END Milano
Giornalino dell'Équipes Notre Dame - Settore di Milano
Anno 18° n° 2 - Giugno 1999
Verso l'estate
Primavera, tempo di bilanci... In fretta, giorno dopo
giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese questo
primo anno da responsabili di Settore se ne è andato.
Abbiamo avuto in consegna dai Casalone, oltre ad un
paio di quintali di carte, un Settore fortemente cresciuto di
numero, con la necessità di ampliare notevolmente l'équipe
di Settore, costituita attualmente da 9 coppie.
Abbiamo iniziato, in settembre, l'anno di lavoro con il
ritiro spirituale predicato da padre Giuseppe Oltolina, sui
doni dello Spirito.
E' seguito poi l'incontro col Card. Carlo Maria Martini ad
Eupilio, incontro che ha segnato fortemente il prosieguo del
nostro anno: l'importante riconoscimento dei carismi del
nostro movimento si è legato profondamente al "grido di
dolore" della Chiesa tutta di fronte ai guasti tremendi che il
secolarismo dilagante sta producendo nell'istituzione famiglia. Il messaggio ci è parso chiarissimo: chi ha ricevuto i
doni e poi, soprattutto, ha saputo metterli a frutto si deve
far carico del problema.
In che modo? Sarà lo Spirito a dircelo, a farci capire, a
renderci "medici pietosi" nella cura e nella prevenzione.
Desideriamo quindi far nostro l'invito che don Silvano
Caccia ha fatto pochi giorni fa all'équipe regione: attiviamoci nella preghiera per le famiglie in difficoltà.
Nel mini ritiro di Settore della quaresima don Maurilio ci
ha proposto la meditazione sul nostro incontro di coppia col
Ritiro Spirituale
per le coppie del nostro Settore
11 - 12 settembre 1999
Tema:
Dio Padre
ci chiama sempre
Padre, tema che riprenderemo nel ritiro di settembre.
Al settore abbiamo dedicato tutto l'entusiasmo dei neofiti,
applicando le tecniche di organizzazione e di comunicazione messe a disposizione dal computer: siamo consapevoli
che questo, anche se è quello che appare, è il meno. La parte
più importante è fatta di attenzione, ascolto, preghiera: e qui
ci è difficile garantire di aver fatto del nostro meglio.
Nel fare il bilancio del vostro anno, ritagliate un piccolo
spazio anche per noi due e diteci, in clima di carità fraterna,
dove abbiamo mancato: sarà per noi il modo per evitare di
inorgoglirci e per cercare di migliorare per il futuro.
Ringraziamo tutti per l'impegno e per la generosità profusi
per il movimento, nei momenti "forti" e nella quotidianità.
Ci prepariamo alle vacanze, a quel periodo che per tanti
di noi, presi dal turbine della vita quotidiana, e di quella
milanese in modo del tutto particolare, è di ricupero della
vera vita di famiglia: più tempo per il dialogo, la condivisione, più tempo anche per la preghiera.
Chiediamo insieme al Signore che l'estate che arriva ci
faccia crescere: le occasioni, fra le quali mettiamo anche le
proposte del movimento (sessione nazionale, ritiro spirituale), non mancano di certo.
L'augurio, di cuore, a tutti è di saperle cogliere. Non
isoliamoci!
Buone (e sante) vacanze a tutti.
Paolo e Lidia Avesani
2 - Giugno 1999
END milano
Quanti fallimenti!...
L'eredità di padre Henri Caffarel riscoperta nei suoi scritti
Una constatazione
dolorosa, veramente
sconfortante, si impone a chi ha alle sue
spalle ormai molti
anni di vita sacerdotale:
quante
defezioni! Partenze
gioiose e piene di
promesse... E dopo
venti anni? Quanti
fallimenti segreti o
pubblici: un militante era ammirevole per
la sua generosità per
anni interi, eccolo ora
annoiato, scettico,
impantanato nel compromesso; in una coppia esempio di
spiritualità coniugale, si introduce l’adulterio; un’altra,
pilastro della sua parrocchia, vide i suoi figli maggiori
impazienti di liberarsi dalla tutela e dalla religione della
famiglia. E tanti e tanti altri nei quali il fervore dell’amore e
della fede ha lasciato il posto all’abitudine malinconica, a
una tiepida mediocrità.
Tiepida, la parola mi è proprio venuta spontaneamente.
Mi ricorda un passaggio dell’apocalisse. Mi ha colpito il
fatto che soltanto mezzo secolo dopo la morte di Gesú Cristo
i fedeli si lasciavano andare, di già!... “Conosco le tue opere,
dice Cristo, e so che tu non sei né freddo né caldo. Tu non
sei né freddo né caldo! Sei tiepido ed io ti vomiterò dalla mia
bocca” (apoc. 3, 15-16). Dinanzi a queste defezioni che si
moltiplicano, il moralista scivolerebbe nello scetticismo,
amaro o bonario secondo il suo temperamento. Vedrebbe in
questo fatto una prova dell’ineluttabilità della legge di
gravità che trae alla terra tutte le cose e anche gli slanci piú
promettenti. Ma il sacerdote di Cristo non può trarre queste
conclusioni. Sa che la traiettoria della vita umana deve
tendere alla santità e non ricadere nella mediocrità. “ Siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli “. Egli
allora ricerca an- siosamente la causa di tante cadute.
La spiegazione mi pare chiara. Come l’organismo fisico si
altera quando i suoi bisogni essenziali non sono soddisfatti
(privato d’acqua, si disidrata rapidamente; di nutrimento, si
anemizza; se fa difetto il sonno, lo attende la depressione
nervosa, se manca l’os- sigeno sopravviene l’asfissia), cosí
l’organismo spirituale non alimentato nei suoi bisogni
vitali, deperisce: anemia spirituale, abbassamento di vitalità, perdita del gusto della vita (interiore). a dire il vero
l’interessato spesso non ha coscienza della alterazione
della sua salute morale. Ma appena sopraggiunge una
epidemia - intendo una tentazione - allora è la catastrofe. a
questa brusca caduta tutti si stupiscono. In realtà solo
apparentemente è improvvisa poiché si preparava da lungo
tempo. Quante volte ho sentito dire: “ Da ven- t’anni questa
famiglia era citata ad esempio ed ora d’un tratto... “. No, non
improvvisamente, da molto tempo era in stato di minore
resistenza.
I bisogni dell’organismo spirituale sono numerosi. Ma mi
pare urgente ricordarne tre. Gli ammaestramenti degli autori
spirituali e piú ancora l’esperienza di un venticinquennio di
vita sacerdotale, mi hanno convinto della loro imperiosa
necessità. La nostra generazione, teoricamente, non merita
il rimprovero di sottovalutare l’Eucaristia. Essa è nata alla
vita cristiana all’indomani dei decreti di Pio X sulla comunione precoce e frequente. Giovani e giovinette hanno
preso l’abitudine di comunicarsi la domenica e anche nei
giorni feriali. Ma questi abbandonano la comunione proprio
quando sarebbe loro piú necessaria! Quando occorre
sormontare le difficoltà della vita coniugale, affrontare i
pericoli di un impegno nella vita politica, trionfare sul
materialismo dell’ambiente, essere preservati da una caduta
in mezzo alla strada “che finisce per fare volontariamente
per noia... perché la strada è lunga e la meta è lontana, perché
si è soli e senza consolazione alcuna”.
Non a caso Cristo per darsi a noi ha scelto il pane e non
un cibo raro: il pane è nutrimento quotidiano. Tutti i giorni
i cristiani domandano al Padre il pane indispensabile e
soltanto per inconseguenza trascurano di andarlo a cercare. Forse credono di poter vivere senza mangiare!
Ma vi è un altro nutrimento non meno necessario all’organismo spirituale dell’Eucaristia e piú trascurato ancora:
la Parola di Dio (antico e Nuovo Testamento). abbiamo
esortato i cattolici ad acquistare la Bibbia ed essi l’hanno
fatto. E’ là sul loro comodino, che fa da piedistallo alla
lampada da notte. Ma la aprono mai? Eppure l’amore esige
espressione, scambio, comunicazione. Tra due che si
amano e sono lontani, credete che l’amore resista per molto
tempo se trascurano di scriversi? Il nostro amore di Dio per
restare vivo esige una fede, una conoscenza vivente: “
questa è la vita eterna: che essi conoscano Te che sei il solo
vero Dio “ (Giov. 17, 3). Ora il mezzo privilegiato per
possedere una fede viva è di lasciare penetrare in se stessi
la Parola di Dio, vivente, creatrice, ricreatrice. (..........)
La preghiera non è meno necessaria. Salva dalla asfissia
la nostra anima, questa “reclusa” come dice Claudel. Con la
preghiera, la prigioniera ritorna all’aria libera e incomincia a
respirare. La sua vitalità, nutrita dal pane della Parola e dal
pane eucaristico, può infine espandersi: risponde a Dio che
le ha parlato, si abbandona a Dio che si è dato. Tra Dio e
l’anima si stabilisce uno scambio vivente, una comunione
alla quale ogni amore aspira. E a poco a poco tutta la vita di
colui che prega, perché prega, diverrà una lode.
So bene quali saranno le vostre obiezioni. Innanzi tutto,
come avventurarsi nella Scrittura e cimentarsi nell’orazione
senza una guida? Ma sopratutto, come volete che nelle
nostre giornate divorate dagli impegni di lavoro o di casa
possiamo trovare il tempo anche per andare a Messa, per
leggere la S. Scrittura, per pregare? Eppure trovate il tempo
per mangiare e per dormire! E’ necessario. Certamente, ma
tutta la questione è di sapere se voi, che rifiutate di lasciare
END milano
deperire il vostro fisico, avete deciso di lasciar morire di
inedia la vostra anima. E se trovate normale che Dio sia
praticamente escluso dalle vostre giornate.
Conosco degli uomini e delle donne che un bel giorno
hanno deciso di reagire. Hanno considerato la propria
esistenza in funzione della loro vita cristiana e non viceversa. Ed alcuni hanno dovuto modificare profondamente il
loro sistema di vita; non pretendo certo che vi siano giunti
da un giorno all’altro o che il loro programma non sia mai
stato sconvolto per ragioni di forza maggiore. Ma posso
Giugno 1999 - 3
affermare che per questi capi d’azienda, questi medici,
questi operai, queste madri di famiglia numerose - che non
sono meno indaffarate di voi - la vita si è trasformata da
quando l’Eucaristia, la Parola di Dio, l’orazione hanno
trovato posto nella loro vita quotidiana. Per costoro non
temo né il fallimento della fede né quello della famiglia. Essi
sono vivi.
Padre Henry Caffarel
(da pensieri sull’amore e sulla grazia)
Esercizi spirituali in coppia
“Fare ogni anno un ritiro spirituale chiuso, di almeno 48 i mari e superare i monti, ma entra nella profondità del tuo
ore, marito e moglie insieme per quanto possibile’’.
cuore, perché là troverai la mia voce che ti parlerà”.
(Carta delle Équipes Notre-Dame)
Il ritiro spirituale non dovrebbe essere considerato come L’aiuto reciproco per andare agli esercizi
un fatto o un episodio che si verifica una volta tanto ma
Affinché un ritiro possa essere un “regalo meravigliocome stile ed atteggiamento di vita. E’ un momento nel so” bisogna... consacrargli ogni anno il tempo necessario,
quale uno deve mettersi in ascolto di Dio. (....)
48 ore intere come minimo, e possibilmente di più¨. Come
Nel ritiro spirituale prendendo contatto con la nostra riuscire a farlo?
interiorità più profonda posSi tratta anzitutto di averIl nostro Settore, da tre anni a questa parte, organizsiamo scoprire le meraviglie
ne la volontà. Non supereremo
za un ritiro spirituale per coppie di due giorni, per
del Dio vivente anche nella
le difficoltà che certo si accudar modo a tutti di ottemperare facilmente all'invito
nostra apparente miseria umamuleranno sulla nostra strada
della Carta.
na. Una volta che abbiamo
se non nella misura in cui fareFare il ritiro insieme con coppie amiche ci ha
preso coscienza di questa mamo lavorare tutta la nostra
permesso, nei due anni passati, di cementare ancor
nifestazione di Dio in noi, le
ingegnosità per non mancare
più i nostri rapporti, consolidandoli nella preghiera
persone che ci circondano e
a quell’appuntamento d’amocomune.
gli avvenimenti che accadono
re con il Signore.
Quest'anno poi il relatore è veramente eccezionale:
intorno a noi prendono un loro
Ricordiamoci del periodo
don Gianni Colzani, da lunghi anni consigliere di
significato nuovo e ci è così
del
nostro fidanzamento: quanéquipe e fino all'anno scorso consigliere di équipe
possibile comprenderli cristiado
mai
permettevamo che un
Italia. Don Gianni è un biblista di chiara fama. Ed ha,
namente. E’ allora che possiaqualsiasi
ostacolo mandasse
oltre ad un'innata e contagiosa simpatia, un grande
mo sentire e capire qual’è il
a
monte
i
nostri incontri?
dono: la semplicità espositiva, che garantisce estrenostro compito personale,
In secondo luogo, è una
ma chiarezza ed immediata trasmissione dei contequello della nostra coppia e
questione di disponibilità.
nuti.
quello politico e sociale.
Dovremo farci totalmente liUn'occasione unica da non perdere assolutamente.
La verifica dell’autenticità
beri, saper rinviare eventuali
Il tema sarà: Dio Padre ci chiama sempre. La storia
delle mie convinzioni avviene
impegni, farci sostituire nel
della coppia nella Bibbia e la nostra chiamata alle
attraverso il confronto con la
nostro lavoro, utilizzare alcusoglie del 2000.
Parola di Dio e con l’esperienIscrizioni entro il 15 luglio c/o Avesani - Tel. 039ni giorni di ferie... Esiteremmo
za dei miei fratelli. Il confronto
389729
a farlo per un avvenimento
La quota prevista è di L. 200.000 a coppia.
con l’esperienza degli altri retfamiliare, nascita, matrimonio,
Nei limiti di capienza della casa l'invito è allargabile
tifica e completa la mia
morte?... Il Signore non ha dia coppie amiche "non END".
esperienza. Nella scoperta che
ritto alla stessa priorità?
negli altri c’è qualcosa di simiPer molti è anche un prole al mio, posso trovare una conferma della validità della mia blema di figli: è impossibile lasciarli soli in casa, e nessuno
esperienza. Il silenzio che realizzo nel ritiro spirituale non può venire a sostituirci per 48 ore! si tratta di una difficoltà:
mi isola dagli altri ma mi mette in contatto con i miei fratelli; ma l’aiuto reciproco dell’équipe non può, non deve intercosì che possono essere superati i conflitti e le incompren- venire su questo punto? Certo, l’ideale sarebbe che tutti i
sioni; è così che possiamo scoprire la nostra profonda membri dell’équipe facessero gli esercizi insieme: ma non
unità come figli di Dio e fratelli in Cristo. (.......)
è affatto un obbligo. L’essenziale è che tutti possano
Il ritiro spirituale non dobbiamo però farlo diventare un trovare per una volta all’anno il tempo necessario... e
episodio isolato ma tendere a farne un atteggiamento questa è una cosa che riguarda tutta l’équipe.
costante della nostra vita. Riusciamo a fare durante la
Gli esercizi dunque coinvolgono tutto il movimento: essi
nostra giornata un po’ di silenzio interiore che serva per costituiranno un test dello spirito di aiuto reciproco che vi
noi, per i nostri fratelli e per Dio?
regna: aiuto materiale e aiuto spirituale.
Applichiamo quanto Jahvè dice al popolo eletto nel(dai libretti verdi)
l’Esodo: “Quando vuoi incontrarmi non cercare di solcare
4 - Giugno 1999
END milano
Incontro delle Équipes Miste
Serata del 17 Aprile
Sintesi delle relazioni delle varie équipes miste sul tema: Ripartendo da Eupilio
Incontrare coppie di altre équipe è ogni volta un’occasione importante perché i momenti di condivisione, ascolto,
preghiera e amicizia vissuti insieme alla presenza del Signore sono sempre stimolanti ed arricchenti per tutti.
Da quando il Cardinale, in occasione dell’incontro con
i rappresentati delle équipe di tutta la regione Nord-Est, ci
ha confessato di quanto sia preoccupato per la situazione
dei matrimoni e di quanto gli stia a cuore la pastorale delle
coppie in crisi, ci siamo sentiti tutti interpellati e abbiamo
incominciato a riflettere insieme, come singole coppie e
come Movimento, per capire cosa, con l’aiuto di Dio,
possiamo testimoniare.
La partecipazione alla serata delle équipe miste è stata
particolarmente alta e questo significa che il tema era
davvero sentito da tutti.
Leggendo le relazioni degli incontri, ci sembra di poter
così sintetizzare i punti salienti:
- Le riflessioni sull’ Esame di coscienza sui doni dello
Spirito Santo” (Lettera pastorale di Carlo Maria Martini
1997-1998) che le varie équipe hanno fatto l’anno scorso
sono state molto più ricche di quanto ci si aspettava. E’
importante riconoscere in questo la presenza dello Spirito
Santo perché ci ha aiutati a renderci ancora più consapevoli
del grande dono di essere sposi cristiani e della responsabilità che abbiamo di mettere a frutto la grazia del nostro
sacramento;
- Abbiamo tutti espresso profonda gratitudine al Movimento che ci aiuta nel cammino di coppia, facendoci
sperimentare quanto sia utile l’aiuto dei fratelli per non
sentirsi soli quando si edificano le fondamenta del matrimonio. Entrare a far parte di una équipe è un po’ come
risposarsi, riscegliersi, diventare più consapevoli che bisogna decidere di amarsi ogni giorno.
- Il Cardinale, uomo dello Spirito, ci interpella: dobbiamo
allora innanzitutto metterci in una posizione di ascolto. Ci
ha detto che il Movimento delle Équipe Notre-Dame è un
dono per la Chiesa di oggi e che l’intuizione di Padre
Caffarel, già nel 1947, che la Chiesa dovesse dare una nuova
consapevolezza a questo sacramento, è stata davvero
profetica.
- Viene allora spontaneo chiedersi: “Il metodo END che
utilizziamo per la nostra vita di coppia è soltanto per noi o
possiamo “esportarlo”? L’esperienza che noi stiamo facendo nel Movimento possiamo metterla a disposizione di altri?
Siamo coscienti del talento che ci è stato affidato e della
responsabilità nei confronti dei fratelli che il Signore ci mette
vicini?
C’è il pericolo di non sentirsi preparati, di pensare di non
avere le giuste competenze, ma il Cardinale ci previene:
pensateci considerando le vostre specificità.
E allora riprendiamo in mano la Carta e leggiamo:
Ascolto della Parola di Dio
Preghiera personale, di coppia e familiare
Amicizia
Accoglienza
Aiuto reciproco
Dovere di sedersi
Regola di vita
Tema di studio
Partecipazione al ritiro annuale
Alla luce di queste specificità, e pensando alla fortuna
che abbiamo di poter utilizzare queste “piste preferenziali”
per il nostro cammino di coppia, sono emersi alcuni suggerimenti:
- cercare di capire alla luce della parola di Dio quale e’
l’atteggiamento giusto. A questo proposito la relazione dei
Gonano durante la giornata di settore ci ha dato
numerosissimi spunti.
- testimoniare con la nostra vita di coppia quanto può
essere ricca e rinnovabile la vita matrimoniale.
- metterci come coppia in una posizione di ascolto dei
bisogni delle coppie che incontriamo, per offrire loro eventualmente qualcuno degli strumenti che per noi sono stati
così utili.
- scoprire di avere un carisma non solo a livello personale,
ma anche a livello di coppia: qualche coppia scoprirà di
avere il dono della comunicazione con i più giovani, e potrà
eventualmente affiancare le coppie durante i primi anni del
matrimonio, qualcuno sarà chiamato ad aiutare una coppia
che sta vivendo un momento di crisi, qualcuno...
La chiesa prepara le giovani coppie al matrimonio, ma non
alla vita matrimoniale come costruzione da edificare pazientemente insieme.
E’ importante che la chiesa (noi, parrocchie, istituzioni
ecc.) segua le coppie fin dai primi anni di matrimonio. E’
risultato infatti che:
- Vi è una grande sete di qualcosa per le coppie (esperienza di S. Fedele). Quando i gesuiti hanno proposto a coppie
sposate da pochi anni di incontrarsi per parlare e scoprire
il significato profondo del matrimonio cristiano, c’è stata
una risposta numerosa che è sfociata in un ciclo di seminari
ed ha portato alla necessità di formare coppie in grado di
gestire nuovi gruppi familiari.
- E’ importante far crescere momenti come questi nelle
parrocchie e nella chiesa. Tali momenti non devono necessariamente sfociare in gruppi END.
- E’ stata sottolineata l’importanza di distinguere tra END
(proposta formativa di ascesi cristiana esigente) ed incontri/gruppi di dialogo familiare, sia per non perdere lo spirito
che anima le END, sia perché non tutti sono interessati a una
proposta così specifica.
- L’impegno con altre famiglie della parrocchia (diverso
dall’impegno individuale), potrebbe permettere la crescita
di una parrocchia veramente presente sul territorio. Tale
impegno può portare alla riscoperta di rapporti/legami tra le
famiglie e può ridurre quel rapporto di estraneità che spesso
Giugno 1999 - 5
END milano
esiste anche tra vicini di casa.
Per avere una “parrocchia allargata” è importante che:
- Vi sia una proposta per le famiglie e le coppie alla luce
del vangelo.
- Sia ben chiaro che questo momento non è un’occasione
per cooptare nuove risorse per le attività parrocchiali.
- La comunità sia veramente accogliente anche verso
situazioni difficili.
- Come in passato alcune coppie del Movimento hanno
dato vita ai CPM (Centri di Preparazione al Matrimonio) per
aiutare i fidanzati ad essere più consapevoli del passo che
stavano per compiere decidendo di sposarsi, così forse
oggi sarebbe utile aiutare i giovani sposi a mantenere viva
questa consapevolezza anche dopo i primi anni di matrimonio.
- E’ auspicabile un maggior impegno di tutti i componenti
delle END nella chiesa per far sorgere gruppi familiari di
ascolto, dialogo, confronto per quelle coppie che , pur non
essendo interessate ad un cammino nelle END, cercano un
aiuto per continuare a mantenere vivo il loro rapporto
- Tali gruppi dovrebbero anche accogliere persone che
vivono in situazioni difficili (i separati, divorziati ecc.), e
dovrebbero essere in grado di dare risposte ai bisogni
spirituali delle coppie in difficoltà
Infine è emersa una proposta importante: tutte le coppie
del nostro settore potrebbero prendersi un impegno particolare di preghiera per le coppie in crisi.
Ne parleremo durante la prossima riunione di équipe di
Settore cercando ispirazione nel solco della tradizione del
nostro Movimento e del particolare carisma di Padre Caffarel,
nostro fondatore.
Biagio e Marina Savarè
UNA PREGHIERA INSIEME
Da Tertulliano
Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza,
lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio !
Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore,
senza la minima divisione nella carne e nello spirito.
Insieme pregano, insieme s’inginocchiano, e insieme fanno digiuno.
S’istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro, si sostengono a vicenda.
Stanno insieme nella santa assemblea, insieme alla mensa del Signore,
insieme nella prova, nella persecuzione, nella gioia.
Non c’è pericolo che si nascondano qualcosa l’uno all’altro,
che si evitino l’un l’altro, che l’uno all’altro siano di peso.
Volentieri essi fanno visita ai malati ed assistono i bisognosi.
Fanno elemosina senza mala voglia, partecipano al sacrificio senza fretta,
assolvono ogni giorno ai loro impegni, senza sosta.
Ignorano i segni di croce furtivi, rendono grazie senza alcuna reticenza,
si benedicono senza vergogna nella voce.
Salmi ed inni essi recitano a voci alternate
e fanno a gara a chi meglio canta le lodi al suo Dio.
Vedendo e sentendo questo, Cristo gioisce e ai due sposi manda la Sua pace.
Là dove sono i due, ivi è anche Cristo.
6 - Giugno 1999
END milano
Giornata di Settore - Pavia 16 Maggio l999
Cosa facciamo, cosa possiamo fare, davanti a tante coppie in crisi?
Beppino e Angiolamaria Gonano
Sono passati poco più di due anni, quando il Papa
arrivava in Francia per incontrare le giovani coppie a St.
Anne D’Altray. Lo stesso giorno, il 18 settembre 1996,
l’Abbé Caffarel veniva umilmente sepolto nel cimitero di
Troussures nell’attesa della resurrezione.
Questo grande teologo si definiva nella sua profonda
umiltà, non tanto un esegeta, quanto un uomo in contemplazione dell’Evangelo, una
contemplazione ingenua e semplice come quella dei pastori, o
meglio ancora, ripeteva, quella
dell’asino davanti a Gesù nel
presepio. Alla sua presenza oltre
a una elevata conoscenza teologica e a una fede immensa, si
avvertiva l’uomo di Dio, profeta
in mezzo agli uomini.
Riconoscenti al fondatore del
nostro Movimento cerchiamo,
per quanto possibile, di essere
fedeli nel solco di quello che ci ha
detto durante il nostro incontro
con lui nel 1991. Nell’ultima tappa del ministero sacerdotale,
nella casa di preghiera di
Troussures, l’Abbé Caffarel ha
consacrato il suo tempo a guidare le coppie verso la santità
con l’aiuto della Parola meditata.
Ma quale parola?
Lo scrittore Peguy ha scritto: “Una parola non è la stessa
in uno scrittore o in un altro. Uno se la strappa dalle viscere,
l’altro la estrae dalle tasche del soprabito”.
L’Abbé Caffarel ci ha suggerito che il vero testimone di
un’epoca trae le sue parole dalle viscere, dal suo intimo più
profondo, convinto che la parola debba comunicare, creare,
consolare o inquietare. L’uomo superficiale estrae la parola
dalle tasche del soprabito, indumento che cambia secondo
le stagioni o la moda.
Prima di condividere con voi la nostra riflessione, permetteteci un ricordo personale. Riandiamo alla nostra storia di
vita insieme quando eravamo giovani appena sposati pensavamo di poter salvare il mondo e che fosse compito facile
la costruzione della nostra coppia.
Alle cose riuscite davamo grande importanza o ci si
abbatteva per i fallimenti. Con il passare degli anni, aiutati
dalle END, abbiamo compreso che tutto è nelle mani di Dio
e dipende dalla Sua Grazia. Oggi se pensiamo con gioia agli
inizi, non li rimpiangiamo, perché siamo consapevoli e
abbandonati all’agire lento del lievito evangelico, sicuri
della pazienza di Dio verso per noi.
Vi citiamo la metafora di una “esperta” di vita di coppia.
Marie d’Algoult: sposata con figli, lascia tutto per un amore
romantico, vive in Toscana con nuove maternità, e dopo
essere stata abbandonata torna sola a Parigi.
“Dalla storia della Torre di Pisa: la torre si elevava
sotto gli occhi dell’architetto, dritta, fiera, audace, quando improvvisamente arrivata a metà della sua altezza il
terreno cedette, e tutti pensarono che sarebbe crollata.
Ma l’artista, confidando in Dio e nella propria volontà,
non perse coraggio... Modificò le sue misure, cambiò le
linee, terminò il suo campanile in un piano inclinato, che
oggi è lo stupore di tutti e fa
sembrare l’opera ben più bella...”.
La vita di coppia è come la
torre di Pisa. La iniziamo con
audacia e determinazione, la
vogliamo dritta e alta, ma improvvisamente a volte il terreno
su cui costruiamo cede. Crediamo che tutto sia perduto.
Ricordando sempre Bonanno
Pisano, puntelliamo il nostro
ideale con i mezzi delle END,
facciamo tesoro anche degli errori e continuiamo la costruzione
della vita di coppia, magari pendente, ma non meno bella. Non
tutti, nel momento della prova o
delle difficoltà, cercano, o trovano, i mezzi per raddrizzare la vita di coppia, abbandonano il
progetto e la “torre” crolla.
Persone che conosciamo, sposati in chiesa, si separano
e combinano altre unioni. Non soltanto, dunque, dove si
respira il clima di indifferenza religiosa o di consumismo o
di materialismo, ma anche in ambiente cattolico alcune
famiglie sono divise.
Se scendiamo senza paura e senza sotterfugi fin dove
sono radicate le cause più profonde che portano molte
coppie a disfarsi e molte famiglie a cessare di essere,
troviamo normalmente un cuore che, poco a poco, si è
trasformato in un cuore di pietra. Un cuore generatore di
silenzi sterili e collezionista di risentimenti repressi. Un
cuore che ha cominciato ad essere in guerra con se stesso
e che ha seminato la disgregazione e la morte dovunque si
estende la sua influenza.
Insomma ogni relazione contiene in sé la possibilità
dolorosa della separazione e del distacco come atto di
fedeltà a se stessi, di un concetto errato di felicità; cioè come
atto di libertà. E’ un’affermazione indiscutibile della morale
e filosofia laica che il divorzio sia un atto di libertà, che non
tollera vincoli formali. La parola libertà è carica evocativa e
suggestiva di un pensiero filosofico oggi molto diffuso.
Desideriamo ricordare quanto ci diceva il cardinale C. M.
Martini nella predicazione degli esercizi a Gazzada, pubblicati in “Cammini laicali”. Meditando alcune pagine bibliche
ci ha fatto conoscere la realtà di alcune coppie e famiglie non
certamente esemplari. La stessa genealogia di Gesù, secon-
END milano
do Luca, risalendo fino ad Adamo, ci richiama un gran
numero di coppie in difficoltà.
Il cardinale elencava varie tipologie nelle quali il rapporto
di coppia è minato; la più importante, che leggiamo all’inizio
della Scrittura, si ha, dove il rapporto di coppia entra in crisi,
perché in crisi è anzitutto il rapporto con Dio.
Cosa possiamo fare davanti a tante coppie in crisi?
Alla luce di due testi del Vangelo pensiamo la nostra
missione di laici sposati.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna
sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono:
Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare
donne come questa. Tu che ne dici? Questo dicevano per
metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù,
chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome
insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro:
Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra
contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma
quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con
la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: Donna,
dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed essa rispose:
Nessuno, Signore. E Gesù le disse: neanch’io ti condanno;
va’ e d’ora in poi non peccare più. (Gv. 8, 3-11)
La folla vuole fissare la donna per sempre nella disgrazia.
Gesù la salva e la invia testimone vivente di questo atto
divino di misericordia.
Gesù racconta anche una parabola, che è veramente
rivoluzionaria: Due uomini vanno al tempio, vanno tutti e
due per pregare. Uno, il fariseo, dritto in piedi, pregava
così: “0 Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri
uomini, ladri, ingiusti, adulteri..”.
Ebbene, uno esce con un peccato in più. Perché? Perché
pregava senza misericordia, con il cuore pieno di orgoglio.
Nasce spontanea una domanda: perché Gesù parla così?
Quale Dio ci manifesta? Quale Dio ci svela nel Vangelo? Un
Dio Pastore, misericordioso, disarmante, imprevedibile. Al
Dio che svela Gesù, i presunti giusti reagiscono e cominciano a difendere la zona “presunta” del loro privilegio e
mormorano “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”.
Gesù vuoi correggere coloro che restano scandalizzati
dalla rivelazione della bontà infinita dei Padre e nelle sue
parole l’orizzonte si allarga: Dio non è soltanto il Pastore che
guida e protegge il popolo dei “vicini”, ma è anche il Pastore
che cerca appassionatamente il popolo dei “lontani”, cerca
la pecora perduta. Chiama gli amici e i vicini dicendo:
“rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora
che era perduta.” (Lc. 15, 1-6).
Vengono in mente le parole inaudite che Isaia mette sulla
bocca di Dio:
Io, il Signore sono il primo e io stesso sono con gli ultimi.
(Is. 41,4) Sì, è proprio così: meravigliosamente così.
Può ciascuno di noi diventare l’uomo di misericordia, il
samaritano verso l’altro? Capace di un amore concreto e
vivo dei prossimo sia esso il coniuge o altro, sia coppia
amica o coppia in difficoltà ed in sofferenza?
Noi facciamo parte di fin Movimento di spiritualità, non
un movimento di azione, ma un movimento di attivi. Agenti
polivalenti di evangelizzazione, diceva Pére Tandonnet.
Persone che non solo coltivano una spiritualità, ma la
Giugno 1999 - 7
testimoniano e sono resi capaci di medicare le situazioni
difficili. Movimento prima di tutto di spiritualità, con una
dimensione essenzialmente missionaria ed evangelizzatrice.
Innanzi tutto ricordiamoci che la vera preghiera:
Conduce all’azione.
Feconda l’azione.
L’azione ci riporta alla preghiera.
Chi prega conosce Dio, lo scopre sempre di più e nasce
in lui il desiderio di collaborare al Suo Regno.
Nello stesso tempo è nella preghiera che ci si pone la
domanda: che cosa devo fare?
L’autentica preghiera, il dialogo intimo con Dio non porta
all’evasione, ma ci invita verso l’azione. L’impegno ci fa
tuttavia scoprire la nostra incapacità e ci riporta alla preghiera, perché è necessario il Suo aiuto per portare frutto.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui,
fa molto frutto, perché, senza di me non potete far nulla.
(Gv. 15, 5).
Convinti che ... chiedete quel che volete e vi sarà dato
(Gv. 15, 7) ritorniamo a Dio per portargli il mondo nel quale
viviamo. Non solo il bello, ma anche le cose misere, i drammi
e le incomprensioni delle coppie.
La Parola di Dio ci aiuta a capire l’ambiguità delle nostre
azioni e invochiamo la capacità di scegliere tra i mezzi utili
e quelli che non lo sono.
Nella preghiera si fa il bilancio della missione che Lui ci
ha affidata: facciamo troppo, facciamo poco, dobbiamo
cambiare strada?
Vorremmo soffermarci un momento su alcuni passi biblici,
che ci sono sembrati particolarmente significativi.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io
vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate
da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro
per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio
carico leggero. (Mt. 11, 2-8).
Nessuno potrà resistere a te per tutti i giorni della tua
vita; come sono stato con Mosè, così sarà con te; non ti
lascerò, non ti abbandonerò.
Sii coraggioso e forte, poiché, tu dovrai mettere questo
popolo in possesso della terra che ho giurato ai loro padri
di dare loro. Solo sii forte e molto coraggioso, cercando
di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè,
mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra,
perché, tu abbia successo in qualunque tua impresa. Non
si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma
meditalo giorno e notte, perché, tu cerchi di agire secondo
quanto vi è scritto; poiché, allora tu porterai a buon fine
le tue imprese e avrai successo. Non ti ho io comandato:
Sii forte e coraggioso? Non temere dunque e non spaventarti, perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada.
(Gs. 1, 5-9).
Mi fu rivolta la parola del Signore:
“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho
stabilito profeta delle nazioni.
Risposi: Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare,
perché sono giovane.
Ma il Signore mi disse: Non dire: Sono giovane, ma va’
da coloro cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò.
Non temerli, perché io sono con te per proteggerti.
8 - Giugno 1999
Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò
la bocca e il Signore mi disse: Ecco, ti metto le mie parole
sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco sopra i popoli e
sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e
abbattere, per edificare e piantare”. (Ger. 1,4-9)
Fratelli sia che mangiate, sia che beviate, sia che
facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né
alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo a tutti in tutto,
senza cercare l’utile mio, ma quello di molti, perché
giungano alla salvezza. Fatevi miei imitatori come io lo
sono di Cristo. (1 Co. 10, 31 -11, 1)
Perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità
dei fratelli, premurosi nell’ospitalità (Rm. 12, 13)
Prendiamo da un testo del 1965 alcune riflessioni di
giovani coppie, che hanno meditato con l’Abbé Caffarel la
teologia del matrimonio di Maria e Giuseppe. “L’esempio
della famiglia di Nazaret è proposto a tutte le famiglie
fondate da Cristo e che hanno Cristo come fondamento.
Questo esempio è al tempo stesso un messaggio di
speranza. Se le coppie cristiane non cercano di evitare la
pedagogia divina, che opera nella loro vita, come in quella
di Maria e Giuseppe, Dio li guiderà - con mano forte e a
braccia tese - fino alla terra promessa, dove Lui le aspetta.
In questo caso il matrimonio sarà per loro un cammino di
santità. Ma scrivendo queste pagine, il pensiero è rivolto a
tante coppie nelle quali l’amore è malato, l’unione a brandelli, i cuori feriti.
Sono così lontane, come immaginano, dagli sposi di
Nazaret? No, essi sono dei figli malati, che temono di essere
meno amati da Dio o meno fortunati. Forse più peccatori di
altri con la fatica di riconoscere la loro povertà. Non è
impossibile immaginare Maria che rivolta verso il Figlio, gli
fa notare come a Cana: “Non hanno più vino, hanno già
esaurito le loro scorte di amore”.
Com’è che la spiritualità coniugale non interroga gli sposi
di Nazaret per avere maggiori chiarimenti e direttive? La
spiritualità ricorre alle scienze umane, alla psicologia, all’antropologia. Questo non deve essere biasimato. E’ necessario
saper riconoscere il problema, quello che richiede per essere
risolto. La Grazia deve trovare un buon terreno per mettere
radici. Tuttavia le coppie rimangono impoverite con le loro
sole conoscenze o risorse umane. 0 anche con le sole
nozioni teologiche.
La realizzazione della coppia di Nazaret ha la fondamentale novità che Cristo ha portato, a questa sono chiamati chi
vive il matrimonio”.
Teniamo presente che le riflessioni che vi abbiamo appena lette sono state pubblicate dall’Abbé Caffarel già nel
1965, e leggiamo le statistiche di un rapporto del febbraio
1999 sulla realtà dei matrimoni a Milano. Sono il 39,6% i
matrimoni celebrati con rito civile, e il 17,5% sono al secondo
matrimonio. E’ una città in crisi coniugale? Perché alle
coppie non importa più di tanto di essere sposate per fare
la scelta di mettere al mondo un figlio?
Alcuni oggi
considerano “famiglia” quando questa si è formata davanti
all’altare, o al sindaco, o anche solo davanti alla culla. A
questa città in crisi dobbiamo reagire con voglia di rinascita
e di positività.
Il pericolo più grave per questi fratelli è di incontrare sulla
loro strada il fratello maggiore, l’indefesso lavoratore, il
END milano
figlio fedele descritto nella parabola dei figliol prodigo. O
l’uomo, che pregava senza misericordia e pieno di orgoglio,
nella parabola del pubblicano e fariseo.
Si rende necessario quindi un nuovo modo di pensare la
preghiera, la contemplazione, l’esperienza religiosa: un
modo significativo per la condizione dei laici. Possibile
dentro il rumore della vita quotidiana, compatibile e componibile con le ordinarie condizioni di esistenza; tipico di chi
ha il “monte” come riferimento, ma è chiamato dalla sua
vocazione ad appartenere al mondo e a scoprire negli uomini
i segni della presenza di Dio. E’ nata la necessità di una
nostra formazione ad uno stile di confronto - fra noi e con
tutti - che sia all’altezza della fede che professiamo e della
perfezione della carità alla quale tutti i discepoli di Cristo
sono chiamati.
Una comunità profetica che esce da una pastorale ansiosa di conservazione, verso una pastorale che faccia scaturire
nuove coraggiose strategie di annuncio e di testimonianza.
Un progettare insieme aperto e profetico in ciascuna delle
nostre Chiese locali; espressione dell’amore del Padre per
tutti e per ciascuno.
Una spiritualità cristiana, “anche e specialmente laicale”,
non più caratterizzata dalla fuga e dal disprezzo del mondo,
ma dall’impegno nel mondo e dalla simpatia per il mondo
come via di santificazione. Un passo forse non vistoso
sotto il profilo umano, ma che avrà un grande valore agli
occhi di Dio, se ci avrà aiutati ad amarci di più e se avrà
rinvigorita la nostra convinzione che la carità di Cristo non
è la pietosa infermiera della storia, ma l’anima di una storia
rinnovata.
La riscoperta dei carisma delle END, Movimento di spiritualità coniugale per coppie unite dal Sacramento del
Matrimonio, ci deve tenere saldi e vivere l’Evangelo non
nell’ambiguità. Lo stato di vita di tutti noi è quello di coppie
unite dal Sacramento del Matrimonio. In funzione di questa
condizione abbiamo ricevuto il dono della chiamata a far
parte delle Équipes Notre-Dame. Rifiutiamo la tentazione,
come quella dei discepoli al monte Tabor. Installati spiritualmente facciamo tenda fra di noi. La nostra testimonianza
sarebbe oscurata. Non dimentichiamo mai le amare parole
di Gesù a Cafarnao “non ho forse scelto io voi, i Dodici?
Eppure uno di voi è un diavolo.” (Gv. 6,70). E’ umiliante la
figura di Giuda, sta con Gesù, ma tradisce.
Mettiamo invece a disposizione delle varie chiese locali,
delle persone formate umanamente e teologicamente, convinte che occorre seminare. La crescita non ci appartiene.
E’ opera di un Altro.
Sappiamo bene che, anche se le apparenze sembrano
scoraggianti, lo Spirito continua a lavorare la ‘pasta umana’
recalcitrante. Non abbandoniamo lungo la strada alcuni
fratelli desiderosi di costruire una vita umanamente felice e
cristianamente autentica.
Potremmo proporre di:
- Accoglierli fraternamente e ascoltare la loro storia,
senza perdere di vista che questa storia è sempre unica.
- Favorire la loro fede in Dio. L’importante per queste
coppie è stabilire una relazione autentica con il Signore,
sostenuti dalla comunità con i suoi sacerdoti.
- Ridire che Dio è amore, non vuole la sconfitta di
nessuno, anzi invita a riprendere la strada.
- Spiegare che la preoccupazione della Chiesa è difendere
END milano
i valori evangelici del matrimonio cristiano.
- Comunicare la Speranza.
Ogni cristiano sa che il Signore si manifesta per mezzo e
nella comunità. Entreremo nella terra promessa dove Dio ci
guida, con mano forte e braccia tese, se al rendiconto
potremo affermare come il samaritano che senza pregiudizio, abbiamo accolto i fratelli lungo la strada. Il Signore non
ci ha fatto cristiani soltanto per proteggere la nostra fede,
per difendere quanto possediamo, ma soprattutto per rendere testimonianza della speranza che è in noi.
Beppino e Angiolamaria Gonano
Bibliografia
1) Prends chez toi Marie, ton épouse-Abbé Caffarel 1988
2) Diocesi di Montréal - Famiglie divise un ruolo nella Chiesa -Il
Regno - documenti 11/95
3) La pastorale dei divorziati-risposati e di quanti vivono in situazioni
matrimoniali irregolari o difficili. CEI 1979
4) Familiaris consortio, Giovanni Paolo II, 1981
5) Reconciliatio et poenitentia, Giovanni Paolo II, 1984
6) Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, 1993
7) Lettera ai Vescovi della Congregazione per la Fede, 1994
EUPILIO 1998
La segreteria del Card.
Martini ci ha trasmesso
la versione ufficiale del
discorso tenuto ai nostri
responsabili lo scorso
novembre ad Eupilio.
Lo consideriamo una
"pietra miliare" per il
nostro movimento: ci
vengono riconosciuti dei
carismi tutti particolari
riguardo alle tematiche
della famiglia, ma a ciascuno di noi, personalmente, viene chiesto di mettersi a disposizione della
chiesa.
E' la parabola dei talenti che si incarna.
E' la chiamata dei laici alla missionarietà.
Abbiamo raccolto in un opuscolo, dal titolo
"Eupilio 1998", il discorso del Cardinale e l'Esame di coscienza della Regione Nord-Est: lo mettiamo a disposizione di tutti per trasmetterlo ai parroci, ai consigli pastorali, a quanti si occupano dei
problemi della famiglia e della preparazione alla
vita matrimoniale.
Diffondiamolo, ne vale la pena.
Chiedeteci le copie che vi servono: le metteremo
a vostra disposizione nel modo più rapido possibile.
Giugno 1999 - 9
La sessione:
che passione!
Solo una coppia a Montesilvano:
speriamo di rifarci a Ciampino
Il ritorno dalla sessione di Pescara è con l'animo pieno di
gioia e di entusiasmo.
Come in tutte le sessioni l'atmosfera che regna in quelle
giornate è sempre stupenda, l'amicizia che subito ci lega a
persone fino ad allora mai incontrate è una cosa eccezionale, e dimostra quanto il movimento si fondi su una
comunione di intenti, di sentire, di linguaggio, ed anche di
abitudine all'ascolto e al saper mettere in comune le proprie
esperienze, le proprie riflessioni.
Eravamo in 140 coppie, con una sessantina di bambini:
purtroppo per mancanza di spazio altre 25 coppie non
avevano potuto essere accettate.
L'argomento era interessante, e molto ampio: Vivere il
tempo, abitare la storia.
Quattro relazioni generale: don Matteo Lepori, Alberto*
ed Anna Monticone (* ex presidente dell'Azione Cattolica), Adria Gallo e Rodolfo Venditti, padre Angelo Epis. E
quattro riunioni delle équipes di formazione (ben 16!), che
hanno costituito, come al solito, i momenti forti di conoscenza e di scambio, e di arricchimento attraverso le esperienze e le testimonianze comunicate con lo spirito di
apertura che si instaura fra le coppie, in clima di preghiera.
Occasione di conoscenze fruttuose di coppie ammirevoli,
e di ri-incontro di altre, in immediata sintonia come se
fossero passati pochi giorni anziché anni.
Quasi tutti i Settori italiani erano rappresentati, alcuni
con un buon numero di coppie; è stato notato che del
Settore di Milano era presente una sola coppia.
Giorgio e Carla Beghi
Milano 10
P.S. - Per un articolo più completo avremmo dovuto
riportare alcuni spunti delle relazioni, ma fuori del
contesto forse non direbbero molto.
Sessione Nazionale
21 - 25 agosto 1999
Ciampino (Roma)
Tema:
‘‘Vivere il tempo,
abitare la storia’’
10 - Giugno 1999
END milano
IN COPPIA VERSO IL PADRE
Ritiro di Settore 21 marzo 1999
RICONOSCERE IL PADRE
“DI TUTTI”
Dio è Padre. “Crediamo di conoscere il Padre ma di fatto
non lo conosciamo se non molto alla lontana: C’è dunque
una scoperta da fare.” (p. 14). Effettivamente conoscere il
Padre significa disporsi ad accogliere un dono. Si tratta di
una rivelazione inedita a cui duemila anni di cristianesimo
non ci possono aver abituato. Molte volte preghiamo una
“parola” e non la “Parola fatta carne” che ci annuncia Dio
Padre. La paternità di Dio non è una caratteristica, ma una
determinazione.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
“Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre
vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato.” (Lc. 7, 36-38). Una parola siffatta
apre prospettive inedite. Si tratta di un invito forte, non
rinviabile nel tempo. E’ un appello ad una decisione che ci
rende dimora della misericordia, del rifiuto del giudizio
gratuito, del perdono insperato e del dono di tutto se stessi.
ASSIMILIAMO LA PAROLA
Quale capacità di dialogo abbiamo sviluppato in coppia?
Siamo davvero decisi nell’ascolto che edifica e crea le
condizioni per non sottovalutare questa visione di Dio. Fare
nostra questa Parola significa tradurre la conoscenza di Dio
Padre nella concretezza dell’agire quotidiano.
ITINERARIO PROPOSTO
Esercitarci ad accogliere l’altro nell’ascolto silenzioso,
nella comprensione. Riscoprire insieme il dono della paternità di Dio come occasione preziosa per un cammino di
preghiera in coppia. Scegliamo un momento settimanale di
preghiera prolungata.
DIRE INSIEME: “PADRE
NOSTRO”
“Nessuno può essere davvero “figlio” se non in lui. Ogni
“rifiuto del Padre” non sarà superato pienamente che entrando in lui. Gesù infatti ci fa partecipi della stessa
condizione filiale: perciò ci mette sulla bocca il Padre nostro,
la preghiera dei figli, e ci dà il suo Spirito che in noi grida la
parola che più di ogni altra esprime l’amore filiale: “Abbà,
Padre!”.” (p. 33). Gesù non ci mette ai margini, ci coinvolge
in pienezza. La preghiera è il grido del figlio che sa di avere
un interlocutore attento e vicino.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
“Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali
credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose
avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6, 7-8). Non
si tratta di una parola qualsiasi. Ogni espressione nasce da
una coscienza che si rivolge al Dio vicino, alleato, che
appunto, sa, conosce a fondo il cuore dell’uomo. Non si
deve improvvisare, ci si deve presentare con l’umiltà del
figlio che guarda al Padre che non ascolta le parole, ma la
supplica accorata di chi lo riconosce in pienezza nella sua
paternità.
ASSIMILIAMO LA PAROLA
La scomodità della proposta di Gesù è evidente. Non si
tratta di imbonire nessuno. Occorre invece imparare a
leggere dentro la nostra persona con quale animo ci disponiamo al dialogo con Dio Padre. Ci farebbe più comodo un
Dio con cui trattare “alla pari” ed invece non è così. Fare
nostra questa parola significa, alla fine, metterci sul serio in
discussione.
ITINERARIO PROPOSTO
Comincia a pregare con il cuore. Non biascicare nulla con
le labbra. Scrivi la tua preghiera e riconoscila nel segreto.
Non inventare parole, ma lascia che il tuo spirito gioisca
interiormente nel mettersi alla presenza di Dio. La sua
presenza ti interpella e ti spinge a cambiare le parole che non
corrispondono al cammino che stai facendo personalmente
o in coppia.
UN PADRE CHE PERDONA
“Nella luce della rivelazione del Padre espressa dalla
preghiera del Padre nostro, la vita del discepolo è dunque,
come qualunque altra esistenza umana, un pellegrinaggio,
ma si caratterizza come pellegrinaggio del ritorno a casa,
della conversione all’amore che perdona e sana le ferite
dell’anima e le lacerazioni della storia. Il discepolo vive un
costante conversione, rapito verso una sempre più profonda esperienza dell’essere amato da Dio Padre nel Figlio
Gesù”. (p. 39). Si tratta di uno sconvolgimento inatteso
perché il perdono esige un alto prezzo: la conversione.
Occorre volgersi a Dio, acquisire la capacità di “mettere in
ordine la propria vita”.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche
voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti” (Mt. 7,
12). Il perdono è la luce da portare al fratello, è la buona
notizia di un amore gratuito e disinteressato in un mondo
che basa anche i rapporti umani sulla logica del guadagno,
del prestigio, dell’immagine, del potere. Chi ha fatto l’esperienza di essere perdonato sa che ne deriva una gioia
indicibile. Il perdono rivela un aspetto essenziale del Padre.
Se il discepolo non giunge a perdonare rischia di mutilare
la “buona notizia”.
ASSIMILIAMO LA PAROLA
Il primo dono da chiedere è quello di una fede che impari
a scrutare il proprio cuore. Si tratta della fonte di ogni remota
Giugno 1999 - 11
END milano
azione verso l’altro. Lasciare saggiare il cuore da una
disposizione di attesa fiduciosa della volontà di Dio significa sapere attendere, disporsi ad un’attesa operosa. E’
tempo di rompere ogni indugio: la Parola chiede di nutrire
la nostra intimità.
ITINERARIO PROPOSTO
Il “dovere di sedersi” è per la coppia la riscoperta del
perdono quotidiano. Porsi uno accanto all’altro nella certezza che il perdono edifica continuamente una comunione
d’intenti e di affetti indispensabile. La coppia che resiste a
questa proposta si affidi a un padre spirituale che si ponga
al suo fianco. La preghiera ed il colloquio spirituale che si
instaura in questa occasione rimuove parecchi ostacoli del
passato o del presente che diventano pietra d’inciampo nel
cammino di coppia.
Il Regno è già qui ed ora, è instaurato nel cuore del
discepolo. Perché non avere il coraggio di una dedizione ad
allargare i confini del Regno a tutto ciò che noi siamo
personalmente o in coppia. Impariamo a mettere al servizio
del Regno ciò che noi siamo: il nostro tempo, la nostra
operosità, i nostri doni, la nostra disponibilità all’annuncio
del vangelo nella città secolare, nell’ambiente di lavoro, nel
parentado.
IL PADRE CI ADDITA IL
REGNO
“Sullo sfondo del linguaggio semitico (“passivo divino”), le prime tre invocazioni del Padre nostro chiedono che
sia Dio stesso ad agire. I discepoli sono quindi tali non per
loro merito e loro forza, bensì perché raggiunti da questo
dono gratuito, per il quale in essi viene santificato il Nome
di Dio, si compie l’avvento del Suo Regno, è realizzata la Sua
volontà sulla terra.” (p. 36-37). C’è un dinamismo in questa
paternità. Il discepolo non può “dormire sugli allori”, ma
deve essere vigilante perché orientato verso il Regno. Non
è un regno da conquistare, ma da accogliere, a cui fare
spazio.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel
Regno dei Cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore,
Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato
demoni nel tuo nome e compiuto prodigi nel tuo nome e
compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò
loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi
operatori d’iniquità.” (Mt. 7, 21-23).
Il Regno dei cieli ha delle esigenze serie che non ammettono patteggiamenti all’ultimo minuto. La chiarezza del
dettato evangelico è apparentemente sconcertante. Niente
prove d’appello per il discepolo che si è fermato ad una fede
di facciata o di superficie. La condanna di Gesù rende più
evidente la meta finale del Regno: è un dono che non si
vende, si accoglie e basta.
ASSIMILIAMO LA PAROLA
Ogni discepolo deve avere il coraggio di riscoprire la
propria “nudità” spirituale. Senza coscienza dei propri limiti
e della propria fragilità nativa l’uomo non coglie l’esigenza
della conversione radicale alle esigenze del Regno. Se tali
esigenze ci spaventano è perché non abbiamo colto la
signoria di Dio sulla nostra umanità. Siamo ancora in balia
di noi stessi, non ci siamo fidati completamente di lui. La
debolezza dell’uomo non è di ostacolo al Regno. E’ la
mancata assunzione della libertà del servizio per il Regno
che ci potrà negare l’ingresso tanto sperato.
ITINERARIO PROPOSTO
IL PADRE ANNUNCIATO
IN PIENEZZA DA CRISTO
“La scoperta pratica di Dio come padre avviene quindi per
noi in Gesù Cristo: solo lui lo rivela in pienezza.” (p. 35). E’
interessante cogliere il momento della rivelazione ultima di
Cristo: “Nella sua dolorosissima agonia Gesù ci insegna ad
essere figli: lo fa anzitutto assumendo su di sé l’angoscia
che il cuore umano prova davanti alla morte. Gesù non
ritorce questa angoscia contro il Padre, quasi facendogli
colpa di avergli dato quella vita che ora precipita verso il
baratro. Il Padre non è la controparte verso cui lanciare il
rancore del rifiuto; è, invece, il confidente a cui rivolgere
l’invocazione estrema, fidandosi senza riserve del Suo
disegno, per quanto oscuro e misterioso.” (p. 34). Siamo di
fronte ad una rivelazione impegnativa, che ci mette a dura
prova. Si tratta di una rivelazione che nel suo carattere unico
ci introduce ad una grazia senza precedenti. E’ il momento
della nostra scoperta del volto del Padre: incominciamo ad
individuarne i tratti qualificanti.
ASCOLTIAMO LA PAROLA
“Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e
odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre
vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e
sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
In fatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?
Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto
12 - Giugno 1999
Continua da pagina 11 ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non
soltanto
fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste. (Mt. 5, 43-48). Questa
parola attende una fede forte che la ascolti. Ogni silenzio di
fronte a questa parola per noi diventa una rinuncia, una
mancata adesione che deve farci riflettere.
ASSIMILIAMO LA PAROLA
E’ il momento delicato che il Vangelo sempre ci propone:
la strada del discepolo. Stare dietro a Cristo significa andare
nuovamente in croce. Il discepolo va in croce da figlio. Si
tratta di una scelta impegnativa, ma necessaria. Il Vangelo
esige il prezzo della croce. Noi chiediamo a lui la forza di non
farci mai rinnegare la croce: la fonte della salvezza. La croce
mette in difficoltà chi deve abbracciarla, chi deve fidarsi.
Eppure la croce è eloquente da sé, non ha bisogno di alcuna
aggiunta ascetica: la sua nudità ci deve bastare. Prendere
la croce ogni giorno significa “farla nostra” nella fede.
END milano
Ritiri per coppie di sposi
24-27giugno-FossatodiVicoPG-CasaS.Benedetto - Don Luigi
Cozzarin
5-8 agosto - Casaglia MI - Villa Annunciata - Don
Luigi Cozzarin
18-21 agosto - Certosa di Pesio CN - Missionari della
Consolata - Tel. 0171 738123 - Con bambini
26-29 agosto - Pianezza TO - Villa Lascaris - Tel. 011
9676145 - Con bambini
30 agosto -3 settembre - Sestri Levante GE - Opera
Madonna del Grappa - Mons. Dante Lanfranconi
Tutti i fine settimana - Eremo di Caresto PS - Comunità di Caresto - Tel. 0722 8497 - Con bambini
ITINERARIO PROPOSTO
Imparare ad accogliere la croce quotidiana nella sua
nudità. Non cercare spiegazioni ad ogni costo per ogni
avvenimento. Saper guardare alle difficoltà nell’ottica della
parola di Dio, dello “sperare contro ogni speranza”. Il
vangelo attende uomini, donne, coppie rinnovate da un
amore di Dio Padre che ispira cammini meravigliosi, ma nello
stesso tempo umili e nascosti. L’eventuale sofferenza sarà
posta davanti a colui che è padre anche nel momento del
dolore.
DOVERE DI SEDERSI
- Siamo capaci di porci in ascolto della paternità di Dio
quale momento “riposante” del nostro essere coppia e nello
stesso tempo riusciamo a vivere questa dimensione come
scambio fraterno che ci rimotiva profondamente nella vita
di coppia?
- La paternità di Dio ci invita a pregare in un modo nuovo,
a giudicare il mondo in un modo inedito, a proporci
quotidianamente la meta del regno di Dio. Come si incarnano queste prospettive nella nostra coppia?
- Il dovere di sedersi è grazia da donare reciprocamente:
di fronte al Padre ed alla sua parola, di fronte al perdono
quale prospettiva centrale dell’incontro reciproco, di fronte
al vangelo che chiede il riferimento a Gesù crocifisso e
risorto per noi. Quale fatica dobbiamo vincere per poter
arricchire questo “dovere” che per la nostra coppia è
momento di grazia e di crescita?
Don Maurilio Frigerio
Redazione: Biagio e Marina Savarè
Équipe Milano 10
Via Ippolito Nievo 28/1 - 20145 MILANO
Tel. 02-48007432
Fax. 02-43980432
Segretario telefonista: Pietro Savarè
Sommario
Argomento
Ricordiamo a tutti gli Équipiers che il nostro
giornalino nasce da contributi spontanei, che gli
articoli vengono impaginati in modo artigianale e
che l’ordine in cui essi compaiono è solo casuale.
Solo gli articoli firmati “Équipe di Settore” esprimono la posizione del Settore: tutti gli altri sono
proposte che possono essere oggetto di riflessione e
confronto, nel rispetto di un fraterno pluralismo
Paolo e Lidia Avesani
Pag.
Verso l'estate - P. e L. Avesani
1
Quanti fallimenti!... - Padre Henri Caffarel
2-3
Esercizi spirituali in coppia - Dai libretti verdi
3
Equipes miste - Biagio e Marina Savarè
4-5
Una preghiera insieme
5
Giornata di Settore a Pavia - G. e A.M. Gonano
6-9
La Sessione: che passione - G. e C. Beghi
9
In coppia versi il Padre - Don Maurilio Frigerio 10-12
Scarica

Anno 1999 n° 2 - endmilanob.it