END Milano Giornalino dell'Équipes Notre Dame - Settore di Milano Anno 18° n° 2 - Giugno 1999 Verso l'estate Primavera, tempo di bilanci... In fretta, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese questo primo anno da responsabili di Settore se ne è andato. Abbiamo avuto in consegna dai Casalone, oltre ad un paio di quintali di carte, un Settore fortemente cresciuto di numero, con la necessità di ampliare notevolmente l'équipe di Settore, costituita attualmente da 9 coppie. Abbiamo iniziato, in settembre, l'anno di lavoro con il ritiro spirituale predicato da padre Giuseppe Oltolina, sui doni dello Spirito. E' seguito poi l'incontro col Card. Carlo Maria Martini ad Eupilio, incontro che ha segnato fortemente il prosieguo del nostro anno: l'importante riconoscimento dei carismi del nostro movimento si è legato profondamente al "grido di dolore" della Chiesa tutta di fronte ai guasti tremendi che il secolarismo dilagante sta producendo nell'istituzione famiglia. Il messaggio ci è parso chiarissimo: chi ha ricevuto i doni e poi, soprattutto, ha saputo metterli a frutto si deve far carico del problema. In che modo? Sarà lo Spirito a dircelo, a farci capire, a renderci "medici pietosi" nella cura e nella prevenzione. Desideriamo quindi far nostro l'invito che don Silvano Caccia ha fatto pochi giorni fa all'équipe regione: attiviamoci nella preghiera per le famiglie in difficoltà. Nel mini ritiro di Settore della quaresima don Maurilio ci ha proposto la meditazione sul nostro incontro di coppia col Ritiro Spirituale per le coppie del nostro Settore 11 - 12 settembre 1999 Tema: Dio Padre ci chiama sempre Padre, tema che riprenderemo nel ritiro di settembre. Al settore abbiamo dedicato tutto l'entusiasmo dei neofiti, applicando le tecniche di organizzazione e di comunicazione messe a disposizione dal computer: siamo consapevoli che questo, anche se è quello che appare, è il meno. La parte più importante è fatta di attenzione, ascolto, preghiera: e qui ci è difficile garantire di aver fatto del nostro meglio. Nel fare il bilancio del vostro anno, ritagliate un piccolo spazio anche per noi due e diteci, in clima di carità fraterna, dove abbiamo mancato: sarà per noi il modo per evitare di inorgoglirci e per cercare di migliorare per il futuro. Ringraziamo tutti per l'impegno e per la generosità profusi per il movimento, nei momenti "forti" e nella quotidianità. Ci prepariamo alle vacanze, a quel periodo che per tanti di noi, presi dal turbine della vita quotidiana, e di quella milanese in modo del tutto particolare, è di ricupero della vera vita di famiglia: più tempo per il dialogo, la condivisione, più tempo anche per la preghiera. Chiediamo insieme al Signore che l'estate che arriva ci faccia crescere: le occasioni, fra le quali mettiamo anche le proposte del movimento (sessione nazionale, ritiro spirituale), non mancano di certo. L'augurio, di cuore, a tutti è di saperle cogliere. Non isoliamoci! Buone (e sante) vacanze a tutti. Paolo e Lidia Avesani 2 - Giugno 1999 END milano Quanti fallimenti!... L'eredità di padre Henri Caffarel riscoperta nei suoi scritti Una constatazione dolorosa, veramente sconfortante, si impone a chi ha alle sue spalle ormai molti anni di vita sacerdotale: quante defezioni! Partenze gioiose e piene di promesse... E dopo venti anni? Quanti fallimenti segreti o pubblici: un militante era ammirevole per la sua generosità per anni interi, eccolo ora annoiato, scettico, impantanato nel compromesso; in una coppia esempio di spiritualità coniugale, si introduce l’adulterio; un’altra, pilastro della sua parrocchia, vide i suoi figli maggiori impazienti di liberarsi dalla tutela e dalla religione della famiglia. E tanti e tanti altri nei quali il fervore dell’amore e della fede ha lasciato il posto all’abitudine malinconica, a una tiepida mediocrità. Tiepida, la parola mi è proprio venuta spontaneamente. Mi ricorda un passaggio dell’apocalisse. Mi ha colpito il fatto che soltanto mezzo secolo dopo la morte di Gesú Cristo i fedeli si lasciavano andare, di già!... “Conosco le tue opere, dice Cristo, e so che tu non sei né freddo né caldo. Tu non sei né freddo né caldo! Sei tiepido ed io ti vomiterò dalla mia bocca” (apoc. 3, 15-16). Dinanzi a queste defezioni che si moltiplicano, il moralista scivolerebbe nello scetticismo, amaro o bonario secondo il suo temperamento. Vedrebbe in questo fatto una prova dell’ineluttabilità della legge di gravità che trae alla terra tutte le cose e anche gli slanci piú promettenti. Ma il sacerdote di Cristo non può trarre queste conclusioni. Sa che la traiettoria della vita umana deve tendere alla santità e non ricadere nella mediocrità. “ Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli “. Egli allora ricerca an- siosamente la causa di tante cadute. La spiegazione mi pare chiara. Come l’organismo fisico si altera quando i suoi bisogni essenziali non sono soddisfatti (privato d’acqua, si disidrata rapidamente; di nutrimento, si anemizza; se fa difetto il sonno, lo attende la depressione nervosa, se manca l’os- sigeno sopravviene l’asfissia), cosí l’organismo spirituale non alimentato nei suoi bisogni vitali, deperisce: anemia spirituale, abbassamento di vitalità, perdita del gusto della vita (interiore). a dire il vero l’interessato spesso non ha coscienza della alterazione della sua salute morale. Ma appena sopraggiunge una epidemia - intendo una tentazione - allora è la catastrofe. a questa brusca caduta tutti si stupiscono. In realtà solo apparentemente è improvvisa poiché si preparava da lungo tempo. Quante volte ho sentito dire: “ Da ven- t’anni questa famiglia era citata ad esempio ed ora d’un tratto... “. No, non improvvisamente, da molto tempo era in stato di minore resistenza. I bisogni dell’organismo spirituale sono numerosi. Ma mi pare urgente ricordarne tre. Gli ammaestramenti degli autori spirituali e piú ancora l’esperienza di un venticinquennio di vita sacerdotale, mi hanno convinto della loro imperiosa necessità. La nostra generazione, teoricamente, non merita il rimprovero di sottovalutare l’Eucaristia. Essa è nata alla vita cristiana all’indomani dei decreti di Pio X sulla comunione precoce e frequente. Giovani e giovinette hanno preso l’abitudine di comunicarsi la domenica e anche nei giorni feriali. Ma questi abbandonano la comunione proprio quando sarebbe loro piú necessaria! Quando occorre sormontare le difficoltà della vita coniugale, affrontare i pericoli di un impegno nella vita politica, trionfare sul materialismo dell’ambiente, essere preservati da una caduta in mezzo alla strada “che finisce per fare volontariamente per noia... perché la strada è lunga e la meta è lontana, perché si è soli e senza consolazione alcuna”. Non a caso Cristo per darsi a noi ha scelto il pane e non un cibo raro: il pane è nutrimento quotidiano. Tutti i giorni i cristiani domandano al Padre il pane indispensabile e soltanto per inconseguenza trascurano di andarlo a cercare. Forse credono di poter vivere senza mangiare! Ma vi è un altro nutrimento non meno necessario all’organismo spirituale dell’Eucaristia e piú trascurato ancora: la Parola di Dio (antico e Nuovo Testamento). abbiamo esortato i cattolici ad acquistare la Bibbia ed essi l’hanno fatto. E’ là sul loro comodino, che fa da piedistallo alla lampada da notte. Ma la aprono mai? Eppure l’amore esige espressione, scambio, comunicazione. Tra due che si amano e sono lontani, credete che l’amore resista per molto tempo se trascurano di scriversi? Il nostro amore di Dio per restare vivo esige una fede, una conoscenza vivente: “ questa è la vita eterna: che essi conoscano Te che sei il solo vero Dio “ (Giov. 17, 3). Ora il mezzo privilegiato per possedere una fede viva è di lasciare penetrare in se stessi la Parola di Dio, vivente, creatrice, ricreatrice. (..........) La preghiera non è meno necessaria. Salva dalla asfissia la nostra anima, questa “reclusa” come dice Claudel. Con la preghiera, la prigioniera ritorna all’aria libera e incomincia a respirare. La sua vitalità, nutrita dal pane della Parola e dal pane eucaristico, può infine espandersi: risponde a Dio che le ha parlato, si abbandona a Dio che si è dato. Tra Dio e l’anima si stabilisce uno scambio vivente, una comunione alla quale ogni amore aspira. E a poco a poco tutta la vita di colui che prega, perché prega, diverrà una lode. So bene quali saranno le vostre obiezioni. Innanzi tutto, come avventurarsi nella Scrittura e cimentarsi nell’orazione senza una guida? Ma sopratutto, come volete che nelle nostre giornate divorate dagli impegni di lavoro o di casa possiamo trovare il tempo anche per andare a Messa, per leggere la S. Scrittura, per pregare? Eppure trovate il tempo per mangiare e per dormire! E’ necessario. Certamente, ma tutta la questione è di sapere se voi, che rifiutate di lasciare END milano deperire il vostro fisico, avete deciso di lasciar morire di inedia la vostra anima. E se trovate normale che Dio sia praticamente escluso dalle vostre giornate. Conosco degli uomini e delle donne che un bel giorno hanno deciso di reagire. Hanno considerato la propria esistenza in funzione della loro vita cristiana e non viceversa. Ed alcuni hanno dovuto modificare profondamente il loro sistema di vita; non pretendo certo che vi siano giunti da un giorno all’altro o che il loro programma non sia mai stato sconvolto per ragioni di forza maggiore. Ma posso Giugno 1999 - 3 affermare che per questi capi d’azienda, questi medici, questi operai, queste madri di famiglia numerose - che non sono meno indaffarate di voi - la vita si è trasformata da quando l’Eucaristia, la Parola di Dio, l’orazione hanno trovato posto nella loro vita quotidiana. Per costoro non temo né il fallimento della fede né quello della famiglia. Essi sono vivi. Padre Henry Caffarel (da pensieri sull’amore e sulla grazia) Esercizi spirituali in coppia “Fare ogni anno un ritiro spirituale chiuso, di almeno 48 i mari e superare i monti, ma entra nella profondità del tuo ore, marito e moglie insieme per quanto possibile’’. cuore, perché là troverai la mia voce che ti parlerà”. (Carta delle Équipes Notre-Dame) Il ritiro spirituale non dovrebbe essere considerato come L’aiuto reciproco per andare agli esercizi un fatto o un episodio che si verifica una volta tanto ma Affinché un ritiro possa essere un “regalo meravigliocome stile ed atteggiamento di vita. E’ un momento nel so” bisogna... consacrargli ogni anno il tempo necessario, quale uno deve mettersi in ascolto di Dio. (....) 48 ore intere come minimo, e possibilmente di più¨. Come Nel ritiro spirituale prendendo contatto con la nostra riuscire a farlo? interiorità più profonda posSi tratta anzitutto di averIl nostro Settore, da tre anni a questa parte, organizsiamo scoprire le meraviglie ne la volontà. Non supereremo za un ritiro spirituale per coppie di due giorni, per del Dio vivente anche nella le difficoltà che certo si accudar modo a tutti di ottemperare facilmente all'invito nostra apparente miseria umamuleranno sulla nostra strada della Carta. na. Una volta che abbiamo se non nella misura in cui fareFare il ritiro insieme con coppie amiche ci ha preso coscienza di questa mamo lavorare tutta la nostra permesso, nei due anni passati, di cementare ancor nifestazione di Dio in noi, le ingegnosità per non mancare più i nostri rapporti, consolidandoli nella preghiera persone che ci circondano e a quell’appuntamento d’amocomune. gli avvenimenti che accadono re con il Signore. Quest'anno poi il relatore è veramente eccezionale: intorno a noi prendono un loro Ricordiamoci del periodo don Gianni Colzani, da lunghi anni consigliere di significato nuovo e ci è così del nostro fidanzamento: quanéquipe e fino all'anno scorso consigliere di équipe possibile comprenderli cristiado mai permettevamo che un Italia. Don Gianni è un biblista di chiara fama. Ed ha, namente. E’ allora che possiaqualsiasi ostacolo mandasse oltre ad un'innata e contagiosa simpatia, un grande mo sentire e capire qual’è il a monte i nostri incontri? dono: la semplicità espositiva, che garantisce estrenostro compito personale, In secondo luogo, è una ma chiarezza ed immediata trasmissione dei contequello della nostra coppia e questione di disponibilità. nuti. quello politico e sociale. Dovremo farci totalmente liUn'occasione unica da non perdere assolutamente. La verifica dell’autenticità beri, saper rinviare eventuali Il tema sarà: Dio Padre ci chiama sempre. La storia delle mie convinzioni avviene impegni, farci sostituire nel della coppia nella Bibbia e la nostra chiamata alle attraverso il confronto con la nostro lavoro, utilizzare alcusoglie del 2000. Parola di Dio e con l’esperienIscrizioni entro il 15 luglio c/o Avesani - Tel. 039ni giorni di ferie... Esiteremmo za dei miei fratelli. Il confronto 389729 a farlo per un avvenimento La quota prevista è di L. 200.000 a coppia. con l’esperienza degli altri retfamiliare, nascita, matrimonio, Nei limiti di capienza della casa l'invito è allargabile tifica e completa la mia morte?... Il Signore non ha dia coppie amiche "non END". esperienza. Nella scoperta che ritto alla stessa priorità? negli altri c’è qualcosa di simiPer molti è anche un prole al mio, posso trovare una conferma della validità della mia blema di figli: è impossibile lasciarli soli in casa, e nessuno esperienza. Il silenzio che realizzo nel ritiro spirituale non può venire a sostituirci per 48 ore! si tratta di una difficoltà: mi isola dagli altri ma mi mette in contatto con i miei fratelli; ma l’aiuto reciproco dell’équipe non può, non deve intercosì che possono essere superati i conflitti e le incompren- venire su questo punto? Certo, l’ideale sarebbe che tutti i sioni; è così che possiamo scoprire la nostra profonda membri dell’équipe facessero gli esercizi insieme: ma non unità come figli di Dio e fratelli in Cristo. (.......) è affatto un obbligo. L’essenziale è che tutti possano Il ritiro spirituale non dobbiamo però farlo diventare un trovare per una volta all’anno il tempo necessario... e episodio isolato ma tendere a farne un atteggiamento questa è una cosa che riguarda tutta l’équipe. costante della nostra vita. Riusciamo a fare durante la Gli esercizi dunque coinvolgono tutto il movimento: essi nostra giornata un po’ di silenzio interiore che serva per costituiranno un test dello spirito di aiuto reciproco che vi noi, per i nostri fratelli e per Dio? regna: aiuto materiale e aiuto spirituale. Applichiamo quanto Jahvè dice al popolo eletto nel(dai libretti verdi) l’Esodo: “Quando vuoi incontrarmi non cercare di solcare 4 - Giugno 1999 END milano Incontro delle Équipes Miste Serata del 17 Aprile Sintesi delle relazioni delle varie équipes miste sul tema: Ripartendo da Eupilio Incontrare coppie di altre équipe è ogni volta un’occasione importante perché i momenti di condivisione, ascolto, preghiera e amicizia vissuti insieme alla presenza del Signore sono sempre stimolanti ed arricchenti per tutti. Da quando il Cardinale, in occasione dell’incontro con i rappresentati delle équipe di tutta la regione Nord-Est, ci ha confessato di quanto sia preoccupato per la situazione dei matrimoni e di quanto gli stia a cuore la pastorale delle coppie in crisi, ci siamo sentiti tutti interpellati e abbiamo incominciato a riflettere insieme, come singole coppie e come Movimento, per capire cosa, con l’aiuto di Dio, possiamo testimoniare. La partecipazione alla serata delle équipe miste è stata particolarmente alta e questo significa che il tema era davvero sentito da tutti. Leggendo le relazioni degli incontri, ci sembra di poter così sintetizzare i punti salienti: - Le riflessioni sull’ Esame di coscienza sui doni dello Spirito Santo” (Lettera pastorale di Carlo Maria Martini 1997-1998) che le varie équipe hanno fatto l’anno scorso sono state molto più ricche di quanto ci si aspettava. E’ importante riconoscere in questo la presenza dello Spirito Santo perché ci ha aiutati a renderci ancora più consapevoli del grande dono di essere sposi cristiani e della responsabilità che abbiamo di mettere a frutto la grazia del nostro sacramento; - Abbiamo tutti espresso profonda gratitudine al Movimento che ci aiuta nel cammino di coppia, facendoci sperimentare quanto sia utile l’aiuto dei fratelli per non sentirsi soli quando si edificano le fondamenta del matrimonio. Entrare a far parte di una équipe è un po’ come risposarsi, riscegliersi, diventare più consapevoli che bisogna decidere di amarsi ogni giorno. - Il Cardinale, uomo dello Spirito, ci interpella: dobbiamo allora innanzitutto metterci in una posizione di ascolto. Ci ha detto che il Movimento delle Équipe Notre-Dame è un dono per la Chiesa di oggi e che l’intuizione di Padre Caffarel, già nel 1947, che la Chiesa dovesse dare una nuova consapevolezza a questo sacramento, è stata davvero profetica. - Viene allora spontaneo chiedersi: “Il metodo END che utilizziamo per la nostra vita di coppia è soltanto per noi o possiamo “esportarlo”? L’esperienza che noi stiamo facendo nel Movimento possiamo metterla a disposizione di altri? Siamo coscienti del talento che ci è stato affidato e della responsabilità nei confronti dei fratelli che il Signore ci mette vicini? C’è il pericolo di non sentirsi preparati, di pensare di non avere le giuste competenze, ma il Cardinale ci previene: pensateci considerando le vostre specificità. E allora riprendiamo in mano la Carta e leggiamo: Ascolto della Parola di Dio Preghiera personale, di coppia e familiare Amicizia Accoglienza Aiuto reciproco Dovere di sedersi Regola di vita Tema di studio Partecipazione al ritiro annuale Alla luce di queste specificità, e pensando alla fortuna che abbiamo di poter utilizzare queste “piste preferenziali” per il nostro cammino di coppia, sono emersi alcuni suggerimenti: - cercare di capire alla luce della parola di Dio quale e’ l’atteggiamento giusto. A questo proposito la relazione dei Gonano durante la giornata di settore ci ha dato numerosissimi spunti. - testimoniare con la nostra vita di coppia quanto può essere ricca e rinnovabile la vita matrimoniale. - metterci come coppia in una posizione di ascolto dei bisogni delle coppie che incontriamo, per offrire loro eventualmente qualcuno degli strumenti che per noi sono stati così utili. - scoprire di avere un carisma non solo a livello personale, ma anche a livello di coppia: qualche coppia scoprirà di avere il dono della comunicazione con i più giovani, e potrà eventualmente affiancare le coppie durante i primi anni del matrimonio, qualcuno sarà chiamato ad aiutare una coppia che sta vivendo un momento di crisi, qualcuno... La chiesa prepara le giovani coppie al matrimonio, ma non alla vita matrimoniale come costruzione da edificare pazientemente insieme. E’ importante che la chiesa (noi, parrocchie, istituzioni ecc.) segua le coppie fin dai primi anni di matrimonio. E’ risultato infatti che: - Vi è una grande sete di qualcosa per le coppie (esperienza di S. Fedele). Quando i gesuiti hanno proposto a coppie sposate da pochi anni di incontrarsi per parlare e scoprire il significato profondo del matrimonio cristiano, c’è stata una risposta numerosa che è sfociata in un ciclo di seminari ed ha portato alla necessità di formare coppie in grado di gestire nuovi gruppi familiari. - E’ importante far crescere momenti come questi nelle parrocchie e nella chiesa. Tali momenti non devono necessariamente sfociare in gruppi END. - E’ stata sottolineata l’importanza di distinguere tra END (proposta formativa di ascesi cristiana esigente) ed incontri/gruppi di dialogo familiare, sia per non perdere lo spirito che anima le END, sia perché non tutti sono interessati a una proposta così specifica. - L’impegno con altre famiglie della parrocchia (diverso dall’impegno individuale), potrebbe permettere la crescita di una parrocchia veramente presente sul territorio. Tale impegno può portare alla riscoperta di rapporti/legami tra le famiglie e può ridurre quel rapporto di estraneità che spesso Giugno 1999 - 5 END milano esiste anche tra vicini di casa. Per avere una “parrocchia allargata” è importante che: - Vi sia una proposta per le famiglie e le coppie alla luce del vangelo. - Sia ben chiaro che questo momento non è un’occasione per cooptare nuove risorse per le attività parrocchiali. - La comunità sia veramente accogliente anche verso situazioni difficili. - Come in passato alcune coppie del Movimento hanno dato vita ai CPM (Centri di Preparazione al Matrimonio) per aiutare i fidanzati ad essere più consapevoli del passo che stavano per compiere decidendo di sposarsi, così forse oggi sarebbe utile aiutare i giovani sposi a mantenere viva questa consapevolezza anche dopo i primi anni di matrimonio. - E’ auspicabile un maggior impegno di tutti i componenti delle END nella chiesa per far sorgere gruppi familiari di ascolto, dialogo, confronto per quelle coppie che , pur non essendo interessate ad un cammino nelle END, cercano un aiuto per continuare a mantenere vivo il loro rapporto - Tali gruppi dovrebbero anche accogliere persone che vivono in situazioni difficili (i separati, divorziati ecc.), e dovrebbero essere in grado di dare risposte ai bisogni spirituali delle coppie in difficoltà Infine è emersa una proposta importante: tutte le coppie del nostro settore potrebbero prendersi un impegno particolare di preghiera per le coppie in crisi. Ne parleremo durante la prossima riunione di équipe di Settore cercando ispirazione nel solco della tradizione del nostro Movimento e del particolare carisma di Padre Caffarel, nostro fondatore. Biagio e Marina Savarè UNA PREGHIERA INSIEME Da Tertulliano Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio ! Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore, senza la minima divisione nella carne e nello spirito. Insieme pregano, insieme s’inginocchiano, e insieme fanno digiuno. S’istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro, si sostengono a vicenda. Stanno insieme nella santa assemblea, insieme alla mensa del Signore, insieme nella prova, nella persecuzione, nella gioia. Non c’è pericolo che si nascondano qualcosa l’uno all’altro, che si evitino l’un l’altro, che l’uno all’altro siano di peso. Volentieri essi fanno visita ai malati ed assistono i bisognosi. Fanno elemosina senza mala voglia, partecipano al sacrificio senza fretta, assolvono ogni giorno ai loro impegni, senza sosta. Ignorano i segni di croce furtivi, rendono grazie senza alcuna reticenza, si benedicono senza vergogna nella voce. Salmi ed inni essi recitano a voci alternate e fanno a gara a chi meglio canta le lodi al suo Dio. Vedendo e sentendo questo, Cristo gioisce e ai due sposi manda la Sua pace. Là dove sono i due, ivi è anche Cristo. 6 - Giugno 1999 END milano Giornata di Settore - Pavia 16 Maggio l999 Cosa facciamo, cosa possiamo fare, davanti a tante coppie in crisi? Beppino e Angiolamaria Gonano Sono passati poco più di due anni, quando il Papa arrivava in Francia per incontrare le giovani coppie a St. Anne D’Altray. Lo stesso giorno, il 18 settembre 1996, l’Abbé Caffarel veniva umilmente sepolto nel cimitero di Troussures nell’attesa della resurrezione. Questo grande teologo si definiva nella sua profonda umiltà, non tanto un esegeta, quanto un uomo in contemplazione dell’Evangelo, una contemplazione ingenua e semplice come quella dei pastori, o meglio ancora, ripeteva, quella dell’asino davanti a Gesù nel presepio. Alla sua presenza oltre a una elevata conoscenza teologica e a una fede immensa, si avvertiva l’uomo di Dio, profeta in mezzo agli uomini. Riconoscenti al fondatore del nostro Movimento cerchiamo, per quanto possibile, di essere fedeli nel solco di quello che ci ha detto durante il nostro incontro con lui nel 1991. Nell’ultima tappa del ministero sacerdotale, nella casa di preghiera di Troussures, l’Abbé Caffarel ha consacrato il suo tempo a guidare le coppie verso la santità con l’aiuto della Parola meditata. Ma quale parola? Lo scrittore Peguy ha scritto: “Una parola non è la stessa in uno scrittore o in un altro. Uno se la strappa dalle viscere, l’altro la estrae dalle tasche del soprabito”. L’Abbé Caffarel ci ha suggerito che il vero testimone di un’epoca trae le sue parole dalle viscere, dal suo intimo più profondo, convinto che la parola debba comunicare, creare, consolare o inquietare. L’uomo superficiale estrae la parola dalle tasche del soprabito, indumento che cambia secondo le stagioni o la moda. Prima di condividere con voi la nostra riflessione, permetteteci un ricordo personale. Riandiamo alla nostra storia di vita insieme quando eravamo giovani appena sposati pensavamo di poter salvare il mondo e che fosse compito facile la costruzione della nostra coppia. Alle cose riuscite davamo grande importanza o ci si abbatteva per i fallimenti. Con il passare degli anni, aiutati dalle END, abbiamo compreso che tutto è nelle mani di Dio e dipende dalla Sua Grazia. Oggi se pensiamo con gioia agli inizi, non li rimpiangiamo, perché siamo consapevoli e abbandonati all’agire lento del lievito evangelico, sicuri della pazienza di Dio verso per noi. Vi citiamo la metafora di una “esperta” di vita di coppia. Marie d’Algoult: sposata con figli, lascia tutto per un amore romantico, vive in Toscana con nuove maternità, e dopo essere stata abbandonata torna sola a Parigi. “Dalla storia della Torre di Pisa: la torre si elevava sotto gli occhi dell’architetto, dritta, fiera, audace, quando improvvisamente arrivata a metà della sua altezza il terreno cedette, e tutti pensarono che sarebbe crollata. Ma l’artista, confidando in Dio e nella propria volontà, non perse coraggio... Modificò le sue misure, cambiò le linee, terminò il suo campanile in un piano inclinato, che oggi è lo stupore di tutti e fa sembrare l’opera ben più bella...”. La vita di coppia è come la torre di Pisa. La iniziamo con audacia e determinazione, la vogliamo dritta e alta, ma improvvisamente a volte il terreno su cui costruiamo cede. Crediamo che tutto sia perduto. Ricordando sempre Bonanno Pisano, puntelliamo il nostro ideale con i mezzi delle END, facciamo tesoro anche degli errori e continuiamo la costruzione della vita di coppia, magari pendente, ma non meno bella. Non tutti, nel momento della prova o delle difficoltà, cercano, o trovano, i mezzi per raddrizzare la vita di coppia, abbandonano il progetto e la “torre” crolla. Persone che conosciamo, sposati in chiesa, si separano e combinano altre unioni. Non soltanto, dunque, dove si respira il clima di indifferenza religiosa o di consumismo o di materialismo, ma anche in ambiente cattolico alcune famiglie sono divise. Se scendiamo senza paura e senza sotterfugi fin dove sono radicate le cause più profonde che portano molte coppie a disfarsi e molte famiglie a cessare di essere, troviamo normalmente un cuore che, poco a poco, si è trasformato in un cuore di pietra. Un cuore generatore di silenzi sterili e collezionista di risentimenti repressi. Un cuore che ha cominciato ad essere in guerra con se stesso e che ha seminato la disgregazione e la morte dovunque si estende la sua influenza. Insomma ogni relazione contiene in sé la possibilità dolorosa della separazione e del distacco come atto di fedeltà a se stessi, di un concetto errato di felicità; cioè come atto di libertà. E’ un’affermazione indiscutibile della morale e filosofia laica che il divorzio sia un atto di libertà, che non tollera vincoli formali. La parola libertà è carica evocativa e suggestiva di un pensiero filosofico oggi molto diffuso. Desideriamo ricordare quanto ci diceva il cardinale C. M. Martini nella predicazione degli esercizi a Gazzada, pubblicati in “Cammini laicali”. Meditando alcune pagine bibliche ci ha fatto conoscere la realtà di alcune coppie e famiglie non certamente esemplari. La stessa genealogia di Gesù, secon- END milano do Luca, risalendo fino ad Adamo, ci richiama un gran numero di coppie in difficoltà. Il cardinale elencava varie tipologie nelle quali il rapporto di coppia è minato; la più importante, che leggiamo all’inizio della Scrittura, si ha, dove il rapporto di coppia entra in crisi, perché in crisi è anzitutto il rapporto con Dio. Cosa possiamo fare davanti a tante coppie in crisi? Alla luce di due testi del Vangelo pensiamo la nostra missione di laici sposati. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed essa rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più. (Gv. 8, 3-11) La folla vuole fissare la donna per sempre nella disgrazia. Gesù la salva e la invia testimone vivente di questo atto divino di misericordia. Gesù racconta anche una parabola, che è veramente rivoluzionaria: Due uomini vanno al tempio, vanno tutti e due per pregare. Uno, il fariseo, dritto in piedi, pregava così: “0 Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri..”. Ebbene, uno esce con un peccato in più. Perché? Perché pregava senza misericordia, con il cuore pieno di orgoglio. Nasce spontanea una domanda: perché Gesù parla così? Quale Dio ci manifesta? Quale Dio ci svela nel Vangelo? Un Dio Pastore, misericordioso, disarmante, imprevedibile. Al Dio che svela Gesù, i presunti giusti reagiscono e cominciano a difendere la zona “presunta” del loro privilegio e mormorano “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Gesù vuoi correggere coloro che restano scandalizzati dalla rivelazione della bontà infinita dei Padre e nelle sue parole l’orizzonte si allarga: Dio non è soltanto il Pastore che guida e protegge il popolo dei “vicini”, ma è anche il Pastore che cerca appassionatamente il popolo dei “lontani”, cerca la pecora perduta. Chiama gli amici e i vicini dicendo: “rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta.” (Lc. 15, 1-6). Vengono in mente le parole inaudite che Isaia mette sulla bocca di Dio: Io, il Signore sono il primo e io stesso sono con gli ultimi. (Is. 41,4) Sì, è proprio così: meravigliosamente così. Può ciascuno di noi diventare l’uomo di misericordia, il samaritano verso l’altro? Capace di un amore concreto e vivo dei prossimo sia esso il coniuge o altro, sia coppia amica o coppia in difficoltà ed in sofferenza? Noi facciamo parte di fin Movimento di spiritualità, non un movimento di azione, ma un movimento di attivi. Agenti polivalenti di evangelizzazione, diceva Pére Tandonnet. Persone che non solo coltivano una spiritualità, ma la Giugno 1999 - 7 testimoniano e sono resi capaci di medicare le situazioni difficili. Movimento prima di tutto di spiritualità, con una dimensione essenzialmente missionaria ed evangelizzatrice. Innanzi tutto ricordiamoci che la vera preghiera: Conduce all’azione. Feconda l’azione. L’azione ci riporta alla preghiera. Chi prega conosce Dio, lo scopre sempre di più e nasce in lui il desiderio di collaborare al Suo Regno. Nello stesso tempo è nella preghiera che ci si pone la domanda: che cosa devo fare? L’autentica preghiera, il dialogo intimo con Dio non porta all’evasione, ma ci invita verso l’azione. L’impegno ci fa tuttavia scoprire la nostra incapacità e ci riporta alla preghiera, perché è necessario il Suo aiuto per portare frutto. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché, senza di me non potete far nulla. (Gv. 15, 5). Convinti che ... chiedete quel che volete e vi sarà dato (Gv. 15, 7) ritorniamo a Dio per portargli il mondo nel quale viviamo. Non solo il bello, ma anche le cose misere, i drammi e le incomprensioni delle coppie. La Parola di Dio ci aiuta a capire l’ambiguità delle nostre azioni e invochiamo la capacità di scegliere tra i mezzi utili e quelli che non lo sono. Nella preghiera si fa il bilancio della missione che Lui ci ha affidata: facciamo troppo, facciamo poco, dobbiamo cambiare strada? Vorremmo soffermarci un momento su alcuni passi biblici, che ci sono sembrati particolarmente significativi. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero. (Mt. 11, 2-8). Nessuno potrà resistere a te per tutti i giorni della tua vita; come sono stato con Mosè, così sarà con te; non ti lascerò, non ti abbandonerò. Sii coraggioso e forte, poiché, tu dovrai mettere questo popolo in possesso della terra che ho giurato ai loro padri di dare loro. Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché, tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma meditalo giorno e notte, perché, tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto; poiché, allora tu porterai a buon fine le tue imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato: Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada. (Gs. 1, 5-9). Mi fu rivolta la parola del Signore: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni. Risposi: Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane. Ma il Signore mi disse: Non dire: Sono giovane, ma va’ da coloro cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti. 8 - Giugno 1999 Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi disse: Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare”. (Ger. 1,4-9) Fratelli sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo a tutti in tutto, senza cercare l’utile mio, ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. Fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo. (1 Co. 10, 31 -11, 1) Perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità (Rm. 12, 13) Prendiamo da un testo del 1965 alcune riflessioni di giovani coppie, che hanno meditato con l’Abbé Caffarel la teologia del matrimonio di Maria e Giuseppe. “L’esempio della famiglia di Nazaret è proposto a tutte le famiglie fondate da Cristo e che hanno Cristo come fondamento. Questo esempio è al tempo stesso un messaggio di speranza. Se le coppie cristiane non cercano di evitare la pedagogia divina, che opera nella loro vita, come in quella di Maria e Giuseppe, Dio li guiderà - con mano forte e a braccia tese - fino alla terra promessa, dove Lui le aspetta. In questo caso il matrimonio sarà per loro un cammino di santità. Ma scrivendo queste pagine, il pensiero è rivolto a tante coppie nelle quali l’amore è malato, l’unione a brandelli, i cuori feriti. Sono così lontane, come immaginano, dagli sposi di Nazaret? No, essi sono dei figli malati, che temono di essere meno amati da Dio o meno fortunati. Forse più peccatori di altri con la fatica di riconoscere la loro povertà. Non è impossibile immaginare Maria che rivolta verso il Figlio, gli fa notare come a Cana: “Non hanno più vino, hanno già esaurito le loro scorte di amore”. Com’è che la spiritualità coniugale non interroga gli sposi di Nazaret per avere maggiori chiarimenti e direttive? La spiritualità ricorre alle scienze umane, alla psicologia, all’antropologia. Questo non deve essere biasimato. E’ necessario saper riconoscere il problema, quello che richiede per essere risolto. La Grazia deve trovare un buon terreno per mettere radici. Tuttavia le coppie rimangono impoverite con le loro sole conoscenze o risorse umane. 0 anche con le sole nozioni teologiche. La realizzazione della coppia di Nazaret ha la fondamentale novità che Cristo ha portato, a questa sono chiamati chi vive il matrimonio”. Teniamo presente che le riflessioni che vi abbiamo appena lette sono state pubblicate dall’Abbé Caffarel già nel 1965, e leggiamo le statistiche di un rapporto del febbraio 1999 sulla realtà dei matrimoni a Milano. Sono il 39,6% i matrimoni celebrati con rito civile, e il 17,5% sono al secondo matrimonio. E’ una città in crisi coniugale? Perché alle coppie non importa più di tanto di essere sposate per fare la scelta di mettere al mondo un figlio? Alcuni oggi considerano “famiglia” quando questa si è formata davanti all’altare, o al sindaco, o anche solo davanti alla culla. A questa città in crisi dobbiamo reagire con voglia di rinascita e di positività. Il pericolo più grave per questi fratelli è di incontrare sulla loro strada il fratello maggiore, l’indefesso lavoratore, il END milano figlio fedele descritto nella parabola dei figliol prodigo. O l’uomo, che pregava senza misericordia e pieno di orgoglio, nella parabola del pubblicano e fariseo. Si rende necessario quindi un nuovo modo di pensare la preghiera, la contemplazione, l’esperienza religiosa: un modo significativo per la condizione dei laici. Possibile dentro il rumore della vita quotidiana, compatibile e componibile con le ordinarie condizioni di esistenza; tipico di chi ha il “monte” come riferimento, ma è chiamato dalla sua vocazione ad appartenere al mondo e a scoprire negli uomini i segni della presenza di Dio. E’ nata la necessità di una nostra formazione ad uno stile di confronto - fra noi e con tutti - che sia all’altezza della fede che professiamo e della perfezione della carità alla quale tutti i discepoli di Cristo sono chiamati. Una comunità profetica che esce da una pastorale ansiosa di conservazione, verso una pastorale che faccia scaturire nuove coraggiose strategie di annuncio e di testimonianza. Un progettare insieme aperto e profetico in ciascuna delle nostre Chiese locali; espressione dell’amore del Padre per tutti e per ciascuno. Una spiritualità cristiana, “anche e specialmente laicale”, non più caratterizzata dalla fuga e dal disprezzo del mondo, ma dall’impegno nel mondo e dalla simpatia per il mondo come via di santificazione. Un passo forse non vistoso sotto il profilo umano, ma che avrà un grande valore agli occhi di Dio, se ci avrà aiutati ad amarci di più e se avrà rinvigorita la nostra convinzione che la carità di Cristo non è la pietosa infermiera della storia, ma l’anima di una storia rinnovata. La riscoperta dei carisma delle END, Movimento di spiritualità coniugale per coppie unite dal Sacramento del Matrimonio, ci deve tenere saldi e vivere l’Evangelo non nell’ambiguità. Lo stato di vita di tutti noi è quello di coppie unite dal Sacramento del Matrimonio. In funzione di questa condizione abbiamo ricevuto il dono della chiamata a far parte delle Équipes Notre-Dame. Rifiutiamo la tentazione, come quella dei discepoli al monte Tabor. Installati spiritualmente facciamo tenda fra di noi. La nostra testimonianza sarebbe oscurata. Non dimentichiamo mai le amare parole di Gesù a Cafarnao “non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo.” (Gv. 6,70). E’ umiliante la figura di Giuda, sta con Gesù, ma tradisce. Mettiamo invece a disposizione delle varie chiese locali, delle persone formate umanamente e teologicamente, convinte che occorre seminare. La crescita non ci appartiene. E’ opera di un Altro. Sappiamo bene che, anche se le apparenze sembrano scoraggianti, lo Spirito continua a lavorare la ‘pasta umana’ recalcitrante. Non abbandoniamo lungo la strada alcuni fratelli desiderosi di costruire una vita umanamente felice e cristianamente autentica. Potremmo proporre di: - Accoglierli fraternamente e ascoltare la loro storia, senza perdere di vista che questa storia è sempre unica. - Favorire la loro fede in Dio. L’importante per queste coppie è stabilire una relazione autentica con il Signore, sostenuti dalla comunità con i suoi sacerdoti. - Ridire che Dio è amore, non vuole la sconfitta di nessuno, anzi invita a riprendere la strada. - Spiegare che la preoccupazione della Chiesa è difendere END milano i valori evangelici del matrimonio cristiano. - Comunicare la Speranza. Ogni cristiano sa che il Signore si manifesta per mezzo e nella comunità. Entreremo nella terra promessa dove Dio ci guida, con mano forte e braccia tese, se al rendiconto potremo affermare come il samaritano che senza pregiudizio, abbiamo accolto i fratelli lungo la strada. Il Signore non ci ha fatto cristiani soltanto per proteggere la nostra fede, per difendere quanto possediamo, ma soprattutto per rendere testimonianza della speranza che è in noi. Beppino e Angiolamaria Gonano Bibliografia 1) Prends chez toi Marie, ton épouse-Abbé Caffarel 1988 2) Diocesi di Montréal - Famiglie divise un ruolo nella Chiesa -Il Regno - documenti 11/95 3) La pastorale dei divorziati-risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili. CEI 1979 4) Familiaris consortio, Giovanni Paolo II, 1981 5) Reconciliatio et poenitentia, Giovanni Paolo II, 1984 6) Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, 1993 7) Lettera ai Vescovi della Congregazione per la Fede, 1994 EUPILIO 1998 La segreteria del Card. Martini ci ha trasmesso la versione ufficiale del discorso tenuto ai nostri responsabili lo scorso novembre ad Eupilio. Lo consideriamo una "pietra miliare" per il nostro movimento: ci vengono riconosciuti dei carismi tutti particolari riguardo alle tematiche della famiglia, ma a ciascuno di noi, personalmente, viene chiesto di mettersi a disposizione della chiesa. E' la parabola dei talenti che si incarna. E' la chiamata dei laici alla missionarietà. Abbiamo raccolto in un opuscolo, dal titolo "Eupilio 1998", il discorso del Cardinale e l'Esame di coscienza della Regione Nord-Est: lo mettiamo a disposizione di tutti per trasmetterlo ai parroci, ai consigli pastorali, a quanti si occupano dei problemi della famiglia e della preparazione alla vita matrimoniale. Diffondiamolo, ne vale la pena. Chiedeteci le copie che vi servono: le metteremo a vostra disposizione nel modo più rapido possibile. Giugno 1999 - 9 La sessione: che passione! Solo una coppia a Montesilvano: speriamo di rifarci a Ciampino Il ritorno dalla sessione di Pescara è con l'animo pieno di gioia e di entusiasmo. Come in tutte le sessioni l'atmosfera che regna in quelle giornate è sempre stupenda, l'amicizia che subito ci lega a persone fino ad allora mai incontrate è una cosa eccezionale, e dimostra quanto il movimento si fondi su una comunione di intenti, di sentire, di linguaggio, ed anche di abitudine all'ascolto e al saper mettere in comune le proprie esperienze, le proprie riflessioni. Eravamo in 140 coppie, con una sessantina di bambini: purtroppo per mancanza di spazio altre 25 coppie non avevano potuto essere accettate. L'argomento era interessante, e molto ampio: Vivere il tempo, abitare la storia. Quattro relazioni generale: don Matteo Lepori, Alberto* ed Anna Monticone (* ex presidente dell'Azione Cattolica), Adria Gallo e Rodolfo Venditti, padre Angelo Epis. E quattro riunioni delle équipes di formazione (ben 16!), che hanno costituito, come al solito, i momenti forti di conoscenza e di scambio, e di arricchimento attraverso le esperienze e le testimonianze comunicate con lo spirito di apertura che si instaura fra le coppie, in clima di preghiera. Occasione di conoscenze fruttuose di coppie ammirevoli, e di ri-incontro di altre, in immediata sintonia come se fossero passati pochi giorni anziché anni. Quasi tutti i Settori italiani erano rappresentati, alcuni con un buon numero di coppie; è stato notato che del Settore di Milano era presente una sola coppia. Giorgio e Carla Beghi Milano 10 P.S. - Per un articolo più completo avremmo dovuto riportare alcuni spunti delle relazioni, ma fuori del contesto forse non direbbero molto. Sessione Nazionale 21 - 25 agosto 1999 Ciampino (Roma) Tema: ‘‘Vivere il tempo, abitare la storia’’ 10 - Giugno 1999 END milano IN COPPIA VERSO IL PADRE Ritiro di Settore 21 marzo 1999 RICONOSCERE IL PADRE “DI TUTTI” Dio è Padre. “Crediamo di conoscere il Padre ma di fatto non lo conosciamo se non molto alla lontana: C’è dunque una scoperta da fare.” (p. 14). Effettivamente conoscere il Padre significa disporsi ad accogliere un dono. Si tratta di una rivelazione inedita a cui duemila anni di cristianesimo non ci possono aver abituato. Molte volte preghiamo una “parola” e non la “Parola fatta carne” che ci annuncia Dio Padre. La paternità di Dio non è una caratteristica, ma una determinazione. ASCOLTIAMO LA PAROLA “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato.” (Lc. 7, 36-38). Una parola siffatta apre prospettive inedite. Si tratta di un invito forte, non rinviabile nel tempo. E’ un appello ad una decisione che ci rende dimora della misericordia, del rifiuto del giudizio gratuito, del perdono insperato e del dono di tutto se stessi. ASSIMILIAMO LA PAROLA Quale capacità di dialogo abbiamo sviluppato in coppia? Siamo davvero decisi nell’ascolto che edifica e crea le condizioni per non sottovalutare questa visione di Dio. Fare nostra questa Parola significa tradurre la conoscenza di Dio Padre nella concretezza dell’agire quotidiano. ITINERARIO PROPOSTO Esercitarci ad accogliere l’altro nell’ascolto silenzioso, nella comprensione. Riscoprire insieme il dono della paternità di Dio come occasione preziosa per un cammino di preghiera in coppia. Scegliamo un momento settimanale di preghiera prolungata. DIRE INSIEME: “PADRE NOSTRO” “Nessuno può essere davvero “figlio” se non in lui. Ogni “rifiuto del Padre” non sarà superato pienamente che entrando in lui. Gesù infatti ci fa partecipi della stessa condizione filiale: perciò ci mette sulla bocca il Padre nostro, la preghiera dei figli, e ci dà il suo Spirito che in noi grida la parola che più di ogni altra esprime l’amore filiale: “Abbà, Padre!”.” (p. 33). Gesù non ci mette ai margini, ci coinvolge in pienezza. La preghiera è il grido del figlio che sa di avere un interlocutore attento e vicino. ASCOLTIAMO LA PAROLA “Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6, 7-8). Non si tratta di una parola qualsiasi. Ogni espressione nasce da una coscienza che si rivolge al Dio vicino, alleato, che appunto, sa, conosce a fondo il cuore dell’uomo. Non si deve improvvisare, ci si deve presentare con l’umiltà del figlio che guarda al Padre che non ascolta le parole, ma la supplica accorata di chi lo riconosce in pienezza nella sua paternità. ASSIMILIAMO LA PAROLA La scomodità della proposta di Gesù è evidente. Non si tratta di imbonire nessuno. Occorre invece imparare a leggere dentro la nostra persona con quale animo ci disponiamo al dialogo con Dio Padre. Ci farebbe più comodo un Dio con cui trattare “alla pari” ed invece non è così. Fare nostra questa parola significa, alla fine, metterci sul serio in discussione. ITINERARIO PROPOSTO Comincia a pregare con il cuore. Non biascicare nulla con le labbra. Scrivi la tua preghiera e riconoscila nel segreto. Non inventare parole, ma lascia che il tuo spirito gioisca interiormente nel mettersi alla presenza di Dio. La sua presenza ti interpella e ti spinge a cambiare le parole che non corrispondono al cammino che stai facendo personalmente o in coppia. UN PADRE CHE PERDONA “Nella luce della rivelazione del Padre espressa dalla preghiera del Padre nostro, la vita del discepolo è dunque, come qualunque altra esistenza umana, un pellegrinaggio, ma si caratterizza come pellegrinaggio del ritorno a casa, della conversione all’amore che perdona e sana le ferite dell’anima e le lacerazioni della storia. Il discepolo vive un costante conversione, rapito verso una sempre più profonda esperienza dell’essere amato da Dio Padre nel Figlio Gesù”. (p. 39). Si tratta di uno sconvolgimento inatteso perché il perdono esige un alto prezzo: la conversione. Occorre volgersi a Dio, acquisire la capacità di “mettere in ordine la propria vita”. ASCOLTIAMO LA PAROLA “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti” (Mt. 7, 12). Il perdono è la luce da portare al fratello, è la buona notizia di un amore gratuito e disinteressato in un mondo che basa anche i rapporti umani sulla logica del guadagno, del prestigio, dell’immagine, del potere. Chi ha fatto l’esperienza di essere perdonato sa che ne deriva una gioia indicibile. Il perdono rivela un aspetto essenziale del Padre. Se il discepolo non giunge a perdonare rischia di mutilare la “buona notizia”. ASSIMILIAMO LA PAROLA Il primo dono da chiedere è quello di una fede che impari a scrutare il proprio cuore. Si tratta della fonte di ogni remota Giugno 1999 - 11 END milano azione verso l’altro. Lasciare saggiare il cuore da una disposizione di attesa fiduciosa della volontà di Dio significa sapere attendere, disporsi ad un’attesa operosa. E’ tempo di rompere ogni indugio: la Parola chiede di nutrire la nostra intimità. ITINERARIO PROPOSTO Il “dovere di sedersi” è per la coppia la riscoperta del perdono quotidiano. Porsi uno accanto all’altro nella certezza che il perdono edifica continuamente una comunione d’intenti e di affetti indispensabile. La coppia che resiste a questa proposta si affidi a un padre spirituale che si ponga al suo fianco. La preghiera ed il colloquio spirituale che si instaura in questa occasione rimuove parecchi ostacoli del passato o del presente che diventano pietra d’inciampo nel cammino di coppia. Il Regno è già qui ed ora, è instaurato nel cuore del discepolo. Perché non avere il coraggio di una dedizione ad allargare i confini del Regno a tutto ciò che noi siamo personalmente o in coppia. Impariamo a mettere al servizio del Regno ciò che noi siamo: il nostro tempo, la nostra operosità, i nostri doni, la nostra disponibilità all’annuncio del vangelo nella città secolare, nell’ambiente di lavoro, nel parentado. IL PADRE CI ADDITA IL REGNO “Sullo sfondo del linguaggio semitico (“passivo divino”), le prime tre invocazioni del Padre nostro chiedono che sia Dio stesso ad agire. I discepoli sono quindi tali non per loro merito e loro forza, bensì perché raggiunti da questo dono gratuito, per il quale in essi viene santificato il Nome di Dio, si compie l’avvento del Suo Regno, è realizzata la Sua volontà sulla terra.” (p. 36-37). C’è un dinamismo in questa paternità. Il discepolo non può “dormire sugli allori”, ma deve essere vigilante perché orientato verso il Regno. Non è un regno da conquistare, ma da accogliere, a cui fare spazio. ASCOLTIAMO LA PAROLA “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto prodigi nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori d’iniquità.” (Mt. 7, 21-23). Il Regno dei cieli ha delle esigenze serie che non ammettono patteggiamenti all’ultimo minuto. La chiarezza del dettato evangelico è apparentemente sconcertante. Niente prove d’appello per il discepolo che si è fermato ad una fede di facciata o di superficie. La condanna di Gesù rende più evidente la meta finale del Regno: è un dono che non si vende, si accoglie e basta. ASSIMILIAMO LA PAROLA Ogni discepolo deve avere il coraggio di riscoprire la propria “nudità” spirituale. Senza coscienza dei propri limiti e della propria fragilità nativa l’uomo non coglie l’esigenza della conversione radicale alle esigenze del Regno. Se tali esigenze ci spaventano è perché non abbiamo colto la signoria di Dio sulla nostra umanità. Siamo ancora in balia di noi stessi, non ci siamo fidati completamente di lui. La debolezza dell’uomo non è di ostacolo al Regno. E’ la mancata assunzione della libertà del servizio per il Regno che ci potrà negare l’ingresso tanto sperato. ITINERARIO PROPOSTO IL PADRE ANNUNCIATO IN PIENEZZA DA CRISTO “La scoperta pratica di Dio come padre avviene quindi per noi in Gesù Cristo: solo lui lo rivela in pienezza.” (p. 35). E’ interessante cogliere il momento della rivelazione ultima di Cristo: “Nella sua dolorosissima agonia Gesù ci insegna ad essere figli: lo fa anzitutto assumendo su di sé l’angoscia che il cuore umano prova davanti alla morte. Gesù non ritorce questa angoscia contro il Padre, quasi facendogli colpa di avergli dato quella vita che ora precipita verso il baratro. Il Padre non è la controparte verso cui lanciare il rancore del rifiuto; è, invece, il confidente a cui rivolgere l’invocazione estrema, fidandosi senza riserve del Suo disegno, per quanto oscuro e misterioso.” (p. 34). Siamo di fronte ad una rivelazione impegnativa, che ci mette a dura prova. Si tratta di una rivelazione che nel suo carattere unico ci introduce ad una grazia senza precedenti. E’ il momento della nostra scoperta del volto del Padre: incominciamo ad individuarne i tratti qualificanti. ASCOLTIAMO LA PAROLA “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. In fatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto 12 - Giugno 1999 Continua da pagina 11 ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non soltanto fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. (Mt. 5, 43-48). Questa parola attende una fede forte che la ascolti. Ogni silenzio di fronte a questa parola per noi diventa una rinuncia, una mancata adesione che deve farci riflettere. ASSIMILIAMO LA PAROLA E’ il momento delicato che il Vangelo sempre ci propone: la strada del discepolo. Stare dietro a Cristo significa andare nuovamente in croce. Il discepolo va in croce da figlio. Si tratta di una scelta impegnativa, ma necessaria. Il Vangelo esige il prezzo della croce. Noi chiediamo a lui la forza di non farci mai rinnegare la croce: la fonte della salvezza. La croce mette in difficoltà chi deve abbracciarla, chi deve fidarsi. Eppure la croce è eloquente da sé, non ha bisogno di alcuna aggiunta ascetica: la sua nudità ci deve bastare. Prendere la croce ogni giorno significa “farla nostra” nella fede. END milano Ritiri per coppie di sposi 24-27giugno-FossatodiVicoPG-CasaS.Benedetto - Don Luigi Cozzarin 5-8 agosto - Casaglia MI - Villa Annunciata - Don Luigi Cozzarin 18-21 agosto - Certosa di Pesio CN - Missionari della Consolata - Tel. 0171 738123 - Con bambini 26-29 agosto - Pianezza TO - Villa Lascaris - Tel. 011 9676145 - Con bambini 30 agosto -3 settembre - Sestri Levante GE - Opera Madonna del Grappa - Mons. Dante Lanfranconi Tutti i fine settimana - Eremo di Caresto PS - Comunità di Caresto - Tel. 0722 8497 - Con bambini ITINERARIO PROPOSTO Imparare ad accogliere la croce quotidiana nella sua nudità. Non cercare spiegazioni ad ogni costo per ogni avvenimento. Saper guardare alle difficoltà nell’ottica della parola di Dio, dello “sperare contro ogni speranza”. Il vangelo attende uomini, donne, coppie rinnovate da un amore di Dio Padre che ispira cammini meravigliosi, ma nello stesso tempo umili e nascosti. L’eventuale sofferenza sarà posta davanti a colui che è padre anche nel momento del dolore. DOVERE DI SEDERSI - Siamo capaci di porci in ascolto della paternità di Dio quale momento “riposante” del nostro essere coppia e nello stesso tempo riusciamo a vivere questa dimensione come scambio fraterno che ci rimotiva profondamente nella vita di coppia? - La paternità di Dio ci invita a pregare in un modo nuovo, a giudicare il mondo in un modo inedito, a proporci quotidianamente la meta del regno di Dio. Come si incarnano queste prospettive nella nostra coppia? - Il dovere di sedersi è grazia da donare reciprocamente: di fronte al Padre ed alla sua parola, di fronte al perdono quale prospettiva centrale dell’incontro reciproco, di fronte al vangelo che chiede il riferimento a Gesù crocifisso e risorto per noi. Quale fatica dobbiamo vincere per poter arricchire questo “dovere” che per la nostra coppia è momento di grazia e di crescita? Don Maurilio Frigerio Redazione: Biagio e Marina Savarè Équipe Milano 10 Via Ippolito Nievo 28/1 - 20145 MILANO Tel. 02-48007432 Fax. 02-43980432 Segretario telefonista: Pietro Savarè Sommario Argomento Ricordiamo a tutti gli Équipiers che il nostro giornalino nasce da contributi spontanei, che gli articoli vengono impaginati in modo artigianale e che l’ordine in cui essi compaiono è solo casuale. Solo gli articoli firmati “Équipe di Settore” esprimono la posizione del Settore: tutti gli altri sono proposte che possono essere oggetto di riflessione e confronto, nel rispetto di un fraterno pluralismo Paolo e Lidia Avesani Pag. Verso l'estate - P. e L. Avesani 1 Quanti fallimenti!... - Padre Henri Caffarel 2-3 Esercizi spirituali in coppia - Dai libretti verdi 3 Equipes miste - Biagio e Marina Savarè 4-5 Una preghiera insieme 5 Giornata di Settore a Pavia - G. e A.M. Gonano 6-9 La Sessione: che passione - G. e C. Beghi 9 In coppia versi il Padre - Don Maurilio Frigerio 10-12