Scenari Mondo
Ecco arrivare il califfato
fondato sulla costituzione
Donne separate dagli uomini, pena di morte per gli
apostati, jihad, no all’Onu... È la bozza di statuto
islamico dei salafiti. Scritta a due passi dall’Italia.
U
Il libro «Avere
vent’anni a Tunisi
e al Cairo», Marsilio
editore, che pubblica
la bozza salafita.
na costituzione islamica per «il mondo intero», grazie
al medievale governo del califfato che porterà «un
messaggio di luce e guida» a tutti i miscredenti. Vale
a dire un sistema «perfetto», basato sulla versione
più dura e pura della legge del Corano. L’inquietante
scenario è delineato nella bozza di costituzione
elaborata dai salafiti tunisini. Per la prima volta lo statuto
degli oltranzisti maghrebini viene integralmente tradotto
in italiano e pubblicato dal professor Khaled Fouad Allam
nel suo nuovo libro, Avere vent’anni a Tunisi e al Cairo.
Edito dalla Marsilio, è un’originale lettura della primavera
araba e dei suoi lati oscuri. «La bozza di costituzione ha
un’enorme valenza eversiva» osserva l’autore, sociologo
del mondo musulmano all’Università di Trieste. «Da una
parte è completamente antioccidentale, dall’altra vuole
inventare una modernità impossibile attraverso la nozione
stessa di costituzione». Suddivisa in 191 articoli, la «costituzione di Allah» viene distribuita dai salafiti tunisini
sotto forma di opuscoli. Grazie alle libertà introdotte
dalla primavera araba, il Partito della liberazione può
«presentare questa bozza di costituzione chiedendo
ad Allah che benedica i musulmani per realizzare il
califfato, ben guidato da Dio».
Fin dall’articolo 1 è chiara l’impronta assolutista del
«credo islamico» che «sta alla base dello stato». L’espansione della sharia non riguarda solo la Tunisia, ma il
tutti i divieti imposti dai talebani maghrebini
Democrazia e partiti
Articolo 21: I musulmani hanno
diritto di creare partiti politici (...)
a condizione (...) che fondino i
loro principi sul credo islamico
e (...) sulle norme della sharia.
Lingua ufficiale
Articolo 8: La lingua araba è
l’unica lingua dell’Islam ed è
l’unica (...) utilizzata dallo stato.
Pena di morte per gli apostati
Articolo 7: Lo stato applica
la sharia (...) agli apostati, che
hanno abbandonato l’Islam (la
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sanzione è la morte, ndr)
Donne
Articoli 113, 116, 120:
È fondamentale la separazione
fra uomo e donna.
La donna non può governare.
È dovere della moglie obbedire.
Denaro
Articolo 142: È proibito
l’accumulo di denaro, anche se
su di esso viene pagata
l’imposta sociale.
Media
Articolo 104:
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Ad Addis Abeba si sono
incontrati i presidenti del
Sudan e del Sud Sudan.
Omer Hassan Ahmed
al-Bashir e Salva Kiir (foto).
E il 29 febbraio rappresentanze dei due paesi
parteciperanno alla
conferenza sugli investimenti in Sudan organizzata
a Berlino. Dopo una
mondo islamico senza confini rappresentato dal califfato.
Compito fondamentale del nuovo stato sovranazionale,
dove lingue locali e dialetti vengono aboliti, «è l’invito
all’Islam». Nell’articolo 22 si scopre che la sovranità non
spetta al «popolo», ma «alla legge islamica». E il califfo è una
specie di dittatore illuminato. Rigorosamente «maschio»:
neppure lui può nominare un governatore regionale
«donna o miscredente».
La costituzione impone a partire dai 15 anni l’obbligo
delle esercitazioni militari per prepararsi alla guerra
santa: «Il jihad è un dovere per i musulmani». Sul piano
della sicurezza interna, l’articolo 72 elenca fra le minacce
peggiori «l’apostasia e la prostituzione». Altri punti sanciscono che «è fondamentale la separazione tra uomo e
donna». Quest’ultima può mostrarsi in pubblico «a patto
che del corpo non si vedano altro che il viso e le mani».
L’articolo 126 spiega che «i beni appartengono ad Allah
ed è Lui che li ha dati in eredità all’uomo (...) Grazie a
questo dono universale» esiste «il diritto di proprietà».
La psicosi del complotto internazionale impone all’articolo 189 che «gli stati colonialisti come Gran Bretagna,
Stati Uniti, Francia e Russia siano considerati virtualmente
belligeranti». Con l’odiato Israele, invece, «bisogna assumere lo stato di guerra». L’ultimo articolo, il 191, vieta allo
stato salafita di aderire a «organizzazioni che si basano
su principi che non siano islamici». La lista delle organizzazioni tabù comprende l’Onu, la Banca mondiale e
persino la Lega araba (considerata troppo laica e corrotta).
Un progetto strampalato che non verrà mai tradotto
in pratica? Non proprio. C’è già qualche predicatore che
cerca di applicarlo. Per esempio Bechir Ben Hassan: la
sua fatwa di fine gennaio «consiglia» alle donne di andare in giro solo con il marito o un parente stretto. Come
nell’Afghanistan talebano. (Fausto Biloslavo)
Il proprietario e il direttore (...)
rispondono di ogni violazione
della sharia.
Guerra santa
Articolo 62: Il jihad è un dovere
per i musulmani. Ogni uomo
(...) che compie 15 anni è
obbligato alle esercitazioni
militari per prepararsi al jihad.
Occidente e Russia
Articolo 189: Gran Bretagna,
Usa, Francia e gli stati
interessati a controllare
il nostro paese, come la
sanguinosissima guerra
civile durata 23 anni, e
culminata nella separazione
del paese, i due stati
cominciano a parlarsi. Posta
in gioco: lo sfruttamento dei
ricchi giacimenti petroliferi.
I black bloc in azione
nelle piazze egiziane
Vestiti di nero, marciano con i tamburi, sono legati
agli ultrà di calcio e bene organizzati. Già visti
al Cairo, ad Alessandria, nel delta del Nilo...
D
Sotto, un black bloc
egiziano in piazza
Tahrir. Sopra
le guance è cucito lo
stemma di una delle
due squadre di calcio
del Cairo, l’al-Ahly.
ue anni fa, in piazza Tahrir, si accese la rabbia che
avrebbe portato alla caduta del regime di Hosni
Mubarak. Allora era la gente comune a protestare,
oggi c’è un gruppo nuovo e inquietante. Vestiti di
nero, col volto coperto, i membri sono comparsi
all’anniversario dell’inizio degli scontri, il 25 gennaio. Hanno ignorato i giornalisti presenti, dicendo soltanto:
«Siamo i black bloc». E sono organizzati: negli scontri
dei giorni scorsi erano presenti al Cairo come ad
Alessandria e a Mansoura, nel delta del Nilo. Cantano
slogan al ritmo di tamburi, in difesa della rivoluzione e
contro i Fratelli musulmani. Molti vengono dal mondo
del tifo calcistico, che al Cairo ha una divisione netta:
la borghesia tifa per lo Zamalek, la gente comune per
l’al-Ahly. Su alcuni passamontagna i militanti scesi in
piazza avevano cucito lo stemma dell’al-Ahly.
Sembrano essere i promotori di un video, diffuso
su Youtube, che accusa i Fratelli musulmani di essere
«tiranni fascisti» e l’esercito di essere «l’ala militare»
della Fratellanza. Nelle manifestazioni sventolano
bandiere con la A cerchiata degli anarchici. «Non cederemo mai» giurano nel loro video. «Gloria ai martiri,
vittoria alla rivoluzione!». (Diego Cavallini - dal Cairo)
Mary Evans / Alinari - Ansa - Mohamed Abd El Ghany / Reuters
sudan: dalle stragi
al dialogo
Russia, sono considerati
virtualmente belligeranti.
Israele
Articolo 189: Con (...) Israele
occorre assumere lo stato
di guerra.
Onu e affini
Articolo 191: Lo stato non può
far parte di organizzazioni
basate su principi non islamici
(...) come l’Onu, la Corte di
giustizia internazionale, il
Fondo monetario, la Banca
mondiale o (...) la Lega araba.
6 febbraio 2013 | Panorama
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