L’Ambiente
per gli Europei
MARZO 2013 | N. 49
Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente
Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta
Ambiente
EDITORIALE
L’Ambiente per gli Europei
ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm
La Commissione ha creato le premesse per la politica ambientale dell’Unione
europea (UE) fino alla fine del decennio con la recente adozione del suo nuovo
programma d’azione per l’ambiente. Il suo titolo – «Vivere bene entro i limiti
del nostro pianeta» – sottolinea l’importanza accordata negli anni a venire al
miglioramento della resilienza ecologica dell’Europa e alla trasformazione
dell’UE in un’economia verde, inclusiva e sostenibile.
Il programma d’azione prevede tre obiettivi tematici: tutelare, salvaguardare
e valorizzare il capitale naturale europeo; promuovere il passaggio a un’economia che utilizzi le risorse in modo efficiente; far tesoro dei progressi già
compiuti nella realizzazione di importanti benefici per la salute dei cittadini.
A differenza dei programmi precedenti, il conseguimento di questi obiettivi non
dipenderà da importanti nuove iniziative legislative, ma richiederà una corretta
attuazione di quanto è già stato concordato. La Commissione vorrebbe anche
vedere l’introduzione di misure volte a incoraggiare una più ampia partecipazione
del settore privato all’espansione del mercato dei beni e dei servizi ambientali.
Se il programma d’azione è rivolto al futuro, l’UE sta anche rispettando gli impegni assunti due anni fa a Nagoya, in Giappone, in materia di diversità biologica.
Continua a svolgere un ruolo attivo sul piano internazionale, come si può constatare nella recente riunione a Hyderabad, in India, in cui l’UE e gli Stati membri hanno convenuto di aumentare considerevolmente le risorse finanziarie,
umane e tecniche per l’attuazione del piano strategico per la biodiversità.
La Commissione sta inoltre adottando misure volte a sancire nel diritto europeo i principi concordati a Nagoya, che garantiscono i diritti degli Stati che
dispongono di risorse genetiche nell’ambito della loro giurisdizione, disciplinando l’accesso a tali risorse da parte di altri e la condivisione dei benefici che
ne derivano.
Come dimostra il recente documento orientativo della Commissione sui rifiuti
marini, i problemi ambientali possono essere affrontati in modi che non richiedono necessariamente atti legislativi. Una maggiore consapevolezza, una base
di conoscenze più solida e una cooperazione tra i principali attori e i responsabili delle decisioni politiche sono elementi che possono offrire un prezioso
contributo per impedire che i nostri mari e oceani si trasformino in discariche.
INDICE
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Il protocollo di Montreal: 25 anni di tutela dello strato di ozono
Ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli a motore
Minimizzare l’impatto climatico dei biocarburanti
Programma d’azione per l’ambiente fino al 2020
La graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente
Regole chiare sull’accesso alle risorse genetiche
Affrontare il problema dei rifiuti marini
Attuare gli impegni internazionali in materia di biodiversità
Generation Awake: un anno dopo
Dove erra il bufalo indiano
Nuove pubblicazioni / Agenda
Notizie in breve
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dell’Unione europea, 2013
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IL PROTOCOLLO DI MONTREAL
Il protocollo di Montreal: 25 anni
di tutela dello strato di ozono
Adottato nel 1987, il protocollo di Montreal ha stimolato importanti progressi in materia di tutela
dello strato di ozono a livello mondiale nell’ultimo
quarto di secolo. La sua missione non è ancora compiuta, ma i suoi successi e il modo in cui sono stati
conseguiti potrebbero fornire preziosi insegnamenti
per affrontare altre sfide globali come il cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico è oggi la sfida numero uno relativa al
trattato sull’ambiente, ma 25 anni fa la riduzione dello strato
di ozono causata dalla crescente concentrazione atmosferica
di sostanze chimiche prodotte dall’uomo e i relativi rischi per il
pianeta hanno scatenato un allarme ancor più forte.
Il protocollo di Montreal – il solo trattato a essere mai stato
universalmente ratificato – si è rivelato un grande successo
nel recupero dello strato di ozono e ha portato alla graduale
eliminazione del 98 % della produzione e del consumo di
sostanze che riducono lo strato di ozono (ozone-depleting
substances, ODS). Le ODS sono state utilizzate in applicazioni
comuni quali la refrigerazione, il condizionamento d’aria
e l’isolamento. A condizione che il protocollo continui a essere
pienamente applicato, lo strato di ozono dovrebbe essere
completamente ripristinato, tornando a livelli precedenti al
1980 entro la metà del secolo.
I risultati hanno portato a enormi benefici per la salute, contribuendo a evitare milioni di casi mortali di cancro della pelle
e malattie come la cataratta. Hanno inoltre contribuito alla
lotta contro il cambiamento climatico, evitando emissioni pari
a oltre 135 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.
Sfide e insegnamenti
Nonostante questi progressi, il lavoro del protocollo di Montreal
è ben lungi dall’essere completo. I governi devono garantire che
le attuali restrizioni siano attuate correttamente e le ODS presenti nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria e nelle schiume isolanti devono ancora essere adeguatamente eliminate attraverso
un recupero e una distruzione efficaci. Saranno altresì necessarie
azioni di vigilanza volte a impedire il commercio illegale di ODS.
Gli idrofluorocarburi (HFC) rappresentano una nuova minaccia.
Essi non danneggiano lo strato di ozono, ma sono potenti gas
serra che contribuiscono al cambiamento climatico. L’Unione
europea vuole che il protocollo di Montreal sia ampliato allo
scopo di garantire la graduale eliminazione di tali sostanze.
© Shutterstock
Il protocollo di Montreal ha portato
alla graduale eliminazione del 98 %
della produzione e del consumo di
sostanze dannose per l’ozono.
L’esperienza e le caratteristiche del protocollo potrebbero rivelarsi istruttive per il futuro trattato globale sul clima. Il protocollo è giuridicamente vincolante e non è semplicemente una
serie di impegni politici. Esso contiene un calendario preciso di
obiettivi, molti dei quali sono stati raggiunti dall’UE prima del
previsto. Questi possono anche essere rettificati per tener
conto delle più recenti conoscenze scientifiche. Sono stati
messi a disposizione dei finanziamenti per aiutare i paesi in
via di sviluppo a rispettare i loro impegni.
Il protocollo prevede altresì disposizioni che proibiscono alle
parti di effettuare scambi commerciali di ODS con i paesi che
non hanno sottoscritto determinate norme. Tali disposizioni
contribuiscono a scoraggiare i paesi dal trarre benefici senza
partecipare allo sforzo comune.
Non è giunta inattesa la dichiarazione di Connie Hedegaard,
commissario per l’azione per il clima: «Questo approccio si
è rivelato efficace e il mondo potrebbe anche prenderlo in considerazione nel redigere il nuovo accordo sul clima».
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/clima/policies/ozone/
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Nell’UE, il trasporto
su strada contribuisce
per circa un quinto
alle emissioni totali
di anidride carbonica.
AUTOMOBILI
Ridurre le emissioni di CO2
dei veicoli a motore
I veicoli a motore sono una delle principali fonti di
gas serra. L’UE ha già fissato obiettivi vincolanti per
la riduzione delle emissioni di anidride carbonica
(CO2) di auto e furgoni nuovi entro il 2020. La Commissione ha ora avanzato delle proposte che definiscono le modalità di raggiungimento di tali obiettivi.
Nell’UE, il trasporto su strada contribuisce per circa un quinto
alle emissioni totali di CO2, il principale gas serra. Allo scopo
di ridurre tale impatto, l’UE ha fissato obiettivi di emissione
vincolanti per le nuove flotte di auto e di furgoni. Tali obiettivi
devono essere raggiunti entro il 2020.
Essi prevedono che le emissioni delle auto nuove non debbano
essere superiori, in media, a 95 grammi di CO2 per chilometro
entro il 2020, il 30 % in meno rispetto ai livelli del 2011 di
135,7 g/km. Per i furgoni, l’obiettivo obbligatorio è di 147 g entro
il 2020, rispetto ai 181,4 g emessi nel 2010.
Nella sua ultima proposta, la Commissione definisce le modalità di raggiungimento degli obiettivi e di ripartizione dell’onere
tra i diversi tipi di veicoli. Conferma che il raggiungimento degli
obiettivi del 2020 è perfettamente possibile. Tutti i produttori
saranno tenuti a raggiungere lo stesso livello di riduzione:
16 % nel caso dei furgoni e 27 % per le auto.
Ai piccoli produttori sarà concessa una maggiore flessibilità,
mentre quelli che producono meno di 500 furgoni o automobili all’anno non saranno tenuti al raggiungimento dell’obiettivo. Tuttavia, gli altri produttori che non rispettano i nuovi
limiti incorreranno in una penale pari a 95 euro per g/km per
ogni furgone o automobile prodotto.
Benefici su larga scala
Nel complesso, la strategia di riduzione di CO2 contribuirà
a proteggere il clima, a promuovere l’innovazione e la competitività, a creare posti di lavoro e a far risparmiare denaro ai
consumatori, in quanto il loro consumo di carburante diminuirà.
In particolare, si stima che l’automobilista medio risparmierà
tra 3 000 e 4 000 euro di carburante per la durata del ciclo di
vita del proprio veicolo (13 anni). Il risparmio corrispondente
per i proprietari di furgoni varia da 3 300 a 4 500 euro.
Nonostante la tecnologia più sofisticata, il costo dei nuovi veicoli non dovrebbe aumentare considerevolmente. Per le auto,
il prezzo di acquisto può lievitare di 1100 euro e per i furgoni
di circa 450 euro. Tale costo aggiuntivo dovrebbe essere recuperato entro cinque anni grazie al risparmio di carburante di
cui beneficeranno gli automobilisti.
Su una scala più ampia, le proposte eviteranno l’emissione di
circa 420 milioni di tonnellate di CO2 fino al 2030, traducendosi in un risparmio netto per la società compreso tra 100
e 200 euro per ogni tonnellata di CO2 non emessa.
Nel 2013 la Commissione organizzerà una consultazione delle
parti interessate per discutere delle idee riguardanti gli obiettivi di emissione post-2020 per auto e furgoni nuovi, con
l’obiettivo di mantenere il ritmo di riduzione delle emissioni di
CO2 dei veicoli leggeri, dando nel contempo all’industria automobilistica la certezza di cui ha bisogno per effettuare investimenti a lungo termine e sviluppare nuove tecnologie.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/clima/policies/transport/vehicles/
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BIOCARBURANTI
Minimizzare l’impatto climatico
dei biocarburanti
I biocarburanti possono contribuire in modo significativo agli obiettivi dell’UE per il 2020 in materia di energie rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra
provenienti dai carburanti per autotrasporto. Tuttavia,
per avere un impatto positivo sul cambiamento climatico, i biocarburanti devono essere prodotti in modo
sostenibile, facendo la minor concorrenza possibile
alla produzione di cibo e di mangimi. A tal fine, la Commissione ha proposto misure per limitare la quantità
di biocarburanti provenienti da colture alimentari che
possono essere conteggiati per gli obiettivi del 2020.
Non tutti i biocarburanti hanno lo stesso impatto sulle emissioni
di gas serra. La prima generazione attualmente in produzione
deriva da prodotti quali zucchero, cereali e oli vegetali, in concorrenza diretta per i terreni agricoli con i prodotti alimentari
e le colture per mangimi. Questo può portare alla conversione
di ulteriori terreni e al successivo rilascio di emissioni. Se le foreste vengono abbattute per far posto a nuovi terreni agricoli allo
scopo di compensare gli ettari destinati alle produzione di biocarburanti, il risultato finale potrebbe essere un aumento delle
emissioni di gas serra rispetto a quelli precedentemente emessi
dai combustibili fossili. I biocarburanti di seconda e terza generazione utilizzano materie prime quali rifiuti, alghe o paglia, in
modo da non interferire con la produzione alimentare mondiale.
La Commissione sta ora prendendo in considerazione questo
effetto a catena, noto come cambiamento indiretto nella
destinazione d’uso dei terreni (indirect land use change, ILUC),
al momento di proporre misure volte a promuovere i biocarburanti avanzati. Come spiega Connie Hedegaard, commissario per l’azione per il clima: «Tecnicamente, l’ILUC è molto
complicato. Politicamente, è molto semplice, in particolare
quando la Banca mondiale mette in evidenza i problemi legati
all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari».
ulteriori incentivi per i biocarburanti avanzati la cui produzione
non richiede alcun terreno, che sarebbero poi conteggiati quattro volte. La Commissione chiede anche agli Stati membri di
includere le emissioni derivanti dal cambiamento indiretto nella
destinazione d’uso dei terreni nel comunicare i risparmi nelle
emissioni di gas serra realizzati grazie ai biocarburanti.
La Commissione sta cercando di aumentare al 60 % la soglia
minima di risparmio di gas serra che devono raggiungere i nuovi
impianti che utilizzano i biocarburanti, allo scopo di migliorare
l’efficienza dei processi di produzione dei biocarburanti stessi
e di scoraggiare gli investimenti in impianti caratterizzati da
cattive prestazioni in termini di emissioni di gas serra.
La Commissione non propone di chiudere gli impianti di produzione di biocarburanti di prima generazione, ma è decisa
a inviare un chiaro segnale secondo il quale l’ulteriore crescita
del settore deve concentrarsi su biocarburanti avanzati che siano
sostenibili. Ritiene inoltre che i biocarburanti di prima generazione non debbano ricevere finanziamenti pubblici dopo il 2020.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/energy/renewables/biofuels/
land_use_change_en.htm
Videomessaggio del commissario Hedegaard
http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/hedegaard/
multimedia/videos/2012-10-17_01_en.htm
Impedire che i biocarburanti
competano per terreni
agricoli limitati.
La proposta della Commissione
Secondo la legislazione europea esistente, le energie rinnovabili devono rappresentare il 10 % nel settore dei trasporti entro
il 2020 e il carburante utilizzato deve ridurre i gas serra del
6 % entro la stessa data. I biocarburanti possono dare un contributo significativo per entrambi gli obiettivi.
Per evitare la crescente concorrenza per terreni agricoli limitati,
la Commissione propone di fissare un tetto del 5 % sul contributo che i biocarburanti provenienti da prodotti alimentari possono dare all’obiettivo del 10 %. Vengono inoltre proposti
© Shutterstock
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PAA
Programma d’azione per l’ambiente
fino al 2020
I programmi pluriennali d’azione per l’ambiente
dell’UE (PAA) hanno impostato il quadro politico
generale per la politica ambientale dell’UE a partire
dagli anni settanta. La Commissione europea ha ora
presentato la sua proposta per un nuovo programma, che individua nove priorità per orientare le
decisioni politiche fino alla fine del decennio.
L’Unione europea ha garantito un alto livello di protezione per
l’ambiente e la salute umana, e ha nel contempo apportato
benefici all’economia stimolando la creazione di nuovi posti di
lavoro e la crescita delle eco-industrie. I nostri standard per l’acqua potabile e le acque di balneazione sono tra i più elevati
a livello mondiale; quasi un quinto del territorio dell’UE è protetto; molti degli obiettivi climatici per il 2020 sono già a portata
di mano e la legislazione sulle sostanze chimiche sta incoraggiando l’innovazione e sta facendo in modo che le sostanze più
pericolose siano sostituite con altre più sicure.
Ciononostante, permangono notevoli sfide. Malgrado il successo di Natura 2000, la continua perdita di capitale naturale
sta ponendo problemi, non da ultimo per le industrie che dipendono da esso, come l’agricoltura e la pesca. Sono necessari
PAA: Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta
Nove priorità
1. Tutelare, salvaguardare e valorizzare il capitale
naturale dell’UE
2. Creare un economia UE basata su un uso efficiente
delle risorse e a basse emissioni di anidride carbonica
3. Proteggere i cittadini dell’UE dai rischi ambientali
che ne minacciano la salute
4. Garantire la corretta applicazione della normativa
UE in materia di ambiente
5. Migliorare la base di conoscenze per la politica
ambientale
6. Promuovere gli investimenti nella politica per
l’ambiente e il clima, e stabilire prezzi giusti
7. Integrare i fattori ambientali in tutti i settori politici
e rafforzare la coerenza delle politiche stesse
8. Contribuire a fare in modo che le città europee
siano più sostenibili
9. Rafforzare l’efficacia dell’UE nell’affrontare
le sfide ambientali regionali e globali.
ulteriori sforzi per rendere l’ambiente più resiliente ai rischi
attuali e futuri, in modo che la politica possa dare un contributo
forte al programma dell’UE per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Il nuovo programma mira a garantire che i rischi e le opportunità vengano affrontati tramite un approccio efficace e coerente, riconosce la gravità della crisi economica e mostra allo
stesso tempo che la politica ambientale è parte della soluzione.
Le riforme strutturali in corso d’attuazione offrono l’opportunità
di muoversi verso un’economia basata su un uso efficiente delle
risorse e a basse emissioni di anidride carbonica.
Obiettivi
Il programma propone tre obiettivi tematici per orientare la
politica ambientale fino al 2020. Il primo è quello di tutelare,
salvaguardare e valorizzare il capitale naturale alla base della
nostra prosperità e del nostro benessere economico.
Il secondo, come prevede l’iniziativa faro per un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, promuove il passaggio
a un’economia che utilizzi tutte le sue risorse in modo efficiente. Ciò comporta la piena attuazione del pacchetto clima
ed energia, l’intesa sui prossimi passi previsti per la politica
sul clima dopo il 2020, il miglioramento delle prestazioni
ambientali dei prodotti nel corso del loro intero ciclo di vita e la
riduzione dell’impatto ambientale dei consumi.
Il terzo parte dai progressi che l’UE ha già fatto nella realizzazione di importanti benefici per la salute dei suoi cittadini, intensificando gli sforzi per affrontare l’inquinamento atmosferico,
acustico e idrico, migliorando la gestione delle sostanze chimiche
e preparandosi alle conseguenze del cambiamento climatico.
Mezzi
Il programma individua quattro modi per raggiungere gli obiettivi tematici generali.
Particolare attenzione sarà dedicata a garantire che la legislazione attualmente in vigore sia correttamente applicata sul terreno. Oltre ai benefici ambientali, ciò porterà a tre vantaggi
economici evidenti. Garantirà la parità di trattamento di tutti gli
operatori economici in tutta l’Unione. Stimolerà l’innovazione
e darà alle imprese europee intraprendenti il «vantaggio della
prima mossa». La Commissione sarà più attiva nell’aiutare le
autorità nazionali a rispettare i propri impegni in questo settore.
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Si continuerà a dare importanza al consolidamento delle conoscenze che costituiscono la base della politica ambientale. Si
tratta di un fattore di vitale importanza per valutare i rischi
potenziali che possono essere associati a rapidi sviluppi tecnologici, quali i nanomateriali, in grado di superare in velocità
la politica.
Entro il 2020 circa l’80 % dei cittadini europei
vivrà nelle città, che dovrebbero essere
incoraggiate nel loro tentativo di mostrare
la strada verso un futuro sostenibile.
Se la Commissione può contribuire a vincere la sfida mediante
valutazioni d’impatto complete delle iniziative politiche in vari
settori, la responsabilità ultima sarà degli Stati membri, dato
che sono loro a determinare la forma e il contenuto finale delle
norme comunitarie e sono responsabili della loro attuazione.
Dimensioni diverse
Per finanziare molte di queste iniziative saranno necessari
investimenti adeguati. Alcuni proverranno dal bilancio dell’UE,
in cui gli obiettivi ambientali e climatici sono attualmente integrati in tutti i settori politici, e alcuni dagli Stati membri.
Ma un ruolo di primo piano spetterà al settore privato, che
dovrebbe essere incoraggiato mediante misure volte ad
ampliare il mercato dei beni e dei servizi ambientali. I cambiamenti nei sistemi fiscali nazionali, come la progressiva eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente, nonché l’erogazione
di finanziamenti e incentivi per l’eco-innovazione, sono tra le
politiche raccomandate dal programma.
Garantire che i fattori ambientali siano pienamente presi in considerazione in tutte le altre politiche comunitarie è il quarto di
questi «meccanismi di abilitazione». In teoria, si tratta di un
requisito in vigore da 15 anni, ma la pratica non ha sempre dato
i risultati desiderati.
Il programma evidenzia la necessità di compiere ulteriori sforzi
su due livelli molto diversi: locale e globale. Il primo si concentra
sulle città, dove entro il 2020 vivrà circa l’80 % dei cittadini
europei, e che dovrebbero essere sostenute nel loro tentativo di
mostrare la strada verso un futuro sostenibile.
A livello globale, come ha dimostrato il vertice di Rio + 20 nel
giugno 2012, vi è una consapevolezza sempre maggiore
dell’importanza della sostenibilità ambientale e del potenziale
economico e sociale di un’economia verde inclusiva. L’UE ha
sempre svolto un ruolo di primo piano negli sforzi internazionali
e regionali volti ad affrontare problemi ambientali comuni
e continuerà a farlo, rispettando i propri impegni a livello mondiale e aiutando gli altri a rispettare i loro.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/environment/newprg/
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I sussidi che possono avere
un impatto ambientale
negativo sono diffusi in
settori quali i combustibili
fossili, i trasporti e l’acqua.
S U S S I D I D A N N O S I P E R L’ A M B I E N T E
La graduale eliminazione dei
sussidi dannosi per l’ambiente
I sussidi dannosi per l’ambiente sono principalmente
sovvenzioni o riduzioni/esenzioni fiscali che permettono a determinati consumatori, utenti o produttori
di integrare il loro reddito o di ridurre i loro costi, ma
hanno un effetto negativo sull’ambiente in generale.
L’UE si è impegnata a eliminarli gradualmente entro
il 2020.
I sussidi che possono avere un impatto negativo sull’ambiente
– noti come sussidi dannosi per l’ambiente (environmentally
harmful subsidies, EHS) – sono diffusi in settori quali i combustibili fossili, i trasporti e l’acqua, e hanno un valore stimato
a 1 000 miliardi di dollari USA in tutto il mondo. Ciononostante,
se da un lato sembrano offrire vantaggi all’industria o ai consumatori, in realtà portano a un uso sconsiderato delle risorse
naturali, danneggiano la nostra biodiversità, mantengono pratiche inefficienti e scoraggiano l’innovazione.
La Commissione sta spingendo per una riforma di tali sussidi
da parte degli Stati membri, in un processo noto come semestre europeo. L’UE è ben lungi dall’essere la sola a prestare
particolare attenzione alla riforma dei sussidi: sono stati adottati impegni a livello globale, ad esempio nel quadro della convenzione sulla diversità biologica e del G20, e gli impegni già
assunti per riformare tali sussidi sono stati ribaditi alla conferenza di Rio + 20.
Eppure, a livello dell’UE e nazionale i progressi sono stati lenti.
Abbiamo assistito ad alcuni successi dell’UE e le recenti proposte di riforma della politica agricola comune (PAC), del Fondo
europeo per la pesca e del Fondo di coesione pongono il rispetto
degli obiettivi ambientali come condizione per ottenere i finanziamenti. A livello nazionale, però, vi è ancora la necessità di
elaborare piani d’azione efficaci, con obiettivi e scadenze ben
precise, nonché un sistema trasparente di segnalazione. Ciò
vale anche per i sussidi dannosi per l’ambiente, mediante esenzioni fiscali negli Stati membri.
Benefici
In un mondo alle prese con la crisi economica e finanziaria, la
riforma di tali sussidi sarebbe una mossa intelligente. Secondo
i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economici (OCSE) e della Commissione, la rimozione dei sussidi ai combustibili fossili nei bilanci dei 27 Stati membri frutterebbe più di 25 miliardi di euro, oltre a diminuire le emissioni
di gas serra e a ridurre l’inquinamento associato all’uso dei
combustibili fossili, con conseguente miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua.
La Commissione è decisa a richiamare l’attenzione sul danno
causato da tali sussidi, adducendo fondate argomentazioni
economiche e scientifiche per giustificare il motivo per cui la
loro abolizione promuoverà l’efficienza delle risorse e la crescita verde. Ha attualmente a sua disposizione diversi studi
che faciliteranno le proposte di riforma e le renderanno più
accettabili, tra cui oltre 30 casi concreti ed esempi di riforma
che rappresentano le migliori pratiche. I risultati delle attività
finalizzate alla costruzione di modelli econometrici sull’impatto della riforma della fiscalità ambientale, come il trasferimento dell’imposizione fiscale dal lavoro all’inquinamento
e all’impiego delle risorse, saranno disponibili a marzo 2013.
In che misura il messaggio viene recepito sarà chiaro nel prossimo esercizio del semestre europeo, che impone ai governi di
spiegare alla Commissione le misure da essi adottate per
rispondere a specifiche raccomandazioni di riforma fiscale
volte a spostare l’imposizione fiscale dal lavoro e a dare inizio
all’eliminazione graduale degli EHS a partire dal 2012.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/environment/enveco/taxation/pdf/
report_phasing_out_env_harmful_subsidies.pdf
http://ec.europa.eu/environment/enveco/
R I V I S TA
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ACCESSO E BENEFICI
Regole chiare sull’accesso
alle risorse genetiche
Nel mese di ottobre 2010, la comunità mondiale ha
adottato il «protocollo di Nagoya sull’accesso alle
risorse genetiche e la giusta ed equa ripartizione dei
benefici derivanti dalla loro utilizzazione». Il nuovo
trattato, che è un protocollo della convenzione sulla
diversità biologica, stabilisce chiaramente i diritti e gli
obblighi degli Stati in relazione al modo in cui le risorse
genetiche dovrebbero essere rese disponibili per la
ricerca e lo sviluppo, nonché le modalità di applicazione delle condizioni per il loro impiego. La Commissione ha presentato un progetto di normativa per
l’attuazione del protocollo di Nagoya.
Sancire i principi nel diritto
Le risorse genetiche – il patrimonio genetico tanto delle specie
naturali quanto di quelle coltivate – svolgono un ruolo significativo e crescente in molti settori economici. Sono utilizzate da
ricercatori e imprese in settori quali la riproduzione di piante
e animali, i cosmetici, i prodotti alimentari e farmaceutici. Nel
corso degli ultimi 30 anni, il 26 % di tutti i nuovi farmaci approvati sono prodotti naturali o da essi derivati.
Gli utenti dovranno effettuare la «due diligence», raccogliendo
informazioni di base sulle risorse utilizzate, ad esempio quando
e dove sono state ottenute. Saranno ugualmente obbligati ad
agire se le informazioni disponibili indicano che il materiale
è stato acquisito illegalmente, usato senza un valido permesso
di accesso o senza previo accordo di ripartizione dei benefici. Gli
utenti incorreranno in sanzioni se, durante un controllo, non
saranno in grado di dimostrare tutto ciò.
Ma l’assenza di chiare norme internazionali in materia di
accesso e condivisione dei benefici ha portato a denunce di
«biopirateria»: accuse secondo le quali i ricercatori stranieri,
soprattutto nel mondo sviluppato, avrebbero a volte calpestato i diritti dei paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo,
nella loro ricerca di queste preziose risorse. Tale crollo di fiducia può limitare l’accesso alla preziosa materia prima.
© Shutterstock
Il protocollo di Nagoya affronta questi temi, confermando i diritti
delle comunità indigene e locali che detengono le conoscenze
tradizionali associate a risorse genetiche potenzialmente in
grado di fornire informazioni di vitale importanza per le scoperte scientifiche.
Il progetto di legislazione UE porterà benefici agli utenti e ai fornitori di risorse genetiche, garantendo a questi ultimi il rispetto
dei loro diritti e ai primi un accesso sicuro alle risorse genetiche
a basso costo e ad alta certezza di legittimità.
Secondo le norme proposte, i ricercatori e le imprese europei
dovrebbero garantire che le risorse genetiche e le relative conoscenze tradizionali da essi utilizzate siano ottenute nel pieno
rispetto della legge del paese d’origine e che i benefici delle loro
ricerche siano distribuiti in modo giusto ed equo.
I fornitori principali di risorse genetiche per gli utenti dell’UE
sono istituti di raccolta quali banche dei semi e giardini botanici.
Per ridurre i costi e aumentare la certezza di legittimità, la
Commissione propone di istituire un registro di «collezioni di
fiducia dell’UE», allo scopo di dare agli utenti la sicurezza che il
loro materiale è già conforme a una parte importante degli
obblighi di «due diligence».
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/environment/biodiversity/international/abs/
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© Shutterstock
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RIFIUTI MARINI
Affrontare il problema dei rifiuti marini
I nostri mari e oceani si stanno trasformando sempre più nella discarica del pianeta. I rifiuti dell’uomo
contaminano gli habitat marini e causano gravi problemi ambientali, economici e sanitari. Un nuovo
documento programmatico della Commissione mira
ad aumentare la consapevolezza del problema
e a stimolare il dibattito sui modi per affrontarlo.
Ci sono costi economici anche per il settore della pesca, imputabili a catture contaminate da vernici o petrolio, o ad eliche
impigliate in reti abbandonate. I rifiuti marini possono anche
incidere sulla salute e la sicurezza dell’uomo, contaminando
gli alimenti, riducendo la qualità dell’acqua o portando sulle
spiagge materiali pericolosi quali i rifiuti sanitari.
Impegni forti per affrontare il problema
I rifiuti marini provengono da una vasta gamma di attività e di
fonti, di origine sia terrestre che marina. È proprio tale diversità, unitamente a una carenza di conoscenze e di dati riguardanti le molteplici sfaccettature del fenomeno, a complicare
la ricerca di risposte adeguate.
I rifiuti possono essere di plastica, metallo, legno, gomma,
vetro o carta. Secondo le stime, circa il 15 % dei rifiuti marini
galleggia in superficie, la stessa quantità rimane nella colonna
d’acqua, mentre il 70 % riposa sul fondale marino. La plastica
è l’esempio più evidente e dannoso. In alcune aree rappresenta l’80 % dei rifiuti e può rimanere nell’ambiente marino
anche per centinaia di anni.
L’impatto ambientale di questi rifiuti è notevole. Oltre 180 specie di fauna marina ingoiano microscopici pezzi di plastica
scambiandoli per cibo, con conseguenti lesioni interne che possono rivelarsi mortali. Molti animali marini, tra cui balene, foche,
tartarughe e pesci, rimangono feriti e persino uccisi quando
restano impigliati nei rifiuti marini.
La conferenza per lo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro nel
giugno 2012 ha approvato un impegno fermo «ad agire per
ottenere entro il 2025, sulla base dei dati scientifici raccolti,
significative riduzioni dei rifiuti marini onde evitare danni
all’ambiente costiero e marino». La Commissione sta attualmente elaborando proposte sul seguito della conferenza di Rio.
A ciò si aggiungono le attività sui rifiuti marini nell’ambito
della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino,
che impone agli Stati membri l’elaborazione e l’attuazione di
strategie atte a garantire che tutte le regioni e sottoregioni
marittime dell’UE conseguano un buono stato ecologico entro
il 2020. La direttiva è anche il pilastro ambientale della politica marittima integrata che mira a massimizzare l’uso sostenibile del mare.
Per loro natura, i rifiuti marini richiedono un’azione internazionale e l’UE sta lavorando in stretto contatto con i suoi vicini
nelle quattro convenzioni che coprono il Mediterraneo, il Mar
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Baltico, l’Atlantico nord-orientale e il Mar Nero. Queste contribuiscono all’attuazione del programma globale di azione del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) per la
protezione dell’ambiente marino da attività di origine terrestre.
All’interno dell’UE, una vasta gamma di politiche e misure
affronta la provenienza e l’impatto dei rifiuti marini. Esse
comprendono la legislazione sulla gestione dei rifiuti, sulle
acque reflue urbane e sull’inquinamento provocato dalle navi.
Poiché l’80 % dei rifiuti marini proviene dalla terra, un corretto
trattamento dei rifiuti e una migliore attuazione delle misure
vigenti possono dare un importante contributo al miglioramento della qualità dei nostri mari. Lo stesso vale per i cambiamenti nelle pratiche di confezionamento, data la quantità
di plastica utilizzata.
Ulteriori misure
Accanto a misure dirette volte a ridurre i rifiuti marini, sono in
corso di adozione delle iniziative per migliorare la base di
conoscenze e aumentare la consapevolezza. Tali iniziative
mirano anche a riunire i principali attori, come i responsabili
politici, le organizzazioni non governative (ONG), la comunità
scientifica e l’industria; tutti hanno un contributo da dare, in
quanto molte parti interessate sono responsabili della generazione e della diffusione dei rifiuti.
La Commissione ha avviato tre studi, che dovrebbero concludersi nei primi mesi del 2013, per capire meglio la portata del
problema e le sue cause. Due di essi esaminano la possibilità
di introdurre misure volte a prevenire la pratica di lasciare in
giro rifiuti e le lacune principali nel flusso del materiale da
imballaggio. Il terzo presenta casi concreti relativi al ciclo della
plastica nei quattro mari regionali europei.
Le sovvenzioni del settimo programma quadro di ricerca dell’Unione stanno aiutando a finanziare diversi progetti, tra cui quelli
di un programma noto come «L’oceano di domani», che nel
2012 si è concentrato sulle lacune della ricerca nella definizione
e nel monitoraggio del buono stato ecologico delle acque
Oltre 180 specie di
fauna marina ingoiano
microscopici pezzi di
plastica scambiandoli
per cibo.
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N. 4 9
La via da seguire
La Commissione sta aiutando gli Stati membri a rispettare i loro obblighi ai sensi della direttiva quadro sulla
strategia per l’ambiente marino, in particolare nelle loro
valutazioni iniziali e nel fissare gli obiettivi ambientali.
Ciò dovrebbe consentire di sviluppare nel 2013 una
base di riferimento comunitaria per ulteriori riflessioni
su un obiettivo di riduzione a livello dell’UE.
Gli Stati membri devono organizzare programmi di
monitoraggio entro luglio 2014 e attuare le loro strategie per l’ambiente marino entro il 2015. La Commissione
le analizzerà e formulerà raccomandazioni qualora le
autorità nazionali non prendano misure adeguate.
Questa grande varietà di sforzi mirati alla riduzione dei
rifiuti marini costituisce la premessa per un’importante
conferenza che si terrà in Germania nel mese di aprile
2013 e che fornirà agli Stati membri alcuni esempi di
misure concrete per affrontare il fenomeno.
dell’UE. L’Agenzia europea dell’ambiente sta inoltre preparando
una relazione sullo stato delle coste europee, che comprenderà
una valutazione della portata dei rifiuti marini a livello europeo
e regionale.
Oltre a ridurre l’immissione di plastica nei nostri mari, sono necessari sforzi per eliminare i rifiuti già esistenti. La Commissione
promuove varie iniziative note come «A pesca di rifiuti» che,
oltre a portare benefici pratici, contribuiscono a diffondere il
messaggio al pubblico. Si sta prendendo in considerazione
anche una giornata annuale europea della pulizia.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/environment/marine/
© Shutterstock
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HYDERABAD
Attuare gli impegni internazionali in materia di biodiversità
Poco più di due anni fa a Nagoya, in Giappone, la comunità internazionale ha adottato un ambizioso programma per tutelare la diversità biologica. Ora si pone
l’accento sulla trasformazione degli impegni in realtà.
Sono stati fatti buoni progressi in questa direzione
a Hyderabad, in India, a metà ottobre 2012.
A seguito della COP 10 di Nagoya, si è tenuta a Hyderabad
l’undicesima riunione della conferenza delle parti (COP 11)
della convenzione sulla diversità biologica (CBD). Nelle sessioni
produttive sono state adottate 33 decisioni su una serie di
questioni strategiche, sostanziali, finanziarie e di bilancio.
Esse includono la conferma da parte dell’UE, dei suoi Stati membri e delle altre parti della CBD di aumentare sostanzialmente
i finanziamenti totali in materia di biodiversità, a fronte di una
linea di base che riflette i finanziamenti annuali medi in materia
di biodiversità tra il 2006 e il 2010. In particolare, le parti hanno
convenuto un obiettivo preliminare consistente nel raddoppiare
i flussi totali internazionali di risorse finanziarie in materia di
biodiversità verso i paesi in via di sviluppo entro il 2015, e di
mantenere almeno questo livello fino al 2020. A ciò si è aggiunto
un accordo per utilizzare uno schema preliminare di segnalazione, nonché i relativi obiettivi in materia di finanziamenti
nazionali, segnalazioni e sviluppo di piani finanziari nazionali.
L’assemblea ha inoltre adottato misure atte a garantire che le
attività parallele nell’ambito della convenzione delle Nazioni
Unite sui cambiamenti climatici, in particolare la sua politica per
ridurre le emissioni da deforestazione e degrado (REDD+), non
pregiudichino gli obiettivi in materia di biodiversità. Al fine di
garantire l’armonia tra gli obiettivi legati al cambiamento climatico e quelli relativi alla biodiversità, la COP 11 ha approvato
consigli sostanziali relativi a misure di salvaguardia da rispettare
nello svolgimento delle attività REDD+.
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Più in generale, questa ricerca di sinergia sarà estesa anche
alle diverse convenzioni in materia di biodiversità, avendo concordato che il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente
debba rivestire un ruolo di primo piano nel rafforzamento
della cooperazione tra le suddette convenzioni.
Altre decisioni e discussioni si sono concentrate sull’accesso
alle risorse genetiche e sulla ripartizione dei benefici (cfr.
l’articolo a pagina 9) nonché su una migliore salvaguardia
e un utilizzo più sostenibile della biodiversità marina, anche
attraverso l’individuazione di aree marine ecologicamente
o biologicamente significative.
I prossimi passi
In occasione della prossima riunione in Corea del Sud, nella
seconda metà del 2014, per la COP 12, le parti della convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità prenderanno in
considerazione la potenziale adozione di un obiettivo finale di
mobilitazione delle risorse, possibili principi e garanzie per
l’uso di meccanismi finanziari innovativi nonché l’eliminazione,
la riforma o l’eliminazione graduale degli incentivi e dei sussidi
dannosi per la biodiversità.
La prossima riunione della COP effettuerà anche una valutazione intermedia dei progressi compiuti verso il raggiungimento
dei 20 obiettivi principali per il 2015 e il 2020 fissati nel piano
strategico della CBD per la biodiversità.
Per saperne di più
www.cbd.int/cop11/
http://ec.europa.eu/environment/biodiversity/international/
http://ec.europa.eu/environment/nature/
© COP 11 to CBD
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N. 4 9
CAMPAGNA GENERATION AWAKE
Generation Awake:
un anno dopo
Nel mese di ottobre 2011, la direzione generale
dell’Ambiente della Commissione ha lanciato una
campagna paneuropea per mostrare la differenza
che un uso efficiente delle risorse può fare nella vita
delle persone e in ambito economico. Con lo slogan
«Le tue scelte fanno un mondo di differenza», la campagna Generation Awake ha raggiunto milioni di cittadini. Nel 2012 si è focalizzata su un uso efficiente
delle risorse idriche.
«Generation Awake» ha lo scopo di informare i cittadini che
è possibile consumare in modo diverso, fornendo loro assistenza
e consigli per aiutarli a preservare le risorse naturali, risparmiare
denaro, ridurre l’impatto ambientale e rendere il futuro più
sostenibile. La campagna è stata lanciata nel mese di ottobre
2011 con eventi negli Stati membri, un sito web multilingue, una
pagina fan di Facebook, video virali e pubblicità online.
Lo scorso anno ha visto una maggiore attenzione al tema
dell’acqua in concomitanza con il lancio a novembre del piano
per la salvaguardia delle risorse idriche in Europa, che punta
a orientare la politica dell’UE in materia di acque fino al 2020.
Il consumo e la salvaguardia dell’acqua sono giunti alla ribalta,
con una nuova sezione del sito che mostra come le scelte individuali siano fondamentali per garantire che l’Europa goda di un
adeguato approvvigionamento di acqua di buona qualità. È stato
anche lanciato un video virale che ha per protagonista «Marino
Acquabella». Marino, un secchio blu che incontriamo mentre
parla con il suo psicoterapeuta, è ossessionato dal risparmio di
acqua, e prodiga numerosi consigli ai consumatori.
È seguita una seconda fase della campagna, per sensibilizzare
l’opinione pubblica sul costo nascosto, in termini idrici, di molti
oggetti di uso quotidiano, con un nuovo sito web, una serie
di animazioni che illustrano il concetto di consumo indiretto di
acqua, attività su Facebook e un concorso video. L’uso diretto
di acqua – per cucinare, lavare ecc. – rappresenta solo il 4 % del
consumo d’acqua della maggior parte delle persone, quindi, concentrandosi sul 96 % di acqua nascosta nelle scelte di consumo,
la campagna mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli
aspetti più importanti.
L’iniziativa ha riscosso un grande successo. La pagina fan di
Facebook ha attualmente circa 78 000 fan, il che la rende una
delle pagine di maggior successo di Facebook gestite dalla
Commissione europea o per suo conto. Il sito ha registrato oltre
un terzo di milione di visite dal suo lancio, mentre il sito dedicato
all’acqua ha avuto più di 100 000 visite in meno di sei mesi.
I video virali sono stati visti da quasi 2,5 milioni di persone e sulla
stampa sono apparsi circa 800 articoli dal lancio della campagna, che ha attirato anche circa 500 tweet sul micro-blog Twitter.
Le animazioni sull’uso nascosto dell’acqua sono piaciute molto,
come dimostrano le oltre 200 000 visite nel giro di pochi mesi.
Lo sguardo rivolto al 2013
Quest’anno gli sforzi saranno rivolti a sensibilizzare i consumatori europei sul profilo ambientale dei prodotti, poiché la
Commissione continua a impegnarsi per esaltare i vantaggi di
un consumo più ecologico e più efficiente in termini di risorse.
Per saperne di più
www.generationawake.eu/it
www.imagineallthewater.eu/it
www.facebook.com/GenerationAwake
www.youtube.com/user/GenerationAwake
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14
LIFE
Dove erra il bufalo indiano
I cambiamenti nelle pratiche agricole tradizionali stanno
minacciando la sopravvivenza di queste paludi salmastre
interne. L’agricoltura intensiva ha modificato le condizioni idrologiche, causando squilibri di sale, mentre la fine del pascolo
estensivo ha condannato certe aree di prati salati all’invasione
di arbusti e alberi.
Per porre rimedio alla situazione, lo Stato federale del
Brandeburgo ha ottenuto il cofinanziamento del programma
LIFE dell’Unione europea per il progetto «Salzstellen
Brandenburg» (LIFE05 NAT/D/000111). Il suo scopo è quello
di ripristinare le specie e gli habitat caratteristici delle saline
più rappresentative, inclusi negli allegati della direttiva sugli
habitat (19 siti della rete Natura 2000 in totale), e di introdurre pratiche di gestione sostenibili.
Con l’aiuto di esperti dell’Ente statale per l’estrazione, la geologia e i minerali, il team del progetto ha realizzato opere idrauliche – come la riconnessione di meandri e la rimozione di vecchi
sbarramenti – volte a ripristinare l’equilibrio idrologico di varie
paludi e saline.
Le conoscenze dettagliate di idrologia locale e l’esperienza degli
agricoltori locali si sono rivelate imprescindibili per il successo.
Grazie alle opere è stato possibile innalzare il livello dell’acqua
su circa 312 ettari, dando la possibilità di effettuare regolazioni
su diversi prati a seconda delle condizioni atmosferiche e delle
esigenze delle specie volatili e botaniche interessate.
La rimozione dell’eccesso di vegetazione di canne e arbusti
e la creazione di stagni hanno avuto un impatto misurabile
sulla biodiversità della palude salmastra. Sono state identificate per la prima volta in siti diversi del progetto le rare piante
che crescono in questo habitat: il sedano d’acqua rampicante
e l’Angelica palustris.
Per gestire le zone di prato più umide, il team di progetto ha
deciso di non utilizzare costose attrezzature specializzate per
la falciatura, ma di introdurre pascoli estensivi popolati dal
bufalo indiano, che si è adattato bene alle condizioni difficili,
sopravvivendo a temperature invernali scese fino a –24 °C.
I bufali indiani sono apprezzati anche da agricoltori, residenti
locali e visitatori, contribuendo così al raggiungimento dell’obiettivo secondario del progetto, quello di stimolare l’interesse
locale nelle paludi salmastre interne e sviluppare il turismo.
Grazie a vari sussidi agro-ambientali, circa 300 bufali indiani
pascolano attualmente nelle paludi del Brandeburgo.
Il più grande successo
Holger Rössling, direttore del progetto, fa notare come l’acquisto
di terreni sia stato «molto importante» per il successo del progetto. Ritiene tuttavia che il suo più grande successo sia stato
quello di organizzare, insieme ai proprietari terrieri e agli agricoltori, «un’ottima gestione» dei prati ricchi di salgemma. Ciò ha
comportato, tra le altre cose, l’elaborazione di un piano d’azione
con raccomandazioni per un ulteriore sviluppo, in modo che il
bufalo indiano potesse continuare a vagare, contribuendo così
alla futura salvaguardia di questo habitat così importante.
Per saperne di più
http://ec.europa.eu/environment/life/project/Projects/index.cfm?
fuseaction=search.dspPag.&n_proj_id=2952
Pascoli estensivi
popolati dal
bufalo indiano.
© LIFE05 NAT/D/000111
Le paludi salmastre interne del Brandeburgo, vicino
a Berlino, sono rarità geologiche e botaniche che rappresentano una sosta annuale di vitale importanza
per migliaia di uccelli migratori, tra cui trampolieri,
gru e oche nordiche. Nei prati si riproducono spesso
anche la pavoncella, il beccaccino comune e altre specie di uccelli in via d’estinzione.
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NUOVE PUBBLICAZIONI
LIFE e la gestione delle coste
Le coste europee hanno un elevato valore ecologico ed economico: offrono una vasta gamma di preziosi habitat e servizi ecosistemici, e hanno sempre attratto l’uomo e le sue attività.
Tuttavia, la forte concentrazione di popolazione e lo sfruttamento
delle risorse naturali esercitano delle pressioni che portano alla
perdita di biodiversità e alla distruzione degli habitat. Questo
opuscolo, che prende abbondantemente spunto da progetti concreti sul campo, fornisce una panoramica dei vari programmi che
contribuiscono alla conoscenza, alla tutela e alla sostenibilità del
nostro ambiente costiero.
Disponibile solo in inglese all’indirizzo
http://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/
lifefocus/documents/coastal.pdf
AGENDA
World Forests Summit: raggiungere
una gestione forestale sostenibile
su scala globale
5-6 marzo 2013, Stoccolma
L’incontro si propone di individuare
le possibili modalità di collaborazione
tra le parti interessate del settore
forestale. Tra le questioni da discutere
vi sono la determinazione del valore
delle foreste nei bilanci, i modelli di
business per le industrie dei prodotti
forestali e il ruolo delle foreste nella
mitigazione dei cambiamenti climatici.
http://cemea.economistconferences.com/
event/world-forests-summit
I migliori progetti ambientali LIFE del 2011
L’obiettivo del programma annuale LIFE Environment Awards è di
contribuire a diffondere le migliori pratiche e i risultati positivi dei
progetti, identificando le iniziative con il maggiore potenziale di
miglioramento ambientale a lungo termine. Alle più meritevoli
viene assegnato il riconoscimento «Best of the Best». Questo
opuscolo presenta i cinque progetti che hanno raggiunto questo
traguardo nel 2011.
Disponibile solo in inglese all’indirizzo
http://ec.europa.eu/environment/life/publications/lifepublications/
bestprojects/documents/bestenv11.pdf
Arctic Summit: una nuova prospettiva
per commercio, energia e ambiente
12 marzo 2013, Oslo
L’evento si concentrerà sulle sfide
principali nella regione: la ricerca di
risorse naturali, l’impatto del cambiamento climatico, l’emergere di nuove
rotte commerciali e la necessità di
una gestione responsabile.
http://cemea.economistconferences.com/
event/arctic-summit
Scheda informativa sull’eco-innovazione
L’eco-innovazione riguarda tutte le forme di innovazione, tecnologica o meno, che creano opportunità di business ed eliminano
o riducono gli impatti negativi sull’ambiente. È strettamente
legata al modo in cui utilizziamo le risorse naturali e al modo di
produrre e consumare beni e servizi. Questa scheda di quattro
pagine spiega l’importanza del concetto, le politiche e i finanziamenti che l’Unione europea sta utilizzando per promuoverne lo
sviluppo e la crescente forza dell’industria dell’eco-innovazione
all’interno dell’Unione.
Disponibile in inglese e presto in altre lingue all’indirizzo
http://ec.europa.eu/environment/pubs/factsheets.htm
Zoe va controcorrente!
Blue Economy World Summit
29 aprile – 1º maggio 2013, Berlino
La conferenza esaminerà l’attuazione
e la realizzazione di un’«economia
blu». Saranno presi in considerazione
possibili modelli di business, gli
elementi chiave di un progetto
sull’economia blu e le opportunità
disponibili per le imprese.
http://www.blueeconomy.eu/
blueeconomysummit/index.html
La direzione generale per l’Ambiente della Commissione europea
ha lanciato la sua prima app per dispositivi mobili. Zoe va controcorrente! è un libro di fiabe digitale interattivo per bambini di età
compresa tra 7 e 11 anni. È disponibile in francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo e tedesco presso l’Apple Store
Settimana verde 2013
4-7 giugno 2013, Bruxelles
La qualità dell’aria sarà il filo
conduttore della 13ª edizione
di questo evento annuale di alto
livello organizzato dall’UE.
http://itunes.apple.com/lu/app/zoe-makes-a-splash!/
id542684376?mt=8&uo=4
http://ec.europa.eu/environment/
greenweek/index.html
e in Google Play
https://play.google.com/store/apps/details?id=com.inuistudio.
zoemakesasplash
Una versione online è disponibile all’indirizzo
http://ec.europa.eu/environment/pubs/children/zoe/digitalstory/
index.html
Salvo ove diversamente indicato, tutte le pubblicazioni sono disponibili gratuitamente
collegandosi al sito EU Bookshop http://bookshop.europa.eu
KH-AD-12-049-IT-C
NOTIZIE IN BREVE
Premi del sistema europeo di ecogestione e audit
© Unione europea
I premi di quest’anno hanno riconosciuto il contributo di sei organizzazioni pubbliche e private
nell’applicazione di soluzioni innovative per migliorare la loro gestione delle risorse idriche.
Nel settore privato, Abwasserverband Anzbach Laabental (Austria), un’associazione di
impianti di depurazione innovativi, ha riportato la vittoria nella categoria micro. Il vincitore
tra le organizzazioni di piccole dimensioni è stato Riechey Freizeitanlagen GmbH & Co. KG
(Germania), che gestisce un campeggio e un villaggio vacanze sul mar Baltico. Nella categoria medie dimensioni è emerso Neumarkter Lammsbräu Gebr. Ehrnsperger e. K.
(Germania), un birrificio che produce birra e bevande analcoliche biologiche, mentre il vincitore tra le organizzazioni di grandi dimensioni è stato Lafarge Cement, il più grande produttore di cemento del Regno Unito.
Nel settore pubblico, il comune di Tavarnelle Val di Pesa (Toscana, Italia), che impone l’obbligo
di installare tecnologie per il risparmio idrico in tutti gli edifici di nuova costruzione, ha vinto
nella categoria piccole organizzazioni, mentre il Bristol City Council (Regno Unito), che ha
ridotto il consumo cittadino di acqua dell’11 % dal 2009-2010, in quella grande.
Per ulteriori informazioni http://ec.europa.eu/environment/emas/emasawards/
Nantes è Capitale verde europea 2013
© Shutterstock
Il 29 novembre 2012 Nantes, la sesta città più grande della Francia, è diventata Capitale
verde europea, subentrando a Vitoria-Gasteiz, in Spagna. È la quarta città ad aver vinto il
prestigioso titolo da quando il premio è stato introdotto nel 2010.
Nantes ha molte credenziali verdi, tra cui quattro siti di Natura 2000, 33 aree naturali di
interesse botanico, faunistico o ecologico, nonché un ambizioso piano d’azione per il clima
volto a ridurre le emissioni di CO2 del 30 % pro capite entro il 2020.
Per vincere il premio Capitale verde europea una città deve dimostrare di essere caratterizzata da uno stile di vita ecologico all’avanguardia e fungere da modello per promuovere
le migliori pratiche altrove. Nantes farà fronte a questo impegno allestendo una mostra
itinerante, Aéroflorale II, che farà il giro dell’Europa nel corso del 2013.
Per ulteriori informazioni www.europeangreencapital.eu
Progetto per la tutela delle risorse idriche europee
© Shutterstock
La Commissione europea ha presentato un progetto per garantire che l’UE abbia a disposizione una quantità sufficiente di acqua di buona qualità per soddisfare le esigenze dei
suoi abitanti, dell’economia e dell’ambiente. Per raggiungere l’obiettivo attuale di un buono
stato ecologico delle acque entro il 2015, come precisato nella direttiva quadro sulle acque,
la strategia propone un triplice approccio.
Si sottolinea la necessità di migliorare l’attuazione della vigente legislazione europea sulle
acque. È possibile riuscirci misurando il consumo idrico, stabilendo un prezzo per l’acqua
ed effettuando una migliore analisi economica per applicare il principio secondo il quale
«chi inquina paga».
Integrare gli obiettivi della politica delle acque in altre aree di politica comunitaria pertinenti,
come l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti e i fondi di coesione e strutturali,
potrebbe essere determinante per il raggiungimento dell’obiettivo del 2015.
Il progetto sottolinea inoltre la necessità di sviluppare nuovi modi per migliorare l’efficienza
idrica, fissando obiettivi nazionali, utilizzando conti-acqua e concordando norme comunitarie
per la riutilizzazione dell’acqua.
Per ulteriori informazioni http://ec.europa.eu/environment/water/blueprint/
abbonarsi
per gli Europei
L’Ambiente
Environment DG
Communication Unit
Rue de la Loi/Wetstraat 200
B-1049 Brussels
Belgium
Zoe va controcorrente! è una nuova app sviluppata dalla direzione generale per l’Ambiente
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Genitori e insegnanti: utilizzate questo libro di fiabe interattive in classe o con i vostri figli (gruppo
target: 7-11 anni) per imparare qual è l’importanza dell’acqua nella nostra società.
Nome:
La storia ha per protagonisti due bambini e narra le loro avventure con Fred, una colta rana che
insegna loro (come anche ai loro genitori) gli errori da evitare. È ricca di divertenti animazioni, funzionalità interattive, alcune sezioni stimolanti e un sacco di consigli su come risparmiare acqua.
Via:
Disponibile in francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo e tedesco.
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Ne esiste anche una versione web con un apparato di note didattiche atte a stimolare le attività
di gruppo tra gli alunni delle scuole: http://ec.europa.eu/environment/pubs/children/children.htm
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Fax: +32 (0)2 29-86327
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Ambiente per gli Europei - Marzo 2013 - Parco Molentargius