Philologue
182
1988
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210-22«
CABLO SANTINI
LETTERATURA PRODIGIALE E .SERMO PRODIGIALIS'
IN GIULIO OSSEQUENTE
Tra le operette di vario genere tramandateci dall'antichità il prodigiorum liber
di Ossequente si segnala non solo per l'incertezza che aleggia intorno all'autore1
— un semplice nome della latinità senza altra caratterizzazione — e alla data
di compoeizione2, ma anche per la singolarità della materia che ne fa un vero
e proprio catalogo di prodigio? e per i connotati stilistici del testo che, come sin
1
Nessuno scrittore cita il nome di Giulio Ossequente, come nota Fiehn a. v. ,Obeequens' in
R E XVII 2 (1937) 1743; J . Schefferus, De prodigiis liber (Amstelaedami 1679) ritiene il cognomen
derivato „de genere militum vel satellitum principalium" ; solo il suo libro può quindi fornirci
qualche indizio sulla personalità dello scrittore e questo ci fa propendere per l'adesione di Ossequente al paganesimo. Th. Mommsen, Epistula de Romanorum prodigiis ad Ottonem Jahnium
(Leipzig 1853) = Gesammelte Schriften VII (Berlin —Zürich 1965) ritiene che il fine dell'opuscolo
sia stato lo stesso di Orosio, illustrare cioè con esempi la felicità dei tempi cristiani rispetto ai
terrificanti prodigi che hanno caratterizzato l'età pagana ; la tesi è contestata da O. Rosebach, Der
prodigiorum liber des Iulius Obsequene, Rheinisches Museum 52 (1897) 1 — 12, per il quale sarebbe
singolare che tin cristiano avesse trascurato tante favorevoli occasioni per esprimere il suo punto
di vista in materia di religione. Molto approfondita l'analisi della concezione storico-teologica
di Ossequente in P. L. Schmidt, Julius Obsequene und das Problem der Livius-Epitome. Ein
Beitrag zur lateinischen Prodigienliteratur (Akad. der Wies, in Mainz, Abh. der Geistes- und
sozialwiss. Kl. 1968, Wiesbaden 1968) : il fatto che i prodigi prefigurino eventi futuri lascia intravedere una sorta di determinismo causale, che non ha più nulla a che fare con l'antica tradizione
dei prodigio, intesi come espressione dell'ira deorum e privi perciò di rilevanza profetica, 226 sgg.
2
Divergenti sono anche le opinioni per quanto riguarda l'età dell'autore e la composizione
dell'opuscolo; 0 . Rossbach, cit. 6 sg. pensa all'età compresa tra Adriano e i primi Antonini,
perché solo fino a quel tempo era pensabile comporre una sintesi di fatti storici che si interrompesse con Augusto. La maggior parte dei critici pensa invece al IV secolo come Th. Mommsen,
cit.; Κ.. Zangemeister, Die Periochœ des Livius, in: Festschrift zur Begrüßung der ... X X X V I
Philologen-Versammlung (Freiburg i. B.—Tübingen 1882) 101; P. L. Schmidt, cit. 229 sg. ritiene
che Ossequente lavorò sul testo di Livio integrale e quindi alla fine del IV e agli inizi del V secolo,
quando i Simmachi e i Nicomachi procedettero alla revisione dell'opera che tornò ad essere
accessibile nella sua forma originaria; conformemente alla concezione teologica di Ossequente
l'opuscolo risentirebbe del clima culturale determinatosi agli inizi del V secolo, soprattutto dopo
il 410, quando storici cristiani e pagani discutevano sul valore dei prodigio, come segni premonitori
e quindi, in definitiva, sulla difesa o meno dell'impero da parte degli antichi dei.
3
G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer (München 1912) 391 ha messo in evidenza il
carattere minaccioso e sempre ostile del prodigium; „ein Prodigium ist ein naturwidriges oder
außergewöhnliches Vorkommnis, das als Zeichen göttlichen Zornes gilt" osserva in proposito
L. Wülker, Die geschichtliche Entwicklung des Prodigienwesens bei den Römern (Leipzig 1903)
5; la spiegazione di Fest. 254 L. prodigio, quod prodicurU futura ne altera quindi il valore originario
che è quello di segnale dell'interruzione del normale rapporto tra la divinità e la comunità; qui
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da ora si può anticipare, risultano piuttosto interessanti. Luterbacher ha usato
a questo riguardo il termine .Prodigienstil'4 con il quale ha inteso definire quel
particolare sistema di segni retorici impiegato nel resoconto dei prodigio e dei
riti connessi con la loro procuratio, tuttavia alla definizione non mi pare abbia
fatto seguito un'analisi sistematica soprattutto per quanto riguarda la morfosintassi e lo stile; probabilmente il fatto che l'opuscolo di Ossequente sia ,,die
einzige lateinische Schrift, die sich ausschließlich mit dem Thema der Prodigien
befaßt"® ha rappresentato un fattore frenante per la ricerca in questo ambito,
in quanto ogni indagine non si è spinta oltre questo primo giudizio, evitando di
analizzare il dettato di un testo di letteratura prodigiale, che è anche tra i pochi
ai quali questa definizione si adatta ed il cui primo esponente è rappresentato
dagli Annales Maximi, dove vennero riportati per opera di P. Mucio Scevola,
pontefice massimo dal 130 al 115 a. C., i dati della tabula dealbata6.
Che l'opuscolo di Ossequente sia giunto a noi mutilo della parte iniziale comprendente l'elenco
dei prodigio a partire dall'anno 249 a. C. fino all'anno 190 con il quale attualmente inizia e, forse,
della breve prefazione è stato ormai accertato dai filologi7 per i quali dal titolo originario Ivlii
sta la differenza con i prodigi della Grecia e dell'Etruria, cf. R. Bloch, Prodigi e divinazione nel
mondo antico (Roma 1981) 76. Sulla procuratio cf., oltre agli studi citati, anche P. Händel β. v.
,prodigium', in: RE XXIII, 2 (1959) 2283—2296; sull'etimologia del termine e il lessico prodigiale
si veda R. Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee I I (Torino 1976) 477—484.
* F. Luterbacher, Der Prodigienglaube und Prodigienstil der Römer (Burgdorf 1904) 43 egg.
rileva appunto la presenza in Livio di „manches Formelhafte, das von seinem sonstigen Stile
abweiche".
5
P. L. Schmidt, cit. 161.
6
Le fonti più importanti sulla tabula sono Cic. De or. I I 52 e Serv. auct. ad Aen. I 373; all'
inizio dell'anno il pontifex maximus esponeva nella regia una tavola con il nome dei magistrati
in carica dove venivano indicati per singula dies gli eventi di maggior rilevanza. Sotto l'apparente
semplicità di questa informazione possiamo intravedere problemi ben più complessi soprattutto
per quanto attiene alla redazione degli Annalea Maximi, come riferisce appunto Servio: cuius
diligentia annuos commentario» in octoginta libros veteres retulerunt eosque a pontificibus maximis,
a quibus fiebant, Annales Máximos appeUarunt; E. Peruzzi, Origini di Roma II (Bologna 1973)
188 sgg. postula infatti la necessità di distinguere la tabula qwotannis di circa 65 righe di estensione
dagli Annales perché „la brevitas e la mancanza di ornamenta che distinguono Io stile degli annalisti ... son cosa ben diversa dalle notazioni brachigrafiche, da brogliaccio che i limiti della tabula
dovevano imporre"; anche la recente sintesi di D. Flach, Einführung in die römische Geschichtsschreibung (Darmstadt 1985) si pronuncia per l'afflusso di dati e notizie provenienti da fonti
diverse dalla tabula negli Annales Maximi. Oggetto di discussione sono anche le finalità di tale
registrazione, che Cicerone sintetizza nell'espressione potestas ut esset populo cognoscendi; Peruzzi,
cit. 177 sgg. ritiene che lo scopo precipuo fosse quello di porre al corrente coloro che vivevano
fuori Roma delle novità più importanti occorse inter nundinum, mentre a F. Altheim, Altitalische
und altrömische Gottesvorstellung, Klio 30 (1937) in queste registrazioni appare di fondamentale
rilevanza la valenza sacra che fissa il momento in cui il prodigium si è verificato : „darum hat die
römische Geschichtsschreibung den Prodigien ihre Aufmerksamkeit zugewandt", 52. Si può
comunque concordare con Β. W. Frier, Libri Annales Pontificum Maximorum: the Origine of the
Annalistic Tradition (Roma 1979) sulla funzione epistemologica della tabula·, un prodigio è tale
perché su questa registrato, 95.
') P. L. Schmidt, cit. 162.
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C. SASTENI, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
Obsequentis ab anno urbis condüae quingentésimo quinto prodigiorum liber va espunta la parola
imperfeetus, che non è altro che un'aggiunta del primo editore, Aldo Manuzio, quando nel 1508
a Venezia pubblicò l'editio princeps. Ossequente d'altro lato avrebbe avuto i suoi buoni motivi
per iniziare il catalogo dal 249 — l'anno 505 appunto dalla fondazione di Roma — perché secondo
Mommsen ,,eo tempore pontífices prodigiorum in annales referendorum initium ferisse apud
Livium relatum invenit" 8 , oppure perché in quell'anno si tennero i primi ludi saeculares*.
Il fatto che tra la fine del IV e gli inizi del V secolo dell'era volgare un erudito si fosse determinato a comporre un catalogo di prodigio, quando ormai il rituale della procuratio era tramontato
già da alcuni secoli, vuoi per semplice curiosità antiquaria, vuoi per quei motivi di natura teologica ai quali accenna Schmidt, attesta l'indiscutibile incidenza dei prodigia sulla società romana;
a tali fenomeni, ritenuti espressione di poteri sopranaturali, la civiltà di Roma ha infatti dedicato
uno spazio politico e una dimensione sociale ben definiti, sicché una loro eco appare largamente
percepibile nel modo stesso di pensare dell'uomo romano, così come nelle sue manifestazioni
letterarie 10 .
Intorno a quello che si può definire come il sistema di identificazione dei
prodigia e alla loro procuratio si era formata una lingua dotata di peculiarità
sue proprie, che non è forse esagerato definire tecnica11 per le strette attinenze
con la lingua religiosa in generale; idonea pare anche la definizione di sermo
prodigialis del quale le fonti precipue a noi giunte sono appunto Livio, dove
però le parti relative ai prodigia vanno estrapolate dal dettato, e l'opuscolo di
Ossequente.
Il sistema dell'identificazione e dell'espiazione dei prodigia appare in tutta la sua complessa
articolazione nei resoconti degli storici e di altre fonti antiquarie; l'espiazione assume il carattere
di una prassi gestita dalle massime autorità dello stato romano e mirante a ristabilire un accordo
sancito tra la comunità e gli dei, che proprio l'occorrenza del prodigium indica come precario e
prossimo a venir meno; tale modo di procedere consta di varie istanze e alla fine di un percorso
che ricorda altri procedimenti dell'amministrazione giuridica e diplomatica di Roma si giunge
all'espiazione, con la quale la comunità proclama di aver assolto tutti i doveri ad essa spettanti per
garantire la pax con gli dei; ovviamente l'esigenza di repristinare il contratto vacillante con la
8
Th. Mommsen, cit. xx.
Cf. J . Bernays, Verzeichnung der Wunder in den römischen Annalen, Rheinisches Museum
12 (1857) 436—438 = Gesammelte Abhandlungen I I (Berlin 1885) 307 sg. per il quale l'istituzione
dei cosiddetti terzi, ma in realtà primi ludi eaecviares sarebbe la conferma del carattere straordinario di quell'anno, che oltre a numerosi prodigia, aveva visto anche l'annientamento di una
flotta romana al largo di Trapani.
10
Nonostante che la prassi dell'espiazione dei prodigia trovi il suo termine nel nuovo ordinamento imperiale, questi continueranno ad essere ricordati da Tacito e da Svetonio; H. Kröger,
Die Prodigien bei Tacitus (Münster 1940) illustra ampiamente il peso sia dal punto di vista
stilistico che da quello ideologico del mondo dei prodigia nell'opera dello storico latino; H. Kleinknecht, Laokoon, Hermes 79 (1944) 71 sgg. crede di rinvenire nella descrizione della morte di
Laoconte lo stampo della tradizione prodigiale ; P. Händel, cit. 2284 osserva quindi che „die
Gültigkeit des p . " nella storia della letteratura latina „ist umfassender, langlebiger als die im
Staatskult".
11
Per il concetto di lingua speciale o di settore cf. C. De Meo, Lingue tecniche del latino
(Bologna 1983) 10 sgg. che dedica un intero capitolo alla lingua sacrale. Sul vocabolario religioso
latino cf. R. Schilling, L'originalité du vocabulaire religieux latin, Revue Belge de Philologie 49
(1971) 31 —54; L. Alfonsi, La sacralità e la lingua latina, Le parole e le idee 12/14 (1970/72) 1 9 - 4 0
e la raccolta di G. Β. Pighi, La poesia religiosa romana (Bologna 1958).
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divinità induce le autorità a vagliare con cautela il carattere pubblico o meno del prodigium e
a definire con esattezza i riti di espiazione, per i quali sono indicate procedure per così dire
tipologicamente fisse. Non c'è che da rimaner stupiti, osserva R. Bloch 12 , della solidità del modo
di perseguire un obiettivo afferente alla sfera religiosa, che non trova confronti nel mondo
greco, mentre per quanto riguarda la cultura religiosa etrusca, questa si è interessata in misura
pressoché esclusiva alla divinazione; se da questo ultimo punto di vista i Romani non riuscirono
mai ad essere autonomi dai loro vicini, il sistema della relatio dei consoli in seguito alla denunzia
di un prodigium, dell'accettazione o meno da parte del senato e dei procedimenti di espiazione
appare invece un tipico frutto della mentalità romana.
E' altresì ovvio che l'annunzio del prodigium e della conseguente procuratio
necessitano di una proclamazione il più possibile enfatica, giacché il messaggio
che le autorità esprimono si rivolge in due direzioni, non solo alla divinità, cui
viene notificato l'assolvimento degli obblighi, ma anche alla comunità, che apprende così come i suoi garanti abbiano fatto tutto quanto era in loro potere
per salvaguardare il contratto con gli dei. La recente indagine di B. MacBain13,
dopo aver autorevolmente difeso la verisimiglianza delle liste di prodigio, tradite
contro la critica di E. Rawson14, sostiene che ,,one important end which prodigies
and expiations served was communication" e che quindi tale sorta di .signalling
system' abbia finito per assumere funzioni aggiuntive rispetto a quelle religiose
e vicarie nei confronti di quelle propriamente politiche, cercando di venir incontro in determinati, difficili momenti di psicosi collettiva con un rassicurante
messaggio alle ansie della comunità quirite o evidenziando, laddove parevano
vacillare, alcuni legami tra Roma e i municipio, della federazione italica; non si
sarebbe dunque trattato di un rozzo strumento di frode, ma di una raffinata
operazione di organizzazione del consenso, che serviva a surrogare poteri e
capacità che il collegio senatoriale non era in grado di esprimere18. Un passo
liviano (XLIII 13, 1 —2) illustra magistralmente la situazione sopra esposta,
come cioè i resoconti prodigiali apparissero parte integrante della storia repubblicana: Non sum nescius ab eadem neclegentia, quia nihil déos portendere
vulgo nunc credami, neque nuntiari admodum ulla prodigio ncque in annales referri,
ceterum et mihi vetustas ree scribenti nescio quo pacto antiquus fit animus et quaedam religio tenet, quae illi prudentissimi viri publice suscipienda censuerint, ea
pro indignis habere, quae in meos annales referam.
La procedura di notificazione ed espiazione dei prodigio dura con una certa regolarità almeno
per due secoli, dalla metà del I I I secolo a. C. fino ad Augusto, quando il sistema cade in obsolescenza1*, non solo per la crisi religiosa dell'età, ma soprattutto perché l'imperatore lo ritiene
12
R. Bloch, cit. 103 sgg.
B. MacBain, Prodigy and Expiation : a Study in Religion and Politics in Republican Rome
(Bruxelles 1982) nel primo capitolo sull'attendibilità delle liste di prodigio, 7—24.
14
E. Rawson, Prodigy Lists and the Use of the Annalee Maximi, The Classical Quarterly 21
(1971) 158-169.
11
B. MacBain, cit. al terzo capitolo .Expiations as Vehicles for Communication', 34 sgg.
16
R. Bloch, cit. 110 sgg. individua una duplice svolta nella storia religiosa di Roma repubblicana, durante la seconda guerra punica, quando si determinarono fenomeni di isteria collettiva
18
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Philologue, Bd. 132, H. 2
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C. SANTINI, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
aberrante dai suoi fini che mirano al controllo della sfera religiosa e di conseguenza troppo aleatorio nelle implicazioni politiche: prende il posto del prodigium 1 'omen17, il cui punto di riferimento
sono le singole personalità e non più la comunità nel suo insieme ; e sarà proprio Yomen, che affonda
le sue radici nell'archetipo del segno/segnale della divinità a risultare invece inattaccabile da
ogni crisi religiosa o tentativo di imposizione politica, come ben attesta la tradizione del presagio
favorevole o sfavorevole che dagli storici del tardo-antico si perpetua come modulo letterario
costante fino al medioevo latino e bizantino.
Tale trasformazione del concetto di prodigium è avvertibile in Ossequente, al quale andrà
riconosciuto in questa circostanza il ruolo di autorevole testimone; è infatti innegabile che tra
i primi e gli ultimi capitoli dell'opuscolo intercorrono differenze sostanziali per quanto riguarda
i dati stessi del resoconto prodigiale; cominciano a far difetto le indicazioni delle località dove il
prodigium si è verificato e dei riti di espazione posti in atto, si riferiscono omina e addirittura
sogni, che non trovano ovviamente collocazione nella consueta casistica, si offusca e si attenua
la valenza pubblica del prodigium e, conseguentemente, si fanno più evidenti i tentativi di interpretare, generalmente su base analogica, il prodigium come segno favorevole o sfavorevole per un
determinato personaggio. Quando il complesso sistema dell'annunzio del prodigium, e della sua
proeuratio abbia cominciato ad incrinarsi è argomento di discussione tra gli storici; a me pare
che, se ci si basa sul testo di Ossequente, i primi segnali si riscontrano già ai tempi di Tiberio
Gracco — e infatti cf. 27 a proditum est memoria Tiberium Oracchum, quo die periit, triglia neglexisse omina —, ma che l'evidenza della trasformazione risalti intorno agli anni della guerra
sociale, quando infatti leggiamo a 56 che Pompedixis Silo in oppidum Bovianum, quoi ceperai,
triumphane invectus omen vietoriae hostibus ostendit; coerentemente con tale trapasso dal prodigium
all'omeri anche alcune caratteristiche del sermo prodigialts, soprattutto laddove attengono al
momento della notificazione, vanno perdute1®.
Il problema fondamentale per l'operetta di Ossequente consiste nel precisare i termini della
in conseguenza della minaccia di Annibale e successivamente, sul finire del I I secolo a. C., con la
progressiva influenza dell'ellenismo, della filosofia e dei nuovi culti e ambedue questi momenti
si riflettono sul mondo dei prodigia apportando modificazioni sostanziali; l'introduzione di
oracoli di tipo ellenico come i carmina Marciana, la ripetuta consultazione dei libri sibillini,
l'intervento del Qraecus ritus per quanto attiene alla scoperta di casi di ermafroditismo, tutto ciò
sta ad indicare una trasformazione progressiva della tradizione originaria e l'accentuato interesse
per l'aspetto divinatorio del prodigium stesso; parimenti si fa palese la manipolazione del prodigium a fini di parte soprattutto nel periodo dell'abortita rivoluzione graccana; con la conclusione della guerra sociale perdono gradualmente di importanza le finalità di comunicazione
sociale cui fa riferimento B. MacBain, cit. 81, tuttavia — osserva giustamente P. Händel, cit.
2295 — gli ultimi anni della repubblica sono ancora pieni di prodigia·, solo una deliberazione
politica presa in alto loco può spiegare l'improvviso interrompersi del flusso dei dati relativi ai
prodigia, come è proprio Ossequente ad attestare; illuminante a questo proposito è la notizia
riportata da Suet. Aug. 31 che Augusto, dopo aver assunto la carica di pontefice massimo, quidquid fatidicorum librorum Qraeci et Latini generis nullis vel parum idoneis auctoribus vulgo ferebantur, supra duo milia contracta undique cremami oc solos retinuit Sibyllinos, hoc quoque dilectu
habito.
Β. MacBain, cit. 81.
E. Rawsion, cit. 160 conformemente al suo asserto, che contesta la derivazione delle liste
dei prodigia dagli Annales Maximi, ritenendole invece un coacervo di dati provenienti da epitomi
locali o da storici del I secolo a. C. come Celio Antipatro o Cornelio Sisenna, non nota nel testo
di Ossequente alcun indizio, che possa provare „that his ultimate source has dried up or changed
its character" ; in realtà la critica di Bawson si appunta soprattutto sulla nota di J. E. A. Crake,
The Annales of Pontifex Maximus, Classical Philology 35 (1940) 374—386, che immagina gli
Annales Maximi come una semplice trascrizione delle tabulae del pontefice.
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sua dipendenza da Livio, che ha riferito nei suoi Ab urbe condita libri j prodigio, occorsi annualmente. In realtà riuscir a determinare esattamente tale dipendenza risulta compito piuttosto
arduo, perché il confronto testuale è possibile con i primi undici capitoli di Ossequente; solo
questi infatti corrispondono cronologicamente — per gli anni dal 190 al 167 a. C. — ai libri
XXXVII —XLV di Livio, che sono gli ultimi giunti fino a noi. Proprio questa corrispondenza
è stata messa a fuoco da Peter Lebrecht Schmidt nella prima parte della sua dissertazione per
giungere a qualche elemento certo 6ul rapporto tra i due scrittori e le cui conclusioni possono
essere sintetizzate nei seguenti punti:
a. nella parte presa in considerazione Ossequente riporta i dati di solo 13 anni rispetto ad un
arco di tempo di 24; ciò può essere spiegato in parte tenendo presente gli intenti ideologici1·
di Ossequente nel comporre il suo scritto;
b. se si confrontano i capitoli di Ossequente con il testo di Livio si vede che il primo ha inteso
uniformarsi ai tratti caratteristici del .Chronikstil', vale a dire ,Kürzung und Zusammenziehung'20,
per i quali si distanzia dal modello;
c. l'ipotesi sostenuta da K. W. Nitzsch21 che Ossequente avesse tratto il suo materiale da un
testo anteriore a Livio stesso e fonte dello storico augusteo, come gli Annales Maximi, è da
scartarsi";
d. alcune confusioni relative ai dati storici riferiti alla fine di ogni capitolo dopo l'elencazione
dei prodigio si spiegano supponendo che Ossequente abbia desunto da Livio il solo materiale
relativo ai prodigio e che invece si è servito di un secondo lavoro, una cronaca liviana del tipo del
chronileon di Ossirinco, per tali brevi inserti storici23.
Il frutto finale dell'indagine di Schmidt appare allettante, perché, se è acclamata la dipendenza
diretta di Ossequente per le parti prodigiali da Livio, allora „die Prodigienberichte als in den entscheidenden Punkten nicht veränderte Liviusfragmente angesehen werden dürften", con la
valorizzazione di questo scritto, ritenuto in genere insignificante, che è facile immaginare24. II
materiale della tábida dealbata che venne utilizzato per la compilazione degli Annales Maximi
e che possiamo definire come prodigiale indubbiamente ha esercitato grande influenza e fascino
sulla storiografia arcaica2* e da questa ha finito per riversarsi nell'opera di Livio che ha inserito
e / o imitato con estrema abilità testi arcaici a sua disposizione dal caratteristico stile commatico
e allitterante.
19
P. L. Schmidt, cit. 165: „der Verfasser sich dann auf das Markanteste bzw. auf dasjenige
konzentrierte, das seiner theologischen Konzeption am sinnfälligsten Ausdruck verlieh", una
spiegazione che però l'A. stesso riconosce come parziale.
20
P. L. Schmidt, cit. 166-169.
21
Κ. W. Nitzsch, Die römische Annalistik von ihren ersten Anfängen bis auf Valerius Antias
(Berlin 1873) 237 sg. sostiene che, poiché là dove il confronto tra Livio e Ossequente è possible,
in almeno tre passi il secondo presenta qualche cosa in più del primo, „beiden als gemeinsame
Quelle ein Werk zu Grunde liegt, das mit 506 begann und die Prodigien enthielt".
22
P. L. Schmidt, cit. 169-172.
28
Per P. L. Schmidt, cit. 171 è indispensabile postulare due diverse fonti per l'opera di Ossequente proprio per spiegare alcuni errori intercorsi nel testo dell'opuscolo: „der sachlichen Verschiedenheit entspricht eine ungleich ausführliche Wiedergabe der Vorlage"; la posizione dell'Α.
che riconosce la diretta paternità di alcune parti si avvale parzialmente di due asserti della critica
precedente, quello di K. Zangemeister, cit. 104, che vede come sola base del Prodigiorum liber il
chronileon di una più ampia epitome liviana e quello di G. Ay, De Livii epitoma deperdita (Leipzig
1894) che distingue le parti relative ai prodigio da quelle propriamente storiche, escludendo però
che ambedue possano risalire direttamente a Livio, 61 sgg.
24
P. L. Schmidt, cit. 173; per la dipendenza diretta si dichiarano anche A. Klotz s. v. ,Livius',
in: BE X I I I 1 (1926) 828 sgg. e M. Galdi, Gli epitomatoli di Livio, in: Studi liviani (Boma 1934)
261 sg.
25
H. Peter, Prolegomena a Veterum Historicorum Romanorum Reliquiae (Leipzig 1870) xiii
3*
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C. SANTINI, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
Che le peculiarità della lexis di Ossequente siano da considerarsi le conseguenze
dell'imitazione di Livio piuttosto che il frutto del progetto stilistico di un antiquario raccoglitore di materiale prodigiale proveniente direttamente dagli Annales
Maximi è teoria più sicura dal punto di vista storiografico ; da quello letterario
la considerazione non ha eccessiva rilevanza, perché l'intero corpus di testi
classificabili come esempi di sermo prodigialis, che noi possediamo e che proviene
dalla letteratura prodigiale di storici e antiquari e non dai veri e propri atti
amministrativi, è collocato sotto la costellazione del rifacimento, della parafrasi
e dell'imitazione delle originarie tabulae dealbatae. Rilevante, caso mai, potrà
essere la circostanza che le opere, dalle quali questo materiale prodigiale proviene,
trattino solo parzialmente ovvero esclusivamente di prodigio ; non si andrà quindi
troppo lontano dal vero se si concorda con l'affermazione di E. de Saint-Denis 26
che il testo di Ossequente ci dà un'idea di quelle che dovevano essere le secche
liste della cronologia pontificale, mentre per Livio intercorrono almeno due
motivi di straniamento rispetto ai cataloghi originari, l'inserimento dei prodigia
nel tessuto connettivo della sua storia e la valenza artistica, cui fa riferimento
il critico francese, un'esigenza quest'ultima che risulta estranea a Ossequente.
Quanto finora è stato messo in evidenza giustifica comunque un'analisi più
approfondita sul testo di Ossequente; c'è infatti il fondato sospetto che questo
ignoto scrittore di argomenti antiquari della tarda antichità sia riuscito a trasmetterci in un modo o nell'altro materiale risalente all'età arcaica e riprodotto
con mutamenti relativamente modesti dagli storici proprio grazie alla peculiarità
ed alla compattezza stilistica del sermo prodigialis. Sono state probabilmente
anche considerazioni di questo genere che hanno indotto S. Rocca a pubblicare
il primo lessico del Prodigiorum liber, anche se l'interesse della studiosa pare
rivolto soprattutto al recupero del dettato liviano: „locutiones, quibus Livius
olim usus sit, in lucem promere" 27 .
Nella varia casistica dei prodigia la scoperta di casi di ermafroditismo e 1'
ritiene assai probabile l'inserzione da parte di Livio alla terza, quarta e quinta decade nella trama
polibiana del racconto di passi e brani di annalisti — Celio Antipatro, Valerio Anziate, Claudio
Quadrigario; proprio di essi „argumenta et sonum agnoscere nobis videbimur in eis quae Livius
et initio et exitu singulorum annorum coniuncta uno conspectu satis exiliter absolvere solet ...
de prodigiorum procuratione ..." W. Soltau, Livius' Geschichtswerk. Seine Komposition und
seine Quellen (Leipzig 1897) ritiene tali dati riguardanti comitia, trionfi, sedute del senato, prodigia etc. „Angaben des pontifikalen Jahrbuchs" che, in quanto fatti di minor conto, possono
provenire solo da autori contemporanei ; in essi prevale il punto di vista della città, di Roma.
28
E. De Saint-Denis, Lee énumerations de prodiges dans l'oeuvre de Tite Live, Revue de Philologie 16 (1942) 126—142; l'A. sostiene che, contrariamente all'uso rigorosamente cronologico con
il quale i prodigia erano elencati, Livio segue anche altri due metodi di esposizione, quello geografico e quello .drammatico' in crescendo di pathos. Livio prende quindi sul serio le manifestazioni
della volontà divina e critica perciò ogni abuso del rituale prodigiale: cosi almeno G. Stùbler,
Die Religiosität des Livius (Tübinger Beiträge zur Altertumswissenschaft 35) (Stuttgart—Berlin
1941) 99 sgg.
87
S. Rocca, Iulii Obsequentis Lexicon (Genova 1978) viii.
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217
ábominatio di tali esseri costituisce una sezione a parte che, oltre a presentarsi
ben documentata e piuttosto compatta28, ha un'indubbia rilevanza nei confronti
dell'intera prassi per la procuratio in quanto proprio i termini dell'espiazione
rendono tangibile con la consultazione dei libri sibillini l'influenza di sapore
ellenizzante che ebbe ad esercitarsi nel II secolo a. C. su un nucleo culturale per
altro specificamente romano o etrusco-romano29. La prima notizia della nascita
di un androgino è riportata da Livio ( X X V I I 11,1 sgg.) per l'anno 209 e da allora
gli annunzi si ripetono fino all'ultimo caso, verificatosi nell'anno 92 come dal
Prodigiorum liber a 53; la purificazione mira innanzitutto all'eliminazione
mediante annegamento indiretto (abbandono in una cesta in mare, nel fiume)
dell'androgino per impedire un'ulteriore contaminazione del suolo e in un rituale
che prevede il canto lustrale di un coro di ventisette vergini; col passare del
tempo l'intervento del Graecus ritus ne accrescerà la complessità30 e l'importanza
come nel caso occorso nel 125 a·. C., per il quale abbiamo il testo di due oracoli
estratti dai libri sibillini e conservati dall'antiquario adrianeo, Flegonte di
Tralles 31 .
Proprio tra le espressioni che ricorrono con maggior frequenza — sei volte —
in Ossequente ci sono quelle relative all' ábominatio dell'androgino; queste constano strutturalmente di due enunciati fondamentali, la nascita/scoperta del
monstrum e 1' ábominatio del medesimo, di un elemento caratterizzante sempre
presente, la località dove è avvenuta la nascita/scoperta, e di altri elementi
accessori, quali l'autorità religiosa che ha proposto il rito di purificazione — praecepto aruspicum — e l'età dell'androgino nel caso che sia stato scoperto — annorum odo, annorum decern — ; è ben difficile, leggendo questi passi, sottrarsi
all'impressione che il numero delle parole e delle sillabe, combinandosi con le
iterazioni dei segni, cerchi di raggungere particolari forme di pathos religioso32.
Ciò è particolarmente valido per la prima occorrenza, quella del 142 a. C. che
può essere cadenzata nel modo seguente Lunae androgynus natus / praecepto
aruepicum / in mare deportatila con sequenza ternaria e partizioni interne di 3/2/3
parole e 8/7/7 sillabe; una piccola integrazione, come ad esempio (in Etruria) da
28 Cf. L. Breglia Pulci Doria, Oracoli sibillini tra rituali e propaganda (Napoli 1983) 40 egg. ;
Β. MacBain, cit. 127.
29 L. Breglia Pulci Doria, cit. 87: „sembra quindi che i due punti che abbiamo messo in evidenza, rapporto col valore catartico dell'acqua (già legato alle più antiche vestali) e rapporto con
la pena inflitta al parricida aiutino a riportare il rituale di eliminazione dell'androgino, a tradizioni che, per quanto le conosciamo, sono più romane che etnische".
30 L. Breglia Pulci Doria, cit. 165: „il rituale del 207 quindi non ha niente che autorizzi a
considerare di origine ,greca' la purificazione dell'androgino. La parte iniziale di esso, cioè il
carme cantato dalle fanciulle, rientra in tradizioni lustrali romane, e tutt'al più sono rintracciabili in esso ,strati' etruschi".
H. Diele, Sibyllinische Blätter (Berlin 1890) 91 è convinto della sostanziale identità tra il
rituale del 207 e quello riferito da Flegonte; tale tesi è per altro contestata dai recenti lavori di
B. MacBain, cit. 133 e L. Breglia Pulci Doria, cit. 165.
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C. SANTINI, Letteratura prodìgiale in Giulio Ossequente
collocarsi dopo Lunae darebbe invece luogo a due cola bipartiti. Molto affine a
questa è la struttura della formula del 133 a. C. in agro Ferentino / androgynus
natus I et in flumen deiectus di 3/2/4 parole e 7/6/7 sillabe, del 122 a. C. in foro
Vessano / androgynus natus / in mare delatus est di 3/2/4 parole e 6/6/7 sillabe,
del 95 a. C. androgynus Urbino natus / in mare deportatile di 3/3 parole e 9/7
sillabe, mentre simili tra loro appaiono le formule del 119 a. C. androgynus / in
agro Romano / annorum odo / inventus / et in mare deportatus e del 117 a. C.
Saturniae / androgynus / annorum decern / inventus / et mari demersus.
Anche altre espressioni della lexis di Ossequente si segnalano per il particolare peso specifico conferito alla parola singola e per gli equilibrati rapporti
sillabici con il risultato di produrre forme di isocolia e parallelismo su cui si
innestano l'allitterazione e l'omoteleuto. I prodigia riferiti al mondo animale
danno luogo ad un repertorio formulare dai toni particolarmente sonori, ad esempio cf. a 15 Frusinone bos locutus, Beate mulus tripes natus con due cola dal rapporto sillabico pressoché equivalente e a 20 Frusinone aurum sacrum mures
adroserunt-, quanto il riferimento a tali tipi di prodigia fosse diffuso ad ogni
livello della comunità romana ce lo dimostra quell'esemplare di tradizione popolare che è la cantilena per allontanare l'orzaiolo nec mula parit nec lapis lanam
fert I nec huic morbo caput crescat / aut si crevervt tabescat?3. Degno di nota appare
anche l'oracolo che Ossequente riporta a 69 lupis rabies hieme aestate frumentum
non demeseum perché, in aggiunta ai fenomeni di omoteleuto e chiasmo semantico,
che danno testimonianza dell'intenzionalità con la quale la profezia è stata elaborata, esso riproduce l'andamento del noto carmen rusticorum antiquum riferito
da Servio ad Georg, 1, 101 hiberno pulvere verno lulo grandia farra, camille, metes;
l'epoca alla quale il passo risale, il 43 a. C., ci riporta ad un periodo in cui abili
compositori di testi prodigiali non dovevano far difetto, prova ne siano i due
paesi dell'apparizione del sidus Iulium e dei dodici avvoltoi, ricordati rispettivamente per gli anni 44 e 43 a. C. nel Prodigiorum liber (cf. 68 e 69).
Frequente — le occorrenze sono cinque — è anche l'espressione formulare
hastae Mortis motae; a questa possono aggiungersi ad ulteriore specificazione
altri elementi, come h. M. in regia sua sponte m., ma è ovvio che gli elementi
fondamentali sono quelli della prima formula, in cui i tre termini, tutti bisillabi,
sono riconducibili, sulla base di uno schema che tenga conto dell'alternarsi
dell'allitterazione e omoteleuto -ae / M- / m-ae alla struttura x/y/xy con il termine finale che opera la sintesi.
3 3 Non dovrebbe stupire questo accenno a una sensibilità estranea alla religio romana; in
effetti se, come nota J . Scheid, La religione a Roma (Bari 1983) 9 solo un errore nel rituale o un
evento che infranga le consuetudini o le leggi naturali è in grado di suscitare un sentimento religioso forte, in quanto „comporta per la comunità una rottura della pax deorum, spesso gravida di
conseguenze", proprio il verificarsi di casi di ermafroditismo pare corrispondere esattamente a
questa situazione.
3 3 Citato da Marceil. De med. 8, 191, si legge ora in Fragmenta poetarum Latinorum epicorum
et lyricorum editi da K. Büchner (Leipzig 1982).
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Philologue 182 (1988) 2
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Dopo questo primo approccio ad un ambito essenzialmente formulare, l'analisi
della scrittura del Prodigiorum liber è indispensabile per stabilire una tipologia
dei vari fenomeni linguistici e stilistici presenti in Ossequente, tenendo per altro
conto del fatto che quelli lessicali sono già stati esaminati da Luterbacher34
nella parte della dissertazione riservata appunto allo stile dei cataloghi di prodigio.. Il compito di raggrupparli tipologicamente risulta facilitato dalla notevole
omogeneità strutturale, che contribuisce al carattere ripetitivo e protocollare dei
capitoletti di Ossequente. Aperti dalle coordinate temporali dei consoli eponimi,
questi si articolano, come è stato osservato da Schmidt, in una parte relativa ai
prodigio località per località e in un brevissimo cenno conclusivo sull'evento
storico, per lo più di carattere militare, di maggior importanza per quel'anno.
La struttura del periodare risulta eminentemente paratattica, come d'altra parte
è logico attendersi in un testo che ha come fine precipuo l'elencazione di eventi ;
la costruzione dei periodi mette in evidenza la posizione di determinati segni
come il locativo o l'ablativo locale o temporale all'inizio e il perfectum alla fine,
spesso nella forma perifrastica, ma con costante eliminazione del verbo esse ; non
si può negare che tali ricorrenze forniscano un più che cospicuo numero di omoteleuti alla prosa dell'opuscolo. Merita di essere menzionato lo sforza di esporre
l'evento nel modo più dettagliato possibile; la descrizione di malformazioni di
esseri appena nati come a 40 puer a parte priore alvo aperto ita ut nudum intestinum
conspiceretur, idem posteriore natura solidus natus o a 53 puer ex ancilla natus sine
foramine naturae qua humor emittitur è in questo senso esemplare; il sermo prodigialis ricorre alle ripetizioni delle strutture, se queste servono a precisare meglio
il fatto verificatosi, così come l'uso di aggettivi come aliquot, mvltus mette il
relatore al sicuro da eventuali, possibili errori di numero, che invaliderebbero per
vizio di forma l'espiazione ; il caso di 46 corvi duo numero in alto volantes si può
spiegare come l'esasperazione di tale tendenza.
Il parametro con cui esaminare la lexis di Ossequente è quello offertoci dalla
tradizione retorica che ha classificato i fenomeni di intenzionale ricorrenza dì
segni simili o identici ; in tale ambito questa si presenta assai caratterizzata, con
un susseguirsi di cola e di sezioni più ampie che arrivano fino a interi periodi,
tutti vigorosamente contrassegnati da allitterazioni, omoteleuti, omofonie e
polyptota, come si intende dar conto mediante una silloge di brani tratti dal
Prodigiorum liber96. Esempi di allitterazione e omoteleuto, con fonema intrecciato
84
F. Luterbacher, cit. 43 egg. indica come caratteristici del lessico prodigiale fieri, per il manifestarsi di un prodigium e nuntiari per l'annunzio e, inoltre, varie espressioni fisse come de cado
tactue — da considerarsi più solenne rispetto a fulmine ictus —, de cáelo/fulmine exanimatus,
fulmine decussusldeiectus/discusaus, lapidibus pluere, sanguine/terra/locte pluere, sudare sanguine
sanguine. Sul rapporto asindeto/polisindeto l'A. propende per il primo come „die Form der Pontifikalchronik", mentre il secondo è una creazione liviana, „indem er den Begriff der Menge hervorheben wollte".
86
II testo è quello di 0 . Bossbach, Iulii Obsequentis ab anno urbis conditae DV prodigiorum
liber (Leipzig 1910).
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C. SANTINI, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
θ ricorrente abbiamo nei paesi tratti dai capitoli 1 : per decern pueros patrimos
matrimos totidem virgines; 4 : inter horam tertiam et quartata tenebrae ortae; 6 : Lanuvii simulacrum Iunonia Soapitae lacrimavit. pestilentiae Libitina non auf fecit, ex
Sibyllinis supplicatum cum sex mensibus non pluisset; 12: Terrocinoe in aede
Miner vae mulleres tres, quae operatae sedebant, fulmine exanimaiae; 17: in provinciam proficiscens Postumius consul cum immolar et, in plurimis victimis caput
in iocinere non inventi; profedusque post diem septimum aeger Romam retains
expiravit; 24 : Esquiliis equuleus cum quinqué pedibus natus; 26 : quae avis proemio
posilo ab aucupe capta combustaque; cinis eius in Tiberim dispersus; 40: per triginta ingenuos patrimos et matrimos totidemque virgines; 43: signa oleaginea duo
armala statuta supplicatumque; 4 4 a : capra cornibus ardentibus per urbem ducta,
porta Naevia emissa relictaque; 46: fremitus ab inferno ad caelum ferri visus
inopiam famemque portendit; 61 : tabulae legum aeneae (caelo tactae) litteris liquefactis; 68: ludis Veneris Oenetricis, quos pro collegio fecit, stella hora undecima
crinita sub septerUrionis sidere exorta convertit omnium oculos ... tabulae aeneae ex
aede Fidei turbine evulsae ... Padus inundavit et intra ripam refluens ingentem
viperarum vim reliquit; 69: Caesar cum in campum Martium exercitum deduceret,
sex vultures apparuerunt. conscendenti deinde rostra creato consuli iterum sex vultures conspecti veluti Romuli auspiciie novam urbem condituro signum dederunt.
Fenomeni di omofonia si riscontrano al capitolo 12 : in Praenestino cruenti ceciderunt imbres. Veienti lana ex arboribus naia; 14: ad forum Aesi bovem fiamma ex
ipsius ore nata non laesit; 22: Lunae androgynus natus praecepto aruspicum in
mare deportaius. tanta fuit Lunensibus pestilentia ut iacentibus in publicum cadaveribus, qui funerarent defuerint; 30: quae (seil, locustae) a vento in mare deiectae
fluctibusque eiectae odore intolerabili Cyrenis mortifero{que) vapore gravem pestilentiam fecerunt pecori; 41 : argentum signatum afflatu fulminis diffluxit; 42 :
cariente tibicine angues nigri aram circumdederunt, desinente cardare dilapsi.
postero die exorti a populo lapidibus enecati; 47 : apud aedem Apollinis decemviris
immolantibus caput iocineris non fuit sacrificantibus. Molto abbondanti sono i
polyptota come al capitolo 1 ictum ... ida; 7: Iovis ... Iovi; 17: proficiscens ...
profectusque; 18: magistratuum ... magistratus; 24: cumque conscenderet ... cumque ... conscendisset; 39: maxima pars urbis exusta cum aede Matris magnae; 40:
homo ab homine adesus; 43 : tulit... tulerunt; 46 : bubone in urbe viso urbs lustrata;
50 : vultures canem mortuum laniantes occisi ab aliis et comesi vulturibus; 52 : maris
vituli cum extra demerentur, gemini vitelli in alvo eius inventi; 70: canis aeditui
mortua a cane tracia; si riscontra anche qualche figura etymologica come al capitolo 4 per biduum ... totidem diebus; 26 : avis ...ab aucupe capta.
L a strutturazione di molti resoconti prodigiali per cola e commata bimembri e
trimembri appare evidente; questa si avvale di anafore, aeindeti, parallelismi e
chiasmi ; si cita a questo riguardo dal capitolo 4 : in area Vulcani per biduum, in
area Concordiae totidem diebus; 5: signa aenea, in Capitolio deiecit, signa in circo
máximo cum columnis evertit, fastigio templorum aliquot abrupta dissipavit; 7 : nimbis continuis in Capitolio signa aliquot detecta, fulmine Romae et circa plurima
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decussa; 9 : Cornelius ex monte Albano rediens membris captus ad aquas Cumanas
mortuus, Petillius contra Ligures dimicans occisus est; 14: procellosa tempestate
teda diruta stragesque agrorum facta ... Caere porcus humants manibus et pedibus
natus, et pueri quadrupèdes et quadrumanes nati (chiasmo semantico) ; 16 : ... quassata ... deiectum ... tacta ... dissipata; 18: in Lusitania varie, in Gallia prospere
pugnatum; 20: Amiterni puer tribus pedibus una manu natus ... rubente alter,
alter candida linea ... cum Carthago ... per Hasdrubalem ... mox Carthago per
Aemilianum; 24 : ipse consul devictus, mox Numantinis deditus; 27 : fugitivorum
bellum in Sicilia exortum, coniuratione servorum (in) Italia oppressa; 28 :... fulmine
exanimati ... fulmine exanimatus ... fulmine exanimatus; 38 : Albanus mons nocte
ardere visus, aedicula et signum de caelo tacta, ara Salutis interrupta ... Cimbri
Teutonique Alpes transgressi foedam stragem Romanorum sociorumque fecerunt;
43 : simulacrum in tempio quod capite adaperto fuit, opertum inventum; 46 : populus
stipem, matronae thesaurum et virgines dona Cereri et Proserpinae tulerunt; 50:
agnus biceps, puer tribus manibus totidemque pedibus natus; 51: puella biceps,
quadnpes, quadrimana, gemina femínea natura mortua nata, avis incendiaria visa
occisaque. In sintonia con siffatta strutturazione del dettato non mancano le
coppie polari e sinonimiche quali patrimos matrimos, sacra profanaque, vieti deletique, pestilentia fameque, compita sacellaque, domi forisque e alternanze di preverbi come dœiectae ... eiectae, adaperto ... opertum, o successioni di questi con
verbi differenti come devictus ... deditus; comprehensa ... consumpta; exorti ...
enecati; eversa ... erecta.
Si osserva, infine, una certa predisposizione per i cola crescenti nella migliore
tradizione della prosa latina; nell'arsenale di Ossequente la klimax di unità di
consistenza sillabica progressivamente superiore si rinvengono a 24 nel grido
„mane, Mancine" risuonato improvvisamente all'ingresso del console sulla nave
che dovrebbe portarlo da Portoercole in Spagna, in serie del genere deiecit ...
evertit ... dissipavit, nei participi congiunti in asindeto o dall'enclitica alla fine
del periodo come a 26 capta combustaque, a 42 stane inventum, a 34 statuta supplicatumque, a 44 a emissa relictaque, a 51 visa occisaque.
L'esame di tale materiale ci fornisce a prima vista un dato oggettivo:
siamo in presenza di scampoli di prosa attinente alla sfera delle istituzioni
religiose in cui il fine implicitamente dichiarato di incutere horror e reverenza
per eventi determinati da una volontà numinosa si avvale soprattutto del
mezzo stilistico della ripetizione, determinando così nella lexis fenomeni di
straniamento dal quotidiano e dal consueto 88 . Le espressioni polari o sinoni84
La migliore definizione di tal genere di prosa è quella di E. Norden, Aus altrömischen
Prieeterbüchern (Lund 1939) 91: „ . . . der Einzelinterpretation folge eine Strukturanalyse. Das
beherrschende Prinzip ist ordo". Dal De l. L. di Varrone che riporta la formula augurale per la
limüatio del templum (VII 8) l'A. desume infatti l'espressione concepta verba che grazie alla loro
intrinseca struttura stanno, almeno all' inizio dell'età della produzione letteraria, per „bestimmt
(fest-) gefaßte Worte", vero sinonimo di „formelhafter Rede". Per un'ulteriore esauriente illustrazione di tale prosa cf. 94: „Die concepta verba, langsam und gehobenen Tons vorgetragen,
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C. SANTINI, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
miche37, il martellante gioco di allitterazioni, omoteleuti, omofonie lasciano
trasparire l'intenzione di imitare lo stile dei cosiddetti carmina preletterari.
Quello di Ossequente è il rifacimento di una prosa arcaizzante che risale a Livio
0 forse, come si è detto prima, a qualche testo precedente, in cui vengono riprese
le movenze più vistose del dettato di antiche forme espressive contraddistinte
dalla valenza magica della parola38.
Il primo e più importante problema, che questo esame della scrittura di Ossequente solleva, riguarda la personalità letteraria dello scrittore, se meriti tale
definizione oppure no. A questo proposito torna utile confrontare i primi undici
capitoli con i rispettivi passi di Livio per chiarire la tecnica con la quale sono
stati composti. Un dato interessante è rappresentato dalla eliminazione in Ossequente di ogni elemento che attiene all'annunzio del prodigium e alla sua accettazione o meno da parte delle autorità dello stato, con il paesaggio dall'infinitiva
al modo finito; per citare qualche esempio Livio a XXXVII 3, 4 scrive Nursiae
sereno satis constabat nimbum ortum; ibi quoque duos liberos homines exanimatos;
terra apud se pluvisse Tusculani nuntiabant, et Reatini mulam in agro peperisse
laddove nel Prodigiorum liber troviamo a 1 Nursiae sereno nimbi orti et hominis
duo exanimati. Tusculi terra pluit, mula Beate peperit; a XL 59, 7 il passo liviano
oleas quoque praegustasse mures in prodigium versum est fa supporre che non tutti
1 magistrati fossero propensi ad accogliere il prodigium, Ossequente invece sta
semplicemente al fatto, cf. 7 de mensa oleas mures praeroserunt, e questa circostanza potrebbe gettare ulteriore luce sull'impostazione favorevole al paganesimo
dello scritto, il cui autore espunge ogni elemento suscettibile di gettare dubbio sul
significato dei prodigia. Ma Ossequente sa anche riassumere il racconto e congiungere in un unico capitolo i dati raccolti in due passi differenti come a 7 in cui
waren nach Gedankenabschnitten gegliedert : dies war das Grundprinzip. Die Kola schwebten in
einem für das Ohr einprägsamen Gleichgewicht, eingegeben von einem eurhythmischen Gefühl:
eine natürliche Kunstprosa vor der im engeren Worteinne so genannten".
87
Un'ottima analisi dei sintagmi copulativi nel carmen, come anche in altri testi indoeuropei
si legge in R. Lazzeroni, Contributo allo studio della preistoria del carmen latino, Annali della
Scuola Normale Superiore di Pisa 27 (1959) 121 —134; la presenza di una stessa struttura stilistica
e la coincidenza letterale, talvolta, dei sintagmi sui quali si fonda la struttura, in documenti
antichissimi di civiltà indoeuropea è infatti arra dell'origine cornane del modulo stilistico, piuttosto
che prova di creazione monoglottica indipendente. E. Benveniste, Symbolisme social dans les
coites gréco-italiques, Revue de l'histoire des religions 65 (1945) 9 sgg. nota il carattere assai
vario delle espressioni doppie e triple della precotto; alcune svolgono la funzione di definire senza
ambiguità un sentimento, un atto, un oggetto, mentre altre appaiono invece ,gerarchizzanti' con
nozioni distinte coordinate tra loro; cosi ad esempio quando nella precalio catoniana si accenna a
morbos visos invisosque / viduertatem vastitudinemque / calamüates intemperiasque si evidenzia
perfettamente distinti i tre livelli della società indoeuropea, quello del prete mago, dello spopolamento dovuto alla guerra e dei flagelli che si abbattono sui raccolto; cf. anche G. Dumézil,
Triades de calamités et triades de délits à valeur trifonctionelle chez divers peuples indoeuropéens.
Latomus 14 (1955) 173—185.
88
Cf. A. Ronconi,
Malus carmen e malus poeta, in: Filologia e linguistica (Roma 1968) 127—145,
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Philologue 132 (1988) 2
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utilizza X L I 15, 1—2 e 16, 3—4, dando se non altro prova di saper tagliare e
incollare con abilità dal testo di Livio.
Lo stile di Ossequente ha anche parecchi elementi in comune con quello dei
frammenti del chronikon liviano rinvenuto in un papiro di Ossirinco, anche se in
questo scritto quasi mai compaiono riferimenti ai prodigio,, se si esclude 1. 1278g.39,
sicché possiamo pensare che Ossequente si sia impegnato per i soli prodigio, in
un'operazione analoga a quella del chronikon, secondo una tecnica a lui nota,
giacché, come evidenziato da Schmidt, la ricava da uno scritto a questo affine
per le parti propriamente storiche. Tutto ciò potrebbe far pensare piuttosto ad
un generico sermo epitomatorius, piuttosto che ad un sermo prodigialis e tuttavia,
anche prescindendo dal fatto che il frammenti di Ossirinco sono mutili per poter
trarre conclusioni definitive, bisogna tener presente che le somiglianze riguardano
essenzialmente la struttura sintattica, che è per i due testi affine, mentre fanno
difetto nell'anonimo alcuni di quegli artifici retorici che caratterizzano la lexis
di Ossequente. Se si passa poi a considerare l'intera questione con criterio meno
schematico, si vede che il dilemma non ha motivo di esistere almeno nella forma
esasperata nella quale è stato presentato sopra, tanto più che una via di uscita ci
giunge dallo stesso Ossequente, che ha ritenuto impensabile riportare un elenco
di prodigio, senza far riferimento agli eventi storici, sottolineando quindi l'inscindibile correlazione tra storia romana e religio·, i criteri stilistici con i quali una
vittoria militare, la concessione del trionfo, il verificarsi di un prodigium e la sua
procuralo, tutti eventi che scandiscono il corso della storia repubblicana, sono
infatti sostanzialmente identici ed hanno tutti come punto di riferimento la
tradizione degli antichi carmina, proprio perché questa appare la più adeguata,
in virtù dei consueti mezzi della ripetizione fonica, a rendere autorevole l'annuncio. Si tratta in buona sostanza di testi che tendono alla notificazione e che tale
particolare stile dipenda soprattutto da questa funzione è dimostrato dalla somiglianza di scritture diverse, che provengono da varie autorità, o anche da privati — ma alla loro origine c'è comunque la classe aristocratica delle gentes della
repubblica —, quali possono essere le tabulae triumphila
serie degli elogia degli
Scipioni oppure i resoconti pontificali dei prodigia occorsi durante l'anno41.
Cf. sacrarium Opis et la-urtts foci máximo incendio inviolata.
Liv. X L 52, 5 W./M. : supra valvas templi tabula cum titulo hoc fixa est „duello magno dirimendo, regibus subigendis, patrandae pacts {causa) ad pugnam exeunti L. Aemilio M. filio (RegiUo
res cessit gloriose). Auspicio, imperio, felicitale ductuque eius inter Ephesum, Samum Chiunque
inspectante eopse Antiocho {cum) exercitu omni, equitatu elephantisque, ciaseis regis Antiochi antea
invida fusa, contusa fugataque est, ibique eo die naves longae cum omnibus sociis captae qvadraginta
duae. Sa pugna pugnata rex Antiochue regnumque eius {in mari omne fractum subactumque est. Eius)
rei ergo aedem Laribus permarinis vovtt".
4 1 Si veda a esempio di tale tecnica stilistica in testi epigrafici la sequenza coniourase ... comuouise ... cotispondise ... compromesise del senatusconsuttum de Bacchanalibus, le allitterazioni
dell'iscrizione della colonna rostrata di C. Duilio (l'epigrafe risale tuttavia al principio dell'impero,
con l'introduzione di falsi arcaismi nel testo manipolato), il gioco fonico heic est sepulcrum hau
pvlcrum pulcrai feminae della 1.2 di un'iscrizione funebre, cf. per questi testi V. Pisani, Testi
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C. SANTINI,
Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
Si può quindi pensare per la testimonianza letteraria di tale tradizione ad una
vera e propria successione che ha il suo punto di partenza nella funzione notificatoria della tabula dealbata ; lo stile coerente a tale funzione tramite gli annalisti
viene ripreso da Livio, per continuare ad esercitare i suoi effetti fino ad Ossequente che, pur essendo l'ultimo anello della catena, non di meno ci conserva
l'eco di testi prodigiali che per noi sarebbero irrimediabilmente perduti.
All'origine di tutta questa serie di successive imitazioni sta lo stile dei carmina
preletterari, sul quale sarà opportuno soffermarsi a conclusione di questa indagine,
non solo perché parlare di carmen42 significa entrare nella sostanza stessa della
preistoria della prosa latina e toccare problemi le cui implicazioni, per le origini
della lingue e della metrica di Roma, vanno di gran lunga oltre l'importanza dei
singoli testi — preghiere, vaticini, formule rituali e leggi — ai quali i Romani
stessi hanno attribuito questo nome43, ma anche per la possibilità di trovare in
questi fenomeni che abbiamo rinvenuto in Ossequente un'ulteriore conferma di
quanto è stato affermato in merito alla natura della parola latina. Bisogna
inoltre aggiungere che di recente, per merito di studiosi come M. Durante44 e
B. Luiselli45, si è giunti ad una definizione meno univoca del carmen stesso di
modo che, pur senza accedere all'eccessiva generalizzazione di H. Düntzer4® e
fatto salvo il contenuto religioso e giuridico del contesto, possiamo impiegare tale
termine per ogni componimento, arcaico o di ascendènza arcaica, redatto in prosa
per un verso o per l'altro ritmica.
G. Pasquali, nel momento in cui ha riconosciuto che l'ossatura di tali carmina
,,è così evidente e caratteristica che si riesce col confronto a scoprire imitazione
di altre formule consimili, non tramandate direttamente, in Livio, per esempio ... <<47 , è andato implicitamente alla base di un duplice fatto di grande significato, vale a dire la relazione tra i carmina genuini, sui quali nessuno discute
come la precatio a Mars pater riportata da Catone nel De agricultura (141, 2sg.),
e le loro imitazioni presso storici e antiquari, e, al primo strettamente connesso,
il prestigio di un'antichissima forma di espressione, i cui riflessi nella storia letteraria di Roma sono avvertibili ancora nel nuovo tipo di prosa creato da Seneca48. In
latini arcaici e volgari (Torino 1960); tracce di strino prodigialis si riscontrano per altro anche
nella sezione dedicata da Valerio Massimo ai prodigio, soprattutto a I 6, 5 e, naturalmente, nel!'
orazione de haruspicum responsi* di Cicerone, cf. 10, 20—21.
42 Per una definizione delle caratteristiche del carmen cf. innanzitutto E. Norden, Die antike
Kunstprosa I, Leipzig 1898 (reimpr. Darmstadt 1968) 156 sgg. ; M. Schanz — C. Hosius, Geschichte
der römischen Literatur I (München 1927) 13 egg. ; C. De Meo, cit. 140.
« Liv. I 24, 9; I 32, 8; X X V 12, 5 e 8; Macr. Sat. I 17, 28 e 29; I I I 9, 7.
44 M. Durante, Prosa ritmica, allitterazione e accento nelle lingue dell'Italia antica, Ricerche
4 6 Β. Luiselli, Il problema della più antica prosa latina (Cagliari 1969).
Ling. 4 (1968) 61—98.
48 H. Düntzer, Das Wort carmen als Spruch, Formel, Lehre, Zeitschrift für das Gymn.-Wesen
11 (1867) 1 sgg.
47 G. Pasquali, Preistoria della poesia latina (Firenze 1981) 163.
48 A. Traina, Lo stile ,drammatico' del filosofo Seneca (Bologna 1978) 40: „così Seneca attraverso la tecnica greca riscopre l'antichissima esperienza latina del carmen, la .formula ritmica'
in cui si incarna la forza magica e poietica del verbum".
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Philologue 132 (1988) 2
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effetti è operazione legittima accostare ai pochi testi direttamente traditi come
tali anche le imitazioni di Livio, o anche di altri autori più tardi, a patto di non
coinvolgerle, come invece ha fatto L. Havet 49 , nel tentativo di dimostrare la
tesi dell'origine quantitativa del saturnio, quando è già discutibile, come osservato da F. Leo50, che tali parafrasi abbiano struttura metrica.
Un valido apporto per meglio comprendere la natura dei carmina è quello dello
studioso olandese A. W. De Groot51 al quale siamo debitori della teoria che postula
nell'indipendenza della parola fonetica una delle caratteristiche della lingua
latina: il fatto che i limiti della parola fonetica siano molto più netti di quelli
intercorrenti tra le sillabe successive della stessa parola — un fenomeno per la cui
individuazione De Groot ha allegato indizi di natura grafica, prosodica e sintattico-stilistica52 — contribuisce a collocare in una luce diversa tutti quei fenomeni che caratterizzano la lexis del carmen-, nel latino arcaico, dove tale indipendenza è ancora molto marcata, gli asindeti, le allitterazioni, gli omoteleuti,
le coppie sinonimiche o polari, tutto ciò contribuisce ad evidenziare la parola
come entità a sé stante, incoraggiando e venendo incontro ; n ogni modo alla
vocazione peculiare della lingua latina che è quella di raggruppare le sillabe della
parola attorno ad un punto costituito da una sillaba dotata eempre di due caratteristiche, la maggior energia rispetto alle altre e l'essere sempre all'inizio del
gruppo stesso. Le considerazioni fin qui delineate sono state ulteriormente sviluppate da G. B. Pighi53 che, partendo da quella che si può definire una concezione massiva della parola latina, si è servito degli schemi di corripondenza
orizzontali e verticali di De Groot per meglio esaminare la struttura del verso
49
L. Havet, De saturnio Latinorum versu (Paris 1880) 415 sgg.
F. Leo, Der saturnische Vers (Berlin 1905) 64; „Livianische Paraphrasen saturnischer Gedichte sind fernzuhalten, wo es sich darum handelt, metrische Formen erst nachzuweisen."
61
A. W. De Groot, Le mot phonétique et les formes littéraires du latin, Revue dee études
latines 12 (1934) 117 — 139. Una traccia di considerazioni affini — non posso dire se si è t r a t t a t o
di influenza diretta — si riscontra anche nella tesi pasqualiana della sintesi latina, perché il
filologo italiano osserva che nell'unire i cola lirici greci in un verso recitativo l'inventore del
saturnio impose maggior rigore nella relazione tra fine di parola e fine di metro, cf. G. Pasquali,
cit. 129. „Qui anche Pasquali ammetteva un ,senso ritmico' collettivo, dipendente dalla struttura
prosodica della parola latina e, almeno in parte, dal suo maggiore ,stacco' all'interno della frase"
osserva S. Timpanaro, Pasquali, la metrica e la cultura di Roma antica, in: Preistoria della poesia
latina cit. 46.
52
A. W. De Groot, cit. 119 sgg. L'A. osserva che, mentre le iscrizioni greche sono scritte continuativamente, senza separazione tra le parole, in quelle latine queste appaiono frequentemente
staccate da punti. Un altro elemento che giustificherebbe la teoria è l'accento protosillabico: „les
syllabes du mot se groupent autour d'un centre constitué par une syllabe, laquelle a deux caractéristiques: elle a plus d'energie que les autres syllabes . . . et elle tombe toujours au commencement du groupe constitué par le m o t " 122; inoltre la frequenza dell'asindeto nel latino arcaico
si spiega perché il soggetto parlante non avverte una grande differenza tra fors fortuna e fors
fortunaque o fors et fortuna·, l'asindeto non avrebbe avuto quindi, almeno in quell'età, la funzione
di dissociare i membri di uno stesso gruppo sintattico, ma è richiesto „comme un des moyens les
plus simples pour réaliser la correspondence de mots successifs", 121.
53
G. B. Pighi, Il verso saturnio, Rivista di Filologia e di Istruzione Classica 35 (1957) 47—60.
50
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C. Saotcni, Letteratura prodigiale in Giulio Ossequente
saturnio, nel quale, a suo giudizio, l'elemento stabile, generatore del ritmo, è
rappresentato, oltre che dalla dicolia, dal numero delle parole, il cosiddetto ritmo
verbale 54 .
Il significato della teoria dell'indipendenza della parola fonetica mi pare risulti
particolarmente apprezzabile, se spoetiamo l'indagine su quel materiale dichiaratemente prosastico che è stato desunto dal libro di Ossequente definendone la
lexis come imitazione e parafrasi di quella del carmen ·, in questi scampoli di
sermo prodigialis viene infatti posta in risalto la parola come entità precipua dell'
intero discorso. L'abbondanza dell'uso del participio congiunto e dell'ablativo
assoluto — si pensi al gran numero di participi presenti —, unitamente alla
ripugnanza per il verbo ausiliare dei costrutti perifrastici, per le parti del discorso di corpo minuscolo come preposizioni, avverbi, congiunzioni, che non
siano utilizzabili in un quadro di rispondenze commatiche, mortificano le relazioni ipotattiche riducendole a mero schema convenzionale e garantiscono alla
parola latina un'indipendenza di ordine sostanzialmente fonetico.
Non c'è d'altro lato motivo di meraviglia se le cose stanno così in un ambito,
quale è quello della prosa prodigiale, dove tutta l'importanza si concentra nell'
enfasi dell'annuncio e dell'enumerazione e ogni sostantivo e verbo raccoglie in
sé quel massimo di significato necessario a scuotere la comunità e ad esorcizzarne
le ansie.
Concludendo : la prosa di Ossequente merita un suo posto preciso nella storia
della lingua latina; l'uso di criteri stilistici che tradiscono, nella banalità degli
schemi ripetitivi, quella certa enfasi, un po' ingenua e forse un po' provinciale che
si accompagna al sermo prodigialis, è infatti pur sempre lo specchio di una realtà
autentica e consistente della civiltà di Roma repubblicana.
Università degli Studi di Perugia
Istituto di Filologia Latina
06 100 P e r u g i a / I t a l i a
64 G. B. Pighi, lineamenti di metrica storica delle lingue indo-europee, in: Studi di ritmica
e metrica (Torino 1970) 24: „il ritmo del saturnio (maggiore e minore) è solamente verbale: la
parola stessa, isolata o in gruppo, assume funzione d'arsi o di tesi, nella normale alternanza che
è alla base di ogni struttura ritmica".
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LETTERATURA PRODIGIALE E .SERMO