Notiziario mensile dell’Arcidiocesi di Benevento - Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali - Anno II - N° 16 Dicembre 2008
CEI
Messaggio per la
Giornata mondiale
del migrante e del
rifugiato
alle pagine
2-5
DOCUMENTI
I ministeri nella
Chiesa: ministero
straordinario della
Comunione
alle pagine
6-7
TESTIMONIANZE
Al seminario
di Benevento
la figlia di
Walter Tobagi
a pagina
13
ACCOGLIAMO CON STUPORE IL MISTERO DELLA PAROLA FATTA CARNE
Messaggio natalizio alla Chiesa Beneventana
di Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Andrea Mugione
Salvatore che è il Messia, Signore" (Lc 2, 10-11).
GESÙ: PAROLA FATTA CARNE
1. L’Evangelista Luca, con una narrazione sobria e
solenne al tempo stesso, ci invita a contemplare e
Carissimi,
ad accogliere il mistero della Parola fatta carne.
formulo a tutti voi il mio augurio di Buon L’angelo del Signore lo comunica ai pastori: “queNatale e sereno Anno nuovo. Con le medesime sto per voi il segno: troverete un bambino avvolto
parole dell'Angelo vi annuncio una grande gioia in fasce che giace in una mangiatoia”.
che sarà di tutto il popolo: oggi è nato per voi un
• continua alle pagine 8, 9 e 10
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
2
Pagina
MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO - 18 GENNAIO 2009
SAN PAOLO MIGRANTE, APOSTOLO DELLE GENTI
C
“NON PIÙ STRANIERI NÉ OSPITI MA DELLA FAMIGLIA DI DIO”
ari fratelli e sorelle,
quest’anno il Messaggio
per la Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato ha
come tema: “San Paolo migrante,
Apostolo delle genti”, e prende
spunto dalla felice coincidenza
dell’Anno Giubilare da me indetto
in onore dell’Apostolo in occasione del bimillenario della sua nascita. La predicazione e l’opera di
mediazione fra le diverse culture e
il Vangelo, operata da Paolo
“migrante per vocazione”, costituiscono in effetti un significativo
punto di riferimento anche per chi
si trova coinvolto nel movimento
migratorio contemporaneo. Nato
in una famiglia di ebrei emigrati a
Tarso di Cilicia, Saulo venne educato nella lingua e nella cultura
ebraica ed ellenistica, valorizzando
il contesto culturale romano.
Dopo che sulla via di Damasco
avvenne il suo incontro con
Cristo (cfr Gal 1,13-16), egli, pur
non rinnegando le proprie “tradizioni” e nutrendo stima e gratitudine verso il Giudaismo e la
Legge (cfr Rm 9,1-5; 10,1; 2 Cor
11,22; Gal 1,13-14; Fil 3,3-6),
senza esitazioni e ripensamenti si
dedicò alla nuova missione con
coraggio ed entusiasmo, docile al
comando del Signore: “Ti manderò lontano, tra i pagani” (At
22,21). La sua esistenza
cambiò radicalmente
(cfr Fil 3,7-11):
per lui Gesù divenne la ragion
d’essere e il motivo ispiratore dell’impegno apostolico a servizio
del Vangelo. Da persecutore dei
cristiani si tramutò in apostolo di
Cristo.
Guidato dallo Spirito Santo, si
prodigò senza riserve, perché
fosse annunciato a tutti, senza
distinzione di nazionalità e di cultura, il Vangelo che è “potenza di
Dio per la salvezza di chiunque
crede, del Giudeo prima e poi del
Greco” (Rm 1,16).
Nei suoi viaggi apostolici, nonostante ripetute opposizioni, proclamava dapprima il Vangelo nelle
sinagoghe, accordando attenzione
innanzitutto ai suoi connazionali
in diaspora (cfr At 18,4-6). Se
da essi veniva rifiutato, si
rivolgeva ai pagani,
facendosi
autentico
“missionario
dei migranti”,
migrante lui stesso e itinerante
ambasciatore di Gesù Cristo, per
invitare ogni persona a diventare,
nel Figlio di Dio, «nuova creatura”
(2 Cor 5,17).
La proclamazione del kerygma gli
fece attraversare i mari del Vicino
Oriente e percorrere le strade
dell’Europa, fino a giungere a
Roma.
Partì da Antiochia, dove il Vangelo
fu annunciato a popolazioni non
appartenenti al Giudaismo, e i
discepoli di Gesù per la prima
volta furono chiamati “cristiani”
(cfr At 11,20.26). La sua vita e la
sua predicazione furono interamente orientate a far conoscere e
amare Gesù da tutti, perché in Lui
tutti i popoli sono chiamati a
diventare un solo popolo.
Questa è, anche al presente,
nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa
e di ogni battezzato;
missione che con
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
attenta sollecitudine pastorale si
dirige pure al variegato universo
dei migranti - studenti fuori sede,
immigrati, rifugiati, profughi, sfollati - includendo coloro che sono
vittime delle schiavitù moderne,
come ad esempio nella tratta degli
esseri umani. Anche oggi va proposto il messaggio della salvezza
con lo stesso atteggiamento
dell’Apostolo delle genti, tenendo
conto delle diverse situazioni
sociali e culturali, e delle particolari difficoltà di ciascuno in conseguenza della condizione di
migrante e di itinerante.
Formulo l’auspicio che ogni
comunità cristiana possa nutrire il
medesimo fervore apostolico di
san Paolo che, pur di annunciare a
tutti l’amore salvifico del Padre
(Rm 8,15-16; Gal 4,6) per “guadagnarne il maggior numero a
Cristo» (1 Cor 9,19) si fece “debole con i deboli ... tutto a tutti, per
salvare ad ogni costo qualcuno» (1
Cor 9,22). Il suo esempio sia
anche per noi di stimolo a farci
solidali con questi nostri fratelli e
sorelle e a promuovere, in ogni
parte del mondo e con ogni
mezzo, la pacifica convivenza fra
etnie, culture e religioni diverse.
Ma
quale
fu
il
segreto
dell’Apostolo delle genti?
Lo zelo missionario e la foga del
lottatore, che lo contraddistinsero,
scaturivano dal fatto che egli,
“conquistato da Cristo” (Fil 3,12),
restò a Lui così intimamente unito
da sentirsi partecipe della sua stessa vita, attraverso “la comunione
con le sue sofferenze» (Fil 3,10;
cfr anche Rm 8,17; 2Cor 4,8- 12;
Col 1, 24). Qui è la sorgente dell’ardore apostolico di san Paolo, il
quale racconta: “Colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi
chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio
3
perché lo annunziassi in mezzo ai
pagani” (Gal 1,15-16; cfr anche
Rm 15,15-16). Con Cristo si sentì
“con-crocifisso”, tanto da poter
affermare: “Non sono più io che
vivo, ma Cristo vive in me” (Gal
2,20).
E nessuna difficoltà gli impedì di
proseguire nella sua coraggiosa
azione evangelizzatrice in città
cosmopolite come Roma e
Corinto che, in quel tempo, erano
popolate da un mosaico di etnie e
di culture.
Leggendo gli Atti degli Apostoli e
le Lettere che Paolo rivolge a vari
destinatari, si coglie un modello di
Chiesa non esclusiva, bensì aperta
a tutti, formata da credenti senza
distinzioni di cultura e di razza:
ogni battezzato è, in effetti, membro vivo dell’unico Corpo di
Cristo.
In tale ottica, la solidarietà fraterna, che si traduce in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine gioiosa
verso gli altri, acquista un rilievo
singolare.
Non è tuttavia possibile realizzare
questa dimensione di fraterna
accoglienza vicendevole, insegna
sempre san Paolo, senza la disponibilità all’ascolto e all’accoglienza
della Parola predicata e praticata
(cfr 1 Ts 1,6), Parola che sollecita
tutti all’imitazione di Cristo (cfr
Ef
5,1-2)
nell’imitazione
dell’Apostolo (cfr 1 Cor 11,1).
E pertanto, più la comunità è unita
a Cristo, più diviene sollecita nei
confronti del prossimo, rifuggendo il giudizio, il disprezzo e lo
scandalo, e aprendosi all’accoglienza reciproca (cfr Rm 14,1-3;
15, 7). Conformati a Cristo, i credenti si sentono in Lui “fratelli”,
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
4
Pagina
figli dello stesso Padre (Rm 8,1416; Gal 3,26; 4,6). Questo tesoro
di fratellanza li rende “premurosi
nell’ospitalità” (Rm 12,13), che è
figlia primogenita dell’agape (cfr 1
Tim 3,2; 5,10; Tt 1,8; Fm 17). Si
realizza in tal modo la promessa
del Signore: “Io vi accoglierò e
sarò per voi come un padre e voi
mi sarete come figli e figlie” (2
Cor 6,17-18).
Se di questo siamo consapevoli,
come non farci carico di quanti, in
particolare fra rifugiati e profughi,
si trovano in condizioni difficili e
disagiate? Come non andare
incontro alle necessità di chi è di
fatto più debole e indifeso, segnato da precarietà e da insicurezza,
emarginato, spesso escluso dalla
società? A loro va data prioritaria
attenzione poiché, parafrasando
un noto testo paolino, “Dio ha
scelto ciò che nel mondo è stolto
per confondere i sapienti, ciò che
nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a
nulla le cose che sono, perché nesDOCUMENTI
sun uomo possa gloriarsi davanti a
Dio” (1 Cor 1,27-29). Cari fratelli
e sorelle, la Giornata Mondiale del
Migrante e del Rifugiato, che si
celebrerà il 18 gennaio 2009, sia
per tutti uno stimolo a vivere in
pienezza l’amore fraterno senza
distinzioni di sorta e senza discriminazioni, nella convinzione che è
nostro prossimo chiunque ha
bisogno di noi e noi possiamo aiutarlo (cfr Deus caritas est, n. 15).
L’insegnamento e l’esempio di san
Paolo, umile-grande Apostolo e
UFFICIO PASTORALE
Pronto il nuovo sussidio per il Natale 2008
Uno degli obiettivi prioritari stabiliti nelle Linee di programmazione diocesana :“Chiesa, casa e scuola di
comunione” è quello di divulgare, far conoscere e
utilizzare sempre più la Parola di Dio, riscoprendone
il valore e la forza.
A tale scopo si pensò di prevedere l’elaborazione di
sussidi per la preghiera nei tempi forti dell’anno liturgico da distribuire a tutte le parrocchie. Con la Novena
di Natale inizia così la serie di opuscoli, intitolati
“Sussidi pastorali”, la cui stesura sarà curata dall’Ufficio
Pastorale Diocesano.
Si tratta di un modo concreto per dare sempre più
importanza alla Parola di Dio e proporre una linea
comune a tutte le parrocchie. Infatti lo scopo della
pubblicazione di tali sussidi è anche quello di fare in
modo che in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi,
durante la novena di natale, così come negli altri tempi
forti dell’anno liturgico, si preghi utilizzando lo stesso
sussidio.
L’uso del libretto sarà dunque un importante segno di
comunione e condivisione. Il presente sussidio è
strutturato in modo semplice, per ogni giorno è previsto il commento al Vangelo, a cura di mons.
Alessandro Pilla, Prefetto dello Studio Teologico dell’arcidiocesi di Benevento, la recita delle strofe di una
novena ripresa dalla tradizione popolare delle nostre
terre sannite e la preghiera alla Vergine Maria e San
Giuseppe.
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
migrante, evangelizzatore di
popoli e culture, ci sproni a comprendere che l’esercizio della carità costituisce il culmine e la sintesi dell’intera vita cristiana.
Il comandamento dell’amore - noi
lo sappiamo bene - si alimenta
quando i discepoli di Cristo partecipano uniti alla mensa della
Eucaristia che è, per eccellenza, il
Sacramento della fraternità e dell’amore.
E come Gesù nel Cenacolo, al
dono dell’Eucaristia unì il comandamento nuovo dell’amore fraterno, così i suoi “amici”, seguendo
le orme di Cristo, che si è fatto
“servo” dell’umanità, e sostenuti
dalla sua Grazia, non possono
non... dedicarsi al servizio vicendevole, facendosi carico gli uni
degli altri secondo quanto lo stesso san Paolo raccomanda:
“Portate i pesi gli uni degli altri,
così adempirete la legge di Cristo”
(Gal 6,2). Solo in questo modo
cresce l’amore tra i credenti e
verso tutti (cfr 1 Ts 3,12).
Cari fratelli e sorelle, non stanchiamoci di proclamare e testimoniare questa “Buona Novella” con
entusiasmo, senza paura e risparmio di energie!
Nell’amore è condensato l’intero
messaggio evangelico e gli autentici discepoli di Cristo si riconosco-
5
no dal mutuo loro amarsi e dalla
loro accoglienza verso tutti. Ci
ottenga questo dono l’Apostolo
Paolo e specialmente Maria,
Madre dell’accoglienza e dell’amore.
Mentre invoco la protezione divina su quanti sono impegnati nell’aiutare i migranti e, più in generale, sul vasto mondo dell’emigrazione, assicuro per ciascuno un
costante ricordo nella preghiera ed
imparto con affetto a tutti la
Benedizione Apostolica.
Da Castel Gandolfo, 24 agosto
2008
BENEDETTO XVI
NOTIZIE
Pubblicato il dossier regionale 2008
sulle povertà in tutto il territorio campano
«C’è una povertà che colpisce soprattutto le famiglie,
anche quelle che fino ad oggi avevano un certo reddito con cui riuscivano a vivere. La constatazione della
presenza di numerose famiglie
che non riescono ad arrivare
neanche alla seconda settimana,
sottolinea che il problema è grave
e drammatico e va oltre la pura
assistenza».
Queste le riflessioni da cui è partito
il
Presidente
della
Conferenza Episcopale campana,
cardinale Crescenzio Sepe, per
lanciare un appello all’impegno di tutti: «Certo la
Chiesa si deve far carico di questa realtà, perché di
fronte a questa emergenza venga scosso ciascuno di
noi.
Ma il problema vero è quello della politica del lavoro e
soprattutto della politica di sostegno alla famiglia, che
riguarda il sostegno per lo studio e la formazione, l’infanzia e gli anziani, gli interventi per il tempo libero, in
particolare l’inserimento dei giovani nel mondo del
lavoro. Non sono delle pretese, sono parte integrante
dei diritti della persona umana, la quale persona
umana, chiunque essa sia, va rispettata nella sua dignità». La ricerca è stata presentata
dal Delegato Regionale Caritas
Campania, sac. Carmine Giudici,
e dal coordinatore del Dossier
Povertà-Caritas-Campania, Ciro
Grassini. Un raffronto tra la
situazione regionale e quella
nazionale è stata curata dal sociologo della Caritas Italiana, Walter
Nanni, e dal docente di Teologia
Pastorale presso la Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale, sac. Antonio Mastantuono. I
lavori sono stati moderati dal Caporedattore Rai di
Napoli, Massimo Milone. I dati del Dossier, frutto
del rilevamento dei servizi erogati da 28 Centri di
Ascolto Caritas della regione nell’anno 2007, sono presentati anche sul sito della Delegazione regionale
Caritas www.caritascampania.it e sul portale del Terzo
Settore in Campania www.segnideitempi.it
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
6
Pagina
DOCUMENTI
I MINISTERI NELLA CHIESA: MINISTERO
STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE
L’
Ufficio Liturgico Diocesano,
accogliendo varie richieste e
segnalazioni da parte di diversi sacerdoti, religiosi, religiose e laici,
intende fornire, con una serie di articoli,
alcune chiarificazioni sulla vita liturgicocelebrativa della Chiesa diocesana. Si inizierà con una serie di
riflessioni
sui
Ministeri nella Chiesa.
Una premessa risulta
necessaria anzitutto
sulla terminologia. Le
parole “Ministero” e
“Ministro”
nella
Chiesa assumono un
significato diverso da
quello
comune.
Mentre, ad esempio,
nell’ambito politicosociale i termini indicano un posto di
potere, nella Chiesa
essi indicano un servizio, così come ci
viene insegnato dallo stesso Cristo Gesù
che “non venne per essere servito ma
per servire” e quindi per svolgere un
vero e proprio Ministero. La Chiesa definisce tre tipi di ministeri: ordinati
(l’Episcopato, il Presbiterato e il
Diaconato); istituiti, detti anche laicali
(l’Accolitato e il Lettorato) e di fatto, cioè
conferiti una tantum per concrete esigenze delle Chiese locali. Il Ministero straordinario della Comunione, che è il primo
ad essere preso in esame, rientra tra i
Ministeri di fatto. La terminologia stessa
aiuta a capire che non si tratta di qualcosa di fisso o che dura per tutta la vita, ma
di qualcosa che appunto è straordinaria.
Per cui, l’ideale nella Chiesa è puntare
alle cose stabili e non a quelle straordina-
rie, altrimenti si corre il rischio di cedere
alla tentazione della fretta e quindi della
conseguente scarsa formazione. Per realtà stabili si intendono i Ministeri istituiti
oppure ordinati. In altri termini, nelle
comunità dove vi sono vere esigenze
pastorali, non si può assolutamente
“vivere” di Ministri
straordinari
della
Comunione, ma bisogna puntare sui
Diaconi o sugli
Accoliti. Qual è, dunque, la natura del
Ministro straordinario
della Comunione e
quali sono le sue funzioni? Dal punto di
vista storico e liturgico, si può rintracciare
una origine di questo
Ministero fin dal II
secolo d. C. Accadeva,
infatti, che erano gli stessi fedeli laici a
custodire presso di loro l’Eucaristia per
poterla portare in forma di Viatico ai fratelli infermi o in imminente pericolo di
morte. Si trattava chiaramente di una
necessità che va letta nel preciso periodo
storico contingente segnato da notevoli
difficoltà e persecuzioni. Il Ministero
straordinario di fatto nasce in questo
contesto, anche se non presenta forme
istituzionalizzate. All’origine ha, dunque,
uno scopo ben preciso: portare la
Comunione agli infermi o a chi si trova
in punto di morte supplendo, nelle
nascenti comunità cristiane, all’insufficienza dei Ministri ordinati deputati a
svolgere questo delicato servizio.
Naturalmente, col tempo le emergenze
vanno scemando e così lo stesso
Ministero straordinario va scomparendo. Non è di secondaria importanza
considerare le preoccupazioni della
Chiesa nei vari secoli successivi, circa il
rispetto e la devozione verso l’Eucaristia,
nonché il giusto senso del timor di Dio
che si cerca di trasmettere ai fedeli. Tutto
questo porta addirittura a proibire che
un fedele laico possa persino toccare i
vasi sacri, così come lo stesso Codice di
Diritto Canonico del 1917 sancisce. La
riscoperta da parte della Chiesa e la rivalutazione del Ministero straordinario
della Comunione nel post-Concilio sono
il segno visibile delle mutate circostanze
storiche, delle nuove necessità e urgenze
e soprattutto della sollecitudine della
Chiesa nei confronti di tutti i fedeli,
soprattutto dei più deboli, in modo particolare degli anziani, degli ammalati e di
quanti fossero impediti a partecipare alla
Messa. Per cui di fronte alle nuove emergenze ecclesiali ecco riapparire questo
Ministero. Esso però conserva sempre
caratteristiche e finalità proprie che sono
quelle appunto della straordinarietà e del
servizio agli ammalati, anziani e impediti. Concretamente, ciò significa che i
Ministri straordinari della Comunione
devono conservare anzitutto questo
carattere di straordinarietà ed è per questo che essi ricevono un mandato a
tempo determinato (per la nostra
Diocesi è di un anno, secondo quanto
stabilito dall’Arcivescovo). Lo scopo del
Ministero deve essere anch’esso ben
chiaro: aiutare i Parroci nell’esercizio
della carità pastorale verso gli infermi e gli impediti. Pertanto, sono
esclusivamente i Parroci a dover presentare i candidati a questo servizio e
assicurare che il Ministero sia realmente
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
svolto nell’ambito del territorio parrocchiale di cui il Parroco è unico vero
responsabile. Non ha assolutamente
senso che il Ministero sia esercitato fuori
dal territorio parrocchiale o addirittura
in altra Diocesi, oppure in Chiese non
parrocchiali.
Va altresì chiarito che il Ministero straordinario della Comunione non è assolutamente un ministero liturgico.
Sarebbe, infatti, più preciso parlare di
“Ministero straordinario della distribuzione della Comunione” per evitare ulteriori equivoci; ma, se bene intesa, anche
la consueta dicitura può essere conservata. L’Istruzione della Congregazione per
i Sacramenti del 23 gennaio 1972, intitolata Immense caritatis, che istituisce questo
Ministero, ben chiarisce la sua finalità
non liturgica. Pertanto, volendo essere
concreti, questo significa che il Ministro
Straordinario della Comunione non è
una specie di Accolito. Egli tuttavia può
aiutare anche a distribuire la Comunione
durante la Celebrazione Eucaristica o
guidare una liturgia domenicale o esporre il SS. Sacramento, ma esclusivamente
alle seguenti condizioni ben precise. Il
Ministro può aiutare a distribuire la
Comunione durante la Messa solo se
vi è una vera necessità, cioè solo se si
dovesse avere una grande affluenza di
popolo e se si dovesse verificare contemporaneamente un’altra condizione
importantissima: l’assenza di un altro
ministro ordinato o istituito in
Chiesa o in Sacrestia. Per esempio è
un abuso liturgico pensare che il
Sacerdote celebrante vada a sedersi mentre i Ministri straordinari distribuiscono
la Comunione. Il Celebrante principale, infatti, deve sempre distribuire la
Comunione in prima persona, anche
quando vi sono altri concelebranti o
Diaconi o Accoliti. Come pure è inconcepibile che, alla presenza di Diaconi o
accoliti o altri sacerdoti, siano i Ministri
straordinari a distribuire la comunione!
E questo non è possibile neppure quan-
do magari altri ministri ordinati o istituiti sono in sacrestia; spetta anzitutto a
loro distribuire la comunione. Va altresì
precisato che, durante la celebrazione
della Messa, eventuali Ministri straordinari non devono indossare alcun
abito liturgico (soprattutto veli omerali, stole o simili perché sono vesti
riservate ai sacri ministri). È da ritenersi anche questo un abuso. Ancora
più grave, sempre durante la
Celebrazione, è l’uso da parte dei
Ministri di andare a prelevare il SS.
Sacramento dal Tabernacolo oppure
di andare a riporlo dopo la
Comunione. Questo non è affatto possibile durante la Messa per un Ministro
straordinario. Infine, dovrebbe essere
chiaro che non è assolutamente contemplato dalle norme liturgiche che un
Ministro straordinario possa purificare
i vasi sacri o svolgere altre mansioni
proprie del Diacono o dell’Accolito. È
utile ricordare che nei praenotanda del
Messale la figura del Ministro straordinario della Comunione non è presa proprio in esame. Vi è solo un “mandato ad
actum” in appendice al Messale che ben
precisa le condizioni e le modalità dell’incarico. Per sovvenire, allora, ad eventuali necessità pastorali stabili di una
comunità è utile piuttosto far richiesta di
un Diacono, oppure pensare alla formazione ed istituzione di eventuali Accoliti.
Stesso discorso vale a maggior ragione
per le “Liturgie domenicali sostitutive
della Messa” e per l’esposizione
dell’Eucaristia da parte di Ministri straordinari: esse devono essere, come si suol
dire, “mosche bianche”. La nostra
Chiesa locale, infatti, non vive concretamente urgenze tali da far diventare prassi ciò che potrebbe esserlo in terra di
missione. Cioè, nella nostra Chiesa esiste
una tale disponibilità di ministri ordinati
e istituiti che la straordinarietà dei
Ministri della Comunione dovrebbe
essere molto limitata e soprattutto servire allo scopo principale che è quello della
7
cura pastorale degli infermi. Alla luce di
quanto esposto, l’Ufficio Liturgico invita
ad una maggiore valorizzazione della
precisa natura del Ministero straordinario della Comunione. Ecco, allora in sintesi qui di seguito un elenco di mansioni
da svolgere e abusi da evitare da parte
dei Ministri straordinari.
Mansioni da svolgere.
•
Il Ministro straordinario può,
secondo le indicazioni del proprio
Parroco, sempre portare la
Comunione agli infermi con cura,
senza fretta e con devozione, cercando sempre di confortare chi è nel
dolore (è questo il fine principale del
Ministero).
•
Il Ministro straordinario può
aiutare a distribuire la Comunione
durante la Messa ma solo in determinate circostanze.
•
In casi molto particolari e
sporadici, il Ministro straordinario
può esporre il SS. Sacramento nelle
forme e modalità previste dal relativo
rituale.
•
Il Ministro, in casi del tutto
straordinari ed eccezionali, può
guidare una Liturgia della Parola e
distribuire in essa la Comunione.
Abusi da evitare.
•
Il Ministro straordinario non
può esercitare il suo ministero in altra
Parrocchia o Diocesi.
•
Il Ministro straordinario non
può distribuire la Comunione durante
la Messa se non vi è vera necessità e se
vi sono altri Ministri.
•
Il Ministro straordinario non
può assolutamente svolgere alcuna
mansione liturgica riservata ai Ministri
ordinati o istituiti né indossare alcun
abito liturgico.
•
Il Ministro straordinario non
può abitualmente guidare Liturgie o
Esposizioni dell’Eucaristia.
Don Francesco Melito
Direttore Ufficio Liturgico
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
8
Pagina
ACCOGLIAMO CON STUPORE IL MIS
Messaggio natalizio
alla Chiesa Beneventana
di Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Andrea Mugione
GESÙ: PAROLA FATTA CARNE
1. L’Evangelista Luca, con una narrazione sobria e
solenne al tempo stesso, ci invita a contemplare e
ad accogliere il mistero della Parola fatta carne.
L’angelo del Signore lo comunica ai pastori: “questo
per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che
giace in una mangiatoia”. La risposta dei pastori:
“Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che
il Signore ci ha fatto conoscere … Essi andarono senza
indugio, trovarono Maria, Giuseppe e il bambino … E
dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro …. Poi se ne tornarono, glorificando e lodando
Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Lc 2, 8 20).
2. L’Evangelista Matteo racconta la visita dei Magi
che giunsero da Oriente e domandarono del Re dei
Giudei. “Essi provarono una grandissima gioia … Entrati
nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre, e prostrati lo adorarono … E per un’altra strada fecero ritorno
al loro paese (Mt 2, 11-12).
Il Natale è innanzitutto contemplazione di Cristo,
Parola Eterna del Padre. E’ Lui il più grande dono,
la più bella grazia a noi donata: “E’ apparsa la grazia
di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2,
11).
• In Gesù si manifestò l’amore di Dio Padre.
In Gesù Dio Padre rende partecipe l’uomo
della sua vita divina. Gesù si è incarnato ed è
entrato nella storia dell’umanità per restarci
fino alla fine del mondo. E’ entrato nel tempo
e nella storia, per redimere il tempo e la storia,
caricandola di eternità e di salvezza. Il Figlio di
Dio si è fatto compagno di ogni uomo. Si è
unito ad ogni uomo assumendone le gioie e le
sofferenze, rispondendo alle domande ed
inquietitudini dell’uomo di ieri e di oggi.
• E’ Lui che dà senso alla vita e alla storia. La
vita non è un cammino verso il nulla ma è un
movimento verso la casa paterna; è un cammino verso l’incontro definitivo con il Padre.
• Dio Padre è la sorgente e la meta della vita.
Gesù Cristo è la via per arrivare alla meta. Lo
Spirito Santo è la forza per percorrere la strada verso l’eternità.
3. Impariamo dai pastori e dai magi,
“primi discepoli del Signore”, a contemplare con occhi limpidi e pieni di
stupore, il grande evento dell’incarnazione del Figlio di Dio. Essi hanno
cercato, conosciuto e riconosciuto
Gesù Cristo. Dopo l’annuncio dell’angelo, essi sono andati a contemplare il
volto di Dio fatto uomo. Anche noi
siamo invitati a incontrare Cristo Gesù
e a incamminarci con Lui, mettendoci
alla scuola del Divin Maestro. Non si
tratta di studiare una nuova dottrina, ma di conoscere vitalmente, sperimentalmente, in tutta la pienezza, la Persona che è Gesù Cristo, vissuto, morto
e risorto per la salvezza eterna degli uomini. “E’ un
Gesù da conoscere, da amare, da imitare, da seguire per vivere in Lui la vita trinitaria e per trasformare con Lui la storia fino al suo compimento” ( Cfr. Novo Millennio
Ineunte n° 29).
Gesù: Parola che salva
4.
Dio si è compromesso con noi nell’
Incarnazione. Gesù è con noi, sta in noi, è venuto e
viene per noi. Il nostro tempo è pieno, carico della
presenza di Dio perché Cristo è venuto e rimane
con noi per salvare il suo popolo. Anche il cristiano
continua ad avere ancora bisogno di liberazione e di
salvezza perché oppresso dal male, dal peccato, dal-
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
9
STERO DELLA PAROLA FATTA CARNE
l’odio, dalla violenza, dall’empietà, dall’ingiustizia,
dalla morte. La via d’uscita da tutte queste forme di
male rimane l’ascolto della Parola di Gesù, l’osservanza dei suoi comandamenti:”Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
Lui” (Gv 14,23). Occorre porsi alla scuola del divin
Maestro. Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’ omelia pronunciata il 26 ottobre u. s. durante la celebrazione conclusiva della XII Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha ribadito: “l’importanza di ascoltare la Parola ed
incarnarLa nell’esistenza personale e comunitaria”.
so. E dove andiamo noi, se non da Lui? E per mezzo
di quale via andiamo da Lui, se non attraverso Lui?
Egli va a se stesso attraverso se stesso: noi andiamo a
Lui per mezzo di Lui” (Cfr. Trattato su Giovanni n.
49,2) … “Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che
ti dice: in primo luogo: Io sono la Via. Prima di dirti
dove andare, ha premesso per dove devi passare «lo
sono» disse «la Via». La via per arrivare... Dove?...
Alla verità e alla vita. Prima ti indica la Via da
prendere, poi il termine dove arrivare... Rimanendo
presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della
nostra carne, è diventato la Via. Non ti devi affaticare a cercare la via... La Via stessa è venuta a te, e tu
svegliati dal sonno... pigro, alzati, alzati e cammina”
(Cfr. Sermone 14 1,4).
Gesù: Parola di verità
5. Cristo si è a noi rivelato come l’unico e
vero Maestro dell’umanità. Il termine
maestro ricorre 58 volte nel Nuovo
Testamento, di cui 48 nei Vangeli. Cristo è
Maestro di tutte le rivelazioni, verità e
norme a noi date. Lui parla alla mente, alla
volontà, al cuore dei suoi discepoli. Noi tutti siamo
chiamati alla sua scuola, siamo chiamati a ricalcare
le sue orme. Egli è la Via, Verità, e Vita. Così nel
discorso di commiato si è rivolto agli Apostoli:
“vado a prepararvi un posto ma ritornerò e vi prenderò con
me perché siate anche voi dove sono Io. E del luogo dove Io
vado, voi conoscete la via” Gli disse Tommaso: “Signore non
sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via? Gli
disse Gesù «lo sono la via, la verità e la vita». Nessuno viene
al Padre se non per mezzo di me” (Cfr. Gv 14,2-6).
Tommaso dice di non conoscere né il luogo dove
egli va nè la via per andarci.
Commenta S. Agostino:
“Era necessario che dicesse: «Io sono la via, la verità e
la vita», perché, una volta conosciuta la via, restava da
conoscere dove quella via portava. E con quelle parole
egli indica che la via porta alla verità e alla vita. In
altre parole, egli andava a se stesso, attraverso se stes-
Davanti a Gesù che si rivela e si manifesta come il
Dio che salva, l’uomo è chiamato a scegliere, a decidersi. Nell’intimo della coscienza, ogni uomo desidera un Salvatore. C’è chi si apre a Lui, lo cerca, lo
riconosce e lo segue. Purtroppo c’è anche chi si
chiude e lo rifiuta.
Gesù: Parola d’amore
6. Dopo la contemplazione di Gesù, i pastori e i
magi si sono messi in cammino come testimoni del
Suo amore e come annunciatori della Sua gioia. La
contemplazione di Gesù, durante questo periodo
natalizio, ci faccia prendere maggiore coscienza
della missione affidata anche a noi cristiani di essere Suoi testimoni credibili e annunciatori della Sua
pace. Nostro compito è parlare di Gesù, far vedere
Gesù, portare al mondo Gesù Cristo Via, Verità e
Vita, per introdurLo nel cuore di ogni uomo, nella
vita dei bambini, di tutti i giovani, delle famiglie,
della nostra comunità, nel cuore della Chiesa e nella
nostra società, con l’impegno di preparare un
mondo nuovo, una epoca nuova. Il Santo Padre
Benedetto XVI, nella già citata omelia tenuta durante la celebrazione conclusiva del Sinodo dei
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
10
Pagina
Vescovi, ci ha ricordato che: “compito prioritario della
Chiesa, all’inizio di questo nuovo millennio, è innanzitutto
nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l’impegno
della nuova evangelizzazione, dell’annuncio nei nostri tempi.
Occorre ora che questa esperienza ecclesiale sia recata in ogni
comunità; è necessario che si comprenda la necessità di tradurre in gesti di amore la parola ascoltata, perché solo così
diviene credibile l’annuncio del Vangelo, nonostante le umane
fragilità che segnano le persone. Ciò richiede in primo luogo
una conoscenza più intima di Cristo ed un ascolto sempre
docile della sua parola”.
rando un egoismo duro e a volte violento
• Auspichiamo più corresponsabilità per
superare tutti insieme le tante emergenze.
• Chiediamo più accoglienza e solidarietà
per attuare progetti e programmi che non svaniscano.
• Preghiamo affinché tutti trovino il
Salvatore che stanno cercando tra le tante
oscurità e difficoltà della vita.
• Aiutiamo coloro che non sono riusciti a
scoprirlo e a incontrarlo neppure nel sofferente, nell’ammalato, nel disoccupato, nel disperato, nell’uomo solo e nell’anziano. Nessuno
rimanga indifferente. Nessuno può essere
sostituito in questa missione. Gesù conta su di
noi, sulla nostra collaborazione. Dobbiamo
avere il coraggio di parlare di Cristo e di testimoniare la nostra fede in Cristo che è Via di
felicità, che è Verità liberante, che è Vita e
gioia nel tempo e nella eternità.
7. L’annuncio del vangelo, la evangelizzazione affidata a tutti i cristiani, non è riconducibile solo alla
conoscenza del messaggio o finalizzato soltanto a
porre i segni sacramentali della grazia divina. La
“nuova” evangelizzazione deve assumere un carattere salvifico ed esistenziale. Si tratta di testimoniare l’amore di Dio agli uomini del nostro tempo, promuovendo e migliorando le condizioni di ogni vita
umana. La evangelizzazione ci impegna in un processo di educazione e di autoformazione continuo 9. Ci affidiamo a Maria, Madre di Gesù e Madre
e permanente, in un annuncio capace di incarnarsi nostra. Riascoltiamo e accogliamo il suo invito:
in tutto il tessuto socio-culturale-religioso della
nostra comunità, a tutti i livelli.
8. Vi è una società da rinnovare nella convivenza
civile e fraterna, vi è una umanità da rieducare, da
amare e servire. Il Natale di Gesù ci avvicina ancora di più ai tanti malesseri, alle sofferenze, agli affanni attuali della umanità, alle molteplici povertà della
nostra società. Tutti dobbiamo farci carico delle
situazioni difficili e pur ammettendo che ciò ci
riesce difficile, siamo certi che il Natale ci renderà
più speranzosi per affrontarle. Chiediamo ai cristiani in particolare, oltre che agli uomini di buona
volontà, un maggiore impegno a favore del bene
comune perché essi hanno dentro le aspirazioni e le
motivazioni di fondo per le soluzioni dei tanti problemi che affliggono la nostra società.
• Dobbiamo superare i momenti di tensione,
di sfiducia, di stanchezza, di disperazione.
• Abbiamo bisogno di autentica fraternità e
reciproca accettazione abbattendo e supe-
VENITE, FATE QUELLO
CHE IL MIO FIGLIO VI DIRA’.
RIANDATE DA MIO FIGLIO
GESU’ CRISTO.
RIPARTITE CON GESU’ FIGLIO DI DIO,
“dal quale allontanarsi è cadere,
al quale rivolgersi è risorgere,
nel quale rimanere è stare saldi,
al quale ritornare è rinascere,
nel quale abitare è vivere”
(S. Agostino, soliloqui I, 1./3)
Vi benedico tutti con animo paterno
† Andrea Mugione
Arcivescovo Metropolia di Benevento
Dal Palazzo Episcopale, 10 dicembre 2008
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
11
IL CONSENSO DEGLI SPOSI SULL’ALTARE È IRREVOCABILE
MATRIMONIO CANONICO E FAMIGLIA
P
arlare di matrimonio è lo
stesso che parlare di famiglia, è lo stesso che parlare della stabilità del vincolo e del bene dei figli,
minori che siano, sia pure
nati dall’unione di coniugi di diversa estrazione
religiosa.
Il termine matrimonio ha
origine latina, da matris
munium, l’ufficio della madre, le particolari cure della donna alla generazione ed alla prima educazione dei
figli, e la sua genesi non è umana ma
divina, come si legge nella A.T. (Gen
2,23): “Relinquet homo patrem suum et
matrem, et adhaerebit uxori suae, et erunt
duo in carne una.”. Il racconto della
Genesi narra la conclusione del
patto matrimoniale davanti a Dio, un
patto che è, pertanto, divino, non
una qualsiasi convenzione tra un
uomo e una donna, è religioso solennemente giurato, impegna per tutta
la vita e Dio stesso è testimone e
garante dell’impegno e del vincolo
che scaturisce da un tale giuramento.
Gesù lo ha esplicitamente riconfermato: “Non avete letto che il Creatore da
principio li creò maschio e femmina e disse
‘per questo lascerà l’uomo suo padre e sua
madre e si unirà alla sua moglie e saranno
due in una sola carne?’ Dunque, l’uomo
non divida quello che Dio ha congiunto.”
(Mt 19,4-10). L’attuale Codice di
Diritto canonico ne dà l’enunciato
proprio del Concilio (GS 48) e ne
afferma le idee fondamentali, come
istituzione naturale e come
Sacramento, infatti recita: “Il patto
matrimoniale, con cui l’uomo e la donna
stabiliscono tra loro la comunità di tutta la
vita, per sua natura ordinata al bene dei
coniugi ed alla procreazione ed educazione
della prole, tra i battezzati è stato elevato
da Cristo Signore alla dignità sacramentale.” (can. 1055). Il matrimonio è,
quindi, un patto, un’alleanza, un foedus, termine misterioso e pieno di
fascino, realtà giuridica della cultura
ebraica e conosciuto bene dai romani in senso positivo di mutua difesa, o
mutuo aiuto tra alleati ed in negativo,
come un’alleanza imposta ad un altro
popolo, vinto. Oggi la nostra gente
chiama l’anello nuziale appunto
“fede” che, in effetti traduce il termine “foedus”, un simbolo di una mistica unione, dalla quale mai ci si separa.
Il matrimonio cristiano è sinonimo
di fede giurata, data e ricevuta, non è
un semplice impegno umano ma si
inserisce nel piano di Dio sull’umanità intera, al quale Dio stesso chiama a far parte secondo le regole che
lui stabilisce. Il matrimonio canonico è consortium totius vitae,
comunità coniugale di
vita, piena, completa,
totale ed esclusiva, ha
come fine oggettivo, il
cosìddetto finis operis ex
natura rei, il bene dei
coniugi che comporta il
mutuo sostegno e l’integrazione di due persone,
radicalmente diverse per
sesso ma complementari perché si
donano e si accettano reciprocamente, per
costituire il matrimonio.
La generazione ed educazione
della prole è l’altro fine proprio ed
essenziale, nel senso che il matrimonio è ordinato ad essa e gli conferisce un significato più pieno ed una
ricchezza più profonda, ne rafforza
l’amore coniugale ed il suo coronamento.
Il Codice canonico, poi, determina la
struttura essenziale del matrimonio
nelle due proprietà dell’unità, o fedeltà, e della indissolubilità che rende
stabile il vincolo per tutta la vita, per
cui il sì, il consenso dato dagli sposi
sull’altare, è irrevocabile, soprattutto
in ragione del Sacramento (can.
1056). Il bene dei coniugi, o amore-conversione, la fedeltà, o fascino “per sempre”, la indissolubilità, o verità del desiderio, l’apertura alla fecondità, o frutto
dell’amore, sono la realtà più profonda della famiglia cristiana che, di
certo, per tali contenuti non è affatto
costruzione sociologica casuale, ma
nel mondo civile è istituzione sociale
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
12
Pagina
e cellula primaria che assicura la continuità biologica della specie.
Nell’ordinamento canonico non vi è,
dunque, alcuno spazio per modelli
diversi od alternativi di famiglia
rispetto a quello fondato su valido
matrimonio, corrispondente all’istituzione voluta dal Creatore. Ogni
altra realtà umana od istituzionale
che non si concreta nel matrimonio,
anche se ha ricevuto una qualche
forma di riconoscimento a livello di
società civile, o in altri ambiti, non è
idonea a costituire una vera famiglia.
La prima tutela nei diversi momenti
della vita della famiglia, dalla fase
preliminare di preparazione degli
sposi sino a tutto il suo svolgimento,
specialmente nei momenti di difficoltà sul suo cammino, riguarda l’azione pastorale dei vescovi e dei parroci a cui la legislazione canonica ha
cercato di prestare maggiore impulso. Il Codice indica i mezzi ed i
tempi della cura pastorale, dalla preparazione remota, prossima ed
NOTIZIE
immediata, all’accompagnamento
pastorale dei coniugati e della famiglia nel delicato equilibrio tra diritto
e responsabilità coniugali: osservando e
custodendo con fedeltà il patto coniugale
(can. 1063). A ciò “sono tenuti i pastori
di anime”, anticipa questo canone ed
è una obbligazione giuridica che
richiede anche un ampio e consapevole coinvolgimento dei fedeli laici,
in quanto tutta la Comunità ecclesiale deve sentirsi obbligata in solidum
a tutelare e promuovere la stima e la
dignità dello stato matrimoniale,
della famiglia. L’assistenza che la
Comunità deve assicurare ai fedeli
non è generica ma specifica, in quanto deve contribuire alla difesa dei
valori del matrimonio, quali la stabilità contro le separazioni e il divorzio, l’unità contro l’infedeltà, la prole
contro le pratiche anticoncezionali
ed abortistiche.
Il dovere dell’assistenza è imposta
dal Codice canonico nei termini di
una pastorale post matrimoniale per
dare l’aiuto necessario, o indispensabile, a condurre una vita familiare
“ogni giorno più santa e più intensa”
(can. 1063, §4). Quando le difficoltà
della vita familiare si fanno più acute
sino a sfociare nella rottura della
convivenza, la legislazione si preoccupa di regolamentare il delicato
momento, orientata fortemente
verso la ricostruzione dell’unità e
raccomanda intensamente la carità
cristiana per il bene della famiglia, il
perdono alla parte adultera, di condonare la colpa ed a non protrarre in
perpetuo la separazione (cann. 1152
e can. 1154). In tale contesto il
matrimonio canonico, espressione
sicura ed efficace della famiglia, è il
presidio di un valore oggettivo inalienabile, contro una falsa e subdola
concezione della persona, dei suoi
diritti, della sua libertà, delle sessualità e, infine, del rapporto dinamico e
creativo tra persona e società, tra
bene personale e bene comune.
Giuliano De Cesare
CERIMONIA NELLA BASILICA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE
Tre seminaristi sono stati ordinati diaconi
Nella Basilica della Madonna delle Grazie in Benevento, il 7
dicembre, sono stati ordinati diaconi tre seminaristi.
Pierpaolo Marucci è di Baselice e ha fatto un’esperienza
missionaria in Brasile nell’estate 2006. Attualmente svolge il
ruolo di assistente-animatore dei ragazzi della scuola media
presso il seminario di Benevento. Giovanni Umberto
Mastronardi, proveniente dalla diocesi di Bari, ha sempre
Giovanni Umberto Mastronardi
manifestato un’indole buona e disponile. Ha svolto il suo
primo ministero pastorale presso la parrocchia di Santa
Maria di Costantinopoli in Benevento. Umberto Oliva di
Montesarchio è entrato in seminario presentato dal parroco
“pro tempore” il compianto don Michele Brevetto. Già da
seminarista ha collaborato con il parroco della SS. Trinità in
Montesarchio.
Pierpaolo Marucci
Umberto Oliva Zucaro
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
13
LA TESTIMONIANZA DELLA FIGLIA DI UNA VITTIMA DELLE B.R.
AL SEMINARIO DI BENEVENTO
IL RICORDO DI WALTER TOBAGI
Nell’ambito degli incontri culturali organizzati dalla giornalista Enza Nunziato, sabato 8
novembre l’auditorium Giovanni Paolo II ha
ospitato Benedetta Tobagi, figlia di Walter
Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso dalle brigate rosse. L’incontro si è aperto
con la lettura di due lettere, la prima di
Walter Tobagi indirizzata alla figlia, con in
sottofondo la canzone Imagine, la seconda,
scritta da Enza Nunziato immedesimatasi
nello stato d’animo di Benedetta, sintesi del
desiderio legittimo e naturale di una figlia,
desiderio che si infranse bruscamente nel
percorso della storia. Con Benedetta Tobagi
sfioriamo una parte della nostra storia non
molto passata: uomo di vasta cultura,
Tobagi, proprio in virtù della libertà che animava i suoi scritti, nel capire la società e cercare di migliorarla è andato incontro alla
morte. Walter Tobagi aveva soli 33 anni
quando fu assassinato, ed era già inviato su
temi molto importanti. Nutriva un’unica
grande passione e su questa aveva improntato la sua carriera, fin dagli anni del liceo,
quando si era subito occupato della contestazione ed in seguito del terrorismo, impegnandosi, nel contempo, nel sindacato. La
sua carriera fu freddata dal colpo di un mirino, in quanto rappresentante di quel mondo
NOTIZIE
progressista colpito sistematicamente dal
terrorismo. Difatti, la sera del 27 maggio presiedeva un incontro in cui si discuteva di un
giornalista incarcerato per aver scritto un
articolo sul terrorismo. Ben vediamo, dunque, come in quell’epoca chi cercava di esprimersi era aggredito, non sussisteva quella
libertà che Tobagi ricercava. La sua ambizione professionale cominciò a fiorire quando
la sua famiglia si trasferì al nord, dove in un
primo momento, a soli 8 anni, il giornalista
trovò difficile ambientarsi. I suoi genitori lo
iscrissero al miglior liceo classico di Milano,
al liceo Parini, dove strinse amicizia con un
altro ragazzo, con cui condivideva le umili
origini. E, non a caso, erano soliti chiamarsi
tra di loro con l’appellativo di populares, nella
distinzione con altri ragazzi di classe sociale
più elevata. Al Parini veniva pubblicato un
giornalino di discreto successo, la Zanzara, su
cui Tobagi, da cattolico e socialista quale era,
si cimentò nella scrittura, però da non tesserato, in quanto non riteneva opportuno che un
giornalista appartenesse ad un determinato
partito politico: il lavoro, a suo avviso, era l’unico strumento valido per migliorare la
società. Terminato il liceo, le sue ideologie
erano già delineate. Arrivò all’Università La
Cattolica nel 1968, epicentro in quel periodo
della ribellione scaturita dalla domanda per la
riforma della struttura, protesta che si unì a
quella degli operai nell’autunno caldo. In
questa stagione di lotte sindacali, attenuatesi
nel 1970 con l’approvazione dello statuto dei
lavoratori, Walter Tobagi pubblicò il suo
primo libro. Osservò che si stava liberando
un potenziale progressivo insito già nella
società, indubbiamente, bisognosa di essere
spronata; nello stesso tempo colse l’esistenza di opuscoli che sposavano il marxismo,
dunque un’ideologia passata. Tentò di osservare la rivoluzione di cui si facevano fautori
questi gruppi e cercò di constatare la prevalenza degli estremisti nel movimento, il che,
come ci racconta la storia, purtroppo accadde. Il terrorismo rosso, in realtà, si affacciò
sullo scenario della rivolta nel 1972, all’assassinio del commissario Calabresi, accusato di
aver ucciso un anarchico. Quando le brigate
rosse cominciarono a colpire, la maggior
parte dei giornalisti parlarono di sedicenti, di
neo-fascisti, travestiti ed estremisti di sinistra,
nel frattempo Walter Tobagi, a soli 23 anni,
intervenne sull’esigenza di condannare la
violenza di entrambi le matrici. Possiamo,
allora, concludere che è in questo periodo i
terroristi furono una risposta fallimentare
alla decadenza e alla corruzione dello Stato,
individuata dalla stessa magistratura. Oggi,
nel frattempo, lo Stato e le sue regole sono
ciò che garantisce la civiltà. Dobbiamo, dunque, sì schierarci da parte dello Stato, ma
come modello propositivo.
Letizia Rillo
ADORAZIONE CONTINUA
Parrocchia Spirito Santo: preghiera e comunione
Nella parrocchia dello Spirito Santo, alla periferia della città di
Benevento, si svolgono molteplici incontri settimanali di preghiera. Inoltre, nella cappellina accanto alla chiesa, si ha la possibilità
di adorare Gesù vivo e vero nell’Eucarestia ogni ora del giorno e
della notte. Ai fedeli piacerebbe poter realizzare l’Adorazione
continua, anche se però non si è riusciti ancora a coprire tutte le
ore notturne, ma solo tutte quelle diurne. Il giovedì sera i membri della Comunità “Maria Madre della Misericordia”, un’associazione privata di fedeli di tutti gli stati di vita, si incontrano per la
recita del santo Rosario e per la celebrazione della Messa.
Durante questo incontro si prega per tutti i sacerdoti del mondo
e in particolare per quelli adottati dai membri della Comunità
stessa. Il venerdì sera ha luogo un incontro di preghiera aperto a
tutti, durante il quale si fa Adorazione del Santissimo Sacramento
guidata dal sacerdote, con ringraziamenti a Dio Padre, canti di
lode e lettura delle Sacre Scritture; al termine vi è la celebrazione
della Messa, all’interno della quale il sacerdote fa anche una breve
catechesi. Il primo sabato di ogni mese ha luogo la recita del
Rosario e l’Adorazione rivolta soprattutto a bambini e ragazzi: si
cerca di avvicinarli a Dio spiegando loro quanto Egli fa per i suoi
figli ogni giorno, anche attraverso cose materiali e non soltanto
spirituali, presentando Dio come un padre misericordioso e ricco
d’amore. Durante il resto della settimana si tengono gli incontri
per coloro che hanno il desiderio di far parte della Comunità: il
cammino di formazione dura circa 4 anni, ma l’entrata in
Comunità non rappresenta un diritto, così come non rappresenta un diritto neanche la permanenza, proprio per questo l’impegno si rinnova annualmente. Nel corso di questi anni di formazione i catechisti spiegano qual è lo spirito della Comunità e le
conseguenza dell’adesione. Linea guida di tutte le attività parrocchiali, come si può notare, sono l’amore e la misericordia di Dio
e della Vergine Maria.
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
14 Pagina
DIARIO
ARCIVESCOVO
12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009
VEN. 12
H.
10.00
CONVEGNO SULLA CENTESIMUS ANNUS
CENTRO
“LA PACE”
H.
20.30
MESSA CON I GIOVANI
PARROCCHIA
SS. ADDOLORATA
SAB. 13
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
H.
19.00
PRESENTAZIONE LIBRO
MOLINARA
H.
21.30
VEGLIA DI PREGHIERA
BASILICA
MADONNA
DELLE
GRAZIE
DOM 14
H.
9.30
RITIRO USMI
ISTITUTO ORSOLINE
LUN. 15
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
MAR. 16
H.
7.00
SANTA MESSA
SEMINARIO
H.
9.30
INCONTRO FORANIA
PIETRASTORNINA
H.
18.30
CRESIME
PARROCCHIA
S. MODESTO
MER 17
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
H.
17.00
PRESENTAZIONE LIBRO
SEMINARIO
H.
9.30
INCONTRO FORANIA
ZONA CAUDINA
H.
17.00
INCONTRO CON I DIACONI
EPISCOPIO
H.
18.30
SANTA MESSA
SEMINARIO
VEN. 19
H.
10.30
SANTA MESSA
OSPEDALE CIVILE
SAB. 20
H.
10.00
VISITA REPARTO PEDIATRICO
OSPEDALE CIVILE
DOM. 21
H.
18.00
SANTA MESSA
PANNARANO
LUN. 22
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
H.
12.00
AUGURI DELLA CURIA
EPISCOPIO
MAR. 23
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
MER. 24
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
SAB. 27
H.
16.30
CONVEGNO
SAN LUPO
GIOV. 18
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
Pagina
DIARIO
ARCIVESCOVO
12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009
LUN. 29 – MER 30
CONVEGNO MISSIONARIO REGIONALE
ALBERI
GIOV. 31
UDIENZE
EPISCOPIO
H.
9.30
GENNAIO 2009
VEN. 02
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
SAB. 03
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
DOM. 04
H.
11.00
INIZIO MINISTERO DON LIONETTI
MONTAPERTO
LUN. 05
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
MER. 07
H.
9.30
UDIENZE
EPISCOPIO
GIOV. 08
H.
9.30
RITIRO DEL CLERO
SEMINARIO
AGENDA
12 dicembre 2008 – 8 gennaio 2009
VENERDÌ 12 DICEMBRE
MESSA CON I GIOVANI
PARROCCHIA
SS. ADDOLORATA
DOMENICA 14 DICEMBRE
LUNEDÌ 22 DICEMBRE
RITIRO USMI
H.
20.30
SUORE ORSOLINE
H.
9.30
SALA VERDE
H.
12.00
H.
9.30
ISTITUTO
AUGURI DELLA CURIA
ALL’ARCIVESCOVO
GIOVEDÌ 01 GENNAIO
GIORNATA MONDIALE PER LA PACE
MARTEDÌ 06 GENNAIO
GIORNATA MONDIALE PER L’INFANZIA MISSIONARIA
GIOVEDÌ 08 GENNAIO
RITIRO DEL CLERO
SEMINARIO
ARCIVESCOVILE
CRESIME
MARTEDÌ 16 DICEMBRE
SABATO 03 GENNAIO
PARROCCHIA SAN MODESTO
CATTEDRALE
H.
18.30
H. 10.45
15
ChiesaInforma - Dicembre 2008 Anno II - n° 16
16 Pagina
UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI
LITURGICHE DELL’ARCIVESCOVO
CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI
PRESIEDUTE DALL’ARCIVESCOVO METROPOLITA
S. E. REV.MA MONS. ANDREA MUGIONE
Dicembre 2008 – Gennaio 2009
24 MERCOLEDÌ
Solennità del Natale del Signore
Basilica Madonna delle Grazie, ore 24.00
Santa Messa della Notte
25 GIOVEDÌ
Supplemento a
Solennità del Natale del Signore
Casa circondariale di Benevento, ore 08.30
Santa Messa del giorno
Basilica Madonna delle Grazie, ore 10.30
Santa Messa del giorno
28 DOMENICA
Periodico
di impegno religioso
socio-culturale
A cura dell’Ufficio
Comunicazioni Sociali
Benevento
Direzione e Redazione:
Piazza Orsini, 33 (Bn)
Tel. 0824 323326
Fax 0824 323344
[email protected]
www.diocesidibenevento.it
°°°
Stampa
MB Modulistica
Beneventana s.r.l.
Zona Ind.le Pezzapiana (Bn)
Tel/Fax 0824 54189
Email: [email protected]
Festa della Santa Famiglia di Nazareth
Parrocchia S. Maria di Costantinopoli, ore 18.00
Santa Messa e conferma impegni vita matrimoniale
31 MERCOLEDÌ
Basilica Madonna delle Grazie, ore 18.00
Primi Vespri di ringraziamento per l’anno trascorso
GENNAIO 2009
1 GIOVEDÌ
Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio
XLII Giornata Mondiale della Pace
Basilica Madonna delle Grazie, ore 10.30
Santa Messa
6 MARTEDÌ
Solennità dell’Epifania del Signore
Basilica Madonna delle Grazie, ore 18.00
Santa Messa
11 DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
Progetto grafico
e impaginazione
Daniele Leone
Festa del Battesimo del Signore
Parrocchia S. Maria di Costantinopoli, ore 11.00
Santa Messa e Battesimo dei Bambini
Scarica

Anno II - N° 16 Dicembre 2008