Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento TAXE PERCUE
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Trento per la restituzione al cliente
Rivista missionaria per le famiglie fondata dalla
beata Maria Teresa Ledóchowska nel 1895.
È un semplice ed efficace strumento
di informazione e animazione missionaria.
SOMMARIO
In ascolto del Papa
Non abbiate paura della gioia!
61
In cammino con la Chiesa
Maria Goretti, patrona della gioventù”
62
In breve
Guatemala, Colombia
Corea, Laos
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65
In diretta
Anche le donne vogliono scavare i pozzi
Il Signore restituisce largamente...
66
68
Intenzione per l’evangelizzazione
“Bisogna aver cura che l’amore
per le missioni non si spenga mai nei nostri cuori,
anzi, aumenti sempre più.
Una pianta che non viene innaffiata
di tanto in tanto, inaridisce.”
Maria Teresa Ledóchowska
Intenzione di luglio 2014
Intenzione di agosto 2014
70
71
Pagina della gratitudine
Grazie per i libri
Un convento nuovo
72
72
Pagina della solidarietà
Centro nutrizionale per i più poveri
Ristrutturazione del monastero
73
73
Zoom
Che cos’è la Nuova Evangelizzazione?
74
Spazio giovani
I giovani raccontano la missione
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Notizie claveriane
Un cuore per le missioni
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Bacheca
Nella pace del Signore
Ricordiamo i nostri defunti
In copertina: Giovani volontari in Capo Verde
Foto: sr. Agata Wojcik, sspc
80
80
In ascolto del Papa
NON ABBIATE PAURA della gioia!
ari amici, la gioia! Non abbiate paura di essere gioiosi! Non abbiate paura della gioia, di
quella gioia che ci dà il Signore quando Lo lasciamo entrare nella nostra vita! Lasciamo che
entri nella nostra vita e ci inviti a uscire fuori, verso le periferie della vita, ad annunciare il
Vangelo. Non abbiate paura della gioia. Gioia e coraggio!
C
Papa Francesco
Angelus, 1 luglio 2013
AUGURI
DI BUONE E SERENE VACANZE
ai nostri cari
lettori e amici
Capo Verde Foto: A. Wójcik
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In cammino con la Chiesa
MARIA GORETTI, patrona della gioventù
ento due anni fa, il 6 luglio 1902,
là dove ancora non esisteva la città
di Latina, ma la campagna e la palude
facevano da sfondo a isolate case coloniche e piccoli paesi, veniva uccisa
una ragazza di 11 anni. Il suo nome
era Maria, Goretti il suo cognome. Così
come ci raccontano le cronache processuali, veniva uccisa da un adulto
nel tentativo di stuprarla.
La bambina, che aveva già dato dimostrazione di carattere forte nonostante
la giovane età, si rifiuta con i modi e
con la scarsa forza fisica di cui è dotata, e viene accoltellata. È un tragico
fatto di cronaca nera, che ha segnato
l’immaginario collettivo per la brutalità del gesto, ma che ora, a distanza
di più di cento anni, appare spesso colorato di tinte improprie.
Ci stupisce e ci addolora, infatti, che
il nome di Maria Goretti, fatta Santa
dalla Chiesa per la sua decisione, per
la sua forza d’animo e per la sua fede,
sia spesso associato a un ideale di
estraneità al mondo. Ma Maria Goretti, secondo quanto attestano le cronache del
tempo, è stata l’opposto di un modello esistenziale di questo tipo. «Non è una santa
Maria Goretti» è un’espressione che purtroppo
si usa per alludere a una donna che «sa vivere la sua vita» senza eccessi, ma anche
senza mortificazioni. Come se l’atto di sottrarsi allo stupro fosse una mortificazione. E
si finisce così con il ridicolizzare un atto forte
e deciso, che il femminismo, se ancora esi-
C
62
stesse, dovrebbe riconoscere e valorizzare.
Maria Goretti era davvero forte e decisa, nonostante l’età. Lavorava, accudiva ai fratelli,
pregava. Conduceva una vita che sarebbe impensabile oggi per una ragazza della sua età.
Ma a quell’epoca si cresceva in fretta, e anche
questo è oggi un insegnamento che ci lascia
la piccola santa: il lavoro deve essere risparmiato ai bambini, ma non il senso di responsabilità! Quanto manca, invece, oggi il senso
di responsabilità ai nostri adolescenti, che
spesso sanno solo scegliere il film da saccheggiare in internet o la griffe dei pantaloncini da acquistare!
Non solo violentata, ma violentata in un episodio di pedofilia: chi vuol male alla Chiesa
vorrebbe far diventare la ragazza, simbolo
dell’infanzia intoccabile che la Chiesa ha sempre difeso, un tema di ridicolo. E nell’immaginario collettivo, nel mare dei luoghi
comuni, l’operazione può riuscire, perché non
si accetta che da più di 100 anni la Chiesa si
sia levata in difesa di quei piccolissimi che
nei Paesi industrializzati erano mandati nelle
miniere e nelle fabbriche.
Certo, la colpa è anche di chi ha raffigurato
Maria Goretti staccata e lontana dalla vita, e
a questo riguardo ha la propria responsabilità
anche certa agiografia nostrana, diffusa e
Santuario della Santa a Nettuno (RM)
sempliciotta. Se è giusto, infatti, difendere
un principio, non è corretto ridurre una persona a un’icona astratta, come se la santità
consistesse nel vivere al di fuori del mondo,
mentre Maria Goretti, per riflesso della santità operosa e materna di Maria Vergine, cui
era molto devota, aveva improntato la sua
esistenza a un senso concreto e forte dei propri doveri nei confronti della sua famiglia.
Si tratta di un’agiografia che ignora le parole
che Pio XII pronunciò nel 1947: «Non vi è
forse però da temere che la grazia e il candore
delicatissimo, movendo la sensibilità artistica o
letteraria, troppo superficiali e troppo naturali,
lascino un poco nell’ombra la sua virtù caratteristica, la fortezza?». Maria Goretti, continuava Pio XII, era cresciuta in uno di quei
focolari domestici «dove si prega; ove i figli
sono educati nel timore di Dio, nell’obbedienza
verso i genitori, nell’amore della verità, nella
verecondia e nella illibatezza; ove essi, fin da
fanciulli si abituano a contentarsi di poco, a
essere ben presto di aiuto in casa e nella fattoria; ove le condizioni naturali di vita e l’aura
religiosa che li circonda cooperano potentemente a far di loro una cosa sola con Cristo».
Maria Goretti è patrona della gioventù e patrona della città di Latina. Ci piace pensarla
anche patrona delle donne che hanno subito
la violenza di uno stupro e patrona della dignità dell’infanzia. Aver riconosciuto la santità di una ragazza giovanissima per età, ma
innamorata della vita, della propria dignità,
della propria famiglia e di Dio è un monito
per i giovani di oggi e per gli educatori: i
nostri figli non sono vittime designate della
pubblicità e del consumismo, come li vogliono i mass-media, ma possono innamorarsi
del vero, sono forti e meritano di essere trattati come tali.
Carlo Bellini, Zenit
63
In breve
GUATEMAlA
Ogni giorno un gruppo di
180 bambini vengono assistiti e tutelati nell’Hogar
Nuestra Señora Consoladora,
fondato 33 anni fa per proteggere bambini orfani. La struttura si
trova nella zona di Mixco, accanto al
Seminario Mayor di Asunción. Ai giovani
ospiti, di età compresa tra i 3 e i 18 anni,
viene assicurata, oltre al nutrimento e all’abbigliamento, la dovuta istruzione, grazie al
sostegno di collaboratori, donatori e benefattori. Suor Maria Eva Amortegui, vicedirettrice della casa, che è a carico delle Piccole
Apostole della Redenzione, spiega che gli
aiuti offerti consistono in prodotti alimentari
di base, in calzature e articoli di vestiario. All’età di 13 anni i ragazzi vengono trasferiti in
un centro vocazionale, dove possono continuare a studiare o, in caso di richiesta da
parte di qualche famiglia, essere adottati.
Nell’Istituto vivono 28 suore, 7 novizie e 5
aspiranti che impartiscono lezioni ai piccoli e
si occupano della casa. La struttura finora ha
assistito 10 mila piccoli orfani. Agenzia Fides
COlOMBIA
Un contributo della Chiesa alla pace in Colombia: sarà questo l’obiettivo del terzo Congresso mondiale della Misericordia, in
programma a Bogotá dal 15 al 19 agosto prossimi. Per la prima volta, l’incontro si terrà in
un Paese latinoamericano, dopo i congressi di
Roma, nel 2008, e in Polonia, nel 2011. Circa
4 mila i partecipanti previsti, provenienti dai
cinque Continenti. «Nella misericordia di Dio
64
– spiega padre Patrice Chocholski, segretario
del Congresso – il mondo incontrerà la pace e
l’uomo la felicità». Ampio spazio verrà dato,
naturalmente, al rapporto tra la misericordia e
la missione nel Continente, uno dei grandi impegni assunti dalla quinta Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei
Caraibi ad Aparecida (Brasile) nel maggio del
2007, per rilanciare la dimensione missionaria
della Chiesa locale. In vista del Congresso, è
stato inaugurato anche uno speciale sito web:
www.wacomcolombia.org, (World apostolic congress on mercy), che si apre con le parole pronunciate da Papa Francesco al suo primo
Angelus, il 17 marzo 2013: «Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto». Radio Vaticana
COREA
«porterà speranza e avvierà una nuova era per
la Chiesa in Asia». Radio Vaticana
lAOS
Papa Francesco, nel mese d’agosto, visiterà la
Corea del Sud, dove vivono 5,5 milioni di cattolici. Il viaggio si deve a un invito da parte
del Presidente coerano, Park Geun Hye, e dei
vescovi presenti nel Paese. Il Santo Padre sarà
in Corea dal 14 al 18 agosto, in coincidenza
con la VI Giornata Asiatica della Gioventù
(AYD), la quale avrà luogo nella diocesi di
Daejeon, luogo di nascita di sant’Andrea Kim
Tae-gon, primo martire della Corea del Sud. Il
tema scelto per la Giornata della Gioventù è il
seguente: «Giovani asiatici, destatevi! La gloria del martirio risplende su di voi».
Durante la sua visita, Papa Francesco beatificherà Paul Yub Ji-Chung e 123 suoi compagni
di martirio, uccisi durante la persecuzione in
Corea, nel XVIII e XIX secolo. Le beatificazioni offriranno al Papa l’opportunità per richiamare l’attenzione sulla persecuzione dei
cristiani nel mondo attuale. L’Asia è il continente in cui più alta è la violenza contro i cristiani. Il cardinale Andrea Yeom, arcivescovo
di Seoul, è convinto che la visita del Papa
Otto famiglie cristiane residenti nel villaggio
di Natahall (Laos meridionale) stanno lottando duramente per difendere il diritto, costituzionalmente garantito, di professare la
fede cristiana, nonché il diritto di proprietà
sulle loro case. Nel mese di marzo il capo del
villaggio, assieme ad agenti della polizia distrettuale, ha convocato le otto famiglie e,
dopo averle schernite, le ha esortate ad abbandonare la fede cristiana, affermando che
si tratta di «una fede straniera, degli Americani». Non solo: ha anche preparato i documenti per trasferirle in un altro luogo,
dicendo che «non c’è posto per loro a Natahall». I cristiani, tuttavia, non intendono
muoversi. Per costringerli a convertirsi, il
capo ha pubblicamente dichiarato che «i cristiani saranno ritenuti responsabili per qualsiasi morte o evento avverso che avverrà fra gli
abitanti di Natahall». Agenzia Fides
65
In diretta
ANCHE lE DONNE vogliono scavare i pozzi
Carissime Sorelle Claveriane, ben volentieri vi
mando alcune informazioni sul progetto che generosamente avete sostenuto tramite i vostri
Benefattori. Si tratta, come certo ricorderete,
del “Pozzo di Chepnyal” - West Pokot, Kenia.
Nel descrivervi i lavori, desidero esprimervi il
ringraziamento più sentito, mio personale e
della comunità.
preparativi per i lavori d’escavazione del
pozzo cominciarono innanzi tutto con l’individuazione e con la scelta di uomini capaci,
dotati delle necessarie conoscenze tecniche
I
66
per avviare scavi profondi e sicuri. È stata,
questa, una delle nostre prime e maggiori difficoltà. Gli uomini dei dintorni sono pastori e
non hanno nessuna nozione di come si possa
e si debba scavare la terra, e tanto meno
hanno pratica degli strumenti indispensabili
per questo tipo di lavoro. Siamo dovute andare a Kitale, che dista tre ore di macchina.
Qui abbiamo potuto riunire un’équipe di otto uomini esperti. Eravamo consapevoli che l’assunzione di
operai esterni avrebbe comportato
per noi l’onere di provvedere al loro
soggiorno, fornendo loro locali ammobiliati e dotati di cucina.
La seconda difficoltà a cui abbiamo
dovuto fare fronte è consistita nel
procurarci gli strumenti necessari
alla nostra manodopera: dai martelli di varie dimensioni agli scalpelli. Gli uomini erano otto e
ciascuno aveva bisogno di utensili
propri, perché avrebbero lavorato
tutti contemporaneamente in diversi punti del cantiere.
Tutte pregavamo perché nello scavo
non si incontrasse una roccia. Sembrava, invece, che la roccia fosse
ovunque: talvolta dura e impenetrabile, talvolta friabile. Per agevolare il lavoro, abbiamo comperato
tre punte da roccia. Queste dovevano essere azionate con il generatore elettrico. Dal cantiere giungeva, però, intanto
anche una buona, ottima notizia: in molti
punti si era trovata l’acqua: la sorpresa e la
gioia della popolazione e nostre sono state
grandi. Le cavità prodotte avevano una larghezza di circa un metro di diametro e una
profondità variabile da 6 a 15 metri. Venivano rivestite con mattoni fatti sul posto in
doppio strato; veniva quindi manualmente
installata una pompa.
Al termine dei lavori, si organizzò la festa
d’inaugurazione per gli abitanti del luogo.
Ci furono canti religiosi tradizionali, benedizioni, preghiere, danze, discorsi e regali.
La festa fu particolarmente dedicata alle
donne come segno di profonda riconoscenza
per il lavoro instancabile che avevano svolto
durante gli scavi.
Dappertutto si parlava della buona riuscita
del progetto. Ora, con ammirazione e gioia,
ricevo visite di diversi gruppi di donne, le
quali entusiaste per il lavoro realizzato
anche con il contributo di donne, vogliono
anch’esse scavare pozzi nei loro villaggi.
Un membro della nostra équipe sa trovare l’acqua anche in punti lontani e questa sua capacità crea profondo stupore nella gente del
vicinato. Questa gente povera, in grande difficoltà, non oserebbe mai avanzare la richiesta per avviare lo scavo di un pozzo, convinta
che tale richiesta non potrebbe mai neppure
essere presa in considerazione.
Grazie al buon Dio e a voi ora, nel nostro villaggio, abbiamo acqua potabile a disposizione di tutti. Ce ne rallegriamo e
consideriamo questo fatto un vero miracolo
della solidarietà cristiana.
Ancora una volta vi diciamo grazie, assicurandovi le nostre costanti preghiere per le vostre intenzioni!
Sr. Mary Holland, D.Ch.
Chepnyal, KENYA
Foto in queste pagine: M. Holland
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In diretta
Il SIGNORE RESTITUISCE lARGAMENTE
ciò di cui ci siamo privati
arissime Sorelle e Benefattori, il mio
cuore è ricolmo di riconoscenza, mentre
condivido con voi la gioia della comunità
cattolica di Chavala (Malawi) per il dono
della nuova chiesa, dedicata a Santa Monica. È bella, spaziosa, accogliente: la gente
la guarda strabiliata e dice che sembra sia
scesa dal cielo. Chi passa per strada si ferma
per ammirare una struttura così bella in una
zona tanto lontana e disagiata, collegata
con la città da un mezzo pubblico soltanto
tre volte la settimana.
Quando due anni fa il giovane parroco, don
Paolo Nkolombidzo, mi parlò di questa co-
C
munità e della necessità di una chiesa decorosa e capiente, non potevo certo immaginare che saremmo riusciti a costruirla in
breve tempo. La Provvidenza divina ci ha aiutati, al di là di ogni nostra aspettativa, attraverso le Sorelle di S. Pietro Claver e
attraverso tutti voi, generosi Benefattori. I
cattolici di Chavala vi sono immensamente riconoscenti e potete contare sul loro ricordo
nella preghiera. Sarete particolarmente presenti il giorno 10 maggio 2014, quando il nostro nuovo arcivescovo, mons. Thomas Msusa,
andrà a Chavala per benedire la nuova chiesa.
L’inaugurazione doveva essere il 15 febbraio,
Foto in queste pagine: A. Tommasi
68
ma le piogge torrenziali di quei giorni hanno
rovinato enormemente la strada bianca e ci
hanno impedito di raggiungere il posto proprio la mattina della festa.
Abbiamo comunque già celebrato una Santa
Messa solenne di ringraziamento per aver raggiunto una meta che sembrava quasi irraggiungibile. La comunità locale ha lavorato
con impegno sia per fare e cuocere i mattoni,
sia per trasportarli vicino alla costruzione,
portare l’acqua, raccogliere la sabbia, ecc. Ora
confidiamo che anche la chiesa di pietre vive
diventi più numerosa, fervente e santa.
Sicuramente vi farà piacere sapere che un
certo numero di operai che hanno lavorato
alla costruzione provengono dalla dura esperienza del carcere. Sono giovani padri di famiglia, che stanno imparando un mestiere per
essere autosufficienti e costruire un futuro sereno per le loro famiglie.
A ciascuno di voi ripeto quello che mi dice
sempre la gente del posto, quando dono qual-
cosa: «Là dove hai tolto, il Signore rimetta abbondantemente!». Zikomo, zikomo kwambiri!
Grazie, molte grazie!
Sr. Anna Tommasi, FALMI
Blantyre, MALAWI
69
Intenzione per l’evangelizzazione
da Il Messaggero del Cuore di Gesù
INTENzIONE MISSIONARIA di luglio 2014
Perché lo Spirito Santo sostenga l’opera dei laici che annunziano il Vangelo
nei Paesi più poveri.
L’opera dei laici è un tema di per sé molto variegato, per cui ci limitiamo a tre brevi note.
I. «Come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano
sotto il potere del diavolo, perché Dio era con
Lui» (At 10, 38). Queste parole di Pietro sintetizzano quella che fu la vita e la missione di
Gesù di Nazaret e il testamento e l’eredità che
Egli ha lasciato ai suoi fedeli: non importa
quanto sia lunga di giorni la nostra vita,
quello che importa è che essa sia spesa da
ciascuno, secondo la propria condizione, per
gli altri. Gesù ha preso in considerazione le
necessità di tutti, senza badare ad alcuna distinzione e alla possibile riprovazione dei
benpensanti (cfr. Mc 5). Questo atteggiamento di Gesù ha trovato espressione recentemente nell’affermazione di Papa Francesco:
«Chi sono io per giudicare!».
II. Il termine laico/-i è usato abitualmente
per designare coloro che non hanno ricevuto
il Sacramento dell’Ordine né appartengono
allo stato religioso (cfr. CCC, 897), ma tutti i
battezzati sono laici in quanto appartenenti a
quel popolo di Dio che, aderendo agli insegnamenti di Gesù Cristo, diventa parte attiva
del suo Regno (cfr. CCC, 751-752). Non dobbiamo, pertanto, aspettarci una qualche co70
reografica chiamata: tutti siamo chiamati, in
forza del Battesimo, secondo il luogo e il
tempo che a noi sono stati attribuiti, a
diffondere il Vangelo, la Buona Novella, beneficando e risanando tutti.
III. L’Intenzione del mese di luglio parla dei
Paesi più poveri e subito la nostra mente
corre ai Paesi cosiddetti del Terzo, se non addirittura del Quarto Mondo, ma ormai le cronache ci hanno abituato a prendere in
considerazione il nostro stesso mondo, il
mondo delle nostre nazioni, che stanno diventando sempre più povere. Le notizie che
ogni giorno vengono rimbalzate dai giornali,
dalla televisione, dalla radio e da ogni altro
strumento di comunicazione, rivelano realtà
fino a poco tempo fa inimmaginabili. Non è,
dunque, necessario allontanarsi per trovare i
poveri bisognosi di soccorso. E da questo
nuovo vaso di Pandora sono uscite non soltanto miserie economiche, ma anche miserie
morali e spirituali, per lo più sconosciute ai
Paesi di secolare povertà, e sono, in particolare, queste nuove miserie che ora ci interrogano e chiedono il nostro intervento,
discreto, diversificato e del tutto nuovo rispetto a quelli finora messi in atto.
Anna Talini
INTENzIONE MISSIONARIA di agosto 2014
Foto: D. J. Lippert
Perché i cristiani in Oceania annuncino con gioia la fede a tutte le popolazioni
del Continente.
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Pagina della gratitudine
GRAzIE per i libri
UN CONvENTO nuovo
arissimi Benefattori, sono lieto di mandarvi alcune foto del progetto da voi finanziato per l’acquisto di libri destinato
all’Istituto Teologico San Giuseppe dell’Arcidiocesi di Leopolis, Ucraina. Grazie per la vostra generosità. Parte dei nostri problemi
sono stati risolti! Nel corso dell’anno speriamo di realizzare alcuni progetti culturali,
per esempio dei simposi, dal momento che
ora possediamo opere importanti di letteratura scientifica. Che Dio vi benedica e confermi nella fede in Gesù!
C
Mons. Jacek Uliasz
Leopolis, UCRAINA
72
arissimi Benefattori, vi siamo molto grate
perché ci avete aiutato nella costruzione
del convento. L’edificio è stato completato
nel luglio 2013 ed è stato benedetto da mons.
Thumma Bala, arcivescovo di Hyderabad e da
mons. Udumala Bala, vescovo della Diocesi di
Warangal. Il primo piano del convento è utilizzato come centro vocazionale per le ragazze adolescenti povere e svantaggiate dei
quartieri di Karimnagar. Questo centro, nel
quale offriamo corsi di formazione nell’ambito
dell’informatica, della sartoria, del cucito, del
ricamo, ecc., è stato inaugurato il 5 ottobre
2013. La sua costruzione è stata sostenuta
dal movimento spagnolo Manos Unidas. Ora,
dunque, disponiamo di un bell’edificio, che
può essere utilizzato come convento e come
centro formativo vocazionale. Ancora una
volta esprimiamo la nostra sincera riconoscenza per il grande aiuto che ci avete dato.
Ricordiamo con gratitudine tutti i benefattori
nella preghiera, augurando a ciascuno pace e
gioia nel Signore. Grazie, grazie per il vostro
generoso sostegno!
C
Sr. Tessy, Sorelle dell’Adorazione SABS
Warangal, INDIA
Pagina della solidarietà
CENTRO NUTRIzIONAlE RISTRUTTURAzIONE
per i più poveri
del monastero
arissimi Benefattori, da circa trent’anni, sr.
Romana Sacchetti, ASC, opera nella città di
Ingorè, Guinea Bissau, dove è responsabile del
Centro Nutrizionale. La situazione in Guinea Bissau è divenuta recentemente più difficile a
causa di un governo instabile e incapace di
comprendere le istanze della sua gente. La povertà, la malattia e la sofferenza dilagano a dismisura. Le nostre suore cercano, in tutti i
modi, di andare incontro agli ultimi, ma non
sempre riescono a dare risposte con le risorse
che hanno. Il Centro Nutrizionale di Ingorè sostiene i neonati, i bambini e le mamme, soprattutto i più indifesi e i più poveri. Sr.
Romana opera nel Centro, lavorando incessantemente a tutela della vita e della salute di
quanti bussano alla sua porta. Non è sola in
quest’opera, ma è coadiuvata da collaboratori,
che si prodigano con amore e competenza. Non
riuscendo a sostenere tutte le spese per assicurare il funzionamento dell’istituzione chiede alla
vostra generosità un contributo economico di
Euro 5.000,00, destinato, in particolare, a retribuire il lavoro di questi collaboratori preziosi.
Sostengo questa richiesta e, sicura della vostra
collaborazione, ringrazio e prego insieme alle
suore della Guinea Bissau, perché il Sangue di
Cristo sia fonte di benedizioni per tutti voi, che
operate per la diffusione del Regno di Dio.
arissimi Benefattori, siamo una comunità
contemplativa totalmente dedita alla preghiera e contemplazione, all’adorazione Eucaristica, al silenzio e alla solitudine. Il nostro
apostolato è volto a sostenere la causa missionaria nella nostra Diocesi e della Chiesa locale
attraverso l’offerta della nostra vita «nascosta
con Cristo in Dio» (Col 3,3). Ci rivolgiamo a voi,
esponendovi le necessità del nostro convento,
perché non abbiamo mezzi materiali a nostra disposizione. Nel nostro monastero devono essere
riparati il portone esterno, la cinta di protezione, il magazzino per i prodotti del campo e
il tetto della lavanderia. Per queste opere chiediamo il vostro aiuto. Il Signore ricompensi con
la sua generosità senza limiti la vostra generosità e benedica la nostra missione per la santificazione di tutti gli uomini.
C
C
Sr. Josanne Benedica Bautista, SCC
Urdaneta, FILIPPINE
Sr. Silvana Crolla, ASC
Ingorè, GUINEA BISSAU
vi preghiamo di indirizzare le offerte a:
Congregazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver - via della Collina 18 - 38121 TRENTO
CCP n. 35483452
IBAN: IT39 l076 0101 8000 0003 5483 452
Le eventuali offerte che risulteranno in eccedenza rispetto alle richieste che abbiamo presentato saranno destinate a
progetti analoghi a noi comunicati dai missionari sparsi in tutto il mondo.
73
Zoom
CHE COS’è la Nuova Evangelizzazione?
Ne sentiamo ormai parlare da tempo e questo
è un segnale positivo, poiché mette in luce
come tale tema stia entrando in maniera pervasiva nel nostro tessuto ecclesiale e di conseguenza nella mente del singolo credente. Forse,
però, il concetto di Nuova Evangelizzazione rimane ancora parzialmente oscuro e nebuloso.
Si tratta di nuovi contenuti? O è un nuovo metodo? E chi è il nuovo evangelizzatore? E chi
evangelizza? Insomma: che cos’è la Nuova
Evangelizzazione?
a Nuova Evangelizzazione è oggi considerata
dalla Chiesa una priorità, in particolare, nel
Continente europeo. La civiltà europea è stata permeata, nel corso dei secoli, dal messaggio cristiano, ma a partire dalla seconda metà del XX
secolo il vento forte del secolarismo ha portato le
masse al progressivo abbandono della fede e dei
valori cristiani. A causa della globalizzazione il processo della secolarizzazione sta mettendo radici
anche in altri contesti culturali e geografici.
Il tema della Nuova Evangelizzazione, che corrisponde alla consapevolezza di dovere adottare nella trasmissione della fede nuovi
dinamismi e nuovi metodi, è stato proposto
per la prima volta da Paolo VI nell’Esortazione
Apostolica Evangelii Nuntiandi sull’evangelizzazione nel mondo moderno. L’argomento è
stato poi ripreso e sviluppato in modo significativo da Giovanni Paolo II nel corso del suo
pontificato. È stato, infatti, Papa Wojtyła a
coniare l’espressione e a usarla per la prima
volta il 9 maggio 1979 nel corso dell’omelia
tenuta a Mogila, durante il viaggio apostolico
in Polonia: «Abbiamo ricevuto un segno: alla
L
74
Foto: P. Mlynarek
soglia del nuovo millennio – in questi nuovi
tempi, in queste nuove condizioni di vita –
torna a essere annunziato il Vangelo. È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si
trattasse di un secondo annuncio, anche se in
realtà è sempre lo stesso».
Da quel primo accenno nel 1979, il concetto
si va progressivamente specificando. Ancora
Giovanni Paolo II, nel 1987, incoraggia i vescovi francesi «a formare i vostri cristiani alle
responsabilità, a promuovere con essi una
nuova evangelizzazione»; e, nel 1988, speci-
fica che «il punto di partenza della nuova
evangelizzazione è sempre Cristo, il Salvatore
dell’uomo». Nella Lettera Enciclica Redemptoris Missio del 1990, lo stesso Papa dirà:
«Sento venuto il momento di impegnare tutte
le forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della
Chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo:
annunziare Cristo a tutti i popoli» (RM, 3); e
ancora: «Oggi la chiesa deve affrontare altre
sfide, proiettandosi verso nuove frontiere sia
nella prima missione ad gentes sia nella nuova
evangelizzazione di popoli che hanno già ricevuto l’annuncio di Cristo» (RM, 30), dichiarando con parole di fuoco che occorre una
«nuova evangelizzazione» o «rievangelizzazione» (RM, 33).
Il concetto della Nuova Evangelizzazione è
stato uno dei termini-chiave del pontificato
di Benedetto XVI. È stato questo pontefice,
infatti, a costituire, nell’autunno 2010, un
nuovo dicastero vaticano: il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e, nell’ottobre 2012, ha convocato
una riunione speciale del Sinodo dei Vescovi
sull’argomento: La Nuova Evangelizzazione per
la trasmissione della fede cristiana. Da questa
assemblea sinodale è sorta la recente Esortazione Apostolica di Papa Francesco Evangelii
Gaudium, pubblicata il 24 novembre 2013.
Se l’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi
di Paolo VI, dell’8 dicembre 1975, annoverava
entro la categoria di evangelizzazione i vari
ambiti della predicazione: catechesi, liturgia,
vita sacramentale, pietà popolare e testimonianza della vita dei cristiani (EN, 17, 21,
48ss), l’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco, facendo propri i contenuti della Evangelii Nuntiandi e di tutti i
documenti magisteriali successivi, ma anche
rileggendoli alla luce della propria personale
sensibilità spirituale e pastorale, ci ricorda
che soltanto da un «incontro personale con
Gesù Cristo» (EG, 3) nasce «la gioia del Vangelo» che «riempie il cuore e la vita intera di
coloro che si incontrano» con Lui (EG, 1). E
«solo grazie a quest’incontro – o reincontro –
con l’amore di Dio, che si tramuta in felice
amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità (…):
lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice.
Perché, se qualcuno ha accolto questo amore
che gli ridona il senso della vita, come può
contenere il desiderio di comunicarlo agli
altri?» (EG, 8). Pertanto, «quando la Chiesa
chiama all’impegno evangelizzatore, non fa
altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: “Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la
vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla
fin fine, è questo”» (EG, 10). E invita a indirizzare l’azione evangelizzatrice fondamentalmente in tre ambiti: «l’ambito della pastorale
ordinaria (…); l’ambito delle “persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo” (…); [l’ambito di] coloro che non
conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato» (EG, 14).
La Nuova Evangelizzazione consiste, dunque,
in un personale rinnovato incontro con Gesù
Cristo, incontro da cui nasce una profonda
gioia e che, con forza tutta propria, spinge a
evangelizzare (cfr. 1 Cor 9,16; 2 Cor 5,14).
Papa Francesco, inoltre, esorta ad assumere
«un determinato stile evangelizzatore (…) in
ogni attività che si realizzi» (EG, 18), ben
consapevole che «la Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”» (EG, 14).
a cura di sr. Maria Maciag, sspc
75
Spazio giovani
I GIOvANI raccontano la missione
ell’aula
Open
Space, presso l’Istituto Artigianelli di
Trento, sabato 22
marzo 2014, erano
presenti le suore claveriane, una suora
comboniana, alcuni
missionari comboniani, cappuccini,
francescani, pavoniani e un gruppo di
rappresentanti del
Centro Missionario
Diocesano di Trento.
Tutti i presenti
avrebbero avuto una
qualche esperienza di missione da raccontare.
Ma a parlare è stato un gruppo di giovani,
provenienti da città e realtà diverse (Trento,
Bologna, Torino, appartenenti all’ambito parrocchiale e ad associazioni ecclesiali o del
tutto esterni a qualunque movimento), ma accomunati dall’aver vissuto una o più esperienze missionarie grazie al sostegno di uno
dei suddetti ordini missionari o dei Centri Missionari Diocesani.
L’obiettivo dell’incontro, infatti, era proprio
quello di ascoltare il punto di vista dei giovani, per capire che cosa li spinga a partire,
come vivano le loro esperienze missionarie e
come queste possano cambiarli al rientro sul
piano personale o professionale. Dalle loro testimonianze si sarebbero potuto trarre indizi
utili per una migliore programmazione e organizzazione di queste esperienze stesse.
N
76
Foto: R. Juszczyk
«Che cosa vi ha spinto a partire?» - Un
primo momento di confronto è ruotato intorno alle motivazioni che hanno portato
questi giovani a intraprendere il viaggio. Un
progetto abbozzato da tanto tempo, «da fare
una volta nella vita», aveva avuto in ciascuno dei partecipanti origini diverse e si era
successivamente concretizzato in una destinazione precisa.
Ester voleva capire quale fosse la sua strada
alla fine del Liceo; Giovanni cercava risposte rispetto alla sua vita e alla fede; Sara
aveva in mente di «fare» qualcosa di utile e
di ampliare lo sguardo su un’altra realtà, per
crescere; Selene partiva per un tirocinio universitario, ma anche per staccarsi da un momento di «soffocamento»; Michele si era
fatto convincere dai racconti dei suoi amici;
Nicola voleva capire perché sua zia missio-
naria fosse sempre sorridente e si era ritrovato iscritto dal fratello, a sua insaputa, a
un corso di formazione per partire.
Sono quindi emersi spunti molto diversi, che
spaziavano dalla ricerca personale ed esistenziale alla preoccupazione di crescere come persona, per vivere più consapevolmente la futura
professione o in generale la propria vita.
«Che cosa avete provato al rientro?» - Tutti,
dopo il primo momento necessario per riadattarsi alla quotidianità, hanno avuto modo di
riconoscere la ricchezza spirituale acquisita
durante il viaggio e hanno spesso ammesso di
avere ricevuto molto più di quanto si erano attesi. Tutti hanno definito la propria esperienza
come esperienza positiva e anche illuminante
per la loro vita. Hanno riscoperto il valore
delle persone, dei rapporti, del tempo, o
hanno trovato risposte importanti alle loro domande. Ester ha intrapreso la strada di educatrice professionale dopo l’esperienza in
Romania; Giovanni, dopo un anno in Perù, ha
maturato la scelta di entrare dai Francescani;
Sara ha proseguito il suo cammino come insegnante con una visione più ampia del mondo;
Selene è un’educatrice che svolge la sua professione con passione e dedizione; Michele e
Alessandro sono entrati a far parte dell’équipe
del Centro Missionario Diocesano di Trento,
che prepara i giovani in procinto di partire, e
vivono la loro vita quotidiana con un atteggiamento diverso, anche controcorrente.
«Come essere missionari nel proprio ambiente?» - Il desiderio condiviso è che le
esperienze missionarie non finiscano con il ritorno a casa, ma, anzi, diano inizio a qualcosa di nuovo nella realtà quotidiana.
Il tema su cui tutti, in particolare, erano concordi è stata la necessità di aprirsi realmente
alle persone provenienti da altre realtà e che
si sono trasferite in Italia, scoprendone la
presenza, spesso un po’ invisibile, o resa tale
dall’indifferenza e valorizzando, inoltre, le diversità culturali, come momento di arricchimento reciproco, ma anche ricercando gli
elementi comuni, siano essi parte del vissuto
personale o dei valori fondanti della fede. L’idea forte che è emersa è di vedere nello straniero non solo un immigrato, ma una persona
con una propria storia e una propria cultura,
che devono essere comprese per poter entrare
in relazione con lui. Indubbiamente l’aver
vissuto un’esperienza missionaria aiuta a capire con maggiore profondità le persone di
un altro Paese. Un aspetto fondamentale è sicuramente la condivisione dell’esperienza
missionaria vissuta. Che si tratti del racconto
di un solo mese passato in missione da un
giovane o dell’esperienza di anni e anni dei
più anziani, l’importante è che ciascuno parli
della propria esperienza, con i suoi momenti
entusiasmanti o commoventi, con le difficoltà e la fatica, e non del successo dei progetti realizzati.
Questo incontro ha rappresentato un momento forte e autentico di condivisione; è
stato toccante sentire giovani pronunciare parole così profonde sulle loro esperienze, ma
ancor più è stato toccante sentire come nella
loro vita quotidiana si impegnino a testimoniare la propria fede, disposti a impegnarsi per
ciò in cui credono, anche quando è scomodo.
Al termine della giornata abbiamo avvertito
di aver ricevuto una rinnovata spinta di entusiasmo e speranza e uscendo abbiamo portato con noi l’immagine del sorriso semplice
di un missionario, che aveva capito dove si
trova la vera Gioia.
Sara Costantino
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Notizie claveriane
UN CUORE per le missioni
La Fondatrice al lavoro. La foto del 1900, Vienna
Ogni anno, il 6 luglio, noi Suore Missionarie di
San Pietro Claver celebriamo la festa della Beata
Maria Teresa Ledóchowska, nostra Fondatrice.
Pubblichiamo una ricostruzione degli esordi dell’interesse religioso della Beata Maria Teresa per
la Chiesa missionaria in Africa e della sua attività a sostegno dei missionari.
l primo approccio di Maria Teresa con il
mondo missionario avvenne nell’anno
1886, attraverso l’incontro con due suore
delle Missionarie Francescane di Maria, che si
erano recate alla corte della granduchessa di
Toscana in cerca d’aiuto finanziario per le loro
missioni in Madagascar. All’udire le due suore
parlare della loro esperienza apostolica tra i
lebbrosi dell’isola africana, gli occhi di Maria
I
78
Teresa si aprirono alla dimensione missionaria
della Chiesa.
Due anni più tardi, quando il cardinale Charles Lavigerie, arcivescovo d’Algeria, diede inizio a una campagna antischiavista in Europa,
Maria Teresa poté leggere un suo opuscolo
contro la tratta degli schiavi in Africa. Furono
per lei un raggio improvviso di luce le seguenti parole del cardinale Lavigerie: «Donne
cristiane d’Europa, se Dio vi ha dato il talento
come scrittrici, mettetelo al servizio di questa
causa. Non ne troverete un’altra più santa».
In quel momento Maria Teresa comprese quale
sarebbe stato lo scopo della sua vita e decise,
quindi, di dedicare il resto dei suoi giorni alla
campagna antischiavista, al fine di promuovere in tal modo la coscienza missionaria. Uti-
lizzò, già allora, un mezzo moderno: i massmedia. Cominciò, infatti, a pubblicare una pagina nel bollettino cattolico «St. Angela
Blatt» con il titolo Eco dell’Africa. Il primo articolo apparve nel mese di novembre 1889.
Il tratto che caratterizzava quella pagina era
costituito dal fatto che l’opera di apostolato
dei missionari in Africa era documentata direttamente dalle lettere dei missionari. La pagina suscitò immediato e grande interesse e il
numero dei lettori crebbe straordinariamente.
Nello stesso tempo Maria Teresa inizia una costante e sistematica corrispondenza con i
missionari e ascolta dalla loro viva testimonianza le loro fatiche, le loro speranze, i loro
progetti e le loro necessità. Nel 1890, un
anno dopo, appare la pubblicazione autonoma
«Eco dell’Africa». Col passare degli anni l’«Eco
Il primo numero dell’Eco è uscito in lingua tedesca
dell’Africa» raggiunge il numero di 100.000
copie in varie lingue. I lettori, informati delle
attività di tanti missionari e delle loro attese,
incominciano a inviare offerte per le missioni
attraverso l’editrice della rivista.
In una delle sue conferenze Maria Teresa si dichiarò convinta che la rivista sarebbe divenuta
una forza rilevante al servizio dell’evangelizzazione della Chiesa missionaria: «Sono fortemente convinta che l’Eco possa diventare un
aiuto potente del movimento antischiavista
(in Austria) e uno dei mezzi più efficaci per
diffonderlo tra i cattolici. Per questo io non
mi lascerò fermare da nulla perché esso possa
crescere e portare frutti. Penso che nessuno
dovrebbe nutrire dubbi a questo riguardo. Il
nostro buon Dio, che conosce i miei desideri
più profondi, non mi lascerà confusa o sopraffatta nei miei sforzi. Dato che l’Eco ormai
esiste, non c’è ragione alcuna perché non lo
si debba usare e tramite esso non si debbano
raggiungere coloro per i quali ho impugnato
la penna. Diamoci pertanto da fare! Senz’altro
sarà un successo!» (Arco, 6 marzo 1890).
Le sue parole furono profetiche. Davvero l’«Eco
dell’Africa» divenne un grande sostegno della
Chiesa missionaria. Il 5 luglio 1922, un giorno
prima della sua morte, una delle sorelle portò
a Maria Teresa una copia dell’«Eco» di luglio.
Sfogliandolo, sussurrò: «Oh, la cara Eco!». A
quante erano presenti, diede l’impressione che
stesse dando l’addio alla sua amata rivista.
Il 6 luglio del 1922 si chiudeva la vita terrena
di Maria Teresa Ledóchowska. Il Papa Paolo VI
la proclamò Beata il 19 ottobre dell’anno giubilare 1975, nella ricorrenza della domenica
missionaria. In tale occasione le fu conferito
il titolo di «Madre degli Africani», quale riconoscimento per la sua instancabile dedizione
al servizio della Chiesa missionaria in Africa.
Sr. Monika Zwiek, sspc
79
Bacheca
NEllA PACE
del Signore!
l 5 maggio 2014 il Signore ha chiamato alla sua
dimora eterna il nostro amico e benefattore
Mariano Benedetti. Si era preparato serenamente
per questa chiamata, lungo tutti gli anni della sua
vita, grazie al dono della fede e dell’amore operoso e costante alla famiglia e a quanti avevano
bisogno del suo aiuto. Noi, Missionarie di San Pietro Claver, abbiamo sperimentato tante volte la
sua grandezza d’animo nel servizio che ha prestato
instancabilmente alla nostra comunità di Nettuno
e lo ricordiamo con riconoscenza nella preghiera,
perché trovi abbondante misericordia presso il
cuore di Dio. Mariano trasmetteva, a chi lo incontrava, un senso di speranza e incoraggiava ad andare in chiesa le persone deboli nella fede. Era
convinto delle promesse che Dio fa a coloro che lo
amano e vivono secondo la sua volontà. Nessuno
si sorprese, perciò, al vedere, nel giorno del suo
funerale, la parrocchia di San Giacomo, a Nettuno,
stracolma di persone, convenute per rendergli l’ul-
I
timo saluto. È stata la testimonianza tangibile di
quanto fosse stato amato.
Beato chi vive e muore nell’amore del Signore!
Che la sua anima riposi in pace.
RICORDIAMO i nostri defunti
Mariano Benedetti - Nettuno (RM)
Dionisi Gilson Cristina - Roma (RM)
Quarisa Aldo - Castelcucco (TV)
Frassy Maria Giulietta - Sarre (AO)
Lepore Italia - Germona Del Friuli (UD)
Altobelli Enrico - Vallecorsa (FR)
Secci Mario - San Giovanni Valdarno (AR)
Pistoni Gabriella - Bergamo (BG)
80
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
risplenda a essi la luce perpetua,
riposino in pace. Amen
Anno CXIX
n. 6-7 Luglio-Agosto 2014
Direttore responsabile
Mons. Ernesto Menghini
Redazione
Sr. Silvia Simas, sspc - Sr. Maria Maciag, sspc
Collaboratori
Sr. Maria Paola Wojak, sspc - Sr. Jolanta Plominska, sspc
Sr. Maria Elena Caridi, sspc - Vincenza Zangara
Maria Teresa Rinaldi - Patrizia Raffi
SUORE MISSIONARIE DI SAN PIETRO CLAVER
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REDAZIONE
00184 ROMA - Via dell’Olmata 16
Tel. 06 4880450 - fax: 06 4871953
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In luglio celebriamo
AMMINISTRAZIONE
38121 TRENTO - Via della Collina 18
Tel. 0461 263645 - fax: 0461 268435
E-mail: [email protected]
CCP n. 35483452
6 Memoria della Beata Maria Teresa
Ledóchowska
11 Giornata mondiale della popolazione
16 Festa della Beata Vergine Maria
del Monte Carmelo
31 Memoria di Sant’Ignazio di Loyola
In agosto celebriamo
9 Giornata internazionale dei popoli
indigeni
15 Solennità dell’Assunzione
della Vergine Maria
23 Giornata internazionale della commemo
razione della tratta degli schiavi e della
sua abolizione
Banca di Trento e Bolzano
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Autorizzazione del Tribunale di Roma
n. 148 del 25 marzo 1986.
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Il responsabile del loro trattamento
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La pubblicazione non è in libero commercio.
L’Eco dell’Africa e di altri Continenti
di maggio-giugno 2014, n. 5-6,
è stata consegnata all’ufficio postale di Trento il 24 aprile
Stampa:
Nuove Arti Grafiche
Via dell’òra del Garda 25 - 38121 TRENTO
«La carità di Cristo ci spinge.
E questa carità, questo amore di Cristo ci spinge
alla pratica delle opere di misericordia
oltre i confini della nostra patria,
ci sollecita ad aiutare dovunque vi è bisogno
e di portare i benefici del Vangelo sino all’Africa lontana.»
Beata Maria Teresa Ledóchowska
Per informazioni:
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