NOVEMBRE 2012 – € 5,00
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OSHO IN TIBET
una storia di secoli
MANTRA
E CANZONI
intervista a
Premal&Miten
TERAPIA
dal dolore alla gioia
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la fragranza,
la visione
momenti di luce
con osho
Ecologia interiore
di Marga.
06
Per illuminare il tuo cammino
Rare lettere di Osho a Ma
Yoga Sohan, discepola fin
dagli anni ‘60.
44
sommario
04
Osservatorio
27
08
Terapia... il dolore e la gioia
Imparare ad amare
se stessi non è facile.
Bali ne parla con Svagito.
44
Soul hunting: a caccia dell’anima
11
L’illusione del cuore
Osho risponde con una vera e
propria “bastonata Zen” a una
domanda di Coleman Barks, il
noto traduttore in inglese delle
poesie di Jalaluddin Rumi,
poeta e mistico Sufi
del XIII secolo.
16
Fiori selvaggi.
In viaggio coi mantra e le canzoni
Deva Premal&Miten ci parlano
di meditazione, di Osho,
del loro amore...
e della loro musica!
21
Tutto nasce dall’amore
Al di là della competizione,
dell’autoaffermazione,
dell’ideologia, della corsa
alla ricchezza.
Proposte pratiche di Osho.
uarda in profondità
nel tuo cuore,
ascolta la sua voce calma
e leggera. E ricorda una
cosa: solo le aspirazioni
del cuore possono
portare una vita
alla realizzazione,
mai le ambizioni.
La vita può conoscere
la beatitudine
solo per mezzo del cuore,
mai per mezzo
della mente. OSHO
G
22
Speciale: TIBET
• Una storia che dura
da secoli
Osho e il Tibet: il XVI Lama
Karmapa parla di una vita
passata di Osho in Tibet
• Un esperimento
Anche Osho parla della sua
statua d’oro conservata nella
“Sala delle Incarnazioni”.
• Il suono del silenzio
Om Mani Padme Hum.
Il solo paese al mondo che
abbia dedicato tutto il suo
genio all’esplorazione interiore
è il Tibet. E le scoperte fatte
sono di immenso valore. Om
Mani Padme Hum è una delle
espressioni più belle per indicare l’esperienza suprema.
Osho
• La ruota della vita
e della morte
E Osho all’improvviso si
ricorda il Bardo Thodol...
• Il sorriso del vento
Un grande senso
di fratellanza e fiducia...
L’esperienza di un viaggio
in Tibet.
30
La magia dei colori
L’Aura-Soma è un sistema
basato sui colori e sulle energie vive di cristalli, erbe e olii
essenziali. Ne parliamo con
Darshana, che lo utilizza
anche in connessione
con l’astrologia.
32
Mi riempivo l’animo
a ogni sguardo...
A Osho Miasto per la prima
volta: eventi, festa, sguardi
aperti e meditazione!
Tre racconti.
35
Tutto si muove in cicli
Dagli alti e bassi della vita
di tutti i giorni ai grandi
periodi storici...
Ogni venticinque secoli si
giunge a una vetta e se sai
usare questo momento, puoi
illuminarti facilmente. Osho
Il viaggio sciamanico per
recuperare la tua anima...
Ce ne parla Nirava.
46
Osservare... senza far nulla
Scientificità e magia
della Vipassana
Bali intervista Gopal.
50
News
58
Una porta sull’anima
Iniziazione, meditazione,
appagamento
Di Marga.
62
L’oroscopo di novembre
63
Vetrina delle opere di Osho
36
Per non lottare contro gli altri
Quanta energia sprechiamo
nel volere che gli altri siano
diversi?
Considerazioni di Anando.
38
Dalla mente alla nonmente
Dal pensiero al non-pensiero,
dalla superficie al centro...
e la lingua fa da ponte!
Una millenaria tecnica
indiana.
41
L’avventura più grande
Fino all’ultimo momento puoi
indagare, imparare... crescere. Maneesha ci parla del suo
training su un approccio
meditativo nei confronti della
morte, parte di un progetto di
più ampio respiro.
11
GIUGNO 2012
3
Ecologia interiore
Center for Ecoliteracy, Centro
per l’Ecoalfabetizzazione, fondato da Fritjof Capra e altri
scienziati nel 1995, propone sempre
interessanti e importanti iniziative per
educare le persone all’amore per la
natura e per l’ambiente, visti come
riflesso dell’amore e del rispetto di sé
e degli altri esseri umani. È appena
uscito un loro libro Ecoliterate: How
Educators Are Cultivating Emotional,
Social, and Ecological Intelligence
(Ecoalfabetizzazione: come gli educatori coltivano l’intelligenza emotiva,
sociale e ecologica) di Daniel Goleman, Lisa Bennett e Zenobia Barlowed, Editore Jossey-Bass, in cui
identificano cinque “pratiche” vitali
che integrano tre ambiti dell’intelligenza: emotivo, sociale ed ecologico.
Ecco un estratto del libro in cui spiegano le cinque pratiche:
OSSERVATORIO
TERRA
IL
“Lavoriamo per dare ispirazione agli
insegnanti a usare una varietà di
opportunità di apprendimento che
aiutino gli studenti a prendere in considerazione e quindi ad applicare
queste pratiche in diversi ambiti e
contesti. Queste pratiche permettono
agli studenti di rafforzare ed estendere la loro capacità di vivere in
modo sostenibile.
1. Sviluppare empatia per tutte le
forme viventi incoraggia gli studenti a
espandere il loro senso di compassione verso gli altri. Spostarsi dallo schema mentale dominante nella nostra
società, che considera gli esseri umani
separati e superiori al resto della vita
sulla Terra, a una visione che riconosce gli umani come membri di una
sistema di vita, gli studenti espandono
il loro prendersi cura, preoccuparsi e
avere interesse verso una rete di relazioni più ampia.
2. Adottare la sostenibilità come pratica comune è il risultato della consapevolezza che gli organismi non esistono in isolamento. La qualità della
rete di relazioni in ogni comunità
vivente determina la sua abilità collettiva di sopravvivere e crescere in salute. Imparando il modo meraviglioso in
cui le piante, gli animali e gli altri esseri viventi sono interdipendenti, gli studenti sono ispirati a considerare il
ruolo dell’interconnessione all’interno
delle loro comunità e a vedere il valore del rafforzare queste relazioni pensando e agendo in modo cooperativo.
3. Rendere visibile l’invisibile aiuta
gli studenti a riconoscere l’effetto del
comportamento umano sulle altre
persone e sull’ambiente. L’impatto del
comportamento umano si è espanso
esponenzialmente nel tempo, nello
spazio e in grandezza, rendendo difficile se non impossibile comprenderne pienamente gli effetti. Usare
degli strumenti per rendere visibile
questo invisibile rivela le implicazioni più remote del comportamento
umano e ci permette di agire in modi
che sono più orientati ad affermare e
sostenere la vita.
4. Anticipare conseguenze indesiderate è una doppia sfida: predire le potenziali implicazioni del nostro comportamento al meglio possibile e al tempo
stesso accettare il fatto che non siamo
in grado di prevedere tutte le possibili associazioni di causa-effetto. Assumendo che lo scopo finale sia migliorare la qualità della vita, gli studenti
possono adottare il “pensiero sistemico” e il “principio di prudenza” come
linee guida per coltivare un modo di
vivere che protegga piuttosto che
distruggere la rete vitale. Contemporaneamente costruiamo flessibilità,
sostenendo la capacità delle comunità
osservatorio
naturali e sociali di ripartire da conseguenze inaspettate.
5. Comprendere in che modo la natura sostiene la vita è un imperativo per
gli studenti, al fine di dare forma a una
società che tenga conto delle generazioni future e delle altre forme di vita.
La natura ha sostenuto con successo
la vita sulla Terra per miliardi di anni,
quindi esaminando i processi naturali
impariamo strategie che sono applicabili nell’organizzare gli sforzi umani”.
Il Center non scrive soltanto libri, ma
promuove iniziative a vari livelli del
sistema educativo americano. Un progetto recente ha avuto luogo a San
Francisco (e ancora continua), all’interno del Juvenile Justice Center, il carcere minorile, dove un gruppo di
ragazze adolescenti è stato impegnato
nella costruzione e coltivazione di un
orto nel piccolo cortile asfaltato e circondato di filo spinato del riformatorio. Con l’aiuto degli educatori hanno
costruito cinque letti di terra rialzati
dove coltivano erbe e verdure, e hanno
imparato tutto ciò che nemmeno un
contadino sa di terreni, minerali,
nitrogeni, semine e raccolti e del ciclo
vitale delle piante. Hanno persino dato
dei nomi ai loro letti di terra e non
vedono l’ora di andarci a lavorare. Le
ragazze, raccontano gli educatori, si
sono impegnate con molta energia e
amore, lavorando con serenità e dedizione; questi risultati sono tanto più
significativi se si pensa che queste
ragazze sono a tutti gli effetti soggetti
criminali, condannate per delitti che
vanno dalla fuga dalla comunità alloggio all’omicidio. La maggior parte di
loro è di colore, non ha una famiglia
e sin dalla più tenera età ha dovuto
fare i conti con la povertà, i traumi, la
violenza e passa la maggior parte del
suo tempo in piccole celle individuali.
Ma con l’aiuto del Center, un piccolo
settore del carcere minorile sta respirando di nuova e verde vita. Per la
prima volta parole come “bellezza” e
“nutrimento” stanno prendendo piede e gli educatori sperano che in uno
stato come la California, dove i crimini minorili hanno un tasso di recidiva
dell’80%, anche il minimo cambiamento nella vita interiore di queste studentesse possa avere delle profonde
implicazioni. “Nell’imparare a essere
delicate e a prendersi cura di cose così
piccole, come le piante o gli insetti e i
vermi, imparano a prendersi cura di se
stesse e degli altri” osserva Megan
Mercurio, insegnante del carcere, e
continua: “noto che già mostrano più
compassione e empatia l’una nei confronti delle altre. Coltivare un giardino non è solo divertente, mostra loro
come è importante andare d’accordo
e lavorare insieme per costruire qualcosa di bello”.
Per molte studentesse il giardino è
diventato un tempio di benessere e
speranza: “Mi fa sentire felice e rilassata guardare le belle cose che abbiamo piantato e vederle crescere” dice
Renecia, diciott’anni appena compiuti, “nessuno penserebbe mai di trovare un orto nel cortile di un carcere
minorile. La gente quando ci guarda
vede solo delle delinquenti. Io sento,
quando veniamo qui, di venire in un
luogo di pace. Mi piace togliere le
erbacce, mi piace togliere quello che
non va per dare lo spazio di crescere a
qualcos’altro”.
¶ Marga
Per maggiori informazioni sul lavoro del
Center vedi: www.ecoliteracy.org
Per maggiori informazioni sul lavoro di Fritjof
Capra vedi anche la nostra pubblicazione Ecologia Interiore, acquistabile su www.oshoba.it
“
L’essenza della saggezza è agire in
armonia con la natura, è il messaggio
di tutti i grandi mistici: Lao-tzu,
Buddha, Sosan, Sanai. Gli animali lo
fanno in modo inconscio, l’uomo deve
agire in armonia con la natura in piena
consapevolezza. L’uomo può anche
scegliere di non vivere in armonia con
la natura, quindi la sua responsabilità
è immensa! L’animale non può andare fuori strada e perdersi, non ne è
capace, perché in nessun animale c’è
consapevolezza. Anche voi, quando
siete immersi in un sonno profondo,
vivete in sintonia con la natura, ecco
perché il sonno profondo è così rilassante e rigenerante: sei in contatto
con la sorgente. Il sonno è un modo
animalesco per essere in contatto con
la sorgente. Devi retrocedere nel
tempo di milioni di anni e tornare
simile a un animale, ma così facendo regredisci, torni indietro, fino a
raggiungere le origini di te stesso, le
tue fondamenta.
Esiste un altro modo per superare
se stessi: puoi salire fino all’attico,
elevarti al massimo, percorrendo la
via dei buddha. In questo modo
puoi trascendere te stesso entrando consapevolmente in contatto
con la natura.
Questa è l’essenza della saggezza:
essere in sintonia con la natura, con
il ritmo naturale dell’universo. Provaci! Qualche volta, seduto accanto a un albero, entra in sintonia con
il ritmo naturale dell’universo, con
consapevolezza. Diventa una cosa
sola con la natura, lascia che ogni
confine si dissolva: diventa l’albero,
diventa l’erba, diventa il vento e
all’improvviso vedrai accadere in te
qualcosa che non ti era mai accaduto prima.
I tuoi occhi diventeranno psichedelici, gli alberi saranno più verdi che
mai, le rose saranno più splendenti e
ogni cosa diventerà luminosa. Dalla
tua gola scaturirà un canto improvviso e non saprai da dove proviene.
Sentirai i tuoi piedi pronti a danzare, sentirai la danza vibrare nelle tue
vene, riuscirai a sentire la musica
dentro e fuori di te.
Questo è lo stato di creatività e questa può essere definita la sua qualità
essenziale: essere in armonia con la
natura, essere in sintonia con la vita
e con l’intero universo.
TRATTO DA: Osho, Lo specchio del cuore, NSC
NOVEMBRE 2012
5
Per illuminare
il tuo cammino...
L E T T E R E
A
S O H A N
Ancora prima che si stabilisse a Pune quello che è ora il Meditation Resort, Osho guidava campi di meditazione in varie località
dell’India; alla fine di uno di questi campi,
a Matheran, mentre Osho era in procinto di
andarsene, Ma Yoga Sohan, una discepola
molto amata, iniziò a piangere. Osho le promise che, dal momento che non aveva niente da offrirle in cambio delle sue lacrime, le
avrebbe scritto una lettera ogni giorno. Le
disse anche di conservarle, in modo che un
giorno potessero essere pubblicate.
Le scrisse in tutto 100 lettere e abbiamo
deciso di proporvene alcune: un piccolo
grande dono da non perdere!
Lettera 23
Quando al mattino si fa l’alba, lo
accetto e quando arriva la sera, la
accetto. La luce ha la sua beatitudine
e anche l’oscurità ha la sua beatitudine. Dopo averlo compreso non ho mai
più conosciuto alcuna infelicità.
Un mistico lasciò il suo monastero e
quando ritornò gli dissero che il suo
unico figlio era morto e che il corteo
funebre se ne era appena andato. Si
sentì folle dal dolore, perché non glielo avevano detto? Accecato dal furore
corse verso il luogo della cremazione e
6 osho times
raggiunse il corteo funebre. Il suo maestro camminava accanto alla salma.
L’uomo corse, si aggrappò al maestro
ed era quasi inconscio dal dolore. Poi
chiese al maestro: “Per favore dimmi
alcune parole di consolazione, sto
impazzendo”. Il maestro rispose: “Perché parole? Entra in contatto con la
verità, non c’è consolazione più grande. E sollevando il coperchio della bara
del morto disse: “Guarda! Qualsiasi
cosa sia, guardala!”.
L’uomo guardò. Le lacrime si fermarono. La salma giaceva davanti a lui.
Continuò a guardarla e dentro di lui si
fece strada una comprensione: Ciò che
è, è. Cosa c’è da ridere o piangere?
Se la vita è una realtà, anche la morte
è una realtà. Ciò che è, è. Volere che
sia altrimenti significa creare infelicità.
Una volta ero molto ammalato. I dottori erano spaventati e negli occhi di
chi mi stava vicino c’era una profonda angoscia. Io avevo veramente voglia di ridere, perché non vedevo l’ora
di fare esperienza della morte. La
morte non arrivò, ma feci esperienza
di una verità: tutto ciò che accettiamo
non può renderci infelici.
Lettera 24
Stavo accompagnando un corteo funebre e dissi alla gente che si trovava lì.
“Siete ciechi se non considerate questo
come il vostro stesso funerale. Per quel
che mi riguarda mi vedo al posto di
quel cadavere tutto fasciato. Ahimè! Se
solo poteste vederla così anche voi,
tutta la vostra vita sarebbe diversa”.
Se avete conosciuto la vostra stessa
morte, il fuoco dell’attenzione si sposta dal mondo alla verità.
Sheik Sadi ha scritto:
Molto tempo fa, sulle spiagge di Dajla,
il teschio di un cadavere disse alcune
cose a un viaggiatore. Disse: “Oh
amato, cammina con più attenzione!
Una volta avevo un regno e indossavo
una corona. La vittoria accompagnava ogni mio passo e camminavo come
il maestro
se stessi volando. Ero perso in questa
inconsapevolezza. Poi all’improvviso
un giorno arrivò la fine di tutto. I
vermi mi hanno mangiato e ogni piede
che passa mi prende a calci. Quindi
togli dalle tue orecchie i tappi dell’inconsapevolezza in modo da poter ricevere l’insegnamento che arriva dalla
voce dei morti”.
Qual è l’insegnamento che arriva
dalla voce dei morti? E lo ascoltiamo
mai? Se lo ascolti davvero la tua vita
sarà trasformata.
La morte è legata alla nascita. Ciò
che giace tra queste due non è vita,
ma soltanto un’apparenza della vita.
Come potrebbe essere vita? Perché la
vita non può morire! La nascita ha
una fine, ma non la vita; e la morte
ha un inizio, ma la vita no. La vita è
al di là di entrambe.
Se non lo sai non sei viva, anche se forse
stai vivendo. E se lo sai non muori nemmeno dopo la morte.
Lettera 25
A meno che, e fino a che, non sei libera dal flusso automatico dei pensieri,
frequentare templi e luoghi di culto
non avrà alcun valore, i rosari che tieni
tra le mani sono tutti falsi.
Se diventi libera dalle onde dei pensieri, poi ovunque ti trovi a essere è
un tempio e qualsiasi lavoro tu faccia
è un rosario.
Una volta qualcuno disse a un mistico: “Mia moglie non ha alcuna fede
nel seguire una religione. Se per favore potessi farla ragionare… sarebbe
molto bello”.
Il mattino seguente il mistico si recò
alla casa di quell’uomo. Trovò la
moglie fuori in giardino. Il mistico le
chiese di suo marito e la moglie rispose: “Per quel che ne so in questo
momento starà litigando nella bottega
di qualche ciabattino”.
C’era ancora la foschia che accompagna il momento prima dell’alba. Il
marito era impegnato col suo
rosario nella stanza adiacente, dedicata alla preghiera.
Non poté tollerare una bugia
tanto sfacciata, uscì immediatamente e disse: “È assolutamente falso, ero nel mio tempio”. Persino il mistico fu sorpreso, ma la moglie disse: “Eri
davvero nel tempio? Il rosario
era nelle tue mani, il tuo corpo
era nella stanza delle preghiere, ma la tua mente non era
forse da qualche altra parte?”.
Il marito tornò in sé. Era vero,
mentre sgranava il rosario era
andato, col pensiero, alla bottega del ciabattino. Doveva
comprare delle scarpe e aveva
detto alla moglie, la sera prima, che
sarebbe andato a comprarle come
prima cosa al mattino seguente. E nei
suoi pensieri aveva iniziato a contrattare e litigare sul prezzo delle scarpe!
Lascia andare i pensieri, sii senza pensieri e ovunque ti troverai, dio, il divino, saranno lì per te. Dove andrai a cercarli? E come farai a cercare qualcosa
che non conosci nemmeno? Non li troverai cercandoli, ma creando pace in te
stessa. Fino a oggi nessuno è mai
“andato”, piuttosto è il divino che va
per conto suo da chiunque lo inviti nel
modo giusto. È inutile andare al tempio. Quelli che lo sanno, diventano
templi loro stessi.
Lettera 26
“Chi sono?”.
Le porte della saggezza restano chiuse per chiunque non ponga a se stesso questa domanda. Questa è l’unica
chiave che apre quelle porte. Chiediti: “Chi sono?”. E se lo chiedi con
intensità e totalità riceverai la risposta da dentro.
Carlyle è diventato vecchio, il suo
corpo ha già visto ottanta primavere.
Il corpo che un tempo era bello e in
salute ora è malandato e stanco: i segni
della tarda età sono chiaramente visibili. Questo aneddoto accade un mattino della sua vecchiaia.
Carlyle era nel bagno e dopo il bagno,
mentre si asciugava, improvvisamente
fu fulminato dal pensiero che il corpo
che conosceva come suo se ne era andato da molto tempo. Il suo corpo era
cambiato completamente. Dov’era il
corpo che aveva tanto amato? Il corpo
di cui si era sentito così orgoglioso era
ora in rovina! E allo stesso tempo ebbe
anche una consapevolezza completamente nuova: “Anche se il corpo non
è più lo stesso io sono lo stesso, non
sono cambiato”. Poi si chiese: “Ah!
Allora chi diavolo sono?”.
Tutti devono porre a se stessi questa
domanda. Questa è la vera domanda.
Questa è la domanda delle domande.
Se non ti poni questa domanda, non
hai chiesto nulla veramente. E se non
chiedi nemmeno, come puoi aspettarti
una risposta? Chiedi, lascia che questa
domanda riecheggi e riverberi nelle
profondità più abissali di te: “Chi
sono?”. Quando chiedi con tutta la tua
forza, sicuramente otterrai la risposta
e quella risposta muta tutta la direzione e il significato della tua vita.
Prima di allora sei cieca, solo dopo
puoi vedere.
novembre 2012
7
Terapia...
il dolore e la
gioia
Imparare ad amare
se stessI non è facIle.
BalI ne parla con svagIto
Bali: Recentemente ho letto un articolo dove si affermava che molte persone possono arrivare a fiorire nella
loro vita senza passare attraverso le
catarsi, il dolore o l’esplorazione del
lato oscuro, ma piuttosto orientandosi verso la gioia. Pensi che ciò sia possibile? Si può raggiungere la gioia
senza passare attraverso il dolore?
Svagito: C’è una differenza tra
dolore psicologico e dolore esistenziale, anche Osho l’ha affermato. Naturalmente, c’è un dolore che sperimentano tutti, per esempio il dolore del
corpo, quando si è malati o si diventa
vecchi. Tutti fanno questa esperienza
a un certo punto della propria vita. È
un dolore che è parte fondamentale
della vita, per il semplice fatto che
abbiamo un corpo. Poi c’è un altro
dolore che è più di tipo psicologico o
autogenerato. Questo tipo di dolore
non è necessario, tuttavia dipende
dalla propria consapevolezza: più si è
8 osho times
coscienti e meno dolore psicologico si
prova. Ciò vuol dire che se non sei
molto consapevole, proverai un certo
dolore psicologico, non è possibile evitarlo. Per esempio, nelle Costellazioni
familiari, e anche nel lavoro sui traumi, posso vedere situazioni in cui nel
passato c’è stato un avvenimento doloroso o scioccante che non siamo stati
in grado di affrontare oppure situazioni in cui siamo identificati con il
fatto di essere un bambino all’interno
di una famiglia, o in cui siamo così
identificati con il corpo che proviamo
dolore. A volte, questo dolore raggiunge un’intensità intollerabile e dobbiamo passare attraverso questa esperienza. Osho ci suggerisce, a quel
punto, di esprimerci in un processo
catartico. Dobbiamo passare attraverso quel dolore per guarirlo, è inevitabile, ma naturalmente dipende tutto
dal livello di consapevolezza. Un altro
esempio: un bambino molto legato alla famiglia sentirà il dolore dei genito-
ri. Se sente il trauma dei genitori o dei
nonni, a un certo livello lo porterà con
sé, sarà parte della sua vita e del modo
in cui la vive. Ci sono tante persone
che pensano di essere felici e di non
provare alcun dolore, ma fondamentalmente lo stanno reprimendo, non
vogliono vederlo e lo evitano. Le persone che sembrano sempre felici, secondo me, stanno evitando qualcosa.
Non penso che sia ciò che Osho chiamava estasi. L’estasi non è opposta al
dolore, è uno stato della coscienza.
BA: Esistono davvero nuovi metodi
terapeutici che non sono catartici e
possono aiutare in modo più morbido
e facile?
SV: Sì, ma questi metodi non hanno
lo scopo di evitare il dolore, piuttosto
aiutano a provare il dolore in piccole
dosi per poterlo tollerare e digerire.
Sono terapie che aiutano a includere il
dolore con grande lentezza. Questo
l’intervista
Dal 1981 Svagito R. Liebermaister
conduce workshop e training di
terapia e meditazione, anche in Italia. Si è specializzato in Costellazioni Familiari personalmente con
Bert Hellinger. È l’autore dei libri
Le radici dell’amore e Lo zen e l’arte di fare terapia (entrambi Urra
/Apogeo Editore); per altre informazioni sul suo lavoro:
www.family-constellation.net
Svagito sarà presente al prossimo
OshoFestival di Bellaria dal 4 al 7
aprile 2013. Per il programma dettagliato e tutte le informazioni:
www.oshoexperience.it
accade per esempio con la terapia dei
traumi. Non vai subito in profondità
nel dolore, ma ci entri un po’ alla volta
in modo che non diventi un’esperienza che ti schiaccia.
BA: È questo che fai nelle Costellazioni familiari?
SV: Anche nelle Costellazioni familiari bisogna fare attenzione a non lasciare che la persona venga sopraffatta dal
dolore. Per esempio, quando un bambino si sente sopraffatto dal dolore,
vuol dire che ha assunto il dolore dei
genitori, un dolore che in realtà non gli
appartiene, quindi è necessario che
impari a essere consapevole di quale sia
effettivamente il proprio dolore, quale
sia appropriato sentire e quale no.
BA: Non eviti il dolore, ma lo tocchi
con grande delicatezza...
SV: ...in modo che il cliente impari ad
assorbirlo e integrarlo. A quel punto,
il dolore trasforma e può diventare
una tua forza. Le persone che hanno
elaborato esperienze dolorose sviluppano una grande forza interiore e una
grande capacità di compassione. Un
esempio famoso è Buddha, che perse
la madre alla nascita. Per un bambino questa è una delle esperienze più
dolorose da affrontare e forse è stata
una parte del viaggio di Buddha, il
motivo per il quale alla fine si illuminò
dopo aver elaborato l’esperienza.
Quindi, il dolore offre anche una
potenzialità di crescita della consapevolezza. Tuttavia, non parliamo qui
della sofferenza, che è un fatto diverso. È necessario distinguere tra il dolore creato autonomamente, il dolore
psicologico, e il dolore che è semplicemente parte della vita.
BA: Seguire una terapia, un processo
terapeutico, per molto tempo, aiuta veramente nella crescita?
SV: Dipende. Alcune persone sono
molto attaccate alle loro sofferenze,
si esprimono in continuazione nelle
catarsi e anche queste diventano un
attaccamento: diventano dipendenti
dalle catarsi. Non penso che in questo modo si possa arrivare da qualche parte. Più diventi cosciente, più
tutto diventa “raffinato”, sottile, nel
senso che non devi continuare a picchiare il cuscino e fare grandi catarsi. Devi comunque imparare ad assorbire certi dolori, ma non è più un’esplosione verso l’esterno.
BA: Imparare ad assorbire il dolore ha qualcosa a che fare con la
meditazione?
SV: Sì, con la meditazione e anche
con la consapevolezza. A volte, specialmente all’inizio, la gente ha bisogno di esplodere. È successo anche a
me. In seguito, puoi comprendere
meglio che cosa avviene dentro di te
e non hai più bisogno di farlo, lo riconosci con grande anticipo, prima di
arrivare a grandi esplosioni.
BA: E allora puoi raggiungere anche
le emozioni più sottili che nascono
dentro di te?
SV: Sì, ma è necessario molto tempo,
è un viaggio, un percorso.
BA: Anche i terapisti stanno cambiando direzione e diventando più sottili e raffinati?
SV: Sì, tutto questo dipende anche
dalla consapevolezza del terapista,
che può riconoscere molto prima ciò
che accade all’interno di una persona
e aiutarla a diventare più sensibile.
Anche se, a volte, è ancora necessario
che una persona si esprima con forza,
ma questo accade sempre meno quando viene aiutata a vedere più chiaramente dentro di sé.
BA: Nel passato si poneva l’accento
sul fare un grosso sforzo per andare
in profondità nelle emozioni e quindi esprimersi con una catarsi più violenta possibile.
SV: Era un malinteso. Per esempio si
pensava che più in profondità si va
nella rabbia, più l’esperienza è profonda, ma penso che ciò non sia vero. L’esperienza deve essere più equilibrata:
profondità vuol dire essere coscienti e
sensibili, non tanto urlare il più forte
possibile. La profondità dell’esperienza ha a che fare con l’abilità di vedere
e sentire se stessi.
BA: Vuol dire che anche nell’approccio terapeutico attuale passando attraverso il dolore puoi raggiungere la gioia?
SV: Sì, ma in un modo diverso. Nel
passato, era quasi una gara a chi urlava più forte o usava più fazzoletti per
piangere. Dietro tutto questo c’era la
mente, che desidera sempre raggiungere un obiettivo. Più faccio la Dinamica, più vado in profondità; più faccio catarsi, più ne posso ricavare. Ma,
NoVembre 2012
9
come ha affermato Osho, non abbiamo bisogno di andare da nessuna
parte, dobbiamo soltanto essere presenti con ciò che accade in questo preciso momento. La meditazione è proprio questo, non è raggiungere qualcosa. In un certo senso, è più semplice, ma anche più difficile da mettere in
pratica, perché per tutta la vita ci
siamo posti degli obiettivi da raggiungere. E questo lo applichiamo anche al
lavoro interiore e ci diciamo: “Voglio
diventare più cosciente e, se faccio di
più, ci riuscirò”. Ma non funziona
esattamente così. Ecco perché Osho ci
parla sempre della celebrazione, di
dire di sì a se stessi e al momento, di
celebrare se stessi in modo che la meta
scompaia e rimanga soltanto il presente. Se ti piace semplicemente fare
tre settimane di Vipassana, benissimo!
È va bene anche se senti che in questo
momento stai bene, che non hai bisogno di fare nulla!
BA: Per me, in questo modo si crea
una certa leggerezza.
SV: Sì, giusto. In realtà, Osho l’ha
detto, ma forse non l’abbiamo ascoltato abbastanza.
BA: L’articolo di cui ti ho parlato
10 osho times
all’inizio era su una rivista convenzionale. Secondo te esiste anche al di
fuori del mondo di Osho una tendenza verso il superamento della terapia, usando la gioia come risorsa?
SV: Non so se l’interpretazione del
mondo di queste riviste sia la stessa
di Osho. Mi viene in mente una domanda fatta una volta a Osho: “Perché dovrei meditare, se posso semplicemente gioire di me stesso in questo
momento?”. La risposta di Osho era
stata: “Sì, non hai bisogno della
meditazione, gioisci”. Ma la mia domanda è: la persona che aveva posto
la domanda gioiva davvero? La gioia
va bene, ma sei in grado di sentirla?
La comprendi? Per te, forse, vuol dire
divertirsi, andare al cinema o al mare.
Questa non è gioia. È intrattenimento e la gente cerca il divertimento perché è infelice. E poi, pensa che la gioia
sia questa. Invece, è soltanto un modo
di evitare la propria infelicità e non
so se queste riviste comprendano davvero questo punto. Come quando
sento qualcuno affermare che non c’è
bisogno di terapia ma solo di osservare... penso che siano sciocchezze.
Fondamentalmene, terapia vuol dire
introdurre la persona in un’atmosfera amorevole, terapia vuol dire amo-
re. Ecco perché Osho ha affermato
così spesso che il significato della
terapia è amore. Non puoi semplicemente dire alla gente: medita e osserva e non avrai bisogno della terapia,
perché ciò creerebbe solo un ambiente arido in cui la gente non si sente
amata. Le persone hanno bisogno di
amore, ecco perché hanno bisogno
della terapia, osservare da soli non è
sufficiente. Altrimenti perché Osho
avrebbe creato tanti centri dove praticare le terapie? E tante comuni,
tanti luoghi in cui la gente potesse
incontrarsi?
Creare un buddhafield vuol dire creare un campo di amore. Come ha detto
Buddha: ama te stesso e osserva! Non
soltanto osservare, quindi, anche
amare! Tutti trascurano questo punto, che significa che hai bisogno di
ottenere aiuto per poter amare te stesso o sentirti amato. La terapia è
necessaria nel mondo perché non c’è
abbastanza amore, come ha affermato Osho. Se il mondo diventerà più
amorevole, la terapia non sarà più
necessaria, ma il mondo non sta
diventando più amorevole!
La terapia aiuta a stabilire una connessione per poter sentire l’amore
dentro di noi. Tuttavia, non è così
semplice da fare, all’inizio!
il ricercatore
L’illusione del cuore
OshO rispOnde cOn una vera e prOpria “bastOnata
Zen” a una dOmanda di cOleman barks, pOeta e
traduttOre in inglese delle pOesie di Jalaluddin
rumi, misticO sufi del Xiii secOlO
Osho,
provo molta gratitudine per la tua illuminazione, la tua saggezza, i tuoi esperimenti coraggiosi, la tua vita. Grazie!
Rumi ha detto: “Voglio bruciare, bruciare…”. Che cos’è quel bruciare?
Shams ha detto: “Sono fuoco”. Hai
qualcosa da dire su Shams? Che cosa
c’entrano il bruciare e il fuoco con la
mia illuminazione?
Coleman, hai fatto una domanda
molto pericolosa! Perché il bruciare
non ha nulla a che fare con la tua illuminazione. Sul cammino dell’illuminazione la questione del bruciare non
si pone per nulla.
Ma tu ami Mevlana Jalaluddin
Rumi… Anch’io amo quest’uomo.
Ma devi capire che il sufismo dipende ancora dall’ipotesi di un dio. Non
è libero dall’idea di dio. I Sufi in particolare hanno il concetto di dio come
donna. Il loro metodo è l’amore: ama
dio più che puoi. Ora, tu ami un’ipotesi impossibile e ti si richiede di essere totale. Proverai, in maniera più
intensa, la stessa sensazione di bruciare che, in scala ridotta, sentono
anche gli amanti. Di sicuro gli amanti provano nel cuore questa sensazione di bruciare. È una nostalgia
profonda, il desiderio di incontrarsi
con l’amato, a creare quel fuoco.
Amare dio crea necessariamente in te
una grande fiamma. Andrai a fuoco
perché hai scelto come oggetto d’amore una cosa impossibile: il tuo
oggetto d’amore è un’ipotesi. Continuerai a piangere tutte le tue lacrime,
a pregare, a digiunare; la mente di
continuo tornerà a ricordare l’amato,
a ripetere il suo nome.
La mente ha la capacità di immaginare qualcosa e ha anche la capacità di
autoipnotizzarsi. Dopo incessanti ripetizioni, puoi persino vedere dio proprio come lo avevi immaginato. È un
Coleman Barks, nato nel 1937, è
un poeta americano che per
trent’anni anni ha insegnato letteratura presso l’Università della
Georgia, USA. È molto noto come
traduttore, o meglio interprete in
inglese moderno, di Rumi e di altri
poeti mistici Sufi; visto che non
parla né legge il farsi (persiano)
basa le sue “parafrasi” su traduzioni classiche preesistenti. Ha
pubblicato diversi volumi di poesia di Rumi dal 1976 fino al 2003.
Il suo lavoro è stato fondamentale per far conoscere Rumi e il sufismo nel mondo occidentale di lingua inglese. Nel 2006 ha ricevuto
una laurea honoris causa dall’università di Teheran. (da Wikipedia)
NOVEMbrE 2012
11
sottoprodotto della mente. Ti farà felice, ti metterai a danzare dalla gioia.
Ho vissuto con i Sufi e ho amato quella gente. Ma sono ancora a un passo
dall’essere dei buddha. Anche se le
loro poesie sono bellissime – lo sono
per forza, perché nascono dall’amore
– ciò che provano è un’allucinazione
creata dalla mente. Nel sufismo, la
mente viene portata a un tale punto di
tensione che diventi quasi folle per l’amato. Tutto il tempo in cui ne stai lontano, in cui sei separato dal tuo amore,
ti sembra di bruciare.
Sul cammino della meditazione,
dhyan, o Zen, non c’è alcun desiderio bruciante perché non c’è un’ipotesi, non c’è dio. E non è un problema di amore. L’uomo dello Zen è
profondamente amorevole, ma non
ha fatto dell’amore una pratica: nasce
solo come prodotto collaterale della
sua realizzazione. Ha realizzato la
propria qualità di buddha. Questo
non c’entra niente con un dio che esiste da qualche parte in cielo. Lui ha
raggiunto il centro della propria vita,
e da quella posizione esplode nell’amore, nella compassione. Il suo
amore arriva dopo l’illuminazione,
non è un metodo per l’illuminazione.
Per i Sufi, l’amore è il metodo. Dato
che l’amore è un metodo, rimane parte
della mente. Il tentativo nel cammino
dello Zen è di andare oltre la mente,
raggiungere la non-mente, essere assolutamente privi di ogni pensiero, incluso quello dell’amore. Lo Zen è il sentiero del vuoto: né dio, né amore, nulla
è permesso, solo un puro vuoto in cui
anche tu scompari.
Chi è che si sente bruciare? Chi è lì a
sentire il fuoco?
Quindi sebbene ami i Sufi…
Non voglio, Coleman, ferire i tuoi sentimenti, ma vorrei dire che un giorno
dovrai sicuramente passare dal sufismo allo Zen. I Sufi vivono ancora nell’immaginazione, non hanno conosciuto lo stato di non-mente. Proprio
perché non hanno conosciuto lo stato
di non-mente – per quanto bella possa
12 OshO tiMEs
diventare la loro personalità – rimangono proprio sulla soglia dell’illuminazione, ma non sono illuminati. La
ragione è chiara: il sufismo è un ramo,
una derivazione dell’islamismo. Porta
con sé quasi tutto ciò che c’è di buono
nella religione mussulmana, ma è la
religione più bassa che ci sia. L’Islam,
il giudaismo, il cristianesimo: sono
tutte religioni basate su ipotesi.
Ci sono solo due religioni che non
sono basate su ipotesi, il buddhismo e
il taoismo. Lo Zen nasce dall’incrocio
di questi due... e l’incrocio è sempre
meglio di entrambi i genitori! È l’incontro di Buddha e Lao-tzu, da questo nasce lo Zen. Non è buddhismo,
non è taoismo, ha la sua individualità.
Porta avanti tutto ciò di bello che viene
dal Buddha e tutto ciò di grande che
viene da Lao Tzu. È la vetta più alta
che l’uomo abbia mai raggiunto.
Questo è uno dei punti più importanti da ricordare. Qualsiasi religione che
inizia dalla fede, dal credere, finirà per
darti un’esperienza autoipnotica. Solo
il taoismo e il buddhismo non iniziano con la fede. Tutto il loro sforzo è di
farti iniziare da solo, senza alcun concetto di ciò che troverai.
Aperti, disponibili, privi di pregiudizi,
senza contare su di una filosofia o un
qualche libro sacro; potete andare
dentro di voi, con il cuore aperto, e
quando arrivate al punto in cui la
mente è silenziosa, non c’è nemmeno
un pensiero.
Secondo Buddha e il tao, anche dio è
solo un pensiero. Quando non c’è pensiero, raggiungi la cima più alta dell’Everest della consapevolezza, a quel
punto sai che ogni essere vivente ha il
potenziale di diventare dio. Si dice che
Buddha abbia affermato: “Nel momento in cui mi illuminai, rimasi sorpreso: l’esistenza intera è illuminata,
solo che la gente non lo comprende.
Ognuno porta dentro di sé la propria
illuminazione e non la guarda nemmeno”. Buddha ha parlato delle sue
esperienze di vite passate. Quando
non era illuminato, ma solo un ricer-
catore, aveva sentito parlare di un
uomo che si era illuminato e così andò
a trovarlo. Non aveva nessuna idea di
cosa fosse l’illuminazione e così era
arrivato senza pregiudizi di alcun
genere, né a favore né contro. Ma,
arrivato vicino all’uomo, si ritrovò a
inchinarsi e a toccargli i piedi.
Ne fu molto sorpreso! Non aveva
deciso di farlo, toccò i piedi all’uomo
contro ogni sua aspettativa. Questa
fu la prima sorpresa. Quando si
rialzò, la seconda sorpresa fu ancora
più grande: l’illuminato toccò i suoi
piedi. Lui disse: “Che stai facendo?
Sei illuminato, è giusto che io ti tocchi i piedi. Ma perché tu tocchi i
miei?”. L’uomo rise e disse: “In passato ci fu un momento in cui non ero
illuminato. Adesso sono illuminato.
Tu ora non sei illuminato, un giorno
lo sarai. Quindi è solo una questione
di tempo. Per quanto mi riguarda, tu
puoi anche non saperlo, ma io posso
vedere il tuo tesoro nascosto”.
Ognuno è un buddha, che ne sia consapevole o no. Non ci sono ipotesi sulla via dello Zen. Ciò che Rumi dice:
“Voglio bruciare, bruciare…” è la
mente focalizzata su di un amato ipotetico, è il desiderio bruciante di incontrarlo, di sciogliersi in esso. Ma è un
dio oggettivo, può essere un uomo o
una donna, non ha importanza.
In India, nel Bengala, c’è una piccola
setta che crede che solo Krishna sia un
uomo e che tutti gli altri siano donne.
Dato che sono tutti donne e c’è un
grande, bruciante, desiderio di incontrare l’amato, il dio, dormono con una
statua di Krishna nel letto. Ma questi
sono tutti giochi della mente. Fatta
eccezione per Gautama il Buddha,
Lao-tzu e le persone che si sono illuminate nella stessa maniera, tutta l’umanità vive di ipotesi. Apprezzo la
poesia di Rumi, apprezzo la bellezza
di molti mistici Sufi, ma non posso dire
che siano illuminati. Vanno ancora a
tentoni e ciò finirà solo quando abbandoneranno l’ipotesi di dio.
La ricerca deve essere all’interno, non
il ricercatore
all’esterno. Qualsiasi ricerca esterna
cambierà solo la personalità. Può renderla più bella, più amorevole, ma si
tratta solo di immaginazione.
Coleman, va tutto bene: goditi le
belle poesie di Rumi, goditi le belle
storie Sufi. L’ho fatto anch’io. Ma ti
avviso, non perderti in esse. Sono
solo un gioco della mente, una strategia di autoipnosi.
Ho detto che hai fatto una domanda
pericolosa. Non voglio ferire i tuoi
sentimenti e il tuo amore, ma devo dire
la verità anche se fa male. Un giorno
mi sarai grato.
Il sufismo non è nulla. Dappertutto è
possibile trovare della bella poesia.
Sono persone che si ipnotizzano da
sole. Il punto reale è quello di arrivare a de-ipnotizzarsi, perché sei stato
già ipnotizzato dalla società.
E questa è la situazione in tutto il
mondo, in qualsiasi religione. Ho
guardato in ogni angolo della Terra e
tranne lo Zen non ho trovato un fenomeno religioso completamente puro e
che non ha commesso alcun crimine
contro l’umanità. Il contributo dello
Zen è stato quello di portare più grazia, più bellezza, più amore e una maggiore qualità di meditazione.
Quindi va tutto bene, Coleman; goditi le poesie, ma non pensare che
nascano da uno stato di illuminazione. I Sufi non hanno mai nemmeno
sentito la parola illuminazione. Non
c’è una parola equivalente a illuminazione in persiano, in urdu o in
arabo. Hanno “realizzazione di dio”,
realizzazione dell’amato, ma l’amato
è separato da te.
Tutta la questione è che persino se
trovi questo dio che è separato da te,
milioni di persone l’hanno trovato
prima di te. Ti troverai in una folla.
E che farai quando incontrerai dio?
Gli dirai: “Ciao, come va?”. Incontrarsi non vuol dire molto... avrai
un’aria imbarazzata e anche dio avrà
un’aria imbarazzata: “Adesso che ci
faccio con questo professor Coleman?”. Non farlo, non mettere dio in
imbarazzo. Dio non esiste. Ciò che
esiste è la qualità del divino e questa
qualità è tutt’intorno a te.
Siamo tutti immersi nello stesso
oceano.
Un’antica storia: Un giovane pesce,
dalla mente molto filosofica, chiese
agli altri pesci: “Abbiamo sentito
tanto parlare dell’oceano, ma dov’è?
Voglio incontrare l’oceano”.
Tutti scrollavano le spalle e dicevano: “Anche noi abbiamo sentito parlare dell’oceano, ma non sappiamo
dove sia”.
Un vecchio pesce prese il giovane da
parte e disse: “Non c’è nessun altro
oceano, ci siamo immersi dentro.
Nasciamo al suo interno, viviamo al
suo interno, moriamo al suo interno.
Questo è l’oceano”.
E ti dico che lo stesso vale per te.
Nasciamo nel divino, viviamo nel divino, moriamo nel divino. Bisogna
ricordarsi solo di una cosa: puoi passare attraverso questa formidabile
esperienza che è la vita dormendo,
oppure pienamente sveglio.
La meditazione è l’unico modo per
renderti consapevole. Quando sei pienamente consapevole, l’oceano del
divino è tutt’intorno a te. La vita stessa, la stessa consapevolezza sono divine. Il divino si esprime in tutte le
forme, nelle rose e nei fiori di loto,
negli uccelli e negli alberi. Dovunque
ci sia vita, c’è solo il divino. Viviamo
nell’oceano del divino. Quindi non
cercare da qualche altra parte. Guarda dentro, perché quello è il punto più
vicino che puoi trovare. Il sufismo è
bello, ma non è la risposta finale e non
dovresti fermarti lì. È un buon modo
per iniziare. Finisci con lo Zen.
E dalle vette dello Zen sarai in grado
di comprendere il sufismo più di quanto succeda se vivi nei circoli Sufi. Un
po’ di distanza è necessaria e lo Zen ti
dà quella distanza. Da quella distanza
puoi osservare tutte le religioni. Che
cosa fanno? Fanno dei giochetti,
magari belli, ma sempre giochetti. Mi
chiedi: “Che cosa c’entrano il bruciare e il fuoco con la mia illuminazione?”. Proprio niente. In questo preciso momento sei illuminato, entra silenziosamente nel tuo essere… Trova il
centro del tuo essere e hai scoperto il
centro dell’intero universo. Alla periferia siamo separati, ma al centro
siamo tutt’uno. Questa è ciò che chiamo l’esperienza del buddha. Se non
diventi un buddha... e ricordati che è
a causa della povertà del linguaggio
che sono costretto a dire: “Se non
diventi…”. Lo sei già. Quindi ti devo
dire, se non lo riconosci, se non ti
ricordi ciò che hai dimenticato. Ogni
bambino nella sua innocenza lo sa e
ogni bambino perde la strada a causa
di tutte le nozioni di cui viene sommerso dai genitori, dai preti, dagli
insegnanti. La sua innocenza viene
rapidamente coperta completamente
da idiozie di ogni genere.
Tutto lo sforzo della meditazione è di
tagliare attraverso gli strati di polvere
che la società ti ha riversato addosso e
trovare quella piccola “natura del
buddha” con cui sei nato. Il giorno in
cui trovi la natura del buddha con cui
sei nato, il cerchio si chiude. Torni a
essere innocente.
Cuore Zen
e cuore Sufi
Osho, hai parlato del “cuore vuoto”
dello Zen. E in passato avevamo
ascoltato come Rumi esprime il cuore
dei Sufi. Ci puoi parlare della differenza fra i due?
La realtà è che ciò che i Sufi chiamano il cuore è solo una parte della loro
mente. La mente ha molte capacità:
pensiero, sentimento, fantasia, sogno, auto-ipnosi... queste sono tutte
qualità della mente. In realtà non esiste il cuore in quanto tale, è tutto
fatto dalla mente.
NOVEMbrE 2012
13
Abbiamo vissuto con questa divisione
tradizionale, che l’immaginazione, gli
stati d’animo, le emozioni e i sentimenti fossero del cuore. Ma il tuo
cuore è solo un sistema di pompaggio.
Tutto quello che pensi o immagini o
senti è confinato nella mente. La
vostra mente ha settecento centri che
controllano tutto.
Quando lo Zen dice cuore vuoto
significa semplicemente mente vuota.
Per lo Zen, il cuore o la mente sono
sinonimi. L’enfasi è sulla vacuità. Una
mente vuota diventa la porta al divino che è tutto intorno, ma prima deve
essere vuota.
Il sufismo è immaginazione, una bella
fantasia. Lo Zen non ha nulla a che
fare con l’immaginazione. Tutto deve
essere reso vuoto. Il nome di Rumi è
bello in un certo senso: non in persiano, ma in inglese, roomy, spazioso,
vuoto! Una stanza può essere piena di
mobili o può essere senza alcun mobile, semplicemente una stanza.
E quella stanza vuota contiene l’intero spazio, l’intera esistenza.
TESTI DI OSHO TRATTI DA:
Rinzai, Master of the irrational #2
Il commento di Coleman Barks a
questa risposta alla sua domanda è
stato: “Osho mi ha aiutato a capire
come la poesia e il desiderio siano
fonti di autoipnosi. Mi sembra giusto
”
che l’illuminazione, o comunque la si
voglia chiamare, sia al di là della
mente e del desiderio”.
Ed ecco il testo della lettera che ha
inviato a Osho il giorno dopo.
“Caro Osho, che colpo per il mio
estatico autoipnotismo! Grazie per la
lama affilata che mi hai offerto, con
cui farmi strada attraverso la poesia,
la mente e il desiderio.
Spero di riuscire a usarla! E non
starmene semplicemente seduto a
rimirarla!
Avrei potuto vivere la vita intera
senza che questa lama mi fosse data.
Grazie di nuovo.”
l’amato è dentro di te, l’adoratore è l’adorato. l’amato è dentro di te, devi solo
andare al centro più profondo del tuo essere. spostati dal pensare al sentire.
sii semplicemente e quello sarà l’incontro con l’amato.
l’incontro è già avvenuto, solo che non ne sei consapevole. Osho
14 OshO tiMEs
un libro
da vivere
FIDUCIA
O hai fiducia o non ce l’hai: non sono
possibili entrambe le cose. Se hai fiducia, questa abbraccia tutta la tua vita e
pervade ogni tua cellula. La fiducia si
espande, ma non può provenire dalle
sacre scritture: la fiducia sgorga dalle
tue esperienze di vita, nascerà in te
dopo che avrai letto il libro della vita.
NON SEI LA MENTE
Essere oltre il mondo! Qualsiasi cosa io
veda, non sono quella cosa; qualsiasi
esperienza io faccia, non sono quell’esperienza: anzi, io sono oltre tutto ciò
che vedo. Sono colui che vede, non
colui che è visto. Qualsiasi esperienza
faccia, sono oltre: dal momento che
sono colui che osserva l’esperienza,
come potrei essere l’esperienza?
L’OCEANO E LE ONDE
Comprendi questa realtà, non ascoltarla soltanto! Si tratta di cambiare gestalt.
Puoi vederla in un battibaleno, puoi
vederla immediatamente! Se guardi in
profondità, scoprirai che ogni essere
vivente si fonde lentamente nel Tutto e
scompare: è un oceano sconfinato che
genera infinite onde.
A volte l’esistenza diventa verde negli
alberi; a volte diventa rossa nelle rose;
a volte diventa acqua e, a volte, diventa collina o montagna; a volte diventa
luna e stelle. Sono tutte manifestazioni
della consapevolezza. La stoffa è tessuta con il filo e puoi tessere diversi tipi
di stoffe: abiti leggeri per la calda estate e abiti pesanti per il freddo inverno.
INCREDIBILE!
La verità ci risulta talmente incredibile
perché abbiamo creduto il falso per
tante vite. Rifletti: se gli occhi di un
cieco acquistassero improvvisamente la
vista, riuscirebbero a credere che esiste
la luce, i colori, migliaia di colori, che
esiste l’arcobaleno e i fiori e gli alberi e
la luna e le stelle?
AFFRETTATI
Non c’è poi così tanto tempo, la notte
sta già calando. Avete già sprecato
molte volte questa nascita e questa vita;
la morte arriverà prima che voi abbiate
iniziato a meditare. Un’altra vita sprecata! Questa volta, non lasciare che
accada. Questa volta, non rimandare.
Questa fragranza è tua: la vita è nascosta dentro di te…
L’ESISTENZA
La rivoluzione
del cuore
la via della felicità
Cairo Editore
pagine 272 – Euro 14,00
Ecco il secondo volume, dopo Sii
Felice Adesso, del commento di
Osho ai sutra di Ashtavakra, l'illuminato indiano che, ancora ragazzino,
fu chiamato a rispondere alle
domande del suo re: “Come si consegue la saggezza? E la liberazione?”.
Ashtavakra rispose: “La felicità e
l’infelicità appartengono tutte alla
mente: non fanno parte di te. Tu non
sei colui che agisce, tu non sei colui
che gioisce. Tu sei sempre stato libero. Conosci questa realtà e sii felice!”
Sembra facile, ma... Comprendi
Ashtavakra, ma non pensare che
questa tua comprensione sia saggezza, hai ricevuto in dono una pietra di
paragone! Dopo aver fatto le tue
esperienze di vita, le userai per testare la loro veridicità. Osho
DOVE VAI?
La lampada è accesa nella tua
interiorità, ma la sua luce si
proietta all’esterno. Vedendo
questa luce esteriore, cominci
a correre, pensando che
anche la sorgente della luce
sia all’esterno. La luce proiettata all’esterno proviene da te
stesso; il profumo che si
espande all’esterno proviene
da te stesso: è un riflesso, un’eco del tuo profumo interiore.
Tu stai rincorrendo quell’eco!
PELLEGRINAGGIO
Ti avvicinerai a me quando raggiungerai il tuo
essere interiore: non esiste altro modo per avvicinarsi a me. Conosci
te stesso e conoscerai me. Non
devi fare alcun pellegrinaggio esteriore per avvicinarti a me.
Fiori selvaggi
in viaggio
coi mantra e le canzoni
D e va P r e m a l e m i t e n ci Parlano Di meDitazione,
Di osho, Del loro amore... e Della loro musica
Marga: Le vostre storie in quanto
ricercatori: come siete arrivati a Osho
e alla meditazione?
Deva Premal: Grazie a mio
padre, Wolfgang, un uomo fuori dal
comune, un artista, sono nata e cresciuta tra mantra, meditazione, Bhagavad Gita, reincarnazione, Zen e dissoluzione dell’ego… tutte queste paro16 osho times
le e anche una graduale comprensione, man mano che crescevo, mi sono
state regalate sin dall’inizio. Mio
padre era molto attratto dalla spiritualità orientale e ha portato sul sentiero della meditazione anche mia
madre, che prima di incontrare lui era
cristiana praticante.
Intorno ai dieci anni, però, volevo
essere più simile ai miei compagni di
scuola e di conseguenza mi avvicinai
al cristianesimo e volli persino essere
battezzata, ma prima di potermi davvero calare in quella realtà i miei genitori mi “presentarono” Osho… mia
madre andò a Pune nel 1981 e tornò
come Ma Gyan Viten e riconobbi
immediatamente Osho come il mio
maestro. Ho fatto la mia prima dinamica a dieci anni e mi è piaciuta tan-
musica
tissimo! Era semplicemente naturale.
Dopo alcuni mesi in cui meditai regolarmente presi il sannyas e diventai Ma
Deva Premal, Amore Divino.
Miten: È stata la musica ad aprirmi
a Osho e prima di incontrarlo non è
che mi considerassi un ricercatore. Sapevo che la vita che stavo conducendo
e la musica che facevo – da buon giovane londinese ben inserito nella scena
rock del tempo, sex & drugs & rock’
n’roll – non era tutto, ma non sapevo
dove cercare. Poi ho letto un libro di
Osho, allora Bhagwan Shree Rajneesh,
dal titolo No Water No Moon (10 storie Zen) e immediatamente mi fu chiaro dove dovevo andare e cosa dovevo
fare. Così mi lasciai alle spalle la vecchia vita e spiccai il salto!
Quando arrivai da Osho, a Pune, il
mio primo atto “cosciente” fu vendere tutte le mie chitarre. Non dissi a nessuno che ero un musicista e mi immersi nella vita della comune. La musica
che ascoltavo e la vita che conducevamo erano così appaganti e nutrienti…
mi facevano stare così bene che semplicemente ci sono sparito dentro. E il
dolore, le ferite legate alla musica
cominciarono a guarire. In quei primi
anni passai dall’essere alla ricerca di
qualcosa al ritrovarmi “a casa” e da
allora, anche se io e Deva siamo sempre in giro per il mondo, mi sento a
casa dentro di me, ovunque mi trovi.
MA: Se non è troppo ovvia come
domanda, che ruolo ha giocato la
musica nelle vostre vite?
MI: Non è affatto ovvia!
La musica è la chiave che mi connette
sia a Osho che a Deva. Attraverso il
suo amore e la sua visione Osho mi ha
guarito, mi ha “restituito la musica” e
ora la mia esperienza della musica è
nuova e innocente.
Con Deva il ruolo che la musica ha
nella nostra connessione è tantrico. È
gran parte della nostra pratica tantrica. Quando suoni e fai musica con
la forza Di
una rosa
Fiore selvaggio nel vento
selvaggio, voce selvaggia che
canta profonda dentro, notte
selvaggia in cui i sogni si avverano e sta accadendo a noi!
Fiume selvaggio che rotola verso l’oceano instancabile, quel
che deve essere sarà, non importa ciò che facciamo e sta accendendo a noi, a me e a te.
Cosa ci aspetta nessuno lo sa e
siamo andati troppo lontano
per rallentare adesso.
Sentiamo l’erba sotto i piedi
mentre cresce, sentiamo il vento
nei capelli mentre soffia, abbiamo il coraggio di sbagliare e la
forza di una rosa.
qualcuno, lo incontri veramente nella
sua autenticità, conosci la sua anima.
Due persone che suonano insieme si
espongono, sono nude l’una per l’altra. È come fare l’amore.
Quindi per me e Deva fare musica
insieme è un grande dono, è un’estensione della nostra connessione sessuale e ci nutre allo stesso modo.
davanti a un microfono, insieme alla
band e mi incoraggiò a sentire la musica nel corpo mentre cantavo. Anche
Miten è il mio “guru”!
DP: Ho sempre amato la musica e
specialmente al mio ingresso nel
mondo di Osho erano la danza e il
canto ad attrarmi maggiormente.
Ricordo così tante serate piene di beatitudine nella Buddha Hall di Pune. Mi
sento così fortunata: la musica è diventata la mia vita. Non mi aspettavo
certo di diventare una musicista o una
cantante, quindi il modo in cui la mia
vita si è dispiegata è una grande sorpresa per me. Ho sempre amato la
musica di Miten, la sua voce e le sue
belle canzoni e amavo cantarle e ballarle ogni giorno alla White Robe. Ma
certo non sognavo che ne avrei fatto
parte e che vi avrei contribuito con i
miei talenti. Fu Miten ad aprire quella porta per me, in modo molto dolce
(dolce come lui) incoraggiandomi a
cantare e ad “aprire” la voce. Quando fui pronta mi presentò al resto dei
musicisti e mi insegnò a cantare
DP: Personalmente non sento una
distinzione tra luoghi sacri e luoghi
normali. Ricordo di avere suonato
l’anno scorso in USA in una prigione e il silenzio e il canto erano così
speciali, così profondi che non li
dimenticherò mai: il carcere, i detenuti… insieme abbiamo creato un
tempio di silenzio. Ovviamente non
definirei un carcere un luogo sacro in
senso convenzionale, ma in quel
momento lo era. Quindi la sacralità
e la santità sono dentro di noi e possiamo avervi accesso ovunque ci troviamo e cantare mantra e canzoni
sacre mi aiuta molto a connettermi
con il divino nel momento.
Dal testo della canzone di Miten
Strength of a rose
MA: Voi fate concerti nei templi e
nelle chiese oltre che nei luoghi classici… che differenza c’è tra suonare in
una cattedrale e in uno stadio?
MI: Ti faccio un esempio di come i
mantra possono trasformare una
situazione. Durante il tour europeo di
quest’anno uno dei concerti era al
Circo Krone, a Monaco di Baviera.
NoVemBRe 2012
17
Abbiamo suonato proprio nell’arena
in mezzo all’odore degli animali e c’erano mille persone lì per noi. E tutti
insieme abbiamo trasformato quell’arena in un tempio. L’energia della
gente, la musica, i mantra… l’atmosfera era piena di amore e di grazia.
Quello che voglio dire è che qualsiasi
luogo può diventare sacro se vogliamo. La nostra musica arriva da Osho
quindi è sempre sacra e sempre connessa alla gioia, alla celebrazione e al
silenzio della meditazione.
Amiamo suonare nei templi e nelle
chiese, sono posti creati per la contemplazione, ma quando un teatro o
un circo viene trasformato in un tempio durante un nostro concerto è una
cosa speciale! A Mosca abbiamo suonato davanti a più di tremila persone:
era la stessa cosa, anche se eravamo in
un’enorme arena rock! Era diventata
una Buddha Hall!
MA: Il vostro lavoro, al di là dei
concerti.
MI: Non consideriamo “lavoro” ciò
che facciamo, non lo facciamo per
soldi. Se i soldi arrivano è un grande
dono e lo accettiamo in quanto tale,
18 osho times
ma non è la ragione per cui cantiamo
e suoniamo. La ragione per cui cantiamo e suoniamo è connetterci con
la grazia divina. Suoniamo per quella connessione e ciò che facciamo non
è una performance, è come un workshop di musica e anche se molte delle
persone che vengono ai nostri concerti non hanno mai incontrato
Osho, questi raduni hanno la stessa
qualità di quando accadono in una
Buddha Hall. La vibrazione ci sostiene, nutre l’amore che abbiamo l’uno
per l’altra e quella sensazione si
espande in tutto il pubblico.
DP: Io e Miten viaggiamo e condividiamo i doni che abbiamo ricevuto da
Osho oramai da più di vent’anni. Questo è il nostro lavoro! Viviamo in questa bolla dolce di creatività, musica,
amore e risate… e la bolla include le
persone che lavorano con noi. Manose, ad esempio, il nostro maestro di
flauto “bansuri”, è straordinario,
come musicista è una vera stella. È
entrato nella nostra vita circa dieci anni
fa, per l’album Embrace. È arrivato in
studio e ha suonato con tale talento,
tecnica e libertà di spirito che ci siamo
innamorati di lui immediatamente. Da
sette anni suona e viaggia con noi, è un
grande dono nella nostra vita.
MA: Stare insieme, relazione, amore… cosa c’è di rilevante nel vostro
essere Deva Premal&Miten e non
solo Deva Premal e Miten?
MI: La nostra connessione è basata
sulla libertà, non abbiamo mai avuto
il desiderio di imprigionarci a vicenda
impegnandoci in una cosiddetta relazione. Viviamo insieme giorno per
giorno, rispettando il diritto dell’altro
alla libertà e siamo… migliori amici.
Questa è l’opportunità e la sfida che
Osho ci ha dato, vivere insieme in
libertà. Ed è la connessione più intima e profonda che abbia mai avuto
con una donna, anzi, con un essere
umano! Viviamo insieme ventiquattro
ore al giorno sette giorni alla settima
e lo facciamo da ventun’anni!
DP: Sento di essere veramente “benedetta” a condividere la mia vita con
Miten. Come ha detto Miten viviamo
insieme e ci amiamo con la comprensione che potrebbe non essere per
sempre. Ovviamente c’è anche dell’attaccamento, ma per il fatto che tra
musica
noi c’è una grossa differenza di età l’illusione di permanenza non è così
forte. E forse quella comprensione è
la ragione per cui amiamo così tanto
la reciproca compagnia. Osho ha dato
a tutti noi indicazioni molto chiare su
come onorare la libertà dell’altro e noi
l’abbiamo preso molto a cuore. Il
fatto che lavoriamo ed esprimiamo la
nostra creatività insieme è un grande
beneficio. È semplicemente un mistero e non è necessaria una spiegazione,
è quello che è.
MA: Qualche cosa su Osho? Aneddoti, consigli, o altre dolcezze?
MI: Senza Osho non ci sarebbe nessun Deva Premal & Miten.
Lui ci ha dato tutto ciò di cui avevamo bisogno anche per gestire il successo e l’interesse che riscontriamo nel
mondo grazie alla nostra musica. Sarà
karmico? Forse… forse, ma qualsiasi
nome vogliamo dargli è tutto Osho…
DP: Amo il fatto che molta della
gente che incontriamo sia toccata da
Osho attraverso la musica. Molti
sono alla ricerca di qualcosa e vogliono tuffarsi più in profondità nella sua
visione, nel suo mondo e noi abbiamo
la possibilità di condividere con loro
il nostro amore per Osho. Attraverso
questo “viaggio” coi mantra e le canzoni di Miten abbiamo incontrato
così tante persone meravigliose, alcune erano state con altri maestri e insegnanti e con loro condividiamo le
nostre esperienze e il nostro amore per
i rispettivi maestri. Persone come Krishna Das e il suo guru Neem Karoli
Baba e Snatam Kaur e il suo amore
per Yogi Bhajan e Guru Nanak, un
maestro di cui Osho ha parlato con
così tanto amore.
Ci consideriamo compagni di viaggio,
una grande famiglia, senza separazioni, è così bello.
Attraverso i discorsi di Osho ci siamo
aperti a così tanti diversi sentieri, tradizioni, insegnamenti e questo si
riflette nella nostra musica. Non cantiamo solo mantra sanscriti e le canzoni in inglese di Miten, ma anche
canti sufi, africani e dei nativi americani. Osho ci ha reso consapevoli dell’unità di tutti i sentieri e durante i
nostri viaggi abbiamo fatto esperienza diretta di questa realtà.
MA: Cos’è veramente importante per
voi adesso? Direzioni, destinazioni?
MI: Continuiamo a seguire i nostri
cuori e a celebrare l’amore che abbiamo per Osho e a cantare per lui, attraverso i mantra, i canti e le canzoni. Lui
continua a guidarci e a nutrirci e ci dà
anche “the courage to be wrong”, il
coraggio di sbagliare, come cantiamo
in Strenght of a rose. La creatività continua a scorrere, abbiamo in cantiere
molti nuovi album e amiamo la vita che
facciamo. Abbiamo una band strepitosa, il miglior maestro di bansuri del
mondo, Manose, e il grande tastierista
Maneesh De Moor. L’anno scorso
abbiamo fatto concerti in 25 nazioni
diverse e l’anno prima anche!
Amiamo fare concerti e tenere i nostri
gruppi… così tante persone, vederle
scomparire in un silenzio profondo alla
fine della serata. Abbiamo un grande
team di persone che ci sostengono e che
Da Pune al mondo
Io e Deva abbiamo iniziato a suonare
insieme nella comune di Osho, a Pune.
Quando ci siamo incontrati Deva
aveva solo vent’anni e io ne avevo già
quarantadue. Al tempo lavoravamo
nell’ashram e io facevo parte del coordinamento della musica per la Buddha
Hall e stavo componendo l’album In
wonder. Deva dava sessioni di massaggio e stava facendo i primi passi
nella musica. Poco dopo andammo a
vivere in Toscana con Prem Joshua e
Devakant che avevano una band chiamata New Dawn. Dopo quell’esperienza decidemmo di tenere gruppi
basati sul canto e di fare le nostre cose,
perché la nostra vera passione era
creare spazi in cui la gente potesse cantare e aprire la voce. Abbiamo iniziato a fare musica nei centri europei di
Osho, nelle loro sale di meditazione.
Abbiamo fatto due album in quel
periodo Strenght of a rose e Global
heart native soul e insieme celebravamo la vita. Dopo alcuni anni abbiamo
fatto The Essence, il primo album di
Deva da sola, dove ha trovato la sua
vera voce, fu come un miracolo.
Intanto, gradualmente, sempre più
gente era attratta dalla nostra musica
e quindi dovemmo organizzare i nostri
concerti in sale più grandi e infine nei
teatri. È cresciuto tutto in modo naturale, spontaneo. Non abbiamo dubbi
sul fatto che Osho volesse tutto ciò e
ci sentiamo fortunati di poter condividere Osho con il mondo attraverso la
nostra musica.
Miten
NoVemBRe 2012
19
amano il lavoro che facciamo insieme.
La vita non potrebbe essere più dolce
di così, anche se restiamo aperti a ulteriori miracoli del maestro!
DP: Quello che è importante per me
e che io e Miten continuiamo a condividere noi stessi. Riceviamo così tante
email e messaggi da molte persone che
ci raccontano come i mantra e la musi-
ca le hanno guarite e ispirate! E a volte
dico a me stessa che anche per uno solo
di questi messaggi la mia vita ha un
valore. Come dice Rumi “Ci sono
cento modi per inchinarsi a baciare la
Terra” e io ringrazio Osho ogni giorno per la vita con cui ci ha benedetto.
Per informazioni sul loro lavoro:
www.MitenDevaPremal.com
www.facebook.com/devapremalmiten
Presso oshoba sono disponibili
numerosi cD di
Deva Premal & miten:
Songs For The Inner Lover
Soul In Wonder
The Essence
Love Is Space
Strength Of A Rose
Satsang
In Concert
Trusting The Silence
Embrace
Moola Mantra
Dakshina
Tibetan Mantras For Turbulent Times
Mantras For Precarious Times
www.oshoba.it
Una carovana sempre in viaggio!
Fino al 1999 andavamo a Pune tutti
gli inverni e ci passavamo alcuni mesi,
ma dopo di allora non abbiamo mai
vissuto nello stesso luogo per più di
quattro mesi.
Entrambi amiamo viaggiare e il senso
di libertà che comporta… è bello arrivare ed è altrettanto bello andare via.
Non ci guardiamo alle spalle. Siamo
molto fortunati ad amare la compagnia reciproca. Insieme ai musicisti che
suonano con noi abbiamo creato la
nostra piccola carovana che ci nutre e
ci dà il senso di essere a casa ovunque.
Nel corso degli anni abbiamo sviluppato un certo ritmo… migratorio! Da
aprile a giugno siamo in Europa e facciamo concerti in molte città, incluso
l’Est europeo. L’ultima volta che
siamo stati a Mosca tremila e cinquecento persone si sono radunate per
cantare i mantra con noi. Credo che
non fosse mai successo niente di simile prima in questa città così antica e
così straordinaria.
A luglio ci trasferiamo a Corfù dove
teniamo gruppi vacanze: la gente
viene per cantare insieme a noi e per
20 osho times
stare in spiaggia, riposare o meditare… vacanze, insomma. La bella
Buddha Hall di Corfù contiene fino a
centoventi persone ed è diventata per
noi un appuntamento importante. Vi
teniamo anche un gruppo insieme a
Rafia che si chiama Tantra-Mantra
per coppie, un’esplorazione dell’energia d’amore e beatitudine tra uomo e
donna. Le meditazioni tantriche e il
canto portano a una tale profondità
la connessione tra due amanti. È molto toccante vedere cosa succede nel
gruppo alle coppie, che siano insieme
da quattro mesi o da quarant’anni!
Dopo Corfù, dove stiamo due mesi,
voliamo negli USA per l’Ecstatic
Chant Festival all’Istituto Omega di
New York, poi ci trasferiamo in California, per il Bhaktifest a Joshua
Tree. È bello per noi stare in America. Di solito viaggiamo da costa a
costa in un pullman da tournee con
tutta la band. Abbiamo persino il
salotto, la cucina, il wi-fi e una stanza matrimoniale per me e Miten! L’ultimo che abbiamo affittato era il tourbus personale di Janet Jackson! Una
cosa che mi piace moltissimo è che in
America la gente apprezza veramente
la bellezza delle parole delle canzoni
di Miten, ne comprende le sfumature.
Nei mesi invernali siamo in Australia,
a Byron Bay e nell’emisfero Sud in quel
periodo è estate! È un posto dalla
natura meravigliosa, buon cibo, bel
tempo, spiagge, fiumi, la foresta pluviale. E ci sono molti amici che conosciamo dai tempi di Pune. Di solito lì
registriamo i nostri CD nello studio di
Kamal e poi facciamo concerti in
molte città australiane. A volte arriviamo persino in Nuova Zelanda.
A Marzo andiamo in Costa Rica nel
bellissimo Blue Spirit Resort dove
teniamo alcuni gruppi, anche il Tantra-Mantra, e poi ricominciamo il
tour da capo.
In passato abbiamo fatto anche dei
bellissimi periodi in Toscana e ci è sempre piaciuto molto, ma è tanto che non
ci torniamo. Spero che arriverà il
momento giusto per tornarci. Ci siamo sentiti molto a casa in Italia e sono
stati momenti molto romantici…
Deva Premal
novità
Tutto nasce dall’amore
proposte prAtiche di osho
Al di là dellA competizione, dell’AutoAffermAzione,
dell’ideologiA, dellA corsA AllA ricchezzA.
attualità della visione di
Osho è sorprendente!
Qualcosa che si scopre a
poco a poco anche nel suo
libro L’eterno del tempo, una raccolta
di discorsi e colloqui individuali con
suoi collaboratori e discepoli che risale ai primi anni – questi testi vanno dal
‘65 al ‘72 – del suo “lavoro”, prima
che si stabilisse a Pune, quando ancora girava l’India organizzando campi
di meditazione e conferenze. Ad ascoltare queste parole di Osho non era il
vasto pubblico, ma erano quelle persone che, richiamate dall’originalità e
dalla potenza del suo messaggio e della
sua presenza, avevano iniziato a organizzare le sue conferenze, a raccoglierne i testi e a stampare opuscoli, a registrare i suoi discorsi e a farli ascoltare
agli amici. “Non c’erano ancora le audiocassette e si usavano i registratori a
bobina”, ricorda nelle sue memorie
Laheru, un discepolo di quei tempi che
aveva anche il compito di andare a
prendere e poi riportare Osho in stazione nelle sue visite a Mumbai. E le
cose da fare erano tante... progettare
e avviare i primi centri di meditazione, organizzare i campi, trovare un
luogo adatto dove Osho potesse risiedere e affrontare ogni genere di problema pratico legato a una visione che,
nel giro di pochi anni, dall’India sarebbe esplosa in tutto il mondo!
Quello che Osho esprime, però, sia
pur legato talvolta a questioni prati-
L’
che contingenti ed espresso con una
terminologia che può suonare datata
ai giorni nostri – da considerare che
sta parlando in un contesto culturale
quale quello dell’India degli anni ‘60
– non risulta per nulla limitato agli
addetti ai lavori, ma dimostra da
subito il suo valore di “appunti” per
una vera e propria scuola di vita, con
una profondità di analisi e comprensione dell’essere umano mai raggiunte prima da nessuno.
Temi quali la solidarietà e il senso di
comunità – per utilizzare le parole
d’oggi – e cioè un rapporto con gli altri
e col pianeta in cui viviamo che non
sia di contrapposizione, concorrenza e
rapina, ma di collaborazione, empatia,
sinergia, sono quanto mai attuali e,
come Osho specifica, “chi si interessa
solo alla propria pace, non può mai
essere in pace nel vero senso della
parola, perché essere interessati solo a
se stessi è una delle cause della malattia”. Nel contempo riafferma l’importanza prioritaria dell’individuo rispetto a ogni ideologia o organizzazione:
“Non importa quanto sia valida un’idea o un pensiero, la cosa che più è di
rilievo sono le persone a cui vengono
offerti. La persona non è affatto un elemento secondario; anzi, è quello più
prezioso: il suo valore è il motivo principale che ci spinge a offrirle quel pensiero o quell’idea”.
In una situazione, come quella che stia-
mo vivendo, dove i vecchi valori sono
scomparsi e quelli nuovi faticano a
nascere, dove i piccoli aggiustamenti si
stanno sempre più dimostrando di nessuna efficacia e diventano sempre più
necessari cambiamenti radicali, diventa fondamentale la proposta di Osho
sul vivere con consapevolezza, sulla
meditazione, su una ricerca di verità e
pace interiore che non implichi un
allontanarsi dal mondo, ma anzi usi il
mondo degli affari e del lavoro come
test delle comprensioni raggiunte: “La
piazza del mercato è la cartina tornasole, perché è lì che si trovano le sfide:
le circostanze non ti sostengono, esistono conflitti. Riesci a conservare la
tua quiete anche lì?”.
“Colui che sparge i semi non può mai
immaginare quanto grandi saranno gli
alberi” dice Osho, ma di sicuro di
“alberi “ ne stanno crescendo e di più
ancora ce n’è bisogno e di seguirli con
cura... dentro e fuori di noi.
Sahaja
Osho, L’eterno del tempo
(Uno Editori) è il libro di quasi
300 pagine allegato al prossimo
numero di Osho Times Italiano
(quello di dicembre/gennaio).
Una novità da non perdere! Hai
rinnovato l’abbonamento?
NOVEMbrE 2012
21
Una storia che dUra da secoli
Osho e il Tibet
Nel 1972 Govind Siddharth, un discepolo di Osho, incontrò il XVI Lama
Karmapa, una delle tre massime autorità spirituali del Tibet – insieme al
Dalai Lama e al Pancham Lama – che
gli parlò anche di una vita passata di
Osho in Tibet...
Durante una vacanza nel Darjeelling
– una regione a Nord-Est dell’India
dove ci sono molti monasteri tibetani – ho voluto visitare il monastero di
Rumtec, dove risiede il Lama Karmapa, arrivato dal Tibet in seguito
all’invasione delle forze cinesi nel
1959. Il suo monastero è situato a più
di 1500 metri d’altezza e vi risiedono
in permanenza circa duecento persone, tutti monaci.
Si dice del Lama Karmapa che sia una
“incarnazione divina”. In Tibet si
crede che chiunque ottenga la “natura del Buddha” (l’illuminazione) abbia
la possibilità, se vuole, di rinascere di
nuovo nel mondo per aiutare gli altri;
queste persone vengono chiamate
incarnazioni divine, bodhisattva. Ai
tempi di Buddha ci sono state molte
persone che hanno raggiunto l’illuminazione e alcuni dei Lama attuali sono
22 osho times
le reincarnazioni di quegli illuminati.
Il Lama Karmapa attuale è la sedicesima incarnazione di Dsum Kheynpa, il
primo Karmapa, che era nato nel 1110
a.C. e apparteneva a un lignaggio che
risale fino a Marpa, uno dei più grandi maestri tibetani.
Il Lama Karmapa ha notato il mio
mala (la collana con la foto di Osho)
e mi ha chiesto di cosa si trattasse.
Gliel’ho spiegato subito, concludendo: “E questa è la fotografia del mio
maestro.” Era molto curioso di
vederla, così mi sono tolto il mala e
gli ho mostrato la foto. Immediatamente ha preso in mano il medaglione, l’ha portato alla fronte e ha detto:
“Quest’uomo è un buddha vivente, la
più grande incarnazione in India
dopo il Buddha”.
In questa vita Osho ha scelto di nascere con lo scopo preciso di aiutare spiritualmente la gente – solo per questo
motivo – e, come ha affermato ancora il Lama: “Osho ha scelto di nascere per questo compito in piena consapevolezza”. Il Lama si è poi mostrato interessato alle tecniche di meditazione che Osho insegna e così gli ho
descritto la Meditazione Dinamica.
Quando gli ho parlato del terzo stadio – caratterizzato dal gridare “Hu
Hu Hu” – mi ha fatto notare che questo Hu viene dal mantra tibetano
Hum come per esempio in Om Mani
Padme Hum. Mi parve davvero entusiasta, mi prese entrambe le mani
dicendomi di essere “veramente contento” e che “questi metodi sono
assolutamente corretti e molto simili
alle pratiche tibetane: qualsiasi lavoro stiano facendo i discepoli di Osho
è simile al nostro”. Riguardo ai metodi di Osho, in una parola il suo commento è stato: “Perfetti”.
In seguito mi ha anche raccontato di
come Osho in una sua vita passata
fosse uno dei maestri tibetani e ha
aggiunto: “Se vuoi vedere una delle
precedenti incarnazioni del tuo maestro – ai tempi in cui era con noi – puoi
andare in Tibet a vedere la statua d’oro
che lo rappresenta e che è conservata
nella Sala delle Incarnazioni”.
I tibetani preservano i corpi degli illuminati in un modo particolare, un po’
come le mummie egiziane. Il cadavere
riceve un trattamento speciale di deidratazione tale da preservare le sembianze naturali del corpo; a questo
speciale
punto interviene l’orafo, che riveste il
corpo in oro, trasformandolo in una
statua dorata. In Tibet ci sono novantanove statue di grandi incarnazioni
divine e una di queste, secondo quanto dice il Lama, è la statua di Osho,
nella sua incarnazione di due vite fa.
I cinesi non sono riusciti a distruggerle perché sono state nascoste in parti
molto remote del paese.
L’atteggiamento di Lama Karmapa
mostrava tutta la gioia di qualcuno
che ha ritrovato qualcosa che sembrava perduto. Visto il suo entusiasmo, ho
pensato subito che fosse stato molto
vicino al nostro maestro nel passato,
tuttavia lui non mi ha parlato dell’esatta relazione spirituale che aveva
avuto con Osho e anch’io, sebbene
molto curioso, non ho voluto fare
domande a questo proposito. Riguardo a Osho e al suo lavoro ha aggiun-
to poi: “Ha sempre la mia benedizione; so che Osho sarà in grado di fare
qualcosa per aiutare la gente, più di
quello che possiamo fare noi”.
In seguito, ho parlato di questo mio
incontro con Osho che peraltro non
mi ha detto esplicitamente di aver
conosciuto il Lama Karmapa in una
vita passata. In quell’occasione gli ho
chiesto se i tibetani potessero essere
di aiuto nel suo lavoro. Mi ha risposto di no, che non era possibile: sono
troppo rigorosi per l’era moderna, i
loro tempi di crescita spirituale sono
lunghi e non c’è molto tempo. Parole simili erano state pronunciate
anche dal Lama Karmapa.
TRATTO DALL’APPENDICE A:
Osho, The Silent Explosion (fuori stampa)
Negli EXTRA su www.oshotimes.it di questo
numero trovi l’intera intervista
“
osho è un maestro illuminato che sta lavorando in ogni
maniera possibile per aiutare l’umanità a superare una
difficile fase nello sviluppo della consapevolezza.
dalai lama
(in un discorso a Bodh Gaya, India –
la foto lo ritrae in una sua visita all’Osho Meditation Resort di Pune)
Un esperimento
anche osho parla della
sua statua d’oro
C’era un sannyasin, Anand Vijay, che
si era messo a praticare intensamente
questo grande mantra Hu. Si ammalò
in modo grave, arrivando quasi al
delirio. Tuttavia, quando da un lato
c’è il delirio, dall’altro lato possono
aprirsi alcune porte.
Aveva intorno a 40° di febbre e delirava. In quel momento, sentì che
alcuni spiriti si trovavano nella sua
stanza. Gli dicevano: “Non potrai
stare meglio se non smetti di gridare
questo Hu. Noi siamo spiriti e siamo
qui da lungo tempo, ma ci siamo
veramente spaventati quando ti sei
messo a urlare Hu”.
Quando riprese coscienza, si ricordò di
queste parole. Mi scrisse una lettera,
dicendo che non credeva che ciò che
era accaduto fosse reale. Doveva essere frutto della sua immaginazione, solo
un’idea. Poi, però, il fatto si verificò
altre due volte.
Anand Vijay era ansioso anche lui di
sapere se si trattasse di immaginazione, quindi, è chiaro che era sincero. Per
verificare fece un esperimento. Più o
meno in quel periodo aveva letto qualcosa sul Lama Karmapa che aveva parlato di me. Karmapa aveva detto che il
corpo in cui vissi in una mia vita passata è ancora conservato in una caverna del Tibet: in quel luogo, sono conservati novantanove corpi e uno di
questi è il mio.
In Tibet, per migliaia di anni hanno
cercato di conservare i corpi nei quali
si era verificato qualche fenomeno
straordinario, perché fenomeni del
genere non succedono in continuazione né con facilità. Per esempio, il terzo
occhio di qualcuno si apre e, contemporaneamente, provoca un foro nell’osso a livello del terzo occhio. Il terzo
occhio si apre in tante persone, ma questo foro non si verifica in tutti, accade4
NoVembre 2012
23
4soltanto quando il terzo occhio si apre
con forza tremenda e nella sua totalità.
Questi corpi vengono conservati dai
tibetani. I tibetani hanno conservato
novantanove corpi e, secondo Karmapa, tra quei novantanove corpi c’è
anche il mio. Anand Vijay lesse queste
parole e pensò che, se era vero, quando si fosse avvicinato agli spiriti nella
sua condizione di delirio, avrebbe
potuto sapere qual era il mio corpo tra
quei novantanove. Avrebbe potuto
contarli e se fosse riuscito a vedere il
corpo e fosse venuto fuori che era quello giusto, poteva avere la certezza che
ciò che gli accadeva era reale.
Mi informò della sua decisione e io gli
dissi di fare l’esperimento. In seguito
mi disse che era il terzo corpo: primo,
secondo, terzo. È un errore, eppure
non lo è. Aveva contato dalla parte
sbagliata: non è il terzo corpo, ma il
novantasettesimo ed è comunque giusto. Sono stati preservati novantanove corpi e lui ha contato dal lato che
pensava fosse l’inizio e che invece era
la fine. Tuttavia, era arrivato a tre, è
un fatto molto significativo. È il novantasettesimo corpo, ma se si conta
dall’altro lato può essere il terzo. Lo
informai: “Non spaventarti, perché
ciò che accade è giusto. Continua con
la meditazione e ci sarà ancora un
incidente, aspettalo”.
Anche quell’incidente si verificò... gli
spiriti continuavano a parlargli. Gli
dissi di parlare chiaramente agli spiriti, affermando: “Non mi muoverò da
qui. Questo Hu continuerà e se volete
restare, restate. Se volete partecipare,
partecipate; se volete fuggire, fuggite,
ma io non mi sposterò da qui”. Il giorno in cui la sua determinazione divenne totale, vide spiriti di tipo diverso,
che gli dissero: “Continua pure. Siamo
anche noi spiriti che dimoriamo qui,
ma siamo spiriti buoni. Questi spiriti
malvagi, che sono disturbati dal tuo
Hu, dovrebbero veramente andarsene
e ciò sarebbe una benedizione anche
per noi”. Potete non crederci, ma queste sono le faccende dell’altro mondo.1
24 osho times
Il suono
del silenzio
om mani Padme hUm
Il
solo paese al mondo che
abbia dedicato tutto il suo
genio all’esplorazione interiore è il Tibet. E le scoperte fatte sono di immenso valore.
Om Mani Padme Hum è una delle
espressioni più belle per indicare l’esperienza suprema. Il suo significato
è questo: “Il suono del silenzio, il diamante nel loto”.
Anche il silenzio ha il suo suono, la
sua musica, anche se le orecchie
esteriori non possono sentirlo, così
come non possono vederlo gli occhi
esteriori. Noi abbiamo sei sensi
rivolti all’esterno. In passato l’uomo
sapeva di averne solo cinque, il sesto
è una scoperta recente. Si trova
all’interno delle orecchie, per questo
non è mai stato scoperto. È il senso
dell’equilibrio. Quando provi vertigini o vedi un ubriaco camminare, è
il senso dell’equilibrio a essere stato
intaccato.
Così come questi sei sensi sono utilizzati per fare esperienza del mondo
esterno, proprio questi stessi sei sensi
esistono per fare esperienza del
mondo interiore, per vederlo, udirlo,
sentirne l’assoluto equilibrio, lo
splendore. È invisibile ai sensi esteriori, ma non a quelli interiori. Non
lo puoi toccare con i sensi esteriori,
ma i sensi interiori vi sono radicalmente immersi.
Om è il suono: quando ogni altra
cosa è scomparsa dal tuo essere –
nessun pensiero, nessun sogno, nessuna proiezione, nessuna aspettativa, neppure un’increspatura – l’intero lago della consapevolezza è
semplicemente silenzioso, è diventato un semplice specchio. In quei rari
momenti senti il suono del silenzio.
È l’esperienza più preziosa che ci
sia, perché non solo rivela una qualità della musica interiore, ma dimostra anche che la sfera interiore è
piena di armonia, gioia, beatitudine. Tutto questo è implicito nella
musica dell’Om.
L’Om è una delle realizzazioni più
speciale
grandi conseguite dai ricercatori. Si
tramandano episodi assolutamente
incredibili, ma che sono fatti storici…
Quando Marpa, un mistico tibetano,
morì, i suoi discepoli più intimi erano
seduti intorno a lui, perché la morte
di un mistico è preziosa quanto la sua
vita, forse di più. Se puoi essere vicino a un mistico quando muore, puoi
fare esperienza di molte cose, perché
la sua intera consapevolezza lascia il
corpo e se sei attento e cosciente, puoi
percepire una fragranza nuova; puoi
vedere una nuova luce, puoi sentire
una musica nuova.
Quando Marpa morì – viveva in un
tempio – tutti i suoi discepoli all’improvviso rimasero sorpresi, si guardarono intorno: da dove veniva il
suono dell’Om? Poi si resero conto
che non arrivava da nessuna parte,
era emanato da Marpa! Lo sentirono
appoggiando le orecchie sui piedi,
sulle mani e restarono allibiti: all’interno dell’intero corpo c’era una
vibrazione creata dal suono Om.
Marpa aveva sentito quel suono per
tutta la vita, da quando si era illuminato e a causa della costante esperienza interiore di quel suono, il
suono stesso era entrato perfino nelle
sue cellule fisiche. Ogni fibra del suo
corpo aveva imparato una sincronicità particolare, vibrava sulla stessa
lunghezza d’onda.
Io vi dico di non ripeterlo, ma di essere semplicemente silenziosi e ascoltarlo. Quando la tua mente diventa
calma e si acquieta, all’improvviso ne
diventi consapevole: come un sussurro, l’Om affiora dal tuo essere.
Quando affiora spontaneamente, ha
una qualità totalmente diversa. Ti
trasforma.
La fisica moderna afferma che nel
mondo tutto è fatto di elettricità.
Secondo la fisica moderna, perfino i
suoni non sono altro che onde elettriche. I fisici hanno lavorato partendo dall’esterno.
I mistici affermano l’esatto opposto,
ma non vedo alcuna contraddizione.
Sostengono che l’intera esistenza è
formata dal “suono senza suono”
Om. E perfino l’elettricità, o il fuoco,
non sono altro che specifiche forme
condensate di suono.
In Oriente lo si è sempre saputo: sono
esistiti musicisti in grado di generare,
con la loro musica, una fiamma su
una candela spenta. Quando la musica tocca la candela spenta, all’improvviso la fiamma si sprigiona.
Questo mantra nasconde molti segreti. La prima parola senza suono è
Om, l’ultima è Hum. La prima è la
fioritura, l’ultima è il seme.
I Sufi non usano per esteso il nome di
Allah, il nome di dio per i mussulmani. Cominciano con Allah Hu e
pian piano mutano Allah Hu, nel
semplice Hu, Hu. Hanno scoperto
che il suono Hu colpisce esattamente
la sorgente vitale, proprio sotto l’ombelico. Attraverso l’ombelico eri collegato alla vita, a tua madre; proprio
NoVembre 2012
25
4 sotto l’ombelico, si trova la fonte
della tua stessa vita.
Provaci: quando dici Hu, la ripercussione è sotto l’ombelico. Ed è ciò che
usiamo nella nostra Meditazione
Dinamica. È una scoperta dei Sufi,
ma lo si potrebbe fare alla maniera
tibetana. Anziché Hu-Hu, che sembra essere un po’ violento, Hum, che
sembra un po’ più delicato. Ma il
suono delicato richiederà un tempo
più lungo per risvegliare le tue energie. Probabilmente, nel clima particolare del Tibet, il suono delicato
andava benissimo. Non avevano
bisogno di un suono così duro, per
colpire la sorgente vitale. Ma nel
deserto torrido dell’Arabia, quando i
mistici Sufi iniziarono a usare Hu…
Quando lavoravo sulla Meditazione
Dinamica, dovetti decidere se usare
Hum o se scegliere Hu. Ho provato
entrambi e ho scoperto che forse in
India Hu va meglio, rispetto alle fredde vette del Tibet in cui tutto risulta
inevitabilmente diverso. Per quelle
regioni Hum è perfetto.
Hum è il colpo per generare l’Om
dentro di te.
Se colpisci il seme della tua vita, esso
inizia a scomparire nel suolo e iniziano a spuntare germogli e foglie verdi.
Tra i due – Om e Hum – troviamo
Mani Padme. E non penso che qualcuno sia riuscito a esprimere l’esperienza suprema, meglio di Mani
Padme. Dovete visualizzarlo.
In Oriente, il fior di loto è il fiore più
bello, il più grande. E se mettete dei
diamanti sul fior di loto al sole dell’alba, sperimenterete qualcosa di
meraviglioso… il fior di loto con i
diamanti!
È difficilissimo dire qualcosa sull’esperienza suprema, ma i mistici tibetani hanno fatto del loro meglio.
Molte cose sono state dette in merito, ma “il diamante nel loto” sembra
essere l’espressione migliore, perché è
l’esperienza più grande e più bella.
Sono state scelte due delle cose più
belle nel mondo conosciuto: il loto e
26 osho times
il diamante. Si tratta semplicemente
di un’espressione visiva della bellezza
che arrivi a cogliere dentro di te.
Questo mantra Om Mani Padme
Hum racchiude in sé un’intera filosofia. Puoi iniziare con Hum, l’ultima
parola… e la prima affiorerà spontaneamente. E quando il tuo essere interiore si riempirà del suono del silenzio, anche tu avrai la splendida esperienza di vedere un loto con un diamante nel sole nascente. Il diamante
irradia, il loto è così delicato, così vellutato, così femminile e non ha confronti con nessun altro fiore.
Per i mistici diventò qualcosa di fondamentale. Di certo avrete visto statue di Buddha seduto su un loto. È un
modo simbolico per raffigurare il suo
aver raggiunto l’assoluto: il loto interiore è fiorito. Non solo il loto è fiorito, ma il diamante nascosto dietro,
all’interno… quando il loto schiude i
suoi petali, trovi un kohinoor. Il diamante ha una qualità, per questo è
stato scelto. Simboleggia l’eternità. Il
diamante è eterno, non conosce la
morte, è immortale. L’esperienza è
meravigliosa ed è eterna.
Questo mantra tibetano, Om Mani
Padme Hum, è una forma condensata dell’intero pellegrinaggio interiore. Dice come iniziare, cosa accade
quando il fiore si schiude, quale sarà
la tua esperienza suprema dei tuoi
tesori interiori.
Ricorda: non devi ripetere il mantra, ne devi comprendere il significato e lasciare che sia il significato
a sedimentare dentro di te. Seduto
in silenzio, sii assolutamente quieto,
immobile. Osserva la tua mente. Ci
saranno dei pensieri, ma quando
diventerai silenzioso, quei pensieri
scompariranno e all’improvviso
sentirai la vibrazione di un suono
che ti avvolge.
Quel suono vibrante non è prodotto
da te. È il centro stesso dell’esistenza.
È il suono dei cieli. È il suono dello
spazio. È il suono dell’universo e ne
indica la vitalità. 2
Il Bardo Thodol, conosciuto
anche come il Libro
tibetano dei morti, è un
testo che tradizionalmente i
monaci tibetani recitano al
morente per aiutarlo nel passaggio
fra la vita e la morte. Osho racconta
un episodio di quando era ancora
bambino, mentre insieme alla nonna
accompagnava il nonno in punto di
morte dal villaggio all’ospedale...
Mio nonno piangeva, con gli occhi
gonfi di lacrime, e ci chiedeva di fermare la ruota.
In quel momento accadde qualcosa di
grandioso. Non l’ho mai rivelato a nessuno, forse non è mai stato il momento. Gli dicevo di stare zitto e il carretto sobbalzava su quella strada così
accidentata e lui insisteva: “Ferma la
ruota, mi senti? Ferma la ruota!”. Gli
dissi: “Sì, ti ascolto e capisco cosa vuoi
dire. Sai che solo tu la puoi fermare;
stai calmo, cercherò di aiutarti”.
Mia nonna era stupefatta. Mi guardò
stupita, con gli occhi spalancati: cosa
stavo dicendo? Come potevo aiutarlo?
Dissi: “Sì, non essere così sbalordita.
All’improvviso mi sono ricordato una
delle mie vite passate. Vedendo la sua
morte, mi sono ricordato di una delle
mie”. Quella vita e quella morte
avvennero in Tibet. È il solo paese che
sa, in maniera veramente scientifica,
speciale
La ruota della
vita e della morte
e osho all’imProVViso
si ricorda il Bardo thodol
lare, forse non aveva mai
sentito una sola parola di
tibetano prima di allora, forse
non sapeva neppure che esistesse un paese chiamato Tibet, eppure morendo diventò assoluta attenzione e silenzio. Il Bardo funzionò,
anche se non lo poté capire. A volte
cose che non capisci funzionano: funzionano solo perché non le capisci. 3
come fermare la ruota. E a quel
punto iniziai a cantare qualcosa.
Né mia nonna né mio nonno moribondo, né l’uomo che guidava il carro
e che ascoltava con attenzione, poterono capire. Addirittura neppure io
potei capire una sola parola di ciò che
cantavo. Solo dodici, tredici anni
dopo lo capii. Per scoprirlo ci vollero
tutti quegli anni: era il Bardo Thodol,
un rituale tibetano.
In Tibet, quando un uomo muore, si
ripete un mantra, chiamato Bardo.
Nel mantra si dice al morente: “Rilassati, resta in silenzio. Scendi al tuo centro e resta lì; non lasciarlo, qualsiasi
cosa accada al corpo. Sii un semplice
testimone. Lascia che accada, non
interferire. Ricorda, ricorda, ricorda
che sei solo un testimone: quella è la
tua vera natura. Se riesci a morire
ricordandolo, la ruota si ferma”.
Ripetei il Bardo Thodol per mio
nonno morente, senza neppure sapere
cosa stavo facendo. Era strano, io lo
ripetevo e lui, ascoltandolo, divenne
completamente silenzioso. Forse il
tibetano aveva un suono così partico-
osho Parla sPesso
del Bardo
In Tibet si pratica una tecnica che si
chiama il Bardo. È un processo che
inizia quando una persona è in punto
di morte. I monaci si siedono intorno
a lui e cominciano a leggere il Bardo,
dandogli vari suggerimenti: “Vedi,
stai per abbandonare il corpo. Focalizzati sul pensiero che questo corpo
se ne sta andando. Sii consapevole
che molto presto il corpo in cui ti troverai non sarà più quello fisico, ma
sarà il tuo corpo sottile”. Gli vengono date indicazioni di questo tipo. In
nessun altro paese del mondo si sono
fatte ricerche così approfondite sulla
morte come in Tibet. 4
Appena morti entriamo in un mondo
nuovo. Questo mondo può spaventarci, farci molta paura perché non
assomiglia a quelle che sono le nostre
esperienze. Di solito lo attraversiamo
in uno stato di inconsapevolezza e
così non ce ne accorgiamo. Ma se lo
percorriamo con consapevolezza, ci
troviamo in grandi difficoltà. Ecco
perché nel Bardo si cerca di spiegare
alla persona che tipo di mondo si troverà di fronte, cosa può succedere,
che tipo di esseri vi si incontrano.
Solo chi ha esperienza di meditazione profonda può essere guidato in
questo esperimento, altrimenti non è
nemmeno in grado di sentire cosa gli
si sta dicendo. Non riuscirebbe ad
ascoltare quello che gli viene detto al
momento della morte, o a seguire i
suggerimenti che gli vengono dati.
Per farlo c’è bisogno di una mente
molto silenziosa, vuota. Mentre la
consapevolezza inizia a scomparire
lentamente, a svanire e tutti i legami
col mondo materiale cominciano a
interrompersi, solo una mente molto
silenziosa può ascoltare i messaggi
che arrivano da questo mondo, non
si possono recepire altrimenti.
Ricordati che il momento della morte
è l’unico in cui si può fare qualcosa:
al momento della nascita non si può
fare nulla. Ma tutto quello che si fa
con la morte, influenza di seguito
anche la nascita. Nasciamo nello stesso stato in cui siamo morti. 5
VUoi ProVare?
Annalisa Faliva, Il risveglio dal
sogno. La grande liberazione con gli
insegnamenti del Bardo, Editore
Tecniche Nuove, nuova edizione
ampliata. Libro + CD (mp3) con la
meditazione guidata tratta dal Libro
tibetano dei morti.
Disponibile presso Oshoba.
NoVembre 2012
27
Un esperimento
meraviglioso
anche doPo l’inVasione la cUltUra e la
sPiritUalità tiBetane continUano a ViVere
PUr se fra mille difficoltà
Il
Tibet è caduto nell’oscurità.
I suoi monasteri sono stati
chiusi, i suoi monaci sono
stati portati a forza nei campi di lavoro. Il solo paese al mondo che usava
tutta la sua genialità focalizzata su un
punto: tutta la sua intelligenza orientata alla ricerca della propria sfera
interiore e dei tesori racchiusi in essa,
tutto questo è stato fermato dall’invasione comunista. Il Tibet era così
impegnato in questo esperimento meraviglioso, da non avere armi con cui
combattere né eserciti da contrapporre. Non avrebbero mai pensato che
potesse accadere. L’unica cosa importante per loro era il pellegrinaggio interiore. Mai, da nessun’altra parte, è esistito un impegno così concentrato a
scoprire l’essere dell’uomo. Ogni famiglia dava il primogenito a un monastero in cui meditare e crescere, avvicinandosi al risveglio. Era una gioia
per ogni famiglia permettere, almeno
a un suo membro, di dedicarsi totalmente, ventiquattro ore al giorno
senza distrazione alcuna, al lavoro sul
proprio essere interiore. Anche gli
altri membri della famiglia operavano in quel senso, senza potere però
dedicarvisi a tempo pieno: dovevano
provvedere al cibo, ai vestiti, alla casa
e in Tibet sono cose complesse.
Esistevano centinaia di monasteri,
per nulla paragonabili a quelli cattolici. Quei monasteri non avevano
confronti, nel mondo intero. Il loro
28 osho times
interesse era uno solo: renderti consapevole di te stesso.
Migliaia di stratagemmi sono stati
creati nei secoli per permettere al
tuo loto di fiorire e a te di trovare il
tuo tesoro supremo, il diamante.
Queste sono solo parole simboliche,
ma la distruzione del Tibet dovrebbe essere analizzata a fondo, in particolare quando l’uomo diventerà
un po’ più consapevole e l’umanità
un po’ più umana.
Questa è la calamità più grande verificatasi nel ventesimo secolo: il Tibet è
caduto nelle mani di materialisti che
non credono all’esistenza di alcunché
nell’uomo. Credono che l’uomo è solo
materia; la consapevolezza è un semplice derivato. E senza avere alcuna
esperienza della sfera interiore. Il Tibet
dovrebbe essere lasciato come laboratorio sperimentale della crescita interiore dell’uomo. Ma nessuna nazione
l’ha difeso e oggi, sulla carta geografica della Cina moderna, il Tibet è
segnato come una sua regione. 2
TESTI DI OSHO DI QUESTE PAGINE TRATTI DA:
1. Samadhi Ke Sapt Dwar #12
2. Musica meditazione e silenzio, NSC Editore
3. Bagliori di un’infanzia dorata,
Edizioni Mediterranee
4. The Great Path #9
5. And Now and Here #2
Negli EXTRA su www.oshotimes.it altri testi
di Osho e altre testimonianze sul Tibet
S
ono andato in Tibet insieme a un mio caro amico
artista e fotografo per realizzare una parte di un suo
progetto a cui lavora da anni e che
consiste nel raggiungere sorgenti di
fiumi, anche in posti molto remoti, e
fotografarle. A questo scopo abbiamo
già fatto un altro viaggio insieme e
abbiamo fotografato le fonti del Tigri
e dell’Eufrate nel Curdistan Turco,
attraversando le montagne al confine
tra la Turchia e l’Iran.
Il viaggio in Tibet aveva come obiettivo raggiungere le sorgenti del
Mekong e del Fiume Giallo, che si
trovano entrambe nella regione tibetana del Quing Hai. Abbiamo dovuto prepararci per quasi un anno
prima di partire, non solo per la pianificazione del viaggio in sé, ma soprattutto per l’individuazione delle
sorgenti, raccogliendo racconti, fotografie aeree e articoli su quella zona,
infatti, non ci sono mappe e per le
sorgenti di entrambi i fiumi esistono
varie ipotesi geografiche, perché la
loro ubicazione non è unanimemente
riconosciuta. Alla fine abbiamo deciso di scegliere le fonti accreditate
dalla tradizione spirituale, cioè le sorgenti che sono ritenute sacre dai
monaci e dalla popolazione locale. Il
viaggio ha richiesto, inoltre, una pre-
speciale
Il sorriso del vento
Un grande senso di fratellanza e fidUcia...
l’esPerienza di Paolo, che recentemente ha Viaggiato
in tiBet Per Un affascinante Progetto
parazione fisica particolare, con allenamenti specifici che ci permettessero di vivere e camminare ad alta
quota, oltre i 5000 mt, dove la concentrazione di ossigeno nell’aria è
minore. Una volta raggiunto il Tibet,
questa è stata di per sé un’esperienza
molto forte, perché a quell’altezza hai
consapevolezza di ogni singolo respiro: percepisci l’aria come una cosa
estremamente preziosa e ogni movimento comporta uno sforzo maggiore rispetto a ciò a cui siamo abituati.
Dopo un po’ questa condizione è
diventata davvero inebriante, tanto
che quando sono tornato a casa ho
sentito l’assenza di quest’aria rarefatta ma purissima, che mi ha portato in
uno stato di coscienza diverso, in cui
la percezione del corpo era continua:
il corpo era costantemente presente
alla consapevolezza in ogni sua parte
e in ogni suo movimento.
Al di là del progetto fotografico, in
questo viaggio il mio progetto personale era quello di registrare i suoni
della natura, dei luoghi e delle persone. Ho registrato, ad esempio, le
ruote di preghiera dei monasteri, lo
sventolio delle onnipresenti bandiere
di preghiera, il verso degli yak al
pascolo e durante la mungitura, le
voci delle persone, i suoni quotidiani nelle tende dei nomadi e, natural-
mente, i mantra recitati dai monaci
durante le meditazioni e i riti.
Durante tutto il viaggio, che è durato
un mese, non abbiamo toccato località turistiche (in tutto il percorso
abbiamo incontrato un solo straniero, un esploratore del WWF) e quindi siamo sempre stati ospitati dalla
gente del luogo – sia la popolazione
locale nomade sia i monaci – dormendo e mangiando in accampamenti, piccole locande e monasteri.
La cosa che mi ha colpito di più è che
con i tibetani, pur non essendoci possibilità di comunicazione verbale, a
causa della lingua, era frequente e facile entrare in contatto profondo, in uno
spazio intimo, istintivo e di cuore. In
particolare il sorriso era la chiave che
apriva le porte di questa comunicazione. Se all’inizio c’era un po’ di stupore
nei confronti di noi due stranieri, certamente diversi, un sorriso poteva sfociare poco dopo in un abbraccio. C’era
un grande senso di fratellanza e di fiducia sia nel modo in cui le persone si relazionavano tra loro, sia verso di noi.
Anche con Jamyang, la nostra guida e
interprete, si è subito instaurato un rapporto fraterno, di profonda connessione umana, che andava oltre il nostro
rapporto “di lavoro” e che faceva sì che
la grande differenza culturale tra noi
non fosse di minimo intralcio.
Sono tante le cose che mi hanno colpito, tra queste la costante presenza
della spiritualità nella vita di queste
persone e non mi riferisco solo ai
monaci; ad esempio il loro rapporto
con il vento è una presenza costante
ed è il veicolo a cui si affida la preghiera nelle sue varie forme e manifestazioni: al vento affidano le loro
bandierine colorate di stoffa, che rappresentano le loro parole verso il divino. E le parole sembrano avere un
grande significato in molti altri ambiti sacri, primo fra tutti i mantra, che
oltre a essere recitati vengono scolpiti sulle pietre e scritti sulle ruote di
preghiera, che sono cilindri rotanti
usati per accompagnare le meditazioni: ho visto dei mantra giganteschi
disegnati sulle montagne!
Era un viaggio su cui avevo grandi
aspettative e nel quale ho investito
molta cura ed energia, ma ciò nonostante la pienezza e la bellezza dell’esperienza sono state talmente forti e
intense da lasciare un’impronta indelebile nella mia anima e nella mia vita,
e proprio per questo sono molto difficili da esprimere e da raccontare.
Paolo (al centro nella foto sopra) è un informatico nel campo della linguistica e dell’elaborazione del suono
Da un’intervista di Laura Baietto
NoVembre 2012
29
La magia dei colori
L’AurA-SomA è un SiStemA bASAto Sui coLori
e SuLLe energie vive di criStALLi, erbe e oLii eSSenziALi
ne pArLiAmo con dArShAnA, che Lo utiLizzA Anche in conneSSione con L’AStroLogiA
Barbara: Cos’è l’Aura-Soma? A
cosa serve?
Dharshana: Il sistema AuraSoma è stato “canalizzato” da una
mistica di nome Vicky Wall che diceva: “Tu sei i colori che scegli”. Il
cuore del sistema Aura-Soma sono le
bottiglie Equilibrium, composte di
due colori diversi in sospensione, uno
a base oliosa e l’altro a base acqua. I
colori non si percepiscono soltanto
attraverso la vista come siamo abituati a pensare. Guardando un colore soltanto con gli occhi cogliamo una
parte di ciò che rappresenta, crediamo che le emozioni che ci provoca
siano stimolate esclusivamente dalla
nostra vista, mentre in realtà non è
così. Ogni colore è una reazione del
nostro occhio a una determinata luce
che ha una particolare onda energetica. Entrare in contatto con la sua
vibrazione significa entrare in contatto con la sua profonda essenza e
anche con la nostra.
Quando ci sentiamo attratti da un
colore significa che la nostra vibrazione è in sintonia con la sua: osser30 oSho timeS
vandolo, indossandolo, lasciandolo
agire su di noi ci conosciamo meglio.
Ci fa da specchio, ci parla di noi. In
effetti quello che si scopre attraverso
il sistema è di connettersi profondamente alla propria essenza. La scienza ci dice che le nostre cellule sono
vibrazioni e il colore ci aiuta a “vedere” come vibriamo.
BA: Dunque alla base c’è un concetto scientifico.
DA: Si tratta di uno degli aspetti che
più mi affascinano di Aura-Soma, il
suo avere un riscontro nella scienza,
nella fisica nucleare e quantistica. È
stato Einstein a dire che materia e luce
sono la stessa cosa e cioè che sono
energia. Ed è questo il concetto base
che si applica in Aura-Soma. I colori
sono luce e hanno una loro vibrazione energetica. Il nostro corpo è energia e ha una sua vibrazione. Le due
vibrazioni, del corpo e del colore,
comunicano tra loro riconoscendosi.
BA: Ci piace solo il colore che ci
rappresenta?
Darshana Elena Scola, è con
Osho dall’‘84, è stata in Oregon,
a Rajneeshpuram, e poi a Pune –
dove ha iniziato il suo percorso
con l’Aura-Soma – fino oltre il
‘90. Ha vissuto a Miasto per cinque anni, oggi è Counselor e insegna Aura-Soma. Informazioni su
www.darshana.it
DA: Ci sono mille sfumature dentro
di noi. I colori che ci attraggono sono
anche in grado di rafforzare determinate nostre caratteristiche che esistono già dentro di noi, ma che sono poco
manifeste. Così, se abbiamo bisogno
di rafforzare un determinato aspetto
di noi e vibriamo la sua “carenza”,
uno specifico colore può risponderci
attraendoci con forza. Avvicinandolo
TECNICHE
gli permettiamo di attivare questo
nostro specifico aspetto e sostenerlo
nella sua “venuta alla luce”.
BA: Come agisce l’Aura-Soma in
concreto?
DA: Attraverso una serie di prodotti consistenti per lo più in formule
liquide di olii essenziali, cristalli ed
erbe. Le boccette, alcune da applicare sulla pelle e altre sull’aura, agiscono a livello di cromoterapia, cristalloterapia, fitoterapia e aromaterapia. Non si tratta soltanto di colori, quindi. Si utilizzano attraverso
gesti semplici e naturali, che ciascuno può compiere da solo a casa, ma
anche quando si trova in giro tra la
gente. Alcuni prodotti sono indicati
per il corpo fisico ed è per questo che
si applicano sulla pelle. Altri invece
lavorano con le vibrazioni più sottili ed entrano in risonanza con il
corpo eterico e con quello astrale. A
questo proposito devo dire che ciò
che più mi affascina in Aura-Soma
non è solo la sua base scientifica, ma
il fatto che si mescoli così bene con
la parte più sottile del nostro essere.
Mi piace perché aiuta le persone a
lavorare con entrambi gli aspetti e
quindi a diventare “uno”.
BA: Come sono state messe a punto
le combinazioni di ciascun prodotto?
DA: Il sistema è in continua evoluzione e vengono prodotte sempre
nuove bottiglie. È il direttore di AuraSoma – prima Vicky Wall e ora Mike
Booth – a “canalizzare” la composizione e il nome giusto per ciascun
nuovo arrivo. Anche il nome è fondamentale poiché anche le parole
sono vibrazioni e conferiscono una
determinata direzione al contenuto
della bottiglietta.
BA: In che modo la meditazione
può venire sostenuta dai prodotti
Aura-Soma?
DA: Ad esempio scegliendo un prodotto Aura-Soma che favorisca lo
stato di silenzio interiore e rafforzi le
nostre qualità sottili, o uno che risuoni con le parti di noi che ci aprono
all’osservazione consapevole e che
favorisca la nostra discesa in questo
stato. Chi ne fa uso è sostenuto nei
momenti della meditazione. Allo stesso modo, chi medita e ha già sviluppato alcune capacità di connessione
con il tutto e inizia a usare l’AuraSoma, riceverà benefici più grandi perché si trova in uno stato di recettività
maggiore rispetto ad altre persone.
BA: Secondo te in questo momento
storico qual è il ruolo di Aura-Soma?
DA: In questo contesto di consapevolezza il suo ruolo è quello di portare la
sapienza del passato. Il sistema è
nuovo, ma trae forza da una sapienza
antica. Diverse culture del lontano
passato, tra cui i Maya, gli Egizi e i
Tibetani, conoscevano la potenza dei
codici di luce e li utilizzavano per illuminare il cammino spirituale dell’uomo. Il sistema Aura-Soma ha cambiato la forma degli antichi rituali, ma il
contenuto è ancora lo stesso e attraversa il tempo. Inoltre, voglio aggiungere un’altra informazione. Negli ultimi quindici anni le nuove bottiglie prodotte sono tutte legate agli Arcangeli.
Ora, al di là della sensibilità e della
convinzione personale circa le presenze angeliche, il loro effetto è
potente. La vibrazione del pianeta sta
cambiando e l’umanità ha bisogno di
questa nuova energia per sostenere
un innalzamento del livello di
coscienza collettiva.
Un po’ di storia
Vicky Wall, una farmacista britannica, nonostante fosse cieca era in
grado di “vedere” l’aura delle persone e si accorse che quando c’erano degli squilibri nei colori delle
energie dell’aura, questi corrispondevano a dei disturbi a livello fisico e psicologico. Per correggere
questi squilibri, a partire dal 1984,
ha creato il sistema Aura-Soma,
lasciandosi guidare dalle sue mani,
dalle sue percezioni e dalla sua esperienza erboristica e chimica. Nel
1991, alla sua morte, ha lasciato il
suo lavoro a Mike Booth, da lei iniziato alla pratica.
BA: Durante lo scorso festival della
meditazione a Miasto, in agosto, hai
presentato un lavoro che combina l’astrologia e l’Aura-Soma e su cui terrai un workshop a fine novembre. Di
cosa si tratta?
DA: È un percorso elaborato proprio
da me – e poi certificato da AuraSoma – prendendo ispirazione da
antiche tradizioni, ad esempio babilonesi e indiane, che avevano già collegato i colori all’astrologia. Trovo
che sia un lavoro entusiasmante e
divertente. Si può partire dalle cose
più semplici, ad esempio dal segno
zodiacale. A ognuno è associata una
bottiglietta Equilibrium.
La “chiave” dello zodiaco è una delle
infinite possibilità. In realtà quando
chiedo a una persona di visualizzare
il suo colore di solito lo vede anche
senza sapere qual è la bottiglia associata al suo segno zodiacale. C’è una
sapienza profonda dentro di noi che
sa cosa ci fa bene, quello di cui abbiamo bisogno e si tratta di una sapienza che va al di là della mente.
novembre 2012
31
Mi riempivo l’animo
a ogni sguardo...
A OshOMiAstO per lA priMA vOltA
eventi, festA, sguArdi Aperti e MeditAziOne! tre rAccOnti
O
gni anno ad agosto a Miasto c’è il Festival, una settimana di eventi,
celebrazione, sguardi aperti e meditazione. Un’occasione per avere un
assaggio del lavoro di alcuni terapisti del mondo di Osho e familiarizzare con l’energia del luogo. Oltre la metà dei partecipanti di quest’anno si
trovava a Miasto per la prima volta e una parte di questi era nuova anche alla
meditazione. Sorprendente, perché la profondità degli incontri e l’energia nelle
meditazioni sembrava invece raccontare di un gruppo con un passato condiviso alle spalle, ma l’energia meditativa non ha tempo né storia, è qualcosa che
accade sempre nel presente e appartiene a tutti coloro che si aprono ad essa!
Per raccontare il Festival 2012 abbiamo raccolto la testimonianza di tre
“prime volte”, due amiche italiane e il loro nuovo amico indiano (conosciuto al Festival, ovviamente!) che a Miasto è arrivato con il programma
“living the commune”.
Cristina
Sono arrivata a Miasto appena in tempo per il primo workshop del pomeriggio, i Tarocchi Zen di Osho, e questa apertura di Festival ha lasciato il
segno, con tante emozioni e verità arrivate dritte al cuore. La carta che ho
scelto, Armonia, ha caratterizzato il
mio soggiorno: una sensazione che mi
ha dato una connessione tra le emozioni e il pensiero, una visione più
ampia del cuore, più larga, che accoglie tutto. Nell’esperienza di soli cinque, densi, ricchi giorni, ho provato
una percezione di totalità del mio essere che mi ha permesso di cogliere una
diversa consapevolezza di me stessa.
Miasto e il Festival mi hanno portato
a fare esperienza di me in diverse situa32 osho times
zioni, di introspezione e di relazione
con l’altro, alcune bellissime e intense,
altre più forti e magari meno belle…
ma era da un po’ che non mi sentivo
così viva, libera, in completa accettazione di tutto ciò che arrivava. E anche
questo è stato Armonia!
Ho respirato un’aria meravigliosa; ho
apprezzato la pace, il silenzio, la calma
che, nonostante il gran numero di persone presenti, si percepiva. Mi piaceva
percorrere la strada di sassi bianchi per
recarmi ai vari eventi; guardavo il cielo
e gli alberi, la cornice naturale e mi
riempivo l’animo a ogni sguardo… poi
quando guardavo altrove lo sguardo si
posava in occhi che mi davano gioia:
gli occhi degli altri, questo specchio di
te, come dice Osho... io l’ho provato di
persona! Anche per questo mi è pia-
ciuto partecipare ai workshops: ho
apprezzato in particolare la Bollywood
dance con Dilara, i Tarocchi con Anurag e Siddho, il teatro con Abdullah e
Anando e l’incontro sul potere della
voce con Advaita. È stata un’occasione di relazione, divertimento, gioia,
scambio, vissuta insieme alle persone.
E più passavano i giorni, più i sorrisi
erano belli, i corpi sciolti e fluidi, gli
sguardi intensi e gioiosi. Ringrazio l’esistenza per questa esperienza, per l’energia che mi sono portata a casa e per
la mia compagna di viaggio, con la
quale c’è stata una sintonia speciale
che ha reso tutto ancora più prezioso.
Barbara
Ad aprile, dopo l’OshoFestival di Ric-
italia
BARBARA, DILARA E CRISTINA
cione, mi sono sentita improvvisamente pronta per conoscere Miasto.
Non ci avevo mai pensato prima, ma
la festa dentro la mia anima che si era
accesa a Riccione mi chiedeva di venire abbeverata di nuovo e presto. Le
coincidenze hanno scelto il Festival di
agosto e lì mi sono trovata catapultata dentro un enorme laboratorio. Ecco
cos’è stato Miasto, conosciuto durante il Festival, per me. Tutto quello che
mi è accaduto fuori in quei giorni è
stato chiaro specchio di quello che mi
accadeva dentro. Mai mi sono letta
con tanta trasparenza, dovendo dire sì
anche ad aspetti di me che tenderei a
non vedere, entrando anche in
momenti spigolosi e facendo fatica ad
accoglierli perché, insomma, io ero
venuta per una festa! Come se il braccialetto consegnatomi all’accoglienza
(e che non per niente ci ho messo una
settimana, una volta tornata a casa, a
togliere) avesse la qualità magica di
mostrarmi con precisione la mia interiorità attraverso i miei comportamenti durante gli eventi, nelle reazioni agli incontri con le persone, nelle
coincidenze di ciò che ogni attimo la
vita faceva incrociare con i miei passi.
Ad esempio a più riprese ho osserva-
to la presunzione della mia mente nel
desiderare le cose come dico io e, al
contempo, ho sperimentato la generosità di Miasto, dell’energia di Osho e
della vita. Faccio un esempio. Tutti
parlavano dei cinghiali, c’era chi raccontava di averne visti a decine di
notte, chi si lamentava di averli sentiti vicini alla tenda e io che ci tenevo un
sacco a conoscerli non ne avevo vista
l’ombra. Alla fine, quando ho salutato il luogo dove era stata piantata la
mia tenda ho detto ad alta voce: “Cinghiali, la prossima volta siate più generosi con me, avevo tanta voglia di salutarvi!”. E me ne sono andata. Finché,
arrivato il momento di raggiungere la
macchina e partire, sono spuntati. In
due punti diversi, giù al bar e tra gli
alberi verso il parcheggio. Sgambet-
NoVembre 2012
33
tando con una tal lena... non so descrivere lo stupore, l’onore, la gioia di
essermi sentita ascoltata, coccolata,
amata dalla vita. Parte del tutto.
Dilara
Sono di origine indiana e sto trascorrendo un mese a Miasto: partecipo al
programma “living the commune” e
mi occupo di manutenzione, do una
mano in cucina e insegno anche Bollywood dance, la danza caratteristica
dei film indiani. Sono arrivato il 7
agosto e riparto il 2 settembre. È la
mia prima volta in Italia e ho visto
soltanto Miasto. C’è chi mi ha detto:
è il meglio che c’è! Ho abitato a Pune
per diverso tempo. Ora sono arrivato qui e mi sento a casa. Mi capita
anche al Meditation Resort di Pune
ma lì sono nel mio paese e conosco
già diverse persone. Qui mi ha colpito come tutti mi abbiano accolto
apertamente fin dal primo giorno,
come se fossi sempre stato qui.
Mi piace l’esperienza del lavoro come
meditazione qui perché è priva di
motivazione, nel senso che non lavoro in cambio di soldi e quindi non sono
proiettato sul guadagno. La mia mente
resta su quello che sto facendo, nel presente. Essendo qui ad agosto ho anche
potuto vivere il Festival e devo dire che
non mi aspettavo tante persone. Mia-
34 osho times
sto si è riempita e mi ha fatto desiderare di tornare qui ancora e ancora.
Per il Festival ho insegnato la Bollywood dance, come dicevo. Ogni
mattina ho tenuto una lezione a una
quindicina di persone. Per tutti quanti invece ho tenuto una sola lezione un
pomeriggio. Faceva caldo e vedere
tanta partecipazione mi ha caricato.
Mi dicono che sono uno showman. In
realtà si tratta di un dialogo, di una
comunicazione energetica. Tanto più
sento che le persone rispondono e interagiscono, tanto più facilmente a mia
volta mi apro e mi vengono fuori le
gag, le battute. Finisce che mi diverto
quasi più io di loro! Ed è bello avere
di fronte tante facce che ridono. Non
sapete quanti denti ho visto contemporaneamente, di solito se ne vedono
molti meno! Insegnare mi diverte
soprattutto in luoghi come Miasto,
sento che qui più che altrove convivono insieme Zorba e il Buddha. Di solito quando mi trovo in un luogo sono
contento, ma nel contempo desidero
anche altre cose che non ci sono e che
quindi devo cercare altrove. Qui a
Miasto invece c’è tutto.
(testimonianze raccolte da Barbara)
Su www.oshomiasto.it tutte le informazioni
sulle attività, anche sul programma “living
the comune”
Bioritmo
Una cosa che devi comprendere è che
la mente ha un funzionamento ciclico.
Ci sono tre cicli nell’esistenza umana.
Il primo è quello fisico. Impiega ventitre giorni per completarsi e influisce su
un’ampia gamma di fattori fisici, incluso la resistenza alla malattia, la forza,
la coordinazione e le altre funzioni basilari del corpo e la sensazione di benessere fisico. Il secondo ciclo è emotivo.
Impiega ventotto giorni per completarsi, esattamente lo stesso tempo
richiesto per il ciclo mestruale nel
corpo femminile. La scienza sta accorgendosi che anche l’uomo ha una specie di ciclo mensile che accade ogni ventotto giorni. Il ciclo femminile è visibile e fisico, quello dell’uomo non è visibile e non è fisico: è più psicologico,
più emotivo, ma esiste. Il ciclo emozionale regola la creatività, la sensibilità, la salute mentale, l’umore, la percezione del mondo e di noi stessi.
Il problema dell’uomo è più difficoltoso. Esiste un ciclo maschile, ma non è
visibile: non sai da dove viene e quando se ne va. Nel corpo è un ciclo di ventotto giorni, segue la Luna. Perciò
quando c’è la Luna sei più felice e
quando non c’è lo sei di meno. E poi,
infine, c’è il terzo ciclo. Il terzo ciclo è
il ciclo intellettuale. Si compie in un
periodo di trentatre giorni. Governa la
memoria, l’attenzione, la ricettività
verso la conoscenza e le funzioni logiche e analitiche. La prima metà di ogni
periodo è positiva e la seconda metà è
negativa. A volte uno dei tuoi cicli è
nella fase negativa, gli altri sono nella
fase positiva o viceversa. Quando tutti
e tre i cicli sono nella fase positiva,
accadono culmini di gioia e di estasi e
viceversa. Devi soltanto imparare a
comprendere le tue fasi e a essere un
po’ più attento. Inizia a tenere un diario di queste fasi. Entro tre, quattro
mesi sarai capace di tracciare il tuo grafico e saprai prevedere che il prossimo
lunedì sarai di cattivo umore e quindi
sarai prudente. Nei tempi antichi gli
la mappa
Tutto si muove in cicli
dAgli Alti e bAssi dellA vitA di tutti i giOrni
Ai grAndi periOdi stOrici...
yogi usavano tenere grafici simili. La
scienza del bioritmo era nota e praticata nelle scuole Yoga e Sufi. Questi
grafici sono molto utili, perché se sai
che la prima settimana di ogni mese sei
molto negativo non fai niente di cui
potresti poi pentirti; non lotti, non ti
arrabbi. E sai anche quando arriva il
buon umore! Questo è il momento giusto per entrare in relazione e stare con
la gente. Guardando le cose in questo
modo, entro sei, otto mesi, sarai in
grado di diventare un testimone e nulla
ti turberà più. Saprai che tutto questo
è solo parte della natura e non ha niente a che vedere con te. Vedendo questo, inizi a trascendere. 1
Le fasi della vita
Di fatto c’è un ciclo settennale in ogni
vita. Ogni sette anni cambiamo, s’è
compiuto un ciclo. Tutti i grandi cambiamenti accadono tra la fine di un
ciclo e l’inizio di uno nuovo.
Primo: all’età di sette anni il bambino non è più un bambino, inizia un
mondo totalmente diverso. Fino ad
allora era innocente. Ora inizia a
conoscere l’astuzia del mondo, la furberia, tutti gli inganni, i giochi; inizia
a imparare a essere falso, inizia a
indossare maschere.
A quattordici anni il sesso, che fino ad
ora non era mai stato un problema, si
manifesta improvvisamente nel suo
essere e il suo mondo cambia, cambia
completamente! Per la prima volta si
interessa all’altro sesso. Sorge una
visione della vita totalmente nuova e
inizia a sognare e a fantasticare.
A ventun anni di nuovo: ora il trip è
di potere, un ego-trip, ambizione; ora
è pronto a intraprendere qualche viaggio nel potere: avere più denaro,
diventare più famoso, eccetera.
A ventott’anni diventa equilibrato; ini-
zia a pensare alla sicurezza, alle comodità, al conto in banca... è questa l’età
in cui una persona diventa conformista.
A trentacinque anni, di nuovo, inizia
ad accadere un cambiamento, perché
quest’età, trentacinque anni, è quasi il
culmine della vita. Se un uomo muore
normalmente a settant’anni, i trentacinque sembrano essere il culmine.
L’uomo inizia a pensare alla morte, inizia ad avere paura. Questa è l’età, tra
i trentacinque e i quarantadue, in cui
insorgono le ulcere, i problemi circolatori, gli attacchi di cuore e ogni genere
di sintomo, a causa della paura. Sembra che la morte si avvicini: il primo
passo verso la morte si compie il giorno in cui compie trentacinque anni.
A quarantadue anni una persona inizia a diventare religiosa. Ora la morte
non è più una cosa intellettuale; si
diventa sempre più sensibili a essa e si
vuole fare qualcosa, fare qualcosa
veramente, perché se si aspetta ancora un po’ sarà troppo tardi.
A quarantanove anni una persona si
è stabilizzata riguardo la religione. La
ricerca è finita; si stabilizza. A cinquantasei anni, se le cose procedono
naturalmente e la persona segue il
loro ritmo, inizierà a percepire alcuni bagliori del divino.
A sessantatrè anni, se tutto va naturalmente, avrà il suo primo satori. E
se questo accade a sessantatrè anni, il
primo satori, morirà una morte stupenda a settant’anni.
Allora la morte non sarà una morte,
ma una porta al divino, sarà l’incontro con l’amato. 2
Anche nella storia...
Ogni sette anni il tuo corpo arriva al
punto in cui il nuovo si instaura al
posto del vecchio e vi è un periodo di
transizione. In questo periodo di tran-
sizione tutto è liquido. Se desideri che
una nuova dimensione pervada la tua
vita, questo è il momento giusto.
Accade esattamente allo stesso modo
anche nella storia dell’umanità nel suo
insieme. Ogni venticinque secoli si
giunge a una vetta e se sai usare questo momento, puoi illuminarti facilmente. Non sarà così facile in altri
momenti. Questo perché, a quella vetta
il fiume stesso fluisce in quella direzione, tutto è fluido, nulla è immobile.
Venticinque secoli fa nacquero in
India, Gautama il Buddha e Mahavira, in Cina Lao-tzu e Chuang-tzu, in
Persia, Zarathustra e in Grecia, Eraclito. Sono delle vette. Simili vette non
furono raggiunte mai prima o, se furono raggiunte, non sono parte della storia. Quel momento sta ritornando, ci
troviamo ancora in uno stato fluido: il
vecchio è insignificante, il passato non
ha alcun significato per te, il futuro è
incerto, c’è una discontinuità. E di
nuovo l’umanità toccherà la vetta... e
se tu sei un po’ consapevole, puoi usare
questo momento. Sei fortunato a essere nato in un’epoca in cui le cose sono
ancora in uno stato liquido. Nulla è
sicuro, tutti i vecchi valori e gli antichi
imperativi sono diventati inutili. Ancora non si sono affermati nuovi modelli, si affermeranno presto; l’uomo non
sa restare a lungo instabile, perché nell’instabilità c’è insicurezza. Le cose si
stabilizzeranno nuovamente; questo
momento non durerà per sempre, può
durare solo pochi anni. Se lo sai usare,
potrai raggiungere una vetta che in altri
tempi sarà molto difficile raggiungere.
Se ti lasci sfuggire questa opportunità,
questo momento non si ripresenterà
più per altri venticinque secoli. 3
TESTI DI OSHO TRATTI DA:
1. Don’t Just Do Something, Sit There #14
2. For Madmen Only #19
3. L’Armonia Nascosta, ECIG Editore
NoVembre 2012
35
per non lottare contro gli altri...
Quanta energia sprechiamo nel volere
che gli altri siano diversi?
considerazioni di anando
cosa succede quando lasciamo divertire la mente con questo passatempo,
uno dei suoi preferiti.
ANNI SPRECATI
PRovA
Dai un’occhiata onesta alla tua vita:
scrivi i nomi delle persone che attualmente ne fanno parte e che vorresti
cambiare in un modo o nell’altro.
Persone con le quali vivi, con le quali
lavori, familiari, amici, personaggi
politici, il direttore della tua banca….
Poi riesamina il tuo passato e immagina per quante volte dovresti moltiplicare il numero delle persone sulla
tua lista per raggiungere la cifra totale di tutte le persone che avresti voluto diverse da com’erano durante il
corso di tutta la tua vita.
Immagina quante ore, giorni, settimane, mesi della tua vita hai dedicato a
questo scopo, arrabbiandoti quando
qualcuno non era come volevi tu: a
conti fatti probabilmente il risultato
finale è di qualche anno. Ed è mai
accaduto che anche una sola persona
sia cambiata?
Be’, forse tutto questo impegno ha
fatto cambiare te. Vediamo un po’ che
Pensa a una persona che ultimamente
ti ha fatto uscire dai gangheri: chiudi
gli occhi e ripensa alla situazione, sentitene dentro e ricorda tutti i minimi
dettagli. Ricordati di come ti sei sentito in quel momento, permettiti di provare nuovamente nel corpo quello che
hai provato allora, anche se in quel
momento, forse, non te ne sei neppure reso pienamente conto.
Mentre rivivi la situazione, nota che
cosa accade al tuo corpo, sentendone
tutte le tensioni, in particolare nello
stomaco, nel collo e nelle spalle, nella
mandibola, intorno alla bocca e agli
occhi. Controlla com’è il tuo respiro:
è rilassato e tranquillo oppure teso e
superficiale?
Non ti giudicare per quello che sta
emergendo, prendine soltanto nota.
Chiediti se la sensazione che stai provando è piacevole o no, se ti fa star
bene e se dà una sensazione piacevole al tuo corpo. Chiediti se ti fa sen-
36 osho times
Anando ha più di 30 anni di esperienza con le meditazioni e le tecniche di trasformazione di Osho. I
suoi seminari la portano in ogni
angolo del mondo, per lavorare
con persone di tutte le nazionalità.
Ha lavorato accanto a Osho per
molti anni e il suo approccio diretto, amorevole e gioioso permette
alle persone di realizzare rapidamente il proprio potenziale di beatitudine e gioia interiori.
Per informazioni:
www.lifetrainings.com
Anando guida, insieme a Siddho,
Liberi di Essere, l’evento di meditazione che si svolge a Milano il 27
e 28 ottobre. E a capodanno sarà
a Lignano Sabbiadoro con Shunyo
e Marco per l’OshoFesta! Info su:
www.oshoexperience.it
accettazione
tire aperto oppure chiuso, caldo o
freddo, duro o morbido. E chiediti se
sono sensazioni che augureresti al tuo
migliore amico.
TI fAI dEl mAlE
Sicuramente rivivendo quella situazione, puoi renderti conto di quanto
male fai a te stesso quando pretendi
che gli altri siano diversi da come in
realtà sono.
Inoltre fai del male anche alle altre persone, le umili e le obblighi a opporre
resistenza, anche quando capiscono
che hai ragione. Per mantenere intatta
la propria dignità, devono resistere a
ogni costo; se cedono entrano nel
ruolo del bambino a cui viene detto
qual è il giusto modo di comportarsi e
il loro ego non lo può permettere.
Sai bene che più cerchi di cambiare
qualcuno, più quello reagisce e si crea
un circolo vizioso che lascia entrambi
spossati. Quindi si potrebbe dire che
cercare di cambiare gli altri è come
sbattere la testa contro il muro.
Qual è la risposta che dai a te stesso
quando ti domandi se è davvero affar
tuo cercare di cambiare un altro essere umano? Pensi di dimostrargli
rispetto?
mA PERChé lo fAI?
La tua mente è pronta a offrirti stupende razionalizzazioni: dirà che lo fai
per il suo bene perché lui non si rende
conto di quanto sia distruttivo verso se
stesso e verso gli altri, eccetera, eccetera, ma intuitivamente, dentro di te, sai
benissimo che c’è qualcosa che non va
in questo ragionamento. Chi sei tu per
giudicare gli altri? Che diritto hai di
sentirti superiore? Sei forse perfetto?
A questo punto puoi domandarti onestamente quali sono i motivi che ti portano a cercare di cambiare questa persona e se sei davvero onesto con te stesso vedrai che, al di là di tutte le razionalizzazioni, il tuo ego ferito sta gridando: “Tu non mi vedi, non mi rispetti, non mi vuoi bene, non mi ami, non
mi accetti”. O qualcosa del genere.
SEGUI IL SÌ
Dai sempre più energia al sì, da qui realizzerai la tua integrità. Il no non
è mai d’aiuto nel conseguire l’integrità. La strada è sempre il sì, perché il
sì è accettazione, il sì è fiducia, il sì è preghiera. Riuscire a dire sì è essere religiosi. Ma il no non deve essere represso, se lo reprimi si vendicherà.
Se lo reprimi acquisterà sempre più forza e un giorno insorgerà e distruggerà il tuo sì. Per cui, non reprimerlo mai, limitati a ignorarlo. E tra il
reprimerlo e l’ignorarlo esiste una differenza enorme. Sai che esiste e lo
riconosci. Dici: “Certo, so che ci sei, ma io seguirò il sì”. Non reprimerlo, non lottare con il tuo no, non dire: “Vattene, scompari, non voglio
avere niente a che fare con te”. Non parlargli con rabbia, non scacciarlo,
non cercare di relegarlo nelle profondità del tuo inconscio, nel buio della
mente. No! Non fargli nulla, accetta semplicemente la sua esistenza.
Ma tu segui il sì, senza rancore, senza lamenti, senza rabbia.
TRATTO DA:
Osho, The Open Door #7
uN Ego fERITo
Ecco che cosa nascondono tutti i conflitti che hai con le altre persone: c’è
un ego che non si sente amato, accettato o apprezzato e quando riesci a
vedere in te stesso tutto questo dolore sarai anche in grado di vederlo
negli altri. In questa consapevolezza
si trova la soluzione di ogni conflitto.
Che cosa significa? Significa che
quando non ci sentiamo rispettati o
accettati cerchiamo di vendicarci in
modo aggressivo oppure passivo, in
modo diretto, con rabbia, oppure
indiretto, con cattiverie o forme di
sabotaggio. Questo crea un circolo
vizioso di conflitti che non si esaurisce mai.
RISPETTo
Se ti rendi conto del perché reagisci e
del perché vorresti che gli altri fossero diversi, puoi assumerti la tua
responsabilità e avere la possibilità di
fare scelte più appaganti.
Per cominciare proverai a dimostrare
a te stesso maggiore rispetto e apprezzamento. Perché, sii sincero, se tu
veramente davvero accettassi e rispettassi te stesso così come sei, cosa te
ne importerebbe delle reazioni altrui?
Saresti così sensibile al comportamento degli altri? Pensaci.
Quando diventi consapevole delle
cause inconsce insite in te che ti portano a reagire in un determinato
modo, del tuo bisogno di riconoscimento, accettazione e amore, una
parte di te smette di lottare con gli
altri. Ti rendi conto che le rappresaglie del tuo ego sono stupide e infantili e quindi agisci in modo più rilassato. Questa comprensione ti rende
più umile, in un certo senso, perché ti
porta a essere maggiormente in contatto con te stesso.
Se entri in contatto con il tuo dolore
e con il desiderio di essere accettato
puoi entrare in contatto anche con il
dolore e il desiderio di essere accettato dell’altro: questo favorisce la
nascita di una comunicazione completamente diversa.
TRATTO DA:
Anando, La Forza del Sì. Imparare ad accettare se stessi e gli altri per ritrovare
armonia, equilibrio e la propria energia vitale,
Urra Feltrinelli Editore.
Tecniche pratiche da sperimentare per trasformare realmente la propria vita.
NoVembre 2012
37
Dalla mente
alla nonmente
Dal pensiero al non-pensiero,
Dalla superficie al centro...
e la lingua fa Da ponte!
osho ci spiega una millenaria
tecnica inDiana
Con la bocca leggermente aperta, tieni
la mente nel mezzo della lingua.
Oppure, mentre il respiro entra silenziosamente, senti il suono HH.
La mente può essere indirizzata in
qualsiasi parte del corpo. Di solito,
siamo centrati nella testa, ma possiamo esserlo ovunque e cambiando
oggetto, cambiano le tue qualità. Per
esempio, in molti paesi orientali come
il Giappone, la Cina e la Corea, la tradizione insegna che la mente è nella
pancia, non nella testa. Di conseguenza, chi pensa che la mente sia
nella pancia, ha qualità mentali diverse, caratteristiche che tu non puoi
avere, perché pensi che la mente sia
nella testa.
La mente non è da nessuna parte! Il
cervello è nella testa, non la tua mente.
“Mente” indica la tua messa a fuoco.
38 osho times
Puoi focalizzarla ovunque e una volta
focalizzata è difficilissimo spostarla da
quel punto.
Per esempio, adesso gli psicologi e i
ricercatori del profondo dicono che,
quando fai l’amore, la tua mente si
deve spostare dalla testa all’area genitale, altrimenti resti insoddisfatto. Se
la mente rimane nella testa, non puoi
andare in profondità nel sesso. Non
accade alcun orgasmo, l’esperienza
non è orgasmica. Non hai un picco.
Puoi procreare, ma non hai conosciuto le più alte vette dell’amore.
Non conosci ciò di cui parla il tantra
o che è raffigurato a Khajuraho. Non
puoi! Hai mai visto Khajuraho, o le
fotografie di quei templi? Guarda i
volti, guarda le coppie che fanno l’amore. Guarda i volti! Sembrano i
volti di dio! Sono in un atto sessuale,
ma i loro volti sono estatici come
quelli di un Buddha. Cosa sta accadendo? Questo sesso non è cerebrale;
non stanno facendo l’amore attraverso la testa, non ci stanno pensando.
Sono scesi dalla testa, la loro focalizzazione è cambiata.
Poiché hanno abbandonato la testa, la
meditazione
consapevolezza si è mossa nell’area
genitale. La mente non c’è più, è diventata nonmente; i loro volti hanno la
stessa estasi di un Buddha. Questo
sesso è diventato meditazione. Come
mai? Perché è cambiata la messa a
fuoco. Se per una volta riesci a cambiare la messa a fuoco della tua mente,
se riesci a eliminare la focalizzazione
dalla testa, la testa e il volto si rilassano e tutte le tensioni si dissolvono. Tu
non sei più: l’ego non c’è più.
Per questo, più la mente diventa razionale e intellettuale, meno è capace di
amore, perché l’amore ha bisogno di
una diversa messa a fuoco. In amore
hai bisogno di focalizzarti vicino al
cuore; nel sesso hai bisogno di una
focalizzazione vicino all’area genitale.
Se stai facendo calcoli matematici, la
testa va bene. Ma l’amore non è matematica e il sesso non lo è assolutamente. E se la matematica prosegue
nella testa mentre stai facendo l’amore, stai semplicemente sprecando energia e tutto quello sforzo è disgustoso.
Ma la mente può essere cambiata. Il
tantra dice che esistono sette centri
e che la mente può essere trasferita
in ognuno di essi. Ogni centro ha
funzioni diverse. Se ti concentri su
un centro particolare, diventi un
uomo diverso.
Il tantra dice che se focalizzi la mente
su centri diversi, diversi saranno i
risultati. Questa tecnica riguarda la
focalizzazione sulla lingua, nel mezzo
della lingua. Come mai?
Con la bocca leggermente aperta –
come se stessi per parlare: non chiusa,
ma leggermente aperta, come se stessi
per parlare – non come se stessi parlando, ma come se stessi per parlare.
La bocca è aperta come quando stai
per parlare.
Quindi tieni la mente nel mezzo della
lingua. Proverai una sensazione molto
strana, perché la lingua ha un centro
esattamente nel mezzo, che controlla i
tuoi pensieri. Se all’improvviso diven-
ti cosciente di quel punto e ti focalizzi
lì, i tuoi pensieri si fermeranno.
Esattamente nel mezzo, focalizzati
come se tutta la tua mente fosse andata nella lingua: esattamente nel mezzo!
Lascia che la bocca sia leggermente
aperta come se stessi per parlare e
quindi focalizza la mente come se non
fosse nella testa, sentila come se fosse
nella lingua, esattamente nel mezzo.
La lingua contiene il centro del linguaggio e il pensiero è linguaggio.
Cosa stai facendo mentre pensi? Parli
dentro di te. Puoi pensare qualcosa
senza parlare all’interno? Quando sei
solo, senza parlare con nessuno e stai
pensando, cosa stai facendo? Parli
all’interno, parli a te stesso. La tua
lingua è coinvolta. La prossima volta,
mentre pensi, sii consapevole. Senti la
tua lingua: sta vibrando come se stessi parlando a qualcun altro. A quel
punto fa’ attenzione e sentirai che le
vibrazioni sono concentrate nel mezzo. Sorgono dal centro e si diffondono per tutta la lingua.
Pensare è parlare all’interno. Se puoi
portare tutta la tua consapevolezza,
la tua mente, al centro della lingua, il
pensiero si arresta; coloro che praticano il silenzio, semplicemente non
stanno più parlando. Se all’esterno
smetti di parlare, diventerai profondamente consapevole del parlare
interiore. E se resti completamente in
silenzio, per un mese, due mesi, un
anno, senza parlare, sentirai che la
lingua vibra violentemente. Adesso
non lo senti perché stai parlando e le
vibrazioni vengono liberate. Ma
anche adesso, se ti fermi e diventi
cosciente mentre pensi, sentirai che la
tua lingua vibra un po’. Ferma com-
pletamente la lingua come se fosse
congelata, non lasciare che si muova
e non potrai più pensare. Provaci.
Il centro è proprio nel mezzo, per cui
porta la tua mente là.
Con la bocca leggermente aperta, tieni
la mente nel mezzo della lingua.
Oppure, mentre il respiro entra silenziosamente, senti il suono HH.
Questa è la seconda tecnica. È simile.
Oppure, mentre il respiro entra silenziosamente, senti il suono HH.
Con la prima tecnica, il tuo pensiero
si arresterà. Sentirai una solidità interiore, come se fossi diventato solido.
Quando i pensieri non ci sono più,
diventi immobile. I pensieri sono il
movimento interiore. E quando i
pensieri non ci sono più e tu sei inamovibile, sei diventato parte dell’eterno che solo in apparenza si
muove, ma che è immobile e che
rimane inamovibile.
Nell’assenza di pensieri, diventi parte
dell’eterno, immobile. Con il pensiero, sei parte del movimento, perché la
natura è movimento, il mondo è
movimento. Per questo lo abbiamo
chiamato samsara. Samsara indica la
ruota che si muove, gira e rigira. Il
mondo è movimento e ciò che è
nascosto, la realtà suprema, è immobile, immota e inamovibile. È proprio
come una ruota che si muove, ma che
si muove intorno a qualcosa che non
si muove mai. Una ruota può muoversi solo perché nel centro c’è qualcosa che non si muove mai, che rimane immobile. Il mondo si muove, ma
il trascendente rimane immobile. Se i
tuoi pensieri si arrestano, improvvi-
”
Quando i pensieri non ci sono più, diventi immobile.
i pensieri sono il movimento interiore. nell’assenza di
pensieri, diventi parte dell’eterno, l’immobile. osho
NoVembre 2012
39
4 samente caschi da questo mondo nell’altro. Con il movimento bloccato
dentro di te, diventi parte dell’eterno,
ciò che non cambia mai.
Oppure, mentre il respiro entra silenziosamente, senti il suono HH.
Apri la bocca leggermente, come se
stessi per parlare. Quindi inspira e sii
consapevole del suono che si crea
inspirando. È proprio “HH”, che tu
stia inspirando o espirando. Non devi
produrre il suono; devi solo sentire
l’inspirazione sulla tua lingua. È
molto silenzioso. Lo è! Sentirai quel
“HH”! Sarà impercettibile, vagamente udibile. Dovrai stare molto
attento per esserne consapevole. Ma
non provare a crearlo. Se lo crei, manchi il punto, crei un suono che non è
di alcun aiuto. È il suono naturale che
accade mentre inspiri o espiri.
Ma la tecnica parla dell’inspirazione,
non dell’espirazione, perché mentre
espiri, insieme al suono anche tu vai
all’esterno, mentre lo sforzo è andare
all’interno. Quindi, mentre inspiri, senti
il suono “HH”. Inspira e senti il suono
“HH”, esercitati e prima o poi sentirai
che il suono non si crea solo nella lingua: si crea anche nella gola. Ma in quel
caso è davvero impercettibile. Con una
consapevolezza molto profonda puoi
diventarne consapevole.
Comincia dalla lingua, quindi a poco
a poco sta’ attento e continua a sentirlo. Lo sentirai nella gola, poi
comincerai a sentirlo nel cuore. E
quando raggiunge il cuore, sei andato oltre la mente. Tutte queste tecniche servono solo a darti un ponte per
passare dal pensiero al non pensiero,
dalla mente alla nonmente, dalla
superficie al centro.
TRATTO DA: Osho, I Segreti della Trasformazione, Bompiani Editore
(La stessa meditazione è presentata anche, in
forma più concisa, come carta Nr. 43. “Focalizzati sulla lingua”, ne Il sentiero del Reale,
(libro e 56 carte con meditazioni dal Vigyana
Bairava Tantra), Ed. d’Arte Lo Scarabeo
40 osho times
La persona reale cresce fino all’ultimo
istante. Anche mentre sta morendo,
cresce. Persino gli ultimi attimi della
sua vita saranno un’indagine, un
apprendimento. Continuerà a ricercare e l’argomento della ricerca sarà la
morte. Ne sarà affascinata, perché la
morte è un fenomeno sconosciuto, un
mistero, molto più della vita stessa.
Come può una persona intelligente
averne paura? Se nel corso della vita
non ha avuto paura di inoltrarsi nell’ignoto e nell’inesplorato, al momento della morte sarà eccitata ed estatica. È arrivato l’ultimo istante, quello
dell’ingresso nell’oscurità, nel tunnel
buio della morte. Questa è l’avventura più grande che si possa intraprendere e da cui imparare”. 1 Osho
Un’indagine sulla
morte
Di questi tempi, l’attenzione dei media
si rivolge spesso alla cura degli anziani nei loro ultimi anni di vita, specialmente quelli ricoverati in qualche
struttura a loro dedicata. Molto
tempo fa, come infermiera, avevo
lavorato per un breve periodo in una
casa di riposo e in anni successivi ci
andai per visitare una parente ricoverata. Era una struttura piuttosto lussuosa, situata in un sobborgo elegante di Perth – all’interno di un edificio
un tempo residenza privata e ora patrimonio nazionale – con vista sull’Oceano Indiano.
Era stata una donna vivace e straordinariamente bella e mi rattristava
vedere dove la vita – o meglio i suoi
figli – l’avevano portata. Per arrivare
nella sua stanza, che almeno le consentiva un minimo di dignità, si passava da un corridoio popolato dai
pazienti. Forse uno o due mi fecero
un cenno di saluto, mentre gli altri
continuavano a guardare dalla finestra con sguardo assente oppure
erano seduti rattrappiti nelle loro
sedie, con la testa così incassata nelle
spalle che erano costretti, per ore, a
contemplare il pavimento.
L’idea di unirmi a loro negli “anni del
declino” mi faceva orrore. In realtà,
questa è stata una parte della mia
motivazione nel voler creare un ospizio per sannyasin. Al momento di
avvicinarmi alla morte vorrei che di
fine vita
L’avventura più grande
Fino all’ultimo momento puoi
indagare, imparare... crescere
maneesha ci parla Del suo training
su un approccio meDitativo nei
confronti Della morte, parte Di un
progetto Di più ampio respiro
me si prendessero cura degli altri meditatori e ho immaginato che altri sannyasin sarebbero stati della stessa idea.
Tuttavia, dopo aver esaminato gli
aspetti pratici della creazione di un
posto di questo genere, ho compreso
che si trattava di un’idea irrealizzabile. Una stuttura adatta, oltre a essere
costosa da affittare o comperare, è
anche estremamente costosa da gestire. Inoltre, tanti preferiscono morire a
casa propria, anche se, in base a statistiche inglesi e statunitensi, soltanto
una piccola percentuale ci riesce.
Quindi, l’idea di un training basato
sulla meditazione per imparare a essere di supporto durante la malattia e al
momento della morte mi è sembrata
un’alternativa intelligente... e il primo
training per persone di sostegno, a cui
ho dato il nome Sammasati, è ora a
metà del suo viaggio inaugurale. Sembra un buon momento per fare il
punto della situazione e chiedersi:
“Che cosa stiamo facendo? Il training
sta realizzando ciò per cui è stato progettato? I partecipanti si sentono coinvolti e stimolati?”.
Avevo previsto che alcuni tra i partecipanti sarebbero stati attratti dal trai-
ning non soltanto, o non principalmente, per imparare a dare sostegno
ad altri, ma anche per osservare i propri atteggiamenti riguardo ai temi
della morte e della crescita personale.
Parecchi tra i partecipanti hanno riconosciuto il valore del training nel fornire proprio questa esperienza. Mi
viene in mente Sidika: per lei si tratta
di un “enorme viaggio”, attraverso il
quale ha potuto realizzare alcune
intuizioni fondamentali. Dice: “Prima
del training pensavo: ‘La morte sarà la
grande trasformazione’. Adesso sento:
‘Sì, può darsi, ma in realtà posso trasformare la mia vita in qualunque
momento”. Molto dell’impatto del
training dipende dal fatto che non si
tratta soltanto di un gruppo di seminari, ma di un training esperienziale.
Inoltre, gli argomenti che affrontiamo
sono intensi a livello emotivo e questo
vale per tutti. Apparentemente, come
future persone di sostegno ci concentriamo sull’altro: l’altro che è molto
malato, l’altro che potrebbe riprendersi, ma che ha bisogno di sostegno
in questa crisi fisica, l’altro che sta
morendo davanti ai nostri occhi.
Vogliamo sapere qual è il modo
Maneesha ha una lunga esperienza di
assistenza, come infermiera professionale, a malati terminali (anche la
figlia di Sigmund Freud, ad esempio).
Fin dagli anni ‘70 ha lavorato a stretto contatto con Osho ed è autrice di
libri sulla meditazione e di meditazioni guidate. Ora organizza workshop e training focalizzati su un
approccio meditativo alla morte.
Per informazioni:
www.thesammasatiproject.co.uk
www.facebook.com/TheSammasatiProject
migliore per sostenerlo, che cosa sta
passando davvero. La meditazione da
sola sarà sufficiente? È necessario
offrirgli della terapia? O forse una
combinazione delle due?
Comunque tutti ci troveremo nella
situazione di quelli che ci proponiamo
di aiutare. Indossare i panni della
“persona di sostegno” non ci rende
immuni alla morte (“No, Morte, ci
dev’essere uno sbaglio, non puoi volere proprio me, devo ancora aiutare
tante persone!”).
Koorvita lo esprime cosi: “Parliamo
NoVembre 2012
41
molto di come affrontare i problemi
della persona che sta morendo, per
esempio il dolore della perdita, e di
come usare l’approccio meditativo per
chi è vicino alla morte. Questi due
aspetti si mescolano molto bene, la
meditazione e l’affrontare i problemi
personali. Allo stesso tempo, attraverso il training ci si confronta continuamente con i propri atteggiamenti
rispetto alla morte o sul dolore e la
morte di persone care.
Da un modulo all’altro del corso, la
mia storia personale riguardo al lutto
viene stimolata ed elaborata, e questo è veramente un vantaggio. Non
viene fatto in modo diretto, ma accade comunque”.
Vivere con
l’inevitabile
Per me, il segno che gli altri workshop
sulla morte che ho condotto in passato avessero avuto successo non era
sicuramente una dichiarazione tipo:
“Oh, adesso non vedo l’ora di morire!” da parte dei partecipanti. Mi interessava invece che il loro apprezzamento della vita, la determinazione a
viverla in modo più pieno e a essere
più presenti in ogni momento diventassero molto più forti.
In questo corso, succede a un livello
42 osho times
ancora maggiore. Infatti, dato che il
training scava così profondamente nel
tema della morte, arriviamo a contatto di strati sempre più profondi di
comprensione del significato di essere
vivi. Quando facciamo l’esperienza
della presenza della morte, guadagniamo una spinta ad affrontare i problemi della vita in un modo che forse
in precedenza eravamo riusciti a evitare. Tutte le emozioni che emergono
confrontandosi con la morte, soprattutto la paura, l’ansia e il dolore, la tristezza e la depressione, sono presenti
anche nella nostra vita. Naturalmente, i partecipanti hanno un grande vantaggio su chi si trova ad affrontare una
morte imminente, perché sono in
buona salute e sono dotati di una
buona capacità di recupero a livello
emotivo.
“Il training non vuole soltanto cercare delle risposte sulla morte in generale” spiega un’altra partecipante “ma
riguarda ognuno di noi qui nella
nostra vita attuale”. Poi c’è Priya, che
vede il training come una possibilità
per “un enorme passo avanti per me
nella comprensione della vita”. Nel
primo modulo si era sentita già “con i
piedi per terra, più calma e arrivata a
comprendere più da vicino i fatti fondamentali di questo corpo, di questa
vita e dalla natura umana. Avevo pen-
sato che abbandonare tanti vecchi
sogni, fantasie e opinioni potesse creare un senso di vuoto e disperazione,
ma è stato interessante scoprire che
questo processo non mi ha rattristato.
Al contrario; in termini pratici, mi sta
rendendo più coraggiosa nella mia vita
quotidiana, perché mi chiedo che cosa
voglio e di che cosa ho bisogno, sapendo benissimo che il momento è questo
(e non un altro nel futuro ancora da
venire) e che potrebbero non esserci
altre possibilità e che non c’è spazio
per stupide paure o limitazioni causate dalla buona educazione”.
Una componente
importante
Tutti i partecipanti che permettono al
processo di andare in profondità, evidentemente hanno il coraggio di osservare i propri problemi guardandoli
direttamente negli occhi. Inoltre, sento
che tra loro si stabilisce una grande
fiducia. Fin dal primo modulo, sono
rapidamente entrati in relazione e la
connessione è cresciuta col tempo, sia
nella struttura del workshop sia all’esterno. Per mantenersi in contatto, i
partecipanti si avvalgono della nostra
rete oppure si suggeriscono a vicenda
articoli sull’argomento, libri, qualche
videoclip, DVD e così via.
fine vita
Nel feedback è stato espresso l’apprezzamento da parte dei partecipanti dell’ “energia amorevole nel corso di
tutto il gruppo”. È stato molto gratificante ricevere questi commenti, specialmente in un training del genere, che
potrebbe essere dominato dalla paura.
Una delle mie priorità era creare un
ambiente rilassato, ricco di accettazione e di amore. Aprirsi a se stessi e agli
altri, avventurarsi in un territorio che
è altrimenti impercorribile, diventa
molto più semplice quando ci sentiamo accolti saldamente, quando ci
fidiamo perché siamo all’interno di un
ambiente amorevole e permissivo.
Mentre avvengono certamente discussioni profonde e intense, le nostre sessioni sono inframezzate da danza e
canto, e c’è sempre un sano livello di
umorismo. Apprezzo moltissimo l’indicazione di Osho, secondo cui le risate possono alleggerire le situazioni più
complicate, per esempio riducendo la
paura che altrimenti potrebbe demoralizzarci e paralizzarci. Lo sento
anche a livello personale: quando riesco a fare delle battute sulla morte, mi
pongo al di sopra di essa.
Naturalmente, nel nostro processo è
centrale la meditazione, praticata di
frequente e insieme. La nostra giornata inizia, termina ed è inframmezzata
dalla meditazione.
L’aspetto
“oceanico”
Visto che il punto focale è quello di
vivere e morire consciamente, non è
certo una sorpresa che la meditazione
sia il fondamento stesso del training.
Infatti, ha un ruolo importante per
creare il tipo di ambiente interno ed
esterno che incoraggia la capacità di
intraprendere una profonda esplorazione di sé. È bello avere una vasta
gamma di tecniche di meditazione di
Osho a disposizione e stiamo scoprendo come queste tecniche siano
strumenti versatili per affrontare i vari
problemi che emergono quando ci si
pone davanti alla morte.
Ritama è entusiasta delle tecniche che
pratichiamo e spiega: “Trovo che,
ogni volta che arriviamo alla fine del
workshop, sono incredibilmente eccitata perché vado via ricca di tanti
nuovi strumenti che spesso comprendono tecniche di meditazione che non
conoscevo. Sento di essere in un viaggio e che parte di questo viaggio è il
ricevere tutte queste straordinarie
tecniche con cui sperimentare e giocare. Adesso le uso per me; in seguito, quando saprò in che modo mi toccano, forse potranno ispirare e aiutare altre persone che sono alla ricerca
di una via verso la guarigione”.
Mi sembra che questo processo ri-
specchi un modello a onde: un’onda
è dotata di una forma unica, un’individualità che la rende distinta dall’oceano. L’aspetto di “onda” del
lavoro è concentrarci su noi stessi
(e sulle persone che potremo aiutare) come individui, i cui problemi
sono parte del nostro “pacchetto“
di personalità.
Per esempio, ci potrebbe essere la
paura di non essere in controllo, il
dolore di essere scollegati da una sana
vita quotidiana o il tentativo di trovare un significato in una sofferenza
che è continua. Nel training, siamo
assaliti da molte domande per le
quali, nonostante le nostre discussioni ed esperienze condivise, a volte non
ci sono risposte facili.
Il lato oceanico del processo è l’ingresso nella meditazione, quando ci
rilassiamo in uno spazio al di là della
mente, lo stato del “non sapere”.
Quando incontriamo il silenzio e la
quiete presenti nel nostro intimo, il
senso del sé, con tutte le sue domande, può dissolversi. Quando riemergiamo, siamo inondati dal sammasati, “il giusto ricordo” della nostra
innata qualità oceanica. Inevitabilmente, questa esperienza si accompagna a una diversa prospettiva e una
comprensione rinnovata. La meditazione, quindi, diventa una risorsa
incalcolabile, sia per tutti noi all’interno del training sia per le persone
che supportiamo. Il nostro training
per persone di sostegno Sammasati si
svolgerà di nuovo l’anno prossimo, in
febbraio all’Osho Meditation Resort
di Pune per il primo modulo di ricerca sperimentale (con il nome di Morire diversamente) e poi in marzo in
Inghilterra, per il training completo.
da www.OshoNews.com
(Negli EXTRA su www.oshotimes.it altri articoli e interviste di Maneesha sul tema)
1. Il brano di Osho è tratto da: Il Libro della
Saggezza, Ediz. del Cigno
NoVembre 2012
43
Soul
hunting
a caccIa dell’anIma
Il vIaggIo scIamanIco
per recuperare la tua anIma...
ce ne parla nIrava
Energie
fondamentali
Nelle culture di tutto il mondo,
il viaggio sciamanico (o Psiconavigazione) viene utilizzato da circa
40.000 anni per la ricerca del potere perduto o per reintegrare la perdita di pezzi di anima causata da
traumi fisici, psichici o emotivi.
Gli sciamani credono che i loro poteri siano quelli degli animali, delle piante, del sole e di tutte le energie fondamentali dell’universo.
Migliaia di anni prima delle scoperte
di Charles Darwin, i membri delle culture sciamaniche hanno creduto che
gli esseri umani e gli animali fossero
legati da vincoli di parentela.
Nei loro miti i personaggi animali
erano rappresentati come essenzialmente umani nell’aspetto fisico, ma
caratterizzati individualmente dalla
personalità particolare dei vari tipi di
animali selvatici. In seguito, secondo
vari miti della creazione, si differenziarono fisicamente e assunsero la
loro forma attuale.
Il mitico paradiso animale-uomo, dove i due potevano comunicare tra loro,
è andato perduto nella realtà ordina44 osho times
Nirava è con Osho dal 1995. Si occupa di discipline e terapie naturali e
tecniche per la crescita personale, fra
queste, in particolare, la via sciamanica: Soul Hunting è parte del percorso La Via degli Energizzatori.
Per informazioni sul suo lavoro
www.nirava.org
Nirava sarà all’OshoFestival di Bellaria 2013 (dal 4 al 7 aprile) guidando la Trance Dance.
Informazioni su:
www.oshoexperience.it
energie
ria, ma è ancora accessibile allo sciamano nella realtà non-ordinaria. La
connessione tra gli esseri umani e il
mondo animale è fondamentale nello
sciamanesimo e lo sciamano utilizza la
sua conoscenza e i suoi metodi per partecipare al potere di quel mondo.
Gli sciamani ritengono da lungo
tempo che il potere dello spirito guardiano renda una persona resistente
alla malattia. La ragione è semplice:
lo spirito guardiano infonde nel corpo un potere che permette di resistere all’intrusione di forze nocive esterne (conosciute nella realtà ordinaria
come malattie).
Una delle modalità più diffuse per la
ricerca e il recupero del proprio animale di potere è il “Viaggio Sciamanico”. L’uso del suono ritmico del tamburo permette di accedere a uno stato
modificato di coscienza, nel quale
intraprendere un viaggio in una realtà
parallela. Nella seconda parte del
lavoro solitamente si danza il proprio
animale, lasciandosi possedere dalla
sua forza e dalla sua personalità, in
modo che il suo potere possa rientrare in noi, riconnettendoci con la nostra
parte animale e dandoci oltre a una
maggiore resistenza alle malattie,
maggiore fiducia in noi stessi e la capacità di agire nella vita.
La perdita
dell’anima
Stiamo finalmente incominciando a
riconoscere il valore dei sistemi di credenza spirituali dei nostri antenati e a
capire l’importanza e il potenziale di
questi sistemi di credenza rispetto alla
nostra salute e al nostro benessere.
Viviamo in quello che chiamiamo
“mondo civilizzato” e troppo spesso
questo mondo moderno ci fa rifiutare
le credenze delle popolazioni tribali
come superstiziose e strane o anche
come curiosità preistoriche di nessun
valore o rilievo per la nostra vita.
Anche la credenza della perdita dell’anima come causa maggiore di
malattie e malesseri è sfortunatamente stata buttata in questa categoria
dalla medicina e dalla psicologia contemporanea.
Esperienze traumatiche o alienanti
provocano, secondo gli sciamani, la
perdita di parti della propria anima
con conseguenti scompensi a livello
emotivo, psicofisico e spirituale.
Anima significa spirito, o quell’essenza vitale che si trova sia al nostro interno che separata dal corpo fisico.
Quando sperimentiamo un trauma
grave come una violenza fisica, emotiva o verbale; la morte di una persona
amata, un incidente o un’operazione
grave, un aborto spontaneo o procurato, malattie gravi, sofferenze di
diverso tipo, allora una parte di noi
fugge. Ogni qualvolta soffriamo di un
trauma grave, al fine di sfuggire al
pieno impatto del dolore, una parte
del nostro spirito si separa da noi.
guarire lo spirito
Abbiamo dottori per il corpo, dottori
per la mente e per il cuore, ma non
abbiamo ancora riconosciuto modalità di guarigione per guarire il nostro
spirito. La perdita dell’anima è una
malattia dello spirito che causa disturbi emotivi e fisici. La perdita di anima
è la perdita di parti di noi stessi, del
nostro spirito, che ci danno vita, vitalità, benessere e salute. Soul Hunting,
la Caccia all’Anima, è un antico rituale che può aiutare a riportarla a casa.
Per sperimentare il rituale è necessario
espandere i propri sensi e contattare la
nostra parte bambina ridandole potere con l’immaginazione creativa; dobbiamo risvegliare quel bambino che è
consapevole di altre realtà...
Il Soul Hunting è un concetto difficile
da capire da un punto di vista razionale e logico. Attualmente la nostra
società e cultura previlegiano il cervello sinistro, la nostra parte logica razionale; questa è una delle forze essenziali
che permettono di creare e che ci mettono in grado di sopravvivere nella
nostra realtà fisica. Ma mentre impariamo di più sull’evoluzione della
nostra coscienza, scopriamo che la
realtà non è così logica come ci è stato
insegnato: c’è di più da sentire e da
vedere di quello che possiamo semplicemente vedere con i nostri occhi. Per
fare questo usiamo il nostro cervello
destro in comunione con il nostro
cuore. Dobbiamo aprirci all’intuizione e ai nostri sensi per percepire la
realtà in modi diversi. Infatti dobbiamo vedere, ascoltare, sentire, etc. a
partire da un altro luogo, un luogo
nascosto dentro di noi; una volta che
abbiamo imparato a espandere i nostri sensi e ad aprire il nostro cuore,
possiamo entrare nel mondo della
caccia all’anima.
È difficile trovare qualcuno che non
soffra di un senso di incompletezza e
di vuoto. Quando approcciamo la perdita dello spirito rendiamoci conto che
tutto il lavoro che abbiamo fatto nel
passato con la psicoterapia o la medicina tradizionale ha funzionato solo
sulle parti di noi che sono già a casa.
E per molti sarà la prima volta che con
questo rituale facciamo ritornare a
casa parti della nostra energia di vita.
Per gli sciamani ogni cosa è una manifestazione dello spirito, è piena di spirito. Non solo gli esseri umani, ma
anche le piante, gli animali e i minerali
possiedono la loro vitalità spirituale.
Quando una creatura vivente perde
una parte significativa della propria
vitalità spirituale, avverte un senso di
alienazione, si sente separata dal
resto dell’universo. Quando qualsiasi creatura è piena del suo spirito, il
suo corpo vibra con una risonanza
molto profonda: irradia un’incredibile energia e vitalità.
Nirava
NoVembre 2012
45
Osservare...
senza
far nulla
scientificità e magia
della Vipassana
Bali interVista gopal
Gopal conduce ritiri di Vipassana secondo le
indicazioni di Osho fin dai tempi della
“prima Pune”, nel ‘76.
Tiene inoltre workshop di ipnosi e meditazione in tutto il mondo. Dal suo profondo amore
per la Dilruba, un antico strumento indiano
ad arco, che talvolta suona anche durante i
gruppi, sono nati 2 CD Mystic journey e
Depth of my heart disponibili presso Oshoba.
46 osho times
meditazione
Bali: Hai appena finito di condurre,
insieme a Shunyo, un ritiro di Vipassana di dieci giorni all’Osho Meditation Resort di Pune. Com’è stato?
Gopal: È stata davvero un’esperienza bellissima, come sempre, d’altronde. Eravamo seduti nel walkway
di Osho, che è uno splendido corridoio
con le pareti di vetro che si snoda nel
suo giardino. Tanti sentono che al suo
interno è come trovarsi in uno spazio
infinito e senza tempo. Essere nel
walkway, circondati dalla natura, è di
per sé un sostegno alla meditazione.
Vipassana è stato uno dei primi gruppi che Osho ha creato e gli ha attribuito molta importanza. Moltissime
persone sono arrivate alla Vipassana
grazie all’incoraggiamento di Osho;
penso che fosse necessario perché la
mente tende ad avere un po’ paura
dello stare seduti in silenzio e di che
cosa accadrà in questa situazione. Si
chiede: il mio corpo potrà sopportarlo, la mente sarà forse troppo agitata?
Ci sono molte paure e ansie che sono
naturali riguardo all’entrare nella solitudine in modo così diretto. Noi incoraggiamo le persone a incontrare se
stesse in questo modo, rimanendo
alcuni giorni in silenzio. Molte di queste persone hanno praticato le meditazioni attive in precedenza, come la
Dinamica e la Kundalini, e hanno partecipato a qualche gruppo. A quel
punto, il ritiro silenzioso di Vipassana
diventa per loro più piacevole. Inoltre,
anche durante il ritiro incoraggiamo i
partecipanti a fare la Dinamica e la
Kundalini come parte della giornata di
meditazione. Non facciamo soltanto
sessioni in silenzio, ma anche una
meditazione in cui si cammina lentamente, per scoprire di più su se stessi,
su ciò che è vero in noi e ciò che non
è autentico. Per il semplice fatto di
rimanere in silenzio, si ricevono molte
intuizioni. La parola Vipassana vuol
dire proprio questo: intuizione o comprensione ottenuta tramite l’esperienza diretta. Non si tratta di pensare alla
meditazione o creare qualche teoria,
ma di una pratica in cui si rimane con
se stessi in queste giornate, senza reprimere qualsisi cosa che appare e poi
svanisce, sia che sia piacevole sia che
non lo sia, entrambe le cose vanno
consentite. È un ambiente molto amorevole, non cerchiamo di bloccare la
mente o di migliorare qualcosa. Osserviamo ciò che è, poi, ogni volta che ce
ne ricordiamo, ritorniamo al respiro
nella pancia. Il movimento del respiro
è la nostra casa base, ma non si tratta
di concentrarsi su di esso. Soltanto, se
non si è sicuri di che cosa osservare, si
ritorna al corpo, al momento presente, grazie al respiro. Osho ha parlato
della Vipassana come di una meditazione ricca di amore. Ha affermato che
uno dei più antichi sutra buddhisti inizia con le parole: “Ama te stesso e
osserva. Oggi, domani, sempre”. A
noi piace comunicare queste parole,
perché si tratta davvero di una meditazione amorevole. È possibile incontrare la mente che dà giudizi, ma anche
questo va fatto in modo amichevole,
ricordando inoltre che non è la
“nostra” mentre che dà giudizi, che
non era presente alla nascita e che non
dobbiamo prenderla troppo a livello
personale. A volte Osho scherzava con
noi, dicendo: osservate la mente come
se steste osservando la mente di un’altra persona, in realtà non è vostra.
Siate meno connessi e meno identificati con essa. Diamo alcune tecniche
di osservazione, per esempio il dare un
nome due volte. Se la mente che giudica si fa sentire, le dai due volte un
nome: giudizio, giudizio. Poi, ritorni al
respiro staccandoti coscientemente da
tutte le voci e dagli schemi che non
provengono dalla tua natura interiore. Questa è la parte di pulizia profonda della meditazione. Naturalmente, a
volte le persone che sono sedute in
silenzio si sentono vuote, estatiche e
silenziose, ed è bellissimo, perché questo offre loro la motivazione ad andare avanti. Tuttavia, quando le cose si
fanno difficili, il corpo è irrequieto e
Aspetta e tra qualche giorno
farai la Vipassana qui. Ma qui è
un’esperienza viva, non arida.
Ho qualche critica da fare sulla
Vipassana che viene praticata
nei paesi buddhisti. L’hanno resa
molto arida, simile a un deserto;
nulla fiorisce, non c’è verde,
tutto è efficienza. Voglio che
impari la meditazione come
gioco, come giocosità. La tua
meditazione e il tuo amore
dovrebbero essere sinonimi. 1
la mente è agitata, anche questo fa
parte della meditazione, e anche da
questo è possibile accrescere la comprensione. Noi diamo sostegno a entrambi i lati, la luce e l’ombra, la gioia
e la tristezza, i momenti agitati e quelli silenziosi. Io credo che la Vipassana
abbia una particolare qualità qui nell’Osho Resort, una amorevolezza che
spesso non si incontra in altri luoghi
in cui la meditazione viene insegnata,
a volte, in modo un po’ troppo serio o
arido. Una volta Osho ha affermato
che voleva che qui la Vipassana fosse
un’esperienza molto viva. In quel
momento ho pensato: “Wow, questa è
la bellezza di un maestro, Osho, che
rende persino la meditazione silenziosa ricca di amore, celebrazione e
gioia”. È un meraviglioso contributo
alla meditazione.
BA: Lo so, ho fatto tre giorni di
Vipassana ed è stato il regalo più grande che potessi farmi... Dimmi di più su
questo argomento: che cosa c’è di particolare nell’Osho Vipassana Retreat?
GO: Posso dirti ciò che mi hanno riferito tanti con cui ho parlato e che
noVemBre 2012
47
Il respiro è il ponte tra te e il
Tutto. Limitati a osservare, non
fare nulla. E quando dico ‘osserva’, non tentare di osservare,
altrimenti tornerai a essere in
tensione, e inizierai a concentrarti sul respiro. Rilassati semplicemente, resta rilassato, sciolto, e guarda... cos’altro puoi
fare? Sei lì, senza nulla da fare,
ogni cosa viene accettata, nulla
viene negato, rifiutato, non esiste lotta, tensione, conflitto, e il
respiro scende in profondità...
cosa puoi fare? Puoi semplicemente osservare. Ricorda: osserva semplicemente. Non sforzarti
di osservare. 2
hanno praticato la Vipassana fuori dal
mondo di Osho. Hanno notato un
grande contrasto, nel senso che qui è
meno serio, più rilassante, però per
loro è stato anche più profondo. Per
andare in profondità nella meditazione non è necessario rimanere seduti
per molte ore di notte o alzarsi presto
alla mattina. Osho ha anche parlato
dei rischi di quando si pratica la Vipassana troppo a lungo nella giornata. Per
esempio, se pratichi la Vipassana fino
a notte fonda, può tenerti sveglio per
troppo tempo e il sonno potrebbe
risentirne ed essere disturbato. In questi casi, a volte, si tratta dell’ambizione a spingersi oltre i propri limiti. Qui,
la Vipassana viene praticata con maggiore equilibrio, insieme alla Dinamica e alla Kundalini, e naturalmente ci
sono i discorsi di Osho alla sera, in cui
possiamo ascoltare molte parole incoraggianti sulla meditazione. Ritengo
che qui l’atmosfera sia davvero unica
per la Vipassana e vorrei incoraggiare
chi l’ha praticata in altri luoghi a sperimentarla qui, per vedere in prima persona la differenza. È davvero diversa.
48 osho times
BA: Posso capire quando qualcuno
ha un po’ paura della Vipassana e
pensa che sia difficile. Prima di provare, non ero sicura che mi sarebbe
veramente piaciuta. Adesso, dopo
aver fatto questa esperienza, mi
sento più fiduciosa di poterla fare e
di stare bene.
GO: È vero, penso che per molti iniziare a meditare dove ci sono regole
molto severe porti ad allontanarsi
dalla meditazione ed è un peccato. È
meglio averne un assaggio in un modo
delicato e amorevole. Per esempio,
permettiamo di fare uno, due o tre
giorni di Vipassana per entrare in contatto, sentirne la vibrazione. I partecipanti rimangono sempre colpiti dal
fatto che possa essere un’esperienza
così amorevole. Se torniamo al respiro ogni volta che è possibile, non dobbiamo combattere con i pensieri o le
emozioni. Inoltre, ci si può muovere se
la posizione diventa scomoda. In alcuni luoghi, insegnano che si deve rimanere seduti perfettamente immobili e
osservare il dolore. Questa non è la
visione di Osho, non è il modo in cui
lo facciamo qui. Se hai bisogno di
muoverti, suggeriamo di farlo lentamente e con consapevolezza, come
parte della meditazione. Sento che
questo metodo più delicato aiuti la
meditazione ad andare molto più in
profondità del metodo severo che
ambisce ad arrestare la mente o a ottenere qualche esperienza particolare.
Osho sottolinea sempre che quel che
conta non sono le esperienze, ma il
processo di osservazione del modo in
cui le cose cambiano. Ciò che è importante è l’osservazione, non ciò che
viene osservato. Per questo diciamo
che non c’è successo o fallimento: in
una seduta puoi sentirti molto felice,
in un’altra puoi provare tristezza, ed
entrambe le emozioni sono giuste. Ciò
che vogliamo è radicarci sempre più
nell’osservare. In questo senso, la
Vipassana qui è diversa da quella praticata altrove.
BA: Il gruppo appena concluso si
svolge una volta all’anno?
GO: I ritiri di Vipassana vengono
offerti qui nel Resort più di una volta
all’anno. Personalmente vengo qui a
gennaio, quando facciamo un ritiro di
dieci giorni, durante il quale è anche
possibile partecipare per un periodo
più breve e poi magari continuare
quando si acquista fiducia.
BA: E viene tenuto sempre nel
walkway?
GO: Negli ultimi anni, sì. In precedenza, Osho stesso usava il walkway,
che era collegato alla sua stanza ed
era stato creato perché potesse fare
un po’ di esercizio fisico senza uscire
all’aperto, a causa della sua allergia.
I dottori volevano che camminasse di
più e in questo speciale corridoio di
vetro, poteva godersi il giardino. Ma
in seguito, ci ha invitati a tenere lì i
gruppi di meditazione silenziosa,
come l’ultima parte della Mystic Rose
oppure Za-Zen o Vipassana. Quindi,
ci troviamo lì su suo invito per usare
questo luogo speciale per le meditazioni in silenzio.
BA: È molto bello.
GO: Sì, è molto bello. Sento che sempre più persone verranno a Pune per
partecipare a questo ritiro, sento che
ha questo potenziale. Quando vedono
le foto o il video e leggono gli articoli
sulla Vipassana arrivano, perché è una
situazione unica.
BA: Hai condotto gruppi di Vipassana per più di trent’anni. Puoi parlarci
delle tue prime esperienze?
GO: C’è una storia molto bella dei
primi tempi, quando potevamo incontrare Osho di sera per il Darshan. Un
piccolo gruppo di persone si riuniva
intorno a Osho, che rispondeva alle
nostre domande. Durante il gruppo di
meditazione
diverso: non fai nulla, tranne osservare le cose che vanno e vengono, le
emozioni, i desideri, i pensieri, rimanendo centrato in questa osservazione, accettando, e poi qualcosa va più
in profondità. È a quel punto che si
raggiunge la libertà di cui parla Osho,
quindi il suo incoraggiamento è stato
per quella persona un dono, una chiave. Ma non soltanto per quella persona, questo aneddoto vale per tutti
noi. Questo è ciò che sento riguardo
a tutte le storie dei primi tempi con
Osho che ricordo. In quel periodo ero
lì e quella persona era lì, ma questa
non è una storia personale, è una storia sulla meditazione e un bel dono
offerto da un maestro per fare andare in profondità la meditazione. Ecco
perché l’ho menzionata adesso, si
tratta di una storia che è importante
per ogni meditatore oggi.
TESTI DI OSHO TRATTI DA:
1. Hari Om Tat Sat #28
2. L’antico canto dei pini, Psiche
l’evento di meditazione dell’anno
MAHA
OSHO
VIPASSANA
www.oshoexperience.it
Vipassana, portavamo tutto il gruppo
al Darshan e i partecipanti potevano
porre delle domande. Naturalmente,
anche noi come facilitatori stavamo
imparando, e io desideravo particolarmente ascoltare come Osho avrebbe risposto a queste domande sulla
meditazione, alcune delle quali erano particolarmente impegnative. Per
esempio, mi ricordo di un uomo che
partecipava al gruppo di dieci giorni.
Con grande onestà disse a Osho: “Il
gruppo non mi piace e voglio lasciarlo. Mi sento in prigione. Ciò che voglio
fare davvero è camminare nel giardino quando ne ho voglia e starmene al
sole”. Poi aggiunse di trovarla molto
ardua come esperienza. Osho fu meraviglioso con lui, molto amorevole ma
anche molto fermo. Per come mi ricordo, gli disse qualcosa del genere: sì hai
ragione, la Vipassana è un po’ come
una prigione. Io l’ho creata in questo
modo, con una struttura rigida, ma
ricorda che si tratta di una prigione che
può portarti a una libertà più autentica. Poi aggiunse: sai, va benissimo
seguire i propri desideri e sensazioni,
ma è quello che hai fatto tutta la vita.
E che cosa hai ottenuto seguendo i tuoi
desideri e sensazioni? Puoi lasciare il
gruppo adesso, non te lo impedirò, ma
poi ti chiederò nuovamente di farlo
perché hai bisogno di raggiungere la
vetta di quella montagna e, per riuscirci, devi fare tutto il gruppo. Vorrei
che continuassi a sedere in meditazione, osservando i desideri che vanno e
vengono. Se rimani, puoi diventare il
padrone della mente.
L’uomo comprese e, tornato nel gruppo, raggiunse una nuova comprensione: non ho davvero bisogno di
camminare al sole, posso stare dove
sono nel momento. I desideri vanno
e vengono, ma io rimango con me
stesso, con ciò che sono venuto a fare,
cioè osservare per qualche giorno.
Quella persona ottenne così una
grande libertà. Certamente, esistono
gruppi che ti aiutano a seguire le tue
emozioni, ma questo è un gruppo
LA GRANDE VIPASSANA DEI
100 BUDDHA
OSHO Miasto e OSHO Experience ti invitano
a un’esperienza unica di meditazione: uno speciale
grande ritiro internazionale di Osho Vipassana!
A Osho Miasto dal 7 al 14 settembre 2013 - con Shunyo
noVemBre 2012
49
aromi naturali
vete mai assaggiato il succo di
ghiandole di castoro? Forse sì! Il
castoreum, estratto dalle ghiandole
anali di una specie di castoro, è usato
per produrre artificialmente il sapore
del lampone. Lo si trova nei gelati di
bassa qualità, nelle gelatine di frutta,
nelle caramelle, in certe bevande, tè,
tisane, etc. Su 60 Minutes, un programma televisivo della TV americana CBS, Morley Safer presenta The
Flavorist: Tweaking tastes and creating cravings (Il creatore di sapori:
modificare i gusti e creare desideri) in
cui esamina l’industria multimiliardaria del sapore: scienziati che creano aromi “naturali” e artificiali che
fanno venire l’acquolina in bocca e
spingono a consumare sempre di più
creando dipendenze. David Kessler,
ex direttore della FDA (l’agenzia
governativa americana per gli alimenti e le medicine) dice a Safer:
“Viviamo in un carnevale del cibo. I
sapori sono così stimolanti che ‘dirottano’ il nostro cervello: mangiamo
grassi ricoperti di zuccheri con aromi
aggiunti e la maggior parte di ciò che
mangiamo con questi sapori non è
cibo reale”.
Ecco altri aromi e additivi che possono interessarvi (anzi meglio... non
interessarvi!):
Aspartame: presente in tutti gli alimenti diet e senza zucchero, è sospetto di essere cancerogeno con un’ampia gamma di effetti collaterali, più di
ogni altro additivo e aroma alimentare. È anche una neurotossina. Si
trova in tutti gli articoli diet: bevande gassate, gelatine, gomme da masticare, prodotti da forno, dolcificanti,
cereali, mentine e caramelle, te freddi, vitamine, dentifrici.
Nitrato di sodio: è usato come conservante, colorante e esaltatore di
sapore nei salumi, nelle carni conser-
A
50 osho times
vate, nel pesce affumicato e in altre
carni lavorate. È cancerogeno.
TBHQ (butano): è un conservante
chimico presente in molti alimenti
surgelati, lavorati, precotti, patatine,
barrette di cereali, e molti articoli a
lunga conservazione per rallentarne
la decomposizione.
Acidi grassi insaturi: presenti in tutti
i prodotti che contengono margarina
o altri grassi idrogenati, come patatine, cracker, prodotti da forno e da
fast food; provocano malattie cardiovascolari.
Vanillina: aroma artificiale di vani-
glia prodotto a partire da derivati del
petrolio e da sottoprodotti dell’industria della carta; si trova in molti
yogurt, prodotti da forno, caramelle
e bevande gassate.
La distinzione tra aromi naturali e
artificiali è alquanto arbitraria, nel
senso che tutto viene prodotto in
laboratorio miscelando ingredienti di
origine naturale – frutta, carni, spezie
– a sostanze di sintesi che ne fanno
dei prodotti chimici a tutti gli effetti,
molto spesso dannosi. La presenza di
“aromi naturali” è spesso un segnale
del fatto che l’ingrediente di base
naturale che caratterizza il prodotto
non è affatto presente.
(tratto da www.care2.com)
la guerra fa male
eno di due anni fa negli Stati Uniti
le statistiche del Veterans Affairs
Department (l’organizzazione governativa che si occupa di assistere i veterani e le loro famiglie) pubblicate sull’Army Times parlavano di quasi
mille tentati suicidi al mese fra i veterani da loro seguiti: il 7% circa “a
buon fine”, mentre l’11% degli altri
entro nove mesi ritenta!
Questo fra persone che hanno a disposizione assistenza medico psichiatrica,
una help-line telefonica (un “telefono
amico” dedicato), etc. Fra i veterani
in genere fonti ufficiali stimano 18
suicidi al giorno. Dal 2005 al 2008 i
militari che si sono uccisi sono aumentati dell’80 per cento. Anche se non
sembra si stia tornando alle cifre della
guerra del Vietnam: alcune fonti calcolano che durante quel conflitto ci
siano stati fra i soldati più morti per
suicidio che morti al fronte (58mila
morti in battaglia/60mila suicidi).
È proprio in seguito a questa guerra
che venne introdotto nel manuale
diagnostico ufficiale degli psichiatri
M
americani il Ptsd – Post Traumatic
Stress Disorder (disturbo post-traumatico da stress) – grazie anche alle
pressioni di gruppi spontanei di veterani contro la guerra quali quello dei
Winter Soldier (soldato d’inverno).
Il Veterans Affairs Department nel
2008 dichiarava che tra i soldati
impiegati in Irak e Afghanistan (e non
più in servizio) c’erano state 120mila
diagnosi di disturbo mentale generico,
di cui la metà per Ptsd. Stime ufficiali su soldati in servizio attivo e riservisti, che dovrebbero essere fornite dal
ministero della Difesa, non esistono,
ma alcuni studi statistici stimano che
su 1,6 milioni di soldati impiegati dal
2001 al 2008 ben 320 mila sono stati
diagnosticati con “depressione grave”
e Ptsd; un dato che fa riflettere considerando anche che il 43% del personale ancora in servizio dichiara di non
voler ricorrere a visite mediche per
questo tipo di problemi per paura di
danneggiare la carriera!
E in Italia? Per fortuna nelle varie missioni considerate “di pace” sono stati 4
OSHOLeivi
Osho Information Center di Leivi – Chiavari (GE)
Per informazioni e prenotazioni: Chetana 347-9445514
4impiegati solo poco più di 150 mila
Un’oasi rilassante
sulle colline del lussureggiante
entroterra ligure, immersa nel verde
della natura del Tigullio,
con vista sulla vallata che discende
verso il golfo di Portofino
militari, anche se alcuni esperti affermano che queste sono cifre ufficiali
“al ribasso”. I casi di disagio psichiatrico grave, secondo i dati forniti dall’Ospedale militare di Roma Celio,
sono poco più di una dozzina all’anno... e di casi di Ptsd sembra proprio
che non ce ne siano, mentre negli altri
paesi coinvolti in missioni militari –
Norvegia, Olanda, Francia ad es. –
colpiscono dal 2 al 5% dei soldati.
Però i sintomi denunciati nei racconti
sui media da alcuni reduci – i sopravvissuti all’attentato alla base di Nassirya, Iraq, ad esempio – sono quelli
classici da Ptsd: c’è persino chi parla
di aggressioni ai familiari “scambiati
per nemici”! Ma questo negare da
parte delle gerarchie non è puramente
per ragioni retoriche alla “Elmo di Scipio”: in molti denunciano che non si
vogliono ammettere questi evidenti
danni per evitare di riconoscere che
queste “missioni di pace” italiane sono
in realtà “missioni di guerra”!
Dal programma segnaliamo:
RITIRO DI VIPASSANA
7 (h.21) – 10 dicembre
con Shunyo
Fatti questo regalo! Per questi giorni tu sarai
l’intero mondo: vedi che cosa può succedere quando doni a te stesso un
po’ di tempo. La tecnica con cui
Gautama il Buddha realizzò lo
stato di Illuminazione...
P R O G R A M M A
C O M P L E T O
(dai siti di Unità, Corriere e Repubblica)
L’uomo ha vissuto troppo a lungo
oppresso dalla calamità della guerra.
Dobbiamo distruggere tutti gli dei
della guerra; e in loro vece, dobbiamo
creare un tempio dell’amore. Essenzialmente, la guerra esiste perché l’uomo vive in un profondo conflitto. Le
radici della guerra sono all’interno
dell’uomo; all’esterno, se ne vedono
semplicemente i rami e le foglie. Se
non trasformiamo il programma vitale stesso dell’uomo, se non gli diamo
un programma dell’essere assolutamente nuovo, potremo continuare a
parlare della pace, ma continueremo
a prepararci per la guerra. Lo abbiamo fatto per migliaia di anni: parlare
di pace e creare la guerra. E la cosa
assurda è che abbiamo lottato perfino
in nome della pace: le guerre più sanguinose sono state combattute in
nome della pace. Osho
S U
www.osholeivi.com
novembre
9-11
Astrosofia, con Ameedo
1-4
10
Osho Inipi Circle
con Arshad e OIC Staff Costellazioni applicate
alla Psicosomatica
1-4
con Madita
Tecniche di
16-18
Counseling
Coaching Olistico - Unity
con Madita
of body-mind con Smito
7
16-18
Supervisione
Breathwork - modulo 4
con Madita
con Keli
8-11
Training Costellazioni 23-25
One to One, con Smito
e tecniche di
Riconciliazione
23-25
con Madita e Talasi
Astrosofia, con Ameedo
30 nov - 2 dic
Osho Pulsation
con Aneesha
30 nov - 2 dic
Tantsu Basic, con Keli
dicembre
6-9
L’Arte di morire, con Madita
7-9
Astrosofia, con Ameedo
11
Osho’s Birthday Party
13-16
Esplorazione dei traumi
con Upadhi
novembre 2012
51
fiumi
all’alba della storia umana, nelle
culture di tutto il mondo, ai fiumi
sono sempre stati tributati onori particolari e attribuite qualità essenziali
che rappresentano la vita stessa: dalle
sorgenti agli estuari, i fiumi sono sempre stati portatori di nutrimento, letteralmente il “sistema” circolatorio
di intere civiltà.
Nel mondo moderno il fiume è ancora essenziale, ma certamente si è
perso l’aspetto di venerazione e rispetto che era presente in passato,
anche se la tendenza potrebbe ancora cambiare. Ad esempio il Whanganui, in Nuova Zelanda, è un fiume,
ma agli occhi della legge ha lo status
di una persona, con i suoi diritti e
interessi da proteggere.
La decisione delle autorità competenti è seguita a una lunga causa legale iniziata dalla Whanganui River
Iwi, una comunità indigena. L’accordo raggiunto con le autorità prevede
che il fiume sia considerato entità
protetta da membri della tribù e del
governo designati come custodi legali. Probabilmente questa è la prima
volta che un fiume viene tutelato in
questo modo a livello legale, ma
forse non l’ultima. Nel 2008 in Ecuador foreste, laghi e corsi d’acqua
furono legalmente riconosciuti come
aventi gli stessi diritti degli esseri
umani, per proteggerli da attività e
pratiche nocive.
Per quanto bizzarra possa sembrare
questa estensione di diritti ripristina
un atteggiamento molto comune nel
passato dell’uomo, quando il destino
della civiltà era più chiaramente riconosciuto come interconnesso con
l’ambiente naturale. Allora la connessione era istintiva e ovvia, al giorno d’oggi è necessario che sia la legge
a riconoscerla!
D
tratto da: www.care2.com
52 osho times
è ora di contarsi
empre più persone, in tutto il mondo, si interessano alla pace, all’ecologia, ai diritti umani, alla salute naturale, alla spiritualità, al volontariato, al
commercio etico... etc . Sono i “Creativi Culturali”, secondo la definizione
del sociologo Paul Ray: desiderano
insomma un mondo migliore e si impegnano a realizzarlo nella vita quotidiana. Una massa critica che però sembra
non essere ancora veramente conscia
della sua importanza e della sua forza.
Ecco cosa sta alla base di un vero e
proprio “censimento” lanciato dal
Progetto Globale, un’iniziativa sostenuta dal Club di Budapest, l’associazione no profit internazionale con
sedi in 20 Paesi del mondo che conta
otto Premi Nobel della Pace – dal
Dalai Lama a Desmond Tutu, da Nel-
S
son Mandala a Mohammed Yunus,
per citare i più famosi – come membri onorari, garanti dell’etica e delle
finalità del progetto stesso. Per aderire www.censimentoglobale.it
Il 15 Dicembre al Paladozza di Bologna ci sarà una “Giornata dell’Alleanza per una Consapevolezza Globale”:
per meditare e sentirsi parte di questo
grande movimento di consapevolezza
che abbraccia tutto il pianeta; con
anche incontri e interviste con personalità internazionali e premi Nobel, e
la proiezione in anteprima mondiale
del film The Global Shift: una Nuova
Coscienza per un Nuovo Pianeta. Il
programma è su www.reteolistica.it,
da dove è possibile anche consultare
e scaricare molto materiale informativo interessante.
il grande silenzio
ernie Krause, i cui suoni elettronici,
creati insieme a Paul Beaver, sono
stati usati in molti film di successo, da
Rosemary’s Baby ad Apocalypse Now,
e che ha lavorato regolarmente con
Bob Dylan, George Harrison e i Byrds,
ha passato quarant’anni della sua vita
a registrare più di quindicimila specie
animali e marine, collezionando circa
quattromila e cinquecento ore di suoni
dagli habitat più incontaminati del
B
SIERRA NEVADA USA
mondo. Ma la velocità di estinzione
delle specie e di deterioramento degli
habitat è tale che, secondo le sue stime,
la metà di queste registrazioni sono
ora materiale d’archivio impossibile
da ripetere, perché gli habitat non esistono più o sono stati pesantemente
compromessi dal “rumore” umano. I
suoi nastri sono probabilmente l’unica testimonianza della varietà animale in quei luoghi.
Quando Krause immerge i suoi microfoni nelle acque della barriera
corallina di Fiji, raccoglie un rauco
misto di sospiri, battiti, glissate, urla,
mormorii e quant’altro. L’acqua è
vibrante dei suoni di creature dotate di
diverse frequenze acustiche: crostacei,
pesci pappagallo, anemoni di mare,
gamberi e squali. Alcuni digrignano i
denti, altri usano la coda o altre parti
del corpo per emettere suoni, ma ogni
creatura della barriera corallina pro- 4
Shunyo &
Anando
Informazioni su
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Morire dal Vivere (con Tarika)
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novembre 2012
53
4duce la sua musica. A poca distanza la
stessa barriera corallina è fortemente
danneggiata e gli unici suoni che Krause riesce a registrare sono il canto delle
onde e i movimenti di pochi gamberi.
“È il suono desolato dell’estinzione”
dice “un grande silenzio si sta espandendo sul mondo naturale mentre il
suono dell’uomo sta diventando assordante” scrive nel suo nuovo libro The
Great Animal Orchestra (La grande
orchestra animale). “Un po’ alla volta
l’enorme orchestra della vita e i cori
del mondo naturale stanno per essere
annientati. È in atto una grandissima
diminuzione nella densità e nella diversità delle creature ‘vocali’, piccole e
grandi. Il senso di desolazione si sta
estendendo insieme al silenzio. Se
ascolti un panorama acustico danneggiato, ti accorgi che la comunità vivente è stata alterata e che gli organismi
sono stati distrutti, hanno perso il loro
habitat o stanno cercando di ristabilire la loro posizione nello spettro della
vita. Come risultato alcune voci sono
sparite completamente, mentre altre
sono in aggressiva competizione per
trovare un altro posto in questo coro
progressivamente disunito e impoverito. Le Hawaii sono il prototipo dell’estinzione; in un paio di secoli, da quando sono state abitate dagli europei,
metà delle sue centoquaranta specie di
uccelli sono scomparse. In Madagascar, quindici specie di lemuri, l’uccello elefante, l’ippopotamo nano... circa
metà degli animali originari del luogo
si sono estinti”.
Anche habitat solo parzialmente disturbati perdono molta della loro vitalità nel corso degli anni, dice ancora
Krause: “Le registrazioni fatte ora su
un prato della Sierra Nevada, le montagne a Est di San Francisco, USA,
hanno un suono molto diverso da
quelle fatte prima che la foresta circostante fosse selettivamente sfoltita
negli anni ‘80. La ricchezza e la varietà
dei suoni sono scomparse, così come
la pulsante densità e diversità degli4
54 osho times
codici e papiri
4 uccelli. Il solo suono prominente rimasto è il martellare del picchio di
Williamson. Nel corso degli ultimi
controversia se Gesù fosse o
meno sposato nasce già nel secondo secolo DC, affermano gli esperti,
non tanto per amore di una verità storica, quanto per giustificare o meno
matrimonio e sesso non solo per i primi
predicatori, ma anche talvolta per i
semplici fedeli cristiani. Ai nostri giorni la cosa continua: chi è convinto che
Gesù fosse single fa notare che nei Vangeli si parla di Maria, sua madre, di
Giuseppe, persino di fratelli e sorelle...
se avesse avuto una moglie si sarebbe
dovuto parlare anche di lei! Nel campo
opposto c’è chi sostiene, ad esempio
William E. Phipps nel libro Was Jesus
Married? (Gesù era sposato?) che era
assolutamente straordinario per un
giovane ebreo di quei tempi non essere sposato e che, quindi, i Vangeli lo
avrebbero fatto sicuramente notare
come ulteriore prova che Gesù era una
persona fuori dal comune.
Poi è arrivato Dan Brown, che con la
storia – peraltro neppure originale – di
Gesù sposato a Maria Maddalena, con
anche figli e discendenti vari, è riuscito a vendere il suo Codice da Vinci in
80 milioni di copie! Ma fino a poco
tempo fa erano tutte illazioni, solo di
recente è stato scoperto un frammento di papiro, dove in un testo di sole
otto righe si possono leggere anche le
parole “Gesù disse loro: ‘Mia moglie...’” e poi la frase “Lei sarà in grado
di essere mia discepola”. Tutto questo
in Copto, la lingua dei cristiani egiziani; il papiro risale al quarto secolo DC
e potrebbe essere la traduzione di un
testo in greco di un paio di secoli prima.
La studiosa che ha presentato la scoperta, Karen L. King, docente di Cristianità antica della Harvard Divinity
School (USA) si è affrettata a precisare
che: “No, non è la prova che Dan
Brown ha ragione!”. In realtà, chiarisce la studiosa, vuol dire solo che esi-
La
PICCHIO DI WILLIAMSON
vent’anni sono ritornato una dozzina
di volte nello stesso luogo nello stesso
periodo dell’anno, ma la vitalità bioacustica che riuscivo a catturare prima
della sfoltitura non è mai ritornata”.
Un mammifero su quattro è minacciato dall’estinzione, afferma ancora
Krause, la popolazione delle rane è in
declino in quasi tutti i luoghi del
mondo e gli uccelli stanno iniziando a
mostrare segni irreversibili di migrazione territoriale. “La combinazione
tra ambienti che vengono ristretti e
confinati e l’aumento del ‘pandemonio’ umano hanno prodotto condizioni nelle quali i canali necessari per la
sopravvivenza delle creature sono
completamente sovraccarichi. Le voci
del mondo selvatico al loro stato puro,
dove non esiste rumore umano, sono
splendide sinfonie, ma vaste aree non
gestite da umani, ancora ricche di
suoni naturali, esistono solamente
oramai in alcuni luoghi isolati come le
zone selvagge dell’Alaska, del Canada,
della Siberia, le Pampas argentine e
dell’Uruguay e il Pantanal brasiliano.
Aggiunge ancora Krause: “La fragile
trama dei suoni naturali viene fatta a
pezzi dal nostro bisogno, apparentemente senza limiti, di conquistare
l’ambiente piuttosto che cercare di trovare un modo per viverci in armonia”.
(da: Guardian News and Media Limited)
56 osho times
steva una tradizione, diffusa abbastanza da lasciare documenti scritti, che affermava che Gesù fosse sposato e che
anche le donne potevano essere “discepole” e non semplici fedeli. Il Vaticano
ha subito risposto con un articolo di
fondo sull’Osservatore Romano “In
ogni caso, un falso”... anche se poi sullo stesso giornale il coptologo Alberto
Camplani, docente di storia del cristianesimo dice solo che andrebbe esaminato con cura maggiore.
Bisogna comunque chiarire che tutte le
narrazioni della vita di Gesù, compresi i 4 Vangeli riconosciuti ufficialmente, nascono dalla trascrizione di varie
tradizioni orali, raccolte almeno 80 –
150 anni dopo la sua nascita, quando
il Cristianesimo iniziava a organizzarsi; fra traduzioni, interpretazioni, etc.
La loro accuratezza è tale da portare
alcuni studiosi persino a dubitare dell’esistenza di un Gesù Cristo come figura storica... D’altra parte su questo si
fonda l’organizzazione forse più potente della storia umana, la Chiesa.
Forse, nell’intera storia dei papi, uno
solo fu davvero onesto. Si tratta di
Leone X, che visse nel XVI secolo, che
sembra abbia detto: “Ci è stato molto
utile, questo mito di Cristo”. Non sono
io che lo dico, si tratta dell’affermazione di un papa infallibile: “Questo mito
di Cristo ci è stato molto utile”. Di
sicuro vi ha dato ottimi profitti.
Il Cristianesimo non venne fondato da
Gesù Cristo, occorre ricordarlo. Venne
fondato ottant’anni dopo la sua morte
da individui che non lo avevano conosciuto personalmente. Ora anche gli
studiosi cristiani sono giunti alla conclusione che i Vangeli non vennero
scritti dagli apostoli, ma da qualcun
altro… persone che non avevano conosciuto Gesù Cristo
Da: Osho, Cristianesimo e Zen, Edizioni Riza
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N.193 2012
NOVEMBRE
Il mensile dedicato all’arte della meditazione
Registrazione Tribunale di Varese
n. 934 del 2.9.2008
Direttore Resp.: Walter Volonté
Sede legale, direzione, redazione e
amministrazione: Associazione Oshoba, Via
Morazzone 5, 21049 Tradate tel 0331 810042
Stampato presso:
Tipografia C.S.R. Via di Petralata 157, Roma
Grafica: Shola Carletti www.sholacarletti.com
Arretrati su: www.oshoba.it
Pubblicità: tel 0331 841952
Consulenze grafiche e fotografiche: Paolo Greco
Per i testi di Osho salvo specifiche al piede dei singoli brani: prima pubblicazione Copyright © 1953
Osho International Foundation. Copyright © tutte le
revisioni 1953-2012 Osho International Foundation.
Tutti i diritti riservati.
Foto: ove non diversamente indicato sono per gentile
concessione di Osho International Foundation. L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini e testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte. Alcuni articoli sono traduzioni
dall’edizione in inglese o in tedesco.
Osho, Osho Signature, Osho Dynamic Meditation, Osho
Kundalini Meditation, Osho Nataraj Meditation, Osho
Nadabrahma Meditation, Osho Gourishankar Meditation,
Osho Mandala Meditation, Osho Whirling Meditation,
Osho Mystic Rose, Osho Born Again and Osho No-Mind,
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International Foundation, usati con il suo permesso.
Osho Times (O.T.) accetta materiali per la pubblicazione inclusi idee, articoli, design, illustrazioni, artwork o
fotografie. Chi presenta il suddetto materiale garantisce automaticamente il permesso di pubblicazione
senza alcun diritto di restituzione
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NOVEMBREo 2009
55
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Reale e irreale
Una porta
sulla tua anima...
InIzIazIone, medItazIone, appagamento
testI dI osho e un’IntroduzIone dI marga
La
religione è il campo
esistenziale in cui l’umano e il divino si
incontrano e proprio per la grandezza e l’enormità di questo incontro è anche il campo in cui sono nati
i più grandi equivoci e malintesi esistenziali e spirituali. Di tanto in
tanto un buddha porta tra noi il suo
risveglio, il suo amore e la sua compassione per spazzare via le ragnatele dell’ignoranza e delle male comprensioni e riportare chiarezza, in
modo da poter riprendere il cammino nella propria anima. Osho lo ha
fatto in maniera meravigliosa,
creando una visione che include ogni
58 osho times
cammino, ogni tradizione, ogni religione, andando aldilà di ognuno di
essi e riportando la religione alla sua
grandezza e semplicità: il viaggio in
se stessi che non è un viaggio, la
ricerca che non è ricerca nel vero
senso della parola ma attenzione e
risveglio al momento presente,
meditazione, consapevolezza...
Osho ha aperto un varco e ci ha
mostrato la luce e il cammino nel
buio della storia umana, ma sebbene abbia lasciato tracce e segni eterni e indelebili, anche per coloro che
sono arrivati dopo la sua scomparsa, a volte temo che quel varco possa
restare celato tra le erbacce degli
L’iniziazione è morte e vita, è discontinuità con il passato.
Hai vissuto la tua vita, hai fatto esperienza di molte cose, ma tutte le tue
esperienze e tutta la tua vita non sono
state un compimento, una realizzazione. Non sono state appaganti, non
sono state estatiche. Erano più che
altro infelicità, sofferenza, dolore.
Erano più un trascinarsi che vivere.
Questa è la ragione per cui si inizia a
cercare un nuovo modo di vivere, una
nuova modalità esistenziale.
Il sannyas è una rivoluzione.
Significa semplicemente che la fai finita con il passato e non vuoi più ripeterlo. L’hai ripetuto abbastanza e la
ripetizione ti ha reso quasi un robot,
non ti ha dato gioia… ogni mattina è
uguale all’altra, ogni sera è uguale
all’altra e il domani non sarà altro che
una fotocopia di oggi.
Come puoi sentirti pieno di gioia?
Ogni giorno ti porta più vicino alla
fine, la morte arriverà e ti cancellerà…
come le persone che scrivono il proprio nome sulla sabbia, la loro firma,
e arriva un’onda e cancella tutto.
La morte arriva e ti cancella completamente, come se non ci fossi mai
errori umani, tra il groviglio delle
possibili interpretazioni e fraintendimenti, paure e scelte motivate dal
compromesso. Ma mi piace anche
pensare che la potenza della sua
visione è tale che il mondo non potrà
mai tornare com’era prima di Osho!
E noi siamo qui a riverberare la
sua luce, a fare del nostro meglio per
mantenere puliti e splendenti i segni
del suo passaggio, con tutto l’amore
che è possibile... ed è con questo spirito che vi offro la traduzione di questi testi di Osho, segni indelebili di
un buddha dalla visione immensa...
Marga
sannyas
stato. Sai quante persone sono state
qui? Ogni persona siede sui cadaveri
di almeno dieci persone. Ogni centimetro della Terra è stato un sepolcro!
Mi viene in mente una famosa storia sufi…
Una notte c’era un re che non riusciva a dormire. Si rigirava nel letto
quando udì qualcuno camminare sul
tetto del palazzo. “Chi è?” gridò.
L’uomo rispose: “Non sono affari
tuoi, sto cercando il mio cammello”.
Il re replicò: “Mi sembri un totale
idiota. I cammelli non si perdono sui
tetti delle case della gente”.
Ma l’uomo insisté: “È vero, sono un
idiota, ma non più di te, perché quello che cerchi in questo palazzo lo cercavano anche tuo padre e tuo nonno.
Per generazioni avete cercato in questo palazzo e non avete mai trovato
niente. Stai sprecando il tuo tempo e
la morte non è lontana. È possibile
che un cammello si perda su un tetto,
ma è impossibile trovare appagamento e beatitudine nel modo e nel
luogo in cui tu li cerchi”.
La sua voce era così piena di autorevolezza… in tutta la sua vita il re non
aveva mai incontrato un altro uomo
simile, aveva avuto a che fare sempre
e solo con servi, soldati, la sua gente
e tutti gli rispondevano sempre e
solo: “Sissignore” e quest’uomo gli
urlava dal tetto.
Il re chiamò le guardie. Lo cercarono
a lungo, ma l’uomo non fu catturato.
Il mattino seguente il re era seduto sul
trono e pensava a quell’uomo. Si era
calmato e pensava che forse l’uomo
aveva ragione. “Non era il modo giusto di dirmi quelle cose, nel bel mezzo
della notte, sul tetto di casa mia, ma
ciò che diceva sembrava così sensato,
quell’uomo non può essere matto!”.
Proprio in quel momento un uomo
alla porta cominciò a litigare con la
guardia: “Voglio fermarmi in questo
accampamento per qualche giorno”.
La guardia gli diceva: “Devi essere
matto, questo è il palazzo del re, la sua
dimora. C’è un accampamento a un
chilometro da qui, vai avanti e lo troverai”. Ma l’uomo insisteva: “Voglio
fermarmi in questo accampamento!”.
La guardia disse: “Mi sembri proprio
stupido, non capisci una cosa molto
semplice, che questo è un palazzo!”.
Il re ascoltava dall’interno, la voce era
la stessa e disse alle guardie: “Portatelo dentro, lo stavo cercando”.
Guardò l’uomo e disse: “Non sei lo
stesso uomo che cercava un cammello sul mio tetto?”. L’uomo rispose:
“Finalmente sei tornato in te. Sì, sono
l’uomo sul tetto e ho dovuto fare ciò
che ho fatto solo per renderti consapevole del fatto che i cammelli non si
trovano sui tetti delle case, così come
la beatitudine non può essere trovata
in questo accampamento, questo
caravanserraglio che credi essere la
tua casa. Sono venuto qua prima e
c’era un altro uomo, tu non c’eri, e
dichiarava la stessa cosa, che questa
era la sua casa. Sono venuto ancora
prima e c’era ancora un altro uomo
che diceva la stessa cosa. Ora sei tu
che lo dici e posso garantirti che se
verrò un’altra volta troverò un quarto uomo che dirà la stessa cosa”.
Il re rispose: “Hai ragione. Uno era
mio padre, l’altro era mio nonno e
prima ancora mio bisnonno. Ed è
possibile che la prossima volta troverai mio figlio al mio posto, sto invecchiando. Ma a che conclusione stai
cercando di portarmi?”.
L’uomo rise e disse: “Hai già capito la
conclusione, questo è un accampamento, ci hanno vissuto molte persone e se ne sono andate. In tutta questa
Terra non esiste una casa, solo accampamenti. Perché non accettarlo?”.
Il carisma dell’uomo, la sua personalità erano così intensi che il re immediatamente lasciò la dimora e disse:
“Ha ragione. I suoi metodi sono un
po’ folli, ma ho sentito di molti sufi
che usano metodi che appaiono folli,
ma la loro follia è soltanto uno strumento. Ho capito, lascio questo accampamento e vado alla ricerca della
mia vera casa”. Divenne lui stesso un
famoso sufi. Uscì dalla capitale e
costruì una piccola capanna sulla strada, a un incrocio, e visse lì. Ogni giorno c’erano problemi perché chi passava da quell’incrocio chiedeva: “Qual è
la strada che porta in città?” e lui
rispondeva: “Vai a destra e raggiungerai la città eterna”. La gente ci pensava un attimo… città eterna? Ma si
perdona tutto ai mistici, dicono sempre cose strane!
“Questa è la strada giusta? Sei sicuro”
indagavano. E lui replicava: “Sono
assolutamente certo, vai e scoprilo da
solo” e quella era la strada che portava al cimitero. E queste persone tornavano arrabbiate e gli dicevano: “Sei
proprio pazzo, non è lì la città, c’è solo
il cimitero!” e il re diceva: “Te l’ho
detto subito che era la strada per la
città eterna. Che vi prende dimora ci
resta per sempre, è la vera città. Avresti dovuto invece chiedermi della città
finta, la città irreale. La strada a sinistra va verso la città irreale dove le persone vivono per alcuni giorni pensando che quella sia la città reale e prima
o poi devono lasciarla per andare alla
città eterna. E io sono sempre nei guai.
Alle persone che chiedono della città
reale io mostro la città reale e tornano
arrabbiate. Questa volta puoi andare
alla città finta, ma ricorda che è irreale. Non dare per scontato che sia vera.
Anche io ci vivevo un tempo e voglio
trovare la mia vera casa prima che la
morte mi prenda”.
Si diventa sannyasin per trovare la vera
casa, per trovare qualcosa dell’eternità,
per trovare qualcosa che la morte non
può distruggere. Certamente non può
essere il corpo che è solo un accampamento. Certamente non può essere la
mente che cambia di continuo.
L’iniziazione al sannyas è l’inizio della
ricerca di qualcosa che è al di là della
mente e chi prende l’iniziazione con
profondo amore, senso dell’avventura
e la comprensione che qualsiasi cosa
abbia vissuto prima non era giusta,
NoVemBRe 2012
59
che era una notte oscura dell’anima,
entra in un regno di luce… una semplice iniziazione che vista da fuori non
significherà niente, ma che per la persona è una mutazione, tutto il suo essere è trasformato. Il suo passato si dissolve e il futuro apre le sue porte. Per
la prima volta comincia a vivere come
un essere umano conscio e questa consapevolezza continua a crescere.
Questa realtà accade a molte persone,
molte persone e questa è la ragione
per cui cambiano nome nel sannyas:
solo per dare un’indicazione del fatto
che non sei più lo stesso di prima, il
vecchio te stesso. Solo un indizio per
lasciare che il vecchio muoia e che il
nuovo abbia inizio, in piena freschezza… una nuova vita, un nuovo esse60 osho times
re, un nuovo amore, una nuova consapevolezza. È l’ingresso in una nuova
verità universale.
Fiducia
Amato maestro, come tuo sannyasin
sono più felice rispetto alla mia vita
di prima, ma non ho voglia di meditare o di pregare. Senza preghiera e
meditazione i cambiamenti accadono
comunque e sono felice e soddisfatto.
Questo seme di tristezza se ne deve
andare. Devo sforzarmi di meditare
o devo aspettare e lasciare che questa
felicità cresca o devo tornare a essere
com’ero? Sono confuso, solo tu puoi
guidarmi perché non mi fido di nessun altro, solo di te.
Per prima cosa non c’è alcun bisogno
di tornare indietro a vivere una vita triste e infelice. Può andare bene per gli
stupidi e gli idioti, ma non per chi
abbia un minimo di intelligenza. La
vita deve essere vissuta con gioia, va
danzata! Il succo della vita va bevuto
il più totalmente possibile!
Quindi la prima cosa è: non devi tornare alla tristezza e all’infelicità e
anche se ti sto dicendo che non devi
tornare, non significa che tu possa,
non esiste il modo, non puoi! Non
esiste un luogo in cui tornare. Eri triste e infelice ora sei appagato e felice, perché mai dovresti scegliere di
tornare indietro?
Per ciò che riguarda la meditazione o
la preghiera, ricorda, non puoi forzarle. Ci sono cose nella vita che non puoi
fare con violenza, per le quali devi solo
aspettare in silenzio, invitandole,
dando loro il benvenuto, con le porte
aperte, sveglio e attento, in modo che
quando l’ospite arriva tu possa dargli
il benvenuto. E ti sta già accadendo.
Dici di non avere meditato, eppure stai
già trovando profonda soddisfazione
e felicità. Se c’è soddisfazione, appagamento, significa che senza saperlo
alcune qualità della meditazione sono
entrate in te. Senza bussare alla tua
porta la felicità si è fatta strada in te.
La connessione tra appagamento e
felicità, infelicità e tristezza è quasi
come la luce e il buio. Se all’improvviso trovi che il buio è scomparso dal
tuo essere, che tu lo sappia o no la
luce ha fatto il suo ingresso. Senza
l’arrivo della luce il buio non se ne
può andare!
Quindi il mio consiglio è prima di
tutto di essere grato del fatto che anche
senza meditare… hai solo ascoltato i
miei discorsi, ma solo ascoltando, qualcosa in te è diventato silenzioso, per
alcuni momenti c’è stato un intervallo
nei tuoi pensieri. Ci sono state volte
in cui tu c’eri, ma non c’era ego. Solo
a stare seduto qui, aspettando ciò che
ho da dire… in quell’intervallo l’appagamento ha fatto il suo ingresso.
sannyas
Quando ero in America sono venuti
da me centinaia di reporter televisivi e
il loro unico lamento era: “Ciò che
può essere detto in dieci minuti tu lo
dici in venti. Abbiamo poco tempo e
non vogliamo tagliare nulla perché
tutto ciò che dici è così interconnesso
che se tagliamo qualcosa il tutto risulterà privo di contesto. Perché non parli
come gli altri? Perché all’improvviso
fai silenzio? Dici una parola e poi fai
una pausa”. Io rispondevo: “Questo è
il modo in cui parlerò, perché non è
solo una questione di parlare, la questione è dare un momento di meditazione alla gente che mi ascolta. Mentre parlo sono impegnati, le loro menti
sono piene di me. Quando all’improvviso mi fermo per un attimo anche le
loro menti si fermano, in attesa… e
quelli sono i momenti più belli, quando hanno un assaggio di meditazione
senza sapere che stanno meditando”.
È questo che ti è successo. Sei stato in
contatto con la meditazione, finora,
senza rendertene conto, senza consapevolezza. D’ora in poi devi essere
pienamente consapevole; l’appagamento e la felicità sono sintomi del
fatto che un cambiamento ha cominciato ad accadere dentro di te. Non
c’è bisogno di sforzarti, continua così
come sei, goditi il tuo appagamento
ancora di più, assecondando le situazioni in cui accade, gustandoti ogni
pezzettino di felicità che arriva e
osservando, quando arriva, qual è la
situazione in cui arriva. E poi addentrati in quella situazione sempre di
più. Non c’è bisogno di sforzarsi di
meditare, non c’è bisogno di sforzarsi in nulla. Crea semplicemente la giusta atmosfera in cui le cose cominciano ad accadere da sole. E stanno
già accadendo, quindi devi solo comprendere il trucco di come accadono
e continuare tranquillamente, con
facilità, senza tensione, senza sforzo,
senza costrizioni. Perché il pericolo è
che se diventi avido e vuoi che accada sempre di più e provi a sforzare
quei momenti puoi distruggere ciò
che sta accadendo. Quindi niente
sforzi, la forza di volontà non deve
essere coinvolta.
Devi semplicemente aspettare e aspettare è una preghiera.
Aspettare che l’ignoto entri in te,
aspettare di essere pregno del divino… non puoi farci niente, ma puoi
aspettare.
E l’ultima cosa: dici di fidarti solo di
me. Se fidandoti solo di me così tanto
ti sta già succedendo, pensa quanto di
più potrebbe accaderti fidandoti di
tutti. Fidarti di un solo essere umano
ha portato la tua vita dalla tristezza
all’appagamento. Se puoi fidarti di
tutti, senza condizioni, vedrai accadere un’immensa rivoluzione in ogni
istante della tua vita e la tua consapevolezza innalzarsi a sempre più grande
gloria, grandezza e splendore. Perché
non fidarsi? La gente non si fida perché ha paura che fidarsi le renda vulnerabili, che possano essere ingannate,
quindi si chiudono, chiudono a chiave
tutte le porte e le finestre, così che nessuno possa ingannarle, imbrogliarle.
Ma non sanno che chiudendo tutte le
porte e le finestre impediscono anche
al sole di entrare, al vento fresco, alla
fragranza delle rose. Naturalmente
hanno impedito l’ingresso ai ladri, ma
cosa possono portarti via i ladri? Sei
triste e infelice, hai paura che ti portino via la tua tristezza e la tua infelicità?
Cos’hai di cui preoccuparti?
Accadde a Mulla Nasruddin…
Dormiva sempre con le finestre aperte – seguendo il mio consiglio – e con
tutte le porte aperte. Naturalmente
entrò un ladro e raccolse tutto ciò che
si trovava nella casa.
Mulla dormiva sulla sua coperta e
vedendo che l’uomo aveva raccolto
tutto quanto gettò sul mucchio anche
la sua coperta. Il ladro era sorpreso e
disse: “Pensavo che dormissi”. E
Mulla rispose: “Facevo finta”. “Sei un
uomo strano… io sono un ladro” e
Mulla disse: “Non preoccuparti, puoi
portarti via tutto, vengo anch’io con
te. Perché che importa dove viviamo?
Vivrò insieme a te, ho trovato un
servo. Cercavo un servo ed è così difficile trovarne uno. Tu sei venuto
spontaneamente. Dov’è la tua casa?”.
Cosa possono portarti via? La morte
può portarselo via in qualsiasi momento. Sei venuto a questo mondo a
mani vuote e te ne andrai a mani
vuote, quindi non importa. Tra questi
due momenti… non importa ciò che
hai in mano, ciò che conta è che hai
perso la fiducia che è un tesoro immenso del tuo essere. Fidandoti di tutti
puoi perdere delle cose, magari ti rubano i soldi, ma se continui a fidarti
anche di quelli… la fiducia è un grande tesoro. Fidarti delle persone che
possono ingannarti, che ti inganneranno, è la vera fiducia.
Io non ti ingannerò e non ruberò niente dalla tua casa, ho già rubato te.
Sono un uomo fuori dal comune,
quando ho rubato te ho già rubato
tutto, perché preoccuparsi dei singoli
pezzi? Faccio il lavoro all’ingrosso!
Ora non hai niente, tu e tutto ciò che
hai appartenete a me, quindi se la
gente ti porta via qualche cosa lascia
che sia io a preoccuparmene, tu continua a fidarti.
Ma fidati di tutta l’umanità, qualsiasi cosa succeda non perdere la fiducia, perché la fiducia è così preziosa.
Ti darà tutto ciò che la meditazione
è in grado di dare, tutto ciò che la
preghiera può dare e senza alcuno
sforzo. E se puoi fidarti di un solo
essere umano conosci il trucco e puoi
fidarti di tutti.
I miei sannyasin devono ricordarlo:
fidatevi di tutti, perché non avete
niente da perdere, ma non perdete la
fiducia, perché è una qualità del
vostro essere così grande che aprirà il
vostro essere al divino.
TRATTO DA: Osho, The Sword and the Lotus #24
Negli EXTRA su www.oshotimes.it
altri brani di Osho sul sannyas
NoVemBRe 2012
61
1 – 30 novembre 2012
[email protected] – 338/6320411
Luna Nuova: 13 novembre ore 22:09 GMT a 22º Scorpione
ariete
21 marzo - 19 aprile
toro
Luna Piena: 28 novembre ore 14:47 GMT a 7º Gemelli
20 aprile - 20 maggio
gemelli
21 maggio - 21 giugno
Novembre sarà un mese vivace, di relazioni che iniziano a sbocciare. Marte
dal Sagittario ti aiuterà a realizzare
alcuni tuoi obiettivi professionali. Passerai attraverso molti stati d’umore, ma
riuscirai a non smarrirti nelle emozioni.
Hai bisogno di unire la tua forza interiore a una comunicazione sensibile nei
confronti degli altri. Ricorda soprattutto
che questo mese saranno importanti le
sfumature.
Quando il Sole attraversa il tuo segno
opposto, lo Scorpione, ogni evento
diventa intenso e supera il controllo
razionale. Vivrai un mese diverso nelle
abitudini e nelle esperienze. Venere, il
tuo pianeta, rimane in Bilancia per
buona parte del mese, offrendoti relazioni equilibrate che si faranno più
profonde e collaborative. Il consiglio
delle stelle è di favorire quello che nasce
spontaneamente.
Giove e Venere saranno in primo piano,
regalandoti un’ottima energia fisica ed
emotiva. Novembre è un mese da vivere con entusiasmo. Nel lavoro e nella
vita privata si sviluppano i progetti che
hai portato avanti nell’estate. Nella
prima parte del mese è bene agire con
calma e fare programmi precisi. Dal 18
in poi, Marte renderà solide le iniziative,
ma tu dovrai scegliere le persone con
le quali collaborare.
cancro
leone
vergine
22 giugno - 22 luglio
23 luglio - 22 agosto
23 agosto - 22 settembre
Il Sole e Saturno nel segno amico dello
Scorpione daranno inizio a un periodo
speciale per te. Dopo un profondo
lavoro interiore, arriva un mese di soddisfazione sia a livello di relazioni che
di obiettivi da realizzare. Potresti vivere qualche momento di emotività o
reagire se qualcosa non va secondo
le tue aspettative. Utilizza l’ironia per
smorzare la tendenza a lottare contro
il mondo.
La prima parte del mese sarà impegnativa, ma non faticosa, anzi: il Sole ti
sta proponendo di riflettere sui progetti
che desideri avviare. Nella seconda
metà, con Marte in ottima posizione,
potrai muoverti liberamente seguendo
le priorità che hai stabilito. A differenza
di mesi fa, ora hai intorno persone che
ti danno valore. Non restare agganciato a emozioni passate e celebra con
gratitudine.
Questo mese godrai di un'ottima energia vitale. Nettuno dai Pesci crea in te
il desiderio di conoscere nuovi orizzonti e dare alla vita quotidiana un’impronta diversa. Sempre di più ti stai
lasciando alle spalle molti giudizi e
schemi mentali. Dalla metà di novembre in poi sarà bene per te agire
seguendo gli eventi con naturalezza.
Ascolta il suono delle parole e porta la
pace ovunque vai.
bilancia
scorpione 24 ottobre - 21 novembre
sagittario
Mese di doni e di forza che si manifesta
in molte scelte che farai. L’aspetto materiale ritrova il flusso verso la crescita. Il
denaro sarà il riflesso del tuo concetto di
abbondanza e della fiducia nelle tue risorse che si rinnovano sempre, come in
natura, a ogni stagione. Fai attenzione a
non disperderti in molte attività e muoviti senza perdere il tuo centro. Entrerai in
contatto con tante idee e molte persone.
La trasformazione che Saturno e il Sole
ti propongono ti porterà lontano dai luoghi che conosci. Tu dimostri forza di
carattere nei momenti più difficili, come
il seme che si rigenera nell’oscurità.
Novembre, oltre al tuo compleanno,
annuncia un modo diverso di vivere i
rapporti. Sarai determinato a trovare la
tua strada e il viaggio appena iniziato
non ti deluderà.
Mercurio, il pianeta della comunicazione, sarà nel tuo segno per tutto il mese,
offrendoti una mente flessibile e l’abilità
di portare a termine quello che decidi.
Venere ti dona un’ottima disponibilità
alla collaborazione e allo sviluppo di
amicizie nate di recente. Dalla metà del
mese in poi ti sentirai pronto per nuovi
progetti. Un consiglio: segui quello che
nasce spontaneamente.
capricorno 22 dicembre - 19 gennaio
acquario
pesci
L’autunno è un periodo adatto a te.
Saturno e il Sole favoriscono la stabilità
dei rapporti professionali e personali. In
te si fa strada la leggerezza che dall’interno si espande intorno a te. Il lavoro e
gli obiettivi che desideri vanno a buon
fine se trovi un modo equilibrato di avvicinarti agli altri. Ascoltare senza pregiudizi è un’attitudine che ti aiuta a
vedere oltre le apparenze.
Giove dai Gemelli e Venere dalla Bilancia saranno i tuoi alleati in un mese che
solitamente rallenta la tua voglia di
avventura. Ci sono progetti che prendono forma e amicizie che si rinnovano.
Il lavoro avrà uno sviluppo inaspettato.
Un viaggio o una proposta di collaborazione daranno alla tua visione del
mondo un maggior realismo. Condivisione è la parola guida del mese.
23 settembre - 23 ottobre
20 gennaio - 18 febbraio
22 novembre - 21 dicembre
19 febbraio - 20 marzo
Nettuno, ancora nei primi gradi del tuo
segno, sta cambiando il tuo modo di
vedere, di amare e di pensare. A
novembre due pianeti ti spingeranno
verso una meta che sembra lontana
solo perché ancora non ti sei messo in
viaggio. Ora è tempo di partire e di far
conoscere al mondo la tua arte. Ogni
emozione, gesto e parola avranno un
significato particolare, un invito all’unità.
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Questo solleva molte domande. Cerca di
capire le implicazioni delle diverse
parole... una guida spirituale per che
cosa? Per stare a testa in giù? Per fare
digiuno un giorno sì e uno no? Per cantilenare un mantra? Cos’è una guida
spirituale? Per la crescita dell’essere è
necessaria la presenza del maestro, ma
non serve nessuna guida spirituale.
Tutte le guide sono false...” Osho
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SEGRETI E MISTERI DELL’EROS
In questo libro sono raccolti i discorsi più esplicativi che Osho tenne
sul tema dell’amore, del sesso e del
Tantra, in particolare. Solo nella
piena accettazione di desiderio e
voluttà, di sesso e amore, e nella
loro naturale espressione, dice Osho,
è possibile percorrere la via che porta alla trascendenza, a un’intima comunione con la somma estasi che
l’Oriente conosce come illuminazione. Ricollegandosi ai principi della
filosofia e della pratica tantrica,
Osho individua nel sesso, e più in
generale nell’amore, il cammino
della liberazione personale e universale. “Il Tantra è l’arte di vivere e
di amare. Il Tantra è il metodo
attraverso cui entri in rapporto con
la tua sensualità...
Il sesso deve essere trasformato,
non represso, né soddisfatto in
modo folle. E il solo modo per trasformare il sesso è vivere la sessualità con una profonda consapevolezza meditativa, praticarlo per trascenderlo e per trascendersi...
Il Tantra è una benedizione così
squisita che tutti dovrebbero conoscerlo, goderne. La sublimazione, la
spiritualizzazione del sesso che il
Tantra permette, deve divenire
patrimonio collettivo...
L’amore opera una meravigliosa
alchimia nelle creature. Se ami una
donna, ne sarà trasfigurata, ti
apparirà come l’essere più straordinario che sia mai esistito. In
realtà sarà solo emerso quel che in
lei era celato, sepolto, e tu l’hai
visto. Hai visto la sua femminilità, e
forse ne hai provato paura. Perché
è arduo, rischioso, scendere negli
abissi dell’amore, così simili alla
morte. E allora crei barriere tra te e
lei. Fuggi l’abisso in cui potresti
annullarti.” Osho
“Sicuramente avrai visto l’immagine di Shiva: per metà è uomo e per
l’altra metà è donna. Ogni uomo è
per metà uomo e per l’altra metà
donna; ogni donna è per metà
donna e per l’altra metà uomo. E
questo è inevitabile, perché metà
del tuo essere proviene da tuo
padre e l’altra metà proviene da
tua madre. Tu sei l’incontro di
entrambi. Quel che conta è l’orgasmo interiore, un incontro e un’unione interiori. Ma per raggiungere questa unione interiore tu devi
trovare la donna esteriore che corrisponda a quella interiore,
vibrante dentro di te, e hai bisogno che la donna interiore, latente
nel tuo intimo, si risvegli...
La donna esteriore è solo la via per
giungere a quella interiore, e l’uomo esteriore è solo la via per giungere a quello interiore. E solo se
riesci a comprendere questa verità
può realizzarsi in te la “unio mistica” essenziale. E quando accade,
all’improvviso, ti proietti al di là
dell’uomo e della donna, divieni
un qualcosa che li supera entrambi: sei libero da entrambi e non sei
più nessuno dei due...
L’amore non è quantificabile. O
c’è o non c’è. Non è una quantità,
è una qualità. Non può essere
misurato, è incommensurabile.
Come puoi amare di più? E come
puoi amare di meno? O ami, e non
ami semplicemente. L’amore deve
possederti, colmarti totalmente,
oppure è sparito senza lasciar
traccia, l’amore è una totalità non
lo puoi suddividere. Se l’amore
che vivi non è totalizzante, indivisibile, stai in guardia poiché non è
vero amore, è una moneta falsa,
una semplice illusione che devi
lasciare senza indugio.” Osho
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NOVEMBRE 2012
63
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Questa meditazione può essere
fatta in qualunque momento della
giornata. Rilassa profondamente
la mente cosciente al punto che,
se fatta come ultima attività della
giornata, sarà seguita da un
sonno profondo. La tecnica è divisa in quattro stadi di 15 minuti
ciascuno e va fatta interamente
con gli occhi chiusi. Solo il primo
stadio è musicale. Gli altri tre sono
scanditi da battiti di gong all’inizio e alla fine di ogni stadio, in
modo da praticare facilmente la
meditazione senza dover consultare un orologio.
sintonizzano con quell’impermanente mutamento che è la vera
sostanza dell’esistenza.
Sono disponibili anche:
TAO I TRE TESORI vol. I-II (cod.
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IL RISVEGLIO DAL SOGNO
LA GRANDE LIBERAZIONE CON GLI
INSEGNAMENTI DEL BARDO
libro pp 234 + CD allegato - € 19,90
(cod. L 250)
Il Bardo Thödöl, antichissimo
insegnamento della tradizione
tibetana, è un resoconto molto
dettagliato delle esperienze che
la coscienza incontrerà dopo la
morte, ma è anche una rappresentazione di ciò che accade nel
nostro quotidiano e costituisce
innanzi tutto una guida per comprendere come creiamo la nostra
realtà in ogni istante e perciò
come utilizzare meglio il tempo
che abbiamo ora. La versione qui
presentata è stata semplificata e
modernizzata per essere comprensibile a tutti. “Il risveglio dal
sogno” si rivolge a chiunque
voglia espandere la comprensione di come nascita e morte non
siano altro che stati di coscienza
legati all’illusione dell’ego, né
più né meno di un sogno da cui
risvegliarsi al mattino.
Numerose meditazioni e approfondimenti dalla tradizione
buddhista tibetana ci stimolano
a sviluppare quella consapevolezza che sola può condurci a una
nuova prospettiva libera da
dolore e paura.
Il CD allegato BARDO, IL RISVEGLIO DAL SOGNO (registrato in
formato mp3) contiene il processo del “Bardo”, per un totale di
due ore e mezza di trance: nello
stato ricettivo del rilassamento,
la mente inconscia memorizzerà
il processo, ponendo le basi per
una vita più consapevole e
meditativa.
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64
OSHO TIMES
O SHO
AL DI LÀ DELLA PAURA
OLTRE IL RANCORE
pp 360 € 16,00 (cod. L 2177)
Il commento di Osho agli insegnamenti di Guru Nanak, il
mistico che agli inizi del ‘500
fondò la religione dei Sikh (in
Italia ce ne sono ora più di
70mila, immigrati dall’India).
Grande innovatore religioso
mediò fra Induismo e Islam proponendo un messaggio di
unità, verità e condivisione. Le
parole di Osho, spaziando anche
fra aneddoti ed elementi storici,
rendono facile per il lettore
contemporaneo avere un’intuizione di ciò che Nanak “cantava” cinque secoli fa, aiutando
nella ricerca di un profondo
equilibrio interiore.
“Cerca unicamente colui che è
dentro di te e non cambia, proprio come l’asse della ruota:
non si muove ma la ruota gli
gira intorno e gira per merito
suo; se rimuovi quell’asse, la
ruota cade.” Osho
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À
VIT
NO
MEDITATION FROM THE WORLD OF OSHO
OSHO DEVAVANI MEDITATION
CD cod. M 2188 € 15,00
Devavani è la Voce Divina che
prende vita e parla attraverso
colui che medita: egli diventa un
vaso vuoto, un canale, un tramite.
À
VIT
NO
O SHO
LA VIA DEL SOLE E DEL VENTO
DISCORSI SUL TAO-TE-CHING
DI LAO TZU (VOL. III)
pp 240 € 17,50 (cod. L285)
L’attesa nuova edizione del terzo
volume. Secondo i criteri storici
moderni, poco o nulla di certo si
sa di Lao Tzu, ovvero il “Vecchio
Maestro”... La leggenda, da cui
Osho parte per introdurre il lettore al mondo di Lao Tzu, narra
che all’età di novant’anni quest’uomo, nato vecchio - cioè
saggio - decise di partire per
l’Himalaya dove voleva trascorrere i suoi ultimi giorni. Fino a
quel mo mento non aveva mai
scritto nulla, ma al confine tra la
Cina e il Tibet, una guardia, che
in verità era un suo discepolo, lo
fermò e lo mise in prigione,
rifiutandosi di liberarlo fino a
quando non avesse messo per
iscritto le sue intuizioni. E fu così
che questo testo impagabile
prese vita. Il Tao Te Ching è dunque l’unica opera scritta di Lao
Tzu, e il testo si presenta come
una serie di metafore la cui
unica funzione sembra essere
facilitare la meditazione e il suo
impatto, grazie a immagini che
MEDITATION FROM THE WORLD OF OSHO
OSHO LAUGHTER MEDITATION
CD cod. M 2189 € 15,00
Questa meditazione, creata da
Osho, ti aiuta a godere delle piccole cose della vita - come un
bimbo, come se tu fossi “liquido”, come uno specchio. Nella
prima fase ridi continuamente
senza sosta; nella seconda fase ti
sdrai con il corpo ed il viso a
contatto con la terra; infine, grazie all’energia acquisita in queste
due fasi, la tua danza avrà una
qualità diversa nella terza e ultima fase. Solo il terzo stadio del
CD è musicale. Le prime due fasi
non contengono musica, sono
solo scandite da battiti di gong
all’inizio e alla fine, in modo che
si possa facilmente fare la meditazione senza dover guardare
l’orologio.
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Nella prima parte, di 32 minuti,
una voce in italiano guida una
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interiore di gioia e nutrimento, da
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scegliendo la forma di pagamento (vedi buono d’ordine sul retro)
esterne (stati d’animo e azioni
altrui). La meditazione è già completa così, ma se se ne ha il tempo
è bello ascoltare anche la seconda
parte, altri 32 minuti solo strumentali, dove una musica rilassante permette di godersi tranquillamente i benefici della bolla
di luce e di cristallizzarli dentro di
noi. Un metodo semplice per
ritornare ad essere maestri delle
nostre emozioni, trasformare la
visione negativa e dolorosa di noi
stessi e proteggerci contro gli
stress negativi che ci circondano.
tare. Nonostante abbiamo deciso
di includere la meditazione nella
nostra giornata, capita che poi
non riusciamo a realizzare il nostro
proposito. Succede perché solo la
parte conscia della nostra mente
ne è coinvolta, mentre il nostro
inconscio non ha partecipato alla
decisione. Questa meditazione
guidata in italiano ti aiuta a parlare con la tua parte inconscia che
sabota la tua intenzione positiva,
e a trovare e mantenere la motivazione a meditare, qualunque sia il
metodo da te scelto.
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APRIRE LA PORTA INTERIORE
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Sostenere la motivazione a medi-
“...Impara a vivere l’attimo presente, nella gioia più assoluta.
Non cercare risultati: non esiste
meta, né scopo, né risultato
alcuno. La vita non va da nessuna parte: non è uno strumento
per arrivare a una meta... la vita
esiste semplicemente qui e ora.
Vivila, vivila totalmente, vivila in
piena coscienza, gioiosamente, e
ti sentirai appagato. Non devi
rimandare la tua realizzazione,
altrimenti nulla ti appagherà
mai: devi essere appagato adesso... ora o mai più!” Osho
–––––––––––––––––––––––––
dentro di noi quello spazio di
silenzio, di quiete, di profondo
rilassamento, dove terra e cielo si
toccano, le polarità si uniscono e
vengono trascese, e realizziamo
che siamo uno.
–––––––––––––––––––––––––
USHMA HINNAWI
UNIONE
CD cod. M 115 € 15,00
Una meditazione guidata, in italiano, della durata di 45 minuti,
suddivisa in tre fasi di 15 minuti
l’una. La danza, con musica di
percussioni in un crescendo di
ritmo sempre più coinvolgente, ci
accompagna nell’esplorazione
della polarità maschile, dell’azione, della materia. Il morbido
movimento del Latihan ci connette dolcemente con la polarità
femminile, del lasciar accadere,
dell’acqua, priva di forma. Per
giungere alla fine a contattare
OSHO
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pp 288 € 14,00 (cod. L 2129)
L’inizio dell’insegnamento di
Ashthavakra – un antico illuminato indiano citato nel Ramayana e
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65
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musica riprende e tu danzi nuovamente, fino a un nuovo stop...
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amare se stessi da subito, quieora! E da lì apprendere quelle
realtà divine connaturate al
nostro sè più reale. E non è un
caso che i mistici musulmani
amino chiamarsi proprio così: “i
seguaci del Reale: Ahl al-Haqq” e
Al-Haqq, per nulla casualmente,
è anche il termine generalmente
usato dai Sufi, quando vogliono
alludere a Dio.
Questa serie di discorsi Sufi conclude un ciclo di ventuno conferenze, ciascuna completa in se
stessa. Al lettore attento consigliamo anche gli altri due volumi, sempre pubblicati dalle
Edizioni del Cigno, per completezza di percorso e ampliamento
di lettura:
IL SEGRETO (L210 € 13,50) che raccoglie i primi sette discorsi di
questa serie.
LE ONDE E L’OCEANO (L599 €
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sette discorsi.
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aprire, danzando, una finestra
66
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DI SCONTO AI SOCI
spazio per l’indirizzo sul retro
polo, il re Janaka. Ashthavakra
non fa nessun riferimento a come
ha raggiunto, e trasceso, l’illuminazione, bensì descrive a Janaka
che cosa ha scoperto di essere già,
liberandosi dalle catene dell’ego.
Nel commento di Osho ai suoi
sutra non troviamo sicuramente
uno dei tanti manuali per imparare ad essere felici, ma un preciso aiuto a scoprire e raggiungere
quello stato dell’essere che ci
rende possibile essere felici quieora, basta che lo permettiamo!
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24 ore su 24
O SHO
LA PORTA SULL’ETERNITÀ
pp 204 € 13,50 (cod. L 60)
Il messaggio di questo libro, che
rende attuale l’universale messaggio dei Sufi, è iniziare ad
il cuore del messaggio di Buddha, viene sviscerato da Osho
alla luce di quella perfetta saggezza che si acquisisce allorché si
diventa uno con l’esistenza.
Oggi Buddha sta conoscendo
una fama in rapida espansione,
per questo da più parti si tenta
di ripulire le sue parole dalla
polvere del tempo che le ha
oscurate. Osho, avendo sperimentato la stessa dissoluzione
dell’io, riesce a ricreare un ponte
tale per cui le metafore - in cui
la verità deve essere inevitabilmente racchiusa per venir convogliata - ricreano nel cuore del
lettore quegli orizzonti infiniti
cui da sempre i Maestri invitano
ad aprirsi. Questi discorsi, registrati dal vivo a Pune in India,
sono disponibili anche su un CD
rimasterizzati in MP3, per un
totale di 16 ore e 18 minuti, THE
HEART SUTRA (M539 € 16,50) è
possibile acquistare il libro + CD
a solo € 27,50 (invece di 34,50).
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O SHO
SUTRA DEL CUORE
pp 312 € 18,00 (cod. L 215)
Il libro per eccellenza della tradizione buddhista, in cui è raccolto
la vetrina continua con centinaia di altri titoli su
www.oshoba.it
festival
OSHO
®
Il più grande festival della meditazione
del mondo di Osho celebra dieci anni.
Energia, gioia, festa, amicizia... nella
nuova bellissima sede di Bellaria!
“
Bellaria
4_5_6_7
®
Aprile
2013
L’amore
ci connette con
l’esistenza; l’amore è la nostra vera
radice. Così come
respiri — per il
corpo è assolutamente essenziale;
se smetti, scompari — allo stesso
modo, l’amore
è il respiro
interiore.
L’anima vive
attraverso
l’amore.
osho
thank you!
per essere stato con noi tutti questi anni
da Riccione a Bellaria
UNA NUOVA ESPERIENZA DI FESTA E DI MEDITAZIONE PER TUTTI
30 DICEMBRE 2012 - 1 GENNAIO 2013
LIGNANO SABBIADORO
festa
OSHO
Un grande evento
all’insegna di Zorba il Buddha,
sperimenta la proposta di Osho per un
uomo integro, completo: unisci dentro
di te il cielo e la terra, la festa e
il silenzio, l’amore e la meditazione.
di fine anno
Non c’è un modo migliore
per finire l’anno vecchio e ripartire
pieni di energia e allegria!
Con Anando, Shunyo e Marco
“Zorba rappresenta la Terra con tutti i suoi fiori e il verde,
le montagne e i fiumi e gli oceani. Buddha rappresenta
il cielo con tutte le sue stelle e le nuvole e gli arcobaleni.
Il cielo senza la Terra sarebbe vuoto, il cielo
non può ridere senza la Terra e la Terra senza
il cielo sarebbe morta. Quando sono insieme,
nasce una danza nell’esistenza.” Osho
Prenotazione obbligatoria – posti limitati!
[email protected] tel 0331 841 952
OSHO EXPERIENCE www.oshoexperience.it
presso Villaggio Vacanze Getur
nella pineta di Lignano Sabbiadoro
www.getur.com
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