vocazione alla democrazia e libertà.
Dai Monti, e più precisamente da Ugo, nacque anche
il mitico “Rosso volante”, quell’Eugenio che dunque riprendeva il nome del bisnonno e
che doveva riempire le cronache sportive del Mondo con
le sue imprese.
Della donazione è stata data
notizia alla stampa e i cimeli
sono stati esposti in occasione
del Consiglio della Comunità,
tenutosi nel mese di ottobre,
al quale hanno partecipato
per la prima volta i neo consiglieri eletti dai Comuni; durante la presentazione è stato
DATE LA SOTTOPREFETTURA AL CADORE!
R
icordato per l’impegno profuso a favore
del miglioramento e sviluppo economico del Cadore,
che rappresentò in qualità
di parlamentare, l’avvocato
Michele Palatini (18551914) diede alle stampa nel
lontano 1889 un opuscolo
attraverso il quale sosteneva la necessità di una sottoprefettura del Cadore.
Nella pubblicazione, edita a Treviso per i tipi della
tipografia dell’istituto Turazza, Palatini esordiva rilevando che per effetto delle
modificazioni alla legge comunale e provinciale all’epoca approvate, doveva essere fatta la nuova circoscrizione amministrativa
nelle province venete. Sarebbe dunque stato il caso
di occuparsi anche di quell’
“angolo remoto” che era il
Cadore, finora alquanto dimenticato. “Sì, dimenticato
sempre- precisava -, perché
malgrado le innumerevoli
ed incontestabili prove di
patriottismo, malgrado i sacrifici patiti, malgrado le
belle e confortate speranze,
il nostro paese non ottenne
nulla di ciò di cui aspirava e
che gli era lecito desiderare”. Davvero una bella gratitudine per la “piccola patria”, che tanto si era battuta per entrare in quella
grande! Con ciò non si intendeva sollecitare privilegi
reclamare favori, ma solo
richiamare il Governo sulla
rilevanza del Cadore “acciocché dell’importanza norichiamato, dall’allora Presidente, il significato della donazione alla Comunità ed
esposte le due giacche di
panno rosso e il diario manoscritto, con grande interesse
pubblico.
E. D’A. – M. G.
titi per l’India con una meta
ben precisa: andare da zio Rubelio! L’incontro con lui è stato commovente. Sta bene e
non dimostra i suoi 92 anni!
Ricorda sempre volentieri il
suo paese, le vecchie conoscenze, i parenti, la chiesa
con la Madonna del Rosario...”.
Sì, l’antica e riposta chiesa
del Rosario, che ancor oggi
veglia sui lozzesi e che allora
fu l’incipit del lungo cammino di un piccolo-grande uomo chiamato dal Signore,
cammino che allora nessuno,
e tanto meno fratel Rubelio,
avrebbe davvero immaginato
così lungo, faticoso e gratificante.
di Bruno De Donà
Poi lo spinoso problema
dell’emigrazione.
Ecco dimostrata per Palatini “la necessità che nel Cadore vi sia un
Sotto-prefetto, il quale
nelle veci del
Prefetto lontano vigili,
sor vegli,
provveda; interponga la
sua autorità a
comporre i
piati rovinosi
tra i comuni, ad estinguere le
intestine discordie”.
Un ruolo non da poco, come si può constatare, quello
che l’auspicato viceprefetto
avrebbe dovuto svolgere. E
non si sarebbe dovuto trattare di un funzionario qualsiasi, uno da mettere in
campo su due piedi, bensì
di una persona qualificata e
dotata di competenza. Indispensabile un requisito:
avrebbe dovuto conoscere
le usanze del posto, sapendosi destreggiare con le
grosse questioni aperte, come ad esempio l’emigrazione. Quel fenomeno, tanto
fortemente avvertito in Cadore, necessitava per Palatini di provvedimenti tesi, ora
a frenarlo ora ad allargarlo.
Del resto a voler guardare indietro, lo stesso Napoleone aveva ritenuto necessario creare una Sotto-prefettura in Cadore, quantunque all’epoca gli abitanti fossero solo 23.747 a fronte dei
43.047 rilevati ai tempi di
Palatini.
Se quanto esposto non bastava a persuadere della
bontà della sua proposta,
l’avvocato era pronto ai confronti. Osservava che in altre province italiane, in condizioni migliori sotto il profilo della viabilità, con minori
distanze dal capoluogo e minori bisogni, esistevano circondarii di dimensioni più
ridotte di quanto lo fosse il
Cadore. Si voleva qualche
esempio? Eccolo: Pontremoli (Massa Carrara) 6 Comuni e 33.722 abitanti; Civitavecchia (Roma) 7 Comuni
e 29.667 abitanti; Porto Ferraio (Livorno) 4 Comuni e
23.997 abitanti; Borgotaro
(Parma) 7 Comuni e 32.190
abitanti. Conclusione: “Se
esistono i circondari di Pontremoli e di Borgotaro, vivadio deve esistere anche un
circondario del Cadore altrimenti non vi sarebbe giustizia distributiva”.
Naturalmente non occorreva nemmeno precisare
quale sarebbe dovuto essere il capoluogo del circondario. Lo era di diritto Pieve: quello era il centro non
solo storico, ma anche il
centro topografico pulsante
del territorio, dove avevano
sede il Consorzio Cadorino,
la Banca Popolare Cadorina, l’Ispettorato scolastico,
la stazione dei Regi carabinieri. Insomma una sorta di
piccola “capitale”. Ci meditasse sopra chi di dovere.
1915 fin qua e non oltre”. E
così fu, fino al novembre
1918. Poco distante altra lapide italiana così recita: “Qui
giunse l’8 agosto 1915, audacemente sfidando/per l’Italia/la notte, l’abisso e le armi/Fabio Monti di Auronzo
Volontario Alpino del Cadore./ Qui rimase il corpo/ferito nella fronte/oltre
andando/lo spirito e le sorti!”
(E.D’A.)
Bibliografia: oltre a G. Fabbiani (anche lui volontario
Alpino) che pubblica e commenta il Diario del Comandante dei Volontari Celso Coletti, si veda: G. Tosato: “Volontari alpini di Feltre e Cadore nella grande Guerra”
(2005) e per i luoghi A. Fornari: “Lo spirito del Vento”
(2001) che riproduce una foto della lapide (oramai sbiadita dal tempo).
Naturalmente il
capoluogo del
circondario non
poteva che essere
Pieve di Cadore:
lo era di diritto
Militare così recita: “Spontaneamente offertosi, scavalcava, insieme ad altri animosi, un monte contribuiva
a conquistare le prime trincee e, fra i primi, affrontava
i soverchianti rinforzi nemici, cadendo mortalmente
ferito.”
Gli austriaci collocarono
Fabio Monti (1883-1915) sul luogo una lapide che nelSocio della Sezione cadorina la loro lingua così significava
del CAI di Auronzo, Volonta- “Nella notte sull’8 agosto
rio alpino (erano Volontari alpini giovani e meno giovani
che avrebbero potuto evitare
il servizio militare e tuttavia
a richiesta venivano inquadrati con l’Esercito italiano)
rientrò dall’Inghilterra per
arruolarsi.
Nella notte fra il 7 e l’8
agosto del 1915 una pattuglia
di 22 soldati, tutti offertisi volontari e due guide di Sappada si arrampicano verso la
vetta del Peralba, ma dopo
quattro ore, arrivati quasi alla cima, vengono scoperti e
nella battaglia egli viene colpito a morte.
La motivazione della Medaglia d’Argento al Valor
DALLA NATIA LOZZO da pag. 13 W. Musizza - G. De Donà
In una lettera dall’India scherzava sul suo stato e,
riconoscendo il miglioramento, affermava che a Monte a
piedi ancora non se la sarebbe sentita di andare, ma
…forse per il 2000 ci sarebbe
riuscito!
Nel 2006 l’ultimo commovente incontro coi nipoti che
così scrivevano: “Siamo par-
stra sia tenuto calcolo nella
ripartizione che si farà delle province in circondarii”.
Ed ecco enunciato il problema. Spesso il Prefetto,
vuoi per la
lontananza,
vuoi per l’importanza che
può
avere
una determinata contrada, non può
seguire con
la dovuta attenzione il territorio: “ecco
sorgere la necessità di una
Sottoprefettura che sia sul
luogo, provveda direttamente ai casi più gravi ed urgenti
ed informi il Prefetto degli
altri. Siamo noi in questo caso? Sì, senza dubbio”.
Per capirlo bastava scorrere la carta geografica. Intanto quello era un esteso
territorio montuoso, area di
confine, comprendente ben
ventidue Comuni, molti dei
quali distanti dal capoluogo
di provincia anche oltre cinquanta chilometri. E le comunicazioni erano oltremodo difficili specie d’inverno.
Ma c’era di più. Lassù esistevano moltissimi boschi,
molte proprietà comunali,
un’infinità di diritti promiscui, fonti di liti eterne e rovinose. Per non parlare del
regime delle acque che richiedeva continua sorveglianza e, all’occorrenza,
tempestivi provvedimenti; o
della pastorizia, bisognosa
di non minore attenzione.
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SUL SITO DI ANGELUCCI LʼAGONIA DI UN GHIACCIAIO NEL GRUPPO DELLE MARMAROLE
I MUTAMENTI AMBIENTALI
SUL CIMON DEL FROPPA
avigare sul web riserN
va sempre molte sorprese, su questo non c’è alcun dubbio. Ma scoprire
che lo strumento principe
della comunicazione di massa e della multiculturalità si
occupi pure di ancestrali silenzi e di solitarie ascensioni virtuali entro le più riposte pieghe delle Marmarole
colpisce ancor di più. Ad attirarci irresistibilmente è il
sito creato da Andrea Angelucci e fruibile da tutti:
www.forum.meteonetwork.i
t/glaciologia.
Il nostro si definisce un’anima innamorata della natura e, proprio perché abita in
una grande città e non ha la
fortuna di godere la montagna come vorrebbe, usa tutte le opportunità del web per
avvicinarsi ad essa. Risiede a
Firenze, passa molte ore a
cercare di entrare nei segreti delle Alpi con l’ausilio delle foto dal satellite e si è scelto lo pseudonimo di Indiana
Jonny. Dice di sé: “Adoro il
freddo e quel miracolo chiamato neve tanto da eccitarmi
alla vista del manto bianco
anche se visto a decine di chilometri di distanza dalla città. Le altre mie passioni sono
la fotografia e l’archeologia,
che è diventata anche la mia
strada professionale, essendomi laureato in archeologia.
La storia antica, le architetture del passato, i fasti di un
tempo che fu: tutto questo mi
affascina da morire fin da
quando ero bambino”.
La sua originalità consiste
proprio nell’applicare la logica della fotografia e dell’archeologia al divenire, purtroppo infausto, dei nostri
ghiacciai. E di tale sorte il
simbolo è diventato sul suo
frequentatissimo blog, ricco
di foto e di commenti, nien-
Nel vallone a 2500 - 2700 metri sotto il
Cimon del Froppa fino a pochi decenni
fa esistevano ben 5 ghiacciai ora disciolti
Andrea Angelucci ha applicato la
logica della fotografia e dellʼarcheologia
al divenire dei nostri ghiacciai
temeno che il Cimon del
Froppa, elevato a paradigma
dei cambiamenti climatici in
atto e dei relativi guai per
l’intera umanità.
Sfruttando le immagini satellitari presenti sul web ha
individuato quel che rimane
di uno dei ghiacciai che erano presenti nelle Marmarole
e lo ha messo in rete sul sito
www.forum.meteonetwork.i
t/glaciologia.
Sulle vecchie carte della
zona era indicato, proprio
sotto il Cimon del Froppa
(2932), il ghiacciaio del
Froppa di fuori, che occupava un vallone tra i 2500 e i
2700 metri di quota, in una
zona che nella piccola età
glaciale doveva ospitare vari
apparati. Dal satellite si nota
oggi solo la grande morena
frontale, mentre poi nel vallone, tra la neve residua e altre morene laterali, è ancora
visibile una placca di ghiac-
cio semi sepolta dai detriti,
che sembra quasi il cosiddetto Calderone.
Confrontando la situazione di oggi con le foto scattate nei primissimi anni del
‘900 e pubblicate dal Marinelli nel 1910, risulta evidente, o meglio agghiacciante, il
cambiamento intervenuto.
Fino a pochi decenni fa
esistevano in quella zona
ben cinque ghiacciai, ora disciolti: delle Selle, Froppa de
Fora e de Inte, Meduce de Fora e de Inte.
Il Ghiacciaio di Dentro del
Froppa è dichiarato estinto
da parecchio tempo, a causa
anzitutto della sua esposizione ad ovest e di una modesta
altitudine, compresa tra
2600 e 2800 metri e con quota massima bacino a 2900
metri. Ma tutto il comprensorio è profondamente cambiato. Parecchi anni - ricorda
Andrea Bosco - fa si saliva
Per i tuoi
peccati di gola
PASTICCERIA
CAFFETTERIA
L’AMORE PER
LA PROPRIA TERRA
NEL SEGNO
DELL’ ACCOGLIENZA
Il dolce di produzione propria, la ricerca esclusiva di nuove mète
del gusto. Prodotti che coniugano esperienza e innovazione
confezionati artigianalmente per ritrovare i sapori di una volta
Anche da asporto e su ordinazione
In un ambiente confortevole potrai trascorrere momenti indimenticabili assaporando anche bevande di Tuo maggior gradimento
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anche a tarda estate fino al nevaio e a
Forcella Froppa
per il canale di destra e quando scompariva il
ghiaccio si notava addirittura qualche piccolo crepaccio. Oggi siamo ridotti a
qualche placca di ghiaccio
presente qua e là sotto uno
spesso manto detritico. Il canale è infatti solo detritico,
ripido, franoso e discretamente pericoloso se si é intenti a percorrerlo. Per superarlo hanno coperto di fu-
ni metalliche e ci saranno 56 percorsi alternativi almeno
sullo sperone roccioso tra i
due canali.
Chi la passata estate ha
fatto la traversata dal Chiggiato al Tiziano per forcella
Jau della Tana, a parte le
chiazze presenti grazie all’abbondanza invernale, ha
potuto osservare come i
passaggi nevati, una volta
sempre presenti, ormai non
esistano quasi più. Il ghiacciaio del Froppa sembra vivere dunque una situazione
ben peggiore rispetto a
quello dell’Antelao superiore, le cui condizioni sono
buone nel bacino di alimentazione, dove, grazie alla poca esposizione solare si sono conservati circa 3 e anche 4 metri di neve in alcuni
punti sopra il ghiaccio. La
lingua invece è scoperta
quasi completamente, tanto
che resta solo qualche
chiazza o copertura di qualche cm di neve invernale.
Walter Musizza
Giovanni De Donà
LA MAGNIFICA SI APPRESTA
ALLA RISTAMPA DEL VOLUME
“CADORINI DECORATI AL
VALOR MILITARE”
elle celebrazioni per i 150 anni delN
l’Unità d’Italia credo che ben si
possa inserire la ristampa, con aggiornamenti e correzioni, del volume edito
nel 1963 dalla Magnifica Comunità per i
tipi della Panfilo Castaldi editore, dal titolo “Cadorini decorati al valor militare
caduti e dispersi nelle guerre della patria”. Il libro di 154 pagine ricorda in primis la
Medaglia d’Oro al Cadore per i fatti del 1848
e principia con le Medaglie d’Oro al Valor
militare concesse a tre
cadorini.
L’elenco dei decorati
prosegue ed è suddiviso per Comune; è riportata quasi sempre una
fotografia del personaggio (a volte successiva
all’epoca dei fatti), la
motivazione della decorazione, il tempo e il
luogo del fatto d’armi.
Segue, nelle ultime 24 pagine, l’elenco
(sempre per Comune) dei Caduti e dispersi. Sono ricordati i decorati e i caduti e dispersi di tutti i Comuni nelle
guerre per l’indipendenza; nella prima
e nella seconda guerra mondiale comprese le Guerre Coloniali e la Guerra di
Spagna). Un lavoro immane per allora.
Molti lettori hanno scritto in passato
al mensile “Il Cadore” chiedendone la
ristampa: molte le lettere in questo senso alla Magnifica. La revisione del volume era nei desideri della Magnifica Comunità, sin dalla presidenza di Giuseppe Vecellio. Alla luce di questo intendimento, per parte mia, nel corso degli
anni avevo provveduto a raccogliere il
materiale (notizie e testimonianze) e aggiornare (e correggere) il volume, per
quanto mi è stato possibile. Mi ero accinto
più concretamente all’impresa una decina
di anni fa (nel 1996) e subito avevo ricevuto (attraverso la Comunità) il consenso (e
il materiale) da alcuni Comuni (in particolare San Pietro di Cadore e Valle).
Con la ristampa, ovviamente, si ricordano le
guerre non solo come fatto eroico di tanti uomini,
ma come simbolo di partecipazione attiva, a volte
volontaria a volte necessaria, alla tutela del proprio
territorio e più in generale dell’Italia, vicende comunque intrise di grandi
sofferenze e di morte:
monito affinché questi
eventi non abbiano a ripetersi mai più. Comunque
non si può certo dire che
le persone ricordate nel libro non abbiano partecipato alla realizzazione dello Stato italiano.
Il libro allora era dedicato “Ai Caduti,
Alle Doloranti, Ai Mutilati, Ai Sopravissuti OMAGGIO - Ai Venturi MONITO ED
ESEMPIO”. Oggi quella dedica ha perduto parte del suo significato. L’attività materiale sarà quella di correggere, integrare e aggiungere il maggior numero di
schede possibili, reperire le fotografie
mancanti o desuete dei protagonisti, indicare in calce una breve Bibliografia (oggi
assolutamente mancante). Il lavoro partirà dal recupero del materiale (giacente
presso la Comunità), utilizzato per la stesura del testo del 1966, oltre ad altro
eventualmente pervenuto.
Emanuele D’Andrea
Le guerre non solo
come fatto eroico
di tanti uomini,
ma come simbolo
di partecipazione,
a volte volontaria
a volte necessaria,
per la tutela del
proprio territorio
e più in generale
dell’Italia
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Sappada si presenta a Cortina con una mostra al Miramonti Majestic
U
na gradita proposta,
quella di “Sappada
giardino di campioni”. L’esposizione di quadri e foto
che illustra attraverso l’arte
personaggi e valori dello
sport ha fatto tappa a Cortina, trovando collocazione
ideale nelle prestigiose sale
del Grand Hotel Miramonti
Majestic dove ha affascinato
il grande pubblico accorso alla vernice del 20 gennaio.
L’iniziativa di una mostra
itinerante che fosse anche
un veicolo promozionale del
piccolo splendido paese, invero è stata avviata a Sappada a fine dicembre, con un
omaggio agli atleti degli
sport invernali che tutti conosciamo e che hanno dato
lustro alla località, a partire
dal fondista Silvio Fauner
che ha agguantato ben 5
medaglie olimpiche, a continuare con l’altro fondista
forte campione tuttora in attività Pietro Piller Cottrer (3
allori) e non dimenticando il
grande Maurilio De Zolt (3
allori) che qui si allenava,
come pure i campioni sappadini di snowboarder Giacomo Kratter e Filippo Kratter.
Alla vernice di Cortina loro non hanno potuto essere
presenti poiché impegnati
negli allenamenti per “Vancouver 2010”, erano però riconoscibili sulle tele e sulle
foto esposte, e citati spesso
nei numerosi ed apprezzati
interventi succedutisi: quello
del coordinatore della serata
Max Pachner che dopo i saluti ed una messa a fuoco
dell’evento ha posto in risalto come questo si stia dimostrando un’opportunità di
promozione di Sappada al di
là dei propri confini, un giardino dove si è saputo allevare
atleti olimpionici e pure gli
altri che hanno ottenuto risultati apprezzabili; quello del
sindaco di Sappada Alberto
Graz che ha trovato indovinatissimo mettere lo sport assieme all’arte, e, tirando una
linea ideale tra Sappada e
Cortina ha ricordato che ambedue le cittadine puntano al
turismo, “a livello diverso
chiaramente - ha scherzato -,
facciamo più fatica noi, abbiamo più fondisti che discesisti”;
quello dell’assessore Marco
Rossa che ha ricordato come
con questa iniziativa il Comune voglia omaggiare non solo i
campioni che hanno dato lustro ma anche i protagonisti
meno noti di un mondo, quello dello sci, che travalica le dimensioni sportive; in questo
paesino di circa 1300 abitanti
- ha sottolineato - ci sono parecchi ragazzi che fanno sport
e saranno le nuove leve”. Riconoscimenti sono venuti dall’assessore di Cortina e presidente del consiglio provinciale Paolo Ghezze, dall’assessore provinciale Silver De
Zolt e dall’assessore di Belluno Maria Grazia Passuello.
Non da ultimo, l’intervento
del presidente del Rotary
Club Cadore-Cortina Fabrizio Toscani che aveva caldeggiato la tappa dell’evento proprio al Miramonti Majestic
che è la sede ufficiale del
Club: “Voglio complimentarmi per questa iniziativa e congratularmi con gli artisti che
vi hanno partecipato - ha detto fra l’altro - , ho visto delle cose importanti per la qualità
delle opere e per l’aver inter-
SAPPADA GIARDINO
DI CAMPIONI
IL FASCINO
DEL MIRAMONTI
Nellʼalbo dʼoro del prestigioso
Grand Hotel di Cortina molti i
nomi celebri dal primo Novecento
o chiameremo Miramonti”. Così esclamarono
“
L
agli albori del ‘900 due giovani sposi, Romeo
Manaigo e la consorte Filomena, giunti nella loro proprietà di Peziè per costruire un albergo, affascinati dalla
bellezza del luogo da cui si ammirava l’intera cerchia
delle Dolomiti ampezzane.
Il complesso alberghiero più grande e prestigioso di
Cortina, iniziò la sua attività nell’estate del 1902. Il primo stabile era composto di tre piani con 24 camere e 38
letti. Da allora, anno dopo anno, l’edificio si espanse con
nuovi fabbricati, si rammodernò con nuove sale, moltiplicò le camere ed aggiunse vari servizi, si abbellì di terrazze e verande, si circondò di giardini, di campi da tennis, campo da golf e campi da sci, aprì una piscina: divenne e resta un esempio nella tradizione turistica ed
alberghiera nazionale e internazionale. Maestoso, il
complesso deve il suo charme alla fusione di elementi di
diversa qualità, come l’ospitalità, con tutti i suoi rituali, il
talento umano, il sapiente impegno degli strumenti tecnici, le impareggiabili armonie naturali; è sede per vacanze
o incontri di lavoro ad alto livello.
Nel 1902, quando nacque il Miramonti, Cortina si presentava come uno dei tanti paesini di montagna dell’immenso impero austroungarico. Il primo nome, nell’albo
d’oro degli ospiti, è quello dell’imperatore Francesco
Giuseppe che veniva a riposare a Cortina, seguito poi da
quelli dei nobili e dei ricchi borghesi arrivati da tutto il
mondo: da Umberto di Savoia a Ranieri di Monaco, da
Alfonso di Borbone re di Spagna a Krupp magnate dell’acciaio, dallo Scià di Persia a re Faruk d’Egitto, dal re
Leopoldo del Belgio al generale Montgomery. L’elenco
delle vedette dello spettacolo si apre con la grande Eleonora Duse per arrivare ai giorni nostri attraverso Ingrid
Bergman, Clark Gable, Peter Seller, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Michele Morgan, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Natassia Kinsky, Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli...
Un simile albo d’oro ha reso il Miramonti Majestic
Grand Hotel una sorta di museo delle celebrità, capace di
celebrare il passato vivendo nel presente, perché un albergo di lusso deve rinnovarsi in continuazione conservando
però il suo carattere. E così è oggi. Con la gestione GETURHOTELS il Miramonti continua ad essere la casa della gente che piace e vuole regalarsi un sogno di vacanza.
La mostra itinerante, che
toccherà anche Belluno e
Venezia, presenta scorci
dello splendido paese di
Sappada e i volti dei suoi
tanti atleti, famosi e non
Promotori e autorità alla ‘vernice’ di Cortina
pretato il vero spirito dello
sport; il percorso scelto, Sappada, Cortina, Belluno, Venezia, è un’idea che anticipa
quello che dovremo perseguire
in futuro in modo organizzato
per il rilancio del turismo in
Cadore”.
La proposta e l’impegno organizzativo di “Sappada, giardino dei campioni” che sarà
nelle prossime tappe a Belluno presso il Palazzo Crepadona il 26 gennaio ed a Venezia
alla Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista il 7 febbraio, è del Comune di Sappada con l’assessore Rossa e
la pittrice Olga Riva Piller in
collaborazione con la Regione Veneto e la Provincia di
Belluno, mentre l’allestimento della mostra è stato possibile grazie alla disponibilità
dei pittori del circolo artistico
Mario Morales e del fotografo artista Vito Vecellio.
Come ben illustra la presidente del circolo Francesca
Lauria Pinter, accennando
agli autori ed alle tecniche di
pittura, vi sono opere importanti in esposizione, per la loro nitidezza di segno, per la
chiarezza cromatica, per l’impegno sostitutivo del linguaggio, per l’omaggio che hanno
fatto a Vancouver, a Sappada, al territorio, partendo da
una realtà dello spazio reale
per elaborarla in spazio pensato; qui c’è la pittura di getto
come la pittura che astrae anche col colore, ci sono opere rivolte al mondo dei giovani, tele con paesaggi sempre diversi, un’opera scultorea dalle li-
nee essenziali, quadretti in ceramica che inneggiano alla figura e danno il senso della
vittoria; poi ci sono le foto di
Vito, rappresentazioni narrative dei sentimenti”.
“Ho voluto riprendere la
luce newtoniana dell’eleganza che ho visto nello sguardo
di questi ‘ragazzi’ - aggiunge
Vito filosofeggiando -, un ottimo lavoro in fotografia che
con il bianco e nero esalta
paesaggi e persone di Sappada.
Giudizio: da vedere sicuramente.
GLI ARTISTI
Vico Calabrò, Olga Riva
Piller, Silvano Brancher,
Gilberto Casellato, Filippo
Chiarello, Fabiola Colle,
Luisa D’Alberto, Norma Dal
Dura, Silvia Da Rold, Angelo
De Nardi, Gastone D’Incà,
Gheno Roberto, Ivonne
Elmetti, Silvia Infranco, Francesca Lauria Pinter,
Diego Lazzarin, Ruth Maldonado, Maria Pia Masiero,
Luigino Mezzomo, Lidia
Reffo, Silvia Reolon, Lorena
Ulpiani, Maria Turra e altri.
Per la fotografia Vito Vecellio.
(li- MM)
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RIVISTE
VIDEO
ʻSTUDI TIZIANESCHIʼ OTTIMO BIGLIETTO DA VISITA
L
a Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore con la sua attività di
ricerca è ormai la principale realtà al
mondo che conduce studi sistematici
sulla figura e l’opera di Tiziano Vecellio.
Al suo direttore, Bernard Aikema, chiediamo: con quali risultati?
“Il Centro Studi è impegnato in più ricerche, di cui le pubblicazioni in corso sono il documento conclusivo. Il volume ‘Le
botteghe di Tiziano’ è il risultato di più di
tre anni di lavoro da parte di quattro studiosi che hanno operato, oltre che in Italia, in Spagna e in Germania. Gli esiti si
possono definire sorprendenti e destinati
a far luce sul metodo e sui rapporti di lavoro tra Tiziano e i suoi collaboratori e
quindi sul sistema di produzione della
sua fabbrica di immagini.”
Oltre alla ricerca, la Fondazione pubblica la rivista annuale Studi tizianeschi.
Che contributo fornisce alla conoscenza?
“Abbiamo voluto che la rivista accompagnasse la Fondazione fin dalla sua nascita e che costituisse un primo biglietto
da visita per la presentazione del Centro
Studi nel mondo. Così è successo nel
2003 prima a Londra, poi a Madrid, in
occasione delle grandi mostre del pittore
cadorino. Per i suoi contenuti scientifici è
divenuta il forum per eccellenza su Tiziano, in cui si pubblicano notizie, recensioni, saggi. Il materiale che raccogliamo è
talmente vasto da indurci ad un impegno
rilevante anche di natura finanziaria,
fortunatamente alleggerito da sponsor
storici, quali Unicredit Banca Spa e Fondazione SAI Assicurazioni.”
Vi sono collaboratori fissi?
“No, a parte il direttore e il comitato
scientifico. Vi collaborano di volta in vol-
Il Centro Studi
è un laboratorio
pressoché unico,
conferma Bernard
Aikema direttore della
prestigiosa rivista
ta giovani, anzi giovanissimi ricercatori
e con ottimi risultati, tanto da attrarre
l’attenzione e l’approvazione di studiosi
importanti. La rivista gode di autorevolezza a livello internazionale, tanto da essere prescelta per accogliere scritti finora
rimasti inediti, come nel caso dei saggi
dei Tietze, mai pubblicati prima.”
Si può affermare che sia proprio il Cadore la sede di un laboratorio di studio e
di ricerca pressoché unico di tal genere?
“Certamente, la rivista ne è un esempio; con la sua cadenza annuale si caratterizza per la varietà dei contributi e senza legami accademici accoglie studi documentali; nei prossimi numeri vi saranno
i regesti completi di Francesco e Orazio
Vecellio. Ed è anche il luogo di critiche e
riflessioni sulla multiforme letteratura tizianesca e sulla sua fortuna critica.”
Oltre ai grandi temi, vi trovano spazio
argomenti di riferimento più propriamente cadorini?
“Sempre nel prossimo numero vi sarà lo
studio sul monumento di Tiziano, situato
nella piazza di Pieve. Il contributo è di
una affermata specialista della scultura
dell’Ottocento. Altro argomento che desidero segnalare per il suo grande interesse è
lo studio che prende in esame il rapporto
tra i due fratelli - Tiziano e Francesco - per
cercare di far luce sulla reale gerarchia familiare e di lavoro (non è del tutto scontato che Tiziano ne fosse al vertice).”
A quando la pubblicazione del prossimo numero?
“La rivista è già chiusa e conto che entro l’estate il VI numero di Studi tizianeschi possa essere in distribuzione. Avremo modo di tornare sull’argomento dalle
colonne del mensile Il Cadore.”
Red
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TEATRO
Presentato a Dosoledo
in anteprima per lʼItalia
un DVD sulle Dolomiti
ENERGIA DELLE
MONTAGNE
’ambiente meraviglioso di Malga Nemes assoL
lata a Passo Monte Croce Comelico; immersa
nel verde Wu Fei, artista cinese, suona con grande
ispirazione la sua guzheng, una sorta di arpa cinese.
Oppure nei pressi delle Tre Cime di Lavaredo il flauto di Guo Yue e le percussioni di Helge Norbakken
si impongono in una giornata particolare.
Sono solo due esempi dei video musicali contenuti nel DVD “Shan Qi - Energia delle montagne”
un’anteprima assoluta per l’Italia, presentato nella
sala polifunzionale delle scuole elementari a Dosoledo. ll video è una produzione di Giovanni Amighetti per “Arvmusica”, già uscita in Germania in
autunno con l’etichetta Ozella Music. Si tratta di un
interessante progetto artistisco di ampio respiro
che ha coinvolto musicisti di tutto il mondo. Hanno
partecipato infatti la giovane cinese Wu Fei, il flautista cinese Guo Yue, il percussionista norvegese
Helge Norbakken, Guido Ponzini e lo stesso Amighetti che è anche tastierista. Nato nel 2003 a Oslo,
il progetto porta in scena musiche composte da
Guo Yue e Giovanni Amighetti.
La scena sono appunto le Dolomiti che forniscono “location” stupende come le Dolomiti del Comelico, la Croda Rossa, le Tre Cime di Lavaredo. Nel
DVD si trovano in sintesi tutti i passaggi dall’ispirazione iniziale, alle prove del concerto girate nei borghi di montagna, alle esecuzioni dal vivo in quota,
FINO
LA STAGIONE TEATRALE A VALLE SERATE
AL 10 APRILE
E
’ tornata puntuale anche quest’anno a Valle di Cadore la stagione
teatrale organizzata dal locale gruppo culturale e dall’amministrazione comunale.
E’ un’iniziativa che ha preso avvio all’inizio degli anni
Novanta e che prosegue con
ammirevole continuità, consentendo agli spettatori di
accostare grandi autori - come Goldoni e Shakespeare oppure più semplicemente
di trascorrere una serata un
po’ scanzonata, come è successo in occasione della prima rappresentazione in calendario quest’anno, sabato
16 gennaio, quando è andata in scena una commedia di
Gigi Lunari: “L’incidente”. E’
un brano di impostazione
farsesca degli anni Sessanta
del Novecento, che a suo
tempo aveva registrato un
gran numero di repliche,
con attori del calibro di Tino
Scotti e Renzo Montagnani.
“L’incidente” - tanto banale
quanto imbarazzante, in grado tuttavia di suscitare morbose curiosità - è quello che
coinvolge l’avvenente moglie di un impiegato di banca, da quel momento sempre più preoccupato per la
sua carriera.
A riproporre con dosata
brillantezza questo testo di
puro divertissement (“l’incidente” riguarda un paio di
mutandine inopinatamente
sfilatesi alla protagonista, Silvia Castelli, durante la cerimonia d’inaugurazione della
nuova sede della banca) è
stata la compagnia del “teatro delle lune” di Montebelluna, diretta da Roberto Conte.
A dar vita alla vicenda sono stati, con la Castelli, Ermanno Peltrera, Annalisa
Pantaleoni, lo stesso Conte e
altri attori.
“Nella scelta del programma - sottolinea Maria Marinello, una delle animatrici
del gruppo culturale di Valle
- abbiamo cercato di diversificare le proposte, alternando momenti di teatro brillante a brani classici”. Ora, dopo la serata inaugurale, caratterizzata da una confortante presenza di pubblico e
da calorosi applausi, seguiranno con cadenza mensile
altre tre rappresentazioni.
Il 6 febbraio Salvatore
Esposito e Monica Zuccon,
meglio conosciuti come i
“Cafè sconcerto”, porteranno sul palcoscenico del teatro Antelao “Siamo felicemente in crisi”, un tormentone sulla crisi di coppia sottolineato da ripetuti interventi
musicali.
Il 13 marzo , invece, ritornano le celebri “Baruffe
chiozzotte” di Carlo Goldoni, una delle commedie più
scoppiettanti e popolari del
celebre autore veneziano.
L’interpretazione, caratterizzata dalla tipica cadenza dialettale della gente di Chioggia, è della compagnia “Teatronovo”.
Un altro testo classico, ma
stavolta di forte valenza
drammatica, sarà proposto il
10 aprile dal gruppo “La
ringhiera” di Vicenza. Si
tratta dell’Otello di Shakespeare, imperniato sulla gelosia del protagonista nei
confronti della moglie Desdemona, gelosia instillata e
perfidamente manipolata dal
perfido Iago.
“Professionista o amatoriale, tragico o comico, in
lingua o dialettale, il teatro –
afferma Dora Dal Mas, presidente del gruppo culturale
di Valle – è da millenni voce
e coscienza del popolo. In
continua evoluzione, fa rivivere antichi personaggi e ne
presenta di contemporanei.
E’ quanto avviene anche
quest’anno sul palcoscenico
del nostro teatro Antelao”.
Maria Giacin
Giovanni
Amighetti
Giacomo
Talamini
con tutti i problemi tecnici conseguenti per l’audio e
le riprese video, fino al concerto finale svoltosi all’Auditorium Candiani di Mestre.
Nell’incontro di Dosoledo vari protagonisti del
progetto - oltre ad Amighetti e Ponzini, c’erano anche il direttore della fotografia, Mattia Gri, il tecnico
del suono Bruno Cimenti e il regista Giacomo Talamini (trevigiano ma di chiare origini cadorine) hanno illustrato i vari passaggi e le curiosità di un
processo di lavorazione fondato su un budget comunque ridotto, ma con l’entusiasmo e la competenza tecnica che hanno sopperito ai problemi via
via incontrati. Il prodotto è davvero di alto livello, sia
per la qualità musicale che si
lega naturalmente alle figure
degli artisti coinvolti, molti
dei quali hanno all’attivo collaborazioni con nomi noti della musica mondiale, sia per la
bellezza dello scenario dolomitico che funge da teatro
ideale per le esibizioni musicali. Non per nulla il DVD è
stato selezionato dalla critica
tedesca come uno dei migliori prodotti musicali editi in
Germania e concorre per il
primo premio assoluto.
Ha chiuso la serata di Dosoledo, promossa dall’associazione “Sot Narla” e patrocinata dal Comune e dal Consorzio Val Comelico Dolomiti, una applaudita esibizione
live del giovane Guido Ponzini con l’originale strumento
“chapmanstick”, una sorta di
chitarra che viene suonata
percuotendo le corde con le
dita.
Livio Olivotto
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Recensioni
Incontri alla sala Coletti di Tai
SERATA PARTICOLARE
CON CASTELLAN E SANTESE
E
’ stata una serata particolare: due poeti della parola e le fotografie di una poetessa dell’immagine, intorno un gran pubblico imprigionato nell’emozione. Nella saletta comunale di Tai, sempre tanto frequentata dagli artisti, un incontro tra linguaggi e modi
della creatività così diversi, eppure così simili nel comune proposito di leggere il mondo. Dell’uomo e della natura. Alle pareti il bianco e nero di Annamaria Castellan, triestina, le forti suggestioni di una limpida ricerca della forma “oltre la forma”; nell’aria il suono
dei versi di Enzo Santese, che la voce pastosa di Lucio
Eicher Clere ripete dopo averli tradotti nella “piccola”
lingua ladina dolomitica. Ancora un incrocio tra la
montagna, “questa” montagna, e l’anima di una città
complessa come Trieste, distesa sul mare e però anche amante delle asprezze alpine.
Perché Santese è un suo figlio prolifico: scrive di
critica d’arte, per il teatro, la radio e la televisione, dirige Festival e il Simposio di scultura in legno di Costalta, è narratore e saggista. E poeta. E lì, nel cuore
cadorino, quell’amore ha preso le musicali sembianze
di un racconto dell’uomo che scruta sé stesso nel travaglio della salita, verso dove “i sentimenti segnano i
volti”, dove “i sobri aneliti di vita silente sono/voci di
armonia col respiro delle cose”: si apre così la poesia ai
sensi di una metafisica dello sguardo, sicché tutto l’aurora, il vento, le case, gli uomini - appare immerso
nella luce “prima” che dilata i contorni fino a scioglierli nella visione panica di una avvenuta identità.
E Lucio, che ha prefato la raccolta, si è magnificamente piegato alle difficoltà di trasferire quei sensi
nel linguaggio della patria ladina, che per lui, nato nella Costalta comeliana, è stato ed è il naturale humus
culturale. Lo conosciamo: giornalista, scrittore, protagonista nella vita del “Gruppo musicale di Costalta”,
coscienza critica di una gente di cui la collocazione alla “periferia dell’impero” non ha spento l’operosità e la
vitalità intellettuale. E poeta, delle cose e dei ricordi,
nei quali prendono amabile corpo gli umori, i volti di
un paesaggio umano e di natura segnato dalle semplici cadenze della vita comune. C’è intorno ai suoi versi
una fragranza come di pane appena sfornato (forse il
segno di un nobile mestiere), gli odori sparsi di una
terra amata fin nelle viscere della sua lingua più antica.
Ha scritto Dylan Thomas che il mondo non è più lo
stesso dopo che gli si è aggiunta una bella poesia: è
quello che deve essere accaduto a chi uscì, in quella
sera di qualche tempo fa, dalla piccola e affollata sala
di Tai sempre tanto frequentata dagli artisti!
Ennio Rossignoli
APPUNTAMENTI
FREYA STARK
Un libro di Simonetta Cancian
da cui traspaiono le emozioni
“Freya Stark, allla scoperta dell’oriente” è il libro di
Simonetta Cancian (collabora anche con Il Cadore)
che ci porta alla scoperta
non solo dell’oriente ma anche di un personaggio sconosciuto ai più: Freya Stark
appunto.
Il libro, che ha partecipato al premio Giovanni Comisso, narra della vita avventurosa di questa donna
che, da sola e in un epoca
nella quale la condizione
femminile era molto differente, scelse di viaggiare in
terre difficili, raccogliendo
poi le sue testimonianze in
una serie di libri. E pensare
che il suo desiderio di scoperta iniziò proprio da un libro: “Le mille e una notte”.
Il riassunto della sua vita, strutturato in maniera
inusuale, inizia dal girovagare di due ragazzi per le
vie di Asolo. Giorgia e Leonardo capitano per caso davanti alla casa della signora
inglese e da qui ha inizio il
viaggio (tutto vero… nell’immaginazione) attraverso la voce narrante di Mrs.
Stark. La dama appare come una simpatica nonnina
dalla vita spettacolare e desiderosa di raccontarsi,
senza rimpianti e nostalgie, agli scrittori e avventurieri del futuro.
Strutturato così in modo
singolare, semplice e conciso, proprio per questi
motivi il libro risulta più
comprensibile e per nulla
noioso, come invece potrebbe sembrare un trattato sulla vita dell’avventuriera. Ciò che più traspare da
queste pagine non è tanto
BALLI E ALLEGRIA NEL
CARNEVALE COMELIANO
Eʼ iniziato con la mascherata a Padola
E
’ tornato puntuale il carnevale comeliano con i tre appuntamenti di Padola, Dosoledo e San Nicolò. Ha iniziato l’associazione “Sot Narla” di Padola con la mascherata del 31 gennaio,
caratterizzata da un vento gelido che tuttavia non ha raffreddato
gli entusiasmi dei partecipanti.
Protagonisti assoluti, come da tradizione, i due matazins e le due
matazere, il cui ballo instancabile al ritmo della “vecia” salterina, segna il clou di ogni appuntamento del carnevale comeliano. Il salto
in sicrono dei quattro ballerini è di buon auspicio per l’anno appena
iniziato. Curati e vivaci anche i due gruppi con adulti e bambini protagonisti; le “matite colorate”, allegre e multicolori che si sono esibite con una coreografia accomapagnata da un canto di bambini inneggiante all’amore e alla comprensrione e il gruppo di re Nettuno
con le sue gentili onde azzurre, la cui esibizione è stata preceduta
da una appassionata poesia dedicata ai momenti difficili dell’economia locale con l’invito a non perdersi d’animo e a lottare. Ma la fantasia popolare ha superato ogni previsione con la trovata eccezionale del piccolo carro dedicato al tema del collegamento sciistico tra
Padola e la Val Pusteria. La “S” simbolo del dollaro campeggia su
una scritta beatificante che non lascia dubbi sulla volontà della popolazione: “Senfter Santo Subito”. Naturale corredo della mascherata i “paiazi” festosi, attenti all’ordine nella sfilata e nei balli, e i tradizionali volti in legno, frutto dell’artigianato locale.
Il 7 febbraio si svolgerà l’appuntamento più atteso, quello della
“Maskarade d’Santa Plonia” a Dosoledo, immancabile evento che si
ripete da secoli nella piccola frazione di Comelico Superiore. La
piazza del paese diventa per l’occasione un teatro affollato di valligiani e turisti che partecipano ai balli e all’allegria delle maschere
tradizionali. Infine S. Nicolò Comelico chiuderà in bellezza con la
mascherata di S.Valentino il 14 febbraio.
Livio Olivotto
SERVIZIO FOTO ZAMBELLI - Candide
in ultima pagina
MAGIE DELLA VALLE
DʼAMPEZZO
La montagna di A. Fornari
I
il racconto in sé, i paesaggi, le avventure, le emozioni, ma il carattere di questa
donna che però, nonostante tutti i suoi sforzi, il suo
coraggio e la sua tenacia,
non ha mai raggiunto la
meta prestabilita, ma non
si è mai scoraggiata e soprattutto ha sempre apprezzato ciò che, per volere del fato o della società
dei primi decenni del ‘900,
le veniva offerto.
Questo ci porta anche a
porci delle domande, per
esempio: che cos’è il viaggio? Che cosa significa
viaggiare? E qual è lo scopo del viaggio? Le risposte
ci vengono fornite dalla
protagonista che attraverso alcuni pensieri tratti dai
suoi libri, ci farà capire le
sue idee al riguardo.
Altri quesiti vengono alla
mente leggendo i capitoli
“Matrimoni” e “Ritratti di
donne”, che ci introducono
il confronto fra la società
araba e quella europea e
soprattutto il ruolo della
donna all’interno di questi
due modi diversi di vivere.
n libreria ancora un libro di Antonella Fornari, la nota scrittrice e alpinista stabilitasi da tempo in
Cadore; ma questa volta si
tratta di un volume diverso
dalla descrizione dei percorsi di montagna legati alla
storia della grande guerra
perchè raccoglie le emozioni vissute dall’autrice alla
scoperta di itinerari e di vette modeste, spesso sconosciute, della valle d’Ampezzo.
In pratica, è il resoconto
di un viaggio che vuole proporre la “montagna minore”, quella semplice ma
sempre accattivante come
un libro a colori di fiabe. “L’ho percorso così - racconta rievocando segni e tracce,
leggende e meraviglie dei
luoghi attraversati: da Botestagno a Son Pouses, da I
Suoghe alla recondita val
Montejela; dalla croda de
r’Ancona al col dei Stonbe;
dal col de La Varta alla sella
del Popena; dai crepe dei
Ronde a forcella Selares...
“Andar per monti” forse non
è esattamente questo, ha detto nel corso delle presentazioni in valle del Boite, perchè non si è mai sazi di belAppaiono similitudini e differenze, regole di costume
e libertà ristrette.Così ci
chiediamo se sia davvero
cambiato qualcosa e quanto
lungo ancora sarà il cammino per una vita completamente libera poiché anche
quella di Freya Stark, per
quanto movimentata, non
ha mai conosciuto la vera libertà. Libertà minacciata
lezze e di storia; la verità è
che talvolta serve fermarsi
per ascoltare il cuore della
natura e per cogliere l’attimo in cui si sciolgono le intuizioni del tempo e il senso
dello spazio. Dietro quella
magia, ha spiegato la Fornari, si è rifugiato il misterioso popolo dei salvani per
sfuggire alla superficialità e
all’indifferenza”.
Ne è uscito un “libro per
tutti”, edito da Danilo Zanetti, 110 pagine con un centinaio di foto a colori, disponibile anche in lingua tedesca.
Bortolo De Vido
dalla politica e soprattutto
dalla società.
Al di là di queste considerazioni però, il libro permette anche a chi lo legge di riconoscersi nei suoi giovani
protagonisti e di immaginare perfettamente, come loro,
i luoghi della narrazione e di
comprendere i sentimenti e
il carattere di Freya Stark.
Marella Tassini
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Inte chesto sfoi se dora la
grafia de l Istituto Ladin
de la Dolomites
a cura di FRANCESCA LARESE FILON
Cadorins
Era al presidente dla lataria d Costauta
Romolo dal Boi, l ultmo
bacan da Stapanzogn a Londo
I
né sindù Romolo dal
Boi da Costauta, un di
ultme bacane, ch à passò na
vita intiöra intrà ceda e tabies, intrà pades da fögn e
prandere d monte, intrà lataria e casera. Iné sindù d
inverno, cuön ch la natura
se chiata sote la cuerta d
nöio e par cöi ch laora la tera iné la stagion dal padime.
Al so grön tabié de Stapanzogn, lassù sora al pöis,
come un guardiön che spia
du e custdis el cede, iné soplù sot el lavine dal cuerto
e s lassa incrösse da n sintì
pi el vace a burlé, cuön ch
el capii ch i so passe rivee
dante el porte de stala.
Inante ch i fadössa la strada di Tabiegröins, dopo el
prime maiede tocee dì a
verde al tröi, dòi mure dle
bande e nasché ore d fadia.
I ultme ane, inveze, Romolo btee su cuatro ciadöne
sul rode, e sbariee su nöio
fin lassù sora tabié, ntin d
largo par giré la machina,
ma da ilò inante al laoro era
senpro cöl: verde el porte
dal pnizo, taié du nesché
ciotes da la mdöna, missiön
intrà fögn e utigöi, inpì la
cianà, borà el vace e dopo
tacà a monde. Al late ciantaa co la cadenza di secui,
al filo bianco dla vita, dal
töte di ure a la söia, al
sgaiòch che carsee intrà i
odores e i vapores dla stala.
Intorno a Romolo, intrà
lus e scuro el presenze dle
generaziogn ch à desboscó
al coston, ch à giavó taute
con pazenzia, cotó i pades e
sapó vare, e samnó i löghe
pi erte d tabies e barches.
Li era un di ultme destmone de sta storia, un d cöi
che spiee i prades e consee
ogni ola, ogni arié, ogni
confin. Nanch parlaighi dle
tecniche nove, dl alevamöinto programó, dla produzion dal late selezionada
par i camies ch gnee a tolal
da la bassa. Era li al tudor
dla lataria, una dle pi vece
dle Dolomiti, gno ch se
continuee a portà late,
dvidse li òre ntin prön pal
servizio dòi al mistro. Romolo rivee da Stapanzogn
co la pögn piöna, come ch
era da spitesse da un bacan, e spitee ch rive duce
chietre a bdà al late e colalo
zle vasche.
Anche zla lataria d Costauta intrà l fumo dal fögo
sote la ciodera e i vapores e
i profumes dal formai e dl
onto, el presenze dla dente
ch inà dorò par secui al so
indögno poròn par vinze la
fame dna tera avara de frute. Romolo somiee l ultmo
di mistre, savee föi onto, formai e scöta, ma n ocoree
straföi, dopo ch duce era
sindude e al late tacaa a föi
brama. Lasaa al posto a caldugn etre. Li picsöia doraa
la so esperienza zla casera d
Zividela, ilò gno ch al dee d
insuda e d otono a godse la
pas e la beleza d Visdende.
Na lössa d formai, un bocon
d pön e n goto d vin, bona
conpagnia da conpartì aped
duce cöi ch vardee la porta.
Anche la casera d Londo,
compagn dal tabié de Stapanzogn inà fnu la so vita.
Romolo é stò l ultmo ch à
montióvace lassù. Pariraa
da vödle el so frade sul
nöio, intrà la casera e l stalon, par portà doisse zal so
paradis anche cal ultmo bocon de storia ch é sinduda
aped li.
Lucio Eicher Clere
RUMILTA’ DEL PREUCO
U
n frate de gnon Zelestino el s aea fato eremita, propio inze mèso ra
gran zità, agno che èse da
sole intramèso dute l é ra roba pì fazile; parceche r é bela ra forza de i deserte intrà
sasc e lido e anche l on pì insemenì capisce comodo che
l é pizenin vis a vi el creato,
ma ancora pì stagno l é el
deserto de ra zitas, agno
che dute i arloie i disc aduna
el medemo castigo: el tenpo
pàsa. Po ben, là vivea Zelestino, e ? a se saea che l èa
un eremita, e de trope i sia
al ciatà per se confesà e aé
un consilio da chel santo on.
El s aea tirà fòra un confesionario da ra gabina de un
vecio camion inze na fabrica
oramai lasciada ?ì. Na sera,
l èa ?à scuro, fra Zelestino l
èa drio s in ?ì, ma in chera l
éa ruà un preùco, seco come un becalen: «Son vegnù
a me confesà» l aea dito, e l
aea tacà a di sò; robeta da
nuia, ma el frate l aea ben
capì che l ea outro: «Dai mo
dai; ruon al fato che l é tarde!»
- Me vargogno nafre - l
aea dito - ma credo de pecà
de anbizion; son pree da poco inze un paes su pa ra crodes, e canche me sento ciamà “reverendo”, ben, sento
algo de inze… che me piasce tropo, eco. - Ciapà de paca, el frate l èa vanzà su l in-
2
FONDAZION UNESCO DOLOMITI
LA FEDERAZION NTRA LE UNION LADINE
À DOMANDOU DE FEI PARTE DEI SOCI
N
te l Consiglio de la
Federazion é stou votou la domanda a la fondazion Unesco Dolomites parché la Federazion la posse
entrà come rapresente de la
dente che da ane anorum la
vive nte le val de le Dolomites. Apede de i Comun, de le
Provinzie e dele autre associazion de categoria é de bisuoi che anche la dente originaria che parla na lenga
che se à conser vou propio
parché se vivea isolade da l
mondo la sea ricognosesta
nte la Fondazion.
E’ previsto n Colegio de i
Sostenitori de la Fondazion
e la Federazion Ladina la à
dute le carte n regola par esse betesta inte. Al ricognosimento de le Dolomites come
patrimonio Unesco é stou n
pas nportante par duta la
dente ladina e ades che é debisuoi de fei funzionà la Fon-
dazion é nportante che anche i ladini i sea inte e i posse colaborà a mandà navante na istituzion che à da tutelà le Dolomites ma anche la
dente che vive cassù e che
par pì de mile ane co la so
gestion fata da le Regole e
da le Magnifiche Comunità
à fato vive con dignità, libertà e indipendenza i Ladins
che ancora stà cassù.
La Fondazion é algo depì
par la nostra puora tera e par
la nostra dente che ntin a l
ota la va n do, paché cassù no
la ciata pì laoro e i servizie
che é n do. Speron che la sapie esse na roda de svilupo
par chesto teritorio e che la
sapie stà a sientì chel che dis
la dente, chela che é senpre
stada cassù e che nti sti ultime ane la sofre par na economia fiaca che à da esse leada
manco a l industria e depì al
turismo. Speron che la Fon-
dazion e apede l inpegno de i
nostre politici ne porte a esse
beteste a la pari de chi che vive calche chilometro pì n là e
che i é autonomi. Luore nte i
ane à costruiu n economia fata par i turiste e leada a la tera par fei restà la dente nte le
so val a vive.
Chesto à da esse fato anche par i ladins che i stà de
cà e no i à mai avesto nuia
se no le sbachetade su par i
deide cuanche se parlea ladin a scola. Ades la Fondazion Unesco Dolomites dovarae ciatà n posto par chi
che rapresenta i Ladins e
nte le so iniziative dovarae
esse la tutela e la valorisazion de l patrimonio del cultura e tradizion de la nostra
dente.
Francesca Larese Filon
Presidente de la Federazion
ntra le Union Cultural Ladine
de la Region de l Veneto
furse: ce èbe mai da i dì a
sto preùco che l é coscìta
gramo par nuia in duto. Oiuto io, fiol mè, de seguro
no n é na bela roba e t as da
i tende, in dute i caje ra misericordia del Signor r é
granda: ego te absolvo.L èa pasà alcuante ane, e
na sera el s el vede daante: Ma tu no sosto…chel che se
i lo ciama reverendo…- Scilafesanta, son io – e l èa
deentà duto ros su l vis senpre scarmo – e son tomà danoo inze l pecà; parceche
ades canche i me ciama
“monsignor”, io… io… ei
sodisfazion, me sento polito,
na sorta de cioudo inze l stomego… - Zelestino l aea
scomenzà a pensà che fosc l
èa noma che un medol,
mangare un santo on, che ra
?ente coionaa; coscita i à dà
in prescia ra soluzion e l à
mandà co l Signor. El lunario l aea scanzelà outre
diesc ane, e l eremita l èa
deentà bisc, canche na sera
el preùco l èa tornà, anche
el bijo, magro e co l nas che
l someàa èse ancora pì longo e che l vardàa in ?ò.
Gnanche da dì che come l à
daèrto bocia, el frate l à conosciù alòlo: - Tu no sosto
chel de l “reverendo” e de l
“monsignor”. E dime: sosto
senpre a chel ponto? - - T’as
na bona memoria, frate, e io
son ancora pèso: ades se i
me parla e i me disc “eccellenza”, io… - - No stà a dì
outro, ei ?à capì duto. Ego te
absolvo.- e intanto el pensàa: co i anes l è senpre pì
un zibioco, e ra ?ente se ra
gode al tuoi in ?iro; no me
fasciarae de mereea se ca
de zinche ane el me ruase
cà a me dì che ades i lo ciama “eminenza”. Gnanche al
dì, l èa suzedù un an ignante
tenpo.
E par ra clesidra l aea pasà fòra oramai tropo lido, e
el frate eremita i aea dal menà con ra carega al confesorio; e elo par cajo bisoin di
indonià che l preùco no l aese da se fei vivo un outra
òta: -Por el me preùco, sosto ancora cà
par chel tò pecà de
anbizion? - - Te me
lieses inze l animo,
frate.- -E ades ra ?ente cemodo elo che ra
te lusinga, ra te ciamarà “sua santità”
me feguro!- -Propio
coscita, e ogni òta
sento inze ra medema roba… chel mescedon, son cuasci
contento; podaràlo el
Signor me pardonà?Padre Zelestino inze
de el se ra ride, ma el
se ingropa daante a
duto chesto se umilià, e l se fegura ra
por vita de chel preùco no màsa intelijente, betù inze na Parochia su par i piche pèche, intrà muse serie
e catìe. E duta ra so
?ornades senpre conpagnes, par anes, e i
so parochiane senpre
pì crude a l coionà:
monsignor… eccelenza… emminenza e
ades Sua Santità, i èa
zenza riguardo, istéso el no se ra ciapàa.
“Beati i poveri di spirito” el
s’aea dito intrà de el ‘l eremita. Ego te absolvo.
E ra speres de l arloio es
aea oramai ?irà de chel poco, e Zelestino, ignante de
rende r’anima, l aea vorù
èse menà a Roma, dal Papa,
e coscita i aea fato: i l aea
menà su par ra sciares del
Vaticano e portà inze na
gran sala aduna a trope outre pelegris, là, inze un cianton a spetà: e spèta che te
spèta, infinalmente Zelestino el vede intrà ra ?ente na
fegura duta bianca e nafre
piegada. El Papa!
Cemodo eelo fato, che vis
aeelo, ma zenza ociai el vedea poco nuia, ma par fortuna ra fegura bianca pan pian
i èa suda pède, el frate s aea
netà nafre i òce da ra lacrimes, e l aea vedù el vis del
Papa. E l ae conosciù. - Oh,
te sos tu, el mè pree, el me
por preùco. - l aea dito fòra
el vècio eremita con r oga
de r animo. E inze ra seria
sales del Vaticano, s aea podu vede una stragna scena:
el Santo Padre e un vecio
frate che negun conoscea e
ruà da cisagno, intanto che i
se tegnia par man, pian?e un
su ra spala de r outro.
Chesta r é ra storia de un
pree ruà so da ra crodes, da
un paes che l podarae èse cà
pède, insoma anche da Canal de Agordo, Albino Luciani a ra fin, (17/10/12 28/09/78) ?à Vescovo de
Vittorio Veneto dal ’58, Patriarca de Venezia dal ’69,
val a dì Papa Joani Poulo I°
dal 26 agosto del ’78. Ma
chesta storia r é inventàda,
che ei ?irà e scurtà da una,
“L’umiltà”, de Dino Buzzati
el jornalista-scritor nasciù a
Belun,
(16/10/06
28/01/78) noma che Buzzati r à scrita del ’66, canche
ancora Luciani l èa “eccelenza” e gnanche ancora patriarca, val a dì “emminenza” che l arae podù deentà
“Sua Santità”. Dinultima:
una storia che aea vardà tropo inaante inze l tenpo, canche duto l aea ancora da suzede; a ra fin, Dino Buzzati
come na spece de Nostradamus del XX° secolo?
Antonio Alberti
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i sono contati, ed erano
più di 300 nell’ampio salone del Park Hotel Bellavista
a Calalzo, anziani e giovani
soddisfatti di trovarsi assieme
domenica 29 novembre per la
chiusura dell’anno sociale,
soddisfatti oltretutto del ghiotto pranzo proposto da Bruno e
cuochi a base di antipasti, crespelle, arrosti, dolce e quant’altro. “Grazie per il vostro prezioso contributo all’associazione Isola Ricreativa” aveva salutato la presidente Fausta Del
Favero presentando con abile
regia uno ad uno i membri del
direttivo ed i protagonisti delle
attività, applauditi calorosamente dagli astanti. Un amichevole e convinto saluto ai
commensali l’aveva dato anche il sindaco Matteo Toscani
presente all’appuntamento.
Isola Ricreativa è una comunità viva che cresce. Nata nel
2006 a Valle di Cadore come
punto d’incontro per persone
“in età”, l’associazione si è allargata a tutti facendo dello
scambio d’esperienze fra generazioni, il vero obiettivo,
mettendo in cantiere iniziative
d’ogni genere e trovando adesioni in tutto il centro Cadore.
Tanto per darci un’idea, Fausta ricorda i corsi finalizzati al
recupero di attività interessanti e indispensabili solo fino a
pochi decenni or sono, come:
confezionare “scarpet”, costruire “zestoi”, infeltrire la lana per confezionare copricapi
e borse e pantofole, conoscere
e utilizzare in vario modo le erbe e i frutti del bosco... Scambio d’esperienze che sono qui
reciproche, perché in “I giovani raccontano” anche ragazzi
fra i 20 e 30 anni parlano delle
loro esperienze nel mondo
della scuola e del lavoro nelle
varie espressioni e sfaccettature.
La presidente Fausta Del
Favero è visibilmente soddisfatta. “E’ un bilancio molto positivo. Grazie a tutto il gruppo
del direttivo, a cominciare da
Sereno Dall’Asta il vice presidente, Sisto Santin che è il tesoriere-segretario, Franca Carabin, Olimpia Gei, Gianna Barberis, Gianna Baù, Agostino
Lassola, Giovanni Agnoli, grazie anche a tante altre persone
che si sono aggiunte con entusiasmo e si sono suddivise il lavoro. Presenza insostituibile è
quella di Carmen Zanetti Svaluto Moreolo che è la rappresentante del Comune in seno all’associazione, Comune che l’ha
fatta nascere offrendo la sede
ed i necessari contributi.”
Aggiunge Carmen Zanetti:: “Ho trovato tantissime persone con la voglia di fare, che ci
credevano in questa associazione. E’ stata un’esperienza veramente bella, c’è molto da fare
all’interno però mi ha dato una
grande soddisfazione. La nostra
presidente è eccezionale, una
fucina d’idee, il nostro segretario Sisto è bravissimo, sa tenere
bene i conti e risparmiare; insomma abbiamo trovato tante
persone che ci danno una ma-
21
DI TUTTO UN POʼ E BENE PER MANTENERE UNA COMUNITAʼ VIVA
ISOLA RICREATIVA
SEMPRE PIUʼ
GRANDE
Apprezzamento per i corsi
e le conferenze promosse
dallʼassociazione accanto
alle attività ricreative
La presidente Fausta
Del Favero: “Grazie a tutto
il gruppo ed alla
amministrazione di Valle”.
no. Basti pensare che la sede
del nostro circolo, già spogliatoio del pattinaggio di ghiaccio,
è stato trasformato dai volontari in una sede carina, con tanto
di bar dove nei giorni di festa
non vi trovi un tavolo libero.
Siamo veramente contenti del
risultato.”
Le iniziative di Isola Ricreativa sono state diverse e molto
partecipate, ben pubblicizzate
attraverso i media locali: dai
corsi di lingua spagnola, inglese e ora anche francese; ai corsi di pittura su legno e stoffa,
ai corsi di scacchi e di burraco
con le carte; agli incontri, come quelli de ‘I nonni raccontano’ dove essi hanno rievocato
ai bambini della Scuola primaria di Valle storie di emigrazione, di lavoro in montagna e di
vita quotidiana, di giochi infantili in un mondo molto diverso
dall’attuale; all’interessante ciclo di ‘Incontri con gli esperti’
dell’area previdenziale, medica, riabilitativa.
“A maggio sarà avviato il
progetto “Allena…mente”, in
partnerariato con il Comune di
Valle e finanziato dalla Regione Veneto - anticipa con giusto
orgoglio la presidente Fausta
Del Favero -, avviato in collaborazione col Dipartimento
Psicologia dell’Università di
Padova per mantenere l’efficienza intellettiva (brain training) e contrastare il processo
di decadimento intellettivo in
quelle persone di mezza età che
sono attente alla salute del corpo ma poco fanno per l’efficienza mentale.” Un primo approccio a queste tematiche si era
già avuto nello scorso luglio in
La presidente dell’associazione
Fausta Del Favero
di
Tony Cardel
un ‘Incontro con l’esperto’.
“Saranno formati dei gruppi di
lavoro e con il materiale raccolto verrà realizzato un calendario-vademecum dall’artista fotografo Vito Vecellio per diffondere le buone prassi sull’efficienza mentale”. Non da ultimo, con la collaborazione di
Vito ed in sinergia con il Comune e le associazioni di volontariato verrà indetto il concorso fotografico ‘Una cartolina per Valle’ nell’intenzione di
valorizzare turisticamente il
paese. “Va precisato che corsi e
iniziative sono possibili grazie
all’impegno di alcuni soci che,
per attitudine o per competenza
specifica, si prestano a trasmettere ad altri gratuitamente il
proprio sapere.”
Di tutto un po’ insomma a
Isola Ricreativa, e non mancano quei momenti specifici di
aggregazione ricreativa per gli
associati che sono le cene sociali, le gite turistiche ed i soggiorni termali. Un bilancio
soddisfacente. “Sì, un bilancio
ottimo - conclude Fausta -, grazie a tutti quelli che aderiscono
a Isola Ricreativa, a tutti quelli
che ci garantiscono quelle piccole cose che poi fanno la vita di
un’associazione. Siamo in vista
dell’assemblea di marzo con la
quale termina il nostro mandato: sarà questo un motivo in più
per cercare ed inserire nuove
leve che diano rinnovata energia all’attività.”
A giudicare dall’apprezzamento mostrato qui in sala sull’operato dell’effervescente
presidente, sarà ancora lungo
il cammino di Fausta assieme
ai soci di Isola Ricreativa.
Il sindaco
di Valle
Matteo
Toscani
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Unanimi e positivi i commenti per la manifestazione
COMELGO LOPPET DA RICORDARE
na edizione da ricordare
U
quella della “Comelgo Loppet” anche se l’ideatore Roberto
De Zolt ha dovuto, per una volta,
lasciare fermi gli sci e occuparsi
del coordinamento organizzativo.
“Avevo preparato gli sci e la tuta.
Ma non me la sono sentita. Non
potevo lasciare tutto il peso organizzativo sulle spalle dei miei amici e collaboratori. Così ho preferito,
a malincuore, restare nello stadio
del fondo per curare tutti gli aspetti
tecnici e organizzativi”. Ed è una
scelta da apprezzare ancor di più
se si considera che Roberto De
Zolt è in corsa per aggiudicarsi il
trofeo delle grandi distanze. “Sono contento per come è andata
questa prima edizione. Un grandissimo riscontro da parte degli atleti che voglio ringraziare davvero.
Praticamente ci sono tutti quelli
non impegnati in gare del Tour de
Ski. Poi un ampio numero di amatori, appassionati, amici che ringrazio di cuore. Come ringrazio il
super campione della canoa Antonio Rossi che ha mantenuto la promessa. Ha partecipato alla gara e
si è fatto onore sugli impegnativi
30 chilometri del percorso. Un grazie generale a tutti i volontari che
hanno reso possibile la riuscita della manifestazione. Con una menzione particolare per l’amico Marcello Pomarè che mì è stato vicino
fin dall’inizio”.
I commenti positivi a questa
prima edizione di una gara che
tutti auspicano possa divenire una
“classica”, sono unanimi. L’ospite
d’onore alle premiazioni, la vice-
positivo questa prima edizione. Dal
vincitore assoluto Florian Kostner: “Una pista davvero bella e preparata benissimo. Peccato che nella
parte alta il vento forte aveva rovinato un po’ i binari. Comunque è
una gara che merita di proseguire
nei prossimi anni”; alla prima della
categoria femminile, Veronica De
2
Martin, contentissima per la sua
vittoria nel paese natio “E’ sempre
bellissimo vincere in casa. Hanno
fatto un tifo incredibile e ringrazio
davvero tutti quelli che mi hanno incitato. La stagione sta andando benissimo e sono molto in forma”.
Livio Olivotto
BUON INIZIO STAGIONE
PER
IL TENNIS CLUB TIZIANO
Grande
partecipazione
di atleti,
commenta
Roberto De Zolt
presidente della Camera Rosy
Bindi, ha voluto sottolineare l’impegno profuso dagli organizzatori. “Amo la montagna” ha detto
Rosy Bindi “e sono particolarmente felice di vedere una manifestazione così riuscita che rappresenta
la promozione migliore per il Comelico. Vi auguro di proseguire
per moltissime edizioni”. Erano
presenti anche l’assessore regionale Oscar De Bona, gli assessori provinciali Lorenza De Kunovich e Silver De Zolt, il presidente della FISI veneta Roberto
Bortoluzzi, il presidente della
Comunità Montana e sindaco di
Comelico Superiore, Mario Zandonella. “Quando in luglio Roberto De Zolt aveva proposto questo
importante appuntamento sportivo” ha detto Mario Zandonella “le
a stagione 2009/2010 è iniziata
L
nel migliore dei modi per il
Tennis Club Tiziano di Pieve. Molti i
istituzioni hanno subito aderito
con entusiasmo. La scelta è stata
vincente e bisogna davvero complimentarsi con Roberto e con tutti i
volontari che si sono impegnati per
la riuscita della manifestazione.
Comelico Superiore torna così ad
ospitare eventi di grande rilievo”.
Alla fine applausi per tutti, in
particolare per Antonio Rossi,
giunto al traguardo con circa 30
minuti di distacco dal primo, e
per Maurilio De Zolt,. campione
di sport e simpatia, che ha dato il
via ufficiale alla manifestazione.
E tra i 300 partecipanti va anche
segnalato Guido Barilla, uno
dei più noti imprenditori italiani,
giunto 99° con un ritardo dal vincitore di poco superiore ai 20 minuti. Anche gli atleti hanno commentato in modo ampiamente
motivi che hanno reso soddisfatta la
dirigenza: si parte dalla vittoria nel
master finale di Tommaso Mainardi,
tra l’altro disputata sul campo “casalingo” di Domegge; si giunge poi alla
qualificazione della giovanissima
Anna Ortese per la “Coppa delle
Province”, si conclude, infine, con la
buona affluenza al settore giovanile
del club. Quasi quaranta, infatti, gli
allievi, dai sei ai diciotto anni, allenati dall’istruttore PTR Andrea Hofer
nel primo bimestre stagionale; da segnalare la grandissima partecipazione da parte dei bambini tra i sette e
gli otto anni. Questi i temi trattati
nell’intervista al presidente del circolo, Edmondo Ortese.
Edmondo Ortese, ci commenti
il buon inizio di stagione del Tennis Club Tiziano.
“Direi molto positivo: abbiamo
ospitato, tra il 6 e l’8 novembre, la
finale del circuito tennistico provinciale, il “Master finale”, vinto tra
l’altro dal nostro tennista Tommaso Mainardi. Abbiamo avviato un
nuovo progetto per i giovani, che ha
coinvolto un buon numero di bambini e ragazzi, soprattutto tra i sette
e gli otto anni, che si sono impegnati con grande assiduità nel corso dei
primi mesi di attività. Crediamo di
aver messo a punto un buon programma con dei prezzi il più possibile favorevoli per le famiglie, agevolate anche nella scelta dei giorni
di allenamento per i propri figli. Altro motivo di soddisfazione per il
nostro circolo è la qualificazione da
parte di Anna Ortese alla “Coppa
delle province”. Quest’ultima è una
competizione a livello regionale, a
cui partecipano i giovani, classe
1999 e 2000, rappresentanti delle
province di appartenenza: per la
prima volta, il Cadore può contare
una sua atleta nel torneo, Anna
Ortese, appunto, selezionata per la
squadra di Belluno.”
In che cosa consiste il vostro
nuovo progetto legato ai giova-
ni?
“Dopo quattro anni di allenamenti
in un campo di pallavolo, finalmente,
dal gennaio scorso, siamo riusciti ad
avere a disposizione un vero campo
da tennis coperto e riscaldato, che, da
settembre, ha messo a disposizione dei
nostri ragazzi anche gli spogliatoi.
Grazie alla nuova struttura di Domegge, abbiamo potuto alzare il mirino dei nostri obbiettivi. Il nostro primo intento è quello di associare al divertimento del gioco una programmazione pluriennale che consenta ai
nostri atleti, con la dovuta gradualità, il raggiungimento di determinati
livelli tecnici, in una crescita sana e
corretta delle abilità psico-motorie.
Un altro obbiettivo è quello di aiutare
le famiglie nella formazione dei propri figli, puntando, ovvero, ad allontanare i ragazzi dalle figure di campioni viziati, dotati di eccessiva autostima. Crediamo fermamente, invece,
nel fare gruppo, nel costituire una vera squadra ed per questo che andiamo a formare dei gruppi di allenamento omogenei per età e livello di
gioco. La nostra ultima grande ambizione è quella di diffondere il tennis
in tutto il Cadore: abbiamo già ottenuto degli ottimi risultati in questo
senso, perciò possiamo ritenerci davvero molto soddisfatti.”
Ci parli delle “Feste del tennis
giovanile”.
“Sono dei ritrovi, organizzati dalla
società, per i bambini e ragazzi frequentanti i nostri corsi. A settembre,
abbiamo deciso di suddividere la stagione tennistica in tre fasi, tre bimestri, da novembre a maggio; seguendo
questa scansione, inoltre, abbiamo
pianificato due incontri per i giovani:
uno a fine stagione e uno appena svoltosi, il tre gennaio, a Domegge, a
chiusura del primo bimestre. In questa occasione, oltre all’usuale scambio
di auguri e ad un brindisi per il nuovo anno, sono stati premiati tutti i
bambini del corso invernale, che speriamo di ritrovare anche nella seconda fase stagionale a partire dall’11
gennaio.”
Mario Da Rin
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Febbraio 2010
’ aperta dallo scorso
E
27 dicembre la pista
di sci da fondo “Pineta” di
Lorenzago di Cadore. Un
impianto da sempre fondamentale per tutti gli amanti
di racchette e bastoncini del
comprensorio. La pista infatti risulta essere l’unico
vero tracciato sul quale potersi allenare per gli atleti
impegnati nelle gare e nelle
competizioni di sci nordico.
L’impianto quest’anno è
stato affidato al Gruppo
Sportivo Centro Cadore che,
nonostante le avverse condizioni climatiche che hanno
caratterizzato il mese di dicembre, è riuscito a rendere
percorribile da subito la pista. All’inaugurazione non
potevano mancare il sindaco di Lorenzago Mario Tremonti, l’assessore allo sport
Roberto Bacchilega e tutto
il direttivo del Gruppo Sportivo Centro Cadore.
Un ser vizio importante
anche per turisti, visitatori e
semplici appassionati. Dai
primi di gennaio sono partiti
poi i corsi per tutti i ragazzi
dalla prima classe elementa-
23
Ottima neve al Passo Mauria sulla pista da fondo praticabile anche in notturna
In paese ci si può divertire sulla rinnovata e illuminata pista di pattinaggio
TUTTO SPORT A LORENZAGO DʼINVERNO
re in poi.
L’impianto, immerso tra i
fitti boschi del Passo della
Mauria, è raggiungibile dalla SS.52 Carnica che collega
Veneto e Friuli. La pista possiede diversi anelli che hanno una lunghezza variabile
di 2.5, 3, 4 e 5 chilometri ed
è adatta per la pratica sia
della tecnica classica sia della tecnica libera. Prevede
inoltre un sistema di illuminazione per l’anello più piccolo, dispone di un ampio
parcheggio e avendo l’omologazione nazionale, offre la
possibilità per gli sci club interessati di organizzare anche delle gare.
Soddisfatto il presidente
del Gruppo Sportivo, Silvano Cetta: “E’ davvero bello
vedere tanti giovani che si
avvicinano a questo sport”.
E a Lorenzago da quest’anno si potrà anche patti- nare. Per la seconda stagione consecutiva infatti il comitato giovani del paese
ha realizzato una pista di
pattinaggio presso il campo sportivo comunale.
Un’iniziativa che nel tem-
La pista da fondo è curata dal Gruppo Sportivo Centro Cadore
ha diversi anelli di lunghezza variabile ( 2.5, 3, 4 e 5 chilometri) ed
è adatta per la pratica della tecnica classica e della tecnica libera
FINANZIATA
LA PISTA DI ATLETICA
LEGGERA AVALLESELLA
a pista di atletica leggera
L
a Vallesella si farà. Il tanto atteso finanziamento da
parte della Regione Veneto,
che andrà a coprire metà delle
spese totali per il completamento dello stadio in parte già
esistente, è stato
garantito. La somma di 300 mila euro, che sommati
ai restanti 320 mila da reperire dall’amministrazione
di Domegge, servirà a rivestire in
tartan l’anello tutt’ora
ricoperto
d’asfalto costruito
intorno al campo
sportivo. Ma non solo. Infatti
la nuova pista verrà corredata
da altre migliorie che permetteranno, una volta omologata,
la disputa di manifestazioni
sportive internazionali. La Federazione Italiana Di Atletica
Leggera ha già fatto sapere di
essere più che favorevole al
completamento dell’impianto.
Il più importante intervento
riguarderà la rimozione completa dell’attuale pavimentazione che verrà sostituita da
una nuova copertura di base
bituminosa rivestita a sua volta da un manto di finitura e dal
classico tappetino di gomma
prefabbricata. Un’altra operazione interesserà invece la
rettifica delle curve che verranno adeguate alle normative. Verranno inoltre rimosse e
ricostruite le cordolature interne ed esterne, segnate tutte le corsie con la posa di targhette segnaletiche e realizzata la nuova fossa per il salto in
lungo, con la formazione delle
pedane per il lancio del peso,
del disco e del martello.
Un progetto complesso,
realizzato e studiato fin nei minimi particolari. Nel corso di
questi anni non si può dire
che l’amministrazione di Domegge sugli impianti sportivi
non abbia investito. Nel raggio di pochi chilometri si sono
sviluppati infatti due campi di
calcio, uno di calcetto, una palestra di roccia e il Palazzetto
Mario Cian Toma che ospita
ormai da parecchi
anni un torneo
giovanile di basket
tra i più conosciuti
in Europa. Per non
parlare dell’accoglienza tributata di
recente al ritiro
dell’Italbasket,
giunta in Cadore
grazie all’appoggio
del grande Dino
Meneghin, un’icona dello sport a livello mondiale. Di
recentissima realizzazione c’è
poi la tensostruttura per gli
amanti del tennis, il PalaFedon, unica per tipologia in tutta
la zona che consente agli appassionati della racchetta di
giocare su una superficie di
nuova concezione.
Soddisfatto di come si sta
evolvendo la situazione il sindaco di Domegge Lino Paolo Fedon: “Per ottenere il finanziamento ci siamo davvero
dovuti impegnare a fondo e di
questo devo ringraziare anche
gli assessori Massimo Giorgetti,
Lorenza De Kunovich e il presidente della provincia Gianpaolo Bottacin. Ora però resta da
fare il lavoro più grande, ovvero trovare i 320mila euro rimanenti. Mi auguro che qualche imprenditore locale possa
contribuire a finanziare lo stadio che, una volta raggiunta l’omologazione, potrà diventare
un punto di riferimento nel settore a livello non solo locale ma
sicuramente anche nazionale”.
Gli impianti sportivi, come
detto, abbondano a Domegge.
Quello che invece manca, e di
cui se ne potrebbero anche
pagare le conseguenze, è un
albergo, una struttura ricettiva in grado di ospitare gli atleti.
Daniele Collavino
po si sta consolidando visto
che l’impianto offre molte
più comodità rispetto al passato: un sistema d’illuminazione, balaustre nuove, uno
spogliatoio completamente
riscaldato ed un servizio che
garantisce il noleggio dei
pattini e un sempre gradito
thè caldo. Anche qui le alte
temperature e le precipitazioni piovose hanno rischiato di compromettere il lavoro dei giovani volontari che
però sono riusciti comunque
ad ultimare la stesura del
ghiaccio. Il comitato ha già
organizzato qualche torneo
di scopone, aperto a tutti i
giovani del territorio.
Daniele Collavino
Un progetto
complesso:
anello della
pista rivestito
in tartan,
rettifica delle
curve, pedane
e fossa per il
salto in lungo
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