SOMMARIO
1
ISSN 1826-6371
SLAVIA-BENE#IJA
È ora di abbattere le barriere mentali
A cinque anni dalla caduta del confine tra Italia e
Slovenia: il bilancio di tre sindaci
ITALIA-SLOVENIA
Incrementare la collaborazione sul piano scolastico
Incontro tra i ministri dell’Istruzione Profumo e Turk
Anno XIV N° 10/11 (180/181) 31 dicembre 2012
3
ROMA-RIM
Per la rappresentanza garantita degli sloveni in
Parlamento
Delegazione unitaria slovena in Senato
4
REGIONE
Con meno consiglieri, sloveni penalizzati
7
MINORANZA
L’insegnamento dell’inno nazionale nelle scuole
è un passo indietro
10
CIVIDALE-#EDAD
La querela del consigliere regionale Novelli al giornale
Dom
Un attacco alla libertà di stampa
11
TRIESTE-TRST
La minoranza slovena unanime contro il progetto
del rigassificatore
13
ROMA-RIM
La legge di stabilità prevede per i prossimi 3 anni 5,396
milioni per la minoranza
16
REGIONE
L’assessore De Anna deluso dai tagli a danno
della minoranza
18
SLAVIA-BENE#IJA
Nediœko, un teorema costruito su un falso assioma
Non è vero che lo sloveno delle Valli non ha tradizione
scritta
19
SLAVIA-BENE#IJA
Quei friulani contro gli sloveni
24
CIVIDALE-#EDAD
Il sottosegretario Ruperto interverrà al Dan Emigranta
Cinque anni dalla caduta del confine tra Italia e Slovenia: il bilancio di tre sindaci SLAVIA-BENE#IJA
È ora di abbattere le barriere mentali
Necessario incrementare i rapporti con la vicina Slovenia
S
ono passati cinque anni dal 21 dicembre 2007, la data
che ha trasformato il confine tra Italia e Slovenia in una
linea di demarcazione amministrativa. I controlli di polizia sono stati eliminati (quelli doganali lo erano stati già nel
2004) e il transito delle persone è diventato libero lungo quella frontiera che era stata anche «cortina di ferro». La festa
è stata grande. In primo luogo al valico di Stupizza /Robi@.
«Oggi c’è la certezza che comincia una nuova strada, un
cambiamento con prospettive ancora inesplorate, ma certamente positive in particolare per le popolazioni di confine
– si legge sul Dom del 15 dicembre 2007 –. C’è in tutti la
sensazione di un profondo cambiamento».
Davvero è stato così? Lo abbiamo chiesto a tre sindaci. Per
Piergorgio Domenis, primo cittadino di Pulfero, la caduta del
confine ha avuto sicuramente delle ricadute positive sul
nostro territorio. «In primis il traffico si è spostato di più nella
nostra zona. Dal punto di vista politico, i legami con i comuni sloveni sono migliorati, anche se per quanto mi riguarda
i rapporti sono sempre stati molto buoni. La caduta del confine è comunque solo il primo passo esteriore: il confine, purtroppo, esiste ancora nelle menti di molti dei nostri amministratori. Ora dobbiamo impegnarci per l’abbattimento dei
confini psicologici, è così che il confine fisico diventa più facile da abbattere. Sicuramente c’è ancora molto da fare. Il collegamento e la comunicazione con i comuni sloveni dovrebbero diventare più concreti. A mio avviso, dovremmo incrementare la collaborazione prendendo la vicina Slovenia come
punto di riferimento per il nostro sviluppo turistico: avremmo sicuramente molto da imparare e da guadagnare. Un
primo passo potrà essere la realizzazione della pista ciclabile Cividale-Tolmino». Guido Marchiol, sindaco di Lusevera,
è deluso. «Passati cinque anni dall’apertura del confine, ho
l’impressione che politicamente non siano cambiate molte
cose, perché il confine è caduto solo fisicamente, ma per
poter collaborare concretamente con la Slovenia sono da
abbattere ancora numerose barriere mentali. Certo, quanlcosa si sta muovendo, ma si può fare molto di più. Per quanto riguarda le valli del Torre, vorrei che la Regione si rendesse conto che in questa zona sarebbe necessaria l’istituzione di una scuola bilingue italiano-sloveno, affinché le
generazioni future riescano a comunicare meglio tra di loro
e a creare rapporti più solidi e duraturi». Anche Alessandro
Oman, primo cittadino di Malborghetto Valbruna, vede il bicchiere mezzo vuoto. «La Val Canale – afferma – è sempre
stato un territorio di transito. Ritengo che in questi cinque
anni dalla caduta del confine la situazione non sia cambiata troppo rispetto a prima, visto che la nostra zona continua a subire una forte emorragia demografica. Affinché ci
sia un cambiamento significativo, la Regione e lo Stato
dovrebbero investire di più per lo sviluppo di quest’area di
confine».
Ilaria Banchig
(Dom, 15. 12. 2012)
Su internet ci trovate anche all’indirizzo
www.slov.it
ITALIA-SLOVENIA
Incrementare la collaborazione sul piano
scolastico
Incontro tra i ministri dell’Istruzione Profumo e Turk
Nell’epoca in cui il settore scientifico e quello dell’istruzione tendono a una riforma radicale a causa delle nuove esigenze di richiesta di personale, l'incontro tra il ministro sloveno dell'Istruzione, scienza, cultura e sport, ˘iga Turk, e il
suo omologo italiano Francesco Profumo, ha avuto un'importanza particolare in quanto, durante la loro partecipazione
alla tavola rotonda che ha avuto luogo domenica 30 settembre, nell'ambito del salone europeo di tre giorni dedicati
all'innovazione e alla ricerca scientifica Trst Nexo, è stato
sottolineato che il settore scientifico dell'istruzione tende ad
una radicale riforma a causa di nuove richieste di personale
volute dall'ufficio del lavoro.
E ciò soprattutto grazie alle possibilità di sviluppo e delle
sinergie che potrebbero, nel settore dell'alta scolarizzazione e nelle strutture universitarie, rafforzare il livello attuale,
peraltro già buono, di collaborazione tra i due stati. Ci sono
molti aspetti positivi.
Il ministro sloveno Turk ha commentato positivamente la collaborazione tra il Sincrotrone triestino e le istituzioni scientifiche slovene e la comune partecipazione di entrambi gli
stati al programma europeo Eric. Il rappresentante del governo sloveno ha ribadito la positiva situazione regionale dei
rapporti tra le singole istituzioni e l’università, in riferimento
alla già buona collaborazione con l'università euro-mediterranea nella quale l'Italia è il partner principale. Le tendenze,
illustrate dal ministro Profumo, in rapporto allo sviluppo delle
università italiane, indicano un costante aumento di studenti
stranieri, con cui aumenta anche il numero dei corsi in lingua inglese con test di accertamento della conoscenza di
questa lingua, riconosciuti a livello internazionale.
Durante il colloquio è stata affrontata anche un’altra serie
di aspetti che interessano più da vicino la nostra zona di confine, e soprattutto la questione della scuola della minoranza.
«Non abbiamo parlato solo della scuola scuola bilingue di
San Pietro al Natisone e, in generale, dell'educazione bilingue nella provincia di Udine, ma anche della scuola slovena in Italia. In maniera più approfondita abbiamo discusso
di come l'Italia dovrebbe approvare una legge sulla scuola
slovena» ha detto il ministro sloveno. Il collega italiano ha
accennato che, già durante questo mandato governativo,
si potrebbero gettare le basi di una nuova riorganizzazione
del nostro sistema scolastico.
«In questo modo il futuro governo avrebbe le basi concrete
sulle quali tracciate ulteriori mosse. Naturalmente sulle basi
di entrambe le bozze preparate dalle organizzazioni slovene» ha spiegato il ministro Turk ed ha sottolineato che la
Slovenia garantisce, al di là delle normative formali, alla
comunità nazionale italiana un alto livello di istruzione in lingua italiana e che non ha ridotto i finanziamenti alla scuoSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 1
la della minoranza.
La risposta del ministro Profumo è stata positiva, standoa
a quanto ha detto il rappresentante del governo sloveno.
Altrettanto delicata è stata anche un'altra tematica che già
da diversi anni causa parecchie difficoltà. «L'interlocutore
mi ha garantito il miglioramento del meccanismo di riconoscimento dei titoli universitari», ha aggiunto ˘iga Turk.
I ministri hanno concordato che le due università, quella italiana e quella slovena, miglioreranno i rapporti e faranno tutto
il possibile riguardo l'urgente revisione dell'accordo tra i due
stati per il riconoscimento dei titoli universitari. Secondo
Profumo questa questione è iniziata nel secolo scorso e più
precisamente negli anni Settanta.
«Abbiamo appurato che l'accordo è superato. Dovremo
aggiornarlo nel rispetto del mercato lavorativo europeo» ha
detto Profumo ed ha annunciato anche l'istituzione di un tavolo di lavoro «che avrà il compito di evidenziare i problemi
specifici della scuola slovena». Il problema, però, è quanto riuscirà a fare il governo attuale considerando che le elezioni in Italia si terranno il prossimo aprile (10 marzo ndt).
Dalla formazione del governo Monti, Francesco Profumo ha
se non altro provato ad attaccare la obsoleta e rigida struttura del sistema scolastico e universitario italiano. Di questo ha parlato alla tavola rotonda tenutasi nell'aula magna
del Teatro dell'opera Verdi di Trieste. A suo avviso il sistema universitario italiano è in grado di formare buoni studenti
cosa che dimostrano i risultati ottenuti dagli scienziati italiani all'estero.
«Le molecole di partenza sono buone: a volte, però, è difficile formare da esse una struttura permanente. Dobbiamo
trovare una forza adeguata che colleghi le singole molecole
in una rete efficace e di lunghe prospettive». Solo così l'Italia
disporrà delle risorse adeguate che le permetteranno di essere all'altezza di affrontare le sfide del mercato. «Dobbiamo
stimolare il potenziale intellettuale e offrire la possibilità di
sfruttare i propri risultati intellettuali nel campo dell’impiego».
La scuola e l'università per questo motivo devono cambiare la loro missione. «Non si può continuare a pensare ad
uno “stabile sistema industriale di educazione” ma ad un processo educativo nell’arco di tutta la vita. La scuola dovrebbe essere nuovamente impostata in risposta alle sfide dei
tempi moderni». Un docente, nella cosiddetta società in
costante evoluzione, dovrebbe abbandonare il ruolo di
mediatore di conoscenza e diventare coordinatore di informazioni, ovvero di quegli impulsi di conoscenza che la popolazione scolastica oggigiorno riceve da altre fonti in particolare da internet. Di fronte a simili problemi si trova il suo
collega in Slovenia, dove il filo conduttore tra le strutture universitarie e l'ambiente di lavoro è molte volte spezzato. «In
Slovenia, ad esempio, c'é un gran numero di pubblicazioni scientifiche, molti di meno sono però i brevetti depositati».
Questa, a suo avviso, è prova dello scarso dinamismo tra
l'università e il settore economico. Questo errore oggi ci può
costare molto caro. Pensiamo solamente rapporto di squilibrio tra la nostra innovazione europea in crescita (nella quale
per esempio la manodopera viene sostituita dai macchinari, la riduzione della quantità di materie prime ed energie
risponde alle esigenze finanziarie di razionalizzazione) e,
nelle circostanze attuali di globalizzazione, una innovazione distruttiva di più successo (come il reclutamento della
conoscenza per l'elaborazione di ricerche che non hanno
legami immediati e tangibili con il mercato – ad esempio
come Facebook oppure l'elaborazione iniziale dei programmi
di Bill Gates o di Steve Jobs).
La collaborazione tra le diverse arterie (educative ed ecoSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 2
nomiche) potrebbe, indubbiamente, portare alla formazione di nuovi settori produttivi che aumenterebbero la concorrenza dello stato sul mercato globale internazionale.
Sarà sempre e ancora l’uomo ad avere il ruolo principale,
perché «la conoscenza non è sulla carta ma nelle teste»
ha detto il rappresentante del governo sloveno che all'inizio del suo intervento ha ricordato in maniera decisa e serena le difficoltà che ha avuto Trieste a suo tempo per il popolo sloveno. «Parlerò in sloveno, perchè Trieste è stata, 100
anni fa, la più grande città slovena...».
I. G.
(Novi Glas, 4. 10. 2012)
ROMA-RIM
Garantita la cattedra di lingua slovena a
La Sapienza
L'Italia garantirà l'apertura della cattedra per la lingua slovena presso l'università La Sapienza di Roma e il salario al
professore impiegato a tempo indeterminato. Si sono create così le condizioni per bandire un concorso per l’assegnazione di questo posto.
Questo è quanto è stato riferito dal ministro Giulio Terzi, dopo
l'incontro con il collega sloveno Karlo Erjavec. È con queste parole che il ministro ha riassunto la decisione annunciata poco prima dal sottosegretario alla Cultura Marco Rossi
Doria al ministro sloveno dell'Istruzione, scienza, cultura e
sport ˘iga Turk.
Il loro incontro dal punto di vista dei contenuti, non è stato
altro che l'aggiornamento di quello avvenuto a Trieste, non
molto tempo fa, tra il ministro Turk e il suo collega italiano
Francesco Profumo. Rossi Doria e Terzi hanno annunciato che il governo di Roma uniformerà il testo delle proposte di legge sulla scuola slovena in Italia presentate dalla
senatrice Tamara Bla¡ina e dai senatori tirolesi del SVP su
iniziativa della Slovenska skupnost.
Rossi Doria ha promesso che il governo italiano farà questo in collaborazione con i presentatori della legge, non senza
di loro.
Al ministro Turk ha annunciato che Roma non solo sostiene la scuola bilingue di San Pietro al Natisone, ma che
seguirà direttamente il suo sviluppo che è stato messo in
discussione da alcuni soggetti locali (per es. il comune di
San Pietro al Natisone). Turk ha anche detto che ieri (19
ottobre ndt) a Brdo è stato fatto un grosso passo in avanti
sulla strada che porta verso la definitiva soluzione del riconoscimento reciproco delle lauree. Alla riunione di giovedì
(18 ottobre ndt) del comitato di coordinamento dei due governi, quello italiano e quello sloveno, ha partecipato anche il
sottosegretario al ministero per gli Sloveni nel mondo, Matja¡
Longar, il quale alla fine della riunione ha detto che per quanto riguarda la riorganizzazione delle nuove province, previste alla luce della razionalizzazione delle spese dall'Italia,
la parte slovena ha espresso l'auspicio che la loro modifica non abbia conseguenze negative per la minoranza, e ogni
cambiamento dovrebbe essere, quindi, precedentemente
concordato.
Ha fatto parte della delegazione slovena anche l'ambasciatore a Roma Iztok Miroœi@ e Rossella Franchini
Scherifis, ambasciatrice italiana a Lubiana.
S. T.
(Primorski dnevnik, 20. 10. 2012)
ROMA-RIM
Le proposte della SSk
sulla scuola slovena
La senatrice Tamara Bla¡ina, nella tribuna aperta del 4 ottobre 2012 afferma che la bozza di legge per la riforma delle
scuole slovene da lei presentata non sia paragonabile alla
bozza proposta dalla Slovenska skupnost-SSk tramite i senatori delle minoranze elette nelle liste dell'Südtiroler volkspartei
e Union valdotaine. Aggiunge anche che la SSk ha presentato alcune osservazioni sulla bozza che è stata proposta,
alla rappresentanza congiunta della minoranza. A questo
proposito, la senatrice Bla¡ina definisce la Slovenska skupnost un partito etnico e conclude dicendo che le due bozze
non possono essere messe sullo stesso piano.
Probabilmente intende che le due bozze non possano essere integrate ed approvate insieme, come è stato proposto
qualche giorno fa dal ministro dell'Istruzione sloveno Turk
al suo collega italiano Profumo dopo l'incontro avvenuto a
Lubiana con i rappresentanti di Skgz e Sso. La sua posizione non è del tutto esatta. Innanzitutto non è vero che solo
la SSk abbia proposto correzioni alla bozza che Bla¡ina ha
proposto alla rappresentanza congiunta della minoranza, perché le stesse sono state sostenute anche dallo Sso. Alcune
modifiche inserite nella bozza della SSk sono state proposte da alcuni rappresentanti del personale docente. Queste
però non sono state inserite nella bozza che è stata sottoposta alla firma dei colleghi dalla senatrice. È corretto e utile
dire che la senatrice Bla¡ina, durante la stesura della legge
sulla scuola, si era consultata precedentemente con un gruppo di esperti sloveni nel campo dell’istruzione e, proprio per
questo, il suo disegno di legge risponde alle reali esigenze
della nostra scuola. La SSk, invece, propone e sostiene l’idea di fare qualche passo in più, cosa che possiamo interpretare anche come espressione di un atteggiamento più
coraggioso e coerente verso le autorità scolastiche a livello nazionale e la politica di governo. La SSk, ad esempio,
ha messo l’accento sul principio internazionale di tutela delle
scuole slovene in Italia: di esso si parla anche nella presentazione della legge ed è parte della legge di tutela, fa,
quindi, naturalmente parte della legge generale per le scuole slovene. Nella bozza dell'SVP e UV c’è anche una serie
di richieste presentate dai docenti in segno di protesta al
seminario di apertura dello scorso anno scolastico e indirizzate ad un' offerta più qualitativa delle scuole slovene.
È logico che tutto questo abbia un prezzo. Dalla bozza della
Bla¡ina è stato preventivamente escluso tutto ciò che avrebbe richiesto investimenti troppo impegnativi. È soprattutto
la scuola, invece, a nostro parere, a meritare un investimento
dato che rappresenta il futuro della società e per la minoranza è il pilastro della sua esistenza e sviluppo. Da questo punto di vista la minoranza slovena è già da molti decenni creditrice dello stato italiano. Gli investimenti richiesti sono
per lo stato, in cifre assolute, poco più di un invito ad un caffè,
soprattutto se paragonati ai tanti investimenti pubblici conclusisi in un nulla di fatto. Lo stato italiano ha risparmiato
parecchi milioni sulle spalle della minoranza slovena con i
ritardi sulla legge di tutela e quelli nei pagamenti, che, oltretutto, continuano a ridursi. Per questo alla Slovenska skupnost siamo dell'opinione che entrambe le bozze di legge
si equivalgano e che, anzi, si completino nel contenuto. Sono
entrambe necessarie, perchè comprendono tutti gli aspetti dell’istruzione slovena con la previsione degli investimenti
per la sua crescita qualitativa. La SSk non è un partito etni-
co come viene, già da parecchio tempo, definito in modo
dispregiativo. La SSk è un partito «nazionale» come lo sono
ad esempio la SVP e l'UV e tanti altri partiti in Europa. Siamo
un partito nazionale, perché la minoranza slovena è parte
del popolo sloveno, che questo piaccia o no. Tra le priorità
del partito della SSk gli interessi nazionali vengono anteposti a quelli di partito o a quelli ideologici. Siamo convinti
che, in questa maniera, difendiamo politicamente in maniera più efficace le necessità, gli interessi e le aspettative degli
sloveni in Italia.
Igor P. Merkù
Presidente della commissione per la scuola
della SSk di Trieste
(Primorski dnevnik, 9. 10. 2012)
ROMA-RIM
Per la rappresentanza garantita
degli sloveni in Parlamento
Delegazione unitaria slovena in Senato
Con l'intento di sottoporre al senato la questione della rappresentanza degli sloveni nella nascente legge elettorale,
una delegazione della minoranza slovena, composta dai due
presidenti delle organizzazioni slovene Drago Œtoka (Sso)
e Rudi Pavœi@ (Skgz), da Damjan Terpin (SSk) e Stojan
Speti@ (Unione della sinistra), si è recata ieri (10 ottobre ndt)
a Roma. Sono stati accompagnati da Tamara Bla¡ina, senatrice del Partito democratico, che inizialmente ha presentato ai membri della Commissione affari costituzionali le motivazioni che stanno alla base della richiesta di una rappresentanza della minoranza, ed ha anche sottolineato che nella
stessa legge di tutela c’è l’articolo che prevede il dovere dello
Stato di garantire con norme elettorali la rappresentanza della
minoranza in parlamento. È stato sottolineato anche che la
minoranza italiana in Slovenia ha un rappresentante in parlamento che è di fatto più piccolo del nostro. La rappresentanza della minoranza slovena è stata ascoltata da Enzo
Bianco uno dei relatori del Pd, dai senatori della Lega Nord
Roberto Calderoli, Federico Briccolo e Mario Pittoni, da
Ferruccio Saro (Popolo della Libertà), da Oskar Peterlini
(Svp) e dalla capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. Non è
semplice risolvere il problema della rappresentanza della
minoranza perchè non è stato ancora specificato il contenuto del nuovo sistema elettorale. La delegazione della minoranza ha tuttavia sottolineato che la nostra posizione è diversa da quella del Trentino Alto Adige e della Valle d'Aosta
perché lì le minoranze sono insediate su gran parte del territorio. Gli sloveni sono presenti solo nei comuni più piccoli. È necessario, pertanto, con un’adeguata volontà politica,
trovare il modo di garantire alla minoranza la rappresentanza
in parlamento, in conformità con le disposizioni costituzionali che impongono l'obbligo alle autorità della Repubblica
di eliminare gli ostacoli sulla strada di un’effettiva parità. In
passato il sistema delle circoscrizioni elettorali (Mattarellum)
prevedeva la possibilità di creare un collegio interprovinciale
nel quale era insediata più densamente la minoranza, cosa
che si potrebbe fare anche ora, se il parlamento decidesse di formare dei distretti elettorali. Sarebbero possibili però
anche altre soluzioni, come ad esempio il cosiddetto «modello europeo» che garantisce, con un collegamento tra partiti, una più facile rappresentatività degli sloveni, oppure il
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«modello Ladino» che dà la precedenza al candidato di minoranza meglio classificato. Di fatto sono possibili anche altre
soluzioni. In sostanza si tratta di problemi legati alla volontà
politica e di disponibilità dei partiti a rispettare la legge di
tutela e le disposizioni della Corte costituzionale, secondo
cui il sistema elettorale non tutela la minoranza. I rappresentanti dei partiti politici hanno inequivocabilmente dimostrato favore nei confronti delle aspettative della nostra minoranza, parecchi ripensamenti, invece, ha manifestato il rappresentante del Popolo della libertà, secondo cui la minoranza in parlamento non ha sufficiente sostegno per essere accontentata. Sicuramente la delegazione unitaria si farà
sentire ancora con proposte concrete e forse con qualche
correzione, qualora il senato trovi una linea comune per l'approvazione della nuova legge elettorale.
(Primorski Dnevnik 11. 10. 2012)
RAPPRESENTANZA GARANTITA
Lettera al presidente Napolitano
Le proposte del Pd e della SSk
Come già comunicato, la rappresentanza della minoranza
slovena in Italia ha inviato una lettera al presidente italiano
Giorgio Napolitano con la quale si chiede che si adoperi personalmente presso le autorità competenti affinché tengano
conto, nella riforma della legge elettorale, anche delle proposte che permetterebbero l'elezione di un rappresentante della minoranza slovena in parlamento. Verrebbe così
attuato l'art. 26 della legge di tutela n. 35/2001 che riguarda le elezioni al senato e alla camera dei deputati e che prevede le condizioni che faciliterebbero le elezioni dei rappresentanti della minoranza slovena. Mercoledì (17 ottobre
ndt) sono stati depositati presso la competente commissione
del Senato, due distinti emendamenti rispettivamente dalla
sen. Bla¡ina e, a nome della Slovenska skupnost, dal sen.
Peterlini della Svp e dal sen. Giuseppe Saro del Pdl. Alla
Slovenska skupnost si aspettano che il loro emendamento
venga sostenuto anche della Lega Nord. La senatrice Bla¡ina
ci ha comunicato che ha già presentato alla commissione
del senato l'emendamento che prevede la formazione di un
distretto elettorale speciale formato dai 32 comuni del Fvg
nei quali si attuano le misure della legge di tutela 38/2001.
«Naturalmente ho presentato nella sua interezza il problema che riguarda l'agevolazione dell'elezione dei rappresentanti della minoranza nel parlamento italiano e ho sottolineato che noi sloveni attendiamo l'attuazione delle disposizioni dell'art. 26 della legge di tutela. Ho detto inoltre che
la minoranza italiana in Slovenia ha un posto garantito in
parlamento e perciò anche la minoranza slovena è ragionevolmente in attesa di una giusta soluzione» ha detto la
senatrice del Partito democratico. Ha aggiunto anche che
la minoranza slovena in Italia è l'unica, tra le tre minoranze riconosciute istituzionalmente, a non avere in campo elettorale norme particolari e che in parlamento, da quando è
stata attuata la legge di tutela, e cioè dal 2001, è stata adottata una sola riforma elettorale che non ha preso in considerazione gli emendamenti presentati allora a favore della
minoranza slovena. «La procedura parlamentare ha avuto
inizio solo mercoledì, così sarà possibile trovare soluzioni
adeguate sia in commissione sia in aula, a patto però che
ci sia la volontà politica di fare qualcosa. Io stessa continuerò
a impegnarmi per fare una sintesi tra l'emendamento del
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partito democratico e quello della SSk, penso, però, che la
proposta debba tenere conto anche della pluralità degli sloveni in Italia. Tuttavia l'obbiettivo del mio intervento nella commissione del senato è quello di portare a conoscenza il problema nella sua interezza e di attirare l'attenzione dei colleghi sulle aspettative della minoranza slovena» ha detto
ancora Bla¡ina. L'emendamento della Slovenska skupnost prevede che per le liste che sono espressione della minoranza slovena in Italia, in collegamento (o meno) con un partito più grande in Fvg, si consideri la soglia d'ingresso ridotta all'1% di voti validi. Come viene riportato nel comunicato stampa della SSk ciò consentirebbe l'elezione di un rappresentante in entrambi i rami del parlamento. In relazione
alla legge elettorale in Parlamento si sono svolti parecchi
incontri tra il segretario politico del partito della Slovenska
skupnost, Damijan Terpin, e il consigliere regionale Igor
Gabrovec. Innanzitutto si sono incontrati con la senatrice
Tamara Bla¡ina, accompagnata dalla funzionaria dei servizi legali del Pd, dopodichè anche con i senatori Peterlin
e Saro, anche loro affiancati da due esperte in procedure
legislative e questioni legali. La serie di incontri si è conclusa con il colloquio con Isidoro Gottardo del Popolo della
libertà e con il senatore della Lega Nord Mario Pittoni. A tutti
gli interlocutori i rappresentanti della SSk hanno presentato le norme dell'art. 26 della legge di tutela che prevede che
le leggi elettorali per il senato e per la camera dei deputati
contengano disposizioni tali per poter facilitare l'elezione
dei rappresentanti sloveni. La Slovenska skupnost sostiene il cosiddetto modello europeo di rappresentanza agevolata, già applicato alla legge elettorale regionale, similmente a quanto accade per l'elezione dei deputati per le
minoranze, scrive ancora la SSk, e si chiede anche se il
Parlamento riuscirà a riformare la famigerata legge elettorale «porcellum». Valutando secondo quanto accade nella
scena politica italiana questa possibilità si riduce di giorno
in giorno.
R. G.
(Primorski Dnevnik 19. 10. 2012)
REGIONE
Con meno consiglieri, sloveni penalizzati
In primavera gli elettori della regione Fvg eleggeranno invece degli attuali 59 consiglieri regionali solamente 49. Nella
prima lettura la camera dei deputati ha approvato la riduzione del numero dei consiglieri regionali; il decreto diventerà esecutivo quando verrà riconfermato dal senato e dalla
camera. Questo dovrebbe avvenire nelle prossime settimane, in quanto la legge di natura costituzionale gode di
un ampio sostegno parlamentare. La camera dei deputati
si è espressa all'unanimità (459 a favore e 3 astenuti); preoccupazione è stata espressa solo dai membri dell’Italia dei
valori che suggeriscono di dimezzare l'assemblea regionale a 30 consiglieri. Questo è anche l'intento del governo Monti
che dovrebbe prendere oggi questa decisione durante il consiglio dei ministri di oggi; per quel che riguarda il dimezzamento, invece, non c’è più tempo.
Val d’Aosta e Südtirol senza riduzione
Il parlamento di Roma si occupa anche della riduzione dei
consiglieri regionali di Sardegna e Sicilia, dove ci saranno
a breve le elezioni anticipate. La riduzione entrerà in vigore subito dopo queste elezioni. Il legislatore ha rinunciato
alla riduzione dei mandati regionali in Valle d’Aosta e in
Trentino Alto Adige, regioni autonome per via della presenza
di minoranze linguistiche nazionali. Queste sono presenti
anche in FVG, ma i senatori e deputati non ne hanno tenuto conto. Alcuni parlamentari ( tra questi anche il triestino
Roberto Menia) hanno valutato in questa occasione che si
dovrebbe riesaminare l’autonomia amministrativa della nostra
regione, cosa della quale si parla e si discute già da diverso tempo. Di simile opinione è anche il membro del partito
democratico di Gorizia, Alessandro Maran, che assieme a
Menia, è intervenuto ieri durante la discussione alla camera dei deputati. Carlo Monai del partito IDV di Cividale ha
proposto la riduzione dei consiglieri da 59 a 30, cosa che
ha visto contraria, però, la maggior parte dei parlamentari.
Meno possibilità di votare gli sloveni
Un numero minore di consiglieri regionali significa, automaticamente, meno opportunità per tutti i candidati alle elezioni. Questo vale soprattutto per i candidati della minoranza
slovena, nonostante le previsioni possano essere, in questo senso, piuttosto premature. Quando il parlamento avrà
finalmente legiferato circa la riduzione del numero dei consiglieri, il consiglio regionale sarà probabilmente chiamato
ad approvare le nuove regole elettorali, dovrà se non altro
adattarle alla nuova composizione dell'assemblea. La
Slovenska skupnost spera vivamente nella conferma della
possibilità di un coordinamento elettorale con un partito più
grande, che non è in discussione. Questo ancora non vuol
dire che si ripeterà lo scenario del 2008 (alleanza tra SSk
e il Partito democratico), cosa probabile ma non sicura al
100%. I veri colloqui tra i due partiti non sono ancora iniziati e non è stato ancora definito nulla; nel PD gli sloveni
avranno sicuramente un ruolo importante. Questa è un lato
dell’approccio «sloveno» alle elezioni regionali, l’altro lato
riguarda gli altri partiti e le altre candidature. Tra gli sloveni del PD si è iniziato a registrare i possibili candidati (Mirko
Sardo@ e Stefano Ukmar a quanto pare, però, non sono gli
unici nomi che girano); colloqui informali sono in corso anche
nella sinistra. Igor Kocijan@i@ ha dietro di sé già due mandati, per un terzo ha bisogno di una speciale autorizzazione del partito cosa che non sarà tanto semplice. Kocijan@i@
è stato eletto nel 2008 nel partito della Sinistra arcobaleno
che oggi non esiste più, diventando così formalmente membro del SKP, che è di fatto parte integrante dell’alleanza di
sinistra. Nell’ambito del partito SEL di Nichi Vendola si parla
di probabili candidature dei goriziani Igor Komel e Paolo
Visintini, coordinatore della componente slovena del partito.
(Primorski dnevnik, 4.10.2012)
IL COMMENTO
L'inammissibile riduzione del numero
di consiglieri in Fvg
È inammissibile che il Parlamento, sotto la pressione degli
scandali, che colpiscono i più grandi partiti di destra e di centro destra, abbia deciso di accelerare la procedura costituzionale che prevede una consistente riduzione dei membri
del consiglio regionale che verrà eletto la primavera prossima. Soprattutto perché la nostra regione non è conosciuta
per uno scandaloso spreco di denaro, né per gli alti stipendi
dei consiglieri, che sono di oltre la metà più bassi rispetto
alla media nazionale. È ancora più inammissibile che si sia
arrivati a questa riduzione solo nella nostra regione, mentre sono state escluse le regioni Valle d'Aosta e Trentino
Alto Adige, in quanto lì vivono minoranze linguistiche. Queste
caratteristiche così ovvie non sono state riconosciute alla
nostra regione, sebbene sia autonoma e goda dello statuto speciale proprio per la presenza della minoranza slovena
e di altre minoranze riconosciute! Il fatto che il Friuli Venezia
Giulia non sia stato incluso nell’elenco assieme al Trentino
Alto Adige e alla Valle d'Aosta testimonia l'insensibilità della
maggioranza dei senatori e deputati che hanno deciso a questo proposito. Un velo pietoso cada sia sulla destra, da cui
ce lo potevamo anche aspettare, ma anche sul partito democratico, che di nuovo si infischia della nostra minoranza sebbene dagli sloveni prenda volenteri parecchi voti. Ci si sarebbe aspettato che tutti i senatori e i rappresentanti delle minoranze alzassero la voce, ma si sono accontentati evidentemente che la scure non cadesse sulle loro teste. A tutti è
chiaro che ridurre il consiglio regionale del 20% vuol dire
escludere tutte le minoranze linguistiche e politiche perché
danno fastidio. Basta guardare in rete quali deputati regionali sono collocati dal 49° al 59° posto e a tutti sarà chiaro a chi si vuole tagliare la lingua. Sarebbe più onesto se
di fronte a questo moralismo sulla pelle degli altri, decidessero in parlamento di ridurre i propri e altri stipendi che
negli ultimi decenni sono triplicati. Così hanno solamente
ridotto la rappresentanza democratica della popolazione della
nostra regione e soprattutto della nostra minoranza. Noi
comunisti, a causa di un’ingiusta legge elettorale, non siamo
in parlamento, così come non sono presenti altri partiti di
sinistra. Voteremmo tuttavia sicuramente contro questa vergognosa trovata. C'è da sperare che non riescano nel loro
intento visto che dev'essere messo ai voti ancora una volta,
prima in senato e poi alla camera, probabilmente subito prima
di Natale. Che l'opinione pubblica della nostra regione e in
prima linea gli sloveni alzino la voce e facciano pressione
sui loro rappresentanti eletti in parlamento, affinché non
venga confermata questa ingiusta decisione.
Stojan Speti@
segretario regionale Sik
(Primorski dnevnik, 6.10.2012)
REGIONE
Altre minoranze hanno più dignità
di quella slovena
Sandor Tence, nell'editoriale di ieri (4 ottobre ndt), ha lodevolmente posto l'attenzione sulle difficoltà segnalate dalla
SSk già mesi fa, quando ha presentato al Tar il ricorso contro i tagli dei consigli rionali di Gorizia. In precedenza nel
partito abbiamo più volte osservato che ogni tipo di taglio
negli organismi, eletti democraticamente, senza una rappresentanza garantita per la minoranza, danneggiano la rappresentanza stessa che si riduce continuamente. Un problema simile si è verificato con l'arrivo a Trieste dell’amministrazione italiana, che ha modificato la legge elettorale per
la provincia e ha impedito l'elezione di consiglieri regionali
sloveni e, perché no, anche l'elezione di un presidente sloveno, dando agli elettori del comune di Trieste un'enorme
supremazia, offuscando così la differenza tra comune e provincia. Questa regola è stata nuovamente annullata della
Corte costituzionale nel 1995 su iniziativa della SSk. Già allora si è tentato di mettere a tacere questa notizia e le altre
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 5
forze politiche hanno contrassegnato questa vittoria slovena come qualcosa di poco importante. Da allora noi sloveni abbiamo, con la vittoria della coalizione nella quale siamo
maggiormente rappresentati, ma anche nell'opposizione, un
gran numero di rappresentanti a differenza di prima, quando ne avevamo solo un paio. A dire il vero nel precedente
mandato della provincia di Trieste i rappresentanti erano di
più, ma poiché nelle ultime elezioni nella coalizione le candidature sono state schierate in maniera diversa, sono stati
eletti meno sloveni. Anche quando la SSk ha mosso un’accusa per la soppressione dei consigli rionali di Gorizia, nella
coalizione ci hanno guardato un po' storto accusandoci di
non voler tagliare i costi in tempo di crisi e di pretendere continuamente privilegi per la minoranza. Il problema principale
da noi chiaramente esposto non era «consiglio rionale a qualsiasi costo», ma quello di quanti sloveni in meno sarebbero stati eletti e di che cosa significhi questo per la minoranza. È una coincidenza che il parlamento non abbia toccato le province in cui vivono minoranze rispettate dallo stato
italiano più della nostra? In verità quelle minoranze hanno
preso sin dall’inizio posizione contro i tagli mentre noi, più
realisti del re, ci impegniamo affinché l'Italia risparmi anche
a nostre spese: nel sistema scolastico, nella politica e in altri
ambiti. Anche per quel che riguarda il taglio delle province
tutte le restanti forze politiche, incluse quelle con componenti slovene, erano entusiaste della loro abolizione. Tutto
questo, dopo che abbiamo perso decine di milioni di euro
della legge di tutela, perché il governo italiano non ha applicato adeguatamente le norme e a causa di ciò la legge di
tutela non è stata attuata in diversi punti. L'Italia non ci è
ora debitrice di tali importi? Li pretenderemo tutti insieme,
compatti o saremo noi a riempire la cassa dalla quale escono somme incredibili di denaro, visto che solo i «festini» nella
regione Lazio sono costati più di quanto serve alla minoranza per sopravvivere anni interi? Una cosa è il risparmio,
che è una virtù, altra cosa è tagliare le risorse necessarie.
Un po' di onestà non fa male. Non è un caso che per le stesse ragioni le regioni Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta
abbiano lo statuto con il titolo bilingue, mentre noi no. La
minoranza slovena non compare nei nomi delle regioni italiane. Eppure Illy ha addirittura posto il cartello in piazza
Oberdan in quattro lingue! Nella querelle che riguardava i
consigli di rione, abbiamo preteso la verifica della costituzionalità della legge regionale, che ha tagliato questi organismi eletti, proprio a causa della violazione della tutela della
minoranza nei diritti che godeva grazie ai consigli rionali e
nella rappresentanza politica. Se non ci saranno soluzioni
soddisfacenti faremo lo stesso per le province. Anche per
la regione si pone ora lo stesso problema. Addirittura con
una legge costituzionale. Simili modifiche non devono essere fatte senza confrontarsi prima con la minoranza. La convenzione-quadro europea per la tutela delle minoranze e la
carta europea sulle autonomie locali vietano tutto questo.
Dopo l'editoriale del Primorski dnevnik sarebbe bene che
tutta la politica di minoranza si chiedesse e riflettesse sinceramente e seriamente sul destino politico degli sloveni in
Italia. La Slovenska skupnost lo sta già facendo, ed sempre è pronta a questo tipo di confronto.
Peter Mo@nik
(Primorski dnevnik, 5.10.2012)
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MINORANZA
Sloveni e inno nazionale nelle scuole
La legge che il senato ha approvato la scorsa settimana e
che stabilisce che dall’anno scolastico 2012-2013 in poi, nelle
scuole italiane si debba insegnare l’inno di Mameli, probabilmente non rappresenta la questione principale di cui oggi
devono occuparsi gli alunni e in particolare le loro famiglie.
Quale sia l’atmosfera di questi giorni lo dimostrano chiaramente le manifestazioni che ci sono già state e che continueranno ad esserci nelle città italiane. Più del canto, in prima
linea c’è la sopravvivenza del sistema scolastico che continua ad essere bersaglio di tagli drastici e il sostentamento delle famiglie in cui il padre e/o la madre rimangono senza
lavoro. Teniamo conto del fatto, comunque, che un po’ di
sano «patriottismo» rappresenta un incoraggiamento a superare i momenti difficili come quelli che stiamo affrontando
oggi. La legge che nei prossimi giorni verrà firmata dal presidente Napolitano e verrà poi pubblicata nella «Gazzetta
ufficiale» fa sorgere spontanea una domanda che riguarda
l’autonomia del sistema scolastico. Perché era necessario
fare una legge composta da un unico articolo che «ordina»
alla scuola di insegnare l’inno di Mameli? La canzone
«Fratelli d’Italia» è diventata inno italiano il 12 ottobre 1946
su decisione del governo guidato da Alcide De Gasperi. Nel
primo dopoguerra era stato introdotto il canto dell’inno nelle
scuole, cosa che è stata poi abbandonata. Ora si ripresenta
lo stesso problema, ma in una maniera che, secondo me,
non è molto in armonia con l’attuale momento storico. Credo
che questo problema debba essere risolto nel rispetto dell’autonomia che ha ogni scuola nella preparazione e attuazione dei programmi scolastici. Purtroppo, controllando diversi materiali, non ho mai trovato che gli organi scolastici fossero in questo coinvolti. La legge cita la materia «cittadinanza
e costituzione». È abbastanza chiaro, secondo me, che i
cittadini di un paese conoscano l’inno, ma meno chiara si
presenta la questione della costituzione, visto che il testo
dell’inno di Mameli non è presente nella Costituzione.
Neanche sui siti internet delle altre istituzioni italiane ho rintracciato un altro atto legislativo, eccezion fatta per quello
del 1946.
L’altro aspetto della questione riguarda il fatto che l’Italia è
membro, ovvero uno dei membri fondatori dell’Unione europea, quindi, la legge dovrebbe contenere almeno un piccolo
accenno alla conoscenza dei simboli dell’Europa, tra cui c’è
anche l’inno europeo. Perché questo non ci sia è un’altra
questione, visto che oltre alla cittadinanza italiana esiste
anche quella europea. Oggi la legge sull’insegnamento dell’inno italiano è una realtà e con la sua attuazione dovrà confrontarsi anche la scuola slovena. Come ho avuto la possibilità di leggere nelle dichiarazioni dei dirigenti scolastici
sloveni in provincia di Trieste, è necessario aspettare la circolare che spiegherà in che modo questa legge debba essere applicata. A questo proposito, sarebbe interessante capire come i vari regolamenti e circolari rispetteranno il 4° articolo che prevede che la legge venga applicata nelle regioni e province autonome nel rispetto del 6° articolo dove si
scrive che l’Italia tutela le minoranze linguistiche con leggi
particolari. Nonostante questo, sinceramente, non starei
volentieri nei panni dei maestri e professori delle scuole slovene quando spiegheranno e insegneranno a cantare, per
esempio, cosa vuol dire «schiavo di Roma» oppure «I bimbi
d’Italia si chiaman Balilla!». Comunque, nonostante quelle
che saranno le direttive del ministero dell’Istruzione ovve-
ro dell’amministrazione scolastica, il minimo che dovremmo pretendere è l’insegnamento dell’inno nazionale sloveno, il «Brindisi» di Preœeren. Visto che la materia riguarda
proprio la cittadinanza e la costituzione, nonché particolari
leggi di tutela, in primo piano vanno messi il rispetto e l’attuazione di queste ultime da parte dello stato nei confronti
della minoranza. Questo deve valere soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti delle organizzazioni e della scuola slovene; queste devono essere trattate in maniera speciale, visto che sono la chiave per la sopravvivenza e lo sviluppo della comunità nazionale slovena in Friuli Venezia
Giulia. Così, si saprà veramente quale sia l’atteggiamento
dello stato italiano nei confronti di quegli sloveni che sono
suoi cittadini. Non da ultimo, le istituzioni italiane dovrebbero
fare in modo che nelle scuole slovene si metta anche un
altro simbolo sloveno: la bandiera. Ciò è previsto dalla legge
ed è attuato in molti comuni del Goriziano e del Triestino.
In altri luoghi la questione rimane ancora aperta, come per
esempio nel comune di Gorizia in cui nelle scuole slovene,
vicino a quelle italiana ed europea, non c’è la bandiera slovena.
Julijan #avdek
(Primorski dnevnik, 16.11.2012)
MINORANZA
L’insegnamento dell’inno nelle scuole
è un passo indietro
La legge statale che prevede l’insegnamento dell’inno nazionale nelle scuole, spinge la classe politica e con essa tutta
la società italiana molto indietro nella storia ed è del tutto
in conflitto col nostro tempo, nel quale si parla sempre più
di società multiculturali, gli stati non sono più monoetnici, in
quanto ogni società è costituita sempre più da persone di
diverse comunità etniche, religiose e culturali.
Già il testo dell’Inno di Mameli riporta la memoria a un lontano periodo già dimenticato e consegnato alla storia, che
non ha niente in comune con la visione europea della pace
e della convivenza fra i popoli. Per gli appartenenti ad altri
popoli, in primis alle minoranze riconosciute, la cosa è poi
del tutto inaccettabile. Ad esempio, come possiamo pretendere che i giovani nelle scuole slovene cantino il cinque
volte ripetuto ritornello «Stringiamoci a coorte, siam pronti
alla morte, l’Italia chiamò»? Davvero vogliamo esortare i
bambini ad unirsi nelle legioni romane per combattere fino
alla morte? Come potrebbe, mettiamo, il prof. Pahor ascoltare cantare «i bimbi d’Italia si chiaman Balilla» anche se
Mameli ha scritto l’inno nel secolo precedente al fascismo?
Oppure come si ascolterebbe «già l’Aquila d’Austria le penne
ha perdute, il sangue polacco, bevé col cosacco, ma il cor
le bruciò» a Trieste, Gorizia e in Trentino, dove gli storicamente più informati rimpiangono l’Austria? La classe politica eletta alla più grande responsabilità dovrebbe interrogarsi
sull’opportunità di un inno del genere e sulla necessità di
modernizzarlo e non di imporlo alle giovani generazioni ancora potenzialmente prive di pregiudizi sotto la pretesa dei sentimenti patriottici. Ma non si è interrogata e solo Dio sa perché.
Per fortuna, nelle scorse settimane, i parlamentari sudtirolesi ci hanno salvato dal peggio: nelle scuole delle minoranze
nazionali varrebbe la possibilità di non applicare una legge
così patetica. Differentemente dalla Valle d’Aosta, da Trento
e Bolzano, che sono autonome anche nel settore scolastico, in Fvg le competenze della Regione e dello Stato sono
intrecciate, di norma a favore di Roma. Già oggi possiamo,
però, utilizzare le norme di un’interessante ma nei fatti inapplicata legge regionale n. 27 dell’anno 2001, che regolamenta
l’esposizione delle bandiere regionale, statale ed europea.
All’art. 6 la legge recita che sugli edifici pubblici nei comuni dove sono presenti le comunità linguistiche riconosciute
dalle leggi 482/99 e 38/01 deve essere esposta, accanto a
quella dello Stato, dell’Europa e della Regione, anche la bandiera della comunità nazionale minoritaria. La legge non è
rispettata da nessuno, dato che sugli edifici pubblici, ad
esempio anche sulle scuole, sventolano nel migliore dei casi
le sole bandiere italiana ed europea. Non c’è nemmeno quella regionale.
Perciò alla nuova legge sull’inno italiano possiamo replicare in modo simbolico e del tutto legittimo esponendo la bandiera slovena su tutte le scuole slovene, da Muggia a San
Pietro al Natisone. Dato che probabilmente ci risponderanno
che non ci sono bandiere e nemmeno i fondi per acquistarle,
ho già ordinato cinquanta bandiere slovene, che nelle prossime settimane faremo avere a tutte le direzioni scolastiche.
L’amministrazione regionale, poi, si attivi per far avere a ogni
scuola anche la bandiera regionale. L’esposizione congiunta
delle bandiera slovena, regionale, italiana ed europea sarà
la migliore testimonianza che abbiamo a cuore la conservazione dell’autonomia nonché del pluralismo culturale e linguistico del territorio. Il tutto legato nello spirito del comune
futuro europeo. E poi che qualcuno venga a dire che siamo
noi i nazionalisti o quelli chiusi in se stessi!
Igor Gabrovec
consigliere regionale SSk
(Novi glas, 29. 11. 2012)
RESIA-REZIJA
«Una miopia politica a danno
delle generazioni future»
Intervista a Bojan Brezigar sulla «questione resiana»
La questione della legge di tutela della minoranza linguistica slovena (38/ 2001) e della sua applicazione nel comune di Resia è stata più volte all'attenzione del Comitato istituzionale pariteticoper i problemi della minoranza slovena.
A Bojan Brezigar, presidente del Comitato fino al mese di
maggio di quest'anno, che molto si è speso per favorire iniziative a sostegno e protezione del resiano, abbiamo posto
alcune domande.
Il sindaco Sergio Barbarino in passato ed il sindaco Sergio
Chinese l'anno scorso sono stati in audizione presso il
Comitato paritetico. Lei ha avuto altri contatti con l'attuale
amministrazione comunale ed è stato anche in visita in Val
Resia. Qual è, a suo giudizio, il nodo centrale della questione
resiana?
«Non voglio sembrare scortese affermando che il nodo centrale non esiste. Esisterebbe se ci fossero alcuni determinati a tutelare il resiano ed altri contrari. Non è così: tutti, a
parole, sostengono di voler tutelare il resiano. Si pone invece un distinguo su aspetti storici e politici; storici riferiti all'origine della lingua, peraltro da tutti riconosciuta lingua slava,
e politici riferiti all'appartenenza o meno del Comune di Resia
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 7
allo Stato italiano. Non sono un linguista e mi rifaccio a linguisti che molto hanno fatto per il resiano, da Milko Mati@etov
attraverso Pavle Merkù fino a Han Steenwijk, e che attribuiscono il resiano alla famiglia con a capo la lingua letteraria slovena, quindi ai fini della tutela delle minoranze linguistiche in Italia riferibile allo sloveno e pertanto tutelabile
a norma della legge 38. Per quanto riguarda gli aspetti politici l'appartenenza del Comune di Resia alla Repubblica italiana non è messa in dubbio da nessuno e l'interesse manifestato per la lingua e la cultura da parte di esponenti della
Repubblica di Slovenia è paragonabile all'interesse di esponenti dell'Italia per la comunità italiana in Slovenia, anche
se a volte manifestato in termini non del tutto appropriati.
Ed alcune scelte dell'attuale amministrazione comunale, tra
le quali la decisione di modificare la grafia del resiano in barba
al mondo della scienza al solo scopo di stabilire la distanza visiva tra il resiano e lo sloveno, danneggiano gravemente
il resiano stesso, dividendo tra loro le già poche persone
veramente impegnate a mantenere il resiano ed a tramandarlo alle prossime generazioni.
E quali passi sono stati intrapresi dal Comitato, in sintonia
con la legge di tutela e con il concorso di tutte le istituzioni, per ricondurre la questione sul piano delle iniziative concrete a vantaggio di Resia? Il Comitato ha sempre prestato particolare attenzione alle parti linguisticamente più deboli, in particolare alle aree tutelate ricadenti nella Provincia
di Udine. Per il Comune di Resia, su mia proposta, il Comitato
aveva previsto l'uso della variante linguistica locale nell'applicazione di alcuni articoli importanti della legge, come
ad esempio le norme sulla segnaletica bilingue. Ed era ben
disposto a proseguire con questo orientamento anche in riferimento all'istruzione. Tra l'altro il Comitato non ha avuto obiezioni sui contributi che il Comune di Resia da anni sta ricevendo in base alla legge 38. Ritengo quindi di poter affermare che il Comitato paritetico abbia sempre avuto una linea
chiara ed univoca a favore della tutela del resiano nell'ambito delle disposizioni della legge 38».
Come commenta la delibera della Giunta comunale del 9
ottobre scorso di istituire una scuola bilingue italiano/resiano?
«Posso dire solo bene, ma la procedura è incompleta. La
legge 38 prevede infatti il passaggio obbligatorio attraverso il Comitato paritetico. Ne abbiamo parlato l'anno scorso
con il sindaco e l'assessore. Con l'aiuto delle segreteria del
Comitato abbiamo anche predisposto una bozza di deliberazione del Comune, ma poi la vicenda non ha avuto alcun
seguito. Tutto il lavoro da noi svolto ha tenuto conto della
delicatezza della situazione e dell'interesse del Comitato a
salvaguardare il resiano in tutte le sue peculiarità. Ora il
Comune ha inteso agire in contrasto con la disposizione di
legge, quindi senza acquisire il parere del Comitato paritetico come in precedenza avevano fatto altri comuni
(Lusevera, Taipana, Malborghetto, …). E quindi la richiesta del Comune di Resia manca, a mio avviso, di un requisito fondamentale per poter essere accolta. Mi chiedete un
commento: me ne dispiace. La scuola bilingue italiano-resiano, ancorata alle disposizioni legislative della legge 38, avrebbe garantito la continuità dell'insegnamento del resiano ai
purtroppo pochi bambini che frequentano la scuola locale.
Ci troviamo di fronte ad una colossale miopia politica, a
danno delle generazioni future».
L'anno scorso la maggioranza in Consiglio comunale ha
votato un documento in cui chiedeva la cancellazione del
Comune di Resia dall'elenco dei comuni in cui si applica la
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 8
legge 38 (ma anche la 482). La proposta non è stata accolta dal Comitato paritetico. Per quale ragione?
«Intanto va precisato che la legge 482 non prevede alcuna possibilità di recesso; i criteri per l'iscrizione nell'elenco
dei comuni soggetti a tutela sono molto chiari, non equivoci, e tendono a determinare una presenza storica di un gruppo linguistico.
La legge 38 è più complessa, ma si basa sul medesimo principio. La procedura per l'inserimento del Comune di Resia
nell'elenco dei comuni tutelati è stata regolare, del tutto aderente alla legge ed il Comitato paritetico non ha ravvisato
nella richiesta del Comune di Resia alcun elemento di tale
rilievo da giustificare il riesame delle decisioni a suo tempo
assunte. Voglio peraltro precisare che l'ordinamento non prevede per i cittadini delle zone tutelate alcun obbligo, ma fornisce soltanto opportunità a quei cittadini, singoli o associati
che intendono avvalersi di tali provvidenze. Ed il Comune
di Resia stesso ha inteso garantire tali servizi avvalendosi
delle provvidenze finanziarie previste dalla stessa legge 38».
(Novi Matajur, 31. 10. 2012)
RESIA-REZIJA
Polemica tra il sindaco Chinese
ed il console sloveno Rupel
La questione del mancato rinnovo della convenzione per la
gestione del centro culturale resiano, affidata fino a quest’estate al Gruppo folkloristico Val Resia, ha scatenato una
polemica tra il sindaco di Resia Sergio Chinese ed il console generale della Slovenia a Trieste Dimitrij Rupel.
Quest’ultimo, infatti, aveva inviato al sindaco di Resia una
missiva, chiedendo spiegazioni in merito al mancato rinnovo della convenzione. Il sindaco Chinese già nel consiglio
comunale del 28 settembre scorso, si era detto infastidito
dalla lettera ed aveva definito la richiesta di Rupel «inaccettabile in quanto interferisce esplicitamente nell’attività di
questo Comune e quindi in decisioni assunte in un paese
straniero». Chinese ha ribadito ora le stesse valutazioni nella
risposta ufficiale al console Rupel invitandolo inoltre a non
parlare dell’esistenza della minoranza linguistica slovena
autoctona a Resia, in quanto – così Chinese – nessun resiano riconosce lo sloveno standard come sua lingua.
Immediata la risposta di Rupel che alle tv slovene ha dichiarato di non essersi assolutamente intromesso nelle questioni
interne italiana, ma di aver semplicemente chiesto un’informazione, aggiungendo che la teoria del sindaco resiano sulle
lingue e sulle nazionalità non ha basi solide.
(Novi Matajur, 14. 11. 2012)
RESIA-REZIJA
Per la tolleranza e la convivenza
Gli slavisti europei hanno già da qualche tempo affermato
che il resiano appartiene senz’ombra di dubbio al gruppo
dei dialetti sloveni del Litorale e con ciò occupa il suo posto
di diritto nel tesoro culturale ed etnico del popolo sloveno.
Sulla stessa lunghezza d’onda era il legislatore dello stato
e della regione che ha affidato la tutela, lo sviluppo e la promozione del resiano a leggi che tutelano e promuovono la
minoranza slovena in Fvg. Grazie a questo, sia le organizzazioni e le istituzioni slovene, sia le amministrazioni pubbliche locali hanno attuato e finanziato in tutti questi anni
una serie di progetti volti a promuovere la conservazione e
la conoscenza della lingua, della cultura e delle tradizioni
resiane. Lo stesso è successo con i finanziamenti provenienti dalle casse della Repubblica di Slovenia. Tutto ciò è
completamente slegato dal concetto di appartenenza
nazionale personale che è affare di ogni singolo cittadino,
che è libero di ritenersi sloveno, italiano, friulano o più semplicemente resiano. Per questo non posso dispiacermi della
dichiarazione del collega Paolo Menis del Partito democratico
con cui condivido l’appartenenza allo stesso gruppo consiliare in Regione. A questo proposito è sembrata più intelligente la risposta dell’assessore Elio De Anna (che si è coerentemente richiamato alle norme di legge a favore del resiano in quanto dialetto di origine slovena) rispetto alla domanda del consigliere Menis che se n’è uscito con l’affermazione
che «i resiani non fanno parte della popolazione slovena»
e si è pertanto scandalizzato della lettera del console generale di Trieste, Dimitrij Rupel. Quest’ultimo è secondo Menis
colpevole di aver avuto il coraggio di dichiarare che Resia
è caraterizzata dalla presenza della comunità slovena autoctona. «A Resia vive la minoranza resiana che pretende il
riconoscimento della propria lingua, cultura e tradizioni che
si differenziano da quelle della comunità nazionale slovena», ha ribadito Menis. La sua dichiarazione sembra molto
irresponsabile, soprattutto in un periodo in cui gli operatori
culturali di Resia sono nella morsa di una nuova ondata di
terribili pressioni. L’assessore De Anna ha giudicato il comportamento del rappresentante della diplomazia slovena
Dimitrij Rupel come «legittimo e in accordo alle norme legislative e agli atti amministrativi accolti dalle più alte istituzioni dello Stato italiano». All’inizio di settembre del 2010
insieme al deputato Ivano Strizzolo, la deputata al
Parlamento europeo, Debora Serracchiani, e il consigliere
regionale Sandro Della Mea (tutti e tre del PD) sono stato
a Resia, dove abbiamo espresso tutto il nostro sostegno e
la nostra solidarietà ai resiani e al loro impegno per lo sviluppo culturale ed economico del comune sotto in Canin.
Credo che sia questa la vera faccia del Partito democratico con cui vogliamo collaborare anche come partito sloveno nello spirito dell’attuazione dei principi fondamentali di
uno stato di diritto di tolleranza e convivenza.
Igor Gabrovec
consigliere regionale Ssk
(Comunicato stampa)
A Resia vengono violati i fondamentali
diritti umani
Alla facoltà di studi statali ed europei a Brdo pri Kranju l’altroieri (18 ottobre ndt) si è tenuto un convegno sulla situazione attuale di Resia. I partecipanti hanno fatto notare che
a Resia vengono violati i diritti delle minoranze e i fondamentali diritti umani. Hanno messo inoltre in evidenza che
la legge di tutela a Resia esiste, ma che il problema sta nella
sua attuazione. Resia si trova al limitare del territorio linguistico sloveno e gli abitanti della valle hanno grossi problemi con il mantenimento della loro identità in quanto l' assimilazione è molto forte, ha spiegato Dejan Valentin@i@ della
Facoltà di studi statali ed europei. Ha sottolineato che una
parte della popolazione si riconosce appartenente alla minoranza linguistica slovena in Italia, mentre l’altra respinge qualsiasi legame tra resiani e ambiente linguistico sloveno e teme
la slovenizzazione di Resia. Valentin@i@ ha detto che il gruppo che respinge l'identità slovena di Resia è molto aggressivo ed ha spiegato che per questo motivo ha intitolato il
convegno odierno «A Resia si violano sistematicamente i
fondamentali diritti umani?».
Durante in convegno, la questione è stata esaminata dal
punto di vista giuridico e anche dalla prospettiva della minoranza inserita in uno stato democratico e di diritto. Come è
stato detto, l'amministrazione comunale di Resia viola i diritti della minoranza e a causa dei duri attacchi ai suoi appartenenti vengono violati anche i fondamentali diritti umani e
le libertà, più precisamente il diritto alla libertà di movimento, di espressione e di associazione.
Le leggi e le norme ci sono, ma non vengono messe in pratica. L'amministrazione di Resia ha proposto l'esclusione di
Resia dal territorio di applicazione della legge di tutela della
minoranza slovena in Italia. Ma, come è stato spiegato durante il convegno, il Comune rimane incluso se a farne richiesta è il 15% della popolazione. L'amministrazione comunale,
quindi, non può decidere. La legge prevede anche il rilascio
del documento di identità bilingue, ma la prima carta d'identità
rilasciata ha sollevato pesanti proteste. Nuove tensioni si
sono venute a creare quest'estate quando l'amministrazione comunale di Resia non ha voluto prorogare il contratto
alle associazioni culturali slovene per al gestione della Casa
della cultura donata ai resiani nel 1976 dallo stato sloveno.
«A Resia si verificano sistematiche violazioni dei diritti umani.
La questione più urgente è cosa si possa fare a riguardo»
ha detto Valentin@i@ ed ha aggiunto che si potrebbe trovare una soluzione nella diplomazia internazionale e, ancora
più verosimilmente, nell'intervento stesso dell'Unione europea, se solo si riuscisse ad internazionalizzare il problema.
STA
(Primorski dnevnik, 20. 10. 2012)
SLAVIA-BENE#IJA
Novelli fa togliere 160mila euro ai comuni
Nel decurtare i fondi 2012 per la minoranza slovena, il
Governo italiano ha effettuato il taglio più pesante (-31 per
cento) al capitolo che sostiene lo sviluppo dei territori dei
comuni della provincia di Udine nei quali vivono gli sloveni. La legge statale di tutela assegnava un miliardo delle vecchie lire alle comunità montane del Torre-Natisone-Collio e
Gemonese-Canal del Ferro-Valcanale. In 10 anni e più quei
soldi sono stati trasferiti ai comuni, da Tarvisio a Prepotto,
per numerose opere pubbliche: strade, piazze, fognature,
illuminazione, recuperi edilizi, eccetera. Negli ultimi anni una
parte di essi è stata destinata anche al sostegno degli
imprenditori agricoli e forestali. La ragione dell’inserimento
di quella posta specifica nella legge di tutela, accanto ai contributi per l’uso della lingua slovena nella pubblica amministrazione e per le attività delle associazioni culturali, era la
pesante situazione economica e sociale nella Slavia, in Val
Resia e in Valcanale, nella giusta convinzione che lingua e
cultura slovena si conservano solamente con la presenza
umana sul territorio. Di più. Il miliardo stanziato avrebbe dovuto essere una cifra simbolica, da incrementare notevolmente
con interventi successivi di Stato e Regione. Purtroppo ciò
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 9
non è avvenuto, anche a causa del mancato interessamento
dei politici nostrani. E in questo 2012, in luogo dei 516 mila
euro avuti l’anno scorso e in quelli precedenti, arriveranno
solo 356 mila 243 euro. Dunque, meno lavori pubblici e meno
sostegno ai pochi imprenditori rimasti in loco. Il taglio di 160
mila euro non si noterà nelle casse dello Stato italiano, ma
di certo si farà sentire sui miseri bilanci dei nostri comuni.
E di questo va ringraziato in primo luogo il consigliere regionale Roberto Novelli (Pdl) che da anni conduce una battaglia a testa bassa contro i finanziamenti dello Stato alla minoranza slovena. Una campagna che ora si ripercuote sui suoi
stessi elettori, in primo luogo sugli amministratori comunali «amici». Ora dovranno spiegare ai cittadini perché una strada non si può asfaltare, perché una fontana non si può aggiustare, perché un servizio non si può garantire… È un boomerang che non mancherà di colpire l’ineffabile politico cividalese. Le elezioni regionali sono alle porte.
(Dom, 31. 10. 2012)
CIVIDALE-#EDAD
La querela del consigliere regionale Novelli
Terpin, bolla la querela quale «pesante e ingiusto attacco
alla vostra libertà di espressione». E afferma: «È inaudito
che un politico e amministratore pubblico si serva di tali metodi, che non sono null’altro che una chiara intimidazione».
Terpin, che di professione è avvocato, offre a mons. Qualizza
la propria assistenza legale. Dall’Austria scrive Hanzi
Toma¡i@, direttore responsabile di «Nedelja», settimanale
diocesano di Gurk-Klagenfurt. «Questa querela è un inaudito attacco alla libertà di informazione. Dove arriveremo se
per un articolo del genere si può finire davanti a un tribunale. Da Klagenfurt avete tutta la nostra solidarietà e il nostro
sostegno», scrive nel messaggio Le autorità della Slovenia
seguono la vicenda con grande attenzione e ai massimi livelli. Il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar, ha espresso al Dom
la solidarietà dell’intera alta valle dell’Isonzo. Tra i tanti messaggi pervenuti in redazione, particolarmente significativo
è quello degli operatori culturali Moreno Miorelli e Antonella
Bukovaz: «C’è chi, non contento dei danni procurati, i danni
li chiede pure a suo favore… Così va oggi il mondo.
Comunque se il momento più buio della notte è quello che
precede l’alba, per l’alba è questione di minuti…».
R. D.
(Dom, 30. 11. 2012)
al giornale Dom
Un attacco alla libertà di stampa
Il portale internet www.articolo21.info, dedicato alla libertà
di stampa in Italia, ha titolato «Atto intimidatorio nei confronti
di un prete giornalista in Friuli» la notizia della querela contro il nostro giornale, nella persona del direttore responasabile, mons. Marino Qualizza, presentata dal consigliere
regionale Roberto Novelli (Pdl) per un articolo sui tagli dei
finanziamenti statali alla minoranza slovena in Italia e notificata dalla Polizia di Stato di Cividale lunedì 19 novembre.
Il politico cividalese si è sentito diffamato per il fatto che nel
commento sia stato evidenziato un suo successo politico:
dopo anni di interventi e prese di posizione contro l’ammontare e la ripartizione dei contributi a favore della minoranza slovena, quest’anno essi sono stati effettivamente e
pesantemente ridotti. «Mons. Qualizza, teologo e sacerdote molto amato nelle Valli del Natisone, non ha diffamato
nessuno», replica l’avvocato on. Carlo Monai, nominato
difensore del direttore. Infatti, secondo il legale «si è trattata di una precisa e motivata critica, del tutto contenuta nelle
espressioni linguistiche usate». Per questo il deputato
dell’Italia dei valori dice di aver accettato l’incarico difensivo gratuitamente, in quanto ritiene la querela «un atto intimidatorio rivolto ad una persona di grande cultura e generosità e uno sfregio alla libertà di stampa e di critica. Questa
iniziativa processuale di Novelli dimostra la fragilità dei suoi
argomenti: le sue opinioni appaiono discutibili, anche quando riguardano problematiche di tipo linguistico».
Appena si è diffusa la notizia della querela, sono piovuti attestati di solidarietà nei confronti di mons. Qualizza e del quindicinale Dom. Provengono anche dalla Slovenia e
dall’Austria. Si tratta di semplici lettori, colleghi giornalisti,
operatori culturali, sacerdoti e amministratori locali. La
Confederazione delle organizzazioni slovene (Sso) nel suo
comunicato condanna la denuncia di Novelli quale «pesante atto contro la libertà di informazione » e invita il consigliere regionale a «rimettere la querela senza indugi». Il partito dell’Unione Slovena, nel comunicato firmato dalla presidente Fulvia Premolin e dal segretario regionale Damijan
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 10
CIVIDALE-#EDAD
Se questo è amore…
Sulla querela di Novelli al Dom
«È noto il mio attaccamento alle valli del Natisone», ha dichiarato al Messaggero veneto, commentando la sua querela
nei confronti del Dom, il consigliere Pdl Roberto Novelli. Ma
più che l'attaccamento sono noti nelle valli del Natisone i
suoi attacchi alla minoranza slovena. Tutti rivolti al portafoglio. In pochi mesi abbiamo dovuto leggere su quello stesso quotidiano la sua lamentela su i «troppi fondi per la minoranza slovena», o la citazione dotta di un noto spot televisivo «no money no sloveni» (visto il suo impegno per la guida
sicura avrebbe potuto anche aggiungere «don't be Slovenc’
and drive»).
Alla luce di tutto ciò chiediamo: è assurdo pensare che alla
notizia dei tagli ai fondi abbia esultato? No e non crediamo
neanche sia reato scriverlo. È una nostra opinione basata
su una semplice deduzione logica.
E, ci crediate o no, su questo saremmo anche ben lieti di
ricrederci pubblicando volentieri una sua smentita.
Che, però, non pensiamo arriverà. Perché più che attaccato
alle valli, Novelli, purtroppo, ci sembra attaccato alla poltrona
e a quel pacchetto di voti degli antisloveni che si è duramente conquistato a suon di comunicati stampa, più che di
azioni concrete. E che, gli piaccia o no, lo ha eletto a portabandiera.
Se poi l'intento, come hanno sostenuto in molti, era intimidatorio nei confronti della stampa slovena, ci sentiamo di
tranquillizzare i nostri lettori. Noi continueremo a fare il nostro
lavoro come sempre, e ad esercitare la libertà di parola che
ci viene garantita all’articolo 21 («Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure») dalla nostra
Costituzione.
Quella italiana ed antifascista.
(Novi Matajur, 21. 11. 2012)
GORIZIA-GORICA
Ecco i frutti velenosi dell’assimilazione
Polemiche alla prima conferenza regionale
per la minoranza slovena
Essendo stata la prima conferenza regionale sulla tutela della
minoranza linguistica slovena non si dovrebbe far altro che
parlarne bene, e così tutti si sono sforzati di farlo. È venuta a proposito perché mai le organizzazioni delle comunità
slovene si sono trovate in condizioni così critiche di sopravvivenza. Il governo per «salvare l’Italia» ce la mette tutta a
tagliare spese e sembra che lo faccia nella maniera (teorica) più imparziale che si conosca: a tutti – specie i più deboli e meno in grado di creare rogne – tagli in ugual percentuale. Senza badare a chi ha cercato di fare il bravo, a chi
è già stato troppo tartassato e a chi non ha proprio di che
campare. Una giustizia distributiva sui generis, specie quando la magistratura sta scoprendo la punta dell’iceberg dei
dilapidatori dei beni comuni. Tant’è, la comunità slovena ha
avuto la sua giornata clou per cercare di mostrare ad un’amministrazione regionale distratta e semiassente tutte le sue
perplessità a 11 anni dalla legge 38/01 che avrebbe dovuto tutelarla. Il periodo di vacche magre non è un sogno di
faraoni sonnolenti, ma una dura realtà che pesa su chi le
vacche grasse non le ha mai viste da vicino, spiaccicato
com’è a ridosso di un ex confine maledetto. Quando il nemico era concreto e visibile già dai tempi del rogo del Balkan,
in qualche modo si era preparati alla difesa ed alla resistenza.
Poi abbiamo avuto la Costituzione, che era una promessa;
la specialità regionale che era un passo anch’esso promettente e le leggi di tutela che oggi qualcuno già interpreta
come fregatura. Cittadini esemplari, gli sloveni, credono alle
promesse e attendono pazientemente un evento messianico. Per quello che riguarda il nostro piccolo mondo beneciano il problema si complica. Qui l’azione di 150 anni di pressione snazionalizzatrice dà i frutti più velenosi che può produrre: la perdita di identità e, in termini psicanalitici, «l’identificazione con l’aggressore». Molti si mettono contro ciò
che essi stessi sono, cioè sloveni. Una parte del nostro variegato mondo umano non ha superato la schizofrenia che lo
dissocia tra le due identità che vorrebbe in contraddizione:
italiano-sloveno. E la Benecia, presentandosi con queste due
anime si trova spiazzata e, diciamolo, non presa sul serio.
Qui si inseriscono personaggi come l’assessore dimissionario di Drenchia Luca Trusgnach, una furbetta di Grimacco,
un paio di consiglieri comunali di Resia, portatori d’acqua
a personaggi come il consigliere regionale Roberto Novelli.
«Non siamo sloveni» starnazzano dal podio goriziano, offerto dalla Ragione, ovviamente, a chi sloveno è e tale si riconosce! «Natisoniani, resiani, ponassiani, non sloveni! E come
tali aventi diritto di tutela pari ed uguale a chi sloveno si riconosce». La richiesta vale soprattutto per i soldi. Infatti, dicono: gli sloveni ne hanno troppi e li spendono anche male.
Addirittura i resiani vogliono uscire dall’elenco dei comuni
riconosciuti come sloveni e pretendono una carta d’identità
bilingue: italiano/resiano. Oibò! Non sono da sottovalutare
questa apparente stupidità e il nonsenso di contraddizioni
e di richieste appese a sogni post sbornia. C’è una strategia che dura da decenni: quella di creare confusione, divisione, tensione, politicizzando la diversità linguistica e culturale. Perché se il nostro piccolo popolo fosse unito, solidale, consapevole della propria identità slovena e dei diritti naturali e costituzionali inerenti, la musica sarebbe diversa e, forse, non daremmo l’impressione – di fronte ad
un’Europa senza confini e ad un’Italia malata di xenofobia
– di un’armata Brancaleone e a pietire due palanche per
sopravvivere.
Riccardo Ruttar
(Dom, 31. 10. 2012)
TRIESTE-TRST
La minoranza slovena unanime contro
il rigassificatore
Il rigassificatore della Gas Natural, che dovrebbe essere
costruito a Zaule, nel Golfo di Trieste, dovrebbe essere collegato con un elettrodotto sotterraneo della lunghezza di circa
nove chilometri da Zaule a Padriciano. Teoricamente attraversa il confine e le terre che appartengono a proprietari sloveni, il progetto riguarda, infatti, 311 parcelle di terra. Il ministero italiano per lo Sviluppo economico ha definito l’elettrodotto, cui si oppongono tutte le amministrazioni locali, «un
lavoro di fondamentale importanza», mentre l’assessore per
l’ambiente del comune di Trieste, Umberto Laureni, lo ha
definito, parlando con il nostro collega del Primorski dnevnik, Marjan Kemperle, un assurdo. Ha inoltre aggiunto che
l’amministrazione comunale di Trieste farà di tutto per far
ritirare l’inaccettabile permesso accordato in completa autonomia dalla Regione e per fermare l’inizio dei lavori. La pubblicazione forzata dell’autorizzazione ambientale della
Regione è stata definita dall’assessore un atto antidemocratico e ha accusato Roma di ricatto. Le eventuali vittime
del gassificatore sarebbero i proprietari degli appezzamenti
di terra sloveni nel territoro compreso tra Padriciano, San
Giuseppe della Chiusa e Zaule. Questa linea dovrebbe essere tracciata su costrizione di Roma per la costruzione di un
gassificatore sulla nostra pelle. Di nuovo! Il movimento Alpe
Adria Green, che lotta già da anni per una vita dignitosa nella
nostra zona e imputa all’uomo e all’ambiente tutte le conseguenze negative sulla natura, ha già annunciato nuove
querele a tutti i livelli. L’avvocato Peter Mo@nik nei giorni scorsi ha annunciato il suo esposto presso la Procura della
Repubblica e ha mandato un esposto al presidente della
Regione Fvg e al direttore generale. L’avvocato esorta il pubblico ministero a mettere in ordinare la documentazione degli
espropri basati sull’autorizzazione ambientale integrata per
la costruzione del rigassificatore che, giorni fa, con un atto
forzato dei funzionari regionali è stata approvata dalla conferenza di servizi. […] Il ministero italiano per lo Sviluppo
economico, il 7 novembre ha comunicato che avvierà il processo per l’autorizzazione della costruzione del terminal del
gasdotto. Allo stesso tempo «ha definito il rigassificatore un’opera assolutamente necessaria che dovrebbe rendere possibile all’Italia l’accesso a nuove sorgenti di gas». Perché il
progetto sia stato fatto «di nascosto» e lontano dagli occhi
dell’opinione pubblica è chiaro, non è chiaro, invece, perché la notizia non si sia diffusa anche nei media regionali
che interessano quest’area. Questo viene sottolineato anche
dai politici locali, tra cui c’è anche il consigliere regionale Igor
Kocijan@i@ che sulla sua pagina web sottolinea questo comportamento inaccettabile e annuncia la lotta per opporsi al
gassificatore con tutti i mezzi legali «a livello costituzionale e non». «Terminal del gasdotto a Zaule: unendo le forze
dobbiamo troncare il tentativo di golpe da parte della giunta regionale e del governo italiano!», questo il titolo del duro
intervento del consigliere regionale della Ssk, Igor Gabrovec,
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 11
che ha già preteso libero accesso a tutte le documentazioni del caso. […] «Davanti a noi c’è una grande battaglia che
sapremo affrontare solo restando uniti: uniti come consiglieri
regionali che siamo stati eletti a Trieste e uniti alla società
civile e alle amministrazioni pubbliche locali, che hanno protetto fino ad oggi l’interesse dei cittadini e hanno lavorato
per lo sviluppo della città e del golfo. L’accusa esposta dall’avvocato Peter Mo@nik è il primo passo in questa direzione. Anche la Slovenia ha un ruolo chiave visto che si tratta di un progetto le cui terribili conseguenze si rifletteranno
su tutto il litorale sloveno», dice Gabrovec. Parleremo ancora di questa problematica, visto che la possibile costruzione del gassificatore a Zaule ci riguarda da vicino.
Jurij Paljk
(Novi glas, 29. 11. 2012)
TRIESTE-TRST
Rigassificatore, indignazione dello Sso
Lo Sso è molto preoccupato per il processo giudiziario che
riguarda l’eventuale costruzione del gassificatore ad Zaule.
Interventi così importanti non possono essere effettuati contro la volontà dei cittadini, del territorio e dell’amministrazione
pubblica, si legge nel comunicato. In questo senso, secondo lo Sso, il comportamento degli uffici regionali competenti
è inaccettabile, perché non hanno tenuto conto di ciò e in
maniera decisamente discutibile hanno dato un parere positivo sulle condizioni ambientali e hanno inziato l’iter degli
espropri. Questi avvengono proprio sul territorio del Carso
e danneggeranno di nuovo la minoranza slovena che vive
in quei luoghi. Va di nuovo sottolineato che non è stato rispettato l’articolo 21 della legge di tutela che prevede il rispetto delle peculiarità storiche e culturali, nonché dello spirito
degli accordi internazionali. Lo Sso comprende il problema
dell’energia, questione di fondamentale importanza per lo
sviluppo economico e sociale. Non è però accettabile che
la strategia per ottenere energia si paghi sulla pelle e la salute delle persone, nonché contro il volere delle amministrazioni locali e dell’azienda sanitaria. Si dovrebbe, invece,
rispettare obbligatoriamente il parere dato dalla Repubblica
di Slovenia, visto che la costruzione del gassificatore avrà
una conseguenza ambientale rilevante e marittima anche
oltreconfine. Lo Sso è indignato, perché questi interventi
vanno trattati con la massima urgenza, mentre per lo sviluppo territoriale, economico e agricolo del Carso si arriva
a normative assurde e a ritardi che mettono molto in difficoltà gli abitanti del luogo e il valore turistico della zona.
Questa è sintomo di una disuguaglianza inaccettabile che
gli stati e le amministrazioni al giorno d’oggi non si possono permettere. Lo Sso sostiene e si unisce alle iniziative di
protesta che avranno luogo in questi giorni. […]
(Comunicato stampa)
TRIESTE-TRST
Skgz: insostenibile il progetto
del rigassificatore
L'Unione culturale economica slovena-Skgz è contraria alla
costruzione del rigassificatore di Zaule ed esprime il proprio
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 12
sostegno alle amministrazioni locali che sulla base di
approfondite analisi tecniche hanno già espresso il loro parere negativo all'opera. Le analisi hanno dimostrato l'insostenibilità del progetto con un impatto ambientale devastante
per il territorio.
Il rigassificatore, oltre ad esporre a rischio la popolazione,
danneggerebbe irrimediabilmente l'ecosistema. Nei giorni
scorsi sono stati inoltre pubblicati gli avvisi di pre-esproprio
per la realizzazione dell'elettrodotto necessario per l'interconnessione elettrica dell'impianto. In quanto la maggioranza
degli espropriati appartengono alla comunità slovena va
presa in considerazione anche la Legge di tutela n. 38/2001.
L'articolo 21 prevede infatti che l'assetto amministrativo, l'uso
del territorio, i piani di programmazione economica, sociale ed urbanistica e la loro attuazione anche in caso di espropri devono tendere alla salvaguardia delle caratteristiche storico-culturali .
La Skgz è conscia del crescente fabbisogno di energia, ma
i progetti devono essere coerenti con la salvaguardia della
natura, del territorio e della popolazione, soprattutto se gli
interventi possono pregiudicare una successiva pianificazione dello sviluppo del territorio. Nei prossimi giorni i rappresentanti della Skgz incontreranno sul tema alcuni rappresentanti delle amministrazioni pubbliche locali.
(Comunicato stampa)
TRIESTE-TRST
Il nuovo prefetto ha ricevuto
la delegazione unitaria slovena
Le attività e il ruolo degli sloveni in Italia, l’attuazione della
legge di tutela, gli accordi internazionali, la nuova legge elettorale, il finaziamento delle istituzioni slovene e il ruolo del
tavolo di governo: di questo si è parlato durante l’incotro avvenuto ieri pomeriggio (23.11 ndt) tra i membri della rappresentanza della comunità nazionale slovena, la nuova prefetto e commissario di governo per il Friuli Venezia Giulia,
Francesca Adelaide Garufi. All’incontro avvenuto a porte
chiuse e avvenuto su iniziativa della rappresentanza, hanno
partecipato anche la senatrice Tamara Bla¡ina, i presidenti di Sso e Skgz, Drago Œtoka e Rudi Pavœi@, il consigliere
regionale della Sinistra arcobaleno, Igor Kocijan@i@, e il segretario regionale della SSk, Damijan Terpin. Questi hanno
descritto alla nuova prefetto le attività delle organizzazioni
slovene, delle istituzioni degli sloveni in Italia e il ruolo della
nostra comunità nei rapporti transfrontalieri. Hanno parlato, inoltre, anche dei problemi ancora da risolvere. Uno di
questi è l’attuazione della legge di tutela: a undici anni dalla
sua approvazione molte cose non sono ancora state fatte.
In seguito, si è parlato anche della questione dei finanziamenti delle istituzioni slovene che secondo la rappresentanza
della minoranza dovrebbero diventare sistematici. Durante
il colloquio è stata affrontata anche la problematica dell’approvazione della nuova legge elettorale e la possibilità
dell’elezione garantita per i rappresentanti della minoranza,
ma anche della necessità che il tavolo di governo per la minoranza slovena presso il ministero dell’Interno italiano, presieduto dal sottosegretario Saverio Ruperto, diventi permamente e provi a risolvere le questioni ancora aperte. La
prefetto Francesca Adelaide Garufi, che proprio la settimana
scorsa si era incontrata con Ruperto e si era confrontata con
le problematiche degli sloveni in Italia, ha assicurato il suo
interesse nei confronti dei problemi esposti e si è detta pronta a diventare tramite tra Roma e la minoranza che, a suo
avviso, è necessario trattare e conservare, in quanto si tratta di una ricchezza culturale. A questo proposito è stata lei
stessa a sottolineare l’attenzione del governo e del ministero
degli Interni nel cui ambito opera anche il tavolo governativo per gli sloveni in Italia, che stando alle ultime notizie si
riunirà nuovamente il 14 dicembre per affrontare le questioni
riguardanti la legge elettorale e i problemi dell’istruzione.
(Primorski dnevnik, 23. 11. 2012)
TRIESTE-TRST
Rinviata l’assegnazione dei contributi
alla minoranza slovena
La giunta regionale dovrebbe assegnare dalle proprie casse
alle associazioni culturali slovene i contributi mancanti per
l’anno 2012, in casi estremi anche sottoforma di prestito. La
commissione cosultiva del Fvg ha fatto ieri (13.11 ndt) questa proposta all’assessore Elio De Anna e, in attesa di una
risposta, ha rinviato l’assegnazione dei contributi regionali
dell’anno in corso. Al posto dei 5,3 milioni dell’anno scorso
le associazioni della minoranza, quest’anno, prenderebbero circa 4,4 milioni. I restanti 900 mila dovrebbero essere
«coperti» dalla Regione. Il rinvio dell’assegnazione dei contributi è stata proposta dai presidenti di Skgz e Sso Rudi
Pavœi@ e Drago Œtoka con l’approvazione di tutti i membri
della commissione. Vista l’assenza di De Anna, della posizione della commissione ha preso conoscenza il funzionario regionale Giuseppe Npoli che presiedeva la seduta. Ma
una decisione del genere può essere presa solo da un politico, in questo caso un assessore, ovvero la giunta regionale. Napoli, accompagnato da Pavel Slami@, ha espresso
solidarietà e vicinanza umana agli impiegati delle organizzazioni slovene che lottano per i posti di lavoro e per il futuro delle istituzioni in cui lavorano. L’apparato burocratico
regionale non può passare sopra le norme finanziarie e giuridiche imposte dalla legislazione, perché si tratta anche del
sostegno finanziario agli sloveni. Questo è statale e lo stato
è quello che ha in mano tutte le decisioni anche quando
abbassa, o addirittura elimina, i finanziamenti già accordati, ha detto Napoli. Questo, ad esempio, è successo l’anno
scorso, quando l’allora ministro dell’Economia, Giulio
Tremonti, nell’ambito dei cosiddetti tagli lineari, ha trattenuto
a Roma di sua iniziativa 400 mila euro che appartenevano
alle associazioni di minoranza. De Anna ha promesso al consigliere regionale Igor Gabrovec che la Regione in un modo
o nell’altro si sarebbe presa carico di quei 400 mila euro,
ma visto che l’assessore ieri (13.11 ndt) non era presente
alla seduta, la questione rimane ancora irrisolta. Napoli come
funzionario non ha preso posizione riguardo alla richiesta
della commissione, ma ha più volte sottolineato, cosa a tutti
nota, la difficile situazione economica della Regione. La giunta dovrebbe dare una risposta riguardo i finaziamenti mancanti nel giro di due settimane. In caso di risposta negativa la commissione provvederà in base al denaro che ha a
disposizione, ovvero 4,4 milioni di euro. Anche Napoli non
riusciva a chiarirsi il trasferimento di denaro da una partita
di bilancio all’altra della legge di tutela. Per questo è necessario un cambiamento della legge del 2001 o almeno una
nuova regolamentazione, cosa che richiede un iter lungo
che in questo momento non è possibile. I membri della com-
missione si sono dimostrati per la prima volta uniti e altrettanto unanime era il loro giudizio sulle difficoltà finanziarie
delle organizzazioni della minoranza. Pavœi@ ha sottolineato che la minoranza non è un’azienda, ma una comunità
ramificata che si sviluppa di pari passo con la società. Tutti
dobbiamo sacrificare qualcosa in questa crisi, i duri tagli di
bilancio previsti, però, significherebbero la rovina delle nostre
istituzioni. Pavœi@ e Œtoka hanno criticato il comportamento della Regione da cui entrambi si aspettano un impegno
maggiore a favore degli sloveni senza i quali il Fvg non sarebbe una regione autonoma. L’unica divergenza ha riguardato
la necessità e l’utilità che in questo periodo di crisi venissero finanziate con i fondi regionali anche le associazioni
più piccole che prendono finanziamenti inferiori a 5 mila euro.
Iztok Furlani@ (con cui Napoli si è detto d’accordo) ha affermato che in questo periodo sarebbe necessario dare la precedenza alle istituzioni con dipendenti e al massimo finanziare le confederazioni che poi dovrebbero aiutare le associazioni membro. Gli altri membri della commissione
(soprattutto Riccardo Ruttar e Marina Cernetig della
Benecia) hanno invece affermato che la quesitone andrebbe approfondita. Soprattutto in provincia di Udine dove anche
un finanziamento di 1000 euro può essere importante per
l’attività di un’associazione.
S.T.
(Primorski dnevnik, 14. 11. 2012)
TRIESTE-TRST
La commissione consultiva chiede
alla Regione un contributo straordinario
Ieri (15.11 ndt), la camera dei deputati ha iniziato ad esaminare la legge di stabilità che contiene anche i finanziamenti per le associazioni culturali slovene. Il dibattito in
Parlamento sarà relativamente breve, visto che il governo
ha già annunciato per la prossima settimana tre fiducie, in
seguito a cui la legge sarà trasferita al senato per l’approvazione definitiva. Per il provvedimento è previsto un iter parlamentare molto breve, altrimenti, nel frattempo, si arriverà
a problemi politici o addirittura alla crisi di governo, cosa
comunque poco probabile. I partiti di opposizione Lega nord
e Italia dei valori annunciano numerose emendamenti che
i parlamentari non voteranno, perché dopo la fiducia eventuali modifiche della legge verranno impedite. L’unico che
può cambiare la legge è il governo che nelle sue aggiunte
sicuramente non inserirà i finanziamenti per la minoranza
slovena.
La commissione si è occupata già tre volte degli sloveni
La commissione di Bilancio si è occupata già tre volte dei
finanziamenti agli sloveni. La prima volta quando era necessario valutare la parte formale della questione, la seconda
volta quando alla somma iniziale hanno aggiunto 300 mila
euro e la terza quando hanno sistemato la questione definitivamente. La presidenza della commissione ha valutato
nuovamente non accoglibili gli emendamenti del Partito
democratico e del Partito popolare del Sud Tirolo, dopodiché ha cambiato idea. Di questo ha il merito la senatrice
Tamara Bla¡ina che ha inviato ai deputati Ivano Strizzolo
e Ettore Rosato la versione corretta della modifica al bilancio del Pd. Il governo ha allora aggiunto 300 mila euro alla
quota iniziale di 2,396 milioni. Il terzo dibattimento della comSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 13
missione è stata decisiva e ha portato al mantenimento dei
finanziamenti statali del 2011. La svolta è conseguenza di
diversi fattori di natura politica e tecnica. Tutti quelli che avevano l’interesse di mantenere i finanziamenti per le associazioni culturali slovene si sono impegnati per il raggiungimento dello stesso obiettivo, anche se con mezzi diversi
e in conformità alle diverse competenze. La persona che
ha tenuto insieme tutti questi sforzi è stato Livio Semoli@,
collaboratore della senatrice Bla¡ina, che con i funzionari
del ministero delle Finanze ha conformato l’aggiunta dal
punto di vista tecnico e procedurale. Al successo che la questione sia passata in commissione senza difficoltà hanno
contribuito i relatori di legge di maggioranza Pier Paolo
Baretta e l’ex ministro Renato Brunetta che appartiene al
Popolo della libertà. I due relatori hanno firmato e formalmente presentato l’aggiunta «slovena» per 5,3 milioni di euro,
tutelandola da brutte sorprese.
Per quest’anno deciderà la Regione
La commissione consultiva per gli sloveni ha chiesto all’unanimità alla giunta regionale di provvedere con un contributo, o anche con un prestito, al finanziamento mancante
per l’anno 2012. Di fatto si tratta di 900 mila euro a cui vanno
aggiunti i 400 mila che la Regione ha anticipato l’anno scorso agli sloveni, visti i tagli «lineari» di Tremonti. Si tratta di
un importo di circa 1,3 milioni di euro che non è certo una
piccola somma.
S.T.
(Primorski dnevnik, 16. 11. 2012)
ROMA-RIM
La legge di stabilità prevede 5,396 milioni
per la minoranza
La commissione di Bilancio della camera dei deputati nella
legge di stabilità (del triennio 2013-2015) ha inserito i finanziamenti statali per le associazioni culturali slovene per un
importo di 5,396 milioni di euro, la stessa cifra del 2011. Dopo
le brutte notizie, ieri pomeriggio (14.11 ndt) è arrivata finalmente da Roma una notizia molto buona per gli sloveni
riguardo al provvedimento che garantisce finanziamenti dello
stesso importo che hanno avuto finora le istituzioni slovene. Rimane ancora aperta la questione della cifra prevista
per l’anno in corso. Nella sua proposta di legge di stabilità
per le finanze pubbliche per l’anno 2013 il governo ha stanziato per le associazioni slovene (art. 16 della legge di tutela) 2,785 milioni di euro a cui va tolto il taglio di 389 mila
euro effettuato da Tremonti. Nella legge è presente, quindi, la cifra 2,396 milioni di euro. I deputati del Partito democratico, Ettore Rosato, Ivano Strizzolo e Alessandro Maran,
hanno proposto insieme ai deputati del SVP, Siegfried
Brugger e Karl Zeller, un’aggiunta di tre milioni di euro.
All’inizio, entrambe le aggiunte non sono state giudicate
accettabili, la commissione si è allora ricreduta, mentre il ministero delle Finanze si è accordato sui 300 mila euro, come
risulta dall’emendamento corretto di Rosato, Strizzolo e
Maran. La nuova partita ammonta così a 2,796 milioni di
euro (2,396 più l’aggiunta di 300 mila euro). A diversi livelli si è arrivati a questo cambiamento radicale. La Slovenia
è intervenuta a livello più alto (il passo del ministro degli Esteri
alla Farnesina su iniziativa dell’ambasciatore Iztok Miroœi@)
presso il governo italiano, dopo una consultazione con il miniSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 14
stro dell’Economia il nuovo emendamento che ha risolto il
problema è stata scritta da Livio Semoli@, collaboratore della
senatrice Tamara Bla¡ina che ieri sera (14.11 ndt) ha espresso una giustificata soddisfazione per gli avvenimenti nella
commissione parlamentare. Semoli@ ha trasmesso la proposta ai deputati del Partito democratico Ivano Strizzolo ed
Ettore Rosato, perché la commissione lunedì ha già accolto il suo emendamento per un totale di 300 mila euro (i parlamentari non possono proporre due correzioni sullo stesso argomento), mentre la responsabilità politica per l’emendamento l’hanno assunta i due relatori della legge,
Renato Brunetta (Popolo della libertà) e Pier Paolo Baratta
(PD). Miroœi@ ha parlato con entrambi. Di tutte queste attività era stato messo al corrente il sottosegretario al ministero dell’Economia Ganfranco Polillo che era in continuo
contatto con Semoli@. Martedì, insieme a Polillo, c’era anche
il segretario regionale della Slovenska skupnost, Damijan
Terpin. In sintesi più pressioni e l’impegno comune hanno
dato un risultato concreto.
S. T.
(Primorski dnevnik, 15. 11. 2012)
MINORANZA
Soddisfazione delle organizzazioni
di riferimento Sso e Skgz
Skgz: necessaria una soluzione sistematica
La decisione della commmissione va nella direzione che la
nostra comunità nazionale difendeva da tempo. Nell’ambito
della legge di tutela il provvedimento dà la precedenza alla
profonda preoccupazione per le associazioni slovene, dicono alla Skgz. Ci aspettiamo che le proposte della commissione avranno il sostegno in entrambe le camere, ma questo ora spetta alla Regione che dovrebbe dimostrare la stessa attenzione alla nostra comunità, soprattutto per quanto
riguarda quest’anno. In questo senso la Skgz sostiene la
proposta della commissione consultiva regionale, affinché
il Fvg trovi una soluzione più adeguata, perché alle nostre
associazioni vengano assegnate le stesse cifre degli anni
passati.
Il successo ottenuto, secondo la Skgz, è risultato di un impegno corale di numerosi attori, sia nella minoranza, sia in
Slovenia, sia in Italia. La Skgz ringrazia la senatrice Tamara
Bla¡ina e i deputati Pd Ivano Strizzolo e Ettore Rosato che
hanno attivamente contribuito affinché si giungesse ad una
risoluzione positiva della questione. Hanno dato il loro prezioso contributo anche i rappresentanti della diplomazia slovena con in testa l’ambasciatore Iztok Miroœi@. La Skgz ringrazia soprattutto il suo segretario regionale Livio Semoli@
che ha seguito tutto il tempo questa problematica e in due
giorni, a Roma, ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo positivo degli avvenimenti. Ciò è stato reso possibile anche da un impegno visibile e chiaro di diversi attori all’interno delle istituzioni della minoranza, dei presidenti delle
associazioni, ma soprattutto degli impiegati che si sono attivati in maniera positiva e propositiva.
La Skgz esprime la sua soddisfazione, perché nell’ultimo
periodo la rappresentanza unitaria ha preso l’iniziativa e ha
dimostrato che, nonostante le differenze, si può trovare una
lingua comune per risolvere i problemi comuni della minoranza.
Con lo stesso sforzo comune si dovrà trovare una soluzio-
ne adeguata anche riguardo all’elezione garantita nella nuova
legge elettorale che si sta definendo e all’attuazione di altri
articoli della legge di tutela. Sarà importante, quindi, che si
raduni quanto prima un tavolo di lavoro di governo della minoranza.
Tra le priorità, oltre all’elezione garantita e alla scuola slovena, c’è la ricerca di una soluzione sistematica per i problemi di finanziamento, cosa che dovrebbe essere definita
dalla stessa legge di tutela. «Il risultato positivo con cui è
finalmente chiaro su che base finanziaria poggi l’organizzazione della minoranza dovrebbe essere un ulteriore incoraggiamento per confrontarci realmente e concretamente con
una necessaria riforma delle nostre strutture. In primo luogo
vanno messe in luce le priorità strategiche della nostra comunità e va poi introdotta una nuova distribuzione dei finanziamenti, cosa che renderà possibile una valutazione positiva delle istituzioni più efficienti. In questo senso riteniamo
che al centro dell’attenzione dovrebbero esserci tutte quelle attività che offrono una base per uno sviluppo nazionale e linguistico efficiente della nostra comunità», è scritto nel
comunicato. La Skgz appoggia le idee espresse dai rappresentanti delle organizzazioni della minoranza presso il
governo sloveno, che hanno suggerito lo sviluppo della
comunità con uno sguardo al futuro e un minore attaccamento al passato. Su questa base potremo realizzare un
progetto comune nella direzione suggerita che la Skgz già
da molto tempo sostiene e motiva. Questo è un compito che
aspetta in primo luogo alle due confederazioni in collaborazione con tutte le associazioni che ne sono membro, con
il sostegno della rappresentanza comune, della Regione e
della Slovenia.
Sso: almeno per il momento è finita la paura
Nel suo comunicato lo Sso sottolinea tre fatti. Non si tratta
di una risoluzione sistematica riguardo i contributi finanziari, ma è una decisione presa affinché l’importo copra il triennio che abbiamo davanti, cosa di grande importanza per tutte
le organizzazioni slovene.
Con questa risoluzione, per il triennio che ci aspetta, si porrà
fine, temporaneamente, a quella paura che le nostre organizazzioni covano da cinque anni. Dobbiamo così sperare
che da questo momento in poi riusciremo a mettere da parte
la sfiducia, il pessimismo, la paura che ci accompagnano
ogni fine anno e ci amareggiano il lavoro e il nostro desiderio di lavorare positivamente e di guardare in modo tranquillo verso il futuro, dice lo Sso. Va sottolineato anche il
fatto che per quest’anno la somma finale dei finanziamenti resta indefinita, per cui il nostro appello va al consiglio e
alla giunta regionale affinché risolvano questo problema in
conformità con lo spirito sano che soffiava nella commissione parlamentare di Bilancio.
Lo Sso ringrazia sentitamente tutti coloro che hanno contribuito alla risoluzione positiva della questione e sottolinea
il fatto che la posizione dell’esecutivo delle due confederazioni è stata per tutta la durata della crisi finanziaria delle
nostre associazioni coerente, tenace, retta, per questo anche
nell’ultima fase utile, visto che si è avvalsa del fatto che la
legge di tutela e gli accordi internazionali sono ancora uno
strumento molto forte in mano alla minoranza slovena e alla
società democratica italiana, ma soprattutto ai partiti politici che hanno potere decisionale e che non possono e non
devono giocare con i problemi per noi di importanza vitale,
tra cui ci sono anche la sicurezza economica per la futura
attività delle istituzioni, associazioni ed organizzazioni slovene.
(Primorski dnevnik, 16. 11. 2012)
LJUBLJANA
Doccia fredda del ministro Terzi
sulle attese degli sloveni
Alla minoranza slovena non posso garantire di ricevere quest'anno i contributi mancanti; posso garantire, invece, che
il prossimo anno cercheremo di organizzare la cosa in maniera più adeguata. Questo è quanto ha detto GiulioTerzi capo
della diplomazia italiana durante la conferenza stampa dopo
l'incontro di ieri (19 ottobre ndt) dei ministri italiani e sloveni a Lubiana. Le sue parole sono state una sorta di doccia
fredda dopo che la diplomazia slovena guidata dal ministro
Erjavec, aveva fatto pressione sulla delegazione italiana affinché garantisse i contributi dello scorso anno, ovvero 5,3 milioni di euro, alle istituzioni slovene. Dovrebbero, invece, ricevere per quest'anno da Roma poco più di 4,4 milioni di euro,
il che significa oltre 800 mila euro in meno rispetto all'anno
scorso. Più ottimisti sono stati, per quel che riguarda la situazione finanziaria del Primorski dnevnik, i ministri degli Esteri
italiano e sloveno (la questione si sta risolvendo positivamente, ha più volte ribadito Terzi). L'incontro italo-sloveno
ha portato risultati più concreti per quanto riguarda l’istruzione. Il ministro Erjavec, durante una conversazione a quattrocchi con Terzi, ha esposto il problema dei finanziamenti alla minoranza slovena e cioè della mancanza di un finanziamento sistematico. A questo proposito ha sottolineato che
la Slovenia, nonostante la crisi, non ridurrà i fondi alla minoranza italiana, ma Terzi ha espressamente chiarito che i problemi finanziari delle due minoranze non sono paragonabili. Come ha detto Erjavec, Terzi ha promesso che la questione dei finanziamenti verrà regolata e che le difficoltà non
pregiudicheranno le attività della minoranza slovena. Terzi
ha lodato molto la legge di tutela e la filosofia politica del
contenuto, non accennando, però, alla necessità di alcuna
modifica. Come sottolineato dal ministro italiano, continuerà
la tendenza positiva di portare avanti gli impegni nei confronti della minoranza slovena. Evidentemente si riferiva alla
scuola, non ai problemi finanziari statali, anche se abbiamo scoperto che il sottosegretario al ministero degli Interni,
e responsabile del tavolo governativo per gli sloveni, Saverio
Ruperto, si sta impegnando molto affinché l'intera somma
annuale dei contributi per la legge di tutela ammonti a 6,9
milioni di euro e non a 4,8 milioni di euro come comunicato ufficialmente da Roma al governo del Fvg. Molto più ottimista è stato, come già detto, Terzi riguardo il destino del
Primorski dnevnik, anche se durante la conferenza stampa non ha rivelato i particolari del colloquio avuto con il ministro degli Esteri sloveno, cosa si siano detti e se abbiano o
meno trattato questo problema. Erjavec ha definito il salvataggio del Primorski dnevnik un esempio di buona prassi nei rapporti italo-sloveni, cosa sottolineata anche da Terzi,
il quale ha anche annunciato che non intende chiudere il
consolato generale a Capodistria. Nell' incontro di ieri si è
trattato anche della questione della restituzione delle opere
d'arte, dei beni culturali e degli archivi. Entrambi i paesi concordano sul fatto che è necessario continuare con i colloqui e le iniziative, affinché questi beni diventino, una volta
per tutte, accessibili al pubblico sia italiano sia sloveno. I ministri competenti, oltre a quanto già citato, hanno discusso
anche del rafforzamento della collaborazione economica tra
i due paesi e della costruzione dell'infrastruttura ferroviaria
nella zona di confine. La Slovenia ha inviato a Roma la traduzione in italiano della documentazione sull’impatto
ambientale della nuova ferrovia a due binari Diva@a-Koper.
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 15
C’è stato un ampio confronto tra i ministri dell’ambiente
Corrado Clini e Franc Bogovi@ sulle attività economiche
comuni da realizzare sul fiume Isonzo. L'Italia ha promesso di risolvere i problemi rispetto alle frequenze televisive
italiane che «entrano» illegalmente in Slovenia e disturbano la visibilità della televisione slovena anche in territorio sloveno. I ministri degli esteri hanno esposto in particolare le
opportunità che si potrebbero aprire con la nascente macroregione ionico-adriatica (l'euroregione del nostro territorio non
è stata nemmeno menzionata) e si sono impegnati a rafforzare le attività in questo ambito. In particolare hanno espresso anche l'interesse di rafforzare la collaborazione nel
Mediterraneo. Per quanto riguarda i Balcani occidentali è
stato sottolineato che è nell'interesse di tutti mantenere la
dinamica di allargamento dell'EU. Entrambi i ministri hanno
valutato che, nonostante la crisi generale, la collaborazione economica tra Italia e Slovenia si sviluppi e rafforzi continuamente. Il capitale italiano è presente in 400 imprese e
società slovene, il che non è di certo una cifra piccola.
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 20.10.2012)
REGIONE
L’assessore De Anna deluso
dai tagli a danno della minoranza
L’assessore regionale Elio De Anna non ha peli sulla lingua e anche in pubblico dice quel che pensa. Il taglio di bilancio a danno della minoranza slovena, deciso dal governo
italiano lo ha messo di cattivo umore. De Anna non ha nascosto il suo stato d'animo durante la presentazione della conferenza regionale sulla tutela della minoranza slovena di
sabato (13 ottobre ndt), durante la quale ha ammesso che
il comportamento di Roma ha causato non poche difficoltà
ai rapporti tra regione e minoranza slovena.
Alla fine abbiamo ricevuto tre bicchieri mezzi vuoti
«Roma inizialmente ci ha promesso tre bicchieri pieni di
acqua minerale, dopo a causa della crisi ci ha ripensato e
ci ha offerto due bicchieri pieni, alla fine abbiamo ricevuto
solamente tre bicchieri mezzi vuoti» così ha definito De Anna
le trattative dei soldi «sloveni». L’assessore è deluso e non
sa come questa situazione si possa sbrogliare e sviluppare. La regione Friuli Venezia Giulia non è il Trentino Alto
Adige in cui i diritti della minoranza vengono regolati anche
sulla base di accordi internazionali, mentre nel nostro caso
si tratta di rapporti tra comunità slovena, governo regionale e governo statale.
Con questo De Anna intendeva dire che, a suo giudizio, «il
problema degli sloveni» è una questione di assetto interno
dello Stato italiano, cosa che il governo italiano ha in questo caso «dimenticato».
Gli sloveni devono essere tutelati dall’Italia non dalla Slovenia
De Anna si aspetta che ora, come è già successo in passato, la Slovenia si impegni per quanto riguarda la questione
dei contributi mancanti. Non trova niente di male in questo,
ma l’intervento dello stato vicino, però, spingerà nuovamente
la nostra regione in disparte. L'Italia deve tutelare i propri
cittadini di nazionalità e lingua slovena, così come la Slovenia
deve occuparsi della tutela degli appartenenti alla comunità
italiana, ha detto De Anna.
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 16
Napoli: il prima possibile i soldi nelle mani degli sloveni
Giuseppe Napoli, che assieme a Paolo Slami@ si occupa
effettivamente dei rapporti tra Regione e minoranza, calcola
che le istituzioni riceveranno a breve i 4,7 milioni di euro di
contributi per l'anno in corso. La macchina regionale si è
sempre adoperata per accelerare le fasi di erogazione dei
contributi; le difficoltà si presentano sempre a livello politico, nei rapporti tra governo regionale e statale, cosa di cui
i funzionari non hanno nessuna colpa. A novembre si dovrebbe arrivare al pagamento concreto dei contributi, ma questo processo è alquanto delicato. La giunta regionale decide circa la divisione del denaro, la proposta viene quindi valutata dalla commissione consultiva per gli sloveni, dopodiché il consiglio approva la risoluzione definitiva sui pagamenti. I contributi alle minoranze devono passare attraverso un ulteriore «vaglio» del comitato paritetico. Durante la
presentazione della conferenza regionale di Gorizia, De Anna
si è complimentato più volte con la minoranza slovena e con
la Slovenia. Ha definito la minoranza slovena il pilastro portante per quanto riguarda i progetti transfrontalieri e per l’ottenimento di fondi dalle casse europee. Ha valutato ottimi
i rapporti tra la regione FVG e la Slovenia, tra cui ha menzionato i vari organismi e tavoli di lavoro ai quali partecipano rappresentanti di entrambi gli stati.
S. T.
(Primorski dnevnik, 10. 10. 2012)
TRIBIL SUPERIORE-GOR. TARBIJ
Il saluto a don Emilio Cencig, difensore dei
diritti degli sloveni
Domenica 9 dicembre nell’ospedale di San Vito al
Tagliamento è morto don Emilio Cencig, grande figura di
sacerdote e uomo di cultura delle Valli del Natisone. Il giorno di Natale avrebbe compiuto 87 anni. Nella casa per sacerdoti anziani e malati della cittadina in provincia di Pordenone
risiedeva dal 2006. Don Emilio era nato a Montefosca in
comune di Pulfero il 25 dicembre 1925. Il 29 giugno 1949
fu ordinato sacerdote a Udine, prestò servizio pastorale come
cappellano a Masarolis, a Prepotto, a Canebola, Comeglians
ed Erbezzo. Nel 1957 divenne parroco di Tribil Superiore.
Nel 1973, dopo la morte di don Janez Zupan@i@, gli fu assegnata la parrocchia di Oblizza a cui si aggiunsero nel 1989,
dopo la morte di don Mario Laurencig, anche quelle di
Drenchia e San Volfango. Don Cencig era una persona molto
vivace e piena di interessi. Dopo la laurea in teologia ne
prese anche una seconda in giurisprudenza all’Università
di Padova per poter difendere i diritti della sua gente spesso ingiustamente umiliata. Ha dedicato tutta la propria vita
all’annuncio del Vangelo e alla promozione umana degli abitanti delle Valli. Seguendo l’insegnamento di mons. Ivan
Trinko e di altri grandi sacerdoti della Slavia, si è battuto con
forza per il riconoscimento dei diritti degli sloveni della provincia di Udine. Nel corso della sua vita parlò più volte della
sua terra durante numerosi convegni e lezioni. Don Emilio
Cencig, inoltre, fu uno degli animatori degli incontri dei tre
popoli che si svolegevano a Kamenica, in cui si riunivano
numerosi studiosi per parlare della condizione degli sloveni della provincia di Udine. «In tutti gli anni di servizio in queste valli è stato un grande punto di riferimento per le persone – ci ha detto don Federico Saracino, attuale parroco
di Tribil, in cui don Emilio ha passato buona parte della sua
vita –. La sua fede è sempre stata limpida, cristallina, anche
in questi ultimi anni, in cui i suoi problemi di salute sono via
via diventati più gravi. Ha dato la vita per le Valli e per la
sua gente, andando oltre quello che era il suo ruolo di sacerdote». Don Emilio è sempre stato cosciente della ricchezza culturale e religiosa che scorre nelle vene di questo popolo che ha tanto amato fino alla fine. Con grande impegno
e convinzione si è adoperato affinché il dialetto e le tradizioni di queste zone non andassero perduti. È con questo
spirito che nel 1966, con don Mario Laurencig e mons.
Valentino Birtig, fondò a San Volfango questo giornale. Nel
dvd «Devetica bo¡i@na v dreœki fari», realizzato dalla cooperativa Most e dal circolo culturale Kobilja glava, c’è l’ultimo saluto e augurio di Natale di Don Emilio alla sua gente:
«Auguro a tutta la nostra gente che vive in Benecia, e soprattutto agli abitanti di Tribil Superiore, Oblizza, San Volfango
e Drenchia un santo e felice Natale. Un augurio va anche
a tutta la nostra gente che è in giro per il mondo, in particolare a quelli che vivono in Friuli. Li prego affiché conservino nel loro cuore il ricordo per questa terra e l’amore per
i paesi in cui sono nati e che hanno poi dovuto lasciare per
trovare un lavoro».
Ilaria Banchig
(Dom, 15.12.2012)
SLAVIA-BENE#IJA
Tra lingua inventata e lingua viva
A proposito di nediœko e Senjam beneœke piesmi
Alzi la mano chi sa cosa significhi la parola «godnuvanje».
Lo abbiamo chiesto a persone di tutte le età da Montefosca
a Drenchia, da Mersino a Oborza e non abbiamo ricevuto
risposta. Nessuno, come noi, l’aveva mai sentita. Eppure
gli organizzatori di un convegno tenutosi a fine ottobre a San
Pietro al Natisone l’hanno utilizzata nel titolo per tradurre il
termine italiano «sviluppo». Considerato, inoltre, che la voce
«godnuvanje» non è riportata nel «Besednjak NediœkoTaljansko» e neppure nel «Vocabolario Italiano-Nediœko»
(la voce «sviluppo» proprio non esiste!), dobbiamo dedurre che si tratti di un lemma inventato di sana pianta. Il che
da solo svela il grande bluff di quell’iniziativa. E l’assenza
di slavisti e linguisti titolati testimonia senza ombra di dubbio l’ascientificità del simposio. Sgomberato il campo da questo equivoco di fondo, emerge tutta la finalità politica di quanti si sforzano in tutti i modi, senza nemmeno il timore di fare
la figura dei macellai che vaneggiano di essere chirurghi,
per dimostrare che le parlata della Slavia non è dialetto sloveno, ma lingua autonoma. Tra gli organizzatori e le invero poche decine di partecipanti alla due giorni sampietrina
non abbiamo notato persone che si distinguono particolarmente per la salvaguardia della nostra parlata nei fatti, cioè
praticandola quotidianamente e trasmettendola alle nuove
generazioni. Tutt’altra musica (è proprio il caso di dirlo!) al
festival di Liessa, al «Senjam beneœke piesmi», lo sloveno
beneciano è risuonato in tutta la sua bellezza, vitalità e vivacità. Gruppi giovanili e singoli autori hanno presentato a un
pubblico di molte centinaia di persone ben 14 nuovi brani
musicali. Guarda caso, tutti quei giovani protagonisti fanno
riferimento alle organizzazioni slovene e la gran parte di loro
si è formata nella scuola bilingue e alla Glasbena matica.
Loro sì che parlano (e cantano, e scrivono) davvero in dialetto senza limitarsi a parlare del dialetto. Il contrasto con
l’inconcludente convegno di San Pietro (costo 36.500 euro!)
è stridente. Sarebbe, dunque, il caso che gli amministratori locali, che gestiscono i sempre più esigui fondi pubblici
per la tutela della lingua e cultura slovena impiegassero
meglio i soldi dei contribuenti.
(Dom, 15. 11. 2012)
SLAVIA-BENE#IJA
Nediœko, un teorema costruito
su un falso assioma
Non è vero che lo sloveno delle Valli
non ha tradizione scritta
Ogni lavoro merita rispetto, attenzione ed apprezzamento
se non altro per la fatica profusa, per il tempo speso, per
l'ingegno impiegato e poi per la dedizione, la passione, le
convinzioni che ne stanno alla base. Gli stessi sentimenti
merita l'opera in tre volumi di Nino Œpehonja: «Nediœka gramatika », «Besednjak Nediœko – Taljansko», «Vocabolario
Italiano – Nediœko», editi (da chi?) con i contributi previsti
dalla legge regionale 27/2007 di tutela della minoranza slovena e presentati di recente a San Pietro al Natisone nel
corso di un convegno organizzato dall'Istituto Slavia Viva.
Rispetto e ammirazione, dunque, per la mole di lavoro che
potrà essere utile solo a quanti vorranno avere un primo
approccio al dialetto sloveno del Natisone, dagli slavisti classificato nel gruppo del Litorale – Primorska, assieme a quelli delle province di Gorizia e di Trieste. Vale a dire uno dei
numerosi (una cinquantina) dialetti della lingua slovena presenti nell'area linguistica slovena che si estende oltre i confini della vicina Repubblica con l'Italia, l'Ungheria e l'Austria.
Rispetto e ammirazione che però non escludono critiche,
anche severe: una casa può avere un'architettura mirabile, ma se le fondamenta sono deboli, l'edificio diventa instabile e gli inquilini vi si sentono insicuri. Da semplice osservatore della realtà linguistica locale voglio mettere in evidenza, dal mio punto di vista, il peccato originale che compromette tutta l'architettura dell'opera. Scrive Nino Œpehonja:
«Il Nediœko è una lingua orale […] per il semplice fatto che
la nostra gente, fino a non molti anni fa, non sapeva scrivere. Avesse saputo farlo, sicuramente l'avrebbe fatto»
(«Nediœka Gramatika», p. 27). Ecco un classico teorema
costruito su un falso assioma! Un teorema facile da demolire perché il dialetto sloveno delle Valli del Natisone non è
e non è stato usato solo oralmente, ma è ed è stato scritto in varie forme, epoche e generi letterari. A confermarlo
ci sono libri, raccolte di favole e di altri racconti popolari, volumi di poesie, articoli pubblicati sui giornali; e poi studi, tesi
di vani che hanno frequentato la scuola bilingue), il «Trinkov
koledar», i florilegi di racconti e le poesie (alcune entrate
anche nelle antologie slovene), gli articoli pubblicati sui giornali locali?! E come dimenticare, infine, il «Vocabolarietto
italiano-natisoniano» compilato da Simona Rigoni e Stefania
Salvino!? Il volume, edito nel 1999 dal Comitato Pro Clastra,
fu dallo stesso «ripudiato» perché il curatore, il prof. Anton
Maria Raffo, slavista di chiara fama, nella premessa aveva
argomentato che «quello delle Valli del Natisone è sostanzialmente un dialetto sloveno. Lo è, stando semplicemente ai più usuali criteri classificatori degli slavisti». E, piaccia
o non piaccia, nelle Valli del Natisone c'è anche una ricca
e lunga tradizione scritta anche in lingua slovena a cominSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 17
ciare da don Ivan Oballa di Mersino, autore di un «reportage» sulle sue valli, di racconti e poesie, per proseguire con
don Pietro Podrecca, che con Oballa condivide l'onore di
essere il primo poeta sloveno della Benecia e per aver pubblicato i propri scritti sulla stampa slovena, per arrivare al
grande Ivan Trinko, genio poliedrico, che scrisse varie opere
in lingua standard e le sue poesie sono entrate a far parte
della letteratura slovena, per concludere con don Antonio
Cuffolo che redasse, in italiano e sloveno, una preziosa cronaca della seconda guerra mondiale, vista e vissuta nel
«focolaio » della canonica di Lasiz, e scrisse le lettere al missionario degli emigranti Zdravko Reven, che stiamo pubblicando su queste pagine. Sono preti nati cresciuti nella
nostra Slavia che da autodidatti, partendo dal dialetto, si sono
appropriati della lingua e l'hanno usata con risultati eccellenti. Di fronte a questi fatti si sgretola anche il teorema di
Ferruccio Clavora il quale, dal basso della sua inadeguata
conoscenza linguistica, ha sentenziato che «il nediœko e lo
sloveno standard sono due lingue sorelle, in partenza due
dialetti» che per il loro sviluppo diversificato sono due espressioni «indipendenti tra di loro». Sono indipendenti solo per
lui che oggi, forte della consequenzialità che da decenni
accompagna la sua involuzione culturale, afferma che «la
nostra lingua», intesa come nediœko, bisogna «accettarla e
trasmetterla alle generazioni future, insegnandola anche nelle
scuole», mentre qualche tempo addietro, dal pulpito, della
sala consigliare di Taipana, tuonava: «Per quanto riguarda
l'insegnamento non vi sono dubbi: per gli sloveni della provincia di Udine servono scuole bilingui, sloveno-italiano.
Lingua slovena e non dialetti»!
Giorgio Banchig
(Dom, 15.11.2012)
SLAVIA-BENE#IJA
Un filo d’oro lega la storia degli sloveni
delle Valli del Natisone
Il ruolo insostituibile dei sacerdoti sloveni nella
conservazione e trasmissione della lingua locale
Sollecitato da commenti e critiche (anche di non essere stato
più tagliente nei giudizi) al mio intervento sul nediœko come
falso assioma alla base del teorema che il dialetto sloveno
del Natisone non ha tradizione scritta e che sia del tutto estraneo rispetto alla lingua slovena, voglio fornire ulteriori informazioni per rafforzare quanto sostenuto e offrire ai lettori
gli elementi necessari per non cadere nella trappola delle
ricorrenti campagne di disinfomazione sulla realtà linguistica locale, della quale il recente convegno di San Pietro è
stato solo l’ultimo esempio. Cambiano gli attori e le comparse, ma la regia e il compione sono gli stessi. Contro la
strampalata tesi della netta separazione linguistica e culturale tra le Valli del Natisone e la confinante Slovenia si possono citare le parole di Carlo Podrecca, il quale nella Slavia
Italiana sosteneva che «non v’ha soluzione di continuità geografica e etnografica tra la Slavia Italiana e le altre propaggini slave» (p. 124). A quella tesi non credeva neppure Benito
Mussolini, del quale conosciamo l’amore per il popolo sloveno e la sua lingua il cui uso proibì perfino nelle chiese.
Durante la prima guerra mondiale, il bersagliere Benito fece
sosta nelle nostre valli e nel suo diario annota: «Tappa a
San Pietro al Natisone. Primo dei sette comuni in cui si parla
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 18
il dialetto sloveno. Incomprensibile per me» (Il mio diario di
guerra, 1915-1917, Imperia 1923, p. 109). La teoria della
separatezza e dell’assoluta diversità tra il dialetto delle Valli
del Natisone e la lingua slovena è relativamente recente e
si è rafforzata nel secondo dopoguerra, quando si volle dimostrare che tra Slavia e Slovenia - Jugoslavia non c’era nessun nesso linguistico e culturale. Su questo fronte si impegnarono organizzazioni segrete, partiti politici (in prima fila
la Dc), organi di stampa e alcuni esponenti del clero. D’altra
parte, quanti, nel solco della tradizione e degli studi linguistici, sostenevano il contrario, venivano tacciati di essere traditori dell’Italia, filoslavi, comunisti… in prima fila i preti sloveni che, dopo la caduta del fascismo, avevano ripreso (alcuni non avevano mai cessato) l’uso dello sloveno nelle chiese. I preti sloveni, appunto, e la Chiesa Udinese in generale. C’è un filo d’oro che, senza soluzioni di continuità, lega
tra di loro le epoche storiche a cominciare da san Paolino,
patriarca d’Aquileia, ritenuto l’apostolo degli sloveni, per continuare con il Manoscritto di Castelmonte e il Catapan di
Cergneu, i «monumenti» più antichi della lingua slovena sorti
nella nostra Slavia, per arrivare ai documenti scritti, in dialetto e lingua standard, e alla tradizione millenaria di trasmettere e professare le verità della fede, di cantare e pregare in sloveno in tutte le parrocchie delle Valli del Natisone
fino al 1933, in alcune fino ai giorni nostri. Un filo d’oro tessuto dai sacerdoti locali, ma anche dai genitori, che ai figli
insegnavano a parlare e pregare in sloveno, e da tutti i fedeli che trovavano nella loro lingua il modo più naturale per
rivolgersi a Dio. Un filo d’oro che la politica nazionalista italiana ha tentato di spezzare in tutti i modi, alle volte con il
placet della curia udinese. Un filo d’oro che è arrivato fino
a noi un po’ sfilacciato, consunto, assottigliato, logorato da
tanti attacchi e tentativi di romperne la resistenza, ma ancora vivo e in grado di indicare la strada da percorrere perché la nostra comunità non spezzi i legami con la sua storia. Se si fosse tenuto conto di questo filo e attorno ad esso
si fosse formato un movimento ‘laico’ che avesse tradotto
in campo sociale e politico i valori di cui era portatore, si
sarebbero evitate tante traversie e contrapposizioni. Invece
questo filo è stato preso di mira e volutamente dimenticato perché testimoniava l’inequivocabile identità slovena della
popolazione; ed oggi è sottaciuto perché denuncia i maldestri tentativi di disconoscere un passato di totale ‘immersione’ della gente nella cultura slovena in ambito religioso
e boccia senza appello i toni apocalittici che hanno caratterizzato il recente convegno di Slavia viva, definito «un evento che potrebbe cambiare il futuro della Slavia friulana» (l’unica cosa sensata di quella frase è il modo condizionale del
verbo!), come se finora nulla fosse stato fatto per salvaguardare la nostra lingua a cominciare dai preti; come se
le organizzazioni slovene non si fossero battute per l’approvazione delle leggi di tutela della minoranza slovena con
le quali sono stati finanziati il convegno, i besednjaki e la
gramatika. Certamente, alla secolare continuità di questo
filo d’oro, si sono aggiunte, a partire dalla Resistenza e dalla
seconda metà del secolo scorso, forze sociali e culturali che
hanno posto sul piano politico la questione della tutela della
lingua slovena nella Slavia friulana. La Chiesa locale, forte
del suo ruolo, della sua missione e senza commistioni con
i partiti politici, ha appoggiato la richiesta di tutela dovuta al
rapido mutamento dei tempi e alla necessità di ‘istituzionalizzare’ la trasmissione della lingua e della cultura slovena.
Ci sono voluti 50 anni perché venisse approvata una legge
che comprendesse a pieno titolo gli sloveni della provincia
di Udine e in quei decenni sono state poste le premesse
perché essa venisse accolta ed attuata. Come è successo
nonostante le difficoltà, i freni, l’esiguità dei mezzi, l’opposizione di certe forze politiche e movimenti che si richiamano
ai tradizionali ‘nemici’ della lingua e della cultura slovena che
nel corso dei decenni si sono materializzati nel nazionalismo anticlericale e liberal-massonico (a proposito, è un caso
isolato l’adepto alla massoneria delle valli pizzicato di recente dalla stampa?), nel fascismo, nelle organizzazioni
segrete del dopoguerra e nei circoli che difendono il dialetto guardandosi bene dal praticarlo e insegnarlo, ma poi fanno
la guerra ai preti (Novelli docet) e alle organizzazioni slovene che lo parlano, lo scrivono e lo cantano.
G. B.
(Dom, 30.11.2012)
SLAVIA-BENE#IJA
Quei friulani contro gli sloveni
Ho avuto modo di leggere l’editoriale «Le minoranze in Friuli»
dalla rivista on line «Identità e Innovazione». Mi è stato spontaneo cambiare il titolo della testata in «innovazione di identità». Il perché è presto detto e si basa su una confusione
inedita di storia e geografia politica e di lingua. Si fa una materiale ricostruzione della storia del Friuli con il richiamo alle
varie dominazioni che lo hanno interessato e con la conclusione, che vale soprattutto per gli sloveni della provincia
di Udine, di una loro estraneità linguistica con il resto degli
sloveni, da cui erano separati per diversa appartenenza statale. È strano che l’applicazione di tale principio non valga
per i friulani del Goriziano, ai quali, secoli di dominio asburgico avrebbero dovuto togliere la patente di friulanità, se vale
appunto il principio sopra invocato. È chiaro che non si può
insistere in tale direzione per palese debolezza logica. Se
non fa una grinza il proposito di tutelare tutte le comunità
linguistiche, ovviamente non solo del Friuli, non si può accettare in nessun modo la discriminazione fra gli sloveni delle
tre province della Regione in cui risiedono. Questo per due
motivi che si richiamano a vicenda, uno di carattere linguistico, l’altro di carattere storico. È ancora necessario ricordare a persone di elevata cultura che lo sloveno della
Benecia e del Val Resia e della Valcanale sono tre dei tanti
dialetti che caratterizzano la lingua slovena? Molti in Regione
continuano a negarlo, ma si sa bene che questa è una negazione di natura politica e non scientifica. La storia dice che
le convinzioni politiche su questi temi sono difficili da correggere. Infatti è una vita che cerchiamo di farlo, ma con
risultati deludenti. La seconda ragione è ancora più evidente
per chi abbia un minimo di consuetudine con le popolazioni slovene della provincia di Udine. Se è vera la separazione
politica, come sopra ricordato, non è per nulla vera quella
culturale, soprattutto a livello popolare e religioso.
Marino Qualizza
(Dom, 15. 11. 2012)
TRIESTE-TRST
I 110 anni di attività
del Teatro stabile sloveno
110 e lode! È con questo motto, che caratterizza la stagione richiamando il 110° anniversario del Teatro stabile slo-
veno come successore della società drammatica di Trieste,
che ha inizio la nuova stagione teatrale di quest'anno. Inizia
in contemporanea con le belle novità annunciate dalla presidente del consiglio di amministrazione Maja Lapornik,
durante la conferenza stampa di presentazione avvenuta
lunedì 1 ottobre. «Quest'anno – ha detto – per la prima volta
nella storia del teatro siamo riusciti a garantire ad un gran
numero di nostri artisti, contratti a tempo indeterminato seppure partime. Con ciò abbiamo voluto rafforzare la continuità del rapporto di lavoro anche se i grossi ritardi nei pagamenti dei contributi gravano ancora sul nostri bilancio. Il
Teatro stabile, nonostante tutto, continuerà a consolidare
la propria identità artistica e contemporaneamente collaborerà a livello locale, transfrontaliero e internazionale». Alla
conferenza stampa, che si è tenuta nella piccola sala del
teatro situata in via Petronio, erano presenti i rappresentanti
di tutte le attività culturali e delle istituzioni pubbliche cittadine. Ha preso la parola anche il sindaco di Trieste Roberto
Cosolini, il quale appoggia pienamente la decisa posizione
dell'offerta culturale, anche in tempo di grave ristrettezza
finanziaria. «È anche vero che i periodi di crisi spingono verso
sinergie diverse le istituzioni culturali e le pubbliche amministrazioni», ha detto il sindaco ed ha anche garantito che
l'amministrazione comunale continuerà a sostenere il
Teatro stabile sloveno. Maja Lapornik ha ringraziato l'attuale
direzione artistica dello SSG: la terna formata da JamnikVer@-Kobal che ha contrassegnato le linee guida del repertorio di quest'anno, è stato definitivamente perfezionato dalla
nuova direttrice artistica Diana Koloini in collaborazione con
Daniel Malalan. Secondo il suo parere il teatro è luogo di
dialogo artistico onnidirezionale ma soprattutto di «dialogo
tra artisti e pubblico». Il curriculum di Diana Koloini testimonia
delle ricche esperienze che ha raccolto nel campo teatrale in Slovenia. Diana Koloini abita a Vipavski Kri¡. Dopo aver
lavorato nel Teatro stabile di Nova Gorica, al Drama di
Lubiana, oltre ad aver collaborato con alcuni teatri sloveni,
è stata, fino a quest'anno, direttrice del programma di danza
moderna del Cankarjev Dom. Il suo nuovo ruolo e la sua
esperienza a Trieste iniziano con la presentazione di una
stagione teatrale variegata con la quale prova a considerare la vasta gamma di interessi degli spettatori e offre nuovamente agli abbonati diversi pacchetti di programma così
che ognuno potrà arricchire la propria esperienza teatrale
con testi classici, sfide moderne, grandi produzioni musicali,
esperienze di cantautori, rappresentazioni off, suggestioni
di balli esotici, etnici o moderni. Durante la conferenza stampa è stato affidato a Daniel Malalan il compito di presentare più dettagliatamente il cartellone. Il cuore dell'offerta sono
le rappresentazioni del Teatro stabile sloveno, che nasceranno su principi di importanti coproduzioni o sulla base di
progetti indipendenti. Il repertorio di quest'anno sarà dedicato, in particolar modo, alle riflessioni sui temi di attualità
e sulla storia recente; il tutto con un tocco di drammaticità
e un po' di ironia. La stagione del SSG inizierà il 9 novembre con la messa in scena del dramma di Vinko Moderndoter
«Vaje za tesnobo» per la regia del giovane Jaka Andrej
Vojevec. La rappresentazione teatrale, che ha come sottotitolo «giochi e interpretazioni dei giorni nostri», inscena
in brevi, eloquenti e concentrate scene la moderna quotidianità neo-liberale, nella quale le persone rincorrono la propria vita e il futuro tra crudeltà e banalità e sentono il desiderio di salvezza. A gennaio verrà presentato il progetto più
ambizioso della stagione. Il SSG metterà in scena «Srce v
breznu, The Movie, Il cuore nell’abisso» degli autori
Sebastiano Hort, Luka Golc e Nataœa Gaœi. La rappresentazione multilingue è stata ideata sui motivi del controSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 19
verso film italiano «Il cuore nel pozzo» che affronta il tema
della persecuzione dei profughi istriani nel dopoguerra. La
coproduzione dell’SSG, del Rojal Teatro Zetski Dom di
Cetinje e del festival internazionale delle rappresentazioni
delle opere d’arte Ex Ponto è un progetto unico nel suo genere, che presenta i retroscena della registrazione del film.
Il regista sarà Sebastian Horvat, uno dei più importanti registi sloveni della generazione di mezzo nonché professore
all’AGRFT. Tra i drammaturghi contemporanei più significativi troviamo Jordi Galceran, autore della commedia
«Burundanga», che verrà rappresentata dal SSG in marzo
con la regia di Nenni Delmestre. «Burundanga» è una droga
che porta l’uomo a dire tutte le verità. Viene utilizzata dalla
donna che vuole convincersi di essere amata sinceramente e profondamente dal suo innamorato. Il mese di maggio
sarà caratterizzato dalla collaborazione con il Drama di
Lubiana per una rappresentazione teatrale in coproduzione dal titolo «·e vedno vihar» (Immer noh Sturm) di Peter
Handkej. Il nuovo argomento trattato dallo scrittore austriaco, che verrà portato sul palcoscenico da Ivic Buljan, tocca
in maniera penetrante, sentita e personale il tema dell’identità
della minoranza slovena in Carinzia: infatti presenta il modo
di vivere di una famiglia slovena a Podjuna. La stagione si
concluderà a maggio con un’ulteriore rappresentazione sotto
il cielo stellato. Il regista Igor Pison porterà sulle scene il
«songspiel» di Bertold Brecht e Kurt Weill dal titolo
«Mahagonny». Gli attori e gli strumentalisti eseguiranno, in
scene diverse, le frecciate di Brecht e l’inebriante musica
di Weill.
Il programma in abbonamento offrirà nel mese di dicembre
anche la commedia tratta dal thriller di Alfred Hitchcok «39
Gradini» con la regia di Jaœa Jamnik. Tutti gli abbonati potranno inoltre assistere, durante il mese di dicembre, alla pluripremiata rappresentazione «Konec dober konec», nata sotto
la regia di Alessandro Marinuzzo, nell’ambito del progetto
comune del Teatro stabile sloveno con il Teatro stabile del
FVG Rossetti sottoforma di laboratorio teatrale: questa è
stata realizzata su iniziativa dell’istituto Enfap. Le tre serie
di programmi proposti quest’anno ospitano ciascuna quattro rappresentazioni. Il programma verde prevede i sottotitoli in italiano, mentre quelli azzurro e il rosso no. Le rappresentazioni teatrali contrassegnate dal colore azzurro inizieranno a dicembre con gli effetti esotici del balletto «Veter
z vzhoda» del Royal Mongolian Ballet. A febbraio potremo
assistere al dramma biografico di Simon Gregor@i@ nella versione dell’Sng Nova Gorica con il titolo «Kdor sam do ve@era
potuje skozi svet». Neda R.Briz ha percorso la vita di Simon
Gregor@i@, illustrando gli alti e i bassi di quest’uomo profondamente riflessivo e sensibile nei confronti di tutto ciò che
lo circondava. In ogni serie di rappresentazioni ci sarà spazio per vari tipi di esibizioni musicali; a questo proposito a
febbraio ci sarà una serata in cui si esibirà il cantautore Vlado
Kreslin. Il programma verde si concluderà a marzo 2013 con
la nuova coreografia di Edward Cluga «Hammage a
Stravinsky» nel 130° della nascita del musicista. Il programma verde inizierà a dicembre nello spirito della danza
moderna con il balletto comPassion per la coreografia di
Kjara Stari@. A dicembre sarà in programma lo spettacolo
«Proti severnu vetru» prodotto dal Teatro Preœeren di Kranj
e dal Teatro cittadino di Ptuj con la regia di Alen Jelen. La
collaborazione con la Glasbena Matica arricchirà la serie teatrale in abbonamento con il grande evento che si svolgerà
nel Cankerjev Dom di Lubliana quando verrà messa in scena
l’opera di Richard Wagner «Lete@i Holandec». Per gli appassionati dei colori e dei sentimenti mediterranei la serie si concluderà a marzo con la tournée del complesso musicale
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FlamenQueVive con la rappresentazione Pinturas. Il filo conduttore delle rappresentazioni teatrali dell’abbonamento contrassegnato dal colore rosso saranno le rappresentazioni off,
progetti d’autore di diversa natura. La rappresentazione
«Amado Mio», della sezione giovanile del Teatro sloveno
e ·KUC con la regia di Ivan Peternel, offrirà una storia d'amore basata sulle opere e i racconti biografici di Pier Paolo
Pasolini. Lo spirito che caratterizza l'opera della scrittrice contemporanea croata Vedrana Rudan sarà la base degli spettacoli del Teatro Glej: nella rappresentazione dal titolo
«Kurba» per la regia di Marko Bulca, Violeta Tomi@ racconterà, in maniera critica e con un sottile filo di pessimismo la visione del mondo della scrittrice. Il celebre attore
sloveno ed «estremista teatrale» Marko Mandiæ sarà ospite del Teatro stabile sloveno con il progetto Mandiæstroj.
Gregor #uœin si esibirà in palcoscenico con la rappresentazione Evangelij po #uœin con la quale dimostrerà «che noi
cristiani siamo persone allegre capaci di serene risate».
Anche quest’anno la stagione teatrale si svolgerà contemporaneamente a quella di Trieste, sia a Gorizia sia a Cividale.
Gli abbonati di Gorizia avranno a disposizione quattro rappresentazioni dello SSG delle quali una si svolgerà all’aperto,
mentre le due rappresentazioni di tournée si terranno nelle
sale del Centro Culturale e del Centro Lojze Bratu¡ (la stagione a Gorizia inizierà il 19 novembre). Il programma per
la Benecia (nella seconda metà della stagione) comprenderà tre rappresentazioni dello SSG precisamente a
Cividale, a Liessa e sul Natisone. Tutte le informazioni relative alle rappresentazioni teatrali per la regione FVG sono
pubblicate sull’opuscolo del programma sul quale tutti gli interessati potranno trovare tutte le notizie utili anche per quel
che riguarda le rappresentazioni fuori programma. Tre rappresentazioni teatrali («Zlata Ribica», «Morski Pes» in
«Barakuda») saranno, come ogni anno, indirizzate al pubblico delle scuole di ogni grado. Nel periodo della campagna di abbonamento ci saranno, in tutta la regione, delle repliche e degli avvenimenti unici della serie «Invito all’abbonamento» con i quali il Teatro stabile sloveno riuscirà sicuramente a convincere il pubblico a sottoscrivere il prima possibile l’abbonamento per la stagione teatrale 2012-2013.
(Novi Glas, 4.10.2012)
TRIESTE-TRST
Aperta la stagione giubilare
del Teatro stabile sloveno
La prima del dramma «Vaje za tesnobo» (Esercizi di inquietudine) di Vinko Möderndorfer per la regia di Jaka Andrej
Vojevc, che venerdì 16 novembre ha aperto la stagione giubilare del Teatro stabile sloveno di Trieste, è stata preceduta da una cerimonia al piano superiore della Casa della
cultura a Trieste per celebrare il 110° anniversario della fondazione del «Dramati@no druœtvo v Trstu», precursore dell’attuale teatro, che opera ininterrottamente dalla fine della
seconda guerra mondiale e che ha finora superato più di
una crisi e desidera continuare la propria missione artistica. L’atmosfera musicale che ha introdotto i discorsi di importanti personalità è stata curata dal quintetto di arpe composto dagli allievi della «Glasbena matica» sotto la direzione
della prof. Tatiana Donis; si è esibito in collaborazione con
l’associazione «Girotondo d’arpe».
Il saluto a nome del teatro è stato portato dal consigliere
artistico del Teatro stabile sloveno Danijel Malalan. Erano
presenti il ministro per le Minoranze slovene e gli sloveni
nel mondo, Ljudmila Novak, il console generale della
Repubblica di Slovenia a Trieste, Dimitrij Rupel, il segretario del ministero dell’Istruzione, della scienza, della cultura, della scuola e dello sport, Aleksander Zorn, la senatrice Tamara Bla¡ina, la presidente della Provincia di Trieste,
Maria Teresa Bassa Poropat, il presidente del consiglio provinciale, Maurizio Vidali, il vicesindaco della città di Trieste,
Fabiana Martini, il sindaco di Dolina, Fulvia Premolin, il sindaco di Monrupino, Marko Pisani, i presidenti della
Confederazione delle organizzazioni slovene e dell’Unione
economico culturale slovena, Drago Œtoka e Rudi Pavœi@.
Alla serata hanno preso parte molti altri esponenti degli
ambienti politici e culturali, tra i quali molti operatori teatrali – compreso il direttore del «Sng Nova Gorica», Jo¡ko #uk
– e, naturalmente, la direttrice artistica del Teatro stabile sloveno, Diana Koloini, e tutti i membri del consiglio di amministrazione con la presidente, Maja Lapornik, che per prima
si è rivolta ai presenti.
La presidente ha evidenziato che ogni prima di una nuova
stagione «è per ogni teatro in ogni luogo e in ogni tempo
una festa, in quanto è sempre la dimostrazione che non è
possibile soffocare o fermare la forza del racconto artistico». E la prima di quest’anno è condita dall’orgoglio per il
110° compleanno del nostro teatro «che è espressione della
comunità nazionale slovena in tutte e tre le province della
nostra regione e di tutta la sua gente», ha affermato Lapornik.
Il teatro è sempre aperto anche agli spettatori italiani. Tra
l’altro ha posto l’accento sul fatto che il nostro teatro crede
«nel linguaggio estetico moderno ed è capace di parlare con
esso anche al giorno d’oggi». Rapidamente ha ripercorso
la lunga strada della produzione teatrale, che a Trieste risale all’anno 1874. Ma, nonostante il momento solenne, non
ha potuto fare a meno di parlare degli attuali tempi incerti,
che portano con sé rinunce e impoverimento dell’offerta, riduzione dei fondi a disposizione che «vengono erogati con forte
ritardo o non arrivano affatto. In queste condizioni, ha affermato Lapornik, lavorare in teatro è «esercizio di inquietudine», che è «inquietudine condivisa di un momento vissuto
da tutti e nello stesso tempo inquietudine della battaglia esistenziale dell’uomo, dalla quale il teatro ci mostra almeno
uno sprazzo di luce. Ha ringraziato tutti coloro che sostengono gli sforzi e l’impegno del teatro, credendo nella sua
missione fondamentale e forza liberatrice.
Dopo Lapornik è intervenuta la vicesindaco di Trieste,
Fabiana Martini, che ha sottolineato il ruolo di questo teatro, «un gioiello», del quale è orgogliosa l’intera città. Quindi
ha accennato a questi tempi duri, nei quali è sotto attacco
in primo luogo la cultura, e ha augurato che soprattutto le
due principali comunità nazionali di Trieste, l’italiana e la slovena, continuino il dialogo anche attraverso il teatro.
È poi intervenuta la ministro Ljudmila Novak, il che ha dato
alla serata un marchio ancor più solenne. «La Slovenia desidera collegare tutti gli sloveni come un solo popolo in un
corpo nazionale comune. Proprio per questo indirizza grandi simpatie a tutti gli sloveni, che vivono in tutti e quattro gli
Stati contermini e agli sloveni nel mondo. Costantemente
si adopera affinché gli sloveni nei luoghi in cui vivono si sentano bene, a proprio agio, a casa loro e per quanto possibile nei migliori rapporti con la popolazione maggioritaria».
Per questo ha espresso soddisfazione, per il fatto che i rapporti siano positivi e in miglioramento. Ha sottolineato il rammarico per il fatto che già da alcuni anni gli sloveni in Italia
abbiano problemi finanziari, il che è fonte di inquietudine e
incertezza. Ha auspicato buone notizie da Roma e quindi
che il teatro possa superare anche questa crisi e senta di
avere nella Slovenia e in tutte le forze politiche, anche locali, degli alleati. Infatti, le istituzioni culturali slovene in Italia
recitano un ruolo estremamente importante. Non solo a supporto della slovenità, ma anche come fattore di unione tra
i due stati. Ha sottolineato l’eccezionalità dei 110 anni e la
tenacia dimostrata dal teatro in tempi non facili. La ministro
Novak ha aggiunto di credere che il teatro persevererà nella
sua missione e ha espresso il desiderio che gli spettatori
giungano anche dalla Slovenia. In modo che il teatro a Trieste
diventi luogo d’incontro, di arricchimento culturale e di migliori rapporti interpersonali.
Sul palco è salito anche il presidente della Provincia di
Trieste, Maria Teresa Bassa Poropat – la Provincia è infatti membro fondatore del teatro –. Anch’essa ha accennato
alle difficoltà finanziarie e ha ringraziato tutti coloro che sono
attivi per la salvaguardia di questo teatro, nella convinzione che quello per la cultura è sempre un investimento importante. Ha evidenziato, poi, la collaborazione tra le comunità
slovena e italiana, dato che la stagione è congeniata in modo
da soddisfare le esigenze di tutti.
Alcune parole sono state espresse anche dal segretario di
stato Aleksander Zorn, che ha sottolineato come il teatro a
Trieste sia il centro degli sloveni di questo territorio. Il teatro triestino non è mai stato qualcosa che riguarda solo gli
sloveni d’oltreconfine, perché è di qualità, forte e presente.
Ha ricordato di essere stato negli anni Ottanta drammaturgo in questo teatro e di aver notato come questa famiglia
teatrale fosse diversa da quelle della Slovenia in quanto più
capace di spirito di sacrificio. Per questo è convinto che sarà
ancora così e che di conseguenza il teatro si salverà nonostante le difficoltà. Ha promesso tutto l’impegno per evitarne la scomparsa. «Lavorate ancora, noi vi sosteniamo!»,
ha concluso il segretario di stato Zorn.
Nell’incontro di venerdì è stata aperta anche la mostra delle
restaurate incisioni in legno con motivi bucolici, ma anche
con scene teatrali realizzate dall’artista Avgust #ernigoj nell’anno 1964 ad ornamento della sala piccola della Casa della
cultura. L’estremamente necessario intervento di restauro
è stato reso possibile dalla società KB1909 e realizzato dal
maestro Edoardo Pirusel. Malalan ha salutato l’esponente
del comitato di controllo della KB Karlo Devetak e il critico
d’arte Joœko Vetrih, che ha seguito il restauro. Con il loro
recuperato splendore, le opere di #ernigoj d’ora in poi torneranno ad abbellire la Casa della cultura.
Iva Korœi@
(Novi glas, 22. 11. 2012)
REGIONE-SLOVENIA
Con il progetto ZborZbirk si valorizzano
i musei di confine
Quasi un milione di euro e trenta mesi di lavoro per rielaborare, valorizzare e promuovere le collezioni culturali storiche create dagli abitanti della Val Canale, Val Resia, Valli
del Natisone e del Torre sul versante italiano e della valle
Gornjesavska dolina, dell'area di Tolmino, Kambreœko, Lig
e Brda sul versante sloveno.
È questo il valore del progetto standard europeo «L’eredità
culturale nelle collezioni fra Alpi e Carso ZborZbirk» finanziato nell'ambito del Programma per la Cooperazione
Transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo euroSLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 21
peo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali, che è stato
presentato ufficialmente durante l’incontro di avvio tenutosi il 25 ottobre a Nova Gorica.
Partner del progetto sono lo Zrc Sazu - Stazione di ricerca
di Nova Gorica, l’Università di Udine, i Comuni di Kobarid,
Brda, Kanal ob So@i, Bardo/Lusevera, Tipana/Taipana,
Podbonesec/Pulfero, l’Istituto per la cultura slovena di San
Pietro al Natisone (in qualità di coordinatore delle attività previste in provincia di Udine) ed i musei di Nova Gorica (Goriœki
muzej Kromberk) e Jesenice (Gornjesavski muzej Jesenice).
All’incontro di avvio sono intervenuti la team manager del
progetto ·pela Ledinek Lozej, il direttore del Zrc Sazu Oto
Luthar, il sindaco di Nova Gorica Matej Ar@on, il rappresentante del Ministero per lo sviluppo economico e per la
tecnologia Anton Harej e la presidente dell’Istituto per la cultura slovena Bruna Dorbolò.
Le caratteristiche principali del progetto sono state presentate invece da Mojca Ravnik del Zrc Sazu, che è stata tra
le promotrici dell’iniziativa. Al centro del progetto ci sono dunque le collezioni culturali storiche (alcune già esposte in
musei, ma per la maggior parte conservate da privati in casa)
che rappresentano un vero patrimonio per gli abitanti dei
territori coinvolti. Gli oggetti, le fotografie ed i documenti che
sono riusciti a salvare i collezionisti locali (a loro va un ringraziamento particolare, ha sottolineato la Ravnik) sono
prove della vita di un tempo e verrano catalogati, si raccoglieranno informazioni sulla loro produzione e sull'uso, saranno videodocumentate le testimonianze, si raccoglieranno
informazioni sulla tradizione orale dei luoghi in cui sono collocate le collezioni, si trascriveranno i racconti che saranno successivamente oggetto di una presentazione dialettologica. Sia in Italia che in Slovenia si stanno progressivamente perdendo, infatti, i vecchi termini dialettali per gli
oggetti che si usavano nel passato. Il materiale audiovisivo d'archivio della Val Canale, della Val Resia, delle Valli
del Natisone e del Torre verrà registrato e trasferito su supporti digitali. Le collezioni verranno presentate anche con
un’apposita guida e sul sito internet dedicato al progetto.
Verranno ristrutturati e sistemati gli edifici che ospiteranno
o già ospitano le collezioni storiche (ad esempio quelli di
Lusevera, Prossenicco, Montefosca, Ugovizza, Resia,
Trinco, Biacis, Tercimonte, Taipana). Con gli oggetti provenienti dalla Kravarœ@akova hiœa di Presserie (Stregna)
verrà completata la raccolta esistente di Tribil Superiore.
In alcune delle strutture selezionate verranno allestiti degli
info-point dove si forniranno informazioni turistiche. Tra gli
obiettivi di ZborZbirk, ha spiegato la Ravnik a Nova Gorica,
rientra infatti anche quello di contribuire allo sviluppo del turismo culturale ed educativo. Su questo tema è previsto il prossimo autunno anche un convegno scientifico a Udine.
Ma se il progetto ZborZbirk è stato approvato recentemente, l’idea risale già a molti anni fa. Ancora prima della caduta del confine tra Slovenia ed Italia, infatti, i ricercatori ed
etnologi della fascia confinaria collaboravano tra di loro. La
Slovenska akademija znanosti in umetnosti e l’Università di
Udine hanno poi contribuito a portare avanti il desiderio degli
operatori culturali locali di poter preservare il patrimonio culturale. E così è nato ZborZbirk, la cui progettazione è iniziata già a dicembre 2007. Ci sono poi voluti anni e tanta
pazienza e perseveranza, ha concluso la Ravnik, per ottenere il risultato auspicato, ed ora non vediamo l’ora di cominciare a lavorare.
(Novi Matajur, 31. 10. 2012)
SLOVIT N° 10 del 31/12/12 pag. 22
LIESSA-LIESA
I fiori seminati dal Senjam beneœke piesmi
Trenta volte Senjam. Quando ci si pensa non ci si può soffermare solo al tempo che è inesorabilmente passato, e che
non ha permesso che a farci compagnia in questo anniversario ci siano oggi alcune delle colonne portanti del festival della canzone della Benecia. Checco Bergnach su tutti.
Sono stati anni, in parte anche difficili, nei quali però è sempre riuscita a trovare spazio la creatività musicale e poetica di molti autori, uniti dalla voglia di fare, di partecipare non
solo ad una competizione ma anche alla possibilità di arricchire, con testi e musiche, la cultura delle nostre vallate.
«Pustite nam ro¡e po naœin sadit», lasciateci seminare i fiori
a modo nostro. Le parole di Aldo Clodig, diventate anche il
titolo del libro che ha raccolto molti dei testi scritti negli anni
per il Senjam, sono state il simbolo della necessità di cercare dentro di sé il senso di un’identità culturale e linguistica. Oggi appaiono ancora attuali, anche se – assieme all’affermazione del proprio essere – vi si potrebbe aggiungere
un aspetto nuovo.
La presenza di molti giovani, portatori di nuovi linguaggi musicali, e l’incontro sempre più frequente e necessario tra artisti o semplici amanti della musica che vivono al di qua e al
di là del confine, indicano che una svolta, in questi ultimi anni,
c’è stata. Accanto al desiderio di «seminare i fiori a modo
nostro» si potrebbe così aggiungere quello di coltivarli su
un terreno comune, e senza recinti che ostruiscano la visuale o il passaggio.
Auguri Senjam, e grazie al circolo culturale Re@an, senza
il quale tante voci sarebbero rimaste mute.
(m.o.)
(Novi Matajur, 7. 11. 2012)
CIVIDALE-#EDAD
Artisti sloveni in mostra
«Orizzonti aperti, Arte del '900 tra Italia e Slovenia» è il titolo di una bella mostra inaugurata venerdì 9 novembre nella
chiesa di S. Maria dei Battuti a Cividale e dedicata agli artisti di frontiera di lingua e cultura slovena che hanno operato nella prima metà del secolo scorso tra Trieste, Gorizia
e la Slavia friulana.
Organizzata dal circolo di cultura Ivan Trinko insieme al
Comune di Cividale, la mostra presenta opere ancora poco
note al grande pubblico di una ventina di artisti provenienti dalla collezione della società KB1909 di Gorizia.
L'allestimento segue una linea cronologica e prende avvio
da opere che si inseriscono nel filone del realismo romantico ottocentesco, per proseguire con lavori connotati dalle
esperienze artistiche moderne e d'avanguardia europea
come l'espressionismo, il cubismo, il futurismo e l'astrattismo.
Artisti come Veno Pilon, Avgust #ernigoj, Ivan #argo, Lojze
Spacal, Milko Bambi@, Zoran Muœi@, Riko Debenjak, Tone
Kralj ed altri, attivi nel Goriziano e nel Triestino, hanno del
resto contribuito alla diffusione di esperienze maturate nelle
accademie di Vienna, Monaco, Praga, e poi Zagabria, oltre
che Bologna, Roma, Firenze, Venezia e naturalmente nella
capitale dell'arte europea, a Parigi.
È stato il presidente del circolo Ivan Trinko Michele Obit ad
aprire la vernice della mostra, introdotta da brani alla fisarmonica di Mitja Tull e Riccardo Crucil, allievi della scuola di
musica della Glasbena matica. «La mostra d'autunno è ormai
un appuntamento tradizionale, il risultato di una proficua collaborazione tra il nostro circolo e l'amministrazione comunale cividalese», ha detto Obit. Ha messo in luce l'importanza di coltivare orizzonti aperti e la volontà del circolo Ivan
Trinko di presentare espressioni della cultura slovena al pubblico friulano, puntando sulla collaborazione con diverse
organizzazioni slovene. In quest'occasione hanno collaborato anche la SKGZ – Unione culturale economica slovena, la ZSKD – Unione dei circoli culturali sloveni, oltre
all'Istituto per la cultura slovena e la Beneœka galerija a livello locale.
Il sindaco di Cividale Stefano Balloch da parte sua si è complimentato per l'iniziativa che completa un percorso culturale iniziato dal Comune con la mostra I maestri del
Novecento e proseguito con I maestri del paesaggio, allestite a palazzo De Nordis. Ha sottolineato l'attenzione dell'amministrazione comunale per la cultura slovena ricordando
la personale dedicata qualche anno fa a Milko Bambi@, e
si è soffermato sull'importanza degli orizzonti aperti in particolare in questo periodo storico di difficoltà a livello europeo, esprimendo l'auspicio che si possano affermare non
solo nell'arte, ma anche in altri ambiti.
È stato poi il prof. Joœko Vetrih, curatore della mostra, a guidare il pubblico presente nella lettura dell'esposizione e delle
espressioni artistiche rappresentate. […]
(Novi Matajur, 14. 11. 2012)
CAPODISTRIA-KOPER
Le minoranze una ricchezza
da valorizzare nella nuova Europa
Si è tenuto lunedì 19 novembre il primo convegno inerente il progetto standard Lex cofinanziato dal Programma di
cooperazione transfrontaliera Italia–Slovenia 2007-2013. Il
progetto è nato per rafforzare la collaborazione tra la minoranza italiana in Slovenia e la minoranza slovena in Italia,
valorizzando il comune patrimonio identitario e storico di
entrambe le comunità con la promozione della tutela delle
minoranze a livello legislativo.
Lead partner del progetto Lex è la Skgz - Slovenska kulturno-gospodarska zveza – Unione Culturale Economica
Slovena, la nota organizzazione confederativa che riunisce
a livello regionale associazioni, organizzazioni, enti e privati
cittadini sloveni in Italia.
Primo partner progettuale è l'Unione Italiana, organizzazione
unitaria autonoma, democratica e pluralistica degli Italiani
nelle Repubbliche di Croazia e Slovenia.
Altri partner del progetto sono la Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana, l’Istituto Jacques Maritain, l’Istituto
Sloveno di Ricerche – SLORI, il Circolo di Cultura – Kulturno
druœtvo Ivan Trinko, l’Istituto per il Diritto Amministrativo –
Inœtitut za upravno pravo e l’Università degli studi di Trieste
– Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.
Tra gli interventi di saluto al convegno c'è stato anche quello del sottosegretario agli Esteri della Repubblica italiana
Staffan de Mistura, già conosciuto all'opinione pubblica poiché segue la vicenda dei marò italiani in India. Dal sottosegretario è arrivato il suggerimento ai parlamentari presenti
di proporre una legge che preveda un meccanismo di reci-
procità fra minoranze, affinché ciò che viene riconosciuto
ad una sia automaticamente attribuito an-che all'altra.
Le autorità che hanno preso la parola prima dell'inizio del
convegno si sono comunque trovate d'accordo sul fatto che,
grazie all'Europa ed all'ingresso della Slovenia nella Casa
Comune, la presenza di una minoranza linguistica non è più
vista come un fattore di instabilità, ma come un elemento
di ric-chezza che facilita l'interazione tra le comunità di paesi
vicini. Per questo, ha affermato Matja¡ Logar, Segretario di
Stato del Ministero per gli sloveni nel mondo della Slovenia,
la presenza di una minoranza non deve essere ridotta ad
una voce di spesa nel bilancio di una Stato, ma va considerata come un patrimonio da tutelare e valorizzare.
Dopo i saluti, sono seguiti gli interventi di 9 relatori tra docenti universitari, ricercatori ed esponenti delle minoranze nazionali che hanno dato una fotografia sulla tutela minoritaria
in Italia, Slovenia, Croazia ed in Europa nonché presentato le esperienze accumulate dalle minoranze slovena ed italiana nella costante ricerca del dialogo.
Con questo progetto, le due comunità linguistiche si pongono ora l'ulteriore ambizioso obiettivo di consentire una
piena integrazione sociale delle minoranze sia nei rispettivi Paesi, sia nell'ottica dell'integrazione sociale nell'area di
riferimento per superare definitivamente quelli che sono i
pregiudizi e le barriere linguistiche ancora presenti, frutto del
retaggio storico.
(i.c.)
(Novi Matajur, 21,11,2012)
VALCANALE-KANALSKA DOLINA
L’associazione culturale «Mario Cernet»
ricomincia la sua attività
Presidente è il sindaco di Malborghetto-Valbruna,
Alessandro Oman
Nella serata del 30 novembre, nei locali dell'ex-latteria di
Ugovizza, ha ripreso le proprie attività la
«Associazione/Zdru¡enje don Mario Cernet». All'assemblea
intercorsa ha preso parte una quindicina di intervenuti da
più località sparse per la Valcanale (Ugovizza /Ukve,
Camporosso/˘abnice, Valbruna/Ov@ja vas, Tarvisio/Trbi¡ e
Fusine in Valromana/ Bela pe@), che ha contribuito ad una
discussione piuttosto densa nei contenuti. I lavori si sono
aperti con la lettura di un comunicato del presidente dimissionario dell'associazione, Gabriele Moschitz (noto in
Valcanale per il suo impegno in ambito musicale ed attualmente sui banchi dell'opposizione nel consiglio comunale
di Tarvisio): in esso è stata richiamata alla memoria la condanna che ha visto coinvolto il nome del circolo culturale
Planika per la gestione poco chiara, da parte dell'allora presidente Rudi Bartaloth, dei fondi assegnati alla comunità di
Ugovizza a seguito degli eventi alluvionali del 2003. Nel corso
della serata è stato, altresì, rimarcato come alcuni fra i presenti avessero più volte chiesto di poter divenire membri del
circolo Planika, salvo ricevere sempre risposta negativa in
merito. Alla luce di questo rifiuto, si è deciso di rianimare
l'associazione don Mario Cernet, già costituita negli anni '90,
così da poter concretamente contribuire al mantenimento
di lingua e cultura slovena e delle tradizioni della Valcanale.
Il nuovo consiglio di amministrazione dell'associazione è stato
votato all'unanimità. A presiedere il sodalizio sarà Alessandro
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Oman (sindaco del Comune di MalborghettoValbruna/Naborjet-Ov@ja vas); Gabriele Moschitz ne sarà
vicepresi dente; Anna Wedam svolgerà le funzioni di segretaria e cassiera; Mitja Jalen ed Aleoe Kodermac saranno
consiglieri, mentre nel collegio dei sindaci siederanno Franc
Sivec, Sara Ehrlich e Jure Preschern. Considerata la perdurante situazione di stallo che si è venuta a creare attorno al «Planika», si è deciso di lasciare da parte l'intera questione e di ripartire da zero con ulteriori attività. E diverse
proposte hanno preso corpo dalla discussione fra gli intervenuti: letto lo statuto dell'associazione, ne è stata subito
proposta la traduzione in lingua slovena, non da ultimo per
l'importante significato simbolico. I presenti all'assemblea
sono stati, inoltre, incoraggiati a richiedere la sostituzione
del proprio documento d'identità con quello in formato bilingue italiano-sloveno; è stata, infine, prospettata la possibilità di fare richiesta all'amministrazione comunale di
Tarvisio, presentando una breve ricerca a spiegazione e
sostegno della mozione, di intitolare una delle vie della frazione di Camporosso al sacerdote e uomo di cultura Lambert
Ehrlich.
Sebbene sia ai primi nuovi passi, al nuovo sodalizio è già
stato garantito l'appoggio della Confederazione delle organizzazioni slovene/Svet slovenskih organizacij e dell'Ufficio
per gli Sloveni nel mondo della Repubblica di Slovenia.
Luciano Lister
(Dom, 15. 12. 2012)
CIVIDALE-#EDAD
Il sottosegretario Ruperto interverrà
al Dan emigranta
Lo ha annunciato in occasione della riunione
del tavolo di lavoro governo-minoranza slovena
Al momento di andare in stampa apprendiamo che il sottosegretario alll’Interno e coordinatore del tavolo di lavoro
governo-minoranza slovena, Saverio Ruperto, ha accettato l’invito delle organizzazioni slovene Sso e Skgz della provincia di Udine di intervenire alla cinquantesima edizione del
Dan emigranta, la grande manifestazione culturale degli sloveni della Valcanale, di Resia, delle Valli del Torre e del
Natisone, in programma il 6 gennaio 2013, nel teatro Ristori
di Cividale.
Nella lettera d’invito i presidenti provinciali Luigia Negro
(Skgz) e Giorgio Banchig (Sso) ricordano che il Dan emigranta, nato nel 1964 come incontro degli emigranti, che rientravano a casa per le festività natalizie, «è via via diventato la più importante manifestazione politica e culturale della
nostra comunità e l’occasione per tracciare un bilancio dell’anno appena trascorso e delineare le linee di politica culturale e sociale per l’anno nuovo.
Il suo intervento – scrivono al sottosegretario i due presidenti – sarà particolarmente gradito non solo per l’alta carica che ricopre, ma anche per il valore che ad esso verrà
dato nell’ambito dei rapporti tra Italia e Slovenia e nella prospettiva di una più efficace tutela della minoranza slovena,
in particolare di quella della Provincia di Udine che da decenni soffre a causa del mancato sviluppo economico».
Ruperto ha comunicato la notizia della sua partecipazione
al Dan emigranta in occasione della riunione del tavolo di
lavoro governo-minoranza slovena che ha avuto luogo lo
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scorso 18 dicembre a Roma con all’ordine del giorno le difficoltà finanziarie delle istituzioni culturali slovene, la situazione del sistema scolastico sloveno e la riforma della legge
elettorale che dovrebbe prevedere l’elezione garantita di rappresentanti sloveni in parlamento.
Riguardo ai problemi finanziari della minoranza i rappresentanti delle organizzazioni slovene Sso e Skgz appoggiano
la proposta della senatrice Tamara Bla¡ina sull’uniformazione
delle procedure e la maggiore celerità nell’erogazione dei
finanziamenti alle istituzioni culturali così come avviene per
i finanziamenti ai comuni e per lo sviluppo economico del
territorio di insediamento della minoranza in provincia di
Udine. La diversità nei modi di assegnazione dei contributi rappresenta una grande contraddizione che l’emendamento della senatrice Bla¡ina vuole eliminare come vuole
obbligare la regione Friuli Venezia Giulia ad erogare i finanziamenti alle istituzioni primarie entro il mese di marzo di
ogni anno.
Il sottosegretario Ruperto ha detto di appoggiare questa proposta e si è impegnato a presentarla ai competenti organismi del governo, però non ha dato nessuna assicurazione
che il «buco» nei finanziamenti di quest’anno verrà colmato. Per mancanza dei tempi tecnici l’emendamento della
senatrice slovena verrà preso in esame dal nuovo parlamento.
Nel corso della riunione si è parlato anche della crisi finanziaria del quotidiano Primorski dnevnik e dei problemi riguardanti la convenzione per la Rai in lingua slovena.
Il confronto sul tema delle scuole slovene è stato di carattere formale in quanto al tavolo non erano presenti i rappresentanti del ministero dell’Istruzione, ma solo la direttrice regionale Daniela Beltrame e il responsabile delle scuole slovene della Regione, Toma¡ Sim@i@.
Il sottosegretario Ruperto ha stabilito di convocare il tavolo governo-minoranza slovena nel mese di gennaio, vale a
dire in piena campagna elettorale.
Prima della seduta Poljanka Dolhar, a nome dei dipendenti delle istituzioni slovene, ha consegnato al sottosegretario un documento nel quale vengono descritte le precarie
condizioni in cui si trovano a lavorare a causa della diminuzione dei finanziamenti da parte dello stato e dei ritardi
con cui vengono erogati. Il sottosegretario Ruperto presenterà questi problemi al ministro dell’Interno Anna Maria
Cancellieri.
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