In copertina: Breuiculum, lam. XII (Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Cod.
St. Peter, perg. 92, fol. 12r, riprodotta con il permesso della Biblioteca). Tommaso le Myésier, accompagnato da Raimondo Lullo, offre
a Giovanna d’Évreux, regina di Francia e Navarra, l’Electorium magnum, l’Electorium medium e il Breuiculum.
Machina Philosophorum
Testi e studi dalle culture euromediterranee
38
Questo lavoro è stato realizzato all’interno del progetto di ricerca FI201129696-C02-02, della DGIGPN-MIECIC e 2014 SGR 53, dell’AGAUR della
Generalitat de Catalunya
Thomas <Migerii> (1267 - 1336)
La Parabola gentilis : con la Quaestio quam clamauit palam saracenis in Bugia
e l’opuscolo di Jean Quidort Tractatus de probatione fidei per testimonia
paganorum / Tommaso Le Myésier ; edizione critica e studio di Óscar de la Cruz
Palma ; traduzione italiana a cura di Giuliana Musotto. – Palermo : Officina di
Studi Medievali, 2014.
(Machina Philosophorum : testi e studi dalle culture euromediterranee ; 38)
I. Thomas <Migerii> (1267 - 1336)
II. Ioannes : Parisiensis
III. Cruz Palma, Oscar : de la
IV. Musotto, Giuliana
1. Filosofia della religione
210 CDD-21
CIP: Biblioteca dell’Officina di Studi Medievali
Collana coordinata da:
Armando Bisanti, Maria Bettetini, Carolina Miceli, Luca Parisoli, Luciana Pepi,
Patrizia Spallino.
Copyright © 2014 by Officina di Studi Medievali
Via del Parlamento, 32 – 90133 Palermo
e-mail: [email protected]
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ISBN 978-88-6485-063-4
ISBN 978-88-6485-055-9 (e-book)
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qualsiasi mezzo è riservato per tutti i Paesi del mondo. È vietata la riproduzione,
anche parziale, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata dall’editore.
Prima edizione, Palermo, novembre 2014
Stampa: FOTOGRAPH s.r.l.
Editing redazionale: Giuliana Musotto
Editing: Alberto Musco
Tommaso Le Myésier
LA PARABOLA GENTILIS
con la Quaestio quam clamauit palam saracenis in Bugia e
l’opuscolo di Jean Quidort Tractatus de probatione fidei per
testimonia paganorum
Edizione critica e studio di Óscar de la Cruz Palma
Traduzione italiana a cura di Giuliana Musotto
2014
Tutte le collane editoriali dell’Officina di Studi Medievali sono sottoposte
a valutazione da parte di revisori anonimi. Il contenuto di ogni volume è
approvato da componenti del Comitato Scientifico ed editoriale dell’Officina o da altri specialisti che vengono scelti e periodicamente resi noti.
All the editorial series of the Officina di Studi Medievali are peer-reviewed
series. The content of the each volume is assessed by members of Advisory
Board of the Officina or by other specialists who are chosen and whose
names are periodically made know.
Hoc opvs
Fernando Domíngvez Reboiras
perfecto amphitryoni
illvstrissimo
Raimvndi-Lvlli-Institvti Fribvrgensis
feliciter cordialiter
dicatvm
INDICE
Introduzione1
0. Giustificazione
1
1. La Parabola gentilis de Le Myésier come introduzione
all’op. 11 Liber de gentili et tribus sapientibus di
Raimondo Lullo
5
2. Trasmissione del testo
8
3. Contenuto
10
4. Composizione: il metodo compilatorio di Le Myésier
13
5. Fonti
14
5.1. Le citazioni dell’op. 11 Liber de gentili di Raimondo Lullo nella Parabola
14
5.2. Jean Quidort di Parigi citato nella Parabola
14
6. Descrizione dei manoscritti 16
6.1. Stemma codicum
20
7. Criteri di edizione, apparato critico e apparato delle fonti
24
8. Sigla et signa
25
Parabola gentilis. Parabola iuuans ad disponendum christicolas
Appendice I: Quaestio quam clamauit palam Saracenis di
Tommaso le Myésier, edizione critica
27
123
Appendice II: Tractatus de probatione fidei per testimonia
paganorum di Jean Quidort di Parigi, edizione critica 129
Giustificazione
129
Criteri di edizione e numerazione del testo
131
Descrizione dei manoscritti. Testimonia et sigla
132
Testo137
Abbreuiationes - Bibliographia
175
Index codicum
185
Index nominum et locorum
187
Organigramma dell’Officina di Studi Medievali
193
IX
Introduzione1
0. Giustificazione
Nell’op. 11 Liber de gentili et tribus sapientibus (c. 1271-1274
relativamente alla versione catalana originale e c. 1274-1289 per la
traduzione latina) un gentile dialoga con tre interlocutori, un giudeo
(libro II), un cristiano (libro III) e un saraceno (libro IV), sui principi e le dottrine proprie delle loro rispettive religioni. Il dialogo si
articola secondo le condizioni previamente poste dal prologo della
Sapientia (con varianti testuali rispetto all’Intelligentia), una figura
allegorica, che interviene nel primo libro presentando ai personaggi
le regole fondamentali dell’Ars lulliana e lo fa mediante l’uso di
esempi sull’esistenza di Dio. Nel prologo dell’opera risalta come la
presentazione del gentile avvenga in maniera poco definita, come
un uomo che anela alla comprensione della bellezza, della vastità
e della diversità del mondo e del loro Creatore. Meravigliato dalla
Naturalezza e sconfortato a causa della sua incomprensione, la foresta in cui vive è un luogo appartato, sebbene non lontano dalla città,
nel quale incontra i tre sapienti. Gli alberi del luogo, anche allegoricamente, con i propri fiori forniscono i vizi e le virtù, che servono
come indice degli argomenti da discutere.
Il libro di Raimondo Lullo sviluppa la dialettica apologetica del
cristianesimo da un punto di vista innovatore: devono essere le rationes necessariae (mediante la tecnica che fornisce l’Ars) e non
le auctoritates, né tanto meno l’imposizione forzata, a dimostrare
quale delle tre religioni si basi su fondamenti più solidi. Questa ri-
1
Ringrazio il personale del Raimundus-Lullus-Institut della Albert-LudwigUniversität di Freiburg i. Breisgau, per l’accoglienza riservatami nell’autunno del
2004. Ringrazio in particolar modo il Dr. Fernando Domínguez Reboiras, per avere
messo a mia disposizione tutti i mezzi di cui egli stesso disponeva per la realizzazione di questo lavoro. Ringrazio anche il professore Alessandro Musco, per l’interesse che ha mostrato per questo lavoro e per averlo pubblicato; e Giuliana Musotto,
per la dedizione mostrata che è stata molto più preziosa della semplice traduzione
in italiano del testo.
1
cerca dell’intelligentia come ragione del fondamento della fede si
identifica con il leitmotiv di Raimondo Lullo contro il disprezzo per
l’uso delle auctoritates. Lo esprime sintenticamente nei suoi Proverbi in questo modo: «Vbi plus intelligis, plus potes credere».2 Sarà
interessante, quindi, notare lo sviluppo delle autorità di cui fa uso Le
Myésier nella Parabola con questo stesso scopo.
Nell’epilogo dell’op. 11 Liber de gentil vengono affronati due argomenti di uguale interesse: il primo, dopo il dialogo e nel momento
del commiato dei sapienti, i quali si rammaricano di non avere potuto disporre del tempo necessario per giungere alla conclusione di
un’unica fede, che eviterebbe le differenze tra i popoli e, quindi, i
mali del modo. Ognuno di loro, comunque, si impegna a continuare a cercare queste concordanze tra le religioni per giungere alla
conclusione di una fede comune.3 Conclusosi il dialogo, il gentile
deve chiarire quale delle tre religioni sostiene correttamente la fede
e, quindi, quale delle tre sceglierà per la sua conversione.4 Nel momento di dichiarasi a favore di una di esse, Raimondo Lullo irrompe
nelle ultime righe e si rivolge direttamente al lettore dicendogli che,
con l’aiuto dell’op. 3, ovvero dell’Ars compendiosa inueniendi ueritatem (1274), egli potrà conoscere la scelta fatta dal gentile.5
Più avanti, lo stesso Lullo chiarirà quale è stata la scelta operata
dal gentile, ossia il cristianesimo, e lo farà nell’ op. 122, Liber de
fine, I, 5 (1305):
Quo ad theologiam libri nostri supra dicti essent ualde boni, et inter
alios Liber gentilis; in quo christianus, Saracenus et Iudaeus coram
quodam gentili de ueritate disputant. Et de fide per illum librum
Op. 69, Liber prouerbiorum XVI “De fide”, ROL XXX, 200, lin. 11.
Op. 11, Gentil, epil.: «[...] e que tant de temps durás nostra esputatió tro que
tos .iii. aguessem .iª. ffe, .iª. lig tan solament, e que enffre nos aguessem manera de
honrar e servir la .i. l’autre, per so que enans nos puscam concordar? Cor guerra,
treball, malevolenssa, e donar dan, e honta enpatxa los homens a eser concordants
en .iª. creenssa. [...] E con se serien concordats e avenguts en .iª. ffe, que anasen
per lo mon donant gloria e laor del nom de nostre senyer Deus» (NEORL II, 209,
lins. 299-308).
4
Op. 11, Gentil, epil. (NEORL II, 207, lins. 224-232).
5
Op. 11, Gentil, epil.: «[...] demanant qual lig es semblant que·l gentil aja triada
per eser agradable a Deu» (NEORL II, 210, lins. 317-318).
2
3
2
possent cognoscere, si uolebant, quod sancta fides catholica obtinet
ueritatem, et quod Iudaei in errore sunt, et etiam Saraceni (ROL IX,
267, lins. 541-545).
Nell’opera di Raimondo Lullo però non si trova dettaglio alcuno sull’identità del gentile che, a giudicare dalla chiara definizione
di “gentiles” che viene data nell’op. 8. Doctrina pueril, potrebbe
appartenere a qualsiasi cultura dell’extramundo giudeo-cristianomusulmano del Mediterraneo.6
L’identificazione del gentile, almeno secondo i lullisti come Tommaso le Myésier, non cessava di avere la sua importanza. Pertanto,
se i sapienti delle tre religioni pretendono di convincere i propri interlocutori, qual è allora la predisposizione del gentile? Se ognuno di
essi è il rappresentante di una cultura, di una natio o di una Lex, se
ciascuno di essi è ben definito dal punto di vista storico, sociologico
e culturale, la conversione del gentile vuole indurre a riconoscere
quale cultura? Cosa pretendeva Raimondo Lullo con questa figura?
Secondo Le Myésier, il maestro si esprimeva mediante l’uso della
parabola come, secondo quanto egli dice, era solito fare per raggiungere l’obbiettivo del proprio lavoro: «Sed quia Remundus quandoque aliquas parabolas facit, ut apte ueniat ad intentum, ideo, per
modum eius, fingere intendo huius rei introitum in hunc modum».7
La pretesa di Le Myésier è quella di chiarire l’identità del gentile,
ciò infatti contribuirebbe al raggiungimento dell’obbiettivo che si
propone il testo di Raimondo Lullo. E lo fa seguendo il modello del
maestro e componendo una Parabola gentilis che accresca la conoscenza sul personaggio principale del dialogo.
Tommaso le Myésier è determinato nella sua decisione. Quando redige l’Electorium magnum, probabilmente il suo contributo più
influente al lullismo, sostituisce il prologo che compose Raimondo
6
Op. 8 Doctrina pueril, 72, 3, (c. 1274-1276) (ROL XXXIII, 356-357, lins.
19-29): «Mogels, tartres, bulgars, ongres d’Ungria la Manor, comans, nasturins,
rosogs, genovins e molts d’altres, son gentils e son homens qui no an lig. E, enaxí
con flom d’aygua qui per custuma va enjús e no fa mas decorrer en la mar, enaxí tots
aquels decorren e no cessen de perdre Deu e de anar en foch perdurable; e a penes es
negú qui sia lur precurador ne qui·ls ajut a demostrar via perdurable».
7
Quaestio, lins. 55-57 (cf. Appendice I)
3
Lullo all’op. 11. Gentil con uno nuovo, che intitola Parabola iuuans
ad disponendum christicolas, comunemente nota come Parabola gentilis.8 Per contribuire a comprendere l’interpretazione di Le
Myésier, il presente lavoro fornisce l’edizione critica della Parabola,
la cui lettura consentirà di approfondire la conoscenza del lullismo
e, più direttamente, la tradizione della lettura e della tras-missione
dell’op. 11. Gentil, essendo questo il libro maggiormente citato dallo
stesso autore all’interno di tutta la sua produzione.
Durante il lavoro di edizione della Parabola, si è ritenuto necessario realizzare l’edizione critica di altri due opuscoli, entrambi
essenziali per una lettura sicura della Parabola: nell’Appendice I
viene editata la Quaestio quam clamauit palam Saracenis, un’introduzione alla Parabola scritta da Le Myésier9 e quindi una parte
della stessa.10 Nell’Appendice II, invece, si riporta l’edizione critica
del testo di Jean Quidort di Parigi, il Tractatus de probatione fidei
per testimonia paganorum,11 giacché esso è stato copiato quasi integralmente da Le Myésier per la stesura della sua Parabola. Ciascuna
delle due edizioni ha permesso di localizzare le fonti utilizzate rispettivamente da Le Myésier e dal suo contemporaneo Jean Quidort,
ma anche di scoprire che le opere del francescano Ruggero Bacone,
specialmente la Metaphisica e l’Opus maius, sono state essenziali.
Tali riferimenti, cui si aggiungono le citazioni meno numerose, ma
non per questo meno significative, come il riferimento allo Speculum musicale di Johannes de Muris, anch’egli contemporaneo di Le
Myésier, convertono la Parabola in un esempio di intertestualità che
consente di comprendere le relazioni esistenti tra gli intellettuali parigini nella prima metà del XIII secolo.
D’ora innanzi mi riferirò ad essa semplicemente come Parabola (cf. l’apparato finale delle Abbreuiationes).
9
Questa edizione è stata presa dal mio lavoro de la Cruz (2004), ma, data la
sua brevità, ho ritenuto utile riproporlo insieme alle opere del medesimo contesto
della Parabola.
10
Da questo momento si userà la dicitura Quaestio (cf. l’apparato finale delle
Abbreuiationes).
11
D’ora in avanti verrà indicato semplicemente come Quidort o Tractatus di
Quidort (cf. l’apparato finale delle Abbreuiationes).
8
4
1. La Parabola gentilis di Le Myésier come introduzione all’op.
11 Liber de gentili et tribus sapientibus di Raimondo Lullo
Tommaso le Myésier o Thomasius Migerius (m. 1336) è uno dei
primi e più influenti lullisti della tradizione connessa alle opere di
Raimondo Lullo (1232-1316). I due entrarono in relazione in vita,
quando Le Myésier era ancora un socius della Sorbona,12 ai tempi
della prima visita di Raimondo Lullo a Parigi negli anni 1287-1289.
Questa relazione si mantenne anche successivamente nella forma
più propria di maestro-alunno, come dimostrano sia i testi trasmessi
da Le Myésier sia parte della sua produzione. Infatti, per esempio,
Lullo inviò al suo discepolo l’op. 84 Liber super quaestionibus Magistri Thomae Attrebatensis (Parigi, luglio 1299), alcune risposte
formulate da Le Myésier dopo lo scritto sull’applicazione dell’Ars
lulliana. È probabile che si incontrarono nuovamente in occasione
dell’ultimo soggiorno a Parigi di Raimondo Lullo, tra il 1309 e il
1311, prevalentemente nella Certosa di Vauvert (attualmente i Giardini di Lussemburgo, molto vicini all’Università La Sorbona). Probabilmente in quell’occasione Le Myésier cercava l’approvazione
del maestro sul progetto di raccogliere le sue opere.13 Non a caso,
dal prologo e dal contenuto delle domande presenti nell’op. 84 Liber super quaestionibus Magistri Thomae Attrebatensis,14 si deduce
che Le Myésier conosceva diverse opere lulliane, cui si aggiungono,
oltre ai contatti personali, le donazioni di libri di Raimondo Lullo
alla Certosa di Vauvert, secondo quanto si evince dall’op. 189 Vita
coaetanea (Parigi, 1311):
Diuulgati quidem sunt libri sui [sc. Raymundi] per uniuersum; sed
in tribus locis fecit eos praecipue congregari; uidelicet in monaste-
Hillgarth-cat., p. 192.
Hillgarth-cat., p. 195.
14
Il libro è ancora inedito (ad eccezione delle edizioni di Lión del 1491, di Venezia del 1507 e di Maiorca del 1746), ma si può consultare il testo digitalizzato dei
manoscritti grazie al servizio offerto dal Raymundus-Lullus-Institut de la AlbertLudwig-Universität de Freiburg i. Breisgau: http://freimore.ruf.uni-freiburg.de. Per
i riferimenti bibliografici, si veda anche il catalogo di A. Bonner, in http://orbita.bib.
ub.es/llull. Queste indicazioni sono valide per tutte le opere lulliane.
12
13
5
rio Cartusiensium Parisius, et apud quendam nobilem ciuitatis Ianuae, et apud quendam nobilem ciuitatis Maioricarum (ROL VIII,
304, lins. 744-745).
Effettivamente Le Myésier raccolse le opere lulliane in quattro
“formati”: a partire da una grande raccolta chiamata Electorium
magnum, deriva un Electorium medium (andato perduto), cui segue
un paruum (conosciuto come Breuiculum, l’originale è conservato
a Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, St. Peter, perg. 92)15 e, infine, da quest’ultimo un minimum (che è andato perduto). Sebbene
il manoscritto originale dell’Electorium magnum o, semplicemente,
Electorium, sia andato perduto, il suo migliore rappresentante è il
ms E (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, ms. lat. 15450),16
che utilizzo nelle edizioni che propongo nel presente lavoro. In
questo compendio, Le Myésier organizza le opere lulliane per temi,
in sette parti, ad ognuna delle quali aggiunge un prologo. La settima
parte è dedicata alle opere lulliane che confutano le dottrine eterodosse o eretiche e alle religioni non cristiane, tra cui in particolare il
Giudaismo e soprattutto l’Islam, uno degli obbiettivi più importanti
dell’opera lulliana. I testi trattati nel presente studio sono strettamente relazionati all’introduzione redatta da Le Myésier per la settima parte del suo Electorium.
Nel prologo generale alle opere che costituiscono questa settima
parte (E fols. 448ra-451v), Le Myésier relaziona i testi in una forma
caratteristica, ossia ciascuno di essi introduce il successivo. Prima di
tutto si trova la presentazione generale alla settima parte (Pars septima magna. Incipit pars prime intentionis, E fols. 448ra-448va),17 cui
segue il testo di Raimondo Lullo op. 181. Liber de quaestione ualde
alta et profunda18 (E fols. 448va-451v), al quale Le Myésier aggiunge
Ed. ROL Suppl. Lul. I.
Senza dubbio, contiene note marginali attribuite alla mano di Le Myésier.
Relativamente ai problemi di compilazione di questo trattato, alla sua conservazione e trasmissione, ai contenuti e alle parti che lo compongono, cf. principalmente
Hillgarth, passim.
17
Hillgarth, appendix VI, pp. 432-435.
18
Ed. ROL VIII, pp. 147-174.
15
16
6
un commento (E fol. 451vb).19
A seguire, Le Myésier inserisce un altro suo testo proprio, intitolato Quaestio quam clamauit palam Saracenis (E fol. 452ra)20 che, a
ragione dell’explicit,21 può essere considerato come un prologo della Parabola gentilis (E fols. 452rb-457v).22 A continuazione (E fols.
458r-495r) si trova l’op. 11 Liber de gentili et tribus sapientibus, priva però del prologo di Raimondo Lullo. La Quaestio quindi, come
esplicitato nelle ultime linee, può essere considerata l’introduzione
alla Parabola che, a sua volta, serve da introduzione all’op. 11 Liber
de gentili et tribus sapientibus,23 che è il testo successivo.
Questo insieme di testi concatenati costituisce, quindi, il prologo
di Le Myésier alla settima parte del suo Electorium. Concretamente
la Parabola gentilis funge meglio da prologo all’op. 11. Gentil, che
apre il compendio delle opere lulliane in questa settima parte, anche
se deve essere letta alla luce del posto che essa occupa nell’intestazione. La stretta relazione testuale e tematica che la Parabola
mantiene con l’op. 11. Gentil mi ha spinto ad occuparmi della sua
Hillgarth, appendix VI, pp. 435-436: expl. «Quia ergo iam uisum est quod
articuli, quos negant infideles et qui sunt difficiliores ad probandum, christianis iam
sunt bene probati, scilicet diuina Trinitas et Filii Dei incarnatio, restat Remundo
posse ostendere quod tales articuli non sint dati pro nihilo nec sine fine, aduertens
quod, si non est alia uita hominibus, perpetua, frustra et sine utilitate est fides et
omnes eius articuli friuoli sunt nec est curandum de fide nec de eius suprema ueritate. Qua re clamat Remundus et clamauit Bugiae in platea publica inter meliores et
magis peritos Saracenos quod fides catholica Romana sancta est, Deo accepta siue
grata et salubris, primitiua, uera et necessaria ad salutem».
20
Hillgarth, appendix VI, pp. 436-438; de la Cruz (2004). Propongo la mia
edizione critica nell’Appendice I.
21
Appendice I, lins. 53-57.
22
Si può considerare l’illustrazione che si trova nei fols. 457v-458r parte del
Liber de gentili e non della Parabola.
23
L’explicit della Parabola gentilis è il seguente (fol. 458r): [parla la Sapienza,
il personaggio allegorico che si presenta ai saggi e al gentile] «Modus inuestigandi
per has arbores existere talis debet, scilicet quod intellectus inuestigare uolens consideret has quinque arbores et quomodo quaelibet arbor habet flores suos propios
[...] Veniamus ergo primo ad primam arborem et dicamus sic:». Quindi, l’Electorium apre il primo libro dell’op. 11 Liber de gentili: «Manifestum est intellectui
humano [...]», prescindendo dal prologo che si legge nella versione catalana (cf.
NEORL II), ma che si conserva negli altri testimoni latini.
19
7
edizione critica, che non è altro che l’obbiettivo principale del presente lavoro.
2. Transmissione del testo
La collocazione della Parabola nell’Electorium (cod. E)24 permette di chiarire alcune delle ragioni della sostituzione perché,
com’è noto,25 questo testimone è un trasmettitore significativo del
progetto di compilazione que Le Myésier fece delle opere lulliane.
Senza dubbio, nonostante l’intenzione di Le Myésier, la trasmissione della Parabola induce a pensare che essa non sempre è stata
accettata come il prologo all’op. 11. Liber de gentili. La ricezione
dei manoscritti che si conservano rende evidente che la Parabola
ha acquisito una tradizione propria rispetto all’op. 11 Liber de gentili, al punto da diventare un opuscolo indipendente: negli otto manoscritti che tarsmettono la Parabola, il testo non occupa sempre
la medesima posizione. Lo schema seguente riassume la posizione
della Parabola nei suoi testimoni, in comparazione con quelli che
trasmettono l’op. 11 Liber de gentili:
Manoscritti testimoni dell’op. 11 Manoscritti testimoni della ParaLiber de gentili
bola gentilis
R = Paris, Bibliothèque Nationale,
ms. lat. 16114 (fin. s. XIII), fols.
15v-73r
E = Paris, Bibliothèque Nationale, ms. lat. 15450 (c. 1325), fols.
458r-495r
E fols. 452rb-457v
Come si vedrà nello studio relativo alla trasmissione del testo e nello stemma
codicum, oltre ad E, sono molto importanti i codici V e M5; tuttavia gli ultimi due
non consentono di percepire molto chiaramente la collocazione della Parabola nel
progetto generale di Le Myésier.
25
In maniera più approfondita, cf. Hillgarth, passim.
24
8
G = Berlin, Staatsbibliothek, ms.
lat. 465 (s. XIV), fols. 1r-51v
M = München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 10497 (s.XIVXV), fols. 1ra-48ra
P = Palma, Biblioteca Pública, ms.
1062 (a. 1390), fols. 1r-106v
B = Bologna, Biblioteca Universitaria, 1732 (888) (s. XIV) fols.
2r-57v
O = Oxford, Bodleian Library,
Arch. Seld. B.25 (s. XIV-XV), fols.
90r-155r
V = Vaticano, Biblioteca Apostolica,
Vat. lat. 9344 (s. XV), fols. 2r-62r
C = Roma, Biblioteca Casanatense,
ms. 1414 (olim D.I.5), (prim. med.
s. XV) fols. 116r-136v
N = Mainz, Stadtbibliothek II.234
(s. XV), fols. 202v-264r
H = Salamanca, Biblioteca de la
Universidad, 1875 (s. XV), fols.
1r-87r
A = Milano, Biblioteca Ambrosiana, A 208 Inf. (s. XV), fols. 2ra-55ra
R2 = Paris, Bibliothèque Mazarine,
ms. 3501 (1390) (s. XVII), fols.
170v-204v
R3 = Paris, Bibliothèque Mazarine,
ms. 3506 (2157) (s. XVII), 9v-118r
M2 = München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 10594 (s. XVII),
fols. 22r-144v
M3 = München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 10564 (s. XVII),
fols. Int.II 19r-97v
M4 = München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 10575 (s. XVII),
fols. Int.II 32v-165r
V fols. 179v-191v.
R2 fols. 167r-170v (P3 in Hillgarth)
R3 senza numerazione (fols. 1r-9v)
(P4 in Hillgarth)
M3 fols. Int.II 2v-16v (P1 in
Hillgarth)
M4 fols. Int.II 2v-32r (P2 in
Hillgarth)
9
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