Custodia cautelare per Roberto Sarti
Conclusa l’operazione ‘Chimera’ della Gdf di Avellino – truffa per 4 miliardi di euro –
centinaia le persone raggirate
Avellino (19 dicembre 2010).- Tanto tuonò che piovve. Mai proverbio fu più appropriato rispetto a
quanto è accaduto nelle ultime ore ad Avellino; le Fiamme Gialle di Avellino hanno infatti
notificato a Roberto Sarti, promotore finanziario di Altavilla Irpina, un provvedimento di custodia
cautelare in carcere. Dopo anni di scrupolose indagini, appostamenti e acquisizioni di documenti e
testimonianze giunge alla sua naturale conclusione l’Operazione ‘Chimera’. A Sarti vengono
contestati diversi reati: truffa aggravata e continuata, esercizio abusivo della raccolta del risparmio,
appropriazione indebita ed anche riciclaggio. Più di un centinaio i truffati per una somma che
supera i quattro milioni di euro. Il suo nome è legato alla Remar Sim, società bresciana di gestione
patrimoniale che nel dicembre 2006 viene messa in liquidazione, e alla Ibs Forex, società dichiarata
fallita dal Tribunale di Como nell’ottobre del 2009 con un deficit di oltre 45 milioni. Punto di
raccordo tra le due società è Giovanni Lizza. E’ proprio la conoscenza con Lizza che fare a Sarti il
salto di qualità. Stringe rapporti con Graziano Compagna e Sandro Tiso, ed entra nel giro che conta.
Neppure la messa in liquidazione della Remar Sim, avvenuta nel dicembre del 2006, riesce a
fermare Sarti che confida sulla scarsa propensione dei suoi clienti ad interessarsi di notizie
economiche e finanziarie. Continua a contattare i suo clienti per sottoporre il rendiconto annuale dei
risparmi investiti; ha timbri, blocchetti e carta intestata della Remar Sim. Il cliente, con il quale
Sarti ha istaurato un rapporto di fiducia, non sospetta nulla. Anzi è spinto ad aumentare e
diversificare i propri investimenti: magari sul mercato valutario, utilizzando la IBS Forex, società
finanziaria con sede in piazza Grimondi di Como, ed inscritta presso la Camera di Commercio
lariana dal 2005.
La rapida ascesa di Sarti si infrange quando il giudice Elisabetta Boccassini lo condanna, in prima
istanza, ad un anno e due mesi. Secondo la tesi accusatoria, accolta dal giudice, il sacerdote
Generoso Santoro, ex presidente dell´Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero deceduto
il 23 febbraio 2009,avrebbe , con l'aiuto di Giovanni Lizza e Roberto Sarti, "indotto, con raggiri ed
artifizi" una donna"a stipulare tre contratti di mutuo del valore di 910 milioni di vecchie lire con
l'istituto, quando l'istituto stesso era all'oscuro di tutto". Ma mentre il primo(Giovanni Lizza)
patteggia per evitare di andare in giudizio,il secondo (Roberto Sarti) viene condannato lo scorso 19
novembre ad un anno e due mesi.
Sono proprio le conclusioni del Tribunale di Salerno che spingono la Consob a sospendere Sarti,
con delibera n. 16895 del 19 maggio 2009. “Le modalità concrete di commissione dei fatti, come
descritte dal Tribunale di Salerno - scrive la Consob - appaiono di rilevante gravità in relazione
all'esercizio dell'attività di promotore finanziario, in quanto denotano l'attitudine a pregiudicare gli
interessi coinvolti nello svolgimento dell'attività stessa”.
E’ l’inizio della fine. Molti risparmiatori sentono puzza di bruciato e chiedono a Sarti il
disinvenstimento delle somme. La tecnica di Sarti, secondo gli inquirenti, è quella che negli
ambienti è conosciuta come "lo schema Ponzi" dal nome dell'italo-americano che negli States riuscì
a coinvolgere 40 mila persone e a raccogliere oltre 15 milioni di dollari. Lo specchio per le allodole
è rappresentato dai lauti interessi (8-10%); i primi investitori, ripagati, reinvestono i fondi, parlano
bene dell'investimento, attirano nuove vittime. Il castello si frantuma di fronte alla richiesta di
disinvestimento, presentata contemporaneamente da diversi clienti, e alla difficoltà di reperire nuovi
adepti. Sarti si eclissa; diventa irraggiungibile al cellulare e al telefono risponde la sua segretaria,
pronta ad inventare le scuse più disparate. Solo di fronte a questo muro i risparmiatori decidono di
denunciare il promotore finanziario. E parte l’Operazione Chimera che si conclude con l’arresto di
Sarti al rientro da Como dove le Fiamme Gialle lo hanno sentito nell’ambito dell’affaire Ibs Forex.
Come dire: i guai non vengono mai da soli. Ma sono guai cercati e voluti sulla pelle di centinaia di
risparmiatori. Le Fiamme Gialle di Avellino hanno anche proceduto al sequestro di beni per oltre
un milione di euro, frutto dell’attività di Sarti anche se “intestati fittiziamente a familiari, nei cui
confronti è scattata la denuncia per riciclaggio”.
Giovanni Greco
Moretti scrive ai fedeli
Il primo Natale alla guida della diocesi di Salerno – un lavoro impegnativo dopo gli scandali
degli ultimi anni
Salerno, (29 novembre 2010).- Primo 'Natale salernitano' dell'arcivescovo di Salerno-CampagnaAcerno, mons. Luigi Moretti; Sarà l'occasione per recuperare un feeling con i fedeli entrato in crisi
con Gerardo Pierro. Troppe le vicende poco chiare che hanno toccato personaggi non secondari
dell'establishment arcivescovile; troppi gli scandali che hanno incrinato la fiducia dei fedeli. Mons.
Moretti ha, quindi, un compito arduo: recuperare un rapporto sfilacciato. Lo fa con una lettera
aperta indirizzata a tutti i fedeli. "Un messaggio che nasce dal cuore", per esternare, scrive,
"l'emozione del Pastore che si trova a vivere per la prima volta con la sua nuova comunità la più
solenne, ma nello stesso tempo, la più 'familiare' delle festività cristiane". Realtà nuova per Moretti
che il 10 giugno 2010 è stato nominato arcivescovo metropolita dell'Arcidiocesi di SalernoCampagna-Acerno, Chiesa di cui prende possesso canonico il 12 settembre 2010. Ma benché sia a
Salerno da poco tempo, è più che mai vivo, scrive Moretti, il calore dell'accoglienza dei "nuovi"
fedeli, che gli è di sprone ". per avvicinarmi ancor più all'uscio delle vostre case e, idealmente,
chiedervi di far posto, accanto ai vostri cari, al vostro vescovo che viene a condividere con voi la
gioia della nascita del Redentore, confessa un suo desiderio [.]. Vorrei bussare a ognuna delle vostre
porte e conoscere dal vivo i volti che formano la comunità; poter parlare con ciascuno di voi, perché
un vescovo ha sempre qualcosa da dire". Moretti, dopo aver ricordato come il Natale sia, nella sua
essenza, una grande celebrazione della famiglia, rappresentata dalla famiglia di Nazareth,"chiesa
domestica", continua nella sua "visita" alle famiglie e scrive: "varcare, seppure idealmente, la soglia
delle vostre case, in questo mio primo 'Natale salernitano' significa compiere il passo decisivo per
fare in modo che un incontro si trasformi in conoscenza, e che quindi il nostro rapporto diventi più
pieno e più significativo"; e aggiunge: "proprio in questa luce so bene che addentrandomi sempre
più nelle vostre case e approfondendo la nostra conoscenza, ci troveremo, a un tratto, ad affrontare,
accanto alle attese e alle speranze, anche il bivio delle ansie e delle preoccupazioni". In questa parte
della lettera l'arcivescovo affronta le grandi emergenze sociali che, in qualche modo, coinvolgono
quasi tutte le famiglie. "immagino che ci troveremo a parlare del futuro dei vostri figli; delle loro
giuste aspettative per un dignitoso inserimento nel mondo del lavoro, così difficile da realizzare.
Ma, allo stesso tempo, so bene che, all'interno di molte famiglie, può esservi il dramma di chi, già
avendo alle spalle una vita di impegni e di sacrifici, si trovi a correre il rischio della disoccupazione
o del ricorso agli strumenti, sempre precari, dei cosiddetti 'ammortizzatori sociali'". Moretti, quasi
sottolineando con maggior vigore il senso delle sue parole, rivolge un accorato appello alle
istituzioni e agli organismi di rappresentanza ad ogni livello, " perché il servizio al bene comune
solleciti ogni iniziativa utile ad allargare il campo delle offerte di lavoro, e a rendere così concrete le
possibilità di uno sviluppo mirato a una crescita del territorio davvero a misura d'uomo".
Naturalmente tanti altri sono i motivi di preoccupazione che allignano nelle famiglie, non ultima la
sofferenza. Ebbene, per Moretti, "quella del dolore e della sofferenza e la prima 'stanza' nella quale
vorrei soffermarmi. Chi soffre deve sapere di avere un posto privilegiato nel cuore del Vescovo".
Nel suo primo messaggio natalizio il vescovo non poteva dimenticare quelli che lui chiama "gli
ultimi della fila". "I poveri - scrive Moretti - devono essere, invece, i 'primi della fila' della nostra
comunità capace di distinguersi nella solidarietà e di farsi prossimo in ogni direzione, a partire da
quella del disagio. Di fronte ai poveri non possiamo mai avere, tantomeno nella festa della Grotta di
Betlemme, il cuore in pace". Un ultimo pensiero è rivolto ai sacerdoti, "il braccio, ma anche il cuore
del vescovo".
La lettera si chiude con l'augurio che "la luce di Cristo possa illuminare ogni nostro passo in quel
cammino personale e comunitario che ci raccoglie in unico corpo e ci costituisce come popolo santo
in attesa del realizzarsi del regno di Dio". Il nostro auspicio è che Moretti riesca a recuperare il
rapporto con le sue pecorelle e a ridare smalto all'immagine offuscata della Chiesa salernitana.
Paolo Rocca
La Campania e le stragi naziste
Il progetto del ‘Parco della Memoria per le vittime delle stragi naziste’ presentato al Suor
Orsola Benincasa
Salerno, (3 dicembre 2010).- Prende forma il 'Parco della Memoria per le vittime delle stragi
naziste', progetto lanciato dal quotidiano 'La Repubblica'. Alla presentazione, avvenuta il 2
dicembre, c'erano i rappresentanti delle istituzioni, delle università campane, del mondo della
cultura e del giornalismo che hanno aderito all'iniziativa. A moderare l'incontro, Ottavio Lucarelli
presidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania. L'iniziativa è stata illustrata da Eduardo
Scotti, responsabile delle pagine culturali della redazione napoletana di Repubblica, e da Gabriella
Gribaudi, storica e docente presso la Federico II di Napoli. Dopo l'armistizio di Cassibile, l'esercito
italiano è allo sbando; gli italiani sono abbandonati al loro destino; sono inermi di fronte alla
tragedia; molti vengono uccisi, tanti sono deportati nei campi di concentramento. Un Parco della
Memoria fondamentale per mantenere vivo il ricordo di quegli anni. Oltre 40.000 furono gli italiani
deportati dopo l'8 settembre nei lager nazisti; tra questi ci sono gli 8.566 cittadini deportati
dall'Italia o dalle colonie solo per il semplice fatto di essere ebrei. Andò meglio per i 250 ebrei
detenuti nel campo di concentramento di Campagna: la popolazione del luogo, infatti, liberò i
prigionieri che poterono rifugiarsi ad Acerno, in montagna, prima dell'arrivo dei nazisti. In quegli
anni l'arcivescovo Giuseppe Maria Palatucci fece trasferire a campagna, da fiume, centinaia di ebrei
destinati ai campi di concentramento. Nella città istriana il questore Giovanni Palatucci, irpino e
nipote del vescovo, salvò, prima di essere scoperto e spedito a Dachau dove morì, oltre cinquemila
ebrei fornendo loro documenti falsi, molti dei quali rubati nel comune di Altavilla Silentina. Anni
terribili che divennero drammatici e violenti all'indomani del 9 settembre 1943, giorno dello sbarco
alleato a Paestum. Ricordare per non dimenticare,un consiglio e un monito per le giovani
generazioni che, spesso, sono poco attenti alla storia italiana dell'ultimo secolo. L'idea di istituire un
Parco della memoria in Campania per le vittime delle stragi naziste rappresenta, invece, la volontà
di mantenere vivo il ricordo. "In Campania - scrive Eduardo Scotti su 'Repubblica' - il conflitto
mondiale ha lasciato tracce indelebili, morti e devastazioni ma non consapevolezza dell'orrore: lo
sbarco a Salerno, le quattro giornate di Napoli, gli eccidi e le distruzioni in Irpinia e nel casertano è
come se non fossero avvenuti. Un memoriale, contribuirebbero a ricostruire una coscienza civile e
democratica collettiva, quanto mai necessaria, lì, nella terra della peste chiamata camorra". Un
Parco della Memoria per la resistenza antinazista di Scafati e Castellammare ma anche per ricordare
gli innocenti trucidati ad Acerra, Nola, Bellona, Conca della Campania, Caiazzo, Teverola, Orta di
Atella, Mondragone, Sparanise, Marcianise, Calvi Risorta, Fratte di Salerno, Contursi. "Un parco
della Memoria - si legge nel comunicato stampa diffuso dal Suor Orsola Benincasa - perché a
Mignano Monte Lungo (Caserta) il 27 settembre 1943 fu allestito il primo Raggruppamento
motorizzato del nuovo esercito dell'Italia liberata al comando di Vincenzo Dapino. L'8 dicembre il
Raggruppamento subì forti perdite e fu costretto a ripiegare. Il 16 dicembre, però, gli italiani
conquistarono il monte". Inizia l'avanzata anglo americana. Ma un Parco anche per ricordare le
Quattro giornate di Napoli. Dal 27 al 30 settembre una insurrezione popolare spianò la strada alle
forze alleate che entrarono, il 1° ottobre, nella città più bombardata d'Italia. Un atto di eroismo dei
napoletani che costò la vita ad oltre 600 civili.
"Un parco della Memoria - scrive Eduardo Scotti su 'Repubblica'- per i giovani e gli studenti, ma
anche per i reduci e i sopravvissuti e i familiari delle vittime, potrebbe rappresentare una
opportunità didattica per scuole e università" ma, anche, "turistica ed economica per le comunità".
Un itinerario guidato lungo le strade della guerra come avviene in Normandia. Un modo intelligente
per fermare, nella memoria di ciascuno di noi, quei ricordi che sembrano sempre più affievolirsi.
Giovanni Greco
A tavola con gli chef
Il cibo è identità, il cibo è stile di vita, ma soprattutto salute: sono le motivazioni che danno
vita ad un ritratto della Campania gastronomica attraverso i suoi ambasciatori
Salerno, (8 dicembre 2010).- Si chiama "A tavola con gli chef" il nuovo progetto editoriale
multimediale firmato dalla giornalista Antonella Petitti e realizzato grazie al coordinamento
dell'agenzia di comunicazione Karmastudio e da Bluzz.it. In questo primo volume della Collana
DeGusta la giornalista Antonella Petitti ci conduce in Campania, in quella Terra Felix dove in
tavola trionfano profumi, colori e sapori intensi. Dalla mozzarella di bufala al pesce, dalle verdure
alla pasta, la cucina campana viene fotografata non attraverso le ricette "classiche" ma con quelle
che vengono servite tutti i giorni nei ristoranti più amati. Una "fotografia" della cucina campana
ottenuta con la preziosa collaborazione di 7 chef, 1 pizzaiolo, 8 sommelier ed una degustatrice di
olio di oliva. 256 pagine per 108 ricette frutto della tradizione campana ma non schiave della stessa,
difatti gli chef Mario Avallone, Marco De Luca, Teresa Di Napoli, Antonella Iandolo, Giuseppe
Iannotti, Rosanna Marziale, Giovanna Voria ed il pizzaiolo Cosimo Mogavero hanno raccontato la
propria cucina in questo preciso "momento storico". Questa la squadra dei sommelier campani: per
l'AIS, Roberto Adduono, Giancarlo Marena, Nevio Toti, Franco De Luca, per la FISAR, Giovanni
Calò, Carlo Iacone, Alberto Giannattasio e Gerardo Perillo. Mentre ad occuparsi degli abbinamenti
con l'olio extravergine di oliva è stata Irma Brizi, assaggiatrice esperta iscritta all'Albo della
Regione Lazio. Divenuto anche un libro, "A tavola con gli chef" nasce come applicazione per IPhone e Smart-phone. Una risposta all'accelerazione di domanda nel settore gastronomico da parte
del web e dei nuovi media, dunque un lavoro che sia a metà strada tra un progetto documentale ed
una raccolta di ricette, che possa entrare nelle librerie reali e virtuali di appassionati ed intenditori.
Ricette da rifare o da scegliere per il proprio tour enogastronomico, un modo inusuale di conoscere
un territorio ed i protagonisti della sua cucina. Il libro potrà essere ordinato on-line all'indirizzo
www.bluzz.it/degusta, mentre l'applicazione sarà scaricabile sull'APPSTORE di Apple a partire dal
giorno di Natale. A fare da file rouge della presentazione un vivace ed informale dibattito tra gli
intervenuti su: "Le cucine campane.dalle idee ai fatti - Le esperienze degli chef e degli addetti ai
lavori". Alla presentazione prenderanno parte oltre a tutti i protagonisti: lo chef Alfonso Iaccarino;
Alfonso Cioffi per Karmastudio; Pietro Carratù per Bluzz.it. Ad accompagnare la presentazione una
degustazione di vini campani realizzata grazie alla collaborazione della FISAR Salerno e delle
aziende: Azienda Agricola Galardi, Cantine Barone, Casa di Baal, Cantine Iannella, Coste di Tufo,
Feudi di San Gregorio, La Molara, Le Vigne di Raito, Tenute del Fasanella e Antica Distilleria
Russo. 'A tavola con gli chef ' è come un piccolo viaggio virtuale nei territori, nelle cucine, nelle
vite di chi col cibo.ci parla, ci vive, ci lavora. Un libro che ci farà da guida della cucina campana.
Viaggio che inizierà il 14 dicembre, alle ore 18.00, presso il Forte La Carnale di Salerno. Conoscere
significa saper discernere, poter scegliere.
Natale, i preparativi di Oliveto
Oliveto Citra, (6 dicembre 2010).- Anche quest'anno fervono i preparativi per la rappresentazione
del presepe vivente nella comunità di Oliveto Citra. Il richiamo al primo presepe vivente realizzato
nel 1223 da San Francesco d'Assisi è commovente e rispecchia la semplicità evangelica lodando la
povertà e l'umiltà. Oliveto, come Greccio, diverrà quelle sere una nuova Betlemme. Ripercorrendo
le viuzze del centro storico, il visitatore si calerà nella realtà politica, sociale e religiosa della
Palestina al tempo di Gesù, entrerà in simbiosi con gli oltre trecento personaggi raffiguranti e, quasi
interagendo con essi, avrà un'occasione unica di riflettere e meditare sul rinnovato messaggio di
pace irradiato dalla grotta della Natività. Una tradizione antica, ad Oliveto Citra, che vede
impegnato l'intero paese, giovani e meno giovani a rappresentare la vita di Cristo, la società del
tempo, tutto con costumi d'epoca appositamente creati. Un grande lavoro realizzato dalla Parrocchia
S.M. della Misericordia e dagli instancabili Don Luigi Piccolo (Parroco di Oliveto Citra) e dal
maestro Gerardo Clemente, che stanno curando tutti i dettagli dell'iniziativa, insieme ai tanti giovani
della parrocchia, alle associazioni locali e al Comune, che partecipano all'allestimento dei tre giorni
in programma. Appuntamento, quindi, ad Oliveto Citra, in provincia di Salerno, il 26 dicembre
2010, 2 e 5 gennaio 2011 con inizio dalle ore 19:00.
Le web tv sempre più agguerrite
Gli oscar delle web tv premiano Emilia Romagna e Lombardia ma sono molte le realtà
televisive che si affacciano utilizzano internet
Milano, (8 dicembre 2010).- Quanti conoscono i Teletopi? Probabilmente pochi; sicuramente gli
addetti ai lavori, e non tutti. Il numero delle persone che si imbatte nei 'Teletopi' è, comunque, in
continua crescita. E' il premio riservato ai programmi che vanno in onda nelle web tv. Il giorno dei
'Teletopi' è andato in scena durante il quarto meeting nazionale delle micro web tv. Una realtà in
forte espansione costruita su 436 antenne tutte geolocalizzate. Nel 2009 i canali mappati erano 286.
Il tasso di crescita si attesta su +52% in soli dodici mesi. Nella due giorni milanese all'università
IULM si sono confrontati oltre 180 videomaker provenienti da ogni parte d'Italia. Al centro del
meeting (ideato e coordinato dall'osservatorio Altratv.tv e dalla Federazione delle micro web tv
FEMI, con Nòva24-Sole24Ore, Vodafone Italia, Ipazia Preveggenza Tecnologica, Eutelsat,
Università IULM, The Blog TV e Movi&Co) i modelli di business, ma anche gli aspetti tecnologici
ed editoriali del giornalismo partecipativo. Aria di soddisfazione durante la due giorni per via delle
anticipazioni sui regolamenti attuativi del Decreto Romani che l'AgCom sta per varare.
Inaspettatamente i pronunciamenti annullerebbero le spese di istruttoria per le web tv con ricavi
inferiori a 100mila euro ed eliminerebbero gli espletamenti burocratici. "La cosa che colpisce della
realtà rappresentata dalle micro web tv - afferma in un suo messaggio Stefano Pileri, Presidente
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici - è la vivacità con la quale si muove in termini di
iniziative, di idee, di occasioni. Un movimento che nasce dal basso e con risorse limitate, ma con
grande entusiasmo e tanta passione. Un fenomeno che rappresenta, molto bene, i cambiamenti e le
opportunità che le tecnologie digitali ed internet stanno realizzando nella società". Il primo giorno è
stato scandito dalla tavola rotonda sui media indipendenti. A confronto le etichette musicali,
l'editoria, le web tv e le web radio di università e le tv locali. È stata proposta l'istituzione di una
piattaforma multicanale tra le varie etichette, un osservatorio per tutelare i contenuti emergenti
rispetto a quelli mainstream, arrivando a creare un consenso politicamente trasversale a tutela dei
media indipendenti. La seconda giornata ha visto una tavola rotonda sul giornalismo partecipativo
con Piero Gaffuri (Rainet), Marco Pratellesi (Condè Nast), Axel Fiacco (MTV), Davide Casaleggio
(Casaleggio Associati), Maria Cristina Milano (Enel), Luigi Casillo (Sky) e Francesco Bevivino
(Streamit). "La geolocalizzazione delle news - ha spiegato Gaffuri - è il tema strategico per il futuro
dell'informazione. Su questo fronte stanno investendo anche colossi come Google".
Nel corso della mattinata la premiazione dei Teletopi 2010. L'Emilia Romagna si attesta come
regione trainante per la videopartecipazione dal basso: quattro su dieci riconoscimenti sono stati
attribuiti ai canali emiliano-romagnoli. Carmen Lasorella ha premiato le micro web tv e dialogato
con i videomaker."Laddove le maglie della censura e le dittature comprimono il circuito
dell'informazione - ha affermato - la blogosfera e le tecnologie incoraggiano la libertà. La rete è un
valore e una straordinaria opportunità, ma occorre anche essere sul campo, cercare un contatto
fisico oltre il digitale. È essenziale, inoltre, filtrare la rete e mantenere una visione di insieme". Sul
podio anche due laureati, autori di tesi di laurea sul citizen journalism, premiati da Ipazia
Preveggenza Tecnologica. La federazione italiana delle micro web tv FEMI, che ad oggi annovera
oltre cento canali, ha deciso di continuare a promuovere attività che possano coinvolgere le micro
web tv, rafforzando la propria mission: creare una coscienza sul fenomeno della
videopartecipazione dal basso anche con le istituzioni regolamentatorie, allargare i propri
stakeholders con la Pubblica Amministrazione e le imprese private, offrire occasioni di confronto
informativo e formativo, rafforzare i progetti webvisivi 'a rete unificata'.
"Siamo in una fase più matura - afferma Giampaolo Colletti, presidente della Federazione delle
micro web tv FEMI - in cui le micro web tv vogliono svolgere un ruolo da protagoniste nello
scenario digitale. Occorre individuare soluzioni economicamente sostenibili, arrivando a creare
sinergie con le imprese editoriali e radiotelevisive del Paese". Il premio per la migliore web tv
informativa è andato a Di tutto un po' (Ferrara); la modenese Fuori Tv ha primeggiato nella
categoria web tv di denuncia; il premio per la promozione territoriale è andato a Varesenews.
Torna a mani vuote Unisa web tv, la tv dell'Università di Salerno, presente con uno speciale su
'Valletti e l'inferno di Mauthausen'. "Abbiamo deciso di partecipare all'ultimo momento", dicono gli
autori del programma. "Era importante rompere il ghiaccio ed entrare nel clima concorsuale;,
faremo meglio il prossimo anno".
Paolo Rocca
Matelica, premio Libero Bigiaretti
Gian Mario Costa con “Il libro di legno”, Barba Garlaschelli con “Non ti voglio vicino”,Dante
Maffia con “Milano non esiste”, sono i tre finalisti del concorso, giunto alla sesta edizione
Matelica, (8 dicembre 2010).- A meno di una settimana dalla cerimonia di premiazione della
settima edizione del Premio Biennale di narrativa "Libero Bigiaretti" di Matelica, continuano le
votazioni della Giuria popolare. Giudici d'eccezione oltre cento lettori della Biblioteca comunale
Bigiaretti che in queste settimane hanno letto le opere della terna vincitrice, decretata dalla
commissione scientifica presieduta dal prof. Alfredo Luzi e composta da Carla Carotenuto, Antonio
D'Isidoro, Corrado Donati ed Eugenio Ragni. I tre finalisti dell'edizione 2010 sono Gian Mario
Costa con "Il libro di legno" edito da Sellerio; è la storia di alcuni libri di legno collocati in una
grande biblioteca in sostituzione degli originali, dati in prestito a diverse persone. Il professor
Mirabella, stimato docente palermitano, morendo lascia una biblioteca ricca di volumi con una
pecca: alcuni libri sono di legno, etichettati con titolo data del prestito e destinatario. Per sanare la
lacuna, Cristina, la bella figlia maritata con un noto luminare, della più distinta società cittadina, si
rivolge a Enzo Baiamonte, cinquantenne radiotecnico dalla vita ordinaria e ritmata che per
arrotondare aiuta un avvocato a recuperare oggetti e trovare persone - e talvolta prove di adulteri.
Barba Garlaschelli con "Non ti voglio vicino", Edizioni Frassinelli; è la storia di Lena, giovane,
bellissima e intelligente con un marito che farebbe qualunque cosa pur di renderla felice. Ma lei non
sa più dare né ricevere amore fin da quando - aveva nove anni - qualcuno le ha rubato l'innocenza,
segnandola per sempre. Un segreto nascosto con cura, sepolto nell'anima, un fantasma di cui però
non riesce a liberarsi e che a poco a poco sgretola il suo equilibrio. L'affetto e la dedizione di
Lorenzo non bastano, e nemmeno la nascita di Prisca scalfisce la scorza di questa donna gelida,
nemica, distante. Dante Maffia con "Milano non esiste", Hacca Edizioni. Il protagonista di questo
romanzo è un operaio calabrese che vive a Milano da quarant'anni. È sposato con una donna
milanese e ha sei figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può
realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov'è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a
guardare il mare. Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più
incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e "la peste" della modernità sembra aver
tramortito ogni forma di fraternità.
Tre libri che dovrebbero riempire le nostre librerie. Storie accattivanti di quelle che sei costretto a
leggere tutto d'un fiato. Giunto alla sua settima edizione, il Premio Bigiaretti è intitolato alla
memoria dello scrittore matelicese Libero Bigiaretti, scomparso nel 1993; è riservato a scrittori di
romanzi pubblicati in prima edizione in lingua italiana nel periodo compreso tra il primo gennaio
2007 e il 29 febbraio 2008 sono esclusi i vincitori delle ultime due edizioni. Nelle edizioni passate,
molte e prestigiose sono state le case editrici coinvolte con i propri autori, come Rizzoli, Fandango,
Bompiani.
La cerimonia di premiazione, durante la quale si decreterà il vincitore assoluto del Premio Bigiaretti
edizione 2010, si terrà il prossimo 12 dicembre alle ore 10 presso il Teatro Piermarini di Matelica;
nel corso della cerimonia una giuria composta da undici studenti Unicam assegnerà, illustrandone la
motivazione, il premio speciale "Università di Camerino" all'opera che, tra le tre finaliste, è risultata
più vicina ai gusti e alle preferenze dei giovani. Il Premio Bigiaretti da quest'anno è anche su
Facebook con un profilo dedicato, all'interno del quale si potranno conoscere gli eventi a corredo
del Premio, conoscere gli autori finalisti e le loro opere.
Alla premiazione farà da contorno La Mostra Antologica Ottavio Bigiaretti (14 settembre 1913 - 11
giugno 2004). Si tratta di 33 opere pittoriche che appartengono alla famiglia di Vincenzo, uno dei
figli del pittore. Ottavio, come il fratello Libero, è nato a Matelica, ma vissuto a Roma e morto a
Castel San Pietro Romano all'età di 90 anni l'11 giugno 2004, dove ha trascorso gran parte del suo
tempo, scrivendo, leggendo e dipingendo. Come è riportato dalla Notizia, giornale della città
"Ottavio è stato sempre un uomo riservato semplice e apparentemente modesto ma aveva una vasta
cultura da far stupire chiunque. ... moltissimi i suoi disegni, quadri, acquerelli esposti in mostre
personali, collettive ed estemporanee effettuate a Roma, Torino, Carrara, Perugia, Todi" .
Paolo Rocca
Verso le elezioni
Berlusconi è convinto di avere la maggioranza, l’Udc chiede un governo di unità nazionale e
insieme a Mpa, Api e Fli presenta una mozione di sfiducia
di Giovanni Greco
Roma (2 dicembre 2010).- Il Terzo Polo (Fli, Udc, Mpa e Api) mostra i muscoli e preannuncia una
mozione di sfiducia al governo Berlusconi. Una gara tra pugili che non vogliono rischiare il 'corpo a
corpo', che ballonzolano sul ring senza affondare il colpo, che si studiano e hanno reciprocamente
paura. Per questo il nuovo raggruppamento chiede a Berlusconi di fare il passo decisivo prima del
14 dicembre, quando la Camera si esprimerà sul governo. Una scelta che Silvio Berlusconi giudica
"irresponsabile" perché mina la "la stabilità" in un momento particolarmente delicato. Per il leader
dell'Udc Pier Ferdinando Casini è irresponsabile "chi si attarda in giochini di palazzo; Berlusconi si
dimetta e magari cerchi lui stesso di contribuire ad aprire una fase nuova nel Paese". Dichiarazioni
che Felice Belisario, presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, accoglie con soddisfazione
anche se, aggiunge, "sono come San Tommaso: ci crederò solo quando il terzo polo si dimostrerà
davvero alternativo a Berlusconi, perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è molto meglio". Anche
Riccardo Nencini, segretario del Psi, accoglie con favore la mozione di sfiducia presentata da Udc,
Api e Fli. "Se Berlusconi vuole bene all'Italia - dichiara Nencini - dia un taglio a questo tormentone
e salga al Quirinale. Non si capisce davvero a cosa serva restare aggrappato alla poltrona di Palazzo
Chigi ancora due settimane invece di fare subito un passo che a questo punto è oramai inevitabile".
Sull'acceleratore preme anche Bersani per il quale "ci sono le condizioni perché la crisi abbia
finalmente una formalizzazione parlamentare". Per il leader del Pd, non è più tempo di tatticismi,
titubanze e diplomazie. Bisogna "uscire dall'instabilità e dalla paralisi e fare i primi passi sulla
strada nuova". Il governo, quindi, non avrebbe più la maggioranza; mettendo insieme Pd, Idv e
Terzo Polo i parlamentari pronti a non votare la fiducia al governo sono 317. Ma perché chiedere a
Berlusconi di dimettersi prima del 14 dicembre? Evitare quella battaglia campale significa poter
continuare una guerra di trincea capace di mantenere inalterate le posizioni e gli schieramenti. Una
guerra di logoramento che, però, non giova al Paese.
E per evitare agguati lungo il percorso accidentato che separa il governo dal 14 dicembre si è
pensato bene di sospendere i lavori parlamentari fino al 'D- day'. Una scelta che non ha precedenti
in Italia; non ha smosso più di tanto l'opposizione parlamentare ma ha fatto gridare allo scandalo la
Federazione della Sinistra. "Questo è un paese di pazzi e di irresponsabili", dichiara Orazio
Licandro per il quale "si sta creando un clima da Ultimi Giorni di Pompei, da attesa dell'Apocalisse.
Mi chiedo come il presidente della Camera abbia potuto accettare questa proposta del Pdl e mi
auguro- conclude Licandro - che il presidente della Repubblica faccia sentire la sua voce
considerandola assolutamente irricevibile".
Preoccupa il silenzio del Pd, troppo impegnato a risolvere i contrasti interni che, nei sondaggi, si
stanno trasformando in un calo di preferenze. "Ogni giorno il Partito democratico vive importanti
momenti di contesa interna, importanti fibrillazioni, che sono un problema impegnativo nella
misura in cui il Pd e' un pilastro fondamentale della coalizione alternativa a Berlusconi e al
berlusconismo", dichiara il leader del Sel e governatore della Puglia, Nichi Vendola. "Il centro
sinistra - aggiunge - ha bisogno di esistere, di essere credibile, di essere forte, di interpretare il
disagio sociale, di dare speranza agli italiani, alle giovani generazioni". Ecco perché "la coalizione e
il programma" vanno costruite "dentro un processo di partecipazione democratica" e non nel chiuso
delle segrete stanze. Un implicito, ma neppure tanto, messaggio a Bersani in vista di un possibile
appuntamento elettorale.
Rifiuto elettronico, è ancora caos
La legge c’è ma ci sono molti ostacoli burocratici per la sua piena applicazione – la denuncia
di Fare Ambiente
Cosenza, (29 novembre 2010).- Il D.Lgs. 151/2005 prevede le differenti modalità di gestione delle
apparecchiature elettriche ed elettroniche, quando queste giungeranno a fine vita. Ad un mese
dall'entrata in vigore del decreto ministeriale n.65 dell'8 marzo 2010, le cose non vanno come
dovrebbero. A denunciarlo è Fare Ambiente, l'associazione presieduta da Francesco Pacienza. "In
concomitanza delle imminenti festività natalizie, in cui i consumi di apparecchiature elettriche e
elettroniche, potrebbero avere un picco nelle vendite -dichiara Pacienza - non viene ancora
rispettato l'obbligo di legge chiamato anche 'uno-contro-uno'; esso prevede l'obbligo di ritiro
gratuito da parte di tutti i distributori, gli installatori e i gestori di centri di assistenza di apperecchi
elettrici ed elettronici in caso di acquisto di un nuovo apparecchio elettrico o elettronico
equivalente". In Calabria le piattaforme predisposte ed operanti sono ben 62 di cui 16 nella
provincia di Cosenza, ma i Comuni che hanno, finora, predisposto apposite isole ecologiche in cui
permettere il conferimento, a titolo totalmente gratuito, sono veramente pochi. "Basta fare un giro
per i vari negozi e centri commerciali per rendersi conto - prosegue Pacienza - che il cittadino non è
informato, neanche in maniera minima e suffciente, su questa forma di smaltimento a titolo
completamente gratuita".
Vale la pena ricordare ai nostri lettori che è un loro preciso diritto
avvalersi di tale formula ed a titolo totalmente gratuito; i rivenditori che dovessero pensare di fare i
"furbetti" applicando delle maggiorazioni al prezzo del bene venduto, o chiedendo una contropartita
in denaro per il ritiro, "sono -aggiunge Pacienza -perseguibili a norma di legge mediante una
sanzione amministrativa pecuniaria da 150 a 400 euro per ogni apparecchiatura non ritirata o ritirata
a titolo oneroso". I Comuni hanno l'obbligo, come sancito dalle vigenti disposizioni di Legge, di
vigilare sull'osservanza di tali disposizioni, oltre ad assicurare la funzionalità e l'adeguatezza dei
sistemi di raccolta differenziata provenienti dai nuclei domestici, e di permettere ai detentori finali e
ai distributori di conferire gratuitamente al centro di raccolta, opportunamente predisposto, i rifiuti
prodotti nel loro territorio. Ma c'è un ostacolo. Un'interpretazione non univoca da parte delle singole
Regioni, in materia di autorizzazioni, sta impedendo agli operatori della distribuzione - così come
agli installatori e ai gestori dei centri di assistenza tecnica - il conferimento ai Centri di Raccolta
Comunali dei RAEE dell' iuno contro unoi secondo le modalità semplificate previste dalla norma.
Si tratta di un problema già più volte segnalato, che rischia di paralizzare un sistema che sta oggi
raggiungendo importanti risultati. Secondo tutti i soggetti della filiera dei Rifiuti da
Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (Comuni, gestori dei servizi ambientali e degli impianti
di trattamento, produttori e distributori) per superare questa impasse sarebbe sufficiente una
circolare ministeriale che chiarisca la possibilità di conferimento da parte della Distribuzione in tutti
i Centri di Raccolta, indipendentemente dal tipo di autorizzazione con cui questi ultimi operano.
Altro aspetto importante riguarda le pile e gli accumulatori che dovranno essere ritirati
gratuitamente purchè consegnati dai cittadini presso i punti vendita. Il cittadino non è obbligato
all'acquisto di nuove pile o accumulatori, pur conferendo quelli esausti. In caso di batterie e di
accumulatori per veicoli ad uso privato non commerciale, l'utilizzatore finale si disfa, presso i centri
di raccolta gestiti dai soggetti obbligati, dei rifiuti di detti batterie e accumulatori senza oneri e
senza l'obbligo di acquistare nuovi prodotti. "Fare Verde -assicura il presidente Pacienza - vigilerà
affinchè le presenti disposizione di Legge siano rispetatte ed applicate, riservandosi di agire nelle
opportune sedi contro chiunque le violerà provocando, così, oltre a un danno ambientale anche un
danno ai cittadini osservanti delle Leggi".
Paolo Rocca
L’agricoltura vede nero
Tra le zone più colpite il Veneto e la Campania dove si stimano danni per decine di milioni di
euro
Roma, (24 novembre 2010 ).- Inizia sotto i peggiori auspici la stagione invernale agricola. Dal Nord
al Sud sono migliaia gli ettari di terreni coltivati che restano sott'acqua. Colture (in particolare
ortaggi, vigneti e uliveti) devastate. Strade di campagna cancellate. Decine gli smottamenti e le
frane. Aziende e strutture (serre, stalle, magazzini, cantine) allagate. Campi appena seminati a grano
inondati dalle piogge, mentre per altri (e sono tantissimi) la semina al momento è impossibile, viste
le avverse condizioni climatiche. E questo, secondo la Coldiretti, "rischia di modificare gli
orientamenti colturali in molte aree del Paese oltre ad avere provocato gravissimi danni alle
coltivazioni e agli allevamenti". Tra le zone più colpite il Veneto dove si contano perdite
all'agricoltura per 25 milioni e la Campania dove in provincia di Salerno si stimano danni per
decine di milioni anche se il maltempo ha interessato a macchia di leopardo tutto il territorio
nazionale. "I danni sono ingenti: siamo ormai nell'ordine di decine di milioni di euro", aggiunge
Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha sollecitato pronti interventi per le zone agricole
colpite e "per venire incontro alle esigenze di migliaia di agricoltori che oggi si trovano in una
situazione molto complessa, con raccolti compromessi e attrezzature (soprattutto macchinari)
inservibili e fuori uso". Uno scenario pesante che riguarda tutta l'Italia, anche le maggiori criticità
sono registrate in Veneto, Calabria, Toscana, Campania e Lazio. Le cattive condizioni climatiche
hanno messo in difficoltà la stessa corretta gestione degli effluenti zootecnici da parte delle aziende
agricole. "I danni finora stimati - dichiara l'assessore regionale all'Agricoltura della Campania, Vito
Amendolara - ammontano a circa 350 milioni di euro. Per non far perdere competitività agli
agricoltori e per aiutarli a ripristinare il potenziale produttivo agricolo, il Comitato di Sorveglianza
ha deciso di predisporre per la Misura 126 del Psr 2007/2013 della Regione Campania 10 milioni di
euro, invece di 5 milioni come era previsto inizialmente".
Catastrofi ambientali che, dichiara la Flai-Cgil, "ripropongono in tutta la loro drammaticità le
responsabilità del governo per i tagli delle risorse da destinare a chi opera per la tutela del
territorio". L'accusa del sindacato è chiara: sono stati ridotti sia i fondi per il settore della
forestazione, con il risultato di non aver ancora consentito il rinnovo del Ccnl scaduto da mesi, sia
quelli per le comunità montane e i consorzi di bonifica, considerati due enti inutili e quindi da
sopprimere al più presto. "Particolarmente delicata - aggiunge la Flai - è la situazione degli oltre
2.000 operai forestali della provincia di Salerno, che non percepiscono lo stipendio da quattro mesi.
Per la forestazione salernitana, infatti, erano stati stanziati dalla Regione Campania 110 milioni di
euro, che però non sono mai arrivati a destinazione".
Va detto che nello stesso territorio, inoltre, è stato eliminato l'80% dei fondi per i Consorzi di
bonifica, che svolgono l'importante opera di tutela del sistema idrogeologico e che occupano circa
500 lavoratori. La situazione è molto simile anche in Veneto. La Regione ha, infatti, tagliato 15
milioni di euro ai Consorzi di bonifica, utilizzati oltretutto come tema elettorale dalla Lega Nord,
che prima ha promesso la soppressione della tassa da destinare a questi enti salvo poi annunciare di
volerla reintrodurre perché impossibilitata a coprire la spesa. "Se non si fossero tagliati i fondi dichiara il segretario generale della Flai-Cgil Stefania Crogi - sicuramente quanto successo in
Veneto e in Campania negli ultimi giorni non sarebbe stato possibile".
"Ci troviamo davanti ad uno scenario desolante - ha continuato Crogi - con il paese che frana ogni
giorno di più per colpa della mancanza delle risorse necessarie a mettere in sicurezza il territorio".
Dito accusatorio puntato, quindi, verso il governo che per Crogi "non può pensare di risolvere le
emergenze senza nemmeno spendere un euro e senza mettere chi dovrebbe operare per la tutela
dell'ambiente nelle condizioni di lavorare".
Paolo Rocca
Frane, l’Italia è un paese a rischio
Sono 6.633 i comuni in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica- scuole, ospedali e
fabbricati industriali costruiti in zone pericolose
Roma (8 dicembre 2010).- Troppo cemento lungo i corsi d'acqua, montagne disboscate, coste
inghiottite dalla speculazione edilizia: è la fotografia di una Italia che si scopre sempre più fragile e
a rischio idrogeologico. Le recenti alluvioni che hanno colpito il Veneto, la Calabria e la provincia
di Salerno, come quelle che pochi mesi fa si sono abbattute sulla Liguria e sulla Toscana sono le
drammatiche testimonianze di quanto il nostro Paese sia fortemente esposto a questo rischio e di
quanto poco si sia fatto e si stia facendo per rendere più sicuro il nostro territorio. Dall'ottobre 2009
le principali emergenze idrogeologiche hanno flagellato, con modalità ed intensità diversi, i territori
di otto regioni italiane, dalla Liguria alla Toscana, dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, dalla
Calabria alla Campania, dalla Sicilia all'Emilia Romagna, con un pesante bilancio: sono state,
infatti, 52 le vittime. "I danni provocati dalle recenti alluvioni - ha dichiarato il direttore generale di
Legambiente Rossella Muroni - sono la testimonianza di quanto il nostro Paese sia sempre più
esposto al rischio idrogeologico. Non può bastare evidentemente il sistema di pronto soccorso per
l'emergenza già in corso, ma è necessaria una concreta politica di prevenzione per non assistere mai
più a drammatiche vicende come, per esempio, quella di Atrani in Costiera Amalfitana, agendo
prioritariamente proprio sul reticolo idrografico minore, su quei fiumi, torrenti e fossi che sembrano
rappresentare oggi la vera emergenza dell'Italia. Serve una strategia pianificata che possa garantire
la sicurezza dei cittadini mettendoci anche al riparo dai costi salatissimi, per lo Stato e quindi per i
cittadini, delle continue emergenze".
Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, una
fragilità endemica che non risparmia nessuna regione italiana. Nell'82% dei comuni intervistati da
Ecosistema rischio 2010 sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree
a rischio frana e nel 31% dei casi sono presenti in tali zone addirittura interi quartieri. Nel 54% delle
municipalità sono presenti in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni fabbricati industriali e nel
19% strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali. Complessivamente si può stimare che
ogni giorno nel Paese ci siano oltre 3 milioni e 500 mila cittadini esposti al pericolo di frane o
alluvioni. Solo per fronteggiare queste principali emergenze idrogeologiche, nell'ultimo anno lo
Stato ha stanziato circa 650 milioni di euro.
Risorse fondamentali per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l'alloggiamento e
l'assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i
primi interventi di urgenza, che però non contribuiscono alla grande opera di prevenzione e
manutenzione dei corsi d'acqua di cui avrebbe sempre più bisogno l'Italia. Un'opera di prevenzione
urgente con la quale affermare una nuova cultura del suolo e del suo utilizzo, scegliendo come
prioritaria la sicurezza della collettività e mettendo fine a quegli usi speculativi e abusivi del
territorio che troppo spesso caratterizzano ampie aree del Paese. "La vera grande opera di cui ha
bisogno il Paese è un intervento di prevenzione e manutenzione dei corsi d'acqua su scala nazionale.
Un'opera di prevenzione improrogabile attraverso la quale- commenta Simone Andreotti,
responsabile nazionale Protezione Civile di Legambiente - affermare una nuova cultura del suolo e
del suo utilizzo, scegliendo come prioritaria la sicurezza della collettività e mettendo fine a quegli
usi speculativi e abusivi del territorio che troppo spesso caratterizzano ampie aree del Paese".
Sempre secondo i dati di Ecosistema rischio nel 69% dei comuni intervistati sono state svolte
attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d'acqua e/o opere per la messa in sicurezza
del territorio e dei versanti: è importante notare tuttavia che tali interventi di messa in sicurezza
troppo spesso seguano filosofie vecchie, non vengano studiati su scala di bacino e nel rispetto delle
dinamiche naturali dei corsi d'acqua, rischiando di trasformarsi in alibi per continuare a costruire
lungo i nostri fiumi.
Ritardi e cattiva gestione dei fondi disponibili: sembra essere questo il binomio da rivedere. Uno
scoglio da superare al più presto se si vogliono evitare catastrofi già annunciate. Dopo sarebbe
inutile ricorrere alle accuse incrociate o piangere dietro le bare di tanti innocenti. Il comune più
meritorio nella prevenzione delle frane e delle alluvioni è Senigallia (AN), che ha conquistato il
primato nazionale nella speciale classifica di Ecosistema rischio 2010 grazie alla realizzazione di
interventi di delocalizzazione degli insediamenti abitativi e industriali dalle zone esposte a maggiore
pericolo e all'organizzazione di un buon sistema locale di protezione civile. "Maglie nere", invece,
per otto comuni che ottengono un pesante zero in pagella: Bolognetta (Pa), Ravanusa (Ag), Coriano
(Rn), San Roberto e Fiumara (Rc), Paupisi (Bn) e Raviscanina (Ce), comuni nei quali è presente
una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni e non sono state
avviate attività mirate alla mitigazione del rischio, né dal punto di vista della manutenzione del
territorio, né nell'attivazione di un corretto sistema comunale di protezione civile. Ed è sulla
delocalizzazione che bisogna intervenire a piedi uniti: solo il 6% dei comuni ha avviato le
procedure per le abitazioni civili, appena il 3% per gli insediamenti industriali. Il cammino da fare
resta, quindi, ancora lungo. Ma nel frattempo fermiamo lo scempio; sarebbe un primo passo per la
ricostruzione.
Paolo Rocca
Corsi di formazione al CFS di Avellino
Avellino, (29 novembre 2010).- Tecniche per il risparmio energetico e gestione dei rifuti edili non
pericolosi: il Centro per la Formazione e Sicurezza in Edilizia della provincia di Avellino accende,
ad inizio dicembre, i riflettori formativi su due importanti ed attuali tematiche: efficiente riduzione
dei consumi d'energia e prassi di lavorazione per lo smaltimento dei rifiuti edili non ritenuti dannosi
sull'ecosistema ambientale.
Entrambi i corsi gratuiti, che si svolgeranno presso la sede di Atripalda dell'Ente paritetico irpino di
Via San Lorenzo, vedranno la partecipazione complessiva di 80 discenti (40 per ogni segmento
d'insegnamento) fra imprenditori, lavoratori autonomi, tecnici e dipendenti amministrativi delle
imprese, liberi professionisti. Start lunedì 6 dicembre con il percorso formativo "Tecniche per la
realizzazione del risparmio energetico" le cui lezioni, strutturate in 4 sessioni pomeridiane delle
durata totale di 16 ore, termineranno martedì 14 dicembre. Nel dettaglio, si farà luce sulle
metodologie per il miglioramento della coibentazione, sugli strumenti per una corretta diagnosi e
sui materiali esistenti per realizzarla. Competenze fondamentali per migliorare le performance
energetiche del settore edile. Durante il corso, ulteriore rilevanza sarà data anche ai nuovi impianti a
fer (fonti energetiche rinnovabili). Il tutto con approfondimenti normativi che guideranno la
didattica di settore. "Gli adempimenti per la gestione dei rifiuti provenienti dalle attività edilizie" è
il titolo, invece, della seconda linea didattica targata Cfs edilizia. Martedì 7 dicembre, dalle ore 16
alle ore 19.30, focus analitico sulle attività da porre in essere in presenza di rifiuti edili non
pericolosi alla luce dell'attuale normativa ambientale. In attesa che le nuove ed eventuali procedure
informatiche introdotte dal sistema Sistri (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) entrino
definitivamente in vigore, l'Ente bilaterale della provincia irpina vuol, dunque, approfondire le
tematiche relative al trattamento dei soli rifiuti non pericolosi provenienti da attività edilizie.
Particolare attenzione sarà incentrata sulla produzione e sul trattamento definitivo di quei rifiuti
connessi alle terre e rocce da scavo ed ai materiali da costruzione e demolizione.
Visto il "sold-out" di allievi partecipanti ad entrambe le didattiche, il Cfs già è al lavoro per
replicare i percorsi formativi con successive edizioni corsuali.
Sophia factory all'Augusteo
Salerno, (29 novembre 2010).- La XV edizione di "Linea d'Ombra - Festival Culture Giovani",
iniziata in primavera nei giorni tra il 13 al 18 aprile 2010, si conclude al Cinema Teatro Augusteo di
Salerno il giorno 4 dicembre 2010 con il segmento conclusivo Sophia Factory, un neonato progetto
di talent-scouting nato per offrire la possibilità ad artisti dai 18 ai 30 anni sull'intero territorio
nazionale di realizzare le proprie opere.Con il Sophia Factory, il Festival Linea d'Ombra, integra la
sua funzione di vetrina di sperimentazioni e si arricchisce di un'area di produzione di opere teatrali e
cinematografiche che saranno presentate all'ampio pubblico del Festival, che quest'anno ha contato
12mila spettatori provenienti non solo dall'Italia ma anche dal resto d'Europa. Numerosissimi i
giovani artisti che hanno risposto ai bandi pubblici indetti dal Festival per la produzione di un
cortometraggio di finzione e di due spettacoli teatrali. La selezione è poi stata affidata ad una
commissione "mista", composta dai Direttori Artistici di Linea d'Ombra (Peppe D'Antonio, ideatore
del Festival, e Agostino Riitano), il direttore della Film Commission Campania Maurizio Gemma, il
giornalista Eduardo Scotti e il direttore della casa di produzione "I Teatrini" Luigi Marsano. Sonno,
del Gruppo Opera per la regia di Vincenzo Schino, e Quotidiano Scadere, della Compagnia Teatro
dei Venti per la regia di Stefano Tè, sono la opere vincitrici del bando per la produzione teatrale;
RIMBO', per la regia di Ramona Tripodi e Andrea Canova, è il titolo dell'originale cortometraggio
di finzione, liberamente ispirato alla vita del poeta francese Arthur Rimbaud.
In chiusura l'evento ospiterà Salvatore Cantalupo (distintosi per l'eccellente interpretazione nel film
Gomorra) e Riccardo Veno con la performance teatrale Martiri - omaggio ad Andrej Tarkovskij,
un'opera composita di scrittura, cinema e teatro, che verrà presentata per la prima volta in Campania
e che conclude e riassume lo spirito multidisciplinare di Linea d'Ombra. Ormai vicina la
conclusione della XV edizione, già si cercano di definire le linee guida per la prossima edizione
2011, non senza preoccupazione per l'esiguità dei finanziamenti destinati ai progetti culturali come
il Festival Linea d'Ombra, una realtà unica in Campania per l'attenzione dedicata all'originalità e
all'espressione artistica dei giovani under 30, e che riesce a coniugare la creatività moderna con il
patrimonio artistico della città di Salerno.
Tra le location del Festival compaiono, infatti, il Complesso Monumentale di S. Sofia e la Chiesa
dell'Addolorata privi, fino ad oggi, di una precisa destinazione culturale e che si spera possano
essere la definitiva, spettacolare scenografia di Linea d'Ombra. Linea d'Ombra - Festival Culture
Giovani è organizzato dal Comune di Salerno, cofinanziato dall'Unione Europea, dalla Regione
Campania e dalla Provincia di Salerno.
Italia sempre più corrotta
Quello che Diariosette ha sempre detto oggi viene confermato dall’autorevole Transparency
International
Roma (27 ottobre 2010).- "Franza o Spagna, purché se magna", da detto romanesco si trasforma in
modus vivendi della pubblica amministrazione. Una pratica sottile e ramificata di corruzione, di
clientele, di nepotismo che colloca il nostro Paese al 67esimo posto nell'indice sulla corruzione
stilato dall'Ong Transparency International. Un risultato che segna un peggioramento della
percezione della corruzione rispetto al dato del 2009 (quando era al 63esimo posto, con punteggio
di 4,3) e al 2008 (alla 55esima posizione, con 4,8) . Questo esito non " sorprende più di tanto - ha
commentato in un comunicato la sezione italiana di Transparency International -, in considerazione
di dodici mesi passati caratterizzati dal riemergere di fatti corruttivi, o sospettati tali, a vari livelli di
governo (locale, regionale, nazionale) e che ha visto coinvolti sia funzionari che esponenti politici
di ogni schieramento". Preoccupa il fatto che il punteggio di 3,9 colloca, nella graduatoria guidata
dal Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore, l'Italia dietro al Ruanda (66/mo posto, 4 punti) e solo
un gradino sopra la Georgia (68/mo posto, 3,8 punti). In questa particolare classifica che analizza
178 Paesi, la Somalia, con 1,1 punti, è ultima, preceduta da Afghanistan e Myammar (1,4 punti).
Due sono gli elementi che rendono l'Italia un caso particolare nel panorama internazionale. Il primo
è una maggiore, rispetto agli altri paesi, variazione interna " su base regionale, con territori allineati
alle migliori classificazioni del Nord Europa" rispetto ad altri che sono " purtroppo assimilabili a
quelle peggiori del continente e del Mediterraneo". Il secondo concerne "l'endemico radicamento in
alcune aree del fenomeno della criminalità organizzata, che incide molto sulla percezione esterna e
tende dunque a sovrastimare il fenomeno corruttivo in senso stretto". A tal proposito Virginio
Carnevali, uno dei Vice-Presidenti dell'organizzazione, con delega al Private Sector, sottolinea che
"da una parte che il peggioramento dello score italiano sia da collegarsi non ad un aumento del già
troppo grave fenomeno della corruzione ma ad una maggior presa di coscienza da parte
dell'opinione pubblica che ne determina quindi una maggiore percezione". In ogni caso che la
credibilità esterna dell'Italia riguardo la corruzione è in calo ed è in crescita l'allarme sociale interno
sul tema. "Nota positiva - continua la nota di Transparency International - è fornita dal fatto che la
tematica "corruzione" sia oggi di nuovo (o per la prima volta?) fra le priorità delle agende politiche
e del mondo d'impresa, sempre più penalizzato nel suo insieme da un sistema economico distorto e
da una reputazione internazionale penalizzante". Il prossimo momento internazionale sul tema della
corruzione sarà la Conferenza Intergovernativa biennale per la lotta alla Corruzione (IACC), che si
terrà a Bangkok dal 10 al 13 novembre organizzata da Transparency International.
Guido Perinetti
Via libera al Mercure
La decisione della regione Calabria scatena la protesta dell’Idv e delle associazioni
ambientaliste - Sul piede di guerra anche la provincia di Potenza
Cosenza, (13 ottobre 2010).- Via libera della Regione Calabria alla riattivazione della centrale del
Mercure. "Una decisione -dichiara Luigi de Magistris, europarlamentare Idv- che calpesta la
volontà dei cittadini e tenta di svendere il proprio territorio per soddisfare chissà quali interessi".
Dubbi anche da parte del vice presidente ed assessore all'ambiente della provincia di Potenza,
Massimo Macchia che, in un comunicato, ricorda come pur condividendo il ricorso alle biomasse,
in una regione che ne ha una produzione spontanea elevata, "la Provincia di Potenza, che non
rilascia autorizzazioni ma pareri, ha ribadito il proprio parere negativo alla riconversione della
Centrale Termoelettrica del Mercure, dopo averlo già rilasciato in sede di conferenza dei servizi
convocata all'amministrazione provinciale di Cosenza e conclusasi lo scorso 30 luglio 2009".
L'impianto del Mercure, infatti, non è nuovo. La Centrale termoelettrica del Mercure, sita nel
comune di Laino Borgo, a cento metri dal confine lucano ricade oggi nel Parco Nazionale del
Pollino (area 2) ed è costituita da due unità da 75 MW predisposte inizialmente per il
funzionamento a OCD (olio combustibile denso) e lignite. Oggi l'impianto viene riconvertito da olio
combustile denso a biomassa per consentire la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e
ha subito un drastico taglio di potenza elettrica: da 150 a 35 MW netti. Un progetto che per
Massimo Macchia "mal si concilia con un territorio che si trova nel cuore del Parco nazionale del
Pollino". L'impianto, infatti, si trova in una doppia Zps (Zona di protezione speciale): Pollino Orsomarso e Massiccio Monte Pollino - Monte Alpi. Proprio per questo "la regione dovrebbe
bloccare l'iter e abbandonare il progetto di riconversione", continua De Magistris che chiede il
coinvolgimento degli "enti interessati" e dei "cittadini, con un'apposita conferenza dei servizi". Da
sempre schierata contro la centrale è l'Organizzazione lucana ambientalista (OLA) che sollecita
l'Ente Parco Nazionale del Pollino a ricorrere perentoriamente contro la riattivazione della centrale,
non appena verrà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria. "Ad oggi - precisa in
un comunicato l'associazione ambientalista OLA -, le posizioni e la condotta assunte dalla direzione
del Parco sono risultate essere inadeguate e doppiogiochiste". Ma OLA ha da ridire, anche,
sull'atteggiamento di alcuni sindaci che definisce "sindachicchi" perché "pensano di risolvere con
una centrale sovradimensionata i problemi delle loro comunità". Accusa non riferita al sindaco di
Rotonda, Giovanni Pandolfi che affida le sue considerazioni ad una lettera pubblicata sulla home
page comunale: "se l'Ente Parco e naturalmente tutti i suoi organi hanno effettivamente a cuore gli
interessi delle popolazioni e il rispetto della legalità non possono schierarsi con i poteri forti,
avallando scelte a dir poco scellerate, ma hanno l'obbligo di fare un 'mea culpa' senza ricorrere a
mezzucci, senza trincerarsi dietro decisioni già prese". Una presa di posizione chiara nei confronti
delle decisioni assunte "perché occorre un'assunzione di responsabilità" verso quelle popolazioni
"che hanno scelto di vivere in un territorio destinato a Parco". "All'Enel - conclude Pandolfi - si
devono chiedere i danni e non farsi chiedere indennizzi dalla stessa". La centrale, come accade in
questi anni, sbarca anche su Facebook con la costituzione del gruppo 'No alla centrale del Mercure'.
Oltre 1000 adesioni, un sito aggiornatissimo che, minuto dopo minuto, ragguaglia su eventi,
appuntamenti e dichiarazioni. Una paura per la riconversione della centrale, per le ricadute che
potrebbe avere sul turismo, per il futuro del Parco ma, anche, perché la Centrale del Mercure
potrebbe spianare la strada a nuovi progetti energetici.
"Non dimentichiamo - si legge in un documento prodotto dall'Organizzazione Lucana
Ambientalista - che uno è già stato completato: l'elettrodotto Laino-Rizziconi. Mentre altri progetti
(il Parco Eolico tra i Comuni di Latronico e Carbone, l'eolico nella Valle del Lao e le estrazioni
petrolifere nel Comune di San Paolo Albanese e San Costantino Albanese (potrebbero in futuro
varcare il territorio, trasformando il Parco più grande d'Europa nel Parco Energetico più grande
d'Europa, così come dimostra purtroppo l'area del limitrofo parco nazionale Appennino Lucano Val
d'Agri Lagonegrese".
Giovanni Greco
Uniti contro la mafia
Sarà presentato a salerno il libro 'Strozzateci tutti' edito da Aliberti editore
Salerno, (9 novembre 2010).- "Io se trovo quelli [.] che scrivono libri sulla mafia che vanno in giro
in tutto il mondo a farci fare così bella figura, giuro che li strozzo". Sono le parole pronunciate, nel
2009 ad Olbia, dal premier Berlusconi. Crearono disagio e l'ennesimo vespaio di polemiche.
Ad un anno di distanza da quell'ennesima infelice boutade del Presidente del Consiglio, ventitre
scrittori del Sud, uniti dall'impegno antimafia, si sono incontrati per dare una risposta civile a Silvio
Berlusconi. Lo hanno fatto con il libro Strozzateci Tutti edito da Aliberti Editore. Con questo libro
gli autori propongono un'altra idea di scrittura: mettere a disposizione dei lettori un'osservazione
partecipata della realtà mafiosa. Un'analisi declinata in ambienti, territori e professioni eterogenee.
Un'indagine materiale e culturale che scandaglia il senso comune dei fenomeni, i riflessi psicologici
e le risorse per liberare i corpi e le coscienze dalla costrizione criminale. L'obiettivo finale è
raccontare come e perché la criminalità organizzata sia entrata nel corpo vivo del Paese definendo e
realizzando un sistema economico e sociale parallelo e alternativo, efficiente e moderno. Informare
sulla mafia, discuterne per uscire dall'indifferenza e dall'omertà è un altro obiettivo di questo libro,
che ha donato i diritti d'autore a un social network per garantire la libera diffusione delle
informazioni.
"Questo libro- scrive Marco Travaglio - pronuncia parole chiare, nette e definitive che tutti i
politici, se potessero, dovrebbero semplicemente copiare, mandare a memoria e ripetere in ogni
occasione. Chi lo acquista compie un gesto dal doppio valore: reagire al 'dialogo' berlusconiano con
la mafia per le 'riforme condivise' con la criminalità organizzata e non, e sostenere la libertà
d'informazione in tempi di bavaglio". Acquistare il libro, continua Travaglio, significa entrare "in
sintonia con gli autori che hanno deciso di rispondere per le rime all'editto di Olbia. Sono ventitré
scrittori che provengono da esperienze diverse: dal giornalismo, dall'università,
dall'associazionismo e da sperimentazioni letterarie. Attraverso il tam-tam dell'indignazione e un
rapido giro di mail, hanno deciso di incontrarsi per non lasciar cadere nel vuoto le ultime vergogne
del presidente del Consiglio. Chiusi in una stanza come carbonari, si sono guardati negli occhi:
'Allora, che si fa?' La risposta è stata immediata, all'unisono: "Be', se lui vuole strozzare chi scrive
di mafia, allora dovrà strozzarci tutti". L'assemblea si è conclusa tra risate e applausi".
Il volume, curato di Marcello Ravveduto con la prefazione di Marco Travaglio, sarà presentato a
Salerno il prossimo 15 novembre alle ore 18.00, presso la Camera di Commercio in via Roma.
L'incontro, promosso da Aliberti Editore e il Festival Internazionale del Cinema di Salerno, sarà
moderato da Antonio Manzo, giornalista de "Il Mattino". Dopo i saluti di Augusto Strianese,
Presidente della Camera di Commercio di Salerno, Mario De Cesare, Presidente del Festival
Internazionale del Cinema di Salerno, interverranno Massimiliano Amato, giornalista de "L'Unità" e
coautore dell'antologia, Anna Bisogno, docente in Storia e linguaggi della radio e della televisione
presso l'Università degli Studi di Roma Tre e coautrice dell'antologia, Franco Roberti, Procuratore
Capo presso il Tribunale di Salerno, Isaia Sales, Docente Storia della Criminalità Organizzata nel
Mezzogiorno dell'Università Suor Orsola Benincasa.
Saranno presenti Marcello Ravveduto, curatore dell'Antologia e Corrado De Rosa, coautore di
"Strozzateci Tutti".
Parte il premio Write-Aids
La scadenza per la presentazione dei lavori è fissata alle ore 12.00 del 23 Novembre - La
premiazione avverà il 1° dicembre a Ferrara
Roma, (12 ottobre 2010).- Nel mondo sono 33,4 milioni le persone affette da Hiv con una quota del
67% contagiata nell'Africa sub sahariana e 2,1 milioni di bambini che vivono con l'hiv (2008). In
Italia sono stimati 170-180mila sieropositivi, 22 mila malati di AIDS, con un 25% di sieropositivi
che non sanno di essere infetti. Eppure il nostro Paese non ha versato al Fondo Globale per la lotta
contro l'Aids, la Tubercolosi e la Malaria i contributi già troppe volte promessi.
"L'Italia - denuncia la Lega italiana per la lotta contro l'Aids - sta mettendo in gioco non solo la sua
reputazione, ma la vita di milioni di persone. Il Governo italiano ha deciso di restare fuori da ogni
azione internazionale di lotta all'Hiv/Aids. Assente dalla Conferenza mondiale sull'Aids di Vienna
del luglio scorso, assente oggi dal summit di New York sul rifinanziamento del Fondo Globale,
inadempiente nelle sue promesse economiche, silente all'interno delle istituzioni europee dove pure
è chiamato a partecipare attivamente, incapace di accogliere le indicazioni di documenti ufficiali e
letteratura scientifica, il nostro Paese ha evidentemente scelto di sottrarsi a ogni confronto in
materia di lotta all'Aids".
Un mancato impegno che cade alla vigilia della Sesta Conferenza sulla Patogenesi della
International Aids Society (il più importante appuntamento globale con la Conferenza mondiale
sull'Aids) che nel 2011 si svolgerà proprio nel nostro Paese. L'attenzione dei media e della società è,
quindi, bassa: siamo di fronte ad un fenomeno per cui i più giovani non sanno di cosa si stia
parlando e gli altri pensano che il virus dell'Hiv sia scomparso o guaribile, dimenticando che non
esiste ancora un vaccino. La realtà, infatti, è molto diversa perché non esiste ancora un vaccino
sicuro contro l'AIDS, nonostante la ricerca proceda con intense sperimentazioni e le terapie
prolunghino la vita dei soggetti sieropositivi che, in ogni caso, non guariscono e sta di fatto che il
potenziale di diffusione aumenta per questo immotivato "cessato allarme". Tutto questo ha portato
alla istituzione del premio 'Write-Aids', patrocinato dal Segretariato Sociale RAI e articolato in tre
sezioni: Giornalismo, video-spot audiovisivi, audio- .riproduzioni, arte grafica, fotografia. Write
Aids si rivolge alle persone di qualsiasi età. Chiunque, manifestando la sua sensibilità, può
partecipare scrivendo un articolo, realizzando un'inchiesta, un racconto, una testimonianza; può
produrre disegni, fumetti, foto o altre forme artistiche a propria discrezione (canzoni, poesie, opere
d'arte, ecc...) filmati con qualsiasi strumento digitale dalla telecamera al telefonino. Il tema
dell'edizione 2010 è "L'HIV-AIDS nella relazione tra le persone". Lo svolgimento è libero:
riflessioni e commenti sulla prevenzione; la storia della diffusione dell'Hiv; luoghi comuni,
pregiudizi, -vissuti o immaginati-; iniziative di sostegno, assistenza e cura; idee per campagne di
sensibilizzazione. Potrà avere forma d'intervista, testimonianza di vite vissute, approfondimenti sui
cambiamenti che l'infezione ha determinato nei comportamenti sociali e personali. Il concorso è
rivolto a tutti, la partecipazione è gratuita. Ogni concorrente potrà partecipare con una sola opera. Si
richiede materiale inedito in lingua italiana, mai premiato né presentato ad altri concorsi o già
pubblicato. La scadenza per la presentazione dei lavori è fissata alle ore 12.00 del Martedì 23
Novembre 2010. Il materiale può pervenire a mezzo raccomandata a: Azienda USL Ferrara Direzione Ser.T. Via Francesco del Cossa, 18 - 44121 Ferrara (0532 233711 - 0532 233713 Fax
0532 200092, oppure a mano, all'indirizzo indicato, dal Lunedì al Venerdì dalle 10 alle 12. E'
possibile la consegna via posta elettronica: [email protected] Una sola opera per ogni sezione
risulterà vincitrice e sarà premiata con cinquecento euro. Tra i vincitori delle 3 sezioni sarà scelto il
primo classificato assoluto con un ulteriore premio sempre di cinquecento euro. La premiazione
avverrà il 1° dicembre, giornata mondiale contro l'Aids, al Multisala Apollo di Ferrara. Prima della
premiazione sarà proiettato il film "+ o - il sesso confuso. Racconti di mondi nell'era Aids" di
Andrea Adriatico e Giulio Maria Corbelli (www.piuomeno.eu). Il film-documentario parla di storie
legate alla pandemia più spaventosa del nostro tempo, l'aids, di racconti esistenziali che
s'intrecciano con la storia di un'epoca e della confusione che ha generato sulla sessualità.
Apre i battenti il Museo che vorrei
Una settimana informativa con attività e proposte per avvicinarsi al 2013, anno in cui sarà
aperto al pubblico il Museo della Scienza di Trento
Trento, (9 novembre 2010).- Torna, fino al 14 novembre, 'Muse: il Museo che vorrei'
manifestazione organizzata in collaborazione con il Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili
del Comune di Trento, Casa città-laboratorio urbano di Trento e Le Albere. Una settimana
informativa, con attività e proposte per avvicinarsi all'apertura al pubblico del Museo della Scienza
di Trento, prevista per il 2013. Con questa iniziativa, il museo cerca di raggiungere ed informare
tutti coloro che fino ad ora sono rimasti estranei all'istituzione, che non la conoscono e che non la
frequentano ma che, in virtù dei cambiamenti che si stanno concretizzando nell'area ex Michelin,
potranno essere interessati e coinvolti nel processo di riqualificazione urbana dell'area. Il nuovo
quartiere, progettato da Renzo Piano, diventerà infatti uno dei fiori all'occhiello della nuova città di
Trento: accanto al nuovo Museo delle Scienze, sorgerà un grande parco urbano, una porzione di
edifici residenziali e commerciali ed infine un centro polifunzionale con sale per eventi pubblici.
Difficile pensare che un cittadino non venga toccato in prima persona da una simile operazione
urbanistica. Da qui l'esigenza di informare la popolazione sullo stato di avanzamento dei lavori del
cantiere di via San Severino ed al contempo di raccoglierne le osservazioni e gli spunti per la
progettazione culturale appena iniziata al museo. Proprio per questo motivo, le attività non si
svolgeranno all'interno delle mura del Museo Tridentino di Scienze Naturali, ma sarà il museo a
spostarsi nella città andando ad incontrare i cittadini, sia nel centro storico che nell'area ex
Michelin. Intervenendo alla presentando della manifestazione, l'assessore alla cultura della
Provincia autonoma di Trento, Franco Panizza, ha sottolineato come "il MUSE, come già è stato per
Castel Thun, si prospetta come un grandissimo evento culturale. Tuttavia servono i suggerimenti dei
cittadini perché possa diventare un centro culturale attivo, un museo che venga percepito patrimonio
della comunità. Si tratta di una scommessa importante che farà cambiare il volto alla città. Una
scommessa di cui si sentirà parlare a livello mondiale, non solo a livello locale e nazionale". Dal 9
al 14 novembre, quartier generale della manifestazione piazza Cesare Battisti dove, presso
un'elegante struttura informativa, i passanti potranno trovare tutte le informazioni sul nuovo Muse,
esprimere la loro opinione, votare le "proposte artistiche" di decorazione dei pannelli perimetrali del
cantiere e infine prenotare la propria visita guidata all'area, che per la prima volta si aprirà al
pubblico. Le visite guidate si svolgeranno nel corso della primavera 2011 in collaborazione con il
progetto Casa Città del Comune di Trento. Infine, si potrà creare il proprio Ro-tante, un pezzo unico
a forma di elica che, assieme a quelli prodotti dagli altri partecipanti, andrà a creare la prima grande
installazione artistica che riempirà gli spazi del MUSE.
Nel corso della settimana verrà lanciato un concorso artistico, per la realizzazione di installazioni
site specific che coniughino scienza ed arte che a primavera 2011 verranno collocate in vari punti
della città. Il Gran Finale. Muse, la piazza del futuro, domenica 14 novembre, sarà l'occasione per
festeggiare i primi traguardi raggiunti. In Piazza Cesare Battisti una serie di performance musicali
ed artistiche rallegreranno l'intero spazio mentre i più piccoli potranno cimentarsi in laboratori
scientifici decisamente coinvolgenti. Ancora una volta scienza ed arte assieme per un divertimento
assicurato e un successo garantito come dimostrano i numeri delle due passate edizioni: più di 3000
i partecipanti nel 2009, nel corso di una settimana di attività e ben 9.600 persone nel 2008, quando
il progetto si articolava in circa 5 settimane. Il progetto Secondo me . il museo che vorrei, ideato dal
Museo Tridentino conta sulla collaborazione del Servizio Cultura, Turismo e Politiche Giovanili del
Comune di Trento, Casa città-laboratorio urbano di Trento e Le Albere. Il concorso rivolto agli
artisti è organizzato in collaborazione con Fondazione Pistoletto - Cittàdellarte, Fondazione Galleria
Civica, Comune di Trento (Servizio Cultura, Turismo Politiche Giovanili) e il patrocino di PAV Parco Arte Vivente di Torino.
Borse di studio, prima i piemontesi
La proposta del presidente Cota non trova una sponda nell’Edisu Piemonte
Torino, (3 novembre 2010 ).- In Piemonte sono troppi gli studenti meridionali destinatari di borse di
studio. E pochi, in proporzione, i piemontesi che accedono a questi benefici. Si tratta " di
un'anomalia" che va sanata, dichiara il presidente del Piemonte, Roberto Cota, in un video che sta
dilagando su Youtube. Certo Cota si guarda bene dal chiedere il ritorno degli studenti 'non
piemontesi' al proprio 'ovile' perché la loro presenza "è un valore aggiunto", non solo in termini
culturali ma anche economici. Bisogna, però, "pensare a qualche forma di compensazione con le
regioni di appartenenza", aggiunge Cota. Posizione confermata dall'assessore all'Istruzione, Alberto
Cirio: "se i soldi sono pochi, prima dobbiamo garantire il diritto allo studio dei piemontesi. Sulle
borse di studio universitarie il presidente ha posto un problema reale e ha invitato ad una giusta
riflessione nell'interesse di tutti i giovani studenti che risiedono in Piemonte. In periodi di grande
ristrettezza economica è infatti doveroso che ogni Regione si faccia carico prioritariamente dei
diritti dei propri residenti, e il diritto allo studio è uno dei più importanti". Evidentemente, agli
amministratori piemontesi, sfugge un dato. L'art. 7 della legge 390/91 sul diritto allo studio
stabilisce che 'l'accesso ai servizi e alle provvidenze economiche è garantito a tutti gli studenti
iscritti nelle università che hanno sede nella regione, secondo criteri di parità di trattamento,
indipendentemente dalle aree geografiche di provenienza e dai corsi di diploma e di laurea cui gli
studenti stessi afferiscono'.
La Regione, il cui capoluogo è stata la culla dell'Unità d'Italia, eroga 25,5 milioni di borse di studio.
Poco meno della metà, 11 milioni, servono a finanziare studenti residenti in altre regioni. Ma è
giusto chiedere alle regioni di appartenenza degli studenti fuorisede un contributo economico? E'
giusto il paragone con la spesa sanitaria? "Siamo consapevoli - continua Cirio - che gli studenti
fuori sede possano rappresentare un interesse economico per il territorio, ma questo non può essere
fatto a scapito del diritto allo studio dei nostri residenti in Piemonte che saranno sempre la nostra
priorità". Prende le distanze il presidente di Edisu Piemonte. "Non risulta possibile la destinazione
delle borse di studio ai soli studenti piemontesi- dichiara Mariagrazia Pellerino -, innanzitutto
perché l'art.34 della Costituzione, che garantisce ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di
raggiungere i livelli più alti dello studio indipendentemente dalla regione di provenienza". E poi
perché "la Legge 390 del 1991, e il DCPM impongono alle Regioni di attribuire le borse di studio
secondo l'Ateneo di iscrizione e non secondo la provenienza regionale".
Ma il presidente dell'Edisu Piemonte contesta anche i dati ai quali utilizzati da Cota e Cirio. "Nel
2009/10 su 10.214 vincitori di borsa, 6.266 di questi avevano residenza in Piemonte: di fattoafferma Pellegrino - la maggioranza dei beneficiari di borsa di studio ha residenza in Piemonte".
Una proposta irricevibile, quindi, non solo costituzionalmente e normativamente ma , anche,
infondata nei numeri. Senza contare che con l'introduzione della Borsa Plus (avvenuta già nel corso
dell'anno accademico 2009-2010, N.d.R.) l'Edisu Piemonte "si propone di venire incontro anche alle
esigenze di chi presenti un reddito di poco superiore a quanto richiesto" dalle borse tradizionali, e
che abbia "comunque maggiori meriti scolastici; in questo caso si tratta soprattutto di studenti
residenti in Piemonte. Ricordiamo anche che i fondi per le 500 Borse Plus emesse sono stati ottenuti
attraverso i recuperi effettuati con gli accertamenti economici sulle borse di studio attribuite:
EDISU Piemonte è l'unico ente per il Diritto allo studio universitario in Italia che effettua tali
controlli sul 100% delle borse erogate".
Insomma, l'ennesima battaglia leghista in odore di campagna elettorale. Questa volta però senza
alcun fondamento. Una cantonata come dimostra la smentita arrivata dagli stessi piemontesi che
bloccano sul nascere una discriminazione nei confronti degli studenti centro-meridionali.
Mishima
Finisce in carcere Roberto Sarti
Conclusa l’operazione ‘Chimera’ della Gdf di Avellino – truffa per 4 miliardi di euro ai danni
di centinaia di persone - sequestrati beni per oltre un miliardo
Avellino (19 novembre 2010).- Tanto tuonò che piovve. Mai proverbio fu più appropriato rispetto a
quanto è accaduto nelle ultime ore ad Avellino; le Fiamme Gialle di Avellino hanno infatti
notificato a Roberto Sarti, promotore finanziario di Altavilla Irpina, un provvedimento di custodia
cautelare in carcere. Dopo anni di scrupolose indagini, appostamenti e acquisizioni di documenti e
testimonianze giunge alla sua naturale conclusione l'Operazione 'Chimera'. A Sarti vengono
contestati diversi reati: truffa aggravata e continuata, esercizio abusivo della raccolta del risparmio,
appropriazione indebita ed anche riciclaggio. Più di un centinaio i truffati per una somma che
supera i quattro milioni di euro. Il suo nome è legato alla Remar Sim, società bresciana di gestione
patrimoniale che nel dicembre 2006 viene messa in liquidazione, e alla Ibs Forex, società dichiarata
fallita dal Tribunale di Como nell'ottobre del 2009 con un deficit di oltre 45 milioni. Punto di
raccordo tra le due società è Giovanni Lizza. E' proprio la conoscenza con Lizza che fare a Sarti il
salto di qualità. Stringe rapporti con Graziano Compagna e Sandro Tiso, ed entra nel giro che conta.
Neppure la messa in liquidazione della Remar Sim, avvenuta nel dicembre del 2006, riesce a
fermare Sarti che confida sulla scarsa propensione dei suoi clienti ad interessarsi di notizie
economiche e finanziarie. Continua a contattare i suo clienti per sottoporre il rendiconto annuale dei
risparmi investiti; ha timbri, blocchetti e carta intestata della Remar Sim. Il cliente, con il quale
Sarti ha istaurato un rapporto di fiducia, non sospetta nulla. Anzi è spinto ad aumentare e
diversificare i propri investimenti: magari sul mercato valutario, utilizzando la IBS Forex, società
finanziaria con sede in piazza Grimondi di Como, ed inscritta presso la Camera di Commercio
lariana dal 2005. La rapida ascesa di Sarti si infrange quando il giudice Elisabetta Boccassini lo
condanna, in prima istanza, ad un anno e due mesi. Secondo la tesi accusatoria, accolta dal giudice,
il sacerdote Generoso Santoro, ex presidente dell´Istituto interdiocesano per il sostentamento del
clero deceduto il 23 febbraio 2009,avrebbe , con l'aiuto di Giovanni Lizza e Roberto Sarti, "indotto,
con raggiri ed artifizi" una donna "a stipulare tre contratti di mutuo del valore di 910 milioni di
vecchie lire con l'istituto, quando l'istituto stesso era all'oscuro di tutto". Ma mentre il
primo(Giovanni Lizza) patteggia per evitare di andare in giudizio,il secondo (Roberto Sarti) viene
condannato lo scorso 19 novembre ad un anno e due mesi. Sono proprio le conclusioni del
Tribunale di Salerno che spingono la Consob a sospendere Sarti, con delibera n. 16895 del 19
maggio 2009. "Le modalità concrete di commissione dei fatti, come descritte dal Tribunale di
Salerno - scrive la Consob - appaiono di rilevante gravità in relazione all'esercizio dell'attività di
promotore finanziario, in quanto denotano l'attitudine a pregiudicare gli interessi coinvolti nello
svolgimento dell'attività stessa".
E' l'inizio della fine. Molti risparmiatori sentono puzza di bruciato e chiedono a Sarti il
disinvenstimento delle somme. La tecnica di Sarti, secondo gli inquirenti, è quella che negli
ambienti è conosciuta come "lo schema Ponzi" dal nome dell'italo-americano che negli States riuscì
a coinvolgere 40 mila persone e a raccogliere oltre 15 milioni di dollari. Lo specchio per le allodole
è rappresentato dai lauti interessi (8-10%); i primi investitori, ripagati, reinvestono i fondi, parlano
bene dell'investimento, attirano nuove vittime. Il castello si frantuma di fronte alla richiesta di
disinvestimento, presentata contemporaneamente da diversi clienti, e alla difficoltà di reperire nuovi
adepti. Sarti si eclissa; diventa irraggiungibile al cellulare e al telefono risponde la sua segretaria,
pronta ad inventare le scuse più disparate. Solo di fronte a questo muro i risparmiatori decidono di
denunciare il promotore finanziario. E parte l'Operazione Chimera che si conclude con l'arresto di
Sarti (che dall'11 novembre risulta, con delibera 254, cancellato dall'albo per omesso pagamento,
N.d.R.)al rientro da Como, dove le Fiamme Gialle lo hanno sentito nell'ambito dell'affaire Ibs
Forex. Come dire: i guai non vengono mai da soli. Ma sono guai cercati e voluti sulla pelle di
centinaia di risparmiatori. Le Fiamme Gialle di Avellino hanno anche proceduto al sequestro di beni
per oltre un milione di euro, frutto dell'attività di Sarti anche se "intestati fittiziamente a familiari,
nei cui confronti è scattata la denuncia per riciclaggio".
Giovanni Greco
Ibs Forex, si chiude il cerchio
A sette dirigenti vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e falso
in bilancio - Da valutare la posizione di 100 promotori finanziari
Avellino, (9 novembre 2010).- Sette ordinanze di custodia cautelare (di cui 3 in carcere e 4 ai
domiciliari), questo il risultato delle indagini condotte dalla Fiamme Gialle del Nucleo di polizia
tributaria di Como sulle attività della Ibs Forex spa che, si legge nel comunicato stampa,
"prometteva lauti guadagni a fronte di investimenti nel settore del mercato delle valute estere". I
reati contestati sono bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e falso in bilancio che hanno portato la
Ibs Forex spa al fallimento su richiesta del Pubblico Ministero ed alla sua cancellazione dall'albo
degli operatori finanziari ad opera della Banca d'Italia Circa 1300 i risparmiatori truffati che, a
fronte di complessivi investimenti per quasi 90 milioni di euro, hanno visto andare in fumo circa 60
milioni di euro, frutto dei risparmi di una vita. "Sono rimasta al verde. Ho perso i risparmi di una
vita accumulati pazientemente e con grande sacrificio. Spesso ripensando a quanto mi è accaduto
non riesco a capacitarmi come sia stato così stolto da fidarmi. Poi cerco di darmi una risposta. La
Banca d'Italia che li aveva autorizzati, la Consob che vigilava, il guadagno migliore di tante altre
soluzioni finanziarie. E allora perché no?". Vincenzo (nome di fantasia, N.d.R. ) parla con calma ma
non riesce a nascondere la rabbia. Maledice il giorno in cui ha conosciuto Roberto Sarti, promotore
finanziario di Altavilla Irpina, che un bel giorno gli propone investimenti nel mercato valutario e gli
presenta il prodotto della Ibs Forex. Sembra tutto in regola la Ibs è regolarmente "accreditata".
Accetta e perde. Scompaiono gli investimenti. Oggi accoglie la notizia con soddisfazione:
"finalmente qualcuno sarà fermato e non potrà fregare altri ignari cittadini. Meritano il carcere
senza condizionale", ci dice. Per il momento il provvedimento, emesso dal gip Nicoletta Cremona,
riguarda rappresentanti legali, direttore generale, capo team gestione e l'intero collegio sindacale. Le
indagini hanno accertato la presenza di una fitta rete di promotori finanziari della Ibis Forex spa che
"approcciava i potenziali clienti proponendogli forme di investimento che gli avrebbero reso
eccezionali guadagni, in assoluta controtendenza ai negativi andamenti del mercato di quel
momento; tutti gli investimenti avvenivano nel settore delle valute per il tramite esclusivo di broker
esteri (uno danese, uno svizzero ed uno inglese)". Secondo quanto accertato, "alcuni risparmiatori,
nel momento in cui vedevano di aver realizzato un buon guadagno (anche se solo sulla carta), ne
chiedevano l'immediata monetizzazione ed in tal caso la finanziaria, per non destare alcun sospetto,
provvedeva tempestivamente. Nella maggior parte dei casi, invece, i risparmiatori, vedendo che il
proprio rendimento stava andando oltre ogni più rosea previsione (sebbene tutto falso), erano
ulteriormente allettati ad investire cifre ancora maggiori senza sapere che, in realtà, non le
avrebbero più riviste". I promotori inoltre, periodicamente, consegnavano agli investitori dei falsi
report dai quali si poteva desumere che l'andamento dei propri investimenti era, di fatto, sempre in
linea con le loro aspettative. "Mi sembra di vivere un film già visto", aggiunge Vincenzo che
ricorda come le stesse procedure siano state messe in atto da Roberto Sarti nei suoi confronti.
Anche per me c'erano "riepiloghi firmati su carta intestata, guadagni oltre la media ma solo sulla
carta". Il castello di carta "è crollato - continua Vincenzo - quando ho chiesto il disinvestimento
totale. Volevo acquistare un appartamento e avevo bisogno di liquidità. Da quel momento non ho
più visto Sarti e non ho notizia dei miei soldi". Ma torniamo all'operazione delle fiamme Gialle di
Como. Secondo gli inquirenti, il giocattolo messo in piedi dalla Ibs "ha incominciato a rompersi
quando la Provincia Regionale di Palermo ha fatto una richiesta di disinvestimento parziale di 15
dei 30 milioni di euro investiti che la I. F., ovviamente, non è stata in grado di soddisfare, poiché le
proprie casse già erano state svuotate da tempo". Appena un anno fa il direttore generale di Ibs
Forex, Sandro Tiso, annunciava "Il 2009 sarà un anno di svolta"; otto mesi dopo la sede viene
messa sotto sequestro dalle Fiamme Gialle.
A dare il via alla società, abilitata alla intermediazione in cambi, è nel 2005 Graziano Campagna,
originario di Ariano Irpino, cliente fisso del night club San Martino di Lugano. Sandro Tiso è,
invece, di Benevento; come pure di Benevento è Giovanni Lizza storico consigliere della IBS Forex
di Como. Legato a doppio filo con Lizza è Roberto Sarti, promotore finanziario di Altavilla Irpina.
Lizza e Sarti compaiono nell'inchiesta sulla Curia salernitana. I due promotori finanziari, infatti,
racimolano per conto della Remar Sim di Brescia, società liquidata nel dicembre 2006, i soldi di
ignari risparmiatori per poi trasferirli nelle casse della Popolare di Lodi, sede di Lugano, la banca
che era guidata da Giampiero Fiorani arrestato per la scalata della Antonveneta. I primi due,
secondo quanto riporta la 'Provincia di Como' sarebbero finiti in cella insieme a Gianluca Priano,
ultimo presidente del consiglio di amministrazione. Ai domiciliari, invece, il primo presidente del
Cda, Tiziano Colombo e tutti i componenti del collegio sindacale, il pool di commercialisti di
Ariano Irpino capitanato da Antonio Schiavo e composto anche da Tiziano Pasquale Perrina e
Carmine Pompeo Antonelli.
Ma le indagini della GdF non sono ancora concluse perche al vaglio dell'autorità giudiziaria ci
sarebbero le posizioni degli oltre 110 promotori finanziari e procacciatori d'affari della Ibs Forex.
Giovanni Greco
Ricordare le stragi naziste
Il quotidiano 'La Repubblica' lancia la proposta di istituire “un Parco della Memoria in
Campania per le vittime delle stragi naziste”
Salerno, (23 novembre 2010).- "Vorrei ricordare i giorni in cui l'uomo è divenuto cosa agli occhi
degli uomini. Vorrei credere qualcosa oltre, oltre che morte ti ha disfatta. Vorrei poter dire la forza
con cui desiderammo allora. Noi già sommersi, di potere ancora una volta insieme camminare liberi
sotto il sole". Sono le parole strazianti scritte da Primo Levi ne 'I sommersi e i salvati' . Quello di
poter camminare liberi fu il desiderio di molti italiani che, tra il 1943 e il 1945, videro la loro
nazione percorsa da una violenza nazi-fascita senza precedenti. In quegli anni gli italiani sono
abbandonati al loro destino; sono inermi di fronte alla tragedia; molti vengono uccisi, tanti sono
deportati nei campi di concentramento. "È un destino che si abbatte senza. preavviso, si può uscire
di casa e venire rastrellati per essere inviati in un lager perché -scrive Marco Dondi nel suo libro 'La
lunga liberazione' -la deportazione risulta non un evento eccezionale ma possibile della guerra, un
rischio diffuso". Oltre 40.000 furono gli italiani deportati dopo l'8 settembre nei lager nazisti; tra
questi ci sono gli 8.566 cittadini deportati dall'Italia o dalle colonie solo per il semplice fatto di
essere ebrei. Le azioni antiebraiche iniziarono proprio nel settembre 1943 con gli arresti nella zona
di Bolzano, Merano gli eccidi del lago Maggiore. Nel cuneese vennero arrestati e internati a Borgo
San Dalmazzo ebrei provenienti dalla Francia. La retata più grande ebbe luogo a Roma, il 16
ottobre del 1943, preceduta dall'estorsione di 50 chili d'oro e dal saccheggio delle biblioteche
ebraiche. I tedeschi arrestarono più di mille persone, in maggioranza donne e bambini, nell'antico
ghetto e in tutti i quartieri di Roma. Su questi ultimi incombe un destino di morte: l'88% perde la
vita nei lager. Alla massa dei deportati vanno aggiunti i circa 730.000 militari dell'esercito italiano
internati dai tedeschi. Complessivamente, Fra militari e civili, si stimano in oltre 50.000 gli
individui italiani scomparsi nella galassia concentrazionaria. Ma la soppressione degli ebrei fu uno
degli aspetti che caratterizzò la violenza nazista e fascista all'indomani del 1943. Molte, anche, le
retate e le uccisioni di civili italiani. "La prima strage nazista è compiuta a Castiglione di Sicilia il
12 agosto 1943"; poi "ci sono stragi - continua Marco Dondi - compiute contro i civili eseguite per
'ripulire il territorio' dalle formazioni partigiane e da chi offre a queste aiuti e basi; è il caso
dell'eccidio di Marzabotto (29 settembre-5 ottobre 1944)". Insomma c'è una sorta di negazione del
nemico alla quale " si aggiungono le precise disposizioni emanate, nel luglio 1944, dal comandante
delle truppe tedesche in Italia Albert Kesselring che consentono il più largo uso della violenza
anche contro i civili, disposizioni comuni anche alla condotta di occupazione fascista in Jugoslavia
e che seguono una pratica già in atto". Disposizioni che diedero la stura,"nel corso del successivo
mese di agosto, ad almeno 25 eccidi di significative proporzioni facendo entrare la violenza nazista
nella sua fase più intensa". Scelta alla quale non si sottrasse il ministro degli Interni della Rsi Guido
Buffarini Guidi il quale, in un rapporto inviato ai prefetti delle province piemontesi, scrive che "la
popolazione civile nella sua più ampia maggioranza favorisce i banditi e quindi tutta può e deve
pagare". Anni terribili che determinarono una ferita difficilmente sanabile. Eppure il tentativo, che
in questi anni ha caratterizzato la politica e parte della storiografia, è quello di dimenticare, di
modificare e cancellare quella tragedia. L'idea di istituire un Parco della memoria in Campania per
le vittime delle stragi naziste rappresenta, invece, la volontà di mantenere vivo il ricordo. La
proposta viene dal quotidiano 'La Repubblica' è ha già ricevuto moltissime adesioni. "In Campania scrive Eduardo Scotti su 'Repubblica' - il conflitto mondiale ha lasciato tracce indelebili, morti e
devastazioni ma non consapevolezza dell'orrore: lo sbarco a Salerno, le quattro giornate di Napoli,
gli eccidi e le distruzioni in Irpinia e nel casertano è come se non fossero avvenuti. Un percorso, un
itinerario guidato lungo le strade e i luoghi della guerra, meglio ancora un memoriale,
contribuirebbero a ricostruire una coscienza civile e democratica collettiva, quanto mai necessaria,
lì, nella terra della peste chiamata camorra". Ricordare per non dimenticare,un consiglio e un
monito per le giovani generazioni. Importante anche il ruolo dei mass media; ecco perché la
redazione di Diariosette ha aderito alla proposta di Repubblica; ecco perché invitiamo tutti a farlo.
Paolo Rocca
Una nazione multietnica
Nonostante i soliti stupidi striscioni razzisti, il primo Atlante dell’Infanzia presentato da Save
The Children delinea una Italia diversa
Roma (18 novembre 2010).- Un coro di buuu contro Balotelli e lo striscione 'No alla Nazionale
multietnica'; è questa la triste realtà che ha caratterizzato la scialba partita dell'Italia contro la
Romania. Il diretto interessato risponde "Dove vivo io, a Brescia, l'Italia multietnica esiste già". E i
numeri del 1^ Atlante dell'Infanzia in Italia, presentato da Save The Children, gli danno ragione,
persino dalla scelta dei nomi. Tra i bambini nati da genitori stranieri, si registra il successo di nomi
italianissimi come Alessia, Giulia e Sofia per le bambine e Matteo e Alessandro per i bambini. Tra i
nomi stranieri invece quelli più in voga sono Sara, l'asiatico Aya, gli arabi Malak (angelo) e Hiba
(regalo) per le femmine. Per i maschi Adam precede Mohammed, seguito da Rayan, Omar, Matteo,
Alessandro, Cristian, Kevin e Youssef . Nomi che identificano il "tesoro degli immigrati": sono
932.000 i minori stranieri residenti in Italia. Di essi 6 su 10 sono di seconda generazione (cosiddetti
G2), cioè nati in Italia: Prato con il 19,7% di minori di seconda generazione sul totale della sua
popolazione straniera, Mantova (17,2%), Cremona (17%), Brescia e Reggio Emilia (16,9%), nel
Sud Trapani (14,2%) e Palermo (12,7%), sono i capoluoghi di provincia con la più alta percentuale
di G2. Ma ci sono anche bambini e adolescenti quasi senza nome e senza volto, pressoché invisibili
perché le loro vite sono in parte o completamente clandestine e nascoste: centinaia di minori per lo
più stranieri e soli che soggiornano per brevi periodi nelle comunità per poi scapparne, o che
finiscono in circuiti di sfruttamento lavorativo, sessuale o di devianza. Nel 2010 risultano almeno
4.500 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia . Un dato sicuramente per difetto, che
non include, per esempio, i minori neocomunitari. E stranieri sono alcune migliaia di minori
lavoratori: pari al 9% di tutti i minori che lavorano, stimati in circa 400.000. Sono soprattutto cinesi,
a Roma, Milano e Firenze, Prato; romeni e albanesi, a Roma e a Bari, giovani nord-africani in
Sicilia e Calabria. L'Atlante, ovviamente, fotografa la situazione degli oltre 10 milioni di bambini
residenti in Italia. "Sono- sottolinea Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia - la
riserva aurea nazionale che l'Atlante di Save the Children riporta allo scoperto, come in una virtuale
caccia al tesoro, mostrandone, attraverso più di 70 mappe, la dislocazione geografica e dove sia più
o meno valorizzata, protetta, tutelata ma anche, purtroppo, misconosciuta, offesa, incustodita". E 1
milione 756 mila sono i minori che vivono in povertà relativa cioè in famiglie che hanno una
capacità di spesa per consumi sotto la media: circa il 65% di questi minori - salta all'occhio dalla
"mappa dei tesori a rischio" - si concentra nel Sud Italia. Insieme ad essi bisogna considerare altri
649 mila "tesori", circa il 6% della popolazione sotto i 18 anni, che vive in povertà assoluta. Poi ci
sono i bambini e gli adolescenti "poveri" di aria pulita e di verde: il Nord Italia spicca per gli elevati
tassi di inquinamento dell'aria, anche in rapporto al resto d'Europa: Torino, Milano, Brescia,
Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non
solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite
di particolato (PM10), polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando
problemi cardio-polmonari e asma. E in molte di queste città risultano oltre i livelli di guardia anche
le concentrazioni di biossido di azoto.Napoli detiene in aggiunta il triste primato di città più
costruita d'Italia con oltre il 65% della superficie impermeabilizzata ed è tra le ultime per verde
attrezzato.
E poveri di verde sono anche i bambini che vivono ad Imperia, Savona, Lecco, Ascoli Piceno,
Chieti, Crotone e Olbia che non possono contare su più di 5 mq di verde ciascuno, per non parlare
di Taranto dove gli abitanti si devono accontentare di una foglia di insalata (0,2 mq) ognuno. Il
primato in positivo, cioè di capoluogo di provincia ben al disopra della media nazionale per verde
pro-capite (che è di 106 metri quadri per abitante), spetta invece all'Aquila (con 2.787 metri quadri),
i cui giovani abitanti tuttavia debbono fare i conti con le ferite aperte e lasciate dal terremoto (per
esempio la mancanza di una casa e di luoghi aggregativi); per disponibilità di verde si segnalano a
seguire Pisa (1.521), Ferrara (1.259) e Matera (1.140). Un'opportunità, questa di un po' di verde, a
cui fa da contraltare una diffusa inadeguatezza di servizi all'infanzia fondamentali come i nidi per i
più piccoli (0-2 anni): in fondo alla lista ci sono Calabria e Campania con solo 2 bambini su 100 fra
0 e 2 anni presi in carico dai nidi pubblici; seguono Puglia (3,9) e Molise (4,3). Più virtuose Valle
D'Aosta ed Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 20% dei piccoli fra 0 e 2 anni, seguite da
Umbria (18%), Toscana (16,9%) e Trentino (15,3%).
Non importa di che colore siano perché l' Atlante dell'Infanzia di Save the Children, conferma, che
"nascere e vivere in una parte del nostro paese piuttosto che in un'altra equivalga a maggiori o
minori opportunità per un bambino". Sono, cioè, discriminati rispetto al luogo dove nascono; "come
se non ci fosse una Italia dell'infanzia ma decine d'Italie diverse", prosegue Valerio Neri. E
l'esempio è dato dalla abissale disparità della spesa sociale provinciale procapite per asili nido e altri
servizi per l'infanzia. Si va da Trieste, in testa alla classifica con 108 euro pro-capite, a province
meno virtuose del Nord come Piacenza (10 euro e 50 ), a quelle in fondo alla classifica come
Benevento, Crotone, Avellino e Catanzaro dove i comuni spendono meno di 2 euro per cittadino.
"La stessa figura del Garante dell'Infanzia - dichiara Save The Children - è presente a macchia di
leopardo, con 3 regioni, Valle D'Aosta, Sardegna e Sicilia, che non lo hanno neanche previsto per
legge".
Paolo Rocca
In attesa di Nagoya
La Conferenza delle Parti sulla Convenzione per la Biodiversità è chiamata a dare risposte
esaustive per il futuro dell'umanità
di Vincenza Alfinito
Roma (18 ottobre 2010 ).- Al via la Conferenza delle Parti sulla Convenzione per la Biodiversità
(COP10). Il vertice, che si sta svolgendo nella città giapponese di a Nagoya , è il più importante
dell'ultimo decennio per la difesa della ricchezza di vita sulla terra. I governi sono chiamati a
concordare nuovi obiettivi per contrastare la perdita di biodiversità, ma anche impostare i
meccanismi che consentano di finanziare le azioni per raggiungere tali obiettivi. Il WWF è presente
con una propria delegazione internazionale e con una serie di 'side events' con l'obiettivo di far
raggiungere nuovi accordi in grado di fermare la continua perdita di ricchezza di vita e la continua
erosione dei sistemi naturali. "Abbiamo bisogno di mettere il 'cartellino del prezzo' sul ruolo che
svolge la natura nel fornire aria pulita e acqua per le nostre città, suoli fertili, risorse marine per la
nostra alimentazione e risorse genetiche e sostanze naturali per la nostra salute", dichiara Jim
Leape, direttore generale del WWF Internazionale. Il WWF chiede con forza l'adozione di un
obiettivo che incorporari i valori della biodiversità nella contabilità nazionale, nelle strategie di
riduzione della povertà e di sviluppo nonchè nei processi di pianificazione. Il recente rapporto
Living Planet del WWF ha mostrato che stiamo consumando oltre una volta e mezzo le risorse del
pianeta mentre il Living Planet Index - che misura lo stato di salute della biodiversità - è crollato del
30% a livello globale dal 1970 - e del 60% nei tropici. Un summit nel quale l'Italia può e deve
giocare un ruolo importante anche perché, sottolinea l'associazione ambientalista, "è il Paese
europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche) 12.000 specie
floristiche (13.5%) endemiche, ma molto di questo patrimonio si sta perdendo". Secondo il Wwf,
"sono a rischio attualmente il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei
mammiferi e l'88% dei pesci di acqua dolce". Proprio per questo il WWF chiede al governo italiano
di assumere quattro impegni; al primo posto c'è la necessità di "destinare adeguate risorse
economiche alla tutela della biodiversità a partire dalla finanziaria 2011, partendo da quei circa 30
milioni di euro necessari, a superare il taglio del 50% dei fondi per le aree protette previsto nella
Manovra 2011-2012 varata lo scorso luglio".
Conditio sine qua non, anche, la redazione e la prima "attuazione di Piani d'azione regionali, che
rendano concreta e visibile l'intervento istituzionale"; "tenere in conto la natura, definendo quegli
indicatori di sostenibilità che sono previsti nella riforma della contabilità pubblica del 2009" e,
infine, " procedere alla definizione di una legge quadro nazionale sulla biodiversità, come stabilito
nella Strategia". Dal punto di vista istituzionale, il Wwf chiede di "intervenire per frenare il
consumo del suolo e il cambio di destinazione d'uso del territorio allo scopo di rendere coerenti con
questi obiettivi i piani paesaggistici e territoriali; di definire un piano nazionale di adattamento ai
cambiamenti climatici basato sull'aumento della capacità di recupero degli ecosistemi; di indirizzare
virtuosamente i finanziamenti europei dei Fondi strutturali e dei Piani di sviluppo rurale nazionale e
regionale; di concordare programmi di cooperazione e scambio dei Paesi del Mediterraneo a tutela
della biodiversità; di creare le condizioni amministrative ed economiche perché si sviluppi il
mercato delle professioni verdi, dei green job". Ma il Wwf si sofferma anche sulla tutela degli
ecosistemi per avanzare tre richieste secche "sostenere, a partire dal 2011 Anno internazionale delle
foreste, programmi in ambito nazionale e internazionale di tutela del patrimonio forestale, anche
come strumento per il contrasto ai cambiamenti climatici e lottare contro il commercio illegale di
legame, aumentando l'utilizzo di legname certificato; porre fine allo sfruttamento eccessivo delle
acque e alla frammentazione e devastazione dei sistemi idrografici, dando piena attuazione alla
Direttiva comunitaria del 2000; eliminazione dello sforzo di pesca eccessivo (overfishing) e delle
pratiche di pesca distruttive, come ad esempio, le spadare, nel rispetto degli impegni assunti con la
Dichiarazione del 2001 di Reikiavic". Proposte che, nelle intenzioni del WWF, dovrebbero, se
accolte, far raggiungere l'obiettivo del "20 per cento entro il 2020"(20% by 2020) per le aree
protette. Questo garantirebbe, a livello nazionale la sopravvivenza e la ricchezza di tutti gli
ecosistemi terrestri e costieri includendo accordi multi-nazionali che garantiscano un'analoga
percentuale di protezione per le aree marine al di fuori della giurisdizione nazionale ma ricche di
biodiversità.
Governo, la crisi è alle porte
Berlusconi non raccoglie il guanto di sfida lanciato da Fini, manda Bossi a trattare e tenta
un'apertura nei confronti dell'Udc- Alle porte un rimpasto di governo
di Giovanni Greco
Roma (10 novembre 2010).- Con il discorso di Bastia Umbra, fini si candida a guidare un
centrodestra diverso; per nulla schizofrenico e capace di rimettere al centro della politica italiana i
valori storici della destra italiana conditi da un'attenzione particolare al rispetto dei diritti per tutti.
Ha voluto con questo togliere la spina al governo? Lo diranno le scelte dei prossimi giorni. Certo è
che l'aut-aut lanciato dal piccolo paesino in provincia di Perugia non può essere ridiscusso né
tantomeno congelato. Se Berlusconi non si recherà dal presidente Napolitano per rassegnare le
dimissioni, saranno i ministri di Futuro e Libertà ad abbandonare la nave. E c'è da credere che
questa volta la 'minaccia' verrà messa in atto. Non a caso la cronaca ha registrato l'immediato
incontro ad Arcore tra Berlusconi e Bossi per capire quali margini di manovra ci siano per
recuperare il co-fondatore del PdL, quali opzioni alternative per evitare di rimettere il mandato.
"L'incontro di oggi è stato positivo e proficuo ed è servito a fare il punto sulla situazione politica e
sull'agenda di governo", è il commento di Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, rispettivamente
capigruppo della Lega alla Camera e il al Senato. E' un comunicato scarno dal quale si evince che
l'asse Lega-PdL è decisa a "proseguire con l'azione riformatrice per realizzare il programma". Una
non risposta per Fini che aspetta l'eventuale incontro con Umberto Bossi che ha assunto l'impegno
di ricucire lo strappo. Altre soluzioni non ce ne sono. Cadono, infatti, sul nascere le avance fatte da
Berlusconi a Pierferdinando Casini. "L'Udc non intende allargare l'attuale maggioranza- ribadisce
Casini ai microfoni del Tg1- ogni riflessione su scenari futuri deve passare per le dimissioni di
Silvio Berlusconi". Dopo aver parlato di grande centro con i Fini e Rutelli, capace di toccare il 20%,
sarebbe difficile giustificare una inversione di marcia. D'altra parte da tempo Casini si dichiara
indisponibile a diventare la nuova stampella di un governo che fa acqua da tutte le parti. E
categoricamente annuncia: "mi rifiuto, per un ministero, di vendere le mie idee politiche". Ma
Casini mantiene salda anche una sua vecchia posizione: senza il PdL, che ha vinto le elezioni con
100 parlamentari di scarto, non si governa. "Penso che un governo non potrebbe avere la luce senza
un apporto anche di esponenti significativi del Pdl". Come si vede i margini di trattativa sono
veramente esigui e il rischio che in Parlamento il governo vada 'sotto' sono sempre più elevati.
Futuro meno incerto secondo Frattini convinto com'è che la maggioranza dei parlamentari finiani
non voglia staccare la spina e "andare a casa per puro antiberlusconismo, senza passare per una
profonda riflessione alle Camere"; e aggiunge: "il dibattito e il voto - necessari a esprimere le
ragioni del contrasto - devono avvenire in Parlamento su una risoluzione o su un'iniziativa
importante. Solo dopo il premier potrà trarre le conseguenze. Farlo fuori dal Parlamento è
inaccettabile". Posizione identica per il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni per la quale "a Fli
non resta che risolvere in parlamento le proprie contraddizioni. A partire dalla prossima settimana
non mancherà occasione per votare in Aula contro le riforme proposte dal governo secondo le
promesse fatte agli italiani. Toccherà alla classe dirigente di Futuro e Libertà decidere se affondare
queste riforme e decretare la fine del governo".
C'è però fermento nelle fila del Pdl come dimostra Piergiorgio Massidda, senatore PdL in odore di
passare a Fli. Solo qualche giorno fa, infatti, aveva scritto sul suo blog "bisogna fare delle scelte che
per me partono da una lunga, e anche macerante, riflessione sulla impossibilità di superare la crisi
del Pdl, soprattutto in Sardegna, con l'attuale gruppo dirigente. Bisogna, ripeto, fare delle scelte e
dovrò farle, anche se dolorose". Scelte di singoli che possono trasformarsi in una fuga più
consistente. Da Berlusconi a Fini se non altro perché il secondo ha capito che gli italiani sono stufi
di quel 'teatrino della politica' condannato da tutti ma utilizzato dai più. Guadagnare tempo per
rifarsi una verginità, questo l'obiettivo di Berlusconi; ottenere visibilità ed inversione di marcia
nella politica governativa questo, invece, l'obiettivo di Fini. Entrambi sono uniti da un elemento, il
tempo. Ormai è veramente poco!
Greco e Pasquino difenderanno i colori italiani all'Eurobest
Milano, (26 novembre 2010).- L'art director Giovanni Greco e il writer Enrico Pasquino,
dell'agenzia Bcube (agenzia fondata quattro anni fa da Giorgio Brenna, chairman e amministratore
delegato per l'Europa occidentale del network Leo Burnett) saranno l'unica coppia italiana a
rappresentare l'Italia ad Amburgo per l'Eurobest Young Creatives Integrated Competition 2010.
Requisiti indispensabili per la partecipazione a Eurobest sono l'età inferiore o uguale ai 28 anni e
un'ottima conoscenza della lingua inglese. I due giovani, selezionati sulla base del loro portfolio
(http://www.ggreco.com/) , difenderanno i colori nazionali nel contest dedicato ai creativi con meno
di 28 anni. Ai due giovani, verrà fornito un brief in base al quale ideare in 48 ore (dal 7 all'8
dicembre) una campagna integrata che preveda l'utilizzo di almeno tre mezzi di comunicazione.
A Enrico Pasquino e a Giovanni Greco (valido collaboratore di Diariosette) un affettuoso 'in bocca
al lupo' da parte nostra.
La Redazione
Sos dalla fascia costiera
Il Partito democratico si ritrova a Pontecagnano per lanciare una proposta di difesa del
territorio
Pontecagnano, (29 novembre 2010).- Frane, smottamenti e valanghe stanno riportando
all'attenzione di tutti la difesa dell'ambiente. Un fattore di grave modificazione dell'ambiente
costiero è legato ai continui processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione verificatisi lungo la
costa che richiedono una netta inversione di tendenza sulle politiche di sviluppo dei centri urbani
costieri a favore, anzitutto, di una salvaguardia di quelle aree (poche, in verità) ancora libere
dall'edificazione. Sono necessarie opere per il mantenimento e monitoraggio della qualità delle
risorse primarie, dei beni naturali e ambientali per un miglioramento dei sistemi esistenti,
eliminandone la attuale frammentazione, con particolare riferimento alle aree protette marine, al
recupero degli ambiti fluviali e costieri, al ripristino dei livelli di naturalità ed alla protezione delle
specie animali e vegetali minacciate, mediante l'individuazione di sottosistemi costieri. Il recupero
dei sistemi insediativi storici (parchi urbani, ville e giardini), l'adeguamento dei servizi per i
residenti e per i turisti, la realizzazione di strutture per la fruizione e la tutela del patrimonio locale
naturale e storico-culturale costituiscono i passaggi essenziali per una riqualificazione ambientale
delle aree costiere più fortemente antropizzate. Difendere la costa per un futuro migliore: questo
sembra la parola d'ordine delle varie associazioni. Pochi giorni fa, per esempio, è stata
Pontecagnano a discutere su "Fascia Costiera - La nostra idea di litorale". Il convegno, organizzato
dal Pd di Pontecagnano Faiano, ha fatto registrare numerosi interventi. Tra questi, Nicola Landolfi,
segretario provinciale del Pd: "la questione ambiente è, ad oggi, non un problema prettamente
ideologico, bensì un tema su cui il dibattito è, da ogni parte, necessario ed imprescindibile. In
particolar modo in questo momento storico, l'ambiente coincide con il lavoro, la sicurezza e lo
sviluppo, soprattutto in un territorio come questo, a cui si deve riconoscere una posizione strategica
e fondamentale per l'intera provincia". Sul ruolo di collante fra "due tra le coste più belle del
mondo", ha anche insistito Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania: "secondo dati
attinti da uno studio della Confesercenti, un metro di arenile produce un reddito pari a 1.200,00 euro
ed 1 euro investito nel suo recupero garantisce un guadagno compreso fra i 50,00 ed i 100,00 euro
nei 3/5 anni successivi. E' anche per questo che bisogna difendere il nostro territorio, a cui si
devono caratteristiche uniche ed impareggiabili: la linearità di una costa straordinaria ed invidiata
nel mondo, un'agricoltura fiorente, un'area archeologica preziosissima. Sono queste le risorse da cui
dobbiamo ripartire, consapevoli che sia necessario procedere ad uno sviluppo generale, che parta da
un nuovo approccio nel vedere le cose e rivitalizzarle, a favore di un cambiamento che investa nella
tutela dell'ambiente, nello sviluppo del turismo e nell'incremento dei posti di lavoro". Roberto
Brusa, segretario cittadino del Pd, ha rimarcato "la specifica importanza di una zona ricca eppure
trascurata, dalle quale devono prendere forma proposte nuove e sane, volte a favorire il benessere
dell'intera collettività". Fondamentali, nel corso della serata, anche gli interventi di Federico Marra,
Presidente della Commissione Pd Ambiente e Turismo, e di Ersilio D'Alessandro, Presidente della
Commissione Pd Urbanistica.
Resta da capire quando le parole ed i convegni lasceranno il posto alla 'cultura del fare'. Sinistra e
destra si alternano al governo di comuni, regione e provincia; resta, invece, intatto il rapporto di
tutti gli amministratori con la difesa del territorio. Se ci fosse stata più attenzione nella gestione
della fascia costiera e del territorio, non avremmo, in questi ultimi anni, dovuto registrare morti e
danni incalcolabili apparentemente dovuti alla 'furia degli elementi'.
Paolo Rocca
Padula, la Certosa aperta di sera
Padula, (9 novembre 2010).- Anche la Certosa di Padula parteciperà a"Musei in musica", evento
organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il prossimo 20 novembre l'importante
complesso architettonico sarà aperto al pubblico dalle 20 fino alle ore 2.00 del giorno successivo
con ingresso gratuito. Scopo dell'iniziativa è quello di promuovere la cultura e avvicinare sempre
più i cittadini all'arte ed ai luoghi che la conservano. Sono previsti concerti e spettacoli musicali che
saranno offerti al pubblico gratuitamente. La Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, diretta da
Gennaro Miccio, aderisce al progetto "Musei in musica" promosso dal Ministero per i Beni e le
Attività Culturali ed organizza alla Certosa di San Lorenzo, a Padula, un concerto (ore 21.30) con il
quartetto di sassofoni "Saxarte Quartet", composto da giovani salernitani: Valerio Bisogno (Sax
Soprano), Alessandro Bruno (Sax Contralto), Giuseppe Petrizzo (Sax Tenore) e Angelo Cuozzo
(Sax Baritono) che suoneranno brani di Joplin, Rossini, Piazzola, Albeniz, Monti, Girotti ed altri.
Un impegno, quello messo in campo dalla Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, che integra
lo sforzo organizzativo in corso. Fino al 28 dicembre, infatti, sono in programma i "Martedì in arte",
progetto nazionale che prevede, ogni ultimo martedì del mese, l'apertura straordinaria e gratuita dei
principali musei statali, dalle ore 19.00 alle 23.00. Il progetto, oltre all'obiettivo di promuovere la
fruizione del patrimonio culturale italiano con il coinvolgimento di un pubblico sempre più
numeroso e con proposte alternative ai consueti svaghi serali, vuole anche andare incontro alle
difficoltà economiche di giovani e famiglie. Il 20 novembre, i visitatori che si recheranno a Padula
potranno ancora ammirare la mostra documentaria dal titolo "La Certosa di Padula nel libro di
Thomas Salmon del 1763 e nella cartografia del XVIII secolo". La Certosa di Padula, fondata nel
1306, riconosciuta dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità, si estende su un'area di 51000 mq tra spazi
coperti, chiostri ed aree verdi, ed è il simbolo della continua osmosi tra vita contemplativa e vita
vissuta, tra ascetismo e creatività.
Una provincia in ginocchio
In Campania sono 474 i comuni a rischio frane o alluvioni. Tra i 5 capoluoghi campani, il
primato di provincia più fragile va a Salerno, con il 99% delle municipalità classificate a
rischio
Salerno, (10 novembre 2010).- Il maltempo che ha flagellato il Veneto ha messo in ginocchio la
provincia di Salerno. Sono 400 le persone fatte evacuare a Capaccio per gli allagamenti nella piana
del Sele dovuti alla esondazione del fiume ma, anche, alla saturazione di terreni, canali e dell'intero
sistema fognario con pesanti conseguenze sulle campagne. Tutta la zona orientale di Salerno, dove
un palazzo è stato evacuato, e diversi Comuni (Battipaglia, Eboli, Pontecagnano ed Agropoli), in
totale 500 mila persone, sono rimasti a secco per la rottura di una condotta idrica a Capaccio del
diametro di1600. "Diversa - dichiara l'assessore regionale alla Protezione civile, Edoardo Cosenza la situazione a Sarno, dove è andato in crisi il sistema di drenaggio: la situazione è resa ancor più
difficile per la concomitanza delle correnti marine e delle forti raffiche di vento che impediscono il
deflusso in mare". A Nocera, invece, è scattato il piano già previsto per la zona del Vescovado,
interessata dalla frana del 2007. Forti disagi, infine, si sono registrati nel Sannio dove, però, la
situazione emergenziale è rientrata. Una situazione estremamente critica che coinvolge una regione
esposta al dissesto idrogeologico. Secondo gli ultimi dati di 'Ecosistema rischio' in Campania sono
ben 474 i comuni a rischio frane o alluvioni, ossia l'86% del totale. "Tra i 5 capoluoghi campani, il
primato di provincia più fragile va a Salerno, con il 99% delle municipalità classificate a rischio.
L'80% dei comuni - ricorda Legambiente - ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o
in aree a rischio frana, il 25% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a
rischio, mentre il 54% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con evidente
pregiudizio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti
inquinanti nelle acque e nei terreni". Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e
strutture sensibili si può stimare, per estrapolazione, che nei 474 comuni campani classificati a
rischio dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI, siano esposte un numero di persone dell'ordine delle
300 mila. E sul fronte della mitigazione del rischio idrogeologico - secondo i dati di Legambiente soltanto il 16% dei comuni campani svolge un lavoro complessivamente positivo. Preoccupante
anche la situazione delle delocalizzazioni: solo nel 2% dei casi sono state avviate iniziative di
delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nell'1% dei comuni si è provveduto a
delocalizzare strutture industriali. Poco incoraggiante anche la situazione della pianificazione degli
interventi in emergenza e dell'organizzazione della protezione civile locale: il 54% dei comuni ha
predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e
alluvioni, ma solo il 38% delle municipalità hanno aggiornato tale piano negli ultimi due anni, fatto
estremamente grave giacché disporre di piani vecchi può costituire un pesante limite in caso di
necessità. Come se non bastasse appena il 26 % dei comuni si è dotato di sistemi di monitoraggio
per l'allerta tempestiva in caso di pericolo di alluvione o frana. "E' fondamentale che tutti i comuni
classificati a rischio - dichiarano in una nota Michele Buonomo e Giancarlo Chiavazzo di
Legambiente - si dotino di piani di protezione civile funzionali, informando e addestrando i cittadini
sui comportamenti da tenere in caso di emergenza. Questo è l'unico modo per fronteggiare
nell'immediato l'estrema diffusione della problematica del rischio idrogeologico e quindi per
salvaguardare le vite umane esposte". Anno dopo anno, la situazione dei territori campani peggiora
a vista d'occhio mentre il governo rimane colpevolmente in silenzio. Sia chiaro, neanche i governi
di centro sinistra hanno fatto molto per mettere in sicurezza il territorio; il governo Berlusconi ha,
però, la colpa di aver ridimensionato drasticamente gli investimenti nel settore. Tagli alle risorse per
l'ambiente che, si legge in una nota diffusa dalla Cgil, "sono state ridotte dal 2008 al 2010 di due
terzi passando da un miliardo e 649milioni di euro a poco più di 500 milioni di euro".
Giovanni Greco
Università,i lettori dimenticati
Sono poco più di mille lavoratori, dimenticati dalla Gelmini e dai sindacati, che rappresentano
la spina dorsale dell’insegnamento delle lingue straniere negli Atenei
Roma, (10 novembre 2010).- Il "governo, che ormai vive attaccato al respiratore, verrà ricordato
come quello che ha affossato l'università e la ricerca: per ora l'unico dato certo è che la legge di
stabilità taglia ancora 1,2 miliardi di euro all'università - le risorse ordinarie sono tornate al livello
del 2001 - e 200 milioni alla ricerca scientifica. Una scelta che fa perdere all'Italia il treno dello
sviluppo e aumenta i divari sociali e territoriali del Paese". A dichiararlo è Marco Meloni,
responsabile università e ricerca per la segreteria nazionale Pd. Di fronte a questi numeri a poco
servirà l'intervento di Tremonti; "se - prosegue Meloni - alle università arriverà 1 miliardo di euro,
sia chiaro che saranno risorse appena sufficienti perché gli atenei possano coprire i costi fissi per
personale e strutture". A questo si deve aggiungere il ddl Gelmini che, congelato a settembre,
tornerà ad impegnare il Parlamento dopo la legge di stabilità. Si tratta, prosegue Meloni, di "una
legge sbagliata, che sarebbe un grave errore adottare a scatola chiusa". Come reagiscono i docenti?
Con assemblee che torneranno a far capolino negli Atenei, a partire dalla prossima settimana.
Docenti e studenti insieme per fare la voce grossa contro una riforma non voluta e giudicata
profondamente sbagliata. La protesta, dichiara l'Unione sindacale di Base, "non si ferma e non si fa
intimidire" anche perché "il dissesto finanziario è ormai generalizzato all'intero sistema
universitario pubblico e non più ad alcuni atenei!". Insomma si sta raschiando il fondo e senza
interventi molti rischiano di trascorrere un Natale all'insegna della crisi più nera. Tra questi gli ex
Lettori di Madrelingua, oggi impropriamente chiamati 'collaboratori ed esperti linguistici'. Di loro,
nella manifestazioni, si parla poco o niente. Qualche responsabilità ce l'hanno anche loro. Sono,
soprattutto al Sud, volutamente distanti dall'azione sindacale, mal digeriscono il ricorso allo
sciopero, sono spesso sfilacciati tra di loro preferendo interessi spiccioli su quello generale. Ma
esistono e sono tartassati. Dimenticati. Annullati nel mare magnum di una protesta che pone il suo
centro gravitazionale negli interessi della docenza. E loro, per colpa di una contrattazione sindacale
assurda sono stati, anni addietro, appiattiti sul personale tecnico amministrativo. Per loro non ci
sono trattative che tengano, né a livello centrale, né a livello decentrato. Da Milano a Roma, da
Salerno a Messina, la storia ci racconta dei 'fantasmi' dell'insegnamento. Ci sono, ma solo quando
conviene. Eppure l'Italia è stata, in più di una occasione, condannata dall'Europa per violazione
degli obblighi derivanti dall'art. 228 CE. La risposta è chiara. Con un emendamento al disegno di
legge Gelmini sull'università, il governo riconferma la sua volontà di non adempiere agli obblighi
comunitari nei confronti dei lettori/cel, insegnanti universitari di madrelingua, in servizio presso le
università italiane. A vergogna si somma vergogna. Se per le pensioni diventa un imperativo
adeguarsi alle indicazioni europee, per gli ex lettori non ci sono pronunciamenti e condanne che
tengano. "Si continua - dichiara Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC CGIL- a negare un
principio fondamentale ribadito più volte dalla Corte di Giustizia europea: il diritto alla
ricostruzione di carriera fin dalla data della loro prima assunzione. Non si provvede alla 'necessità
di conformazione' per via legislativa del conflitto tra il nostro ordinamento e la sentenza della Corte
di giustizia della Comunità europea che permane". E spesso si tratta di persone che hanno messo
famiglia in Italia, hanno la cittadinanza italiana, sono elettori italiani. Sono poco più di un migliaio;
un ago in un pagliaio, si dirà. Si, se confrontato ai tre milioni di dipendenti pubblici. Ma la dignità e
i diritti, così come i doveri, non hanno nulla a che fare con la quantità delle persone che avanza la
richiesta. Di altro parere è il Governo che, denuncia Pantaleo, "con l'emendamento 'ammazza lettori
intende nei fatti contrastare le numerose sentenze dei Giudici del lavoro. In questo modo si
determinano nuove discriminazioni e disparità di trattamento". Con due risultati: si
moltiplicheranno i contenziosi legali, avremo degli insegnanti capaci e aggiornati, spesso migliori
dei docenti di riferimento, che però svolgeranno il loro lavoro senza amore, con la fune al collo. E'
questo che vogliamo!
Giovanni Greco
Rinnovati gli organismi del CIF
Salerno, (24 novembre 2010).- Inizia il proprio lavoro il nuovo Comitato per l'imprenditorialità
femminile, organismo di promozione e sensibilizzazione dell'impresa femminile, organismo della
Camera di Commercio salernitana. Un Comitato tutto di donne, in rappresentanza del mondo
associativo, imprenditoriale, sindacale, organo che unisce tutto il mondo del lavoro al completo, che
ha 29 componenti al suo interno. L'assemblea, convocata ieri pomeriggio, dopo essersi insediata un
mese fa, ha eletto i vertici del Cif. La nuova presidente è la dottoressa Bianca Lettieri, che
rappresenta l'Abi, associazione bancaria italiana, direttore di filiale imprese di Nola del Gruppo
Intesa San Paolo, prima donna a ricoprire questo incarico in Campania. Mentre la vice presidenza è
affidata alla dottoressa Margherita Siani, in rappresentanza dell'Adiconsum, l'associazione dei
consumatori della Cisl salernitana, giornalista. Elezioni nel segno della continuità, con i vertici
eletti, che già hanno maturato un'esperienza nel precedente Comitato. "Il nostro obiettivo, e
l'auspicio - ha sottolineato la neopresidente Lettieri - è proseguire un impegno, affinchè l'impresa
femminile ed il lavoro delle donne possano affermarsi in pari condizioni. Nostro compito sarà
quello di porre in essere tutte quelle indispensabili, e soprattutto condivise, azioni, perché
l'economia che proviene dalle donne possa costituire un forte elemento di implementazione del
lavoro e dell'occupazione".
L'Università ricorda il terremoto
Salerno, (18 novembre 2010).- 23 novembre 1980, ore 19.35, la Campania, la Basilicata e,
marginalmente, la Puglia sono interessate da un terremoto di 6,9 gradi della scala Richter. Un
minuto e venti secondi che bastano a cancellare dalla cartina geografica Laviano, S. Angelo dei
Lombardi e Lioni; altri paesi subiscono danni gravissimi. Complessivamente risultano gravemente
danneggiati 688 comuni, nei quali la metà del patrimonio abitativo viene perduto. Rispetto al
terremoto che nel 1976 aveva colpito il Friuli, l'area interessata risulta più estesa di quattro volte, le
vittime sono molto più numerose, circa 2.700, e il danno economico incomparabilmente più elevato.
Le scosse che si susseguono evidenziano la fragilità di molte strutture abitative, l'assenza di piani
regolatori o il mancato adeguamento di quelli che ci sono. A mettere il dito nella piaga il Presidente
Sandro Pertini che, il 26 novembre, denuncia in un celebre messaggio televisivo agli italiani, il
ritardo dei soccorsi e le "mancanze gravi" nell'azione dello Stato, per le quali sono individuate
precise responsabilità. "Qui non c'entra la politica - dichiara il presidente Pertini - qui c'entra la
solidarietà umana, tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di
questi fratelli colpiti da questa sciagura. Perché credetemi il modo migliore per ricordare i morti è
quello di pensare ai vivi". Gli aiuti arrivano: tra il 1980 e il 1990 un fiume di soldi pubblici, circa
60.000 miliardi di lire, si riversa sui territori colpiti dal sisma. Ma non mancano le polemiche. Ville
e palazzi sorgono in aree considerate agricole, dilaga l'abusivismo e la corruzione tanto che l'Irpinia
diventa sinonimo di spreco, di ruberia, del malaffare, di una amministrazione spesso collusa con la
camorra. Una situazione che spinge il parlamento ad istituire una Commissione parlamentare
d'inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro. Dalla relazione finale emerge che dopo 10 anni
28.572 persone vivono ancora nella roulotte e nei containers e 4.405 negli alberghi. Un capitolo
della storia, quindi, da dimenticare non solo per i tanti drammi personali. Non a caso quel tragico
evento produce una ferita nel tessuto sociale e paesaggistico che, ancora oggi, sanguina. Non è
rituale, quindi, ma necessario soffermarsi su quella tragedia per capire cosa è stato fatto, quali
rimedi mettere in campo affinché quella tragedia non si ripeta. L'Università di Salerno lo fa con due
convegni. Dal 22 al 26 novembre "Il grande terremoto dell'Irpinia: trent'anni dopo", sarà il tema del
convegno che interesserà Napoli, Benevento e Salerno. L'Università di Salerno ospiterà i
convegnisti il 24 novembre. Il programma della giornata, che si svolgerà presso l'aula delle lauree di
Ingegneria, avrà inizio alle ore 9.30 con i saluti del Rettore, prof. Raimondo Pasquino, e con
l'intervento dell'Assessore al Lavori Pubblici e Protezione Civile della Campania, Edoardo Cosenza.
I lavori salernitani saranno chiusi con una tavola rotonda sul tema "La sicurezza del territorio e
dell'ambiente costruito premessa per lo sviluppo e la qualità dell'habitat - evoluzione delle norme
nazionali e regionali". "Terremoto 80 - Ricostruzione e sviluppo" è, invece, il tema di un "convegno
di studi urbanistici" organizzato per "il trentennale degli eventi sismici in Campania, Basilicata e
Puglia", dall'Università di Salerno e dall'Istituto Nazionale di Urbanistica. Il convegno sarà
strutturato in sei sezioni: 'Il governo dell'area vasta', 'La pianificazione urbanistica', 'Lo sviluppo
economico e produttivo', 'Intervento edilizio, qualità abitativa e sicurezza sociale', 'Il riscatto di
Napoli e della sua area metropolitana', 'Ruoli e protagonismi tecnico-professionali e politicosociali'. Ai lavori della prima sessione plenaria ('Ricostruzione e sviluppo in Campania, Basilicata e
Puglia nell'interpretazione dei protagonisti politici') che saranno introdotti e moderati dal Rettore,
prof. Raimondo Pasquino, parteciperanno Andrea Geremicca, Carmelo Conte, Vincenzo De Luca,
Guido D'Angelo. La seconda, moderata dal Preside della Facoltà di Ingegneria, prof. Vito Cardone,
avrà come argomento di discussione il tema "Ricostruzioni a confronto nella interpretazione degli
urbanisti".
Paolo Rocca
Primarie Fli per le amministrative
Salerno, (18 novembre 2010).- I futuristi salernitani bruciano le tappe per non trovarsi in difficoltà
all'appuntamento con le amministrative della prossima primavera. E' stato, infatti, ufficializzato il
coordinamento provinciale di Salerno di Futuro e Libertà e sono state decise le date delle primarie.
In una affollata riunione, svoltasi nei giorni scorsi, Enzo Rivellini, parlamentare europeo e
coordinatore regionale FLI Campania, ha nominato l'avvocato Michele Sarno, (nella foto)
coordinatore provinciale di Futuro e Libertà, già coordinatore provinciale di Generazione Italia e
vice coordinatore provinciale Gerardo Motta. I neo dirigenti, che avranno il compito "di controllare
ed effettuare le nomine dei promotori dei circoli", saranno "gli unici abilitati a poter tenere riunioni
in rappresentanza di FLI con altre forze politiche tese all'individuazione dei progetti e delle persone
che saranno candidati a sindaco nelle prossime elezioni amministrative". Nel corso della conferenza
stampa, svoltasi presso la Sala del Bar Moka in c.so Vittorio Emanuele a Salerno, è stato anche
presentato il rappresentante nazionale dell'esecutivo dei giovani di FLI nella persona di Gianluca
Solimene, che rappresenta un momento di forza della comunità nazionale sul territorio.
L'appuntamento convocato per discutere delle linee politiche programmatiche di F. L. I., anche in
relazione alle prossime scadenze elettorali per il rinnovo delle amministrazioni locali, si è rivelato
utile anche per annunciare le primarie nei comuni di Salerno e Nocera Inferiore per la scelta del
candidato a sindaco. Le primarie sono state indette nei giorni 20 e 21 novembre prossimi; le stesse
date degli allestimenti dei gazebo nelle piazze della provincia per consentire ai cittadini di
sottoscrivere il Manifesto per l'Italia presentato nei giorni scorsi a Perugia. Il coordinatore
provinciale di FLI, Michele Sarno, nel corso del suo intervento ha chiarito che "non c'è mai stata
alcuna trattativa a favore del sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, per entrare in FLI, previa
garanzia della candidatura alla Camera in una posizione vincente. Questo perché non c'è mai stato
alcun incontro in tal senso, né con il presidente della Camera, Gianfranco Fini (con il quale Sarno è
in collegamento diretto), né con il coordinatore regionale di FLI, Enzo Rivellini. Questo perché
FLI- ha continuato Sarno - ha una regola fondamentale: chi entra nel progetto politico lo fa non
certo per portare avanti la cultura dello scambio che appartiene alla vecchia politica. Chi entra in
FLI, infatti, ha la stessa dignità del singolo iscritto e non può anteporre il proprio progetto personale
all'interesse collettivo della crescita di FLI". Sul punto è stato caustico anche il rappresentante
giovanile Gianluca Solimene che ha detto "il partito è aperto a tutti, non certo a persone che
antepongono i propri interessi personali. Fli - ha concluso Solimene- non ha bisogno dell'ingresso di
chi viene 'chiedendo', poiché sul nostro manifesto è ben chiaro e c'è scritto NO ai carrieristi
politicanti". Ai due dirigenti di Fli Salerno giungano gli auguri di buon lavoro della redazione di
Diariosette.
A Terzigno arriva il pittore
Ci sono tutte le premesse per un nuovo disastro ambientale come quello accertato nel
giuglianese alcuni mesi fa dalla Procura di Napoli
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo del prof. Franco Ortolani, ordinario di
Geologia presso l'Università di Napoli - Federico II Napoli, (31 ottobre 2010 ).- Sul Mattino di sabato 30 ottobre c.a. si può gustare un esempio di vera
e propria furbizia pulcinellesca. Con la velina sapientemente e acriticamente diffusa dall'articolista
si cerca di prendere in giro i cittadini. Come facevano gli antichi colonizzatori e predatori delle
nuove terre, vari secoli orsono, si offre il miraggio dell'ingegneria naturalistica che consentirebbe di
risolvere i problemi ambientali e di fare svanire inutili preoccupazioni dei cittadini della zona
vesuviana. E' stato interpellato Giuliano Sauli, laureato in Scienze Naturali, presidente
dell'Associazione AIPIN e già titolare della Società di consulenze ambientali NATURSTUDIO S.C.
r.l. di Trieste, a fornire non le perline colorate ma il "miracolo" degli interventi di sistemazione
della superficie della discarica. La sua ovvia e banale proposta di una sistemazione della superficie
della discarica, già obbligatoria per legge, sotto la quale si troverebbero centinaia di migliaia di
metri cubi di rifiuti inquinanti, diventa un ridicolo specchietto per le allodole. Sauli, in cambio di
una lauta retribuzione viene a dar man forte al Presidente del Consiglio, a Bertolaso e a tutti coloro
che hanno approvato la scellerata scelta di ubicare la discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio, in
zona SIC e ZPS. Visto che Sauli è così generoso, come minimo si deve offrire volontariamente per
pagare di tasca sua la multa che la Comunità Europea appiopperà agli italiani per l'errore del
Parlamento che ha consentito la realizzazione di una discarica inquinante in una zona che le leggi
italiane ed europee proteggono. Ma in fin dei conti, che cosa fa l'ingegneria naturalistica spacciata
come un mezzo per risanare l'ambiente deturpato dalla discarica? Realizza una copertura di terreno
di spessore adeguato appoggiato sui teli impermeabili che devono evitare che nuova acqua piovana
penetri nei sottostanti rifiuti. Il terreno poi verrà rivegetato con le piante autoctone, come
avverrebbe spontaneamente. Si ripete che queste operazioni non sono un regalo fatto ai cittadini
vesuviani ma sono obbligatorie per legge. In fin dei conti è come se si dipingesse di verde un
palazzo di immondizia costruito in un parco cittadino. I problemi veri e irrisolvibili non stanno in
superficie: sono dove non si vedono cioè alla base e ai lati della piramide rovesciata di rifiuti a
decine di metri di profondità dove non si potrà mai intervenire per effettuare manutenzione. Le cave
a fossa scavate per varie decine di metri nel sottosuolo non possono essere trasformate in discariche
simili a quella di Lo Uttaro, Chiaiano, SARI e altre realizzate in provincia di Napoli dal momento
che è impossibile garantire l'impermeabilizzazione per una durata superiore a 10-15 anni anche
quando essa è eseguita alla perfezione. Quando poi come a Chiaiano e SARI sul telo impermeabile
di base poggiante su 1-2 metri di argilla si sovrappone un carico di 50-70 metri di rifiuti si verifica
la lacerazione del telo e lo schiacciamento e fluidificazione dell'argilla che dovrebbe sopportare un
carico pari a quello di un grattacielo di circa 20 piani. E' garantito ed inevitabile, pertanto, che dopo
alcuni anni il percolato si disperderà nel sottosuolo che nel caso di Chiaiano e SARI è costituito da
rocce permeabili che notoriamente ospitano una falda che risulterà inquinata dai fluidi provenienti
dai sovrastanti rifiuti anche se si trovano più in alto di oltre 100 metri. Ma che fa! Tutto questo non
si vede e chi controlla è attendibile senza il controllo dei cittadini? Le discariche a fossa realizzate
come quella di Chiaiano e SARI devono essere vietate per legge. Se lo Stato non vuole legiferare in
tal senso lo può fare almeno la Regione Campania che nel suo statuto all'Articolo 9 dice che tra le
"Finalità e obiettivi" vi sono: v) la tutela dell'ambiente, la tutela del territorio e la valorizzazione
della sua vocazione, la tutela delle risorse naturali e la valorizzazione del patrimonio rurale nel
rispetto della Costituzione, dei principi comunitari e dell'ordinamento internazionale, l'affermazione
del principio della difesa e del rispetto della vita delle piante; w) la tutela degli ecosistemi e della
biodiversità e la conservazione di particolari emergenze naturalistiche ed ambientali. Lo statuto
della Campania deve essere rispettato dai cittadini e in primo luogo da coloro che li rappresentano
nelle istituzioni pubbliche elettive e non. E' evidente che una mano di "verde pittura" sulla
superficie dei rifiuti non eviterà la propagazione dell'inquinamento nel sottosuolo e nella falda e che
vi sono tutte le premesse per un nuovo disastro ambientale come quello accertato nel giuglianese
alcuni mesi fa dalla Procura di Napoli.
Franco Ortolani
-Ordinario di Geologia - Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
presso la Federico II di Napoli -
Veneto, tra spettacoli e misteri
Eventi in tutta la regione - storie di streghe, fantasmi, diavoli e folletti – novembre: un mese di
misteri per conoscere meglio la regione
Venezia, (26 ottobre 2010).- 253 eventi, 101 località coinvolte, 155 appuntamenti e 82 pro loco
impegnate. Sono questi i "grandi numeri" della manifestazione "Veneto: Spettacoli del Mistero" che
riapre i battenti riservando ancora una volta esaltanti e sempre nuove esperienze di contatto con il
mondo del mistero e dell'occulto. 'Veneto, Spettacoli e misteri', organizzato dalla Regione Veneto e
dalle Pro Loco del Veneto, quest'anno si presenta quindi con un calendario ricco di appuntamenti e
manifestazioni che per tutto il mese di novembre toccheranno oltre 100 località nelle 7 province
venete. Le Pro Loco coinvolte nell'organizzazione rappresentano, di fatto, l'intero territorio
regionale. "Il 'Festival dei Misteri' - spiega l'assessore regionale Daniele Stival - valorizza degli
aspetti importanti dell'identità veneta. La storia, la cultura e le tradizioni che raccontano della
Serenissima e di un Veneto mitico fatto anche di misteri, folletti e fantasmi raccontati attraverso
luoghi magici e rappresentazioni. I veneti sono molto legati alle proprie tradizioni e alla propria
identità: per questo abbiamo deciso quest'anno di rendere fruibili ai tanti veneti che vivono nelle
diverse parti del mondo le sette migliori rappresentazioni attraverso la collaborazione
dell'associazione Veneti nel Mondo". Il Festival si articolerà attraverso format diversi: spettacoli
teatrali, serate di racconto, visite guidate, rievocazioni in costume e cene a tema, mostre di
fotografie o di disegno, proiezioni e presentazioni di libri, passeggiate in mezzo alla natura o tra i
borghi, performance artistiche, concerti, musical, ricostruzioni storiche e giochi per i più piccoli, in
un'offerta pensata per accontentare tutti e per rendere indimenticabile ogni singola esperienza che si
deciderà di vivere. Le rappresentazioni valorizzeranno l'incredibile eredità della tradizione veneta,
delle sue credenze e delle sue figure fantastiche. "E' un'occasione unica - spiega l'assessore
regionale al Turismo, Marino Finozzi - per portare i veneti, ma anche tanti turisti che arrivano da
fuori, nelle splendide piazze del nostro territorio. Un modo innovativo per far conoscere e
valorizzare i luoghi del Veneto a volte poco conosciuti, ma che hanno delle grandi potenzialità dal
punto di vista turistico. Questa manifestazione rappresenta anche una grande opportunità per
promuovere il patrimonio enogastronomico di cui questa regione è dotata. L'obiettivo che ci siamo
prefissi è di superare le oltre 80.000 presenze dell'edizione precedente, ma soprattutto quello di
attrarre turisti anche da altre regioni per fare in modo che questo Festival diventi un appuntamento
di caratura nazionale". La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, prenderà ufficialmente
il via venerdì 29 ottobre a Sospirolo, in provincia di Belluno. A partire dalle 18.30 un percorso di
torce condurrà ad una "festa di mistero" in cui i sensi saranno deliziati da gustosi prodotti locali,
canti e danze medievali. Ad Este in provincia di Padova, protagonista è Adeleita, madre del futuro
Ezzelino da Romano. La donna in attesa del figlio, sogna streghe e diavoli e una profetica visione di
guerre e crudeltà: il sogno è al centro della rievocazione storica del Gruppo "La Corte di Este", con
un dibattito inscenato da Dante Alighieri e Albertino Mussato. L'appuntamento al Castello d'Este è
alle ore 18.00 e il tutto si concluderà con una cena medievale. Per i bambini a Saccolongo domenica
31 ottobre si svelerà il mistero di Benedetto Crivelli e della Chiesa di Santa Chiara del Carmine,
nella quale esiste una speciale arca in marmo. Appuntamento alla chiesetta dalle 15.00 con giochi
per bambini, cantastorie e prodotti tipici. A Rovigo l'appuntamento che apre il Festival 2010 si
svolgerà a Canda con la suggestiva storia della Madonna delle Terre dei Cuori, messa in scena dalla
Compagnia "I Ruscoletti" sabato 30 ottobre alle ore 21 nella Chiesa arcipretale di San Michele
Arcangelo, seguita dalla degustazione di gnocchi con zucchero e cannella. A Vicenza torna il
terrificante fantasma Romano d'Ezzelino con la piece teatrale "A paura come a vien, a va", in lingua
veneta prevista per sabato 30 ottobre alle ore 18.00 e per domenica 31 alle ore 16.30, al teatro
parrocchiale di Romano d'Ezzelino. La performance, scritta e diretta da Roberto Frison, è realizzata
dai ragazzi a seguito delle interviste ai loro nonni e sarà preceduto alle 14.30 da uno spettacolo di
burattini. Nella Serenissima alle streghe e ai loro segreti è dedicata l'avvincente passeggiata serale,
organizzata in collaborazione con "Chioggiainmente" per domenica 31 ottobre alle ore 21.00, tra le
calli di una Chioggia sapientemente illuminata. Sarà possibile anche degustare i prodotti tipici del
litorale veneziano con prenotazione obbligatoria. Nella Libreria Minotauro di Verona a partire dalle
ore 17.30 una coppia di attori interpreterà racconti fantastici inediti di autori veronesi e veneti che si
confronteranno sull'affascinante vicenda del fantasma dell'A4. A Valdobbiadene in provincia di
Treviso presso l'Osteria "La Terrazza" alle ore 18 ci attende una serata voli di pipistrelli e briganti
in tabarro, che qui abitavano e tendevano imboscate ai viandanti, con degustazioni a pagamento a
base di zucca "baruca" accompagnate da vini rossi veneti doc. Veneto: Spettacoli di Mistero 2010 è
anche un'occasione imperdibile per i più curiosi di riscoprire e sperimentare con il loro palato il
sapore di mistero. Oltre ai più tradizionali risotto, spezzatino, nervetti, patate americane, brulè e
caldarroste, tripe, lesso con la pearà, speciali "dolcetti del Mistero" saranno proposti dalla fantasia
dello chef Mirko Della Vecchia a Trichiana, il Biscotto "la man del diavolo", la polenta fatta con "la
farina del diavolo"a S. Pietro in Gu, fino alla Minestra dei Morti a Bolca. Il calendario dei 250
appuntamenti e delle diverse località toccate è consultabile sul sito web
http://www.spettacolidimistero.it/ e su facebook.
Sarti e il silenzio della Procura
Le indagini della Guardia di Finanza sono state chiuse a giugno ma la Procura non ha ancora
deciso sull’eventuale rinvio a giudizio del promotore finanziario di Altavilla Irpina
Avellino (27 ottobre 2010).- Il caso Sarti rischia di terminare in una bolla di sapone. Per questo oggi
vale la pena ricordare quel che è accaduto in tutti questi anni. Per due motivi: perché potrebbe
accadere ancora dal momento che il promotore finanziario di Altavilla Irpina è rientrato, dopo un
periodo di sospensione di un anno, nei ranghi dei promotori finanziari; perché vorremmo che il
Tribunale di Avellino prendesse una decisione. Non staremo a ripercorrere la storia del promotore
finanziario di Altavilla Irpina; per questo invitiamo i nostri lettori a leggere la copiosa produzione di
articoli pubblicati dai quotidiani locali (tanto per fare alcuni esempi: "Soldi della Curia depositati in
una banca svizzera", "I fondi raccolti da don Santoro alla Popolare Lodi di Lugano", "L'inchiesta Curia, inizia la processione dei truffati", Il Mattino; "Chiusano, fondi di investimento: nei guai falso
promotore finanziario", Irpinianews; "Risparmiatori di Altavilla Irpina beffati da promotore
finanziario", La Gazzetta; "Campania - A Salerno condannato don Santoro. Diocesi in crisi",
Corriere del Mezzogiorno; "Caso Ibis: s'indaga per appropriazione indebita", Nadir Agency) e dal
nostro settimanale. Ci limitiamo, però, a ricordare alcuni passaggi fondamentali della sua attività
lavorativa. Il 19 novembre 2008, Sarti è stato condannato ad un anno e due mesi dalla prima sezione
penale del Tribunale di Salerno nell'ambito del processo a Don Santoro ex presidente dell'Istituto
interdiocesano per il sostentamento per truffa aggravata. La Consob, con delibera n. 16895 del 19
maggio 2009, lo sospende per un anno. Il lupo perde il pelo ma non il vizio; mai proverbio fu più
esatto. Soprattutto per Roberto Sarti che , per nulla preoccupato di questi accadimenti, continua
nella sua attività, propinando ad ignari cittadini un cumulo di fesserie corroborate da resoconti
finanziari falsi, da firme illeggibili apposte su carta intestata della Remar Sim, la società bresciana
messa in liquidazione nel dicembre 2006 che tiene a battesimo il debutto di Sarti nel mondo della
finanza. Numerose le denunce e gli esposti dei cittadini truffati dal Sarti, tant'è che la Procura di
Avellino apre una indagine. Nel frattempo, dallo scorso 4 giugno, Sarti è riemerso dal limbo per
tornare al suo lavoro preferito e questo nonostante pendano sul suo capo alcune indagini della
Procura di Avellino e diversi processi civili.Le indagini delle Fiamme Gialle del capoluogo irpino
dopo lunghe e laboriose attività di investigazione fatte di interrogatori, acquisizione di documenti,
controlli e verifiche, vengono chiuse; i numerosissimi faldoni del 'caso Sarti' vengono inviati al
Pubblico ministero. La notizia viene accolta con sollievo e soddisfazione dai truffati ( un centinaio
per un giro di affari di oltre due milioni di euro) che attendono il "rinvio a giudizio". Sono convinti
che sia il passaggio più logico per chi ha percorso l'Italia da Sud a Nord sconfinando nella vicina
Lugano, in cerca di un 'pollo' da spennare, di una 'famiglia da rovinare' con il miraggio dei facili
guadagni. Ma la decisione tarda a venire. E' colpa del PM o del GIP? La pratica 'Sarti' dove si è
arenata? E perché questo ritardo? Per definizione il pubblico ministero raccoglie le denunce contro
persone o organizzazioni che possono aver violato la legge; raccogliere e valutare gli elementi
forniti dai denuncianti; avviare e dirige le indagini servendosi delle forze dell'ordine (nel nostro
caso della Guardia di Finanza); iscrivere le persone indagate in un apposito registro e chiederne al
Giudice per le indagini preliminari l'arresto quando lo ritiene necessario; interrogare i testimoni e
gli imputati. Quando ha raccolto tutti gli elementi di prova chiede al Giudice per l'udienza
preliminare l'archiviazione del caso, la proroga delle indagini o lo svolgimento di un processo. Il
giudice per le indagini preliminari ( Gip ) decide se emettere il decreto di archiviazione, il rinvio a
giudizio, il decreto di condanna o se dar vita al giudizio immediato.Insomma: è il giudice al quale le
parti (difensore dell'imputato, imputato, Pm, persona offesa dal reato ecc...) si rivolgono quando
siamo ancora nella fase delle indagini preliminari. Una volta che le indagini sono completate (in
genere il tutto coincide con lo spirare del massimo termine di durata), vi sarà un'udienza avanti al
GUP, giudice per l'udienza preliminare (è persona fisica che appartiene allo stesso ufficio del gip,
ma non può essere la stessa persona fisica) e si deciderà se rinviare a giudizio la persona sottoposta
alle indagini. in quella fase l'indagato può anche definire il procedimento, magari con un abbreviato
o un patteggiamento.In quali di questi articolati segmenti giudiziari si è fermato 'Il caso Sarti'?
Non siamo in grado di rispondere. Sappiamo però che ci troviamo di fronte all'ennesimo schiaffo
che, questa volta, viene dato dalle Istituzioni. "Sono trascorsi due anni e colui che ci sta facendo
piangere lacrime di sangue è ancora a piede libero", scrive un anonimo su 'Chiacchiere Altavillesi',
il blog del mensile www.altavillamia.it, che aggiunge: "lo Stato conferma la sua assenza attraverso
il silenzio della magistratura". Va data, inoltre, una risposta ad alcune domande pressanti: cosa
succederà se la prima condanna comminata dal Tribunale di Salerno non potrà essere sommata alla
eventuale condanna del Tribunale di Avellino?
Cosa accadrà se andrà in porto la riforma del sistema giudiziario che il Parlamento si appresta a
varare? Domande alle quali bisognerà dare una risposta chiara. Ecco perché tutti attendono un
segnale dalla Procura e dal Tribunale di Avellino e sperano che si faccia presto.
Giovanni Greco
La nuova gaffe di Berlusconi
Tutti i giornali europei parlano delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio - la protesta di
GayLib e Arcigay
Roma (3 novembre 2010).- "Berlusconi: una scivolata omofoba per rispondere ad uno scandalo",
scrive 'Le Parisien'; "Ruby, la nuova perla di Berlusconi" è, invece, il titolo scelto da Liberation. El
Pais, invece, utilizza la frase di Berlusconi per il suo titolo: "Meglio guardare una ragazza che
essere gay". Il giornale spagnolo parla "dell'ennesima battuta di cattivo gusto" detta da Silvio
Berlusconi che parla di Ruby Rubacuori, "la marocchina liberata grazie ad una provvidenziale
chiamata di Palazzo Chigi" . Insomma abbiamo fatto breccia in Europa, catalizzando l'attenzione
dei maggiori quotidiani sulle vicende italiane. Ma Oltralpe non si parla della crisi economica, della
riforma universitaria, dei tanti migranti, né della difficile congiuntura politica. L'attenzione è rivolta
alle dichiarazioni del Premier che inaugura il Salone della moto in corso a Milano con un "ho un
problemino devo sistemare in qualcuno di questi stand una certa Ruby". Affermazione che fa ridere
la platea che invece avrebbe fatto bene, se non altro, a tacere. E di fronte ad un pubblico 'amico', il
Primo ministro non si ferma e aggiunge "meglio appassionato di belle ragazze che gay" suscitando
le ire dell'opposizione e costringendo gli alleati ad una difesa d'ufficio che, francamente, avrebbero
fatto meglio ad evitare. E' il caso del ministro degli Esteri, Franco Frattini, che rispondendo a Lilly
Gruber su La7 dichiara: "Berlusconi ha il gusto della battuta senza nessuna volontà di offendere". O
del portavoce del Pdl, Daniele Capezzone che parla "di una indegna caccia all'uomo".
Non fanno sconti a Silvio Berlusconi gli aderenti a GayLib, i gay di centrodestra. "Il nuovo
celodurismo in salsa berlusconiana -afferma in una nota Enrico Oliari, presidente di GayLib offende i gay italiani, perché un presidente del Consiglio, invece che avere a cuore le diciassettenni,
farebbe meglio a fare il suo lavoro e ad occuparsi dei diritti e delle libertà dei cittadini che non le
hanno, ovvero delle persone omoaffettive italiane". Insomma, mentre in tutta Europa i diritti di gay
e lesbiche sono una realtà consolidata e acquisita, l'Italia denota una arretratezza culturale ben più
profonda di quanto voglia far credere. "Mai Angela Merkel, abituata a ricevere il suo ministro degli
esteri e vice-cancelliere Guido Westerwelle con il suo compagno, si abbasserebbe alla dialettica di
Berlusconi",aggiunge Oliari che conferma la collocazione di GayLib a destra dello schieramento
politico; ma aggiunge: "personalmente aderirò al Fli di Fini, Della Vedova, Bocchino, Raisi e
Moroni, dove sono sicuro troverò terreno fertile per portare avanti, da uomo di centrodestra, le
battaglie di giustizia e di libertà in cui credo". Se questa è l'aria che tira tra i gay di destra, è
facilmente immaginabile come la sinistra abbia accolto la dichiarazione di Berlusconi. "E'
inaccettabile che un capo di Governo, in una situazione di palese difficoltà a causa delle sue
passioni senili, faccia emergere un atteggiamento machista e volgare con una dichiarazione del tutto
priva di senso dell'opportunità che chiama in causa gay, lesbiche e trans", dichiara Paolo Patanè,
presidente nazionale Arcigay. "Non siamo disponibili a diventare il capro espiatorio di un
Presidente del consiglio debole e che, con la sua dichiarazione - aggiunge Patanè - dimostra di
appartenere ad una cultura trapassata". E conclude: "il modo di rappresentare le Isitituzioni di Silvio
Berlusconi non fa onore all'Italia e la sua rozzezza da macho latino è tra le cause del clima grottesco
che vive il Paese". Durissima la posizione di Alessandro Zan, responsabile diritti civili di Sinistra
Ecologia Libertà. "Il berlusconismo ha ormai introdotto il concetto secondo cui è meglio essere
fascista che 'frocio'. Che è molto meglio andare con le prostitute, meglio se di alto bordo e giovani e
immigrate, che innamorarsi e voler passare la vita con un uomo. L'importante è essere diversi dai
gay, cioè dai froci". E mentre nelle file del Pdl si tenta di far passare l'affermazione del premier
come una innocente battuta, nel gruppo di Fli si studia come prendere le distanze. E' roba che
ricorda i vecchi film anni '60 che, scrive Gianmario Mariniello nella homepage di Generazione
Italia, "oggi non guardiamo più perché ci sembrano reperti archeologici". "Al presidente del
Consiglio dei Ministri - aggiunge - si richiede un minimo di sobrietà e soprattutto di interessarsi dei
problemi del paese. E non dei problemi di una marocchina senza documenti". Paolo Guzzanti,
senatore del Partito Liberale Italiano, ai microfoni di Cnr-media espone una idea diversa: "quella di
Berlusconi sui gay non è una gaffe, è un messaggio studiato, efficace, diretto ai suoi elettori. È già
un messaggio elettorale". E se avesse ragione? se la gaffe fosse studiata? Se con questa 'battuta'
avesse lanciato la parola d'ordine della campagna di primavera? Il primo riscontro lo avremo il
prossimo 8 novembre quando, a Milano, Berlusconi aprirà la Conferenza nazionale della Famiglia.
Giovanni Greco
Salerno e i migranti
Eboli, (10 novembre 2010).- La Cgil presenta il III rapporto sulla presenza dei migranti nella
provincia di Salerno. Lo farà giovedì 18 novembre, presso l'aula consiliare del comune di Eboli. La
cittadina che l'11 novembre 2009 balzò agli onori della cronaca per lo sgombero del "ghetto" di San
Nicola Varco in cui, da oltre 10 anni, erano accampati circa 800 migranti marocchini. Uomini che
in poche ore si ritrovarono a vagare per la Piana del Sele, accompagnati solo dalle loro poche cose e
dalla necessità di continuare a lavorare per sopravvivere. "Da allora - commenta Anselmo Botte,
segretario della Cgil e responsabile del Dipartimento Immigrazione - è cambiato ben poco sia sotto
l'aspetto alloggiativo che lavorativo. Si sono formati tanti piccoli ghetti, sono sorte tante baracche
sparse nella Piana del Sele e il lavoro nero, illegale, l'intermediazione dei caporali non sono stati
minimamente intaccati". Dal terzo rapporto si evince che la popolazione migrante ha raggiunto la
quota di oltre 33mila residenti e rappresenta il 3% della popolazione totale della provincia. Il
rapporto offrirà, inoltre, una panoramica della distribuzione dei migranti nelle aree omogenee dalle
quali emergono dati molto interessanti. Il 18 novembre saranno presentati anche dei Protocolli di
Intesa, firmati con i comuni di Capaccio ed Eboli, finalizzati a mettere in atto buone pratiche di
politiche di accoglienza e sottoscritti dalla Cgil, dalla Fillea Cgil e dalla Flai Cgil provinciali.
All'iniziativa saranno presenti il sindaco di Eboli, Martino Melchionda, Franco Tavella, segretario
generale Cgil Salerno, Anselmo Botte della segreteria Cgil provinciale,Andrea Campitelli del
Dipartimento immigrazione, Luigi Adinolfi e Giuseppe Carotenuto rispettivamente segretari
generali provinciali della Fillea e della Flai Cgil.
Nei guai quattro avvocati di Salerno
Salerno, (11 novembre 2010 ).- Associazione a delinquere (art. 416 c.p.) finalizzata alla truffa (art.
640 c.p.), questi i reati contestati a quattro avvocati del foro di Salerno e ad un operatore sanitario
dell'ospedale 'Ruggi d'Aragona'. Sono state le Fiamme Gialle di Salerno ad attuare le misure
interdittive emesse dal G.I.P. presso il Tribunale di Salerno su richiesta della locale Procura della
Repubblica. Destinatari del provvedimento sono gli avvocati: Antonio Pierro, Consiglio Naddeo,
Maria Cristina Potente, Eleonora LandiI (divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale
forense) e l'operatore sanitario dipendente dell'"Azienda Ospedaliera Universitaria OO.RR. San
Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona di Salerno" - Giuseppe Ansalone. In particolare, secondo
quanto si legge nel comunicato stampa diffuso dalla Procura, i cinque "avevano realizzato una vera
e propria associazione dedita al 'procacciamento spasmodico' di inconsapevoli clienti che, vittime di
sinistri, conseguenti alla cattiva manutenzione delle strade comunali si presentavano presso il locale
nosocomio per ricevere le cure del caso". Successivamente, venivano presentate al Comune di
Salerno "richieste di risarcimento di danni, in assenza di mandato difensivo e/o nella
consapevolezza della presenza di altro difensore, ai fini dell'ottenimento della conseguente ristoro
da parte della società assicuratrice". In pratica, dopo aver acquisito le generalità dei danneggiati, i
dati dei sinistri e la documentazione sanitaria, avvalendosi della collaborazione di Giuseppe
ANSALONE, contattavano reiteratamente i danneggiati, ai quali rappresentavano situazioni non
veritiere, quali la presenza sul luogo del sinistro e la conoscenza di testimoni utili al fine di
conseguire rapidamente la liquidazione del danno. "Tutto ciò avveniva - continua il comunicato anche mediante l'uso di minacce al fine di indurre i danneggiati a conferire loro il mandato
difensivo, spesso già affidato, in maniera formale, ad altri difensori, nonché presentandosi ai
potenziali clienti con generalità diverse da quelle reali, seppur riconducibili allo Studio legale
Pierro-Naddeo. Le contestazioni si riferiscono ad un molteplicità di condotte di truffa tentata e/o
consumata (circa 40 casi) poste in carattere di serialità da parte degli indagati". Nell'ambito del
procedimento risultano indagati altri tre soggetti per falsa testimonianza e favoreggiamento al fine
di conseguire il fine illecito dell'associazione. Le indagini condotte hanno, tra l'altro, evidenziato il
serio e concreto tentativo di inquinamento probatorio da parte di alcuni degli indagati, anche
attraverso una fattiva opera di depistaggio e di condizionamento di persone informate sui fatti.
Salerno, asilo 'Teresa Buonocore'
Salerno, (10 novembre 2010).- Da oggi, si chiama 'Teresa Buonocore' l'asilo nido comunale,
inaugurato lo scorso 14 settembre dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "E' il
doveroso omaggio- ha detto il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca - ad una donna che ha trovato
il coraggio di denunciare". Teresa Buonocore, a tutti nota come 'madre coraggio', fu assassinata a
Napoli, in via Sponsilli, lo scorso 20 settembre, per aver denunciato e successivamente testimoniato
nel procedimento contro un uomo che aveva abusato di sua figlia. Prima d'essere crivellata di colpi,
la sua vita era diventata un inferno come accade sovente a chi prende posizione nei confronti della
malavita organizzata. Dal 2008 Teresa aveva subito intimidazioni, minacce, incendio appiccato
dinanzi alla sua abitazione di Portici. La decisione di intitolare a Teresa Buonocore l'asilo nido di
via Martiri Ungheresi è anche, aggiunge De Luca, " un gesto di solidarietà verso una famiglia così
duramente provata". Spesso in questi casi, dopo il clamore suscitato dalla notizia, i riflettori dei
quotidiani e delle televisioni si spengono lasciano nella solitudine più totale chi resta. De Luca, con
questa scelta, evidenzia "l'impegno della comunità salernitana contro la violenza" e lancia un chiaro
segnale "di speranza per il futuro che si concretizzerà anche con aiuti concreti del Comune di
Salerno alla famiglia Buonocore".
Campania, il miracoli dei rifiuti
Il miracolo più straordinario che la Campania, terra dell’emergenza rifiuti, ha riservato al
Cavaliere si è avuto in occasione delle ultime elezioni politiche e regionali
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo del prof. Franco Ortolani, ordinario di
Geologia presso l'Università di Napoli - Federico II Napoli, (30 ottobre 2010).- Puntuale il Presidente del Consiglio ha colto l'occasione della rivolta di
Terzigno per calare sulla Campania e tirare fuori dal cilindro l'ennesimo miracolo: la seconda
discarica di Terzigno non si farà e Napoli sarà ripulita in tre giorni. Da fare invidia al Creatore: lui
ci ha messo ben sei giorni per fare il mondo! Altri miracoli mediatici hanno fatto da sfondo: ad
esempio gli italiani hanno saputo da Bertolaso che la discarica di Chiaiano non puzza (la gente che
si è ripetutamente lamentata, evidentemente, non è in grado di apprezzare il nuovo "profumo
biologico" in quanto troppo abituata a respirare l'aria naturale proveniente dalla Selva di Chiaiano
nel Parco delle Colline dei Camaldoli). Come per incanto si è appreso che l'inceneritore
"pezzottato" di Acerra ha ripreso a funzionare alla perfezione tanto è vero che vari esperti stanno
facendo la fila per venire dall'Olanda a vedere il "miracolo" consistente nel fatto che un impianto
costruito con 27 prescrizioni significative imposte dal Ministero dell'Ambiente per bruciare
esclusivamente CDR, cioè balle prodotte secondo la legge vigente, attualmente brucia rifiuti diversi
e secondo Berlusconi sarebbe uno dei più perfetti e meglio funzionanti d'Europa. Il miracolo è
evidente: è come se un veicolo progettato per bruciare benzina avio riuscisse a funzionare
perfettamente senza inquinare anche bruciando diesel agricolo. Evidentemente gli olandesi vogliono
copiarci! Il miracolo più straordinario che la terra dell'emergenza rifiuti ha riservato al Cavaliere è
stato quello di avergli consegnato le chiavi d'Italia in occasione delle ultime elezioni politiche e
della Regione Campania e delle sue province con le ultime elezioni amministrative. Ma non finisce
qui. Quasi sicuramente i rifiuti daranno al centro destra anche le chiavi del Comune di Napoli
quando si voterà il prossimo anno. Dai diamanti non cresce niente, dai rifiuti nascono i fiori. e non
solo! E' probabile che a molti sia sfuggito che gli avvenimenti incentrati sui rifiuti della Campania
avvenuti in circa 10 mesi tra il 2007 e il 2008 hanno condizionato l'assetto politico dell'Italia: i
risultati ottenuti da Berlusconi con l'appoggio strategico (non so se voluto o involontario) del
governo Prodi e dello stesso Prodi in persona hanno del miracoloso: la sinistra radicale
(Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi) è stata sbattuta fuori dal parlamento
democraticamente; amministrativamente sono state cambiate le carte in tavola (tecniche) da Prodi
che ha rivalorizzato i vari milioni di rifiuti imballati ordinando che nell'inceneritore di Acerra può
essere bruciato anche il rifiuto tal quale e riconcedendo gli incentivi finanziari CIP6 agli inceneritori
campani, appena tolti dalla finanziaria approvata pochi mesi prima; Berlusconi ha fatto la campagna
elettorale promettendo che avrebbe ripulito la Campania dai rifiuti che il governo Prodi non aveva
saputo raccogliere e smaltire ed ha stravinto. Ma come mai i rifiuti campani sono così miracolosi? Il
Governo Prodi l'11 maggio 2007 emanò il DL 61 che prescriveva la costruzione di 4 discariche per
chiudere l'emergenza rifiuti in Campania (S. Arcangelo Trimonte, Savignano Irpino, Terzigno e
valle Masseria di Serre). Tale decreto fu trasformato nella legge 87 del 5 luglio 2007 quando fu
nominato al posto di Bertolaso un nuovo commissario di governo all'emergenza rifiuti in Campania
che doveva semplicemente attuare la legge appena approvata ed in particolare le 4 discariche.
Durante i sei mesi del suo mandato il Commissario di Governo si è ben guardato dal realizzare
quelle discariche che dovevano salvare la Campania dal disastro ambientale. Presidente Prodi non
richiamò all'ordine l'inadempiente Commissario il quale iniziò a proporre l'apertura di discariche
"improponibili" come a Pianura, Napoli Aeroporto, Napoli est nell'ex Manifattura Tabacchi,
Carinola, Pignataro Maggiore, Morcone, Padula ecc..
Senza discariche sufficienti, la Campania precipitò in una profonda crisi ambientale a partire dal
dicembre 2007. Scoppiarono vari focolai di ribellione alimentati da cittadini che si opponevano alle
scelte di siti non idonei. L'azione del Commissario di Governo, lasciato libero di agire e di non
rispettare la legge 87/07 ottenne il risultato di fare apparire la Campania come una terra in rivolta,
sporca e cattiva. Rimane un mistero il fatto che il Governo Italiano abbia permesso che un suo
funzionario non applicasse una legge di importanza strategica causando un disastro ambientale ed
economico in Campania. L'11 gennaio 2008 Prodi nominò l'ennesimo Commissario Governativo
assegnandogli poteri straordinari "considerata l'estrema gravita' della situazione emergenziale in
atto, tenuto conto delle tensioni sociali che impediscono la localizzazione degli impianti a servizio
del ciclo di smaltimento dei rifiuti con riflessi dannosi di portata imprevedibile per la salute delle
popolazioni della regione, e la conseguente necessita' di procedere immediatamente allo
smaltimento dei rifiuti giacenti o comunque sversati sulle strade e nei territori urbani ed
extraurbani...". Straordinariamente, secondo Prodi è colpa dei cittadini la non realizzazione delle
discariche. Il nuovo Commissario, grazie a Prodi, preparò il miracolo per Berlusconi togliendo i
rifiuti dalle strade e avviando la realizzazione delle discariche previste dalla legge n. 87 "figlia" del
Governo Prodi. In confronto all'incapacità dimostrata dal Governo Prodi le promesse di Berlusconi
di togliere la spazzatura dalle strade, poi realizzate, lo fecero apparire come una entità extraterrena
capace di fare "miracoli". Da allora i rifiuti assunsero anche un ruolo decisivo di ago della bilancia
delle sorti politiche italiane. Campania, terra di monnezza, di santi e di miracoli. Un famoso santo
Campano (Gennaro) che finora è stato il solo abilitato a fare due miracoli l'anno con il suo sangue,
ora è un po' preoccupato, anzi invidioso: in Campania si sta attestando un concorrente pericoloso
che gli sta rubando la piazza facendo miracoli su materia un poco puzzolente, però sempre
"miracoli" che sono spacciati come tali, anche se non lo sono, da una abile campagna pubblicitaria
bipartisan lanciata dalla maggior parte di servili mass media!
Franco Ortolani
Sospesa la protesta Italsud
Salerno, (9 novembre 2010 ).- Viene per il momento sospesa la manifestazione di protesta
annunciata per giovedì 11 novembre dai lavoratori delle aziende Italsud, Sepa e Sice, che hanno
lavorato alla realizzazione della sede dell'Ikea di Baronissi e che oggi rischiano il licenziamento per
i mancati pagamenti lamentati dalle imprese che hanno fornito materiale ed eseguito alcune
lavorazioni per la costruzione del colosso svedese. Lo rende noto la Feneal Uil di Salerno con un
comunicato a firma del segretario Luigi Ciancio. La marcia indietro si è resa necessaria a seguito
della convocazione in Prefettura di un incontro "con il responsabile Ikea Italia Propriety srl Ton
Reijmers e l'impresa che ha avuto l'incarico a costruire per nome e per conto dell'Ikea il punto
vendita della Valle dell'Irno". Alla riunione, che si terrà venerdì 12 novembre alle ore 11.00,
prenderanno parte i rappresentanti dell'Italsud, della Sepa e della Sice con la RSU dei lavoratori ed
in prima linea Luigi Ciancio e Patrizia Spinelli della Feneal Uil di Salerno. "Per questi motivi - si
legge nel comunicato sindacale - ,dopo aver deciso di sospendere almeno per il momento la
manifestazione di protesta, che li avrebbe portato giovedì prima in piazza a Salerno e poi in corteo
con camion e betoniere dinanzi alla sede dell'Ikea, i lavoratori venerdì 12 novembre,
contestualmente all'incontro, terranno un presidio dinanzi alla Prefettura di Salerno". La vicenda, in
pratica era stata già discussa sempre in Prefettura a Salerno lo scorso 22 marzo con l'amministratore
Ikea che aveva affermato di non liquidare gli ultimi stati di avanzamento dei lavori all'impresa
appaltatrice fin quando non avrebbero avuto tutte le liberatorie per le forniture e i subappalti.
Ciancio scrive a Berlusconi
La Feneal Uil di Salerno attende risposte urgenti dal Governo relativamente
all´ammodernamento e alla messa in sicurezza del raccordo autostradale della Salerno
Avellino
Salerno, (27 ottobre 2010).- Non si placa la protesta contro la decisione di istituire il pedaggio sulla
Salerno-Avellino ritenuta da Tino Iannuzzi, deputato del Pd, "assurda ed ingiustificata" perché la
strada, pur fungendo, "da raccordo autostradale fra la A3 e la A30, non ne ha le necessarie
caratteriste tecniche ed amministrative". Sulla vicenda torna anche Luigi Ciancio, segretario
provinciale della Feneal Uil di Salerno, con una lettera aperta indirizzata a premier, Silvio
Berlusconi. Nella missiva, il dirigente sindacale evidenzia, ancora una volta, la necessità e l´urgenza
di provvedimenti che migliorino la viabilità e la sicurezza sul raccordo autostradale della Salerno
Avellino. Da alcuni anni si attende l´avvio del cantiere per l´ammodernamento e la messa in
sicurezza della Salerno Avellino, "una tratta - scrive Ciancio - per la quale erano stati stanziati con i
fondi FAS 190 milioni di euro, con una progettazione in grado di avviare in poco tempo la gara per
il 1° lotto funzionale (Salerno - Mercato San Severino), inserito tra gli interventi strategici della
Legge Obiettivo. Fondi stanziati ma deviati verso altri impegni di spesa". Un taglio di risorse che
finisce per lasciare il raccordo in una condizione di inadeguatezza, mentre contestualmente si
discute di introdurre il pedaggio. "Non si tratta di fare polemiche sull´utilizzo del capitolo di spesa e
dell´area geografica in cui sono state impegnate queste risorse - scrive nella lettera al Presidente del
Consiglio Berlusconi il segretario provinciale Luigi Ciancio - ma Lei deve essere informato che il
raccordo in questione è indispensabile, non solo per la nostra provincia ma per l´intero Paese. Si
tratta di uno dei corridoi, individuati dalla UE, di collegamento tra le varie aree del continente, nel
nostro caso si tratta dell´asse Palermo - Berlino e considerato che in Campania la Salerno - Reggio
Calabria sta per essere ultimata, lasciare in queste condizioni questo raccordo è un crimine contro le
attività produttive, i cittadini e per l´intero Sud". Il Governo, per il dirigente sindacale, ha tradito
ancora una volta il Sud, "con una norma fatta su misura per la Mondadori (quasi un condono con
una legge che permette al colosso editrice di Segrate di liquidare un'imposizione fiscale evasa di
centinaia milioni con 8,6 milioni di euro), ha sottratto risorse che avrebbero invece potuto
consentire di portare a termine il progetto della Salerno Avellino". Arteria utilizzata, ogni giorno, da
centinaia di migliaia di utenti per raggiungere l'Università. Ecco perché, dichiara Michele Pirone,
segretario Flc-Cgil di Salerno, il pedaggio "sarà un duro colpo ai dipendenti dell'Università e agli
studenti che ogni giorno percorrono quel tratto di strada per arrivare al luogo di studio o di lavoro,
senza disporre una valida strada alternativa". Unica strada a doppia corsia di marcia che collega due
capoluoghi di provincia, che mette in collegamento la A30 con la A3, che viene utilizzata come asse
viario per normali spostamenti lavorativi. Tutti elementi che fanno della Salerno-Avellino un'arteria
viaria veramente pericolosa. "Egregio Signor Presidente - continua Ciancio - deve sapere che si
tratta di un raccordo molto pericoloso e basta un micro tamponamento per creare un traffico
indemoniato. Inoltre, avviare quest´opera significherebbe dare una boccata d´ossigeno alla nostra
economia che solo nell´edilizia, in meno di due anni, ha perso oltre tremila occupati per non parlare
dell´indotto e delle altre categorie". Da qui la richiesta avanzata nella lettera dal segretario
provinciale Luigi Ciancio a nome dei cittadini salernitani al Presidente del Consiglio Berlusconi di
rivedere la decisione, di rinunciare ad una parte delle somme condonate in questi giorni alla
Mondadori per destinarli invece alla cantierizzazione del raccordo autostradale della SA/AV.
Intanto scadrà l'8 novembre il termine per la presentazione delle offerte per il rifacimento della
pavimentazione stradale e della segnaletica orizzontale in alcuni tratti del raccordo autostradale
Salerno-Avellino. Che sia un primo passo verso la messa in sicurezza dell'intera tratta autostradale
prima dell'istituzione del pedaggio?
Giovanni Greco
Salvate quel cinema
Pontecagnano, (4 novembre 2010).- Il comitato "Salviamo il Cinema Nuovo", da mesi impegnato
nella realizzazione di eventi finalizzati alla sensibilizzazione di istituzioni e cittadinanza in merito
alla chiusura della sala di Pontecagnano Faiano, ha lanciato una nuova proposta: intitolare la
struttura ad Angelo Vassallo. Per i promotori dell'organizzazione, il sindaco di Pollica brutalmente
ucciso nella sua città lo scorso 5 settembre rappresenta il simbolo di un'Italia che vuole ancora
dialogare in nome ed a favore della cultura, della legalità e dell'impegno civico. I cittadini di
Pontecagnano Faiano, persuasi che esista una corrispondenza tra i valori a cui ha consacrato la sua
esistenza l'ex primo cittadino e quelli per i quali essi stessi si stanno battendo, hanno già informato
sia il gestore del cinema Alessandro Vaglia, sia i familiari del compianto Vassallo della possibile
decisione. Entrambi hanno accolto con favore e commozione l'iniziativa del comitato, che si è
contraddistinto per aver recentemente organizzato tre serate improntate al confronto, alla riflessione
ed alla cultura in tutte le sue forme. I membri del gruppo "Salviamo il Cinema Nuovo" auspicano
che tali incontri, da oggi nel segno di una figura simbolo della condanna al qualunquismo,
all'inoperosità ed al mancato rispetto delle regole del vivere civile, possano condurre alla messa in
atto di possibili soluzioni per la tutela di un luogo diventato patrimonio dell'intera collettività.
Scuola, la protesta dei genitori
“La struttura – dichiara un gruppo di genitori -si trova al piano terra, con ingresso adiacente
i garage ed ospita tre sezioni, per un totale di circa 60 bambini”
Pontecnano Faiano, (27 ottobre 2010).- Sono trascorsi sei lunghi anni ma la scuola materna di
Pontecagnano resta ubicata in un palazzo di via Diaz. Bambini parcheggiati in attesa che veda la
luce il nuovo polo scolastico di via Acquara. Un attesa fatta di promesse mai mantenute come
quella di trasferire la scuola a piazza Garibaldi, dove c'è la sede degli uffici "lavori pubblici" del
comune. Un caso emblematico che fotografa la situazione di molti edifici scolastici italiani:
frequenti distacchi di intonaco, finestre rotte, muri imbrattati, palestre malandate, aule sporche e a
volte sovraffollate. Edifici che avrebbero bisogno di una manutenzione reputata urgente dagli stessi
dirigenti scolastici e responsabili della sicurezza, ma che tarda ad arrivare. Certificazioni sempre
assenti all'appello come denuncia il Rapporto "Sicurezza, qualità e comfort a scuola" di
Cittadinanzattiva giunto alla ottava edizione. Dal 2002 ad oggi Cittadinanzattiva ha monitorato
1.529 edifici scolastici e raggiunto ogni anno, con la Giornata nazionale delle sicurezza scolastica
(25 novembre), circa 10mila scuole. L'VIII Rapporto nasce dall'Indagine condotta su un campione
di 82 edifici scolastici di ogni ordine e grado (dall'infanzia alla secondaria di II grado) appartenenti
ad 11 Province di 8 Regioni: Piemonte, Lombardia, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e
Sicilia. Sul totale di 82 scuole monitorate, c'è un 16% che è messo davvero male e la sensazione
prevalente è che, nonostante i tanti annunci e le risorse messe a disposizione negli anni, la sicurezza
scolastica resti ancora fanalino di coda nell'attenzione degli amministratori a livello centrale e
locale. Chi "strappa" la sufficienza, ossia una scuola su cinque, lo fa a fatica, spesso salvandosi
grazie all'impegno per migliorare aspetti legati alla qualità e al comfort. "In sicurezza, riteniamo che
non sia tollerabile strappare la sufficienza. Nessuno, infatti, salirebbe su un aereo ipertecnologico
ma rattoppato. Eppure per le scuole accade", dice Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della
Scuola di Cittadinanzattiva. Quella di Pontecagnano è l'ennesima dimostrazione di come le cose
non funzionano nella nostra regione. La denuncia arriva da un gruppo di genitori che ha deciso di
inviare un comunicato stampa a tutti i giornali. "La struttura - scrivono -si trova al piano terra, con
ingresso adiacente i garage ed ospita tre sezioni, per un totale di circa 60 bambini". La cosa che
questo gruppo di genitori non manda giù è che la 'scuola-garage' è divisa da una scala che porta alle
abitazioni del palazzo. "Per intenderci meglio - aggiungono - è divisa dal portone principale del
palazzo, il quale si apre semplicemente premendo un bottone. Si capisce che in questa situazione la
sicurezza dei bambini viene messa quotidianamente a rischio: non è impossibile,e desta pertanto
preoccupazione, che qualcuno si avvicini impropriamente ai piccoli durante il passaggio dall'una
all'altra parte per usufruire dei bagni o per accedere all'area mensa".
E che dire del rispetto della normativa sulla sicurezza? "Vi è - proseguono i genitori - la totale
assenza di un piano di fuga adeguato in caso di incendio o terremoto in quanto l'uscita è in comune
con gli abitanti del palazzo". Tema sensibile che ahimè accomuna Pontecagnano a molti altri paesi
italiani. La situazione, infatti, permane gravissima. Poco più di 1 scuola su 3 tra quelle monitorate
possiede la certificazione di agibilità statica (37%) e ad aggravare la situazione si aggiunge il dato
che più della metà delle scuole del campione si trova in zona a rischio sismico (55%). La
percentuale si abbassa vistosamente nel caso della presenza della certificazione igienico- sanitaria,
presente solo nel 25% dei casi (1 scuola su 4). Dato non meno grave quello della certificazione di
prevenzione incendi: poco meno di una scuola su tre ne è provvista (31%). Mal comune, mezzo
gaudio! Assolutamente no, insorgono i genitori della scuola di via Diaz. Le leggi ci sono e vanno
applicate. Insomma una situazione ai limiti del degrado e della sopportazione psico-fisica, per i
genitori ma, soprattutto, per i bambini che, udite udite, in assenza di un "un refettorio vero e proprio
sono costretti a mangiare in corridoio" e a non poter giocare all'aperto per mancanza di un luogo
idoneo e sicuro. Cosa fare? Sono gli stessi genitori che propongono una soluzione: il trasferimento
della scuola in piazza Garibaldi dove ci sono alcuni 'uffici' del comune che potrebbero essere
trasformati, seppure temporaneamente, in locali scolastici.
Giovanni Greco
Voli charter tra Bratislava e Salerno
Salerno, (4 novembre 2010).- Mentre si attendono i collegamenti Alitalia tra Milano e Salerno,
arriva la notizia di voli charter tra Bratislava e Salerno per la stagione estiva 2011. A renderlo noto
è la Camera di Commercio di Salerno che d'intesa con Assocamerestero e la Camera di Commercio
Italo-Slovacca, ha stipulato un accordo di collaborazione con i tour operator slovacchi SATUR e
CK Fifo. L'accordo, siglato a Bratislava da Augusto Strianese, presidente della Camera di
Commercio di Salerno e di Assocamerestero, Ignacio Jaquotot, presidente della Camera di
Commercio Italo-Slovacca, Radoslav Mlynar, direttore generale del Tour Operator CK Fifo e
Eleonóra Fedorová, direttore generale del Tour Operator SATUR, prevede l'organizzazione, da
parte dei tour operator slovacchi, di voli charter per soggiorni nella provincia di Salerno, con scalo
di arrivo e partenza l'aeroporto di Salerno "Costa d'Amalfi". In tal modo i tour operator potranno
accedere ai contributi erogati a tal fine dalla Camera di Commercio di Salerno. I due Enti camerali
assicureranno la cura dei rapporti tra imprese salernitane del settore turistico e i tour operato
slovacchi, nonchè le azioni promozionali e di sensibilizzazione utili per la migliore riuscita
dell'accordo. L'intesa intende dare risposta ad una crescente domanda turistica verso la provincia di
Salerno proveniente da un mercato che, grazie all'aeroporto di Bratislava, copre una zona
dell'Europa centrale (Budapest, Vienna, Praga) con più di 100 milioni di abitanti.
La compagnia aerea Danube Wings si è proposta per l'avvio di voli charter da Bratislava con
destinazione Salerno, attivabili già da dicembre 2010, mentre per la stagione estiva 2011 sono
previsti due collegamenti settimanali: il martedì e la domenica.
Con il cellulare ti controllo la casa
Il progetto “WNMP: Device Remote Management" vince lo Start Cup 2010 dell’Università di
Salerno – I vincitori si contenderanno, il prossimo 3 dicembre, il Premio Nazionale per
l’Innovazione
Salerno, (19 ottobre 2010).- Il progetto "WNMP: Device Remote Management", che vince lo Start
Cup 2010 dell'Ateneo salernitano, prevede lo sviluppo e la successiva distribuzione commerciale di
applicazioni software e di accessori hardware. Tali applicazioni consentono il supporto al controllo
remoto (bidirezionale) di dispositivi elettronici intesi come network element, per mezzo di un
palmare o un telefonino di ultima generazione, il tutto avvalendosi di un nuovo protocollo WNMP
ideato a partire dal protocollo SNMP. Le applicazioni verranno rese disponibili per la vendita e il
successivo supporto ai clienti mediante un framework web-based associato. Il mercato di
riferimento è caratterizzato da molteplici ambiti di applicazione che spaziano dal controllo
dell'efficienza energetica per l'industria, ai servizi pubblici, soprattutto in ambito ambientale, per
finire con la domotica.
Il Concorso riconosce alle iniziative imprenditoriali promosse dal personale dell'Università un ruolo
importante nella valorizzazione economica della ricerca scientifica e premia le più meritevoli.
Obiettivo finale del Concorso Start Cup Unisa è favorire lo sviluppo economico del territorio di
riferimento attraverso il sostegno alla nascita di imprese innovative. Il Concorso si rivolge a
soggetti proponenti idee riguardanti l'applicazione di nuove tecnologie in un campo di attività
economica e che aspirano a costituire un'impresa. I vincitori degli Start Cup si contenderanno il
Premio Nazionale per l'Innovazione il prossimo 3 Dicembre a Palermo. Sull'argomento abbiamo
intervistato Paolo Rocca Comite Mascambruno (nella foto), ingegnere elettronico, dal 2000 è il
Webmaster dell'Università di Salerno e dal 2008, con analoghe funzioni, presta servizio presso
l'ufficio Rapporti con la Stampa. L'ingegnere Rocca, nell'ambito del progetto WNMP si interessa
della pianificazione strategica e della rete commerciale, della progettazione e della gestione
aziendale.
Ingegnere Rocca, quali le prospettive del progetto imprenditoriale con il quale ha vinto la
Start Cup di quest'anno?
Le prospettive sono molteplici e in continua evoluzione. In particolare, sfruttando l'ampia diffusione
dei cellulari e palmari e la consolidata attitudine nell'utilizzo degli stessi da parte di tutte le persone
di ogni fascia di età il progetto mira ad utilizzare gli stessi cellulari come "telecomandi" universali
tanto per i dispositivi domestici quanto per i dispositivi e i sensori industriali. Particolarmente
interessanti, poi, sono le applicazioni in ambito energetico ed ambientale oltre che nei servizi di
pubblica utillità. Attualmente stiamo valutando l'opportunità di costituire uno Spin Off con
l'Università di Salerno allo scopo di consolidare l'interazione con l'Ateneo all'interno del quale sono
maturate parte delle competenze e gli stessi ambiti applicativi.
L'Ateneo quindi come volano d'impresa oltre che di ricerca
Sicuramente l'Ateneo salernitano, grazie alle numerose iniziative in campo, stimola la ricerca nella
direzione dell'impresa stessa. Soprattutto in un periodo di sensibile contrazione di tutti i
finanziamenti alla ricerca è l'impresa stessa che deve intervenire nel supporto di tutti i progetti di
ricerca innovativa, in tutti gli ambiti e i settori. Questo è lo spirito che mi ha stimolato, sulla base
delle attività di ricerca sviluppate nel dottorato in Ingegneria e alle esperienze maturate nell'ambito
del curriculum lavorativo nella stessa università e all'esterno, a coinvolgere altri soggetti in un
progetto imprenditoriale che promuovesse la stessa ricerca verso un mercato competitivo. L'idea
risultante è quella dello sviluppo di una serie di strumenti e di applicazioni di largo consumo che
rendono appetibile e "spendibile" la ricerca dello stesso Ateneo.
Quali saranno gli sviluppi dell'iniziativa nel prossimo futuro?
Al momento siamo impegnati nella stesura degli elaborati utili alla partecipazione al prossimo
Premio Nazionale dell'Innovazione del 3 Dicembre a Palermo dove speriamo di distinguerci e di
valorizzare il nome dell'Università di Salerno che rappresenteremo in quella sede. Dal punto di vista
imprenditoriale, oltre all'ipotesi Spin Off stiamo consolidando accordi per lo sviluppo di applicativi
specifici nei settori della pubblica utilità.
Cosa direbbe a un possibile investitore per convincerlo a finanziare le vostre attività future?
Semplicemente che l'iniziativa si caratterizza per una molteplicità di applicazioni possibili e per un
mercato estremamente recettivo basato su tre elementi: marcata diffusione dello strumento e della
tecnologia (il telefono cellulare), elevato rapporto guadagni/investimenti già nel breve periodo e,
infine, il fatto che tutte le applicazioni ricadano tanto nel mercato consumer quanto in quello
industriale e, ultimo per ordine ma non per importanza, quello della pubblica utilità.
Non mi resta che augurarle un sincero 'in bocca al lupo' per le prossime attività
Crepi e mi raccomando, la prossima volta utilizzi una delle nostre applicazioni per supportare
questa intervista, potrebbe regolare le luci in sala, le impostazioni del mixer o l'ordine delle sigle e
degli stacchi musicali, semplicemente e direttamente dal suo telefono cellulare. A presto.
Brescia, Workshop sulla VIA
Brescia, (2 novembre 2010).- Il prossimo venerdì 5 novembre 2010, presso il Liceo Scientifico
Statale Leonardo, Via Balestrieri 6 a Brescia, si terrà il Workshop 'Presentazione del metodo per
l'espletamento della verifica di assoggettabilità alla VIA per gli impianti di smaltimento e/o
recupero rifiuti ai sensi della DGR 8/11317 del 10.02.2010', organizzato dall'Assessorato
all'Ambiente, Attività Estrattive, Rifiuti e Energia della Provincia di Brescia. L'evento riveste
particolare importanza in quanto oltre alla presentazione della nuova metodologia per la verifica di
assoggettabilità alla VIA degli impianti di smaltimento e/o recupero rifiuti, recentemente approvata
dalla Regione Lombardia con la Dgr n. 8/11317 del 10/02/10, verranno presentate le linee
strategiche dell'Assessorato all'Ambiente, Attività Estrattive, Rifiuti e Energia della Provincia di
Brescia rispetto agli obiettivi di sostenibilità, gestione e controllo delle attività antropiche sul
territorio bresciano.
L'introduzione della nuova metodologia per la verifica di assoggettabilità alla VIA degli impianti di
smaltimento e/o recupero rifiuti da parte della Regione Lombardia (Dgr n. 8/11317 del 10/02/10)
rappresenta un passaggio significativo di adeguamento del quadro normativo alle richieste della
Comunità Europea in materia di valutazione di impatto ambientale e di impatti cumulativi,
incentivando i professionisti e le Istituzioni ad adottare un linguaggio comune di analisi e di
valutazione, mediante l'impiego di strumenti informativi di supporto al processo di screening
ambientale.
La nuova metodologia consente l'analisi integrata delle potenziali interazioni tra elementi territoriali
di pressione antropica ed elementi di vulnerabilità ambientale, funzionale alla caratterizzazione dei
potenziali impatti specifici dei progetti ed alla valutazione degli impatti cumulativi nel comparto
territoriale di riferimento, attraverso criteri oggettivi e standardizzati per l'intero territorio regionale.
Obiettivo del workshop è quello di presentare, anche attraverso esempi concreti di applicazione, il
nuovo metodo per l'espletamento della verifica di assoggettabilità alla VIA per gli impianti di
smaltimento e/o recupero rifiuti, offrendo ai professionisti la possibilità di acquisire le informazioni
di base per la presentazione delle istanze. All'incontro parteciperanno: Stefano Dotti, Assessore
Settore Ambiente, Attività Estrattive, Rifiuti e Energia della Provincia di Brescia; Riccardo M.
Davini, Direttore Settore Ambiente, Attività Estrattive, Rifiuti e Energia della Provincia di Brescia;
Loredana Massi, Posizione Organizzativa U.O. Rifiuti della Provincia di Brescia; Giuseppe Magro,
consulente della Provincia di Brescia in materia di VIA e di VAS. L'evento rappresenta
un'occasione di confronto tra la cittadinanza e le istituzioni rispetto alle delicate questioni della
sostenibilità ambientale e della pianificazione e offre ai professionisti la possibilità di acquisire le
informazioni di base per la presentazione delle istanze.
Salerno vola sulle note di un piano
Giovanni Umberto Battel, Pier Narciso Masi & Tora Duo, il Duo Rossini ed Andreas Henkel i
protagonisti dell’VIII edizione del ‘Piano Solo’
Salerno, (27 ottobre 2010).- ".suonare il pianoforte è forse normale? E' uno stato emotivo fuori dalla
norma, collegato con un tremito delle articolazioni delle mani e dei piedi". E' questa l'immagine del
pianista che ci offre Robert Musil nel suo capolavoro incompiuto "L'uomo senza qualità",
un'emozione accesa da quello strumento, nato negli ultimi anni del Seicento, agli albori della
società moderna e che diviene, a partire dalla seconda metà del Settecento, lo strumento musicale
per eccellenza, grazie alle sue infinite qualità, alle creazioni dei massimi compositori e non ultime
alle "mani" d'innumerevoli interpreti che hanno reso immortale e popolare la letteratura dedicata a
questo strumento che da otto anni viene celebrato dal Festival Internazionale Piano Solo. La
rassegna promossa dal pianista Paolo Francese, sotto l'egida del Comune di Salerno, con la
collaborazione di Alberto Napolitano Pianoforti, e il contributo della Pisano Ascensori, pensata per
un pubblico di nicchia, ma che ha visto aumentare di anno in anno i favori del pubblico, ha la sua
unicità nell'esclusivo possesso delle chiavi musicali del Salone dei Marmi di Palazzo di Città che,
solo in questa prestigiosa occasione, si libera del piglio serioso della sede istituzionale del potere
civile, per aprire, le sue quasi centenarie porte, alla grande musica.
Quattro gli appuntamenti previsti dal cartellone, presentato ieri mattina dal direttore artistico Paolo
Francese unitamente alla giovanissima organizzatrice Sara Cianciullo, ospiti di Ermanno Guerra, il
quale otto anni fa fece sua l'idea di questa rassegna nata con la collaborazione di Matteo Napoli, alla
presenza di Luciana Pisano, in rappresentanza della storica ditta Pisano Ascensori che da sempre è a
fianco della manifestazione, che ci accompagnerà ogni venerdì dal 5 al 26 novembre, alle ore 19 e
che avrà prestigiose tastiere, tra solisti e duo a quattro mani. Il concerto inaugurale, in concomitanza
con l'attesa accensione delle Luci d'Artista che inaugureranno ufficialmente il periodo natalizio, è
stato affidato, il 5 novembre a Giovanni Umberto Battel, direttore del Conservatorio Statale di
Musica 'Benedetto Marcello' di Venezia, il quale proporrà un raffinato programma, articolato con
esempi di Toccate composte da Robert Schumann e Sergej Prokof'ev e ancora le affinità elettive tra
due compositori quali Frydryk Chopin e Sergej Rachmaninov rivelate in due sonate. Il magistero
pianistico italiano per eccellenza sarà protagonista per la serata del 12 novembre con la performance
di Pier Narciso Masi (nella foto accanto), considerato uno dei rarissimi pianisti che abbia
attraversato, nel pianoforte e nella musica da camera, ogni aspetto del grande repertorio.
Innumerevoli sono i suoi concerti di musica da camera tenuti in ogni parte del mondo nelle più
svariate formazioni con musicisti di chiarissima fama. Masi spazierà da Mozart a Schumann sino
all'Appassionata di Beethoven, mettendosi, poi, in gioco nel Tora Duo con Alessandra Giovannotti,
per l'esecuzione dell'ultima delle sonate mozartiane a quattro mani, nata sotto l'egida di Don
Giovanni, che proprio in quel periodo cominciava a vivere. Una delle tradizioni di Piano Solo è il
concerto riservato ai rappresentanti della scuola salernitana : il 19 novembre ritornerà Lucio
Grimaldi ma in coppia con Demetrio Massimo Trotta, assieme al quale ha composto il duo Rossini,
per una serata veramente spumeggiante dedicata alle trascrizioni delle ouverture del genio di
Pesaro, con un'incursione nel mondo mozartiano e un salto in Spagna con Manuel De Falla. Il
prestigioso tocco di internazionalità dell' VIII edizione di Piano Solo sarà offerta, nella serata
conclusiva del 26 novembre, dal ritorno del pianoforte tedesco di Andreas Henkel, che nell'aprile
del 2003 fu assoluto protagonista al Salone dei Marmi con il Johann Sebastian Bach della Fantasia e
Fuga BWV 904 in La minore e della Fantasia Cromatica e Fuga in Re minore BWV 903,
caratterizzate dall'icasticità e la tagliente nettezza di segno con cui il pianista portò in primo piano la
trama di linee che sostanzia il discorso bachiano, nonché dal Beethoven della Sonata in Do
Maggiore "Waldstein", stregando l'uditorio con una performance di eccelso valore che pose, sin da
allora, in spasmodica attesa di un suo nuovo concerto in città, il pubblico del Festival. Andreas
Henkel porrà il suo sigillo aureo su questa edizione interpretando pagine di Robert Schumann, Felix
Mendelssohn, Frydryk Chopin e Franz Liszt, restituendo varietà e utopia ad autentici monumenti
dell'arte del pianoforte.
Custodia cautelare per Angelo Villani
Salerno, (2 novembre 2010 ).- Arresti domiciliari per Angelo Villani, ex presidente della
provincia di Salerno. La decisione è stata emessa dal Gip del Tribunale di Salerno su richiesta
della Procura della Repubblica. Insieme al e dei discount sono finiti agli arresti domiciliari
anche le sorelle Elisa e Giovannina Villani e Bartolomeo Pagano.
L'accusa è di bancarotta fraudolenta, aggravata dalla rilevante entità del danno patrimoniale
nell'amministrazione della "SANNIO DISCOUNT S.r.l.". L'attività contestata si inserisce in una più
vasta e complessa indagine, articolata su diversi filoni investigativi, che trae origine dalla sentenza
dichiarativa di fallimento del noto gruppo "ALVI S.p.A.", di proprietà della famiglia VILLANI ed
operante nel settore della distribuzione alimentare, nel cui alveo è inclusa anche la "SANNIO
DISCOUNT S.r.l." Le complesse indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia
di Finanza di Salerno hanno consentito di rilevare una pluralità di gravi condotte finalizzate al
raggiungimento di un preordinato programma criminale che, nella loro successione temporale,
hanno determinato il progressivo svuotamento del patrimonio aziendale, avvantaggiando altre
società, rientranti nell'orbita del "Gruppo ALVI", in modo da sottrarlo deliberatamente al ceto
creditorio. Secondo gli inquirenti, la condotta delittuosa si è concretizzata attraverso la
dissimulazione degli assets aziendali, realizzata mediante operazioni di cessione e locazione a
condizioni antieconomiche a favore di un soggetto giuridico, privo di una qualsiasi autonomia
organizzativa e finanziaria, asservita al "Gruppo ALVI" per composizione societaria ed attività
esercitata nel tempo. La bancarotta fraudolenta si è realizzata, inoltre, mediante una sistematica
opera di svilimento del patrimonio aziendale, attuata attraverso plurime distrazioni di merci, di
attrezzature ed impianti, nonché con il materiale prelevamento degli incassi giornalieri dei diversi
punti vendita, custoditi all'interno delle security bags, nel periodo immediatamente precedente la
declaratoria di fallimento della società capogruppo "ALVI S.p.A, per un importo complessivo di
circa 3 milioni di euro. Tale modus operandi, privo di ogni valida ragione economica, ha avuto
quale effetto, tra l'altro, quello di sottrarre cospicue disponibilità liquide dagli istituzionali canali
bancari, ostacolando l'individuazione della successiva destinazione e del conseguente riutilizzo di
tali somme. Le misure cautelari di tipo personale hanno interessato i soggetti di cui sopra nei loro,
rispettivamente, ruoli di: amministratore di fatto e dominus dell'intero Gruppo, Angelo Villani;
legale rappresentante della "SANNIO DISCOUNT S.r.l.", Elisa Villani; soggetto investito della
gestione degli incassi, Giovannina Villani; legale rappresentante della società Al.Pa. srl che ha
consentito la dissimulazione degli assets aziendali, Bartolomeo Pagano. Perquisizioni domiciliari
(come si nota dalle foto) sono state eseguite, da parte delle Fiamme Gialle, nelle residenze degli
arrestati. Sono stati sequestrati 27 quadri, il cui valore sarà oggetto di valutazione, 48 orologi di
valore (tra i quali Rolex, Bulova, IWC), 17 penne stilografiche di note marche e denaro contante.
Angelo Villani comincia la sua carriera politica nelle file della Democrazia Cristiana, diviene
sindaco del comune di Nocera Superiore in provincia di Salerno dal 1992 al 1993. Dopo la scissione
della DC passa al partito popolare e successivamente aderisce alla Margherita di cui diviene
coordinatore provinciale. È stato eletto Presidente della Provincia nel turno elettorale del 2004,
raccogliendo il 52,1% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrosinistra. Il suo mandato
amministrativo è scaduto nel giugno 2009, quando alle elezioni provinciali viene sconfitto al primo
turno da Edmondo Cirielli. Nel febbraio 2010, all'alba delle elezioni regionali in Campania, lascia il
Partito Democrativo e aderisce al Movimento Per le Autonomie- MPA di Raffaele Lombardo.
Uffici stampa,dopo la legge il vuoto!
Molte le situazioni che violano la legge 150 – in alcuni casi ci si limita alla iscrizione dei
componenti all’Inpgi – L’Assostanpa Campania chiede un urgente incontro a Caldoro
Napoli, (20 ottobre 2010).- Si torna a discutere di Uffici stampa. A dieci anni dalla legge 150
sull'informazione e la comunicazione pubbliche , qualcosa si muove se non altro per capire cosa ne
è stato degli uffici stampa? Quali sono le realtà che vivono questa esperienza, quale sia il livello di
professionalità raggiunto e quale il rispetto del ruolo dei giornalisti che vi operano. A rilanciare la
discussione è il Sindacato dei Giornalisti della Campania che oggi (20 ottobre, per chi legge,
N.d.R.) ha inviato un telegramma al presidente della Giunta regionale della Campania, Stefano
Caldoro, ed al presidente del Consiglio regionale della Campania, Paolo Romano, chiedendo un
incontro urgente con i vertici della politica regionale. "L'incontro, secondo noi doveroso - scrive il
presidente dell'Assostampa Campania, Enzo Colimoro - viene chiesto in un momento delicatissimo
per difendere diritti , autonomia e legalità. E questo si fa scrivendo regole certe che stronchino ogni
possibilità di abusare della professione: sia nei confronti di chi come datore di lavoro non rispetta le
regole sia da parte di chi la professione non la esercita nell'ambito delle regole professionali e
contrattuali". A definire i ruoli e i compiti degli 'uffici stampa' è l'art. 9 della legge 150 del 2000. Il
comma 2, infatti, parla di "personale iscritto all'albo nazionale dei giornalisti", il successivo comma
3 aggiunge che l'ufficio stampa "è diretto da un coordinatore, che assume la qualifica di capo ufficio
stampa, il quale, sulla base delle direttive impartite dall'organo di vertice dell'amministrazione, cura
i collegamenti con gli organi di informazione, assicurando il massimo grado di trasparenza,
chiarezza e tempestività delle comunicazioni da fornire nelle materie di interesse
dell'amministrazione". La legge, inoltre, rimanda alla contrattazione collettiva "l'individuazione e la
regolamentazione dei profili professionali". Oggi, in Campania ma non solo, si sente la necessità di
dare una applicazione uniforme alla legge 150 che a distanza di dieci anni appare ancora largamente
inapplicata. "Alla politica regionale, così come avvenuto in altre regioni del Paese, chiediamo continua Enzo Colimoro - che decida di decidere semplicemente applicando la legge 150 sugli
uffici stampa. Una legge che compie dieci anni ma che ancora non viene applicata. Una legge che
se applicata consentirebbe a migliaia di colleghi di collocarsi in maniera stabile nel mondo del
lavoro giornalistico o di emergere dal precariato". Giornalisti ai quali viene applicato il contratto
degli statali e che svolgono non solo il lavoro proprio dell'ufficio stampa ma anche quello
amministrativo, giovani assunti a tempo determinato e con contratti da fame, mancata iscrizione
all'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti in sostituzione di ogni altra gestione
previdenziale: è questo il mondo degli uffici stampa. Ovviamente ci sono le eccezioni, ma sono
mosche bianche. "Nell'incontro - continua Enzo Colimoro - chiederemo che la Campania vari senza
indugio una legge di sistema regionale dell'editoria, della comunicazione e della cultura al fine di
mettere ordine in un settore dove non c'è alcun controllo. In tal senso come Assostampa - conclude
Colimoro - riteniamo fondamentale garantire nel bilancio regionale 2011 il finanziamento pubblico
agli editori. Ma questo solo se il sostegno all'editoria, attraverso il finanziamento diretto o grazie al
credito d'imposta, passerà per il reale impiego dei giornalisti all'interno delle imprese editoriali,
radiotelevisive di carta stampata, multimediali. Finanziare l'editoria senza che nessuno vigili se
realmente si impieghi personale giornalistico, oltre a non avere senso, è illegale".
Giovanni Greco
Italiani dimenticati in carcere
Da 11 anni Chico Forti vive in una prigione americana - da qualche giorno Abou Elkassim
Britel, dopo essere stato colpito con calci e pugni, è stato prelevato e spostato in un altro
carcere del Marocco
Roma (13 ottobre 2010).- "Oggi sono 11 anni che Chico e' in prigione! 11 anni da innocente
rinchiuso in un carcere di massima sicurezza con sulle spalle una condanna all'ergastolo...11 anni
che gli hanno fatto perdere tutta la sua vita, i suoi figli, la sua libertà". Inizia così lo sfogo di uno dei
tanti amici di Chico Forti, l'italiano ritenuto, ingiustamente, colpevole di omicidio da una giuria
popolare della Dade County di Miami, "per aver personalmente e/o con altra persona o persone allo
Stato ancora provocato, dolosamente e preordinatamente, la morte di Dale Pike". Lo sfogo è
rintracciabile sulle pagine del gruppo 'Chico Forti: un innocente condannato all'ergastolo!!' di
Facebook che, al momento in cui scriviamo, ha largamente superato le 100 mila adesioni. E' uno
sfogo contro i giornalisti che non si accorgono del dramma personale e familiare ma, anche, un
invito ai ministri Frattini e Alfano e al presidente Berlusconi affinché "pretendano
giustizia".Dall'America al Marocco per parlare di un altro italiano dimenticato: Abou Elkassim
Britel. "Venerdì 8 o sabato 9 ottobre, alle sei del mattino, Abou Elkassim Britel - scrive la moglie
Kadija -subisce un trasferimento coatto dal carcere di Oukasha al carcere centrale di Kenitra". Una
violenza nella violenza; "Privato dei suoi abiti, dell'orologio e di tutti gli effetti personali, Kassim continua Kadija -viene fatto salire su una vettura con gli occhi bendati e, arrivato a Kenitra, buttato
giù dal mezzo e duramente malmenato con calci e manganelli". Già malato e provato dagli anni di
prigionia e tortura, viene chiuso in cella senza vestiti, senza cibo, senza letto e senza coperte, con i
lividi e le ferite ancora doloranti. Ha fame, è stato derubato anche delle sue provviste di cibo. Solo
due giorni dopo si hanno notizie di Britel Kassim.Una delle sue sorelle riesce a fargli visita e ad
incontrarlo. "Kassim è in lacrime - conclude Kadija - racconta e chiede di esser visitato al più presto
dall'Ambasciatore o dal Console". La sua storia ha dell'incredibile, così come quella di Chico Forti,
di Carlo Parlanti e di Giuseppe Ammirabile. Italiani innocenti rinchiusi in prigioni straniere senza
che a loro difesa il governo ed il Parlamento italiano abbia mosso un dito. Italiani che rischiano di
morire da innocenti fuori dalla loro Patria. Una Patria che, però, li ha dimenticati. Erano solo, come
dire, due flash di agenzia ma Diariosette continua a tenere alta l'attenzione su questi nostri
connazionali che, pur senza meritarlo, vivono all'infermo.
Salerno, Fli presenta i suoi sindaci
Salerno, (26 novembre 2010).- E' Francesco Farina, 40enne salernitano, libero professionista, il più
giovane consigliere comunale di Salerno nel 1997 nel gruppo di Forza Italia, il candidato a Sindaco
per la città di Salerno per Futuro e Libertà, scelto dai cittadini che lo scorso fine settimana hanno
partecipato alle primarie che FLI ha tenuto in piazza a Salerno e Nocera Inferiore. Frutto
dell'espressione di 385 persone a Salerno e 280 per la città di Nocera Inferiore Giuseppe Grassi è,
invece, l'altro candidato che Fli proporrà nel territorio dell'agro. 50enne, dipendente dell'ASL,
Giuseppe Grassi è consigliere comunale a Nocera Inferiore dal 1995 ed ha svolto un ruolo
importante nell'opposizione nel corso dell'ultimo mandato dell'amministrazione Antonio Romano.
L'ufficializzazione dei due candidati a sindaco per FLI, cui nei prossimi giorni seguiranno ulteriori
indicazioni per gli altri comuni della provincia di Salerno, è stata comunicata questa mattina nel
corso di una conferenza stampa a Salerno dall'avvocato Michele Sarno, coordinatore provinciale di
Futuro e Libertà, già coordinatore provinciale di Generazione Italia, dal vice coordinatore
provinciale Gerardo Motta. Alla presenza dei due candidati a sindaco Francesco Farina (FLI
Salerno) e Giuseppe Grassi (FLI Nocera Inferiore) è stato sottolineato che il progetto politico del
presidente della Camera, on. Gianfranco Fini, resta aperto alle altre forze politiche del territorio,
perché FLI, si è detto, è aperto al dialogo e può essere arricchito. La politica per FLI è una passione
dove non prevalgono indennità ed incarichi, dove non affascina il nominalismo. "Siamo felici di
aver raggiunto il traguardo importante, rappresentato dalla legittimazione del voto popolare,
attraverso le primarie - ha detto l'avvocato Michele Sarno, coordinatore provinciale di Futuro e
Libertà - nell'ambito dell'individuazione dei candidati sindaco. Presenteremo il nostro progetto
attraverso i nostri candidati di FLI - ha continuato - restando aperti alle altre forze politiche
nell'ambito di un dialogo in cui ci sia riconoscimento reciproco e condivisione di idee e finalità.
Oggi a Salerno e provincia la politica vince, perché non è il frutto di decisione assunte, in stanze
segrete, quanto piuttosto è il risultato del coinvolgimento delle comunità territoriali".
Salerno ricorda Gabriele De Rosa
Salerno, (27 ottobre 2010).- 'De Rosa e l'Università di Salerno', sarà questo il tema del convegno
che si svolgerà il prossimo 4 novembre, con inizio alle ore 10.00, presso l'Aula Magna 'V.
Buonocore'. Sarà l'occasione per ricordare l'opera di studioso e l'impegno politico di Gabriele De
Rosa, primo docente di storia contemporanea in Italia (1958), scomparso l'8 dicembre dello scorso
anno. Strenuo difensore della esi¬genza di insediare a Salerno un gran¬de centro universitario,
Gabriele De Rosa, nel novembre del 1969, divenne il primo rettore dell'Università di Salerno. E su
questo si soffermano Nicola Mancino ('Un ricordo del Rettore Gabriele De Rosa') ed il rettore
Raimondo Pasquino ('Un Campus per il Mezzogiorno, un impegno del Rettore Gabriele De Rosa')
che apriranno le commemorazioni in onore di Gabriele De Rosa che culminerà alle 12.00 con la
cerimonia per l'intitolazione della piazza del Rettorato. Autore di numerosi saggi di storia sociale e
religiosa, e di altrettanti manuali per le scuole medie e superiori, il suo nome è legato alla
pubblicazione di saggi su Alcide De Gasperi e, in particolare, della biografia e di diversi epistolari
di Luigi Sturzo, col quale strinse amicizia nel 1954. Tra le altre sue opere, vanno ricordate la Storia
del movimento cattolico e la Storia del Partito Popolare Italiano, pubblicate da Laterza
rispettivamente nel 1962 e nel 1966. Sarà questo l'aspetto di Gabriele de Rosa sul quale si
soffermeranno, nel pomeriggio le relazioni di Francesco Malgeri ('Il magistero di De Rosa e gli
studi e le ricerche sul Mezzogiorno'), Luigi Rossi ('Il reticolo degli archivi ecclesiastici, uno scrigno
di memorie per la ricerca dell'identità socio-religiosa') e Giuseppe Viscardi ( 'Gabriele De Rosa e la
storia sociale e religiosa nel Mezzogiorno'). Ufficiale dei granatieri a El Alamein, membro della
Resistenza nella Roma occupata dai nazisti, primo biografo "autorizzato" da don Luigi Sturzo,
Gabriele De Rosa fu un attento storico del movimento cattolico.
"Fu naturale - scrive Giovanni Grasso su 'L'Avvenire' del 9 dicembre 2009 - per lui seguire con
interesse e passione le alterne vicende politiche italiane e della Dc. Schierandosi, da uomo libero e
mai da gregario, con le componenti della sinistra democristiana più attente all'evoluzione della
politica, alle riforme sociali e ai temi del rinnovamento. Battendosi per il dialogo, ma erigendo
sempre un muro di intransigenza nei confronti del decadimento morale, del malcostume, della
corruzione e della contiguità tra politica, mafia e poteri occulti". Per De Rosa, che da intellettuale
aveva collaborato strettamente con Aldo Moro, fu quasi uno sbocco obbligato la candidatura al
Senato, nelle liste della Dc, nel 1987, e come deputato nelle file del Ppi, nel 1992. "Erano i tempi in
cui - continua Giovanni Grasso -lo scudocrociato faceva eleggere un piccolo numero di intellettuali
cattolici, i cosiddetti esterni. De Rosa, che si trovò subito a fianco di personalità come Roberto
Ruffilli, Niccolò Lipari, Leopoldo Elia, non era però un esterno. Ma, a ben vedere, nemmeno un
interno. Già in quegli anni la sua forza, il suo prestigio, la sua competenza andavano ben oltre lo
schieramento a cui pure, con convinzione, apparteneva. Era, davvero, un monumento vivente".
Vaccinazione antinfluenzale 2010
Salerno, (27 ottobre 2010).- Prende il via oggi la campagna per la vaccinazione antinfluenzale 2010.
Lo rende noto la ex Asl Sa/1. La vaccinazione antinfluenzale è il mezzo più efficace e sicuro per
prevenire la malattia e ridurre le possibili complicanze. Scegliendo la vaccinazione si protegge non
soltanto sé stessi, ma anche le persone che ci stanno vicino. La vaccinazione è raccomandata per le
seguenti categorie, considerate "a rischio", per le quali è completamente gratuita: adulti di età pari o
superiore a 65 anni; adulti e bambini con patologie croniche di base (a carico dell'apparato
respiratorio, circolatorio, renale); soggetti affetti da diabete, tumori, ecc.;bambini e adolescenti in
trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico; donne al secondo e terzo trimestre di
gravidanza; soggetti di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti; medici e
personale sanitario di assistenza; familiari e contatti di soggetti ad alto rischio; addetti a servizi di
pubblica utilità (forze di polizia,vigili del fuoco e personale asili nido e scuole dell'infanzia); addetti
agli allevamenti e ai macelli, veterinari. I cittadini interessati potranno sottoporsi alla vaccinazione
rivolgendosi al proprio medico di famiglia, al pediatra di fiducia, oppure agli uffici vaccinazione del
distretto sanitario competente per territorio. Di seguito l'elenco dei distretti sanitari presso i quali
sono ubicati i centri di vaccinazione: Nocera Inferiore, Via Libroia 52 - tel. 081 9212648; Angri,
Via Semetelle 1 - tel. 081 948413; Scafati, Via Passsanti - tel. 081 5356528; Pagani, Via Nuova
Olivella - tel. 081 9213627; Sarno, P.za Garibaldi (ex Filanda D'Andrea)- tel. 081 9684451; Nocera
Superiore, Via F.Ricco (Materdomini) - tel. 081 9212514; Cava dei Tirreni, Via Crispi (Villa
Comunale) - tel. 089 4455323; Amalfi, Piazza Municipio - tel. 089 872585. Per notizie e
approfondimenti: www.aslsalerno.it (sezione Ambito ex Asl Salerno 1) www.areasalute.net la Web
Tv dell'Asl di Salerno.
Sommersi dalla spazzatura
Legambiente “La gestione dei rifiuti nella regione continua a essere indegna per il settimo
Paese più industrializzato al mondo”
Roma (27 ottobre 2010).- In Campania si sta girando un film già visto. Cumuli di spazzatura che
occupano i marciapiedi e le strade; guerriglia urbana tra forze dell'ordine e cittadini che vogliono
respirare aria pulita; la nuova discesa di Bertolaso che, in qualità di commissario straordinario
esautora gli Enti locali; la Protezione Civile che torna a gestire il ciclo dei rifiuti; la promessa di
compensazioni economiche ai comuni; la reiterata dichiarazione di efficienza dell'inceneritore di
Acerra e, non ultima, la decisione di aprire, salvo poi fare marcia indietro, un'altra discarica nel
Parco nazionale del Vesuvio. "E' evidente - dichiarano il responsabile scientifico di Legambiente
nazionale, Stefano Ciafani, e il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo - che si
tratta di una farsa tragicomica alla quale i cittadini campani e il Paese intero hanno già assistito in
sedici anni di emergenza spazzatura e il cui risultato è sotto gli occhi di tutti". Diversa la posizione
del presidente della provincia di Napoli, Luigi Cesaro, che non vuole sentire parlare di "crisi
strutturale e di emergenza", ma "di corretta gestione dei rifiuti". Giusto, per Cesaro, richiamare
Bertolaso e la Protezione Civile se non altro per l'esperienza maturata nel settore. Decisione che
segna la sconfitta degli enti locali: regione, province e comuni. "La gestione dei rifiuti nella regione
- accusano i responsabili di Legambiente - continua a essere indegna per il settimo Paese più
industrializzato al mondo. Il presidente Berlusconi - aggiungono - abbia il coraggio, di dichiarare
che sui rifiuti in Campania il suo Governo ha fallito al pari di quelli che lo hanno preceduto". A fare
le pulci ai tanti annunci che il governo ha fatto in questi ultimi anni ci pensa Filippo Penati, capo
della segreteria politica di Bersani. Un vero e proprio decalogo composto dalle dichiarazioni del
premier, che Penati definisce "eco-balle", riprese dalle agenzie di stampa. Da "penso che i rifiuti
debbano sparire dalle strade e dalle piazze di Napoli e delle altre province in un tempo molto breve;
questo posso garantire che avverrà" (Ansa, Napoli 21 maggio 2008) a "domani terrò un Consiglio
dei ministri a Napoli e annuncerò che l'emergenza è finita" (Ansa, Roma 17 luglio 2008); da "a chi
mi chiede se a Napoli tornerà ancora l'emergenza rifiuti io dico: no. Non si tornerà alla situazione
precedente" (Ansa, 28 agosto 2008) a "prevediamo che in dieci giorni la situazione possa tornare
nella norma. Entro dieci giorni dalla discarica di Terzigno non proverranno odori o miasmi, che
giustamente hanno preoccupato e preoccupano la popolazione" (Agi, Roma, 22 ottobre 2010).
Perché l'impegno non si è concretizzato? Perché a distanza di due anni la Campania continua ad
essere sommersa dai rifiuti? Perché, risondono Ciafani e Buonomo, non sono stati previsti
"interventi strutturali per promuovere la raccolta differenziata, la costruzione degli impianti per il
trattamento della frazione organica e l'avvio di politiche serie per la riduzione dei rifiuti". Anche
l'UE ne ha abbastanza dell'incapacità campana e italiana di risolvere un annoso problema e
minaccia di non erogare i previsti 145 milioni di euro. Non convince, ha gentilmente spiegato Judith
Merkies che presiede la Commissione d'inchiesta parlamentare europea, la soluzione individuata da
Palazzo Chigi. "Le preoccupazioni delle Ue sono assolutamente da condividere", afferma Stella
Bianchi, responsabile Ambiente della segreteria nazionale del Pd, e a motivarle, aggiunge, "Ci sono
purtroppo cose che il ministro dell'Ambiente dovrebbe conoscere bene, come i 7 milioni di ecoballe
che sono ancora da smaltire, l'inceneritore di Acerra che funziona quando va bene per un terzo, gli
altri due previsti sulla carta e non realizzati (Napoli Est e Salerno, N.d.R.) , l'aberrazione di una
discarica enorme che il governo vuole realizzare nel parco del Vesuvio, la raccolta differenziata che
non è stata sostenuta adeguatamente e gli altri impianti di trattamento che non sono stati neppure
avviati". Il Pdl rintuzza ogni accusa e assicura che "importanti passi sono stati fatti per realizzare il
termovalorizzatore di Napoli est. In meno di un mese sono stati sbloccati i terreni da adibire allo
scopo decidendone la conversione all'uso. Ad agosto era fatto tutto. La gara è già stata aperta, così
come quella per l'impianto di Salerno". Ma da Salerno il sindaco De Luca fa sapere che non sarà la
Provincia ma il Comune di capoluogo a "realizzare l'impianto" forte di una "straordinaria
affidabilità e capacità operativa dimostrata tanto con una raccolta differenziata da primato nazionale
quanto con la costruzione a tempi di record di un moderno impianto di compostaggio". Ancora ai
ferri corti; ancora 'muro contro muro'; ancora, come sempre, gli schieramenti politici hanno la
priorità sulla risoluzione dei problemi. La destra scarica tutte le responsabilità sulla sinistra e
viceversa; nessuno pensa di risolvere la questione in modo definitivo. "L'unica via che vuole
percorrere - aggiungono amaramente Ciafani e Buonomo -è solo l'apertura di un'altra buca che si
riempirà inesorabilmente al più presto come tutte le altre".
Giovanni Greco
Cesare Accetta a Capodimonte
Napoli, (20 ottobre 2010).- Venerdì 15 ottobre, alle ore 18, verrà inaugurata al Museo di
Capodimonte la mostra 03-010 di Cesare Accetta. Il fotografo napoletano, direttore della fotografia
-in film quali L'odore del sangue di Martone, Il resto di niente di De Lillo e Nessuna qualità agli
eroi di Franchi-, opera alla progettazione della luce in istallazioni, spettacoli teatrali, mostre. "Da
molti anni -scrive Angela Tecce- Cesare Accetta si occupa del guardare: fotografia, teatro, cinema,
video, la sua vocazione è creare immagini attraverso la luce, luce che scrive, letteralmente,
l'immagine fotografia, luce incruenta del cinema , luce 'faziosa' del teatro. Tutta la storia di Accetta
ruota intorno a questo nodo.. Accetta riprende e rielabora, ad un livello di consapevolezza tecnica e
di autocoscienza sempre maggiori, i medesimi temi: la luce, il corpo, il colore. Tutto ciò che appare,
tutto il mondo visibile, è concentrato in un'unica immagine, un'immagine sfocata, che sembra
definirsi poco a poco per poi ripiombare nell'indistinto".
Cesare Accetta presenta un'opera strutturata in tre momenti rappresentativi che, nella continuità
temporale e concettuale, descrivono l'organico percorso di un'autonoma ricerca tra luce, corpo,
spazio. L'esposizione è promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico,
Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, con il sostegno del Forum Universale
delle Culture. In occasione della mostra, che resterà aperta fino al 14 novembre, è stata realizzata,
da L'Alfabeto Urbano e Galleria Toledo, una pubblicazione a tiratura limitata, con testi di Giovanni
Fiorentino, Mario Franco e Angela Tecce.
Studenti puniti per aver scioperato
Salerno, (26 settembre 2010 ).- Se partecipi allo sciopero, sarai punito. E' quanto è capitato agli
studenti del liceo classico 'Torquato Tasso' di Salerno che, dopo aver partecipato ad una
manifestazione indetta dai Cobas contro la riforma Gelmini, saranno costretti a tre turni
supplementari e al sabato lavorativo. Questa la decisione del preside Salvatore Carfagna, papà del
ministro per le Pari Opportunità. Provvedimento che la Cgil di salerno critica duramente. "Bello dichiara il segretario generale, Franco Tavella - sarebbe stato evitare la 'punizione' ed offrire,
invece, a questi ragazzi la possibilità di spiegare le motivazioni e dibattere sui motivi che spingono
migliaia di giovani a manifestare".
Tavella fa distinzione tra quanti colgono l'occasione per una breve vacanza ma questo, aggiunge,
"non può prevalere sui tanti che ritrovano un protagonismo democratico che si materializza nei
cortei pacifici ed allegri che invadono le nostre città". Poi il riferimento a don Milani e alla scuola di
Barbiana. Fu proprio nella scuola del piccolo borgo sperduto sui monti della diocesi di Firenze che
don Milani incominciò un'esperienza educativa unica e rivolta ai giovani di quella comunità che,
anche per ragioni geografiche ed economiche, erano fortemente svantaggiati rispetto ai coetanei di
città. Immediate le proteste dell'establishment ecclesiastico e di larga parte del mondo laico. Le
risposte a queste critiche vennero date con "Lettera ad una professoressa", libro scritto dagli allievi
della scuola insieme a don Milani (e infatti come autore del libro è indicato "Scuola di Barbiana"),
che spiegava i principi della Scuola di Barbiana e al tempo stesso costituiva un atto d'accusa nei
confronti della scuola tradizionale, definita "un ospedale che cura i sani e respinge i malati", in
quanto non si impegnava a recuperare e aiutare i ragazzi in difficoltà, mentre valorizzava quelli che
già avevano un retroterra familiare positivo, esemplificando questo genere di allievi con il
personaggio di "Pierino del dottore" (cioè Pierino, figlio del dottore, che sa già leggere quando
arriva alle elementari). Tavella non disdegna di rammentare don Milani che ammoniva:
"l'obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni". Ieri come oggi, prosegue
Tavella nella sua lettera al preside Carfagna, "la cieca obbedienza, il disimpegno sociale e politico,
disegnano una società triste, grigia, quasi orwelliana, che un educatore attento dovrebbe
contrastare", altrimenti, sempre per dirla con don Milani, questa nostra scuola "non si intende più di
nulla e rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, anche se lo stesso è vivo e visibile". Scuola
pubblica quotidianamente mortificata, umiliata, svuotata dove "migliaia di educatori scoraggiati da
una condizione di 'eterna' precarietà, programmi vecchi, noiosi, non corrispondenti alla realtà del
ventunesimo secolo completano un quadro desolante". Allora, perché non ribellarsi? Perché non
protestare per un mondo migliore? E poi, un ammonimento. "Nessuna punizione potrà servire per
dialogare con i suoi studenti. Le punizioni, per quanto simboliche, impediscono il reciproco
riconoscersi; sono utili unicamente alle gerarchie, non risolvono e non annullano la voglia di
protagonismo e di protesta". E un invito: "convochi una grande assemblea, sediamoci insieme tra i
banchi della sua scuola e facciamoci spiegare dai suoi studenti i motivi della protesta".
Rifiuti, cominciamo dalla tavola
Coldiretti: “oltre la metà dello spazio della pattumiera nelle case è occupato da scatole,
bottiglie, pacchi con i quali sono confezionati i prodotti della spesa”
Napoli, (27 ottobre 2010 ).- Francesca è una signora di 45 anni; salernitana di nascita è impiegata
presso l'Università di Salerno. Ogni sabato esce, insieme al marito, per fare la spesa. Si reca al
mercato per acquistare frutta e verdura, ai grandi magazzini per la carne, i biscotti e i salumi, in
merceria per i detersivi. E' soddisfatta. La spesa durerà per l'intera settimana. Ma quando torna a
casa ed inizia a riporre la merce acquistata il suo umore cambia. Carta da imballaggio, sacchetti di
plastica, confezioni di plastica che contengono cartone il quale a sua volta nasconde una bottiglietta
di plastica. In poco tempo i contenitori per la raccolta differenziata sono stracolmi. "Non c'è una
soluzione diversa per evitare tutta questa carta?", "perché le aziende continuano ad utilizzare
imballaggi di diverso genere per una sola pietanza?"; domande legittime dal momento che finisce
nel bidone della spazzatura circa il 30 per cento del cibo acquistato. Questo contribuisce
notevolmente ad aggravare il problema dei rifiuti prodotti in Italia che sono pari in media a 541
chili a persona all'anno per un totale di 32,5 milioni di tonnellate, dei quali ben quasi un terzo sono
di natura organica. E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che con lo "smaltimento" a
tavola, dalla spesa alla preparazione dei cibi, si può contribuire personalmente alla riduzione della
produzione dei rifiuti. "Oltre la metà dello spazio della pattumiera nelle case - rileva la Coldiretti - è
occupato da scatole, bottiglie, pacchi con i quali sono confezionati i prodotti della spesa e che
generano complessivamente 12 milioni di tonnellate di rifiuti. Oggi l'agroalimentare è il maggior
responsabile della produzione di rifiuti da imballaggio che pesano sull'ambiente e sulle tasche, ma è
possibile abbatterne la diffusione grazie ad una maggiore attenzione negli acquisti (preferire
prodotti freschi, confezioni piu' grandi) e a nuove tecnologie distributive che si stanno diffondendo
nei supermercati e nelle piazze anche per sostenere le vendite dirette effettuate dagli agricoltori di
campagna amica. Dai nuovi dispenser che consentono di acquistare pasta, riso, legumi e frutta secca
sfusa ai distributori di latte crudo direttamente dalla stalla che sono presenti oramai a centinaia
(elenco sul sito www.campagnamica.it )". Se non ci pensano le grandi case produttrici a ridurre lo
spreco di carta e plastica qualcosa si può fare tra le quattro mura domestiche riducendo la quantità
di rifiuti. Come? Ricorrendo alle ricette antispreco, che utilizzano il cibo avanzato grazie ai segreti
custoditi nei piatti della nonna. "Nelle case degli italiani - sottolinea la Coldiretti - ad essere gettati
nel bidone sono sopratutto gli avanzi quotidiani della tavola come frutta, verdura, pane, pasta,
latticini e affettati che si classificano tra i prodotti più a rischio". Dal campo alla tavola, ci troviamo
di fronte ad una vera e propria filiera dello spreco. Si stima, infatti, che in Italia a causa degli
sprechi viene perso cibo sufficiente a nutrire 44 milioni di persone (l'intera popolazione della
Spagna) per un valore che ammonta a circa 37 miliardi di euro, ben il 3 per cento del PIL, secondo
una indagine di "Last Minute Market" dell'Università di Bologna. "Recuperare con un po' di
fantasia i cibi rimasti sulle tavole non è dunque - precisa la Coldiretti - solo un modo per
risparmiare senza rinunciare ad ingredienti naturali e di qualità, ma anche la dimostrazione di un
impegno concreto alla riduzione dello spreco delle risorse agro-alimentari". Un aiuto anche per
l'ambiente con una minore produzione di rifiuti, il cui smaltimento rappresenta oggi uno dei
principali problemi delle economie sviluppate. "I piatti antispreco - precisa la Coldiretti - sono tanti,
basta solo un po' di estro e si possono preparare delle ottime polpette recuperando della carne
macinata avanzata semplicemente aggiungendo uova, pane duro e formaggio oppure la frittata di
pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le
verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia". Se avanza del pane, invece, si può optare
per la più classica panzanella aggiungendo semplici ingredienti sempre presenti in ogni casa come
pomodoro olio e sale per arrivare alla più tradizionale ribollita che utilizza cibi poveri come fagioli,
cavoli, carote, zucchine, pomodori e bietole già cotte da unire al pane raffermo. Ma anche la frutta
può essere facilmente recuperata se caramellata, cotta per diventare marmellata o semplicemente in
macedonia. Il resto, però, devono farlo le aziende riducendo gli imballaggi di tipo diverso per uno
stesso prodotto. Come dire: tutti insieme per migliorare la qualità della vita.
Guido Perinetti
Si vive meglio quando si è sicuri
Parte la campagna del Moige, realizzata con il patrocinio dell’Inail e della Polizia di Stato, che
terminerà il 17 novembre
Napoli, (6 ottobre 2010).- 'Sicurezza Ovunque', è la nuova campagna del Moige - Movimento
Italiano Genitori, realizzata con il patrocinio dell'Inail e della Polizia di Stato. Iniziata il 5 ottobre da
Roma terminerà il 17 novembre; Dieci le regioni interessate: Lazio; Campania; Molise; Basilicata;
Umbria; Toscana; Marche; Abruzzo; Lombardia; Veneto, per un totale di 25 scuole elementari,
8.000 alunni tra i 6 e gli 11 anni, 16.000 genitori e 250 insegnanti. L'iniziativa tende a sensibilizzare
studenti, insegnanti e genitori su un aspetto della vita scolastica e sociale, spesso dimenticato: la
sicurezza negli ambienti scolastici, in strada e in casa. Ogni giorno viviamo in condizioni
potenzialmente pericolose. Ogni anno, secondo i dati riportati dall'Inail, sono oltre 90.000 le
denunce per infortunio e tra il 2008 e il 2009 si è registrato un aumento di dati negativi sia per gli
insegnanti che per gli studenti. Nel 2008, infatti, per quanto riguarda gli insegnanti, sono stati
denunciati all'Inail 13.879 infortuni (2.027 uomini e 11.852 donne) mentre nel 2009 sono stati
denunciati 14.239 infortuni (12.277 donne e 1.962 uomini): un incremento di 360 incidenti. Anche
per ciò che concerne gli studenti c'è stato un aumento di infortuni, passando dai 92.060 del 2008
(53.225 maschi e 38.835 femmine) ai 93.328 infortunati del 2009, 53.545 maschi e 39.783
femmine. Secondo Cittadinanzattiva, inoltre, gli edifici scolastici sul suolo italiano hanno grandi
deficit di sicurezza. Solo il 37% delle scuole italiane, infatti, ha la certificazione di agibilità statica e
il 55% delle scuole si trova in zona a rischio sismico. Solo il 31% ha una certificazione di
prevenzione di incendo. Le scale di sicurezza sono assenti nel 29% dei casi, il 93% degli istituti non
ha porte antipanico e per quanto concerne le aule, nel 38% dei casi presentano finestre non integre,
nel 27% interruttori e prese elettriche rotti o divelti. In totale le scuole a rischio sicurezza sono
12.000.
A casa
L'ambiente domestico rappresenta un'altra fonte di infortuni: stando ai dati Istat (fonte: Indagine
multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" anno 2007), nel 2007 gli incidenti domestici hanno
coinvolto circa 2.8 milioni di persone, in particolare anziani (il 33% degli incidenti ha riguardato gli
ultra 65enni) e bambini (11%). In particolare nel 2007 sono stati 360.000 i bambini fino a 14 anni
vittime di incidenti domestici, 544.000 tra i 14 e i 34, 900.000 gli adulti tra i 35 e i 54 anni, 644.000
quelli tra i 55 e i 69 anni e 852.000 gli over 70. Fonte primaria di infortuni è risultata essere la
cucina (65% dei casi) e le conseguenze principali sono state fratture per il 70.4% dei casi, traumi
per il 5.8%, ustioni per il 4.5%.
In strada
Ma i pericoli arrivano anche dalla strada. Ogni giorno, infatti, in Italia si verificano in media 598
incidenti stradali, che provocano la morte di 13 persone e il ferimento di altre 849. Nel complesso,
secondo i dati elaborati dall'Aci e dall'Istat, nell'anno 2008 gli incidenti stradali rilevati sono stati
218.963. Essi hanno causato il decesso di 4.731 persone, mentre altre 310.739 hanno subito lesioni
di diversa gravità. In particolare nel 2008 sono stati 46 i passeggeri deceduti e 8.456 i feriti nella
fascia d'età 0-14, mentre tra i 15 e i 19 anni sono stati 139 i morti e 9.768 i feriti. Paragonando
questi dati a quelli del 2007 si evidenzia un aumento dei decessi dei passeggeri per la fascia d'età 014 (nel 2007 sono stati 43) e un incremento dei passeggeri feriti di età compresa tra i 15 e i 20 anni
che nel 2007 ammontavano a 13.702. Per quanto riguarda i pedoni, nel 2008 i ragazzi tra 0 e 14
anni deceduti sono stati 19, mentre ammontano a 2.027 i pedoni feriti della stessa classe d'età. Per
quanto riguarda la fascia 15-19 anni, nel 2008 vi sono stati 8 decessi e 1.120 pedoni feriti.
Comparando i dati con quelli riportati nel 2007 si è avuto un aumento dei pedoni deceduti di età
compresa tra 0 e 14, che nel 2007 sono stati 11, e anche dei pedoni feriti che nel 2007 erano 1.823.
Si è registrato invece un calo per la fascia d'età 15-19 sia per i decessi che per i ferimenti. Le tappe
Il tour da lunedì 18 a mercoledì 20 ottobre sarà in Campania (nelle città di Boscoreale, in provincia
di Napoli e Pagani in provincia di Salerno), dal 21 al 22 ottobre sarà in Molise (a Isernia), arriverà
sabato 23 in Basilicata (a Potenza), lunedì 25 sarà in Umbria (a Fratticciola, in provincia di
Perugia), da martedì 26 a venerdì 29 sarà in Toscana (a Siena e Firenze), venerdì 30 ottobre arriverà
nelle Marche (nella città di San Benedetto del Tronto in provincia di Ascoli Piceno), da mercoledì 3
a giovedì 4 novembre il tour sarà in Abruzzo (a L'Aquila) e venerdì 5 sarà in Veneto (a Padova), da
lunedì 8 a venerdì 12 sarà in Lombardia (a Milano e Brescia). Il tour si chiuderà nella Regione
Lazio, dove tornerà da lunedì 15 novembre a mercoledì 17 novembre. Invitiamo i nostri lettori a
visitare il sito www.sicurezzaovunque.it dove sarà possibile reperire informazioni ed
approfondimenti, rivolgere domande all'esperto on-line e scaricare il materiale informativo per gli
adulti e il gioco da tavola per i ragazzi.
Vincenzo Romano
I morti chiedono giustizia
Giunge ad uno snodo fondamentale il caso della Marlane Marzotto – A Paola una assemblea
cittadina organizzata dallo Slai Cobas
Cosenza, (13 ottobre 2010 ).- Quaranta morti di cancro si sarebbero verificate tra gli operai della
'Marlane Marzotto' di Praia a Mare a causa delle esalazioni tossiche sprigionate dalla sostanze
utilizzate nella produzione del lanificio. È quanto è emerso dall'inchiesta della Procura della
Repubblica di Paola sulla fabbrica tessile di Praia a Mare, dismessa da alcuni anni. I primi morti per
cancro risalirebbero al 1973, 37 anni fa! "In questi anni - ha dichiarato Mara Malavenda nel corso di
un'assemblea pubblica tenuta a Paola l'11 ottobre - la Marlane ha fatto di tutto per occultare le
proprie responsabilità, ritardare all'infinito il processo per puntare alla prescrizione dei reati, far
sparire dai media la voce dei lavoratori e occultare una vera a propria strage operaia ancora in corso
e che, ad anni dalla dismissione degli impianti, vede ancora crescere a dismisura il numero dei
lavoratori morti e di quelli che continuano ad ammalarsi". Non è un caso se di Marlane (azienda
fondata negli anni cinquanta dal Conte Rivetti, l'azienda era poi passata al Lanificio Maratea e nel
1969 all' Eni-Lanerossi) si parla poco o niente, se i media dimenticano quanto accaduto in uno degli
angoli più belli del Mezzogiorno d'Italia. C'è un chiaro tentativo, denuncia Malavenda, per
"trasformare questo processo in un processo 'di scambio', a perdere per non 'sporcare il marchio'
della Marzotto di Valdagno e, con essa, quella dell'imprenditoria veneta leader del settore". Morti
da un lato e interessi economici dall'altro: è questo lo scontro in atto. Non si spiega diversamente,
continua Malavenda, membro del coordinamento nazionale dello Slai Cobas, la mancata
costituzione di parte civile "del Ministero dell'Ambiente, della Regione Calabria, della Provincia di
Cosenza e dello stesso Comune di Praia a Mare". Forse, ipotizza l'ex deputato di Rifondazione
Comunista, la presenza di nomi eccellenti tra i 14 imputati "è più importante delle centinaia di
lavoratori morti". Davanti ad una folla che ascolta in religioso silenzio la sua relazione, Malavenda
sciorina i nomi di tutti gli imputati: otre al sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, responsabile
dal '73 all'88 della 'Tintoria', tra i nomi 'eccellenti' dei 14 responsabili aziendali imputati figura,
infatti, il gotha del 'Gruppo di Valdagno' e delle aziende venete e confindustriali: il cavaliere del
lavoro Pietro Marzotto, 're' del tessile ed erede della omonima dinastia, già vicepresidente della
Confindustria; Antonio Favrin vicepresidente vicario della Confindustria Veneta, già consigliere
Safilo, azionista della Valentino, con partecipazioni nella catene alberghiere Jolly Hotels; Silvano
Storer già direttore generale della Stefanel, con forti interessi nella Nordica (scarponi da sci) e nella
Benetton Sportsystem; Jean De Jaegher, consigliere dell' Euretex (Associazione Europea delle
Industrie Tessili), già nominato Consigliere Economico della Casa Reale Belga, Presidente della
Marzotto USA dal '95 al '98; Lorenzo Bosetti, consigliere delegato e vicepresidente della Lanerossi.
Probabilmente la opportunità di non rompere con 'i poteri forti' del sistema economico italiano ha
trasformato questa vicenda in una lunga storia a puntate sulla quale il tribunale di Paola ha posto la
parola 'fine'. Bisogna strappare il velo di silenzio sceso su tutta la vicenda per chiarire i fatti ed
individuare le responsabilità e le "inquietanti relazioni di complicità di chi, preposto alla tutela dei
lavoratori, ha invece 'tutelato' l'illecito comportamento aziendale e consentito la strage". Industria e
morte, un rapporto di causa ed effetto contenuto nella perizia dello Slai Cobas depositata al
Tribunale di Paola, e commissionata a consulenti tecnici di fiducia. Già nel 2008 si riscontrava che
"tra i lavoratori della Marlane Marzotto, si è in presenza - nei soli atti giudiziari - di ben 42 casi
dichiarati di patologie neoplastiche che indicano tra i dipendenti dello stabilimento un picco di
incidenza di tumori maligni del 4%". Un dato enorme se rapportato all'incidenza "di tumori maligni
in Italia" che segnano "un indice inferiore allo 0,005% per ogni 100.000 abitanti". "E' evidente deduce la perizia presentata dallo Slai Cobas - che i casi di malattie neoplastiche alla ex Marlane
non possono essere considerati come 'casuali' e riferibili alla normale incidenza di patologie
cancerose nella popolazione, come tenta di sostenere l'azienda nelle sue tesi difensive, ma sono
chiaramente correlati alle sostanze cancerogene e soprattutto alla loro modalità di utilizzo in
fabbrica". Di qui un altro preoccupante quesito che la Malavenda lancia alla platea: "quale
incidenza nel 'picco tumorale' del territorio può aver avuto lo smaltimento in discariche abusive, poi
messe sotto sequestro dalla magistratura, di tonnellate di inquinanti tossici residui del ciclo di
lavorazione quali: zinco, piombo, rame, cromo esavalente, mercurio, arsenico, amianto?". Come
non fare riferimento, conclude Malavenda, alle cosiddette 'navi dei veleni' (di cui la Cunsky
affondata al largo di Cetrara e la Jolly Rosso lasciata sulla spiaggia di Amantea e svuotata dalle
sostanze tossiche che trasportava poi sotterrate in tutta fretta in una vicina cava di sabbia) "che
confermano l'esistenza nel territorio di una strutturata organizzazione, locale e nazionale, preposta
allo 'smaltimento' criminale dei rifiuti industriali ad alta tossicità".
Se un capitolo si avvia a chiusura restano, quindi, aperti molti altri sui quali non si è fatto, ancora,
piena luce.
Giovanni Greco
Il Ponte della discordia
Botta e risposta tra la rete ‘No Ponte’ e l’Univeristà di Messina per la concessione di un
immobile a Sviluppo Italia Sicilia
Roma (14 luglio 2010).- Eurolink (il consorzio general contractor per la progettazione e i lavori del
Ponte sullo Stretto )avrà il suo quartier generale all'interno del Polo "Papardo" dell'Università degli
Studi di Messina. La struttura assegnata comprende, in particolare, l''Incubatore d'Imprese'
finanziato e realizzato con i fondi della legge 208 del 1998 riservati 'agli interventi di promozione,
occupazione e impresa nelle aree depresse'. Ma la struttura non è mai entrata in funzione; "avrebbe
dovuto ospitare- scrive Antonio Mazzeo, autore del libro 'I Padrini del Ponte. Affari di Mafia sullo
Stretto di Messina' (edizione Alegre)- sino a 46 aziende di giovani e ricercatori provenienti
dall'Ateneo. In cambio di un canone il cui importo è ancora segreto, Sviluppo Italia Sicilia, che
l'aveva ricevuta in concessione dall'Università, l'ha sub-affittata a tempo indeterminato alle grandi
aziende del Nord che partecipano al miliardario banchetto del Ponte. Una di esse, Impregilo,
capofila della cordata general contractor, il Polo universitario lo conosce bene, avendo eseguito i
lavori di realizzazione della Facoltà d'Ingegneria, 144 miliardi di vecchie lire per tre edifici di 35
mila metri quadrati di superficie". Un triangolo, quello tra Università, Sviluppo Italia e Società
Ponte, duramente attaccato dalla 'Rete No Ponte' che ha manifestato dinanzi al Senato Accademico
riunitosi il 6 luglio scorso. " a nostra manifestazione aveva il significato di rivendicare il principale
luogo della formazione ai saperi critici e alla democrazia, e non alla subordinazione all'impresa". La
risposta dell'organi accademico non si è fatta attendere. In una nota, infatti, dichiara che "la
concessione dell'immobile a Sviluppo Italia Sicilia è stata deliberata nel 2002 e, sulla scorta di essa,
il concessionario può destinare locali imprese senza preventive autorizzazioni dell'Università, com'è
avvenuto nel caso specifico". Scettico appare Guido Signorino, ordinario di Economia applicata e
responsabile della sezione 'Economia' del Centro Studi per l'Area dello Stretto 'Fortunata Pellizzeri'.
Signorino ricorda come la permanenza nell'incubatore ha sempre una durata limitata, trascorsa la
quale l'impresa esce dalla struttura per affrontare il mercato con le forze nel frattempo maturate,
rendendo disponibile a nuove attività lo spazio occupato. "La permanenza nell'incubatore di
Messina - spiega l'economista - era definito nell'accordo di concessione in 36 mesi,
eccezionalmente prorogabili fino a 60, in modo da generare un flusso continuo di imprese nuove e
innovative". Il consorzio Eurolink non presenterebbe invece alcuna caratteristica idonea a
consentirgli di diventare l'ospite-beneficiario della struttura. "Non si tratta -aggiunge Signorino- di
una impresa 'nuova', risultando dalla costituzione in consorzio dell'associazione di imprese
vincitrice della gara per il general contractor del Ponte, svoltasi tra il 2005 ed il 2006". Nessuna
delle società di costruzioni che compongono l'ATI ha sedi o filiali nell'area dello Stretto di Messina
(alcune sono, anzi, straniere) e sono tutte di antica formazione e nella titolarità di corporation e
gruppi azionari di rilevanza nazionale (famiglie Benetton, Gavio e Ligresti per Impregilo, società
capofila Eurolink). Ma cos'è un incubatore di impresa? La parola proviene dall'inglese incubator ed
è uno spazio fisico che facilita il processo di creazione di imprese innovative. Una sorta di grand
maman che segue passo dopo passo le fasi iniziali fino a quando la società non ha sufficienti risorse
finanziarie, umane e materiali per funzionare da sola. Per l'Incubatore d'Imprese dell'Università di
Messina, si legge nella home page della 'Rete No Ponte', " fu presentato un piano finanziario per 4
milioni di euro circa, anche se non è mai stato specificato il reale ammontare dei fondi pubblici poi
ottenuti per l'implementazione dell'incubatore. Il complesso si sarebbe dovuto estendere su un'area
complessiva di 4.400 mq. Grazie ad un protocollo d'intesa siglato il 12 dicembre 2002 tra l'allora
rettore dell'Università degli Studi di Messina, Gaetano Silvestri, e Sviluppo Italia, l'incubatore
venne concesso in uso a Sviluppo Italia Sicilia". Le finalità dichiarate della concessione puntavano
al "rinvigorimento dell' economia locale" e all'"offerta di spazi ai giovani per esprimere la propria
capacità d'impresa in una città poco competitiva". "Il protocollo - si legge ancora su
www.retenoponte.it -nel dettaglio prevedeva l'impegno dell'Università a concedere in uso a
Sviluppo Italia l' edificio in costruzione all'interno del polo scientifico, che sarà completato dalla
stessa società, con fondi propri, per dare la possibilità alle imprese di insediarsi avendo a
disposizione incentivi ed una finanza agevolata". Nel 2008, nonostante i ritardi accumulati, veniva
annunciato il completamento dell'incubatore che avrebbe dovuto offrire "possibilità concrete di
promozione al territorio nel quale l'Università opera, e in generale a coloro, potenziali imprenditori,
che ne facciano richiesta". L'altro elemento sul quale si sofferma la 'Rete No Ponte' è legato al fatto
che "Sviluppo Italia Sicilia ha un capitale sociale di 6.816.066,92 euro, controllato al 100% dalla
Regione Siciliana (100%) che, a sua volta, è pure azionista di minoranza della Stretto di Messina
S.p.A, la società concessionaria per l'attraversamento stabile dello Stretto che ha assegnato ad
Eurolink la progettazione, realizzazione e gestione post-opera del Ponte tra Scilla e Cariddi". Ciò
significa che "con la stipula di un contratto di locazione degli immobili di contrada Papardo,
ottenuti in concessione dell'Università di Messina, Sviluppo Italia Sicilia, cioè la Regione, si trova a
dover esercitare il proprio controllo sulle attività attribuite ad Eurolink, mentre
contemporaneamente riceve dalla stessa associazione temporanea d'imprese, i canoni mensili per l'
affitto del core business del Ponte sullo Stretto". Molti, quindi, i quesiti e le anomalie che si
affollano intorno alla costruzione del Ponte. Meglio risolverli ora che fra qualche decennio. E, forse,
ancora meglio non costruire quel Ponte.
Paolo Rocca
Teggiano Antiquaria
Teggiano, (26 ottobre 2010).- Dal 28 ottobre al 2 novembre si rinnova, nel suggestivo scenario del
Convento della SS.Pietà di Teggiano, l'atteso appuntamento con Teggiano Antiquaria, la Mostra
Mercato dell'Antiquariato e del Collezionismo. Diventata negli anni il punto di riferimento nel sud
Italia per tutti gli appassionati del settore, nella sua edizione 2010 Teggiano Antiquaria, come da
tradizione, proporrà per cinque giorni l'esposizione di mobili di piccolo e grande antiquariato e di
finissimo artigianato. In vetrina mobili del Settecento, dipinti, sculture, gioielli, argenteria,
porcellane, oggetti d'arredamento, tappeti, giocattoli da collezione, vetri di Murano, filatelia,
numismatica e stampe d'epoca, tra cui incisioni del XIV Secolo e XVII Secolo. Anche quest'anno
due le principali sezioni della mostra: Antiquariato e Collezionismo, con i pezzi in esposizione, tutti
di notevole valore, selezionati tra alcuni dei più noti antiquari italiani. "Il nostro appuntamentodichiara Mario Andresano, componente della giunta della Camera di Commercio di Salerno- è
diventato nel tempo sicuramente il più importante dell'Antiquariato del sud Italia, sia per la valenza
degli espositori, sia per la quantità degli oggetti in mostra, inseriti non a caso in una delle cornici
più suggestive della provincia di Salerno: il Convento della SS.Pietà, fiore all'occhiello della città
d'arte del Vallo di Diano, Teggiano. Un trend, quello di Teggiano Antiquaria, in continua ascesa,
come dimostrato dal pubblico di appassionati che puntualmente giunge copioso da ogni parte
d'Italia, con conseguenze positive anche per tutti gli operatori del settore turistico e recettivo
territoriale". Di notevole intersesse, tra le altre cose, sarà senza dubbio la presenza dell'antiquariato
cinese del periodo Quing (tra Quattrocento e Novecento), che proporrà anche le rare e preziose
armature medioevali utilizzate dai guerrieri samurai nelle loro battaglie. Inoltre Teggiano
Antiquaria darà spazio al modernariato e all'arte decò, con oggetti di ogni tipo realizzati anche con
materiali di uso quotidiano (alluminio, plastica, legno intarsiato etc). Tra le novità e le iniziative
collaterali di quest'anno va segnalato "Il laboratorio delle mani e delle arti", tenuto da esperti del
settore che effettueranno dimostrazioni pratiche sul restauro artistico dei mobili ed oggetti di
antiquariato e dimostrazioni pratiche sui mestieri artigiani (tessitura, cesteria, ricamo, decorazione
del vetro ed altro). 'Teggiano Antiquaria' è un evento organizzato dalla Camera di Commercio in
collaborazione con Casartigianisalerno, Provincia di Salerno, Comune di Teggiano e BCC Monte
Pruno di Roscigno e Laurino.
Un paese che pullula di iniziative
Si tratta di Sant’Andrea di Conza, paese irpino di 300 abitanti –‘Colori d’Autunno’, sono
appuntamenti culturali preparati dall’amministrazione comunale
Avellino, (18 ottobre 2010).- La storia di Sant'Andrea di Conza è comune a quella di molti paesi del
sud (crisi economica, emigrazione) fatta eccezione per la presenza di un gruppo di amministratori
comunali giovanissimi ( il sindaco ha meno di 30 anni, N.d.R.). Giovani che hanno preferito
impegnarsi nel loro paese piuttosto che emigrare alla ricerca del nuovo. Intorno a loro stanno
convergendo diverse energie. I ragazzi del posto, le scuole superiori di Calitri, le associazioni
culturali dell'alta Irpinia, la comunità provvisoria, alcuni giovani sindaci del circondario.
Si sta verificando non solo una ricucitura sociale e interculturale, ma, fatto nuovo, il dialogo che si
mette in moto travalica i confini del singolo paese; mette insieme le forze intellettuali che abitano
ancora i piccoli paesi dell'entroterra appennico. Un impegno che si concretizza in una attività
amministrativa corposa e in valido un programma culturale. Nella vecchia fornace di laterizi, uno
dei pochissimi luoghi di testimonianza del '900 industriale in Irpinia, luogo recuperato negli anni '90
come esempio di archeologia industriale, lo scorso 16 ottobre è stato presentato 'Colori d'Autunno',
una serie di appuntamenti culturali, curati da Maria Di Gianni, delegato alla Cultura di questo
paesino di 3.000 abitanti ai confini con la Lucania.
L'obiettivo di questo 'esperimento collettivo di rianimazione culturale' è 'produrre nuove relazioni' e
'nuove idee' per riabitare i piccoli paesi dell'appennino. Per i ragazzi universitari un motivo in più
per rientrare dalla città e rianimare le piccole comunità con idee nuove. Per amministratori e abitanti
un motivo per riaprire il centro storico e gli innumerevoli beni culturali e monumentali; la exFornace sarà il nuovo punto di incontro delle persone che ancora credono in questo territorio.
"Da fabbrica di mattoni a fabbrica di idee" a dimostrare che anche nei piccoli paesi è possibile una
grande vita nella cultura e nelle relazioni. In calendario ci sono un convegno di architettura
sull'archeologia industriale; una mostra d'arte internazionale dedicata ad artisti armeni; una mostra
fotografica sulle fabbriche; un convegno sulle produzioni agricole nell'ambito dell'idea lanciata
dalla comunità provvisoria per il Parco rurale dell'Irpinia d'Oriente; escursioni e mostre-mercato
con i prodotti del territorio interno. Sono state coinvolte le aziende 'sane' che operano e credono nei
luoghi dove producono. E ci sono giovani agricoltori che si sono avviati sulle produzioni enogastronomiche di qualità. In ogni appuntamento saranno preparate colazioni con i prodotti agricoli
del territorio ospite. Le manifestazioni non beneficiano di contributi economici pubblici, si
realizzano grazie alla buona volontà del gruppo di organizzatori, all'autotassazione degli
amministratori comunali e al contributo di sponsor locali. Insomma, a Sant'Andrea si va oltre
l'evento culturale finalizzato a sé stesso; organizzazione e produzione avvengono in un gruppo di
partecipazione ampio; non solo artisti ma anche amministratori e produttori locali.
Da segnalare anche il 'Mercatino Altirpino del Natale' che inizierà il 18 dicembre per concludersi il
22 dello stesso mese. Ogni giorno dalle 16.30 alle 22.30, lungo le strade di Sant'Andrea di Conza, si
svolgerà una mostra-mercato con stand enogastronomici, prodotti tipici e artigianato locale, musica,
mostre d'arte e animazione. "Colori d'autunno" è patrocinata da Comune di Sant'Andrea di Conza e
i Comuni del circondario - Comunità Montana Alta Irpinia - Provincia di Avellino - Slow Food Gambero Rosso - Legambiente - Ordine Architetti P.P.C. Avellino - Coldiretti - ConfAgricoltura -
Cia; con la Partecipazione della Comunità Provvisoria - Cairano 7x - Architettura in Irpinia /
incontri itineranti; IrpiniaTurismo www.irpiniaturismo.it
Dipendenti dell’Agenzia delle Entrate arrestati per peculato
Salerno, (19 ottobre 2010).- La notizia ha dell’incredibile. Non tanto per il reato commesso ma
perché a cadere nella rete degli inquirenti sono stati due dipendenti della Direzione Provinciale di
Salerno dell’Agenzia delle Entrate. Il provvedimento di misure cautelari emesso dal G.I.P. del
Tribunale di Salerno è stato notificato dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Salerno a
Maria Teresa Rispoli e Olimpia Petrosino, entrambe addette alla registrazione degli atti privati
presso la sede salernitana dell’Ente.
Ora sono indagate per il reato di peculato aggravato, con l’applicazione della misura accessoria
dell’interdizione dai pubblici uffici. L’azione delle Fiamme Gialle rientra in una vasta indagine
svolta su tutto il territorio della Provincia e sviluppata su diversi filoni investigativi, tra cui quello
del contrasto all’allarmante fenomeno dell’uso di marche da bollo alterate o contraffatte, avviata
anche a seguito delle segnalazioni fatte dagli stessi Uffici territoriali delle Entrate.
Dopo laboriose verifiche in ordine all’esatto assolvimento dell’imposta di bollo degli atti privati
sottoposti a registrazione e, in particolare, sul riscontro della validità del contrassegno telematico ivi
applicato, “è stato appurato – si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Procuratore della
Repubblica di Salerno–che, per un numero considerevole di tali atti, l’assolvimento dell’imposta
dovuta in misura di € 14,62 è risultata essere carente, in quanto in luogo all’imposta dovuta era stato
riscontrato il pagamento mediante apposizione di marche da bollo, di € 0,62 o di € 1,62. Inoltre, è
stato riscontrato che i bolli apparivano artatamente obliterati in maniera tale da far leggere solo la
parte decimale dell’importo assolto”.Le indagini svolte dal Gruppo della Guardia di Finanza hanno
consentito di accertare un elevato numero di condotte di tal fatta, che, per le modalità dei fatti
accertati, non potevano che essere ricondotte a dipendenti degli uffici finanziari i quali si sono
appropriati – negli anni 2006/2007 e 2008 – di un numero considerevoli di valori bollati,
cagionando un danno allo Stato per complessivi € 54.914,85. “Nel particolare – si legge ancora nel
comunicato della Procura - la minuziosa disamina condotta per la ricostruzione dell’intero
meccanismo di frode, ha consentito di rilevare che a fronte di 26.055 scritture private registrate ben
3.368 di esse risultavano irregolari, ognuna con diverse tipologie irregolarità, che andavano dalla
semplice sottrazione dei valori bollati all’appropriazione fino ad arrivare, in alcuni casi più gravi al
riutilizzo delle stesse con la sostituzione dei contrassegni in argomento con marchi da bollo alterati
e/o contraffatti o punzonati in modo da coprire il reale valore nominale”.
La gravità dei fatti riscontrati hanno indotto il G.I.P., ritenendo il rischio di reiterazione dei reati, ad
adottare in via urgente il provvedimento cautelare richiesto dall’Ufficio giudiziario, reso
maggiormente sanzionatorio, in caso di condanna, dalla misura dell’interdizione dai pubblici uffici
per le due responsabili.
Salerno, incontro sulla sicurezza stradale
Salerno, (13 ottobre 2010).- Si continua a morire sulle strade italiane. Alcol, droghe, mancato
rispetto della segnaletica e distrazione dei conducenti sono le cause dei numerosi incidenti
automobilistici. Per porre un freno a questo fenomeno che continua a destare preoccupazione,
presso la Prefettura di Salerno è istituito l'Osservatorio per il monitoraggio sugli incidenti stradali
che il prossimo 22 ottobre, alle ore 9.30, terrà un incontro con gli studenti del Liceo Artistico
"F.MENNA" di Salerno.
La riunione, che si svolgerà presso il Salone Azzurro della Prefettura di Salerno, sarà il primo di
una lunga serie di appuntamenti con gli studenti degli Istituti Superiori di secondo grado di Salerno
e della Valle dell'Irno che termineranno l'11 marzo 2011 con il 'Santa caterina da Siena'. L'incontro
si articolerà su diversi argomenti: "illustrazione da parte del rappresentante dell'A.S.L. Salerno degli
effetti fisici e psichici sull'organismo, soprattutto alla guida di un veicolo, a seguito di assunzione di
sostanze alcoliche e stupefacenti"; le sanzioni, amministrative e penali, "previste dal codice della
strada in caso di guida sotto l'effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti, che verranno illustrate da
rappresentanti della Polizia Stradale, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia Provinciale". Non
mancheranno le "proiezione di video relativi ad esperienze analoghe nei Paesi comunitari ed
extracomunitari", illustrati a cura del rappresentante dell'Automobil Club di Salerno.
Prevenzione dei tumori al seno
Salerno, (30 settembre 2010 ).- Dal 1° ottobre, e per tutto il mese, anche a Salerno visite di
controllo ed esami di diagnosi precoce gratuiti per combattere il tumore al seno, nell'ambito della
Campagna Nazionale "Nastro Rosa". I controlli si svolgeranno presso l'ambulatorio LILT di via Pio
XI (ex Ospedale Vernieri). È possibile prenotarsi attraverso uno dei seguenti recapiti: Numero
Verde SOS LILT 800 998877, Sezione provinciale LILT di Salerno 089 220197, Linea mobile
dedicata LILT 331 6487548 - Mail: [email protected]. Per ogni ulteriore informazione, è possibile
consultare i siti www.nastrorosa.it o www.lilt.it dove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati
in città e in provincia nel mese di ottobre. Nell'ambito dell'iniziativa anche in provincia di Salerno
alcuni siti monumentali si illumineranno di rosa per sensibilizzare l'opinione pubblica
sull'importanza non solo di una costante e sistematica prevenzione, ma anche di una corretta
alimentazione. In tutto il mondo occidentale, infatti il tumore al seno è il primo tumore femminile
per numero di casi e la sua incidenza è in costante aumento, tanto da essere considerato alla stregua
di una vera e propria malattia sociale. In Italia si calcola che nel 2010 i nuovi casi di tumore alla
mammella saliranno a circa 42mila. Sconfiggere la malattia è possibile nella stragrande
maggioranza dei casi, grazie soprattutto alla prevenzione e all'anticipazione diagnostica. Lo scorso
anno a Salerno sono state effettuate circa 600 visite, molte delle quali complete dei relativi esami
diagnostici ambulatoriali.
La secessione parte da Salerno
Fa discutere la proposta di istituire una nuova Regione della quale farebbero parte Salerno,
Avellino e Benevento
Salerno, (13 ottobre 2010).- Silenia, Grande Lucania (vedi archivio di Diariosette), Longobardia: la
secessione parte anche dal Sud. Non avrà i toni forti e minacciosi che i leghisti spesso utilizzano ma
la richiesta diventa sempre più pressante e gode di sponde politiche ben individuate e di una
avversione verso quella che molti definiscono il 'napolicentrismo' della Campania. In sostanza si
contesta la distribuzione di risorse per cavalcare l'ipotesi di una secessione regionale.
A farlo sono i massimi rappresentanti della coalizione di centro-destra. Lo stesso presidente della
provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, dimostra di essere favorevole alla istituzione di una nuova
regione per la quale si sarebbero espressi 35 comuni della provincia. Tutto, quindi, fa pensare che si
sia vicino a quel "terzo delle popolazioni interessate" a cui fa riferimento l'articolo 132 della
Costituzione necessario per avviare le procedure referendarie. Di versa la posizione del presidente
della Regione Stefano Caldoro che, pur riconoscendo la necessità di rafforzare le autonomie locali
in piena sinergia con il federalismo, blocca sul nascere qualsiasi velleità secessionista.
Una lotta interna alla stessa maggioranza nella quale si inserisce Ernesto Sica. "Riteniamo
importante l'apertura di una discussione sulla proposta della nuova Regione", dichiara il primo
cittadino di Pontecagnano Faiano convinto che la proposta rappresenti "un forte movimento di idee
che nasce non solo dalle istituzioni ma anche dalle istanze di cittadini, associazioni e comitati
dell'intera Provincia". Una richiesta, non si sa quanto voluta dai cittadini e quanto, invece, spinta
dalle segreterie politiche, di fronte alla quale "non si può rimanere indifferenti". "Il decentramento aggiunge Sica - è un tema attuale ed ognuno deve recitare la propria parte valutando soprattutto gli
effetti dei provvedimenti legislativi".
Ben venga, quindi, "la discussione che è sinonimo del più giusto riconoscimento per la nostra
comunità, la stessa che deve essere pienamente coinvolta sull'iniziativa avviandosi verso l'indizione
di un referendum". Dello stesso avviso il Presidente del Consiglio Comunale di Pontecagnano,
Marcello Ferro: "la proposta di una nuova Regione merita un'attenta riflessione. Riunirò l'assise
entro il 15 ottobre per confrontarci e trarre le giuste valutazioni. E' prioritario, secondo noi, per il
nostro territorio un riconoscimento sicuramente maggiore". Anche l'associazione 'Silenia
Terranuova' che fa riferimento all'ex senatore di An, Vincenzo De Masi, non ha dubbi al riguardo.
"La nostra- si legge in un comunicato stampa - è un'esigenza che affonda le sue radici nella storia
ma che oggi è diventata una reale consapevolezza dei cittadini che vivono nei territori delle
province di Salerno, Avellino e Benevento e che vedono frenate le proprie aspettative di crescita
economica, sociale e culturale, dall'appartenenza ad una Regione, la Campania, che non li
rappresenta più". A sinistra appare scettico il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, da sempre fiero
oppositore del 'napolicentrismo', che preferisce parlare di città metropolitane e di abolizione delle
province. Possibilista, invece, il consigliere regionale Gennaro Mucciolo che ricorda come la
proposta di una nuova regione in Campania, formata dalle province di Benevento, Avellino e
Salerno, risalga agli anni ottanta.
Anche il sindaco di Eboli, Martino Melchionda, invita a non sottovalutare la proposta 'secessionista'
che "raccoglie l'attenzione di tanti cittadini e di tanti amministratori salernitani" ed è la
"conseguenza del gravissimo ritardo della Regione Campania, che ha tante volte annunciato, e mai
realizzato, il decentramento delle proprie funzioni amministrative, alla Provincia ed ai Comuni".
Dibattito che, lungi dal considerarsi chiuso, potrebbe fare da sfondo alle prossime elezioni
amministrative. Il fatto che se ne parli da troppo tempo senza, nel frattempo, essere giunti ad alcuna
conclusione dimostra, invece, la difficoltà del percorso intrapreso. Diverse le obiezioni; per
esempio, la nascita dell'ennesimo ente quanto graverà sulle tasche dei cittadini? I fautori della
nuova regione come riusciranno a far convivere questa proposta con la battaglia per l'abolizione
delle province? E la tanto sbandierata riduzione delle spese propugnata da tutti i partiti a livello
nazionale come si concilierà con queste proposte localiste?
Giovanni Greco
Da facebook arriva il no al ticket
Sono oltre 4 mila le adesioni contro il pedaggio sulla Salerno-Reggio, evento postato sul
famoso social network– il comune di Salerno formalizza la costituzione di un comitato
istituzionale
Salerno, ( 20 ottobre 2010).- Sbarca su facebook la protesta contro l'istituzione del pedaggio sulla
Salerno-Reggio. "Sono contrario al pedaggio sul raccordo Salerno-Avellino e sull'A3 SalernoReggio Calabria", è l'evento postato da Luca Cascone, assessore alla mobilità del comune di
Salerno, che sta riscuotendo enorme successo. Per Nicola "è ridicolo far pagare un pedaggio quando
non esiste una strada statale alternativa ai due capoluoghi". E se tutti, per evitare il pedaggio della
SA-AV, si riversassero sulle strade alternative? Il risultato sarebbe catastrofico ipotizza Mariano:
"inquinamento acustico e ambientale per i paesi attraversati dalla provinciale" che collega i due
capoluoghi campani. Senza contare, aggiunge, "l'aumento del numero di incidenti stradali dovuti
all'eccessivo traffico interno". Non ha peli sulla lingua Eugenio che definisce la Salerno-Avellino
"una strada di merda" a tal punto che "se non la conosci bene rischi di ammazzarti anche rispettando
i limiti". Molti i commenti anche per la Salerno-Reggio. "In verità dovrebbero essere loro a pagare
noi che prendiamo la SA-RC", scrive Maria Cristina; Immacolata si sofferma sui cantieri che
costellano l'autostrada e che "creano numerosi disagi" e pericoli. Eugenio si dichiara disposto a
pagare il pedaggio ma, aggiunge, "prima la devono mettere in regola con le normative europee che
regolamentano le autostrade".
Il pedaggio, tanto contestato, dovrebbe scattare dal prossimo mese di maggio: 2 euro sul raccordo
Salerno-Avellino, indipendentemente dal tratto di percorrenza; 5 euro per il tratto della A3 che
collega Salerno a Buonabitacolo. "Finalmente alcuni amministratori locali danno segni di vita",
commenta Luigi Ciancio, segretario della potente Feneal-Uil di Salerno, convinto che quella messa
in campo da Cascone e dall'amministrazione comunale di Salerno sia il primo passo di una presa di
coscienza collettiva capace di ottenere "il dovuto rispetto" dal governo centrale. L'assessore
conferma che sono in programma altre iniziative di protesta e, anzi, dalle pagine di facebook e dai
microfoni di LiraTv, annuncia che quindici comuni, compreso quello di Salerno, hanno "fatto
ricorso all'unico atto attualmente possibile che è il Bando dell'ANAS per assegnare i lavori per
realizzare la tecnologia e le strutture per realizzare i pedaggi". Ma Ciancio preme sull'acceleratore e
invita gli amministratori locali a non "opporsi" solo "all'introduzione del pedaggio" e ad "andare
oltre". "C'è bisogno - continua Ciancio - di chiedere con forza l'indizione della gara d'appalto del
primo lotto funzionale della SA-AV e avviare un confronto con la Regione per dare vita ad una
seria politica dei trasporti su ferro. Le risorse per i progetti ci sono e sono consistenti. Bisogna
creare delle alternative per intere comunità al trasporto su gomma e per assi viari, sui quali si vuole
imporre il pedaggio". Contro il pedaggio si schiera anche la Cisl di Salerno. "Una nuova tassa dichiara il segretario Giovanni Giudice - metterebbe in ginocchio lavoratori, studenti, famiglie e
pensionati". Per Giudice, il pedaggio è una "farsa" che "comporterebbe un pesante danno
economico per i privati e tutte le aziende, in particolare quelle della nostra provincia, già messe in
ginocchio da una crisi che pare non vedere fine. Questa proposta penalizzerebbe il turismo della
costiera cilentana e del Golfo di Policastro, da sempre cuore pulsante del settore nel nostro
territorio". E Giudice invita le istituzioni a fare quadrato sulla vicenda e dichiarare nil proprio 'no' al
pedaggio sulla Salerno-Reggio. "Se questa autostrada deve essere il volano per l'economia del
Meridione - conclude Giudice - non possiamo permettere assolutamente che questa iniziativa,
diventi l'ennesima sconfitta per tutto il Sud e le sue istituzioni. I cittadini di Petina, Contursi,
Sicignano degli Alburni, Sala Consilina, Padula e Lauria da anni attendono un autostrada senza
code, rallentamenti e deviazioni di tragitto. Un servizio va pagato solo quando è efficiente ed
impeccabile". E' questo il filo conduttore che lega la protesta; si al pedaggio ma solo quando non
risaranno percorsi ad ostacoli, quando non ci saranno cantieri, quando l'autostrada e la superstrada
saranno messe in sicurezza. Intanto è stata formalizzata la costituzione di un comitato istituzionale
contro il pedaggio autostradale sulla Salerno-Avellino e sulla Salerno-Reggio. Ieri (19 ottobre per
chi legge, N.d.R.) presso il Palazzo di Città del comune di Salerno, alla presenza del sindaco
Vincenzo De Luca, si è tenuta la riunione del comitato istituzionale composto dai sindaci e dalle
amministrazioni di Salerno, Avellino, Fisciano e Solofra contro l'istituzione del pedaggio sulla
Salerno-Avellino. In programma un coinvolgimento di altri comuni, non escluso quello di Potenza.
Giovanni Greco
Le licenze di Umberto Bossi
Ancora una volta il leader della Lega fa discutere per alcune dichiarazioni in libertà – la
difesa del Pdl e la richiesta dell’opposizione di dimissioni del ministro
Roma (29 settembre 2010).- Quante volte abbiamo trasformato il famoso 'Senatus Populusque
Romanus' in un 'sono porci questi romani'? Alle scuole medie era frequente scherzarci su.
Modificare la citazione è stata un vezzo anche da grandi, uno sfottò detto tra amici. Ma mai un
ministro della Repubblica aveva osato tanto. L'onorevole Bossi, a dire il vero, non è nuovo a simili
esternazioni. Sempre giustificate dai collegi di coalizione.
Ma questa volta il primo a stigmatizzare le parole di Bossi è stato il sindaco di Roma, Gianni
Alemanno, con una lettera inviata al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. "Signor presidente
- scrive il primo cittadino della capitale - ancora una volta, come accade sempre più spesso, un
ministro del suo governo, intervenendo in una pubblica manifestazione, si è lasciato andare ad
affermazioni e battute gravemente offensive per la dignità di Roma capitale e dei miei concittadini".
Anche per Maurizio Gasparri si tratta di "una battutina pensata per calmare la plebe" che il
presidente dei senatore Pdl, ovviamente, non condivide. Diversa la posizione di Italo Bocchino,
capogruppo Fli, che invita Berlusconi a smentire Bossi che, fino a prova contraria, è "un ministro
dell'Italia e non della Padania".
Ma è possibile dover assistere a queste cicliche esternazioni? E' tollerabile sentire certe
affermazioni da parlamentari e ministri della Repubblica? Per Dario Franceschini, il bicchiere è
ormai colmo. "Le parole del ministro Bossi hanno superato ogni soglia di tollerabilità e anche nelle
reazioni non si può continuare a catalogarle nella categoria delle parole sfuggite o di cattivo gusto".
Anche per Mariapia Garavaglia, "è estremamente sgradevole che Bossi s'abbandoni a volgarità
senza limiti". Ma, aggiunge la senatrice del Pd, "ancora più preoccupante è stato l'applauso e le
risate dei giovani presenti". L'opposizione, quindi, esprime giudizi molto duri sull'ennesima
esternazione del leader leghista. "Il governo deve esprimere, se non vuole essere considerato
complice, una netta e chiara censura delle volgarità pronunciate dal ministro Bossi", dichiara il
segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini; mentre il Pd preannuncia una mozione di sfiducia. I
radicali, invece, propongono di querelare Bossi. "Chiunque fosse interessato - dichiara Giuseppe
Rossodivita, presidente del gruppo Lista Bonino Pannella, Federalisti europei alla Regione Lazio potrà far pervenire i propri dati e le proprie generalità necessarie per predisporre la querela,
all'indirizzo [email protected] I cittadini verranno poi contattati per la
sottoscrizione dell'atto. Sfidiamo Bossi a non trincerarsi dietro l'immunità di cui gode quale
autorevole esponente della casta". Insomma, siamo di fronte all'ennesimo grattacapo che Silvio
Berlusconi deve risolvere. E dire che i problemi vengono sollevati dalla coalizione di governo.
Prima Fini, poi la questione siciliana, ora Bossi il cui linguaggio, secondo afferma Alessandro
Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI-FdS, ha una funzione ben precisa.
"copre il vuoto politico del governo, cercando, come fa il premier, di depistare quotidianamente i
cittadini dai problemi reali del Paese, crisi in primis, e dalla loro incapacità oramai conclamata di
risolverli".
In realtà su questi argomenti 'sensibili' Bossi si muove come una molla. E' pronto a tendersi e a
ridursi a seconda del quadro politico e sociale. "Bossi e Maroni sono entrati in campagna
elettorale", afferma in una nota il segretario nazionale del Prc/Federazione della Sinistra, Paolo
Ferrero, che aggiunge: "lo fanno puntando sul razzismo, mettendo in discussione le soluzioni
trovate sui Rom e Milano e rialzando i toni contro Roma, che torna ad essere ladrona". Una
strategia conosciuta e che produce i suoi frutti. Intanto l'Italia sta "andando a rotoli e Bossi ci
sguazza", commenta Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc. Per Maria Gemma Azuni ,presidente
del gruppo misto all'Assemblea Capitolina di Roma capitale, il ministro Bossi, dopo la boutade di
una capitale del Nord, continua "ad alzare polveroni per nascondere ciò che è sotto gli occhi di tutti:
Bossi è solo chiacchiere e distintivo". Su una cosa mi sento di poter scommettere: fra qualche
giorno la boutade di Bossi verrà dimenticata e tutto tornerà a scorrere come prima. Lentamente e
inesorabilemnte.
Giovanni Greco
S.o.s. dal settore agricolo
Per Politi (Cia-Confagricoltura) è in atto il “fallimento della politica” – Gardini (Fedagri):
“basterebbe spendere bene le risosrse esistenti”
Roma, (20 ottobre 2010 ).- In Italia "c'è una sostanziale rinuncia ad una politica agraria nazionale";
è questa l'accusa che lancia il presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori,
Giuseppe Politi, che giudica un "segnale grave" la mancanza di una "precisa strategia per la riforma
della Politica agricola comune (Pac) 2013". Ma non tutto è perduto perché "l'agricoltura italiana non
è allo sbando" e gli "agricoltori non hanno 'tirato i remi in barca' e rinunciato ad essere
imprenditori". E' necessario, però, "una radicale inversione di rotta, per un nuovo progetto che apra
prospettive al settore e sappia rispondere con grande efficacia alle esigenze dei produttori che
stanno vivendo una delle crisi peggiori degli ultimi trent'anni".
Dalla Cia- Confederazione italiana agricoltori arriva, quindi, al governo e a tutte le forze politiche,
l'invito a riaccendere i riflettori sulle imprese agricole e ad assumere un atteggiamento più
costruttivo verso più di due milioni di persone che vivono in agricoltura e di agricoltura. "Quello
che è avvenuto in questi ultimi mesi si può definire un fallimento della politica. Abbiamo assistito,
lungo tutta l'estate, ad una situazione indecorosa che - aggiunge Politi- non può continuare. Non
vediamo un programma di lungo periodo, una strategia, una visione per affrontare i problemi.
Assistiamo alle difficoltà di un'intera classe dirigente che, prigioniera delle sue polemiche, non si
dimostra capace di assumersi la responsabilità per cui è stata chiamata". Sotto accusa non è solo il
governo ma l'intera classe politica "che sa litigare e dividere", che è "incapace di dialogare ed unire
in un progetto condiviso". Tutto ciò accade in un momento decisivo per l'economia italiana che per
poter ripartire ha bisogno di "una sufficiente coesione di forze riformatrici ed un orizzonte
temporale dell'azione di governo non di brevissimo periodo". Più sfumata la posizione di Fedagri.
"Per rilanciare un settore come quello agricolo - dichiara il presidente di Fedagri-Confcooperative,
Maurizio Gardini - basterebbe spendere bene le risorse esistenti, utilizzandole per agire sulla
competitività e sull'efficienza delle imprese agricole: è in questa direzione che andrebbe orientato il
nuovo budget comunitario della nuova PAC". Insomma, le cose non vanno bene ma la risalita delle
china passa attraverso una migliore organizzazione. "Per le nostre aziende non chiediamo
sovvenzioni -prosegue Gardini - ma che si agisca sulla semplificazione burocratica per ridurre i loro
costi, che si ottengano condizioni eque e più equilibrate nel rapporto con la distribuzione
organizzata e che l'Unione Europea ci dia risposte chiare sulla reciprocità".
Nuovi rapporti e condizioni più equilibrate che passano attraverso il decollo del federalismo fiscale.
"Nella prospettiva del federalismo fiscale - sottolinea infatti Politi -, dobbiamo saper cogliere tutte
le possibilità per gli agricoltori di accedere all'insieme della 'politica regionale unitaria'. Essa
costituisce un'importante fonte finanziaria per le Regioni e per lo sviluppo dell'agricoltura e delle
aree rurali: sono 105 miliardi per il periodo di programmazione 2007-2013". E, aggiunge: "lo
sviluppo dell'agricoltura e delle aree rurali non deve essere relegato alla riserva indiana della Pac.
Dobbiamo guardare al di là dei nostri steccati. Dobbiamo cogliere tutte le opportunità che la politica
unitaria regionale può offrire per lo sviluppo dell'agricoltura. Questo dovrà essere tema di continuo
confronto con le Regioni". Insomma, ci vuole un reale cambiamento che è richiesto dalla stessa
riforma della Pac post 2013. "Siamo convinti - prosegue Politi - che la Pac non potrà, da sola,
aiutarci a superare le criticità della nostra agricoltura ed a valorizzare e consolidare le tante
eccellenze ed i punti di forza che pure ci sono. Abbiamo bisogno - conclude il presidente della Ciadi un progetto per l'agricoltura. Le imprese agricole soffrono la concorrenza esercitata da paesi che
hanno il vantaggio di minori costi produttivi o di più efficienti dimensioni strutturali ed
organizzative. Poniamo al centro della Pac le imprese professionali e la necessità di promuovere
modelli organizzativi più competitivi in grado di valorizzare sui mercati la produzione
agroalimentare europea". E che di questo abbia bisono l'agricoltura italiana è opinione
generalizzata; per uscire dalla crisi e per ridare vigore e competitività ad un settore fondamentale
per l'economia nazionale.
Giovanni Greco
Su Roberto Sarti cala il silenzio della Consob e della Procura
Quello che va in scena a Roma e ad Avellino sa tanto di gioco delle tre carte – a perdere sono
solo e sempre i risparmiati mentre gongola il promotore finanziario di Altavilla irpino
Avellino (29 settembre 2010).- "Amici truffati, avete notizie di Roberto? Ad Altavilla quali sono le
chiacchiere? E della famiglia cosa si sa?", è questo l'ultimo messaggio postato sul forum
'Chiacchiere Altavillesi' messo a disposizione dei cittadini di Altavilla Irpina dal mensile 'Altavilla
mia' organo di informazione fondato nel 1981 da Federico Musco. Il 'Roberto' a cui fa riferimento
l'anomimo è Roberto Sarti, promotore finanziario dal passato non certo limpido e con
provvedimenti civili e penali a suo carico ancora in corso.
Sul suo capo si abbatté, lo scorso anno, la scure della Consob che lo collocò in 'ibernazione' per la
durata di un anno, fino al 3 giugno 2010 (delibera n. 16895 del 19 maggio 2009) . Non poteva fare
altro dopo la condanna ad un anno e due mesi inflitta, il 19 novembre 2009, a Sarti dal Tribunale di
Salerno. Dal 4 giugno è riemerso dal limbo per tornare al suo lavoro preferito e questo nonostante
pendano sul suo capo alcune indagini della Procura di Avellino e diversi processi civili. E la
Consob? L'autorità preposta a rendere più trasparente il mercato, a fornire informazioni precise e
dettagliate a tutela delle imprese e dei risparmiatori, tace. Anzi, fa di peggio. Non approfondisce la
questione e riassegna a Roberto Sarti i mezzi per tornare a fare razzia di soldi sulla pelle di ignari
cittadini. Non è da meno la procura di Avellino presso la quale giacciono i faldoni della inchiesta
conclusa, lo scorso giugno, dalla Guardia di Finanza; denunce, interrogatori, registrazioni,
dichiarazioni fanno parte dell'atto di accusa che numerosi cittadini hanno rivolto a Roberto Sarti. Il
tanto atteso 'rinvio a giudizio', però, tarda a venire. L'ennesimo schiaffo che, questa volta, viene
dato dalle Istituzioni. "Sono trascorsi due anni e colui che ci sta facendo piangere lacrime di sangue
è ancora a piede libero", scrive un anonimo che aggiunge: "lo Stato conferma la sua assenza
attraverso il silenzio della magistratura". Un atteggiamento, quello della Procura di Avellino, che
preoccupa.
"Molti di noi sono - continua l'anonimo - sono morti dentro per aver perso tutto quello che con
lavoro e sacrificio avevano messo da parte per un futuro migliore ed ora si ritrovano sul lastrico.
Aiutateci per quanto possibile a recuperare il denaro rubatoci da Sarti al fine di restituirci la voglia
di vivere!". Un appello accorato al quale la Procura di Avellino risponde con un silenzio irritante.
Perché questi ritardi? Cosa impedisce al Procuratore incaricato delle indagini di chiedere il 'rinvio a
giudizio'? Ci sono delle pressioni esterne che impediscono un normale svolgimento dell'attività
giudiziaria? Politici che garantiscono una copertura a Sarti? "I signori dormono perché sarti gli stai
cantando la ninna nanna?", si domanda dalle pagine di Facebook Cinzia Tomeo che aggiunge, quasi
sconsolata, "a noi chi la canterà dal momento che sono anni che non dormiamo più!". Ma di cosa
stiamo parlando; di quali cifre? Di quante persone? Un centinaio di truffati e un giro di diversi
milioni di euro: questo il castello messo in piedi da Roberto Sarti, il promotore finanziario di
Altavilla Irpina. La tecnica di Sarti non è nuova ma, evidentemente, funziona. Sempre. Si tratta di
quella che negli ambienti è conosciuto come "lo schema Ponzi" dal nome dell'italo-americano che
negli States riuscì a coinvolgere 40 mila persone e a raccogliere oltre 15 milioni di dollari. Il 37
enne di Altavilla Irpina non ha toccato queste cifre; almeno si spera. Le somme, comunque, non
sono di poco conto e non tutti i creditori sono venuti allo scoperto. C'è, infatti, chi preferisce
rimanere in silenzio per evitare indagini che porterebbero a ben più gravi conseguenze; c'è, infine,
chi ha potuto recuperare la somma investita e chi crede, ancora, di poter riavere i capitali versati.
Finora ha funzionato così. Sarti, permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere
alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le
quote. I guadagni derivano, infatti, esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da
attività produttive e finanziarie. Il sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la
maggior parte dei partecipanti, perché i soldi 'investiti' non danno alcuna vera rendita o interesse. Il
gancio è dato dagli alti guadagni prospettati (9, 10, 20%). La falla di questo sistema è, invece,
rappresentato dall'alto numero degli iscritti e dalla difficoltà di reperire sul mercato nuovi adepti.
Per Sarti c'è stato una incognita aggiuntiva. La condanna del Tribunale di Salerno e la richiesta di
disinvestimento avanzata da molti clienti. E' questo che ha fatto saltare il castello costruito da
Roberto Sarti. Ma per bloccare la sua attività, per impedire che la storia si ripeta a danno di altri
cittadini spetta alla Consob e alla Procura di Avellino bloccare il promotore finanziario di Altavilla
Irpina.
Giovanni Greco
L'Ance Salerno e il 'piano casa'
A Salerno convegno dell’Ance e premiazione del Concorso di Idee
Salerno, (18 ottobre 2010).- Piano Casa Campania ovvero la grande opportunità di riqualificazione
del territorio e di rilancio del comparto delle costruzioni; in linea teorica perché tutto è rimasto allo
stato potenziale per la sostanziale inefficacia della legge varata dalla Regione Campania nel
dicembre scorso. Questi, in estrema sintesi, i dati salienti emersi dal Convegno 'Piano Casa e
riqualificazione urbana', organizzato dall'ANCE Salerno. Dopo i saluti del presidente della
Provincia Edmondo Cirielli, che ha plaudito l'impegno in atto della Regione nel ridisegnare le
politiche urbanistiche centrate su una forte apertura all'apporto e al contributo degli enti locali,
molte sono state le critiche alla farraginosità della normativa, ma anche alla burocrazia regionale,
alle lentezze procedurali, alle sovrapposizioni di competenze che frenano i programmi di intervento
sul territorio."Bisogna snellire percorsi e adempimenti e sfruttare le risorse finanziarie esistenti a
livello comunitario - ha detto il presidente dell'Ance Salerno, Antonio Lombardi - che giacciono
inutilizzati e che giustamente, a fronte di tali inefficienze, il Governo minaccia di avocare a sé per
destinare ad altri scopi. È intollerabile che nel 2010 si discuta ancora di investimenti del Por 2000-
2006 e che i fondi del programma 2007-2013, a due anni dalla scadenza programmatica, siano stati
utilizzati per il 4% e impegnati per il 19%. Com'è altrettanto intollerabile che in Campania per
avviare un'opera pubblica occorrano, dall'avvio del progetto all'apertura del cantiere, 1280 giorni.
Così è impossibile programmare qualsiasi sviluppo o rilancio dell'economia. Inoltre bisogna
rispondere in maniera incisiva ed efficace al disagio abitativo sempre più diffuso, soprattutto nel
comune capoluogo, attraverso politiche che puntino al recupero ed alla messa in sicurezza
dell'esistente, al risparmio energetico, ma anche ad un'offerta attenta alle esigenze ed alle aspettative
delle classi sociali meno abbienti. Il fabbisogno abitativo nella nostra regione ha raggiunto livelli
insostenibili, ed è stato quantificato in 350 mila alloggi".
Quanto ai progetti presentati dai giovani professionisti per il recupero delle aree in disuso,
Lombardi ha evidenziato che "sono la riprova evidente di come, per riqualificare il nostro territorio,
non è necessario spostarsi all'estero: ci sono validissime risorse e giovani professionalità, che
occorre sfruttare e valorizzare come meritano". L'assessore provinciale all'Urbanistica Marcello
Feola ha "bocciato" - ritenendola tagliata sulle specificità del territorio napoletano - la norma del
Piano Casa regionale che prevede la riqualificazione delle aree dismesse ("A sud del comune di
Salerno - ha detto - non ne esistono") ed ha proposto di estendere l'efficacia normativa (senza però
premialità volumetriche) agli edifici rurali di fatto adibiti a prima abitazione.
Conclusioni affidate all'assessore regionale Marcello Taglialatela, che ha annunciato modifiche
anche sostanziali alla normativa regionale, che andranno ad integrare i provvedimenti già varati per
accelerare il rilascio dei certificati sismici, promuovere la "rottamazione" delle attività produttive
che insistono in aree pericolose, incentivare la delocalizzazione delle costruzioni abitative in zone a
rischio-dissesto idrogeologico, e implementare la riqualificazione delle aree dismesse. "Un grosso
lavoro - ha detto - imposto dalla pessima formulazione della legge regionale varata dal governo
Bassolino che, dopo una gestazione in Consiglio durata ben nove mesi, si è rivelata un aborto. Non
lo diciamo noi: parla in maniera eloquente la sostanziale inapplicazione della normativa". Grande
attenzione, ha annunciato l'assessore, sarà riservata nella nuova formulazione normativa anche agli
interventi di social housing, finalizzati a dare un tetto alle classi sociali meno abbienti.
Il convegno si è chiuso con la cerimonia di premiazione del Concorso di Idee 'La rigenerazione
delle aree urbane dismesse in provincia di Salerno', organizzato dall'Ance Giovani. Gli elaborati
presentati hanno riguardato sedici aree della provincia, nei comuni di Salerno, Agropoli, Atena
Lucana, Baronissi, Battipaglia, Capaccio, Castel San Giorgio, Cava de Tirreni, Eboli, Nocera
Inferiore, Oliveto Citra, Pellezzano, Pontecagnano, San Mango Piemonte, Santa Marina e Tramonti.
'Da manifattura tabacchi a cittadella della cultura e dello sport' è il progetto di Francesco Avagliano
(capogruppo) e Agostino Casola che si è aggiudicato il primo premio. Al secondo posto si sono
classificati Gianpiero Picerno Ceraso (capogruppo), e Vincenzo Apicella con il progetto 'A civil
community ex plesso industriale Co.Fi. M.A'. Il terzo premio è andato al gruppo di Mauro Vincenti
(Capogruppo), Pierpaolo D'Agostino, Maria Giordano Guarino Monica, Paola La Rozza, Carmine
Chiancone con 'Il treno ha fischiato'.
L'Italia ricorda i morti sul lavoro
Le leggi sulla sicurezza ci sono ma è la loro applicazione che langue nel silenzio generale degli
addetti ai lavori, nell’ipocrisia di un mondo produttivo
Roma (13 ottobre 2010).- Tutti insieme per commemorare le vittime sul lavoro. Da Nord a Sud,
l'Italia ha voluto ricordare i tanti cittadini che muoiono mentre svolgono il proprio lavoro. Il 10
ottobre è ormai una data alla quale siamo abituati; sarebbe, pero, il caso di fare autocritica per
capire perché in Italia si continua a morire sul posto di lavoro. Nel 2009 sono stati circa 790 mila gli
infortuni sul lavoro, 1.050 lavoratori hanno perso la vita e 886 sono morti a seguito di una malattia
professionale nel solo settore dell'industria. "Dunque - ha dichiarato Franco Bettoni, presidente
Nazionale ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), in
occasione della 60ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro- pur se con una
tendenza alla diminuzione la cui rilevanza è comunque da verificare rispetto alla crisi produttiva in
atto, i numeri continuano ad essere impressionanti ed occorre tenere sempre alta la guardia
intervenendo, appunto, sul piano della vigilanza, della formazione e dell'informazione". Questo è
l'elemento che manca nella catena lavorativa. Le leggi ci sono ma è la loro applicazione che langue
nel silenzio generale degli addetti ai lavori, nell'ipocrisia di un mondo produttivo che inizia a
strizzare l'occhio al modello cinese, dimenticandosi dell'incolumità della forza lavoro. E così, tra
una celebrazione e l'altra, si continua a morire. "La tutela della sicurezza sul lavoro - ha dichiarato
Giulia Carlino, Capogruppo Idv in Commissione Lavoro al Senato -è seriamente minacciata da una
concezione strumentale della manodopera, che sacrifica la salvaguardia della vita e il rispetto dei
diritti in nome del profitto e dell'arricchimento. Il lavoro dà dignità e sussistenza e non può
capovolgersi nello svilimento della condizione umana o peggio in un contesto di morte". Insomma
le 'morti bianche' che di bianco non hanno nulla, sono intollerabili. Morire mentre ci si guadagna il
pane per la propria famiglia, per i propri figli è inaudito. "Dobbiamo dire basta alle morti sul
lavoro", ha dichiarato Vannino Chiti. "Le leggi che ci sono devono essere rispettate e attuate con
rigore"; ma il fatto che, finora, nessun governo sia stato capace di incidere su questo argomento
dimostra che "l'Italia ha bisogno di un grande cambiamento culturale e politico: la piena tutela dei
lavoratori, la dignità della persona, il rispetto della legalità devono divenire principi portanti della
nostra società, a tutti i livelli. La legge 626 sulla sicurezza- ha concluso Chiti - non e' un lusso,
dobbiamo stare attenti e tenere ferme le conquiste nostre e dei nostri padri".
Diverso, invece, l'indirizzo che si vuol dare alle attività produttive: velocizzare la produzione e
aumentare il guadagno a scapito della sicurezza. Una cultura del rendimento a tutti i costi , anche a
prezzo di alti sacrifici umani, che va contrastata. Sacrifici che non sono solo rappresentati dai tanti
morti ma, anche, dai numerosissimi infortuni. "L'infortunio - ha aggiunto ancora il Presidente
dell'ANMIL - è un'esperienza che tocca ogni anno quasi 900.000 persone; un'esperienza comunque
dolorosa fatta di cure, di rieducazione, di disagio familiare ed economico, dell'attesa di un
indennizzo quasi mai corrispondente alle attese e da 'conquistare' a volte in modo laborioso: non
chiediamo più soldi, non vogliamo interventi a pioggia, chiediamo piuttosto scelte chiare sul terreno
assicurativo e della tutela previdenziale e non assistenziale delle vittime del lavoro". E', quindi,
opinione diffusa che, per bloccare questo bollettino di guerra, basti applicare integralmente tutti i
decreti previsti dal testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Chi lo farà e quando
verrà fatto, è tutto da verificare.
Giovanni Greco
Salerno al Lu.Be.C
Salerno, (18 ottobre 2010).- Il Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana partecipa alla VI
edizione del 'Lu.Be.C (Lucca Beni Culturali) 2010', dibattito internazionale intorno alla filiera
beniculturali - turismo - tecnologia che si terrà il prossimo 21 e 22 ottobre a Lucca. Nel padiglione
riservato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali uno spazio sarà dedicato alle tecnologie usate
dalla Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, diretta da Gennaro Miccio, nella progettazione del
Museo di via Mercanti. Oltre 150 tra relatori ed espositori nazionali ed esteri provenienti dal mondo
pubblico e dal privato si confronteranno tra work shop, incontri ai desk e presentazioni per proporre
ed attivare - attraverso l'analisi di dati, modelli di business e casi realizzati - strategie di intervento
ed assi di collaborazione. Lu.Be.C. 2010 accresciuto negli spazi e nei contenuti affronterà, tra gli
altri, le tematiche della committenza pubblica e del lavoro, argomenti cardine del dibattito
internazionale che insiste sulla necessità di promuovere qualità ed efficienza professionali per
rendere realmente competitivo il settore. Il Museo si trova nel centro storico di Salerno, l'ingresso è
gratuito. E' un museo senza barriere destinato anche al pubblico delle persone disabili, nell'ambito
del progetto Cassio predisposto dal Mibac. Il Museo Virtuale nasce dalla trasformazione e
dall'ampliamento del Museo Didattico della Scuola Medica Salernitana, realizzato nel 1993 dalla
Soprintendenza. Nel museo virtuale rivivono, in un racconto coinvolgente e interattivo, essenziale
ma rigoroso i temi e i protagonisti di quella gloriosa pagina che, negli anni immediatamente
seguenti al Mille, vide Salerno al centro del rinascimento scientifico dell'Occidente. Snodo
importante di traffici culturali e commerciali, Salerno, capitale longobarda ben radicata nella cultura
classica, raggiunse nell'elaborazione scientifica espressioni di libertà e di apertura culturale di
respiro internazionale. Ulteriori informazioni sul sito web della Soprintendenza BAP di Salerno e
Avellino www.ambientesa.beniculturali.it / info 089 2573241 / FAX 089 318120 Michele Faiella
(Ufficio Stampa) e mail: [email protected]
Insieme per battere l'afasia
Salerno, (11 ottobre 2010).- Fare una chiacchierata con un amico, leggere il giornale: azioni
quotidiane che effettuiamo senza alcuno sforzo. Non è così per le persone afasiche. Per loro, azioni
semplicissime si trasformano in imprese titaniche, in ostacoli da superare con grandi sforzi. Gli
afasici (circa 150 mila in tutta Italia con un incremento annuo di 20 mila casi, N.d.R.), pur
conservando spesso intatte le funzioni intellettive, soffrono di disturbi del linguaggio che possono
assumere forme diverse. In alcune persone, le parole diventano difficili da trovare: a volte non
vengono, o vengono al momento sbagliato. In altre, le parole vengono fuori "storpiate". In altre
ancora, le parole sono relativamente semplici da trovare, ma non possono essere messe insieme in
frasi grammaticalmente corrette. Vi sono persone in cui è compromessa la capacità di parlare, ed
altre in cui è danneggiata la capacità di scrivere; analogamente, in alcuni casi è danneggiata la
comprensione delle parole udite, in altri la comprensione delle parole lette. Una persona gravemente
afasica è, ad esempio, in grado di capire solo alcune "parole chiave", ma questo ovviamente non
basta a comprendere il significato completo di ciò che gli è detto. Può pertanto succedere che, a
causa di tale comprensione parziale, sia la persona afasica che chi gli sta accanto abbiano
l'impressione di aver comunicato bene e solo successivamente ci si accorge degli errori.E allora
come comunicare? Come scambiare informazioni? Secondo gli esperti bisogna essere pazienti, non
aver fretta e porsi di fronte alla persona afasica. Non bisogna sentirsi imbarazzati nell'affrontare una
conversazione con parole semplici e di cose di cui già si conosce la risposta. Bisogna aiutarsi con la
scrittura, mettendo per scritto le parole più importanti. Usate gesti, disegni e altri mezzi non verbali
(per esempio indicazione di oggetti o persone), incoraggiando la persona afasica a fare altrettanto.
Insegnare imparando, è questa la strategia vincente da mettere in campo con le persone afasiche
che, passata la fase acuta caratterizzata da ricovero ospedaliero, hanno bisogno di cure ulteriori e di
cicli di logoterapia che migliorano il quadro clinico. L'afasia è causata da lesioni cerebrali
(trombosi, emorragie, traumi cranici, tumori o encefaliti) e, spesso, la lesione delle aree del
linguaggio si estende a zone cerebrali vicine che controllano altre funzioni, per cui insorgono altri
deficit che accompagnano l'afasia: emiparesi (paralisi di metà del corpo), aprassia (incapacità di
programmare volontariamente il movimento necessario per una azione), alterazione del
comportamento, epilessia. Le associazioni regionali dell'A.IT.A. Federazione (Associazione Italiana
Afasici) presenti sul territorio in 11 regioni italiane (Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Veneto,
Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Campania) daranno vita, il prossimo 16
ottobre, ad iniziative per promuovere la conoscenza di questo disturbo, diffuso ma spesso non
conosciuto, perché spesso le persone affette da Afasia, che non possono più interagire con i propri
cari o con l'ambiente sociale e lavorativo, 'scompaiono'. . Per maggiori informazioni sulla terza
giornata nazionale chiamare il numero verde 800-912326 e visitare il sito www.aitafederazione.it.
Grasso è bello?
E’ allarme obesità per l’Italia ma a star peggio sono le regioni meridionali – l’indagine della
Coldiretti
Milano, (12 ottobre 2010).- Una nazione di obesi? Forse, di sicuro gli italiani non riescono a dire no
di fronte ad un piatto. Se a questo si aggiunge la scarsa propensione alla attività fisica, il gioco è
fatto. Ma c'è poco da essere contenti perché, come spiega l'OMS, i più importanti fattori di rischio
di morte prematura sono associati con lo stile alimentare e di vita. In Italia nessuna regione può dirsi
esente dal problema, le differenze sul territorio sono notevoli, con situazioni più gravi al Centro e
soprattutto al Sud. Campania, Sicilia, Basilicata, Abruzzo e Molise sono le Regioni con la maggior
diffusione di sovrappeso e obesità tra gli adulti. E i bambini? È sempre più preoccupante la
situazione dell'obesità in Italia: il 12,3% dei bambini è obeso, mentre il 23,6% è in sovrappeso: più
di 1 bambino su 3, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età. Questo
significa che 1 milione e centomila bambini tra i 6 e gli 11 anni sono sovrappeso o obesi in tutta
Italia. La causa è da ricercare in una alimentazione eccessiva e non corretta. E un bambino obeso
spesso si trasforma in un adulto obeso. E' lo stesso Ministero della Salute a lanciare l'allarme: "fra i
bambini obesi in età prescolare, dal 26 al 41% è obeso da adulto, e fra i bambini in età scolare tale
percentuale sale al 69%. Nell'insieme, il rischio per i bambini obesi di divenirlo da adulti varia tra 2
e 6,5 volte rispetto ai bambini non obesi. La percentuale di rischio sale al 83% per gli adolescenti
obesi". Troppi snack e troppe merendine Ci sono le cattive abitudini alimentari che pesano non poco
sul futuro dei nostri figli. "Vorrei mangiare più sano ma non ci riesco", è questa l'affermazione che
più e meglio descrive il proprio rapporto con il cibo di quasi il 37% degli italiani (quasi 4 italiani su
10), quota che sale al 40,5% tra i 30-44enni, ad oltre il 40% tra le donne e sopra il 43% tra le
casalinghe. E' quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli
italiani. "Gli italiani 'frustrati' sono - sottolinea la Coldiretti - in numero superiore a quelli (33%)
che dichiarano di seguire una dieta sana perché l'alimentazione è tra i fattori importanti per la salute,
e sono soprattutto gli anziani (40,3%) e i laureati (37,6%) a praticare questa tendenza salutista.
Emerge - precisa la Coldiretti - una importante segmentazione dei comportamenti con oltre 1/3
degli italiani che riconosce il valore dell'alimentazione e si comporta di conseguenza, 1/3 che per
stile di vita, tentazioni e stress pur consapevole non riesce a comportarsi correttamente e 1/3 che
non è attento alla tavola per mancanza di conoscenza".Mangiar bene e sano per prevenire l'obesità.
La soluzione per invertire questa tendenze all'obesità o, meglio ancora, per evitarla è da ricercare in
una alimentazione sana ed equilibrata. Pane, pasta, frutta, verdura, olio extravergine e il tradizionale
bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare il
record della longevità con una vita media di 78,6 anni per gli uomini e di 84,1 anni per le donne,
nettamente superiore alla media europea. "Ma il futuro- continua la Coldiretti - è preoccupante per
effetto soprattutto del progressivo abbandono dei principi della dieta mediterranea a favore del
consumo di cibi grassi e ricchi di zucchero come le bibite gassate. Occorre invertire la tendenza
promuovendo il consumo di frutta e verdura a casa, nelle scuole e nelle mense anche con l'aiuto dei
nuovi distributori automatici snack che si stanno diffondendo e dove è possibile acquistare frutta
fresca, disidratata o spremute senza aggiunte di zuccheri o grassi come alimento rompi-digiuno per
una merenda sana alternativa al cibo spazzatura". Cosa rischiamo E che l'obesità non sia una
semplice questione estetica lo evidenziano i numerosi allarmi lanciati dalle istituzioni e dalle
associazioni di medici. Malattie cardiovascolari, ictus, diabete, alcuni tumori (endometriale,
colorettale, renale, della colecisti e della mammella in post-menopausa), malattie della colecisti,
osteoartriti: sono tutte correlate alla obesità che rappresenta uno dei principali problemi di salute
pubblica nel mondo. E allora, meglio prevenire prima che sia troppo tardi; meglio intervenire
quando si è ancora bambini per dare ai nostri figli un futuro più roseo.
Paolo Rocca
Del Gais aderisce al Pdl
Acque agitate nel Pd salernitano - il Pdl apre le porte a molti ex componenti del centro
sinistra
Pontecagnano, ( 11 ottobre 2010).- Era già tutto previsto. Persino che l'ex sindaco di Pontecagnano
e candidato sindaco del Centro-sinistra, in contrapposizione ad Ernesto Sica, facesse il cambio di
casacca. Insieme a Dario Del Gais passa al Pdl Marcello Ferro, eletto nella lista dei Riformisti
Uniti. E la schiera di chi abbandona il centro sinistra, fulminato sulla strada di Damasco, si ingrossa
inesorabilmente.
Le motivazioni sono affidate ad un comunicato nel quale si parla di "crisi economica che ha colpito
l'Italia ed in particolar modo il Mezzogiorno" e di una analisi della stessa "non più procrastinabile".
Cosa c'entra chi è all'opposizione con la crisi del Paese? Probabilmente nulla. Ma a Del Gais fa
gioco per parlare della Provincia di Salerno e di come il Pdl locale e il presidente Cirielli abbiano
"impresso una svolta radicale ai vecchi equilibri riscattandone orgoglio e senso di appartenenza
delle comunità". Per Del Gais "la proposta del presidente della Provincia di Salerno, a livello locale
interpretata dal Sindaco Sica e dalla sua maggioranza di centro destra, potrà sviluppare in maniera
organica l'attuazione più completa delle problematiche non solo territoriali". Immediata la replica
del consigliere Enrico Vergato (Pd). "Non è passato un mese da quando Del Gais si dichiarò
indipendente precisando che avrebbe portato a termine la consiliatura e che non aveva intenzione di
fare politica per il futuro", scrive il consigliere comunale Vergato per il quale la scelta di del Gais
ha, comunque, una nota positiva. "Del Gais - scrive Vergato -finisce di fare la 'stampella occulta' (e
neanche tanto) di Sica e ritorna ad essere il suo fedele consigliere. Ritorna ad essere il fedele
consigliere che tanto 'Lavorò' nell'ombra per preparare la candidatura di Sica a sindaco, tramando e
brigando per sfiduciare dapprima il Sindaco Pappalardo e , poi, il sindaco Spera di cui era alleato".
Insomma quella di Del Gais è un "atto di 'trasformismo' che non ha niente di politico ma è tutto
basato su interessi, al momento, ancora poco chiari. Cambiare casacca per convenienza è fuori da
ogni etica soprattutto se a farlo è un candidato a sindaco ancorché perdente". Del Gais, continua
Vergato, ha provato a mettere il vestito più bello al suo "passaggio nel Pdl con un comunicato
altisonante parlando di 'crisi mondiale' di 'Mezzogiorno d'Italia' di 'riforma costituzionale'. Ma si
tratta solo di un 'salto della quaglia' verso chi detiene il potere di gestione e con il quale si può
ottenere e scambiare qualcosa".
Parole durissime come quando dichiara: Del Gais "ritorna a fare il gregario in attesa di un nuovo..
premio che Sica gli vorrà riconoscere". Quella dell'ex primo cittadino, conclude Vergato, "è solo
l'ennesimo esempio del degrado politico a cui questa città (Pontecagnano, N.d.R.) è stata portata da
una amministrazione incapace, inattiva che ha soffocato ogni forma di dibattito serio per dedicarsi
ad attività del tutto diverse che hanno danneggiato la nostra comunità. L'attenzione è solo per il
clientelismo". Vere stilettate quelle inferte da Vergato. Ma siamo sicuri che Del Gais sia il solo
esempio di questo modo di fare politica? Siamo sicuri che questi 'passaggi', conditi da motivazioni
di alta politica, non riguardino tutti i partiti politici?
Guido Perinetti
Stop alla 'ndrangheta
Adriana Musella (Riferimenti): “c’è bisogno di un impegno concreto, servono i fatti. Questo
chiediamo come cittadini,questo chiediamo come Coordinamento antimafia”
Cosenza, (15 settembre 2010 ).- Non solo comportamenti violenti ma, anche, abilità di
intraprendere progetti a livelli più elevati soprattutto per quanto riguarda l'infiltrazione nel comparto
imprenditoriale ed economico. E' la 'ndrangheta che esce dal Rapporto di 'SoS Impresa'. I tentativi
di penetrazione negli appalti pubblici, negli investimenti dell'edilizia e nell'amministrazione
pubblica locale testimoniano il rilievo dell'operatività mafiosa. Inoltre, non può essere dimenticato
il provvedimento (30 maggio 2008) con il quale il Governo degli Stati Uniti ha incluso la
'ndrangheta nella lista delle Narcotics kingpin organizations, le più pericolose organizzazioni dedite
al narcotraffico. La lotta è però durissima c'è l'annosa carenza di mezzi e di uomini di cui soffrono
gli uffici giudiziari di Reggio e di tutta la Calabria. Sul territorio di origine, la 'ndrangheta è assoluta
signora della scena criminale. "La presenza - si legge nel Rapporto di SoS Impresa -si rivela
nell'infinita serie di reati estorsione, di usura, in pericolosa crescita con la creazione di un mercato
del credito parallelo a quello legale nel quale le varie 'ndrine operano con grande capacità,di
riciclaggio di denaro sporco attraverso l'apertura di esercizi commerciali, d'inserimento negli appalti
e attraverso affidamenti e forniture di beni e servizi". La forza di condizionamento della consorteria
mafiosa ha portato, ormai, all'impietosa distruzione del tessuto imprenditoriale sano locale. Tutto
questo, in una regione con 200mila disoccupati, con il Pil più basso d'Italia, con una ventina di
comuni sciolti per mafia dal 1991 a oggi, più quasi 300 atti intimidatori contro amministratori e
imprenditori dal 2001 al 2008. "Non possiamo pensare che con 45.000,00 proposti dal Ministero
della Giustizia, si possa risolvere il problema che per quel che ci riguarda solleviamo e segnaliamo
da circa 15 anni", afferma Adriana Musella, presidente di Riferimenti, che aggiunge: "vogliamo per
la Calabria quello che è stato fatto per Palermo e vogliamo soprattutto che i nostri politici si siedano
tutti intorno ad un tavolo indipendentemente dalle proprie appartenenze per risolvere la questione".
Per il presidente dell'associazione, fondata nel 1995 dal giudice Antonino Caponnetto, padre del
primo pool antimafia, "i politici devono tutelare gli interessi del territorio che rappresentano".
La sensazione è che i calabresi, quello che viene definito il 'tessuto sano' della società calabra, sono
stanchi di udire ogni volta 'c'è bisogno di questo o di quello' . "Non devono dirlo - continua Musella
- né alla società civile né tanto meno agli interessati quali magistrati o forze dell'Ordine in questo
caso; c'è bisogno che agiscano assolvendo al compito per il quale sono stati eletti". Il problema
criminalità organizzata è prioritario in Calabria; lo testimoniano i tanti innocenti uccisi dalla
'ndrangheta. Tra questi Gennaro Musella, ingegnere salernitano, dilaniato da una esplosione il 3
maggio del 1982. A firmare l'omicidio Nitto Santapaola e Paolo Destafano rispettivamente boss di
cosa nostra catanese e della ndrangheta di Reggio Calabria. Musella fu assassinato per aver
denunciato gli illeciti nell'appalto del costruendo porto di Bagnara Calabra. Oggi gli omicidi
proseguono e varcano i confini nazionali. E la 'ndrangheta ha, da tempo, varcato i confini regionali.
Bisognerebbe fermare questo mostro tentacolare; con ogni mezzo: politico e militare. Invece,
prosegue Adriana Musella, "abbiamo appreso dalla voce dell'onorevole Napoli che ben 7 deputati
calabresi non hanno votato il disegno di legge Lazzati che impedisce ai mafiosi di fare campagne
elettorali e di votare". Proposta che vede relatrice la stessa Napoli. E allora, ci chiediamo, a cosa
serve la solidarietà formale? A cosa servono le passerelle? C'è bisogno di un "impegno concreto prosegue Musella - servono i fatti. Questo chiediamo come cittadini,questo chiediamo come
Coordinamento antimafia . La questione criminalità è stata sempre trattata come questione
emergenziale:si ci accorge che esiste solo quando si spara o scoppia la bomba..Chiediamo che
diventi un impegno straordinario nella normalità". Posizione che, pare di capire, Angela Napoli
sposa incondizionatamente. E' "giunto il momento - scrive sulle pagine del suo blog
www.angelanapoli.blogspot.com - di smetterla con i soli proclami di solidarietà ed intervenire con
uomini, mezzi e norme speciali, in modo da poter individuare e colpire tutti coloro che da mesi sono
riusciti a creare questo clima certamente torbido e preoccupante". Occorre, anche, punire coloro che
concretamente si avvalgono del consenso elettorale mafioso. "D'altra parte più volte la magistratura
calabrese ha evidenziato l'esistenza di filoni d'indagine in atto che investono l'area mafia - politica",
conclude il parlamentare che ci lascia con un interrogativo: "a quando l'abbattimento di questa
cappa sotto la quale tutto è consentito?".
Mishima
Camerino, workshop 'Science centre e territorio'
Camerino, (13 ottobre 2010).- Il Polo Museale dell'Università di Camerino organizza per
venerdì 22 ottobre il workshop "Science Centre e Territorio: Sapere, Sperimentare,
Valorizzare".
Tema principale di discussione sarà il ruolo del Science Centre come strumento principe
dell'informal education, adatto ad affrontare i principali temi di attualità scientifica e tecnologica, a
parlare delle emergenze del Pianeta, veicolo di incontro tra ricerca e innovazione, tra scienza e
cittadinanza per lo sviluppo della coscienza critica e della consapevolezza civile indispensabili alle
scelte democratiche del Paese. "Il workshop - sottolinea Chiara Invernizzi, direttore del Polo
Museale di Unicam- sarà proprio l'occasione per presentare una idea, quella di creare un Science
Centre legato all'Università di Camerino. Stiamo cercando di far innamorare dell'idea chi ci può
aiutare a realizzarla, perché è un'idea che deve essere implementata ed ha bisogno di risorse per
crescere. L'invito a partecipare è rivolto dunque a politici, enti, istituzioni, aziende e cittadini". Il
workshop si aprirà alle ore 9.30 presso l'Aula San Sebastiano del Polo Museale e, dopo il saluto
delle autorità, sarà introdotto e moderato dal prof. Fulvio Esposito, Rettore dell'Università di
Camerino. "La Strategia di Lisbona, nel marzo 2000, - afferma il rettore di Unicam, Fulvio Esposito
- ha indicato come obiettivo principale quello di far sì che l'Europa, nell'arco di una decade, diventi
l'economia basata sulla conoscenza più competitiva del mondo. Oggi, 2010, siamo arrivati alla
scadenza e né l'Europa, né tanto meno l'Italia, hanno conseguito l'obiettivo. In queste settimane, la
Commissione Europea sta lanciando la Strategia 2020, che ha come obiettivi una crescita
intelligente, sostenibile, inclusiva. Se non si vuole perdere definitivamente il treno e rassegnarsi ad
un declino forse lento, ma certamente inarrestabile, stavolta non possiamo mancare l'obiettivo.
L'università e la ricerca hanno un ruolo decisivo in questo processo, al quale il nostro Ateneo vuole
dare il suo contributo".
Nel corso della prima sessione, che avrà come tema "La comunicazione scientifica nel Musei e nei
Science Centre in Italia e in Europa, interverranno Mikko Myllykoski, Experience Director di
Heureka (Vantaa, Finlandia), Michele Lanzinger, Direttore del Museo Tridentino di Scienze
Naturali (Trento), Luigi Amodio, Direttore di Città della Scienza (Napoli), Chiara Invernizzi,
Direttore del Polo Museale Unicam. La seconda sessione, invece sarà incentrata su "Un Science
Centre a Camerino: obiettivi, programmi, risorse" con una tavola rotonda, alla quale sono stati
invitati a partecipare l'Assessore della Regione Marche Sara Giannini, Simona Monesi Presidente
dell'Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali delle Marche, Carmine Marinucci del
Ministero Università e Ricerca, Carlo Toffalori dell'Università di Camerino. Seguirà il dibattito, che
farà da preludio alla Inaugurazione della Science Room presso il Polo Museale Unicam.
La marea rossa assassina
La associazione ambientaliste parlano di disastro ambientale – nel 2000 un incidente simile in
Romania
Roma (6 ottobre 2010) - Un disastro ambientale senza precedenti per il vecchio continente.
Cinquanta tonnellate di arsenico liberate nell'ambiente, mercurio e cromo a livelli altissimi. Questi i
risultati delle analisi dei campioni di fanghi tossici resi noti da Greenpeace . Le analisi, effettuati
all'indomani della rottura del bacino del Aluminia Ajkai, la raffineria a circa 160 chilometri a sud
ovest di Budapest, rilevano valori di metalli pesanti sorprendentemente alti. Oltre a mercurio e
cromo, elevata soprattutto la concentrazione di arsenico. Greenpeace stima che i fanghi tossici
fuoriusciti dall'impianto hanno liberato nell'ambiente circa cinquanta tonnellate di questo metallo
tossico! "Questo è un incidente senza precedenti che avrà effetti profondi sull'ecosistema, le zone
umide e i corpi idrici superficiali della regione e sottolinea la fragilità delle nostre riserve di acqua
potabile", dichiara Gabor Figeczky, vice Direttore del WWF Ungheria. L'arsenico, pericoloso per
piante e animali, può accumularsi in particolare negli invertebrati e danneggiare il sistema nervoso
degli uomini, come pure il mercurio che si accumula in particolare nei pesci. "Questa
contaminazione - spiega Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di
Greenpeace Italia - rappresenta un grave rischio per gli ecosistemi acquatici, le falde di acqua
potabile e la salute pubblica, anche a lungo termine. Denunciamo il tentativo di occultamento del
Governo ungherese, che non ha ancora pubblicato alcun dato sulla contaminazione dei fanghi".
Greenpeace ha prelevato campioni di fango e acque a Kolontar, una delle due cittadine inondate
dalla marea rossa e li ha poi consegnati, rispettivamente, alla Austrian Federal Environment Agency
(AFEA) di Vienna e al laboratorio Balint a Budapest. Le analisi dell'AFEA hanno trovato 110 mg /
kg di arsenico, 1.3 mg / kg di mercurio e 660 mg / kg di cromo nei fanghi campionati.
Nei campioni di acqua contaminata il laboratorio Balint ha riscontrato 0.25 milligrammi per litro di
arsenico: un livello 25 volte più alto del limite consentito nell'acqua potabile. E' stato classificato un
allarme di terzo grado per il fiume Marcal, dove, secondo gli esperti, praticamente la quantità totale
di pesce del fiume è già stato distrutto. Il bilancio già stimato per gli animali domestici fa temere
che anche la fauna selvatica potrebbe subire lo steso destino. Il fango ha un livello altamente basico,
con un pH fino a 13 e degli acidi sono stati versati nel Marcal per neutralizzare il flusso alcalino
prima che raggiunga il Raba e il Danubio.
Per le comunità del Danubio, questo fango rosso ha fatto riemergere l'incubo della fuoriuscita di
cianuro in Romania nel gennaio 2000, quando un muro di contenimento cedette nello stabilimento
di trasformazione dell'oro Aurul, rilasciando un'ondata di cianuro e di metalli pesanti che
attraversarono rapidamente Romania, Ungheria, Serbia e Bulgaria, uccidendo i pesci e altri animali
selvatici e avvelenando l'acqua potabile. "Spero che questo incidente non avrà la stessa drammatica
portata che ha avuto la fuoriuscita in Romania" , dichiara Andreas Beckmann, direttore del
programma Danubio-Carpazi WWF. "Dalle informazioni che ho potuto raccogliere, il fango
fuoriuscito non costituirebbe una minaccia diretta per il fiume Danubio, ma purtroppo siamo nel
pieno della stagione delle piogge e l'acqua è caduta in modo particolarmente forte in Ungheria.
Questo significa - aggiunge Beckmann - che il fango si diffonderà più velocemente e il bel Danubio
blu sarà con molta probabilità raggiunto". Tutta la regione può costituire un rischio potenziale. "E'
una occasione importante - conclude Beckmann - per ricordare a noi stessi che questi depositi (
alcuni ancora in uso, alcuni abbandonati) sono piuttosto comuni nella regione del Danubio Alcuni
contengono metalli pesanti, altri elementi radioattivi. Nessuno di questi è al sicuro e l'incidente in
corso lo ha mostrato molto bene". Il WWF ricorda che in Ungheria si trovano altri due impianti
chimici simili per le quali si stimano 50 milioni di metri cubi di fanghi rossi analogamente tossici,
situate in zone particolarmente sensibili in prossimità dei fiumi (come quella in Almasfuzito sulle
rive del Danubio), e di riserve di acqua di origine carsica, una grave minaccia per la fauna selvatica,
le zone umide e l'acqua potabile.
Paolo Rocca
Il Pdl e Fini: un rapporto difficile
La crisi di governo tarda ad arrivare ma la maggioranza deve fare i conti al proprio interno
Roma (9 settembre 2010).- Il Pdl, dopo il discorso fatto da Fini a Mirabello, torna alla carica per
chiedere le dimissioni di Fini da presidente della Camera. Giancarlo Fini taglia corto e,
intervenendo al Tg de La7, dichiara: "se Berlusconi e Bossi salissero al Colle per chiedere le mie
dimissioni sarebbero analfabeti costituzionali". Dimissioni che non potranno essere richieste "finché
non ci sarà la Costituzione di Arcore", commenta ironicamente Bersani a Skytg24. "Non è nelle
facoltà del presidente del Consiglio chiedere le dimissioni del presidente della Camera, e soprattutto
non è nelle prerogative del capo dello Stato", conferma Anna Finocchiaro (Pd). "E' una questione di
opportunità, di scelta di campo e anche di prassi istituzionale. Gianfranco Fini non può fondare un
partito o un gruppo parlamentare e contemporaneamente essere garante di imparzialità in
Parlamento", precisa Mario Valducci (Pdl). Per Isabella Bertolini sono i temi etici, politici e sociali
di Fini che testimoniano la rottura. "Fini - aggiunge il parlamentare - ha deciso di non fare più parte
del popolo del centro destra. Ieri ha di fatto fondato un nuovo partito. E' lui che deve rendere conto
agli elettori delle posizioni assunte e dell'attuale palese incompatibilità politica con il suo ruolo
istituzionale". Anche per Stefania Prestigiacomo "il discorso di Fini sembrava più il manifesto di un
nuovo partito che l'intervento di un esponente del Pdl". Il ministro dell'Ambiente, in un'intervista al
quotidiano 'Il Mattino', dichiara che avrebbe preferito evitare lacerazioni interne ma, aggiunge, "a
questo punto va fatta chiarezza per rispetto di chi ha votato il Pdl". Un quadro politico preoccupante
al cui interno il governo si muove con grande difficoltà. "La strada imboccata da Fini non porta da
nessuna parte: nei fatti è una rottura del centrodestra e non solo del Pdl", dichiara Roberto
Formigoni che conferma la volontà "di tenere fede al patto assunto con gli elettori e di dare sempre
più forza ad un partito unitario rappresentato da tutti i moderati italiani". Ma sull'acceleratore delle
elezioni spinge la Lega. "Meglio andare a votare ora", ribadisce Umberto Bossi anche perché,
conferma Roberto Cota, "la situazione è molto difficile" e "le parole che ha detto Fini pesano come
macigni". La risposta dei finiani è affidata ad un articolo di Gianmario Mariniello pubblicato per
www.generazioneitalia.it. "I problemi che ha posto Fini sono politici. La maggioranza c'è, non la
metteremo certo in discussione. Almeno non noi. Manca invece la politica. Che non c'è quando si
vanno a fare passeggiate senza senso al Quirinale o quando si invocano elezioni anticipate senza
motivo". La verità è che la difficile situazione in cui versa il centro destra ha un nome e cognome:
Silvio Berlusconi. Ha precipitosamente ascoltato i suoi colonnelli e estromesso Fini ottenendo un
solo risultato: gli equilibri interni sono mutati e rimangono difficilmente componibili. Ma la sinistra
non pare capace di cogliere il momento propizio. Per Felice Belisario "l'unica via percorribile è
quella di tornare alle urne, possibilmente con una legge elettorale diversa da quella attuale, scritta
da chi, evidentemente, non crede nella democrazia". Anche Paolo Ferrero (Prc) invoca le elezioni.
"Si chiedano le elezioni anticipate per porre fine al degrado prodotto dal fallimento delle destre e si
dia vita a uno schieramento democratico con cui presentarsi alle elezioni", scrive su 'Liberazione'.
Per Ferrero "quella odierna è la crisi della seconda repubblica, se ne può uscire con un
ristabilimento della democrazia o con il suo ulteriore restringimento in senso antidemocratico". Per
questo la proposta di un governo di garanzia, voluta da Casini, appare "oramai completamente
inadeguata" . Si torna, quindi, a parlare di elezioni anticipate e qualcuno individua già le date;
restano alla finestra i grandi problemi economici che affliggono il nostro Paese.
Giovanni Greco
Parte il risanamento del Picentino
Salerno, (27 settembre 2010).- Stamane il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ha dato il via ai
lavori di riassetto idraulico ed ambientale del fiume Picentino, la cui foce delimita sia il territorio
del capoluogo, sia quello di Pontecagnano Faiano. Tale intervento, del valore di undici milioni di
euro, consentirà la messa in sicurezza di un tratto di notevole importanza per entrambe le aree
interessate, dal punto di vista del turismo come della mobilità. Sia sul territorio di Salerno che su
quello di Pontecagnano Faiano sarà riqualificata l'area creando due sentieri natura e la fruibilità di
un parco fluviale con piantumazione di specie arboree autoctone fino ai limiti dell'intervento.
Entusiasti dell'iniziativa, ma rammaricati per la totale inattività del governo di Pontecagnano
Faiano, i componenti del direttivo del Partito Democratico della città dei picentini che in un
comunicato stampa si dichiarano compiaciuti per "l'attuazione del progetto, da cui trae vantaggio
anche la comunità picentina" pur stigmatizzando "l'operato, se tale può essere definito, del primo
cittadino Ernesto Sica e della sua giunta, che perseverano in un atteggiamento di assoluta
noncuranza rispetto a problematiche serie ed avvertite. Non ultima la trascuratezza del fiume
Picentino, lato Pontecagnano, che è da anni ricettacolo di rifiuti, topi e materiali di varia natura e
pericolosità". Un vero peccato, un oltraggio a questo piccolo corso d'acqua che nasce alle falde del
monte Accellica e, con i suoi 25 chilometri, tocca i comuni di S. Mango Piemonte, S. Cipriano
Picentino, Castiglione del Genovesi, Giffoni Sei Casali, Giffoni Valle Piana, Acerno, Montecorvino
Rovella, Montecorvino Pugliano ed Olevano sul Tusciano. Nella sua area si estende il Parco
Regionale dei Monti Picentini, che comprende la catena montuosa omonima e la più vasta distesa
forestale dell'Italia meridionale, oltre al più ricco serbatoio di acqua potabile del Sud. Nel corso
degli anni il Picentino è stato violentato sia da chi lo ha trasformato in una fogna a cielo aperto, ma
anche dalle amministrazioni che lo hanno abbandonato all'incuria totale. Il tratto prossimo alla foce,
per esempio, "è delimitato, da tempo ormai immemore, da transenne poste 'provvisoriamente' in
sostituzione della precedente ringhiera danneggiata a seguito di un incidente automobilistico.
Nessuna operazione- i dirigenti locali del Pd - è stata mai attuata per il ripristino del precedente
parapetto, nè altri tipi di intervento sono stati effettuati per tutelare l'incolumità dei cittadini.
Invitiamo, dunque, il governo di centro destra a rispondere al nostro sollecito, dimostrando di essere
in grado di svegliarsi dal letargo in cui si è lungamente ed ingiustamente rifugiato fino ad oggi".
Territorio e biodiversità
Firenze, (30 settembre 2010).- Si terrà a Firenze venerdi 8 ottobre il convegno nazionale dal titolo
"Il contributo della Conservazione Ecoregionale alla Strategia Nazionale per la Biodiversità"
organizzato dal Ministero dell'Ambiente, Regione Toscana e WWF Italia, con il patrocinio della
Conferenza delle Regioni e Province Autonome. Sarà l'occasione per presentare e mettere a
confronto le diverse esperienze di Regioni, Università e Parchi nell'applicazione della
Conservazione Ecoregionale importata in Italia dal WWF. I metodi e gli strumenti già applicati sul
campo potranno essere utili nell'immediato futuro per l'attuazione della Strategia Nazionale per la
Biodiversità che la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe formalmente adottare entro il 2010, anno
Internazionale della Biodiversità. L'innovativa metodologia per la conservazione della biodiversità
la "Conservazione Ecoregionale" introdotta dal WWF Internazionale, tenta di dare risposte concrete
alle esigenze di conservazione della biodiversità su un territorio di area vasta, contemplando anche
la soddisfazione delle esigenze delle popolazioni locali interessate. In Italia il WWF ha avviato dal
2004 un significativo numero di progetti ed azioni per la promozione della Conservazione
Ecoregionale nelle due Ecoregioni che interessano il territorio del nostro Paese, l'Ecoregione Alpi e
l'Ecoregione Mediterraneo centrale. In poco meno di sei anni oltre 50 soggetti, tra Università,
Regioni, Enti gestori di aree naturali protette, Associazioni di categoria ed altre Associazioni
ambientaliste, sono stati coinvolti dal WWF in progetti ed azioni nell'ambito della Conservazione
Ecoregionale. Con uno specifico protocollo d'intesa il Ministero dell'Ambiente, della Tutela del
Territorio e del Mare ed il WWF Italia hanno definito una collaborazione per produrre documenti
tecnici ed analisi propedeutiche alla definizione della Strategia Nazionale per la Biodiversità. Allo
stesso tempo con la Regione Toscana e la Direzione Protezione della Natura del Ministero
dell'Ambiente si sono stipulati accordi per la redazione del primo Piano di Azione regionale per la
conservazione della biodiversità attraverso la metodologia della Conservazione Ecoregionale. Con
le Regioni Lombardia e Veneto la collaborazione è stata finalizzata all'individuazione e
monitoraggio delle aree prioritarie per la conservazione della biodiversità a scala regionale. Alcuni
Parchi Nazionali e Regioni hanno inoltre condiviso con il WWF l'idea di promuovere e sviluppare
dei "biocorridoi" per reti ecologiche di area vasta in alcune aree prioritarie come il "biocorridoio
Alpi - Appennino" tra Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte ed il "biocorridoio tra le Aree
Naturali Protette del Sud Italia" che interessa i territori dei Parchi Nazionali del Pollino, dell'
Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese e del Cilento Vallo di Diano. Con il Coordinamento
Agende 21 Locali e l'ISPRA (ex - APAT) si sono infine avviate collaborazioni nell'ambito della
Conservazione Ecoregionale sul tema della partecipazione degli attori sociali ed economici nella
gestione del paesaggio e per un'agricoltura multifunzionale amica della biodiversità.
Edifici scolastici a rischio
Quadro allarmante per gli edifici scolastici – La protesta del consigliere comunale di Eboli e la
posizione del presidente dell'ANCE Salerno, Antonio Lombardi
Salerno, (30 settembre 2010).- Crepe, crolli di intonaco in aula e nei corridoi, finestre rotte, palestre
malandate: il 16% delle scuole non è sicuro e un altro 20% riesce a 'strappare a fatica' la sufficienza.
Il quadro 'allarmante' della sicurezza a scuola emerge dall`VIII rapporto 'Sicurezza, qualità e
comfort a scuola', presentato Roma da Cittadinanzattiva, che, tra aprile e maggio, ha svolto dei
sopralluoghi in 82 edifici scolastici di 8 Regioni. Stando ai rilievi di Cittadinanzattiva il 93% delle
aule non ha porte antipanico e le scale di sicurezza risultano assenti nel 29% delle scuole a più
piani: con l`innalzamento del numero di alunni per classe previsto dal ministero dell`Istruzione,
osserva Cittadinanzattiva, preoccupa quello che potrebbe accadere nel caso in cui si dovesse
evacuare in fretta. Il 38% delle aule ha finestre non integre, il 20% pavimenti difformi, il 27% prese
e interruttori rotti o divelti e un altro 27% cavi volanti. Qualcosa di simile è stato riscontrato, per
esempio, nel plesso scolastico Salita Ripa di Eboli. "Le anomalie riscontrate - dichiara Santo
Venerando Fido consigliere comunale di Eboli - sono svariate e costringono gli alunni delle scuole
primarie e dell'asilo a lavorare in ambienti inospitali e poco sicuri". Infiltrazioni d'acqua all'interno
delle aule e dei bagni, presenza di muffa e, aggiunge Santo Venerando Fido, "completamente fuori
norma sono i vetri delle finestre che, sbattendo per una semplice folata di vento, rischiano di
rompersi e rovinare addosso ai ragazzi. Anche ben chiusi, però, gli infissi non fanno il loro dovere.
Aria fredda e pioggia entrano senza alcuna difficoltà all'interno delle aule; e con l'autunno e
l'inverno alle porte non è una situazione rassicurante". Nel suo sopralluogo, il consigliere comunale
ebolitano, ha riscontrato, come testimoniano le foto, " la rottura di due bagni di servizio all'asilo
posto al piano seminterrato. Condizioni di inospitalità diffusa, insomma, che continuano a
persistere". Ma il caso di Eboli è simile a molti altri edifici scolastici della provincia salernitana
dove non è assicurata agli studenti la vivibilità e la sicurezza dei posti di lavoro. Norme basilari che
incidono anche sulla salute fisica dei giovani studenti. Sono ancora i numeri di Cittadinanzattiva
che dovrebbero far riflettere gli amministratori, locali e nazionali. L`intonaco si stacca dalle pareti
dei corridoi, dei bagni e delle aule rispettivamente nel 29, 21 e 20% dei casi. Nel 15% delle scuole
ci sono crepe, nel 28% un deficit di interventi di manutenzione. L`88% avrebbe bisogno di
interventi di manutenzione ordinaria, il 46% di interventi straordinari. E in caso di urgenza,
segnalano i responsabili del servizio di prevenzione e protezione, due volte su tre l`ente proprietario
non interviene. "Si tratta di un quadro assolutamente allarmante - è il commento del presidente
dell'ANCE Salerno, Antonio Lombardi - che conferma sostanzialmente uno studio effettuato
dall'Associazione dei Costruttori Salernitani appena un anno fa: un ulteriore dato tangibile di come
per decenni la sicurezza nelle scuole sia stato ritenuto un problema assolutamente secondario e
irrilevante, pur essendo il nostro territorio un'area ad elevato rischio sismico ed idrogeologico. È
necessario ora attuare strategie concertate ed incisive per l'adeguamento strutturale degli edifici
scolastici al fine di garantire condizioni di sicurezza ai ragazzi ed ai lavoratori che li frequentano
quotidianamente". Lo studio dell'ANCE Salerno (elaborato dal CRESME su dati Istat, del Ministero
dell'Ambiente e del Dipartimento di Protezione Civile) è stato già sottoposto all'attenzione
dell'Amministrazione provinciale di Salerno, cui è stato anche offerto il massimo supporto tecnico,
amministrativo ed operativo perché gli interventi vengano pianificati e realizzati nel minor tempo
possibile. Il presidente Cirielli ha dimostrato grande sensibilità per questa problematica e sono allo
studio interventi atti a coinvolgere anche capitali privati. In base allo studio ANCE - esteso anche ai
plessi sanitari e ospedalieri - Salerno è in vetta alla classifica nazionale delle "strutture rischio"
(preceduta soltanto da Napoli e Cosenza) con ben 1.029 edifici a rischio per 1,5 milioni di metri
quadrati di superficie lorda che andrebbe riattata ed adeguata alle normative vigenti. In particolare
sono a "rischio terremoto", in provincia di Salerno, 889 plessi (il 76% del totale) tra scuole ed
ospedali, mentre il pericolo idrogeologico investe 162 edifici (14%). Lo scorso anno il Cipe ha
approvato un programma specifico da 200 milioni di euro per la manutenzione degli edifici
scolastici, ed è ancora allo studio un vero e proprio "piano nazionale antidissesto" con risorse per
circa 3 miliardi di euro.
Giovanni Greco
La protesta dei pastori
Tra gli allevatori ovicaprini c’è esasperazione e malessere – Pochi i ritorni economici dalla
mungitura e il mercato del ‘falso’ dilaga
Roma (29 settembre 2010).- E' scomparso quasi un allevamento di pecore su tre negli ultimi dieci
anni in Italia, dove la crisi in atto rischia di decimare irrimediabilmente i circa 70mila allevamenti
sopravvissuti che svolgono un ruolo insostituibile per l'ambiente, l'economia, il turismo e la stabilità
sociale del territorio. E' questo l'allarme lanciato dai pastori italiani e dal presidente nazionale della
Coldiretti, Sergio Marini. Secondo la Coldiretti è a rischio la rustica pecora sarda, la pecora
sopravissana dall'ottima lana, la pecora comisana con la caratteristica testa rossa o quella massese
dall'insolito manto nero che rappresentano un patrimonio di biodiversità il cui futuro è minacciato
da un concreto rischio di estinzione. La rustica sarda, che si narra discenda dal muflone del
Gennargentu, rappresenta oggi il 40 per cento dell'intera popolazione ovina nazionale, mentre le
origini della Comisana, nota per la testa di colore rosso, sono legate alla Sicilia e al Mediterraneo.
"E se - continua la Coldiretti - la sopravissana, diffusa nel Centro Italia. e' nota soprattutto per la
lana di ottima qualità, oltre che per la sua versatilità, la massese, tipica della Versilia, si riconosce
soprattutto per il manto nero, che ne fa l'unico esempio del genere tra tutte le razze ovine".
Per la Coldiretti, l'allevamento ovicaprino è un'attività che, concentrata nelle zone svantaggiate, è ad
alta intensità di manodopera. "Il settore ha registrato un incremento dei costi, in particolare per il
combustibile, l'elettricità e i mangimi, determinando una ulteriore pressione su una pastorizia che
già versa in una situazione critica sul piano della competitività".
Anche la Cia- Confederazione italiana agricoltori rimarca la crisi del settore ovicaprino e le risposte
totalmente insufficienti per gli allevatori che giungono dal governo. "Gli allevatori ovicaprini -ha
rimarcato il presidente, Giuseppe Politi- sono ormai sull'orlo del baratro, assillati da costi sempre
più onerosi e da prezzi del latte in vertiginosa caduta libera. La nostra Confederazione è mobilitata
affinché si risolvano i gravissimi problemi che condizionano pesantemente il settore e si diano reali
certezze future. Nei giorni scorsi abbiamo predisposto un articolato documento presentato al tavolo
del confronto. Tra gli interventi indispensabili abbiamo proposto proprio la dichiarazione dello stato
di crisi, che diventa un passaggio obbligato per venire incontro alle esigenze di tantissimi produttori
che non possono più andare avanti". Non si può aspettare oltre. Tra i pastori c'è esasperazione e
malessere profondo. Solo qualche esempio. "Dalla mungitura quotidiana di una pecora si ottiene in
media un litro di latte che viene pagato fino a 60 centesimi al litro con un calo del 25 per cento
rispetto a due anni fa e ben al di sotto dei costi di allevamento si avvicinano all'euro. E non va
meglio per la lana con i costi di tosatura e di smaltimento che superano notevolmente i ricavi o per
la carne quando solo a Pasqua - riferisce la Coldiretti - quella venduta dall'allevatore a circa 4 euro
al chilo viene rivenduta dal negoziante a 10-12 euro al chilo". Sulla difficile condizione del settore
incide, anche, il falso che spopola sulle tavole estere. Per Coldiretti, "sono 'false' due fette di
pecorino su tre vendute negli Stati Uniti dove le imitazioni prevalgono a scapito del prodotto
originale proveniente dall'Italia, come purtroppo avviene anche in altri paesi europei ed
extracomunitari". La presenza di prodotti pecorini "taroccati" sui mercati internazionali è una causa
importante della crisi del settore poiché è destinato all'esportazione circa un quarto dell'intera
produzione nazionale, per un volume che nel 2009 è stato di ben 16 milioni di chili. Negli Stati
Uniti i prodotti di imitazione stanno prendendo progressivamente il posto di quelli originali in
arrivo dall'Italia, con un crollo del 32 per cento delle esportazioni di pecorino e fiore sardo in valore
nel primo semestre del 2010, secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. Ad avvantaggiarsene
sono i 'falsi' realizzati negli Stati del Wisconsin, California e New York, venduti ad esempio con il
nome di 'romano' cheese, ma anche quelli importati dall'estero, soprattutto dall'Europa, che
utilizzano nomi di fantasia. E' il caso della società Lactitalia che esporta in Usa e in Europa e
produce in Romania formaggi di pecora venduti con marchi che richiamano al Made in Italy come
Toscanella, Dolce Vita e Pecorino. Una società di proprietà della Simest, controllata dal Ministero
dello Sviluppo Economico, e dei Fratelli Pinna attraverso la Roinvest con sede a Sassari, con
amministratori, tra gli altri, Andrea Pinna, che è vicepresidente del Consorzio di Tutela del Pecorino
Romano, e Pierluigi Pinna, consigliere dell'organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma,
Sardo e Fiore Sardo Dop, che dovrebbero promuovere il vero pecorino e combattere la concorrenza
sleale e le contraffazioni.
Guido Perinetti
La fuga obbligata dei Rom
Amnesty stima che il 50 per cento delle persone rimpatriate a forza lascerà nuovamente il
Kosovo
Roma (29 settembre 2010) - "I paesi dell'Ue rischiano di violare il diritto internazionale rinviando
persone verso paesi dove potrebbero subire persecuzione" ha dichiarato Sian Jones, esperto di
Amnesty International sul Kosovo, in occasione del lancio di un nuovo rapporto intitolato '
Benvenuti da nessuna parte: stop ai rimpatri forzati dei rom in Kosovo'. "L'Ue, invece, dovrebbe
continuare a dare protezione internazionale ai rom e alle altre minoranze kosovare, fino a quando
non potranno tornare in condizioni di sicurezza". A loro volta "le autorità del Kosovo devono
garantire che i rom e le altre minoranze possano rientrare in modo volontario e reintegrarsi a pieno
nella società". Il rapporto descrive come rom e appartenenti ad altre minoranze, anche coi loro
bambini, siano costretti con la forza a rientrare in Kosovo, spesso coi soli vestiti che indossano,
verso un possibile futuro di discriminazione e violenza. Amnesty International descrive come molte
persone rimpatriate in Kosovo siano state fermate dalla polizia alle prime luci del giorno e trasferite
spesso coi soli vestiti che indossavano. Una volta rientrate in Kosovo, poche ricevono assistenza e
molte incontrano problemi nell'accesso all'istruzione, alle cure mediche, agli alloggi e ai servizi
sociali. Sono pochissimi i rom in grado di trovare un lavoro e il livello di disoccupazione in questa
comunità raggiunge il 97 per cento. All'interno del 15 per cento della popolazione kosovara che
vive in condizioni di povertà estrema, i rom costituiscono il doppio degli altri gruppi etnici. La
violenza interetnica in Kosovo continua e la discriminazione contro i rom rimane massiccia e
sistematica, anche a causa della percepita associazione di questi con i kosovari di etnia serba.
Poiché la maggior parte di loro parla il serbo e spesso vive nelle aree serbe, i rom sono visti come
alleati della comunità serba. "Nonostante il governo del Kosovo abbia recentemente introdotto
alcune misure destinate a migliorare le condizioni in cui i rom vengono rimpatriati e reintegrati, le
autorità - ha precisato Jones - non hanno fondi, capacità, risorse e volontà politica per assicurare
loro un ritorno sostenibile". Si stima che il 50 per cento delle persone rimpatriate a forza lascerà
nuovamente il Kosovo. Questi rimpatri forzati avvengono sulla base di accordi bilaterali negoziati,
o in corso di negoziazione, tra le autorità del Kosovo e gli stati dell'Ue più la Svizzera. Le autorità
della Germania hanno intimato di lasciare il paese a quasi 10.000 rom, che sono dunque a rischio di
rimpatrio forzato. Anche se non si può escludere che vi siano stati casi di rimpatrio volontario,
Amnesty International si è detta preoccupata per le notizie secondo cui l'assenso sia stato ottenuto
solo con la minaccia del rimpatrio forzato. "Fino a quando le autorità del Kosovo non saranno in
grado di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali dei rom e delle altre minoranze, queste
persone - ha concluso Jones- andranno incontro a un clima di violenza e di discriminazione". Dopo
la guerra del 1999, molti serbi e rom hanno lasciato il Kosovo diretti in Serbia, in paesi dell'Ue e in
Svizzera. Nel marzo 2004, i serbi e i rom sono stati di nuovo costretti alla fuga, a seguito delle
violenze interetniche tra albanesi e serbi, che hanno interessato anche le comunità rom. Molti di
coloro che ora subiscono rimpatri forzati hanno lasciato il Kosovo persino all'inizio degli anni '90,
quando scoppiò la guerra nell'allora Repubblica federale socialista di Jugoslavia. Dopo la
dichiarazione unilaterale d'indipendenza del febbraio 2008, le autorità del Kosovo hanno subito
pressioni sempre più insistenti da parte degli stati membri dell'Ue affinché accettassero i rientri dei
rom e delle altre minoranze.
Travolti dalla spazzatura
Esplode la rabbia dei campani contro la nuova emergenza rifiuti - Salerno è un’isola felice ma
la polemica raggiunge anche il consiglio comunale
Napoli, (29 settembre 2010).- Tensioni e proteste scandiscono la decisione di aprire a Terzigno,
paese che si trova nel Parco Nazionale del Vesuvio, una seconda discarica. Bottiglie incendiarie e
molotov lanciate contro i camion scortati dalle camionette della polizia, montagne di rifiuti che
ardono lasciando nell'aria un puzzo malsano. Tutto ciò conferma che l'emergenza rifiuti in
Campania non è affatto superata. Anzi, tutt'altro. E' quanto emerge da una lettera che il sindaco di
Salerno, Vincenzo De Luca, ha inviato al presidente della regione, Stefano Caldoro. "Vi sono serie
ragioni che inducono a prevedere un ulteriore aggravamento della situazione", scrive De Luca.
"Basti valutare le prevedibili conseguenze di alcuni elementi incontrovertibili : il progressivo
esaurimento delle discariche oggi attive, il continuo blocco di due linee su tre del
termovalorizzatore di Acerra (evidentemente per ragioni che vanno ben oltre le incombenze di
ordinaria manutenzione), il caos istituzionale causato dal recente D.L. 195/2009, convertito in legge
26/2010, che ha preteso di chiudere per legge l'emergenza, esautorando i Comuni dalle loro
essenziali prerogative". Dalla Regione, invece, si fa notare che la realizzazione della discarica in
località Cava Vitiello di Terzigno è contenuta in una legge dello Stato (la n. 123/2008, di
conversione del D.L. 90/2008) che, in quanto tale, va rispettata a meno di una sua abrogazione. E le
contestazioni "che stanno bloccando il conferimento dei rifiuti nella discarica di Terzigno sono
originate - si precisa dalla Regione- da fattori estranei al sistema regionale". Le competenze di
gestione dell'intero ciclo sono, infatti, "attribuite alle Province ed in particolare quelle relative alla
realizzazione e gestione degli impianti di smaltimento". Un gioco allo scaricabarile che non piace al
primo cittadino salernitano convinto della necessità di "una svolta seria" capace di affrontare "i nodi
strutturali ancora irrisolti, sciogliendo una volta per tutte anche il nodo dei termovalorizzatori di cui
la Campania deve dotarsi per voltare pagina". Tra le questioni da chiarire c'è anche Il trend di
crescita della raccolta differenziata che in Regione e nel capoluogo rimane piuttosto lento e non
omogeneo fra le diverse realtà territoriali. Sulla base dei dati ufficiali, il totale di produzione annua
di rifiuti in regione è pari a tonnellate 2.567.642, di cui 1.997.303 di rifiuti indifferenziati e 570.339
di rifiuti differenziati ( 22,21 % del totale annuo complessivo ). "A fronte di questi dati - continua
Vincenzo De Luca - , anche a voler considerare in termini del tutto ottimistici in uno scenario di trecinque anni l'incremento della raccolta differenziata fino al 50% del totale, residuerebbe comunque
un totale annuo di 1.250.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati da avviare a smaltimento. E' del
tutto evidente che se anche l'impianto di Acerra dovesse funzionare a pieno regime ( cosa di cui è
sempre più lecito dubitare) non risulterebbe risolto il problema di ulteriori e rilevanti quantitativi di
rifiuti indifferenziati da avviare a smaltimento". Motivo sufficiente per tornare alla carica per la
realizzazione del termovalorizzatore già previsto in località Piana di Sardone. Perché, chiede il
primo cittadino di Salerno, continua a rimanere inascoltata la disponibilità del comune? Silenzio che
per De Luca risulta "incomprensibile, se si tiene conto che gli uffici tecnici ed amministrativi di
questo Comune sono nelle condizioni di proseguire ad horas nelle ulteriori fasi attuative della
procedura concessoria". Dichiarazione di disponibilità ma a patto che al comune di Salerno vengano
attribuite le "funzioni di soggetto attuatore dell'intervento". In caso contrario potrebbe essere decisa
dalla massima assise comunale una variante di destinazione dei suoli. Questo è il contenzioso in atto
tra il comune di Salerno, da un lato, la Provincia di Salerno e la Regione, dall'altro. Sull'argomento
intervengono i consiglieri comunali dell'Udc. "E' inutile - dichiara Giovanni Basso - mercificare
sulla risoluzione del problema rifiuti. Il sindaco De Luca, deve comprendere che la variante di
destinazione dei suoli è problema del Consiglio Comunale e non una sua personale prerogativa". Il
consigliere Carmine Manzione dal canto suo ribadisce che "la soluzione del problema dei rifiuti non
possa ridursi ad una mera competizione politica tra chi dovrà gestire il futuro impianto. Già ora è
chiara l'incompatibilità tra le amministrazioni Comune e Provincia. A detta del Gruppo, è inutile
creare un nuovo caso Aeroporto". Per i due esponenti politici il Sindaco di Salerno, in qualità di
Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, "non è riuscito, fino ad oggi, a far partire la gara
per la realizzazione del termovalorizzatore e, all'indomani del passaggio delle competenze all'ente
Provincia, ha iniziato una campagna di stampa che postula l'inutilità dell'impianto".
Giovanni Greco
In uscita ‘Il Camorrista’
Il primo singolo di Ignazio Scassillo, il cantautore oplontino entrato nella prestigiosa
biblioteca digitale sulla camorra, è in distribuzione
Roma, (29 settembre 2010).- È finalmente in uscita l'attesissimo singolo Il Camorrista, il j'accuse di
un boss della malavita che dall'Inferno trasmette un messaggio al figlio. Il singolo è in distribuzione
in tutto il mondo nei principali store digitali tra cui iTunes, Amazon, eMusic, Nokia, Imvu e
Napster. In preparazione, invece, l'album che conterrà insieme al singolo Il Camorrista testi che
affrontano sia tematiche sociali sia d'amore. La produzione e promozione del singolo e del cd sono
della Contatto Musica, neo nata etichetta discografica che si pone come mission la promozione
artisti, anche alla prima esperienza, ma con talento e qualcosa da dire. La presentazione del singolo
è avvenuta con una video-conferenza on-line che ha riscosso un grande successo. Decine i
partecipanti, tra addetti ai lavori, fan di Scassillo e curiosi che hanno subissato l'artista di domande.
Il cantautore spiega così la scelta di raccontare la vicenda di un boss della malavita: "Io che vivo in
una città dove questo argomento è all'ordine del giorno probabilmente sono stato contaminato da
questo fenomeno e di riflesso ho provato a vestirmi da "camorrista", esternando, con le parole e con
la musica, una sorta di giudizio personale sul fenomeno stesso". E sull'insolito finale del brano, nel
quale il camorrista, pentito, pronuncia la parola "paura" Scassillo afferma: "fa paura tutto quello che
circonda questa questione. Credo che la vita di coloro che scelgono questi ambienti, spesso per
problemi sociali ,di cultura, lavoro e gestione politica, non sia né semplice né normale. Nella mia
canzone questo messaggio è diretto proprio alle persone, in particolar modo giovani e giovanissimi,
che si trovano coinvolte in ambienti malavitosi. Mettendomi nei loro panni - continua il cantautore ho pensato che la paura non permette loro di vivere. Avranno il coraggio di scegliere quel tipo di
vita ma hanno paura di viverla perché non possono camminare tenendo la mano dei loro figli,
magari fermarsi in un negozio di giocattoli e dividere con loro la gioia di comprare un pallone o un
trenino. Hanno paura perché il rischio di essere arrestati o colpiti da un nemico è vivo nella loro
quotidianità. Poi, ipotizzo, chi sta più in 'alto', chi ha i soldi, tanti soldi, magari riesce a soddisfare i
desideri propri e della propria famiglia, può regalare diamanti a sua moglie per il compleanno, ma
solo e soltanto tra quattro strettissime mura, asserragliati in un Bunker". Nel corso della conferenza
stampa ha suscitato forte entusiasmo il fatto che Ignazio Scassillo il 2 ottobre si esibirà con una
band di sei elementi (Luigi Castiello: Contrabbasso; Marco Fazzari:Batteria; Maurizio
Carbone:Flauto; Antonio Buonocore: Percussioni; Agostino Izzo: tastiere) sul palco del concerto
Libera Musica in Libero Stato del No B-Day 2, manifestazione organizzata dal Popolo Viola che lo
scorso 5 dicembre portò a piazza San Giovanni a Roma un milione di persone.
La crisi della Worlwide
Federconsumatori e Casa del Consumatore al fianco degli studenti e delle famiglie indebitate
Milano, (27 settembre 2010).- Alcune sedi della scuola di inglese World Wide Italia S.r.l., la cui
sede centrale è a Verona, stanno chiudendo lasciando sul lastrico molti dipendenti e famiglie di
studenti che avevano acceso dei mutui per pagare la rata delle iscrizioni. E' quanto denuncia la Casa
del consumatore che, "contattata da diversi studenti che chiedono come fare a interrompere il
finanziamento, ha già inviato una diffida alla finanziaria, intimando l'immediata sospensione
dell'addebito delle rate, visto che le lezioni sono state bruscamente interrotte". La crisi della World
Wide Italia S.r.l., che organizzava corsi di inglese a Verona, Genova, Napoli e Milano, era iniziata
già dai primi mesi del 2010, "quando - continua una nota diffusa da 'Casa del Consumatore' -aveva
smesso di pagare gli stipendi a insegnanti e personale amministrativo e iniziato a chiudere aule e
laboratori. Nonostante ciò la scuola ha continuato a tenere aperte le iscrizioni e gli ignari studenti si
sono iscritti accendendo finanziamenti con la finanziaria Carifin", gruppo Delta della Cassa di
Risparmio di San Marino. Ma anche "la Carifin - scrive Gianmario Mocera, presidente di
Federconsumatori Milano- versa in condizioni simili della World Wide, ovvero è in stato di
liquidazione". Come dire, non c'è limite alle notizie cattive. "Siamo -aggiunge Mocera -di fronte ad
una vera e propria filiera del fallimento: concordato preventivo per la scuola, che ha incassato i
soldi dei consumatori/studenti, 2.000 studenti frodati e stato di liquidazione della finanziaria".
Studenti e famiglie che ora si trovano a dover pagare la rata del finanziamento per corsi che non
riescono, e probabilmente non riusciranno mai, a frequentare. Lo specchietto delle allodole era dato
da una organizzazione ben oliata: la società promoveva corsi di base, rivolto alle persone prive di
pregresse conoscenze; intermedi, per persone che già possiedono una elementare conoscenza della
lingua; avanzati, per quanti già conoscono bene la lingua e che desiderano perfezionarla
eventualmente specializzandosi su alcune aree tematiche; business, per coloro che usano l'inglese
per meeting, presentation, plannig, attività economiche. Una modalità formativa articolata che
veniva accompagnata da simulazioni, esercitazioni di gruppo, utilizzo di strumenti multimediali.
Come non cadere nella trappola? Come non farsi attrarre da questa sirena? La realtà, però, si è
dimostrata diversa, cruda e ingannevole. E allora cosa fare? La Direttiva europea 208/48, in materia
di credito ai consumatori, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso mese di agosto, è chiara.
Sancisce, aggiunge Mocera, "che, in caso di inadempimento da parte dei fornitori in merito al
contratto sottoscritto, il consumatore, dopo aver inviato diffida ad adempiere all'obbligazione, avrà
diritto alla risoluzione del contratto di credito e a ottenere il rimborso delle eventuali rate già
pagate". Sulla stessa lunghezza d'onda la Casa del Consumatore che "consiglia a tutti gli studenti di
inviare alla scuola una diffida, così da ottenere la prova certa dell'inadempimento e la risoluzione
del rapporto, e di scrivere alla finanziaria Carifin per far cessare l'addebito delle rate mensili e
ottenere così il rimborso del dovuto". Una scuola di lingue fantasma, soldi che si sono volatilizzati,
società vicina alla bancarotta: questo lo scenario che si presenta dinanzi ai giudici del Tribunale di
Verona che il 1° ottobre dovranno decidere se dichiarare fallita la società. Intanto consigliamo tutti i
malcapitati di contattare le sedi di 'Casa del Consumatore' o visitare il sito
www.casadelconsumatore.it dove sono presenti i moduli delle lettere da scaricare per far valere i
propri diritti.
Giovanni Greco
Pronti per Collegamenti 2010
L’Università di Salerno accoglie i nuovi iscritti – una tre giorni di dibattiti, giochi e musica
Salerno,(29 settembre 2010).-Un vero e proprio happening all'insegna dell'incontro fra l'Ateneo e la
sua componente studentesca: il "popolo" delle matricole, ma anche gli studenti dell'ultimo anno
scolastico dei principali istituti della regione Campania. Nel corso della manifestazione- organizzata
dall'Ufficio rapporti con la stampa e promozione d'ateneo, dal Caot e dall'Adisu, in collaborazione
con Unis@und webradio- ci saranno momenti di incontro, visite guidate, stand espositivi, infopoint,
luoghi della discussione, laboratori didattici, performance musicali (Piazza del Rettorato, Piazza del
Sapere, Chiostro della Pace, webradio di Ateneo). Tre giorni in cui si racconterà l'Università, il
Campus e l'arcipelago dei fermenti che lo animano. Le attività didattiche, i luoghi della ricerca, i
punti dell'aggregazione, le strutture di supporto, le dinamiche del diritto allo studio, l'orientamento e
il tutorato, gli impianti e le attività sportive, le associazioni studentesche, i laboratori, le aule, la
radio e la tv. Una Comunità, insomma, che "apre" e si descrive! Un evento live perché l'Ateneo va
oltre ciò che si racconta e l'aggregazione comincia quando la si sperimenta. Lunedì 4 ottobre, con
inizio alle ore 10.30 presso la sala del Senato Accademico (plesso del rettorato-4° piano) nel corso
di un incontro con gli operatori dell'informazione, il Rettore Prof. Raimondo Pasquino, il Delegato
del Rettore alle attività di tutorato ed orientamento, Prof.ssa Mariagiovanna Riitano e il Presidente
dell'ADISU Prof. Antonio Piccolo, presenteranno il programma dell'iniziativa, le caratteristiche
salienti ed ulteriori elementi logistico-organizzativi. Tra gli appuntamenti di rilievo alcuni talk show
che saranno trasmessi in diretta radiofonica da Unis@und. La web radio di Ateneo.
"Comunicazione, l'ultima frontiera -dalle web tv ai quotidiani che sbarcano sulla rete" - è il primo
appuntamento che, a partire dalle ore 10.30, vedrà impegnati i direttori dei media salernitani e
campani (giornali, radio e televisioni); lo stesso giorno ma con inizio alle ore 14.30, "I media
universitari tra ipotesi e prospettive", trasmissione alla quale parteciperanno i direttori delle radio
universitarie campane. Il 7 ottobre, a partire dalle ore 10.30, l'open space degli studi radiofonici
universitari ospiteranno un talk sul difficile rapporto tra mondo universitario e futuro lavorativo.
"Laurearsi, e dopo? -Il rapporto tra l'università ed il mondo del lavoro" sarà lo scottante tema
intorno al quale si confronteranno docenti, rappresentanti di Confindustria, segretari sindacali. Nel
pomeriggio, con inizio alle ore 14.30, la FEMI (Federazione delle micro web tv) curerà il dibattito
"Barbari di casa nostra, I distretti della videopartecipazione digitale dal basso - Incontri formativi e
informativi sulle micro web tv e sul citizen journalism all'italiana" Il talk della giornata conclusiva
sarà dedicato a Musicateneo, Seventh degree e al Centro teatrale universitario. "Libero pensiero arte, musica e creatività" il tema della trasmissione che sarà trasmessa in diretta radiofonica dagli
studi di Unis@und. Per ogni ulteriore informazione e per conoscere in modo più articolato il fitto
programma
di
'Collegamenti
2010'
http://www.collegamenti.unisa.it/programma
invitiamo
a
visitare
il
sito
World Wide, rinviata ogni decisione
In tutta Italia continua la protesta degli studenti che attendono una decisione da parte del
tribunale
Napoli, (5 ottobre 2010).- Fumata nera per la World Wide. Questo il risultato dell'udienza svoltasi
presso il Tribunale di Verona, relativa al concordato preventivo presentato dalla World Wide
(Procedimento 06/2009). I giudici hanno ascoltato il legale della società che, si legge in un
comunicato di Gianmario Mocera, presidente Federconsumatori di Milano, "ha confermato
l'impossibilità di realizzare il piano concordatario" e ha, inoltre, "paventato l'ipotesi di presentare
direttamente al Tribunale fallimentare un'istanza di fallimento in proprio". Il Tribunale di Verona si
è riservato ogni decisione in merito al fallimento della World Wide e farà conoscere
successivamente le proprie determinazioni. Dovranno, quindi, aspettare ancora un po' i moltissimi
studenti truffati prima di vedere rispettati i propri diritti.
La storia
Il bubbone scoppia nei primi giorni di luglio quando alla Federconsumatori di Milano si rivolgono i
primi studenti/consumatori: hanno trovato la scuola World Wide di Milano in via Tonale n. 26
"Chiusa per ferie". "Verificando tramite la 'Visura camerale' presso la Camera di Commerciodichiarano i responsabili di Federconsumatori -, abbiamo avuto modo di accertare che al centro di
questo flop c'è la World Wide Italia, una società con sede a Verona che organizza corsi di inglese a
Genova, Roma, Palermo e Napoli. Questa società già da giugno 2009 aveva chiesto il concordato
preventivo". Proposta respinta dal Tribunale di Verona lo scorso 7 luglio, fissando una nuova
udienza il 1° ottobre.
La World Wide vendeva moduli e livelli per lo studio della lingua inglese, privilegiando ed
incoraggiando gli studenti a sottoscrivere contratti di finanziamento con una società finanziaria, per
poter pagare in "comode rate" variabili fra le 80 e i 130 euro al mese; questo fino agli inizi del
2010. La finanziaria in questione è la Carifin Italia. Da inizio 2010 le sedi della scuola hanno
iniziato a ridurre l'organico, i lavoratori del call center e gli insegnanti non sono stati pagati
regolarmente, fino alla chiusura completa di luglio, con un avviso alla porta delle varie sedi in cui si
lasciava intendere che la chiusura fosse per ferie e solo momentanea: "La scuola resterà chiusa fino
al 31 agosto 2010". Il 31 agosto è passato e nessuna delle sedi ha riaperto. "Abbiamo avuto modo di
verificare con gli studenti che da marzo/aprile 2010 la World Wide di Milano vendeva contratti
esclusivamente con pagamento in contanti", si legge ion un comunicato di Federconsumatori.
Questo fino a pochi giorni prima della chiusura. Tale comportamento ha fatto storcere il naso molti
e ha fatto gridare alla truffa. La World Wide Italia srl è una società con un piccolo capitale di 10
mila euro, di proprietà al 95% di una società con sede in Lussemburgo.
"Dalla visura camerale - scive Federconsumatori di Milano -si è scoperto che, già l'anno scorso, nel
marzo del 2009, quando le cose avevano iniziato ad andare male, le scuole di lingue di Genova,
Verona, Palermo, Milano e Napoli erano state date in affitto ad una società costituita appositamente,
la World Wide srl. In questa spiacevole situazione sono rimasti coinvolti gli studenti che non
possono completare i corsi già pagati e che, in molti casi, e qui al danno si aggiunge la beffa,
dovrebbero continuare a pagare le rate alla finanziaria che ha concesso i finanziamenti, anche se il
corso è rimasto a metà e la scuola è risultata inadempiente al contratto. Il legame del tutto
privilegiato tra Carifin e World Wide, può lasciar pensare che ci sia stato un comportamento
consapevole ai danni degli studenti. Infatti la società Carifin, che fa parte del gruppo Delta, è in
liquidazione ed i problemi sono iniziati con quanto successo nel maggio 2009: un'inchiesta della
Procura di Forlì ha portato all'arresto dei vertici della Cassa di Risparmio di San Marino, del
direttore di Carifin e del vicepresidente del gruppo Delta; l'accusa è di associazione a delinquere
finalizzata al riciclaggio del denaro sporco, frutto di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato
italiano. Secondo i Pm forlivesi, oltre un miliardo di euro sarebbero finiti nella Cassa di Risparmio".
I truffati in tutta Italia sono almeno 15 mila, tra studenti e lavoratori, per un volume di affari di
diversi milioni di euro. E su facebook nasce anche il primo gruppo: 'World Wide School, chi la
conosce la evita'. Informazioni che giungono da Genova, Verona, Milano, Napoli. "La scuola di
inglese World Wide è solo un meccanismo truffaldino ben organizzato che usa come intermediario
la Carifin Italia s.p.a., la quale fa il finanziamento per conto della scuola", si legge in uno dei tanti
commenti. Da Napoli giunge l'ennesima testimonianza. "Alla sede di Napoli, da inizio anno 2010, è
stato eliminato un pezzo di scuola alla volta: per primo sono scomparsi i tutor, poi il call center (i
lavoratori del call center hanno mosso causa perché non hanno ricevuto i soldi che dovevano avere),
poi le assistenti di laboratorio e una parte degli insegnanti, finché da luglio sono state soppresse
anche le lezioni, quindi tutti gli insegnanti sono a spasso e gli iscritti che hanno pagato o stanno
ancora pagando la finanziaria non potevano continuare il corso in modo normale". Un motivo
ricorrente che accomuna tutta l'Italia.
Paolo Rocca
Il Mediterraneo come un colabrodo
L’Italia ha 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore ma
è anche al centro di ben 10 rotte all’interno del bacino del Mediterraneo
Roma, (15 settembre 2010 ).- Si continua a cercare l'oro nero trivellando i fondali marini. Non a
caso il 30% di tutto il petrolio estratto deriva da estrazioni petrolifere su fondale marino (costiero o
off-shore) e questa percentuale è in aumento. "Le piattaforme petrolifere costiere sono 357
distribuite in tutte le aree del mondo: 58 in Europa, 32 in Medio Oriente, 26 in Africa, 116 in
Asia/Pacifico, 76 in America Latina, 49 in America del Nord" : è la mappa del rischio contenuta in
un dossier del WWF dal titolo 'Abissi: la micidiale corsa all'oro nero'. "I recenti incidenti e le loro
conseguenze-dichiara Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - hanno dimostrato l'esistenza di
rischi specifici associati alle perforazioni sottomarine; carenze nelle regolamentazioni e omissioni
di conformità da parte dell'industria; così come carenze nelle capacità tecnologiche, logistiche e
regolamentari, sia per la prevenzione di incidenti che per la reazione agli incidenti stessi" In
generale le compagnie impegnate in perforazioni in acque profonde sono grandi compagnie
petrolifere internazionali e nazionali come BP, Exxon, Petrobras e Anadarko. Circa 160 delle 357
piattaforme petrolifere sono di acque profonde. Ma non vivono sonni tranquilli neppure i paesi del
Mediterraneo. I continui incidenti , dichiara Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente,
sono "l'ennesimo segnale d'allarme sui sistemi di sicurezza delle operazioni d'estrazione di petrolio
off-shore, un'attività molto pericolosa praticata anche nei nostri mari che sommata all'intenso
traffico di petroliere rappresenta un serio pericolo per le coste italiane". L'Italia, infatti, attraverso
12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, movimenta
complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all'anno a cui vanno
aggiunte le quantità di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare, che hanno
una capacità di quasi 18 milioni di metri cubi. Il Belpaese inoltre è al centro di ben 10 rotte
all'interno del bacino del Mediterraneo che praticamente includono nel traffico dell'oro nero tutte le
Regioni costiere italiane. Con 5 raffinerie, 5 porti, 4 piattaforme e oltre 123 milioni di tonnellate di
prodotti petroliferi movimentati, è la Sicilia la regione più interessata, seguita dalla Liguria dove
transitano quasi 65 milioni di tonnellate di petrolio e affini, il Friuli Venezia Giulia (45), la
Sardegna (41), il Veneto (31) e poi Puglia (11), Lazio (9), Toscana (9), Marche (8) e il resto tra
Abruzzo e Molise. Una nazione che deve fare i conti con le eruzioni vulcaniche e con le scosse
sismiche ma anche con lo stesso genere umano. La corsa verso l'oro nero sembra, infatti, non aver
fine. Oltre ai 76 pozzi già esistenti, accusa l'associazione ambientalista, ci sono altre aree d'Italia a
rischio trivelle. Ad oggi infatti nel Belpaese sono stati rilasciati 95 permessi di ricerca di
idrocarburi, di cui 24 a mare, interessando un'area di circa 11 mila chilometri quadrati (kmq). A
questi si devono aggiungere le 65 istanze presentate solo negli ultimi due anni, di cui ben 41 a mare
per una superficie di 23 mila kmq. E, anche in questo caso, l'esperienza pare non serva a nulla.
L'Italia detiene il primato del greggio versato nei principali incidenti degli ultimi 25 anni. Ma di
questo ci si dimentica in fretta. Eppure, sono ben 162.600 le tonnellate di idrocarburi finite nei
nostri mari dal 1985 ad oggi, più della metà di tutto il petrolio finito nel Mediterraneo nello stesso
periodo. E di queste la maggior parte (134mila tonnellate) a causa del catastrofico incidente del
1991 della petroliera Haven nelle acque antistanti Genova. "Puntando sul petrolio -aggiunge
Venneri - si rischia di ipotecare il futuro delle nostre coste e di attività economiche come il turismo
di qualità. Per una tutela davvero efficace dunque non basta il divieto di perforazioni entro le 5 e 12
miglia dalla costa ma serve un divieto tout court in Italia e in tutto il Mediterraneo a partire dalle
aree dove incombono le trivelle con il Golfo della Sirte in Libia e il Canale di Sicilia". A richiamare
l'attenzione sui rischi legati al traffico di petrolio nei mari italiani è un dossier di Goletta Verde di
Legambiente che fotografa la presenza di fattori di rischio connessi alla marine pollution, l'entità
dell'inquinamento da idrocarburi sulle nostre coste e le attività di mitigazione di tale rischio messe
in atto da 132 comuni costieri italiani. E' vero che nel 27% dei comuni costieri interpellati da
Legambiente ci sono infrastrutture connesse al trasporto e/o all'estrazione/lavorazione di prodotti
petroliferi; ma è altrettanto vero che solo un comune su cinque ha predisposto un elenco delle zone
sensibili da proteggere prioritariamente in caso di sversamento di idrocarburi (aree protette, prese
d'acqua per il raffreddamento di impianti industriali, ecc.) e appena il 16% possiede piani locali di
antinquinamento sulla costa. Numeri che fanno riflettere e che rappresentano una scarsa
propensione alla sicurezza di molti enti locali, di molte istituzioni. Quelle stesse che gracchiano il
giorno dopo l'incidente o che sfilano dietro le bare di tanti innocenti.
Giovanni Greco
Il Sud tra familismo e crisi civile
Importante convegno ad Aulettae Peertosa organizzato dalla Fondazione Mida e
dall’Osservatorio sul dopo sisma
Salerno, (29 settembre 2010).- "Sud, familismo amorale e crisi civile" è il tema del convegno
organizzato dalla Fondazione Mida e dall'Osservatorio permanente sul doposisma che si terrà il
prossimo 9 ottobre nei comuni di Auletta e Pertosa, Ci sarà Stefano Caldoro, governatore della
Campania , il sindaco di Bari, Michele Emiliano. E' atteso anche Luca Zaia, governatore del
Veneto. Tra Auletta e Pertosa, per un'intera giornata, un confronto serrato, senza rete, sulla devianza
morale e le responsabilità della classe dirigente e della società meridionale. Nord e Sud: stili di vita
e buon governo. Il dibattito, la cui conduzione è affidata a Virman Cusenza, direttore del Mattino e
Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, verrà animato dagli interventi delle prime
firme del giornalismo d'inchiesta. Sergio Rizzo, del Corriere della Sera, approfondirà il tema "Stili
di vita, auto blu e pratiche emulative"; Marco Lillo, del Fatto Quotidiano, illustrerà "le forme e le
radici dello spreco". Goffredo Buccini (Corriere della Sera), che curò i maggiori scoop sulle
indagini giudiziarie al tempo di Tangentopoli, tenterà di misurare la distanza che separa quel tempo
a questo. Ci sarà Riccardo Iacona, autore e conduttore del settimanale d'inchiesta di Rai 3
PresaDiretta, che presenterà - in una conversazione con Angelo Di Marino, direttore de La Città e
Marco Panara, curatore di Affari&Finanza, il settimanale economico di Repubblica, nonché
consigliere di amministrazione di MIdA - il suo libro ("L'Italia in spesa diretta. Cronache di un
Paese abbandonato dalla politica, Chiarelettere). Il prestigioso parterre, che raccoglierà le
anticipazioni del rapporto annuale dell'Osservatorio permanente sul dopo sisma, il gruppo di lavoro
della Fondazione diretto da Antonello Caporale, firma di Repubblica, prevede anche gli interventi
di Domenico De Masi, sociologo e presidente della Fondazione Ravello, sul "familismo amorale"
(De Masi curò la traduzione dello studio di Banfield), di Michele Oricchio, procuratore della Corte
dei Conti della Basilicata - il suo intervento ha per titolo "Chi rende conto?" - di Lea D'Antone,
intellettuale siciliana, ordinario di storia contemporanea alla Sapienza di Roma sulle
rappresentazioni spesso false del Mezzogiorno. Isaia Sales illustrerà invece la relazione tra
l'esplosione dello scandalo noto come Irpiniagate e la nascita della Lega (Leghisti&sudisti, il titolo
di un suo volume), Davide Torsello, antropologo, docente dell'università di Bergamo, definirà i
caratteri della devianza politica attraverso i passaggi del suo ultimo libro (Potere, legittimazione e
corruzione, Mondadori). "Un dibattito di così alto livello - commenta Franco D'Orilia, presidente
della Fondazione - onora noi e spero serva anche come segno che questo territorio può intercettare
prestigiose energie intellettuali, rendere un servizio alla crescita culturale, premiare, anche nella
riflessione sugli errori compiuti, i tanti che non si arrendono e producono non solo idee ma fatti.
Questo convegno vuole essere il primo di appuntamenti che con cadenza annuale tracceranno un
bilancio del nostro fare e ci aiuteranno a ritrovare una buona rotta per il nostro futuro". La
Fondazione MIdA è una organizzazione che impegnata nella valorizzazione delle risorse ambientali
e dei beni culturali locali. Gestisce le Grotte dell´Angelo a Pertosa e racchiude un complesso di
luoghi ed iniziative culturali, finalizzato a implementare l´offerta turistica e la ricerca scientifica sui
temi di sviluppo locale dell´area. Gestisce una sede museale (il c.d. MIdA 01) finalizzata
all'indagine scientifica su temi di interesse geologico, archeologico e speleologico. L'Osservatorio
permanente sul doposisma è, invece, una piattaforma esplorativa e conoscitiva coordinata da un
gruppo di lavoro e di ricerca che intende custodire il valore della memoria, ma soprattutto produrre,
di anno in anno, temi di discussione, elementi capaci di sviluppare dibattito (locale, regionale e
anche nazionale) e, quindi, puntare le forze sul "nuovo mai indagato". Esiste un team di giornalisti,
video maker e ricercatori, che avranno il compito di riannodare il filo con il passato, di intrecciarne
l'ordito per creare una memoria condivisa e di indagare le zone grigie del terremoto e delle fasi
successive.
Fiera Campionaria di Eboli, record di aziende
Eboli, (25 settembre 2010).- "Tradizione & Tecnologia", è il filo conduttore che accompagna la 47^
edizione della Fiera Campionaria di Eboli che, iniziata il 24 settembre, chiuderà i battenti il 3
ottobre. Cifre da record caratterizzano l'evento: 20.000 mq interne ed esterne di esposizione per
circa 150 aziende. La Fiera di Eboli è una manifestazione, dalla nobile ed antica tradizione, che
nasce dalla volontà di creare sul territorio della Piana del Sele uno strumento di promozione capace
di valorizzare le realtà produttive presenti e veicolare l'interesse di aziende leader nei propri settori
in modo da offrire nuove opportunità di sviluppo economico e commerciale.
Da anni è una Campionaria che allestisce la propria vetrina con : Artigianato - Agricoltura Industria - Zootecnia - Turismo - Caccia & Pesca, Flowers e Biologico. Abbracciando e
comprendendo un pò tutti i settori merceologici, ideali per soddisfare le più svariate esigenze, si dà
luogo anche alla vendita diretta e immediata dei prodotti in esposizione. L'edizione 2010 si
presenta, dichiara l'Amministratore Unico del Gruppo Catapano, Carmine Vincenzo Catapano,
"all'attenzione del grande pubblico e del mondo imprenditoriale all'insegna della continuità e
dell'innovazione. Continuità, perché ho notato un impegno costante da parte degli organizzatori e
delle Istituzioni locali per far si che questo evento conquisti maggiore spazio operativo e capacità di
proporsi come vetrina d'eccellenza nel Mezzogiorno d'Italia. Innovazione, perché questa è una Fiera
che presta grande attenzione nel sapersi collegare e raccordarsi ai circuiti che contano in tema di
incentivazione economica -produttiva. Sono queste le ragioni fondamentali che hanno spinto me
personalmente, il Gruppo e la Fondazione che mi onoro di rappresentare a sostenere con
convinzione l'organizzazione delle 47^ edizione della Fiera Campionaria di Eboli, preferendola ad
eventi simili che ci hanno visto protagonisti lo scorso anno nel comprensorio vesuviano". La
location della 47^ Fiera Campionaria di Eboli è la struttura del Palasele, gestita dalla Eboli
Multiservizi spa, società partecipata del Comune di Eboli. Il Palasele è diventato negli anni il punto
di riferimento per la musica italiana di qualità e di valore attraverso l'organizzazione di oltre
quaranta concerti tra i più illustri rappresentanti del panorama artistico italiano: "quest'anno sarà
un'edizione che ci darà grande soddisfazione- afferma il presidente del Cda della società,
Gianfranco Masci- in quanto c'è stato un rinnovo totale nella gestione dell'evento, affidata alla Italia
Produce". Rosaria Falcone della Italia Produce, società alla quale è stato affidato il 'restyling'
dell'organizzazione e della gestione della Fiera che opera da quaranta anni nel settore delle strutture
modulari e delle coperture, spiega che "la nostra arma vincente è la professionalità ed affidabilità.
Siamo particolarmente onorati del fatto che ci sia stata affidata l'organizzazione e la gestione della
Fiera". Il presidente dell'Osservatorio Parlamentare europeo e del Consiglio d'Europa, Giuseppe
Catapano, sottolinea come "la sfida del mercato globale si può vincere solo rispettando tecniche e
ritmi altamente competitivi. E' questo il terreno sul quale bisogna confrontarsi per continuare a
crescere facendo sistema, ottimizzando risorse ed energie. La Fiera Campionaria di Eboli si iscrive
pienamente in questo disegno strategico e rappresenta un ulteriore, riuscito tentativo di valorizzare
esperienze commerciali, industriali, agricole ed artigianali, che affondano le radici nella storia e
nelle autentiche vocazioni del territorio salernitano. Per queste ragione l'Osservatorio Parlamentare
Europeo e del Consiglio d'Europa ha accordato il proprio patrocinio all'iniziativa che nel corso degli
anni si è affermata con crescente successo". Numerosi convegni che fanno da corollario alla
manifestazione. 'La sfida delle piccole e medie imprese nella realtà europea', previsto per il 20
settembre. 'I giovani e la cultura Europeista' sarà, invece, il tema del convegno che, promosso
dall'Osservatorio permanente europeo, si svolgerà il 2 ottobre. Non mancheranno una serata di
danza (1° ottobre) e un concorso nazionale per aspiranti fotomodelle ( 2 ottobre).
Aiutiamo chi si trova in coma
Oltre 2500 persone hanno bisogno di interventi concreti – l’impegno dell’associazione ‘Gli
Amici di Luca’ – il programma della ‘Giornata del Risveglio’
Roma, (1 settembre 2010).- La voce e i bisogni delle famiglie, il parere di medici e di esperti di
bioetica, il punto di vista delle associazioni e anche quello di artisti, da Alessandro Bergonzoni a
Mimmo Paladino ed Ettore Spalletti, impegnati in progetti di solidarietà e di arte per la salute.
Saranno questi gli elementi che, il prossimo 7 ottobre, caratterizzeranno la "Giornata nazionale dei
risvegli per la ricerca sul coma", iniziativa promossa dall'associazione non profit di Bologna 'Gli
amici di Luca' per far riflettere intorno al coma e agli stati vegetativi e creare un'alleanza terapeutica
tra strutture sanitarie, istituzioni, famiglie e terzo settore. "La Giornata dei risvegli - dice Fulvio De
Nigris, direttore del Centro studi per la ricerca sul coma, Gli amici di Luca - dà voce a una realtà
che non è marginale nel nostro paese. Una realtà che è quella delle migliaia di persone in stato
vegetativo e delle loro famiglie (secondo i dati in possesso dell'associazione sono oltre 2.500 in
tutta Italia), delle risposte in termini di ricerca scientifica, di creazione di strutture adeguate, di
diritti uniformi esigibili su tutto il territorio nazionale. Senza pregiudizi e senza voler togliere
alcuna libertà alle famiglie - continua De Nigris - vogliamo riaffermare che il coma è una malattia
del nostro tempo, che coinvolge tutta la società. E che per questo la riabilitazione va affrontata a
tutto campo, facendo dialogare chi sa di coma (le professionalità sanitarie e non) e chi vive il coma
(le famiglie e le associazioni che le rappresentano)". Giunta alla dodicesima edizione, la "Giornata
nazionale dei risvegli" ha in programma un convegno scientifico per fare il punto sullo stato della
ricerca e della sperimentazione e un incontro tra le principali associazioni del settore che
presenteranno le buone pratiche italiane di cura, assistenza e riabilitazione. Non mancheranno
momenti di sensibilizzazione e di confronto culturale, che vedranno Alessandro Bergonzoni, da
sempre testimonial di "Gli amici di Luca", protagonista di una nuova campagna di comunicazione
nazionale patrocinata da Pubblicità Progresso che sarà trasmessa in tv e nei cinema e di una serata
tra riflessione e intrattenimento, che andrà in scena al Teatro delle Celebrazioni di Bologna. "C'è
anima viva", questa la frase di chiusura dello spot che ha ottenuto il patrocinio della Fondazione
Pubblicità Progresso sarà trasmesso dalle emittenti televisive nazionali e locali e diffuso nelle sale
cinematografiche. Questo grazie al patrocinio di Agis e Anec alla collaborazione delle
concessionarie pubblicitarie che hanno offerto spazi gratuiti. Nell'ampio programma, che vede
l'attiva collaborazione de "La Rete - Associazioni riunite per il Trauma Cranico e le Gravi
cerebroleisoni acquisite", saranno realizzati due convegni: "Ricerca e sperimentazione sugli stati
vegetativi. Quali controlli e quali vincoli per la bioetica? Quale utilità per le famiglie? Quali
illusioni e quali speranze concrete?" e "A cura di", un momento di confronto sulla relazione tra arte
e cura. "Nel convegno scientifico proveremo a fare chiarezza tra false illusioni e le speranze
concrete che invece devono avere le migliaia di famiglie che vivono con una persona in stato
vegetativo o gravemente compromessa dopo un coma", dichiara Fulvio De Nigris, fondatore
dell'associazione 'Gli amici di Luca' e direttore del Centro studi per la ricerca sul coma. "Ma aggiunge De Nigris - nel corso delle iniziative della 'Giornata dei risvegli' parleremo anche di
bioetica insieme ad esperti, alle famiglie e alle associazioni che le rappresentano. E parleremo pure
dei contesti in cui le famiglie vivono, degli ospedali e dei luoghi di cura in cui l'arte può avere un
importante valore terapeutico".
Quest'anno la "Giornata nazionale dei risvegli" darà infatti
spazio anche dell'arte contemporanea e al suo rapporto con la salute: grazie alla nuova
collaborazione tra "Gli amici di Luca" e il festival dell'arte Contemporanea, artisti si confronteranno
con critici e professionisti operatori nel mondo sanitario, per un percorso attraverso le migliori
esperienze europee di arte all'interno dei luoghi di cura, invitando a riflettere su come questi
progetti, in cui arte e terapia si incontrano, possano aiutare in un "risveglio" che riguarda tutti da
vicino. La manifestazione sarà conclusa da una serata al Teatro delle Celebrazioni a Bologna che
ospiterà poi la prima nazionale di "Metamorfosi", il nuovo spettacolo - diretto da Antonio Viganò della compagnia "Gli amici di Luca", formata da persone con esiti di coma, attori e volontari che
operano nel laboratorio teatrale permanente all'interno della "Casa dei Risvegli Luca De Nigris" di
Bologna. Grazie a Lepida TV - la piattaforma televisiva in digitale terrestre della Regione EmiliaRomagna - le immagini di Bologna saranno trasmesse (anche sul web) mostrando l'abbraccio con
altre città e altre associazioni che, simultaneamente, faranno volare i messaggi affidati ai palloncini:
Pordenone (Gli amici di Ale), Cagliari (Human Art), Roma (Arco 92), Cervia (Consulta del
volontariato). L'evento sarà anche l'occasione per presentare per la prima volta al pubblico
"Existance", l'intervento site-specific concepito da Ettore Spalletti e da Mimmo Paladino per la
"Casa dei Risvegli Luca De Nigris", la struttura pubblica per persone con esiti di coma, realizzata
all'interno dell'ospedale Bellaria dall'Azienda Usl di Bologna insieme all'associazione "Gli amici di
Luca".
Per informazioni e aggiornamenti sul programma: Associazione "Gli amici di Luca", tel. 051
6494570, sito web www.amicidiluca.it. Molti gli appuntamenti che faranno da corollario
all'undicesima "Giornata dei risvegli". Il 14 ottobre, per esempio, Boris Kotchoubey, professore
presso l'Istituto di psicologia medica e neurobiologia comportamentale dell'Università di Tuebingen
(Germania) terrà una conferenza su "I potenziali cognitivi evento correlati nello stato vegetativo:
quale utilità" (Cappella Farnese del Comune di Bologna, ore 14.30). Sabato 17 ottobre a Messina
(Centro neuropojesi Bonino Pulejo) si terrà invece il convegno su "Strutture e sistemi di cura.
Esperienze italiane a confronto", mentre il 24 ottobre a San Pellegrino Terme (Bergamo) giuristi,
medici ed esperti si confronteranno su "Aspetti etico-giuridici ed assicurativi nelle gravi cerebro
lesioni".
Paolo Rocca
Ancora animali maltrattati
Cani detenuti in pessime condizioni igieniche, catene corte e cucce luride; un cane chiuso per
anni in una veranda, trovato senza cibo ed acqua!
Caltanissetta, (25 settembre 2010).- Due nisseni, S.T.T. di 57 anni e L.D.U. di 78 anni, sono stati
condannati dal Tribunale di Caltanissetta al pagamento di una pena pecuniaria per il reato di
"detenzione incompatibile di animali" ai sensi dell'art. 727 del Codice penale. I due uomini furono
denunciati all'Autorità giudiziaria dalle Guardie eco-zoofile di LIDA e WWF che avevano avviato
le indagini (essendo loro riconosciuti i poteri di polizia giudiziaria) coordinate dalla Procura
nissena. Nel primo caso, lo scorso giugno le Guardie eco-zoofile effettuarono un sopralluogo presso
una veranda in un condominio in città, ove risultava detenuto da anni un cane di piccola taglia,
privo di microchip dell'anagrafe canina; i proprietari avevano traslocato lasciando l'animale
abbandonato a se stesso, fra feci e urine essiccate, esposto al sole senza cibo ed acqua. Subito gli
agenti zoofili hanno sequestrato il cane, rifocillandolo e prestando le cure del caso, e deferito S.T.T.
alla Procura consegnando un fascicolo di indagini e prove. Il P.M. convalidò il sequestro e le
indagini esperite dalle Guardie eco-zoofile ed ha richiesto la punizione del reponsabile al Giudice
delle indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, che ora ha emesso il decreto penale di
condanna. Nel secondo caso, le indagini delle Guardie LIDA e WWF presero avvio nell'ottobre
dello scorso anno: in un fondo agricolo di contrada Serra dei Ladroni a Caltanissetta un pensionato
deteneva tre cani adulti ed almeno due cuccioli in pessime condizioni igieniche, legati con catene
corte e provvisti di cucce luride; nel corso di diverse ispezioni si accertò che gli animali versavano
in evidente sofferenza ed erano malnutriti, tanto che dopo poche settimane alcuni sparirono perché
probabilmente morti di stenti. Anche in questa circostanza le indagini di polizia giudiziaria degli
Agenti giurati di LIDA e WWF sono state accolte dal Pubblico Ministero ed hanno portato ad un
altro decreto penale di condanna del GIP. "Queste condanne sono le prime a Caltanissetta per fatti
simili dopo l'entrate in vigore della L. 189/04 che ha rivoluzionato il sistema di tutela penale degli
animali, affrontando per la prima volta il problema della detenzione di cani in condizioni
intollerabili - affermano Salvatore Colonna ed Ennio Bonfanti, responsabili dei Nuclei provinciali
delle Guardie giurate di LIDA e WWF -. Speriamo che le condanne di oggi inducano molti
proprietari irresponsabili a cambiare immediatamente le modalità con cui detengono gli animali,
essendo passibili di sanzioni penali". Le Guardie Giurate della LIDA e del WWF rivestono la
qualifica di Pubblici Ufficiali, agenti di Polizia Amministrativa e, nei casi previsti, di agenti di
Polizia Giudiziaria; esse operano in base alle norme del testo unico di pubblica sicurezza
(T.U.L.P.S) e sono addette alla vigilanza zoofila e di tutela ecologica: a tali Guardie, infatti, è
attribuito il compito di informazione, vigilanza e intervento per la tutela degli animali e
dell'ambiente.
Sovrintendenza BAP di Salerno, il saluto di Zampino
Salerno, (28 settembre 2010).- Dopo sei anni alla direzione della Sovrintendenza BAP di Salerno ed
Avellino, l'architetto Zampino lascia per raggiunti limiti di età. l'incarico terminerà, effettivamente,
il prossimo 30 settembre, anche se gli impegni culturali continueranno con il Museo dell'Archivio
dell'Architettura Contemporanea in sinergia con l'Università, il comune di Salerno e la
Soprintendenza BAP. Zampino ha voluto incontrare i giornalisti per presentare le ultime iniziative
editoriali. "Dopo una lunga attività indirizzata da sempre alla tutela e alla valorizzazione dell'arte e
della cultura ( e che definirei tutt'altro che monotona!), intendo - ha dichiarato Zampino -presentare
con questo opuscolo (tutte le informazioni sono reperibili sul sito della Soprintendenza BAP di
Salerno e Avellino www.ambientesa.beniculturali.it, N.d.R.) le ultime iniziative editoriali e attività
culturali della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Salerno e
Avellino". Ecco quindi il Bollettino delle Attività svolte, un utile strumento per divulgare i risultati
delle diverse attività di studio, tutela, valorizzazione e restauro condotti dai funzionari della
Soprintendenza; Le torri costiere del Principato Citra, risultato di un lungo ed accurato studio sulle
torri costiere che punteggiano il nostro territorio, elaborato dall'architetto Lorenzo Santoro con il
contributo di Rosa Carafa; la monografia sul Palazzo di Città curata da me e dall'architetto Fabio
Mangone.
"In corso di completamento - ha aggiunto Zampino - sono, invece, le pubblicazioni relative allo
studio grafico del territorio della costiera amalfitana di Paolo Giordano; lo studio del territorio della
Provincia di Salerno, coordinato dalla Soprintendenza e promosso dalla Provincia di Salerno; la
monografia sul restauro della Certosa di San Lorenzo a Padula, curata da Gennaro Miccio, quella
sulle cripte della cattedrali di Salerno e Amalfi nel XVII secolo e lo studio sulle tarsie lignee della
Certosa di Padula, entrambi curati da Concetta Restaino. Tra gli eventi culturali, infine, presentiamo
il restauro della Chiesa del Monte dei Morti di Salerno e l'importante recupero e la nuova
destinazione d'uso del Real Polverificio Borbonico di Scafati che si inaugurerà con un nutrito
programma di eventi". Fatto costruire nel 1852 da Ferdinando II di Borbone, fra il fiume Sarno e il
canale Bottaro, la fabbrica rimase attiva per quarant'anni, quando ne fu disposta la conversione in
Istituto Sperimentale del Tabacco.
Arriva la bulb box
Roma, (27 settembre 2010 ).- Anche in Italia arriva 'Bulb Box'. Non è un cane dal muso schiacciato
che incute paura, né un incrocio tra alberi orientali. Molto più semplicemente è una semplice scatola
dove raccogliere le lampadine a basso consumo che ormai non funzionano più. Il progetto è stato
ideato e promosso da IKEA, WWF Italia e dal consorzio RAEE Ecolight. Presso tutti i 18 punti
vendita IKEA in Italia è possibile ritirare la Bulb box e, una volta riempita, riconsegnarla nei negozi
IKEA. Un modo come un altro per contribuire al corretto riciclo e recupero delle lampadine a
risparmio energetico esauste. Un gesto semplice che produrrà almeno tre vantaggi: le lampadine a
risparmio energetico così raccolte saranno avviate verso un corretto percorso di smaltimento e
recupero dal consorzio Ecolight; per ogni scatola consegnata, IKEA donerà al WWF un euro per i
suoi progetti di conservazione e, infine, in cambio della Bulb box, IKEA consegnerà ai suoi clienti
IKEA Family un buono per una confezione di tre lampadine a basso consumo "Sparsam E27" da
11W . "L'obiettivo è raccogliere almeno la metà delle scatole che sono in distribuzione", precisa
Riccardo Giordano, environmental manager di IKEA Italia. "Che significa, riciclare oltre 100mila
lampadine evitando così la dispersione nell'ambiente di una quota significativa di sostanze
inquinanti pericolose come mercurio e polveri fluorescenti, ma anche permettendo il recupero di
quasi 7 tonnellate di vetro".
L'iniziativa, la prima in Italia di questo genere, è già stata proposta con successo da IKEA in
Norvegia. "Contrariamente alle tradizionali lampadine a incandescenza quelle a risparmio
energetico devono essere trattate con attenzione: per il loro contenuto di mercurio -in media ne
hanno un milligrammo, ma tanto basta a contaminare 4mila litri d'acqua-, sono classificate come
rifiuti pericolosi", spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio che si occupa
della gestione e dello smaltimento dei RAEE che ritirerà la lampadine esauste raccolte. "Un loro
corretto trattamento permette non solamente di smaltire le componenti inquinanti, ma anche di
recuperare vetro che viene riutilizzato, per esempio, nella creazione di oggetti in vetro, nuove
lampadine, ma anche piastrelle. L'anno scorso, in Italia, sono state raccolte più di 900 tonnellate tra
lampadine a risparmio energetico e neon. Nei soli primi sei mesi di quest'anno, la raccolta sta
raggiungendo le 1.400 tonnellate, facendo così presagire almeno un raddoppio rispetto al 2009". Per
il WWF si tratta di un'iniziativa che va nel percorso di sensibilizzazione dei cittadini su un corretto
uso dell'energia e smaltimento dei rifiuti.
Allarme usura in tutta Italia
La Campania è maglia nera ma in quasi tutte le regioni si confermano le pericolose
commistioni tra reti criminali organizzate e il fenomeno usuraio nel suo insieme
Salerno, (15 settembre 2010).- Città, campagne, piccole imprese e nuclei familiari: l'usura distende i
suoi tentacoli su tutti i settori produttivi . E' una pratica diffusa in tutta la penisola anche se a
soffrire di più è il Mezzogiorno dove coesistono tutte le varie forme di 'usura'. Anzi, negli ultimi
anni, è entrata nel core business degli uomini della malavita organizzata: Cosa Nostra, Camorra,
'Ndrangheta, Sacra Corona. Nelle quattro regioni a forte penetrazione malavitosa l'usura lambisce
ambienti professionali e pezzi della società bene e si intreccia con altri reati quali il gioco d'azzardo,
il riciclaggio, il traffico di droga. Infine, c'è da considerare la grave situazione di difficoltà
economica in cui versano le famiglie e le piccole imprese. " Il sovra indebitamento delle famiglie in
Italia, nei primi 8 mesi del 2010, è cresciuto del 147,7%, rispetto al 2009 e l´usura è aumentata del
109,6%", rilevano i dati diffusi da Contribuenti.it a conclusione del convegno 'Usura, fisco e
scommesse sportive', svoltosi nei giorni scorsi ad Aosta. "In Italia sono a rischio d´usura 1.920.000
famiglie e 1.660.000 piccoli imprenditori", afferma Vittorio Carlomagno presidente
dell'associazione di contribuenti, che aggiunge: "il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto
la cifra di 29.600 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 44.900 euro".
Al primo posto delle regioni maggiormente esposte all´usura troviamo la Campania; poi tutte le
altre: Valle d´Aosta, Sicilia, Piemonte, Abruzzo, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria,
Toscana, Veneto, Lazio, Liguria, Friuli Venezia-Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Sardegna,
Basilicata, Marche e Molise. La Campania, quindi, non riesce a scrollarsi di dosso questa maglia
che la caratterizza come regione ad alto rischio. Lo aveva evidenziato anche il rapporto di SoS
Impresa, 'Le mani della criminalità sulle imprese.
L'usura in tutta la regione affonda le sue radici nelle consuetudini locali e ancora oggi mantiene una
presenza forte, estesa, radicata nel costume e nelle tradizioni. C'è il vecchio usuraio di vicolo che
tiene il suo banco nel basso. La famiglia che fa dello strozzo la sua attività lavorativa, il
professionista ben inserito nella politica sempre pronto a dare una mano agli amici, l'associazione di
mutuo soccorso insediata negli uffici pubblici e negli ospedali. " Segno evidente - si legge nel
Rapporto - che in un'economia con una componente di sommerso significativa, con attività
economiche e commerciali precarie, con un tasso di abusivismo alto, l'usura funge da vera e propria
supplenza al mercato legale del credito, si sostituisce ad esso e sopperisce alle difficoltà di
provvista". In alcuni casi il ricorso al prestito usuraio è così diffuso e accettato come normalità da
rappresentare un vero e proprio sportello bancario sommerso con le sue leggi e i suoi codici, mai
scritti, ma rispettati da tutti.
Così come numerosi sono clan camorristici di cui è stata accertata, nel corso d'indagini e operazioni
delle forze dell'ordine, un'intensa attività usuraria, oltre ai numerosi sequestri di beni, che hanno
evidenziato l'enorme forza e disponibilità economica dei camorristi. "Anche quando l'usura è gestita
da insospettabili incensurati - continua il Rapporto - sempre più spesso essi si rivolgono ai clan
camorristici per il recupero crediti, sia per far valere le proprie ragioni, sia per attivare
l'intimidazione. L'attività usuraia, inoltre, è strumentale rispetto la vocazione affaristica della
camorra perché gli consente di impossessarsi di aziende senza alcun esborso di denaro e s'intreccia
fortemente con il giro delle scommesse clandestine e del gioco d'azzardo".
Ma perché si ricorre allo strozzino? Perché si chiede il prestito al cravattaio? "La crisi economica,
l´aggressione al patrimonio familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse
a rate, la impossibilità di accesso al credito bancario, la crescita del gioco d´azzardo e delle
scommesse sportive legalizzate ed il boom delle carte di credito revolving, con tassi del 25%, continua Carlomagno - stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani di
spregiudicati usurai". Usura che aumenta proporzionalmente all'aumento della crisi economica. E
proprio per questo non risparmia nessuna regione italiana, semmai cambia la tipologia e la qualità
criminale delle reti usuraie, la brutalità o la sofisticazione delle stesse, ma dalle grandi città ai più
piccoli paesi, per le persone in difficoltà, c'è sempre qualcuno disposto a 'darti una mano'.
"In passato - prosegue Carlomagno - ogni qual volta l'economia ha segnato brusche frenate, l'usura
ha subito delle forti crescite. Ora c'e' un ulteriore problema: oltre la poca propensione alla
elargizione del credito associata a commissioni insopportabili applicate dalle banche e dalle
esattorie, si sta registrando una aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia
direttamente mediante la riscossione coattiva, che indirettamente attraverso l´uso spregiudicato
delle scommesse sportive, costringendo numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti".
Giovanni Greco
Tagli ai bilanci e stipendi in forse
L’allarme lanciato dalla UsB che parla di smantellamento dell’Università pubblica
Roma (8 settembre 2010).- Il Senato ha approvato in prima lettura la "riforma" Gelmini. Intanto
però, i rettori hanno incassato un primo smacco dal governo: i 400 ml per la "sopravvivenza",
promessi dalla Gelmini e necessari a "coprire" gli stipendi al personale nel 2011 sono spariti dalla
Manovra Tremonti (D.L. 78/2010 convertito in Legge n. 122/2010). E' l'allarme lanciato dalla
Unione sindacale di Base (UsB) . I fondi pubblici 2011 (FFO) con i tagli del governo (-17,2% sul
2010) ammontano a circa 6 miliardi, la sola spesa per il personale ammonta a 6,5 miliardi !I l
personale tecnico-amministrativo si trova il rinnovo contrattuale nazionale e i trattamenti accessori
bloccati. "La Manovra Tremonti- continua la USB -limita, inoltre, al 3,2 % gli 'aumenti del salario'
nel biennio passato 2008/2009 e, mentre al personale vengono elemosinati circa 7 euro mensili di
vacanza contrattuale per il 2010/2012, per i baroni (e tutto il 15% degli statali che non è
contrattualizzato) nel solo 2010 l'incremento dello stipendio è del 3,09%". Aumentano le tasse per
gli studenti, le borse di studio sono state tagliate già nel 2010 del 60%. "A tutto questo - accusa la
USB- la parte collaborativa del sindacato confederale applaude mentre l'altra ritiene i lavoratori
sempre disponibili ai sacrifici purché equi e ben ripartiti!". Un gioco che non piace ai dirigenti del
neo sindacato nato dalla fusione di RdB con SdL. "Diciamo basta ai sacrifici", tuonano. "Bisogna
lottare per ridistribuire ricchezza e non sacrifici. I lavoratori sono sotto scacco da decenni e
continuano a pagare per chi dalle crisi 'finanziarie' ed 'economiche' esce sempre più ricco e
potente". Il sindacato, che si colloca alla sinistra della Cgil, parla di "lotta di classe" che si "fa
'socialmente' drammatica perché siamo ad un salto pianificato che impone l'involuzione della
'precarietà' verso la 'disoccupazione' strutturale di massa".
Sbaglia chi pensa che siano le solite menate estremiste; non si tratta di chiacchiere propagandistiche
perché "con la manovra i fondi per i precari nelle amministrazioni pubbliche vengono ridotti del
50% il che significa 40.000 precari che perdono il lavoro nelle università. A questi licenziamenti si
aggiungono i precari della Ricerca e il massacro nella Scuola . Non è diversa è la situazione nel
resto della Pubblica Amministrazione, a partire dalla Sanità, dove con i tagli ai bilanci si tagliano
posti letto, servizi di emergenza e ufficialmente si lasciano a casa 100.000 lavoratori".
Un attacco al 'pubblico' al quale fanno da corollario le morti bianche, la disoccupazione giovanile a
due cifre, le politica verso i lavoratori immigrati, lo smantellamento di previdenza, assistenza e
formazione pubblica; insomma, dice UsB, siamo allo smantellamento dello "stato sociale altro che
lotta di classe". Come conferma vale la pena di osservare quanto stampato sul giornale della
Confindustria che, parlando di Università, titola: "Nel 2011 le spese per il personale rischiano di
essere superiori al fondo statale (FFO) ma non in tutti i poli" e quindi suggerisce che le "Università
(siano) affidate al mercato. Solo la ricerca di fondi europei e privati può far crescere le attività" . I
conti tornano e lo scontro pubblico/privato diventa un fatto concreto di convenienza e prospettiva
economica. Quella del Sole24Ore del 26 agosto, dichiara la UsB, non è "filosofia come sa bene il
movimento dei ricercatori universitari che si sta battendo con determinazione contro la riforma
Gelmini". Non è un caso che proprio i ricercatori tornano ad affilare i coltelli per impedire
l'approvazione della legge. Un movimentismo che contrasta con il silenzio del personale tecnico
amministrativo che, conclude il comunicato della UsB, è chiamato "ad organizzare la 'resistenza',
per la propria dignità, per l'Università Pubblica e per i figli di tutti i lavoratori che hanno il diritto ad
una formazione pubblica di vera eccellenza che permetta loro reali occasioni di riscatto e mobilità
sociale".
Paolo Rocca
Salerno, al via i primi due bandi in favore del Volontariato
Salerno, (6 settembre 2010).- Finanziare progetti di utilità sociale che rispondono ai bisogni della
comunità, individuare e sostenere idee progettuali promosse dalle organizzazioni di volontariato e
del terzo settore che siano in grado di migliorare la qualità della vita della nostra comunità, sono gli
obiettivi dei primi bandi promossi dalla Fondazione della Comunità Salernitana in collaborazione
con Sodalis - Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Salerno. In particolare i bandi,
attuati da tempo dalle altre fondazioni di comunità presenti in Italia, hanno il merito di coinvolgere
una intera comunità attraverso la condivisione dei progetti presentati dalle associazioni che operano
sul territorio salernitano.Le associazioni che partecipano ai bandi promossi dalla Fondazione della
Comunità Salernitana dovranno coinvolgere la comunità locale sul progetto, suscitando donazioni a
favore del progetto stesso per un importo compreso tra il 10% e il 15% di quello complessivamente
erogato. I bandi promossi sono due con due distinte finalità.
Il primo bando, le cui risorse disponibili ammontano a 150.000 euro, è realizzato in partenariato tra
la Fondazione della Comunità Salernitana e Sodalis - Centro Servizi del Volontariato e finanzierà
attività di formazione, promozione e comunicazione volte soprattutto a qualificare le competenze
dei volontari che operano sul territorio favorendo contestualmente lo scambio di esperienze e buone
prassi. Le domande per la partecipazione al bando, da parte delle associazioni di volontariato,
dovranno pervenire presso la sede della Fondazione della Comunità in via Bastioni entro il 5 ottobre
2010. Il secondo bando, promosso dalla Fondazione della Comunità Salernitana che prevede risorse
disponibili per una somma di 24.000 euro, è finalizzato a sostenere l'acquisto di beni strumentali
connessi alla realizzazione di interventi di utilità sociale volti a garantire condizioni di vita più
dignitose a persone in situazione di grave disagio dipendenti anche dal bisogno di mobilità e di
socialità; tutelare le fasce deboli della società favorendo il loro accesso a nuove tecnologie e ad ogni
altra forma di comunicazione e di espressione. Le domande per partecipare a questo secondo bando,
al quale possono accedere singole organizzazioni che operano nel territorio della provincia di
Salerno, devono essere presentate entro il 27 settembre 2010 alle ore 17.00 presso la sede della
Fondazione della Comunità Salernitana di via Bastioni a Salerno. Le finalità dei bandi, le modalità
di presentazione delle domande sono pubblicate sul sito della Fondazione della Comunità
Salernitana (www.fondazionecomunitasalernitana.it) e per il primo anche sul sito del Centro Servizi
Volontariato Sodalis (www.csvsalerno.it)
Solopaca, festa dell’uva
A grandi passi la cittadina beneventana si avvicina al consueto appuntamento settembrino –
previsti numerosi turisti per assistere alla sfilata dei carri
Solopaca, (1 settembre 2010).- Musica, balli, percorsi enogastronomici, mostre fotografiche, visite
guidate del centro storico, spettacoli itineranti, giochi a quiz: sono gli ingredienti della XXXIII festa
dell'uva di Solopaca che aprirà i battenti il 9 settembre con l'inaugurazione della mostra fotografica
"Solopaca nel Tempo: memoria storica per immagini" curata dalla Pro Loco. Il 12 settembre ci sarà
la consueta Sfilata dei Carri Allegorici con Corteo Storico - Sbandieratori - Gruppi folk. Mentre la '
Rino Gaetano Band in concerto special guest Marco Morandi' chiuderà il 16 settembre la
tradizionale Festa solopachese. La Festa dell'Uva sin dalla sua prima edizione rappresenta uno
spettacolo unico e suggestivo capace di richiamare l'attenzione di decine di migliaia di turisti
provenienti anche da altre regioni. Da trentatré anni per le strade del paese sfilano 11 carri artistici
realizzati con chicchi d'uva magistralmente incollati. La sfilata dei carri è preceduta dalle autorità
con i gonfaloni dei comuni confinanti, seguiti dal corteo storico che evoca gesta e personaggi della
famiglia Ceva-Grimaldi di origine genovese, che ottennero, nel 1609, da Filippo III re di Spagna il
titolo di 'duchi di Telese e utili signori della terra di Solopaca', mantenuto, salvo brevi interruzioni,
fino al 1764. Lungo il percorso sono allestiti i banchi gastronomici, per gustare i piatti della cucina
contadina: "cavati" (gnocchi di farina), salsicce alla brace, peperoni imbottiti, "struscioli" (una
specie di bignè rustuci) e poi tanta uva e vino Solopaca. Il corteo è sempre arricchito dalla
partecipazione di gruppi folkloristici, sbandieratori, rappresentanti delle "città del Vino", gonfaloni
dei comuni vicini e dalle autorità. Per maggiori informazioni consigliamo di telefonare alla pro
Loco di Solopaca, inviare una mail a [email protected] o visitare i siti
www.prolocosolopaca.it e www.comune.solopaca.bn.it. Il 'Solopaca' è un doc (bianco, roso e
rosato) conosciuto ed apprezzato. La zona di produzione comprende 12 comuni, tutti nel Sannio:
Solopaca, Castelvenere, Guardia Sanframondi, San Lorenzo Maggiore, e parte dei comuni di
Cerreto Sannita, Faicchio, Frasso Telesino, Melizzano, San Lorenzello, San Salvatore Telesino e
Telese. La storia del Solopaca non può essere disgiunta dalla storia della cittadina Solopaca, che si
stende alle falde del Monte Taburno, in provincia di Benevento, che con le sue stupende colline da
sempre è vocata all'agricoltura. Nasce qui il favoloso "Solopaca Doc" la cui storia si perde nella
notte dei tempi...persino Gioacchino Murat, generale francese e Re di Napoli, che ad assaggiare il
vino di Solopaca, si esaltò al punto di paragonare la stravolgente potenza del vino a quella del
cognato Napoleone. E che si tratti di un vino ricco di storia è documentato dalla individuazione e
riconoscimento dell'area più antica di coltivazione del Solopaca, la zona "classica", tutta ricadente
nell'ambito del comune di Solopaca, per complessivi 600 ettari. In questo paese di 4 mila anime la
'Cantina Sociale di Solopaca' è una tra le più antiche della Campania. Con oltre 150 mila ettolitri di
vino prodotti è ai primi posti nella produzione regionale. "Le aziende - si legge sulla home page del
sito www.cantinasolopaca.com -sono ubicate non solo nel comune di Solopaca ma anche in 16
comuni limitrofi, per un totale di circa 1300 ettari di superficie vitata. Dai vigneti delle ridenti
colline solopachesi (vigne vecchie, ceraselle, cesine, santianni, tore, ecc.) le uve coltivate vengono
convogliate alla cantina della cooperativa ove, previa meticolosa scelta sono vinificate con
procedimenti tradizionali antichissimi, perfezionati dalle moderne tecniche enologiche". Dalla
produzione della Cantina oggi nascono non solo il maschio e seduttore Rosso D.O.C., ma anche il
corposo e vellutato Aglianico, il frizzante e delicato Amabile, la misteriosa e allegra Falanghina,
fino alla nobiltà dell'aristocratico Spumante "Solopaca D.O.C."
Guido Perinetti
In attesa di uno squillo
Aumentano i giovani assunti con il ‘lavoro a chiamata’ – soddisfatta la CISL che non rinuncia
alla polemica contro i detrattori di questa tipologia lavorativa
Roma (1 settembre 2010).- Job-on-call, solito termine inglese per definire il 'lavoro a chiamata',
tipologia contrattuale introdotta in Italia nel 2003, con la riforma del mercato del lavoro prevista
nella legge 30. Con questo contratto il lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che
può richiedere la prestazione lavorativa, nei limiti stabiliti dalla legge, anche in momenti successivi
alla stipula del contratto. E solo dal 2006 che le imprese iniziano a occupare lavoratori intermittenti
e il ricorso a questo tipo di contratto mostra nell'anno un graduale, ma moderato incremento. Nel
2007 il fenomeno presenta una crescita più sostenuta e assume una dimensione significativa,
raggiungendo le 80 mila unità nel mese di dicembre. "Tale crescita prosegue nel 2009 anno in cui secondo uno studio dell'Istat - le posizioni lavorative a chiamata raggiungono il picco massimo a
dicembre con oltre 140 mila unità, mostrando di non risentire particolarmente della crisi
economica". Sebbene questa tipologia contrattuale sia nata per soddisfare esigenze di flessibilità e
discontinuità della prestazione lavorativa, è prevista la possibilità di stipulare contratti di lavoro a
chiamata anche a tempo indeterminato. "Il datore di lavoro - continua l'Istat -può così sfruttare
appieno i vantaggi derivanti dalla semplificazione delle procedure di assunzione in virtù della quale
gli adempimenti amministrativi devono essere effettuati soltanto al momento della stipula del
contratto". Il triennio 2006-2009 analizzato dall'Istituto mostra che nel settore degli alberghi e
ristoranti si concentra circa il 60 per cento del totale dei lavoratori intermittenti . La restante quota è
occupata prevalentemente nei settori dell'istruzione, sanità, servizi sociali e personali (12 per cento
circa) e del commercio (circa il 10 per cento). Il job-on-call non risulta affatto utilizzato, invece, nel
settore dell'intermediazione monetaria e finanziaria (sezione K dell'Ateco 2007). Dati che
soddisfano il presidente della Commissione Lavoro di Confcommercio, Francesco Rivolta. "Il
lavoro a chiamata- dichiara - si dimostra di primaria importanza per consentire al sistema produttivo
di far fronte alle diverse esigenze organizzative dettate dalla necessità di competere in un'Europa ed
in un mondo ormai globalizzato". E che sono apprezzati dalla Cisl. Tant'è che Giorgio Santini,
segretario confederale, li definisce "doppiamente importanti". Da un lato, dichiara il sindacalista,
"danno seguito alla richiesta da sempre portata avanti dal sindacato di analizzare l'utilizzo
quantitativo e qualitativo dei contratti flessibili" e dall'altro "dimostrano che un utilizzo corretto,
regolamentato ed adeguatamente retribuito della flessibilità, anche in tempi di crisi economica, può
rappresentare un significativo beneficio per i lavoratori ed un'opportunità in più, in particolare per i
giovani". Non rinuncia alla polemica contro coloro che avevano dipinto il 'lavoro a chiamata' come
"il simbolo dello sfruttamento e della precarietà" perché oggi appare in modo evidente che si tratta
di "uno strumento valido, in quanto é un contratto di lavoro subordinato,con tutte le garanzie
connesse, importante per far fronte ai picchi produttivi in settori molto frammentati come quelli
alberghiero, del commercio e della ristorazione". In realtà c'è poco da essere contenti e da gridare al
successo. Lo si capisce leggendo in modo approfondito il documento dell'Istat.
Le imprese ricorrono al contratto di lavoro intermittente quasi esclusivamente per coprire posizioni
lavorative con qualifica operaia, che rappresentano il 90 per cento circa del totale, con un massimo
di oltre il 98 per cento nel settore degli alberghi e ristoranti. I dipendenti a chiamata inquadrati come
impiegati costituiscono una quota significativa solo nel settore del commercio (36 per cento circa
nel 2007 e 30 per cento nel 2009). L'industria in senso stretto, le costruzioni e i trasporti e
magazzinaggio sono i settori in cui la quota dei job-on-call a tempo indeterminato risulta più
elevata. La regione in cui si concentra il maggior numero di contratti a chiamata è il Veneto (intorno
al 20 per cento), che contribuisce a fare del Nord-est la ripartizione in cui il ricorso al job-on-call è
più elevato (circa 41 per cento). Il Nord-ovest è caratterizzato da un'alta concentrazione di
lavoratori a chiamata in Lombardia (intorno al 17 per cento), mentre il Centro presenta una
maggiore dispersione tra le diverse regioni. Generalmente basso è il ricorso al lavoro a chiamata nel
Sud e ancor di più nelle Isole (rispettivamente 9 e 2 per cento circa).
E, ancora. "Per i dipendenti a chiamata - scrive ancora l'Istat - l'input di lavoro, misurato in termini
di ore retribuite, risulta particolarmente basso. Nel settore degli alberghi e ristoranti, per esempio, la
quantità di ore lavorate per posizione lavorativa rappresenta meno di un settimo dell'orario full time
previsto dai contratti collettivi applicati in questo comparto. In questo settore, nell'intero periodo
considerato, le posizioni lavorative con contratto a chiamata ricondotte a unità di lavoro equivalenti
a tempo pieno non superano le 22mila unità" .
Giovanni Greco
La Notte dei ricercatori 2010
Il 24 settembre una lunga non stop collegherà, in diretta, diverse radio e sedi universitarie– L
’evento reso possibile grazie a Ustation, il social network universitario e a Raduni,
l’associazione degli operatori radiofonici universitari
Salerno,(18 settembre 2010).-A Salerno si contano le ore per l'appuntamento con 'La Notte dei
Ricercatori'. La manifestazione si svolgerà nei giorni 22, 23 e 24 settembre 2010 e sarà articolata in
due sessioni: quella mattutina - presso il Campus di Fisciano (aula magna) con dibattiti, seminari
divulgativi, percorsi laboratoriali, interventi "sul campo" - e una sessione pomeridiana (23
settembre a Salerno, Piazza Cavour - di fronte palazzo della Provincia), 24 settembre (villa
comunale di Vietri sul mare). L'Università degli Studi di Salerno è una tra le capofila italiane (unica
nel Mezzogiorno) della "Notte dei Ricercatori", iniziativa promossa e co-finanziata dal Settimo
Programma Quadro dell'Unione Europea, elaborata per sensibilizzare il grande pubblico al tema
della ricerca scientifica, alla figura del ricercatore, alle dinamiche di partecipazione giovanile. Una
serrata tre giorni di eventi, spettacoli, esperimenti, conferenze, mostre, visite guidate e laboratori
aperti in compagnia dei ricercatori. Contemporaneamente in Italia e in Europa. Il clou della
manifestazione sarà il 24 settembre quando, in oltre 260 città di 31 Paesi europei e dell'area
mediterranea, si svolgerà contemporaneamente "La notte dei Ricercatori" che si pone l'obiettivo di
avvicinare i giovani al mondo scientifico e sensibilizzarli a percorsi formativi ma anche di dare vita
a un primo momento di orientamento e di presentazione delle attività - non solo didattiche delle
università - nei termini di una compiuta interdisciplinarietà. La 'tre giorni' salernitana si svilupperà
sul versante della relazione fra studenti e ricercatori e dello scambio di conoscenze. Della
contaminazione di esperienze già praticate e quelle 'in itinere'. Non mancheranno nelle serate del 23
(Salerno) e 24 settembre (Vietri sul mare) anche appuntamenti di animazione culturale, spettacolare
e musicale. Una vera e propria "incursione urbana", pertanto, che dal campus di Fisciano porterà nel
vivo delle Comunità, argomenti e dibattiti sempre più centrali per lo sviluppo del Paese e
protagonisti per le nuove generazioni. L'evento registra la partecipazione - oltreché dell'Ateneo di
Salerno - di Unis@und (la webradio dell'Università che trasmetterà integralmente in audio/video
tutti gli eventi), l'associazione Agorà, i Comuni di Salerno e Vietri sul Mare. Nel pomeriggio di
venerdì 24 (dalle ore 18 alle 20), grazie ad Ustation, il social network universitario e a Raduni,
l'associazione degli operatori radiofonici universitari, ci sarà una diretta nazionale. Studio centrale
sarà la postazione mobile di Unis@und con la quale si collegheranno diverse radio universitarie.
Dalle ore 20 alle 24 gli eventi potranno essere seguiti sulle frequenze video di Altratv.tv.
Operazione Devius: chiuse le indagini
Misuratori di velocità “velomax” e “traffiphot iii sr” clonati, manomessi ed illegalmente
installati. Migliaia di verbali illegali - Chiesto il rinvio a giudizio per 10 le persone
Salerno, (20 settembre 2010).- La procura di Sala Consilina ha posto la parola 'fine' alla vicenda
degli autovelox clonati, manomessi ed illegalmente installati su migliaia di strade italiane tra il 2007
ed il 2009. E lo ha fatto con una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 10 persone nel Vallo
di Diano e con la denuncia da parte della Guardia di Finanza, di altre 300 persone (tra pubblici
Ufficiali, funzionari, amministratori, politici, impiegati e soggetti vari) i cui fascicoli sono stati già
trasmessi a 92 Procure della Repubblica competenti per territorio. Sulle strade di 120 comuni, come
i lettori di Diariosette ricorderanno, furono istallati questi rilevatori di velocità gestiti direttamente e
di proprietà della Garda Segnale srl di Desenzano del Garda (BS).
Diversi i reati accertati e ipotizzati: associazione a delinquere, turbata liberà degli incanti, abuso
d'ufficio, falsità ideologica, usurpazioni di funzioni pubbliche, il tutto finalizzato alla truffa
aggravata in danno di ignari automobilisti, dello Stato e degli enti pubblici. "Oltre 100.000 - fanno
sapere i finanzieri di Sala Consilina - i verbali redatti per presunte violazioni al codice della strada
(in un solo Comune nel 2008 oltre 13.000 sono stati i verbali sequestrati), con indebite richieste di
sanzioni per oltre 13 milioni di Euro". La tutela della vita e della sicurezza stradale, in questo caso,
era solo un paravento per azioni illecite compiute ai danni dei cittadini. Tutto ciò si concretizzava
con violazione al codice della strada riscontrati attraverso gli autovelox clonati, "non omologati,
non revisionati e non tarati, illecitamente posizionati su strade non appositamente individuate dalle
Ordinanze Prefettizie, manomessi (in quanto gli stessi come accertati da puntuali consulenze
tecniche disposte dalla Procura, rilevavano la velocità con uno scarto dai 10 a 30 km in più rispetto
alla reale velocità tenuta dai veicoli di passaggio) e gestiti direttamente da personale non autorizzato
e non idoneamente istruito, (il tutto al sol fine di un illecito arricchimento per il sodalizio criminale
in spregio alle norme del Codice della Strada ed alle direttive Ministeriali le quali, tra l'altro,
vietavano quei rapporti contrattuali il cui corrispettivo veniva concordato in percentuali sulle
infrazioni elevate)". Numerose le perquisizioni effettuate su tutto il territorio nazionale che hanno
portato al sequestro, tra l'altro, dell'intero complesso aziendale della Garda Segnale riconducibile al
responsabile dell'organizzazione, ad oltre 50 apparati "autovelox" - di vario tipo a postazione fissa e
mobile come ad esempio i Velomax512 e Traffiphot III SR, svariate CPU clonate, relativa
attrezzature informatiche, rilevatori ottici e fotografici, software ad uso degli stessi misuratori di
velocità, computers portatili e di ufficio, stampanti, attrezzature varie nonché copiosa
documentazione amministrativa, fiscale, bancaria e postale. "Una vera e propria illecita catena di
affari che - si legge in un comunicato della Guardia di Finanza - spaziava dalla assistenza
contrattualistica per la stipula del contratto di affidamento (con clausole capestro per gli Enti), al
posizionamento degli apparecchi sulle strade, allo sviluppo fotografico, alla stampa e spedizione dei
verbali elevati, alla gestione degli archivi degli automobilisti, passando per l'assistenza legale
fornita ad hoc ai Comuni per i ricorsi che gli eventuali automobilisti intentavano". La "mente
diabolica" della faccenda puntualmente identificata nel D.B. che non solo distribuiva le macchinette
per i rilevamenti, ma offriva ai comuni un servizio "completo": dalla delibera già pronta per attivare
i controlli ai propri tecnici che, in borghese, affiancavano i vigili sulle strade. Costui avrebbe inoltre
creato una catena di ditte collegate tra loro in modo da concorrere agli appalti comunali. Tutto
sembrava in regola, con cinque o sei ditte formalmente concorrenti; tutto in realtà aceva capo all'
organizzazione da egli capeggiata da D.B., compresa quella che si sostituiva nella fittizia verifica,
omologazione e taratura periodica degli apparecchi misuratori.
Paolo Rocca
L'Italia vista dall'Ocse
La qualità del sistema scolastico è agli ultimi posti in Europa e tra i peggiori al mondo
Roma (9 settembre 2010).- E' una 'Italietta' quella disegnata dall'Ocse. La qualità del sistema
scolastico relega, infatti, il nostro paese agli ultimi posti con una spesa di circa 8.600 dollari per
studente universitario, contro i quasi 13 mila degli altri paesi, cifra nella quale è compresa la
ricerca. "Dati che - commenta Antonio Borghesi (IdV) - si commentano da soli". E non fa bella
figura la scuola; l'Italia, infatti, è in coda alla classifica per spesa: 4,5 per cento del Pil per le
istituzioni scolastiche, contro una media Ocse del 5,7 per cento. Persino Brasile ed Estonia sono più
generosi mentre facciamo meglio solo della Slovacchia. Numeri che non si prestano a letture
differenziate. Eppure per il ministro Gelmini "i risultati dell'indagine Ocse confermano la necessità
di proseguire sulla strada delle riforme. La ricerca dimostra che la qualità dell'istruzione non è
affatto legata al numero di ore passate tra i banchi". Per migliorarla , aggiunge il ministro in una
nota stampa, è fondamentale che "la retribuzione dei docenti sia basata sul merito e non
esclusivamente sull'anzianità di servizio". E, ancora: "in un contesto internazionale che richiede
rigore nei conti pubblici, l'indagine conferma che è necessario ottimizzare le risorse per l'istruzione.
Esattamente ciò che il governo italiano sta facendo". La ricerca dell'Ocse giunge mentre in Italia i
precari della scuola sono in rivolta e si accinge a riaccendersi la polemica intorno alla riforma del
sistema universitario. "Una vera riforma dell'Università dovrebbe partire dalle risorse", dice
Antonio Borghesi per il quale "il ministro Gelmini, che non ha saputo far altro che tagliare nel
settore scuola e nella ricerca, che rischia di affondare completamente e continua a dire che i costi
sono elevati, forse, prima di parlare, dovrebbe studiare i dati". Quel che viene contestato al governo
è la mancata politica di investimenti e il ricorso ai tagli. "Invece di investire sull'istruzione e sulla
formazione come succede in ogni altro Paese - dichiara Fabio Giambrone (IdV) - il governo
Berlusconi colpisce a morte la scuola pubblica con tagli indiscriminati che lasceranno senza lavoro
migliaia di uomini e donne, nonostante abbiano vinto concorsi e ottenuto più di una abilitazione".
Una povertà di investimenti che incide negativamente sui risultati scolastici e sul numero dei
laureati e dei diplomati. "Il governo -dichiara Mariangela Bastico (Pd)- nega, in questo modo,
all'Italia una prospettiva di sviluppo strutturale basata sulla qualità della risorsa umana e
professionale, al contrario delle indicazioni europee e delle scelte dei Paesi più avanzati del
mondo". Una scelta che per la senatrice appare "molto dannosa" perché "nega futuro ai nostri
giovani, non a caso i livelli di disoccupazione giovanile costituiscono un primato negativo del
nostro Paese". Ed è questa politica che favorisce la protesta dei precari della scuola. Da nord a sud,
sono in atto scioperi della fame per chiedere un incontro alla Gemini che, invece, risponde 'picche'.
Decisione "particolarmente grave", stigmatizza la Bastico per la quale le scelte del ministro
rappresentano "un puro disinvestimento sulla scuola e sulle università pubbliche". Se è vero che il
numero delle ore non è garanzia unica della qualità della scuola "è assolutamente fondamentale conclude Bastico - garantire un orario adeguato per i laboratori tecnici, scientifici, informatici e
linguistici e per rendere i ragazzi protagonisti dei propri apprendimenti, attraverso esperienze
pratiche e attraverso l'alternanza scuola-lavoro". Da registrare anche la provocatoria dichiarazione
di Marco Di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del PSI. "Perché la ministra non chiede a
Tremonti di detrarre dall'8 per mille che versa alla Chiesa cattolica, il miliardo che spende tutti gli
anni la Pubblica istruzione per pagare gli stipendi agli insegnanti di religione?". Provocazione o no,
il problema degli insegnanti di religione è un 'nodo' che viene periodicamente alla ribalta. Sono
docenti, chiarisce l'esponente socialista, assunti dai vescovi e non dalla Gelmini e "con quei soldi si
potrebbe sanare, almeno in parte, la questione dei precari che è, ricordiamolo, un nodo cruciale per
mantenere a un livello decente la qualità della scuola pubblica". Intanto l'Unione sindacale di base
(Usb) invita tutti i precari e i comitati della scuola a costruire una Assemblea Nazionale per il
prossimo 25 settembre. "Un'assemblea - si legge in una nota sindacale -che faccia anche chiarezza
rispetto alle ambiguità e complicità di Cgil Cisl e UIL, che in questi anni hanno contribuito a vario
titolo allo sfascio del sistema dell'istruzione e della conoscenza e favorito nei fatti la perdita di
diritti, dignità e posti di lavoro". Diversi gli argomenti sui quali i partecipanti saranno chiamati a
discutere: il ritiro dell'articolo 64 della finanziaria del 2008 (133 mila posti di lavoro e 8 miliardi
tagliati alla scuola) e di tutti i decreti attuativi ad essa collegati (riforma della scuola primaria e
secondaria); l'immediata assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari sui posti
vacanti e disponibili secondo l'organico precedente ai tagli del piano Tremonti/Gelmini; il recupero
degli 8 miliardi di finanziamento alla Scuola Pubblica Statale; la reinternalizzazione dei servizi
esternalizzati e la definitiva stabilizzazione degli ex-Lsu; il mantenimento dell'età pensionabile delle
donne a 60 anni.
Giovanni Greco
Chi distrugge le foreste?
Greenpeace pubblica un nuovo rapporto sulle condizioni delle foreste – tra i responsabili ci
sono diversi marchi internazionali – il ruolo dell’Italia
Roma ( 4 agosto 2010) - "Mio zio è partito ieri per cercare la mia famiglia", dice una bambina. "Ma
non è ancora tornato. Ho sentito che il nostro villaggio è stato distrutto, ma la gente è fuggita in
tempo, quando la pioggia ha iniziato a cadere". Questa la testimonianza, pubblicata sul sito di Save
the Children, di una bambina che spera di veder tornare lo zio insieme ai suoi, nel frattempo alcuni
parenti si stanno prendendo cura di lui. Come lei, ci sono tantissimi bambini che lottano per
sopravvivere in un Pakistan flagellato dalla più grande alluvione degli ultimi 80 anni; i dati riportati
dall'Unicef sono allarmanti: oltre 1.400 le vittime, le popolazioni coinvolte superano ormai le
3.240.000 persone, di cui 1.310.000 in modo grave. I bambini vittime dell'emergenza sono circa 1,4
milioni. Tutte le 5 province del paese sono state colpite, anche se le aree con maggiori danni sono le
nordoccidentali, ed in particolare la provincia di Khyber-Pakhtunkhwa, dove si concentra per ora la
quasi totalità delle vittime e sono oltre 2,5 milioni le persone colpite, mentre le piogge continuano
ininterrotte e ponti, strade e infrastrutture di base risultano spazzati via dalle alluvioni.
Molte famiglie sono sfollate e si sono rifugiate in circa 500 scuole e altri edifici situati su aree in
rilievo. "La minaccia peggiore - dichiara Martin Mogwanja, rappresentante UNICEF in Pakistan -è
lo scoppio di epidemie di malattie trasmesse attraverso l'acqua, come la diarrea e il colera, che
rappresentano una minaccia mortale soprattutto per i bambini. Abbiamo già ricevuto diverse
segnalazioni su casi di diarrea tra i bambini. E' urgente fornire alla popolazione cibo, acqua
potabile, farmaci e materiali sanitari, biscotti ad alto valore energetico, abiti per donne e bambini e
vaccini. Abbiamo già inviato una prima tranche di aiuti umanitari e nei prossimi giorni, cruciali per
salvare delle vite, ne porteremo altri". E', quindi, una lotta contro il tempo. L'alluvione ha causato
vaste distruzioni dei raccolti e delle infrastrutture del paese, con strade sommerse e ponti spazzati
via. Le linee elettriche sono fuori uso, i danni a ospedali, scuole e impianti fognari consistenti. In
una delle provincie coinvolte l'80% dei pozzi di acqua potabile sono stati distrutti. Molte famiglie
sono accampate in scuole e altri edifici situati nelle zone più alte."I danni alle coltivazioni e le
perdite di bestiame sono ingenti. In una regione prevalentemente agricola -aggiunge Mogwanja questo causa nell'immediato mancanza di cibo, ed espone a conseguenze ancor più negative per il
futuro. Dobbiamo prevedere un intervento umanitario a lungo termine, nell'immediato per salvare
vite umane e successivamente per sostenere la ricostruzione delle regioni colpite". Tra le regioni più
disastrate lo SWAT, teatro delle operazioni militari del 2009. Secondo le prime stime di Save the
Children, le più violente piogge monsoniche degli ultimi decenni hanno spazzato in pochi giorni
nella sola area di Swat circa 14.000 case. Il 90% dei ponti sul fiume Swat risulta danneggiato o
inutilizzabile, rendendo difficilissimo raggiungere i bambini in pericolo e le loro famiglie con i
soccorsi e le cure. "Praticamente tutte le infrastrutture nell'area di Swat sono state danneggiate,"
dichiara Annie Foster, responsabile per le risposte umanitarie di Save the Children, che
aggiunge:"le comunità non hanno più accesso ad acqua potabile o servizi igienici, alcuni hanno
iniziato a bere acqua contaminata aumentando il rischio di diarrea e altre patologie derivate
dall'acqua". Nella situazione attuale, la priorità sono i soccorsi e l'evacuazione delle popolazioni
alluvionate, in molti casi ancora intrappolate nei villaggi e nelle aree colpite. Il Governo, che sta
conducendo i soccorsi per lo più per via area, ha chiesto assistenza alle Nazioni Unite per fornire
ripari e aiuti d'emergenza ad oltre 20.000 famiglie sfollate - circa 120.000 persone - tra Peshawar e
Charsadda, nel nordovest del paese, un numero verosimilmente destinato ad aumentare nel corso
delle prossime ore. Cibo, acqua potabile, scorte mediche, alimenti terapeutici, vestiario per donne e
bambini, ripari d'emergenza e generi di primo soccorso sono gli aiuti più urgenti nella fase attuale
dell'emergenza. Tra gli interventi prioritari vi sono le vaccinazioni contro le malattie infettive, per
scongiurare l'insorgere di epidemie. Donne e bambini hanno anche immediato bisogno di assistenza
nutrizionale e protezione. ritireranno, e le aree colpite diverranno accessibili, gli interventi saranno
concentrati sul ripristino della rete idrica, dei centri sanitari, delle linee di rifornimento e delle
scuole, per consentire un'assistenza integrata alla popolazione vittima del disastro. Una corsa contro
il tempo, dicevamo. Ma per tutti, governi e singoli cittadini, un impegno alla solidarietà: per
contribuire in modo concreto basta visitare i siti www.unicef.it e www.savethechildren.it .
Giovanni Greco
Scoperto un cratere in Egitto
Una spedizione scientifica italo-egiziana identifica un cratere d’impatto da meteorite
perfettamente conservato
Roma, (30 luglio 2010).- Il cratere si chiama Kamil; l'impatto si suppone sia avvenuto durante gli
ultimi 5000 anni. E' stato scoperto nella parte sud occidentale del territorio desertico dell'Egitto ed è
perfettamente conservato in tutte le sue strutture primarie (al contrario degli esempi disponibili in
natura ed in letteratura fino ad oggi) rappresentando quindi un esempio di studio unico nel suo
genere. Le dimensioni rilevate sono pari a circa 45 m di diametro e 16 m di profondità ed è riempito
di sabbia (trasportata dal vento) per circa 6 m di spessore. Esempi di tale conservazione erano stati
osservati fino adesso solo su pianeti senza atmosfera o coperti di ghiaccio del sistema solare. La
conservazione delle strutture primarie di impatto, associate alla presenza degli abbondanti resti di
un meteorite metallico e di tipiche strutture metamorfiche (metamorfismo da shock) nelle rocce
incassanti (delle arenarie del Cretaceo), contribuiscono a fornire un'immagine unica sui crateri da
impatto causati da meteoriti a piccola scala. Questi ultimi sono infatti molto rari sulla superficie
terrestre in quanto vengono erosi rapidamente ed i pochi identificati fino ad ora (15 inferiori ai 300
m di diametro contro i 176 di diametro maggiore ai 300 km) mostrano assenza di alcune o tutte le
loro strutture primarie. Inoltre, al contrario di quanto fino adesso supposto dai modelli geofisici,
rappresenta la dimostrazione che masse meteoritiche metalliche superiori alle decine di tonnellate
possono penetrare l'atmosfera terrestre senza che avvenga una frammentazione significativa. Studi
statistici prevedono che la frequenza di impatto sulla superficie terrestre di oggetti simili a questo
avvenga su una scala di tempo decennale-secolare. In base alle analisi effettuate, il meteorite è stato
classificato come una Ataxite ricca in Nichel, con dimensioni pari a circa 1.3 m di diametro e di
massa presunta paria a 5-10 tonnellate (massa originaria all'impatto con l'atmosfera circa 20-40
tonnellate). La velocità di impatto calcolata è risultata pari a circa 3.5 km/s (velocità iniziale di
entrata 18 km/s) con angolo di entrata di 45°. Il cratere è stato identificato per la prima volta nel
2008 dal dott. Vincenzo De Michele (ex curatore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano)
nel corso di un sorvolo virtuale dell'area effettuato su Google Earth. Nel Febbraio 2009 una prima
spedizione esplorativa condotta dal dott. Mario Di Martino (Istituto Nazionale di Astrofisica) ha
confermato di essere in presenza di un caso unico di studio sui crateri meteoritici di dimensione
medio-piccola. Nel Febbraio 2010, nell'ambito degli accordi di collaborazione EISY 2009
(Egyptian-Italian Year of Science and Technology), una spedizione ufficiale congiunta italoegiziana è partita allo scopo di studiare le caratteristiche uniche di quest'oggetto. Di questa
spedizione hanno fatto parte parte i geologi Stefano Urbini e Iacopo Nicolosi dell'Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Questi studiosi si sono occupati in maniera particolare
dell'esplorazione geofisica del sito. Sotto quest'ultimo aspetto sono stati effettuati: un modello
digitale del terreno (DTM) tramite rilievo differenziale GPS; un rilievo tramite Ground Penetrating
Radar (GPR) per rilevare la reale morfologia del fondo del cratere e del terreno circostante la zona
d'impatto; un rilevo magnetico allo scopo di rilevare l'eventuale presenza di un corpo principale del
meteorite sepolto al di sotto dell'area del cratere.
Chiediamo al Dott. Stefano Urbini che impatto può avere questa scoperta sulla vita di tutti i
giorni?
"Questi tipi di impatto avvengono su una scala di tempo decennale-secolare e tutti i modelli
previsionali di impatto sono stati sviluppati ai crateri di grandi dimensioni che mantengono più a
lungo le loro caratteristiche primarie. Il rischio dovuto all'impatto di un oggetto del genere in una
zona 'sensibile' non è remoto (contrariamente a quanto ritenuto fino adesso) e quindi poter
conoscere in maniera approfondita le conseguenze di un impatto di questo tipo può contribuire ad
una migliore taratura dei modelli previsionali".
Avete calcolato quanta energia è stata liberata dall'impatto?
"Secondo un modello recente l'energia liberata al contatto del suolo dovrebbe essere pari a 0.02
kToni (Hiroshima 20 kToni). L'energia sismica rilasciata dovrebbe essere pari ad una magnitudo 1.3
della scala Richter mentre l'onda d'urto in aria (massima velocità circa 270 km/h e picco di
pressione pari a circa 37 kPa) potrebbe fare collassare i tetti in legno, rompere i vetri delle finestre e
fare collassare il 90% degli alberi nelle circostanze. L'aspetto peggiore è però sicuramente legato
alla frammentazione da impatto del meteorite che si comporta come una gigantesca granata militare
generando una pioggia di proiettili incandescenti e taglienti capaci di arrivare anche ad 1 km di
distanza".
Atrani: disastri che si ripetono
L’abusivismo edilizio e l’incuria degli amministratori rendono estremamente precaria le
condizioni delle coste campane
Salerno, (15 settembre 2010).- Abusivismo edilizio e catastrofi; è il filo conduttore che lega gli
avvenimenti drammatici che caratterizzano le regioni meridionali. In particolar modo la Campania
che, anche quest'anno, svetta in testa alla classifica dell'illegalità legata al ciclo del cemento con
1.179 reati accertati (il 15,8% del totale nazionale), sbaragliando la concorrenza di Calabria e Lazio.
Un mercato che dimostra di non conoscere crisi nonostante la congiuntura economica che ha colpito
anche il settore dell'edilizia legale. Di abusivismo edilizio si torna a parlare all'indomani della
tragedia che ha colpito, ancora una volta, il piccolo comune di Atrani. Eppure ci troviamo nella
regione dove negli ultimi dieci anni sono state tirate su 60 mila case fuorilegge, una media di 6.000
all'anno, ovvero 500 al mese, cioè 16 al giorno. Dove il 67% dei Comuni sciolti per mafia è
commissariato per reati legati all'abusivismo gestito direttamente dai clan della camorra. E sono le
coste che pagano il prezzo più alto: la Campania, con 702 infrazioni e 480 sequestri, si piazza
seconda a poca distanza dalla Sicilia per casi accertati di abusivismo sul demanio marittimo
nell'ultimo anno. Detiene il primato invece per il numero di persone arrestate o denunciate, che sono
ben 1.363, il 25% del totale nazionale. Epicentro dell'illegalità la periferia di Napoli, l'isola di
Ischia, la Costiera Amalfitana e la penisola Sorrentina, dove, secondo i dati della Procura generale
della Repubblica di Napoli, a ottobre 2009 erano stati abbattuti 106 immobili. "A finire sotto
indagine - si legge nel recente Dossier di Legambiente - non solo cittadini che sperano di farsi la
casa senza permessi e farla franca o costruttori colti con le mani nel cemento, ma anche un buon
numero di funzionari comunali e amministratori pubblici corrotti. Infine non sembra esente dal
vizio la categoria dei vip: dopo gli abusi dello scorso anno nella villa di Posillipo del capitano della
nazionale di calcio Fabio Cannavaro, ora a finire sotto i sigilli della Procura di Napoli è la residenza
di Christian De Sica a Capri in cui l'attore avrebbe realizzato una veranda senza autorizzazioni che è
stata prontamente rimossa". E l'irrefrenabile e irrazionale voglia di costruire case ovunque e
comunque, non solo devasta il paesaggio, ma porta con se frane, crolli e morti che ogni anno
segnano drammaticamente il territorio di questa regione. Pochi mesi fa, e precisamente il 2 gennaio,
sempre ad Atrani, Carmine Abate,un cuoco di 44 anni impegnato in cucina nel ristorante in cui
lavorava, è stato ucciso da un masso che si è staccato dal costone sovrastante e ha sfondato il tetto
dell'edificio. Oggi il torrente Dragone trasforma la cittadina in una distesa di fango e carcasse di
auto. Era noto a tutti che quella zona fosse fortemente a rischio ma come sempre si è fatto poco e
male per prevenire il disastro. "Negli ultimi decenni - denuncia Michele Buonomo, presidente
regionale di Legambiente - in costiera amalfitana si susseguono smottamenti ed esondazioni ed
evidentemente la manutenzione e la messa in sicurezza di questo delicato gioiello italiano sono
andati poco oltre alle parole e alle promesse". Ma il pericolo, ricorda Legambiente, non si limita alla
costiera amalfitana: i comuni campani in cui sono presenti aree ad alto rischio idrogeologico sono
474, l'86% del totale, di cui 193 a rischio frana, 67 a rischio alluvione e 214 comuni esposti a
pericolo sia di frane che di alluvioni.
"Un fiume di fango che travolge un intero paese e porta via tutto è una scena che ricorda Sarno e
che non vorremmo più vedere" dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che
aggiunge: "da Giampilieri ad Ischia, sino a quest'ultima tragedia, sono torrenti e corsi d'acqua
minori il tallone d'Achille italiano. Interventi errati di messa in sicurezza che hanno aumentato il
rischio invece di mitigarlo, rettificazioni, intubazioni, abusivismo e mancata manutenzione sono le
conseguenze di una gestione del territorio sciagurata, dove la prevenzione rimane troppo spesso un
proclama disatteso e l'allarme resta inascoltato fino a quando il rischio si trasforma in tragedia".
Dallo costa amalfinata a quella cilentana "c'è un patrimonio che rischia di andar distrutto soprattutto
- dichiara il consigliere provinciale Massimo Cariello - a causa della noncuranza e superficialità
dimostrata da chi è chiamato a preservare la natura, l'ambiente e le sue risorse". Numerosi i paesi
cilentani finiti nelle maglie dei controlli della Forestale: da Eboli a Capaccio e fino ad Acciaroli.
"Occhi aperti sugli abusivi anche a Pollica-Acciaroli, comune del Parco del Cilento", si legge nel
dossier di Legambiente che parla di sigilli apposti ad un rinomato ristorante e ad un campeggio per
autorizzazioni inesistenti. La difesa dell'ambiente, questa è una delle grandi sfide per rendere
davvero moderno il nostro Paese. Ma le amministrazioni locali ed i governi che finora si sono
succeduti hanno marcato visita.
Giovanni Greco
Dalla ‘Ferrari’ il motore del futuro
Tra i premiati del ‘INVFactor-anche tu genio!’ ci sono un veicolo ibrido e una bicicletta a
pedalata assistita con alimentazione fotovoltaica, un tutore per disabili e scarpe che
producono energia
Roma, (8 settembre 2010).- 'Fuel Buster' si aggiudica il concorso 'INVFactor-anche tu genio!'
organizzato dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (Irpps-Cnr), dal Ministro della Gioventù e dalla Rappresentanza in Italia della
Commissione Europea. Si tratta di un prototipo di veicolo ibrido, alimentato tramite un pannello
fotovoltaico e una cella a combustibile idrogeno. A realizzarlo gli allievi dell'Istituto 'A. Ferrari' di
Maranello che hanno avuto la meglio su una agguerrita concorrenza . La giuria di 'INVFactor', dopo
aver esaminato i nove progetti finalisti ha premiato le tre proposte più interessanti e innovative.
Insieme a 'Fuel Buster' si sono classificate, rispettivamente al secondo e terzo posto: 'Softline', un
supporto ortopedico per i disabili dell'Istituto tecnico industriale "G. Galilei" di Bolzano, e la
bicicletta solare 'SYV' dell'Istituto tecnico industriale statale G. Riva' di Saronno. Il premio
'Creatività femminile' è andato alle scarpe a recupero energetico del Liceo scientifico 'C. Salutati' di
Montecatini Terme. "Fuel Buster nasce dal lavoro del nostro reparto prototipi 'Senza Benza'",
spiega Matteo Camuzzi studente dell'istituto di Maranello e direttore tecnico del team in concorso.
"Nel corso dell'anno scolastico 2009-2010 sono stati migliorati la carrozzeria e il telaio, ma
soprattutto il sistema di propulsione. Infatti, lo 'sporco' motore a scoppio ha lasciato posto a un
nuovo tipo di alimentazione: un pannello fotovoltaico alimenta una batteria al litio di nostra
costruzione, la quale alimenta a sua volta un motore elettrico brushless. A questo apparato è stata
aggiunta una sofisticata fuel cell a hidronite, una miscela sicura che reagisce in maniera controllata,
producendo idrogeno, che verrà poi trasformato in corrente elettrica per sopperire al calo di energia
prodotta dal modulo fotovoltaico in caso di mancanza di luce". La scuola 'A. Ferrari' svolge da oltre
quindici anni attività nell'ambito degli ZEV (veicoli a zero emissioni). "Durante l'anno scolastico,
gruppi di alunni hanno lavorato ad alcuni prototipi elettrici, ibridi e solari", spiega il professore
Filippo Sala, coordinatore del laboratorio nel quale "studenti, docenti, ditte ed esperti esterni hanno
potuto fare formazione, didattica e sperimentare le diverse idee di una già possibile mobilità futura".
Il prototipo è stato già testato con successo nel circuito di Fiorano cortesemente messo a
disposizione dalla Ferrari. Un incontro speciale ha invece spinto i ragazzi dell'Istituto tecnico
industriale 'G. Galilei' di Bolzano a costituire il laboratorio d'impresa 'H3-Help the human hope' per
l'ideazione di 'Softline', un collare regolabile, tecnologicamente avanzato, per il sostegno dei
disabili. Racconta l'esperienza lo studente della scuola bolzanina, Riccardo Laini: "L'emozione
profonda provata conoscendo Klaus Marsoner, un giovane di 30 anni colpito da un grave handicap
motorio a seguito di un incidente stradale, ha suscitato in noi il desiderio di mettere a disposizione
le conoscenze per la creazione di supporti specifici per persone con disabilità o difficoltà, acquisite
nel corso di meccanica". "Il prodotto realizzato - aggiunge il professore Mauro Chiarel- è dotato di
un sistema di cuscinetti gonfiabili che garantiscono un corretto sostegno per il capo ed è
un'innovazione radicale in quanto sintesi tra utilità, praticità e comodità, elementi che attualmente
non sono sempre presenti sul mercato in un unico prodotto". Dall'Istituto tecnico industriale statale
'G. Riva' di Saronno arriva invece una proposta contro la mobilità soffocante e inquinante delle auto
nelle città. Si tratta di 'SYV-Solar hybrid vehicle', una bicicletta solare con pedalata assistita, dotata
di un motore brushless, pannelli solari e speciali batterie agli ioni di litio. "SYV è stato oggetto di
diverse prove su strada", dichiara l'insegnante Maurizio Alberti, "può percorrere un tragitto casascuola o casa-lavoro, fino a 40 chilometri, alla media di 25 Km/h senza consumare altro che energia
solare. Il bilancio energetico è ottimale e il costo del viaggio è pari a zero".
Tutti i premiati avranno l'opportunità di mostrare i loro lavori al pubblico di 'Light '10-Accendi la
luce sulla scienza', evento organizzato dall'Irpps-Cnr nell'ambito della 'Notte europea dei
ricercatori', che si terrà venerdì 24 settembre al Planetario di Roma dalle ore 17 alle 01.00.
Paolo Rocca
Il succo di mangostano diventa un caso
Roma, (13 settembre 2010).- E' presentato come il toccasana per prevenire e curare patologie
cardiache, diabete, cancro, malattie della pelle, morbo di Parkinson e Alzheimer: è il succo di
mangostano, un frutto tropicale. Decine di consumatori hanno segnalato l'offerta della presunta
panacea ai giuristi ed esperti alimentari di Altroconsumo: "il succo si acquista in bottiglie da 750 ml
in blocco di quattro, come minimo, per un totale di 115 euro o in bustine monodose (spesa minima
137 euro). Sul prodotto oggi è in corso a Perugia una convention con ospiti internazionali.
L'associazione di consumatori ha presentato all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
una denuncia per pubblicità ingannevole del messaggio e pratica commerciale scorretta, poiché la
modalità di offerta del prodotto è assimilabile a tecniche di vendita piramidale. Nel kit inviato a
casa sono elencati ben 75 motivi per bere il succo tutti i giorni e le dosi consigliate; nulla di tutto ciò
è scientificamente provato". Altroconsumo fa sapere che: "la società distributrice XANGO, che
vende il succo di mangostano da anni anche negli Stati Uniti, è già stata ammonita nel 2006 dalla
Food and Drug Administration, poiché distribuisce e pubblicizza il prodotto come fosse un farmaco,
contravvenendo al Federal Food, Drug and Cosmetic Act, la norma in vigore negli Stati Uniti. Il
Italia il prodotto è pubblicizzato dal sito ufficiale www.xango.it, che cautamente parla dei
componenti in modo generico ("gli xantoni sono una categoria unica di componenti biologicamente
attivi, con numerose capacità bioattive")". Secondo l'associazioone di cinsumatori "altri siti, come
www.mangostano.com, approfondiscono gli effetti vantati e indicano i distributori della propria
zona per poter così avviare le pratiche di acquisto del prodotto, attraverso una "vendita diretta".
Aprendo le pagine relative ai distributori, il legame con Xango è evidente. Si trovano poi in rete una
molteplicità di piccoli rivenditori che sono anche consumatori. I meccanismi di vendita sono
particolari: il cliente è invitato a registrarsi sul sito del mediatore; registrandosi diventa a sua volta
venditore; deve così pagare una quota per l'adesione e per un kit d'ingresso". Tecniche di vendita
ideate per spremere a fondo le tasche e la credulità del consumatore.
Cadere nella rete delle rate
Roma, ( 2 settembre 2010).- Comprare a rate un elettrodomestico, un attrezzo sportivo, dei mobili è
una scommessa al buio e a vincere sono la cattiva informazione e i tassi salatissimi e nascosti del
pagamento dilazionato.
E' quanto emerge dall'inchiesta condotta da Altroconsumo in 284 negozi di 9 città italiane: Bari,
Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Verona. Bankitalia scrive
all'associazione recependo l'indagine nell'attività di vigilanza. Analizzate 323 offerte di
rateizzazione. Valutati trasparenza su costi e condizioni del prestito (foglietti informativi,
indicazioni TAEG). Studiate anche le carte fedeltà (promozioni e raccolte punti) offerte dalle catene
commerciali con funzione revolving. L'opacità delle informazioni è la nota dolente che emerge
dall'inchiesta: pur essendo un obbligo normativo, nei 284 punti vendita sono stati consegnati solo 10
foglietti informativi con indicazioni della rateizzazione. Per ben 274 volte sono stati consegnati al
consumatore solo dei volantini pubblicitari. Sul TAEG, il tasso annuo effettivo globale che dà al
consumatore l'idea del costo complessivo dell'acquisto, ben oltre la metà degli esercizi commerciali
sono fuorilegge: il 63% non ha fornito l'informazione corretta; di questi il 39% ha fornito un TAEG
sbagliato (rispetto alle rate e alle spese comunicate) e il 24% non ne ha fornito alcuno. Nonostante il
richiamo della Banca d'Italia a non utilizzare il contesto del punto vendita per far adottare le carte
revolving (quelle che accendono una linea di credito da pagarsi a rate con tassi salatissimi) nel corso
dell'inchiesta sono state offerte 12 carte fidelity revolving il cui tasso medio, se utilizzate fuori dalla
catena dell'insegna, era del 18,47% con punte del 21,56%. Non certo un buon affare. Urgono
elementi strutturali che migliorino la trasparenza dell'offerta nel credito al consumo: dall'indagine
balza all'attenzione la scarsa trasparenza che caratterizza le offerte nel 63% dei casi. E la situazione
è stagnante nel tempo: da indagini omologhe nel 2007 e nel 2009 gli operatori peccavano in
chiarezza e correttezza nel 72% e nel 69% delle volte. "Auspichiamo adesso- si legge in una nota di
Altroconsumo - che Bankitalia passi dalle parole ai fatti, non solo invitando i soggetti del credito al
consumo a un maggiore sforzo organizzativo, ma individuando meccanismi sanzionatori.
Aspettiamo al varco l'applicazione effettiva nel 2011 della legge di recepimento della direttiva
europea 2008/48 sul credito al consumo, che responsabilizzerà maggiormente l'intermediario e
sposterà l'attenzione sulla leva della trasparenza dal bene che si acquista, il prodotto stesso, al
fruitore, il consumatore".
Chi protegge Roberto Sarti?
Per il rinvio a giudizio del promotore finanziario si aspettano le decisioni del sostituto
procuratore incaricato delle indagini – Le preoccupazioni e le attese dei tanti cittadini truffati
Salerno, (1 settembre 2010).- Chi protegge Roberto Sarti? La domanda, chiara e diretta nella sua
semplicità, sorge spontanea; la risposta, invece, ha diverse variabili: personaggi politici irpini, grand
commis del mondo industriale e della pubblica amministrazione, giornalisti. Sta di fatto che, nel
corso di due anni abbiamo scritto numerosi articoli sul promotore finanziario di Altavilla Irpina,
abbiamo percorso tutta la sua attività lavorativa: dai primi rapporti con la Remar Sim, società
bresciana messa in liquidazione nel dicembre 2006, alla frequentazione con Giovanni Lizza,
Graziano Compagna e Sandro Tiso ( socio di maggioranza, il primo, e presidente il secondo, della
Ibs Forex, società di brokeraggio il cui crack ha mandato sul lastrico numerosi risparmiatori e creato
non pochi patemi d'animo a diversi enti locali); dai viaggi a Lugano alla prima condanna comminata
dal Tribunale di Salerno, il 19 novembre 2008; dalla sospensione deliberata dalla Consob nel
maggio 2009, per un periodo di un anno, ai diversi processi civili aperti in territorio campano; dalle
indagini svolte dai carabinieri di Chiusano San Domenico, che hanno portato ad una denuncia "per
truffa ed appropriazione indebita di capitali d'investimento in denaro, falsità materiale commessa
dal privato, nonché esercizio abusivo di attività finanziaria priva di specifica autorizzazione", a
quelle della GdF di Avellino. Montagne di faldoni, contenenti accuse specifiche sulla truffa
perpetrata da Roberto Sarti ai danni di centinaia di cittadini, informazioni dettagliate, registrazioni e
articoli di giornale hanno riempito gli uffici avellinesi delle Fiamme Gialle. Tutto, finora, senza
alcun risultato rilevante fatta eccezione per la chiusura delle indagini della GdF. Tant'è che, dopo un
lunghissimo silenzio, si torna a parlare di Sarti anche su 'Chiacchiere altavillesi'(rubrica del giornale
online 'Altavillamia.it'), che, fino allo scorso anno era la piazza virtuale dove ogni malcapitato
avevano modo di raccontare la propria disavventure e maledire il giorno in cui aveva incontrato
Sarti.
Dopo un lungo silenzio i 'sartigabbati' tornano, non certo con la stessa frequenza, a parlare di
Roberto Sarti. Il 17 giugno, un anonimo scrive, "non fermiamo l'onda che si muove contro Sarti.
Uniamoci e diamo forza alle nostre voci, trasformiamoci in uno Tsunami e distruggiamo Sarti
moralmente e socialmente perché non porti più a nessuno alcun nocumento economico". E' il mese
in cui si avviano a conclusioni le indagini della GdF. Ma c'è anche chi spegne le speranze dei
truffati e, sempre a giugno e in forma anonima scrive: "inutile sperare, non riavremo nemmeno 1
euro di cioccolata. Per citare un indimenticabile film, caro Roberto Sarti ti dico che 'avremo la
nostra vendetta in questa vita o nell'altra'. Personalmente ti auguro solo di avere una vita di rimorsi
e di perdere l'affetto di tuo figlio, l'ennesima vittima innocente del padre snaturato che sei".
L'anonimato è una costante per queste persone derubati dal faccendiere altavillese. Anonimato per
noi ma non per il direttore del giornale e per gli inquirenti che dovrebbero poter risalire all'IP del
computer dal quale sono partite le comunicazioni. Da questa noiosa litania di minacce fatte da chi
ama lanciare il sasso ma nascondere la mano e, conseguentemente, il volto ed il nome emerge
Cinzia Tomeo che il 7 luglio scorso decide di lasciare un messaggio sul sito. "Non sono una
anonima", chiarisce Cinzia che tempo fa rilasciò una intervista al nostro giornale. Oggi, aggiunge,
"rileggo con amarezza i commenti su Sarti e mi chiedo come sia possibile che nei confronti di tante
testimonianze di truffati provenienti da tutta Italia non si riesca a sgominare questa rete di soggetti a
chiuderli in gabbia". Sarti e i suoi amici hanno truffato "persone che oggi si trovano a dover fare i
conti con il proprio incredibile destino per aver creduto alle infamie di un essere senza scrupoli; per
aver sacrifica il proprio lavoro mettendolo in mano ai ladri autorizzati". E conclude dicendo di
condividere "la lotta" di quanti non vogliono " lasciar morire la speranza di avere un po' di
giustizia". Tre giorni dopo ancora un contributo postato in forma anonima. "Non è vero che i soldi
non si recuperano, due persone hanno già ottenuto la restituzione attraverso una sentenza, avevano
iniziato cinque anni fa a denunciare e non a chiacchere ma attraverso i legali e ora hanno perlomeno
ottenuto il capitale". Invita a non "piangersi addosso" a non "maledire e madonnare" perché "serve a
poco". A noi non piacciono le persone che hanno paura di esporsi ma l'autore di quest'ultimo
contributo ha ragione; i gabbati, i truffati non possono continuare a rimuginare sulle malefatte di
Sarti, sul denaro che hanno perso ( il giro dovrebbe superare i due milioni di euro, N.d.R.) per aver
avuto fiducia promotore finanziario ritenuto, a torto, un amico, una persona di famiglia, una persona
onesta. Bisogna uscire allo scoperto: fare pressioni sulla Procura di Avellino, che sembra voler
prendere tempo; capire se e quali siano le tutele politiche di cui gode Roberto Sarti; scrivere una
lettera alla Consob per rappresentare la situazione e sollecitare una nuova procedura sospensiva;
verificare perché le indagini svolte dai carabinieri di Chiusano San Domenico hanno seguito un
percorso parallelo rispetto al lavoro concluso dai finanzieri di Avellino; infine convocare una
conferenza stampa e organizzare un flash mob dinanzi agli uffici del tribunale irpino. E' questa la
strada da seguire, non solo per avere giustizia ma, anche, per impedire che altri cittadini cadano
nella rete di Roberto Sarti.
Mishima
Pochi giorni al 'Sele d'Oro'
Per otto giorni Oliveto Citra, cittadina in provincia di Salerno, sarà la capitale della cultura
Oliveto Citra,(1 settembre 2010).-Tutto pronto per la XXVI edizione del Premio Sele d'Oro
Mezzogiorno. Da sabato 4 a sabato 11 settembre, Oliveto Citra, in provincia di Salerno, diventerà
una sorta di piccola capitale del pensiero meridionalista. Fedele alla mission originaria, il Sele d'Oro
è da sempre attento osservatore dei fermenti di cambiamento che attraversano il Mezzogiorno
d'Italia. Ideata negli anni Ottanta da Carmine Pignata, la kermesse è oggi un prestigioso collettore di
letteratura, economia, informazione ed arte.La XXVI edizione del Premio Sele d'Oro Mezzogiorno
si aprirà ufficialmente sabato 4 settembre. La cerimonia inaugurale avrà luogo presso l'antico
castello normanno di Oliveto Citra. Da lunedì 6 settembre, poi, inizierà il programma culturale, con
un susseguirsi di dibattiti, seminari, workshop ed eventi speciali, che si protrarrà ininterrottamente
fino a sabato 11, quando la manifestazione chiuderà i battenti con la cerimonia di consegna dei
premi attribuiti dalla giuria presieduta dal professor Amedeo Lepore. Anche quest'anno i
riconoscimenti saranno assegnati per le sezioni "Saggi", "Euromed-Saggi inediti", "Giornalismo",
"Bona Praxis (progetti di sviluppo)", "Imprenditoria giovanile". "Il Sele d'Oro giunge quest'anno
alla sua ventiseiesima edizione con l'entusiasmo e la passione che ha animato il nostro percorso sin
dall'inizio - dichiara Mino Pignata, presidente del comitato organizzatore del Sele d'Oro - Si tratta di
un progetto di lungo termine che intende contribuire alla costruzione di un Sud propositivo ed
attivo, lontano dagli stereotipi politici e culturali nei quali spesso è stato irretito. Un Mezzogiorno,
quello che proponiamo e raccontiamo, che ha voglia di far sentire la propria voce, divenendo
protagonista del suo destino, consapevole delle complesse e problematiche contingenze socioeconomiche che si trova a vivere. Ancora una volta Oliveto Citra accoglierà prestigiosi nomi del
mondo della cultura, dell'economia, della politica e dell'informazione. Un'edizione assai variegata,
ricca di stimoli e sfide, ma anche di momenti artistici e di spettacolo".
Incontri, seminari e dibattiti, che si svolgeranno al PalaSele, caratterizzeranno la marcia di
avvicinamento alla giornata delle premiazioni. Si inizia lunedì 6 settembre con l'incontro sul tema 'Il
piano di sviluppo rurale'; il giorno successivo si parlerà di 'Misure per la salvaguardia e la
protezione dell'ambiente', tema di scottante attualità all'indomani del disastro ambientale nel golfo
del Messico e alla luce delle numerose licenze richieste per trivellare nel mar Mediterraneo.
Appuntamenti da non mancare anche quelli previsti per i giorni 8 ('Cresce il sapere, cresce il Sud dalle università un nuovo Mezzogiorno'), 9 ( 'La sanità che ci aspetta - riforme regionali e attese dei
territori') e 10 settembre ('Italia/Italie: Sud, federalismo, Unità nazionale'). Particolarmente
interessante anche 'I Caffè delle isole' momenti di incontro tra i giovani ed i protagonisti della
cultura, della politica e dell'economia. "La nostra cittadina è lieta di essere parte attiva di questa
nuova edizione del Sele d'Oro - afferma Italo Lullo, sindaco di Oliveto Citra, che aggiunge: "da
sempre terra ospitale e laboriosa, Oliveto Citra diverrà un cantiere aperto della cultura, con una nostop di incontri e confronti. Accoglieremo i nostri ospiti con il calore e la cordialità di sempre,
offrendo loro la possibilità di godere delle bellezze del nostro territorio: paesaggi incantevoli,
tipicità enogastronomiche ed escursioni di notevole interesse artistico con il castello normanno,
sede del museo archeologico provinciale".
La serata finale si svolgerà in piazza Europa e sarà condotta da Mimmo Liguoro e Gianmaurizio
Foderaro. Tra gli ospiti: Alberto Pizzo, Pietra Montecorvino, Velvet e Mago Forest. Per maggiori
informazioni, consigliamo i lettori di Diariosette di visitare il sito www.seledoro.it.
Silba spa, la protesta dei sindacati
Salerno, (9 settembre 2010).- Ancora problemi per la sanità privata salernitana. A finire sotto i
riflettori dei sindacati è la Silba spa i cui dipendenti, accusano Cgil-Cisl e Uil di categoria, “non
percepiscono regolarmente le spettanza mensili da oltre due anni”. Una situazione incresciosa che
ha spinto i sindacati di categoria a chiedere al commissario straordinario della ASL Salerno, una
azione ispettiva. Diverse le problematiche poste sul tappeto. I dipendenti, scrivono Cgil-Cisl e Uil,
“vantano crediti relativi alle mensilità di luglio ed agosto 2010 non ancora corrisposti, nonostante
l’avvenuta liquidazione da parte della ASL unica di somme nell’ordine di 1.400.000,00 € con
mandato del 18 agosto 2010”. Ma oltre alla mancata liquidazione delle competenze mensili, “le
lavoratrici ed i lavoratori subiscono un maggiore carico di lavoro dovuto ai processi di adeguamento
strutturale in corso e per i quali sono state accorpate alcune divisioni”. Riorganizzazione che,
denunciano Lamberti (Cgil-Fp), Malangone (Uil-fpl), Antonacchio e Di Giacomo (Cisl-Fp), “è
avvenuta con atti unilaterali dell’azienda che hanno posto in essere contraddizioni macroscopiche
come la incapacità di garantire il godimento delle ferie (numerosi dipendenti debbono ancora fruire
ferie per oltre 100 giornate lavorative) a fronte di autorizzazioni di prestazioni straordinarie
nell’ordine di oltre 100 ore mensili per altri operatori e, probabilmente, non garantiscono il rispetto
degli standard assistenziali per i pazienti ospiti delle strutture”. A nulla sono serviti gli incontri
finora svolti. “Vengono regolarmente disattesi gli impegni contrattuali assunti sul tavolo sindacale –
continuano i tre dirigenti sindacali - con il risultato di avere un quadro disomogeneo in relazione
all’inquadramento giuridico ed economico degli operatori , una gestione differenziata dell’accesso
alle ferie o l’autorizzazione a prestazioni straordinarie, l’incapacità di garantire la normale
turnazione del personale”.
Cara scuola, quanto mi costi!
Prezzi alle stelle per il corredo scolastico ma anche per i libri di testo – la pozione del
ministero e quella delle associazioni di consumatori
Roma, (1 settembre 2010 ).- Siamo agli sgoccioli. Le vacanze volgono al termine, si torna in
ufficio, a scuola, a casa. E con il ritorno alla normale attività lavorativa, fanno capolino i pensieri
che accompagnano tutti i genitori durante la prima decade di settembre. L'apertura del nuovo anno
scolastico ed il conseguente salasso economico. Materiale scolastico, libri, grembiuli, sono infatti
spese non indifferenti che si andranno a sommare ai tradizionali conti mensili. Quest'anno, fa sapere
l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, "il costo dei materiali scolastici sarà relativamente
stabile, con aumenti contenuti entro il 4%. In crescita rimangono i prodotti più legati alle serie
televisive o ai cartoni animati del momento". Capitolo a parte, poi, è la spesa relativa ai libri di
testo. Se, infatti, i prezzi dei prodotti rimangono pressoché stabili, non accennano ad arrestarsi,
invece, gli aumenti dei prezzi dei libri che, quest'anno, registreranno un'ulteriore crescita, in media,
del 5%, pari ad una spesa (per libri + dizionario italiano + dizionario 1 lingua straniera) che può
variare dai 450 ai 486 Euro (media di 468 Euro). Previsioni errate, fanno sapere dal ministero che
assicura: "il tetto di spesa previsto per i libri di testo nella scuola secondaria superiore resterà
invariato". Secondo il dicastero guidato da Mariastella Gelmini, "l'entrata in vigore della riforma
delle scuole superiori non comporterà nessun aumento per tutelare le famiglie dal fenomeno del
caro libri". A viale Trastevere, sede del Miur, " vivono sulla luna e vedono apparizioni miracolose
di risparmi inesistenti, oppure credono ancora a Babbo Natale", ironizza il Codacons. I tetti ai quali
fa riferimento il Miur, secondo l'associazione di consumatori, sarebbero stati regolarmente sforati
nella gran parte delle scuole. L'esempio più eclatante è per le prime superiori: 65% delle scuole del
Lazio, 55% di quelle della Lombardia, 61% di quelle del Piemonte. D'altronde a dire che ci sono
stati gli sforamenti non è solo il Codacons ma gli stessi Provveditori. "Inoltre - aggiunge il
Codacons - al ministero dovrebbe spiegare come è possibile che introducendo una materia in più
per le famiglie non ci sia alcun tipo di spesa aggiuntiva. La realtà è che la Gelmini deve rivedere i
provvedimenti presi in materia. La circolare, condivisa dal Codacons, che impedisce di cambiare
libri per almeno 5 anni, infatti, non può bastare per ridurre i prezzi. Inoltre le circolari vanno fatte
rispettare con sanzioni per chi le viola". La non modificabilità delle scelte dei libri può avere nel
tempo degli effetti indiretti sui prezzi, ma solo nella misura in cui viene contemporaneamente
incentivato il mercato dell'usato. E sul crescente costo dei libri di testo si sofferma anche l'Aduc con
un comunicato a firma di Pietro Yates Moretti. "L'unico modo per 'obbligare' gli editori a diminuire
i prezzi è aumentare il potere contrattuale dell'acquirente". Per fare ciò, assicura Moretti, basta
seguire l'esempio degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e di altri Paesi europei: "siano le scuole ad
acquistare i libri di testo e a distribuirli agli studenti, i quali a fine anno li restituiranno per gli
studenti dell'anno successivo. Se i libri vengono danneggiati, lo studente dovrà pagare per ripararli
oppure riacquistarli. La vita media di un libro di testo potrebbe così essere di cinque anni, con un
risparmio dell'80% per ciascun studente. In questo modo non sarebbero soltanto gli editori a
stabilire i prezzi dall'alto, ma anche le scuole o i distretti scolastici, che avrebbero un maggiore
potere d'acquisto rispetto al singolo studente".
Ma per risparmiare ci sono altre soluzioni interessanti. "Book in progress" promossa dall'Istituto
Tecnico Industriale Statale Ettore Majorana di Brindisi, è una di queste. Il progetto prevede la
realizzazione di testi "autoprodotti", cioè di libri di testo scritti dai docenti e stampati all'interno
dell'Istituto stesso. Il progetto si è esteso oggi, a 14 scuole, interessando circa 4000 alunni. Grazie a
questa iniziativa, le famiglie degli studenti potranno ottenere, per la dotazione libraria, un risparmio
di oltre 250 Euro. Attenzione anche all'editoria elettronica che, invece, stenta a decollare. "Al
ministero- si legge in una nota di Federconsumatori - chiediamo di incentivare l'editoria elettronica
o, quantomeno, rendere disponibili in rete gli aggiornamenti per le nuove edizioni, senza obbligare
l'alunno ad acquistare necessariamente un testo nuovo". Quanto saranno ascoltati questi richiami?
Probabilmente poco. Quanto risparmieranno gli italiani? Forse nulla. Settembre passa velocemente
e con lui saranno dimenticati i libri di testo troppi costosi. Almeno fino al prossimo anno scolastico!
Giovanni Greco
Salerno, sequestrate banconote false
Capaccio, (9 settembre 2010 ).- Sequestrate a Capaccio, banconote false per un valore di
settantacinquemila euro. Quattro le persone arrestate e condotte presso la casa circondariale di Fuori
(Salerno) a disposizione dell'autorità giudiziaria. Si tratta di S. S. una donna di 31 anni originaria
della Sicilia, pluripregiudicata anche per analoghi reati, V.G. di anni 39 di Eboli (SA), libero
professionista, e denunciati a piede libero per analogo reato L.S., convivente della donna arrestata e
D.A., della provincia di Milano.
Si è trattato di una complessa operazione di polizia messa a segno dalle Fiamme Gialle di Eboli e di
Agropoli. Dopo numerosi sopralluoghi, appostamenti e pedinamenti, i finanzieri sono riusciti ad
individuare, nel comune di Capaccio (Salerno), l'abitazione utilizzata per l'occultamento e lo
spaccio di banconote false. L'intervento è scattato allorquando i militari appostati sorprendevano
delle persone che con fare sospetto uscivano dalla predetta abitazione, con una busta di cellophane
in mano, portandosi frettolosamente a bordo di un'autovettura in sosta nelle immediate adiacenze.
La successiva perquisizione consentiva di rinvenire all'interno della busta numerosissime banconote
del taglio di 50,00 euro cadauna, ordinatamente riposte in mazzette. Erano tutte di ottima fattura ed
erano, assicurano i finanzieri, "idonee a trarre in inganno la generalità dei consumatori in virtù della
buona imitazione degli ologrammi, circostanza che determinava la difficoltà di riconoscerne la
falsità". Riportavano, però, tutte lo stesso numero alfanumerico di serie, caratteristica che
evidenziava senza ombra di dubbio la falsità delle stesse. "L'attività investigativa - si legge in una
nota stampa diffusa dalla GdF - ha conseguito un importante risultato repressivo\preventivo, in
quanto ha impedito che la messa in circolazione delle banconote, destinate al mercato della Piana
del Sele, determinasse effetti negativi sulle transazioni commerciali e, conseguentemente, sul
sistema economico, evitando danni sia al sistema macroeconomico (che sarebbe stato deviato e
danneggiato nelle sue dinamiche dalla immissione di siffatta e rilevante quantità di valuta
contraffatta) sia ai singoli consumatori che sarebbero venuti casualmente in possesso delle
banconote". Sono tuttora in corso accertamenti al fine di pervenire all'individuazione della
stamperia clandestina utilizzata per la realizzazione delle banconote false sequestrate.
Una cravatta che uccide
L’usura è in forte aumento e tocca professioni e ceti sociali diversi – il 21 settembre il ‘No
usura day’
Roma, (1 settembre 2010 ).- In periodi di crisi i soldi delle mafie, la loro grande liquidità, benché
"sporchi" fanno gola. E' quanto sostiene il rapporto di SoS Impresa. E il settore maggiormente in
crescita appare proprio l'usura che nel 2009 ha toccato un vero e proprio boom: oltre 200 mila
commercianti colpiti con un giro di affari dattorno ai 20 miliardi di euro (ma le posizioni debitorie
ammontano a circa 600 mila, indice di indebitamenti con più strozzini). Con una differenza:
l'usuraio isolato punta ai soldi della vittima; la criminalità organizzata, invece, ai beni e alle aziende
e alle opportunità di riciclaggio di denaro sporco.
Esplode l'usura di giornata con soldi prestati il mattino e ritirati con una maggiorazione del 10% la
sera, mentre capita che l'usuraio si presenti anche davanti ai cancelli di una fabbrica in attesa di
clienti. E l'allarme 'usura' viene lanciato anche dall'associazione Contribuenti.it. Bollino rosso
soprattutto per il Mezzogiorno che ha registrato, nel corso di quest'anno, un progressivo
allargamento del fenomeno. La causa principale, anche per l'associazione di contribuenti, è da
ricercarsi nella "grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie e le piccole
imprese. Il sovra indebitamento delle famiglie del mezzogiorno, nel 2010, è cresciuto del 156,2%,
rispetto al 2009 e l'usura è aumentata del 117,6%". I dati sono stati resi noti nel corso del convegno
'Usura e fisco' svoltosi ad Ostuni nel mese di agosto. "Nel mezzogiorno sono a rischio d'usura
681.000 famiglie e 716.000 piccoli imprenditori- afferma Vittorio Carlomagno, presidente di
Contribuenti.it, che aggiunge:"il debito medio delle famiglie meridionali ha raggiunto la cifra di
31.200 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 49.300 euro". L'usura è
un male antico che da sempre accompagna la storia dell'uomo. Ma oggi, di fronte l'accentuarsi della
crisi economica, alla perdita di redditività delle micro-piccole imprese, al diminuire del potere di
acquisto di salari e stipendi, ma anche all'esplodere di modelli culturali e stili di vita sempre più
consumistici, l'usura si è insinuata tra tutti gli strati sociali della popolazione rendendo
particolarmente rischiosa l'attività della piccola impresa commerciale al dettaglio, dell'artigianato di
vicinato, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti sociali una volta ritenuti immuni da questa
piaga. E' una ragnatela che avvolge tutte le regioni italiane e tocca i ceti sociali più disparati. Anche
se le regioni maggiormente esposte all'usura sono la Campania, seguita dalla Puglia, Sicilia,
Calabria, Basilicata ed il Molise. ''La crisi economica del mezzogiorno, l'aggressione al patrimonio
familiare da parte delle esattorie, il proliferare del pagamento delle tasse a rate, la impossibilità di
accesso al credito bancario, la crescita del gioco d'azzardo e delle scommesse sportive legalizzate ed
il boom delle carte di credito revolving, con tassi del 25%, -afferma Vittorio Carlomagno- stanno
trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese meridionali nelle mani di spregiudicati usurai".
Male unico che si presenta con diverse varianti. Il vicino di casa, ben vestito e dai modi gentili, e
diverso dal 'cravattaro' legato alla malavita organizzata. Il primo ha come obiettivo quello di
moltiplicare il denaro; il secondo ha anche la necessità di impossessarsi di aziende e negozi senza
escludere la spoliazione dei patrimoni. Un quadro variegato in continuo aumento. "I dati - conclude
Carlomagno - confermano che il fenomeno sta aumentando ed è ancora difficile intravedere l'apice.
In passato, ogni qual volta l'economia ha segnato brusche frenate, l'usura ha subito delle forti
crescite. Ora c'è un ulteriore problema: oltre la poca propensione alla elargizione del credito
associata a commissioni insopportabili applicate dalle banche e dalle esattorie, si sta registrando una
aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, sia direttamente mediante la riscossione
coattiva, che indirettamente attraverso l'uso spregiudicato delle scommesse sportive, costringendo
numerose famiglie monoreddito a richiedere prestiti".Per battere questo fenomeno appare
fondamentale uscire dall'anonimato e denunciare l'usuraio. "Fuori dal Buio - Uscire dal silenzio" è il
tema del 'NO USURA DAY' che si svolgerà a Roma, in piazza SS. Apostoli, il prossimo 21
settembre. Parteciperanno Marco Venturi, presidente Confesercenti, Piero Grasso, Procuratore
Nazionale Antimafia, Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, Giosuè Marino,
commissario Nazionale Antiracket e Antiusura, Alfredo Mantovano, sottosegretario Ministero
dell'Interno.
Giovanni Greco
Ucciso il sindaco di Pollica
La pista più attendibile è quella di un agguato camorristico – manifestazione nazionale il 15
settembre
Salerno, (8 settembre 2010).- Un agguato. Non può essere definito in modo diverso quello in cui ha
trovato la morte il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Assassinato con 9 colpi di pistola, Vassallo
lascia la moglie e due figli. "L'agguato in cui è stato ucciso il Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, è
un fatto di sangue gravissimo", sottolinea Edmondo Cirielli, presidente della Provincia di Salerno,
che auspica "un intervento massiccio delle forze dell'ordine per far luce sull'efferato assassinio del
primo cittadino di Pollica". Per la Cgil "l'efferatezza e le modalità dell'omicidio lasciano pensare ad
un possibile agguato di stampo camorristico". "Siamo in presenza di un episodio gravissimo che
assume i tratti di una spietata esecuzione di stampo malavitoso", dichiara il sindaco di Salerno,
Vincenzo De Luca, che aggiunge: "le modalità del barbaro delitto evidenziano una chiara
intenzione intimidatoria nei riguardi di un'intera comunità e delle Istituzioni nelle quali essa si
riconosce".Non si sbilanciano gli inquirenti, come è giusto che sia, anche se la pista che porta alla
camorra sembra la più attendibile. Questo, secondo il segretario della Cgil, Franco Tavella,
"equivarrebbe all'apertura di una nuova inquietante pagina criminale e di una nuova fase di interessi
illegali in un'area caratterizzata da uno sviluppo turistico di qualità di cui, peraltro, il primo
cittadino di Pollica era indiscusso protagonista e promotore". Sgomento, cordoglio, vicinanza e
solidarietà agli abitanti di Pollica, ma anche profonda indignazione per il barbaro assassinio del
Sindaco Angelo Vassallo sono i sentimenti che il presidente della Conferenza delle Regioni ha
voluto trasmettere con un telegramma al Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, e al
Presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino. "Si è voluto colpire chi - scrive Vasco Errani - ha
caratterizzato il proprio operato mettendo al centro il rispetto della legalità, cardine di ogni assetto
democratico". Poi Errani si dichiara convinto "che forze dell'ordine e magistratura sapranno far luce
su questo vile attentato". E, ancora, "la memoria di Angelo Vassallo e la riconoscenza che gli
dobbiamo saranno lo sprone migliore per l'attività di tutti quegli amministratori quotidianamente
impegnati contro la criminalità organizzata".
Tutti, quindi, ora aspettano una reazione immediata dello Stato e una risposta inequivocabile delle
organizzazioni democratiche. "E' necessario - conclude Tavella - assicurare alla giustizia in tempi
rapidi gli esecutori ed i mandanti dell'omicidio per scongiurare un radicamento della criminalità in
una zona finora estranea a pressioni ed a presenze di clan camorristici". Nell'omicidio del sindaco di
Pollica, infatti, il segretario della Cgil provinciale intravede il tentativo di interrompere una spinta al
rinnovamento e spezzare una barriera contro l'illegalità. Negli ultimi tempi,dichiara a Sky Tg24,
Alfredo Greco, Vassallo "era preoccupato e mi teneva costantemente informato sugli sviluppi di
alcune vicende. Era un uomo che si batteva contro l'illegalità ed era sempre in prima linea. Quando
accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava".
Sta di fatto che, dai primi rilievi effettuati, ad uccidere il sindaco di Pollica sono stati i primi colpi; i
successivi lo hanno raggiunto quanto Vassallo era, praticamente, già cadavere. Due le pistole che
avrebbero fatto fuoco. Anche questi aspetti farebbe pensare ad un agguato camorristico. Un
tentativo per liberarsi di qualcuno scomodo e che non intendeva scendere a patti con la malavita. Un
politico che aveva fatto di Acciaroli, frazione di Pollica, la perla del Cilento, la cittadina segnalata
con cinque vele nella Guida Blu di Legambiente. Non tranquillo il rapporto con il Pd, partito in cui
militava e che lo aveva recentemente criticato per alcune dichiarazioni rilasciate al 'Corriere del
Mezzogiorno'. "Qui solo la Lega può risolvere i problemi, perché è un partito che sta in mezzo alla
gente e riesce ad intercettare le esigenze dei cittadini", aveva detto il primo cittadino di Pollica.
Insomma, chi ha avuto modo di conoscerlo personalmente, ci racconta di un sindaco decisionista e
schierato in difesa della legalità Per Vincenzo De Luca "colpire un Sindaco è un grave attentato alle
Istituzioni ed alla democrazia contro il quale tutti noi sapremo reagire con fermezza e
determinazione per preservare i nostri territori da vili aggressioni e pericolose infiltrazioni
criminali". Un colpo di coda della camorra o un segnale chiaro per far capire che la malavita, con
tutte le sue ramificazioni e le sue lotte interne, resta il pericolo numero uno dello Stato? In un caso o
nell'altro la camorra ha voluto far sentire la propria voce uccidendo il sindaco di Pollica; "un uomo dichiara Alberto Losacco (Pd) -coraggioso che ha pagato con la vita l'impegno senza riserve a
favore della legalità. Per questo, alla prossima conferenza dei capigruppo in Senato, chiederò che il
governo venga appena possibile a riferire in aula su questo omicidio". Richiesta alla quale si associa
anche il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa: "mi unisco alla richiesta pervenuta al governo da parte
del Pd di riferire in Parlamento su questa vicenda" che "desta sgomento e grande preoccupazione".
Tutti, quindi, concordano su un dato: la sicurezza è un bene prezioso da salvaguardare; ma, proprio
per questo, bisogna tenere alta la guardia. Allarme camorra che Sos Impresa aveva lanciato lo
scorso gennaio. Una prima risposta giunge dalla Cgil che terrà a Pollica , il prossimo 15 settembre,
una iniziativa per ricordare Angelo Vassallo alla quale parteciperanno sindacalisti e rappresentanti
del mondo politico ed istituzionale. A Susanna Camusso, segretaria della Cgil Nazionale, saranno
affidate le conclusioni
Giovanni Greco
Scontro sull’aeroporto di Salerno
Il ‘Costa d’Amalfi’ è diventato l’oggetto del desiderio della Provincia e del Comune di
Salerno- Il botta e risposta tra Cirielli e De Luca potrebbe mettere in forse il futuro
dell’aeroporto
Salerno, (1 settembre 2010).- Quello che accade a Salerno è la fotocopia di ciò che siamo costretti a
vedere a livello nazionale. Politici litigiosi, parole lanciate al vento, proclami scritti sulla sabbia,
impegni presi e non mantenuti o che sarà difficile assolvere. E' diventato, come dice in modo
ripetitivo e ossessivo il presidente del Consiglio, un vero e proprio teatrino. I cittadini pagano per
assistere alla commedia; qualcuno ride, altri si annoiano ma alla fine dello spettacolo lasciano la
sala con qualche soldo in meno in tasca. Salerno, come si diceva, non si discosta dal canovaccio
nazionale. L'esempio più eclatante, ma non il solo, è dato dall'aeroporto 'Costa d'Amalfi'. Inaugurato
in pompa magna nel 2008, con collegamenti per Milano, Bucarest e Barcellona, oggi è costretto a
registrare l'interruzione dei voli di linea (l'ultimo decollo risale a 115 giorni fa, N.d.R.) mentre è
ancora attivo per i voli charter. Due anni in cui si sono alternati manager, in cui è cambiata la
composizione dei consigli di amministrazione del consorzio e della società di gestione e i rispettivi
presidenti. Ma soprattutto due anni di accuse lanciate sotto forma di dichiarazioni, di interventi, di
comunicati.
Gli attori principali sono la provincia ed il comune di Salerno, due schieramenti politici: il Pdl e il
Pd, due figure di primo piano della vita politica salernitana: Edmondo Cirielli e Vincenzo De Luca.
Il primo va giù duro e, senza peli sulla lingua, attacca il sindaco di Salerno. "La nuova
amministrazione provinciale, libera dal giogo servile di De Luca e avulsa dal suo sistema clientelare
- dichiara Cirielli ai quotidiani locali - pur avendo solo il 30% delle quote, ha inaugurato un lungo
percorso che ha portato ad uno storico accordo con Alitalia. Nel mese di ottobre, per la prima volta,
si potrà dire che il Salerno- Costa d'Amalfi funzionerà: 3 voli giornalieri, 2 per Milano e 1 per
Roma in orari economicamente molto vantaggiosi e volo di collegamento per gli scali
internazionali". Un indiretto riconoscimento a Giovanni Romano, neo presidente del Consorzio. Poi
aggiunge: "il primo cittadino della città capoluogo dovrebbe essere felice di tale risultato, invece, da
quattro mesi, cerca di boicottare l'evento storico". Invece si tratta di un deja vu, fa sapere il
presidente della Provincia. Si tratta, prosegue, "del solito gioco dei comunisti", quello "del tanto
peggio tanto meglio". Pronta la risposta del primo cittadino di Salerno che mette in dubbio la
correttezza delle nomine di Giovanni Romano perché il comune capoluogo "non ha mai ricevuto
avvisi di convocazione dell'assemblea consortile riportanti all'o.d.g. presa d'atto dimissioni del
Presidente e/o altri componenti del C.d.A. , e conseguente nomina di nuovo Presidente e/o di altri
componenti del C.d.A.". Ecco perché, scrive De Luca, "questo Ente, nel disconoscere organi che si
autoattribuiscono funzioni non conferite nel rispetto della legge e dello Statuto consortile,
responsabili di evidente turbativa dell'attività di un Ente pubblico, si riserva di valutare alla luce
degli atti di cui si chiederà acquisizione con separata istanza, idonee azioni giudiziarie, nonché la
sussistenza di eventuali ipotesi di condotta anche penalmente rilevante". Dunque il comune ritiene
un "atto nullo" la convocazione dell'assemblea fissata da Romano per il 6 settembre che dovrebbe,
tra l'altro, ratificare l'accordo con Alitalia. Ma la levata di scudi del sindaco di Salerno
nasconderebbe, secondo il presidente della Provincia, il desiderio di rientrare nei giochi per trovare
"un posto a tavola"; ma per raggiungere questo obiettivo il sindaco di Salerno finisce con "l'andare a
braccetto con il tanto vituperato Sica, al solo scopo di boicottare un importante successo della
Provincia". La pista di Pontecagnano torna, quindi, a far parlare di sé; lo fa nel peggiore dei modi
all'indomani del rapporto dell'Enac, l'ente nazionale dell'aviazione civile, che esprime forti dubbi
sull'utilità dei piccoli aeroporti. Una cura dimagrante legata, sostanzialmente, a due elementi
vincolanti: pochi passeggeri oppure vincoli infrastrutturali insuperabili. Se il 'Costa d'Amalfi' ha
registrato nei due anni, vissuti tra la vita e la morte, una risposta tiepida da parte degli utenti,
qualcosa si muove per il prolungamento della pista, ritenuto elemento essenziale per lo sviluppo
dell'aeroporto. Da qualche giorno si è, infatti, conclusa la gara per i "Servizi di ingegneria ed
architettura per la progettazione preliminale e definitiva di tutti gli interventi previsti per lo sviluppo
dell'Aeroporto di Salerno". Il progetto è stato affidato ad un raggruppamento temporaneo di impresa
del quale fanno parte gli studi Tecno Engineering 2C srl e l'Associazione Professionale Studio Valle
Progettazioni. E' l'inizio di una nuova vita per il 'Costa d'Amalfi'? Riusciranno tutti i soggetti a
trovare la 'quadra' su una struttura che potrebbe far decollare il turismo nella provincia salernitana?
E' quello che i cittadini si augurano, stufi di dover assistere alla messa in scena di spettacoli poco
edificanti.
Giovanni Greco
Trasporti pubblici ko
Napoli, (2 settembre 2010 ).- Trasporti locali urbani sotto la lente d'ingrandimento dei cittadini: si
salvano i tram a Padova e la metropolitana a Torino, per il resto utenti insoddisfatti per bassa
frequenza e scarsa velocità delle corse. In questa speciale classifica, il capoluogo campano si
colloca agli ultimi posti totalizzando un punteggio di 4,4, migliore solo di Firenze, Catania e
Palermo.
La città partenopea fa peggio per il costo dell'abbonamento mensile, 36,70 euroche la collocano al
penultimo posto davanti a Palermo con 48 euro. E' quanto si evince da una indagine condotta da
Atroconsumo in 12 città italiane: Bari, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova,
Palermo, Roma, Torino e Venezia. Cinquemila gli utenti intervistati. Bocciati i servizi di autobus,
tram, metro (appena sufficiente in alcune città) e vaporetti per Venezia. Giudizi poco lusinghieri
anche su copertura del territorio urbano e comfort del viaggio; nessun centro urbano dei 12
coinvolti nell'indagine ottiene la sufficienza: solo Padova e Cagliari si avvicinano al 6, favorite
dall'essere capoluoghi di dimensioni ridotte e grazie a interventi mirati e ben integrati. Torino e
Milano seguono a ruota. Ultime Palermo e Catania, il cui voto di soddisfazione è rispettivamente 3
e 3,8. L'indagine - disponibile su www.altroconsumo.it - apre la campagna di Altroconsumo 'Siamo
uomini o pendolari?' che nei prossimi mesi seguirà da vicino disservizi e inefficienze nei trasporti;
aperta a tutti la sezione ad hoc l'associazione realizzerà interventi mirati per aiutare gli utenti e in
parallelo stimolare i gestori ad aumentare la qualità media del servizio. "Nel corso dei prossimi
mesi - assicura l'associazione di consumatori -saranno più del solito le inchieste sui mezzi pubblici
locali e sui treni, argomenti ai quali da sempre dedichiamo attenzione e impegno. Alla denuncia
delle carenze del sistema dei trasporti, accompagneremo iniziative di sensibilizzazione sui diritti di
chi viaggia e di pressione sulle istituzioni competenti". Intanto diamo qualche cifra: nella puntualità
i migliori risultano essere i bus e la metro a Milano, i tram a Padova e i vaporetti a Venezia. I
peggiori: i bus a Catania (23 min. di ritardo in media), i tram a Firenze (9 min.) e la metro a Bari (8
min.). In media nelle città in Italia solo l'11,6% degli spostamenti avviene sui mezzi pubblici. Le
percentuali salgono nei grandi centri - 47% a Milano e 32% a Roma - ma sono ben lontane dalle
scelte nella mobilità urbana compiute dagli utenti in altre città in Europa: 67% a Barcellona; 63% a
Parigi e Madrid. Tra le ragioni degli intervistati emerge la costrizione nella scelta: si sale in tram o
in metropolitana perché non si può prendere l'auto per mancanza di parcheggi (in media per il 30%
del campione) o perché non si hanno mezzi propri (il 20%). Pochissimi coloro che scelgono il
trasporto pubblico urbano per risparmiare denaro, tempo, o per rispetto dell'ambiente. Manca la
cultura dello scegliere il mezzo pubblico urbano e il rapporto causa-effetto diventa un circolo
vizioso, da cui escono sconfitte qualità del servizio e soddisfazione degli utenti. E, d'altra parte,
continua una nota di Altroconsumo, "non si può incentivare l'uso dei mezzi pubblici se non si
aumenta il numero di linee e di corse, se non si rinnova il parco mezzi ormai troppo vecchio e
inquinante, se non si incentivano i passeggeri che scelgono il trasporto collettivo, se il primo mezzo
usato per gli spostamenti resta l'auto, che aumenta ingorghi e inquinamento".
P1, P2, P3….e poi?
Due esplosive interviste ed una lettera aperta di Gioele Magaldi, leader del Grande Oriente
Democratico, scuotono il mondo politico
Roma (4 agosto 2010).- Fuoco ad alzo zero di Gioele Magaldi, leader del Grande Oriente
Democratico, nei confronti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Lo fa con due interviste,
la prima pubblicata il 21 luglio 2010 su 'Vanity Fair' ('Fratello Silvio e la P3', di Francesco
Esposito), la seconda concessa, il giorno successivo, al programma 'La Zanzara' di Giuseppe
Cruciani su Radio 24: sprazzi di luce in "un silenzio assordante". Così Gioele Magaldi definisce il
mondo dell'informazione nella 'Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi' (ed Esortazioni a
Bersani, D'Alema, Veltroni, Di Pietro, Casini, Rutelli) pubblicata sul sito www.grandeorientedemocratico.com.
"Le Logge Propaganda 1 e Propaganda 2 sono - dichiara a Vanity Fair, Gioele Magaldi storicamente esistite in seno al G.O.I., mentre il nome 'P3' è una creazione giornalistica. La 'realtà'
cui allude il nome è vera, anzi sin troppo vera, se ci si riferisce ad una specifica vicenda della
Massoneria italiana negli ultimi 28 anni, dal 1982 in avanti". E aggiunge: "definire Marcello
Dell'Utri, Denis Verdini, Flavio Carboni e altri nomi molto importanti (tanti ancora da scoprire.)
come 'pensionati un po' sfigati' è troppo anche per un 'barzellettiere' come il Fratello Silvio
Berlusconi". Un Berlusconi, quindi, oggetto di una dura reprimenda; anche perché "l'iniziazione
massonica è indelebile, una volta conferita. Indelebile come ogni ordinazione sacerdotale e
misterica". E a proposito dei rapporti di Berlusconi con il mondo massonico, Magaldi ricorda, nella
'lettera aperta', tutti "gli amabili incontri e colloqui" avuti con il Gran Maestro Armando Corona
(1982-1990). Poi, dalle pagine di 'Vanity Fair', un avviso sulla P2: "ci sono alcune copie degli
elenchi completi, con migliaia di nomi. Roba abbastanza esplosiva, anche a quasi trent'anni dalla
scoperta degli elenchi incompleti di Castiglion Fibocchi. Ho avuto modo di visionarli di persona e
so che, se fosse necessario e opportuno, chi li custodisce li renderebbe pubblici, con conseguenze
piuttosto traumatiche per tanta gente. Anche perché non si tratta di meri elenchi di nomi, ma di una
documentazione piuttosto corposa e articolata". Esplicito il riferimento a quel 17 marzo del 1981
quando viene perquisita Villa Wanda, la residenza di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, presso
Arezzo. Gli agenti della Guardia di Finanza scoprono una lista di 953 iscritti alla loggia massonica
P2 (Propaganda due). Tra gli affiliati c'è il comandante generale dello stesso Corpo Orazio Giannini
(tessera n. 832), Silvio Berlusconi (tessera numero 1816), 44 parlamentari, 3 ministri dell'allora
governo, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22
generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, vari magistrati e funzionari
pubblici, i direttori e molti funzionari dei vari servizi segreti, ed anche diversi giornalisti ed
imprenditori. La Lista pur affidabile non è completa perché fu 'scremata' prima di raggiungere la
Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta da Tina Anselmi. L'elenco completo degli iscritti
alla P2 era all'incirca di 2500 nomi. All'appello ne mancano, quindi, poco più di 1500. Ma torniamo
al j'accuse di Magaldi, la Lettera aperta del 26 luglio scorso.
Non manca un riferimento al mondo politico troppo attento a difendere gli interessi di 'casta' e
all'opposizione parlamentare. Sul primo, Magaldi non ha dubbi: "il massiccio afflusso di persone
che fanno altri mestieri (rispetto alla politica) in Parlamento ha creato una serie sterminata di microconflitti di interessi. Se uno fa il medico, l'avvocato, il commercialista, il costruttore, il prof.
universitario etc., spesso, una volta diventato Onorevole, invece di curare gli interessi della
collettività, si occupa di favorire la corporazione cui appartiene se non addirittura il proprio
particulare professionale". La sinistra, da parte sua, "per il ruolo di guida che è chiamata a svolgere"
farebbe bene a mettere "da parte protagonismi ed idealismi". E si sbilancia su una possibile
leadership per le primarie: Nichi Vendola e Ignazio Marino; il primo come candidato premier, il
secondo come vice. Pur precisando che non si "tratta di Fratelli Massoni, ma semplicemente di un
"ticket" ben assortito, dotato di adeguato carisma e di una immagine di freschezza e novità unita a
solidità intellettuale e politica". Menzioni speciali per Di Pietro che, per primo, ha "posto con
chiarezza il problema di individuare un leader della Coalizione da subito, per dargli tempo e modo
di essere conosciuto e apprezzato da tutti gli elettori". Bocciata, invece, l'idea del "governo
istituzionale di grandi intese" proposta da Casini, così come la speranza di ritenere che il "problema
Berlusconi" si risolva da sé o grazie alla coraggiosa ma impari lotta condotta dai "finiani". Magaldi,
inoltre, non disdegna l'idea di Casini di fare "del suo U.D.C. un partito erede della migliore
tradizione laica e non confessionale della Democrazia Cristiana"; purché abbandoni "genuflessioni
e ammiccamenti anacronistici (che non portano molti voti, a conti fatti) con la Curia Vaticana e la
CEI" e promuova "piuttosto i valori tradizionalmente cristiani di solidarietà sociale, moderazione,
capacità di mediazione politica tra gli estremismi e senso delle istituzioni". A Berlusconi, infine, il
consiglio di smetterla di parlare di "politica politicante" e "teatrino della politica" perché "da circa
16 anni" stazionerebbero nel partito di maggioranza. E per quanto riguarda il teatrino? Sono
"innumerevoli le performances di dubbio gusto, ampiamente irrise dai media internazionali". Una
nuova miccia è stata accesa; come, quando e se sarà spenta dipenderà da coloro che sono stati
chiamati in causa. A noi, poveri mortali, non resta che attendere che si faccia luce su tutto.
Mishima
Università, torna l'agitazione
Roma, (2 settembre 2010).- Finite le vacanze, le università italiane tornano a pulsare e si torna a
parlare delle agitazioni dei ricercatori che hanno caratterizzato i mesi scorsi. "In vista della ripresa
dei lavori parlamentari, in un momento particolarmente difficile per la vita politica - che rischia
ancora una volta di vedere sacrificate le istanze ed emergenze del mondo dell'università e della
ricerca - è convocato per il giorno 18 settembre a Roma un incontro cui sono invitati a partecipare
tutti coloro che hanno a cuore la ricerca pubblica ed una Università libera, pubblica e aperta". E
quanto si evince da un comunicato diffuso dalla 'Rete 29 Aprile'. L'incontro si svolgerà, a partire
dalle ore 10.30, presso l'aula 'La Ginestra' di Chimica di Roma 'La Sapienza'. "La 'Rete 29 Aprile' continua il comunicato stampa - intende così dar seguito al proposito di realizzare a metà settembre
una Assemblea nazionale". Nel corso dell'Assemblea si metteranno a punto argomenti, proposte ed
iniziative, anche in vista del confronto con il Ministero auspicato dallo stesso Capo dello Stato,
Giorgio Napolitano. Ma il mondo universitario è in fermento anche per un altro motivo: l'incertezza
che pesa sul rinnovo delle RSU, le rappresentanze sindacali titolate a trattare con le amministrazioni
periferiche. A lanciare l'allarme è stato, nei giorni scorsi, il segretario confederale della Cgil, Nicola
Nicolosi. "Si vorrebbe abrogare nei fatti l'unica legge con la quale nel paese è regolata la
rappresentatività sindacale con il voto dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i posti di lavoro
pubblici", ha dichiarato Nicolosi. Un rischio gravissimo dietro cui si celerebbe la volontà di tornare
"ad un sistema nel quale la rappresentatività sindacale è frutto di scambi avvenuti nel silenzio dei
lavoratori". La Cisl dal canto suo chiede di chiarire le incoerenze tra le due leggi che attualmente
governano la materia, il Dlgs 165/2001 ed il Dlgs 150/2009 (Legge Brunetta). "Non è nostro
compito chiarire questi aspetti - afferma Gianni Baratta, segretario confederale della ClSL -ma
chiediamo che la rappresentanza che uscirà dal voto sia chiaramente riconducibile ad ambiti
settoriali definiti prima del voto stesso. Oggi, non avendo ancora definito i comparti
obbligatoriamente ridotti dalla legge Brunetta, dovremmo procedere ad elezione con i vecchi
comparti, totalmente diversi da quelli che comunque risulteranno in futuro".
In realtà sembra che le due organizzazioni sindacali abbiano voluto operare una difesa anticipata
rispetto a quello potrebbe accadere: il rinvio delle elezioni delle Rsu sulla falsariga di quanto
avvenuto, lo scorso anno, nel settore della scuola.
Gheddafi, lo show non piace
La visita del rais libico si trasforma in un boomerang per il governo- In Libia manca la
democrazia e il rispetto per la dignità umana
Roma (1 settembre 2010).- Muammar Gheddafi ha lasciato l'Italia e "la dignità nazionale è da
considerarsi a tutti gli effetti ripristinata", chiosa così l'europarlamentare leghista, Mario Borghezio.
A noi della visita del rais libico restano poche cose: una lezione di Islam a 500 ragazze di
un'agenzia di hostess, una richiesta fatta all'Unione Europea di "almeno 5 miliardi di euro all'anno
per fermare l'immigrazione clandestina". E tante polemiche. "Mi sembra di poter dire che negli
ultimi anni c'e' stata - dichiara Ferdinando Adornato, deputato dell'Udc e fondatore di Liberal, in
un'intervista a CNRmedia - una deriva evidente della nostra politica estera, in cui i rapporti amicizia
che Berlusconi ama spesso esibire con i leader occidentali hanno ceduto il posto a rapporti
unilaterali e univoci con Putin e Gheddafi. Credo che questa non sia la storica collocazione
dell'Italia". Gli fa eco Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, che in un'intervista a 'La Repubblica'
ironizza: "Se andassi a Tripoli a dire che i libici devono convertirsi al cristianesimo, scommettiamo
che non torno indietro tutto intero?". Incresciosa messa in scena, pagliacciata, show: sono queste le
definizioni ricorrenti all'indomani della vacanza romana di Gheddafi. "Un governo serio -il
presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario -avrebbe subito reagito in maniera
adeguata, Berlusconi invece si è ancora una volta prostrato all'amico Gheddafi come solo lui sa fare.
Non ci sono accordi che reggono - conclude Belisario - nessun presidente del Consiglio è mai stato
in passato così vergognosamente ossequioso con il rais come il nostro Cavalier servente". Non è da
meno la finiana 'Generazione Italia' che affida il commento a Gianmario Mariniello. "Vi
immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir
loro di 'diventare musulmane'?. Noi no", scrive Mariniello che aggiunge: "non a caso Gheddafi
certe pagliacciate le viene a fare a Roma, non a Parigi o a Berlino. Evviva la Realpolitik, ma sui
libri di Kissinger non c'è scritto che bisogna concedere ai dittatori la passerella sul suolo patrio, in
regime di liceità assoluta". E la dimostrazione di come, tra finiani e berlusconiani, ci siano
sensibilità diverse è data dalla dichiarazione di Mario Valducci, deputato del Pdl e presidente della
commissione Trasporti, che parla di "reazioni scomposte". "Fermarsi all'aspetto folkloristico della
visita di Gheddafi - prosegue Valducci - distoglie dai risultati che questa visita sancisce: lo sbocco
per le aziende italiane del mercato libico delle grandi infrastrutture; gli investimenti dei fondi libici
in Italia; l'arresto degli sbarchi dei clandestini provenienti dalle coste libiche".
Ma per Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, il circo mediatico organizzato per accogliere
il dittatore Gheddafi "serve a coprire le scomode verità che si nascondono dietro il Trattato ItaliaLibia". Un Trattato che, aggiunge, "svende il nostro Paese al servizio di chi da quarant'anni viola
sistematicamente i diritti umani praticando tortura e morte". E su questo argomento si sofferma
anche Rosa Villecco Calipari, vicepresidente dei deputati del Pd, che ricorda come "in Libia non c'è
alcuna legge sulla violenza domestica, e le leggi che puniscono la violenza sessuale sono
inadeguate". Ma che in Libia ci sia poca democrazia e poco rispetto della dignità umana come
attestano recenti ricerche condotte da Amnesty International. " Molti detenuti - si legge nel
documento di Amnesty - hanno firmato 'confessioni' in seguito a tortura e ad altri maltrattamenti
compiuti da forze di polizia, utilizzate poi nei processi che li riguardano. Negli ultimi anni,
Amnesty International ha documentato come i metodi più utilizzati siano le bastonate, tra cui quelle
sulle piante dei piedi (falaqa), le scariche elettriche, la sospensione per le braccia e il diniego
deliberato di assistenza medica".Impossibile, quindi, poter accettare le 'lezioni' di Gheddafi. "Che
l'Occidente e anche questa nostra Italia non abbia il dovuto rispetto per il genere femminile, che la
parità sia quasi completa nel diritto, ma non nei fatti, lo sappiamo benissimo", aggiunge Rosa
Villecco Calipari; ma "da qui ad accettare la lezione di Gheddafi, ce ne corre".
Guido Perinetti
Cibi aproteici: il silenzio della regione Campania
Napoli, ( 23 agosto 2010).- Cittadinanzattiva Campania, ANERC Campania e Forum Nazionale dei
Nefropatici di nuovo in campo per sollecitare il ripristino della erogazione gratuita dei cibi aproteici
da parte della Regione Campania. La questione sembrava risolta dopo la decisione del TAR di
accogliere la richiesta di sospensiva degli effetti del Decreto commissariale n.17 del 24 marzo 2010
con il quale si poneva interamente a carico dei nefropatici la spesa da sostenere per la dieta
aproteica. Oggi, a poco meno di un mese da quella decisione, si registra una nuova battuta d'arresto.
"Da parte della Regione Campania - dichiara Fabio Pascapè, coordinatore della commissione
regionale sanità di Cittadinanzattiva - non vi è stata alcuna presa di posizione né alcuna iniziativa
volta a ripristinare l'erogazione gratuita dei cibi aproteici". Il disagio dei nefropatici è grande
soprattutto se si pensa che la dieta aproteica ha dei costi che si aggirano intorno ai 150 euro al mese.
"In questa situazione di crisi- aggiunge Fabio Pascapè - molti nefropatici sono costretti a rinunciare
alla dieta e questo, come sappiamo, significa accorciare l'inesorabile cammino che porta a varcare la
soglia della dialisi dalla quale non si torna indietro se non con un trapianto con tutto quello che
comporta". Intanto è agli sgoccioli la campagna solidale garantita da alcuni produttori di cibi
aproteici (pago uno e prendo due) che si concluderà il 31 agosto. E allora? "Allora - prosegue
Pascapè- Cittadinanzattiva Campania, ANERC Campania e Forum dei Nefropatici (le associazioni
più attive in questa battaglia) hanno sottoscritto congiuntamente una lettera con la quale chiedono
con fermezza innanzitutto di conoscere quali sono i provvedimenti assunti dalla Regione per
ripristinare la erogazione dei cibi aproteici a carico del S.S.R. per il tramite delle farmacie
distrettuali o delle farmacie private (a seconda dei territori) a beneficio delle persone con nefropatia.
Hanno poi chiesto - conclude Pascapè - l'apertura immediata di un tavolo di concertazione per
definire un percorso che porti alla rivisitazione della intera materia del trattamento delle nefropatie
in Campania in relazione alle quali pervengono numerose segnalazioni di disservizio e disagi".
Salerno, reintegrato dipendente licenziato
Salerno, (30 agosto 2010).- T.N. ha vinto la sua battaglia ed è stato reintegrato sul poato di lavoro.
Al dipendente del Consorzio di Bacino Salerno 2 , in servizio presso l'Isola ecologica di Fratte,
erano state contestate l'appropriazione, la sottrazione e l'occultamento di rifiuti ingombranti che
venivano conferiti dai cittadini, nonché la cessione di tali materiali a terzi. A nulla erano valse le
giustificazioni rese dal lavoratore che aveva impugnato integralmente i fatti contestatigli, negando
ogni addebito. Lo scorso 3 giugno, al termine del procedimento disciplinare, Nuvoli era stato
licenziato. "Siamo intervenuti per difendere le ingiustizie che spesso capitano sui posti di lavoro",
dichiara il segretario provinciale della Cub, Giuseppe Salvati che aggiunge: "abbiamo
tempestivamente trasmesso la pratica agli avvocati Marco Capece e Carlo Del Regno del Foro di
Salerno per chiedere la sospensione in via cautelare dell'efficacia del licenziamento disciplinare
impugnato e la reintegra nel posto di lavoro precedentemente occupato, ai sensi dell'art. 18, della
legge. n. 300/70". Richieste totalmente accolte perché "il Giudice del Lavoro del Tribunale di
Salerno, con ordinanza resa il 23 agosto scorso, ha sospeso l'efficacia del licenziamento" e ordinato
"il reintegro immediato del lavoratore sul posto di lavoro". Dall'esito dell'istruttoria, si legge in un
comunicato della CUB Salerno, "è emersa la totale mancanza di riscontro probatorio degli addebiti
mossi dal Consorzio". Soddisfazione per la decisione del Giudice del Lavoro è stata espressa da
Giuseppe Salvati, per il quale "ci si trova, sempre più spesso, dinanzi ad incomprensioni e disguidi
che creano problemi ai lavoratori. Siamo consapevoli di essere un sindacato scomodo a tante
imprese o aziende, però ci sentiamo onorati di poter difendere i tanti lavoratori che da qualche
periodo vengono lasciati in balia delle onde e che in massa, stanno confluendo nella nostra
organizzazione sindacale CUB".
Sicurezza si, sicurezza no
Il ministero del Lavoro lancia la campagna ‘Salute e sicurezza’ mentre a Cortina il ministro
del Tesoro non ha parole dolci sulla 626 - la protesta dei sindacati
Roma, (1 settembre 2010).- "Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuol bene", è lo slogan della
campagna 'Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro' promossa dal ministero diretto da Maurizio
Sacconi . "La tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori rappresenta una assoluta priorità per
l'Italia che, secondo le indicazioni dell'UE, ha l'obiettivo di ridurre del 25% gli infortuni sul lavoro
entro il 2012", spiega una nota del ministero . si tratta di "un traguardo piuttosto ambizioso ma di
grande importanza, non solo in relazione ai costi che il fenomeno infortunistico produce (oltre 45
miliardi di euro all'anno nel 2005 secondo i dati INAIL, pari al 3,21% del PIL), ma principalmente
per l'attenzione dedicata alla dimensione sociale e umana del problema". La campagna realizzata
dall'agenzia Acciari Consulting, si svolgerà da agosto 2010 a maggio 2011 e si svilupperà in tre
fasi. Il progetto prevede non solo l'utilizzo dei mezzi classici della comunicazione pubblicitaria,
televisione, stampa, radio, internet, cinema e affissioni, ma anche la programmazione di interventi
sul territorio rivolti in particolare ai giovani. Intanto bisogna registrare qualche notizia positiva. Ce
la fornisce il bilancio annuale dell'Inail. Le cifre sono eloquenti: 790.000 gli infortuni sul lavoro
avvenuti nel 2009, per un calo del 9,7% rispetto al 2008 (85mila in meno). I casi mortali sono stati
1.050, per una flessione del 6,3% (70 decessi in meno). E' la flessione più alta registrata dal 1993
quando vi fu un calo dell'11,7% degli incidenti rispetto al 1992. Un riduzione che, come sottolinea
Marco Sartori, presidente dell'INAIL, ha riguardato, in modo sensibile, "gli infortuni relativi
all'effettivo svolgimento dell'attività lavorativa: 79.064 casi in meno è un numero davvero
rilevante". Per quanto riguarda, invece, "la diminuzione più contenuta dei casi mortali, diminuzione
pure rilevante", ricorda Sartori, "è un ambito dove il margine di contenimento di per sé è minore,
trattandosi di cifre già sensibilmente ridotte nel corso di questi ultimi anni: basti pensare che, nel
2001, i decessi erano stati 1.546". Un 2009 che, comunque, è stato un anno fortemente condizionato
dalla grave crisi economica internazionale che ha interessato il nostro Paese già a partire dalla
seconda metà del 2008 e poi si è protratta e acutizzata nel corso dei mesi successivi. Tutto ciò si è
tradotto non solo in un calo del numero di occupati (secondo l'Istat pari al -1,6%), ma anche in una
riduzione nella quantità di lavoro a seguito di interventi operati dalle aziende: dai tagli di
straordinario e di lavoro temporaneo al ricorso alla cassa integrazione. Complessivamente - sulla
base di elaborazioni effettuate da una parte sui dati Istat in relazione agli occupati e alle ore lavorate
pro-capite e, dall'altra, sulle informazioni dell'INAIL rilevate dagli archivi DNA (Denuncia
nominativa assicurati) - è possibile stimare che il tempo di lavoro e, quindi, di esposizione al rischio
di infortuni abbia subito una contrazione media generale di circa il 3%, con una forte variabilità a
livello territoriale, settoriale e di dimensione aziendale.
Una percentuale che fa ragionevolmente ritenere che la riduzione reale degli infortuni sul lavoro,
calcolata in termini di incidenza - depurata cioè della componente 'perdita di lavoro' - si possa
stimare pari a -7% per gli infortuni in generale e a -3,4% per quelli mortali.
"L'effetto della crisi in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro di sicuro c'è stato, ma ha
riguardato solo una componente minoritaria del fenomeno", valuta Sartori. "Le riduzioni più
significative in termini numerici sono, invece, da attribuire all'effettivo miglioramento dei livelli di
sicurezza in atto ormai da molti anni nel nostro Paese e vanno interpretate, pertanto, come il
risultato delle politiche messe in atto da governi, parti sociali - aziende e sindacati - e da tutti i
soggetti che agiscono in materia di prevenzione, a partire certo dall'INAIL. Si tratta, del resto, di un
dato in linea con un trend storico consolidato: se analizziamo, infatti, l'andamento infortunistico dal
2002 al 2009 vediamo come gli incidenti complessivi siano diminuiti del 20,4% e i casi mortali del
29%". Una diminuzione che fa bene anche economicamente. Infatti, secondo uno studio
dell'Eurispes, la riduzione del numero di infortuni sul lavoro genererebbe un ridimensionamento dei
costi economici e sociali a essi attribuibili, con un risparmio economico compreso tra 438 milioni di
euro (nell'ipotesi di diminuzione dell'1% del numero di infortuni), quasi 2,2 miliardi di euro se gli
infortuni diminuissero del 5% e 4,3 miliardi di euro (diminuzione del 10%). Cultura della
prevenzione, dichiara Giovanni Rolando, presidente del Consiglio nazionale degli Ingegneri, "come
chiave di volta su cui ripensare la rifondazione di un sistema sociale, politico ed economico capace
di fronteggiare il rischio e di allontanare i fantasmi dell'insicurezza". Ma per fare questo è
necessario l'impegno di tutti: istituzioni, datori di lavoro, sindacati, lavoratori. La mancata
elaborazione di una cultura della sicurezza è il riflesso di una cultura della prevenzione non ancora
acquisita, poiché è condizione indispensabile per la sicurezza un'attività continua di prevenzione.
"In considerazione di ciò- conclude Giovanni Rolando -è evidente che interventi, finalmente
sistemici e strategici, devono essere necessariamente accompagnati anche da un cambiamento di
tipo culturale". Richiesta di maggiore sicurezza che mal si conciliano con le esternazioni del
ministro Tremonti che, intervenendo al Meeting di CL ha detto che la 626 è un lusso che non ci
possiamo più permettere. "In questo modo - dichiara Luigi Marinelli, dell'esecutivo USB lavoro
privato - Tremonti esprime la pura essenza del pensiero padronale, che vede nei diritti dei lavoratori
una palla al piede per la competitività delle imprese e per i profitti e considera gli obblighi di tutela
della salute e della vita dei lavoratori come uno spreco antieconomico e anticompetitivo". Protesta
anche la Feneal Uil di Salerno secondo cui c'è aria di smobilitazione intorno alla normativa sulla
sicurezza. "A Tremonti, che da oltre un decennio gestisce il ministero dell'economia, facciamo
presente - dichiara il segretario Luigi Ciancio - che oltre alla perdita di tante vite, più di tre al
giorno, i costi economici degli incidenti sul lavoro, tra morti, infortuni, ospedalizzazioni, spese
sanitarie varie e pensioni di invalidità, sono esorbitanti, si parla di oltre 40 miliardi di euro all'anno,
ciò significa che se venissero se non del tutto eliminati quantomeno ridotti, ne trarrebbe vantaggio
tutto il sistema economico". Dal sindacato, insomma, giunge la richiesta che le attuali normative
vengano migliorate ed applicate e che si aumentino i controlli nei luoghi di lavoro; " invertire
l'attuale -conclude il responsabile USB Lavoro Privato - tendenza al sistematico smantellamento e
boicottaggio dei servizi ispettivi".
Paolo Rocca
Il Crescent, un pugno nell’occhio
Procedono i lavori per la realizzazione del Crescent ma si fanno sentire ancora le proteste
contro quello che viene definito il mostro
Salerno, (25 agosto 2010).- Non mi è mai piaciuta l'idea del Crescent. Non contesto la spinta
deluchiana di voler rivoltare, come un calzino, Salerno per trasformarla in una città 'europea'.
Questo però non significa dover stravolgere la fisionomia urbanistica. De Luca, finora, ha fatto
vedere ai salernitani come si può marciare senza addormentarsi sulle idee, sulle proposte , sugli
obiettivi.
Lo ha fatto, per esempio, mettendo in campo una organizzazione per la raccolta differenziata con
non ha eguali in tutto il territorio nazionale. Molte rinomate località turistiche del Nord sono ancora
affettivamente legate ai cassonetti; i salernitani, invece, hanno dimenticato forma e odori di questo
contenitori un tempo disseminati lungo le strade cittadine. Non sono più una mosca bianca i cani
che vanno a spasso con i loro padroni muniti di paletta e sacchetto di plastica. Non si vede ancora la
città turistica, ma si è sulla strada giusta se è vero che, sempre più spesso, si incrociano persone che
parlano in inglese, giapponese, francese. Ma il Crescent proprio non va giù. Così come non va giù
la 'Cittadella giudiziaria': pugno nello stomaco per gli abitanti del quartiere e soluzione scelta per
venire incontro a giudici ed avvocati più che per una reale esigenza organizzativa del settore. Ma
mentre la localizzazione di quest'ultima è stata accettata, senza troppe obiezioni, sul Crescent si è
scatenato un vero e proprio uragano.
Si tratta di un emiciclo di cemento a forma di mezzaluna progettato dall'architetto catalano Ricardo
Bofill. In stile post moderno per non discostarsi dal vicino 'Palazzo di città' che tra il 1943 ed il
1944, ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale. L'edificio, precisano gli
oppositori, è "una muraglia alta circa trenta metri" e si estende, nel suo complesso, "per ben trecento
metri (pari a tre campi di calcio), per un totale di circa 90.000 metri cubi di volumetria". Questo
elemento "altererà per sempre in modo negativo un pezzo della città di Salerno. Tratti emblematici
del Lungomare e del centro storico (dove, ormai, ci sono le abitazioni dei salernitani agiati, N.d.R.)
vedranno chiudersi la visuale verso il mare e verso la Costiera". In questo enorme semicerchio ci
saranno "centinaia di alloggi privati a immediato ridosso del mare", parcheggi pertinenziali interrati,
e così via. Una soluzione che non è piaciuta, sin dall'inizio, all'associazione 'No Crescent'
(www.nocrescent.it) che precisa: "lo scempio ambientale prende forma, oramai sotto gli occhi di
tutti: non vi è chi non veda, e non lamenti, la riduzione della spiaggia, la deviazione del Fusandola,
la massiccia colata di cemento che l'edificazione del solo parcheggio ha già reso evidente in un'area
tanto sensibile". Alle "brutture paesaggistiche" si aggiungerebbero notizie preoccupanti per le
finanze pubbliche, tante volte denunciato dal Comitato.
"La frettolosa 'riacquisizione' dell'area demaniale per liberala dal vincolo di inalienabilità ha
svuotato le casse dell'ente di ben 11 milioni di euro", tuona il Comitato secondo il quale "con il
federalismo demaniale quell'area sarebbe stata acquisita al patrimonio comunale senza alcun
esborso da parte dell'ente locale e con la possibilità di destinare il luogo a usi pubblici". Federalimo
che consentirà "al Comune di svendere per poche decine di migliaia di euro la spiaggia di Santa
Teresa ai privati". Secondo il comitato 'No Crescent' "è facile immaginare che saranno i ricchi
residenti del condominio Crescent a mostrare interesse per la privatizzazione di una spiaggia che si
allunga a pochi metri dal portone di casa e da una piazza che sembra destinata ad essere il cortile
dell'edificio privato". Insomma la guerra dichiarata tempo fa non sembra essere finita. Anzi a
settembre, fa sapere il 'Comitato', "sarà avviata una mobilitazione generale in difesa dello storico
arenile". Nel frattempo le prime foto della zona, su cui sorgerà il Crescent, sbarcano su Facebook
insieme a molti commenti. C'è chi attacca il sindaco De Luca, chi obietta sulla reale consistenza dei
Verdi salernitano, chi liquida l'opera come l'ennesima concessione agli industriali e alla 'high
society' salernitana. Ma tutti ne rimangono inorriditi. Persino il quotidiano 'La Stampa' pubblica una
foto del 'Crescent' in costruzione accanto all'articolo "Salviamo la nostra Italia dal cemento",
firmato da Giuseppe Salvaggiulo, co-autore del libro "La Colata. Il partito del cemento che sta
cancellando l'Italia e il suo futuro" (Chiarelettere).
Giovanni Greco
Il silenzio della Procura di Avellino
Molti cittadini attendono ancora una risposta sulla sorte di Roberto Sarti, il promotore
finanziario autore di una truffa colossale
Salerno (25 agosto 2010).- Con lo sdoganamento di Roberto Sarti, promotore finanziario di
Altavilla Irpina, condannato il 19 novembre 2008 dal Tribunale di Salerno nell'ambito della vicenda
sulla Curia salernitana, la Consob ha mostrato tutte le sue lacune e la sua incapacità a difendere i
risparmiatori. Nonostante le gravi e circostanziate accuse nei confronti del promotore finanziario,
emerse da una indagine della Guardia di Finanza, conclusasi lo scorso giugno; nonostante le
indagini svolte dai carabinieri di Chiusano San Domenico che hanno portato ad una denuncia "per
truffa ed appropriazione indebita di capitali d'investimento in denaro, falsità materiale commessa
dal privato, nonché esercizio abusivo di attività finanziaria priva di specifica autorizzazione", la
Commissione Nazionale per le Società e la Borsa si è guardata bene dal prolungare la sospensione
inflitta, all'indomani del processo salernitano, a Roberto Sarti (delibera n. 16895 del 19 maggio
2009 , scadenza giugno 2010, N.d.R.), che ora continua, alla luce del sole, a svolgere il proprio
lavoro. Ma cosa ancora più strana e, francamente, preoccupante è il silenzio che giunge dagli uffici
del Tribunale di Avellino dove, evidentemente, non alberga 'Nessun dorma', la celebre romanza
della Turandot di Puccini. In qualche stanza di Piazza d'Armi, in qualche scaffale della Procura
giacciono i faldoni che contengono tutta l'indagine svolta dalla GdF a carico di Roberto Sarti. Un
rinvio a giudizio per colui che ha dissanguato le tasche e rovinato i sogni di centinaia di persone che
tarda ad essere emesso. Perché? Quali i motivi di tale ritardo? Non lo sappiamo; sappiamo che a
settembre il nostro giornale busserà alla porta del Procuratore per capire dove e perché l'iter
amministrativo si è bloccato.
'Carneade! Chi era costui?'
Nell'incipit dell'ottavo capitolo de 'I Promessi Sposi', Don Abbondio, uno dei protagonisti del
romanzo manzoniano, è nella sua stanza che legge un panegirico in onore di San carlo Borromeo e
all'interno del quale è menzionato il filosofo. È a questo punto che esclama tra sé e sé la lapidaria
battuta, destinata a diventare a suo modo famosa e a condizionare molte biografie di personaggi
considerati, appunto, sconosciute. Anche per molti campani Roberto Sarti era un 'carneade', uno dei
tanti promotori finanziari che tentava di farsi strada in questa professione. Esce dal guscio
dell'anonimato quando incontra Giovanni Lizza, stringe rapporti con Graziano Compagna e Sandro
Tiso, ed entra nel giro che conta. La rapida ascesa di Sarti si infrange quando il giudice Elisabetta
Boccassini lo condanna, in prima istanza, ad un anno e due mesi. Secondo la tesi accusatoria,
accolta dal giudice, il sacerdote Generoso Santoro, ex presidente dell´Istituto interdiocesano per il
sostentamento del clero deceduto il 23 febbraio 2009, avrebbe , con l'aiuto di Giovanni Lizza e
Roberto Sarti, "indotto, con raggiri ed artifizi" una donna"a stipulare tre contratti di mutuo del
valore di 910 milioni di vecchie lire con l'istituto, quando l'istituto stesso era all'oscuro di tutto". Ma
mentre il primo (Giovanni Lizza) patteggia per evitare di andare in giudizio, il secondo (Roberto
Sarti) viene condannato lo scorso 19 novembre ad un anno e due mesi. Non voglio soffermarmi
su questa vicenda ma sulla sua attività di promotore finanziario di belle speranze che lo ha
trasformato in sanguisuga dei risparmi di tanti cittadini campani, e non solo.
Roberto Sarti e la Remar Sim
E' vero, come abbiamo scritto in diverse occasioni che l'attività svolta all'ombra della struttura
ecclesiastica salernitana si interseca con quella di agente della Remar Sim, società bresicana messa
in liquidazione nel dicembre 2006. Ma cercheremo di scindere i due filoni, sperando di riuscirci. A
far decollare l'attività del giovane promotore finanziario è una ramificazione fatta di conoscenze,
amicizie e parentele. La sua è una famiglia conosciuta e rispettata ad Altavilla cosa che gli
garantisce un credito di immagine. Gli amici lo fanno conoscere ad altri amici, ne tessono le lodi e
le capacità di moltiplicare i pani e i pesci. Il bubbone scoppia quando inizia a girare la notizia della
condanna. Molti chiedono il rientro delle somme investite. Troppi. Sarti non riesce ad accontentare
tutti. I primi investitori riescono ad uscire dal giro senza perdere nulla. Alcuni attendono speranzosi.
Pochi presentano denunce circostanziate. Basta per mettere in moto la macchina della giustizia. Le
indagini svolte dalla GdF di Avellino mettono a fuoco la truffa perpetrata da Sarti ai danni di
numerosissimi cittadini.
Sarti e la Procura di Avellino
Interrogatori,verifiche, controlli, documentazione, indagini scrupolose svolte nell'arco di moltissimi
mesi costituiscono la voluminosa documentazione su Roberto Sarti. E' un atto d'accusa messo in
piedi da quei cittadini che non hanno avuto timore di denunciare le magagne del promotore
finanziari di Altavilla Irpina. Ora sono quelle stesse persone che chiedono giustizia, che invocano
un intervento deciso della Procura di Avellino, che invitano a non tirare il freno e a dare un senso
alle denunce presentate. Probabilmente non avranno la restituzione di tutti i soldi investiti ma
avranno contribuito a fermare questa macchina infernale. Consob e Procura devono avere il
coraggio di prendere posizione su Roberto Sarti. La prima intervenendo con una sanzione ben più
pesante della 'sospensione'; la seconda, condannando in modo esemplare chi ha raggirato centinaia
di onesti cittadini. Scelte che servirebbero anche come deterrente nei confronti dei tanti 'Sarti' che ci
sono in Campania e sul nostro territorio nazionale.
Mishima
La 'Giacomo Leopardi' sbarca a Camerino
Camerino, (25 agosto 2010).- Da quest'anno la Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi è
presente anche all'Università di Camerino. Grazie alla collaborazione con l'Università di Macerata,
infatti, anche Unicam ha scelto di premiare il talento degli studenti per indirizzarli verso un
eccellente futuro. La Scuola crede nel talento dei giovani e nelle possibilità di costruire e sviluppare
percorsi individuali di crescita intellettuale e professionale. A Camerino la Scuola si articola su due
Classi: la Classe delle Scienze Sperimentali e Sociali per gli studenti universitari che scelgono i
corsi di studio delle Scuole di Bioscienze e Biotecnologie, Giurisprudenza, Scienze Ambientali,
Scienze e Tecnologie; la Classe delle Scienze della Salute per gli studenti universitari che scelgono
i corsi di studio delle Scuole di: Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Scienze Mediche
Veterinarie. "L'interdisciplinarietà tra le aree scientifiche, giuridiche e sanitarie - sottolinea Cristina
Miceli, Direttore della School of Advanced Studies e membro del Consiglio di Direzione della
Scuola Giacomo Leopardi di Unicam - consentirà agli studenti di apprendere dall'interazione con i
colleghi e dalle attività integrative alcuni dei fondamenti teorici delle discipline, anche al di là del
proprio corso di studio. Contenuti fondamentali per un approccio critico al sapere e per un'apertura
culturale necessaria per competere nelle migliori posizioni professionali". Scegliere la Scuola di
Studi Superiori 'Giacomo Leopardi' a Camerino significa dunque poter comprendere in maniera
critica e consapevole i fenomeni complessi e affrontare le sfide del futuro grazie
all'interdisciplinarietà dei corsi; un costante confronto con i docenti e studiosi stranieri e soggiorni
di studio e di ricerca presso le migliori Università e Centri di ricerca internazionali per promuovere
l'internazionalizzazione, intesa come 'valore aggiunto'; ottimizzazione dei risultati della formazione
e della ricerca grazie all'attenta selezione degli allievi, al coinvolgimento dei migliori docenti e
ricercatori italiani e stranieri, alla messa a disposizione di servizi e strutture di qualità. Gli allievi
ammessi avranno diritto ad un contributo omnicomprensivo di 1400 euro (vitto e spese generali) e
all'alloggio gratuito presso le strutture messe a disposizione dall'Ateneo. Saranno inoltre esonerati
dal pagamento delle tasse di iscrizione ai Corsi di Laurea e di Laurea Magistrale di Unicam ed alle
attività aggiuntive della Scuola. Per l'anno accademico 2010/2011 sono disponibili 10 posti. La
domanda deve essere presentata entro il 23 settembre 2010. Le prove di ammissione si svolgeranno
il 27 e 28 settembre 2010. Il bando e tutte le informazioni sono disponibili nel sito www.unicam.it profilo Studente
Metrò del mare: la scommessa vincente
Salerno, (25 agosto 2010 ).- L'autostrada Salerno-Reggio continua ad essere un imbuto,
praticamente impraticabile, nel tratto tra Padula e Lauria; molti villeggianti desistono e si
accontentano di raggiungere località balneari più vicine. E allora perché non abbandonare l'auto e
salpare con il 'Metrò del Mare' alla volta delle perle del Cilento? Sembra essere stata questa l'idea
vincente messa in campo dalla società di 'Trasporti Marittimi' che cura la vendita dei biglietti ed i
servizi a terra per Metrò del Mare nel Cilento. E' soddisfatto il presidente di TSM, Franco
Annunziata, che dichiara: "ancora una volta il Cilento costiero si conferma assolutamente strategico
per il Metrò del Mare" ed i risultati lusinghieri "rimarcano l'assoluta bontà e valenza strategica, per
il nostro territorio, di politiche volte ad incentivare e potenziare l'utilizzo delle vie del mare".
Dall'attivazione del servizio (1 luglio) fino al 19 agosto scorso, nei porti del Cilento toccati dal
Metrò del Mare (Agropoli, San Marco, Acciaroli, Casal Velino, Pisciotta, Sapri), i passeggeri
trasportati sono stati 23 mila 668 (11.151 imbarcati e 12.517 sbarcati) per un fatturato complessivo
di circa 245 mila euro.
I porti che hanno registrato le movimentazioni più sostenute sono stati quelli di Agropoli (84 mila
euro di biglietti venduti, 3.412 passeggeri imbarcati e 3.435 sbarcati) e San Marco (52 mila euro,
2.759 imbarcati e 2.952 sbarcati). "Si tratta di risultati - commenta ancora il presidente Franco
Annunziata - estremamente lusinghieri, se si tiene conto del fatto che il servizio di collegamento via
mare è stato quest'anno attivato in ritardo rispetto al passato". La valenza strategica del servizio
nell'area cilentana è confermata anche dal dato che la flessione di passeggeri complessivamente
registrata dal Metrò del Mare (imputabile in buona parte al suddetto ritardo), nel Cilento è stata
inferiore ad altre zone, pur di grande valenza strategica (Capri, Napoli, Sorrento, etc.). La TMS
S.p.A. è una società partecipata dalla Provincia di Salerno, dal comune capoluogo, dall'Ente
Provinciale per il Turismo, dall'Ente Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano,
dall'Automobile Club Salerno, dal CSTP e da altri 17 comuni dell'area del Cilento e del Golfo di
Policastro. È stata costituita nel 2000 e ha lo scopo di sostenere lo sviluppo economico della costa
salernitana, promuovere il turismo nautico, incentivare i sistemi ed i servizi di intermodalità terramare, migliorare qualitativamente e quantitativamente l'offerta della portualità turistica salernitana.
Quest'anno TMS S.p.A. ha rilevato la gestione dei servizi portuali anche negli scali di Montecorice
e di Pisciotta "dove - dice ancora Annunziata - puntiamo ad un fatturato di 80 mila euro e
prevediamo l'impiego di una forza lavoro di almeno 25 persone". Obiettivo della società è quello di
elevare e standardizzare la qualità dei servizi portuali in provincia di Salerno, ma anche potenziare i
collegamenti marittimi: "stiamo lavorando - conclude il presidente Annunziata - per un
potenziamento dei collegamenti marittimi, ma anche per una strategia intermodale con gli altri
sistemi di trasporto che consenta una più agevole fruizione delle vie del mare anche ai comuni
dell'entroterra salernitano".
L’estate della ‘Città bianca’
E' ormai definitivo il cartellone estivo di Ostuni che soddisfa tutti i palati e tutte le esigenze
culturali
Ostuni, (7 luglio 2010).-Cultura, Musica, Teatro, Cinema, Tradizione e sport da giugno ad ottobre.
Sarà un cartellone estivo ricco di qualità quello varato questa mattina dall'Amministrazione
Comunale di Ostuni. Il Sindaco Domenico Tanzarella, l'Assessore al Turismo e Spettacolo,
Agostino Buongiorno ed il dirigente dell'ufficio turismo e spettacolo Maurizio Nacci, hanno
presentato con soddisfazione un calendario "che nonostante le difficoltà finanziarie di tutti gli enti
locali può contare su nomi prestigiosi, ma anche sulle tradizioni popolari tanto care a cittadini e
turisti. Un calendario che ci auguriamo incontri i gusti dei cittadini ostunesi e di tutti coloro che
decideranno di trascorrere le vacanze o le serate estive nella nostra Città che anche quest'anno si
fregia della Bandiera Blu e delle cinque vele di Legambiente". "Cerchiamo di dare sempre più
visibilità " spiega il sindaco, Domenico Tanzarella "ad una città che mostra di essere sempre più
apprezzata da personaggi illustri, da turisti e visitatoriche vengono e che speriamo arriveranno ad
affollare le nostra spiagge e le nostra piazze, naturalmente rispettando sempre quel senso di civiltà e
serenità che deve caratterizzare una città aperta, libera, democratica e che vuole ospitare con
solidarietà e con capacità di accoglienza tutti quanti". Sul fronte culturale spicca la quattordicesima
edizione di "Un'emozione chiamata libro" la kermesse letteraria che anche quest'anno vedrà la
partecipazione dei big della letteratura italiana. Nel Chiostro di Palazzo San Francesco, la
giornalista Anna Maria Mori ed il Sindaco Domenico Tanzarella ospiteranno Walter Veltroni, Ilvo
Diamanti, Gustavo Charmet, Marida Lombardo Pijola, Barbara Schiavulli, Michela Marzano e
Teresa De Sio. Quest'ultima dopo la presentazione del libro si trasferirà in Piazza Libertà dove terrà
un concerto con la sua band (ingresso libero). Per la prima volta farà tappa ad Ostuni il Salento
Finibus Terrae, festival internazionale di cortometraggi che si svolgerà nel Chiostro di Palazzo San
Francesco il 25 e 26 luglio. Nutrita anche la rappresentanza dei musicisti ospiti del cartellone
ostunese in collaborazione con la Delta Concerti Il Foro Boario ospiterà la storica band dei Deep
Purple (29 luglio), Mario Biondi (4 agosto) e la coppia composta da Francesco De Gregori e Lucio
Dalla (11 agosto). Il 3 e 4 settembre farà tappa ad Ostuni in Piazza Libertà il "Sete di Radio Tour"
di Radionorba. Dopo il successo degli anni scorsi è stata confermata la serie di spettacolini Musica
Popolare tenuti che si svolgeranno per le vie del centro storico in tutti i mercoledì di luglio ed
agosto. Gli spettacoli saranno curati dai gruppi folkloristici La Stella, Lu Barcarulu e Città di
Ostuni.
Il 29 luglio doppio appuntamento per i comici di Mudù. Nel pomeriggio la partita di calcio in favore
della Nostra Famiglia di Ostuni. In serata in Piazza Libertà spettacolo con Uccio De Santis per
celebrare la sedicesima Bandiera Blu. Suggestiva anche la Rassegna Teatri di Terra organizzata
presso la Luna nel Pozzo (Contrada Foragno) e la Rassegna "Il Grande cinema sotto le stelle", in
programma per tutta l'estate nell'Arena del Cinema Roma. Il 24, 25, 26 e 27 agosto i festeggiamenti
in onore di Sant'Oronzo con la tradizionale Cavalcata ed il Concerto di Emma Marrone (il 27 agosto
nel Foro Boario ingresso libero). Confermato il tradizionale appuntamento come la manifestazione
Vecchi Tempi Ostuni animata (il 15 agosto), una riproposizione di tradizioni e antichi mestieri nello
scenario del Centro Storico.
Particolarmente atteso è anche il Festival Internazionale degli Artisti di Strada in programma il dal
13 al 19 settembre settembre ed la XV edizione della Settimana azzurra di Marinando, organizzata
in collaborazione con il Ministero per le Politiche agricole e forestale programmata dall'11 al 18
settembre. Nel mese di ottobre torna la Settimana dei bambini del Mediterraneo con la
partecipazione delle delegazioni provenienti dai paesi del mediterraneo (18-23 ottobre). Nel
cartellone estivo ci sarà spazio anche per lo sport:. Il 24 luglio Spinning Performance in Piazza
Libertà. Il 22 agosto il XII trofeo Sant'Oronzo, memorial Don Elio Antelmi, campionato regionale
di staffetta su strada maschile e femminile. Un cartellone ricchissimo che potrà essere consultato sul
sito internet ufficiale del Comune www.comune.ostuni.br.it.
Sanità, stipendi vertiginosi
E' ammalata al punto da rischiare il collasso eppure c’è qualche medico che guadagna somme
stratosferiche – la denuncia dell’Unione sindacale di Base
Salerno, (25 agosto 2010).- Il vangelo secondo Brunetta, diffuso alla popolazione attraverso la
parola dei i discepoli, tarda a trovare una sua applicazione. A nulla, infatti, è servita la campagna di
informazione fatta a tappeto su televisione, radio, web e carta stampata. La riprova è data da un
articolo pubblicato sul quotidiano "Terra" lo scorso 13 agosto. Il titolo, "Stipendio d'oro nell'ASL di
Salerno", è emblematico. Ci sono ancora sacche di cattiva gestione della cosa pubblica. "C'è un
Doctor House anche in Campania", fa sapere il quotidiano. Si chiama Michele Verrioli, è un bravo
patologo come il dottor House. Ma il paragone con il protagonista della nota serie televisiva finisce
qui. A sorprendere il quotidiano è, infatti, il "sorprendente onorario mensile. Lo scorso anno ha
percepito dall'Azienda sanitaria locale di Salerno un compenso lordo di 651 mila e 343 euro. Una
cifra che va ben oltre gli stipendi normali dei medici che lavorano nelle strutture pubbliche. Infatti,
la busta paga di un primario in rari casi supera i 150 mila euro annui. E invece Verrioli nel 2009
avrebbe percepito, stando alla sua dichiarazione dei redditi, circa 1700 euro lordi al giorno".
Protesta l'Unione sindacale di base che "stigmatizza la deriva morale di un sistema" che vede da un
lato "una gravissima crisi economica e finanziaria e una lacerante crisi sociale" e dall'altro
l'elargizione di "stipendi con cifre da capogiro" che non "si giustificano" e che non hanno "alcun
valore aggiunto per i cittadini". Ma a far schizzare in alto il compenso di Verrioli, in servizio presso
l'ospedale di Eboli, sarebbero state le consulenze prestate alle altre Asl della provincia e retribuite
secondo il tariffario regionale. Un lavoro effettuato rinunciando alle ferie e sottoponendosi a tour de
force inenarrabili. Ma la USB di Salerno non ci sta. Non si accontenta delle dichiarazioni del
medico e attacca. "Lavorare per tre anni di seguito senza ferie sostituendo 10 unità lavorative per
conto di cinque ospedali", dichiara il coordinatore regionale, Vito Storniello, ha dell'incredibile
perché significa che il medico "avrebbe lavorato 72 ore al giorno in un contesto lavorativo
delicatissimo e con una scarsissima qualità". Ed invoca l'apertura di una indagine da parte del nuovo
Commissario dell'Asl, Francesco De Simone. "Se scatta l'inchiesta forse si scopre che tutto è stato
fatto nella regolarità", è il commento di Pietro Antonacchio, responsabile Sanità della CISL
Salerno, per il quale "non è peregrino ipotizzare che tra attività libero professionale, attività
aggiuntive, progetti vari, convenzioni attivate tra ASL, straordinari ed altro ancora, sempre normato
ovvero deliberato dall'Azienda a tanto ammontano le quote erogate ai dirigenti che sono balzati
all'onore della cronaca in questi giorni". Ma allora quale è il problema? Antonacchio mette sul
banco degli imputati l'esclusività del rapporto che "solo la Bindi aveva tentato di mettere in
discussione e che, proprio per tale ragione fu immediatamente sostituita dal luminare medico
Veronesi per ripristinare la possibilità, riservata solo ed esclusivamente ai medici, di poter lavorare
in proprio, sia all'esterno che all'interno della struttura pubblica". Poi ci sono le attività libero
professionali aggiuntive per carenze di organico, "le cui ore vengono monetizzate a seguito di
contrattazione sulla materia": si va da un minimo di 60 euro ad un massimo di 90, che equivale a
dire che per 10 ore di lavoro straordinario effettuato ( in genere un solo turno) si ha un ammontare
di euro tra le 600 e le 900. E non si può tacere su un altro elemento che ha del paradossale. "I
medici e solo i medici - continua Antonacchio - possono espletare turni di 24 e addirittura 36 ore
lavorative continuative nonostante che i contratti e le leggi prevedano al massimo dodici ore
consecutive con un adeguato turno di riposo di almeno 11 ore". Situazioni 'border line' sulle quali
"solo con l'intervento dell'ispettorato del lavoro si potrà a breve riportare legalità nelle aziende
sanitarie e rilanciare una vertenza vera per nuova occupazione". Le ispezioni dei Dirigenti del
Dipartimento di Prevenzione avrebbero accertato l'inadeguatezza dei locali e l'assenza dei
dispositivi di protezione individuali e collettivi, come ad esempio le cappe aspiranti. "Occorre ribadisce Storniello - impedire questa deriva morale. Ci sono fatti e comportamenti che non possono
essere giustificati. La sanità è in bancarotta anche grazie a coloro che invece di vigilare girano la
faccia dall'altra parte consentendo, in tal modo, privilegi e ruberie di ogni genere". Una grossa gatta
da pelare per il neo commissario.
Giovanni Greco
Ferrovie dimenticate, il nuovo appuntamento di Unis@und
Salerno, (21 luglio 2010).- Un tempo erano utilizzate per raggiungere le città, i luoghi di lavoro, per
spostarsi da un paese ad un altro. Ci si affacciava dai finestrini e si rimaneva incantati per il
paesaggio che scorrere dinanzi agli occhi: valli incantare, fiumi dolci e rumorosi, cascate, animali al
pascolo, agricoltori al lavoro. Oggi tutto questo è solo un ricordo. Oltre 6000 chilometri di rotaie
che si snodavano lungo la penisola sono abbandonate. Da molti anni nessun treno le percorre
oppure si limita a fare atto di presenza nei periodi scolastici. Si tratta pur sempre di un patrimonio
che va valorizzato anche per un nuovo turismo di qualità. "Nel caso di tratti ancora in funzione ma
con scarso traffico locale (pensiamo a tante linee piemontesi, venete, appenniniche, dell'Italia
meridionale),
l'opzione
turistica
si
legge
nella
home
page
del
sito
http://www.ferroviedimenticate.it - è certamente una delle più fattibili visto che molto spesso si
snodano in zone d'Italia tra le più belle e caratteristiche quando non addirittura in Parchi o Riserve
Naturali. Per questo è necessario uscire dalla logica, ormai ristretta, che il treno sia solo per
pendolari o per treni ad alta velocità. Può quindi benissimo diventare uno strumento fondamentale
per un turismo non necessariamente motorizzato, più rispettoso dell'ambiente e, perché no?, più
lento". In alternativa, si possono immaginare percorsi cicloturistici capaci di evitare il progressivo
degrado ed il sicuro abbandono. "La valorizzazione delle antiche vie ferrate può essere un utile
supporto al turismo sostenibile e alla creazione di nuove opportunità di lavoro", ha dichiarato
Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, lo scorso marzo in occasione della III giornata
nazionale delle ferrovie dimenticate. Né si può dimenticare, aveva aggiunto, che "molte tratte
possono ancora svolgere un ottimo servizio nei territori marginali, ovviamente a condizione che ci
sia un serio investimento in tecnologia e miglioramento del servizio". In Campania sono numerose
le tratte abbandonate: una galleria e 100 metri lungo la Salerno-Reggio Calabria, la SparaniseGaeta, la Sicignano-o-Lagonegro, la Avelino-Montella. A loro Unis@und, la web radio
dell'Università di Salerno, dedicherà il primo Speciale di Settembre.
Psicofarmaci, utilizzo in aumento
C’è uno sconsiderato abuso adolescenziale di psicofarmaci contro l’ADHD – C’è, invece, chi
ricorre al metodo psicopedagogico
Roma, (9 luglio 2010).- Negli ultimi otto anni, l'abuso adolescenziale di medicinali contro il deficit
da disordine dell' attenzione (ADHD) ha fatto registrare un aumento del 76%. Notizia che fa da
pendant a quelle provenienti dal nostro Paese. A fornirla è l'Osservatorio dei comportamenti e la
devianza dell'Università Sapienza di Roma, secondo cui ci sono quasi settantamila bambini che
ricevono trattamenti con psicofarmaci, e meno di un caso su tre ne ha davvero bisogno. "Non si può
continuare a smerciare le emozioni della vita come comportamenti anormali da inquadrare in
qualche 'malattia' o 'disturbo' mentale e poi far credere che una pillola lo risolverà", afferma Silvio
De Fanti, vice presidente del CCDU (Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus).
"Queste pillole - aggiunge - oltre a ingabbiare le emozioni, rendono le persone dipendenti per anni o
tutta la vita, per il piacere di coloro che ne hanno un rientro finanziario legato all'aumento degli
introiti di grosse multinazionali farmaceutiche". Siamo un po' tutti farmacodipendenti. Tutto ha
origine dalla necessità di curare la malattie, poi c'è la degenerazione, in poche parole, l' abuso o
l'incapacità a smettere. Servirebbe più informazione ai pazienti, spiegare che è bene assumere dosi
ridotte e per breve tempo. Altre, infatti, potrebbero essere le cure per migliorare le performance
comportamentali dei nostri figli. Senza ricorrere al farmaco ci sono strategie pedagogiche quali, ad
esempio, quella della "ricompensa a breve termine". E' quanto si evince da uno studio condotto
dalla Nottingham University che ha dimostrato la pari efficacia, in termini di normalizzazione del
comportamento, fra il trattamento psicofarmacologico e l'utilizzo di stimoli e ricompense per
"premiare" la corretta esecuzione di compiti. Risultati giudicati positivi da Paolo Roberti di Sarsina.
"L'elemento psicopedagogico alla base di questo semplice ma efficace esperimento - ha
recentemente dichiarato lo psichiatra dell'Asl di Bologna -è quello della esperienza continua e
gratificata per apprendere su di se, con il risultato evidente di un contenimento degli eccessi. Va
ricordato che la psicopedagogia Steineriana, in uso in tutto il mondo da ormai un Secolo, è basata
proprio sull'apprendimento attraverso l'esperienza, e in questa ottica la ricompensa - intesa nel
significato profondo di appagamento dell'io - è uno strumento chiave". Caustico il giudizio di
Claudio Ajmone (psicoterapeuta ed esperto italiano di ADHD), che nega la possibilità che l'ADHD
possa esistere come malattia: "resto dell'idea che tutto è possibile quando si sperimenta su una
malattia inesistente. Il nulla si può curare in infiniti modi con infiniti buoni risultati ...". Sullo
studio, reperibile sulla rivista Biological Psichiatry, si sofferma, anche, Luca Poma. "L'ADHD è una
costellazione aspecifica di sintomi, imputabili a numerose possibili cause, non è una 'malattia' da
curare con psicofarmaci", dichiara il portavoce nazionale di ''Giù le Mani dai Bambini', il più
rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica. "La scienza - aggiunge Poma ci dimostra per l'ennesima volta che esistono risposte al disagio dei bambini valide ed efficaci e
soprattutto prive di effetti collaterali , quindi ci chiediamo che senso abbia continuare a utilizzare
potenti psicofarmaci su bambini piccoli , a volte con il rischio di conseguenze anche fatali, quando
la psicopedagogia offre alternative valide". Di qui l'invito rivolto all'Istituto Superiore di Sanità e
all'Agenzia del Farmaco: "è ora che la sanità pubblica in Italia torni a investire sulle persone e sulle
competenze, senza cercare 'facili' scorciatoie chimiche".
Guido Perinetti
L'Italia segreta
Il Paese che non ti aspetti viene fuori da una inchiesta romana – il governo vacilla sotto gli
attacchi dell’opposizione
Roma (14 luglio 2010).- Dopo la P2 arriva la P3, una loggia segreta con lo scopo di condizionare e
orientare segmenti dello Stato. Tutto ha inizio con l'inchiesta, avviata dalla procura di Roma, sugli
impianti eolici in Sardegna che si è concretizzata con l'arresto Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e
Arcangelo Martino. Come ampiamente documentato dagli organi di stampa, i reati contestati ai tre
sono quelli di associazione per delinquere e violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle
associazioni segrete. L'inchiesta si è poi allargata a macchia d'olio coinvolgendo il coordinatore del
Pdl, Denis Verdini, il sottosegretario all'economia, Nicola Cosentino, il senatore del Pdl, Marcello
Dell'Utri. Anche per loro i reati ipotizzati sono quelli di associazione a delinquere e violazione della
legge Anselmi sulle società segrete. Da garantisti diciamo che bisogna attendere la conclusione
delle indagini prima di emettere sentenze. Ma è pur vero che il governo ha l'obbligo di dare una
tinteggiatura alle pareti, una rinfrescata al gruppo dirigente per meglio affrontare gli anni che ci
separano dalle prossime elezioni politiche. Non fare nulla e preferire attendere l'evolversi degli
eventi danneggia non poco l'immagine dell'Italia e rischia di spingere la nazione verso una china
dalla quale difficilmente riuscirà a venir fuori. "Il marcio che sta venendo fuori in queste ore dichiara Emanuele Fiano, presidente del forum Sicurezza del Partito Democratico - fa comunque
emergere relazioni e intrecci tra esponenti politici legati all'attuale maggioranza di governo che
preoccupano e inquietano fortemente per il livello istituzionale coinvolti. Noi crediamo che fin da
queste ore il presidente del Consiglio dovrebbe risolvere la vicenda del sottosegretario Cosentino, il
cui nome compare di nuovo nell'inchiesta sull'eolico, rimuovendolo dall'incarico di governo". E'
tutta l'opposizione che insorge. E non è sola; sa che il Paese ha le tasche piene di furbi, furbetti e
complottasti. "L' indagine sugli appalti per l'eolico in Sardegna nella quale Cosentino ha ricevuto un
avviso di garanzia per associazione segreta, vede coinvolti più politici del Pdl", dichiara Alessandro
Maran, vicepresidente dei deputati Pd, che aggiunge: "sta emergendo una questione morale che
coinvolge uomini di governo, locale e nazionale e autorevolissimi rappresentanti del partito di
Berlusconi. Il governo ha a questo punto il dovere di chiarire l'intreccio che va da Cosentino a
Caliendo, da dell'Utri a Verdini". Felice Belisario, capogruppo al Senato dell'Italia dei Valori,
parla di impero al tramonto e di una corte "travolta dagli scandali, dalla corruzione e dal malaffare".
E aggiunge: "l'inchiesta sull'eolico in Sardegna sta dimostrando ancora una volta, ove mai ce ne
fosse bisogno, che il Pdl non è il Popolo della libertà ma il Partito delle lobby. Una versione
riveduta e corretta della P2 assemblata raccogliendo il peggio della P2 con l'unico obiettivo di
spartirsi potere, nomine, appalti, denaro pubblico e di assicurarsi l'impunità".
Anche l'Udc non è tenera, nonostante i tentativi di riavvicinamento con Berlusconi. "Siamo
garantisti", precisa ai microfoni del Tg di LA7, Pierferdinando Casini. "Ma - aggiunge - esiste un
problema di opportunità per chi siede al governo". Come è consuetudine dalla coalizione di
maggioranza parte un fuoco di sbarramento a difesa dei propri parlamentari. Per Daniele
Capezzone, portavoce del Pdl, "c'e' chi punterebbe a mettere tra parentesi la volontà popolare,
travolgendo le decisioni democratiche degli elettori, per imporre nuovi assetti tecnocratici, non
politici, estranei alle maggioranze scelte dagli elettori. Dalla difesa del garantismo, dalla difesa dei
diritti individuali di ogni cittadino, passa anche questa battaglia più generale: per la difesa del
principio, sacro anch'esso per i liberali e i democratici, per cui i Governi sono scelti dagli elettori,
non da qualche salotto o da qualche gruppo editoriale o da qualche procura". Un modo come un
altro per allentare la tensione e l'attenzione intorno ai due esponenti di spicco del Pdl. Strategia
diversa ma con un identico obiettivo è quella scelta da Giorgio Stracquadanio. "Fino ad oggi dichiara il deputato del Pdl - le inchieste giudiziarie servivano a togliere di mezzo esponenti politici
avversari attraverso campagne mediatiche che usavano l'arma dell'inchiesta penale. Da oggi
Bocchino inaugura il terrorismo giudiziario". Il riferimento è ad una dichiarazione del braccio
destro di Giancarlo Fini secondo cui le intercettazioni costringerebbero Verdini alle dimissioni. E
Bocchino è il bersaglio anche di Riccardo Mazzoni, componente della direzione nazionale del Pdl.
"Bocchino si atteggia come il polpo Paul delle procure italiane perché, non avendo ancora letto gli
atti come lui assicura, è comunque già in grado di affermare che le quattromila pagine di
intercettazioni dei carabinieri sull'inchiesta P3, non ancora rese note, aggraverebbero la situazione
dell'onorevole Verdini, se non dal punto di vista giudiziario, almeno da quello dell'opportunità
politica di ricoprire la carica di coordinatore nazionale del Pdl". E' proprio questo il 'nocciolo della
questione'. L'opportunità politica di farsi da parte al momento giusto. Di fermarsi un giro in attesa
che tutto venga chiarito. Il rispetto per il cittadino- elettore inizia proprio da un'etica politica che
non può essere modellata, modificata, utilizzata giorno dopo giorno. I principi di legalità, di
giustizia e di onestà devono rappresentare le fondamenta di una classe politica, di destra e di
sinistra, capace di contrapporsi ai furbi e ai furbetti. Nozioni lineari di politica spicciola dalle quali
ripartire per riconquistare la fiducia dei cittadini.
Giovanni Greco
Estate, il decalogo del Moige
Come grandi e piccoli possono affrontare al meglio l’estate
Roma, (28 luglio 2010 ).-Nonostante il tempo non sia stato clemente, anche quest'anno è arrivata la
stagione estiva e con le scuole chiuse le famiglie si apprestano a trascorrere insieme le vacanze, con
grande gioia soprattutto dei più piccoli. Svago, divertimento e gioco aspettano quindi grandi e
piccoli e per impiegare al meglio questo tempo di riposo, il Moige fornisce un vero e proprio
decalogo. "Dai più grandi ai più piccoli" afferma Elisabetta Scala, pedagogista del Moige Movimento Italiano Genitori, "tutti hanno bisogno di un po' di tregua". Il Moige, sempre attento alla
tutela dei giovani, ha predisposto un vero e proprio decalogo dedicato a genitori e bambini per
affrontare al meglio questo particolare periodo dell'anno, tra mare, montagna e compiti a casa! 1.
Non bandite la noia! Non è necessario organizzare minuto per minuto le giornate dei ragazzi con le
più svariate attività: lasciate ai vostri figli dei momenti in cui siano liberi di scegliere cosa fare. La
noia, infatti, non è da valutare sempre negativamente ed è una sensazione che i ragazzi devono
provare di tanto in tanto. 2. Via libera agli amici! L'estate è il momento migliore per coltivare le
amicizie e per passare delle belle giornate all'aria aperta e in compagnia. I genitori possono anche
alternarsi nella cura dei bambini, ospitando un amico, così da agevolare chi lavora. 3. Non esagerare
con Internet e videogiochi! Frequentemente d'estate i ragazzi, nonostante il bel tempo e la
possibilità di poter stare all'aria aperta, tendono a trascorrere più tempo sul web o giocando con i
videogiochi. Attenzione: Internet offre molte possibilità ma ricordiamoci di educare i nostri figli a
un uso corretto e consapevole di questo mezzo, predisponendo sempre un filtro di protezione per
minori. Perché inoltre non navigare con loro? Senza essere troppo invadenti, si potrà comunque
sapere qualcosa in più sui loro interessi e sui loro amici e allo stesso tempo sarà possibile far
presente ai ragazzi che non tutto ciò che si trova in rete è valido e merita di essere seguito e creduto.
Il consiglio vale anche per i videogiochi: non vanno aboliti ma, specie in estate, va fortemente
limitato il tempo che viene loro dedicato. Si raccomanda ai genitori, inoltre, di controllare sempre la
classificazione Pegi e di giocare quando possibile con i ragazzi! 4. Viva creatività e fantasia! Libri,
libri e ancora libri: la lettura è un ottimo passatempo e trascorrere un pomeriggio in libreria o in
biblioteca con i ragazzi non può sicuramente far male! Interessanti e utili sono anche quei volumi in
cui si propongono lavoretti o piccoli oggetti da realizzare con le proprie mani poiché stimolano la
creatività e la manualità dei ragazzi. 5. Tv out! Cercate di tenere la televisione spenta il più
possibile o, comunque, stabilite con i vostri figli degli orari e dei programmi ben precisi da vedere. I
bambini dimenticano in fretta la sua esistenza se si offrono loro valide alternative e di sicuro un
pomeriggio di gioco all'aria aperta con gli amici ne rappresenta una speciale. 6.Tutti al mare! Se
passate le vacanze al mare non lasciate impigrire i vostri bambini sotto il sole: si può fare amicizia
col vicino di ombrellone, si possono organizzare tornei a palline, racchettoni o bocce, si possono
fare castelli di sabbia o si può giocare con l'acqua. L'attività e il movimento, poi, predisporranno
meglio i bambini alla cena e anche al sonno notturno! 7. Protezione, anche per gli occhi! In
montagna o la mare, non dimenticate di proteggere gli occhi dei vostri ragazzi con lenti da sole
adeguate e garantite in grado di proteggere la vista dai raggi UVA, spesso molto forti e dannosi
specialmente per i più piccoli. 8. Divertirsi anche in città! Se per quest'anno non sono previste
settimane di villeggiatura non scoraggiatevi, anche le città offrono valide possibilità di divertimento
e svago per tutta la famiglia. La cultura e la natura potrebbero essere il filo conduttore della vostra
estate: da tempo i musei organizzano visite guidate pensate appositamente per i più piccoli così da
coinvolgerli attivamente e rendere la storia più interessante ed attuale. Con delle brevi gite fuori
porta poi si può scoprire la natura e gli animali grazie alle numerose fattorie che aprono le loro porte
proprio ai più piccoli per avvicinarli a una realtà a loro spesso sconosciuta. Da non dimenticare,
inoltre, che ormai le città offrono un calendario di appuntamenti estivi molto ricco, che spazia dai
cinema all'aperto ai concerti, dagli spettacoli teatrali alle manifestazioni dedicate appositamente ai
bambini. 9. Occhio ai compiti. Estate: sinonimo di vacanza ma anche di compiti da svolgere prima
del rientro in classe e di ultimi giorni di agosto trascorsi a fare indigestione di tabelline, temi e testi
di storia. Sarebbe meglio riuscire a creare (e rispettare!) una piccola tabella di marcia per la
graduale esecuzione dei compiti in modo da non arrivare a pochi giorni dall'inizio della scuola con
un carico ulteriore di tensione e malumore. Poche pagine al giorno saranno sufficienti per diluire il
carico di lavoro estivo e per rimanere in allenamento in modo da non avere un rientro troppo brusco
sui banchi di scuola. 10. Dolce dormire. nei tempi giusti! Senza troppa rigidità, mantenete un
minimo di orari per il sonno. Questo consiglio vale soprattutto per chi ha figli un po' più grandini
che tendono a rimanere in piedi fino a notte inoltrata per stare con gli amici: una volta ogni tanto si
può concedere, ma se passano l'estate con orari sballati perderanno la possibilità di utilizzare le ore
del mattino e l'opportunità di un riposo sano che dovrebbe prepararli alle fatiche dell'inverno.
Non abbandoniamo gli animali
E’ in atto una campagna contro l’abbandono degli animali messo in atto da persone senza
scrupoli – l’impegno del sottosegretario Martini e della associazioni animaliste
Roma, (25 agosto 2010).- Tra le onde del mare in burrasca, tra le nevi perenni, tra le macerie di case
avvolte su se stesse per la furia cieca di un terremoto, tra le acque rese tumultuose dall'inondazione,
c'è sempre un cane pronto a rischiare la propria vita per salvare quella di grandi e piccini. Non a
caso 'il cane è il miglior amico dell'uomo' è il refrend che è entrato nella testa di tutti noi. Ciò
nonostante siamo pronti a dimenticarci di lui quando abbandoniamo la città per le nostre vacanze:
troppo scomodo portarlo, troppo ingombrante, non tutti i locali accettano gli animali. Quindi,
meglio abbandonarlo!
Ma è anche da questo atteggiamento si misura il grado di civiltà di una persona, di un popolo.
Difficile pensare che se non si ha rispetto per la vita degli animali si possa avere rispetto per i nostri
simili. E, purtroppo, non sono poche le persone che prima di andare in vacanza abbandonano i loro
amici a quattro zampe. Ogni anno, infatti, 130 mila animali (circa 50 mila cani e 80 mila gatti) sono
a rischio abbandono. Un gap di civiltà e di umanità, individuale e collettiva, che va sanato. Questo
si propone l'opuscolo "Il sì per la vita", con il quale la LAV (Lega Anti Vivisezione) vuole
ricordare, in poche pagine e con un linguaggio semplice, i diritti e i doveri della convivenza con i
nostri amici animali. Una guida da leggere prima di accogliere in casa un cane o un gatto per
accertarsi di essere veramente pronti a compiere un passo del genere. Una volta legati a un animale,
non si può tornare indietro; non è un fazzolettino di carta usa e getta.
Argomento sul quale si è impegnato il sottosegretario al ministero della Salute, Francesca Martini.
"L'abbandono di un animale non è solo un'azione deprecabile dal punto di vista etico ma è un reato
sancito dal nostro ordinamento giuridico", ha precisato presentando, lo scorso giugno, a Verona la
campagna contro gli abbandoni estivi degli animali di affezione. Chiaro riferimento alla legge 281
del 1991 che fa dell'Italia il primo paese al mondo a vietare la soppressione degli animali randagi,
ad eccezione di limitati casi, con metodi eutanasici e ad opera di un medico veterinario. Inoltre,
aggiunge il sottosegretario, "con l'emanazione della legge 189/2004 l'abbandono di animali è
divenuto un illecito penale, infatti l'art. 727 del c.p., come modificato dalla suddetta legge, punisce
con la pena detentiva dell'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro chiunque
abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività". Ciò nonostante
"dagli ultimi dati forniti dalle Regioni e Province autonome riferiti al 2007 il numero presunto di
cani randagi sul territorio nazionale è di circa 450.000, si tratta ovviamente - continua la Martini -di
un dato approssimativo e probabilmente sottostimato, e i cani che sono transitati nei canili sanitari
secondo i dati delle Regioni e Province autonome nel 2009 sono stati 105.969". E un messaggio
importante arriva, anche, dal grande schermo. "Non abbandonate gli animali, portateli con voi e
adottateli da un rifugio", è, infatti, la richiesta che fa il celebre Sansone, già protagonista degli
storici fumetti di Brad Anderson e ora di una divertentissima commedia omonima nei cinema
d'Italia dal 13 agosto. Per promuovere questo messaggio di rispetto verso gli animali, nel trailer del
film Sansone - doppiato da Pupo - rivolge l'appello a non abbandonare gli animali e ricorda che i
canili sono pieni di cani in attesa di una famiglia che li adotti. La commedia, diretta dal registra
Tom Dey e distribuita dalla 20th Century Fox, è approvata dall'American Humane's Film &
Television Unit dell'American Humane, la principale autorità per l'uso sicuro di animali nel cinema,
che certifica con esperti e medici veterinari sul luogo delle riprese l'impiego "no cruelty". Sansone è
una commedia piacevole e fa riflettere. Il simpatico cane danese, creato nel 1954 con il nome di
Marmaduke e conosciuto in Italia con quello di Sansone per aver riempito in passato le vignette di
Topolino, nel film in uscita, realizzato in live action e patrocinato dal Ministro del Turismo, on.
Michela Vittoria Brambilla, dovrà affrontare il trasferimento in California assieme a tutta la
famiglia, gatto compreso, adattandosi a un nuovo stile di vita. Animali, quindi, da trattare con
rispetto come se ci trovassimo al cospetto di un bambino, di una donna, di un anziano. In sostanza
di un essere umano. "La sindrome da abbandono che colpisce il cane lasciato solo per molte ore o
addirittura per giorni interi equivale a quella che può colpire un bambino", precisa ancora la Martini
in un comunicato diffuso lo scorso 11 agosto. "La situazione, nel migliore dei casi, sfocia in un
abbaio disperato che mina la tranquillità dei condomini ma, come emerso recentemente, può portare
a risvolti tragici come il lasciarsi morire o il compiere atti di disperazione che portano ad una sorta
di suicidio". Una sofferenza e una morte che chi abbandona il proprio cane o il proprio gatto ha
sulla coscienza. Un fardello che non può non pesare.
Giovanni Greco
Tasse, la protesta degli italiani
Ad un aumento delle tasse non fa riscontro un proporzionale incremento del welfare – E da
Contribuenti.it arriva la top ten delle tasse più odiate
Roma (25 agosto 2010).- E' il ritornello di ogni campagna elettorale: 'bisogna diminuire le tasse', 'la
pressione fiscale è esagerata'. Ma all'indomani delle votazioni, una volta messo al sicuro lo scranno
parlamentare la musica cambia: 'la situazione è talmente critica da non permette la riduzione delle
tasse'. E così gli italiani rimangono gabbati per l'ennesima volta.
Non sono i più tartassati e sono in buona compagnia. I francesi, infatti, versano in media 7.438 euro
allo Stato. Ma, a differenza degli italiani che contribuiscono con un versamento di tasse, imposte e
contributi pari a 7.350 euro, ricevono molti più servizi: per i transalpini la spesa sociale pro capite è
pari a 10.776 euro; la cifra che comprende sanità, istruzione e protezione sociale, per noi, come
testimonia uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, si ferma alla misera quota di 8.023. "La
situazione è fortemente sconfortante - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe
Bortolussi - perchè dimostra ancora una volta come, pur in presenza di un peso tributario tanto
elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie
indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della società. E' evidente a tutti - prosegue - che
le tasse così elevate nel nostro Paese sono la conseguenza di una spesa pubblica eccessiva". Colpa
di chi evade le tasse? Colpa dei furbacchioni che sfuggono al fisco? Assolutamente no. "E'
innegabile che il problema dell'evasione fiscale pesi sull'Italia", afferma Bortolussi per il quale,
però, "sarebbe opportuno studiare una strategia efficace affinché venga fatta emergere l'economica
sommersa e si faccia pagare chi è completamente sconosciuto al fisco". Ma in questo sconfinato
mondo della tassazione, in questo articolato universo del prelievo fiscale alla fonte è possibile
individuare l'obolo più odiato? Ci ha provato Contribuenti.it (l'Associazione dei Contribuenti
Italiani, N.d.R.), attraverso Lo Sportello del Contribuente. Tarsu o Tia, che dir si voglia, possesso
auto, Iva, accise su benzina, energia elettrica e metano, canone Rai, canone depurazione acque
reflue, Irap, Ici, ticket sanitari, imposte sui redditi: è questa la nuova top ten delle imposte più odiate
dagli Italiani. Lo studio è stato condotto su un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti
in Italia, intervistati all'atto della presentazione della dichiarazione dei redditi. Come si evidenzia
nella classifica, le tasse più invise agli Italiani sono le imposte indirette che si pagano senza tener
conto del reddito pro capite. Se, infatti, sembra logico da parte del cittadino partecipare al prelievo
fiscale collettivo in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l'anno, non sembra
altrettanto accettabile vedersi tassare ripetutamente in base ai consumi. Tale imposizione colpisce il
cittadino senza tener contro della propria capacità contributiva in dispregio al dettato costituzionale.
Infatti, paradossalmente, le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie più povere
anziché su quelle più benestanti. In alcuni casi, poi, addirittura si assiste ad una doppia imposizione
indiretta come nel caso dell'applicazione dell'IVA sulle accise presente sull'acquisto di carburante o
nel consumo di energia elettrica. Solo 1 cittadino su 5 capisce perché paga le tasse. 4 su 5 si
considerano sudditi di una amministrazione finanziaria troppo burocratizzata che molto spesso viola
i diritti dei contribuenti. Ciò che incentiva maggiormente l'evasione fiscale, che nei primo semestre
del 2010 è cresciuta del 7,4% raggiungendo - considerando anche l'evasione derivante
dall'economia criminale - la cifra astronomica di 163 miliardi di euro all'anno, è l'inefficienza della
pubblica amministrazione, con la scarsa qualità dei servizi offerti, le numerose violazioni allo
statuto dei diritti del contribuente, i mancati rimborsi fiscali, il fisco lunare e l'inefficacia delle
esattorie che rendono superfluo la gran parte del lavoro fatto nella lotta all'evasione fiscale. Ogni
anno gli enti impositori, tramite le esattorie, riscuotono meno del 10% di quanto accertato. Dallo
studio emerge anche l'Italia ha il tasso di evasione più alto in Europa: su 100 euro di reddito
dichiarato sfuggono al fisco ben 52,4 euro. Perché si evade? Dall'indagine condotta da
Contribuenti.it è emerso che il 43% dei cittadini evade per l'insoddisfazione verso i servizi pubblici
erogati dallo stato ed il mancato rispetto dei diritti dei contribuenti, per il 39% per la complessità
delle norme (fisco lunare) o ignoranza delle stesse e solo il 18% per la scarsità dei controlli o perché
manca la cultura della legalità.
Paolo Rocca
Pronti a trivellare il mare italiano
Sono stati rilasciati nuovi permessi per cercare l’oro nero nei nostri mari – 41 le ricerche già
avviate -Legambiente presenta il dossier Texas Italia
Roma, (21 luglio 2010 ).- Il mare italiano è terra di conquista per i cercatori di oro nero. Ad oggi,
infatti, nel Belpaese sono stati rilasciati 95 permessi di ricerca di idrocarburi, di cui 24 a mare e 71 a
terra. A queste si devono aggiungere le 65 istanze presentate solo negli ultimi due anni, di cui ben
41 a mare. Sono solo alcuni dei numeri del dossier nazionale Texas Italia di Legambiente. Alla
ricerca di petrolio per garantirci l'indipendenza energetica? I dati direbbero il contrario. Secondo le
stime del Ministero dello sviluppo economico, 129 milioni di tonnellate di petrolio sono ancora
recuperabili da mare e terra italiani. Ma il gioco non vale la candela. Infatti, visto che il Paese
consuma 80 milioni di tonnellate di petrolio l`anno, le riserve di oro nero made in Italy agli attuali
ritmi di consumo consentirebbero all'Italia di tagliare le importazioni per soli 20 mesi. Magra
consolazione. Eppure la corsa all'oro nero italiano non pare volersi fermare. E, stando alla
localizzazione delle riserve disponibili, riguarda in particolare il mare e non risparmia neanche le
Aree Marine Protette. Sono interessati il mar Adriatico centro-meridionale, lo Ionio e il Canale di
Sicilia. Tra le ultime istanze presentate c'è la richiesta della Petroceltic Italia di permessi di ricerca
nell'intero specchio di mare compreso tra la costa Teramana e le isole Tremiti. Queste ultime in
particolare sono minacciate anche da un'altra richiesta per un'area di mare di 730 kmq a ridosso
delle isole. Sotto assedio anche mare e coste sarde, sulle quali pendono due recenti istanze della
Saras e due più vecchie della Puma Petroleum, per un totale di 1.838 kmq nel golfo di Oristano e di
Cagliari; la stessa società detiene una richiesta anche nello splendido specchio di mare tra l'isola
d'Elba e quella di Montecristo, 643 kmq in pieno Santuario dei Cetacei all'interno del Parco
Nazionale dell'Arcipelago Toscano.
È delle scorse settimane, infine, la notizia della partenza di una nave commissionata dalla Shell, che
ha il compito di eseguire studi e prospezioni per individuare quello che viene considerato, usando le
parole della stessa Shell Italia "un autentico tesoro" che porterebbe l'Italia a confermarsi "il Paese
con più idrocarburi dell'Europa continentale". Peccato che anche in questo caso le attività estrattive
mal si combinerebbero con l'Area Marina Protetta delle isole Egadi e con un'economia basata
prevalentemente su turismo e pesca. Nei nostri mari oggi operano 9 piattaforme per un totale di 76
pozzi, da cui si estrae olio greggio. Due sono localizzate di fronte la costa marchigiana (Civitanova
Marche - MC), tre di fronte quella abruzzese (Vasto - CH) e le altre quattro nel canale di Sicilia di
fronte il tratto di costa tra Gela e Ragusa. Passando dal mare alla terra, le aree del Paese interessate
dall'estrazione di idrocarburi sono la Basilicata, storicamente sede dei più grandi pozzi e dove si
estrae oltre il 70% del petrolio nazionale proveniente dai giacimenti della Val d'Agri (Eni e Shell),
l'Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, il Molise, il Piemonte e la Sicilia. Una corsa che per
ironia della sorte avanza inesorabilmente proprio quando l'attenzione internazionale è concentrata
sul disastro ambientale nel Golfo del Messico causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater
Horizon della BP (British Petroleum). La facilità delle procedure e il mancato coinvolgimento delle
comunità locali per le ricerche sul sottofondo marino sono, insieme ad un costo del barile che è
tornato a livelli importanti (tra 75 e 80 dollari per barile), tra le cause principali della proliferazione
delle istanze per i permessi di ricerca in mare. Una scelta che non ha nemmeno un ritorno in termini
occupazionali. Le ultime stime di Assomineraria quantificano la rilevanza economica e
occupazionale del settore estrattivo in Italia come segue: un risparmio di 100 miliardi di euro nelle
importazioni di greggio dall'estero nei prossimi 25 anni e la creazione di 34mila posti di lavoro.
Numeri che non reggono se confrontati con un investimento nel settore della green economy e delle
rinnovabili. Anziché investire nella folle corsa all'oro nero e all'atomo si dovrebbe puntare con
decisione sullo sviluppo di efficienza energetica e fonti pulite, un settore capace di creare solo in
Italia dai 150 ai 200 mila posti di lavoro entro il 2020 e capace di traghettare il paese verso
un'economia a basso tenore di carbonio, una trasformazione necessaria, visti gli obiettivi vincolanti
degli accordi internazionali sui cambiamenti climatici, a partire da quello Europeo fissato per il
2020 (20% risparmio energetico, 20% produzione da fonti rinnovabili, 20% riduzione emissioni di
CO2).
Vincenza Alfinito
Roccantica sui veste a festa
500 costumanti ripercorrono, dal 12 al 15 agosto, la lotta tra Niccolò II e Benedetto X – Ma
Medioevo in festa è anche l’occasione per gustare i famosi ‘maccheroni a matassa’
Roccantica, (4 agosto 2010).- Correva l'anno 1509 quando Papa Niccolò' II, il 155° papa della
Chiesa,inseguito dalle truppe dei Crescenzi alleati del suo antagonista Benedetto X, il cosiddetto
antipapa,si rifugiò nella rocha de antiquo (Roccantica). Fu difeso strenuamente dai roccolani, fino
all'arrivo delle truppe di Roberto D'Altavilla che misero in fuga i nemici. Nonostante l'eroica difesa,
la Roca era oramai una fumante rovina. Solo 12 persone sopravvissero. Il Papa, ricordandosi del
valore dei roccolani, della rocca e del suo territorio, infeudò i 12 superstiti con una bolla pontificia
datata 18 Aprile 1060. Sono questi i presupposti storici del "Medioevo in festa" che si svolge, dal
12 al 15 agosto, a Roccantica (www.roccantica.org), cittadina in provincia di Rieti con poco più di
600 abitanti. Favoriti dalla struttura tipicamente medioevale del paese, è stata ricostruita la
scenografia di quel tempo attraverso costumi, cibi, musiche, cortei, giochi, portali, torri, armi,
bandiere torce e fiaccole. L'atmosfera è stata animata con i gruppi, formati soprattutto da giovani,
dei tamburini, delle chiarine, degli sbandieratori, delle danzatrici, dei musici, dei cacciatori di
cinghiale, dei mangiafuoco. La narrazione viene eseguita in linguaggio d'epoca e con colonna
sonora di musiche medioevali scelte per l'occasione, mentre da torri appositamente allestite sono
realizzati effetti speciali (fumi, fiamme, lampi e rumori). Il corteo è medioevale composto da più di
500 costumanti suddiviso per gruppi (armigeri, cavalieri, notabili, popolo, ecc.). Si svolgono visite
guidate, a tutti i luoghi con presenza di opere d'arte e di storia significative. La rievocazione sarà
condita da numerosi spettacoli: falconeria, asinello magico, musici, giocolieri, giullari e
mangiafuoco. E chi ha voglia di partecipare alla festa può farlo indossando gratuitamente il costume
medievale. Nel centro storico della cittadina laziale saranno aperte le botteghe d'arte e le taverne
dove gli avventori potranno gustare tutte le specialità locali tra cui i famosi 'maccheroni a matassa'.
Ci sarà modo e tempo per gustare altri piatti tipici del luogo: caponata, Carciofi alla giudia,
Stracciatella, Abbacchio alla Cacciatora, Fettuccine, Frittelli (prodotto al quale è dedicata la sagra
del 19 marzo), Ciambelle all'anice, Mostaccioli, Bucatini all'amatriciana, Spaghetti alla
carbonara.Chiusura domenica 15 Agosto con fuochi pirotecnici. E per evitare di trasformare il paese
in un enorme parcheggio sarà attivo il servizio navetta fino Roccantica. Posti a sedere gratuiti in
tribuna. Informazioni ai numeri 076563724 e 3383352020 o visitando il sito
http://www.roccantica.org.
Mozione di sfiducia per Sica
A Pontecagnano il gruppo consiliare del pd presenta una mozione di sfiducia – mancano altri
tre consiglieri per raggiungere il quorum richiesto
Salerno, (4 agosto 2010).- Dopo tanti annunci, dopo numerose prese di posizioni e comunicati
stampa è arrivata la mozione di sfiducia nel confronti del sindaco di Pontecagnano, Ernesto Sica. A
presentarla è il gruppo consiliare del partito democratico, costituito da Giuseppe Lanzara, Francesco
Longo, Vincenzo Sabatino, Lorella Sabbatino ed Enrico Vergato. Nell'atto si adduce, come
motivazione della richiesta, "il coinvolgimento del Sindaco di Pontecagnano Faiano nell'inchiesta
nella quale la magistratura configura un comitato affaristico a largo raggio d'azione che ha portato
la nostra città alle cronache nazionali ed Ernesto Sica alle dimissioni da assessore regionale".
Come i lettori ricorderanno tutto ha inizio lo scorso 6 luglio quando il Tribunale ordinario di Roma,
Sezione giudici per le indagini preliminari, ha emesso una ordinanza di arresto nei confronti di
Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino; tutti accusati di associazione a delinquere
di natura segreta allo scopo di corruzione, abuso di ufficio, diffamazione, violenza privata e contro
organi costituzionali; con la recidiva per Carboni e Martino. Le prove raccolte dagli inquirenti
provengono in gran parte da intercettazioni telefoniche ed ambientali. Ed è proprio in alcune
intercettazioni che compare il nome del sindaco di Pontecagnano ed ex assessore regionale. "Le
telefonate tra Sica e Arcangelo Martino , imprenditore napoletano, ex assessore socialista e già nel
passato condannato a tre anni di reclusione per concussione (cioè estorsione da parte di un pubblico
funzionario) sono numerose e si svolgono per poco più di un mese; esse - si legge nella mozione di
sfiducia - sono tutte centrate sullo stesso argomento: diffamare Stefano Caldoro, facendolo passare
per un pervertito frequentatore di transessuali, allo scopo di stroncarne la candidatura a governatore
della Campania. Tale manovra avrebbe dovuto favorire la candidatura di Cosentino già stato
oggetto di ordinanza di arresto da parte della Magistratura per il reato di concorso esterno in
associazione camorristica". Sulla base di tali fatti, i consiglieri comunali del Pd di Pontecagnano
Faiano hanno ritenuto sottolineare che "Ernesto Sica non è più degno di rappresentare e di
amministrare la nostra città". Si legge, inoltre, che: "non è una leggerezza tentare di distruggere la
buona reputazione di un uomo, per di più compagno di partito, esponendolo alla vergogna dei
familiari, degli amici, dei conoscenti (Caldoro); non è una leggerezza essere amico di un
pregiudicato (Martino) che continua a delinquere; non è una leggerezza avere tenuto nella giunta
comunale (la nostra) un assessore, Umberto Accettullo, che il 23.9.2009 conversava con lo stesso
Martino a proposito dell'affare eolico in Sardegna; non è una leggerezza accettare la carica di
assessore regionale dalle mani di colui che si è cercato di diffamare; non è una leggerezza sedergli
accanto come se nulla fosse, finché non si è stati scoperti". Per formulare, agli organi di
competenza, la richiesta di una "convocazione, entro i termini previsti dalla legislazione vigente, del
consiglio comunale al fine di mettere in discussione e deliberare la superiore mozione di sfiducia",
mancano i voti necessari. Occorre l'adesione di altri tre consiglieri per raggiungere il quorum
necessario di 8 consiglieri comunali (i 2/5 dell'assise). Per tanto i firmatari della nota hanno,
consegnato una lettera destinata ai rimanenti componenti del consiglio comunale affinché "spinti
dal senso di responsabilità e dall'onestà intellettuale, sottoscrivano la mozione di sfiducia al sindaco
in modo che si possa rimettere il mandato ai cittadini per il bene della nostra città". Ma su Sica
premono anche i vertici del Pd salernitano e alcuni rappresentanti dell'assemblea delll'aeroporto
salernitano 'Costa d'Amalfi' che ne chiedono, a gran voce, le dimissioni dalla carica di presidente
dell'ente. Anche in questo caso l'ex assessore regionale tiene duro e mantiene la guida di quello che
è stata, fino a pochi mesi fa, la scommessa turistica e che oggi, invece, rappresenta l'ennesima
sconfitta della classe politica ed imprenditoriale salernitana. L'aeroporto è stato, infatti, giudicato
dall'Enac tra quelli a rischio chiusura.
Giovanni Greco
Io riciclo, e tu?
Rispetto al Nord, il Sud viaggia ancora a scartamento ridotto - Tra i capoluoghi, spicca
Salerno
Roma, (7 luglio 2010).- Capita sovente di vedere, ai lati della superstrada Salerno-Avellino,
sacchetti di spazzatura o copertoni di auto abbandonati; i rimasugli alimentari del week-end fanno,
lungo i 40 chilometri della statale che collega Salerno a Paestum, da contorno a cassonetti, spesso
vuoti o, in alcuni casi, insufficienti. E' sufficiente scegliere strade meno battute e trafficate per
trovarsi di fronte a vere e proprie discariche a cielo aperto. E' questo l'aspetto più degradato della
Campania o se volete, l'immagine di una regione che stenta a cambiare marcia. Ma c'è anche l'altra
parte della medaglia come testimonia la classifica di Legambiente sui 'comuni ricicloni'. In
Campania, infatti, ci sono 84 comuni da cui prendere esempio in materia di differenziata; Salerno,
inoltre, con il 60% di raccolta differenziata si guadagna il primo posto tra le città capoluogo del
Sud. Si tratta, pur sempre, di eccezioni. Mosche bianche, come alcune realtà della Sardegna. Per il
resto siamo alla 'preistoria' del riciclo. E', infatti, il nord est che si conferma l'area del nostro
territorio dove i rifiuti vengono gestiti al meglio. Basti pensare che nella graduatoria dei comuni al
di sopra dei 10.000 abitanti nelle prime 27 posizioni troviamo solo comuni veneti e trentini ad
eccezione di due comuni astigiani. La classifica dei comuni al di sotto dei 10.000 abitanti invece
parla solo la lingua veneta: nei primi 30 posti, sono solo due gli intrusi (un trentino e un torinese).
Di questi, 18 li troviamo in provincia di Treviso e, di essi, ben 12 appartengono al Consorzio
Intercomunale Priula, che non casualmente dunque, si conferma come il migliore nella speciale
classifica "Cento di questi consorzi". Al centro sud gli incrementi sono decisamente più contenuti
(quando non sono dei peggioramenti) ad eccezione della Campania che ancora una volta, pur tra
mille contraddizioni e problemi, sembra essere il territorio dove qualcosa si muove. Ma anche della
Sardegna che si conferma leader tra le regioni emergenti sulla raccolta differenziata per aver
raggiunto a fine 2009 una percentuale regionale del 35% (nel 2002 era al 3%). "Nonostante
l'imperdonabile silenzio di molti media nazionali, ci sono regioni come la Sicilia che vivono una
grave emergenza rifiuti con montagne di immondizia in strada, spesso oggetto di pericolosi
incendi", dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza che invita a
diffidare dei facili ricorsi al commissariamento e alla realizzazione di mega inceneritori. Sono,
dichiara, "soluzione niente affatto utile perché, nella migliore delle ipotesi, entrerebbero in funzione
tra 5 anni. Il modello da seguire esiste già anche sull'isola ed è costituito dai comuni ricicloni
trapanesi e agrigentini che hanno performance di raccolta e riciclaggio paragonabili a quelli del
Nord Italia. La rinascita del Centro Sud Italia deve partire dalle migliori esperienze ormai
consolidate: le grandi città, a partire dalla Capitale, devono seguire l'esempio di Salerno, che ha
finalmente sfatato il mito dell'impossibilità di fare la raccolta domiciliare su tutta l'area urbana".
Le città più popolose in classifica risultano essere Reggio Emilia con 166.678 abitanti, e Salerno
con 139.587, dove le politiche e le azioni messe in campo lo scorso anno, grazie anche al supporto
del Conai, hanno portato a risultati apprezzabili. Il Piemonte si attesta quale regione col maggior
numero di capoluoghi ricicloni: Novara, Asti, Cuneo, Verbania e Biella. Al centro invece ancora il
deserto: nessun capoluogo ha superato l'obiettivo del 50% di raccolta differenziata. La provincia
nella quale risiedono il maggior numero di cittadini ricicloni è invece la provincia di Torino dove i
comuni da premiare quest'anno sono ben 106. La provincia di Milano paga la "cessione" di 50
comuni ricicloni alla neonata provincia di Monza e Brianza che sommati ai suoi 89 l'avrebbero resa
la provincia più riciclona d'Italia, capoluogo a parte. Ma la raccolta differenziata non è tutto e,
soprattutto, non rappresenta la panacea di tutti i mali. "La nuova frontiera dei comuni ricicloni non è
rappresentata solo dalla raccolta differenziata ma anche dalla prevenzione" , dichiara Andrea
Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente, che aggiunge: "sono già 150 i comuni che hanno
emesso un'ordinanza per vietare la distribuzione di sacchetti di plastica. A questi, si aggiungeranno
prossimamente altre 250 località che hanno manifestato l'intenzione di metterli al bando.
Legambiente ha inoltre deciso di lanciare una campagna per dire Stop ai sacchetti di plastica, nel
timore che il governo decida di prorogare ancora il permesso alla commercializzazione: in tutte le
prossime iniziative, da Goletta verde a Puliamo il Mondo, lanciamo un impegno volontario
all'abbandono del sacchetto di plastica che puzza di petrolio, di spreco, di balene spiaggiate e di
'trash vortex' nell'Oceano Pacifico". Comuni ricicloni 2010 racconta un'Italia in movimento
nonostante le difficoltà. Sono 12 milioni infatti gli italiani coinvolti nelle pratiche di raccolta
differenziata nei ben 1488 che quest'anno rientrano nella classifica virtuosa di Comuni Ricicloni
2010. Attivando servizi di raccolta differenziata, i comuni premiati hanno evitato l'emissione in
atmosfera di 2,3 milioni di tonnellate di CO2, pari al 5% dell'obiettivo del protocollo di Kyoto per
l'Italia. A questo risultato bisogna aggiungere anche il fatto che quasi 7 milioni di tonnellate di
rifiuti sono state sottratte alla discarica.
Giovanni Greco
Il vademecum per i bagnanti
Roma, ( 14 luglio 2010).- "Con un reddito delle famiglie italiane che secondo i dati Istat è diminuito
del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2009 - dichiara Pietro Giordano, segretario nazionale
Adiconsum - ci attendiamo che la scelta di migliaia di famiglie per trascorrere i giorni feriali si
limiterà, laddove è possibile, a raggiungere il mare vicino casa". Ma anche così i problemi non sono
finiti, poiché ogni anno si assiste allo scontro tra bagnanti e gestori degli stabilimenti balneari
sull'accesso alla spiaggia. I primi chiedono di poter accedere alla battigia passando dentro lo
stabilimento balneare; i secondi, illegalmente, poiché in realtà sono concessionari (tra l'altro a
bassissimo costo) di un bene pubblico,nella maggior parte dei casi lo negano oppure lo consentono,
ma dietro pagamento. Tutto questo è causato anche dall'inottemperanza di alcune Amministrazioni
Comunali agli obblighi di legge che impongono il giusto equilibrio tra le concessioni agli
stabilimenti e le spiagge libere. "Troppo spesso - continua Giordano - si devono percorrere km e km
di strada occupati da stabilimenti balneari inaccessibili, per poter raggiungere un tratto di spiaggia
libera, e magari trovarsi di fronte abusivi che affittano sdraio ed ombrelloni e che impediscono la
permanenza su quel pezzo isolato di spiaggia libera, se non si usufruisce dei loro servizi".
Adiconsum ha scritto ai Presidenti della Conferenza delle Regioni e all'Anci, per far rispettare il
diritto dei consumatori a poter godere di giornate di riposo senza pagare gabelle illecite.
"Adiconsum - continua Giordano - ha chiesto agli enti locali delle zone balneari di svolgere la loro
azione di controllo e di repressione di comportamenti illeciti, inviando i vigili urbani lungo le
riviere della loro città". Nel frattempo ha stilato un vademecum a tutela dei bagnanti: 1. L'accesso
alla spiaggia è libero e gratuito. È fatto obbligo agli stabilimenti di consentire il transito alla
battigia. L'impedimento o la richiesta di un pagamento rappresentano una violazione della legge e
vanno denunciati alle Autorità. 2. La battigia, cioè la striscia di sabbia di 5 metri dove arriva l'onda,
è a disposizione di tutti. Si tratta, infatti, di un'area esclusa dalla concessione, sulla quale il
concessionario non può vantare alcun diritto. Tutti vi possono transitare, ma non vi possono essere
collocati oggetti ingombranti quali ombrelloni o sdraio, poiché deve essere garantito il passaggio. 3.
La pulizia delle spiagge libere è a carico del Comune. 4. È stabilito, per legge, un equilibrio tra
spiagge in concessione e spiagge libere. Queste ultime devono essere intercalate tra uno
stabilimento e l'altro e non collocate nelle aree più lontane e disagiate. Segnalare il non rispetto del
suddetto equilibrio ai sindaci e alle Regioni. 5. I prezzi sono liberi e dovrebbero essere rapportati
alla qualità dei servizi. Purtroppo questo troppo spesso non accade. L'unica possibilità per
contrastare i prezzi elevati è decidere di non usufruire dello stabilimento. 6. In caso di violazioni
gravi, quali la cementificazione della spiaggia o il non rispetto di obblighi derivanti dalla
concessione, è prevista anche la revoca di quest'ultima. Il non rinnovo della concessione può essere
attuato anche nei casi in cui la continuità ininterrotta degli stabilimenti in concessione comprima in
modo intollerabile il libero accesso alla spiaggia e al mare. 7. In caso di violazione dei diritti dei
bagnanti rivolgersi alla Polizia Municipale, ai Carabinieri, alla Capitaneria di porto e alle sedi di
Adiconsum riportate sul sito www.adiconsum.it
Vincenza Alfinito
Riconoscimento per l'Ateneo di Camerino
Camerino, (4 agosto 2010).- Ancora un importante riconoscimento a livello europeo per l'Università
di Camerino. Unicam ha infatti ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte della Commissione
Europea per la definizione di una strategia di risorse umane per i ricercatori (Human Resources
Strategy for Researchers - HRS4R), così come stabilito dalla Carta Europea dei ricercatori e dal
Codice di condotta per la loro assunzione, sottoscritti dagli Atenei italiani proprio a Camerino il 7
luglio 2005. La definizione, da parte delle Istituzioni di Ricerca europee, di una Human Resources
Strategy for Researchers è infatti considerata dalla Commissione Europea un passaggio cruciale per
attrarre verso la professione del ricercatore i migliori talenti, europei e no e per promuovere
all'attenzione dell'opinione pubblica (e quindi della politica) il ruolo-chiave dei ricercatori per lo
sviluppo sociale, culturale ed economico dell'Europa. Il Senato Accademico di Unicam ha
approvato nel luglio 2009 gli elementi fondanti della HRS4R di UNICAM, finalizzata a superare le
principali criticità emerse dall'indagine sul grado di applicazione dei principi della Carta Europea
dei Ricercatori e del Codice di Condotta per il loro Reclutamento svoltasi da aprile a giugno 2009.
E' stato poi costituito un gruppo di lavoro che ha raccolto ed analizzato le risposte all'indagine e su
tale base ha predisposto la sintesi della HRS4R di UNICAM che è stata sottoposta alla
Commissione Europea e pubblicata sul sito web dell'Ateneo. "Vorrei esprimere un particolare
ringraziamento - ha sottolineato il rettore Unicam, Fulvio Esposito - all'appassionata opera del
gruppo di lavoro UNICAM: è soprattutto grazie a questo lavoro che la nostra Università figura oggi
fra le sole 10 Istituzioni di Ricerca europee che hanno finora ottenuto questo riconoscimento dalla
Commissione Europea e può mostrare sul proprio sito il logo ufficiale"
Buonaiuto assessore all'Annona
Salerno, (4 agosto 2010 ).- Passaggio di testimone tra Nello Fiore e Alfonso Buonaiuito. Il Sindaco
di Salerno, Vincenzo De Luca, ha infatti deciso di accogliere le dimissioni di Nello Fiore e ha
nominato nuovo assessore all'Annona del Comune di Salerno, Alfonso Buonaiuto.
Nello Fiore aveva chiesto al Sindaco di lasciare la Giunta Comunale per potersi dedicare, a tempo
pieno, ai gravosi compiti inerenti il suo incarico di presidente dell'ASIS e del Servizio Idrico
Integrato nell'ATO 4- Sele. "Ringrazio Nello Fiore - dichiara Vincenzo De Luca - per il prezioso
lavoro svolto in questi anni. I tanti positivi risultati ottenuti hanno contribuito allo sviluppo
economico della nostra comunità. Anche da Presidente dell'ASIS Nello Fiore continuerà ad esser
protagonista della crescita del territorio al servizio dei cittadini". "Auguro buon lavoro - prosegue
De Luca - al neo Assessore Alfonso Buonaiuto che nel corso degli incarichi pubblici svolti fino ad
oggi ha sempre dimostrato grande competenza professionale, attenzione per la risoluzione dei
problemi, impegno per i cittadini". Ad Alfonso Buonaiuto gli auguri di buon lavoro anche da parte
della redazione di Diariosette.
Il dramma degli extracomunitari
A Capaccio una ordinanza di sgombero mette a rischio l’esistenza di molti lavoratori- la
posizione dell’Unione sindacale di base
Salerno, (6 agost0 2010).- "Piana del Sele: a sinistra le nuove frontiere del razzismo", è il titolo di
un documento redatto dalla USB, organizzazione sindacale nata dalle fusione della RdB con il SdL.
L'argomento è delicato e fa riferimento ai tantissimi migranti che vivono e lavorano nella Piana. Lo
spunto è dato da un articolo ('Migranti nelle ville dei boss') pubblicato, lo scorso 5 agosto, dal
quotidiano 'Il Manifesto' a firma di Oreste Mottola e Romina Rosolia. "Un paginone - affermano i
responsabili del settore immigrati dell'USB Salerno - che mostra in modo chiaro le nuove frontiere
del razzismo culturale sociale e politico, e questa volta tutto a sinistra, perché di sinistra è il giornale
che lo ospita, di sinistra sono tutti gli amministratori locali intervistati e responsabili delle politiche
sociali, e perché è il loro punto di vista ad essere considerato". Pietra dello scandalo sono le
dichiarazioni rese da Rosa Egidio Masullo, attuale presidente della Commissione pari opportunità
alla Provincia di Salerno e responsabile del Piano di Zona 6 di cui Capaccio è il comune capofila.
"Finora - dichiara la Masullo a 'Il Manifesto' -tutte le soluzioni che abbiamo proposto le hanno
rifiutate". A quali proposte faccia riferimento la Masullo non è dato sapere certo è che l'emergenza
abitativa dei migranti che lavorano in agricoltura nella Piana del Sele continua ad essere grosso
bubbone. "E' necessario che capiscano - continua la Masullo - che non possono vivere in dieci,
venti, trenta persone in una sola casa. difficilmente troveranno privati disposti a fittargli una casa" .
Il riferimento è all'ordinanza di sgombero emessa dal sindaco di Capaccio, Pasquale Marino, per
gravi carenze igienico sanitarie di alcune abitazioni. Il provvedimento si sarebbe reso necessario per
le "condizioni di degrado, sovraffollamento, illegittimità presenti nei complessi in oggetto",
individuati "quale sistemazione provvisoria per gli extracomunitari sgomberati il 14 Giugno da Via
Varolato, con delibera di Giunta Comunale n. 286 del 24.06.2010". Un po' difficile trovare
soluzioni alternative 'umane' per chi guadagna 25 euro al giorno; "noi scorgiamo in queste accuse
un miserabile tentativo di nascondersi dietro al dito del pregiudizio e dell'incultura, e vi scorgiamo
anche la distanza di questo ceto politico, avido e cialtrone, dai problemi reali e dai bisogni, incapace
di trovare soluzioni ai problemi"; è questo il duro giudizio che giunge da via Zara, sede dell'Unione
Sindacale di Base. C'è chi dice che il rifiuto è legato ad un fronte di protesta capeggiato dal
sindacato di base che, da parte sua, non nega. Anzi è pronto ad autodenunciarsi, non solo a
spalleggiare la protesta. "Con loro - si legge in una nota sindacale - vogliamo organizzarci e
scuotere razzismi, affarismi e pregiudizi, ed anche superare quella grande condizione di illegalità in
cui agiscono gli imprenditori agrari ignorando i contratti nazionali di lavoro ed estorcendo così oltre
60 milioni di euro all'anno ai lavoratori, semplicemente non rispettando i contratti". Le soluzioni
vanno trovate nel rispetto delle parti, senza infingimenti, senza preconcetti. E per dimostrare che
non si tratta di una protesta fine a se stessa, L'USB sintetizza in tre punti la propria piattaforma
politico-sociale. In sostanza il sindacato salernitano guidato da Pietro Di Gennaro, ritiene
fondamentale: rispondere al diritto alla casa per i lavoratori immigrati, con un'azione politica
sostenuta dai principali comuni della Piana del Sele (Battipaglia, Eboli, Capaccio) che renda
disponibili le case del demanio e faciliti l'accesso all'affitto; tutelare la salute degli immigrati,
moltiplicando gli ambulatori STP, rendendo più efficaci quelli già attivi ad Eboli e Battipaglia, e
facendo rispettare le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro; combattere il caporalato e il
supersfruttamento: non si può accettare una paga di 25 euro a nero per 8-10 ore di lavoro e senza i
contributi per copertura assicurativa e previdenziale. Nel frattempo, conclude la nota sindacale, in
una località turistica di fama mondiale, rischiano di rimanere, sotto un semplice tetto di stelle, molti
"lavoratori che già umiliati e sfruttati sui posti di lavoro, vedono calpestati principi fondamentali
che sono alla base della dignità umana anche nella cosiddetta società civile dell'Italia meridionale".
Giovanni Greco
Fortuna Tondi, il caterpillar umano
La commerciante più rapinata d’Italia dopo aver tentato con Berlusconi, La Russa, Maroni,
ora scrive al Presidente Napolitano, a Mara Carfagna e al sindaco di Caivano
Napoli, (14 luglio 2010).- Fortuna Tondi continua la sua personalissima lotta per porre fine alle
numerose rapine che ha dovuto subire. Ha partecipato a talk show radiofonici e televisivi su rete
nazionale e locale. Ha rilasciato interviste e fatto annunci su tutti giornali. Ha scritto al ministro La
Russa e al ministro Maroni. Ma, ahimè, nessuna risposta. "Sono indignata" dichiara a Unis@und, la
web radio dell'Università di Salerno. "Mi vergogno di essere un cittadino italiano. Io non chiedo la
carità, bensì i miei diritti. Quei diritti di un onesto cittadino che lavora per sopravvivere e per pagare
le tasse. Noi siamo stanchi di essere maltrattati prima dallo stato e poi dalla microcriminalità.
Manca solo il fallimento materiale dell'attività della mia famiglia. Le sorti della mia famiglia sono
nelle mie mani, se non riesco a uscirne, non me lo perdonerò!". Non molla la presa, non smette di
protestare e oggi ci riprova con il Presidente della Repubblica, il ministro Mara Carfagna ed il neo
sindaco di Caivano. La sua è una storia di paura, angoscia e disperazione, iniziata otto anni fa; "nel
2000 - ci dice la signora Fortuna - un furto ci portò via prosciutti, salami e tutti gli altri prodotti di
valore della nostra piccola attività, trascinando la mia famiglia nel vortice dei debiti, di cui ancora
portiamo i segni sulla pelle". Il mondo le crollò addosso; tutti i risparmi di una vita gettati al vento
per colpa di un manipolo di ragazzi, spavaldi e senza scrupoli. Ma, come accade in questi casi,
Fortuna si rimboccò le maniche, tentò di dimenticare e ripartire. In gioco c'era il futuro della
famiglia, i figli da sistemare. Purtroppo quell'anno si caratterizzò come l'inizio di un incubo.
"Ancora un dolore forte al petto mi stringe- dichiara Fortuna - quando penso ad una rapina subita
sei anni fa: mia figlia Emma, incinta di sette mesi, con una pistola puntata alla tempia. Vedo ancora
i suoi occhi terrorizzati, e provo la stessa stretta al cuore a ricordarlo". Ricordi che fanno male;
paura e terrore scolpiti nel cuore che tornano a sopraffarti nei momenti più impensabili. Sentimenti
che si ripresentano, un anno dopo, quando a rischiare la vita è il figlio Antonio. "Rapina - aggiunge
Fortuna - che me lo ha portato via, lontano, perché da quel giorno Antonio, terrorizzato da aver
visto la morte da così vicino , volle andar via. Ora vive a Modena; è un emigrante". Aveva la
possibilità di lavorare insieme ai genitori; e, probabilmente, sarebbe subentrato ai suoi genitori nella
gestione del negozio. Ma Antonio non ha voglia di alzarsi ogni mattina con la stessa domanda: '
cosa succederà', ' ci sarà un'altra rapina', ' morirà qualcuno'? E va via da Caivano, lascia famiglia e
amici. Scelta che fa anche Maria, la terzogenita. "Spinta dal marito impaurito- aggiunge Fortuna ha deciso di trasferirsi ad Arezzo, portando con se quei due splendidi nipotini che non mi vedo più
girare intorno e crescere". Anna, la più piccola, ha solo ventuno anni, e soffre di una forte crisi
depressiva che i medici stanno tentando di sconfiggere. Nove rapine in meno di otto anni. Nove
rapine, tutte a mano armata, e una vita che si sta sgretolando. Fortuna Tondi è come un caterpillar
che non si blocca dinanzi a niente e a nessuno. Ma veder andar via i propri figli e i nipotini, che ama
più di qualsiasi cosa al mondo, è un dolore forte. Molto forte. Difficile da descrivere. Al presidente
della Repubblica dichiara infatti. "ora, non ce la faccio più. Non bastavano i soldi e la merce ,
dovevano portarmi via anche i miei figli, i miei nipotini, l'unica gioia in fondo, per una umile e
modesta nonna di provincia?". Al grido d'aiuto, il 'palazzo' ha risposto con un arrogante silenzio.
Ecco perché Fortuna non ha più fiducia. "Mi manca - scrive al presidente della Repubblica -perché
tutti, dal primo cittadino del mio paese, dai consiglieri ai deputati di tutti i livelli, che anche io ho
eletto partecipando al voto, mi hanno abbandonata. Nessuno, escluso alcuni giornalisti che di certo
non hanno un potere effettivo, mi ha e mi sta aiutando". Sfiduciata, amareggiata, indignata,
esasperata; ma, Fortuna continua a pagare le tasse anche su quello che le è stato sottratto. "A volte dichiara Fortuna nella lettera inviata al ministro Carfagna - mi prende un senso di sfiducia. Forse
con un po' d'ingenuità proposi all'ex presidente Prodi di darci un umile lavoro in cambio del
negozio". Anche se, aggiunge, "questo non è giusto, dopo anni di sacrifici, veri sacrifici! Perché noi
e i nostri figli dobbiamo essere ignorati dalle istituzioni? E perché dobbiamo essere sotto tiro della
criminalità?". Riferendosi al silenzio dei politici, la signora Fortuna è lapidaria: "me li immagino
già tutti presenti al nostro funerale, come è già successo a qualche altro collega. Penso al povero
tabaccaio di S. Antimo, ucciso per poche centinaia di euro".
Diariosette, che in passato ha seguito le vicende di Fortuna Tondi, non può che esprimere
solidarietà verso questa famiglia abbandonata. Ma, al tempo stesso, avanza una richiesta ai
rappresentanti delle istituzioni politiche e militari: trovate una soluzione civile per rendere la vita di
questi italiani meno dura e pericolosa.
Giovanni Greco
In campagna continua la protesta
Dopo le quote latte, gli agricoltori mettono nel mirino la manovra economia
Roma (21 luglio 2010).- "La manovra finanziaria", non tiene conto "dei gravissimi problemi
dell'agricoltura italiana"; a dichiararlo è Giuseppe Politi, presidente della Cia-Confederazione
italiana agricoltori. Una scelta politica che "premia soltanto i furbi del latte". Eppure, per la Cia
sarebbe bastato poco per raddrizzare una barca che rischia di affondare. Solo due misure; la proroga
della fiscalizzazione degli oneri sociali (in scadenza il prossimo 31 luglio) per le imprese che
operano nelle zone svantaggiante e di montagna e che assumono manodopera e la reintroduzione
del 'bonus gasolio' per le serre, per dare una temporanea boccata d'ossigeno al settore. "Purtroppo,
anche in questa occasione -avverte Politi- le risposte che migliaia di agricoltori attendevano non
sono venute. Si è pensato unicamente a favorire gli splafonatori delle quote latte, beffando così la
stragrande maggioranza degli allevatori onesti". Il panorama che va delineandosi è veramente
mortificante, il futuro preoccupante ed incerto; "l'agricoltura -sottolinea il presidente della Cia- ha
visto crescere a dismisura i suoi problemi. I costi produttivi, contributivi e burocratici sono andati
alle stelle, i prezzi praticati sui campi sono finiti a picco e inevitabilmente i redditi sono stati
falcidiati (meno 21 per cento nel 2009)". Motivi sufficienti per tornare sul piede di guerra.
"Promesse e impegni più volte annunciati sui tanti problemi rimasti aperti - spiega il presidente di
Fedagri, Maurizio Gardini - dal finanziamento del fondo per lo zucchero, alla proroga degli sgravi
previdenziali per le zone di montagna, alla riduzione dei costi della burocrazia e che mai sono stati
mantenuti". E valutazioni negative sul futuro del settore e sulla finanziaria sono espresse anche da
Stefano Mantegazza, segretario generale della Uila-Uil. "Con questo voto di fiducia - dichiara il
dirigente sindacale - abbiamo perso l'occasione per rifinanziare le agevolazioni contributive per le
zone agricole svantaggiate e di montagna che scadono il 30 di luglio e vengono confermati, invece,
i peggiori timori del rinvio del pagamento delle multe per le quote latte. Una decisione che premia i
truffatori a danno degli allevatori onesti e che costerà al paese 5 milioni di euro ai quali si
aggiungerà presumibilmente la sanzione da parte dell'Europa".
Sulle quote latte la protesta è stata unanime e veemente. L'emendamento alla manovra economica,
proposto dal relatore Antonio Azzolini, dispone una sospensione fino al 31 dicembre del pagamento
della rata delle multe quote latte per i produttori che hanno aderito alle rateizzazioni previste dalla
legge 33/2009 (prima rata) e dalla legge 119/2003 (sesta rata). "Appare inconcepibile - dichiara il
presidente del settore lattiero-caseario, Tommaso Mario Abrate- che su una manovra finalizzata a
contenere le spese lo Stato rinunci a recuperare del denaro dovuto, che da anni ha già versato all'UE
per conto dei produttori fuori regola, e non abbia trovato dopo 15 mesi la copertura del fondo di 45
milioni di euro della legge 33 per consentire alla stragrande maggioranza dei produttori in regola di
differire i tempi per estinguere i debiti contratti per l'acquisto delle quote o per il pagamento delle
multe". Mantegazza parla di scandalo consumato e aggiunge: "non troviamo parole adeguate per
definire una decisione che premia dei truffatori a danno dei allevatori onesti e che costerà al paese 5
milioni di euro. Altro che rigore, altro che risanamento della finanza pubblica. È un'autentica
vergogna di cui il presidente del consiglio e tutto il governo si assumono la responsabilità di fronte
al paese e, soprattutto, di fronte all'Europa che sicuramente punirà l'Italia per questa palese
violazione della normativa comunitaria". Questa volta sono veramente tutti d'accordo. La
sospensione delle multe è un'offesa per i lavoratori onesti e una incongruenza per la manovra
finanziaria. "L'emendamento approvato dalla maggioranza- dichiara la senatrice Albertina Soliani
(Pd)- mette in grande difficoltà il nostro paese sul tavolo delle trattative con l'Europa anche per il
rinnovo della PAC. Noi vogliamo essere credibili, noi vogliamo che l'agricoltura italiana sia
protagonista in Europa e non possiamo sopportare che tutto questo venga compromesso dagli
interessi privati di alcuni disonesti sostenuti dalla Lega Nord e dai suoi parlamentari. La misura è
colma . Il livello del malaffare- conclude Soliani - sta travolgendo la politica e anche la Lega ne è
parte".
Giovanni Greco
Mozzarella blu, la paura continua
Rosario Trefiletti: “chiediamo che siano fatti gli indispensabili controlli ” – Intanto arriva la
‘Tac salva-mozzarella’
Roma (7 luglio 2010).- Lo scorso 5 luglio i carabinieri dei Nas di Torino hanno sequestrato una
partita di 'mozzarelle blu'. Produttore e distributore sono stati denunciati ma quanto accaduto
dimostra che è ancora lontano il ritiro dal commercio di tutte le 'mozzarelle' importate. Sono ormai
trascorsi 15 giorni da quando il caso delle mozzarelle, prodotte in Germania dalla ditta Milchwerk
Jager Gmbh & Co., è balzato agli onori della cronaca. Quindici giorni da quel 22 giugno, giorno in
cui più di una tonnellata di latticini venne posta sotto sequestro. Fu una immediata caccia alle
marche Fattorie Torresina, Land, Lovilio, Malga Paradiso, Monteverdi, Mozzarella LD. Poi, come
accade in Italia, tutto è rientrato nella normale amministrazione. Fino al nuovo caso torinese. E
ritornano le preoccupazioni. "Soprattutto - dichiara Federconsumatori - dato che sappiamo che, per
quanto riguarda il circuito commerciale italiano, i soggetti importatori di tali prodotti, tra cui
Eurospin, Lidl e Todis, detengono circa il 14% del mercato; e che i Carabinieri del Nas non si
contano certo a milioni". Pare di capire che le maglie siano troppo larghe e che altri 'furbetti'
possano far entrare in Italia altri stock di 'mozzarella blu'. Questo rende sempre più difficile il
completo ritiro dal mercato del prodotto caseario. "Non ammettiamo deroghe o ritardi, soprattutto in
merito a questioni di estrema delicatezza come quelle relative alla sicurezza alimentare", dichiara
Rosario Trefiletti che aggiunge: "naturalmente chiediamo che siano fatti gli indispensabili controlli
per verificare se i sequestri siano effettivamente avvenuti, e, qualora ci fosse stata qualche
violazione, partiranno immediatamente, da parte nostra, le denunce alla Procura della Repubblica".
Protesta anche la Coldiretti per i tanti "prodotti alimentari stranieri di scarsa qualità spacciati come
Made in Italy, a danno dei consumatori e dei coltivatori". In questo senso va interpretata la presenza
di numerosi trattori, provenienti da numerose regioni italiane, che hanno manifestato al valico del
Brennero. Obiettivo dichiarato è stato quello di "scoprire il 'finto Made in Italy' trasportato sui
camion che passavano le frontiere e seguiti con auto 'civetta' fino a destinazione". Ma la
mobilitazione della Coldiretti ha voluto porre al centro dell'attenzione generale, anche, il mancato
stop allo stabilimento tedesco di produzione delle cosiddette 'mozzarelle blu' (contaminate dal
batterio Pseudomonas fluorescens, N.d.R.) annunciato dall'Unione Europea, ma smentito
dall'azienda "Milck Wercjager".
Un gioco di annunci e smentite che ha avuto come risultato immediato un calo dei consumi del 20
per cento. "Una situazione che - dichiara la Coldiretti -conferma la necessità di accelerare
sull'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte utilizzato per difendere consumatori e
produttori italiani ed evitare effetti generalizzati". Dalle prove effettuate all'indomani dell'allarme
'mozzarella blu' dalla Coldiretti con la prima tac 'salva mozzarella' è risultato che su un totale di 13
campioni di mozzarelle provenienti da diversi caseifici ben 6, e cioè quasi la metà (46 per cento),
sono risultate "positivet", ossia non ottenute esclusivamente con il latte fresco. "Si tratta - fa sapere
Coldiretti -del primo sistema di analisi che consente di rilevare se una mozzarella vaccina è stata
realmente prodotta con latte fresco o se, invece, è realizzata utilizzando cagliate congelate o cagliate
refrigerate vecchie". Le cagliate congelate da impiegare nella produzione di mozzarelle arrivano
principalmente da Lituania, Ungheria, Polonia, Germania, ma la loro presenza non viene indicata in
etichetta perché non è ancora obbligatoria l'indicazione di origine. Oltre ad ingannare i consumatori,
si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte
fresco, perché per produrre un kg di mozzarella "tarocca" occorrono 900 grammi di cagliata dal
costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità
non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg. Si tratta di una soluzione innovativa in grado di fare
chiarezza e aiutare finalmente a scoprire se i formaggi presenti sugli scaffali sono realmente
prodotti da latte fresco. In Italia l'indicazione della reale origine per i prodotti lattiero caseari è
obbligatoria solo per il latte fresco, ma, spiega la Coldiretti, "non per quello a lunga conservazione,
per lo yogurt, i latticini o i formaggi. Per questo va sostenuta in Parlamento l'approvazione del
disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato e' già stato
ampiamente condiviso sia in commissione Agricoltura che in Aula".
Un segnale incoraggiante è appena arrivato dal Parlamento Europeo che, sotto il pressing della
Coldiretti, ha votato finalmente a favore dell'obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per
carne, ortofrutticoli freschi e appunto prodotti lattiero caseari. "Per l'Italia - continua la Coldiretti significa valorizzare il vero Made in Italy in una situazione in cui tre cartoni di latte a lunga
conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita
sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero ma nessuno lo sa perché non è
obbligatorio indicarlo in etichetta".
Giovanni Greco
Salerno e il degrado costiero
Lungo i 40 chilometri di strada che, costeggiando il mar Tirreno, collegano Salerno a Paestum
si può trovare di tutto
Salerno, (7 luglio 2010).- Giorni fa tornavo a Salerno da una incursione balneare effettuata a
Paestum. C'era traffico; ma si procedeva speditamente. Qualche stop ti invitava, di tanto intanto, a
dare uno sguardo in giro. A guardare come si sono trasformati i 40 chilometri che collegano la città
capoluogo al paese del 'Templi'. Una lunga striscia bitumata costeggia la statale. E' riservata alle
bici; c'è la segnaletica, ma i ciclisti preferiscono la strada. La pista, invece, è invasa da persone che
camminano, da amanti del jogging oppure da contenitori di spazzatura. In qualche occasione da
prostitute in attesa di clienti. Quaranta chilometri che non hanno nulla da invidiare alla celebre costa
romagnola. In teoria; solo in teoria. Tra Battipaglia e Pontecagnano sembra, per esempio,
inesistente la presenza degli enti locali: parcheggi improvvisati; stabilimenti balneari che, in altri
paesi, non avrebbero le autorizzazioni per aprire; locali di un 'by night' che ricorda l'Italia del
dopoguerra; e poi, case costruite alla rinfusa, senza alcun criterio e senza gusto. Decenni della mia
vita trascorsi in attesa di un cambiamento che non è mai arrivato. Colpe? Responsabilità? Di tutti.
Non ho dubbi!
Anche dei cittadini che continuano a trasformare quel litorale e quella pineta, là dove riesce a
sopravvivere, in un deposito di immondizia all'aria aperta, in un luogo dove il corpo umano, anche
di giovane età, è venduto al passante in cerca di facili emozioni. Qualche volta, per il lavoro che
svolgo, registro la protesta di una associazione, di un consigliere comunale; la notizia viene
riportata dal mio e da altri giornali e poi tutto torna a scorrere lentamente e inesorabilmente
immutato. "Abbiamo preso atto, lo facciamo ogni giorno, delle condizioni di disagio alle quali è
relegato il nostro litorale. Lo constatiamo nelle difficoltà affrontate dai gestori degli stabilimenti,
nelle lamentele di un'utenza alle prese con situazioni tutt'altro che piacevoli"; a protestare è il
consigliere ebolitano del Nuovo Psi, Santo Venerando Fido che denuncia la presenza di fenomeni di
degrado lungo gli otto chilometri di fascia costiera ebolitana. Prostituzione, incuria, mancanza di
strutture e di servizi ai cittadini sono i temi di cui si chiede conto all'amministrazione all'interno del
documento. Sante parole; descrizione reale della situazione. Ma, quanto il gioco politico incide su
simili dichiarazioni? Quella di Eboli, aggiunge il consigliere Fido, resta una costa "non aperta a
tutti. Basti pensare alla mancanza di strutture all'interno del Sea Village comunale". E che dire dei
parcheggi? "Sono malgestiti, senza custodia. Si fa un uso arbitrario degli spartifuoco che hanno
perso la loro funzione per diventare aree a parcheggio o aree di prostituzione". In particolare "le
aree spartifuoco tra gli stabilimenti Made in Italy e B38 sono frequentate in ogni ora del giorno da
prostitute che oltre a commettere sistematicamente un illecito, ledono l'immagine dei lidi e ancor di
più sono uno spettacolo squallido ed immorale, per tutti i bambini che frequentano tali lidi, nonché
per gli utenti della colonia estiva". Situazione di degrado insostenibile che hanno spinto il
rappresentante del Nuovo Psi a presentare una interrogazione al sindaco Martino Melchionda. La
richiesta è semplice: "quali provvedimenti intende prendere l'amministrazione comunale per
debellare il fenomeno della prostituzione lungo lo spartifuoco anzidetto e come intende controllare
le aree a parcheggio per evitare illeciti". Problemi anche per la balneazione. La stagione balneare,
continua Fido, non è iniziata "sotto i migliori auspici. Sono state e sono tante le difficoltà per i
gestori degli stabilimenti, non ultima la vicenda dei sequestri operati dalla Guardia Forestale e
causati (a quanto ne sappiamo) anche dall'inavvedutezza dell'amministrazione comunale che ha
rilasciato permessi senza attendere o spingere perché la Regione consegnasse il proprio
fondamentale parere".
A questo si aggiunge "la mancanza del servizio salvataggio". Per Santo venerando Fido, "un
governo che abbia a cuore il bene dei propri cittadini è chiamato a fare scelte, a preferire servizi
piuttosto che altri. In tal senso non ci sembra che il servizio di salvataggio sia secondario; specie se,
come spesso gridato ai quattro venti, l'amministrazione parla di sviluppo della fascia costiera e del
turismo balneare".
Da Eboli a Battipaglia, da Pontecagnano a Capaccio i problemi sono identici. La gente protesta, i
turisti ( quei pochi che si affacciano sulla nostra 'litoranea') si lamentano mentre altri preferiscono
rimanere nel chiuso degli alberghi a 5 stelle che offrono di tutto. Meglio dentro, con tutti i confort,
piuttosto che passeggiare su marciapiedi che sono usciti da una cura dimagrante forzata. E' questa la
nostra offerta turistica?
Giovanni Greco
Premio Charlot, i protagonisti 2010
Grande attesa per Ficarra e Picone che si esibiranno il 30 luglio sul palco dei Templi
Capaccio, (15 luglio 2010).- "Paestum è la città fatta apposta per noi: mare bellissimo, cultura
millenaria, cucina eccellente. insomma per farla breve. Paestum è la nostra città ad personam!"
parola di Ficarra e Picone, che dopo aver vinto il Premio Charlot per il cinema (con il film "Il 7 e
l'8") e poi quello per la tv (con il programma "Striscia la notizia") tornano, ma stavolta per
presentare uno spettacolo davvero inedito. Il duo siciliano, che oltre dieci anni fa partecipò come
concorrente alla kermesse ideata da Tortora, salirà, il 30 luglio 2010, sul palco dei Templi, insieme
con il Mago Forest e con Gianluca Belardi in "Summer night live", per un appuntamento tutto da
ridere. Ficarra e Picone arriveranno nella cittadina salernitana il 27 luglio, per godersi, come loro
stesso hanno dichiarato, un po' di mare e un po' di buona cucina, ma anche per assistere alle altre
serate della kermesse. "Siamo davvero molto legati al Premio Charlot è un festival che ci piace
davvero tanto". "Dopo tanti problemi - ha esordito Gianluca Tortora - finalmente ci siamo,
possiamo presentare una manifestazione che, a dispetto dei tagli delle risorse disponibili, mantiene
un alto livello di qualità. Tra le chicche di quest'edizione del Premio Charlot certamente il premio
alla carriera per Topo Gigio, momento che vedrà la presenza a Paestum di Maria Perego, che con il
suo personaggio ha fatto sognare almeno quattro generazioni di ragazzi. Da segnalare la
partecipazione del duo comico Ficarra e Picone ed il fuori programma del 31 luglio con lo
spettacolo teatrale 'La valigia sul letto'. Tante altre piccole chicche le sveleremo più avanti".
"Nonostante altri enti abbiano operato notevoli tagli ai fondi per eventi e spettacoli - spiega il
portavoce dell'Amministrazione comunale, Carmine Caramante - il Comune di Capaccio ha
mantenuto invariato il proprio impegno perché siamo fermamente convinti che promuovere il
turismo con appuntamenti attrattivi, sotto l'aspetto culturale ed artistico, sia necessario proprio in
questi momenti di crisi. Porgiamo le nostre congratulazioni al nuovo direttore artistico ed al patron
storico Claudio Tortora, che anche quest'anno ha saputo mettere in piedi un programma degno di
uno scenario unico come Paestum". Una kermesse che quest'anno compie 22 anni. Ventidue anni
all'insegna della comicità. Il taglio del nastro è previsto per il 28 luglio 2010, quando un altro duo,
quello composto da Gigi e Ross, con la partecipazione di Beppe Iodice, presenterà la gara dei
cabarettisti che si contenderanno il "Premio Charlot Giovani". Otto in tutto gli sfidanti, selezionati
in tutt'Italia. Romina La Mantia (Palermo), Paola Ruffo (Bari), Valentino Rossi (Modena), Gabriele
Savasta (Milano), Perinelli e Fabbri (Roma), Mino Abacuccio (Napoli), Vitaliana Zanda (Cagliari)
e Ciro Principe (Napoli) saranno i protagonisti di una sfida a suon di battute, che come sempre
vedrà il pubblico di Paestum grande protagonista. Infatti, non cambia la formula vincente dello
Charlot e a decretare il vincitore sarà proprio il pubblico che, con apposite schede consegnate ad
inizio spettacolo, sceglierà il cabarettista più bravo, quello al quale sarà assegnato lo Charlot
Giovani. Il giorno 29 luglio 2010, serata di gala, con la consegna dei Premi Charlot per cinema,
televisione e teatro e con una novità: un dopo galà all'insegna della magia. Infatti, la serata si aprirà
con la consegna dei riconoscimenti a Eduardo Tartaglia per lo spettacolo teatrale "La Valigia sul
Letto", a Giorgio Pasotti e Rocco Papaleo per il cinema, e per la tv al programma "Ti lascio una
canzone" (il premio sarà ritirato dal direttore d'orchestra e da uno dei bambini protagonisti del
programma della Clerici). Premio alla carriera a Topo Gigio, mentre restano ancora top secret i
nomi dei vincitori del premio "Grandi protagonisti dello spettacolo" e del premio "Aci". La serata
del 29 luglio proseguirà, come detto, con un appuntamento magicomico, condotto dal Mago Forest.
"Masters of Magic" è il titolo non solo del programma televisivo andato in onda alcuni mesi fa su
Rai2, ma è anche il titolo del dopo galà del Premio Charlot. Cinque i maghi provenienti da tutto il
mondo che si alterneranno sul palcoscenico insieme con Forest. Il 30 luglio, come già detto,
toccherà a Ficarra e Picone, Mago Forest e Gianluca Belardi. Ma non è tutto. Quest'anno il direttore
artistico, Gianluca Tortora, ha deciso di far esibire anche due dei vincitori dei Premi Charlot. Ed è
così che il 31 luglio la kermesse dedicata al grande "Vagabondo" ospiterà lo spettacolo teatrale "La
valigia sul letto" di Eduardo Tartaglia, mentre il 7 agosto ci sarà "Ti lascio una canzone, tour"
spettacolo musicale con i piccoli protagonisti del programma condotto da Antonella Clerici.
Paolo Rocca
Seggiolini per bimbi, sempre più sicuri'
Roma, (7 luglio 2010).-Aumenta la protezione offerta ai bambini in auto, è quanto si evince dai test
condotti dall'ACI e dai principali Automobile Club internazionali su 119 seggiolini per bimbi negli
ultimi tre anni. I risultati sono confortanti: i dispositivi promossi salgono dall'85% del 2008 al 96%
del 2010. Dei 26 modelli esaminati quest'anno, 15 sono stati giudicati "buoni", 7 "soddisfacenti", 3
"appena sufficienti" e solo 1 "scarso". Per viaggiare sicuri i bambini devono essere allacciati a un
seggiolino conforme al loro peso, dotato di schienale e protezioni laterali, installato correttamente
secondo le istruzioni di montaggio.
Non si può prescindere dall'uso del seggiolino. Non solo perché lo prescrive la legge che prevede
una sanzione per i trasgressori tra i 74 e i 299 euro con un taglio di 5 punti sulla patente (con
sospensione del titolo di guida fino a 2 mesi in caso di doppia violazione in due anni). Ma
soprattutto perché le cinture di sicurezza e gli airbag sono progettati per gli adulti e non offrono una
protezione efficace ai bambini, risultando addirittura pericolosi per i più piccoli in caso di incidente.
"Troppi automobilisti dimostrano una scarsa cultura della sicurezza - dichiara il presidente dell'ACI,
Enrico Gelpi - anche a scapito dei propri figli. I test evidenziano un netto miglioramento degli
standard di protezione dei seggiolini, ma c'è ancora poca attenzione nelle informazioni rivolte alla
clientela: istruzioni poco chiare non facilitano il montaggio e l'uso corretto dei seggiolini,
compromettendone l'efficacia. L'Automobile Club d'Italia ha avviato corsi di formazione in tutte le
sedi sul territorio, nelle ASL, negli ospedali e nelle scuole affinché i genitori siano più consapevoli
dell'utilità di questi sistemi di sicurezza. L'iniziativa, denominata Trasportaci Sicuri, insegna i criteri
di scelta del seggiolino più idoneo e le procedure per il corretto utilizzo". Gli incidenti stradali sono
la prima causa di morte in Europa per i ragazzi fra i 5 e i 13 anni: ogni anno perdono la vita sulle
strade 12.000 minorenni, 5.000 dei quali bambini. Una recente indagine internazionale ha
evidenziato che il 40% dei bimbi europei viaggia senza seggiolino, e più del 50% in modo
inadeguato (dispositivo non omologato, di dimensioni non idonee o montato in maniera scorretta).
Un genitore su 4 giustifica il mancato uso del seggiolino con la scarsa propensione del bambino a
stare seduto, il 22,7% lo ritiene superfluo e il 18% non lo giudica necessario perché lo spostamento
è di breve durata.
Arriva l'artigelato
Roma, (7 luglio 2010 ).- Il 'gelato artigianale', sarà un marchio di garanzia. E si chiamerà
'Artigelato' con il quale si certificherà l'adozione, da parte degli artigiani gelatieri, di un disciplinare
di produzione che prevede l'impiego prevalente di materie prime naturali, fresche, selezionate
direttamente presso il produttore. Per Loris Molin Pradel, Presidente di Confartigianato Gelatieri "il
gelato tradizionale, fatto secondo la nostra arte gelatiera, è un prodotto che nasce da materie prime
fresche, o non conservate artificialmente, e che viene consumato in un lasso di tempo assai breve".
"Artigelato - ha concluso Molin Pradel - serve a certificare e valorizzare specificità, qualità,
sicurezza, varietà di gusti del vero gelato artigianale italiano. Soltanto i gelatieri che rispetteranno le
regole indicate dal disciplinare (i controlli, svolti da un Ente di certificazione, sono molto rigorosi)
potranno ottenere ed esporre il marchio Artigelato". Soddisfatto anche Marco Gennuso,
vicepresidente CNA Alimentare, che parla di "successo che riporta i gelatieri al centro della scena.
Per la prima volta centinaia di gelatieri sono liberi di scegliere come valorizzare la loro produzione,
attenendosi ad un codice di disciplina, creato dagli stessi gelatieri". La storia più recente dice anche
che, in Italia, il settore della gelateria ha lasciato spazio, negli ultimi quarant'anni, ad una
lavorazione improntata a tecniche produttive semi-industriali e all'utilizzo spesso indiscriminato di
prodotti semilavorati. Questa scelta, dettata spesso dalla carenza di adeguate competenze
professionali, ha influito sulla qualità media del prodotto, a scapito di genuinità e gusto. Per questo
Cna Alimentare e Confartigianato Gelatieri hanno deciso di valorizzare e segnalare quelle imprese
artigiane che, assumendosi il compito di selezionare le materie prime e adottando un procedimento
produttivo tradizionale e controllato, difendono lo standard qualitativo del buon gelato italiano. Su
questa premessa è nata l'idea di ARTIGELATO, un marchio di "riconoscimento" per il Gelato
Artigianale Tradizionale Garantito che coniuga tracciabilità delle materie utilizzate, definizione e
verifica delle fasi di produzione e conservazione del prodotto, qualità e gusto.
L'attribuzione del marchio 'Artigelato' è subordinato all'adozione, da parte del gelatiere, di un rigido
disciplinare di produzione che ricalca fedelmente la filosofia propria del gelato artigianale italiano.
Poche precise regole che definiscono le caratteristiche delle materie prime da utilizzare, gli
ingredienti per la preparazione, il loro utilizzo, i componenti supplementari, i metodi specifici di
produzione e lavorazione, le prescrizioni generali per la formulazione delle ricette, e le
caratteristiche del prodotto finito. Ovviamente, il rispetto delle condizioni dettate dal disciplinare
sono oggetto di verifica da parte di un ente terzo di Certificazione, sulla base di un preciso piano di
controlli.
Turisti allo sbaraglio
Il fallimento del tour operator “I Viaggi del Ventaglio” lascia l’amaro in bocca e le tasche
asciutte a molti turisti
Roma, (21 luglio 2010 ).-200 milioni di buco e perdite per 100 milioni, sono le cifre che
caratterizzano il fallimento di 'I Viaggi del Ventaglio'. Un società dietro cui, è bene ricordarlo, ci
sono i marchi Columbus, Best Tours, Ventaclub, la compagnia aerea Livingston (già ceduta alla
ricerca di liquidità). Verrebbe voglia di liquidare la notizia con un trafiletto di 200 battute;
salveremmo il diritto di cronaca. Non faremmo, però, un buon servigio ai tanti turisti raggirati e
gabbati. Ad appena un anno di distanza dal crack di Todomondo e Myair, che hanno lasciato a piedi
migliaia di turisti proprio nel periodo caldo delle vacanze, la storia si ripete con i Viaggi del
Ventaglio. Moltissimi i cittadini pronti a partire nei prossimi giorni o già partiti, ma soprattutto
quelli che hanno sottoscritto vacanze di lunga durata in multiproprietà e che, in queste ore, si
rivolgono ai sportelli predisposti dalle associazioni di consumatori per chiedere cosa fare e come
comportarsi. "L'Adoc, attraverso il suo pool di avvocati, è disponibile ad assistere tutti i
consumatori rimasti vittime del crack del tour operator Viaggi del Ventaglio - dichiara Carlo Pileri,
presidente dell'Adoc - ma non attraverso un'azione collettiva, la cui procedura risulta troppo
farraginosa e rischiosa per gli stessi consumatori, bensì con azioni individuali contro la società
dichiarata in bancarotta". Il Codacon, invece, ha immediatamente presentato alle Procure della
Repubblica di Roma e Milano, un esposto con il quale chiede di accertare le responsabilità e gli
eventuali profili penali connessi, come quello di concorso in truffa aggravata. Nel mirino
dell'associazione sono finiti gli amministratori della società, la Consob e le singole agenzie di
viaggio, nonché il liquidatore e il curatore fallimentare della società medesima, che avrebbero
dovuto sospendere tempo fa la vendita dei prodotti del tour operator fallito.
"Non capiamo come sia stato possibile continuare a vendere pacchetti turistici del Ventaglio
nonostante il grave stato di dissesto economico della società, noto ad una moltitudine di soggetti, e
addirittura anche dopo la dichiarazione di fallimento - spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi La magistratura dovrà verificare le responsabilità di quei soggetti che, pur essendo a conoscenza
della situazione a dir poco critica, hanno consentito la vendita di vacanze 'bufala' a migliaia di ignari
cittadini, soggetti che devono essere puniti col carcere!". Inoltre il Codacons diffida le agenzie di
viaggio che hanno venduto pacchetti del tour operator fallito, a non versare alla società i
corrispettivi pagati dai consumatori. "Tra il momento in cui un cittadino acquista un pacchetto
turistico- spiega il Codacons - e il momento in cui l'agenzia gira il corrispettivo al tour operator,
infatti, vi è un margine di tempo che può arrivare anche a 90 giorni". Considerata l'esigenza di
tutelare i viaggiatori, "le agenzie devono bloccare qualsiasi versamento in favore dei Viaggi del
Ventaglio, e restituire interamente ai consumatori quanto da loro pagato". Per gli altri malcapitati è
preferibile non illudersi, scrive Vincenzo Donvito sul sito dell'Aduc. Le illusioni a cui fa
riferimento il presidente dell'Aduc sono riferite ad una improbabile 'class action' perché, dice, "non
si capisce dove e quale sarebbe il patrimonio da intaccare per il risarcimento", e al ricorso al 'Fondo
nazionale di garanzia'; si tratta di "quattro soldi spelacchiati che servono solo a far bello il ministro
del Turismo quando dichiara che farà di tutto per rimborsare tutti". Posizione condivisa da Antonio
Lirosi e Armando Cirillo del Pd, che si chiedono: "A cosa serve il Ministro del Turismo se le risorse
disponibili sul Fondo nazionale per gli indennizzi dei turisti truffati (che ricordiamo esiste da
quando, nel 1996, fu recepita nel nostro paese la direttiva comunitaria per la tutela dei consumatori
che acquistano pacchetti turistici) ammontano soltanto a 248.000 mila euro, cioè spiccioli rispetto
alle necessità?". Non a caso i circa 4.500 clienti di Todomondo non hanno, finora, visto un euro
degli oltre 7 milioni persi. "Evidentemente - commentano i due esponenti del Pd - il Ministro è
soltanto interessato a realizzare spot milionari per Magic Italy e a continuare a spendere per il
costosissimo portale Italia.it (circa 30 milioni di euro stanziati nel bilancio pluriennale)". Cosa fare?
Per Adiconsum va cambiato il sistema che non tutela i consumatori-turisti e che finisce col
penalizzare anche i Tour Operator corretti. "È ora di cambiare registro - dichiara Pietro Giordano,
segretario nazionale di Adiconsum - realizzando un Fondo paritetico alimentato con le multe
comminate dall'Antitrust nei confronti delle Agenzie di Viaggio e dei Tour Operator e da quot,
anche minime (1 euro), a carico di tutte le aziende per ogni pacchetto viaggio venduto, compresi
quelli messi in vendita dalle aziende on-line". Un Fondo gestito dall'Antitrust e con la presenza
delle Associazioni dei Consumatori e delle aziende del settore, a tutela dei rispettivi interessi
rappresentati.
"Ma le vacanze rovinate - continua Giordano - troppo spesso dipendono da fallimenti di compagnie
aeree, come Myair e Sky Europe, oltre che da perdita di bagagli, ritardi, annullamenti di voli,
overbooking". Nel frattempo consigliamo di informarsi prima di prenotare un viaggio, di controllare
il contratto sottoscritto e di rivolgersi alle associazioni di consumatori per eventuali tutele legali.
Giovanni Greco
Apre il Giffoni Festival
Proiezioni, anteprime, ospiti nazionali ed internazionali caratterizzeranno la 40^ edizione
della più importante rassegna per ragazzi
Salerno, (14 luglio 2010).- E' iniziato il countdown per il Giffoni Film Festival che aprirà i battenti
il 18 luglio con Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi. "Ancora una volta un miracolo", dichiara
Claudio Gubitosi, direttore e creatore della rassegna. "La forza trascinante di Giffoni, l'energia che
produce, la voglia di sorridere, amare, scoprire, partecipare, essere protagonisti sono elementi ben
visibili nel programma della 40esima edizione del Giffoni Film Festival. Quattordici giorni intensi,
pieni, oserei dire stracolmi, di momenti di riflessione ma anche di divertimento. Ci presentiamo con
questi colori all'attenzione nazionale ed internazionale, consapevoli anche del ruolo che il nostro
lavoro ha nel rappresentare il mondo e la vita delle giovani generazioni". L'amore sarà il filo
conduttore e il tema del festival di quest'anno che chiuderà i battenti il 31 luglio. I film, come ogni
anno, saranno valutati dalle giurie, vera anima del Festival, che quest'anno sono composte da 3000
giovani (200 in più rispetto alla scorsa edizione) provenienti da 43 paesi, con un'età compresa tra i 3
e i 23 anni. I ragazzi della giuria provengono da tutti e 5 i continenti, da paesi come Israele,
Palestina, Giordania, India, Nigeria, Sudafrica, Lituania, ecc. Quest'anno ci saranno rappresentanti
di altre 8 nuove nazioni: Siria, Turchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Lituania, Croazia, Uzbekistan e
Honduras. I quattordici giorni del festival saranno divisi in due parti: una prima settimana (dal 18 al
23 luglio) dedicata ai bambini dai 3 ai 12 anni, ed una seconda (dal 23 al 31 luglio) indirizzata ai
giovani di età compresa tra i 13 ed i 23 anni. Saranno gli stessi ragazzi a guardare e giudicare i 162
film tra lungometraggi e cortometraggi in concorso e fuori concorso.
Le sezioni competitive sono 7: Elements +3 (3-5 anni), Elements +6 (6-9 anni), Elements +10 (1012 anni), Generator +13 (13-15 anni), Generator +16 (16-18 anni), Sguardi Inquieti/Troubled Gaze
(studenti universitari + adulti), MyGiffoni (sezione dedicata ai film prodotti dalle scuole). Le
sezioni non competitive sono 5: Comizi d'Amore (rassegna di film d'amore del cinema italiano
realizzata in collaborazione con la Cineteca Nazionale), Reload/Parental Control (le migliori opere
della produzione per bambini e ragazzi, distribuite nelle sale italiane nella stagione 2009/2010),
Shorts of Love (cortometraggi di animazioni sul tema dell'amore), Diritto D'Amore (cortometraggi
sui diritti umani, in collaborazione con Amnesty International) e Verso Sud (sezione dedicata ai
cortometraggi prodotti da giovani filmmakers italiani). "Talenti italiani e internazionali di
prim'ordine, tanta musica e ancora tanta attenzione ai problemi sociali, ambientali, umani. Un
programma complesso nel quale ci sono il nostro cuore e la nostra passione", aggiunge Gubitosi.
Moltissimi, come al solito, gli ospiti del Giffoni Film Festival. Oltre ai già citati Pandoli e Prezioni
ci saranno Gabriele Greco, Sofia Bruscoli. Sara Mollaioli, Niccolò Centioni, Filippo Vitte, Giulia
Luzi, Micol Olivieri e Nunzio Giuliano, Emilio Solfrizzi, Marco Brenno. Luca Ward, Ambra
Angiolini, Pupo, Carlo Buccirosso, Raoul Bova, Susan Sarandon. Jesse McCartney e Giovanna
Mezzogiorno, Nicolas Vaporidis, Margherita Buy, Piera Degli Esposti, Isabella Ragonese, Michele
Riondino, Elijah Wood, Sabrina Impacciatore, il duo Ficarra e Picone, Margareth Madè, Valeria
Solarino e Samuel L. Jackson. Tra gli eventi speciali in calendario vogliamo ricordare "Giovanni e
Paolo e il Mistero dei Pupi": è un cartone animato dedicato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, coprodotto da Rai Fiction, Società Larcadarte di Palermo e Regione Siciliana
(Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana). Nel mondo è distribuito da Rai Trade, che
ha presentato un trailer di 2 minuti in anteprima mondiale al MIP di Cannes 2010. Il cartoon, diretto
da Rosalba Vitellaro, sarà presentato a Giffoni il 18 luglio e andrà in onda su Raitre in prima tv
assoluta lo stesso giorno alle 9.00 e, in replica, lunedì 26 luglio alle 15.30. Anche quest'anno agli
appuntamenti cinematografici sarà affiancata una parte musicale con i grandi nomi del panorama
discografico nazionale; tutti artisti molto amati dai ragazzi e allo stesso tempo apprezzatissimi
anche dal pubblico adulto. I concerti si terranno all'Arena Alberto Sordi, lo spazio dedicato agli
appuntamenti all'aperto della Cittadella del Cinema. Il programma prevede Neffa (23 luglio), Finley
(24 luglio), Baustelle (26 luglio), Carmen Consoli (27 luglio), Emma Marrone (28 luglio), Broken
Heart College e Dari (29 luglio), Elio e le Storie Tese (30 luglio), e in chiusura i Lost (31 luglio). A
Giffoni, per il secondo anno consecutivo, la musica classica vivrà nei luoghi del Festival con le note
dei 120 giovani musicisti del Conservatorio "G. Martucci" di Salerno che si esibiranno in 19
concerti. "Abbiamo - conclude soddisfatto Gubitosi - accettato tutte le sfide, agendo e reagendo
proprio in un momento di grande confusione dove la cultura, lo spettacolo, l'arte in generale,
patrimonio universale di questo Paese, sono costretti a far sentire forte la voce del disagio e di non
essere considerati un lusso superfluo. Giffoni ha dimostrato, e ancor di più oggi, di essere un
generatore di risorse anche creative, umane, sociali, un attrattore di intelligenze, un evento
esportabile ovunque". Per il programma completo invitiamo i lettori a visitare il sito
www.giffoniff.it
Il Pdl campano dinanzi al guado
Le dimissioni di Consentino mandano in tilt l’equilibrio interno al Pdl campano- Il Pd chiede
le dimissioni di Sica dalla carica di sindaco di Pontecagnano
Salerno, (21 luglio 2010).- "La legalità è una serie di politiche che presuppongono inevitabilmente
la qualità della classe dirigente", in questi termini si esprimeva il presidente della Camera, prima
delle elezioni politiche. Ma Gianfranco Fini mise in evidenza, in quei giorni, la opportunità di
norme-anticorruzione. "Sancirne la non candidabilità è un principio a tutela dello Stato e dei
cittadini"; in caso contrario il rischio è lo sfaldamento del "senso di appartenenza". Di li a poco le
candidature furono decise; Cosentino, candidato alla Regione Campania, fece un passo indietro a
favore di Stefano Caldoro, ma mantenne l'incarico di sottosegretario all'Economia; ci furono le
elezioni che mandarono a palazzo Santa Lucia due esponenti del Pdl, la cui presenza creò malumori
e contrasti tra i vertici campani del partito di Berlusconi: Roberto Conte, ex consigliere regionale
della Margherita e del Pd, arrestato e poi condannato in primo grado per associazione camorristica a
due anni e otto mesi, staccò il passaggio con 10 mila e 460 preferenze; Alberico Gambino, primo
degli eletti con 27 mila 194 preferenze nonostante la condanna in secondo grado per peculato ad un
anno e cinque mesi per aver utilizzato la carta di credito del comune di Pagani.
Fu una prova di forza voluta contro la posizione assunta da Mara Carfagna; una scelta che privilegiò
il serbatoio di voti dei due candidati rispetto ad una opzione etica. Giorni che sancirono la
leadership campana di Nicola Cosentino che, nonostante gli attacchi, mantenne la poltrona di
sottosegretario all'economia. Oggi le cose sono cambiate,le indagini sulla 'cosiddetta' P3 hanno
costretto Cosentino alle dimissioni dagli incarichi di governo e, probabilmente, ad un imminente
abbandono della giuda campana del Pdl. Le indagini hanno, anche, trasformato in meteora la stella
nascente di Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano e assessore regionale; incarico, quest'ultimo, che
abbandona dopo essere stato accusato di aver messo in piedi un dossier contro Caldoro. Secondo gli
inquirenti Sica avrebbe agito per screditarne la candidatura in favore di quella di Nicola Cosentino.
Sica aveva varie deleghe: avvocatura; supporto, monitoraggio, verifica, valutazione e controllo dei
settori CO.RE.CO; riconoscimento della personalità giuridica privata ad associazioni e fondazioni.
Mantiene, nonostante gli attacchi dell'opposizione, la carica di sindaco e di presidente del C.d.a del
Consorzio Aeroporto Salerno - Costa d'Amalfi. "Riteniamo che anche il suo ruolo di Presidente del
C.d.a del Consorzio Aeroporto Salerno - Costa d'Amalfi e dell'Assemblea vada messo in
discussione , finché tutti i risvolti del caso non saranno del tutto chiariti", dichiara Gianni Iuliano
che ricorda come "la Presidenza dell'Aeroporto fu determinata dall'Amministrazione Provinciale di
cui Sica era Assessore ai Trasporti". Anche l'aria che tira al comune è pesante, la vicenda
giudiziaria non si placa, emergono di giorno in giorno nuovi e sempre più inquietanti retroscena di
una indagine tutt'altro che frutto di quattro sfigati! "I Cittadini di Pontecagnano Faiano stanno
vivendo un forte clima di insofferenza", dichiara Giuseppe Lanzara , consigliere comunale del Pd,
che si somma agli "anni di mal governo e di immobilismo" e di "promesse elettorali di Sica, mai
mantenute". Cittadini che, aggiunge ancora l'esponente del Pd, "oggi non resistono e si ribellano di
fronte a questo nuovo atteggiamento egoista e irresponsabile, che dimostra solamente attaccamento
alle poltrone, anche a danno dell'immagine di tutta la nostra Comunità". Ed è per questo che il
partito democratico chiede ad Ernesto Sica di dimettersi da Presidente dell'Aeroporto e da Sindaco.
"Sul piano umano dispiace" quanto accaduto a Sica, precisa Lanzara che aggiunge: "gli auguro che
possa ritrovare al più presto felicità, ma politicamente è inammissibile questo suo atteggiamento e
quello di una maggioranza, imbavagliata, impaurita, dove, anche nel luogo più opportuno per la
discussione politica, quello del Consiglio Comunale, si sottrae dal confronto, facendo riecheggiare
un clima di omertà pesante. Non sapevo fossero tutti Cosentiniani". Fuoco di sbarramento che non
sortisce alcun effetto. Sica, infatti, continua a voler mantenere la poltrona di sindaco di
pontecagnano e di Presidnete dell'aeroporto di Salerno, giudicato dall'Enac tra quelli a rischio
chiusura. Ma questa è un'altra storia.
Giovanni Greco
Chi distrugge le foreste?
Greenpeace pubblica un nuovo rapporto sulle condizioni delle foreste – tra i responsabili ci
sono diversi marchi internazionali – il ruolo dell’Italia
Roma (7 luglio 2010) - 'Pulping the planet. Come Sinar Mas manda al macero il pianeta', è il nuovo
rapporto di Greenpeace sulle condizioni delle foreste. Ma è, anche, un grido di denuncia contro
alcuni marchi internazionali ( Walmart, Auchan, Kentucky Fried Chicken, Burger King e Shiseido)
che stanno "contribuendo ad accelerare i cambiamenti climatici e a portare verso l'estinzione le tigri
di Sumatra e gli oranghi". Questi marchi, infatti, intrattenendo rapporti commerciali con il
"campione della deforestazione" Sinar Mas e con le aziende collegate a quest'ultima, si rendono
responsabili di gravi crimini ambientali. Nel rapporto decine di immagini e prove documentali
mostrano il drenaggio delle torbiere e il taglio a raso delle ultime foreste pluviali in Indonesia.
Greenpeace ha svolto un'accurata indagine (come testimoniano le foto diffuse dall'associazione,
N.d.R.) in particolare su due aree forestali nell'isola di Sumatra, scoprendo che Sinar Mas ha fatto
una vera e propria ecatombe ambientale in entrambe. Le aree forestali di Bukit Tigapuluh e
Kerumant sono, tra l'altro, tra gli ultimi rifugi della tigre di Sumatra. "Questi preziosi depositi di
carbonio e biodiversità - denuncia Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di
Greenpeace Italia - sono stati distrutti illegalmente da APP, la longa manus di Sinar Mas per la
produzione di carta: APP esporta poi i propri prodotti cartacei anche nel nostro Paese". Va detto che
APP (Asia Pulp and Paper), il più grande produttore di carta del Paese e il secondo a livello
mondiale, è considerato il campione della deforestazione in Indonesia. Si stima che dall'inizio delle
proprie attività, negli anni Ottanta, APP abbia abbattuto un milione di ettari di foreste nella sola
isola di Sumatra che conserva ancora più di due miliardi di tonnellate di carbonio. La distruzione di
queste foreste (l'Indonesia è il terzo emettitore mondiale di CO2) avrebbe un effetto drammatico sul
clima. Studi di Greenpeace dimostrano che per ogni tonnellata di cellulosa prodotta da APP in
Indonesia nel 2007, sono state emesse circa trentaquattro tonnellate di CO2.
Quanto sono complici di questo massacro gli editori italiani? L'Italia non è esente da responsabilità
perché, negli ultimi anni, ha incrementato esponenzialmente le proprie importazioni di carta
dall'Indonesia fino a diventare il più importante acquirente europeo di carta indonesiana e il
maggior cliente di APP. E che l'Italia non sia in cima alle classifiche dei paesi difensori delle foreste
lo attestano i risultati di 'Salvaforeste', l'indagine condotta da Greenpeace. I risultati della classifica
dimostrano che soltanto il 18 % delle case editrici interpellate ha scelto di acquistare solo ed
esclusivamente carta sostenibile aderendo al progetto di Greenpeace 'Editori amici delle foreste'.
Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi. Un esiguo 6% stampa i propri libri solo su carta
FSC proveniente da foreste certificate secondo standard affidabili: tra essi Marsilio e Fanucci. Il
55% degli editori interpellati ha risposto al questionario dimostrando trasparenza, ma ha dichiarato
di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta e quindi non ha una politica sostenibile.
In questo corposo gruppo si trovano i principali gruppi editoriali italiani, Mondadori, RCS Libri,
Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol, che da soli costituiscono più della metà del mercato
italiano dei libri. Il restante 20% è quello dei più 'cattivi', nonostante i ripetuti solleciti di
Greenpeace, non ha fornito alcuna informazione utile per poter valutare la sostenibilità della propria
carta dimostrando poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta
proveniente dalla deforestazione. Tra questi Feltrinelli che da solo controlla quasi il 4% del mercato
librario.
"Il mondo degli editori - aggiunge Campione - adesso sa che Greenpeace li ritiene corresponsabili
della distruzione delle ultime foreste tropicali: devono smetterla di acquistare prodotti che sappiamo
stanno deforestando il sud est asiatico, uno degli ultimi polmoni verdi del pianeta". Dopo l'ultimo
rapporto, però, qualcosa si è mosso. Moltissime aziende hanno già reagito alle prove fornite da
Greenpeace delle attività illegali e controverse di Sinar Mas. Carrefour ha annunciato, per esempio,
di aver già interrotto gli acquisti da APP, e Tesco si è impegnata a farlo entro la fine dell'anno. Già
da tempo questa scelta è stata fatta anche dal gruppo italiano Gucci e aziende come Kimberly Clark,
Kraft e Unilever stanno implementando nuove politiche di acquisto volte ad escludere carta
pericolosa come quella di APP dalle proprie filiere. Negli ultimi anni l'Italia ha incrementato
esponenzialmente le proprie importazioni di carta dall'Indonesia fino a diventare il più importante
acquirente europeo di carta indonesiana. APP è un'azienda in forte espansione. In Europa si
moltiplicano gli uffici commerciali di APP che in Italia ha sede a Verona. "Le aziende del gruppo
Sinar Mas sono colpevoli di abusi ambientali gravissimi - continua Campione - e i loro rapporti di
sostenibilità ambientale non valgono più della carta su cui sono scritti. Anche in Italia da diversi
mesi stiamo monitorando la filiera della carta italiana e considereremo corresponsabili, proprio
come Sinar Mas, tutte le aziende italiane che continueranno a vendere sui nostri mercati la
distruzione e i cambiamenti climatici".
Giovanni Greco
Eolico si, eolico no
E’ guerra aperta tra Italia Nostra e Legambiente- Ma sull’eolico ‘spinto’ interviene anche
Coldiretti
Roma (7 luglio 2010).- I "palazzinari dell'energia", così, nel luglio 2009, la Coldiretti definiva il
business dell'eolico. "Lo sviluppo dell'energia eolica- scriveva un anno fa la Coldiretti - ha già
trasformato in deserto un territorio grande quanto una autostrada di oltre 10mila chilometri inibito
alla coltivazione e al pascolo per far spazio alle aree di rispetto di più di 3600 torri eoliche presenti
in Italia, che si è classificata nel 2008 al sesto posto nel mondo con una potenza eolica istallata di
3750 MW in aumento del 35 per cento in un anno".
Cosa è cambiato dal 2009?
Poco o nulla; se non il fatto che due associazioni ambientaliste sono su posizioni diametralmente
opposte. Per Legambiente, l'eolico è la "chiave per contribuire a risolvere l'incombente crisi
climatica e raggiungere gli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020
decisi dall'UE". Diversa, per esempio, la posizione di Italia Nostra che condanna la proliferazione
"di impianti eolici in aree di rilevanza naturalistica, paesaggistica e storico culturale". Anche gli
agricoltori fanno sentire la loro voce. "Per quanto riguarda la produzione elettrica con sfruttamento
del vento, è bene sottolineare alcune criticità di tale soluzione, che - sottolinea la federazione di
Grosseto della Coldiretti- non appaiono del tutto congruenti con una attività agricola incentrata sulla
produzione di eccellenze, il cuoi valore aggiunto si lega con la suggestione e la bellezza del
paesaggio, con l'ulteriore integrazione del reddito legato al turismo".
La soluzione "eolica"
ovviamente "pesa" diversamente se la si scelga come elemento di supporto all'attività complessiva
dell'azienda, o come mezzo di mera produzione di reddito. In questo caso si debbono fare i conti
con produzioni elettriche di un certo rilievo, che comportano l'istallazione di "torri eoliche" dal
fortissimo impatto sul paesaggio, e che comportano emissioni di rumore certo non compatibili con
l'attività agrituristica tradizionale propria del nostro territorio. Ma qual è la mappa dell'eolico? In
Italia risultano in esercizio a fine 2009 già 4845 MW, che in realtà a ottobre 2009 lievitavano già
7674 MW considerando tutti gli impianti già autorizzati. "Tuttavia - scrive Italia Nostra considerando tutti i pareri ambientali positivi (pareri sostanziali e quindi preludio all'autorizzazione
finale) il dato complessivo è pari a una ipoteca di oltre 11.000 MW, raggiunti all'insegna di una
sostanziale improvvisazione e senza che vi sia mai stata una effettiva pianificazione,
programmazione o analisi preventiva da parte dello Stato o delle Regioni". Ma in attesa di essere
istruite ci sono richieste per ulteriori 70.000 MW. Perché? Cosa spinge verso l'eolico? "In Italia scrive, ancora, Italia Nostra - l'eccessiva contribuzione pubblica sull'eolico, la più alta d'Europa e
probabilmente del mondo, pari a circa il doppio della media europea e valida per 15 anni,
rinnovabili per ulteriori 15 con la ristrutturazione della turbina, è alla base di una distorsione del
mercato, di spinte ingovernabili, di schiaccianti condizionamenti nella adozione delle regole e nella
comunicazione e di sempre più numerosi episodi di malgoverno o di vero e proprio malaffare, con
infiltrazioni della malavita organizzata".
Agli incentivi alla produzione "si aggiungono - continua Italia Nostra- agevolazioni occulte come la
predisposizione e/o il potenziamento della rete elettrica in alta tensione al servizio degli impianti o
le sconcertanti indennità elargite alle società eoliche per le necessarie e reiterate riduzioni di
produttività imposte per motivi di sicurezza, in aree dove le centrali eoliche sono state autorizzate al
di là delle capacità della rete, costretta perciò a inseguire costosi adeguamenti". E, nel frattempo, si
riducono gli spazi per l'agricoltura. Bisogna, quindi, essere consapevoli che decidendo di fare
reddito con l'eolico si finisce di fatto - nel nostro contesto territoriale - per rinunciare oltre al
paesaggio, alla stessa attività agricola. "Altra incognita - continua la Coldiretti di Grosseto - è la
durevolezza di tali impianti e gli eventuali costi di manutenzione che potrebbero divenire
significativi, proprio nel momento in cui - rientrati dall'investimento - l'istallazione dovrebbe
cominciare a produrre reddito". In definitiva Coldiretti "esprime una grande preoccupazione per una
diffusione indiscriminata sul territorio degli impianti eolici di grossa taglia, che tendono ad essere
incentivati senza tenere in debita considerazione gli impatti sul paesaggio e sulle attività
economiche. Queste ultime hanno fatto del territorio un vero e proprio fattore produttivo, legando
ad esso le produzioni tipiche e di qualità attraverso una identificazione che non può essere snaturata
da interventi che ne alterino la percezione". E un allarme sul ricorso indiscriminato all'eolico giunge
anche dall'associazione Fare Verde Calabria. L'associazione guidata da Francesco Pacienza chiede
che vengano immediatamente fermate "le speculazioni", ricorrendo "all'art.45 (che segna
comunque, al di là dei suoi limiti, una virtuosa inversione di tendenza)", oppure "con una moratoria
che blocchi per il tempo necessario l'installazione di nuovi impianti eolici industriali". Nel
frattempo, per Fare Verde, non può essere "più ritardata l'emanazione di rigorose normative di
riordino, comprensive di linee guida nazionali per la corretta installazione degli impianti ad energia
rinnovabile solo là dove sia assicurata una sufficiente ventosità e dove non ne traggano detrimento i
prioritari valori ambientali, naturalistici, culturali e economici legati al paesaggio" .
Giovanni Greco
Certaldo, cinque giorni di festa
Dal 14 al 18 luglio si svolgerà Mercantia, il Festival internazionale del teatro di strada giunto
alla 23° edizione
Certaldo, (9 luglio 2010).- La loggia del Vicario, la via centrale delle botteghe e del mercato, il
convento, la chiesa, il chiostro, il Palazzo del potere... la Casa del Poeta! Questo è Certaldo, borgo
situato lungo l'antica Via Francigena, nel cuore della Toscana collinare, al centro tra le città di
Firenze, Pisa e Siena. L'antico borgo è sede di Mercantia, il Festival internazionale del teatro di
strada giunto alla 23° edizione. Ogni sera, per cinque giorni, dal 14 al 18 luglio 2010, saranno in
scena 100 gruppi che catalizzeranno l'attenzione dei numerosi visitatori (furono 35 mila i biglietti
staccati nel 2009, N.d.R.). L'edizione del 2010, che ha come tema "luce leggera", riscopre una
forma di spettacolo che, nonostante i grandi numeri del Festival, vuole essere in armonia con la
scena naturale che lo accoglie e soprattutto con lo spettatore, che qui diviene realmente parte
integrante dello spettacolo. "La proposta artistica - dice il direttore artistico, Alessandro Gigli - sarà
molto articolata, con spettacoli in strada e all'improvviso guardare oltre la pesantezza dei nostri
tempi, grazie a uno spettacolo e un'arte capaci di parlare al cuore che durano pochi minuti, fino a
versioni teatrali e circensi dei classici scespiriani che si protrarranno ben oltre un'ora di durata,
perché Mercantia prosegue ogni anno il suo percorso di ricerca e rinnovamento del teatro".
Dalle ore 21 alle 22 e, in replica, dalle ore 24 fino a chiusura, va in scena la Kermesse, ovvero la
rassegna di street band e parate di strada con i migliori gruppi del settore. Tra le Street Band, che
impazzano trascinando il pubblico per le vie come pifferai magici, la "Samba del sol" del Teatro
Carillon punta tutto sulle sonorità brasiliane, la Zastava Orchestar conferma la predilazione per il
sound balcanico, la Fantomatik Orchestra che spinge a fondo nel funky. E' un turbinio di colori, di
sapori e di emozioni quelle che il visitatore si prepara a vivere nella città di Boccaccio.
Fin dal tramonto, angeli bianchi immobili sulle mura e trapezisti del Nuovo Circo che volteggiano
nel vuoto accolgono gli spettatori alle porte del borgo medievale, per una prima parte di spettacoli
che si svolgono dal tardo pomeriggio fino alle ore 21 e, dopo la Kermesse, dalle ore 22 alle 24, nelle
decine di giardini interni, piazze, vicoli, torri e sottosuoli: dal Nuovo Circo, al teatro popolare, al
cabaret, alla danza, alla prosa, alle tante le proposte di teatro di strada. Questi alcuni degli spettacoli
delle varie sezioni: Nel 'Circo contemporaneo' il Circo Flic di Torino presenterà "circo in pillole", il
meglio dei numeri circensi realizzati dai giovani allievi, e 'Invisibile', surreale spettacolo realizzato
giocando con gli oggetti, dedicato alla "ordinaria follia" della nostra quotidianità. In 'Teatro &
Strada' i 'Casata Maluf' in 'Ambreto Malefica', rivisitazione in chiave clownesca della famosa opera
shakespeariana, con un gruppo di streghe che, offese per l'intrusione nel loro antro di un ignaro
gruppo di artisti che vuole allestire l'Amleto, decide di sabotare la rappresentazione con un
maleficio, che fa naufragare gli attori tra i personaggi di altre opere di Shakespeare (Romeo e
Giulietta, Macbeth, Othello).
Spazio importantissimo quello dedicato al progetto 'Dalla Commedia dell'arte ai nostri giorni' di
Gianfranco Pedullà per Teatro Popolare d'Arte, nel Giardino della Casa del Boccaccio, con vari
spettacoli, far cui "I misteri di pulcinella", con Gianfranco Pedullà e Rosanna Gentili, 'Petrolineide'
con Nicola Rignanese. Nel settore Internationals, le mongole 'Hulan' saranno una sicura attrazione,
formazione femminile di otto artiste, 4 musiciste, 1 cantante, 1 ballerina e 2 contorsioniste, che
esplorano a 360 gradi la componente poetica, spirituale e raffinata della musica, del canto e delle
arti circensi mongole. E gli Jashgawronsky Brothers, musica da riciclo fatta suonando i più strani e
riciclati strumenti del mondo, cestini, tubi, barattoli e imbuti, un sound tanto improbabile quanto
esilarante. E a fianco del teatro, l'altra anima di Mercantia è da sempre l'artigianato artistico. Con
oltre 60 artigiani che esporranno i loro manufatti e li realizzeranno dal vivo, e un progetto speciale,
realizzato da Cla.r.idea per la C.N.A., dal titolo "alla ribalta": in Piazza Santi Jacopo e Filippo,
allestita come un grande camerino teatrale, gli attori si preparano ad andare in scena. Al lavoro gli
artigiani del teatro: Gabriele e Gherardo Filistrucchi, i costumi della Sartoria Teatrale Poli, e sullo
sfondo la scenografia di Giselle del Maggio Fiorentino. Un omaggio a tutto il comparto artigianale
che lavora nel e per il teatro. Nella parte bassa del paese, un mercatino con circa 100 espositori,
attentamente selezionati. Per eventuali informazioni è consigliabile consultare il sito
http://www.mercantiacertaldo.it/.
Prigionieri di Gheddafi
Ancora in forse la sorte dei 245 eritrei rinchiusi nei container della città libica di Sebha –la
posizione dell’Associazione di Solidarietà per la Giustizia e la Democrazia in Eritrea
di Giovanni Greco
Roma (7 luglio 2010 ).- Sebha, fino al secolo scorso, è stata un importante centro di sosta e
smistamento delle carovane che attraversavano il Sahara. Dagli anni Novanta è invece punto di
transito per decine di migliaia di migranti sub-sahariani - prevalentemente nigeriani, nigerini e
ghanesi - che attraversano clandestinamente il deserto del Sahara, diretti in Europa.
Sebha, oggi, è balzata agli onori della cronaca per il dramma che vivono i 245 rifugiati eritrei e
somali. Secondo testimonianze dirette raccolte questa mattina i rifugiati sono stati sottoposti a forti
maltrattamenti e sono tenuti in estrema scarsità di acqua e di cibo. Alle persone che presentano
ferite e gravi condizioni di salute non sono fornite cure mediche. Molti rifugiati sono feriti ed
estremamente debilitati dopo un viaggio nel deserto chiusi in container di metallo per oltre 12 ore:
dall'alba al tramonto del 30 giugno. Sembra che questo trattamento sia stato decretato come
"punizione" per una rivolta e un tentativo di fuga che si è verificato nel centro di Misurata la sera
del 29 giugno. "Abbiamo motivo di pensare che il governo italiano finalmente si stia muovendo,
come dimostra anche il fatto che il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiamato Savino
Pezzotta Presidente del CIR. Ma non c'è più tempo da perdere", dichiara Christopher Hein, direttore
del Consiglio Italiano per i Rifugiati, che avanza al governo italiano "la richiesta di trasferire e
reinsediare i rifugiati in Italia". Secondo il CIR, infatti, "tra le persone ci sono numerosi rifugiati
eritrei respinti nel 2009 dalle forze italiane dal Canale di Sicilia in Libia". E questo rischia di essere
la debacle della politica estera berlusconiana. Soprattutto se dovesse proseguire la lenta agonia dei
300 rifugiati eritrei. "A più di tre giorni dalla richiesta di soccorso, inviata via sms dall'interno dei
container e delle roventi celle sotterranee del campo, rilanciata in Italia da numerose associazioni,
da parlamentari e da numerosi messaggi di una rete improvvisata di cittadini, il governo italiano dichiara Jean-Léonard Touadi, parlamentare del Pd - ha scelto la linea dura e cinica del silenzio. Un
muro di gomma d'indifferenza che con il passare delle ore diventa complicità e avallo implicito
dello scellerato e criminale operato del governo libico. Tacciono anche i 'difensori della vita',
solitamente molto loquaci e con megafoni potenti".
Nelle settimane precedenti, ai migranti eritrei detenuti a Misratah era stato chiesto di compilare un
formulario concernente dati biografici, data di partenza dall'Eritrea, lunghezza della permanenza in
Libia e l'eventuale desiderio di rientrare nel paese. Quest'ultima domanda aveva messo in allarme
molti dei migranti che, temendo che tali informazioni sarebbero state trasmesse alle autorità eritree
in vista del rimpatrio, avevano rifiutato di riempire il modulo. Protesta, anche, l'Associazione di
Solidarieta per la Giustizia e la Democrazia in Eritrea (A.S.G.D.E.). "Un'azione di rimpatrio forzato
di questi profughi verso l'Eritrea, oltre a mettere in serio pericolo la loro sorte, apre le porte a nuove
torture e condanne di persone innocenti, costrette ad emigrare per scampare da una spietata
dittattura instaurata nel paese. Di fatto - si legge in un comunicato dell' A.S.G.D.E. - ci sono tutt'ora
fresche nella memoria della popolazione eritrea, le brutalità che hanno subito i profughi eritrei
deportati da Malta nel 2002, dalla Libia nel 2004 ed infine dall'Egitto nel 2008, che una volta
scaricati all'aeroporto di Asmara, sono stati direttamente accompagnati dentro i lager del regime e
fatti letteralmente scomparire".
E l'Italia? Secondo Margherita Boniver, presidente del Comitato Schenghen ed inviato speciale per
le emergenze umanitarie del ministro Frattini, il nostro Paese ha attivato " tutti i canali utili" per
giungere ad una conclusione positiva della vicenda. "Abbiamo visitato - prosegue la Boniver -un
campo per immigrati, alla periferia della capitale, e gli operatori delle Agenzie umanitarie presenti
sul posto ci hanno riferito di un continuo miglioramento delle condizioni degli immigrati clandestini
in queste strutture Siamo quindi certi che ancora una volta prevarrà l'equilibrio e la capacità di
gestire situazioni complesse tante volte dimostrati dalle autorità libiche". Per l' A.S.G.D.E., invece,
"L'Italia, ha una sua responsabilità politica, pertanto occorre che le autorità politiche e diplomatiche
italiane, intervengano con la massima urgenza presso le autorità libiche, affinché gli abusi, le torture
ed i massacri indiscriminati contro i profughi eritrei, non si consumino nel silenzio sotto gli occhi
del mondo intero ed in particolare sotto quelli dei loro cari genitori, in questo momento in
apprensione". Ma la Libia non pare essere un agnellino. Lo testimonia, eloquentemente, il nuovo
rapporto sulla situazione dei diritti umani diffuso da Amnesty International che testimonia "il
ricorso alle frustate per punire le adultere, la detenzione a tempo indeterminato e le violenze nei
confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati così come i casi irrisolti di sparizioni forzate di
dissidenti". Il rapporto fa anche riferimento all'accordo di Amicizia, partenariato e cooperazione
concluso nell'agosto 2008 tra Italia e Libia e agli accordi tecnici di dicembre 2007 sul
pattugliamento marittimo congiunto per mezzo di navi della Guardia di Finanza fornite dall'Italia. A
seguito dell'accordo, a partire dal maggio 2009, le autorità italiane hanno trasferito in Libia migranti
e richiedenti asilo intercettati in mare. La Libia non è parte della Convenzione sui rifugiati del 1951
e non ha una procedura di asilo, circostanza che ostacola la possibilità di ricevere protezione
internazionale nel paese. Mentre scrivo, le agenzie battono la notizia di un accordo raggiunto per i
circa 250 rifugiati eritrei rinchiusi nel carcere libico di Brak nei pressi di Seba, nel sud della Libia.
Secondo le prime indiscrezioni, l'accordo consentirà agli eritrei rinchiusi a Brak, di uscire in cambio
di ''lavoro socialmente utile in diverse shabie (comuni) della Libia''. I dettagli non si conoscono
ancora e, quindi, vale la pena essere cauti. Come lo è il direttore del CIR, Christopher Hein, che
dichiara: "siamo i prima a essere contenti se davvero i rifugiati eritrei possono uscire dall'inferno di
Braq e non devono temere la deportazione in Eritrea. Ma quale prezzo si paga? Quello di mettere a
grave rischio i familiari rimasti in Eritrea ed esposti a rappresaglie come regolarmente è avvenuto
nel passato? E il prezzo di dover ammettere la colpa di aver lasciato il proprio paese in modo
illegale e quindi l'ammissione di un reato grave come quello della diserzione con l'aggravante che si
tratta di persone in una età in cui sono costrette al cosiddetto servizio militare, che in Eritrea
significa lavoro forzato a tempo indeterminato?". Per Christopher Hein si tratta, cosa che non va
dimenticata, "di rifugiati che per definizione non possono o non vogliono avvalersi della protezione
del proprio Stato e non di immigrati per motivi di lavoro che tranquillamente possono farsi
registrare presso la propria ambasciata". Ecco perché il CIR pur ribadendo la necessità dell'accordo,
in tutti questi giorni fortemente sollecitato, evidenzia la necessità del "rispetto dei diritti elementari
delle persone, della loro dignità e della certezza" che non possono essere "esposte al terribile
conflitto di dover scegliere tra la propria libertà mettendo a rischio i familiari o rimanere in
detenzione con il rischio di deportazione".
Studio sull'allevamento bovino podolico
Salerno, (13 luglio 2010).- Giovedi 15 luglio 2010 a partire dalle ore 9,00 in località "Vallevona"
sul Monte Cervati a Sanza, si terrà una giornata di studio promossa dall'Amministrazione Comunale
di Sanza, Assessorato alle Politiche Agricole, per approfondire la conoscenza e la sensibilizzazione
delle problematiche dell'allevamento della "razza podolica" sull'Appennino salernitano.
Prenderanno parte ai lavori Roberta Guarcini, Direttore Associazione Nazionale Bovini da carne;
Maurizio De Renzis, Direttore Associazione Regionale Allevatori della Campania; Gianni
Ruggiero, funzionario dello Stapa Cepica di Salerno; Giuseppe Cringoli, Direttore del
CREMOPAR; Giuseppe Fornino, Direttore Servizio di Igiene degli Allevamenti ex ASL SA3;
Domenico Nese, Direttore Area Sanità Pubblica veterinaria ex ASL SA3; Paolo Campisi,
funzionario ALSIA della Regione Basilicata. A fare gli onori di Casa il Sindaco di Sanza Antonio
Peluso e l'Assessore all'Agricoltura del Comune, Antonio Lettieri. Le conclusioni politiche saranno
affidate all'Assessore all'Agricoltura della Provincia di Salerno, Mario Miano. "Le problematiche
che interessano la nostra agricoltura ed in particolar modo la zootecnia meritano approfondimenti e
discussioni serie per portare alla luce le difficoltà di un settore strategico e basilare per la nostra
economia - ha dichiarato l'assessore Lettieri - ecco perché abbiamo inteso promuovere questa
giornata di sensibilizzazione con il coinvolgimento degli allevatori della 'Razza Podolica' che
proprio in località 'Vallevona' sulla vetta più alta della Campania, il Monte Cervati, stazionano con
le loro mandrie. Conoscere le problematiche ed esaltare le qualità d'eccellenza della produzione
lattiero casearia, questo è il nostro obiettivo; non a caso - ha concluso Lettieri- abbiamo voluto
invitare i Maestri Assaggiatori dell'Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio (ONAF)
per evidenziare le qualità organolettiche della produzione casearia dell'allevamento podolico, vera
ricchezza del nostro mondo agricolo".
Aids, nuovo allarme
A rischio ci sarebbero l’Europa orientale e l’Asia centrale – per tutti vale un consiglio: usate il
preservativo
di Giovanni Greco
Vienna (21 luglio 2010 ).- In Europa orientale e in Asia centrale si sta espandendo, ad un ritmo
allarmante, un'epidemia sotterranea di HIV, alimentata dal consumo di droghe, da comportamenti
sessuali ad alto rischio e dall'alto livello di stigma sociale che scoraggia le persone a cercare
informazioni sulla prevenzione e le cure. L'allarme è contenuto in un nuovo rapporto lanciato nei
giorni scorsi dall'Unicef. Il rapporto "Blame and Banishment: The Underground HIV Epidemic
Affecting Children in Eastern Europe and Central Asia" sottolinea le difficoltà incontrate dai
bambini che vivono con l'HIV, dagli adolescenti che hanno comportamenti a rischio, dalle donne in
gravidanza che utilizzano droghe e da più di un milione di bambini e adolescenti che vivono o
lavorano sulle strade della regione. I giovani emarginati sono esposti ogni giorno a molti rischi,
come il consumo di droga, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di abusi e violenze, che comportano
un alto rischio di contrarre l'HIV. Le tendenze sono particolarmente preoccupanti, poiché nella
regione si registrano 3,7 milioni di consumatori di droga per via endovenosa - quasi un quarto del
totale mondiale. Per molti, l'iniziazione al consumo di droga comincia dall'adolescenza. Gli attuali
servizi sanitari e di protezione sociale sono inadeguati ai bisogni degli adolescenti più a rischio, che
sono spesso esposti a giudizi morali, discriminazioni e anche ad azioni penali quando cercano
informazioni e cure sull'HIV. "I bambini e gli adolescenti che vivono ai margini della società hanno
bisogno di avere accesso ai servizi sanitari e sociali, non di una marcata disapprovazione", ha detto
Anthony Lake, Direttore generale dell'UNICEF. Per raggiungere e aiutare i giovani che vivono con
l'HIV o sono a rischio di infezione da HIV, le autorità mediche e civili devono realizzare servizi
'amici', che vadano incontro alle particolari esigenze degli adolescenti emarginati. Lo stigma
associato all'HIV non è limitato solo ad adulti e adolescenti. I bambini che vivono con l'HIV si
vedono sistematicamente negato l'accesso a scuole e asili, e quando la loro condizione diventa nota,
devono affrontare rifiuti e violenze. "Questo rapporto - ha aggiunto Lake - è un appello per
proteggere i diritti e la dignità di tutte le persone che vivono o che sono a rischio di contrarre l'HIV,
soprattutto i bambini vulnerabili e i giovani. Abbiamo bisogno di costruire un contesto di fiducia e
di cura, non di giudizio e di esclusione ". E, ancora: "solo annullando la discriminazione contro le
persone che vivono con l'HIV, l'Europa orientale e Asia centrale può cominciare a invertire la
diffusione dell'epidemia". La discriminazione delle persone sieropositive resta una questione
fondamentale. Anche in Europa, dove ancora 16 paesi (66 nel mondo) applicano restrizioni in
ingresso, come recentemente denunciato anche dalla Lega italiana per la lotta contro l'Aids. Solo un
esempio per indicare quanta strada ci sia ancora da fare, a ben trent'anni dalla scoperta del virus
Hiv, per garantire i diritti umani delle persone sieropositive, che includono il diritto alle cure e alla
prevenzione. E tra le prevenzioni c'è l'uso del preservativo, oggi l'unica barriera in grado di
prevenire le infezioni da virus Hiv e altre malattie a trasmissione sessuale. Vale per i giovani e per
gli adulti, per gli eterosessuali come per gli omosessuali, per gli uomini e per le donne. In molti
Paesi del mondo esistono campagne di promozione, programmi di distribuzione gratuita, politiche
di riduzione dei prezzi, come accade per qualsiasi questione di salute pubblica. In Italia no. In Italia
non è attiva alcuna campagna nazionale specifica sul preservativo, non sono previsti programmi di
distribuzione e l'Iva resta al 20 per cento. Nonostante tutto. "Gli italiani - si legge in una nota della
Lila - sono agli ultimi posti in Europa per utilizzo dei preservativi, anche se certamente non fanno
meno sesso degli altri. Mentre le indagini sulla salute riproduttiva dei cittadini, soprattutto dei più
giovani, perché più vulnerabili ma anche perché più indagati, forniscono dati preoccupanti, e
nonostante la maggior parte delle infezioni da Hiv sia oggi dovuta a rapporti sessuali non protetti".
L'Italia è considerato dall'Unaids un Paese europeo a rischio medio alto per l'infezione da Hiv, ma
l'Hiv Index europeo ci mette al 27esimo posto, su 29 Paesi, per le politiche di prevenzione. I
preservativi in Italia costano in media un euro l'uno, e non sembrano esserci alternative all'acquisto,
appunto a caro prezzo. Se poi si considera come il preservativo sia spesso considerato un oggetto
scomodo, ambiguo, addirittura peccaminoso, si capisce il perché del suo scarso appeal. Sfoderare
un preservativo prima di un rapporto, ancora troppo spesso provoca un giudizio morale negativo, e
non l'idea di una sessualità consapevole e responsabile. Insomma il condom in Italia ha ancora una
pessima reputazione, che non di rado si estende a chi lo usa.
Brutta aria campagnola
Crisi profonda per il settore agricolo anche se nessuno ne parla – la protesta della
Confederazione agricoltori italiani
Roma (7 luglio 2010).- Le recenti vicende, politiche ed economiche, italiane hanno fatto
dimenticare la crisi che vive il settore agricolo. Si è parlato di Pomigliano,della disoccupazione
giovanile, delle pensioni, della marea nera e di Israele ma, nessuno, si è soffermato sulla difficoltà
che investe l'agricoltura, "asfissiata dagli alti costi produttivi, contributivi e burocratici, da prezzi
sui campi in caduta libera e da un taglio drastico dei redditi"; è questo la denuncia lanciata dal CiaConfederazione italiana agricoltori."Stiamo vivendo -afferma il presidente della Cia, Giuseppe
Politi - un momento estremamente difficile. I costi delle imprese sono insostenibili e dal prossimo
agosto aumenteranno ulteriormente, visto che il 31 luglio finirà la fiscalizzazione degli oneri sociali
per le imprese delle zone svantaggiate e di montagna. Un quadro allarmante che rischia di mettere
fuori gioco migliaia di aziende. Solo nello scorso anno oltre 50 mila sono state costrette a chiudere i
battenti. Bisogna, quindi, intervenire e in maniera concreta. Con la nostra mobilitazione, che si
articolerà in una serie di iniziative territoriali e nazionali, si vogliono porre le pressanti questioni
agricole al centro dell'attenzione e sollecitare governo e forze politiche a sviluppare le
indispensabili azioni per dare risposte valide alle esigenze degli agricoltori". Tra le misure
immediate da adottare e da inserire, attraverso opportuni emendamenti, nella manovra anti-crisi, la
Cia chiede, quindi, la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali per le zone svantaggiate e di
montagna (che, però, deve essere propedeutica ad una riforma tesa a ridurre i costi contributivi a
tutte le aziende agricole) e il ripristino del "bonus gasolio" non solo per le serre, che in questi ultimi
mesi hanno subito un pesante aggravio nei costi petroliferi, ma anche per tutte le altre imprese. "Il
settore -conclude Politi- vive una delle crisi più difficili degli ultimi trent'anni. E' assurdo che nei
confronti degli agricoltori continui ad esserci un assordante silenzio. Il settore primario ha, invece,
bisogno di strategie ben diverse. Di misure che diano reali sostegni agli imprenditori e valorizzino il
'made in Italy'. Provvedimenti in grado di assicurare nuovi margini di manovra per le aziende". In
due anni, infatti, (maggio 2008-maggio 2010) le quotazioni all'origine dei prodotti agricoli sono
diminuite in media del 15 per cento, con flessioni record per cereali (meno 25 per cento, con punte
anche del meno 40 per cento per il grano duro), per la frutta (meno 18 per cento), per gli ortaggi
(meno 12 per cento), per il vino (meno 10 per cento) e la carne bovina (meno 8 per cento). Un trend
che, sommato alla lievitazione dei costi, ha, in pratica. tagliato, sempre negli ultimi ventiquattro
mesi, del 20 per cento i redditi dei produttori. E poco o nulla incide, su questo resoconto
preoccupante, denunciato da Cia-Confederazione italiana agricoltori sulla base dei dati elaborati
dall'Ismea, il dato di una frenata della caduta dei prezzi riscontrata a maggio. "Nonostante la battuta
d'arresto del maggio scorso, i prezzi alla produzione in agricoltura -afferma la Cia- continuano a
mantenere livelli molto bassi e nella stragrande parte dei settori risultano non remunerativi.
Restano, comunque, negativi nel confronto con l'analogo periodo dell'anno scorso gli andamenti per
i cereali (meno 12,3 per cento), per la frutta fresca e secca (meno 9,1 per cento ), per i vini (meno 2
per cento), la cui tendenza riflessiva è stato il "leit motiv" degli ultimi 18 mesi, per gli ovi-caprini
(meno 1,2 per cento), per i bovini e bufalini (meno 2,1 per cento)". In controtendenza, invece, i
listini all'origine di ortaggi e legumi (più 7 per cento), dell'olio d'oliva -che recupera il 12,3 per
cento, anche se va rilevato che, come ricorda l'Ismea, proprio a maggio 2009 l'indice dei prezzi
aveva toccato il livello più basso degli ultimi anni- per latte e derivati (più 9,8 per cento) -che
prosegue il trend positivo iniziato a ottobre 2009- per le uova (più 5,2 per cento) e per i suini (più
3,7 per cento). "In particolare, il trend negativo della frutta -rimarca la Cia- sta mettendo in
emergenza molti agricoltori, ma ancora più grave è lo scenario per i produttori di grano duro, le cui
quotazioni sono addirittura più basse di venticinque anni fa (1985), quando il prodotto toccava il
prezzo di 55 mila delle vecchie lire (pari a 27/28 euro) a quintale, mentre oggi, invece, è pari a
15,50/16 euro, con una diminuzione di oltre 12 euro a quintale, nonostante il gravoso aumento dei
fattori e dei mezzi produttivi e dei costi contributivi". Insomma, quella di maggio potrebbe essere
considerata una inversione di tendenza che, però, fa seguito a flessioni del 4,5 per cento in aprile,
del 9,6 per cento nel mese di marzo e del 13,4 per cento dell'anno passato. Una caduta libera che,
sommata all'aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici ha determinato una profonda
crisi per gli agricoltori, sempre più in grave affanno.
Paolo Rocca
Pedaggi autostradali? No, grazie
Da Salerno sale la protesta contro la decisione di istituire il pedaggio sulla Salerno-Reggio
Calabria e sul raccordo Salerno-Avellino
Salerno, (7 luglio 2010).- E' un serpente d'asfalto lungo 446 chilometri. In teoria, sarebbero
sufficienti 5 ore 30 per collegare Salerno a Reggio Calabria. In realtà, il rischio di trascorrere intere
giornate chiusi dentro la propria auto è altissimo. L'autostrada detiene tantissimi primati tra cui
quello degli svincoli che sono 47: uno ogni 10 km, la media più alta del mondo. I primi cantieri
sono stati aperti nel 1997 e dovevano essere completati, inizialmente, entro il 2003. Poi per il 2008.
Oggi si parla del 2014. I lavori, suddivisi in 12 Macrolotti e 46 Lotti, inclusi 4 svincoli, non previsti
nell'originario piano per l'adeguamento, ma successivamente richiesti da Regioni ed Enti Locali,
rendono difficile la percorrenza. Inoltre in alcuni tratti il flusso di traffico, in alcuni periodi
dell'anno, si avvicina allo zero. Ma, come si sul dire, non c'è limite al peggio. Ed ecco che arriva il
pedaggio accompagnato da un mare di polemiche. "Se si vuole istituire il pedaggio, almeno che non
si pensi ad altre soluzioni, devono - dichiara Luigi Ciancio, segretario provinciale della Feneal Uil
di Salerno -essere costruiti 94 caselli che vanno progettati, finanziati, indetti i bandi di gara,
appaltati, realizzati in tempi certi ed assumere almeno 400 unità lavorative". Tempi di realizzazione,
compatibilmente con i vari ricorsi, 36 mesi. "Non siamo ideologicamente contrari al pedaggio",
precisa Ciancio che aggiunge: "siamo contro questa imposizione perché una larga parte della
popolazione di questa Regione e di quelle limitrofe non hanno alternative alla Salerno- Reggio, alla
Salerno- Avellino o alla Napoli- Salerno". Anche per Carlo Pileri, presidente dell'Adoc, "imporre il
pedaggio significa andare a colpire direttamente il portafoglio dei consumatori, già spossati da una
crisi di cui non si vede la fine" . Schierato contro il "pedaggio", Tino Iannuzzi, parlamentare del Pd ,
che chiede la realizzazione di "un fronte istituzionale-politico e sociale per evitare il
'pedaggiamento' della A3"; anche perché, dice il parlamentare salernitano, la vera priorità del
governo dovrebbe essere quella "completare l'intera Autostrada entro il 2013, assegnando al
riguardo tutte le risorse necessarie". Tutte le proteste si basano su un semplice concetto: l'assenza di
una rete adeguata e funzionale di viabilità ordinaria alternativa all'autostrada. In assenza di questo
elemento, la scelta del governo graverebbe tutta sui lavoratori. Siamo in presenza di una "macelleria
sociale", dichiara Ciancio durante la trasmissione 'Metropolitana - l'informazione a ritmi quotidiani'
di Unis@und (http://iunisa.unisa.it/). Durissima la posizione di Salvatore Margiotta, vicepresidente
della Commissione Lavori pubblici. "Il Governo - dice il parlamentare del Pd - persevera nell'agire
con logica abituale, in ogni manovra finanziaria: non aumenta le tasse, ma aumenta le tariffe. Il
risultato per il cittadino consumatore è il medesimo, se non peggiore: le mani nelle tasche degli
italiani vengono messe, e ne escono anche cariche". Succede questo per l'Anas e per gli aumenti
autostradali. "Si pensi che - prosegue il parlamentare -come l'Anas ha confermato in audizione
presso la Commissione lavori pubblici della Camera dei deputati, per quest'anno non è stato
stanziato neppure un euro da parte del Governo per le manutenzioni stradali, a fronte di 1,5 miliardi
dell'anno precedente. Contemporaneamente una cifra assolutamente simile -1,3 miliardi- viene
assegnata, non a caso, al Ponte sullo Stretto. La partita di giro continua: poiché l'Anas è rimasta
senza soldi, devoluti al Ponte, il Governo si inventa l'aumento dei pedaggi autostradali, con cui
ristorarla. Dunque, alla fine, ci rimettono i cittadini che in tal modo, nella sostanza, con i propri
soldi pagano il Ponte sullo Stretto: il ministro Tremonti si rivela sempre più imbattibile nel gioco
delle tre carte". La decisione del governo sembra, inoltre, in controtendenza rispetto alle indicazioni
del Parlamento e del Consiglio UE, diffuse nel 2006 e basate sul principio "chi usa paga". E poi,
scrive il Codacons, "l'aumento dei pedaggi potrebbe configurare addirittura un aiuto di Stato in
favore dell'Anas". Motivo sufficiente per spingere l'associazione di Carlo Rienzi a chiedere
l'apertura europea "di una inchiesta per valutare i profili di illegalità connessi agli incrementi dei
pedaggi autostradali, e verificare se gli introiti incassati negli ultimi 5 anni dall'Anas siano stati
effettivamente utilizzati per migliorare le infrastrutture e aumentare la sicurezza stradale".
Nel frattempo, conclude Ciancio, "si faccia un programma serio di investimenti infrastrutturali,
principalmente su ferro, ed allora saremo pronti ad accogliere il pedaggio, invece ci troviamo di
fronte a scippi continui, ultimi i 190 milioni dei fondi FAS della Salerno-Avellino". Il raccordo
autostradale è, infatti, un altro dei nodi fondamentali per completare il collegamento viario nordsud. Senza la terza corsia sulla Salerno-Avellino si rischia di creare una strozzatura tra la Salerno
Reggio, in fase di adeguamento, e la Salerno Caserta, già dotata di tre corsie.
Giovanni Greco
Diversi ma non troppo
Tra gli italiani e gli stranieri, che vivono nel nostro Paese, ci sono molti punti in comune
Milano, (2 luglio 2010 ).- "Vivono in Italia in media da 7 anni, hanno titoli di studio paragonabili a
quelli della popolazione italiana (il 40,6% è diplomato o laureato, rispetto al 44,9% degli italiani),
nel 32% dei casi hanno sperimentato in passato forme di lavoro irregolare (dato che sale al 40% al
Sud), e oggi il 29% fa l'operaio, il 21% è colf o badante, il 16% lavora in alberghi e ristoranti, con
una retribuzione netta mensile che nel 31% dei casi non raggiunge gli 800 euro". È questo il ritratto
degli immigrati che lavorano nel nostro Paese che emerge dall'indagine svolta su un campione di
circa 16 mila stranieri da Ismu, Censis e Iprs per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Siamo sempre più una società multietnica. Gli immigrati presenti in Italia sono poco meno di 5
milioni, aumentati negli ultimi quattro anni di quasi 1,6 milioni (+47,2%), con un forte incremento
sia dei residenti (+56,5%), sia dei regolari che non risultano ancora iscritti in anagrafe (+48,7%).
Gli irregolari sono invece 560 mila, pari all'11,3% degli stranieri presenti sul nostro territorio. Il
77% degli immigrati maggiorenni svolge un'attività lavorativa regolare. Più di due terzi sono
impiegati nel settore terziario, nell'ambito dei servizi (40,7%) e del commercio (22,5%). I mestieri
più ricorrenti sono: addetto alla ristorazione e alle attività alberghiere (16%), assistente domiciliare
(10%, ma 19% tra le donne), operaio generico nei servizi (9%), nell'industria (8,3%, ma 11,5% tra
gli uomini) e nell'edilizia (8%, ma 15,3% tra gli uomini). Tra le figure meno diffuse vi sono quelle
più qualificate: le professioni intellettuali (2,4%), gli operai specializzati (2,2%), i medici e
paramedici (1,7%), i titolari di impresa (0,5%) e i tecnici specializzati (0,2%).
Dal punto di vista della condizione lavorativa, prevalgono gli occupati a tempo indeterminato (sono
il 49,2% del totale), il 24,8% ha un impiego a tempo determinato, il 9,7% svolge un lavoro
autonomo o ha un'attività imprenditoriale. La metà degli immigrati che lavorano in Italia dichiara di
percepire una retribuzione netta mensile compresa tra 800 e 1.200 euro, il 28% ha un salario
inferiore, compreso tra 500 e 800 euro, il 3% guadagna meno di 500 euro. Solo il 13,3% ha una
retribuzione netta mensile che va da 1.200 a 1.500 euro, e appena l'1,2% guadagna più di 2.000
euro. I risultati dell'indagine sfatano il mito secondo il quale gli immigrati sono coinvolti in forti
processi di mobilità sociale: l'Italia non è l'America per loro. Prevalgono i percorsi di mobilità
orizzontale (il 66,6% dei cambiamenti di lavoro non determina una modifica sostanziale della loro
posizione sociale), solo nel 21,5% dei casi si verificano percorsi di mobilità ascendente e nell'11,9%
il cambiamento porta addirittura a un peggioramento della propria condizione lavorativa. I
fenomeni di dequalificazione professionale e mobilità discendente risaltano ancora di più se si
considera che il 59,8% degli stranieri che lavorano in Italia aveva già una occupazione nel Paese di
origine.
Le carriere lavorative degli immigrati sono piuttosto semplici, composte da una sola esperienza di
lavoro (nel 33% dei casi) o al massimo due (40,4%), il 19,2% dichiara di aver cambiato tre impieghi
e soltanto il 7,4% quattro o più occupazioni. Generalmente le loro esperienze di lavoro si
concludono a seguito del presentarsi di un'offerta più vantaggiosa (39,9%), per il mancato rinnovo
di un contratto a tempo determinato (17%), a causa di un licenziamento (16%) o a seguito della
chiusura dell'azienda presso la quale sono impiegati (4,6%). L'indagine evidenzia una prevalenza
dei canali informali di accesso al mercato del lavoro, tra i quali al primo posto si trova il
passaparola, attraverso il quale il 73,3% dei lavoratori stranieri dichiara di aver trovato l'impiego
attuale (e la percentuale sale tra quanti svolgono lavori poco qualificati o di cura e assistenza alle
persone). Seguono gli intermediari privati e le agenzie di lavoro interinale (9%), le parrocchie
(6,1%) e i sindacati (2,9%). Sono poco efficaci le inserzioni sui giornali o su Internet, attraverso le
quali ha trovato lavoro solo il 2,9% degli immigrati, ma anche i Centri per l'impiego (1,9%). Questi
rappresentano però un presidio territoriale dove il 30% degli immigrati si reca per cercare
informazioni, compiere adempimenti burocratici, usufruire dei servizi offerti. Il requisito
fondamentale per raggiungere la piena integrazione degli stranieri è la conoscenza della nostra
lingua, acquisita dalla maggior parte dei lavoratori immigrati. Il 42,8% ne ha una conoscenza
sufficiente, il 33,1% buona, l'8,9% ottima, mentre il livello di apprendimento è ancora insufficiente
solo per una minoranza pari al 15,1%.
Vincenza Alfinito
Salviamo la frutta dal caldo
Secondo uno studio della Coldiretti, nel bidone della spazzatura finisce un frutto su quattro –
un vademecum per evitare lo spreco di questo importante e necessario alimento
Roma, (14 luglio 2010 ).-Il caldo si affronta meglio mangiando molta frutta. E' questo il consiglio
che riceviamo ogni anno, durante la stagione estiva. Ma la frutta bisogna anche saperla conservare,
altrimenti c'è il rischio di gettarne una grande quantità nel secchio dei rifiuti. Secondo la Coldiretti,
perdiamo fino al 25 per cento, tra produzione, commercio e consumo, dovute all'eccessiva
maturazione. E questo rischia di rendere più salato il conto del grande caldo per le famiglie in
aggiunta a gelati, acqua e spese energetiche per ventilatori e condizionatori. E allora se un frutto su
quattro rischia di essere sprecato, per ottimizzare la spesa e non buttare via niente, la Coldiretti ha
elaborato un vademecum in dieci punti con i consigli da seguire per mantenere la freschezza della
frutta e verdura acquistata dal campo, al banco del rivenditore fino alla tavola dei consumatori. "Nel
punto di vendita - sostiene la Coldiretti - occorre effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo;
scegliere i frutti con il giusto grado di maturazione, non appassiti, con aspetto turgido e non
eccessivamente necrotizzati nei punti di taglio; verificare l'etichettatura e preferire le produzioni e le
varietà locali da acquistare direttamente dai produttori o nei mercati degli agricoltori di campagna
amica che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto durano di più; preferire varietà di
stagione che hanno tempi di maturazione naturali; prediligere, compatibilmente con le esigenze,
frutti interi (esempio cocomero) che si conservano più a lungo". Consigli anche per quanto riguarda
il trasporto. "E' bene - sottolinea la Coldiretti - fare la spesa poco prima di recarsi a casa ed evitare
di lasciare troppo a lungo la frutta e verdura dove il sole e le alte temperature favoriscono i processi
di maturazione; è opportuno nel caso di trasferimento con auto climatizzata riporre i prodotti nel
sedile posteriore piuttosto che nel bagagliaio,occorre, infine, mantenere separate le confezioni delle
diverse varietà di frutta e verdura acquistate che vanno riposte in contenitori di carta piuttosto che in
buste di plastica". Ma bisogna fare attenzione anche una volta giunti a casa. "bisogna- sostiene la
Coldiretti - mantenere separata la frutta e verdura che si intende consumare a breve da quella che si
intende conservare più a lungo: la prima può essere messa in un portafrutta al buio eventualmente
coperta da un tovagliolo e comunque lontano dai raggi del sole, mentre la seconda va posta in
frigorifero, ma lontano dalle pareti refrigeranti. In ogni caso è opportuno che la frutta venga posta
stesa sul contenitore per evitare ammaccature e sviluppo di marcescenze".
Con l'arrivo del caldo consumare frutta e verdura fresca, fonte di vitamine, sali minerali e liquidi
preziosi, è importante per mantenere l'organismo in efficienza e combattere il rischio di colpi di
calore, ma anche per garantirsi una invidiabile tintarella. Con l'eccessiva sudorazione dovuta al
caldo vengono infatti persi acqua e sali minerali che possono essere reintegrati con frutta e verdura
di stagione che in molti casi contiene vitamina A e caroteni che favoriscono anche la produzione
nell'epidermide del pigmento melanina per donare la classica tintarella alla pelle. In particolare,
consumare carote, insalate, cicoria, lattughe, meloni, peperoni, pomodori, albicocche, fragole o
ciliegie serve dunque a vincere il caldo, ma anche all'abbronzatura estiva. Nella classifica stilata
dalla Coldiretti per l'effetto tintarella il primo posto spetta alle carote che contengono ben 1200
microgrammi di Vitamina A o quantità equivalenti di caroteni per 100 grammi di parte edibile, "ma
sul podio - conclude la Coldiretti - salgono anche gli spinaci che ne hanno circa la metà, a pari
merito con il radicchio mentre al terzo si posizionano le albicocche seguite da cicoria, lattuga,
melone giallo e sedano, peperoni, pomodori, pesche gialle, cocomeri, fragole e ciliege che
presentano comunque contenuti elevati di vitamina A o caroteni. Questi vegetali - conclude la
Coldiretti - sono dunque alimenti che soddisfano molteplici esigenze del corpo: nutrono, dissetano,
reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza
l'apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all'azione dei radicali liberi prodotti
nell'organismo dall'esposizione al sole, nel modo più naturale ed appetitoso".
Vincenzo Romano
In Germania l'agroalimentare salernitano
Salerno, (5 luglio 2010).- La Camera di Commercio di Salerno, in collaborazione con la Camera di
Commercio Italiana per la Germania, ha organizzato una campagna di promozione dei prodotti
agroalimentari salernitani presso la catena Kaufhof, marchio leader in Germania nel settore della
grande distribuzione. Durante il mese di luglio, nei 27 punti vendita della Kaufhof presenti nelle
principali città della Germania, saranno allestiti corner personalizzati dove le 24 aziende salernitane
selezionate faranno conoscere direttamente ai consumatori i propri prodotti, sia attraverso
degustazioni promozionali, sia tramite una speciale edizione di quattro pagine dell'opuscolo
pubblicitario "Galeria Gourmet-Tour". L'azione ed ha preso il via con due distinte conferenze
stampa tenute giovedì 1° luglio a Stoccarda e venerdì 2 luglio a Colonia, durante le quali l'iniziativa
è stata illustrata, per la Camera di Commercio di Salerno, da Luigi Scorziello (componente della
Giunta) e Raffaele De Sio (Segretario Generale), per la CCIE per la Germania dal Segretario
Generale Claudia Nikolai e da Martin Gümmer e Reinhard Dittmar per la catena Kaufhof.
L'iniziativa è stata rivolta alle aziende produttrici di sottoli, sottaceti, marmellate, miele, pane e
prodotti da forno, dolci, pasta, caffè e olio.
E' in via di definizione un ulteriore step denominato "Azione Pasta", che prenderà il via nel
prossimo mese di settembre e sarà dedicata, oltre alla pasta, alle salse, alla mozzarella e al vino.
Infine, nel prossimo mese di febbraio 2011, nell'ambito del ricorrente meeting operativo che la
catena Kaufhof organizza con i direttori delle 27 filiali, sarà dedicata un'intera giornata alla
provincia di Salerno per una conoscena più approfondita della realtà provinciale e delle relative
produzioni tipiche.
Super pomodori antiaging
Roma, ( 2 luglio 2010).- E' stato servito per la prima volta il superpomodoro naturale contro
l'invecchiamento efficace, per effetto di un contenuto in licopene superiore al 50 per cento, anche
nella prevenzione delle malattie cardio-vascolari e tumorali. La novità in arrivo sul mercato grazie
alle cooperative e ai consorzi che aderiscono al progetto per "Una filiera agricola tutta Italiana" è
stata presentata in occasione dell' Assemblea della Coldiretti nell'ambito del Salone dell'
"Innovazione nella tradizione". "Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di una varietà senza organismi
geneticamente modificati (Ogm), che vanta una concentrazione superiore del 50 per cento di
licopene, un carotenoide di cui viene riconosciuto l'effetto antiaging. Una sostanza che - precisa la
Coldiretti - svolge un'azione antiossidante superiore al betacarotene. Da un numero sempre
maggiore di studi sta emergendo come il licopene sia in grado di comportare una serie di benefici
per la salute, aiutando a prevenire alcuni tipi di tumore e malattie cardiovascolari e ritardando
l'invecchiamento delle cellule del corpo. Da ultimo, oltre al prof. Umberto Veronesi, anche la
World Foundation of Urology ha evidenziato l'importanza di questa sostanza nel pomodoro per
combattere non solo il tumore alla prostata ma tutte quelle malattie dell'uomo, dai tumori alle
malattie cardiovascolari, dalle artriti al Morbo di Parkinson, causate da stress-ossidativi e dalla
formazione di radicali liberi. Il superpomodoro, che ha una pezzatura delle bacche di circa 70
grammi e una forma squadrata, è stato coltivato per adesso dalle aziende agricole situate in Emilia
Romagna e Lombardia per essere trasformato nelle strutture cooperative e nei consorzi al fine di
ottenere passate e polpe ad alta concentrazione di licopene". Il suo contenuto e la capacità di
assorbimento aumenta infatti considerevolmente in tutti i derivati del pomodoro poichè la cottura
del frutto (sia casalinga sia industriale) risulta positiva per la stabilità della molecola, anche rispetto
a quella della vitamina C. Varie ricerche dimostrano che il corpo può assorbire più efficacemente il
licopene dopo che esso è stato trasformato in succhi, sughi, concentrati o ketchup. L'innovazione è
una dimostrazione concreta dell'importanza che ha il rapporto diretto tra produttori agricoli e
consumatori anche nel favorire il trasferimento dell'innovazione dal campo alla tavola. Un risultato
al servizio del progetto della Coldiretti per la filiera agricola tutta italiana che punta ad offrire
prodotti al cento per cento italiani firmati dagli stessi agricoltori. "I derivati del pomodoro sono
infatti la prima voce delle importazioni agroalimentari dalla Cina con un quantitativo sbarcato in
Italia nel 2009 pari a ben 82 milioni di chili da 'spacciare' come Made in Italy. Un quantitativo che
corrisponde - sottolinea la Coldiretti - a circa il 10 per cento della produzione nazionale di
pomodoro fresco destinato alla trasformazione realizzata in Italia che nel 2009 è stata pari a 5,73
miliardi di chili. Ogni giorno in media arrivano nei porti italiani oltre mille fusti di concentrato di
pomodoro dal peso di oltre 200 chili dalla Cina che finisce sulle tavole mondiali come condimento
tipico dei piatti Made in Italy. Un protocollo sanitario specifico per il controllo del pomodoro
concentrato cinese all'ingresso nei porti comunitari, l'obbligo di indicare l'origine del pomodoro
utilizzato nei derivati del pomodoro e l'immediata e tempestiva attivazione del meccanismo di
salvaguardia con un dazio doganale aggiuntivo come misura antidumping prevista dalla normativa
comunitaria, sono le richieste formulate dalla Coldiretti, dalle cooperative agricole dell'Unci e dalle
industrie conserviere dell'Aiipa per contrastare la concorrenza sleale al vero Made in Italy. I l
pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che si stima consumano in
famiglia circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia all'anno. Ogni famiglia conclude la Coldiretti - durante l'anno acquista almeno 31 kg di pomodori trasformati e, a essere
preferiti, sono stati nell'ordine i pelati (12 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o il pomodoro a pezzi (5
Kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 Kg)".
Perugia, al via Umbria Jazz
Durerà fino al 18 luglio l’appuntamento musicale più importante d’Italia- lauree “ad
honorem” per Renzo Arbore, Stefano Bollani e Horacio “El Negro” Hernandez
Perugia, (7 luglio 2010).- Umbria Jazz, è un cult tra i festival musicali. Il maggiore appuntamento
italiano e, sicuramente, tra i più apprezzati a livello internazionale. Ricco il cartellone della
manifestazione che si svolgerà a Perugia dal 9 al 18 luglio: Sonny Rollins, Pat Metheny, Chick
Corea, The Manhattan Transfer, Herbie Hancock, Roy Hargrove, Melody Gardot, Tony Bennett,
Mario Biondi, Enrico Rava, Stefano Bollani, Mark Knopfler. Un Festival che conferma il trend
intrapreso da alcuni anni: musica a trecentosessanta gradi per tutti ma con un’anima legata
indissolubilmente al jazz e alla storia di questa musica straordinaria. Location principale rimane
l’Arena Santa Giuliana, dove avranno spazio i grandi nomi e che, per la serata finale, aprirà le sue
porte gratuitamente per il progetto “Sons e Movimentos do Desejo”. Il Teatro Morlacchi e
l’Oratorio Santa Cecilia poi, luoghi di riferimento per il jazz più classico e d’autore italiano ed
internazionale dove si intrecceranno le note di musicisti affermati con quelle di stelle emergenti e
giovani dal futuro più che promettente. Abbinamento tra musica e cibo infine alla Bottega del Vino,
al Ristorante La Taverna e all’Hotel Brufani che ospiteranno gli aperitivi, i pranzi e le cene. Ci sono
infine gli spazi all’aperto, gratuiti: Piazza IV Novembre e i giardini Carducci. È l’Umbria Jazz che
rappresenta la continuità con il passato, un omaggio doveroso ad una formula che ha creato il
“caso” Umbria Jazz nel mondo dello spettacolo e nel costume. Da non dimenticare l’ormai
tradizionale street parade della brass band di New Orleans che riporta tra le vie del centro la storia e
le radici del jazz. Un evento popolare in un ambiente assolutamente peculiare, questo il mix del
successo di Umbria Jazz che, quest’anno, annovera numerosi anniversari e progetti speciali:
festeggiano infatti rispettivamente ottanta e settant’anni Sonny Rollins e Herbie Hancock, mentre i
Manhattan Transfer raggiungono i quaranta anni di attività. Due gli eventi speciali in questa
edizione di Umbria Jazz: i sei concerti dedicati agli artisti ECM, casa discografica tra le più
apprezzate per qualità e artisti prodotti, al Teatro Morlacchi e l’omaggio alla musica del chitarrista
gitano Django Reinhardt. La casa discografica tedesca nasce nel 1969 a Monaco per volontà di
Manfred Eicher, contrabbassista prima di diventare produttore. Nel corso degli anni ha creato un
vero e proprio “suono ECM”, caratteristico e di assoluta eccellenza sul piano tecnico. Umbria Jazz
propone sei concerti con artisti ECM: grandi nomi e nuove proposte. Si comincia con il trio di Bobo
Stenson e il quintetto di Louis Sclavis, proseguendo con il Tarkovsky Quartet e con il piano solo di
Stefano Bollani. Ultima giornata con Nik Bärtsch's Ronin e gran finale con Enrico Rava, Stefano
Bollani, Tore Brunborg, Anders Jormin e Manu Katché. Stefano Bollani protagonista anche di un
incontro alla Sala dei Notari dal titolo “Before and After” con il critico di JazzTimes Thomas
Conrad. A presentare gli ECM concert series è lo stesso Manfred Eicher in un incontro pubblico
con il noto critico musicale statunitense Gary Giddins sempre alla Sala dei Notari lunedì 12 luglio
alle 12. Altro progetto monografico è il tributo alla musica di Django Reinhardt, per i cento anni
della nascita del chitarrista e direttore d’orchestra, autore di una musica risultato dell’incontro tra la
sua eredità tzigana e il jazz degli anni ’30. David Reinhardt, nipote di Django, con il suo trio dà il
via alla serie di concerti, che vede poi all’Oratorio Santa Cecilia esibirsi il trio di Florin Niculescu,
il trio Gitan di Christian Escoudè. Finale al Teatro Morlacchi con il Rosenberg Trio, che dopo il
successo ottenuto nell’ultima edizione invernale a Orvieto, tornano con un ospite d’eccezione:
Biréli Lagrène. Grandi e di spessore i nomi che gli appassionati hanno la possibilità di ammirare al
teatro Morlacchi e all’Oratorio Santa Cecilia, a iniziare dal quintetto del trombettista Roy Hargrove
e dal quartetto che vede impegnati due mostri sacri come Bobby Hutcherson e Cedar Walton.
Incontro molto particolare tra il trio del pianista e compositore turco Fahir Atakoglu e il
percussionista di origini cubane Horacio “El Negro” Hernandez. Tra gli italiani attesa per il nuovo
progetto del contrabbassista Rosario Bonaccorso, accompagnato per l’occasione dalla tromba di
Fabrizio Bosso, e per il sax di Rosario Giuliani, che avrà al suo fianco Joe La Barbera alla batteria.
Ma Umbria Jazz non è solo ascolto e partecipazione; grande entusiasmo suscita, anche, le Clinics
del Berklee College of Music. Dal 6 al 18 luglio si terrà la venticinquesima edizione dei seminari
estivi tenuti dalla scuola leader mondiale nel settore dell’insegnamento musicale. L’evento è la
consegna delle lauree “ad honorem”, con una solenne cerimonia all’Arena Santa Giuliana la sera
del 15 luglio, a Renzo Arbore, Stefano Bollani e Horacio “El Negro” Hernandez. Agli studenti che
ottengono i migliori risultati la Berklee offre borse di studio e facilitazioni per continuare gli studi
nella sede madre di Boston. I seminari per questa edizione tornano all’interno delle Scuole
Elementari
Fabretti.
Maggiori
informazioni
possono
essere
reperite
sul
sito
http://www.umbriajazz.com.
Vincenza Alfinito
Saldi, saldi, saldi
La stagione è iniziata ma gli acquisti restano al di sotto delle aspettative – Per Adiconsum, va
cambiata la normativa
Roma, (7 luglio 2010 ).-Napoli, Aosta, Pescara, Rimini, Roma, Firenze, Udine, Verona, Prato e
Campobasso: sono le città dove è più conveniente acquistare durante il periodo dei saldi, con sconti
mediamente del 50%; Milano, Imperia, Torino, Genova, Bologna, Terni, Rieti, Salerno, Potenza e
Caserta sono, invece, tra le città meno propense allo sconto, dove lo stesso non supera mediamente
il 30%. Lo affermano i dati statistici 2004-2010 resi noti da Contribuenti.it - Associazione
Contribuenti Italiani che monitora costantemente il fenomeno dei saldi in Italia. In Europa, durante i
saldi, conviene fare shopping a Londra, Atene, Valencia, Budapest e Varsavia dove si registrano
sconti fino al 75%. Parigi, Oslo, Copenaghen, Zurigo e Ginevra sono le città meno con venienti
dove lo sconto non supera il 30%. I maggiori affari si fanno sul web dove è possibile acquistare
prodotti inediti con sconti che vanno dal 50% al 75%. "Con i saldi estivi si registrerà una lieve ma
significativa ripresa dei consumi + 1,7% rispetto all'anno scorso", sostiene Vittorio Carlomagno,
presidente Contribuenti.it. " La spesa per famiglia - aggiunge Carlomagno -dovrebbe attestarsi
intorno 220 euro, in quanto solo il 51% dei consumatori potrà permettersi di usufruire degli sconti
stagionali. La gran parte dei prodotti scontati - spiega Carlomagno - non sarà comunque accessibile
alle famiglie medie, anche a causa prosciugamento dei propri fondi per pagare le imposte e del
proliferare dei giochi d'azzardo. Il 75% dei consumatori aspetterà comunque la fine dei saldi per
fare acquisti, quando lo sconto sarà superiore al 50%". Secondo i dati di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani, i saldi sono attesi soprattutto al Mezzogiorno (82%) seguito dal
centro (78%) e dal Nord (77 %). La partenza e l'andamento di questi primi giorni conferma,
purtroppo, le stime dell'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, secondo cui la contrazione delle
vendite a saldo sarà tra il -10% ed il -15% rispetto alla stagione dei saldi estivi dello scorso anno.
Proseguirà, quindi, il trend negativo registrato nel 2009: solo il 40% delle famiglie, pari a 9 milioni
e 600 mila famiglie, infatti, approfitterà della stagione dei saldi estivi, con una spesa totale di 1
miliardo e 400 mila euro, vale a dire, in media, una spesa di 146 Euro a famiglia (58 Euro pro
capite). Cifre che non si discostano molto da quelle fornite da Contribuenti.it. Per l'associazione
presieduta da Vittorio Carlomagno, infatti, il 64% degli italiani è orientato a spendere fino a 200
euro, il 14% più di 250 euro, mentre il restante 22% ha dichiarato di non sapere se potrà avvalersi
dei saldi. I saldi sono graditi particolarmente alle donne, con il 71%: acquistano principalmente
scarpe (31%), borse (27%) e abbigliamento (25%). "E' importante scontare tutti i prodotti subito di
almeno il 50% per incoraggiare gli acquisti", continua Carlomagno per il quale "se i consumi non
ripartono, non potrà ripartire l'intera economia. Molti consumatori hanno rinunciato da tempo ad
acquistare, preferendo riciclare tutto ciò che hanno negli armadi". Non a caso, finora, si è registrata
una scarsa affluenza, qualche fila per le "griffe" che è la normalità con la presenza dei turisti e
soprattutto in relazione alla provenienza di un periodo disastroso per i consumi di abbigliamento e
calzaturiero. Tali prospettive dimostrano, una volta per tutte, la necessità quindi di una
liberalizzazione dei saldi, resa ancora più necessaria alla luce della grave crisi in atto e dei sacrifici
che le famiglie saranno costrette a fare se passerà la manovra del Governo che, invece di rilanciare i
consumi, contribuirà ad un loro ulteriore abbattimento.
La pensa così Adiconsum, associazione di consumatori vicina alla Cisl. "È ormai anacronistico
continuare con la normativa sui saldi - dichiara Pietro Giordano, segretario nazionale di Adiconsum
- quando ormai è sotto gli occhi di tutti come - sempre di più - tra 'promozioni', 'liquidazioni' e
sconti vari, la normativa che regola i saldi di fine stagione appare un colabrodo". Per Adiconsum, è
giunto il momento di aprire una stagione legislativa che liberalizzi realmente e progressivamente il
mercato e che i commercianti si misurino per la loro capacità imprenditoriale e non per normative di
protezione varate decine di anni fa. Confcommercio e Confesercenti sanno benissimo che i
commercianti effettuano sconti durante tutto l'anno, arrivando ad inventare anche la "stagione
sommersa dei pre-saldi" che si consuma durante le settimane precedenti i saldi ufficiali. È il
meccanismo attraverso il quale "sotterraneamente", attraverso telefonate, sms e mail si avvertono i
clienti affezionati che i saldi per loro iniziano prima e che possono quindi acquistare, molti giorni
prima, i capi in saldo (spesso i migliori) che certamente non saranno a disposizione di tutti i
consumatori quando ufficialmente si aprirà la stagione dei saldi in quella città. "Adiconsum continua Giordano - sfida la Confcommercio e la Confesercenti ad aprire un tavolo, con tutte le
Associazioni dei Consumatori rappresentative, che progressivamente liberalizzi il commercio a
tutela dei consumatori, ma anche dei commercianti seri che non usano sotterfugi o concorrenza
sleale". Contro tali sotterfugi, Adiconsum ripropone un Decalogo che tutti i consumatori possono
trovare su www.adiconsum.it
Mishima
L’Aquila attende ancora
Con la manifestazione di Roma gli abruzzesi ottengono qualche risultato da portare a casa e
diverse manganellate
Roma (8 luglio 2010).- “Malmenati dalle forze dell’ordine e vilipesi dai rappresentanti di Governo.
Dopo il dolore la nostra comunità, dignitosa e composta davanti alla tragedia, deve sopportare
anche l’umiliazione”. Così Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, commenta la convulsa giornata
romana del 7 luglio. Gli aquilani giungono a Roma, sicuri di poter sfilare e gridare la propria
insoddisfazione per come procede la ricostruzione post-terremoto. Tutte le autorizzazioni sono state
regolarmente richieste ed ottenute. Ci sono i rappresentanti di 53 comuni del cratere, sindacati,
organizzazioni di categoria, interi nuclei familiari, bambini, persone anziane che scendono dai
pullman per iniziare la marcia di protesta. Un vasto schieramento di polizia li blocca in Via del
Corso; a Montecitorio, dicono, c’è un presidio dei portatori di handicap ed il percorso va
modificato. Ci sono proteste, spintoni, urla, obiezioni e scontri, tra manifestanti e forze dell’ordine,
che si concretizzano in via del Corso. Il risultato è pesante: due feriti e alcuni contusi. A Roma sfila
l’Italia che rifugge dai set televisivi e dai talk show; lungo le strade della capitale c’è l’Italia “vera e
reale – dichiara Nichi Vendola, portavoce nazionale di Sinistra Ecologia Libertà - presa in giro dal
governo un attimo dopo aver spento i riflettori dei teatrini di posa tv. Un’Italia fatta di uomini e
donne pacifica ma esasperata, che non ha più fiducia in questa destra allo sfascio. Questa Italia non
si merita le manganellate, bensì risposte ed atti concreti da questo governo e il diritto di poter
liberamente manifestare”. Oltre al danno del terremoto e alla latitanza del governo rispetto alle
promesse fatte, anche la beffa delle manganellate. “I gravi incidenti - rileva Pierluigi Mantini,
dell'Unione di Centro - dimostrano ancora una volta come il governo, al di là di alcuni spot
sensazionalistici, sia completamente incapace di una risolutiva politica di ricostruzione del dopo
terremoto”. E chiede che agli abruzzesi sia riservato lo stesso trattamento ricevuto da umbri e
marchigiani. Ma è la presenza del sindaco del capoluogo abruzzese che infastidisce il governo. “Un
sindaco di una città governa, non incita e non porta la gente in piazza”, affermato il deputato del
Pdl, Giorgio Stracquadanio che aggiunge: “Cialente è commissario per il centro storico de l’Aquila,
se ha qualche protesta da fare si rivolga a se stesso, perché la sua irresponsabilità è totale, non
avendo preso una decisione da quando è stato nominato”. L’accusa è chiara ed è legata alla
decisione di non procedere alla famosa “new town”. “Il terremoto – continua Stracquadanio - ha
certificato la morte civile. Il governo ha proposto di fare una Harward italiana. Per tutta risposta ci è
stato detto che volevamo cementificare la città. Invece volevamo rilanciare l’economia e lo
sviluppo”. Una diversa idea di ricostruzione che non è andata in porto; e allora ecco il capro
espiatorio: il sindaco de L’Aquila. “E’ passato solo un anno dai giorni del G8 e da quando – ribatte
Cialente - tutti i rappresentanti politici e di Governo venivano all’Aquila a incontrami. Mai avrei
pensato, allora, che solo dopo 15 mesi avrei dovuto difendermi, e avrei dovuto difendere la mia
comunità, da accuse vergognose e da una violenza immotivata che, come tutto il mondo ha visto,
purtroppo non è stata solo verbale”. I 5.000 sbarcati a Roma, non chiedono la luna: sospensione di
tasse e tributi, sostegno all'occupazione e all’economia. Richieste che l’opposizione parlamentare fa
proprie. “Istituzione della zona franca, sospensione per tutti di tasse e contributi, e soprattutto una
legge organica che permetta di superare il metodo emergenziale restituendo le competenze agli enti
locali e individuando le coperture finanziarie oggi mancanti”; queste le proposte di Mario Staderini,
segretario di Radicali Italiani. “Le cronache di queste settimane – aggiunge -dovrebbero convincere
il Presidente Berlusconi che il modello ‘Protezione civile’ sia da abbandonare per restituire
competenze alle istituzioni democratiche ed alla partecipazione dei cittadini. Non certo prendendo a
manganellate chi è venuto a Roma solo per manifestare”. Richieste che parzialmente vengono
accolte. Gli aquilani, fa sapere il governo, avranno la possibilità di diluire in 10 anni, anziché nei 5
oggi previsti, la restituzione dei tributi e dei contributi non versati. Una prima risposta. Ma c’era
bisogno di una manifestazione, di qualche manganellata, di far passare gli aquilani come gente
strumentalizzata dai centri sociali prima di cambiare idea? “La verità - dichiara Maurizio
Migliavacca, coordinatore della segreteria del Pd - è che, spenti i riflettori dei media ed emersa la
realtà del dopo terremoto, il governo ha abbandonato a loro stessi gli aquilani”.
Una verità di parte, se è vero che la protesta degli aquilani era, indifferentemente, rivolta a destra e
a sinistra.
Giovanni Greco
Carceri, è tempo di decidere
Ad agosto il numero dei detenuti potrebbe raggiungere quota 70 mila, circa 35 mila in più
rispetto alla capienza delle carceri italiane – argomento al centro di una trasmissione di
Unis@und
Salerno (9 giugno 2010).- Carceri, mai così piene come in questo periodo. I detenuti sono 68.500,
quasi 30 mila in più rispetto alla capienza regolamentare. In questa speciale fotografia dietro le
sbarre il nostro paese figura all'ultimo posto anche dopo i 47 Stati del Consiglio d'Europa (compresi
Cipro, Serbia e Russia). Ci sono regioni dove il numero di detenuti è quasi il doppio di quello
consentito: in Emilia Romagna il tasso di affollamento è del 193%. In Lombardia, Sicilia, Veneto e
Friuli è intorno al 160%. Se la tendenza dovesse continuare, a fine anno avremo 70 mila detenuti.
Nel giugno del 2012 raggiungeremo le 100 mila unità, con tassi di detenzione paragonabili ai paesi
dell'est europeo. Oggi i detenuti sono più o meno 100 ogni 100 mila persone.
Condizioni intollerabili che sono state evidenziate dall'Europa, come sottolinea l'europarlamentare
Rita Borsellino . "L'Italia - sottolinea l'europarlamentare in una intervista rilasciata a Unis@und, la
web radio dell'Ateneo salernitano - più di una volta è stata richiamata e condannata per le
condizioni in cui versano le carceri del nostro Paese". Si badi bene, precisa la Borsellino, "questo
succede da noi ma anche in altri paesi europei dove purtroppo le condizioni carcerari non
rispondono a quelli che dovrebbero essere i parametri obbligatori" e il "rispetto della dignità
umana". Il Parlamento europeo, quindi, non può intervenire sull'attività dei singoli stati; sono i
parlamentari che possono presentare interrogazioni, singole o di gruppo. Ma niente di più. Le
sanzioni, però, possono giungere dalla Corte di Strasburgo. Anche se spesso i singoli Stati fanno
orecchie da mercante e continuano nella loro azione. E allora? In questo caso "ci si trova in una
situazione di deficit nei confronti dell'Europa", afferoma l'onorevole Borsellino. Un dato
sicuramente, negativo che, però, interessa diversi paesi. "Siamo in presenza di un fenomenoaggiunge Borsellino - presente in diversi paesi europei, ma con delle differenze tra i vari Stati. Il
Portogallo, per esempio, ha fatto ricorso alle misure alternative con buoni risultati. La Francia ha
utilizzato molto di più il braccialetto elettronico che da noi è rimasto solo un tentativo (circa 400
braccialetti il cui costo, pari a 11 milioni l'anno, grava sull'intera comunità. Il contratto siglato con
la Telecom, che scadrà nel 2011, prevede, infatti, una cifra di 110 milioni di euro, N.d.R.)". Allora
come intervenire per contenere il sovraffollamento? "Il modo più banale di rispondere - prosegue la
Borsellino - è quello di incrementare l'edilizia carceraria. Non è così per due motivi: perché
costruire altre carceri richiede molto tempo e molto denaro" difficile da reperire in un periodo di
crisi; e, soprattutto, perché si lede la "dignità umana". La carcerazione deve essere considerata come
"ultima ratio", precisa l'europarlamentare che aggiunge: "tenga presente che da noi la stragrande
maggioranza dei detenuti si trova in carcere perché in attesa di giudizio o per problemi legati alla
droga. Non parlo degli spacciatori ma dei tossicodipendenti la cui maggioranza si trova nelle carceri
e non nelle comunità di recupero". Misure alternative, quindi, per poter ridurre la pressione che
aumenta negli istituti di pena italiani. Come un maggior ricorso agli "arresti domiciliari", anche se
in questo caso ci vorrebbe un congruo numero di "personale in grado di controllare". I numeri
dell'intollerabilità sono, quindi, anche quelli dei pochi soldi investiti per la gestione delle carceri e
per assicurare condizioni di vita dignitose al personale. Oltre ai 68 mila detenuti ci sono anche
45.112 poliziotti penitenziari in organico. Di questi 40.112 sono i poliziotti che lavorano
effettivamente per l'amministrazione penitenziaria al netto di distacchi e assenze di vario tipo. Tra le
situazioni regionali di maggiore disagio vanno segnalate quelle del Piemonte, Veneto, Emilia
Romagna e Sardegna. Per un sud che non ha carenze di organico (a Bari l'organico amministrato è
superiore di 30 unità a quello previsto dalla pianta organica; Lazio e Campania sono in
sovrannumero) vi è un nord dove la situazione è drammatica (a Padova nuovo complesso mancano
78 unità, a Tolmezzo 38, a Torino 187, a Brescia 155). Si tratta di eredità del passato difficili da
gestire. I dirigenti in servizio effettivo sono invece 512, ossia uno ogni 123 detenuti. Gli educatori
sono 777 di cui più o meno 400 lavorano effettivamente nelle carceri, ossia uno ogni 157 detenuti.
Gli assistenti sociali sono 1140 di cui circa 900 lavorano negli Uffici per l'esecuzione penale
esterna, ossia un assistente sociale ogni 70 detenuti. La crisi carceraria italiana è, quindi, un mix di
diversi elementi: sovraffollamento, ridotto numero di polizia penitenziaria, un alto numero (il
52,2% del totale) di detenuti in regime di custodia cautelare, ovvero in una situazione teoricamente
eccezionale; una presenza di stranieri che supera le 23 mila unità. Torture, violenze, morti e suicidi
fanno da contorno a questa situazione veramente difficile che con il caldo alle porte rischia di
diventare esplosiva. Di tutto questo si è parlato nella trasmissione "Pianeta carcere- oltre il
tollerabile" che Unis@und, la web radio dell'Università di Salerno, ha mandato in onda lo scorso 8
giugno. Una trasmissione seguitissima alla quale hanno preso parte i parlamentari Guido Melis,
Donatella Poretti, Federico Palomba e Rita Borsellino; Claudio Flores, dirigente provveditorato
regionale amministrazione penitenziaria della Campania e direttore ufficio detenuti, Alfredo
Stendardo, direttore della casa circondariale di Salerno, Daniela de Robert presidente di Vic Caritas,
Alessio Scandurra dell'associazione Antigone, Leo Beneduci, segretario del sindacato OSAPP,
Irene Testa, segretario dell'associazione 'Detenuto Ignoto', Ornella Favaro, direttore della rivista
'Ristretti Orizzonti', Sergio Giovagnoli, dirigente dell'Arci, Beppe Battaglia, rappresentante
dell'associazione 'Liberarsi'. L'intera trasmissione può essere ascoltata o scaricata cliccando su
http://iunisa.unisa.it/podcast-16-2-6.html.
Giovanni Greco
Eventi naturali, rischio Italia
Un pericolo che interessa tutto il Belpaese ma che vede particolarmente a rischio il Trentino
Alto Adige, la Campania, la Sicilia ed il Piemonte
Roma, (28 maggio 2010).- L'Italia è un Emmental, il formaggio tanto caro agli svizzeri. Solo che i
buchi dovranno essere chiusi rapidamente per evitare di vivere nuove tragedie come quelle di
Messina e di Ischia, solo per citare i casi più conosciuti. Episodi che testimoniano la fragilità del
territorio nazionale. I problemi connessi al rischio idrogeologico diventano, infatti, anno dopo anno,
più gravi e preoccupanti per il nostro Paese. E rappresentano un problema di grande rilevanza sia
per il numero di vittime sia per i danni causati alle infrastrutture, come confermano anche i dati
raccolti in un catalogo storico con informazioni di eventi con danni diretti alla popolazione dal 671
d.C e aggiornato dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr. "Abbiamo
utilizzato questo catalogo storico, unico nel suo genere", spiega Fausto Guzzetti, direttore dell'IrpiCnr, "per aggiornare le statistiche nazionali sulla probabilità che un evento di frana e inondazione
causi un dato numero di vittime e abbiamo prodotto per la prima volta delle statistiche a livello
regionale". Secondo una indagine condotta da Legambiente, il rischio frane e alluvioni interessa
praticamente tutto il territorio nazionale. Sono ben 5.581 i comuni a rischio idrogeologico, il 70%
del totale dei comuni italiani, di cui 1.700 a rischio frana, 1.285 a rischio di alluvione e 2.596 a
rischio sia di frana che di alluvione. Il nostro territorio è reso ancora più fragile dall'abusivismo, dal
disboscamento dei versanti e dall'urbanizzazione irrazionale.
Sebbene il pericolo frane e inondazioni colpisca un po' tutto il territorio - dal 1950 al 2008 le
vittime di eventi franosi in tutto il territorio nazionale sono state oltre 6380 e quelle delle alluvioni
oltre 269, - le regioni più esposte sono il Trentino Alto Adige e la Campania. Prendendo in
considerazione gli ultimi 60 anni il Trentino si trova al primo posto per numero di vittime (675),
dovute a 198 eventi franosi. In Campania 231 eventi con 431 vittime; sempre nello stesso periodo di
tempo gli eventi franosi in Sicilia sono stati 33 con 374 vittime. Il Piemonte ha avuto 88 eventi
franosi e 252 vittime. Un discorso a parte il Veneto dove, nel 1963, un solo evento (quello del
Vajont) causò più di 1700 vittime. Se si passa a considerare gli eventi di inondazioni le Regioni più
interessate sono Piemonte (73 eventi alluvionali e 235 vittime); Campania (59 eventi e 211 vittime);
Toscana (51 eventi e 456 vittime: un numero caratterizzato dalla inondazione dell'Arno del 1966) e
Calabria ( 37 eventi e 517 vittime). "Oltre a questo catalogo storico", aggiunge Guzzetti," abbiamo
compilato un catalogo nazionale e stiamo lavorando a una serie di cataloghi regionali su eventi di
pioggia che hanno prodotto frane: Ad oggi ci sono informazioni su 1025 eventi che serviranno per
valutare la stima di soglia pluviometrica per l'innesco di movimenti franosi". Un quadro storico
permette di capire meglio il comportamento del territorio. Resta il fatto che se da una parte non si
può impedire alla natura di fare il suo corso (tanto le frane che le alluvioni sono fenomeni naturali,
parte integrante dell'evoluzione del territorio), sicuramente si devono e si possono evitare gli
immensi disastri sul territorio, operando per mitigare il rischio e limitando i danni e i pericoli per i
cittadini in caso di calamità. "Abusivismo edilizio, estrazione illegale di inerti e cementificazione
degli alvei - aggiunge Legambiente - contribuiscono in maniera determinante a sconvolgere l'assetto
idraulico del territorio. Accanto a questi fattori l'urbanizzazione diffusa e caotica, l'eccessiva
antropizzazione delle aree a rischio, determinano un'amplificazione del rischio in caso di calamità
naturali". Ruolo fondamentale assume l'informazione, la capacità di tenere al corrente la
popolazione sui rischi che riguardano il territorio, sui comportamenti da adottare in caso di pericolo
e sui contenuti del piano d'emergenza, la formazione del personale e l'organizzazione di
esercitazioni per testare l'efficienza del sistema locale di protezione civile rappresentano attività di
primaria importanza che i comuni dovrebbero svolgere. L'obiettivo è quello di evitare il panico e
capire, in caso di emergenza, cosa si deve fare e dove si deve andare. Già questo rappresenta un
fondamentale parametro di sicurezza, e costituisce, infatti, l'elemento che in caso di calamità può
salvare la vita. Eppure in Italia i comuni sono ancora in ritardo in questa fondamentale attività: il
26% delle amministrazioni ha organizzato iniziative dedicate all'informazione dei cittadini e il 29%
ha organizzato esercitazioni.
Giovanni Greco
Navi tossiche, partita aperta
Diffusa da Greenpeace una inchiesta che riassume vent’anni di traffico lungo le rotte del
Mediterraneo
Roma, (23 giugno 2010).- "Le navi tossiche: lo snodo italiano, l'area mediterranea e l'Africa", è
l'inchiesta diffusa da Greenpeace che riassume più di vent'anni di traffico di rifiuti tossici e
radioattivi. L'indagine si inserisce tra le attività dell'Osservatorio per un Mediterraneo libero da
veleni, istituito in Italia lo scorso febbraio da numerose Associazioni ambientaliste e del mondo
della pesca insieme a comitati e istituzioni. Per la prima volta vengono diffuse foto risalenti al 1997,
che dimostrano come centinaia di container di dubbia provenienza siano stati interrati nell'area
portuale di Eel Ma'aan in Somalia. Il porto somalo, a trenta chilometri da Mogadiscio, è stato
costruito da imprenditori italiani. Greenpeace ha ricevuto queste fotografie da un Pubblico
Ministero. L'inchiesta elenca numerosi casi di esportazione illegale di rifiuti pericolosi: alcuni sono
stati bloccati anche grazie a Greenpeace, mentre in altre occasioni questi vergognosi carichi sono
spariti, a volte "dispersi" in mare. Di molti, non abbiamo mai saputo nulla. Viene tracciata anche
l'evoluzione di questo traffico che, da attività individuali, si è organizzato in una "rete" di cui nomi
di persone e imprese sono spesso stati segnalati a investigatori e magistrati. In troppi l'hanno fatta
franca e il sospetto che "la rete" operi ancora oggi non può non affacciarsi. Dall'epoca delle prime
"navi dei veleni" (1987-1989), con nomi di navi ormai noti (dalla Lynx alla Radhost, alla Jolly
Rosso, Cunski, Rigel, solo per citarne alcune) si passa a nomi di soggetti imprenditoriali come la
ODM (Ocean Disposal Management), la Instrumag AG, la International Waste Group SA, la
Technological Research and Development Ltd basate in Svizzera, Lichtenstein, Inghilterra ma non
estranee alla creazione di imprese sussidiarie in esotici paradisi fiscali, come le British Virgin
Islands o Panama. Le 'vie' di questi traffici sono spesso tortuose; interessano Paesi esportatori
(l'Italia, ma anche altri Paesi europei), snodi più o meno noti (come la Romania) e si concludono in
posti assai diversi (dal Libano alla Somalia, da Haiti alla Costa d'Avorio) ma tutti accomunati da
una cronica carenza di infrastrutture e politiche di controllo e gestione dei rifiuti. Il capitolo delle
"navi dei veleni" (vedi la sezione 'archivio' di Diariosette) è tornato di recente alla ribalta per il
clamore, seguito da un assordante silenzio, intorno al presunto ritrovamento del relitto della nave
Cunski al largo di Cetraro, in Calabria, ufficialmente smantellata ad Alang (India), a seguito delle
dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Sui dubbi relativi all'identificazione del relitto con il
piroscafo "Città di Catania" (costruito quasi mezzo secolo prima e affondato durante la Prima
Guerra Mondiale) si è già espresso l'Osservatorio per un Mediterraneo libero da veleni, che è
costituito da una dozzina di associazioni. Per convalidare le osservazioni della Procura di Palmi
(Reggio Calabria), nell'ottobre del 2009 il governo italiano ha utilizzato una nave per le ricerche
sottomarine (Mare Oceano, N.d.R.) di proprietà di un gruppo armatoriale (Attanasio) uno dei cui
esponenti è stato coinvolto nel 'Caso Mills', ben noto alle cronache italiane. Ma dietro il caso
'Cunski' ci sarebbe anche qualcosa altro. Secondo elementi raccolti da Greenpeace, "il governo
italiano avrebbe respinto l'offerta da parte del Ministero della difesa britannico di mezzi e personale
tecnico altamente qualificati (e a quanto pare meno onerosi in termini economici di quelli della
Mare Oceano). Questa informazione non è mai stata resa pubblica. Come i termini del contratto con
la nave del gruppo Attanasio". Guai a pensare che tutto si sia finito in una bolla di sapone; che tutti
possano dormire sonni tranquilli; che il Mediterraneo sia un mare sicuro. Come denunciato
dall'Agenzia Europea dell'Ambiente in un rapporto del 2009, il traffico illegale di rifiuti tossici è un
problema ancora rilevante. L'Agenzia sostiene che la Convenzione di Basilea, che impone il divieto
dell'export di rifiuti tossici tra Paesi OCSE e non-OCSE, è ben lontana dall'essere pienamente
applicata. Greenpeace ritiene necessario che l'ONU verifichi la presenza di rifiuti tossici a Eel
Ma'aan e che l'UE aumenti le misure di sicurezza per la prevenzione della produzione e traffico di
rifiuti tossici. Inoltre, nel contesto delle attività dell'Osservatorio "Per un Mediterraneo libero dai
veleni" (costituito da una dozzina di associazioni), chiede al Governo italiano che si crei un
coordinamento tra le autorità investigative, un censimento delle attività già effettuate per la ricerca
dei relitti delle "navi dei veleni" e l'esecuzione di un eventuale, successivo piano per identificare e
rimuovere quanto più possibile i relitti pericolosi. "Abbiamo tutti il diritto di conoscere quello che è
stato faticosamente raccolto da chi ha indagato per far luce su questi traffici criminali", afferma
Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace: "Alcuni hanno pagato cara la ricerca
della verità su queste vicende, come Ilaria Alpi e Miriam Hrovatin, uccisi tre anni prima che
venissero scattate le foto che riveliamo. Ma ora esiste una mole impressionante di fatti e dati che,
anche se pur non ha prodotto una verità giudiziaria, può permettere la ricostruzione di una verità
storica ormai matura".
Giovanni Greco
Riconoscimenti per Etiope
L’agenzia ambientale degli Stati Uniti basa il suo rapporto 2010 sulle ricerche italiane per le
emissioni di metano in atmosfera
Roma, (11 maggio 2010).- Le pionieristiche ricerche sulle emissioni geologiche di metano, iniziate
negli anni '90 dal geologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Giuseppe
Etiope, hanno ottenuto un nuovo riconoscimento internazionale con la pubblicazione delle sue
valutazioni e analisi nel rapporto "Methane and Nitrous Oxide Emissions from Natural Sources", a
cura dell'EPA, l'Agenzia federale degli Stati Uniti per la Protezione Ambientale. Un intero capitolo
di questo rapporto è dedicato, per la prima volta, alle emissioni geologiche e su 194 pagine il nome
di Etiope è citato ben 106 volte. Tre anni fa (2007) i minuziosi bilanci di geogas elaborati dal dott.
Etiope erano stati recepiti nel corposo Quarto Rapporto sui Cambiamenti Climatici dell'IPCC
(Intergovernmental Panel on Climate Change), colmando così una vistosa lacuna. Il metano è uno
dei più attivi gas serra, con un efficienza riscaldante 30 volte maggiore rispetto a quella
dell'anidride carbonica. Per questo motivo, nella valutazione del contributo umano al riscaldamento
planetario, è essenziale distinguere quante emissioni di questo gas sono prodotte dalle attività
umane e quante dalle varie sorgenti naturali. Fra queste ultime, ci sono le paludi, il permafrost (lo
strato di terreno ghiacciato), gli incendi naturali, e le manifestazioni di gas di origine geologica,
come i "seeps" che si trovano nelle aree petrolifere, generalmente associati alle faglie. In
collaborazione con alcuni esperti stranieri Etiope ha da tempo intrapreso un paziente lavoro di
ricognizione in tutto il mondo, alla ricerca delle specifiche sorgenti geologiche di metano. Partendo
da questi dati sperimentali, ha poi estrapolato le emissioni geologiche globali.
Dott. Etiope, ci può dire, sia in termini percentuali che assoluti, quanto pesano, nell'ambito
delle emissioni naturali, quelle specificamente geologiche ?
Le emissioni geologiche di metano superano probabilmente i 50 milioni di tonnellate l'anno, il che
significa poco meno del 10% di tutte le emissioni di metano; esse rappresentano la più grande fonte
naturale di metano per l'atmosfera, dopo le paludi.
Quali sono le maggiori emissioni geologiche di metano, e dove sono localizzate?
Le maggiori emissioni si trovano nelle aree petrolifere, dove il gas naturale risale spontaneamente
lungo le faglie e attraverso rocce fratturate. Ovunque ci sono giacimenti di petrolio o gas naturale, è
facile avere in superficie vari tipi di manifestazioni gassose, più o meno grandi, come i vulcani di
fango, oppure è possibile misurare con appositi strumenti una esalazione invisibile dal suolo, una
sorta di respiro non "biologico" ma "geologico". Poi esistono manifestazioni di gas nelle aree
geotermiche e vulcaniche, ma i vulcani non sono molto importanti, poiché i loro gas contengono
piccole quantità di metano.
Le emissioni geologiche di metano sono importanti anche in Italia, a livello nazionale ?
In Italia vi sono numerose manifestazioni petrolifere e geotermiche, ma è necessario eseguire molte
misure per arrivare ad una stima nazionale; i primi dati però suggeriscono che anche per l'Italia il
contributo geologico è probabilmente pari al 10% delle emissioni totali nazionali.
Lei ha collaborato al quarto rapporto IPCC. In relazione alle recenti polemiche su alcuni
errori riscontrati in questa opera, in particolare riguardo allo scioglimento dei ghiacciai
himalaiani, pensa che si tratti di sviste o di allarmi intenzionali ? Insomma, a suo parere, ci
possiamo fidare dell'IPCC?
L'IPCC è un organismo internazionale con una funzione molto importante, ma non è un organismo
che fa ricerca scientifica e certi rapporti o affermazioni non rispecchiano in maniera rigorosa certi
studi. Un conto è il rapporto tecnico-scientifico, pubblicato in genere ogni 4 anni, che passa
attraverso la valutazione di numerosi ricercatori; un conto sono i "riassunti" fatti per i policy makers
e le istituzioni politiche; questi riassunti possono enfatizzare un aspetto piuttosto che un altro, con
interpretazioni che spesso non sono condivise completamente dagli stessi autori del rapporto
scientifico. Tutte le affermazioni dell'IPCC che sono indipendenti e al di fuori dei rapporti
scientifici possono essere il frutto di iniziativa di pochi e non hanno un valore scientifico
dimostrato. Il rapporto scientifico invece si.
Forti, dopo il successo la prigione
Nel documentario ‘Il sorriso della Medusa’ definì la polizia californiana ‘corrotta’ – fu l’inizio
della fine per il noto campione di windsurf
Roma (9 giugno 2010).- 50 anni, trentino, campione di windsurf e dei telequiz di Mike Bongiorno,
produttore televisivo e cineoperatore d'assalto, Enrico Forti (detto Chico) è rinchiuso in un
supercarcere di massima sicurezza, a due passi da Miami. Sono trascorsi 10 anni da quando ha
varcato quella soglia ma Chico non farà più il percorso inverso se l'Italia non farà qualcosa per
toglierlo dai pasticci. E' riuscito ad evitare la sedia elettrica, ma gli hanno dato l'ergastolo, senza
appello. L'accusa è di omicidio di primo grado ai danni di Dale Pike, figlio di un albergatore di
Ibiza, Anthony John Pike con il quale Forti aveva in corso una trattativa per l'acquisto di un albergo.
Pike jr. viene trovato in una spiaggia a qualche decina di chilometri dal luogo in cui Forti lo aveva
lasciato la sera prima. Chico viene arrestato e poi rilasciato dopo alcuni giorni con due accuse: la
prima di omicidio e la seconda, che viene presto a cadere, di frode in relazione all'acquisto del
complesso alberghiero. Una vicenda caratterizzata da indagini poco chiare e omissive da parte della
polizia locale. "Chico - scrivono gli amici che hanno dato vita ad una sito web e ad una pagina su
Facebook- fu interrogato per rispondere dell'omicidio Pike senza l'assistenza di un legale, gli
stracciarono la foto dei figli in faccia asserendo che non li avrebbe rivisti mai piu': una sentenza gia'
scritta prima che venisse firmata dal giudice! Diversi test (DNA e macchina della verita') provarono
l'estraneita' di Chico all'omicidio ma l'accusa suppose che fosse il mandante ma senza esibire alcuna
prova ed essere supportata da un movente attendibile, solo sospetti!" e una ingenuità: aver
dichiarato di non conoscere la vittima. "Una bugia - si legge nella interrogazione parlamentare
presentata dal senatore Giacomo Santini - detta nel paese sbagliato, nel momento sbagliato ed alle
persone sbagliate". Una storia assurda, su cui ha pesato la 'ruggine' tra Forti e la polizia locale. I
contrasti erano sorti all'epoca dell'omicidio dello stilista Versace e del suicidio di Cunanan; Forti,
sia in servizi televisivi che nel suo documentario 'Il sorriso della medusa', definì la polizia
"corrotta", insinuando che avrebbe confuso le acque per salvare i veri colpevoli. La sua storia,
quindi, è legata a doppio filo all'omicidio di Gianni Versace, avvenuto il 15 luglio 1997, a Miami
Beach, due chilometri in linea d'aria dal luogo dove, sette mesi dopo (il 15 febbraio 1998), fu
trovato cadavere Dale Pike, l'uomo che secondo la giustizia americana è stato ucciso da Forti.
Ucciso fra l'altro con lo stesso tipo di pistola che esplose i suoi colpi mortali contro Versace; due
proiettili in testa, come per Pike. Ma non era stato il gigolò omosessuale Andrew Cunanan, poi
suicida in una casa galleggiante di Miami, ad ammazzare Versace? Non per tutti. E tra questi c'è
Chico Forti che indagò, acquistò addirittura la casa galleggiante dove fu trovato cadavere Cunanan
(casa poi misteriosamente affondata), andò a ficcare il naso in luoghi proibiti e sul giallo di Miami
girò un cortometraggio, Il sorriso della Medusa, trasmesso in Italia da Raitre. In quel filmato Forti
demolì, in dieci punti, l'ipotesi ufficiale. "Quello che ho dimostrato - ripete ancora oggi Chico - è
che sulla house boat Cunanan è stato portato già morto. La storia del suo suicidio è una farsa".
Quando fece sapere di voler girare un documentario sulla vicenda, qualcuno gli disse di fare
attenzione. Non era una partita di poker ma una vera e propria roulette russa. E l'aver messo a nudo
la superficialità e la corruzione della polizia americana è stato come scavarsi la fossa con le proprie
mani. Vero o falso sta di fatto che durante l'interrogatorio un poliziotto lo avrebbe apostrofato in
modo indelebile come si fa con gli animali quando vengono marchiati a fuoco. "Tu sei l'italiano che
ha detto che la polizia di Miami è corrotta?" pronuncia una guardia che aggiunge: "non vedrai più i
tuoi figli". Un caso? Forse. Ma sta di fatto che Forti è in carcere da dieci anni e che rischia di morire
tra quelle quattro mura di una stanzetta di cinque metri quadrati. E anche su Chico sembra essere
calato il silenzio. Non quello dei tanti amici che continuano a mantenere alta l'attenzione attraverso
i numerosi messaggi inviati con Facebook; mi riferisco al silenzio, pesante e significativo, di chi ci
governa. Britel Kassim, Giuseppe Ammirabile, Carlo Parlanti e Chico Forti sono la punta di un
iceberg costituito da circa 3 mila italiani. Italiani dimenticati che attendono un segno di solidarietà
da parte dello Stato. Famiglie rovinate e abbandonate. Che vergogna!
Giovanni Greco
Nasce la Biblioteca dei Parchi
Primo tassello del Progetto "Rete delle Biblioteche" che coinvolge tutte le Aree Protette
Liguri. Capofila è il parco di Portofino
Genova, (17 maggio 2010).-Biblioteca dei Parchi: dietro questo nome si cela la volontà di mettere
in rete le 'Biblioteche delle aree protette" della Liguria. Il progetto coinvolge tutte le Aree Protette
Liguri chiamato "Rete delle Biblioteche", di cui è capofila il Parco di Portofino. Obiettivo
dichiarato è la qualificazione e la promozione sul territorio, a livello regionale e locale, delle
Biblioteche delle Aree Protette Liguri, come fonte di "servizio" al territorio, di "attrattiva culturale"
dello stesso. L'attività, coordinata dal Parco di Portofino, consiste nell'affiancare le Aree protette
nell'adesione al Sistema Bibliotecario Nazionale e nella catalogazione dei materiali secondo le
regole e il software SBN, ed anche di curare l'incrementazione e l'accessibilità delle biblioteche una
volta istituite, creando una rete culturale sul territorio ligure. Una rete che favorisca la
sensibilizzazione sui temi delle Aree protette, della tutela e valorizzazione della natura, dello
sviluppo sostenibile e delle tradizioni del territorio. La Biblioteca del Servizio Parchi ed Aree
Protette della Regione Liguria ("Biblioteca dei Parchi") sarà adesso ospitata dalla Biblioteca del
Consiglio regionale, che ne curerà la gestione, assistendo i lettori nella visione del materiale e
provvedendo ai prestiti. È in corso di ultimazione la catalogazione SBN degli oltre duemila volumi
inventariati: un importante lavoro ha portato ad avere, attualmente, 1.500 elementi catalogati e,
quindi, fruibili al pubblico. Gli argomenti dei testi ospitati sono moltissimi ma tutti, o quasi, vertono
sulla tutela, valorizzazione e fruizione dell'ambiente. La maggior parte riguarda, in particolare, le
aree protette della Liguria e d'Italia, la zoologia, la botanica, la cultura del territorio, il paesaggio e
l'urbanistica. Oltre ai libri vi si trova anche materiale multimediale (Vhs e Dvd) e molti elaborati
inediti, come tesi di laurea e studi scientifici riguardanti le Aree Protette liguri. La Biblioteca del
Consiglio regionale è funzionale all'attività dell'Assemblea legislativa e della Giunta regionale ed è
aperta al pubblico, studenti e ricercatori. La Biblioteca comprende monografie specializzate ed è
suddivisa nelle sezioni "Identità ligure", "Giuridicoeconomica", "Cultura generale", "Mediterraneo"
e "Multimediale", e ha un'ampissima sezione dedicata alla stampa locale, nazionale ed
internazionale e di riviste specializzate. Rientra nell'azione di diffusione della cultura ligure da parte
della Biblioteca dell'Assemblea valorizzare fondi librari tra cui quello della Biblioteca dei Parchi,
che costituisce senza dubbio un grande valore scientifico. La Biblioteca dei Parchi sarà messa a
disposizione del pubblico, sia per la consultazione che per il prestito librario ed interbibliotecario.
Arte nel cuore di Salerno
La Camera di Commercio di Salerno apre le porte della storica sede di via Roma
Salerno, (28 maggio 2010).- Con l'iniziativa "Opere in Camera. Una collezione d'arte nel cuore
della Salerno moderna", la Camera di Commercio di Salerno apre le porte della storica sede di via
Roma per mostrare al pubblico la propria collezione di dipinti e di sculture, con apposite visite
guidate in programma nei giorni 4, 5, 6 e 11,12,13 giugno 2010. "Con quest''evento - afferma il
presidente Augusto Strianese -la Camera di Commercio di Salerno persegue l'indirizzo che dal suo
costituirsi connota la politica culturale dell'Ente, rinnovando il profondo legame che da sempre ha
visto lo storico Palazzo, progettato da Arturo Gasparri a metà degli anni Dieci, luogo della realtà
culturale e sociale della nostra amata città e della sua provincia". La manifestazione scandirà i primi
due weekend di giugno ed offrirà la possibilità alla cittadinanza di vedere con visite guidate le
opere, dipinti, disegni e sculture, conservate nel Palazzo della Camera, mostrando, sottolinea il
segretario generale Raffaele De Sio, "una parte dell'intera collezione le opere che maggiormente
riassumono le esperienze artistiche e culturali che hanno connotato la Salerno della prima metà del
Ventesimo secolo. Una scelta che si articola seguendo la traccia dell'ampia schedatura che l'Ente
camerale ha realizzato di recente sul proprio patrimonio". La serata inaugurale è fissata per le
17.30 del 4 giugno quando sarà Augusto Strianese, presidente della Camera di Commercio di
Salerno, e Massimo Bignardi, docente presso l'Università degli Studi di Siena, presenteranno
l'iniziativa. "La Camera di Commercio di Salerno apre oggi le porte della storica sede di via Roma
per mostrare, agli 'sguardi' della contemporaneità - sottolinea Massimo Bignardi ordinatore
scientifico della manifestazione -, la sua collezione di dipinti e di sculture, nella piena
consapevolezza di partecipare al processo di sinergie culturali che, da qualche decennio, disegna la
nuova realtà salernitana. Apre al pubblico le porte di un patrimonio che testimonia del suo
attraversare il corpo di un secolo, il Novecento, con le novità, le vicende, i drammi e le conquiste di
nuove frontiere. Tutto ciò inquadrando, uno dopo l'altro, i dipinti e le sculture, i disegni, le grafiche
e le ceramiche. È una collezione, dunque, che offre la giusta prospettiva dalla quale guardare lo
svolgersi del dibattito artistico in città e in provincia nella prima metà del Ventesimo secolo,
accogliendone le contraddizioni, i ritardi, gli slanci e le aperture; essa testimonia, altresì, della
volontà dell'Ente camerale di essere parte attiva di una realtà culturale e sociale". Le visite saranno
possibili, per gruppi precostituiti ed in fasce orarie stabilite (venerdì 19,00-22,00, sabato 17,0020,00, domenica 10,00-13,00), nei giorni 4, 5, 6, 11, 12 e 13 giugno. Per partecipare è necessario
effettuare la prenotazione telefonando al numero 089.3068156 nelle seguenti fasce orarie:
lunedì/giovedì 9.00/14.00 - 15.00/18.00, venerdì 09.00/14.00.
"Aprire uno spazio alla fruizione del pubblico; aprirlo per avviare l'energia di un circolo virtuoso
che, sono certo, spingerà altri Enti e istituzioni a rendere partecipe la comunità delle proprie
collezioni d'arte. Il progetto - aggiunge Strianese -che sollecita infatti a dar vita ad una sorta di area
museale, non più concepita come spazio destinato alla curiosità di pochi studiosi, bensì quale forza
attiva di nuove iniziative, specchio di quella città ideale che ciascuno di noi prefigura nella sua
immaginazione".
Paolo Rocca
Tariffe elettriche? 'verdi' solo sulla carta
Roma, (23 giugno 2010).- Si parla da anni di tariffe elettriche "verdi". Un pressing pubblicitario
sempre più incalzante rivolto ai consumatori che pensano di sottoscrivere contratti per la fornitura
di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. In realtà secondo Altroconsumo, associazione
indipendente di consumatori, "si tratta solo di un'operazione di carattere commerciale che non
incide significativamente sull'aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. I
sottoscrittori di tariffe verdi utilizzano la stessa energia che utilizzano gli altri. Solo un quinto
dell'elettricità prodotta deriva da fonti alternative e non esistono garanzie sufficienti che attestino
con certezza l'origine da fonti rinnovabili dell'energia venduta".Da tempo in bolletta tutti
contribuiscono al finanziamento della produzione di energia da fonti rinnovabili: il 4,5% di quello
che paghiamo contribuisce ad incentivare gli investimenti nel settore. Per Altroconsumo le tariffe
verdi potranno considerarsi veramente tali solo il giorno in cui impegneranno gli operatori ad
aumentare ulteriormente gli investimenti nella produzione di energia rinnovabile e a stimolare
azioni concrete di riduzione generale dei consumi. Altroconsumo ha voluto fare un confronto fra le
tariffe verdi più convenienti offerte dalle aziende, la tariffa stabilita dall'Autorità per l'energia
(destinata al mercato tutelato) e la più economica in assoluto delle tariffe presenti sul mercato libero
per valutarne la convenienza. Il risultato è che, dal punto di vista economico, le tariffe che
promettono la tutela dell'ambiente possono far risparmiare rispetto a quella del mercato tutelato pur
non essendo le più convenienti in assoluto. A una settimana dall'entrata in vigore della bioraria sul
sito www.altroconsumo.it è disponibile un vademecum per aiutare i consumatori ad adeguarsi ai
nuovi piani tariffari e un calcolatore per scegliere la tariffa che meglio si adatta alle proprie
abitudini di consumo. La casella di posta elettronica [email protected] e un modulo online
sono attivi per tutte le segnalazioni di anomalie relative al passaggio alla bioraria. Il tema
dell'energia sarà al centro del dibattito organizzato a Milano da Altroconsumo - 1 luglio 2010 dalle
14:30 alle 18:30, Sala delle Colonne, Palazzo dei Giureconsulti, p.za Mercanti 2 - nell'ambito della
campagna "Controcorrente" con l'obiettivo di fare luce sulla possibilità di scelta dei consumatori nel
mercato elettrico, sulla convenienza e la chiarezza delle offerte praticate, sulle regole e
sull'esperienza di altri Paesi.
Salerno, verso lo sciopero
Roma, (23 giugno 2010 ).- La Cgil chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico e
privato allo sciopero generale contro la manovra correttiva varata dal Governo previsto per venerdì
prossimo, 25 giugno. L'appuntamento è a Napoli, Piazza Mancini, alle ore 9.00: da lì si dispiegherà
il corteo che si concluderà a Piazza Matteotti dove è previsto l'intervento del segretario confederale
Fulvio Fammoni. Dalla nostra provincia si muoveranno 52 pullman organizzati dalle diverse
categorie. Gli orari delle partenze variano a seconda delle zone. Da Sapri e da Vallo della Lucania si
partirà alle 6.00; da Agropoli alle 6.30 e da Battipaglia alle 7,00. A Salerno, dove i punti di raccolta
sono Piazza della Concordia, il Centro Sociale e Fratte, l'orario di partenza è fissato per le 7,15.
Stesso orario per i bus di Baronissi e Mercato San Severino. Alle 7.30 si partirà, invece, da tutti i
comuni dell'agro nocerino sarnese. "Dopo la grande manifestazione del 12 giugno scorso - afferma
Franco Tavella, segretario generale Cgil Salerno - prosegue la mobilitazione in difesa
dell'occupazione, della crescita e dello sviluppo. Con la manovra correttiva, infatti, il Governo ha
scelto di colpire solo i lavoratori e le lavoratrici, i precari, i pensionati. Saremo in Piazza anche per
un intervento a sostegno dei giovani, che pagano amaramente il prezzo della crisi, e contro i tagli a
Regioni e Comuni che potrebbero rapidamente portare alla diminuzione dei servizi e ad aumentare
le tasse locali e le spese per le famiglia. Il 60% della manovra, pari a 14 miliardi di tagli, infatti,
grava sui bilanci degli Enti Locali che dovranno contestualmente far fronte alla diminuzione delle
risorse ed al rispetto del Patto di Stabilità. Ecco perché - conclude Tavella - ci auguriamo che alla
manifestazione di venerdì aderiscano tanti sindaci e tanti amministratori locali".
Alla Di Mieri il premio 'Arte in Pasticceria'
Teggiano, (23 giugno 2010).- È stata Carmen Di Mieri, giovane pasticciera di Teggiano (SA), ad
aggiudicarsi il primo posto di "Arte in pasticceria" 2010, la "gustosa" competizione aperta ai
pasticcieri operanti nella provincia di Salerno regolarmente iscritti alla Camera di Commercio. La
fase conclusiva dell'evento s'è svolto nell'intera giornata di ieri presso il Convento di Sant'Antonio a
Polla recentemente restaurato. Ad organizzarlo la Camera di Commercio di Salerno, in
collaborazione con CasartigianiSalerno, la Provincia di Salerno ed il Comune di Polla. Carmen Di
Mieri (nella foto) ha battuto la concorrenza di oltre 30 pasticcieri giudicati da una giuria composta
da maestri pasticcieri, tra i quali Domenico Manfredi, più volte vincitore di concorsi internazionali
legati all'arte nella pasticceria, e da sommelier e degustatori professionisti operanti nella provincia
di Salerno. A dirigere le operazioni di degustazione ed esposizione delle leccornie preparate dai
pasticcieri, il giornalista RAI del TG1 Attilio Romita, che con simpatia e inaspettata competenza ha
saputo districarsi egregiamente nella conduzione di una spumeggiante quanto serata tra ingredienti
base e tradizioni locali. "Sono molto emozionata, davvero una bella soddisfazione", ha commentato
la giovane Di Mieri che ha aggiunto: "dietro la mia mousse al cioccolato e cannella, con croccante
alla nocciola c'è stato davvero un duro lavoro, e sono felice per il premio. Ah, ovviamente c'è anche
un altro ingrediente 'segreto' che sono sicura ha fatto breccia nei giurati dandomi la vittoria". Per un
Attilio Romita deliziato da tanta arte infine, si è trattato di una giornata perfetta sotto più aspetti.
"Questo evento ha - ha detto il più noto tra i mezzibusti Rai - ha saputo coniugare tante situazioni
vincenti. Il convento, appena restaurato, è un sito unico nel Mezzogiorno d'Italia che vale la pena
essere visitato. I pasticceri si sono dati battaglia con una vera e propria dimostrazione artistica. La
gente poi ha risposto nel migliore dei modi gratificando questi professionisti che lavorano duro tutto
l'anno nei loro laboratori". E la gente? La gente ha certamente gradito. Prova ne sia l'assalto all'arma
bianca portato da tutti i presenti ai dolci quando la giuria si è ritirata per decidere il vincitore. Per
loro poche parole e tanti eloquenti "uhmmm...".
Giornata per i diversamente abili
Pontecagnano, Salerno (20 giugno 2010).- Ragazzi e ragazze diversamente abili provenienti da tutta
la provincia si sono ritrovati, questa mattina, a Pontecagnano Faiano per la 21° giornata loro
dedicata. Una manifestazione organizzata dall'Arci Pesca Fisa che, anno dopo anno, riscuote sempre
maggior successo. Da mattina a sera oltre 140 disabili sono stati impegnati in danze, canti e tanto
sport. I soci dell'Arci, infatti, hanno provveduto a montare nello spazio antistante la Scuola Media
"Picentia", cornice della manifestazione, due piscine in cui tutti hanno potuto pescare delle trote
aiutati dalle mani esperte dei pescatori e degli appassionati dell'Arci Pesca Fisa di Pontecagnano.
"E' stata una giornata di festa: nelle gare non ci sono stati né vincitori né vinti - ha commentato il
presidente dell'Arci Pesca Fisa di Pontecagnano Faiano, Francesco Borzacchiello - unica grande
trionfatrice è stata la solidarietà. Oggi più che mai, infatti, è necessario guardare al prossimo e
cercare di alleviare i problemi altrui. Noi speriamo di aver regalato qualche sorriso e un po' di
spensieratezza a queste persone. L'Arci è sempre attenta al sociale e la longevità di questa
manifestazione ne è la testimonianza". Tra una gara e l'altra c'è stato anche lo spazio per la
riflessione e le proposte. Durante una tavola rotonda cui hanno partecipato, tra gli altri, Roberto
Brusa, coordinatore cittadino del Partito Democratico, Domenico di Giorgio, sindaco di
Montecorvino Pugliano e Mimmo Mutariello, consigliere comunale di Piontecagnano Faiano, il
Presidente Regionale dell'Arci Pesca Fisa, Giorgio Montagna, ha lanciato ai presenti una proposta
molto interessante: "E' necessario - ha sottolineato Montagna - creare spazi sociali sulle coste in cui
sia possibile creare aggregazione per i diversamente abili e non solo. Noi abbiamo una grande
risorsa che è il mare, ma non la rispettiamo né la consideriamo a dovere. Con il contributo del
mondo dell'associazionismo, degli Enti e delle Istituzioni sarebbe possibile rivalutare le nostre coste
e creare luoghi in cui impegnare i diversamente abili in sport come il canottaggio, la pesca, la vela".
Il Gridas lancia un SoS
C’è una ingiunzione di sgombero per l’associazione culturale che deve, entro il 6 luglio,
abbandonare i locali di via Monte Rosa
Napoli (23 giugno 2010).- In Campania rischia di spegnersi un'altra voce. E' quella del Gridas,
l'associazione culturale che ha sede in via Monterosa. Il Gridas opera ininterrottamente da quasi 30
anni a Napoli e si è caratterizzato soprattutto per gli oltre 250 murales realizzati in ogni parte
d'Italia, ma anche per il Carnevale di quartiere promosso a Scampia e giunto quest'anno alla 28ª
edizione, per il supporto creativo e culturale dato a tutte le realtà in lotta per il rispetto dei diritti dei
più deboli. La sede, dicevo, si trova presso i locali abbandonati del centro sociale del Rione Monte
Rosa, all'Ina Casa di Secondigliano, poi divenuto Scampia. I locali sono di proprietà dell'IACP
(Istituto Autonomo Case Popolari) che, dichiarano i responsabili dell'associazione, "non si è mai
curato della manutenzione, né delle condizioni degli stessi, questo nemmeno nel 1988, quando un
incendio accidentale distrusse il locale al pianterreno". La stessa presenza del Gridas ha, di fatto,
sottratto le stanze occupate all'espandersi della camorra che, come si sa, è solita appropriarsi dei
luoghi abbandonati. In diverse occasioni, dichiarano, "abbiamo chiesto una 'regolarizzazione' della
nostra posizione all'IACP senza ricevere alcuna risposta". E pare che la cosa si trascini da anni. Già
nel 1994 Felice Pignataro, storico fondatore del Gridas, aveva inviato al Presidente della
Circoscrizione di Scampia, al Sindaco di Napoli, all'Assessore alla Cultura del Comune di Napoli,
alla Commissione Risorse umane del Comune di Napoli e al Presidente dell'IACP in cui chiedeva,
tra l'altro, "l'abolizione della considerazione di essere abusivi nella convinzione che abusivo non è
chi restituisce all'uso dei cittadini una struttura abbandonata da anni e ritenuta pericolosa per
l'incolumità degli stessi, ma piuttosto il potere che per anni espropria i cittadini, per incuria, delle
strutture che potrebbero migliorarne la vita". La situazione precipita nel 2005, anno in cui sono
partite a cura della Procura della Repubblica di Napoli delle indagini preliminari, conclusesi con il
rinvio a giudizio del Gridas e di alcuni altri occupanti per il reato di "invasione di edificio
pubblico". Il Gridas ha rifiutato la strada del patteggiamento perché andare avanti nel processo (che
si terrà a fine dicembre) significa poter raccontare la propria storia e vedere riconosciuta una volta
per tutte la propria posizione nell'edificio. "Parallelamente a questo procedimento - scrivono i
responsabili del Gridas - abbiamo avuto una visita degli Architetti mandati dall'IACP nella struttura
cui è seguita una richiesta di lettera scritta per chiedere (per l'ennesima volta) di regolarizzare la
posizione del Gridas. Abbiamo puntualmente adempiuto a questa richiesta non ricevendo alcuna
risposta dall'IACP". A nulla sono serviti i successivi incontri tra Comune di Napoli, Gridas e IACP
per cercare di trovare una soluzione capace di soddisfare tutti. Falliscono, quindi, tutti i tentativi per
mantenere in vita una realtà attiva che produce cultura in un territorio martoriato e abbandonato
come quello di Scampia. Anzi, c'è dell'altro. Il 21 giugno viene notificata un'ingiunzione di
sgombero da compiersi entro 15 giorni con diffida dal continuare a occupare i locali con la minaccia
di sgombero coatto. Locali che, precisano i responsabili del Gridas, "sono interamente dipinti dai
murales di Felice Pignataro che tentiamo di preservare come meglio possiamo perché non più
riproducibili". Proprio per questo, recentemente, è stato riasfaltato il tetto dell'intero stabile per
fermare infiltrazioni d'acqua che minavano la tenuta dei murales e la stabilità dell'edificio; e questo,
aggiungono, "senza che l'IACP intervenisse in alcun modo".
Guido Perinetti
Settore agricolo in chiaroscuro
Diffuso il ‘Rapporto sul settore agricoltura della provincia di Salerno’ redatto
dall’Osservatorio economico provinciale della Camera di Commercio di Salerno
Salerno, (16 giugno 2010).- L'incidenza del settore primario nel sistema produttivo salernitano è
stata, nel 2008, pari al 3,8%. E' quanto si evince dal 'Rapporto sul settore agricoltura della provincia
di Salerno' redatto dall'Osservatorio economico provinciale della Camera di Commercio di Salerno.
Il dato conferma il processo di contrazione in atto oramai da un quinquennio. Sconta infatti, rispetto
al 2004, l'1,1% in meno. Contrazione, si legge nel 'Rapporto', che è "sintomo di un fenomeno di
ristrutturazione aziendale e di recupero di efficienza gestionale. Si tratta di una conseguenza delle
nuove sfide poste al settore agricolo regionale (e nazionale) dall'emergere sul mercato di nuovi
competitor internazionali e dalla progressiva riduzione dei contributi comunitari che richiedono una
maggiore propensione al rischio e all'innovazione, determinando la fuoriuscita dal mercato delle
piccole imprese meno strutturate e caratterizzate da una bassa propensione all'export". Gli ultimi
cinque anni hanno fatto registrare, su base regionale, un calo del numero delle imprese di circa
6.836 unità. Fanalino di coda è Salerno, provincia in cui scompaiono, tra il 2004 e il 2009, 1934
aziende. Varia, anche, la natura giuridica delle imprese attive che evidenziano una riduzione del
peso delle ditte individuali. Dall'osservazione della tabella dei dati (disponibile in versione intergale
sul sito della Camera di commercio di Salerno, www.sa.camcom.it), si rileva una riduzione del peso
delle ditte individuali che registrano, nel periodo 2004-2009, una variazione del -9,7%,
analogamente a quanto si rileva su base regionale, ed una crescita delle società di capitali con una
variazione del +102,1%, notevolmente al di sopra della media regionale (+71,2%). L'incremento
della consistenza delle società di capitali evidenzia, dunque, una tendenza positiva al cambiamento
da parte delle imprese attive nel settore primario, con un orientamento verso forme più strutturate.
In chiaro oscuro anche il dato occupazionale. Tra il 2004 ed il 2008, la provincia di Salerno ha fatto
registrare una contrazione della componente degli occupati indipendenti, passati da 12.000 unità ad
8.000 con una variazione del -32,8%. Di contro si è registrato un leggero aumento della componente
occupati dipendenti (+18,3%) che, tuttavia, non è riuscito a contenere la perdita di posti di lavoro
nel settore agricolo provinciale (-6,7%). Le note positive arrivano dalla esportazione. Durante il
2008, il settore primario salernitano ha effettuato esportazioni per oltre 95 milioni di euro (+1,9%
rispetto al 2007), con una quota sul valore dell'export agricolo campano pari al 32,9%, il quale, a
sua volta, rappresenta il 5,8% del totale nazionale. "Considerando il flusso complessivo delle
esportazioni provinciali, che nel 2008 ammonta ad oltre 2 miliardi di euro, l'incidenza del settore
primario risulta pari al 4,7%, valore nettamente superiore al dato medio nazionale (1,4%), ma anche
a quello regionale (3,1%), confermando - continua il Rapporto - il ruolo prioritario che il settore
agricolo riveste nell'economia locale e in quella regionale". Trend che si conferma per il 2009; le
esportazioni, infatti, sono cresciute del 7,1% rispetto all'anno precedente, in controtendenza rispetto
al dato regionale e nazionale in calo rispettivamente del -9,1% e del -14,4%. I dati relativi al primo
trimestre 2010 confermano la situazione di competitività sui mercati esteri del settore agricolo
salernitano segnando un +54,0%, dato ben al di sopra di quello regionale (+38,2%) e nazionale
(+10,8%). I risultati sulla dinamica congiunturale del settore agricolo, per il 2009, evidenziano una
battuta di arresto intervenuta nei livelli di produzione (-5%) e fatturato (-1,1%), mentre
l'occupazione, pur se positiva, risulta inferiore all'unità (+0,1%). Dall'indagine quantitativa sul
consuntivo 2009 emerge un unico indicatore che registra un significativo incremento. Si tratta degli
investimenti, i quali segnano una variazione del +5,4% rispetto al 2008. Nel periodo di riferimento,
in particolare, il 33% delle imprese intervistate dichiara di aver effettuato degli investimenti così
finalizzati: all'aumento di produttività (55,9%), all'adeguamento allo standard competitivo (17,6%)
e, in misura minore, alla riduzione dei costi (11,8%). Le considerazioni positive sugli investimenti
per il 2009, inoltre, trovano conferma anche nel 2010: il 31% delle imprese intervistate, infatti,
manifesta l'intenzione di investire nel corso dell'anno.
Paolo Rocca
Un’Italia più povera
Aumenta la fascia di anziani con ridotte capacità economiche - Carla Cantone, segretario
generale dello Spi Cgil: “la condizione dei pensionati è divenuta ormai insostenibile”
Roma (16 giugno 2010).- La crisi si fa sentire; soprattutto tra i pensionati che sono quasi 14 milioni
e mezzo; di questi il 49% del totale, pari a 7 milioni, non superano la soglia dei 500 euro al mese.
Ciò significa che un pensionato su due è povero. Ma, come spesso capita nel nostro Paese, non c'è
limite alle notizie cattive. Infatti, quasi 1.800.000 pensionati , pari al 12,4% del totale, non
oltrepassano nemmeno la soglia dei 250 euro al mese. Lo studio sull´identikit dei pensionati è stato
redatto da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it - Associazione
Contribuenti Italiani. Il risultato che emerge e' molto allarmante. Se da un lato la spesa
previdenziale continua ad aumentare, dall'altro gli importi corrisposti sono relativamente modesti e,
per la metà, non superano la soglia di povertà. La media dell´importo mensile erogato dall'Inps ai
pensionati italiani e' di circa 655 euro. Ad innalzare la media ci sono i "pensionati d´oro", circa
56mila titolari di pensioni, lo 0,4% del totale, che prendono più di 3.000 euro al mese. "I pensionati
italiani ed in particolare quelli del sud sono tra i più poveri in Europa", afferma Vittorio
Carlomagno presidente di Contribuenti.it, che aggiunge: "serve un´armonizzazione europea del
sistema pensionistico ed una politica economica seria che ponga al centro del sistema economico
l´uomo con i suoi bisogni". E che si tratti di una condizione di estremo disagio lo dimostrano le
numerosi azioni sindacali a sostegno dei pensionati e del loro potere d'acquisto. "La condizione dei
pensionati - dichiara Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil - è divenuta ormai
insostenibile, il confronto con gli altri Paesi europei aggrava il disagio e fa aumentare
l'indignazione. Insieme a Fnp Cisl e Uilp, abbiamo presentato nel Luglio 2008 una piattaforma che
aggrediva le difficoltà economiche per i pensionati e se attuata, avrebbe garantito anche livelli
omogenei ed adeguati di assistenza. Nulla è stato fatto e il Governo non ha mai convocato i
Sindacati per discutere il merito di quelle proposte". Secondo Carla Cantone la sproporzione tra la
condizione dei pensionati e i provvedimenti attuati è evidente ed è al limite dell'offesa: "gli unici
provvedimenti adottati, in modo unilaterale sono stati il flop della Carta Acquisti e il bonus fiscale
per il 2009. Se ad altri questi provvedimenti stanno bene, a noi no". Un'attenzione che non
mostriamo nei confronti di questa fetta di società proprio quando la durata della vita è in aumento.
Anziani che, invece, costituiscono una grande risorsa per tutto il Paese. Basti pensare che il 64%
della popolazione minorile vive parte della propria infanzia con i nonni, un ruolo sociale che non
trova uguali in Europa. Questa attività di aiuto insieme all'impegno in associazioni di volontariato,
in termini economico-monetari assoluti ammonta a circa 18,3 miliardi di euro pari al 1,2%del Pil.
"Contributo degli anziani - sottolinea il Sindacato pensionati della Cgil - non si limita al valore
intrinseco dell'attività ma è a sua volta generatore di economie esterne, specie a favore delle donne.
Gli over 54 impegnati nell'aiuto gratuito sono 4.701.000 su circa 13 milioni di italiani interessati a
queste attività, garantiscono oltre 150 milioni di ore lavorative, che rappresentano il 50% dell'intero
monte d'aiuto informale". E che si vada verso un paese anzianotto lo testimonia uno studio del
Censis diffuso in occasione dell'iniziativa "Un mese di sociale". Gli over 65 anni aumenteranno
dagli attuali 12 milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), rappresentando così il
26,5% della popolazione italiana (il 20,3% nel 2010). La vita media continuerà ad allungarsi, di
quasi due mesi in più all'anno per i prossimi vent'anni, fino a 82,2 anni per gli uomini e 87,5 anni
per le donne nel 2030 (la speranza di vita era pari rispettivamente a 76,5 anni per gli uomini e 82,3
anni per le donne nel 2000). Al punto che l'età media di un italiano sarà passata da 40,9 anni nel
2000 a 47 anni nel 2030. Ciò comporterà un aumento automatico degli over 80 anni che
raggiungeranno 1 milione 940 mila unità (+55,2% nel periodo 2010-2030) arrivando a 5 milioni
452 mila, ovvero l'8,8% della popolazione complessiva (il 5,8% nel 2010). Un'Italia più canuta ma
con garanzie assistenziali e previdenziali ridotte.
Giovanni Greco
In cerca della dea Giustizia
Amnesty: “Le lacune della giustizia globale sono una condanna per milioni di persone”
Roma (28 maggio 2010) - Le lacune esistenti nelle maglie della giustizia globale hanno rafforzato
un pernicioso reticolo di repressione. È quanto afferma Amnesty International nel suo Rapporto
Annuale 2010. Le ricerche di Amnesty International hanno documentato torture e altri
maltrattamenti in almeno 111 paesi, processi iniqui in almeno 55 paesi, restrizioni alla libertà di
parola in almeno 96 paesi e detenzioni di prigionieri di coscienza in almeno 48 paesi. "La
repressione e l'ingiustizia prosperano nelle lacune della giustizia globale, condannando milioni di
persone a una vita di violazioni, oppressione e violenza", ha dichiarato Christine Weise, presidente
della Sezione Italiana di Amnesty International. "I governi -ha aggiunto Weise- devono assicurare
che nessuno si ponga al di sopra della legge e che ogni persona abbia accesso alla giustizia, per tutte
le violazioni dei diritti umani subite. Fino a quando i governi non smetteranno di subordinare la
giustizia agli interessi politici, la libertà dalla paura e dal bisogno rimarrà fuori dalla portata della
maggior parte dell'umanità". Violazione dei diritti di fronte ai quali dovrebbe esserci una univocità
di atteggiamento. Veti e cavilli giuridici riescono, invece, a stendere un velo pietoso e silenzioso sui
tanti aguzzini. Il mandato di cattura emesso nel 2009 dalla Corte penale internazionale nei confronti
del presidente del Sudan, Omar Hassan Al Bashir, per crimini di guerra e contro l'umanità, è stato,
per esempio, un evento epocale che ha dimostrato che anche un capo di stato in carica non è al di
sopra della legge. Eppure, il rifiuto da parte dell'Unione africana di cooperare è stato un crudo
esempio di come i governi antepongano la politica alla giustizia. E ancora: le raccomandazioni del
rapporto Goldstone per accertare le responsabilità di quanto accaduto nel conflitto di Gaza
attendono ancora di essere tenute in conto da parte di Israele e Hamas. Questi atteggiamenti diffusi
hanno messo in difficoltà gli organismi per i diritti umani e le attiviste e gli attivisti che li difendono
sono finiti sotto attacco in molti paesi. Nella regione Medio Oriente e Africa del Nord, l'intolleranza
dei governi nei confronti delle critiche è stata sistematica in Arabia Saudita, Siria e Tunisia e la
repressione è aumentata in Iran. In Asia, il governo della Cina ha esercitato ancora più pressione
verso chi provava a sfidare la sua autorità, attraverso arresti e intimidazioni di difensori dei diritti
umani. Migliaia di persone, a causa della forte repressione e delle difficoltà economiche, hanno
lasciato la Corea del Nord e Myanmar. Lo spazio per le voci indipendenti e per la società civile si è
ridotto in alcune parti della regione Europa e Asia centrale: inique limitazioni alla libertà
d'espressione hanno avuto luogo in Azerbaigian, Bielorussia, Russia, Turchia, Turkmenistan e
Uzbekistan. Il continente americano è stato tormentato da centinaia di omicidi illegali commessi
dalle forze di sicurezza in vari paesi tra cui Brasile, Colombia, Giamaica e Messico, mentre negli
Stati Uniti d'America è proseguita l'impunità per le violazioni dei diritti umani compiute nel
contesto della lotta al terrorismo. Governi africani, come quelli di Guinea e Madagascar, hanno
affrontato il dissenso con un uso eccessivo della forza e omicidi illegali, mentre le voci critiche
sono state oggetto di repressione, tra gli altri, in Etiopia e Uganda. Un impietoso disprezzo per le
popolazioni civili ha caratterizzato i conflitti. Gruppi armati e forze governative hanno violato il
diritto internazionale nella Repubblica Democratica del Congo, nello Sri Lanka e nello Yemen. Nel
conflitto di Gaza e del sud d'Israele, le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi hanno ucciso e
ferito illegalmente i civili. Migliaia di persone hanno subito le conseguenze dell'escalation di
violenza da parte dei talebani in Afghanistan e Pakistan, così come degli scontri in Iraq e Somalia.
Nella maggior parte dei conflitti, le donne e le bambine sono state stuprate o sottoposte ad altre
forme di violenza da parte delle forze governative e dei gruppi armati. Milioni di persone sono
spinte nella povertà dalle crisi alimentare, energetica e finanziaria, ha dimostrato l'urgente bisogno
di contrastare gli abusi che determinano la povertà. "I governi - ha proseguito Weise - devono
essere chiamati a rispondere per le violazioni dei diritti umani che causano e aumentano la povertà.
La Conferenza Onu di revisione degli Obiettivi di sviluppo del millennio, che si terrà a New York a
settembre, costituirà un'opportunità per i leader del mondo per passare dalle promesse a impegni
vincolanti". Nonostante il quadro negativo, molti avvenimenti hanno fatto segnare dei progressi. In
America Latina sono state riaperte inchieste su crimini coperti da leggi di amnistia, come
dimostrano le epocali sentenze riguardanti l'ex presidente del Perù Alberto Fujimori, condannato
per crimini contro l'umanità, e l'ultimo presidente militare dell'Argentina Reynaldo Bignone,
condannato per sequestri e torture. Tutti i processi celebrati dalla Corte speciale per la Sierra Leone
si sono conclusi salvo quello, ancora in corso, contro l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor.
"Il bisogno di giustizia globale- ha concluso Weise - è una lezione fondamentale da trarre dallo
scorso anno. La giustizia porta equità e verità alle vittime, è un deterrente nei confronti delle
violazioni dei diritti umani e, in definitiva, conduce verso un mondo più stabile e sicuro".
Alunni esposti agli attacchi
Sono 18.5 milioni i minori costretti a scappare dalle proprie abitazioni anche causa delle
guerre - Sono bambini la metà delle vittime dei conflitti
di Paolo Rocca
Roma (18 maggio 2010 ).- Sono le scuole il bersaglio di attacchi, nelle guerre in corso. E sono i
bambini-studenti che, insieme ai loro insegnanti, rischiano la vita nei conflitti armati che, anziché
diminuire, aumentano: 32 nel 2007, sono saliti a 39 nel 2008. E' quanto emerge dal rapporto di Save
the Children "Il futuro è adesso", diffuso a conclusione della Campagna "Riscriviamo il Futuro",
lanciata dall'organizzazione internazionale nel 2006, per garantire istruzione ai bambini in paesi in
conflitto o post conflitto.
Si stima che i civili costituiscano il 90% delle vittime dei conflitti mondiali: la metà di essi sono
bambini. Inoltre sono 18.5 milioni i minori costretti a scappare dalle proprie abitazioni o comunità
anche causa delle guerre e che - si calcola - vivranno da profughi o sfollati almeno per 17 anni. "E'
inaccettabile - commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children per l'Italia - che
alunni e insegnanti siano sempre più di frequente esposti ad attacchi o a varie forme di violenza. In
Nepal dove questo accadeva, Save the Children, in accordo con le parti in conflitto, ha trasformato
le scuole in 'zone di pace', con il conseguente aumento della frequenza scolastica da parte dei
bambini". Ma nel resto del mondo, dove non è possibile creare una 'bolla di pace e istruzione', la
tragedia aumenta, il dramma cresce, le morti aumentano. Bombardamenti frequenti, minacce o
violenze sugli insegnanti, pesanti restrizioni all'aiuto e all'assistenza degli operatori umanitari: così
si manifesta l'aggressività - spinta fino a procurare la morte - dei gruppi armati e delle parti in
conflitto sui bambini e sul sistema scolastico. A tutt'oggi sono 39 milioni i minori esclusi
dall'istruzione in aree afflitte da guerre o che ne sono appena uscite: 1 bambino su 3, in queste
regioni, non va a scuola. Secondo il nuovo rapporto, azioni violente nei confronti di alunni ed
edifici scolastici in aree colpite da conflitti armati sono in aumento perché le scuole sono sempre
più spesso viste da eserciti e gruppi combattenti come bersagli semplici e allo stesso tempo di alto
valore simbolico. Inoltre per un numero ancora importante di minori, la scuola è un diritto negato
poiché le guerre costringono milioni di bambini a lasciare le proprie case e villaggi e a vivere da
profughi e sfollati. "I bambini che vivono in aree in conflitto non dovrebbero rinunciare ad avere
un'istruzione -dichiara Neri che aggiunge: "che possano andare a scuola è fondamentale non solo
per la loro formazione e il loro benessere ma anche per la pace e la stabilizzazione futura della
comunità. E' ormai appurato che per ogni anno in più di istruzione, il rischio che un ragazzo sia
coinvolto in un conflitto armato diminuisce del 20%". Tra i paesi più pericolosi c'è l'Afghanistan
dove tra il 2006 e il 2008 ci sono stati 2.450 attacchi a scuole. 235 fra alunni, insegnanti e altro
personale scolastico sono stati uccisi, 222 feriti. Di recente, 50 alunne nel Nord del paese sono state
vittime di un attacco con il gas ad opera dei talebani. Nelle province di Helmand e Badges l'80% dei
bambini non va a scuola. In Afghanistan il 50% delle classi ancora si tengono sono tende o
all'aperto. Il 3 febbraio del 2010 un mezzo che trasportava bambini in occasione della riapertura di
una scuola della Provincia di confine del Nord Est in Pakistan è stato bombardato: 4 bambine sono
state uccise, oltre a 3 soldati Usa in abiti civili e ad un soldato pachistano; la scuola è stata distrutta.
Sono 5.517 i casi di violenza sessuale verso minori in età scolare attestati in Ituri, Nord e Sud Kivu
fra il 2007 e il 2008, nella Repubblica Democratica del Congo. A Bunia, nell'Est dell'RDC, il Lord's
Resistance Army ha rapito 50 bambini di scuola elementare e 40 di scuola secondaria nel settembre
2008. In Liberia il 73% dei bambini in età scolare non va a scuola. In Somalia, 81% di bambini in
età scolare non ha accesso all'istruzione. In Angola e Sud Sudan più della metà delle lezioni avviene
non in strutture chiuse e sicure ma sotto gli alberi o in strutture fatiscenti. Numeri che non possono
lasciare insensibili e che anzi devono far riflettere. Il rapporto "Il futuro è adesso" analizza anche i
flussi di aiuto verso le nazioni in conflitto, sottolineando come esse avrebbero bisogno del 60%
degli stanziamenti erogati per l'istruzione dai donatori internazionali ma che, ad oggi, solo 1/10
delle risorse è stato promesso e assicurato dai paesi "ricchi". E l'Italia, commenta ancora Valerio
Neri, "si segnala come una delle nazioni meno generose nella classifica dei 22 paesi che fanno parte
del Comitato Aiuto allo Sviluppo dell'OCSE". In media il nostro paese fra il 2006 e il 2007 ha
destinato all'educazione solo il 2% di tutto l'aiuto pubblico italiano allo sviluppo; "meno di un terzo
della media degli aiuti all'educazione stanziati dai paesi del G8. E' necessario che i Paesi donatori, a
cominciare dal nostro", conclude il direttore Generale di Save the Children per l'Italia, "destinino
all'istruzione una percentuale maggiore del proprio aiuto pubblico allo sviluppo, aumentino l'aiuto
all'istruzione nelle nazioni cosiddette CAFS (cioè le nazioni che hanno conosciuto un conflitto fra il
2004 e il 2005 e che presentano caratteri di fragilità e instabilità, N.d.R.) e assicurino una
distribuzione più equa degli aiuti, basata sulle necessità. Inoltre chiediamo all'Italia che si impegni
per una riforma profonda del principale meccanismo di finanziamento all'educazione, cioè
l'Education for All - Fast Track Initiative, affinché venga adeguatamente finanziato e ne siano
migliorate l'efficacia e la trasparenza".
Province: abolirle o non abolirle
Il dilemma politico, finora non risolto, sul quale si discute dai tempi di Crispi – La posizione
dei finiani e quella delle associazioni
Roma (16 giugno 2010).- Cittadini e politica vivono un rapporto di amore e odio. Il primo, è come
un abito da indossare in occasioni particolari; durante le elezioni, per esempio, quanto il politico
conosce tutto e tutti, è pronto a promettere, a stringere una infinità di mani. L'odio, sempre ed
esclusivamente del primo, subentra quando 'la presa in giro' è lampante, quando il colpevole è colto
con le 'mani nel sacco' impossibilitato a dare una giustificazione credibile. E' il caso delle tanto
promesse mai mantenute. A rinfrescarci la memoria ci pensa Primo Mastrantoni, segretario
dell'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori). "Silvio Berlusconi nel 2001, in
occasione delle elezioni nazionali, che sottoscrisse un patto con gli italiani per fissare le tasse al
23% fino a 100mila euro e al 33% sopra tale cifra. Non se n'e' fatto nulla". Altra promessa rimasta
tale è quella relativa all'abolizione delle province. "Nel 2008, in occasione delle elezioni nazionali,
Silvio Berlusconi - ricorda Mastrantoni - promise l'abolizione delle Province. Non se n'e' fatto
nulla". Più recentemente si è pensato ad un 'taglio' ridotto con un occhio alle prossime elezioni
amministrative. "Promessa, parzialissima - aggiunge Mastrantoni - durata qualche giorno; non
aveva senso inserirla in un decreto fiscale e si e' rivelata per quello che era: cortina fumogena che
serviva a velare la vera essenza del decreto fiscale". Eppure tutti gli studi dicono che "le Province
sono enti superflui e troppo spesso privi di impatto, le cui competenze potrebbero essere
agevolmente ripartite tra Regioni e Comuni", dichiara Teresa Petrangolini, segretario generale di
Cittadinanzattiva. Inoltre, aggiunge, "il costo supera i 16,5 miliardi di euro all'anno, che potrebbero
essere spesi meglio per una serie di obiettivi: la ristrutturazione, la manutenzione e la messa a
norma degli istituti scolastici". Tutto, quindi, è rinviato alla decisione del parlamento che, nei
prossimi giorni, sarà chiamato a deliberare sul Codice delle Autonomie che prevede l'abolizione
della Province con meno di 200mila abitanti. Cosa che è stata mal digerita dai finiani. "Passiamo
dalle parole ai fatti", è l'articolo di Italo Bocchino scritto per il portale di 'Generazione Italia'. Il
parlamentare non ha dubbi. Le province vanno abolite. Tutte. "Sarebbe opportuno- scrive Bocchino
- riprendere il testo originario della manovra che prevedeva il taglio delle province con meno di 220
mila abitanti". Ma, si può fare di più. E annuncia la presentazione di un emendamento per
"cancellare le province con meno di 400 mila abitanti". "Si tratterebbe - aggiunge Bocchino -solo di
un primo importante passo in vista di una revisione costituzionale che riesca a cancellare tutte le
Province. Non dovremmo fare altro che riprendere una proposta di legge costituzionale presentata
da 13 deputati del Pdl. Non tutti finiani.". Discussione attuale, seppur datata. "Il loro ruolo- scrive
Michele Bortoluzzi, portavoce del 'Comitato Imprenditori per l'abolizione delle Province Non Serve
Non Voto' (http://www.aboliamoleprovince.it/blog/) - è in discussione dalla fine dell'800 quando
Crispi ne stigmatizzò la funzione. Da allora fiumi di parole, promesse, rettifiche di promesse, ma
nulla di fatto. Anzi. Il numero e' andato via via crescendo, generando mostri a due teste come il
Medio Campidano in Sardegna o addirittura a 3 teste come la B.A.T. (Barletta, Andria e Trani,
N.d.R.) in Puglia. Funzioni esclusive pari a zero, funzioni delegate implorate per auto giustificare
l'esistenza, bilanci orientati al 60% a sostenere le spese del proprio funzionamento: queste sono le
ragioni per le quali, crisi o non crisi, le Province andrebbero smantellate". E, insieme, alle province
perché non abolire le Comunità montane? Anche in questo caso si tratta, afferma il segretario
dell'Aduc, di una "promessa non mantenuta". Province, comunità montane e piccoli comuni: tutte
soppressioni che porterebbero maggiori introiti nelle casse dello Stato. L'ostacolo è dato dal
risvolto, in termini elettorali, che una simile operazione potrebbe avere. Una ripercussione in grado
di cambiare il colore della coalizione governativa. Ed è questo uno dei casi in cui si rende
necessario un governo di 'larga coalizione' sulla falsariga della 'Grosse Koalition' voluta dalla
Merkel e rifiutata da Romano Prodi all'indomani della vittoria elettorale del 2006. La strada
sponsorizzata, in questi giorni, da Pier Ferdinando Casini con il richiamo al 'Governo istituzionale'.
Giovanni Greco
Sarti, e la Consob sta a guardare
Termina il 3 giugno la sospensione di Roberto Sarti decisa dalla Consob - E da Avellino si
attende il rinvio a giudizio a conclusione delle indagini delle Fiamme Gialle
Avellino (31 maggio 2010 ).- "E la Consob sta a guardare"; è questo il risultato che si ottiene
parafrasando il titolo del famoso romanzo di Archibald Joseph Cronin. Cosa guarderebbe la
Consob? Niente di più e niente di meno che il ritorno di Roberto Sarti. Sospeso con delibera n.
16895 del 19 maggio 2009 , il promotore finanziario di Altavilla Irpina, potrà riemergere alla luce
del sole per colpire ancora ignari cittadini. Eppure la Consob ha elementi sufficienti per prorogare la
sospensione cautelare dall'esercizio dell'attività di promotore finanziario: lo scorso marzo è stato
denunciato, dai carabinieri di Chiusano San Domenico, "per truffa e appropriazione indebita di
capitali di investimento in denaro, falsità commessa dal privato, nonché esercizio abusivo di attività
finanziaria priva di specifica autorizzazione"( Il Mattino - cronaca di Avellino - 'Truffava
imprenditori - incastrato falso broker' di Michele Vespasiano); sul suo capo c'è una indagine della
Guardia di Finanza di Avellino che, se non conclusa, dovrebbe essere in dirittura d'arrivo; il Pm di
Avellino, titolare delle indagini, a valle di quanto raccolto dalla GdF dovrebbe concludere le
indagini con un rinvio a giudizio di Sarti. Tutti elementi che la Consob sembra non conoscere o non
voler conoscere e che, in qualsiasi paese democratico, dovrebbero far propendere per un
prolungamento della sospensione di Sarti. Cosa si aspetta ancora? Perché questi ritardi che rischiano
di trasformarsi in un assist involontario per Sarti, pronto a riemergere dall'anonimato? Un centinaio
di truffati e un giro di diversi milioni di euro non sono sufficienti, per la Consob, a bloccare l'attività
del giovane irpino e, per il Pm, a chiedere il rinvio a giudizio? Noi siamo convinti che non ci sia più
nulla da produrre e che le carte e le testimonianze, finora raccolte, rappresentino un punto di non
ritorno. Ciò detto cerchiamo di rinfrescare la memoria a beneficio di coloro che continuano a
tergiversare. La parabola discendente di Sarti inizia con l'inchiesta sulla Curia salernitana. Sarti,
insieme con Giovanni Lizza, racimola per conto della Remar Sim di Brescia, società messa in
liquidazione a dicembre del 2006, i soldi di ignari risparmiatori per poi trasferirli nelle casse della
Popolare di Lodi, sede di Lugano, la banca guidata da Giampiero Fiorani, arrestato per la scalata
della Antonveneta. Secondo la tesi accusatoria, accolta dal giudice di Salerno, Elisabetta
Boccassini, il sacerdote Generoso Santoro, ex presidente dell'istituto interdiocesano per il sostegno
del clero, avrebbe indotto "con raggiri ed artifizi" una donna "a stipulare tre contratti di mutuo del
valore di 910 milioni di vecchie lire con l'istituto, quando l'istituto stesso era all'oscuro di tutto".
Lizza, patteggia; Sarti, invece, viene condannato ad un anno e due mesi. Condanna che gli vale la
sospensione inflitta dalla Consob. "Le modalità concrete di commissione dei fatti, come descritte
dal Tribunale di Salerno, appaiono - si legge nel provvedimento - di rilevante gravità in relazione
all'esercizio dell'attività di promotore finanziario, in quanto denotano l'attitudine a pregiudicare gli
interessi coinvolti nello svolgimento dell'attività stessa". C'è da tutelare gli interessi dei potenziali
investitori che hanno visto trasformarsi in fumo i propri averi. "Mi è crollato il mondo addosso"
dichiara Cinzia Tomeo che aggiunge: "mi allarmai quando iniziò a non essere reperibile allo studio
e al telefono. Ogni cosa doveva passare per il suo interlocutore, la signora Rosanna, segretaria tutto
fare di Sarti. Capii - aggiunge Cinzia Tomeo - di aver dato fiducia ad un gentiluomo truffaldino".
Un giovane simpatico, dai modi gentili, disponibile ad ascoltare i propri clienti fino a quando non si
avanzava la richiesta di disinvestimento. Per molti è stato l'inizio della fine, il brusco risveglio da un
sogno fatto di certezze e di fiducia. "Ha derubato alla mia famiglia circa 600 mila euro, ci ha fregati
i sacrifici di una vita. Si è introdotto in casa con la veste dell'agnello, ha conquistato la nostra
fiducia, poi, al momento opportuno ci ha lasciato senza un euro", è il commento anonimo postato
sul blog del nostro direttore (www.vincenzogreco.splinder.com). La tecnica di Sarti non è nuova
ma, evidentemente, funziona. Sempre. Si tratta di quella che negli ambienti è conosciuto come "lo
schema Ponzi" dal nome dell'italo-americano che negli States riuscì a coinvolgere 40 mila persone e
a raccogliere oltre 15 milioni di dollari. Il 37 enne di Altavilla Irpina non ha toccato queste cifre;
almeno si spera. Le somme, comunque, non sono di poco conto e non tutti i creditori sono venuti
allo scoperto. C'è, infatti, chi preferisce rimanere in silenzio per evitare indagini che porterebbero a
ben più gravi conseguenze; c'è, infine, chi ha potuto recuperare la somma investita e chi crede,
ancora, di poter riavere i capitali versati. Finora ha funzionato così. Sarti, permette a chi comincia la
catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede
continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. I guadagni derivano, infatti,
esclusivamente dalle quote pagate dai nuovi investitori e non da attività produttive e finanziarie. Il
sistema è naturalmente destinato a terminare con perdite per la maggior parte dei partecipanti,
perché i soldi 'investiti' non danno alcuna vera rendita o interesse. Il gancio è dato dagli alti
guadagni prospettati (9, 10, 20%). La falla di questo sistema è, invece, rappresentato dall'alto
numero degli iscritti e dalla difficoltà di reperire sul mercato nuovi adepti. Per Sarti c'è stato una
incognita aggiuntiva. La condanna del Tribunale di Salerno e la richiesta di disinvestimento
avanzata da molti clienti. E' questo che ha fatto saltare il castello costruito da Roberto Sarti. Ora
speriamo che la Consob, da un lato, ed il PM, dall'altro, non consentano, seppur involontariamente,
il ritorno del truffatore.
Giovanni Greco
Lasciati in mutande
La consultazione di Pomigliano apre scenari preoccupanti per il futuro delle relazioni
sindacali
Roma (24 giugno 2010).- Ciò che è avvenuto a Pomigliano è il segnale di un’Italia che cambia. Il
diktat della Fiat, subito dai sindacati (fatta eccezione per Fiom, Usb e Cobas), è il via libera ad una
nuova concezione dei rapporti industriali. E’ l’Italia che si orientalizza; sceglie di avere mani libere
con i sindacati e con i lavoratori nel momento in cui la Cina, baluardo dell’antidemocrazia, tenta
una marcia di avvicinamento verso il mondo dei diritti umani. Non saprei dire quanto sentita o
quanto dettata dalla congiuntura economica del momento. In Italia, invece, la scelta è stata pensata,
voluta e imposta. “L’esito del referendum dei lavoratori Fiat - afferma Mario Valducci, presidente
della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera - segna un punto di non
ritorno nelle relazioni sindacali in Italia. C’e’ bisogno di una profonda riforma del mercato del
lavoro, così come indicato più volte dal Ministro del Welfare Sacconi. E’ un dato di fatto che deve
far riflettere la dirigenza di certa parte del sindacato”. Anche per Maria Bernini, portavoce
nazionale vicario del Pdl, il caso ‘Pomigliano’ è “l’inizio di un percorso condiviso di nuove
relazioni industriali non più basate su di un’antica ed inappagante contrapposizione capitalelavoro”. La Fiat, in questo suo cammino, ha avuto l’appoggio indiscusso del governo; nelle
numerose interviste rilasciate dal ministro Sacconi, per esempio, è stata sottolineata la bontà
dell’operazione sulla quale confluiva il si di Fim, Uil, Ugl e Fismic, sindacati che da soli raccolgono
il 75% dei consensi. I risultati del referendum danno, invece, una lettura diversa. I ‘si’, che
ottengono il 62,2% dei voti, vincono ma non tracimano. Il che significa che i lavoratori avrebbero
voluto una soluzione condivisa. Quella, per l’appunto, avanzata dalla Cgil. “Tanto più che– dichiara
Susanna Camusso, vice segretaria generale della Cgil - intese che cancellano diritti sono inefficaci
in quanto illegittime. Per questo chiediamo a Fiat di confermare e avviare, l'investimento e la
produzione della nuova Panda a Pomigliano, di riaprire la trattativa per un'intesa condivisa da tutti .
Al governo - conclude Camusso -che e' stato ininfluente sulle scelte industriali, che ha voluto
giocare una sua partita di divisione del sindacato, il voto dice che un ‘paese moderno’ difende i
diritti dei lavoratori”. Una consultazione giudicata “illegittima” dalla Fiom, per due motivi. “Non si
può domandare alle persone se vogliono lavorare o no”, afferma Maurizio Landini, segretario
generale della Fiom-Cgil. E poi perché il referendum, così come organizzato, “non ha nulla a che
vedere con il referendum sindacale disciplinato dall’art. 21 dello Statuto dei diritti dei lavoratori
(legge 20 maggio 1970, n. 300)”. La fabbrica torinese, per Landini, ha voluto “organizzare un
plebiscito con ricatto sui lavoratori, invece i lavoratori hanno detto, con chiarezza, che vogliono
l’investimento e il lavoro ma, anche, il riconoscimento dei diritti e della dignità in fabbrica”.
Investimenti, quindi, accompagnati dal rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori, è questo il
messaggio che esce dalle urna di Pomigliano. Una indicazione che non soddisfa la Fiat e che lascia
aperte le strade a diverse soluzioni future. E’ quanto lascia trasparire Roberto Di Maulo (segretario
generale Fismic) per il quale i risultati del referendum non saranno sufficienti “a far mantenere
l’impegno di investire in quello stabilimento 700 milioni di Euro per produrre la Futura Panda”. Il
mancato ‘voto bulgaro’ di Pomigliano spingerebbe, cioè, il Lingotto a portare in Polonia la
produzione della Panda e della Ypsilon. Ecco perché, dichiara Di Maulo, “la FISMIC si attiverà per
richiedere che venga messa in campo la cosiddetta ‘Ipotesi C’, con la costituzione di una Newco a
cui conferire cespiti e lavoratori di Pomigliano, con regole fissate dall’accordo”. Ci si prepara ad
addossare alla Fiom eventuali scelte estere della Fiat. E sulle tutele sindacali? Meglio fare qualche
passo indietro e avere uno stabilimento aperto; rappresentanze e tutele si potranno ricontrattare in
seguito. Qui, però, pare essere tornati agli albori della rivoluzione industriale, alla schiavizzazione
del lavoratore. Non si tratta di una soluzione momentanea, di una compartecipazione di tutto per
sollevare le sorti del paese; non si chiede ai soggetti interessati di ‘rabboccarsi le maniche’ in attesa
di tempi migliori. Si impone un nuovo modello di relazioni industriali che varrà per il privato e per
il pubblico. Sullo sfondo si staglia come un incubo la riduzione delle tutele previste dallo Statuto
dei Lavoratori, dalla normativa sulla sicurezza nei posti di lavoro, e dalle tantissime leggi
promulgate dal Parlamento negli anni passati.
Vincenzo Greco
Il servizio sanitario che non piace
Cittadinanzattiva pubblica i dati di un'analisi condotta tra Asl e Aziende Ospedaliere - tempi
di attesa, cura del dolore, sicurezza, partecipazione sono i punti dolenti
Roma, (16 giugno 2010 ).- Il Servizio Sanitario nazionale sta imparando a combattere gli errori. Il
Sud è sempre di più fanalino di coda, anche per le lungaggini burocratiche, tempi di attesa e
comfort mediocre. Grande neo la scarsa informazione al cittadino, così come l'inadeguata
possibilità di avere ristoro e tutela. Inoltre, la partecipazione dei cittadini, gli strumenti di
informazione e comunicazione, così come la tutela dei diritti sono tristi conferme di un sistema
ancora poco incentrato sulle esigenze dei pazienti. I dati sono il frutto dell'analisi di 87 tra Asl e
Aziende Ospedaliere (35 Aa.Oo., 1/3 delle aziende italiane; 52 Asl su 195, pari a circa il 27%)
condotta da 3000 cittadini in equipe miste che, appositamente formati, hanno passato al setaccio
ospedali, ambulatori e uffici. I risultati sono stati presentati da Cittadinanzattiva-Tribunale per i
diritti del malato. Molti gli aspetti presi in esame, dal comfort alla sicurezza, dai tempi di attesa al
rispetto dei diritti dei cittadini sanciti dalla "Carta Europea dei diritti del malato". "L'informazione
che se ne ricava è quella di un sistema nel quale ogni questione, dal dolore alla sicurezza,
dall'assistenza domiciliare all'oncologia, è normata, acquisita, messa in agenda, fino al livello di
azienda", ha commentato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. "Quello che
manca è la certezza dell'attuazione, con una grande frammentazione, da zona a zona, da dirigente a
dirigente, quasi che non siano queste le questioni che pesano e che fanno la differenza tra un bravo
dirigente ed uno cattivo, tra una Asl virtuosa e una no. Non si valuta su questi oggetti, cioè su ciò
che interessa realmente ai cittadini". Numerosi gli ostacoli e le "pietre di inciampo", come le
definisce Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato, che
aggiunge: "10 Aziende Sanitarie, pari all' 11% del totale non governa adeguatamente tutti i fattori,
con una media troppo bassa di attuazione degli Standard (valore medio fino a 50). Noi consideriamo
la sicurezza degli ospedali alla stregua di quella che chiediamo ad un aereo. Salireste su un mezzo
che ci garantisce la sicurezza al 60, 70, 80%? Ecco, per noi è inammissibile che esistano aziende
con valori contemporaneamente sotto il valore di 40 e altri sopra 80, che nessuno si senta in dovere
di sanzionare queste realtà e di rimuoverne i dirigenti".
Ma quali sono i punti dolenti? La cura del dolore; e al Sud, tanto per cambiare, resta una missione
impossibile. Le Aziende peggiori dal punto di vista della gestione del dolore rappresentano circa il
7% del totale delle Aziende analizzate (12 su 82): si collocano soltanto al Centro, dove
rappresentano il 23% delle Aziende, e al Sud, dove ben 40% delle Aziende partecipanti ha riporto
un valore pessimo o scadente. Tra le ASL peggiori, due siciliane e una ASL del Lazio. Poi ci sono
le liste di attesa , la cui gestione resta un fatto critico: la visita urologica, in 7 delle 45 Asl prese in
esame, viene erogata in 90 giorni, per due Asl servono 120 giorni; problemi anche per l'ecografia
ginecologica: in 5 Asl si è costretti ad attendere fino a 90 giorni, in due l'attesa si può prolungare
fino a 120 giorni. Si va oltre i 120 giorni per l'ecocolordoppler cardiaco (4 Asl), la spirometria ( 1
caso), la Rmn cervello e tronco encefalico ( in ben 7 casi), la TAC completa dell'addome (un caso).
Fa acqua anche il sistema burocratico. Il 23% delle Aziende resta ancora ad un livello mediocre o
scadente, la situazione più critica è soprattutto al Sud, dove solo il 33% tra le strutture prese in
esame raggiunge appena il livello discreto, il 66% è quindi mediocre o addirittura pessimo. Gli
indicatori meno rispettati, tra quelli presi in considerazione, sono la semplificazione delle procedure
per il rinnovo delle esenzioni per patologia (15 Aziende hanno punteggio 0) e quello relativo alle
procedure per l'accesso al riconoscimento del diritto ai presidi, ausili e protesi (11 Aziende con
punteggio 0). Chiudiamo con il confort. In oltre metà degli ospedali visitati sono stati rilevati segno
di fatiscenza, trascuratezza e disattenzione. Si rilevano difficoltà a garantire un buon livello di
manutenzione: nel 40% dei casi sono stati riscontrate richieste di intervento non soddisfatte dopo 15
giorni. In generale, il comfort risulta comunque sensibilmente migliorato. Le stanze con più di 4
posti letto sono meno del 10%, e quelle prive di servizi igienici il 20%; nell'83% degli ospedali è
disponibile un Bancomat, solo poche realtà insistono nel mantenere ambulatori sprovvisti di spazi di
attesa o nel non fornire ai degenti gli accessori per la consumazione dei pasti. Emerge, quindi, un
quadro non esaltante fatto da tanti piccoli elementi che potrebbero essere modificati con un po' di
attenzione ed impegno. Ma soprattutto è il rapporto con il cittadino che andrebbe modificato. Oggi,
più che una risorsa è considerato un ingombro. Non a caso solo 5 aziende adottano tutti gli istituti di
partecipazione previsti. Il Comitato Etico è presente nel 95% delle Aziende, e il 73% stipula accordi
con le organizzazioni civiche. Ma solo nel 32% esistono i Comitati consultivi misti, nel 41% dei
casi è stata convocata nell'ultimo anno la Conferenza dei servizi e nel 44% è presente la
Commissione mista conciliativa. Solo in poco più di un caso su cinque i cittadini partecipano ai
controlli sui capitolati di appalto; solo il 30% realizza un Bilancio sociale e lo discute
pubblicamente.
Un sistema che, non solo, deve rientrare dal deficit ma che ha bisogno di riformarsi profondamente
in diversi settori. Solo in questo modo la sanità pubblica potrà competere con quella privata.
Giovanni Greco
Fumo, qualche segnale positivo
Per gli uomini i consumi diminuiscono di 5 punti percentuali. Le donne, invece, faticano a
separarsi dalle “bionde”
Roma, (28 maggio 2010).- Si arresta l'aumento di consumo di sigarette nel nostro Paese che resta,
comunque, alto. Secondo i dati dell'indagine DOXA per il 2010, elaborati dall'Istituto Superiore di
Sanità, i fumatori in Italia sono 11,1 milioni (il 21,7% della popolazione), 5,9 milioni di uomini (il
23,9%) e 5,2 milioni di donne (19,7%). Gli habituè del fumo, con una percentuale che tocca quota
26,6%, si trovano nella fascia d'età compresa tra i 25 e i 44 anni. Al secondo posto, con una
percentuale di 25,7%, troviamo la fascia d'età compresa tra i 45 e i 64 anni. I giovani fumatori, tra i
15 e i 24 anni d'età, rappresentano il 21,9%. Proprio in quest'ultima fascia d'età l'indagine ha
rilevato che il 34,5% dei baby-fumatori inizia ad aspirare le "bionde" prima dei 15 anni e il 50,8%
tra i 15 e i 17 anni: quindi l'85,3% dei ragazzi inizia a fumare prima del 18° anno d'età, quando
frequentano ancora la scuola. Secondo i dati il 73,4% dei giovani fumatori prende il vizio sotto
l'influenza degli amici: si fuma perché "lo fanno tutti". Ma ad influenzare i giovani, più degli amici,
è la famiglia. Almeno questo è il risultato di un questionario, sottoposto per iniziativa della
Fondazione 'Umberto Veronesi', a 23 scuole superiori di Milano. Fuma solo il 15% dei giovani con
genitori non fumatori, ma il loro numero sale al 25 % se un solo genitore fuma e al 35,8% se
l'abitudine alla sigaretta è di entrambi. Ed ecco il predominio della madre: se solo lei fuma i figli la
imitano nel 36,5 % dei casi, se il solo genitore legato alla nicotina è il padre, lo seguono per il 31%.
"I giovani chiedono anche di far loro 'toccare con mano' i danni presenti e futuri del fumare", ha
fatto notare il professor Paolo Veronesi, direttore della Fondazione. " Ciò dimostra la validità del
nostro progetto No Smoking Be Happy con la sua mostra multisensoriale itinerante. Ora
cercheremo altre vie più incisive, ricordando che per fumatori così precoci il rischio di tumore al
polmone si presenta, presto, a 40-45 anni, nel pieno della vita". Tra i giovani "il problema più grave
per la salute è certamente il fumo", ha voluto sottolineare il professor Umberto Veronesi. "Chi
inizia a fumare a 15 o 16 anni e non smette ha un altissimo rischio di sviluppare un tumore del
polmone molto precocemente, a 40-45 anni, quand'è nel pieno della vita, delle responsabilità
familiari. Sono ben 50.000 all'anno i morti per tumore polmonare in Italia". Iniziare a fumare è
facile, più difficile è smettere: il 27,1% dei fumatori ha fatto almeno un tentativo per smettere ma
con risultati deludenti visto che il 70% ha ripreso a fumare dopo pochi mesi. Soltanto il 20% ha
resistito per uno o più anni. Sempre dal campione DOXA emerge che soltanto il 6,9% dei medici di
famiglia ha suggerito di smettere di fumare ai pazienti. "Un aiuto fondamentale potrebbe giungere
proprio dai medici di famiglia - commenta Piergiorgio Zuccaro, Direttore dell'Osservatorio
Nazionale Fumo Alcol e Droghe dell'ISS - se ogni medico riuscisse a convincere 10 pazienti a
smettere, in un anno avremmo 500.000 fumatori in meno". La lotta contro il fumo passa anche
attraverso attività concrete e piani di dissuasione dedicati ai dipendenti dalle "bionde". "Per far
diminuire il numero dei fumatori bisogna anche attivare delle strategie che possano scoraggiare i
consumatori - continua Zuccaro - come aumentare il prezzo minimo del pacchetto di sigarette a 5
euro, introdurre le terapie di disassuefazione nei livelli minimi di assistenza (LEA), rimborsare i
farmaci di provata efficacia. Dal punto di vista della conoscenza dei dati sul fumo - precisa l'esperto
- è importante l'apertura di laboratori che analizzino le sigarette soprattutto tenendo conto che ormai
nei canali illegali vengono vendute sigarette contraffatte di cui non conosciamo la composizione e
la pericolosità. I circa 5.000 controlli effettuati ogni anno dai Monopoli di Stato - conclude Zuccaro
- sono una piccola cosa rispetto ai 50 miliardi di sigarette fumate in un anno in Italia". A noi non
resta che ribadire i pericoli ed i rischi che comporta l'amore per la sigaretta. Le più rilevanti
conseguenze fisiche, a breve termine, nei bambini e ragazzi fumatori vanno da una incidenza
maggiore di raffreddori al peggioramento delle capacità respiratorie; dalla ridotta energia e
peggioramento delle prestazioni sportive al rallentamento della crescita. A lungo termine, invece,
tutti gli organi ed apparati, non solo i polmoni e il cuore come comunemente si crede, sono più o
meno "rovinati" dal fumo. E allora è bene rimanere alla larga da questo particolare tipo di 'bionde' e
non rimanere in ambienti poco aerati.
Giovanni Greco
Pomigliano, la Fiom non ci sta
I metalmeccanici della Cgil alzano il tiro e proclamano 8 ore di sciopero per il 25 luglio – la
proposta della Fiat trova disponibili Fim, Uilm e Ugl
Roma (16 giugno 2010).- "Testo impossibile che contiene profili di illegittimità", così la Fiom-Cgil
ha liquidato la proposta Marchionne. Proclama uno sciopero generale di 8 ore per il 25 giugno e
lancia la sua proposta. La Fiat, dichiara il segretario generale Fiom,Maurizio Landini, "applichi il
contratto nazionale che consente di lavorare con 18 turni di lavoro settimanale e 40 ore di
straordinario in più". Una strada che la Fiom percorrerà da sola perché in direzione opposta si
muovono gli altri sindacati (Fim, Uilm, Fismic e Ugl). "Siamo abbastanza soddisfatti" dichiara,
infatti, il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, convinto di aver "messo una pietra
concreta per lo sviluppo di Pomigliano". Per la Fim "l'adesione all'accordo sulla produzione della
Panda nello stabilimento Fiat di Pomigliano era l'unica cosa sensata da fare per garantire lavoro e
reddito ai lavoratori e alle loro famiglie e per dare avvio al progetto Fabbrica Italia che rafforza la
presenza Fiat e il settore automobilistico nel nostro paese". Posizione condivisa anche da Rocco
Palombella, segretario generale della Uilm, che, in una intervista rilasciata al quotidiano "La
Stampa", dichiara: "la Fiat vuole investire e chiede al sindacato di assumersi delle responsabilità.
Non ci trovo niente di assurdo in un'impresa che spende 700 milioni di euro ed in cambio vuole
farlo con il consenso Dobbiamo smetterla con i tabù". Chiede alla Fiom di cambiare idea e di
firmare l'accordo. "In ballo - prosegue Palombella -non c'e' un contratto più o meno bello, ma il
futuro di un territorio intero e migliaia di famiglie. Deve imparare a dosare il populismo e non
condannare Pomigliano al degrado. Mi auguro che riesca a farlo".
Ma cosa propone la Fiat?
In cambio di un investimento da 700 miliardi di euro, per produrre la Panda a partire dal 2012, la
casa torinese alza il prezzo e provoca l'irrigidimento della Fiom. Lo straordinario obbligatorio passa
da 40 a 120 ore annue con possibilità per l'azienda di comandarlo come 18° turno, nella mezz'ora di
pausa mensa, nei giorni di riposo, per recuperi produttivi anche dovuti a non consegna delle
forniture; le pause sui montaggi si riducono da 40 a 30 minuti giornalieri; si può derogare al riposo
di almeno 11 ore previste dalla legge da un turno all'altro per il singolo lavoratore; l'azienda può
decidere di non pagare il trattamento di malattia contrattualmente previsto a suo carico; l'azienda
può modificare le mansioni del lavoratore senza rispettare il principio dell'equivalenza delle
mansioni; l'azienda ricorre per 2 anni alla Cigs per ristrutturazione senza rotazione, con l'obbligo del
lavoratore alla formazione senza alcuna integrazione al reddito. Ma non è finita.
A far saltare i nervi è la cosiddetta clausola di 'responsabilità'. Si tratta, si legge nel documento
approvato dal Comitato centrale della Fiom, di "un sistema sanzionatorio nei confronti delle
organizzazioni sindacali, delle Rsu e delle singole lavoratrici e lavoratori che cancella il diritto alla
contrattazione collettiva fino a violare le norme della nostra Costituzione in materia di diritto di
sciopero e licenzi abilità". Fiom isolata, ma non è la prima volta. Anche il ministro Sacconi spinge
per l'accordo. " Rimane la speranza - dichiara il responsabile del Ministero del lavoro - che la Fiom
rifletta sul proprio autoisolamento e concorra a dare a Pomigliano l'unica prospettiva possibile".
A sinistra della Cgil preme la Unione sindacale di base (USB), nata dalla fusione tra RdB e SdL.
"Nel paniere di Marchionne - dichiara Fabrizio Tomaselli, uno dei due coordinatori nazionali - c'è
di tutto: dall'orario di lavoro alla monetizzazione di riposo e salute, dall'aumento dei turni alla
riduzione del riposo minimo previsto dalla legge; dal raddoppio dello ´straordinario obbligatorio`
alla sostituzione della pausa pranzo con lo straordinario, dal mancato pagamento della malattia
all'istituzione del turno del sabato sera, da altre deroghe al contratto di lavoro a quelle relative a
leggi dello Stato". Ma, aggiunge, la ciliegina sulla torta è "l'obbligo dei sindacati e delle RSU, anche
i singoli delegati, di non protestare e di difendere gli accordi sottoscritti, evidentemente anche se
non vengono rispettati o se male applicati dall'azienda e dalla possibilità di licenziamento per i
lavoratori che si oppongono e scioperano". Per Tomaselli vi sono, inoltre, "sconcertanti" analogie di
carattere sindacale con la vertenza Alitalia. "Si attua il ricatto occupazionale e di continuità
dell'attività industriale per migliaia di lavoratori e si richiedono condizioni di lavoro assolutamente
inaccettabili, scaricando esclusivamente su sindacato e lavoratori la responsabilità della scelta,
mentre si scatena una campagna mediatica tutta a favore dell'Azienda con il ´contributo` di Governo
e Confindustria". Per la neonata formazione sindacale "la Fiat di Pomigliano D'Arco, come Alitalia
due anni fa, rappresenta una vertenza che potrebbe produrre ulteriori e pesantissime modifiche
strutturali del rapporto di lavoro e, purtroppo, anche del sindacato che coscientemente si fa
collaboratore e notaio delle decisioni delle aziende e di Confindustria". Non basta, quindi, ottenere
una limitazione del danno; "è ora di cambiare la musica ed anche i suonatori", conclude Tomaselli.
Partita, quindi, ancora aperta sulla quale continueremo a discutere. Sarà anche l'occasione per capire
sia come la Fiom riuscirà ad evitare l'asccerchiamento degli algtri sindacati, sia come Marchionne
gestirà questo accordo sindacale monco.
Giovanni Greco
Salerno, riunione in Prefettura
Salerno, (8 giugno 2010).- Si è tenuta stamattina in Prefettura l'Osservatorio sul Credito per
discutere, tra l'altro, della possibilità di agevolazioni bancarie ai lavoratori in cassa integrazione o
mobilità. Un punto che raccoglie le sollecitazioni della Cgil manifestate, in ultimo, nell'iniziativa
dello scorso 19 maggio. La riunione di questa mattina è coincisa con l'audizione di Italia Lavoro
presso il Comitato Provinciale dell'Inps nel corso della quale sono stati diffusi dati allarmanti che
tingono di colori sempre più cupi la crisi in atto a Salerno ed in Campania. Entro il 31 dicembre
2010, infatti, i lavoratori coperti da ammortizzatori sociali in deroga raggiungeranno la cifra di
20.000 in Campania, di cui 6000 in Provincia di Salerno, mentre al 31 maggio di quest'anno sono,
in totale, 11.108, 4.900 dei quali della nostra provincia. Tutte le risorse disponibili per finanziare gli
ammortizzatori sociali in deroga sono state utilizzate per pagare i lavoratori fino ad aprile 2010. Le
Regioni per ricevere le risorse da parte dello Stato dovranno firmare, entro il 16 giugno, un'apposita
convenzione che Campania e Basilicata, uniche in Italia, ancora non hanno sottoscritto. A questi
dati si aggiunge una difficoltà generale che riguarda l'accesso al credito così come testimoniato dai
dati diffusi dalla Banca d'Italia durante l'Osservatorio sul Credito. A marzo 2010 il flusso di nuove
sofferenze si attesta al 3.2 rispetto all'1.7 del giugno 2009. In particolare, per le famiglie
consumatrici si è passati dall'1.3 all' 1.7, mentre per le imprese il dato è praticamente raddoppiato
passando dal 2 al 4.1. "L'allarme sulla situazione economica, produttiva ed occupazionale in
provincia di Salerno è confermato da tutti gli istituti di ricerca e di statistica - sottolinea Franco
Tavella, segretario generale Cgil Salerno - Tale condizione è particolarmente allarmante in
Campania ed a Salerno dove, come confermato dai dati diffusi dal Responsabile di Italia Lavoro, si
versa in una grave recessione. In questo scenario di difficoltà abbiamo comunque apprezzato la
disponibilità delle Istituzioni e di Condindustria a verificare la possibilità di costituire un fondo di
copertura per l'anticipazione della cassa integrazione ai lavoratori. L'incontro si è infatti concluso
con l'impegno comune a convocare una riunione specifica tesa ad esaminare la concreta possibilità
di sottoscrivere un protocollo con le banche e gli istituti di credito della provincia per anticipare il
trattamento di cassa integrazione ai lavoratori delle aziende in crisi. Questo - conclude Tavella permetterebbe di preservare molte famiglie dal rivolgersi a circuiti illegali per ottenere il credito,
visto che spesso sono costrette ad attendere almeno sei mesi prima di ottenere il pagamento degli
ammortizzatori sociali".
E' guerra per la treccia di fiordilatte
Sala Consilina, (16 giugno 2010).- Dopo il Guinness dei primati ottenuto ad Avellino, domenica 13
giugno scorso, con la realizzazione, ma dopo ben sei ore di lavoro, di una treccia di fior di latte
lunga 106 metri e 16 centimetri, i casari di Sala Consilina (Salerno) ritengono di conservare il
proprio record, anche se la loro treccia misura 78 metri e 80 centimetri. Inoltre, il tempo di
realizzazione è di gran lunga inferiore: 78 minuti rispetto alle sei ore degli avellinesi.
"Dunque - affermano in coro - rimane a noi il guinnes dei primati, quello, cioè, della treccia di fior
di latte più lunga del mondo, realizzata, peraltro, in tempi molto brevi rispetto a quelli impiegati dai
colleghi di Avellino ". Insomma i casari salesi, sono convinti di non essere stati battuti in quanto tra
il record di Avellino e quello di Sala Consilina ci sono delle differenze. E ciò a loro vantaggio.
"Siamo felici che i colleghi avellinesi,- dice il casaro Pino Paventa - abbiano realizzato una treccia
così lunga ma, per battere il nostro record, vanno innanzitutto rispettate le regole scritte di
'Salagustando'. Ad esse noi ci siamo attenuti alla lettera, soprattutto per quanto concerne il tempo
limite di realizzazione ed il diametro della treccia stessa". Il regolamento di "Salagustando" prevede
la realizzazione di tre fili di treccia, lungo ciascuno almeno 50 metri. I fili della treccia di fior di
latte devono essere prima stesi su di un tavolo e poi intrecciati per dar vita alla treccia più lunga del
mondo. Essi devono essere "un unicum" continuo, nel senso che la treccia va essere ottenuta senza
che, per l'intera lunghezza, ci siano giunture. Il diametro della treccia deve essere almeno di 10
centimetri. Il lavoro va eseguito interamente sul posto in un tempo massimo di 100 minuti, a
cominciare dalla lavorazione del latte. In buona sostanza i casari salesi contestano che la treccia
avellinese sia stata realizzata nel tempo di sei ore e senza seguire il regolamento applicato a Sala
Consilina. "Alla luce di tutto ciò - sottolinea Paventa - noi ci teniamo stretto il nostro record, che,
peraltro, da ben quattro anni, miglioriamo di volta in volta, ed i colleghi di Avellino possono
tranquillamente gioire per il loro Guinnes". Sulla vicenda interviene anche il sindaco di Sala
Consilina, Gaetano Ferrari, il quale, goliardicamente, lancia una simpatica ed affascinante idea.
"Effettivamente si tratta di due record diversi. A questo punto propongo di ospitare nella mia città,
nel prossimo mese di settembre, una sfida tra i casari salesi e quelli di Avellino e di Agerola,
comune, quest'ultimo con noi gemellato e che, anch'esso, si cimenta nella realizzazione di una
treccia di fior di latte da record. Ma per non creare dissapori, i casari in gara si dovranno
confrontare seguendo un regolamento uguale per tutti". Per la cronaca va detto che a Sala Consilina,
da ben quattro anni, i casari del posto promuovono la manifestazione denominata "Salagustando" la
quale, oltre a proporre il Guinness dei primati con la treccia di fior di latte più lunga del mondo, ha
l'obiettivo di promuovere il prodotto fior di latte attraverso la formula, rivelatasi vincente, della
spettacolarizzazione della lavorazione del fior di latte. I casari salesi, nelle quattro edizioni di
"Salagustando", hanno realizzato trecce della lunghezza di 42 metri e 80 centimetri nel 2006, di 56
metri e 50 centimetri nel 2007, di 65,50 metri nel 2008 e di 78 metri e 80 cm nel 2009.
E se accadesse in Adriatico
Roma, (9 giugno 2010 ).- Cosa succederebbe se un incidente simile si verificasse nel Mare
Adriatico? Per dare l'idea, il WWF ha semplicemente sovrapposto, nel rispetto delle proporzioni, la
macchia di petrolio su una cartina dell'Adriatico, e la risposta emerge evidente: sarebbe la morte di
tutto il mare Adriatico, che oltretutto ha fondali molto più bassi e un ricambio molto più limitato
rispetto all'area antistante le coste della Louisiana (si tenga infatti presente che il tempo di ricambio
totale delle acque del Mediterraneo è di circa 80 anni). Incommensurabili sarebbero gli impatti sulla
biodiversità di questo mare ricchissimo, che ospita specie come lo squalo grigio, verdesche,
tartarughe marine, capodogli e perfino balene e che con l'apporto delle acque dolci del Po favorisce
la produttività dell'intero Mediterraneo. Senza contare la maggiore superficie costiera coinvolta: in
breve tempo, grazie anche alla velocità delle correnti, la marea nera raggiungerebbe sia le coste
italiane sia quelle balcaniche, con impatti gravissimi sugli ecosistemi costieri - che comprendono
aree preziose come il Parco del Conero, la Riserva Marina delle Isole Tremiti, la Riserva Marina di
Miramare, tasselli fondamentali per l'ecosistema adriatico - e sull'economia, compromettendo
settori fiorenti come quello della pesca o dell'allevamento di molluschi. Ad oggi circa 6.000 km2 di
mare antistante la costa abruzzese sono interessati da richieste ed autorizzazioni di concessioni per
ricerca ed estrazione di idrocarburi. "Certamente le quantità e la profondità della piattaforma nel
Golfo del Messico non sono paragonabili con le situazioni che interessano la nostra costa", dichiara
Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia "ma è del tutto evidente quanto sarebbe
devastante un incidente anche di più modeste dimensioni in un mare come il Mare Adriatico. Non
solo la costa abruzzese sarebbe devastata, ma in pratica tutta la costa adriatica, oltre a quella
balcanica, verrebbe compromessa per anni ed anni". Il WWF torna a chiedere che si intervenga
sulla situazione delle autorizzazioni che si stanno rilasciando nel mare antistante la costa abruzzese
così come sulla terraferma dove circa il 50% del territorio abruzzese è interessato da richiesta di
ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi.
Battipaglia, referendum all'Alcatel
Salerno, (10 giugno 2010).- I lavoratori dell'Alcatel Lucent di Battipaglia sono stati chiamati ad
esprimere il loro parere circa l'ipotesi di accordo presentata lo scorso 26 maggio in sede
ministeriale. Le votazioni, si legge in un comunicato della Cgil, si sono svolte durante un
referendum che si è tenuto in azienda davanti ad una commissione elettorale di cui faceva parte
anche una lavoratrice somministrata. Al termine dello spoglio i voti favorevoli sono risultati 150; i
contrari 45, le schede bianche sono state 82 e 6 sono risultate nulle. Il totale votanti è stato di 283 su
330 unità. "Il referendum sulla ipotesi di accordo del 26 Maggio avanzata presso il Ministero dello
Sviluppo Economico è un segnale forte di democrazia sindacale perché tutti i lavoratori hanno
potuto esprimersi attraverso il voto su di un accordo che metteva in discussione le loro prospettive
future - ha commentato Pietro Giordano, segretario generale Fiom Cgil Salerno - I lavoratori
dell'Alcatel Lucent di Battipaglia hanno detto sì dopo mesi di lotta ad un accordo lungo e
travagliato che ha coinvolto le istituzioni e le forze politiche a tutti i livelli. Una intesa che serve a
preservare un insediamento produttivo nella Piana del Sele che rappresenta una delle poche realtà
attive del territorio". Soddisfatto per il risultato anche il segretario generale della Cgil Salerno,
Franco Tavella. "Ora - ha sottolineato Franco Tavella - dobbiamo vigilare affinché il Governo
mantenga gli impegni presi e l'accordo venga rispettato in tutte le sue parti".
Per
Maurizio
Mascoli, segretario generale Fiom Cgil Campania, si tratta di " un accordo sindacale sofferto che
richiederà da parte del sindacato un forte impegno perché siano rispettate le garanzie
all'occupazione e sia avviata la stabilizzazione del lavoro precario. Stando a quanto deciso verranno
garantite commesse Alcatel per 5 anni con un piano industriale che porterà alla riconversione delle
attività produttive con 9 milioni di investimenti e la garanzia di tutta l'occupazione esistente. E'
previsto, inoltre, un piano di stabilizzazione per i precari. Sono contemplate anche nuove attività di
ricerca e 10 assunzioni nel settore 'ricerca e sviluppo' che rimane Alcatel".
Cariello, da sinistra a destra
Il consigliere provinciale già di Rifondazione comunista aderisce al Nuovo Psi di Fasolino
Eboli, Salerno ( 2 giugno 2010).- Le recenti elezioni amministrative avevano evidenziato alcuni
distinguo tra Massimo Cariello e il suo partito di riferimento, Rifondazione Comunista. La
candidatura alle regionali campane del segretario nazionale Paolo Ferrero, in chiaro contrasto con
quella di Vincenzo De Luca; quella di Cariello alla carica di sindaco di Eboli, in contrapposizione al
sindaco uscente Melchionda anche lui di Rifondazione, hanno rappresentato il punto di non ritorno
per il giovane consigliere provinciale. Lo strappo definitivo si è avuto in questi giorni. "E' giunto il
momento di prendere una seria decisione sul futuro", scrive Cariello in una lettera aperta. Parla di
"tempi maturi" per dar vita ad "un gruppo politico, una forza capace di affermarsi in un panorama
fatto di simboli spesso vuoti, di baronati e di caste conservatrici". Per Cariello "le esperienze
elettorali recenti sono l'esempio di come la degenerazione politica sia ormai cosa fatta; di come il
centro sinistra nostrano e nazionale si stia connotando come fucina di interessi particolari di una
dirigenza litigiosa ed avida di potere". Dichiarazioni che preludono ad un triplice salto da parte di
Cariello. D'altra parte, scrive Cariello, "i valori che hanno spinto generazioni di cittadini, operai,
agricoltori, professionisiti ed intellettuali non vivono più in quella casa, lì dove l'unica meta è il
raggiungimento di un benessere personale. Il contatto con il territorio, con la gente e le sue
esigenze, resta relegato al demagogico dizionario elettorale e, quando anche quello non riesce più a
creare il consenso sperato, altri strumenti vengono messi in campo". E' un Cariello che, sconfitto al
ballottaggio per la carica di sindaco di Eboli da Melchionda, appare estremamente amareggiato.
"Abbiamo assistito alla formazione di un vero e proprio mercato del voto, con tanto di quotazioni.
Un ridicolo balletto, una farsa semiseria che si richiama agli ideali del centro sinistra". Il consigliere
provinciale pare scoprire l'acqua calda eppure ha fatto politica, sa come funzionano gli ingranaggi,
conosce il sistema partitico. Molte delle questioni da lui evidenziate esistono da anni; alcuni dei
temi sollevati sono stati denunciati da giornalisti di fama nazionale. Perché solo ora? Perché,
probabilmente, anche per Cariello il vaso è colmo? Oppure perché non si aspettava una lotta interna
contro la sua candidatura? Il giovane consigliere provinciale preferisce volare alto e condannare, per
esempio, il ricorso alle primarie "che si susseguono a iosa" o l'individuazione di "dirigenti" che
paiono dei " burattini al servizio di equilibri precari". Bisogna ritrovare "il contatto con la gente, con
il territorio, con i suoi bisogni, il ritorno all'ascolto" vero motore "di una forza politica, di un gruppo
che guardi alla crescita, che abbia come unico scopo lo sviluppo della società". Strada che può
essere perseguita dall'interno, come forza di minoranza. Ma Cariello sembra aver già deciso: si
svolta a destra e sceglie di aderire al Nuovo Psi di Antonio Fasolino, per il suo "radicamento sul
territorio favorito dall'uso di un linguaggio schietto e diretto, di un modus operandi concreto e per
nulla demagogico". E' questo il soggetto politico con il quale Cariello intende lavorare "per creare
una società cosciente dei propri mezzi, attenta ai bisogni concreti, lontana dai labirinti e le strategie
che logorano il centro sinistra; una società che sia solidale, meritocratica, interprete di ogni sua
componente, scevra dai ricatti della politica clientelare, matura, espressione di se stessa e libera".
Soddisfatto il commissario cittadino del nuovo Psi, Cosimo Pio Di Benedetto che giudica
coraggiosa, responsabile ma anche difficile la scelta di Cariello. "Egli poteva rimanere cieco
rispetto alla crisi del suo territorio , sordo rispetto alle parole della gente e muto rispetto alle risposte
che loro si aspettavano venissero elaborate ma fiero di essere rimasto comunista", scrive Di
Benedetto. Invece ha scelto di "diventare un politico maturo e responsabile accettando di essere
infangato dagli stolti ma capace di individuare chi poteva consentirgli ancora di sentirsi un politico
vero capace di aprire gli occhi ed ascoltare le persone ed esprimere a loro le proprie idee per un
territorio migliore" . Dopo l'addio al Psi del consigliere Rocco Giuliano, l'opposizione al presidente
Cirielli perde un'altra storica pedina.
Giovanni Greco
Verso il Gay Pride
Si svolgerà a Napoli il prossimo 26 giugno ma sullo sfondo rimangono intatti la mancanza di
diritti per gli omosessuali
Roma, (9 giugno 2010).- Atti vandalici, bullismo, estorsioni, violenze, aggressioni e omicidi: c'è di
tutto nel report prodotto da Arcigay sui principali casi di omofobia accaduti in Italia. In totale 28
episodi che fanno schizzare a 290 i casi registrati tra il 2006 e il 2010. Una casistica difficile da
approntare perché nel nostro Paese non esiste alcuna legge che riconosca un'aggravante specifica
per i reati commessi in odio a persone omosessuali, bisessuali e transgender. "È impossibile commenta Luca Trentini, segretario nazionale Arcigay - avere una rilevazione statistica attendibile,
o reperire informazioni ufficiali da parte delle Forze dell'ordine in merito a reati di carattere
omofobico, semplicemente perché non esiste una specifica fattispecie di reato". E poi c'è da tenere
in considerazione il fatto che difficilmente all'atto della denuncia la vittima di violenza dichiari la
matrice omofobica del gesto patito: sia perché non costituirebbe un aggravante, sia perché c'è una
forte omofobia interiorizzata, largamente diffusa nel nostro paese, che porta ad una vera e propria
autocensura. "La medesima autocensura - aggiunge Trentini - fa sì che moltissimi casi di violenza
omofobica rilevati dalle reti territoriali delle Associazioni di tutela rimangano, o per decisione delle
vittime o per una giusta delicatezza nei confronti delle stesse, in un ambito di estrema riservatezza
che non le rende pubbliche e rilevabili". Elementi che contribuiscono a mantenere nel silenzio più
assoluto la stragrande maggioranza dei casi di violenza omofobica. Giusto, quindi, l'appello rivolto,
da Anna Paola Concia, a tutte le forze politiche per una rapida approvazione bipartisan della legge
contro l'omofobia. Una sorta di "moratoria sullo scontro ideologico che ogni volta che si parla di
omofobia o di diritti degli omosessuali, scatta in tutti come un riflesso condizionato". Intanto
fervono i preparativi per il Gay Pride nazionale che quest'anno si svolgerà a Napoli il prossimo 26
giugno. "In tutti i paesi civili - afferma Concia - tutte le forze politiche, di destra e di sinistra,
partecipano ai Gay Pride insieme agli omosessuali. E mentre nei paesi incivili vengono vietati, solo
in Italia ogni anno, alla vigilia delle manifestazioni per l'orgoglio Gay, si ripropone questo
stucchevole dibattito, in cui tutti devono entrare nel merito di questa festa". L'appuntamento di
Napoli concluderà una serie di incontri disseminati su tutto il territorio nazionale come la consegna
del Pegaso d'Oro che, domenica 13 giugno sarà consegnato a Iva Zanicchi. "Iva Zanicchi - dichiara
Luca Trentini - ha dato netta testimonianza di sensibilità verso le problematiche omosessuali e la
battaglia per i diritti gay nell'interpretazione di Liliana, mamma di un omosessuale Enrico e del
compagno Pablo convolati a giuste nozze gay in Spagna, nella serie tv Caterina e le sue figlie".
L'europarlamentare, a margine delle polemiche nel corso del Festival di San Remo del 2009 sulle
terapie di conversione di omosessuali in eterosessuali, aveva offerto una lezione di buon senso e
scientificità con la dichiarazione: "sono dell'avviso che dall'omosessualità non si può 'guarire'
perché non è mica una malattia. Se uno nasce omosessuale, non è una malattia, è una condizione e
uno rimane omosessuale tutta la vita, e va bene. Io sono attorniata da omosessuali e mi trovo
benissimo". Arcigay poi assegnerà la tessera onoraria dell'associazione all'attrice Lella Costa,
madrina del Gay pride nazionale di Genova del 2009 e da sempre impegnata in iniziative per la
parità di diritti. La Costa ha testimoniato una sana dose di orgoglio gay intervistata da Fabio Fazio
nel gennaio 2010: "Sono diventata un'icona gay! E me la tiro moltissimo perché sono un'icona! In
realtà sono ben felice di poter fare qualcosa per quel che riguarda le battaglie per i diritti. Rimango
fortemente convinta che i diritti in più non tolgono nulla a nessuno". L'anno scorso, per la prima
edizione dell'iniziativa, il premio era stato assegnato a Simona Ventura, showgirl e conduttrice TV
de L'Isola dei Famosi e di Quelli che Il Calcio, per la difesa a Vladimir Luxuria.
Giovanni Greco
Festa per l'ANSPI Campania
Salerno, (9 giugno 2010).- Grande fermento in tutte le regioni del nostro stivale per le gare sportive
preliminari che permetteranno ai più meritevoli di guadagnarsi l'ingresso alla tanto attesa Festa
Nazionale d'Estate Anspi Sport, che si svolgerà dal 1 al 12 Settembre nella confortevole e
accogliente cittadina romagnola di Bellaria Igea Marina. La manifestazione riscuote sempre più
successo e numerosissime sono le richieste di adesione. In particolare quest'anno c'è grande
entusiasmo per festeggiare i 30 anni della manifestazione e tutti le regioni d'Italia desiderano quindi
poter portare una loro rappresentanza a Bellaria. E così anche la Campania si prepara al grande
evento sportivo. Infatti, il comitato regionale campano si è messo subito in azione per organizzare la
Festa Regionale sportiva 2010. L'appuntamento per la disputa delle competizioni sportive finali è
previsto per i prossimi 12 e 13 giugno rispettivamente presso il nuovo Oratorio di Santa Maria della
Speranza di Battipaglia (SA) e il Centro sportivo DOC di Bellizzi (SA). Come da calendario,
Sabato 12, si affronteranno per la sezione Calcio le seguenti categorie: Micro Scarabocchio, Mini
Scarabocchio, Scarabocchio, Aspiranti, Preadolescenti e Adolescenti. Dalle ore 9.00 alle ore 18.30
gli atleti scenderanno in campo nel segno della sana competizione, ricordando che l'avversario è
prima di tutto un compagno di gioco e che come tale va rispettato. Sono tre le categorie che si
affronteranno, poi, per la sezione Pallavolo: Aspiranti, Primavera e Mista. A fine serata per i più
meritevoli nelle rispettive discipline sportive, si aprirà la porta delle gare nazionali. Domenica 13,
invece, per la sezione Calcio a 5, potremo assistere, dalle ore 9.00 alle 13.00, alle sfide nelle
categorie Juniores, Seniores e Maturi.
'Crisi dimenticate', crisi senza fine
MSF presenta il nuovo rapporto e lancia la campagna sulle "Crisi dimenticate" - Al via le
mobilitazioni per sensibilizzare l'opinione pubblica
di Paolo Rocca
Roma (18 maggio 2010).-Questa volta, per la prima volta, 'Le crisi dimenticate dai media nel 2009"
rimarranno impresse nella mente di ciascuno di noi. Non solo comunicati e conferenze stampa di
Medici Senza Frontiere ma un libro, edito da Marsilio Editore. Non si potrà girare canale, non si
passerà alla pagina successiva del quotidiano ma, se lo si acquista, il libro non potrà rimanere nelle
nostre librerie senza essere letto. La pubblicazione include il sesto rapporto con la "Top Ten" sulle
crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel 2009, l'analisi realizzata dall'Osservatorio di
Pavia sullo spazio dedicato alle crisi dai TG e alcuni contributi di giornalisti e rappresentanti del
mondo accademico/scientifico. MSF lancia anche la campagna di sensibilizzazione sulle "Crisi
dimenticate" con l'obiettivo di dare vita, per la prima volta, ad alcune mobilitazioni per coinvolgere
l'opinione pubblica. La campagna viene veicolata dal nuovo sito www.crisidimenticate.it dove sono
disponibili i materiali per dare vita alle azioni di mobilitazione. La campagna è stata realizzata in
collaborazione con l'Istituto Europeo di Design di Milano. Come tutti gli anni, l'Osservatorio di
Pavia ha realizzato un'analisi quantitativa e qualitativa dello spazio dedicato dai telegiornali (Rai e
Mediaset) alle dieci crisi individuate da MSF e, più in generale, ai contesti di crisi in tutto il mondo.
L'analisi evidenzia un dato stabile rispetto agli anni precedenti: le notizie sulle crisi umanitarie nel
2009 sono state il 6% del totale (5.216 su 82.788), un dato identico a quello del 2008 (6%), ma
sempre in linea con il calo di attenzione prestato alle aree di crisi in questi anni (il 10% nel 2006 e
l'8% nel 2007). Il livello di attenzione nei TG, con meno di un decimo di notizie dedicate alle crisi,
non dà segni di miglioramento nemmeno nel 2009.
Le cosiddette "malattie tropicali dimenticate" (leishmaniosi viscerale/kala-azar, malattia del sonno,
Chagas e ulcera di Buruli) si trovano in un totale cono d'ombra informativo. Le notizie ad esse
dedicate sono state pari a zero, mentre di influenza suina, in soli 9 mesi, si è parlato in ben 1.337
notizie; 122 sono stati i servizi sui saldi e 246 quelli su tre mesi di caldo nel 2009. Eppure più di
400 milioni di persone al mondo sono a rischio a causa delle malattie tropicali. La ricerca e sviluppo
di nuovi medicinali e presidi diagnostici sono privi di fondi sufficienti e ciò ha gravi conseguenze
sui pazienti. Alla Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono state dedicate nel 2009 solo 7
notizie. In Congo, una delle crisi da anni presente nella "Top Ten", è in corso un lungo conflitto che
colpisce in particolare l'Est del paese. La tendenza dei TG è quella di interessarsi poco o nulla ai
processi complessi delle crisi, privilegiando invece fatti straordinari e limitati nel tempo. E' il caso
dello Sri Lanka (53 notizie) con picchi di attenzione a maggio 2009, per poi sparire dal teleschermo
nel secondo semestre. La crisi della Somalia (293) per i TG si consuma per lo più in mare,
soprattutto per gli attacchi dei pirati a imbarcazioni italiane. Ma nel 2009 i somali hanno continuato
a essere vittima della violenza indiscriminata: milioni di persone hanno bisogno urgente di cure
sanitarie. Il Sudan (con 112 notizie) e la situazione in Darfur è una crisi visibile a singhiozzo,
concentrata sull'ordine di arresto della Corte Penale Internazionale per il presidente Bashir e sul
rapimento di operatori umanitari di MSF. Proprio la riconducibilità a italiani o occidentali rende
appetibile una notizia. Lo Yemen (54 notizie) appare invece nei telegiornali solo in caso di
rapimento di occidentali o come possibile base terroristica.
La crisi più visibile della Top Ten è l'Afghanistan, il contesto di guerra più rappresentato in assoluto
nei TG (1.632 notizie), con due focus principali: uno italiano (la missione militare) e l'altro
statunitense. In Afghanistan la violenza colpisce il sistema sanitario già precario: solo pochi
ospedali e centri di salute nei capoluoghi di provincia funzionano, ma a servizio ridotto. Si parla di
AIDS e di malnutrizione solo in caso di vertici internazionali o di visite del Pontefice in Africa.
Tuttavia ogni anno da 3,5 a 5 milioni circa di bambini muoiono per cause legate alla malnutrizione,
un decesso ogni sei secondi. E 178 milioni di bambini, di cui 20 milioni in forma grave, soffrono di
questa malattia. I fondi stanziati per la ricerca, lo sviluppo, le terapie sono del tutto inadeguati, sia
per quanto riguarda la malnutrizione che per l'AIDS e ciò ha gravi conseguenze per i pazienti. Sei
milioni di persone malate di HIV/AIDS hanno bisogno di terapie antiretrovirali (ARV) nei paesi in
via di sviluppo. La campagna prevede due azioni. La prima, "Adotta una crisi dimenticata", è
diretta ai media, alle Università e alle Scuole di giornalismo e gode del patrocinio della Federazione
Nazionale Stampa Italiana (FNSI); l'obiettivo è di dare spazio a momenti di confronto e
approfondimenti sulle crisi umanitarie. La seconda, "Accendi un riflettore sulle crisi dimenticate", è
rivolta all'opinione pubblica per attirare l'attenzione nei modi più diversi, in modo virtuale
attraverso il sito crisidimenticate.it e Facebook, e attraverso iniziative concrete come i FlashMob o
altre proposte.
I “poteri assoluti” e la Campania
Tra i cittadini sta dilagando sempre di più una nuova sindrome provocata dal dannoso
governo di “personaggi alieni”
Napoli, (30 maggio 2010).- Da alcuni anni ci siamo dati da fare per avvisare amministratori e
cittadini che le cave a fossa della Campania (come quelle che si trovano tra i Campi Flegrei,
Giugliano, Villaricca, Chiaiano, la zona vesuviana, il nolano e il casertano come Lo Uttaro) non
possono essere trasformate in discariche: sotto ci sono le falde idriche! Abbiamo più volte
segnalato, come ad esempio il 26 luglio 2007 nell'audizione avuta presso la Commissione
Bicamerale d'indagine sul ciclo dei rifiuti, che la quasi totalità delle cave della Campania sono
ubicate in ammassi rocciosi permeabili (calcare, tufo, ghiaia) che nel sottosuolo ospitano le falde
idriche che alimentano vari usi (potabile, industriale, agricolo). Anche applicando alla perfezione
gli interventi prescritti dalla vigente legge non è possibile garantire l'impermeabilizzazione alla base
dei rifiuti per un periodo superiore a 20 anni: dopo è garantito l'inquinamento delle falde che
transitano al di sotto della Pianura Campana, valutabili in circa 600 milioni di mc l'anno, equivalenti
al volume idrico contenuto in circa 6 grandi bacini artificiali. Da alcuni giorni vari mass media
hanno reso noto che le falde in parte della zona a nord di Napoli sono inquinate e si temono
ripercussioni per le attività economiche connesse all'uso agricolo del suolo. Il contorno? Cittadini
distratti e ambientalmente ignoranti, mass media non interessati a diffondere le verità che
contrastino gli interessi delle lobbies parassitarie, amministratori in gran parte senza radici,
saccheggiatori "barbari e cafoni" che usano la Campania come spietati neocolonizzatori per
scaricare rifiuti illegalmente o legalmente rispetto alle leggi fatte dall'Uomo ma sicuramente
illegalmente in relazione alle leggi della natura. Volontà e conseguente capacità di controllo del
territorio da parte delle istituzioni preposte: quasi zero. Ieri e oggi, e domani pure? Sembra che per i
mass media "che contano e fanno opinione" sia più redditizio annunciare gli inquinamenti
ambientali dopo che sono avvenuti. Fare opinione con continuità circa la difesa ambientale e la
tutela delle risorse primarie è più rischioso? Sembra proprio di si. Si tratterebbe di mettersi contro i
"poteri assoluti". Ad esempio, in relazione all'operazione deviata "plurigovernativa" chiamata
emergenza rifiuti in Campania si sarebbe dovuto approfondire le varie problematiche ambientali
sollevate motivatamente dai cittadini e dagli "esperti indipendenti" (come li chiama la UE) che
evidenziavano i ripetuti reati ambientali commessi nel realizzare discariche blindate e militarizzate
in siti non idonei ambientalmente e per di più commettendo reati testimoniati da prove fotografiche.
Evidentemente per molti amministratori senza radici è stato molto più facile e probabilmente
fruttuoso fare quadrato con i mass media "che contano" per non fare capire l'inganno perpetrato ai
danni dei cittadini campani sistematicamente dipinti come sporchi, cattivi e manovrati dalla
malavita organizzata. Ora che vari mass media hanno reso noto che le falde in parte della zona a
nord di Napoli sono inquinate e si temono ripercussioni per le attività economiche connesse all'uso
agricolo del suolo, si deve ricordare che l'esempio più drammatico di attentato alla salute dei
cittadini, oltre a quelli commessi dalla malavita organizzata e non contrastata, è certamente
rappresentato dalle discariche realizzate dai commissari di Governo, che agivano in nome del
Governo Italiano, in cave a fossa (profonde decine di metri rispetto alla superficie del suolo) ubicate
tra le province di Caserta e Napoli (Lo Uttaro, Villaricca, Giuliano ecc.). La discarica di Chiaiano,
ancora attiva in una cava a fossa profonda circa 70 m ubicata nel Parco Naturale Regionale,
rappresenta il tragico risultato derivante dalla sinergia tra un potere assoluto "barbaro" (che si è
avvalso di "mercenari" progettisti che disinvoltamente hanno dichiarato il falso e di imprese che,
protette dai "poteri assoluti" e dall'inconsapevole Esercito Italiano, hanno realizzato l'impianto
commettendo reati ambientali mai perseguiti) e rappresentanti delle istituzioni locali che hanno
tradito lo statuto della Regione Campania che prevede ".la valorizzazione dell'ambiente, del
territorio, delle risorse naturali e del patrimonio rurale; la tutela degli ecosistemi e della
biodiversità..". La discarica è ubicata nella zona di ricarica delle falde idriche che defluiscono nel
sottosuolo disperdendo acqua e inquinanti a 360 gradi per vari chilometri; falde alle quali attingono
decine di pozzi irrigui. Mass media e personaggi dequalificati moralmente e professionalmente
hanno nascosto la pericolosità ambientale della discarica (simile per problematiche ambientali a
quella della ex Cava Sari di Terzigno ancora in esercizio). I previsti danni ambientali conseguenti
alle barbare attività di discarica effettuate nelle ultime decine di anni da tutti i "poteri assoluti",
purtroppo, cominciano ad evidenziarsi. E non finirà qui, purtroppo! E chi pagherà? Chi sarà punito
per la progressiva distruzione dei beni comuni primari (acqua, suolo, aria) che intaccheranno la
salute dei cittadini di oggi e di domani? Tra i cittadini sta dilagando sempre di più' una nuova
sindrome provocata dal dannoso governo di "personaggi alieni": la "Sindrome di BISB" (Basta con
gli Incapaci, le Sanguisughe e i Bugiardi). Le pubbliche istituzioni devono riappropriarsi del
controllo del territorio. Se gli amministratori attuali hanno radici sane nel territorio devono
governare "come cittadini della Campania" osservando lo Statuto Regionale, le leggi nazionali ed
europee in modo da contrastare una possibile prossima crisi ambientale, sanitaria e socio-economica
"seminata" dai "barbari poteri assoluti" il cui dominio può solo causare un "degrado assoluto".
Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II
Quando la giustizia marca visita
Carlo Parlanti dal carcere di Avenal continua a professare la sua innocenza ma l’Italia
dimentica il suo caso
Roma (9 giugno 2010).- Secondo l'ultimo censimento del Dipartimento del Ministero degli Affari
Esteri (DIGIT), i nostri connazionali attualmente rinchiusi in prigioni straniere è di poco inferiore
alle 3000 unità. E si trovano in ogni parte del mondo: in Europa il loro numero ammonta a 2.253,
1099 dei quali sono in attesa di giudizio. Gli stati a maggiore densità sono la Germania, ove sono
rinchiusi 1.140 italiani, la Spagna, che ne conta 429, il Belgio e la Francia che ne ospitano
rispettivamente 238 e 208. In America il totale degli italiani detenuti tocca quota 424. Ben 134 sono
rinchiusi nelle carceri statunitensi; circa 48 si trovano nelle carceri venezuelane e 43 nelle prigioni
brasiliane. Maggiore, anche nel caso delle Americhe, il numero dei condannati rispetto a quello dei
detenuti in attesa di giudizio: 152 contro 240. Cala vertiginosamente il numero degli italiani
detenuti in Asia e Oceania: 51 i connazionali nell'intera area, di cui 15 in attesa di giudizio. Processi
farsa, avvocati della difesa poco credibili e,in alcuni casi, mancata applicazione della convenzione
di Strasburgo formano un mix esplosivo che si conclude con il carcere. Le accuse, di solito, vanno
dallo spaccio di droga alla violenza sessuale, dalla truffa alla rapina, dalla falsificazione di
documenti al riciclaggi e falsificazione di valuta. Pochi riescono a tornare in Italia, prima del tempo.
Va dato merito ad Unis@und di continuaere a tenere accesi i riflettori su questi italiani. I colleghi
della web radio dell'Università di Salerno ritornano sull'argomento, a distanza di un anno, con due
puntate. La prima, andata in onda il 25 maggio, è stata dedicata a Britel Kassim e Chico Forti (vedi
la sezione 'Archivio' di Diariosette) . La maggior parte di questi connazionali sono costretti a
scontare tutta la pena. Senza riduzione e senza possibilità di revisione dei processi. Come Carlo
Parlanti, italiano nato a Montecatini il 1° novembre 1964. Dopo essersi laureato in fisica viene
assunto dalla Nestlè e inizia a viaggiare per il mondo. Nel 1996 si trasferisce negli Stati Uniti dove
nel 2001 incontra Rebecca White. La relazione con la White termina il 16 luglio 2002; qualche
settimana dopo Parlanti decide di concludere la sua avventura americana e ritornare in Italia alla
ricerca di nuove e migliori opportunità di lavoro. Nel luglio del 2004 Carlo Parlanti si trova in
transito all'aeroporto di Duesseldorf quando viene arrestato dalla polizia tedesca e trasferito nel
carcere cittadino. Perché? Cosa è accaduto? Quali sono le accuse che vengono rivolte a Carlo? E chi
lo accusa? Ad accusarlo è proprio Rebecca White che dichiara di essere stata picchiata, legata e
stuprata dal suo ex-convivente nella notte del 6 luglio 2002 (data che viene successivamente
ritrattata). Paradossalmente il mandato di arresto spiccato dalle autorità statunitensi nei confronti del
Parlanti non viene mai inviato o recepito in Italia, tanto che il nostro connazionale continua a vivere
e lavorare in Italia e a spostarsi, per lavoro, sia in Europa che in Canada rimanendo all'oscuro di
quanto accaduto negli Stati Uniti. In uno di questi viaggi Carlo fa sosta all'aeroporto di Duesseldorf
dove viene arrestato e condotto in carcere. Vi rimane per ben 10 mesi, fino al giorno in cui la
Germania, pur in assenza di concrete prove incriminanti, decide di estradarlo negli Stati Uniti. La
drammatica vicenda di Carlo Parlanti si sposta, quindi, in California dove viene processato. Anche
in questo caso si può parlare, senza ombra di dubbio, di un processo farsa. Le prove raccolte sono
inconsistenti, la fedina penale è contraffatta . Ma c'è la parola della White, la sola ad accusarlo, che
condannano senza appello l'italiano a nove anni di reclusione. E' il 7 aprile del 2006. Per Parlanti si
aprono le porte di Avenal, un carcere di massima sicurezza progettato per 3 mila persone che, però,
ne ospita più di 7 mila. La detenzione l'ha intaccato fisicamente e psicologicamente; in carcere
Carlo ha contratto l'epatite C e una infezione polmonare. Ha la possibilità teorica di vedere i propri
cari; in realtà i costi economici rendono estremamente difficili questi incontri. E così gli unici
contatti con il mondo sono legati alla possibilità di ricevere telefonate da amici e conoscenti.
Continua professarsi innocente. Ma né il Governo italiano, né il Parlamento hanno finora raccolto
questo messaggio.
Giovanni Greco
Un viaggio da incubo
Fuggono dall’Africa per raggiungere l’Europa ma prima di sbarcare sulle coste italiane le
donne subiscono le violenze più inenarrabili
Roma (31 marzo 2010).-Viaggio della speranza che si trasforma in un dramma senza fine. E' quello
che capita, durante il loro soggiorno forzato in Marocco, alle donne migranti, provenienti
dall'Africa sub-sahariana. In quella sosta forzata, in attesa di imbarcarsi per raggiungere l'Europa, le
donne sono esposte ad atti di violenza sessuale. A renderlo noto è Medici Senza Frontiere nel suo
documento "Violenza sessuale e migrazione". "Molte di loro - si legge nel Rapporto - fuggono dal
proprio paese d'origine a causa della violenza generalizzata o per gli abusi domestici che avvengono
all'interno di matrimoni combinati contro la loro volontà". Ma ci sono, anche, ragioni economiche e
desiderio di fuggire da uno stato di estrema povertà. E' il caso, per esempio, delle donne originarie
della Nigeria. Ma quale che siano le motivazioni, il destino è per tutte lo stesso. "Durante il viaggio,
in particolare in Marocco, subiscono altri attacchi e abusi sessuali e spesso cadono nelle mani di
organizzazioni dedite allo sfruttamento della prostituzione". Il silenzio, in questi casi, è il leitmotiv
di tutte. Molte preferiscono tacere per paura di ritorsioni ma, forse, anche per il silenzio delle
autorità locali. "Il Governo del Marocco deve assumersi le proprie responsabilità e deve migliorare
la presa in carico dei migranti sub-sahariani vittime di violenza sul proprio territorio", dichiara
Alfonso Verdú, responsabile delle operazioni di MSF in Marocco. Da parte loro, continua Verdú "i
paesi dell'Unione Europea devono essere coscienti delle gravi conseguenze derivanti dalle politiche
restrittive messe in atto, in maniera crescente, dagli stessi paesi membri in materia di immigrazione
e asilo. Le prime vittime di questa condotta sono le categorie più deboli: donne talvolta molto
giovani". Tra maggio 2009 e gennaio 2010, una donna su tre, visitata all'interno delle strutture di
MSF a Casablanca e Rabat, è stata vittima di una o più violenze sessuali subite nel paese d'origine,
durante il viaggio o in Marocco. In totale MSF ha raccolto le storie di 63 pazienti, il 21, 5% delle
quali minorenni, mentre il 10% ha meno di sedici anni. Le testimonianze di queste donne mostrano
la condizione di estrema vulnerabilità che si trovano a vivere. Il caso di O.A. è emblematico. Si
tratta una congolese di 26 anni, fuggita dal conflitto che colpisce il suo paese, e poi violentata da un
gruppo di uomini. Si trovava in Mauritania senza passaporto, quando un autista si era offerto di
trasportarla nascosta sotto il suo sedile. Durante il tragitto il veicolo si è fermato nel mezzo del
deserto. "L'autista e il suo amico hanno cominciato a discutere, poi il primo mi ha colpito, sono
caduta e l'altro mi ha violentata. Io urlavo ma nessuno poteva sentirmi in quel luogo isolato.
Quando hanno finito mi hanno lasciata lì", racconta O.A., che è riuscita poi a raggiungere il
Marocco grazie a un passaggio. La strada tra Maghnia in Algeria e Oujida in Marocco, è una delle
zone più pericolose. Dalle testimonianze raccolta da MSF, il 59% delle 63 donne intervistate che
hanno compiuto questo percorso ha subito delle aggressioni a sfondo sessuale. Anche se
ufficialmente il confine tra Algeria e Marocco rimane chiuso, le forze di sicurezza marocchine
espellono i migranti verso questa zona di notte, aumentando così le probabilità di subire
aggressioni. T.D., una donna di 19 anni era stata arrestata dalla polizia mentre stava andando al
mercato di Oujida ed è stata portata in un commissariato dove si trovavano altri 28 migranti subsahariani. Tutto il gruppo è stato espulso verso la frontiera in pieno deserto la sera stessa. Mentre
T.D. stava camminando in compagnia di tre donne e tre uomini, un gruppo di banditi marocchini li
ha attaccati. "Ciascuna donna è stata violentata da tre banditi, uno dopo l'altro", ha dichiarato. A.A.
si è trovata sola nel suo paese dopo la morte della madre e la partenza di suo padre, fuggito per le
persecuzioni politiche. Riesce in qualche modo a raggiungere Parigi dove, però, non supera la
soglia della gendarmeria. All'aeroporto, infatti, viene rifiutata e rispedita in Marocco. A Casablanca
A.A. viene separata dalle altre donne e spedita al commissariato di Oujida. Inizia una lunga e
dolorosa peripezia per questa quattordicenne. Caricata su una vettura della polizia, sola ed indifesa,
subisce le violenze più atroci. Chi parla rappresenta solo la punta dell'iceberg fatto di donne
violentate fisicamente e psicologicamente. Un segmento particolarmente vulnerabile verso cui è
dovere di tutti noi intervenire. Le equipe di MSF in Marocco, hanno constatato che l'applicazione
delle politiche restrittive dell'Unione Europea hanno fatto aumentare il numero di migranti che non
possono né andare verso l'Europa, né tornare nel loro paese d'origine. In questa situazione fattori
come la paura, sentimenti di perdita del controllo sulla propria vita, o le condizioni di vita precarie
nelle quali si trovano, aumentano la vulnerabilità dei migranti e in particolare delle donne. Esclusa
Oujida, un terzo dei migranti intervistati da MSF ha affermato di aver subito abusi sessuali sul
territorio marocchino. "Non possiamo ignorare la realtà in cui vivono queste donne abbandonate a
loro stesse con un sentimento di grandissima frustrazione e disperazione", continua Alfonso Verdú;
"è necessario rispondere su tutti i fronti a questa terribile situazione: sul piano sociale , medico,
psicologico e legale".
Giovanni Greco
La Cgil proclama lo sciopero
Il 25 giugno, il settore privato, incrocerà le braccia per 4 ore, mentre il pubblico impiego si
fermerà per 24 ore – formalmente sancita la rottura sindacale
Roma (10 giugno 2010).- La Cgil ha deciso e proclama lo sciopero generale contro la manovra
economica. Il 25 giugno, il settore privato, incrocerà le braccia per 4 ore, mentre il pubblico
impiego si fermerà per 24 ore. Decisione che segna un nuovo strappo con Cisl e Uil. La Cgil, dice
Raffaele Bonanni, leader della Cisl a margine dell'assemblea annuale di Confartigianato, "organizza
manifestazioni solo per ospitare i partiti". E, ancora: "Epifani farebbe bene a controllare il suo
infante malato, la Fiom, che lo sta trascinando in un gorgo". Anche la Uil si schiera contro la Cgil
ed esprime un giudizio positivo sulla manovra economica perché, dice il segretario generale, Luigi
Angeletti, "tende a ridurre evasione fiscali e costi della politica". Ancora una volta, sola contro tutti.
E' un ritornello che ascoltiamo, puntualmente, quando al governo c'è una coalizione di centro destra.
La Cgil sugli scudi; la Cisl e la Uil più disponibili al dialogo.
"Al blocco dei contratti e alla misura gravissima sulle liquidazioni dei dipendenti pubblici si
aggiungono - dichiara Michele Gentile, responsabile del dipartimento Settori pubblici della CGIL
Nazionale - le misure specifiche che riguardano la scuola e il sistema dell'istruzione in generale. In
particolare il blocco degli scatti di anzianità per l'istruzione produce effetti gravi, e non previsti nei
risparmi, sia sugli stipendi mensili, pari a circa 120 euro al mese, sia sulle pensioni future, che
verranno ridotte, sia conseguentemente sulle liquidazioni". Per il dirigente sindacale "si tratta di una
manovra inaccettabile e iniqua che pesa su un sistema, come quello scolastico pubblico, già
pesantemente messo in discussione dalla manovra Tremonti del 2008". Solo nell'anno scolastico
2009, 18.000 docenti e 7.000 Ata (dati Miur) hanno perso il posto di lavoro, tanto che sono state
necessarie misure di emergenza (decreto salvaprecari, ecc.); la stessa cosa accadrà a settembre del
2010 e del 2011. Questo personale non gode della cassa integrazione. Nonostante i numeri, il
governo ribadisce che le misure economiche sono improntate al principio di equità. "Con la
manovra- si legge sul sito del Governo - chiediamo un atto di responsabilità ai nostri dipendenti
pubblici, per alcune ragioni. In primo luogo perché negli scorsi anni i loro redditi sono aumentati
più di quelli dei dipendenti privati: 42,5 per cento in dieci anni le retribuzioni pubbliche, rispetto al
24,8 per cento dei privati (fonte: Corte dei Conti). Poi perché i dipendenti pubblici godono del
vantaggio della garanzia del posto di lavoro, non possono essere licenziati per chiusura dell'attività
e non rischiano di andare in cassa integrazione né di vedersi ridurre lo stipendio come i privati. E
dunque ai dipendenti dello Stato spetta una particolare responsabilità per il risanamento dello stesso
Stato". Per farla breve, si chiede un atto di responsabilità a chi, finora, ha pagato le tasse fino all'
ultimo euro e continua a percepire stipendi da fame. Giova ricordare che lo stipendio medio di un
dipendente pubblico è di 1.200 euro; un dipendente statale paga alla fonte tutte le tasse che si
aggirano a circa il 30%; dietro al dipendente statale ci sono intere famiglie con figli a carico, molti
dei quali non potranno frequentare le università per problemi economici. Nessuno vuole sottrarsi
alle proprie responsabilità. Ma tutti dovrebbero pagare in modo proporzionale. "Pagare tutti, pagare
meno", parafrasando il vecchio slogan dovrebbe essere questo il concetto alla base di una corretta
manovra economica. E allora perché non raccogliere le due principali proposte della campagna
Sbilanciamoci!: tassare del 3x1000 i patrimoni sopra i 5 milioni di euro e innalzare l'imposizione
fiscale sulle rendite dal 12,5% al 23%. Due punti fermi "per ridare equità fiscale e giustizia sociale
ad un paese che ne ha bisogno e per ribaltare la logica socialmente iniqua della manovra del
governo Berlusconi". La Repubblica Italiana, recita l'art. 1 della carta Costituzionale, si fonda sul
lavoro. Di quale lavoro parliamo: dei precari, dei cassintegrati, delle progressioni inesistenti? E i
diritti universalmente riconosciuti (istruzione, salute, formazione) che fine faranno con la manovra
economica? Quello che il governo sta delineando è una riduzione progressiva del welfare, di questo
dovrebbero prendere atto tutti: partiti politici e sindacati.
Giovanni Greco
Il pomodoro cinese invade l’Italia
Secondo la Coldiretti “il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina, corrisponde a circa il 10
per cento della produzione di pomodoro fresco”
Roma (9 giugno 2010).- Il concentrato di pomodoro cinese invade l'Italia. Il fenomeno diventa
preoccupante anche perché segna un incremento del 174% rispetto al 2009, anno in cui sono giunti
in Italia ben 82 milioni di chili da "spacciare" come Made in Italy. Dalle navi sbarcano fusti di oltre
200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori
al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione
del pomodoro. Ogni giorno in media arrivano nei porti italiani oltre mille fusti di concentrato di
pomodoro dalla Cina che finisce sulle tavole mondiali come condimento tipico dei piatti Made in
Italy . "Il quantitativo che sbarca in Italia dalla Cina, corrisponde - sottolinea la Coldiretti - a circa il
10 per cento della produzione di pomodoro fresco destinato alla trasformazione realizzata in Italia
che nel 2009 è stata pari a 5,73 miliardi di chili". Una situazione insostenibile per i consumatori e i
produttori del Made in Italy (agricoltori, cooperative e principali industrie italiane (da Pomì a Mutti)
che provoca danni economici diretti e di immagine al prodotto "nostrano" sul quale pesano gli
effetti di una concorrenza sleale dovuta a situazioni di dumping sul piano sanitario, ambientale e
sociale. Se gli standard sanitari sono diversi rispetto a quelli dell'Unione Europea, la produzione in
Cina sembra essere anche realizzata con sfruttamento del lavoro forzato dei detenuti da parte di
molte imprese cinesi impegnate nell'export alimentare, secondo la denuncia Laogai National
Foundation. "La Cina - riferisce la Coldiretti - ha iniziato la produzione di pomodoro nel 1990 e
oggi rappresenta il terzo bacino di produzione dopo Stati Uniti e Unione Europea, con circa la metà
del concentrato esportato proprio in Italia". Non mancano i casi di vere e proprie clonazioni di
marchi italiani con confezioni di concentrato di pomodoro identiche a quelle originali prodotte in
Italia con tanto di marchio commerciale, bandiera tricolore e scritte in italiano prodotte in Cina e
commercializzate sui mercati internazionali con grave danno per l'immagine del Made in Italy. Le
scatole contraffatte sono in tutto e per tutto uguali a quelle originali (colorazione, scritte, marchio,
codice a barre). Il prodotto è venduto in scatole da 400 e da 2200 grammi come doppio concentrato
(28 per cento) con la scritta "100 per cento prodotto italiano" e il pomodoro è l'unico ingrediente
riportato in etichetta. "Se l'aspetto esteriore del clone prodotto in Cina è identico, profondamente
diverso - continua Coldiretti - è il contenuto in quanto il pomodoro, secondo le analisi, sarebbe
presente soltanto in tracce, mentre la gran parte del prodotto sarebbe costituito da scarti vegetali di
diversa natura, quali bucce e semi di diversi ortaggi e frutti. Le analisi chimiche hanno rilevato
livelli di muffe che eccedono i limiti di legge previsti dalla legislazione italiana. Il prodotto
originale viene commercializzato con il marchio SALSA®, di proprietà della C.E.C. (Centro
Esportazioni Conservati S.r.l.) di Nocera Superiore (Salerno), ma viene prodotto dall'A.R.P.,
Agricoltori Riuniti Piacentini, di Gariga di Podenzano (Piacenza), organizzazione di produttori
socia dell'AOP (associazione di organizzazioni di produttori) C.I.O., ovvero Consorzio
Interregionale Ortofrutticoli". Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani
che si stima consumano in famiglia circa 550 milioni di chili di pomodori in scatola o in bottiglia.
"Ogni famiglia - prosegue la Coldiretti - durante l'anno acquista almeno 31 kg di pomodori
trasformati e, a essere preferiti, sono stati nell'ordine i pelati (12 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o
il pomodoro a pezzi (5 Kg) e i concentrati e gli altri derivati (3 Kg). Nel settore del pomodoro da
industria sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 85.000
ettari, 178 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 20mila persone, con un valore della
produzione mediamente superiore ai 2 miliardi di euro". Come bloccare questa invasione? La
Coldiretti non ha dubbi. "Le importazioni dalla Cina si configurano come elemento di grave
pregiudizio per la produzione comunitaria e deve - conclude la Coldiretti - pertanto essere attivato il
meccanismo di salvaguardia previsto dal regolamento 260/2009 per le situazioni di grave
pregiudizio, con un dazio doganale aggiuntivo sulle importazioni di concentrato provenienti dalla
Cina nel territorio dell'Unione Europea, contestualmente all'apertura dell'indagine prevista dal
Regolamento 1225/2009 in materia di difesa dalle importazioni oggetto di dumping".
Paolo Rocca
No dei Cdr al "silenzio di Stato"
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica che la Conferenza Nazionale dei
Comitati di Redazione ha approvato, sul diritto all'informazione contro ogni norma censura e
contro il "silenzio di Stato", un comunicato che Diariosette pubblica integralmente
Roma, (9 giugno 2010).- "La Conferenza Nazionale dei Comitati e dei Fiduciari di redazione
denuncia con forza e indignazione il disegno di legge che impedisce ai giornalisti di dare notizie, a
volte per anni, perché vieta la pubblicazione della cronaca giudiziaria fino alla conclusione delle
indagini preliminari. La norma inoltre impedisce, di fatto, alla magistratura di svolgere efficaci
indagini contro la criminalità. I giornalisti italiani sono pronti alla resistenza civile e non
accetteranno mai di sottostare a una legge che limita il diritto dei cittadini ad essere informati e il
loro diritto-dovere di informarli. I cittadini sappiano comunque fin d'ora che i giornalisti faranno
ogni sforzo affinché loro possano continuare a conoscere tutte le notizie. Così come hanno fatto i
direttori dei quotidiani italiani e il mondo delle associazioni, i comitati e i fiduciari di redazione
danno pieno sostegno alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana e assicurano l'adesione a
tutte le forme di lotta che la Fnsi promuoverà, nessuna esclusa, compresi lo sciopero e una
manifestazione aperta alla società civile. La libera informazione è la più pura espressione della
democrazia, nessuno pensi di poterla bloccare con una legge che impone il silenzio di Stato".
La manovra che non soddisfa
L’impegno del governo c’è ma si potrebbero trovare i miliardi necessari in modo diverso – le
proposte di ‘Sbilanciamoci!’ e dei Verdi
Roma (28 maggio 2010).- La manovra è "iniqua e sbagliata": questo è il primo commento che viene
dalla Campagna 'Sbilanciamoci!'. Secondo i dati che 'Sbilanciamoci!' ha pubblicato sulla propria
home page, "i tagli massicci agli enti locali, alle regioni, alle prestazioni sociali e ai servizi
delineano un quadro di ricadute gravi sul paese: colpiscono i cittadini, i lavoratori, la parte più
debole del paese. La speculazione, la ricchezza, i privilegi, le rendite, i patrimoni non vengono
toccati. E' una manovra solo di tagli (sbagliati) e non di misure per fronteggiare la crisi, arginare
l'emergenza sociale e rilanciare l'economia. La manovra del governo non taglia la spesa pubblica
inutile e sbagliata come le spese militari, gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto e le grandi opere,
i sussidi corporativi e clientelari". Anche Adiconsum storce il naso per una manovra che, dichiara il
presidente Paolo Landi, "lascia irrisolto il problema della ripresa economica. Non è necessario
essere profeti per prevedere che a breve sarà indispensabile una seconda manovra per il rilancio
dell'economia, così come già avvenuto in altri Paesi europei. In assenza di ciò, significa aver
affidato solo all'esportazione e ai consumi la ripresa economica del nostro Paese". Secondo
l'associazione di consumatori vicina alla Cisl si tratta di "una manovra che al di là delle
affermazioni di rito incide per almeno metà (400 euro) direttamente o indirettamente sulle tasche
delle famiglie". La preoccupazione è quella di sempre. Il governo chiude i rubinetti alle regioni e
agli enti locali che sono costretti ad aumentare le tasse. Non si ratta di balzelli nazionali ma locali;
ma pur sempre balzelli che gravano sulle tasche dei cittadini. I tagli alle regioni e agli enti locali si
trasformano come già accaduto o in un taglio dei servizi ai cittadini o nel passaggio dei servizi da
pubblico a privato (com'è più probabile) o in un aumento di tasse o di tributi locali (ticket, tariffe,
autovelox), o di contributi volontari, resi nei fatti obbligatori, come avvenuto nella scuola. "Non ci
voleva grande immaginazione per capire che l'attacco allo Stato Sociale, e quindi ai lavoratori
pubblici, sarebbe stato frontale e senza precedenti", commenta Paola Palmieri, dell'Esecutivo
Nazionale USB. "La manovra approvata dal Governo decurta le retribuzioni dei lavoratori pubblici
bloccandole per 4 anni a quelle del 2009. Non c'è solo la cancellazione di un'intera tornata
contrattuale, ma il Governo ha deciso il blocco generalizzato della contrattazione a qualsiasi
livello". Il panorama non è roseo, anzi è estremamente critico. Per Palmieri, infatti, "il confronto tra
sindacato e datore di lavoro, la Pubblica Amministrazione, è nei fatti abolito", è stata "anticipata di
due anni l'elevazione (65 anni) dell'età pensionabile delle lavoratrici pubbliche" e deciso il "blocco
delle assunzioni fino al 2015"; per non parlare del "licenziamento in tronco del 50% dei lavoratori
precari a tempo determinato, interinali, formazione-lavoro, Co.co.co e Co.co.pro" e dell'abolizione
"del documento di valutazione del rischio nella Pubblica Amministrazione". "Tutto questo aggiunge Palmieri - in un contesto di corruzione generalizzata del quadro dirigente del Paese,
corruzione che la Corte dei Conti ha recentemente quantificato in 60 miliardi di euro".
Di qui la decisione del nuovo soggetto sindacale, nato dalla fusione di RdB con SdL e frange della
CUB, di organizzare per il 5 giugno la manifestazione nazionale a Roma di tutti i lavoratori contro
la manovra e l'attacco ai diritti. Preludio allo sciopero generale del Pubblico Impiego indetto per il
14 giugno. In questa situazione di emergenza economica, ridurre la spesa pubblica è possibile, ma
intervenendo sulle spese sbagliate come la spesa militare, le grandi opere, gli sprechi. Allo stesso
tempo la spesa pubblica deve offrire protezione sociale per disoccupati e precari, pensionati al
minimo, inoccupati La campagna Sbilanciamoci! lancia oggi la sua "contromanovra" alternativa a
quella del governo. 30 miliardi di risorse che Sbilanciamoci! propone di reperire grazie alla
riduzione delle spese militari e alla cancellazione degli stanziamenti delle grandi opere, alla
tassazione delle rendite e dei patrimoni e alla re-introduzione della carbon tax. 30 miliardi che
Sbilanciamoci! propone di usare, oltre che per la riduzione del debito (10 miliardi), anche per gli
ammortizzatori sociali ed il lavoro (4,5 miliardi), per la difesa dei redditi e delle pensioni (5 miliardi
di euro) per il rilancio dell'economia (economia verde, piccole opere e innovazione per 6,5 miliardi
di euro), per il welfare (scuola e università, servizi sociali, immigrazione, asili nido, per oltre 4
miliardi di euro). "La manovra economica -dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo
Bonelli - funziona come un Robin Hood al contrario che toglie ai poveri per dare ai ricchi, è un
disastro sociale che renderà i poveri ancora più poveri". E allora perché non tagliare "le commesse
militari?". "Il programma per l'acquisto di 121 caccia Eurofighter -spiega il leader del 'Sole che
ride'- alla fine costerà all'Italia 18 miliardi di cui al nostro paese resta da liquidare l'ultima trance da
5 miliardi. Si cancelli l'acquisto delle 10 fregate 'Fremm' che costeranno 5 miliardi di euro e si
rinunci ai 100 elicotteri NH90, altri 4 miliardi: il risparmio complessivo sarebbe di ben 29 miliardi
di euro". Ma non è tutto. La proposta di Bonelli si completa "portando la tassa sulle rendite
finanziarie dal 12,5% attuale al 20%" ; il questo caso il recupero sarebbe di "5 miliardi a cui si
potrebbero aggiungere altri 1,3 miliardi cancellando il primo anticipo già stanziato dal Fondo Cipe
per il Ponte sullo Stretto di Messina. Inoltre utilizzando software libero nella Pubblica
amministrazione si potrebbero risparmiare circa 400 euro per ogni pc, ossia, complessivamente,
altri 3 miliardi di euro". Come dire: basta guardarsi in giro per far partorire una diversa finanziaria.
Il governo è avvisato!
Giovanni Greco
Le novità di Bertolaso
Svela ai cittadini idioti, sporchi e cattivi che l’emergenza rifiuti in Campania è cessata ma non
risolta e ricorda che nulla è cambiato: comanda sempre il potere assoluto
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo del prof. Franco Ortolani, docente presso
l'Università 'Federico II' di Napoli
Napoli (30 maggio 2010).- Sui mass media del 30 maggio 2010 è apparsa la "rivoluzionaria" notizia
che per Bertolaso "l'emergenza rifiuti non è risolta" "; la "questione rifiuti in Campania non è
ancora chiusa" e tra non molto la regione potrebbe ripiombare nella stessa situazione di due anni fa.
"Basterebbe un intoppo, anche minimo, per far inceppare quella delicata e complessa macchina che
è il ciclo dei rifiuti".
Recentemente, il giorno 30 aprile c.a., si è conclusa la missione d'informazione in Campania della
Commissione per le petizioni della Comunità Europea che dietro le sollecitazioni dei cittadini ha
verificato la veridicità delle varie irregolarità denunciate circa la gestione, degli ultimi anni, dei
rifiuti da parte del Commissariato per l'Emergenza Rifiuti. In pratica, la Commissione UE ha dato
ragione ai cittadini verificando varie "singolarità" e irregolarità, venendo a conoscenza anche di veri
e propri "reati ambientali" commessi con disinvoltura e in maniera impunita dalla struttura pubblica
di "intoccabili", veri e propri appartenenti ad una specie di "struttura extraterritoriale", parallela e
superiore alle normali istituzioni, con licenza di spendere e spandere disinvoltamente denaro
pubblico senza risolvere in 15 anni di attività straordinaria la normale incombenza di avviare un
ciclo dei rifiuti nel rispetto delle leggi italiane e comunitarie. In particolare i commissari UE hanno
bocciato la prevista (dal DL 90/08) realizzazione di due discariche: la Cava Vitiello di Terzigno
ubicata nel Parco Nazionale del Vesuvio e per di più in Zona SIC e ZPS (il massimo della
protezione ambientale) e la località Valle della Masseria di Serre ubicata ad alcune centinaia di
metri dall'Oasi WWF di Persano, dall'Area Protetta Regionale Foce Sele-Tanagro, e sopra i prelievi
di circa 250 milioni di metri cubi annui di acqua per l'irrigazione della piana del Sele.
La commissione UE non ha fatto altro che confermare che solo un potere assoluto alieno, "barbaro e
cafone", poteva individuare i due siti citati. Bertolaso risponde alla motivata bocciatura sostenendo
che gli eurodeputati non italiani, evidentemente, non conoscono bene la realtà campana e sono
arrivati con pregiudizi tipici di chi viene da altri Paesi Europei che non hanno sofferto quello che è
stato imposto ai cittadini campani a causa di un quindicennio di azioni deviate ("emergenza rifiuti in
Campania"), avviate, volute e sostenute da vari governi nazionali che hanno mantenuto un regime
emergenziale tale da consentire uno spietato uso di poteri speciali quali la possibilità di spendere i
denari pubblici al di fuori delle leggi che regolamentano la spesa pubblica e la copertura di illegalità
varie svelate, ogni tanto, dalle inchieste della magistratura. Il Sottosegretario Bertolaso negli ultimi
3 anni, per ordine dei presidenti del Consiglio dei Ministri Prodi e Barlusconi, ha avuto un ruolo
determinante nella sapiente conduzione dell'emergenza rifiuti "ritenuta la straordinaria necessita' ed
urgenza di attuare un quadro di adeguate iniziative volte al definitivo superamento dell'emergenza
nel settore dei rifiuti in atto nel territorio della regione Campania" predisponendo provvedimenti di
legge determinanti quali ad esempio il DL n. 61 del 11 maggio 2007, (convertito, con
modificazioni, in L. n. 87/2007), "interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti
ordinariamente competenti". Tale DL è stato emanato "considerata la gravita' del contesto socioeconomico-ambientale derivante dalla situazione di emergenza in atto, suscettibile di
compromettere gravemente i diritti fondamentali della popolazione della regione Campania,
attualmente esposta al pericolo di epidemie e altri pregiudizi alla salute; considerate le possibili
ripercussioni sull'ordine pubblico; tenuto conto della necessita' e dell'assoluta urgenza di
individuare discariche utilizzabili per conferire i rifiuti solidi urbani prodotti nella regione
Campania.". Altro DL che ha avuto un ruolo strategico nel blindare le operazioni commissariali in
modo da renderle praticamente inattaccabili dai poteri normali è il DL 23 maggio 2008, n. 90
"misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella
regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile". Anche questo DL è stato emanato
per le stesse motivazioni del precedente. L'ultimo DL è il n. 195 del 30 dicembre 2009,
"disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione
Campania." con il quale il Governo italiano, sulla base delle assicurazioni fornite da Bertolaso,
stabilisce con legge che dopo 16 anni è cessata l'emergenza rifiuti in Campania, o meglio che è da
ritenere chiusa anche se, evidentemente, non è per niente stata risolta come ha dichiarato il
Sottosegretario. La finezza del DL 195 oggi è stata svelata ai cittadini campani "idioti, sporchi e
cattivi": la dichiarazione governativa della cessazione dello stato di emergenza è solo di tipo
amministrativo (per lo Stato Italiano) e serve a tirarsi fuori dall'operazione per assistere dall'esterno
all'aggravamento della prossima emergenza (sapientemente preparata dallo stesso Bertolaso con
decreti legge idonei solo a prolungare lo stato emergenziale ma non a risolverlo) per imporre con
"potere assoluto" ad amministratori e cittadini campani la vecchia linea delle lobbies parassitarie:
discariche e inceneritori anche in luoghi non idonei ambientalmente, ulteriore inquinamento
ambientale e degrado assoluto. A chi ha parlato Bertolaso mentre ritirava l'ennesimo premio Sebetia
Ter per la Sicurezza Ambientale e Protezione Civile (dopo il successo internazionale riscosso con la
boutade del colpo in canna del vulcano di Ischia)? Di sicuro ai nuovi amministratori della Campania
ha fatto sapere che non è cambiato nulla: chi comanda è sempre il "potere assoluto". Ai cittadini
campani ha ribadito che li ritiene sempre idioti incapaci di capire come stanno le cose e che come
tali saranno ancora trattati (cornuti e mazziati). Ai commissari UE non italiani ha detto che sono
degli alieni e che non devono rompere le scatole: qua comanda il potere assoluto e non valgono le
leggi normali.
Franco Ortolani
L’appello di Giuseppina Virgili
L’imprenditrice di Empoli racconta la sua storia ai microfoni di Unis@und – Uno sciopero
della fame e una disponibilità a vendere i propri organi non hanno sortito effetto
Firenze, (13 maggio 2010).- Sono disposto,scrive Simone, a "levarmi un rene o anche parti di fegato
o midollo, qualsiasi cosa per prendere i soldi per continuare a vivere e dare aiuto ai miei familiari".
Giancarlo è "un padre di famiglia", che dopo essersi fidato di una finanziaria è rimasto con le 'pezze
al culo'. "Ho bisogno - dice - di 15000 euro e, quindi, vendo il mio midollo spinale". Paola, ha 54
anni, vive a Torino è si è rivolta agli strozzini. "Fino ad ora - scrive -sono riuscita a pagare ma ho
venduto tutto; le finanziarie non mi hanno aiutato e ho molta paura. Chiedo aiuto. Posso firmare
cambiali o pagare 200/ 250 al mese ma, vi prego, aiutatemi a uscire da questo massacro. Mi servono
12.000 euro...". Annunci che non sono un caso isolato; basta digitare su un qualsiasi motore di
ricerca 'vendo un rene'. Sono grida d'aiuto lanciati in un mare di indifferenza dove usura e
strozzinaggio regnano indisturbati. Persino le banche contribuiscono ad affossare le speranze di
questi italiani. E non si tratta solo di operai o impiegati, la crisi, che molti giudicano superata, taglia
le gambe anche ai piccoli imprenditori. A coloro che vengono definiti lo zoccolo duro
dell'economia italiana. A queste estreme conseguenze è giunta anche Giuseppina Virgili,
imprenditrice di Empoli. I suoi messaggi di aiuto sono stati letti ma gettati al vento da una classe
politica che vive solo di belle parole e di poche attenzione verso chi soffre. Tutto inizia nel 2008
quando i clienti della Ishtar Italia, impresa di abbigliamento femminile, cominciano a non pagare la
merce e a restituirla. "Un capitale di 60 mila euro che - dichiara Virgili, ai microfoni di Unis@und,
la web radio dell'Università di Salerno - ho dovuto vendere agli stockisti, ricavandone poco meno di
2 mila euro". Un circolo vizioso che getta l'imprenditrice toscana sul lastrico. La sua piccola
azienda è chiaramente in difficoltà. Neanche le banche aprono una linea di credito. Nonostante il
piano presentato da Eurofidi garantisse una copertura dell'80%. "La prima tranche - aggiunge
Virgili - sarebbe stata di 30 mila euro con un rischio dell'istituto di credito valutabile intorno ai 6
mila euro. Per questa cifra mi è stato detto di no". Bussa a decine di porte (fondazione antiusura,
prefettura, enti locali, organizzazioni di categoria) ricevendo sempre la stessa risposta. "Non
possiamo". E' il 19 novembre 2009 quando Giuseppina Virgili decide di protestare dinanzi alla sede
della Regione a Firenze, con uno sciopero della fame e della sete. Dopo le prime disponibilità, tutto
rimane inalterato. "Non ho più ricevuto nessun aiuto, non ho saputo più niente e mai nessuno ha più
risposto alle mie mail". Molti gli appelli televisivi, molte le partecipazioni ai talk show nazionali; la
storia di Giuseppina Virgili fa il giro d'Italia in pochissimo tempo; grazie ad internet tutto il mondo
conosce le peripezie di questa cinquantunenne toscana madre di una ragazza di 20 anni. Apre una
pagina su facebook e, immediatamente, si costituisce un gruppo di solidarietà; in modo saltuario le
inviano denaro. "Qualche anima sensibile mi ricarica il cellulare", dice la Virgili che non nasconde
il fatto di essere diventata habitué della Caritas, dove si reca per ricevere "i pacchi alimentari". Il
silenzio di chi conta, di chi potrebbe cambiare la vita di questa donna è però assordante. Una
esposizione mediatica così forte avrebbe dovuto smuovere qualcuno, spingere qualche parlamentare
ad intervenire. Invece, il silenzio. Nessuna telefonata. Tutti incollati alle proprie poltrone. Eppure la
signora Virgili non è di quelle che hanno la puzza sotto il naso. "Ho provato a cercare un lavoro con
le agenzie interinali ma - dice - sono considerata vecchia e con una esperienza diversificata". Ma
tiene a ribadire un concetto: "cerco comprensione e non compassione". E la disponibilità "a fare
qualsiasi lavoro" e a spostarsi dalla sua città "pur di andare avanti". Rimettersi in gioco a 52 anni.
Quante persone lo farebbero? Quanti sarebbero disposti ad allontanarsi dalla propria terra , a
rompere qualsiasi legame con i luoghi che ti hanno visto crescere? Pochi. Fanno fatica i giovani,
figuriamoci gli altri. Ma Giuseppina Virgili va oltre. E' disperata. Offesa da questa cortina di
indifferenza che la circonda. E allora con una mail inviata lo scorso marzo ad una decina di ospedali
italiani decide di mettere in vendita i suoi organi. Lo sa che la richiesta non può essere accolta; sa
che in Italia la legge vieta ogni forma di commercio degli organi. Ma qualcuno deve pur capire la
drammaticità della situazione. Cos'altro deve fare una donna che chiede di poter lavorare? Che ha
una figlia alla quale le condizioni economiche impediranno di frequentare l'Università? "Non so
fino a quando riuscirò a lottare. Non so quando le poche forze rimaste mi abbandoneranno. Non so
quale futuro avrà mia figlia. No, non era questa la vita che immaginavo". Dai microfoni di
Unis@und la signora Virgili lancia l'ennesimo appello: aiutatemi. Speriamo che qualcuno si decida
an intervenire.
Giovanni Greco
In aumento le auto blu
Roma, (18 maggio 2010).- Aumentano ancora le auto blu in Italia: nel primo trimestre del 2010
sono cresciute dello 0,6% raggiungendo il tetto record di 629.120 unità. E' quanto emerge dalle
prime proiezioni effettuate da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.. KRLS
Network of Business Ethics, nello stilare le prime proiezioni, ha analizzato il parco delle auto blu
utilizzate in qualunque modo dalla P.A., conteggiando sia quelle proprie che quelle in leasing, in
noleggio operativo e noleggio lungo termine, presso lo Stato, Regioni, Province, Comuni,
Municipalità, Asl, Comunità montane, Enti pubblici, Enti pubblici non economici, Società misto
pubblico-private e Società per azioni a totale partecipazione pubblica. Nel primo trimestre del 2010,
in Italia, il parco delle auto blu in dotazione della pubblica amministrazione è cresciuto dello 0,6%
passando da 626.760 a 629.120 unità. Dopo la legge del 1991 che limitava l'uso esclusivo delle auto
blu ai soli Ministri, Sottosegretari e ad alcuni Direttori generali, si sono sempre proposte
regolamentazioni e tagli, mai effettuati. Nella classifica dei paesi che utilizzano le "auto blu"
primeggia l'Italia con 629.120 seguita dagli USA con 72.000, Francia con 61.000, Regno Unito con
55.000, Germania con 54.000, Turchia con 51.000, Spagna con 42.000, Giappone, con 30.000,
Grecia con 29.000 e Portogallo con 22.000. "Tagliare la spesa pubblica si può senza alcun danno
per gli italiani", afferma Vittorio Carlomagno, presidente Contribuenti.it Associazione Contribuenti
Italiani , che aggiunge: "basta solo applicare le leggi vigenti anche alla casta. Gli amministratori
pubblici, in Italia, hanno superato ogni limite. Non basta pubblicare sul sito internet il nome delle
amministrazioni buone o cattive; per ridurre drasticamente il parco auto della pubblica
amministrazione bisogna pubblicare il nome e cognome degli utilizzatori e tassare le auto blu come
fringe benefit". La riduzione del numero di auto blu rientrà nel programma della maggioranza? Ci
sarà la fine di questo ennesimo privilegio? Lo sapremo solo quando conosceremo le prime bozze
della finanziaria.
Contro il decreto salva-nazisti
Salerno, (19 maggio 2010).- Vergognoso. Oltraggioso. Offensivo. Solo così può essere definito il
decreto legge con il quale il governo cancella il risarcimento alle vittime del nazismo. La Germania
non sarà costretta a risarcire le vittime degli eccidi compiuti dall'esercito regolare del Reich e dalle
SS, nonostante le numerose sentenze finora promulgate da Tribunali civile e militari. Una beffa per
chi ha vissuto quegli anni, una scelta che il governo italiano ha fatto in onore della vecchia
Ostpolitik per tutelare l'alleato tedesco. Alla Merkel in difficoltà, dopo la sconfitta elettorale, tende
la mano l'alleato Berlusconi. Poco importa se l'aiuto italiano graverà su italiani che hanno già
pagato la barbarie nazista. Cosa deciderà il Parlamento? Saranno abbandonati gli italiani che, negli
anni, hanno accumulato richieste di risarcimento per oltre 20 milioni di euro? Diariosette ritiene che
questa decisione non possa e non debba passare inosservata; si è già mosso inviando una lettera al
Presidente della Repubblica e spera che tutti i lettori facciano la stessa cosa. E' un modo per
difendere la nostra memoria e i diritti dei nostri connazionali. Invitiamo i lettori a copiare il testo
che riportiamo sotto e ad inviarlo via mail al Presidente (https://servizi.quirinale.it/webmail/ , è il
link a cui collegarsi); aiuterete così chi non ha più voce per chiedere giustizia.
APPELLO AL PRESIDENTE NAPOLITANO
Oggetto: DECRETO LEGGE 63 DEL 28.04.2010
Egregio Signor Presidente,siamo venuti a conoscenza della emanazione del decreto legge in oggetto
che annullerebbe ogni risarcimento alle vittime del nazismo. Ci appelliamo al suo senso di giustizia
affinché lei respinga il decreto. Sono molti ancora gli ex deportati e le famiglie di ex deportati che
attendono un giusto risarcimento per i crimini del nazismo, alcuni di loro hanno anche in corso
cause civili con pronunciamenti favorevoli, se questo decreto venisse firmato verrebbe tutto
cancellato. Ci appelliamo a lei. La ringraziamo di cuore.
Pianeta carcere, oltre il tollerabile
Salerno, (2 giugno 2010 ).- I detenuti hanno raggiunto il numero record dall'amnistia di Togliatti in
poi: sono oggi 63.460, ben 20 mila in più rispetto alla capienza regolamentare, perfino oltre la
cosiddetta "capienza tollerabile". Ci sono regioni dove il numero di detenuti è quasi il doppio di
quello consentito: in Emilia Romagna il tasso di affollamento è del 193%. In Lombardia, Sicilia,
Veneto e Friuli è intorno al 160%. Nel giugno del 2012 raggiungeremo le 100 mila unità, con tassi
di detenzione paragonabili ai paesi dell'est europeo. Oggi i detenuti sono più o meno 100 ogni 100
mila persone. La maggioranza (52,2%) è in carcere in custodia cautelare, ovvero in una condizione
teoricamente eccezionale, che implica la privazione della libertà a danno di persone per cui ancora
vige la presunzione di innocenza. Questa condizione rappresenta una anomalia tipicamente italiana.
La percentuale delle persone in carcere in attesa di una condanna definitiva nel nostro paese è
sempre stata molto elevata anche se, pur restando tra le più alte d'Europa, era leggermente scesa
negli anni antecedenti all'indulto, fino al 36,4% della fine del 2005.
Ma quando si parla di carceri non si può non parlare di polizia penitenziaria. Sono 42.268 i
poliziotti in organico. Mentre 39.482 sono i poliziotti che lavorano effettivamente per
l'amministrazione penitenziaria al netto di distacchi e assenze di vario tipo. Tra le situazioni
regionali di maggiore disagio vanno segnalate quelle del Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e
Sardegna. Va meglio al Sud dove non ci sono carenze di organico: a Bari l'organico amministrato è
superiore di 30 unità a quello previsto dalla pianta organica; Lazio e Campania sono in
sovrannumero. Più critica la situazione al Nord. Problemi che si sommano a quello della droga,
della violenza ma, anche, delle misure alternative che tardano a decollare. Di tutto questo si parlerà
a "Pianeta carcere - oltre il tollerabile" che andrà in onda su Unis@und il giorno 8 giugno a partire
dalle ore 15.00. numerosi gli ospiti in studio ed in collegamento telefonico, la conduzione della
trasmissione è affidata a Vincenzo Greco.
Si potrà seguire la trasmissione collegandosi al sito http://iunisa.unisa.it/. Per intervenire in diretta è
invece possibile comporre lo 089 96 91 94 oppure inviare una mail a [email protected]
In libreria i libri sulla libertà
Roma, (28 maggio 2010).- La legge attualmente in discussione al Senato relativa alla pubblicabilità
degli atti giudiziari approvata in Commissione Giustizia configura una grave limitazione della
libertà di informazione dei cittadini. Una libertà essenziale, tutelata non solo dalla nostra
Costituzione ma anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Una libertà che si coniuga
strettamente alla libertà di stampa che è la precondizione del lavoro di chi scrive, pubblica e
diffonde i libri. Agli ideatori è sembrato importante dare un contributo alla riflessione e
all'approfondimento di un tema centrale di ogni Stato di diritto, di ogni democrazia liberale.
Riflessioni e approfondimenti che in gran parte sono contenuti nei libri: classici e contemporanei, di
narrativa e di poesia, come di saggistica o manualistica. Da qui l'iniziativa che promuoviamo come
librai ed editori nella settimana dal 31 maggio al 6 giugno: Reading di libri sulla libertà nelle
librerie italiane. Ciascuna libreria organizzerà ora e giorno delle letture con autori e lettori, secondo
un calendario che verrà reso noto nei prossimi giorni. La manifestazione di apertura si terrà al
Teatro Quirino di Roma lunedì 31 maggio alle ore 17.00. Parteciperanno editori, librai e diversi
autori - tra cui Corrado Augias, Carlo Bernardini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Guido
Crainz, Rosetta Loy, Valerio Magrelli, Alessandro Pace, Antonio Pascale, Christian Raimo, Stefano
Rodotà, Giovanni Sartori, Tiziano Scarpa, Marco Travaglio, Nadia Urbinati, Chiara Valerio - che
leggeranno brani di libri dedicati alla libertà, di informazione,di opinione e di scelta,di stampa.
Numerose, finora, le adesione di Librai, Librerie ed editori.
Trappola brasiliana per Ammirabile
Nuova trasmissione di Unis@und, la web radio dell’Università di Salerno, sui prigionieri
italiani all’estero
Roma (2 giugno 2010).- L'inferno per Giuseppe Ammirabile, nato a Mola di Bari il 22 aprile del
1964, ha inizio il 2 novembre 2005. Quel giorno la polizia federale di Natal mette a segno la
cosiddetta 'operazione Corona'; vengono arrestati sei italiani colpevoli di gestire un night club e due
bar sulla spiaggia di Ponta Negra. I capi di imputazione sono diversi: banda armata, riciclaggio di
capitali, traffico internazionale ed interno di donne, favoreggiamento e sfruttamento della
prostituzione, falso ideologico. A nulla servono i certificati di buona condotta in possesso dei
detenuti, il documento rilasciato dall'Ambasciata d'Italia che attesta l'estraneità alla Sacra corona
unita. Insieme a Giuseppe finiscono in manette altri cinque italiani (Vito Francesco Ferrante, Paolo
Balzano, Paolo Quaranta, Salvatore Borrelli e Simone de Rossi). Tutti condannati in primo grado a
pene variabili tra gli otto e i 56 anni. Diverso atteggiamento nei confronti degli otto brasiliani:
condannati ma liberi dal primo istante. Giuseppe finisce in un carcere di massima sicurezza: mura di
cinta, torrette, filo spinato, guardie con occhiali a specchio e fucili, giubbotti antiproiettili e
cappellini. Da questo inferno, Giuseppe potrà essere trasferito in Italia solo dopo la sentenza
definitiva. Ma su cosa si fondano le accuse del magistrato? Su un castello di carta pronto a cadere
con un leggero soffio. L'unica ragazza uscita dal Brasile è Monica Heliodoro (chiamata Cacau) in
compagnia di Giuseppe Ammirabile che all'epoca era il suo ragazzo. Cacau, nella sua deposizione,
dice chiaramente di essere la compagna di Giuseppe Ammirabile, di essere uscita dal paese per
andare in vacanza con il giovane pugliese, e di essere ritornata in Brasile senza mai essersi
prostituita in Europa. Nonostante questa dichiarazione, nella sentenza finale il giudice fa prevalere
la sua opinione personale: Cacau è uscita dal paese per prostituirsi. Il magistrato è convinto,
secondo la sentenza, che anche un'altra ragazza sia uscita dal paese Eliany Fernandes do Prado
(Leticia Carrarmato) la quale, invece, non è mai uscita dal Brasile. Ancora più rocambolesca
l'accusa di possesso di armi. E' vero che, durante l'arresto, la polizia federale trova nella stanza di
Paolo Balzano due pistole; ma è altrettanto vero che le perizia balistica dimostrano che non sono
mai state usate; anzi, una delle due è una Taurus ossidata. E allora perché accusarli di porto d'armi e
di banda armata quando, normalmente, in Brasile il possesso di armi trovate in casa è un reato
risolvibile con il pagamento di una multa? Tutto sembra essere stato architettato per colpire gli
italiani, per accusare lo 'straniero'! Ma perché il giudice si è prestato a questo gioco? Per carriera?
Per tornaconto personale? Non lo sappiamo. Di sicuro sappiamo che Walter Nunes da Silva Junior
già dopo un mese dall'arresto si era espresso su questo processo dicendo che avrebbe dato il
massimo della pena agli italiani. Di sicuro sappiamo che l'Operazione Corona gli ha fruttato la
carica di capo dell'Associazione dei Giudici Brasiliani (Ajufe). Scranno che Nunes da Silva
occuperà dal giugno 2006 al giugno 2008. Praticamente il giudice in questo caso ha avuto poteri di
vita e di morte. Nunes da Silva avrebbe dovuto giudicare l'accusa del Pubblico Ministero Federale e
non trasformarsi in accusatore. Oggi il risultato è sotto gli occhi di tutti: Giuseppe Ammirabile resta
in carcere. Ne avrà per oltre mezzo secolo. La famiglia vive un calvario indescrivibile . Tutti i
risparmi di una vita sono stati utilizzati per tentare di aiutare Giuseppe trasferito in un carcere di
massima sicurezza. "Ogni giorno che si passa in galera è durissimo", dicono coloro che hanno avuto
modo di visitare gli italiani in carcere aggiungendo che "non c'è paragone con le carceri italiane";
molti parlano di condizioni "disumane". In Italia, intano, una madre ottantenne prega e piange ogni
giorno nella speranza di poter riabbracciare l'amato figlio. Mentre Giuliana, moglie di Giuseppe
Ammirabile, ha piantato le tende in Brasile per tentare di vederlo il più possibile. Famiglie distrutte
psicologicamente ed economicamente; italiani di serie 'B' che anche lo Stato ha abbandonato a se
stessi.
Giovanni Greco
L’italiano di serie ‘B’
Su Britel Kassim, rinchiuso nel carcere marocchino di Oukasha, cala il silenzio del Governo
italiano
Roma (2 giugno 2010).- "Fra qualche giorno partirò per visitare Kassim". Così inizia una delle tante
comunicazioni
postate,
da
Khadija
Anna
Lucia
Pighizzi,
sul
sito
http://www.kassimlibero.splinder.com/ . Durante il viaggio di febbraio erano state ridotte a un terzo
le ore da trascorrere insieme e Kadija pensa bene di chiedere "alle autorità diplomatiche di
intervenire per il ripristino delle condizioni di visita precedenti l'ultimo sciopero della fame". Il
Consolato interviene inviando una lettera al direttore del carcere di Oukasha. Il risultato è lesivo
della dignità umana. Preoccupante perché il regno di Mohammed VI non pare prendere le distanze
da quello tristemente noto che lo ha preceduto. Kassim subisce una perquisizione della cella "con il
sequestro degli utensili da cucina, che mi vedrò costretta a ricomprare per l'ennesima volta,
sperando possano entrare". Le scuse per azioni di questo genere si trovano a iosa. In questo caso si
parla di colpi provenienti dal reparto 4. Strano, però, che solo Kassim subisca la confisca degli
utensili da cucina. "Ora - scrive Kadija - è privo del fornellino su cui scaldava l'acqua per lavarsi e
preparava un piatto caldo la sera, o una tazza di the. È senza bicchiere, forchetta, cucchiaio,
cucchiaini". Un messaggio mafioso inviato alla moglie: cara Kadija non agitare le acque se non
vuoi che tuo marito riceva trattamenti 'particolari'. Ma chi è Abou Elkassim Britel? Un cittadino
italiano, sequestrato in Pakistan nel 2002 e trasferito, con volo segreto CIA, in Marocco dove è
attualmente rinchiuso nel carcere di Oukasha. Le indagini penali svolte in Italia contro di lui
vengono chiuse con un nulla di fatto perché Britel non è un terrorista. Ciò nonostante rimane in
carcere. "Innocente ma sempre detenuto e lo resterà sino a settembre 2012 se non otterrà la giustizia
che gli spetta e che gli viene negata", si legge sulla home page del sito www.giustiziaperkassim.net.
Fa notizia il silenzio dei rappresentanti del governo, il loro mancato intervento che stride contro le
azioni risolutive per riportare a casa altri connazionali. E' non ha ricevuto risposta l'accorata lettera
aperta inviata, lo scorso gennaio, al ministro Frattini dalla signora Khadija. Come ancora senza
risposta è la presa di posizione del Parlamento europeo che nella sua risoluzione del 14 febbraio
2007 aveva condannato "la consegna straordinaria" (vedi articoli precedenti di Diariosette) del
cittadino italiano Abou Elkassim Britel. Finora però il silenzio del Parlamento e del Governo
italiano è stato totale. Cosa ha fatto, sta facendo o ha intenzione di fare il Consiglio dei Ministri ed
il ministro degli Esteri, Frattini, per trovare una soluzione a questo caso? Non ritiene il Ministro
Frattini inaccettabile una così grave violazione dei diritti fondamentali perpetrata nei confronti di un
cittadino europeo? Ed il Consiglio dei Ministri non ritiene che tale comportamento sia tanto più
inaccettabile in quanto proveniente da un paese con cui l'UE ha concluso un accordo di
associazione? E come mai il Parlamento non accenna posizioni unitarie, chiare e vincolanti per tutti
su simili casi? A queste legittime domande c'è stata solo qualche presa di posizione. Isolata e
individuale da parte di rappresentanti dell'opposizione. A noi rimane un dubbio atroce: il silenzio
dello Stato italiano potrebbe essere dettato dalle origini di Elkassim, dal colore della sua pelle, dalla
sua religione? Potrebbe questo clima di intolleranza razziale che, spesso, sfocia in odio dichiarato
pesare negativamente sull'inerzia dell'azione governativa? "Intanto - scrive Khalid Jamai su ' Le
Journal Hebdomadaire', (Blanchiment de la torture, maggio 2009) - in una cella della prigione di
Oukasha, Kassim Britel continua ad essere privato ora dopo ora della sua vita e la costante
preoccupazione per la sua sopravvivenza è più che legittima". Lo stesso Kassim confessa alla
moglie, dopo la fine dell'ennesimo sciopero della fame, "per me non è cambiato nulla". L'ingiustizia
continua. "Conta i giorni che mancano per uscire di lì e per un innocente sono ancora troppi. Come
quelli passati", scrive Khadija sul sito sul sito www.giustiziaperkassim.net. Settembre 2012 sembra
una data lontanissima. Ma è pur sempre la luce oltre il tunnel. Il giorno in cui Elkassim sarà
restituito alla libertà che gli è stata ingiustamente strappata. Potrebbe uscire prima se solo gli
venisse accordata la grazia da Mohammed VI. Ma per far muovere il re ci vuole un deciso
intervento del Governo italiano. Allora perché il premier, Silvio Berlusconi, ed il ministro degli
Esteri, Franco Frattini, non intervengono? Sono bloccati dalle posizioni della Lega oppure è una
scelta voluta? Scelte e decisioni che pesano sulla testa di un italiano innocente: Britel Kassim.
Giovanni Greco
“Buon governo del fare”
Corrono slogan bipartisan che fanno riferimento a questa affermazione. La realtà evidenzia
che non corrisponde molto al “buon fare” né al “buon governo”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo del prof. Franco Ortolani, Ordinario di
Geologia, Università di Napoli Federico II
Napoli (15 maggio 2010).- Corrono slogan bipartisan che fanno riferimento al "buon governo del
fare". Però la realtà evidenzia che il "fare" viene attuato; non corrisponde molto al "buon fare" né al
"buon governo" come recenti indagini della magistratura hanno dimostrato (inchieste "rompiballe"
in Campania e "appalti G8"). Che si intende con "buon governo del fare": fare cosa e per chi?.
Primo caso: si sottintende che sia riferito ai vantaggi (leciti o no) di pochi. Secondo caso: il "buon
governo del fare" deve portare vantaggi a tutti cittadini e all'ambiente in cui tutti gli italiani vivono.
Procediamo scientificamente all'individuazione del "contorno" che può assicurare il "buon governo
del fare" nei due casi. Primo caso. Prima di tutto c'è bisogno di una legge elettorale che obblighi i
cittadini ad eleggere solo i candidati già preselezionati in liste imposte direttamente dai vertici dei
partiti; così è agevole per lobbies e cricche che controllano l'economia costituire il vero "sistema di
comando". Conseguentemente, gli eletti perdono le loro radici nel territorio dipendendo dalle
lobbies-cricche; sono obbligati a servire le lobbies anche se le azioni risultano dannose per l'assetto
socio-economico del territorio nel quale sono stati eletti. Sono necessari personaggi intercambiabili
nei posti di governo ordinario e straordinario, assolutamente fedeli agli ordini, esecutori spietati il
più possibile distanti, per coefficiente intellettivo, da personaggi tipo Guglielmo Marconi o
Einstein. E' indispensabile avere un controllo assoluto dei mass media che contano per diffondere
sapientemente una "verità finta" che non faccia conoscere come stiano veramente le cose. E' quanto
mai necessario il controllo (e/o forte condizionamento) di esponenti della magistratura delle sedi più
importanti per fare in modo che abbiano un "comportamento rispettoso". Occorre uno stuolo di
avvocati (già esperti in difesa di personaggi che difficilmente saranno santificati) che sfornino leggi
tese a fornire uno scudo giuridico ai servitori e alle lobbies stesse. Altro elemento di importanza
strategica è la "dequalificazione" dei parlamentari e la mancanza di una opposizione politica degna
di questo nome; opposizione che, nelle grandi linee, deve essere sempre ossequiosa alle lobbies.
Meglio, poi, se la "sinistra radicale" è sbattuta democraticamente al di fuori del Parlamento.
Secondo caso. L'espressione democratica dei cittadini, sancita dalla costituzione, non può essere
limitata solo al voto ma deve comprendere la scelta dei candidati, che li rappresenteranno, da
inserire nelle liste. I candidati devono avere radici sane nel loro territorio e devono garantire, ad
esempio, "la valorizzazione delle risorse economiche, turistiche e produttive di ogni area del
territorio regionale ed il superamento delle disuguaglianze sociali derivanti da squilibri territoriali e
settoriali della Regione in modo da garantire la piena occupazione; la tutela e la valorizzazione
dell'ambiente, del territorio, delle risorse naturali e del patrimonio rurale; la tutela degli ecosistemi e
della biodiversità..". I mass media non devono essere alle dipendenze delle lobbies-cricche; devono
anche svolgere indagini giornalistiche per diffondere notizie vere e verificabili in modo da stroncare
sul nascere eventuali azioni scorrette. Occorre, naturalmente, il controllo del territorio in modo da
scongiurare usi del suolo aberranti e pericolosi per le risorse naturali e per la salute dei cittadini. La
magistratura deve essere adeguatamente potenziata in modo da svolgere rapidamente le attività tese
ad evitare e a punire i reati. Uno stuolo di parlamentari professionalmente qualificati e moralmente
ineccepibili deve fornire nuovi strumenti legislativi compresi quelli tesi a stroncare le attività
criminali, ad evitare situazioni criminogene, a garantire la tutela ambientale e la valorizzazione
delle risorse ambientali e naturali autoctone, a sostenere il lavoro e i cittadini deboli. In tale quadro,
senza un controllo a monte di lobbies e cricche parassitarie, è naturale che il confronto avvenga su
differenti proposte di governo sano improntato al "fare bene per tutti i cittadini" della nazione. Il
controllo democratico sulle attività dei governi sarebbe uno sbocco obbligato. Un importante
argomento su cui riflettere per stabilire in quale dei due casi ci troviamo è costituito dall'operazione
tutta governativa bipartisan chiamata "Emergenza Rifiuti in Campania" che si è protratta
ininterrottamente dal 1994 e che ha coinvolto tutta la nazione) che dovrebbe costituire un esempio
di "buon governo del fare" per tutti i cittadini e non ad esclusivo vantaggio delle imprese che hanno
lucrato sulle varie opere pubbliche. Qualsiasi cittadino sano e libero si chiederà: 15 anni di
emergenza rifiuti in Campania voluta per legge da vari governi nazionali (bipartisan), come è
possibile? Secondo il dizionario De Mauro l'emergenza è una "Improvvisa difficoltà, situazione che
impone di intervenire rapidamente". Si deve convenire che una emergenza alimentata per 15 anni da
vari Governi Italiani (bipartisan), è quanto mai sospetta. Secondo i vari Commissari di Governo e i
mass media le "basi" per giustificarla, sono state: 1- allo scadere del Commissario di Governo di
turno si sono acuite sempre le situazioni di emergenza (rifiuti non raccolti nelle strade, incendi dei
cumuli di immondizia); 2- i mass media dicevano che i cittadini campani sono sporchi, cattivi e
sottomessi alla malavita organizzata e per di più continuamente contro la ubicazione delle
discariche e di altri impianti (in siti ambientalmente non idonei); 3- i mass media convincevano gli
italiani che lo Stato pur impegnandosi al massimo non è riusciva a chiudere l'emergenza ed ha
dovuto aumentare sempre più i poteri speciali e le spese. Anche se l'indagine "rompiballe" ha
evidenziato che non c'è stato un buon governo ambientale da parte dei Governi Nazionali
(bipartisan) che in 15 anni non hanno risolto il problema, come affermato dal presidente della
commissione bicamerale d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo di rifiuti pochi giorni fa, i mass
media continuano a dare la colpa ai cittadini campani. Attenzione! Siamo proprio nel primo caso,
purtroppo! Chi guadagna sono sempre le lobbies-cricche e i loro servitori, chi perde è sempre il
cittadino qualunque (di oggi e di domani).
Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II
Quanto vale l’emergenza rifiuti in Campania?
Responsabilità evidenti, nascoste, diffuse a macchia di leopardo: l'analisi di Franco Ortolani
sulla crisi ambientale che ha travolto la regione Campania
Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Franco Ortolani, ordinario di Geologia presso l'
Università di Napoli Federico II
Napoli (18 maggio 2010).- Il Governo Italiano (Presidente del Consiglio Azeglio Ciampi) con la
deliberazione del Consiglio dei Ministri del 11 febbraio 1994 ha dato l'avvio istituzionale
all'operazione "Emergenza Rifiuti in Campania" dichiarando lo Stato di Emergenza nel settore dello
smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella Regione Campania. Diversi presidenti del Consiglio
l'hanno gestita (Berlusconi dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995, dal 11 giugno 2001 al 23 aprile
2005, dal 8 maggio 2008 ad oggi; Dini dal1995 al 1996; D'Alema dal 1 ottobre 1998 al 25 aprile del
2000; Prodi dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008), Berlusconi con un decreto legge approvato dal
Governo il 17 dicembre 2009 ne ha dichiarato la fine per legge. L'ispirazione iniziale per avviare
l'operazione, che si è rivelata piuttosto criminogena, in modo che fosse "protetta" giuridicamente, è
stata fornita dalla legge 225 del 24 febbraio 1992 (Istituzione del servizio nazionale della protezione
civile). Infatti lo "Stato di emergenza" ha autorizzato il Presidente del Consiglio dei Ministri di
turno a ricorrere al "potere di ordinanza" avvalendosi di "un commissario delegato" al quale sono
stati conferiti poteri straordinari da usare in deroga alle leggi vigenti. Questo è il "peccato originale"
che è stato protratto per ben 15 anni dal momento che la legge 225 non indica la durata massima
dello stato di emergenza ed è comprovato dal fatto che tutte le ordinanze dei vari Presidenti del
Consiglio e dei vari Commissari di Governo di turno relative all'emergenza rifiuti iniziano sempre
con la frase "Visto l'art. 5 della Legge 24 febbraio 1992, n. 225". Infatti solo se si verificano le
condizioni previste all'articolo 2, comma 1, lettera c (tutelare la integrità della vita, i beni, gli
insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da
catastrofi e da altri eventi calamitosi), il Consiglio dei Ministri può continuare a deliberare lo stato
di emergenza, determinandone durata ed estensione territoriale in stretto riferimento alla qualità ed
alla natura degli eventi. Il primo Commissario di Governo è stato il Prefetto Umberto Improta (dal
11 febbraio 1994 al marzo 1996). Per 8 anni si sono succeduti nella carica governativa i governatori
della Campania Antonio Rastrelli (dal marzo 1996 al 18 gennaio 1999), Andrea Losco (dal 18
gennaio 1999 al 10 maggio 2000) e Antonio Bassolino (dal 10 maggio 2000 al febbraio 2004).
Negli ultimi 6 anni i Commissari di Governo sono stati: Corrado Catenacci, ex prefetto (dal 27
febbraio 2004 al 9 ottobre 2006), Guido Bertolaso, Capo della Protezione Civile Nazionale (dal 10
ottobre 2006 al 6 luglio 2007), Alessandro Pansa, Prefetto di Napoli ancora in carica (dal 7 luglio
2007 al 1 gennaio 2008), Gianni De Gennaro, Capo della Polizia (dal 11 gennaio 2008 al 26 maggio
2008), Guido Bertolaso, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con
delega all'emergenza rifiuti in Campania (dal 21 maggio 2008 alla fine dell'emergenza imposta per
legge il 17 dicembre 2009). Nei primi 4-5 anni i Commissari di Governo non hanno speso molto;
dal 2000 circa le spese sono incrementate notevolmente. Di quanto? Probabilmente le cifre spese
equivalgono all'importo di qualche manovra finanziaria dello Stato Italiano. Si tenga presente che i
poteri speciali hanno consentito di usare i soldi pubblici disinvoltamente, senza dovere osservare le
leggi dello Stato Italiano che sovrintendono alla spesa pubblica. Ricapitolando, è assodato che
l'Emergenza Rifiuti in Campania è stata Istituita dal Governo Italiano, è stata gestita da diversi
governi, espressi da vari raggruppamenti partitici, sia mediante la nomina diretta di Commissari di
Governo sia mediante il continuo finanziamento delle strutture commissariali sia mediante
l'autorizzazione a usare le finanze pubbliche senza rispettare le normali leggi con i conseguenti
vincoli; infine è stata dichiarata chiusa per legge sempre dal Governo Italiano. La diretta
responsabilità del funzionamento dei Commissari di Governo, pertanto, è sempre stata dei
Presidenti del Consiglio di turno. Se dopo 15 anni di costose attività non è stato risolto il problema
la responsabilità è solo dei Governi che si sono succeduti. Alcuni giorni fa la delegazione della
commissione bicamerale d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo di rifiuti ha effettuato
sopralluoghi nei siti delle discariche di Ferrandelle, San Tammaro e Villa Literno e una serie di
audizioni con i prefetti di Napoli e Caserta, con il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore
e il suo collega di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo. Pecorella, presidente della
commissione, ha affermato che "c'è una sacca illegale nella quale c'è la criminalità ma anche
all'interno del sistema legale c'è la presenza permanente di comportamenti illegali, dunque non è
soltanto la criminalità esterna a inquinare il ciclo dei rifiuti". ''Nei due giorni di permanenza a
Caserta abbiamo avuto la conferma di una situazione che complessivamente è da considerare da
disastro ambientale''. Qualche componente della commissione ha affermato "nemmeno un euro in
più dal governo centrale per la questione dei rifiuti in Campania". Sbaglio o le affermazioni dei
membri della commissione equivalgono al riconoscimento che per 15 anni i Governi Italiani hanno
tenuto in vita e finanziato profumatamente una specie di "struttura deviata"? Certamente non per
risolvere i problemi dei cittadini campani né per tutelare l'ambiente e le risorse naturali di
importanza strategica né per garantire la piena occupazione, la tutela degli ecosistemi e della
biodiversità. Ma allora, sempre secondo la commissione, i cittadini campani rappresentano la parte
lesa dell'operazione "emergenza rifiuti"? Ma allora, forse, c'è chi ha guadagnato "bipartisanamente"
illegalmente?
Franco Ortolani
(Ordinario di Geologia presso la Federico II di Napoli )
Polla, Arte in Pasticceria 2010
Polla, Salerno (28 maggio 2010 ).- Prenderà il via il prossimo 31 Maggio a Polla (SA) "Arte in
pasticceria" 2010, la "gustosa" competizione aperta ai pasticcieri operanti nella provincia di Salerno
regolarmente iscritti alla Camera di Commercio. L'evento è organizzato nel Vallo di Diano dalla
Camera di Commercio di Salerno, in collaborazione con CasartigianiSalerno, la Provincia di
Salerno ed il Comune di Polla. La manifestazione punta a dare il giusto risalto alla figura del
pasticciere, visto non solo come operatore gastronomico, ma anche come esperto della cultura
dell'arte visiva ed effimera. Un'opportunità in più per il mondo della pasticceria artigianale e per
l'imprenditoria di settore, mirata a far comprendere come le espressioni d'arte relative alla
pasticceria stessa, ampliando l'offerta, possono aumentare la vendita dei prodotti. Per raggiungere
l'obiettivo, "Arte in Pasticceria" 2010 è stata sdoppiata in due fasi. La prima, in programma lunedì
31 Maggio, vedrà i pasticcieri che hanno aderito all'iniziativa e alla competizione partecipare ad una
giornata dedicata al "Laboratorio delle mani", nel laboratorio permanente presso la sede della
PAMA srl, sita nella zona industriale di Polla. Le lezioni saranno tenute nel laboratorio dal maestro
pasticciere Domenico Manfredi, più volte vincitore di concorsi internazionali legati all'arte nella
pasticceria, e saranno finalizzate all'addestramento tecnico-pratico nelle realizzazioni di sculture e
decorazioni ornamentali di pasticceria. Attraverso la dimostrazione pratica dell'utilizzo
dell'attrezzatura tecnica e degli ingredienti (burro, zucchero tirato, zucchero soffiato, cioccolato,
ghiaccio, marzapane etc) i pasticcieri provenienti da tutta la provincia salernitana potranno
migliorare ed approfondire le conoscenze per la realizzazione e la decorazione ornamentale di
pasticceria. La giornata conclusiva di "Arte in Pasticceria" 2010 avrà luogo domenica 20 Giugno
presso il Convento di Sant'Antonio a Polla. Un gran finale scoppiettante, che vedrà i tanti pasticcieri
partecipanti darsi battaglia nella spettacolare competizione vera e propria. Nella mattinata e nel
primo pomeriggio il programma prevede la realizzazione delle sculture e delle opere d'arte, che
verranno poi giudicate da un'apposita giuria tecnica e da una giuria popolare composta dal pubblico
e visitatori presenti. La cerimonia di premiazione vedrà la prestigiosa presenza del giornalista RAI
del TG1 Attilio Romita, a cui sarà affidato il compito di condurre la cerimonia di consegna dei
premi destinati ai vincitori e degli attestati di partecipazione destinati a tutti i pasticcieri hanno
aderito all'evento.
Dilaga la corruzione
Il presidente del consiglio corre a i ripari: “nessuna indulgenza e impunità per chi ha
sbagliato”
Roma (16 maggio 2010).- Che fine hanno fatto i lanciatori di monetine all'indirizzo del presidente
del consiglio, Bettino Craxi, che usciva dall'hotel Raphael? Dove hanno lasciato la loro rabbia, il
loro livore, la loro sete di giustizia e di moralizzazione della vita pubblica? Dove sono coloro che
inneggiavano alla 'Seconda Repubblica' come momento fondamentale dal quale ripartire e rompere
con il passato? E chi chiedeva di chiudere con la pratica abusata della raccomandazione, con la
divisione 'cencelliana' dei posti di 'potere'? Di fronte a quelle manifestazioni popolari tutti vollero
prendere impegni. Nessuno li ha mantenuti. E' vero, oggi il pamphlet di riferimento per la
ripartizione dei posti negli organismi che contano non si chiama 'Manuale Cencelli'; anzi chi usa il
termine rischia di apparire un po' retrò, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: da destra a sinistra, da
Nord a Sud, il 'Cencelli', edizione corretta e ristampata è sempre di moda. E l'Italia appare agli occhi
del mondo e dei tanti cittadini onesti come il paese occidentale più corrotto. 'Vallettopoli',
'Affittopoli' ed ora 'Appaltopoli', solo per citare i filoni più importanti, continuano a scandire i ritmi
della vita pubblica e politica degli italiani. Siamo quasi al collasso verso il quale ci potrà spingere
una finanziaria 'lacrime e sangue', soprattutto per coloro che vivono del proprio stipendio. Se ne è
accorto il premier, Silvio Berlusconi, che avvisa i suoi: "nessuna indulgenza e impunità per chi ha
sbagliato". Anche se aggiunge: "basta con queste assurde isterie, con queste liste di proscrizione che
gettano aprioristicamente ed indiscriminatamente fango su persone innocenti". Non ci sta Frattini
quando si tenta di identificare lo Stato con la corruzione. "L'Italia non e' uno Stato la cui
amministrazione è profondamente corrotta - dice il ministro degli Esteri Franco Frattini- dire e fare
apparire questo e' un danno gravissimo al mio paese, al nostro paese". Insomma, si muovono tutti i
pezzi da novanta del PdL per difendere l'indifendibile, per organizzare una linea Maginot. In gioco
è la tenuta dell'intera maggioranza. "Sono indignata", dichiara Margherita Boniver , presidente del
Comitato Schengen, che si augura "che la magistratura proceda in modo spedito e che la verità sia
accertata. Spero che sia discusso al più presto il ddl anticorruzione e siano giudicati ineleggibili i
corrotti". Come dire: se non c'è una legge, abbiamo le mani legate. E lo dimostrano le scelte dei
vertici campani di voler candidare Roberto Conte e Alberico Gambino. Il primo, già consigliere dei
Verdi prima e della Margherita poi, condannato in primo grado a due anni e otto mesi per concorso
esterno in associazione camorristica, è tuttora coinvolto in altri due procedimenti. Decaduto
nell'ultimo scorcio della precedente legislatura proprio a causa della condanna, con oltre 10mila
preferenze risulta primo degli eletti con la lista di centrodestra Alleanza di Popolo. Il secondo è
entrato a palazzo Santa Lucia con oltre 27mila preferenze. Condannato per peculato (un anno e
cinque mesi confermati in appello il 21 aprile scorso), viene interdetto, come pena accessoria
immediata, dai pubblici uffici per 18 mesi. Deve dimettersi sia dalla poltrona di primo cittadino di
Pagani (che lascia al suo vice) che da quella di assessore provinciale. Viene candidato alle regionali;
l'alto numero di voti di preferenza non servirà però a bloccare la sua discesa. Quelli della Campania
sono solo alcuni esempi di come viene gestita la res pubblica e di quanta arroganza alberghi nei
nostri politici. A tutti i livelli. Abbiamo toccato il fondo? E' tempo di innestare la retromarcia?
Forse. Berlusconi "si è sentito tradito", scrive Enzo Carra, deputato dell'Udc, su 'Liberal'. E ordina il
'repulisti'. "Fanno così, da sempre, i grandi capi - continua Carra - i capi veri (dei quali non
facciamo un sia pur essenziale elenco per decenza e per scaramanzia). Quelli che scaricano i gruppi
dirigenti per scaricare con essi anche lo scontento popolare". L'estremo tentativo per non essere
travolti dalla 'tangentopoli' della Seconda Repubblica. "Non credo che siamo di fronte ad una nuova
Tangentopoli, ma se ci sono stati episodi di tangenti e di corruzione, vanno individuati i
responsabili e puniti severamente per evitare di fare di tutta l'erba un fascio", dichiara il ministro
della Giustizia, Angelino Alfano che non crede all'idea del 'repulisti' berlusconiano. Forse,
l'inchiesta sul G8 non "sarà simile alla crisi di sistema del '92 - '94, ma le conseguenze politiche
saranno, in ogni caso, peggiori", ribatte Bobo Craxi, esponente del Partito socialista italiano. "E'
ormai diffusa la sensazione", aggiunge Craxi, "che i protagonisti della Seconda Repubblica, i quali
hanno costruito le proprie fortune politiche sulla distruzione dei Partiti della Prima, abbiano
perseguito esclusivamente tornaconti di carattere personale, con eccessiva disinvoltura ed un senso
dell'impunità generalizzato". Come intervenire? Forse la soluzione migliore giunge da Rosario
Trefiletti, presidente di Federconsumatori che chiede di "combattere la corruzione" ricorrendo al "
sequestro dei beni dei corrotti". "Come abbiamo ribadito più volte - conclude Trafiletti - non
bastano le parole e le condanne morali, è indispensabile tradurre tutto ciò in atti concreti, dando
segnali precisi e determinati in direzione di una vera e propria lotta alla corruzione ed alle
irregolarità".
Giovanni Greco
Aggiornato il 18 maggio 2010 - ore 13.10
Onorevole, riduci lo stipendio
La proposta del ministro Calderoli è accolta da molti ma resta da chiarire su cosa e chi farà
leva la manovra finanziaria
Roma (16 maggio 2010).- La corruzione pesa sulle tasche dei cittadini italiani per 50 miliardi di
euro; nei primi quattro mesi del 2010, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 6,7% ed ha
raggiunto l'ammontare di 371 miliardi di euro l'anno; il ricorso alla cassa integrazione continua a far
registrare cifre record: nei primi quattro mesi dell'anno in corso le ore autorizzate di cassa
integrazione sono state 415,7 milioni contro 204,8 milioni del primo quadrimestre 2009. Tutti dati
poco lusinghieri, ai quali fa da contraltare la notizia secondo cui il governo si appresta a varare una
finanziaria 'lacrime e sangue'. Forse per questo il ministro Calderoli ha lanciato l'idea di una
riduzione del 5% per gli stipendi di parlamentari e ministri per dare il "buon esempio". "I tagli alle
spese - conclude l'esponente leghista - comporteranno sacrifici per tutti, a partire da ministri e
parlamentari. La regola del 5% che hanno applicato in altri Paesi (Inghilterra e Portogallo, N.d.R.)
può valere in alcuni settori, ma in altri potrebbe essere anche più pesante". Calderoli brucia sul
tempo sia gli avversari sia gli alleati che corrono ai ripari. Francesco Giro, sottosegretario ai Beni
Culturali, chiede un ampliamento dell''area taglio' ai consiglieri regionali. "Il taglio degli stipendi
dei parlamentari e dei consiglieri regionali, che arrivano a guadagnare al mese anche 16 mila euro,
e' un fatto scontato e dovuto dopo il duro piano di rientro dal debito pubblico che l'Unione europea
ha imposto a tutti gli Stati membri". Rimasto a lungo nell'ombra, rispolverato solo in occasione
della campagna elettorale, torna il dibattito sulla riduzione dei costi della politica. E nessuno può
sottrarsi se non vuol perdere consensi elettorali. "I tagli alla politica vanno bene" afferma Francesco
Boccia, coordinatore delle commissioni Economiche del Gruppo del Pd alla Camera, che invita il
ministro Calderoli ad allungare la lista. "Dopo i ministri e i parlamentari aggiunga pure i consiglieri
regionali, boiardi di stato e chi ha grandi patrimoni, alzi magari l'aliquota ma faccia un patto con
l'opposizione: noi vogliamo che stiano fuori dai sacrifici annunciati giovani, pensionati, disoccupati
e tutti gli italiani che pagano le tasse ma non arrivano a fine mese". Leit motiv che viene ripreso da
Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione lavoro. "Responsabilità va a braccetto con
equità", dice l'ex ministro del Lavoro. "Nessuno - aggiunge - pensa di sottrarsi ad una manovra
economica necessaria nell'emergenza che si è determinata in Europa, ma non è accettabile che i
sacrifici come al solito colpiscano la parte più debole del Paese e chi paga regolarmente le tasse. La
politica deve fare la sua parte e dare l'esempio e, assieme alla politica, tutti coloro che sono
percettori di redditi e stipendi elevati". In questo contesto appare una nota stonata l'interveto del
ministro Angelino Alfano, che rimarca l'azione del governo che "in un momento di crisi tiene sotto
controllo i conti pubblici, garantisce coesione sociale e riesce al contempo a vincere tutte le
elezioni". Così come non giova la polemica di Rosy Bindi, presidente del Pd, che si dichiara
"disponibile a discutere dei costi della politica" ma "senza propaganda". "Il 5% di tagli a stipendi di
ministri e parlamentari non risolve i problemi" dice Bindi raccogliendo la posizione dell'intero
partito. "Il problema non è il taglio di stipendi a ministri e parlamentari: questa è una misura che
dovrebbe essere considerata scontata in un momento di difficoltà del Paese. Quello che vorremmo
capire è cosa intenda fare il governo sull'intero impianto della manovra che annuncia comunque
sacrifici", afferma Michele Ventura, vicepresidente vicario del Gruppo del Pd alla Camera. Ora, è
del tutto evidente che la proposta Calderoli non risolve la grave crisi economica; ma è fondamentale
recuperare una credibilità del mondo politico ormai ridotta al lumicino. E la Lega, da tutti
riconosciuta come partito radicato sul territorio, ha ascoltato le lamentele e i mugugni capendo che
il filo sottile che lega i rappresentanti politici con la base rischiava di rompersi. Queste le
motivazioni della proposta di Calderoli. Dato per scontata questa operazione resta da capire come si
muoverà il governo per racimolare i 25 miliardi spalmati su due anni. "La gravità dello stato della
economia impone che i cittadini sappiamo la verità sulle intenzioni del governo: su cosa farà leva la
manovra annunciata? Come si intende ridare fiato a famiglie e imprese?", si chiede Michele
Ventura che aggiunge: "fino ad oggi i provvedimenti economici del governo Berlusconi non sono
stati in grado di dare risposte a questi interrogativi. Ora vengono annunciati la manovra economica
e sacrifici per tutti ma non vorremmo che a pagare siano sempre gli stessi".
Giovanni Greco
Giornalisti del Mediterraneo
Il 30 Maggio la Premiazione allo Sheraton Nicolaus Hotel di Bari
Roma, (16 maggio 2010).-Manca poco alla cerimonia di premiazione della 2a edizione del
Concorso Internazionale 'Giornalisti del Mediterraneo'. Il prossimo 30 maggio, alle 18, nei saloni
dello Sheraton Nicolaus Hotel di Bari, saranno assegnati i premi ai vincitori della kermesse
giornalistica, articolata quest'anno su quattro sezioni: 'Missioni di pace dell'Italia all'estero',
'Solidarietà, soccorso e impegno civile', 'Immigrazione, integrazione, accoglienza', 'Giovani talenti e
web'. L'evento, in partnership con Europuglia, portale di promozione delle attività e dei progetti del
Servizio Mediterraneo della Regione Puglia, gode del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, della Presidenza del Parlamento Europeo, dell'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo,
del Ministero delle PoliticheEuropee, delle Ambasciate di Svezia, Turchia, Polonia, Spagna,
Portogallo, Ungheria, Romania e Cipro, dell'assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo della
Regione Puglia e della Rai-Segretariato Sociale, nonché di Centri Culturali e Istituzioni regionali,
nazionali e internazionali. "La professione giornalistica - spiega Tommaso Forte, Giornalista e
Presidente dell'Associazione 'Terra del Mediterraneo' e ideatore del Concorso - è in forte
evoluzione, anche i ferri del 'mestiere' sono cambiati, per questo abbiamo voluto istituire una
sezione volta a valorizzare le giovani firme del giornalismo, più avvezze all'uso della rete e delle
nuove tecnologie, quelle che permettono ai repoter di divulgare le notizie in tempo reale e quindi
anche in maniera più utile, come nel caso delle calamità naturali". Altissima la qualità dei lavori in
concorso, provenienti da giornalisti di test te rinomate a livello nazionale ed internazionale:
RaiNews24, Ansa, Panorama, Settimanale Oggi, Antenna Sud, La7, Rete4, TGR Rai, Il Manifesto,
Messaggero Veneto, Corriere Veneto, La Rinascita della Sinistra, Tg7 Gold,Sat 2000. Buona la
partecipazione di diverse scuole di giornalismo italiane. Il delicato compito di valutare gli elaborati
pervenuti è stato affidato ad una qualificata giuria presieduta da Lino Patruno. Nell'ambito della
serata saranno attribuiti riconoscimenti speciali assegnati dal Presidente della Repubblica, dalla
Presidenza del Senato, dalla Presidenza della Camera e i Premi 'Caravella del Mediterraneo'. "Il
Premio Giornalisti del Mediterraneo - aggiunge Tommaso Forte - vuole essere un momento di
'fratellanza', di crescita personale e professionale per quei giornalisti dell'Unione Europea, della'area
del Mediterraneo e dei Balcani. Il nostro obiettivo è quello di creare in Puglia un laboratorio
interculturale in cui potersi confrontare con colleghi, esperienze e culture diverse". Riceveranno il
Premio 'Caravella del Mediterraneo' i giornalisti Toni Capuozzo, inviato di guerra e vice direttore
del TG5; Domenico Nunnari, vice direttore del TGR Rai; Antonio Fatiguso dell'Ansa di Tokyo;
Arcangelo Moro, fondatore e primo direttore in Kosovo, durante la missione Joint Guardian, di
Radio West la prima emittente radiofonica nella storia delle Forze Armate Italiane; Giuseppe
Perrone Colonnello dell'Esercito della 132ª Brigata Corazzata 'Ariete', responsabile della Pubblica
Informazione e Portavoce del Contingente nelle Missioni Militari oltre confine, svolte in Iraq e in
Libano; Oscar Iarussi, giornalista cinematografico e presidente dell'Apulia Film Commission; Leyla
Tavsanoglu, capo redattore centrale del quotidiano turco Cumhuriyet; Franco Deramo, responsabile
della Federazione Relazioni Pubbliche Italiane di Puglia e Basilicata, Michele Traversa direttore del
quotidiano online Lsdmagazine e l'Ambasciatore Onofrio SolariBozzi, che ritirerà il Premio alla
Memoria di suo padre 'Giuseppe Solari Bozzi', giornalista del Giornale d'Italia. Per Informazioni:
www.terradelmediterraneo.it.
Semaforo rosso per le Rc Auto
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato avvia una indagine conoscitivaSoddisfazione da parte delle associazioni di consumatori
Roma (19 maggio 2010 ).- L'Antitrust vuol vederci chiaro sulle polizze Rc Auto e avvia una
indagine conoscitiva. "L'indagine - si legge nel comunicato diffuso dall' Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato -dovrà individuare le cause per le quali, nonostante i numerosi interventi
legislativi e regolatori degli ultimi cinque anni finalizzati a rendere il comparto più competitivo, i
prezzi continuino a registrare incrementi significativi e generalizzati". Notizia che viene accolta con
soddisfazione dalle associazioni di consumatori. "L'apertura dell'indagine dell'Antitrust sulle
polizze rc auto è un'ottima notizia, e accoglie in pieno le nostre denunce reiterate nel tempo",
afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi. "Da anni - aggiunge - denunciamo gli incrementi
abnormi delle tariffe rc auto, e i mancati ribassi che sarebbero dovuti avvenire dopo l'introduzione
dell' indennizzo diretto e della patente a punti, la quale ha prodotto un significativo calo degli
incidenti stradali. Invece - prosegue Rienzi - i costi delle polizze sono cresciuti negli ultimi 15 anni
(dal 1994 al 2009) del 155%, una anomalia tutta italiana e che fa nascere più di un sospetto". La Rc
Auto è uno dei mercati principali nel settore assicurativo: nel 2009, la raccolta premi ha superato i
17 miliardi di euro, con un'incidenza del 46,3% sul totale rami danni e del 14,4% sul portafoglio
complessivo. Secondo i dati Istat, inoltre, nel 2007 ciascuna famiglia ha speso in media, per
l'assicurazione dei mezzi di trasporto privati, 940 euro annui, pari all'1,2% del PIL. "Apprezziamo
l'indagine dell'Antitrust, che ancora una volta si pronuncia nel settore assicurativo a difesa dei
consumatori - dichiara Carlo Pileri, presidente dell'Adoc - raccogliendo le richieste dell'Adoc e dei
cittadini, che non comprendono come le polizze Rc auto siano in continuo aumento, negli ultimi 4
anni tra il 15 e il 18% secondo le nostre stime e più alte della media europea e non siano al contrario
in diminuzione nonostante tutte le riforme del Codice della Strada mirate a far calare
l'incidentalità". Quello che ha insospettito l'Antitrust e che da anni fa gridare allo scandalo le
associazioni di consumatori è il fatto che le assicurazioni, anche in anni di crisi, trovano ogni
pretesto per decidere unilateralmente aumenti tariffari. Aumenti a due cifre che, afferma Antonio
Lirosi, responsabile commercio e diritti dei consumatori del Pd "colpiscono soprattutto gli
automobilisti più virtuosi e che sono poi la stragrande maggioranza" . Bene, quindi, l'indagine
promossa dall'Autorità. "Anzi- aggiunge il parlamentare - è auspicabile una sua rapida conclusione
per verificare se i titolari delle polizze sono stati usati dalle compagnie come ammortizzatori per
compensare gli effetti della crisi economica e del calo delle vendite di automobili che pure
dovrebbe aver inciso in qualche misura nel settore assicurativo". L'Ania (associazione nazionale fra
le imprese assicuratrici) prende atto della decisione dell'Autorità e assicura la massima
collaborazione. Ma aggiunge: "le imprese di assicurazione italiane hanno operato con la dovuta
attenzione per scongiurare" la "inevitabile ripresa della dinamica dei prezzi" causato da
"provvedimenti legislativi errati e controproducenti quali quelli relativi alla nuova disciplina della
classe di merito d'ingresso e del bonus-malus". C'è poi il capitolo sinistri in aumento sia come
"frequenza" che come " costo medio". Anche su questo Ania vuole mettere in chiaro alcune lacune
legislative. E' "rimasta senza risposta - scrive Ania -la costituzione di una Agenzia Antifrode che,
con costi a carico del sistema delle Imprese di Assicurazione, venisse incaricata di combattere i
sinistri fraudolenti". Questi, secondo l'associazione, risultano in aumento in termini generali e
raggiungono percentuali di grave preoccupazione in non poche, ma ben individuate, aree del Paese.
L'indagine dell'Antitrust punterà a ricostruire l'andamento dei prezzi effettivi e dei costi del settore,
con particolare riguardo all'entrata in vigore della procedura di risarcimento diretto: dopo tre anni di
applicazione del nuovo sistema, l'attesa riduzione dei costi, con effetti benefici sui consumatori, non
si è verificata. "Per questo - si legge nel comunicato dell'Autorità - occorre capire se la riforma,
nella sua concreta attuazione, abbia prodotto la necessaria spinta competitiva o se, al contrario,
occorra introdurre correttivi per rimuovere eventuali ostacoli alla piena produzione degli attesi
effetti pro-concorrenziali". Verranno a questo fine analizzate le diverse politiche di controllo dei
costi dei risarcimenti adottate dalle compagnie, le politiche commerciali effettuate in termini di
ristrutturazione dei portafogli clienti, aree del territorio nazionale coperte, tipologie di veicoli
assicurati e rischi assunti, con conseguenti effetti sulla domanda e sul confronto competitivo
dell'offerta.
Giovanni Greco
Cresce l’evasione fiscale
In quattro mesi balza a +6,7% e raggiunge l’ammontare di 371 miliardi di euro
Roma (19 aprile 2010).- Sarà una finanziaria 'lacrime e sangue', fa sapere l'opposizione. La
maggioranza, da parte sua, lancia le prime proposte di conciliazione con il ' popolo della terza
settimana' stufo di dover pagare sempre e comunque. Sulla finestra resta la grande evasione fiscale
il cui recupero, da solo, basterebbe a i rimettere in sesto i conti statali. Nei primi quattro mesi del
2010, l'imponibile evaso in Italia è cresciuto del 6,7% ed ha raggiunto l'ammontare di 371 miliardi
di euro l'anno. In termini di imposte sottratte all'erario siamo nell'ordine dei 156 miliardi di euro
l'anno. È questa la stima calcolata da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it
- Associazione Contribuenti Italiani. Un sport che i furbetti del tricolore hanno trasformato in sport
nazionale. "L'evasione fiscale, a causa dell'inefficacia della P.A. è diventata - afferma Vittorio
Carlomagno, presidente di Contribuenti.it - lo sport più praticato dagli italiani. al punto che anche i
morti evadono il fisco tumulandosi da soli. Fino a quando non migliorerà l'efficienza
dell'amministrazione finanziaria, il governo avrà bisogno di emanare nuovi condoni per far cassa ad
ogni costo. E si premieranno sempre i grandi evasori fiscali, che preferiscono pagare le tasse a
forfait, a rate e con il massimo sconto". Quasi nessuna categoria ne è immune. Gli unici a rimanere
esclusi sono i lavoratori a reddito fisso, coloro che hanno la tassazione trattenuta alla fonte. Per il
resto è la vittoria italiana del 'frega tu che frego anch'io'. Cinque sono le aree di evasione fiscale
analizzate: l'economia sommersa, l'economia criminale, l'evasione delle società di capitali,
l'evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese. La prima riguarda
l'economia sommersa che sottrae al fisco italiano un imponibile di circa 135 mld di euro l'anno.
L'esercito di lavoratori in nero è composto da circa 2,4 milioni. Di questi 850.000 sono lavoratori
dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un'evasione d'imposta pari a 34 mld di
euro. La seconda è l'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in
almeno 4 regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio. Si stima che il giro di
affari non 'contabilizzati' si attesta sui 178 miliardi di euro l'anno con un'imposta evasa di 63 mld di
euro. La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese.
Dall'incrocio dei dati è emerso che l' 81% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi
negativi (53%) o meno di 10 mila euro (28%). In pratica su un totale di circa 800.000 società di
capitali operative l' 81% non versa le imposte dovute. Si stima un'evasione fiscale attorno ai 18
miliardi di euro l'anno. La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre ha chiuso il
bilancio in perdita e non pagando le tasse. Inoltre il 94 % delle big company abusano del "transfer
pricing" per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo in modo fittizio la tassazione
nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 31 mld di euro. Negli
ultimi quattro mesi, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 10 per cento le imposte
dovute all'erario. Infine c'è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla
mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all'erario circa 10 miliardi
di euro l'anno. In testa a aprile 2010, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori
fiscali, risulta la Lombardia, con +10,1%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto
con + 9,2% e alla Campania +8,0%. A seguire la Valle d'Aosta con +7,3%, il Lazio con +7,1%, la
Liguria con +6,3%, l'Emilia Romagna con +6,1%, la Toscana con +5,4%, il Piemonte con +5,2%, le
Marche con +5,0%, la Puglia con +4,5%, la Sicilia con +4,5% e l'Umbria con +4,4%. La
Lombardia, anche in valore assoluto, ha fatto registrare il maggior aumento dell'evasione fiscale. In
percentuale, il dato lombardo aumenta, nei primi quattro mesi, di circa il 11,2%. Cosa fare? Come
invertire la rotta? Quale strada per ridare fiducia al cittadino onesto? Per Contribuenti.it c'è una sola
strada per combattere l'evasione fiscale. "Bisogna riformare il fisco italiano introducendo - afferma
Vittorio Carlomagno- la tax compliance, seguendo ciò che avviene nei principali paesi europei che
hanno ridotto le aliquote fiscali, migliorato la qualità dei servizi pubblici e sopratutto eliminato gli
sprechi di denaro pubblico". E poi c'è la lotta all'evasione fiscale che non si fa "con i comunicati
stampa ne terrorizzando i cittadini tramite gli esattori" ma dando "immediata attuazione al
federalismo fiscale fornendo al contempo alla polizia tributaria nuovi e più efficaci strumenti
d'indagine".
Giovanni Greco
Completata l'operazione 'Batman'
Salerno (21 maggio 2010 ).- La Guardia di Finanza di Eboli pone il sigillo all'operazione "Batman".
Nel tardo pomeriggio di ieri sono state eseguite, infatti, nove ordinanze di custodia cautelare, di cui
sette in carcere, una agli arresti domiciliari ed una con obbligo di dimora nei confronti di altrettanti
pregiudicati residenti in Battipaglia (SA). Con l'operazione messa a segno dalle Fiamme Gialle si
conclude nun'articolata indagine di polizia giudiziari avviata verso la fine del 2007. Anni in cui i
finanzieri hanno effettuato , appostamenti e perquisizioni, personali e domiciliari, che hanno
consentito di sottoporre a sequestro più di 270 singole dosi di stupefacente suddivise nei cosiddetti
"bussolotti", che venivano quotidianamente acquistati nell'hinterland napoletano nelle zone di Torre
Annunziata o nel quartiere di Scampia dai vari pregiudicati della Piana del Sele al prezzo di euro
13,00 ciascuna per essere rivendute a circa euro 40,00 a dose. Le ordinanze di custodia cautelare,
eseguite ieri, si aggiungono agli undici arresti messi a segno negli anni scorso. Alcuni degli arrestati
sono stati sorpresi in flagranza di reato mentre cedevano sostanze stupefacenti ai clienti finali.
Durante le trenta perquisizioni sono state rinvenute e sequestrate dosi di cocaina, eroina, crack ed
hashish. Piuttosto giovane l'età media degli indagati che va dai 20 ai 45 anni circa, persone già
pregiudicate per medesimi reati e che avevano nel commercio di stupefacenti la sola fonte di
reddito. L'operazione 'Batman', dal soprannome di uno degli arrestati, dimostra quanto sia diffuso
l'uso di sostanze stupefacenti. Allarme lanciato nella relazione annuale dell'Osservatorio europeo
delle droghe e delle tossicodipendenze. Ormai le sostanze da 'sballo' sono innumerevoli e sempre
più facili da reperire e a costi sempre più bassi. Si diffondono nuove erbe da fumare prodotte a
partire da cannabinoidi sintetici o tecnocannabinoidi (le cosiddette 'spice', cioè sostanze naturali
vendute in barattolo come miscele aromatizzanti per ambiente, concimi o sali da bagno, il cui
commercio è legale, che vengono poi fumate o sniffate). I darti contenuti nella relazione, reperibili
anche sul sito della Polizia, sono chiari e preoccupanti. L'Italia si conferma tra i Paesi a più forte
consumo insieme a Danimarca, Spagna, Irlanda, e Regno Unito. Nella maggior parte dei Paesi
europei comunque si evidenzia una tendenza alla stabilizzazione o all'aumento del consumo tra i
giovani. Nel corso dell'ultimo anno, circa 22,5 milioni di adulti europei ovvero un terzo dei
consumatori nel corso della vita, ha fatto uso di Cannabis; 4 milioni di adulti europei, ovvero un
terzo dei consumatori nel corso della vita, ha fatto ricorso alla cocaina Almeno 2.5 milioni di
cittadini del vecchio continente ha fatto uso di Ecstasy e 2 milioni di anfetamine. Con danni
incalcolabile per la salute. I decessi indotti dalla droga rappresentano il 4 % di tutti i decessi di
cittadini europei della fascia di età compresa tra i 15 e i 39 anni e sono per circa i tre quarti dei casi
correlati al consumo di oppiacei. Fondamentale, quindi, le operazioni delle forze dell'ordine tese a
rompere il sottile filo che lega spacciatori a consumatori di droga.
La valutazione ai cittadini
Napoli, (20 maggio 2010).- Avviata la fase di sperimentazione ufficiale del progetto "Valutazione
civica della qualità urbana". Cittadinanzattiva, Fondaca, Formez e Dipartimento Funzione Pubblica
hanno individuato, in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia (le tre regioni caratterizzate da una forte e
radicata presenza mafiosa) sedici ambienti urbani da sottoporre alla valutazione di cittadini
monitori. In Campania la scelta è caduta su Sorrento, Salerno e Pagani le cui Amministrazioni
comunali hanno promosso un programma di miglioramento della qualità urbana a partire dalle
valutazioni dei cittadini. "Ogni giorno - dichiara Fabio Pascapè, vicesegretario regionale di
Cittadinanzattiva -ci imbattiamo in servizi pubblici che non funzionano. Ritardi inefficienze,
sprechi sono facilmente rilevabili ad un occhio appena attento. La sensazione, però, non è tanto che
non si faccia nulla per migliorare i servizi ma piuttosto che ciò avvenga in maniera disorganica e,
soprattutto, distante". Sembra che quel determinato servizio sia stato strutturato in funzione di
un'utenza diversa da quella che poi effettivamente ne fruisce. Ogni tanto ci viene chiesto di
esprimere il gradimento e spesso in questo rituale si esaurisce la massima spinta di orientamento
all'utenza che la P.A. sembra in grado di esprimere. I risultati non sono stati però sino ad oggi
esaltanti e la "customer satisfaction" non è sembrata in grado di orientare efficacemente la
riprogettazione dei servizi in funzione dell'esigenza concreta di chi ne fruisce. Ma c'è una novità. Si
chiama valutazione civica. "La scommessa - continua Fabio Pascapè - è quella di non relegare più il
cittadino al ruolo di mero fruitore che al massimo esprime il suo gradimento con tutti i limiti che ciò
comporta. Il cittadino è direttamente coinvolto nella valutazione dei servizi che la P.A. eroga.
Uscendo da una dimensione meramente soggettiva il cittadino porta il suo punto di vista
incorporandolo in un processo di valutazione a tutti gli effetti. Fattori di qualità, indicatori, standard
diventano per il cittadino valutatore gli strumenti di lavoro per costruire una ipotesi di
miglioramento dei servizi. E quel che più interessa è che questi strumenti, avendo ormai sviluppato
una visione critica, diventeranno patrimonio acquisito del cittadino che non guarderà mai più allo
stesso modo i servizi di cui fruisce". Le amministrazioni comunali avranno un valido aiuto e non
potranno più sottrarsi alla risoluzione dei problemi: strisce pedonali che non si completano con gli
scivoli, strade intasate da auto in doppia e tripla fila, marciapiedi trasformate in piccole discariche.
Campania: stop ai cibi aproteici
La protesta di Cittadinanzattiva che chiede un incontro urgente al neo governatore, Stefano
Caldoro - Fabio Pascapè ai microfoni di Unis@und
Salerno, (12 maggio 2010).- Si parla di sanità in rosso, di cittadini che pagano sulla propria pelle
una gestione dissennata del settore. E, spesso, è la Campania a coprire le pagine di cronaca. Rientra
in questa drammatica verità il caso dei cibi aproteici. La protesta giunge da Fabio Pascapè,
componente della segreteria regionale di Cittadinanzattiva, intervistato da Unis@und, la web radio
dell'Ateneo di Salerno. "Con il decreto 17 del 24 marzo 2010 il Servizio Sanitario della Regione
Campania ha deciso di negare ai cittadini con insufficienza renale cronica - denuncia Pascapè l'accesso ai prodotti alimentari aproteici (terapie salvavita) e li obbliga a sostenere di tasca propria i
relativi costi". Il decreto, a firma del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del
settore sanitario, è stato pubblicato sul BURC del 28 aprile scorso. Da maggio, quindi, sono visibili
i primi effetti economici di una simile decisione. "Questo Decreto - afferma Pascapè - è un altro
duro colpo ai redditi dei cittadini (in particolare quelli con patologia cronica) resi già precari, oltre
che dagli altri costi di natura socio-sanitaria, anche dall'aumento esagerato delle aliquote IRAP ed
IRPEF dovuto al Piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario". Le persone costrette a ricorre a
dieta aproteica a causa di una nefropatia sono circa 8000 e per consentire l'accesso gratuito ai cibi
aproteici la Regione Campania stanziava 4.000.000,00 di euro l'anno. "Questo significa - aggiunge
Pascapè -prevedere una spesa media annua pro capite di 500,00 euro. Un paziente in dialisi costa
(esclusi i costi di ospedalizzazione) circa 35.000,00 euro l'anno. E' evidente come la sospensione dei
prodotti aproteici, oltre a ledere la salute dei cittadini, rappresenta nel medio-lungo periodo un
ulteriore e pesante aggravio per le casse della sanità regionale". La scelta fatta dalla Regione
Campania rappresenta decisamente una controtendenza rispetto alle altre regioni italiane le quali,
dal loro canto, hanno tutte inserito e mantenuto i cibi aproteici nel novero delle erogazioni a titolo
gratuito a beneficio delle persone nefropatiche. La Regione Lazio, che presenta una situazione dei
conti sanitari assai simile a quella Campana, dopo averli esclusi dalla erogazione gratuita è
precipitosamente ritornata sui suoi passi stanziando 3 milioni di euro sotto forma di contributo
mensile (12° euro per gli adfulti e 160 per i minori di 12 anni che assumono latte ipoproteico).
Prima ancora del Lazio lo aveva fatto la Liguria. E' per questo che Cittadinanzattiva chiede
l'immediata revoca del Decreto, che oltre a mettere in crisi l'universalità, la solidarietà e l'equità del
nostro Servizio Sanitario Nazionale, non riconosce ai cittadini il diritto alla Salute previsto dalla
nostra Costituzione. "Chiediamo - conclude Pascapè - l'apertura urgente di uno specifico tavolo con
la Regione per affrontare e costruire percorsi condivisi di uscita dall'emergenza sanità in
Campania". E' pur vero che i cibi aproteici non sono considerati prodotti 'salva-vita' e quindi non
sono inseriti nei livelli essenziali di assistenza (Lea). Ma servono, pur sempre, a ritardare l'ingresso
in dialisi e a rendere più accettabile la qualità della vita. La speranza, quindi, è che si affronti la
questione con buon senso e si ripristini la fornitura di questi cibi che, come ricorda
Cittadinanzattiva, costano in media 200 euro contro i 2500 di un mese di dialisi. Come dire:
umanità verso il prossimo e, contemporaneamente, attenzione alla finanza.
Giovanni Greco
Sul meridione troppo silenzio
A Salerno una analisi del documento della Conferenza episcopale italiana - Bassolino:
"documento interessante e singolare che rompe un silenzio assordante"
Salerno,(12 maggio 2010).- 'Questione meridionale. Chiesa e politica' è stato il tema di un
importante convegno svoltosi presso l'Università di Salerno. Punto di partenza di tutti i relatori è
stato il documento Chiesa italiana e Mezzogiorno diffuso recentemente dalla Conferenza episcopale
italiana sul Mezzogiorno. Il testo, che segue a venti anni di distanza l'altro contributo della CEI su
Sviluppo nella solidarietà, mette in fila questioni importanti e fondamentali per l'intero Paese e non
solo per il Sud. I lavori del convegno sono stati aperti dai saluti del preside della facoltà di Scienze
Politiche, Luigi Rossi, e chiusi da Antonio Bassolino, presidente della Fondazione Sudd. Dinanzi ad
una affollata platea hanno preso la parola Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari, Giuseppe
Pennella, del Formez, Domenico Maddaloni, docente dell' Università di Salerno. "Siamo un paese
bloccato da 15 anni", ha dichiarato l'ex presidente della regione Campania, Antonio Bassolino che
non ha glissato sulla crisi economica che riguarda tutti i paesi europei. Ma, ha precisato "ci sono
paesi come la Germania, l'Inghilterra e la Francia che corrono dopo aver superato il periodo nero.
L'Italia, invece, anche quando cresce" lo fa come una tartaruga. All'interno di questo panorama
spicca in maniera negativa il Sud anche per chiara " responsabilità della locale classe dirigente";
ecco perché Bassolino giudica "interessante e singolare il documento della Cei perché rompe un
silenzio assordante". A muovere la riflessione dei vescovi è la "constatazione del perdurare del
problema meridionale anche se non nelle medesime forme e proporzioni del passato". "Tanti - si
legge nel documento - sono gli aspetti che si impongono all'attenzione: anzitutto il richiamo alla
necessaria solidarietà nazionale, alla critica coraggiosa delle deficienze, alla necessità di far crescere
il senso civico di tutta la popolazione, all'urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi
dirigenti". Perciò, aggiunge il testo, è "opportuno" meditare su "dualismi e differenze territoriali del
Paese" evitando "effetti perversi" quali "il federalismo da abbandono". Il federalismo sarebbe fatale
per il Paese se "accentuasse la distanza tra le diverse parti d'Italia". Bisogna, invece, lavorare per
riuscire a "contemperare il riconoscimento al merito di chi opera con dedizione e correttezza
all'interno di un gioco di squadra". E' questa la strada verso una democrazia sostanziale. "Un tale
federalismo, solidale, realistico e unitario, rafforzerebbe l'unità del Paese, rinnovando il modo di
concorrervi da parte delle diverse realtà regionali, nella consapevolezza dell'interdipendenza
crescente in un mondo globalizzato". Tutti i relatori hanno espresso preoccupazione per "una
cultura che consente alla criminalità organizzata di rigenerarsi anche dopo le sconfitte inflitte dallo
Stato attraverso l'azione delle forze dell'ordine e della magistratura". Giusto, quindi, il richiamo
della CEI a rifuggire dalla "falsa onorabilità" e dall' "omertà diffusa" nei confronti di quella piaga
che, già il documento del 1989, definiva un vero e proprio "cancro", la criminalità organizzata,
"rappresentata soprattutto dalle mafie che avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore
di tanti giovani, soffocano l'economia, deformano il volto autentico del Sud". Una richiesta
indirizzata a tutta la società meridionale e che tocca un atteggiamento culturale stratificato nel
tempo. Non a caso Lino Busà, presidente di Sos Impresa, nell'audizione in Commissione
parlamentare antimafia, parla di "rivoluzione copernicana" e della "convenienza della denuncia". La
criminalità organizzata non può e non deve dettare i tempi e i ritmi dell'economia e della politica
meridionali ma, per raggiungere questo obiettivo, "le esortazioni etiche e moralistiche non bastano
più - ha aggiunto Busà - dobbiamo incentivare le denunce, prevedendo 'forme premiali e
compensative' per coloro che si espongono. Solo in questo modo si determinerà una 'rottura'
significativa, tra impresa e mafia". Bisogna, quindi, rompere questo abbraccio colerico tra settori
della politica, società civile e malavita organizzata per liberare il sistema democratico da una crisi
profonda. "Il controllo malavitoso del territorio - si legge infatti nel documento della CEI -porta a
una forte limitazione, se non addirittura all'esautoramento, dell'autorità dello Stato e degli enti
pubblici, favorendo l'incremento della corruzione, della collusione e della concussione, alterando il
mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema
delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l'intero territorio nazionale".
Giovanni Greco
Pernicana, la faglia che fa paura
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha condotto studi sulla struttura tettonica
considerata tra le più attive al mondo
Roma, (19 maggio 2010).- La faglia della Pernicana è una frattura geologica che attraversa il cono
dell'Etna lungo il versante nord-orientale, fino ad arrivare alla costa nei pressi dell'abitato di
Fiumefreddo. E' una struttura tettonica tra le più attive al mondo, che costituisce anche il confine tra
il settore stabile dell'Etna (a Nord della faglia) e quello che invece "collassa" verso il Mare Ionio (a
Sud della faglia). Studiata, monitorata, tenuta sotto osservazione dagli esperti. Anche recentemente
ha attirato l'attenzione di un gruppo di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
(INGV), dell'Università di Bari, del Cnr di Potenza e dell'Università di Bordeaux; i risultati sono
stati pubblicati in un articolo dal titolo: "Insights into fluid circulation across the Pernicana Fault
(Mt. Etna, Italy) and implications for flank instability" appena uscito su Journal of Volcanology and
Geothermal Research. Attraverso uno studio multidisciplinare, che ha integrato dati geologici,
geochimici, strutturali, di resistività elettrica e di potenziale spontaneo, i ricercatori sono riusciti a
definire su un area di circa 2 km2, che corrisponde al tratto centrale della faglia Pernicana (fianco
Nord Est dell'Etna), alcuni aspetti fondamentali di questa importante struttura tettonica, tra i quali
anche la presenza di celle convettive idrotermali con fluidi caldi. "La presenza di questo sistema
idrotermale - dichiara Salvatore Giammanco dell'INGV - può ridurre significativamente i parametri
di resistenza delle rocce in corrispondenza del piano di faglia, agendo come lubrificante e
favorendo, quindi, lo scivolamento del blocco instabile". E' la circolazione di fluidi che, secondo lo
studioso, "esercita una continua aggressione chimica e meccanica sulle rocce permeate, diminuendo
la loro resistenza alla rottura". L'obiettivo, adesso, è capire se altre strutture tettoniche etnee
presentano le stesse peculiarità, ed è per questo che stiamo estendendo i nostri studi anche in altre
aree tettonizzate dell'Etna. "E' ormai noto da tempo - aggiunge il ricercatore Marco Neri - che il
fianco orientale del vulcano è soggetto ad un lento ma continuo scivolamento verso Sud-Est. Il
margine settentrionale di questo fianco instabile è costituito, appunto, dal sistema di faglie della
Pernicana, lungo il quale avviene lo scorrimento tra il blocco che si muove verso il mare e quello
che rimane fermo. Il movimento del fianco instabile dell'Etna è continuo e misurabile in circa 3
centimetri all'anno. In alcuni periodi, però, la velocità di scorrimento accelera fino a raggiungere
tassi di deformazione di vari decimetri all'anno (in alcune zone anche più di un metro), e ciò
avviene in concomitanza con importanti eruzioni, come nel 2002". Rimane, quindi, da approfondire
il modo in cui il collasso del fianco orientale del vulcano si relaziona con l'attività vulcanica. "La
nostra ipotesi -continua Neri - è che il vulcano alterni periodi di pace, in cui le eruzioni avvengono
solo dalla sommità dell'Etna e le deformazioni del fianco instabile sono modeste, e periodi di
guerra, in cui le eruzioni avvengono prevalentemente da fessure aperte sulle pendici del vulcano e a
quote basse, mentre le deformazioni del fianco instabile aumentano considerevolmente". Rischi
imminenti? O paure da sopire? L'ultimo sciame sismico lungo la faglia Pernicana si è avito ad
aprile, sul medio versante nord-orientale del Monte Etna. L'evento è stato accompagnato da estese
fratturazioni del suolo, ben evidenti sulla tratta della strada Mareneve compresa fra Piano Pernicana
e il "Clan dei Ragazzi", ma anche sul terreno più a valle verso Monte Crisimo. Nei giorni successivi
non si sono, però, osservate variazioni nell'attività vulcanica ai crateri sommitali, fino all'8 aprile
quando si sono verificate delle emissioni di cenere dal Cratere di Sud-Est. L'Etna, d'altra parte, è un
vulcano tenuto sotto controllo; sono studiati, persino, gli eventuali percorsi lavici. "E' un vulcano
antropizzato da millenni- continua Neri - per cui esiste un record storico delle eruzioni abbastanza
ampio ed affidabile, almeno per gli ultimi 400 anni. Pertanto, i dati di cui abbiamo tenuto conto
sono numerosi, quali ad esempio la durata delle eruzioni, la posizione e la struttura delle bocche, i
tassi e gli stili eruttivi, le quantità di prodotti emessi. Tutti i dati vulcanologici, poi, sono stati
elaborati statisticamente ed inseriti in un modello di calcolo computerizzato al quale da anni
lavorano i colleghi dell'Università della Calabria coordinati da G. M. Crisci e che consente di
simulare l'espansione di nuovi flussi lavici che scaturiscono da ipotetiche bocche eruttive laterali".
Dalle oltre 40.000 elaborazioni numeriche è stata estratta la mappa della suscettività all'invasione
lavica, cioè la probabilità con cui un determinato territorio può essere raggiunto dalla lava. E che la
lava arrivi fino al mare, per esempio, risulta poco probabile.
Paolo Rocca
Nasce l’Unione sindacale di base
Il Teatro Caprinica ospiterà, dal 21 al 23 maggio, la nascita del nuovo soggetto sindacale nato
dalla fusione di Rdb e Sdl
Roma (16 maggio 2010).- Giunge al termine il lungo cammino verso l'unità sindacale a sinistra
della Cgil. Una scelta obbligata per dar voce a tutto l'arcipelago di malcontento che fluttuava a
sinistra della più grande organizzazione sindacale italiana. Una scelta, al tempo stesso, necessaria
per poter entrare nelle stanze che contano e rappresentare i malumori di tanti pubblici dipendenti e
di molti lavoratori che, giorno dopo giorno, rischiano di rimanere a casa. "Connetti le tue lotte",
questo lo slogan, energico ed inequivocabile che accompagna la nascita di USB, Unione Sindacale
di Base, la nuova confederazione sindacale che sarà varata nel congresso di fondazione del 21-23
maggio 2010. Al Teatro Caprinica di Roma sono previsti 644 delegati, in rappresentanza dei circa
250.000 iscritti a RdB, SdL (Sindacato dei lavoratori Intercategioriale) ed a consistenti realtà
categoriali e territoriali provenienti dalla CUB. Il che significa che la nuova realtà nasce con
qualche addio. Non tutta la CUB, la confederazione unitaria di base al cui interno agiva la RdB
(rappresentanza sindacale di Base), confluirà nel nuovo grande soggetto unitario che per i fautori
dell'operazione si trasformerà in "un'organizzazione generale, indipendente e conflittuale, già
diffusa in tutti i settori del mondo del lavoro e in tutto il territorio nazionale, che intende costruire
l'alternativa concreta, radicata e di massa, al sindacato concertativo storico". Alla giornata
conclusiva del congresso parteciperanno soggetti sindacali particolarmente interessati al percorso
unitario, tra i quali SNATER, Or.S.A. e Slai Cobas. Hanno inoltre assicurato la loro presenza
rappresentanti delle forze politiche e sociali. All'appuntamento le strutture di RdB e Sdl giungono
dopo una stagione di congressi di categoria che hanno sancito la necessità di dar vita ad un
"sindacato generale, confederale, capace cioè di tutelare tutti i soggetti del lavoro e del non lavoro,
di esprimere un punto di vista generale, di affrontare l'intero corpo dei problemi sociali e dei
lavoratori". La nuova confederazione nasce forte della storia, del radicamento e della
rappresentatività delle organizzazioni che in essa confluiranno, già firmatarie di numerosi contratti
collettivi nazionali di lavoro. USB è frutto di un percorso, avviato già con la prima assemblea
milanese del maggio 2008, durante il quale sono stati verificati i tratti comuni e rimossi quegli
impedimenti che hanno fin qui ostacolato l'unificazione del sindacalismo di base. Il nuovo sindacato
avrà una struttura confederale articolata sul territorio nazionale, regionale e provinciale ed una
forma snella e pratica, prevedendo due macro-aree intercategoriali (il settore pubblico e il settore
privato) sulla scia di quanto già avvenuto in molti paesi europei come Germania e Grecia. Al
contempo, USB intende mantenere e rafforzare il suo radicamento nei luoghi di lavoro e predisporrà
la sua presenza nei territori in modo da rispondere adeguatamente alle istanze di "Uguaglianza,
Solidarietà, Bisogni" provenienti non più solo dai segmenti classici del mondo del lavoro, ma anche
da quelli di "nuova generazione": i precari, i migranti, i disoccupati e coloro che non hanno un
reddito o sono senza casa. Alla confederazione aderiscono in forma associativa l'AS.I.A.
associazione per il diritto alla casa, e l'organizzazione dei pensionati. Grande importanza sarà data
anche ai servizi, attraverso efficienti servizi fiscali, di patronato, uffici vertenze e legali, sportelli
migranti. In un periodo di forte crisi economica, con una finanziaria che si preannuncia fatta 'di
lacrime e sangue' per coloro che vivono di reddito fisso, con un imponibile evaso che in Italia è
cresciuto del 6,7% ed ha raggiunto l'ammontare di 371 miliardi di euro l'anno, l'USB rompe gli
indugi per organizzare milioni di lavoratori scontenti ai quali offre "prospettiva generale di
cambiamento della propria condizione di vita e della società".
Mishima
In diminuzione i richiedenti asilo
In Italia sono drasticamente crollate le domande di asilo mentre rimane stabile la situazione
nel resto dei paesi industrializzati
Roma (31 marzo 2010) - Nei paesi industrializzati, il totale di richiedenti asilo rimane stabile per il
2009. Viene così sfatata una leggenda metropolitana secondo la quale il vecchio continente sarebbe
invaso da 'orde di africani e asiatici'. La notizia viene fornita dal rapporto statistico preliminare
dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). "L'idea secondo la quale c'è
un'invasione di richiedenti asilo nei paesi più ricchi va smitizzata" , ha detto l'Alto Commissario
ONU per i rifugiati António Guterres. "Nonostante quanto affermano alcuni populisti, i nostri dati
ci indicano che i numeri sono rimasti stabili" . Il principale paese di provenienza dei richiedenti
asilo è l'Afghanistan con 26.800 domande di asilo, 45% in più rispetto al 2008. L'Iraq scende al
secondo porto con circa 24mila domande, mentre la Somalia scende in terza posizione con 22.600
domande di asilo. Fra i principali paesi di origine è anche il caso di menzionare Federazione Russa,
Cina, Serbia e Nigeria. Gli Stati Uniti si confermano come principale paese di destinazione di
richiedenti asilo per il quarto anno consecutivo con il 13% delle domande per un ammontare di
circa 49mila domande, presentate in particolare da cittadini cinesi. Come seconda meta di asilo c'è
la Francia che ha ricevuto 42mila nuove domande nel 2009, un incremento del 19% rispetto al
2008, dovuto principalmente all'aumento di richieste provenienti da cittadini serbi, prevalentemente
di origine kosovara. Il Canada, pur rimanendo al terzo posto, nel 2009 ha visto diminuire il numero
di domande presentate del 10% con 33mila richieste. Il calo è dovuto principalmente alla riduzione
di domande presentate da cittadini messicani e haitiani. Di seguito, anche il Regno Unito ha
registrato un calo e si attesta sulle 29.800 domande di asilo, il numero più basso negli ultimi 15
anni. D'altro canto, la Germania registra un aumento del 25% con 27.600 domande presentate nel
2009 e rappresenta il quinto paese di destinazione di richiedenti asilo. Questi cinque paesi insieme
hanno ricevuto il 48% del numero totale di domande di asilo presentate nel 2009. E l'Italia come si
colloca in questa particolare classifica? I dati del Belpaese sono in controtendenza perché si registra
un netto calo rispetto al 2008. Dalle 30.492 domande presentate nel 2008 si è passati infatti a 17.603
richieste di protezione internazionale presentate nel 2009. Una freccia in meno nella faretra di
quanti fanno della lotta allo 'straniero' una ragione di vita. In Italia tale diminuzione può essere
anche attribuita alle politiche restrittive attuate nel Canale di Sicilia da Italia e Libia, fra cui la prassi
dei respingimenti in mare. "Il netto calo delle domande di asilo in Italia dimostra come i
respingimenti anziché contrastare l'immigrazione irregolare abbiano gravemente inciso sulla
fruibilità del diritto di asilo in Italia" . ha dichiarato Laurens Jolles, rappresentante dell'UNHCR per
l'Europa merdionale. Dal maggio 2009 gli sbarchi sono calati del 90% rispetto all'anno precedente
mentre la violenza e l'instabilità nei paesi di origine dei richiedenti asilo continuano a mettere in
fuga sempre più persone per cercare protezione in paesi sicuri. In Somalia più di 250mila civili sono
stati costretti a lasciare Mogadiscio dal maggio 2009, quando i gruppi armati di opposizione hanno
sferrato i primi attacchi mirati a spodestare il governo di transizione appena insediatosi. In Eritrea la
leva obbligatoria a tempo indeterminato per uomini e donne, insieme ad un deterioramento del
rispetto dei diritti umani, continua ad alimentare la fuga di molti dei suoi cittadini. Somalia ed
Eritrea sono i principali paesi di provenienza dei richiedenti asilo ai quali le autorità italiane hanno
concesso nel 2009 l'asilo o la protezione sussidiaria (2.500 somali, 1.325 eritrei).
Paolo Rocca
Truffa ai danni di agenzie e tifosi
Salerno (20 maggio 2010 ).- Inter-Bayern, la finalissima. Anzi, la partitissima. Sulla quale lucrano
uomini di pochi scrupoli per poter fare cassa sulla pelle di migliaia di tifosi. In questo caso, però, la
truffa è stata scoperta e i 'furbi' sono finiti dietro le sbarre. E' accaduto in provincia di Salerno dove
un operazione della Guardia di Finanza di Eboli ha consentito di individuare una truffa ai danni di
ignare agenzie di viaggio italiane ed estere per la vendita di pacchetti soggiorno a Madrid in
occasione della finale di Champions League di sabato prossimo. L'intervento è stato eseguito nella
giornata di ieri con il blocco di un conto corrente aperto in data 3 maggio u.s. presso un noto istituto
di credito, con filiale a Napoli, da A.M., un pregiudicato ebolitano di 35 anni, nei confronti del
quale è stata eseguita una perquisizione domiciliare, sequestrando un computer, bancomat, denaro
contante e altro materiale. Il pregiudicato, infatti, coadiuvato da altre persone in corso di
identificazione da parte delle Fiamme Gialle, aveva aperto circa due settimane fa un conto corrente
versando l'importo di 20,00 euro, pubblicizzando su internet la vendita per le agenzie di viaggi di
pacchetti comprendenti soggiorno di due giorni a Madrid con relativo biglietto di ingresso per la
finale di Champions League per l'importo di circa 1.500,00 euro a pacchetto. Numerose le agenzie
di viaggio italiane ed anche estere, tra i quali una con sede a Chiasso in Svizzera, che hanno
acquistato via internet i viaggi-soggiorno e versato i relativi bonifici su un conto corrente. Secondo
le Fiamme Gialle, sul conto corrente sequestrato sono transitati negli ultimi giorni circa 100.000,00
euro relativi a centinaia di pacchetti già acquistati da tifosi nerazzurri tramite le agenzie di viaggio
che si sono affrettate a fare denuncia alle Fiamme Gialle. A mettere in allarme le agenzie è stato il
fatto che, sino a ieri sera, non era stato loro recapitato alcun biglietto, con relative prenotazioni
aeree. Un bluff costruito grazie alla rete. Tramite internet, infatti, le agenzie di viaggio ricevevano
conferma mail della prenotazione aerea che richiamava voli effettivamente esistenti dei principali
vettori aerei verso Madrid, unitamente agli estremi dei biglietti di ingresso che dovevano essere
consegnati in originale alle agenzie di viaggio tramite corriere espresso per essere consegnati ai
clienti, rimasti invece a piedi. Al termine delle operazioni, i finanzieri della Compagnia di Eboli, su
delega della Procura di Salerno, hanno bloccato il conto corrente ed il sito internet dove veniva
ancora pubblicizzato la vendita dell'evento, nonché il numero di telefono dove venivano ancora
effettuate chiamate dai tifosi nerazzurri desiderosi di pagare qualsiasi cifra pur di vedere la finale di
Champions della loro Inter. La Compagnia di Eboli (Tel. 0828/332484) rimane a disposizione per
segnalare ulteriori truffe in danno di agenzie di viaggio e/o privati da inoltrare all'Autorità
Giudiziaria.
Mishima
Angelo Falcone è rientrato in Italia
Roma, (16 maggio 2010).- Angelo Falcone è rientrato in Italia con un volo atterrato a Malpensa alle
16.40 di oggi. E' quanto rendono noto Elisabetta Zamparutti, deputata radicale, ed il padre di
Angelo, Giovanni Falcone. "Con l'arrivo di Angelo - hanno dichiarato- è terminata un'odissea che lo
ha visto protagonista suo malgrado di un'ingiusta condanna per droga e di un'altrettanto ingiusta
detenzione durata ben tre anni nelle carceri indiane. Ringraziamo in primis il Ministro degli Esteri
Frattini per l'interessamento alla vicenda e la nostra ambasciata a Dheli per l'impegno profuso.
Quella di Angelo è una storia che spiega l'assoluta necessità di porre al centro della politica il
rispetto dei diritti umani a partire da chi si trova in condizioni di detenzione. Il nostro paese non
dimentichi ora questa vicenda emblematica ma sappia valorizzarla anche per trovare la forza per
tutelare tutti i nostri connazionali detenuti all'estero". E' possibile avere maggiori informazioni
cliccando sulle sezioni 'Archivio" e "Interviste". La redazione di Diariosette, nel salutare con gioia
il rientro di Angelo, spera che l'impegno della Zamparutti continui a difesa dei tanti italiani che
sono ancora ingiustamente rinchiusi nelle carceri straniere: da Britel Passim a Carlo Parlanti, da
Giuseppe Ammirabile a Chico Forti.
Le Università del Sud per i 150 anni dell'Unità
Napoli (18 maggio 2010 ).- Il Forum delle Università del Mezzogiorno è un'iniziativa coordinata
dal consigliere Alessandro Bianchi su mandato del Presidente Nino Novacco. Ha l'obiettivo di
promuovere e realizzare iniziative congiunte di studio sul Mezzogiorno, attività di formazione postlauream, convegni di studio per presentare i risultati raggiunti. Il Forum ha una durata di due anni,
rinnovabile, e nomina un rappresentante che siede nel CdA dell'Associazione. Ieri si è decisa la
partecipazione del Forum alle attività che la SVIMEZ ha in programma per le celebrazioni dei 150
anni dall'Unità d'Italia: la realizzazione di un volume dal titolo "150 anni di statistiche italiane:
Nord e Sud, 1861-2011" quale aggiornamento e integrazione del volume SVIMEZ pubblicato in
occasione del primo centenario dell'Unità nel 1961; e una giornata di studi a conclusione di alcuni
incontri tematici volti ad approfondire gli aspetti più significativi dell'evoluzione del Mezzogiorno e
delle regioni centro-settentrionali. Tra le altre iniziative del Forum in via di definizione, un catalogo
interuniversitario delle tesi e degli studi sul Sud, studi sulla storia delle Università, sul contributo
economico-sociale dato ai territori, e una serie di seminari sull'impatto del federalismo fiscale negli
atenei. Il Presidente della SVIMEZ Nino Novacco ha ricordato come il Forum sia uno strumento
fondamentale per approfondire temi e studi sulla questione meridionale e sul Mezzogiorno nel
Mediterreaneo, in un momento in cui, su questi temi, a differenza del passato, l'attenzione e il
coinvolgimento del mondo produttivo, delle grandi banche e grandi imprese si è progressivamente
allentata. Al Forum hanno già aderito 20 atenei del Sud su 28: le due Università di Bari, del Salento,
del Sannio, del Molise, della Basilicata, di Catania, di Catanzaro, della Calabria, di Foggia, di Enna,
di Napoli (II Università, Parthenope, L'Orientale, Suor Orsola Benincasa), di Messina, di Palermo,
di Reggio Calabria, di Sassari.
Come monitorare il petrolio in mare?
Roma, (12 maggio 2010).- Le sale del Centro Ricerche Marine di Cesenatico ospiteranno, il 27 e 28
maggio, il Secondo Convegno Nazionale di Oceanografia Operativa. L'evento, organizzato dal
Gruppo Nazionale di Oceanografia Operativa (afferente all'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia - INGV), si terrà in corrispondenza del 50° anniversario della costituzione
dell'Intergovernmental Oceanographic Commission (IOC) dell'UNESCO. Questa commissione,
istituita nel 1960, promuove la cooperazione internazionale nel campo oceanografico e il
coordinamento di programmi di ricerca marina, con lo scopo di attenuare i rischi ambientali e di
sviluppare nuove capacità al fine di incrementare le conoscenze ambientali e di migliorare la
gestione delle risorse del mare nelle zone costiere. L'oceanografia operativa è una disciplina che si
propone di realizzare un sistema integrato di dati osservativi in tempo reale e di modelli previsionali
allo scopo di valutare con accuratezza lo stato dei mari e degli oceani per lo sviluppo sostenibile
delle attività e la protezione dell'ambiente. Questo sistema integrato è "continuo ed in tempo reale",
come il servizio meteorologico, e usa le più moderne tecnologie di monitoraggio del mare e della
modellistica oceanografica idrodinamica e biochimica. Il quadro di riferimento internazionale in cui
opera il Gruppo è il programma GOOS dell'Unesco, le Partnerships delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo Sostenibile, la Direttiva Europea sulle Acque (WFD), la Direttiva quadro sulla strategia
integrata per l'ambiente marino (MFSD) e il programma europeo per il Monitoraggio Globale
dell'ambiente e la sicurezza (GMES). A livello nazionale il GNOO fa riferimento alla strategia
tematica del Ministero dell'Ambiente e Difesa del Territorio su Sviluppo Sostenibile e Protezione
dell'Ambiente Marino. Chiediamo alla professoressa Nadia Pinardi, direttore del Gruppo GNOO
come funziona il sistema di monitoraggio dei mari in Italia: "il secondo convegno nazionale di
oceanografia operativa - dice la prof. ssa Nadia Pinardi - vuole mettere in luce l'alto livello di
coordinamento nazionale realizzato ad opera del Gruppo Nazionale di Oceanografia Operativa
dell'INGV per mettere a punto il sistema di monitoraggio e previsione dei mari italiani. Il sistema
nazionale è integrato a quello europeo nel quale l'Italia ha la responsabilità di offrire un servizio a
livello di Mare Mediterraneo. Questo servizio del mare è uno dei più avanzati al mondo, comprende
la trasmissione in tempo reale di dati da una griglia di centri europei e un modello numerico
all'avanguardia per le previsioni del tempo del mare. Le applicazioni del sistema nazionale di
oceanografia operativa sono molteplici, da quelle del monitoraggio dei versamenti di petrolio e la
previsione dello spiaggiamento, agli indici ambientali per l'Agenzia Europea dell'Ambiente, alla
conoscenza dello stato del mare nei passati trenta anni. Il convegno , continua Pinardi, metterà in
luce tutto questo sviluppo invitando anche utenti presenti e potenziali dei prodotti dell'oceanografia
operativa".
Pedofilia, crimine del secolo
L’incidenza del fenomeno è presente all’interno delle mura domestiche e di tutte le categorie
professionali che lavorano a stretto contatto con i bambini
Roma, (5 maggio 2010).- 5 maggio, giornata nazionale contro la pedofilia; crimine tra i più odiosi
che si possano perpetrare. "Violare l'innocenza dei bambini e minarne seriamente la loro vita
presente e futura è un atto di vigliaccheria suprema per il quale è persino difficile concepire una
punizione adeguata", commenta il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni. Fenomeno che la
società tende a rimuovere. "In Italia - come Telefono Azzurro denuncia da anni - la quota di
'sommerso' relativa al fenomeno è allarmante. Rispetto a stati come Francia e Inghilterra, dove il
numero ufficiale di minorenni vittime di abusi sessuali è superiore, nel nostro Paese è
presumibilmente molto alto il numero di casi di pedofilia che non vengono denunciati". Intorno a
questo crimine cala sovente un complice silenzio. Probabilmente perché, nella maggior parte dei
casi, gli abusi sessuali sono commessi da persone appartenenti al nucleo familiare: padri, madri,
noni, fratelli, sorelle, nuovi conviventi, coniugi e altri parenti. Il silenzio che spesso copre questo
efferato crimine contribuisce a far passare, nell'opinione pubblica, l'idea che si tratti di un fenomeno
circoscritto a determinati ambiti che di volta in volta finiscono alla ribalta della cronaca (come la
scuola o la Chiesa), o specifiche realtà di degrado sociale; mentre i dati ci dicono chiaramente che si
tratta di un fenomeno pervasivo, che purtroppo è presente in tutti i contesti nei quali siano presenti
bambini. "Se solo l'11% circa riguarda soggetti estranei - si legge nel dossier Pedofilia preparato da
Telefono Azzurro - negli altri casi si tratta, infatti, di soggetti esterni alla famiglia ma comunque
conosciuti: tra questi, spiccano gli amici di famiglia (12,9%) e gli insegnanti (9% circa), i vicini di
casa (4,7%)". Mentre l'1,2% delle segnalazioni al Telefono Azzurro riguarda figure religiose. Un
altro dato interessante è quello relativo alle donne autrici di abusi sessuali che riguardano il 12.2%
di segnalazioni (21 casi). Il ruolo di queste donne va da un abuso attivo e cercato, per motivi di
piacere o di denaro, a un abuso per così dire assistito, compiuto da altri che generalmente sono i
compagni, e taciuto, nascosto, a volte addirittura facilitato. Non certo meno grave, almeno secondo
il nostro codice penale, che all'articolo 40 secondo comma afferma: "non impedire un evento
equivale a cagionarlo". Nelle situazioni di abuso che coinvolgono minori stranieri, gli autori sono
spesso appartenenti alla famiglia, persone di cui i genitori si fidano (amico "sincero" dei genitori,
lontano cugino o parente, connazionale ospitato, nuovi partner dei genitori), persone con cui il
minore passa buona parte del suo tempo. "Gli aguzzini sono quasi sempre persone di cui i bimbi si
fidano ciecamente: familiari molto prossimi, ambiente scolastico e, purtroppo, anche elementi della
Chiesa", aggiunge il ministro Meloni che evita di cadere nella trappola delle generalizzazioni. Se
così fosse, aggiunge, "dovremmo pensare che in tutte le famiglie, in tutte le scuole, in tutta la
Chiesa ci sono pedofili o atteggiamenti omertosi". L'incidenza del fenomeno è presente , comunque,
all'interno di tutte le categorie professionali che lavorano a stretto contatto con i bambini (insegnanti
ed educatori ad esempio risultano tra i presunti responsabili nell'8,8% dei casi). Si entra, cioè,
ancora una volta, nel territorio del sommerso. Ma quanto è percepito dai genitori questo rischio? La
pedofilia, secondo una indagine svolta da SWG per il Moige nell'aprile 2010, è un problema grave e
soprattutto delicato da affrontare, così come risulta dai dati: 1 genitore su 3 (31%) ha ammesso che
non saprebbe come comportarsi e a chi rivolgersi in caso i figli fossero vittime di abusi (percentuale
che sale nelle regioni del Centro-Italia con il 34%, nel Nord/Ovest con il 33% e nel Sud e nelle Isole
con il 32%) e 4 genitori su 10 (40%) non si ritengono sufficientemente informati sotto questo punto
di vista, un dato che sale fino al 45% al Nord/Ovest e al 44% al Centro. Al Nord/Est la percentuale
rispecchia il dato medio, con 4 genitori su 10 (40%) mentre al Sud e nelle Isole si attesta al 35%.
Più di 5 genitori su 10 (52% il dato medio nazionale che sale al 64%, quindi più di 6 su 10 nelle
regioni centrali), inoltre, non si reputano sufficientemente informati e preparati per affrontare con i
figli l'argomento degli abusi, un dato che si attesta al 51% al Nord/Ovest e al Nord/Est e che scende
di poco (48%) al Sud e nelle Isole. Ma è possibile delineare in profilo del pedofilo? Secondo
Telefono Azzurro, "il pedofilo è un soggetto abile nel mimetizzarsi all'interno della comunità e a
sfruttare tutte quelle situazioni che favoriscono il contatto con i bambini: sia in ambito professionale
(si pensi ai pediatri, agli educatori) che ludico (nello sport, nei campi scout, al mare d'estate)". Non
bisogna poi dimenticare Internet e le nuove tecnologie, che forniscono ulteriori strumenti che
favoriscono (e facilitano) il contatto con bambini e adolescenti. "Tutto questo - conclude il dossier
di Telefono Azzurro -contribuisce a rendere la pedofilia un fenomeno estremamente cangiante e
multiforme, che per essere fronteggiato richiede un approccio 'multiagency', ossia un lavoro
integrato tra diverse figure professionali , e operatori adeguatamente formati e competenti". Non
basta, quindi, intervenire sulla normativa estendendo l'obbligo di denuncia ma è necessario far
emergere il sommerso con l'aiuto di personale specializzato.
Giovanni Greco
Chiusura per il reparto Below ?
Roma (7 maggio 2010 ).- In questi giorni viene confermata dalla Direzione Generale dell'Ospedale
Salvini di Garbagnate Milanese l'inglobamento del reparto di chirurgia vascolare all'interno dei
locali di ortopedia. Questo comporterà un significativo ridimensionamento del reparto Below,
diretto dal Prof. Raoul Mattassi, dipartimento di eccellenza in Italia e nel mondo per il trattamento
dell'angiodisplasia, malattia rara grave ed invalidante. Ogni anno il reparto Below prende in cura
centinaia di malati provenienti da tutta Italia e dall'estero, per sottoporli ad interventi di chirurgia
vascolare altamente specializzati. Il reparto, fondato nel 1992 grazie al pregevole apporto di
specialisti internazionali, ha consolidato tecniche e conoscenze rinomate a livello mondiale.
L'accorpamento nel reparto ortopedico provocherà disagi che porteranno all'annullamento del
lavoro svolto negli ultimi dieci anni: i letti saranno ridotti ad un totale di 15, i bagni saranno
promiscui tra uomini e donne e le barriere architettoniche esistenti non consentiranno il passaggio
delle carrozzine. Il Responsabile dell'Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti
dell'Associazione "Giuseppe Dossetti: i Valori - Sviluppo e Tutela dei Diritti" (www.dossetti.it),
Corrado Stillo, ha dichiarato: "sembra impossibile che l'Assessore alla Sanità della Regione
Lombardia, Luciano Bresciani, per risparmiare sullo stipendio di poche unità di infermieri, faccia
morire un'area di rilevanza sovranazionale e di importanza fondamentale per numerosi pazienti
quale il Below di Garbagnate Milanese. Dopo le rassicurazioni di Roberto Formigoni, che in una
lettera inviata il 22 aprile 2010 ad alcuni malati di angiodispasia affermava che - non è previsto
alcun ridimensionamento del reparto, bensì una sua riorganizzazione logistica- , ora le indicazioni
sono di tutt'altro tenore. Ci auguriamo che il tanto decantato modello sanitario Lombardia non vada
a colpire e penalizzare i malati rari, ridimensionando uno dei centri di eccellenza che in Italia è
all'avanguardia per il trattamento della angiodisplasia".
Salerno, presidio in Prefettura
Salerno, (6 maggio 2010).- Sono decine e decine le vertenze che, negli ultimi giorni, stanno
soffocando la provincia di Salerno ed il mondo del lavoro. Per tener alto il livello di attenzione su
questa drammatica fase, la CGIL Salerno ha organizzato, per il prossimo 19 maggio, un presidio
sotto la Prefettura di Salerno. "La crisi del commercio - sottolinea Franco Tavella, segretario
generale della CGIL Salerno - è solo una delle tante conseguenze di una depressione di portata
molto più ampia che investe diversi settori. L'abbattimento dei consumi, infatti, deriva dall'aumento
delle casse integrazioni, delle mobilità, della disoccupazione. La nostra organizzazione sindacale ha
da tempo levato il grido d'allarme, proponendo soluzioni da discutere e validare di concerto con le
Istituzioni". A questo proposito La Cgil ha ripetutamente chiesto al Prefetto di Salerno di costituire
un tavolo anti-crisi. "Le nostre richieste, che poi sono quelle dei lavoratori, - aggiunge Tavella sono state ripetutamente ignorate. Continueremo a sostenere questa posizione e per rappresentare
questa esigenza abbiamo organizzato, per il prossimo 19 maggio, a partire dalle ore 9.30, un
presidio sotto il palazzo della Prefettura. Il presidio ha il fine di far ascoltare le voci della crisi,
troppo spesso ignorate, e di sollevare istanze non raccolte da alcuni livelli istituzionali che
avrebbero, invece, il dovere di intervenire in una crisi così profonda. Prenderanno parte tutte le
categorie della CGIL che sono pronte, laddove le richieste non fossero ascoltate, a scendere in
piazza in una giornata di mobilitazione generale per sostenere i temi dello sviluppo e
dell'occupazione nella nostra provincia".
Rifiuti a peso d’oro
In Italia la gestione dei rifiuti meno funziona e più la si paga: +55% dal 2000 ad oggi, +2,8%
rispetto all’ultimo anno - In Campania (301 euro) la spesa media annua più elevata
Roma, ( 5 maggio 2010 ).- Il costo del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani varia da
regione a regione e, all'interno della stessa regione, da città a città. Anche in questo caso, gli italiani
non sono tutti uguali. A Siracusa, per esempio, la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi
urbani ammonta a 407 euro, il quadruplo rispetto alla città meno cara d'Italia, Reggio Calabria (95
euro), Roma la quinta città più cara d'Italia con 337 euro, preceduta solo da Salerno (356,5 euro),
Catania (365 euro), Caserta (393 euro) e Siracusa. "In Italia - Antonio Gaudioso, vicesegretario
generale di Cittadinanzattiva -più della metà dei rifiuti va ancora a finire in discarica, la produzione
pro capite di rifiuti urbani è pressoché stabile, mentre ciò che non accenna a diminuire è il carico
delle tariffe, specie in quelle aree del Paese, come il Sud, dove il reddito pro capite è più basso". Tra
i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, solo uno, Trieste, è del Nord (309 euro). E il risultato
dell'indagine condotta dall'Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva che preso come
riferimento una famiglia-tipo di tre persone con reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una
casa di 100 metri quadri. In generale, la media annua più alta si registra in Campania (301euro ), la
più bassa in Molise (126 euro), a dimostrazione di una marcata differenza tra aree geografiche del
Paese che trova conferma anche all'interno di una stessa Regione: In Sicilia, per esempio, a Trapani
(182 euro ) e Ragusa (198 euro ) la Tarsu arriva a costare meno della metà di Siracusa. Lo stesso
dicasi in Lombardia, dove la Tarsu pagata a Milano (262 euro) supera di 130 euro la Tarsu pagata a
Cremona (132 euro ), o in Toscana, dove la Tia pagata a Livorno (308 euro) supera di ben 141euro
la Tia pagata a Firenze (167 euro). "In sostanza - continua Gaudioso - il servizio non migliora
mentre i costi sopportati dalle famiglie sono sempre maggiori, e da questo punto di vista il caso
della Campania è quanto mai esemplificativo". Per una migliore comprensione dei dati, vale la pena
ricordare cosa sono la Tia e la Tarsu. La Tia (Tariffa di Igiene Ambientale) ha lo stesso scopo della
Tarsu (Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani) ma ha, come obiettivo, una gestione eco-compatibile ed
economica dei rifiuti. La Tarsu (Tassa Rifiuti Solidi Urbani) è il corrispettivo per lo smaltimento dei
rifiuti solidi Urbani che è dovuto in relazione alla superficie dell'immobile. Il dato negativo da
segnalare è che, a più di dieci anni dal Decreto Ronchi del 1997, c'è un incomprensibile ritardo da
parte dei capoluoghi di provincia ad adottare o la Tariffa d'igiene ambientale (Tia): sono solo il
45%, mentre la maggioranza dei capoluoghi (55%) è rimasta fedele alla Tarsu (Tassa smaltimento
rifiuti solidi urbani). In media, in un anno la famiglia-tip, presa in esame da Cittadinanzattiva, ha
sostenuto nel 2008 una spesa di 223 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con
un aumento del 2,8% rispetto all'anno precedente. Cinque le città che nell'ultimo anno hanno fatto
registrare incrementi record, superiori al 20%: Salerno (+67,4%), Caltanissetta (+40%), Lecco
(+29%), Chieti (+25%) e Benevento (+21,5%). Inoltre, da gennaio 2000 a marzo 2010, secondo dati
Istat, l'incremento registrato a livello di tariffe rifiuti è stato del 55%. "Quel che emerge dall'analisi prosegue Gaudioso - è la mancanza di una politica nazionale della gestione dei rifiuti, capace di
legare gli elementi di costo ad elementi di qualità del servizio, a tutto vantaggio di chi continua ad
operare in assoluta assenza di trasparenza se non proprio nell'illegalità, come peraltro più volte
denunciato da Legambiente". Pare di capire che anche nella gestione dei rifiuti, come per l'acqua,
"la recente riforma dei servizi pubblici locali non può prescindere - conclude Gaudioso dall'istituzione di una indipendente Autorità di regolamentazione e controllo, oltre che da un
convinto coinvolgimento dei cittadini e delle Associazioni che ne tutelano i diritti, nella valutazione
del servizio, come peraltro previsto dal comma 461 dell'articolo 2 della Legge Finanziari 2008 (l.
244/2007)".
Giovanni Greco
Dislessia,se ne discute a Salerno
L'Università di Salerno affronta il tema della 'Dislessia in età evolutiva' - il convegno si
svolgerà presso l'aula delle lauree di ingegneria
Salerno (12 maggio 2010).- Disturbo specifico dell'apprendimento di origine costituzionale che si
manifesta come grande difficoltà nell'imparare a leggere in modo corretto e fluente; è questa la
definizione di quella che un tempo era conosciuta come 'cecità alle lettere'. Parliamo della Dislessia
che colpisce il 5% della popolazione scolastica. In Italia i dislessici rappresentano circa il 2,5-3 per
cento, il che significa, su 60 milioni, un milione e mezzo di persone. In età scolare, i dislessici sono
invece il 5-6 per cento: una parte, quindi, se correttamente aiutata, si compensa. Ciò nonostante se
ne parla ancora poco e, soprattutto, si fa poco per individuare ed aiutare gli alunni con Disturbi
Specifici di Apprendimento (DSA). Per sgombrare il campo dalle false notizie e dalle
interpretazioni fuorvianti, diciamo subito che la dislessia non è un handicap, non riguarda gli
insegnanti di sostegno, ma tutto il corpo docente. Ecco perché il mondo accademico è chiamato a
potenziare la sfera delle conoscenze e delle relazioni, a incontrare e a riconoscere le "differenze" per
crearne ricchezza. In questa ottica risulta estremamente utile fornire a studenti ed operatori gli
strumenti conoscitivi per affrontare al meglio il problema dei DSA e incidere in positivo sul
processo di insegnamento-apprendimento che coinvolge i soggetti dislessici. Inoltre è possibile che
studenti universitari non siano consapevoli che alcune delle difficoltà che incontrano nel percorso di
studi possono essere legate alla dislessia. Si può ben comprendere come il problema - che sembra
avere anche una base genetica - trascinato fino all'età adulta possa incidere negativamente sullo
sviluppo della personalità e delle potenzialità delle persona colpita. Tutto ciò comporta,
inevitabilmente, un grave senso di frustrazione che inficia il percorso formativo dello studente,
costringendolo, in molti casi, all'abbandono della carriera universitaria, e pregiudicandone persino il
suo inserimento sociale e lavorativo. Eppure i ragazzi con DSA, molto spesso, hanno un'intelligenza
superiore alla norma; si pensi che Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Winston Churchill, Walt
Disney, John F. Kennedy, Isaac Newton, sono solo alcuni tra i personaggi famosi affetti da questi
disturbi. Bisogna, dunque, capire per intervenire e aiutare. E ciò che, per esempio, succede in alcune
università italiane dove è possibile per gli studenti dislessici avere una attenzione specifica per le
loro esigenze. L'università di Bologna, ad esempio è la prima ad aver messo in piedi una struttura ad
hoc per affrontare il fenomeno. L'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e l'Ufficio
Accoglienza Disabili, garantiscono a tutti gli studenti che presentano diagnosi di dislessia, la
possibilità di utilizzare ausili compensativi e dispensativi (informatici e didattici) al fine di garantire
loro una più efficace frequenza alle lezioni universitarie, la possibilità di usufruire di tempi più
lunghi e/o di sostenere gli esami scritti in forma orale. Analoghe iniziative sono ormai in essere
anche presso le Università di Urbino, di Genova, di San Marino. L'Ateneo di Salerno, in
collaborazione con l'A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia), ha organizzato un convegno per far
conoscere ad un pubblico più ampio la tematica dei DSA, nonché per promuovere e divulgare
elementi e azioni concrete, anche alla luce degli ultimi studi scientifici in materia, con l'intento di
favorire il processo di accoglienza e di integrazione. "Dislessia in età evolutiva" è il titolo del
convegno che si svolgerà, presso l'aula delle Lauree di Ingegneria, il prossimo 19 maggio con inizio
alle ore 9.00. All'incontro sarà presente una figura di grande spicco del mondo accademico e il
fondatore dell'Associazione Italiana Dislessia, Giacomo Stella, professore straordinario di
Psicologia Clinica presso la facoltà di scienze della formazione dell'Università di Modena e Reggio
Emilia, direttore scientifico di I.RI.DE. (Istituto di Ricerca Dislessia Evolutiva), direttore del Centro
di Neuropsicologia Clinica dell'Età Evolutiva dell'Università di Urbino.
Giovanni Greco
Scuole più sicure? si ma non tutte
Stanziati 350 milioni che serviranno per far fronte a 1600 interventi su un fabbisogno
complessivo superiore a 6000 unità
Roma (28 aprile 2010 ).- Governo e Regioni trovano l'accordo per mettere in sicurezza le scuole
italiane. La decisione giunge all'indomani della giornata mondiale sulla 'sicurezza nei luoghi di
lavoro' ed è "un primo passo per rendere più sicure le nostre scuole", si legge in una nota del
ministero dell'Istruzione. Ora manca solo il si del Cipe e poi i 358 milioni di euro potranno essere
utilizzati per mettere in sicurezza molti edifici fatiscenti. Soddisfatto, quindi, il ministro Gelmini per
l'importante risultato raggiunto che "segue l'intesa istituzionale del 28 gennaio 2009 che ha
l'obiettivo di garantire a tutti i nostri ragazzi edifici scolastici più sicuri". L'Italia dei Valori invita,
invece, il ministro a non esultare troppo. "Più della metà degli edifici scolastici del nostro Paese dichiara il senatore Fabio Giambrone - non ha le certificazioni relative alla sicurezza, con un quadro
complessivo della situazione che è quello di un'emergenza nazionale simile al dramma dei morti sul
lavoro. Tra l'altro, lo sblocco di 350 milioni di euro a favore del piano straordinario del Miur è solo
un quarantesimo della cifra stimata da un altro autorevole componente del Governo, il
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso che aveva previsto, all'indomani
della tragedia di Rivoli, ben 13 miliardi per la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici". Si
tratta, comunque, di un importante accordo anche se manca l'annuncio ufficiale. "Un risultato afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice Scuola di Cittadinanzattiva -che attendevamo da tempo e ci
auguriamo che si arrivi in tempi più rapidi allo sblocco della seconda tranche di circa 400 milioni".
Ma aggiunge: "siamo, invece, ancora senza risposte certe ed esaustive sulla Anagrafe dell'edilizia
scolastica che rappresenta il principale strumento per stabilire le priorità di intervento". Soprattutto,
continua la Bizzarri, "aspettiamo con ansia che essa sia resa pubblica, perché studenti e famiglie
hanno il diritto di sapere le condizioni delle scuole che frequentano". Non esulta la deputata
democratica Rosa De Pasquale per la quale "il ministero dell'istruzione gioca allo scaricabarile".
Secondo il ministero, aggiunge De Pasquale, i ritardi per la messa in sicurezza degli istituti
scolastici "sono da addebitarsi esclusivamente agli enti locali che non avrebbero fornito i dati
necessari per una efficace mappatura dei lavori. Sappiamo bene che le cose non stanno in questi
termini e che invece il ministero è responsabile della mancata conclusione del monitoraggio che
doveva individuare gli edifici su cui intervenire prioritariamente". Per la De Pasquale è, inoltre,
"scorretto e strumentale" vantarsi dell'ok dato dalla conferenza unificata perché "si tratta di una
parte dei fondi Fas che dovevano essere destinati per l'80 per cento al Sud". Ciò significa che cresce
"il rischio che l'Europa ne blocchi l'erogazione. Ma ancora più grave è che in tutta questa partita le
regioni e gli enti locali non hanno avuto voce in capitolo. Oggi hanno potuto solo prendere atto di
quanto deciso al ministero. E' il chiaro esempio del 'nuovo' federalismo centralista che ignora la
programmazione regionale senza fare sinergia e generando sprechi e duplicando gli
interventi".Resta il fatto che i 350 milioni serviranno per far fronte a 1600 interventi su un
fabbisogno complessivo superiore a 6000 unità. Come dire: la montagna ha partorito il topolino.
Quella su cui è stato trovato l'accordo è, infatti, una cifra molto lontana da quelle ritenute necessarie
per la messa a norma del patrimonio scolastico. "Come si ricorderà - dichiara Domenico Pantaleo,
segretario della Cgil scuola - all'indomani della tragedia di Rivoli, Bertolaso aveva stimato che per
la messa a norma del patrimonio scolastico sarebbero stati necessari per lo meno 13 miliardi di
euro, immediatamente dopo lo stesso Ministro aveva annunciato, tra l'altro, la disponibilità di
cospicui finanziamenti pari ad 8 miliardi di euro dovuti a risparmi provenienti dalla Finanziaria e
che per tutta risposta tali somme sono state ridotte, per effetto di un intervento legislativo, ad un
miliardo di euro, da cui sono stati stornati 230 milioni di euro da destinare alle scuole abruzzesi".
Insomma il barile è stato raschiato e i soldi si sono ridotti al lumicino. E' credibile, si domanda
Pantaleo, che quelli rimasti siano "sufficienti a mettere a norma tutte le scuole?"; e aggiunge: "per
ora ci limitiamo a dire che dalla politica degli annunci è nato solo un topolino e che gli interventi
per la messa a norma degli edifici scolastici richiede ben altre e più consistenti risorse".
Giovanni Greco
Manutenzione, è scarsa e la gente muore
Sono ancora tanti i morti sul lavoro e, spesso, dipende dal cattivo stato delle attrezzature
Roma (29 aprile 2010).- E' ormai alle nostre spalle la giornata mondiale della 'salute e sicurezza nel
lavoro'. Celebrazioni e manifestazioni si sono svolte in ogni angolo del mondo; tutti hanno preso
solenni impegni per ridurre le cosiddette 'morti bianche'. Eppure si continua a morire. "Ogni giorno
- scrive Juan Somavia, direttore Generale dell'ILO , in un messaggio pubblicato sul sito dell'ufficio
Ilo per l'Italia e San Marino - circa 6 300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie
professionali , oltre 2,3 milioni di morti ogni anno. Ognuno dei 337 milioni di incidenti che ogni
anno accadono sul luogo di lavoro determinano assenze prolungate dal lavoro". Il costo umano di
questa tragedia giornaliera è, quindi, incalcolabile. Tuttavia, quello economico in termini di assenza
dal lavoro, cure mediche e indennità pagate rappresenta ogni anno, secondo le stime, il 4 percento
del PIL mondiale. Cifra che supera, aggiunge Somavia, "l'ammontare complessivo delle misure di
stimolo introdotte per far fronte alla crisi economica del 2008-2009". Nel costruire e sostenere la
ripresa è necessario, quindi, "cogliere questa occasione per formulare strategie di lavoro dignitoso
coerenti che abbiano come elemento fondamentale la salute e la sicurezza sul lavoro". Prevenzione
e manutenzione per evitare che si allunghi la lista degli incidenti sul lavoro. La manutenzione,
infatti, è essenziale per prevenire i rischi sul luogo di lavoro ma, al tempo stesso, è anch'essa
un'attività ad alto rischio per i lavoratori che la realizzano. Secondo l'Ispesl, in Europa il 10-15%
degli infortuni mortali sul lavoro è "attribuito a operazioni di manutenzione" e in "Italia, l'11-12%
degli infortuni mortali è collegato alla manutenzione. È fondamentale, pertanto, che la
manutenzione sia effettuata correttamente, tenendo conto della sicurezza e della salute dei
lavoratori". Questo il motivo che ha spinto l'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro
(EU-OSHA) a lanciare la sua nuova campagna 'Ambienti di lavoro sani e sicuri' per il 2010/11,
volta a promuovere una manutenzione sicura in tutta Europa. È fondamentale, pertanto, che la
manutenzione sia effettuata correttamente, tenendo conto della sicurezza e della salute dei
lavoratori. E' quanto ha sottolineato László Andor, commissario UE per l'Occupazione: "la
manutenzione è una componente quotidiana di ciascun luogo di lavoro e settore. Il 20% degli
infortuni attualmente connessi con la manutenzione è troppo elevato e lascia trapelare un settore nel
quale dobbiamo aumentare la sensibilizazzione e intensificare i nostri sforzi". E ancora: "la nostra
strategia generale è di tagliare del 25% tutti gli infortuni connessi con il lavoro nell'UE nei prossimi
anni. Questa campagna promuoverà la sensibilizzazione sui rischi connessi alla manutenzione,
salvando delle vite in tutta l'Europa e riavvicinandoci al nostro obiettivo principale di creare posti di
lavoro più sicuri e più sani". Attività e procedure di manutenzione mal gestite aumentano i rischi di
incidenti ed infortuni sul luogo di lavoro, compresi gli infortuni mortali, che interessano i lavoratori
a tutti i livelli in un'ampia gamma di settori industriali. Uno dei peggiori incidenti di questo tipo in
Europa, il disastro della Piper Alpha del 1988, ha visto la piattaforma petrolifera e di gas nel Mar
del Nord trasformarsi, nel giro di pochi secondi, in un inferno di fiamme nel quale sono morti 167
lavoratori - un esempio tragico delle conseguenze potenziali di procedure di manutenzione
inadeguate. "Troppi lavoratori e lavoratrici - spiega la segretaria confederale della CGIL, Paola
Agnello Modica - continuano a morire a causa del lavoro, troppi restano gli infortuni e le malattie
causate dal lavoro e troppo basse sono le rendite e gli indennizzi per queste persone e le loro
famiglie. Le pur piccole riduzioni del numero di incidenti non possono assolutamente essere
considerati soddisfacenti. Il problema è grave e grave è anche il fatto che se ne parli solo in caso di
avvenimenti eclatanti". Posizione non del tutto condivisa da Claudio Lenoci, direttore dell'Ufficio
Ilo per l'Italia e San Marino, per il quale in Italia "qualcosa finalmente si muove sul versante delle
iniziative legislative come su quello di un approccio più illuminato delle parti sociali". Per un
approccio corretto al problema è quindi necessaria "la sensibilizzazione di imprese e lavoratori sui
rischi", soprattutto per quelli "connessi alle attività di manutenzione, che passerà sia attraverso la
diffusione di specifiche raccomandazioni in tutte le lingue dell'Ue, che con la condivisione delle
migliori prassi in materia". A noi non resta che attendere e sperare che sia la volta buona.
Giovanni Greco
La terra trema e ad Haiti….
Save the Children Unicef fanno il punto della situazione a tre mesi dal sisma che colpi il
piccolo stato caraibico
di Giovanni Greco
Roma (14 aprile 2010 ).- Sono trascorso solo tre mesi da quel violento terremoto che alle 16.53 del
13 gennaio devastò Haiti. Eppure sembra un ricordo lontanissimo. Tre mesi in cui il mondo ha
continuato a tremare. A febbraio il violentissimo sisma che ha ridotto in un mucchio di macerie la
città cilena di Concepcion; oggi quello, altrettanto devastante, che in Cina ha colpito la provincia
nord occidentale del Qinghai. Da est ad ovest, da nord a sud non c'è pace per gli abitanti della terra.
Per fortuna la macchina della solidarietà è ben oliata ed entra in azione in tempi brevissimi. In ogni
angolo del mondo. E' bene, però, non dimenticare, non farsi travolgere dagli eventi e ricordare ciò
che è accaduto. Magari tenendo aperto un canale per sapere come procede la ricostruzione e che
cosa possiamo ancora fare per aiutare quanti sono stati più sfortunati di noi. Qual è, per esempio, la
situazione ad Haiti? All'indomani del terremoto si lanciò l'allarme bambini. Troppi erano rimasti
soli, molti potevano cadere nella rete di ignobili trafficanti. Ebbene a tre mesi dal sisma di
magnitudo 7 gradi della scala Richter che ha causato distruzione e morte a Port- au- Prince e nelle
aree circostanti, i bambini debbono ancora fronteggiare una serie di minacce al loro benessere.
Secondo il nuovo rapporto di Save the Children a minacciare sicurezza e salute di tanti minori c'è il
rischio di malattie, di farsi male, di subire abusi o sfruttamento. E anche il futuro per questi bambini
è incerto perché il sistema scolastico di Haiti è collassato. "Senza voler esagerare l'impatto di questo
disastro, il dato di realtà è che i bambini sono estremamente vulnerabili e a rischio perché costretti a
vivere ancora in campi affollati e di fortuna e in una città ridotta in macerie e con ben poche
famiglie in grado di fornire loro il necessario senza ricevere a loro volta aiuto e assistenza", dichiara
Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. "Inoltre 5.000 persone, tra le quali molti
minori, questo week end saranno trasferiti dal campo di Petion-Ville Club, a quello di Corail
Cesselesse, perché in pericolo a causa delle piogge imminenti. Si tratta di un trasferimento
necessario ma certo fonte di ulteriori disagi". Anche l'Unicef sottolinea la difficoltà in cui vivono i
bambini haitiani. "La risposta umanitaria senza precedenti ha permesso di evitare una crisi ancora
peggiore per l'infanzia" afferma il presidente dell'Unicef Italia Vincenzo Spadafora, "ma dobbiamo
ricordare che c'è ancora molto da fare, anche perché nell'isola si avvicina la stagione delle piogge".
Si stimano in 3 milioni le persone afflitte dal sisma che ne ha lasciato più di 1 milione senza casa.
Pesante l'impatto sui bambini: 1.500.000 quelli colpiti dal terremoto e più di 300.000 senza casa.
Moltissimi inoltre sono quei minori privi di uno o entrambi i genitori: 380.000 prima del terremoto,
adesso sono molti di più. Molte, ovviamente, le cose condtte in poorto con successo. Nel Rapporto
di sintesi sugli interventi realizzati dopo il 12 gennaio intitolato "I Bambini di Haiti: tre mesi dopo il
terremoto", l'Unicef fa notare che, nonostante la distruzione e il collasso dei servizi di base: non si
sono avuti significativi focolai di malattie o aumenti dei tassi di malnutrizione; oltre un milione di
persone colpite riceve regolarmente acqua potabile; oltre 200.000 donne e bambini beneficiano di
programmi mirati di sostegno alimentare; ad oggi più di 100.000 bambini sono stati raggiunti da
campagne di vaccinazione di massa; sono stati monitorati e portati aiuti (alimenti e medicine) a
istituti per l'infanzia che ospitano più di 25.000 bambini; le scuole stanno gradualmente riaprendo in
sistemazioni temporanee, grazie alla fornitura di migliaia di tende e kit di materiali didattici ed
educativi. Tuttavia, il Rapporto individua alcune sfide fondamentali da affrontare, in settori quali la
fornitura di servizi igienici, il rischio di violenza contro donne e ragazze nei campi per sfollati e la
più ampia questione della forte carenza di capacità del governo e della società civile. Molti ministeri
e dipartimenti hanno perso personale, edifici e archivi importanti. "E' necessario puntare su
'un'agenda di cambiamento' per l'infanzia di Haiti, che ponga i bambini e gli adolescenti al centro
degli sforzi di recupero e ricostruzione" sottolinea Vincenzo Spadafora che aggiunge: "dobbiamo
affrontare queste priorità fondamentali per lo sviluppo futuro del paese: invertire il trend della
malnutrizione cronica, creare un ambiente protettivo per l'infanzia e assicurare l'istruzione a tutti i
bambini". E bisogna fare in fretta perché, nel frattempo, la terra continua a tremare e molti altri
bambini, donne e uomini tendono la mano per ricevere aiuto.
Caso Scajola: regalo o mutuo soccorso?
Si continua a discutere sulle dimissioni di Claudio Scajola- Il contributo di Franco Ortolani
Riceviamo e pubblichiamo il contributo del prof. Franco Ortolati, docente della Federico II di
Napoli
Napoli (6 maggio 2010).- Il giorno 3 maggio scorso Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo
Economico si è dimesso in seguito a quanto emerso dalle indagini relative a imprenditori coinvolti
nell'inchiesta sugli appalti del G8; sembra che una parte dei soldi necessari per l'acquisto di un
appartamento con vista sul Colosseo siano stati messi a disposizione, all'insaputa dell'ex ministro,
da ignoti benefattori. Scajola ha dichiarato, infatti: "Un ministro non può sospettare di abitare in una
casa pagata in parte da altri. Sono convinto di essere estraneo alla vicenda e la mia estraneità sarà
dimostrata. Ma è altrettanto certo che, siccome considero la politica un'arte nobile, con la 'P'
maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regole e non avere sospetti. Se dovessi acclarare
che la mia abitazione fosse stata in parte pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e
l'interesse, i miei legali eserciteranno le azioni necessarie per l'annullamento del contratto di
compravendita". Il procuratore di Perugia ha confermato che al momento Scajola non è indagato.
Cerchiamo di ragionare scientificamente e freddamente su quanto sta accadendo e finora accertato.
1- Scajola ha ammesso che una parte dei soldi sono stati messi a disposizione per l'acquisto da altre
persone a lui sconosciute. 2- Pertanto, in base a quanto dichiarato da Scajola, non si tratta di un
prestito, né di un mutuo ma di un regalo che non sapeva nemmeno di avere avuto. 3- Tale fatto,
finora, non è connesso a irregolarità commesse dall'ex Ministro, dopo avere ricevuto il regalo. In
relazione al punto 1 si può osservare che vi erano persone attente alle azioni di Scajola e bene
informate che premurosamente si sono messe d'accordo con il venditore dell'appartamento
versandogli una certa cifra affinchè all'ex ministro, in maniera anonima e a insaputa di quest'ultimo,
fosse addebitata solo una parte della cifra dell'immobile. Scajola, pertanto, nulla ha saputo del
regalo e quindi nulla ha dovuto fare per sdebitarsi. La cifra ridotta che ha dovuto pagare per
l'acquisto dell'immobile, accendendo un mutuo, non ha obbligato l'ex ministro ad andare a chiedere
eventuali prestiti finanziari o mutui. Secondo quanto dichiarato da Scajola, si potrebbe ravvisare un
"incauto acquisto" nel senso che l'ex ministro non ha fatto caso al fatto che stava acquistando un
immobile ad un prezzo sensibilmente inferiore al suo valore di mercato. La ignota donazione, di cui
solo recentemente si è accorto, non avrebbe minimamente influito sulla sua correttezza di uomo di
Governo.
Questi sarebbero i fatti.
Certo si può notare che per un "cittadino qualunque" dipendente pubblico o privato non si
verificano donazioni anonime quando si accinge ad acquistare una casa. Se il cittadino qualunque
non dispone di tutta la cifra necessaria può ricorrere ad un prestito da parte di parenti o amici da
restituire poi senza interessi. Altrimenti deve ricorrere ad un prestito bancario o deve accendere un
mutuo offrendo tutte le garanzie per la restituzione di tutta la cifra più gli interessi previsti.
Tornando al caso Scajola (che non è un "cittadino qualunque" ma piuttosto un "servitore dei
cittadini" che considera la politica un'arte nobile, con la 'P' maiuscola, per esercitare la quale
bisogna avere le carte in regole e non avere sospetti, arte nobile che richiede continuo impegno e
dedizione ai massimi livelli), si può notare che a sua insaputa deve esistere una specie di
associazione di mutuo soccorso che assiste i servitori dei cittadini. Tale associazione anonima segue
premurosamente le mosse dei servitori dei cittadini ed è pronta a soccorrerli anche finanziariamente
per evitare che siano distratti dai loro impegni istituzionali. Per togliere ogni dubbio circa la
ricattabilità potenziale dei servitori dei cittadini le donazioni devono rimanere assolutamente
anonime. Questa specie di associazione di "mutuo soccorso", in pratica, eviterebbe una pericolosa
connessione tra amministratori pubblici ed imprenditori e garantirebbe l'autonomia e libertà dei
servitori dei cittadini nell'espletamento delle loro alte funzioni pubbliche. Tutto ciò non avrebbe
niente a che vedere con gli episodi di corruzione che hanno interessato personaggi pubblici della
prima e seconda repubblica. In attesa che venga completamente chiarita la vicenda e acclarata la
sua rettitudine, bene ha fatto l'ex ministro, comunque, a rassegnare le dimissioni in modo da
distinguersi da altri personaggi chiamati in causa dalla magistratura in relazione agli appalti del G8
che pur essendo sofferenti nelle parti alte del fisico, invece di curasi adeguatamente rimangono
inchiodati alla loro poltrona giocando pericolosamente, nel frattempo, con la canna di qualche
vulcano.
Franco Ortolani
Il business dell'acqua
Pubblicato da Legambiente e Altraeconomia il dossier “il far west dei canoni di concessine per
le acque minerali”
Roma (31 marzo 2010).- Intorno alle acque minerali si muove un vero e proprio 'far west' dei
canoni di concessioni; a denunciarlo è un recente rapporto di Legambiente e Altreconomia. Ma il
'business dell'oro blu in bottiglia' continua ad essere insostenibile, per la collettività, sia sotto
l'aspetto economico, sia sotto l'aspetto ambientale. In Italia nel 2008 sono stati imbottigliati 12,5
miliardi di litri di acqua, per un consumo pro capite di 194 litri, più del doppio della media europea
e americana che si aggirano sugli 80 litri. Acqua di sorgente prelevata da 189 fonti da cui attingono
321 aziende imbottigliatrici che pagano spesso cifre irrisorie per realizzare poi enormi profitti, come
dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro raggiunto nel 2008. "Un primato - si legge nel
Dossier 'Il far west dei canoni di concessione sulle acque minerali'- che ogni anno sottrae alla
collettività una enorme quantità di acqua di sorgente e di ottima qualità che viene svenduta, se non
quasi regalata, alle aziende che la imbottigliano e che su questa creano enormi profitti, come
dimostra il giro di affari di 2,3 miliardi di euro raggiunto nel 2008". In base agli ultimi dati
disponibili di Beverfood, sono attive 189 fonti da cui attingono 321 marche d'acqua che finiscono,
nel 79% del totale, in bottiglie di plastica mentre solo il 18% viene venduta nell'imballaggio di
vetro. Necessario, quindi, un "processo di revisione e di innalzamento dei canoni". "Anche
aumentando a 2,5 euro il canone per metro cubo di acqua - ha dichiarato Stefano Ciafani,
responsabile scientifico di Legambiente - le aziende imbottigliatrici non subirebbero nessun salasso,
considerando che la spesa totale annua ammonterebbe a circa 31 milioni di euro a fronte di un giro
di affari di 2,3 miliardi di euro, mentre le casse regionali ne trarrebbero sicuramente giovamento".
Tanto per fare un esempio la Campania, che oggi prevede uno dei canoni più bassi vigenti per metro
cubo imbottigliato (0,3 euro per metro cubo), nonostante sia tra le regioni dove si imbottigliano le
maggiori quantità di acqua minerale (1 miliardo di litri all'anno), se adeguasse il canone alla cifra di
2,5 euro, potrebbe incassare 2,5 milioni di euro, rispetto ai 300mila attuali. Lo stesso si potrebbe
dire per il Piemonte (tra le Regioni in cui vengono imbottigliati più litri di acqua in Italia, pari a 1,7
miliardi di litri all'anno, pur pagando un canone per metro cubo imbottigliato di soli 0,70 euro),
dove con un adeguamento del canone alla cifra di 2,5 euro per metro cubo imbottigliato, si
passerebbe dagli attuali 1,2 a 4,2 milioni di euro. Per non parlare di realtà come la Puglia che oggi
non chiede nessun corrispettivo per l'imbottigliamento dei circa 92 milioni di litri d'acqua che viene
effettuato sul suo territorio e che potrebbe invece far incassare annualmente 230mila euro in più. "Il
regime concessorio per le minerali è ancora ben lontano dall'essere equo", ha dichiarato Pietro
Raitano, direttore di Altreconomia. "Per questo motivo invitiamo tutte le istituzioni a fare
finalmente la loro parte e sanare una situazione non più sostenibile. Noi facciamo la nostra:
informare i cittadini e tenere alta l'attenzione". Dal 2006 ad oggi 11 Regioni hanno rivisto la
normativa, ma solo 5 lo hanno fatto adeguando i canoni alle linee guida nazionali. Alcune regolano
ancora i canoni di concessione con leggi del secolo scorso: è il caso del Molise e della Sardegna
dove vige il Regio Decreto del 1927, mentre in Liguria è vigente la legge regionale del 1977 e in
Emilia Romagna quella del 1988. A tal proposito, Legambiente ha stilato una vera e propria pagella.
Promosse a pieni voti solo il Veneto e il Lazio; passano con riserva Valle d'Aosta, Marche,
Provincia autonoma di Trento, Sicilia, Umbria, Friuli Venezia Giulia; rimandate Piemonte,
Lombardia, Basilicata e Campania; bocciate, invece, Liguria , Calabria, Molise, Emilia Romagna,
Sardegna e Puglia. Ma l'impatto ambientale delle acque in bottiglia non si limita solo a questo
aspetto. L'imbottigliamento di 12,5 miliardi di litri comporta l'uso di 365mila tonnellate di PET, un
consumo di 693mila tonnellate di petrolio e l'emissione di 950mila tonnellate di CO2 equivalente in
atmosfera. Per la fase di trasporto poi solo il 18% delle bottiglie di acqua minerale viaggia su ferro,
mentre il resto è affidato ai grandi TIR che viaggiano per centinaia di chilometri lungo le autostrade
d'Italia consumando combustibili fossili (gasolio) ed emettendo grandi quantità di inquinanti in
atmosfera (da quelli globali come la CO2 a quelli locali come il PM10). Come risolvere il
problema? Come uscire fuori da questo circolo vizioso? Per Legambiente e Altreconomia tutte le
Regioni italiane inadempienti devono procedere all'immediato adeguamento della normativa
regionale ai canoni previsti dalle linee guida nazionali. La Conferenza delle Regioni, da parte sua,
deve recuperare il ritardo nella revisione dei criteri sui canoni definiti nel 2006 definendo, tra l'altro,
un criterio di penalità per chi utilizza le bottiglie di plastica e di premialità per chi attua il vuoto a
rendere del vetro. "Solo così - concludono Legambiente e Altreconomia - potremo lasciarci alle
spalle una pagina davvero imbarazzante per il Paese, quella della 'lotteria dei canoni di concessione
per le acque minerali', e portare risorse aggiuntive agli enti locali sempre più in difficoltà
economica, gravando davvero poco sulle casse delle società che imbottigliano questa preziosa
risorsa".
Giovanni Greco
Chi vuole le riforme?
C’è l’invito collegiale a gettare la maschera, a discutere sulle riforme elettorali ma, all’interno
del Pdl, si ha paura della fronda interna
Roma (28 aprile 2010).- Tutti parlano di riforme. Lo fanno da tempo, lanciano ipotesi, presentano
bozze, discutono, si arrovellano, si scontrano; poi, però, tutti finisce come una bolla di sapone. Oggi
ci troviamo a vivere il periodo in cui si discute di riforme. Lo ha fatto il presidente del Consiglio e,
a ruota, tutti hanno voluto dire la propria opinione. Ma fuori dal Parlamento, il solo luogo deputato
ad affrontare la questione. "La nostra sfida è - afferma convinto il parlamentare del PdL, Maurizio
Lupi- quella di costruire l'Italia del futuro e lo faremo con tutti quelli che si dimostreranno
disponibili. E' giunto il momento di superare definitivamente gli scontri e le polemiche sterili per
avviare una nuova fase della politica italiana". Attenti, però, a non considerare "l'avversario politico
come un nemico da abbattere", ammonisce il parlamentare. In quel caso la coalizione di
maggioranza avanzerebbe come un bulldozer. La replica del Pd è affidata ai 'pezzi da novanta'. "Si
finisca col balletto di chiacchiere sulla disponibilità al confronto", dichiara il vicesegretario del Pd,
Enrico Letta. "Il governo e la maggioranza, se ne sono in condizione, rispondano con i fatti ed
escano dall'altalena fra minacce e ramoscelli d'ulivo. Se la maggioranza è nell'empasse non si
cerchino pretesti nell'opposizione". Non è da meno la risposta della Bindi. "Da parte di Berlusconi e
dei suoi sono arrivati finora soltanto appelli ma nulla di concreto, nessuna proposta (o forse troppe,
visto le diverse ipotesi affacciate nell'alleanza e nello stesso Pdl)", taglia corto il presidente
dell'assemblea nazionale del partito. E aggiunge: anziché "alimentare campagne mediatiche per
nascondere i propri problemi e tentare di disegnare attorno a Berlusconi il ruolo di politico
dialogante, il Pdl dica cosa propone". Tenta una mediazione Pierluigi Mantini, membro Udc in
Commissione Affari Costituzionali. "L'Udc - dichiara l'esponente centrista - ritiene necessario
ricercare le larghe intese per le riforme istituzionali e le politiche per le famiglie, il lavoro, il fisco,
utili a sostenere l'economia nella crisi. Siamo per il modello tedesco ma ben disponibili a valutare
altre proposte serie. Non siamo invece disponibili ad offrire alibi di comodo alle profonde
contraddizioni della maggioranza". E di riforme condivise parla anche il Psi. "L'opposizione si
riunisca in tempi rapidi attorno a un tavolo per mettere a punto un programma e una proposta di
riforme condivise, che resta il miglior antidoto contro ogni deriva plebiscitaria". E' quanto afferma
il segretario, Riccardo Nencini convinto della necessità di darsi "un obbiettivo e una scadenza,
presentando proposte concrete sui nodi più importanti: dalla giustizia al welfare, incalzando Pdl e
Lega, senza aspettare che raggiungano nuovi equilibri". Anche dal Pdci arriva l'appello a 'fare di più
e parlare di meno'. "Quelle di Berlusconi sono trappole alla democrazia e non riforme", afferma
Pino Sgobio dell'ufficio politico del che invita "l'opposizione parlamentare" a non sprecare "tempo
ed energia su questo versante ma talloni il Governo su crisi e lavoro, le vere emergenze del Paese".
Che all'interno della coalizione di governo non fili tutto liscio, soprattutto dopo la presa di posizione
del presidente Fini, lo dimostrano le parole di Roberto Castelli. "Sapevamo da tempo - dice - che
all'interno del Pdl ci sono forze che vogliono lo status quo, per cui oggi devono fermare ad ogni
costo la Lega. Guardate i nomi dei finiani, sono il vero partito del sud". Partito non costituito, ma
largamente presente nel mezzogiorno, che per il viceministro della Lega "uscirà allo scoperto in
Parlamento" per rendere difficile il cammino del federalismo che, aggiunge, fa parte del
"programma elettorale sottoscritto da Pdl e Lega Nord su cui anche Fini ha preso i voti".
Il titolo che abbiamo voluto dare a questo articolo è emblematico: "Chi vuole le riforme?". A sentir
loro: tutti. Ma allora perchè si stenta a partire e, soprattutto, perchè si ha l'impressione che nulla
accadrà!
Giovanni Greco
In libreria il libro della Roth
'Indovina chi c’è nel piatto?' di Ruby Roth è il primo libro per ragazzi dedicato al veganismo
Roma, (28 aprile 2010).-Chi fin da piccolo ha avuto la fortuna di avvicinarsi non solo al cane o al
gatto di casa, ma anche a pulcini, conigli, mucche, cavalli, maiali o ad altri animali di campagna,
avrà sentito immediatamente il calore del loro respiro, il loro modo tutto particolare di essere vivi e
di provare emozioni. E ognuno, a modo suo, è unico e diverso da tutti gli altri. Proprio come quello
degli uomini. Eppure questi animali finiscono nei nostri piatti, ogni giorno. È giusto che sia così?
'Indovina chi c'è nel piatto?', scritto e illustrato con competenza e passione da Ruby Roth, è utile a
ogni genitore che voglia spiegare ai propri figli la necessità di conoscere e rispettare gli animali e il
pianeta che ci ospita tutti. Maiali, tacchini, mucche, oche e quaglie, ma anche pesci e molte altre
creature del pianeta vengono rappresentati sia nella loro condizione naturale (liberi, solidali tra loro,
accoccolati e teneri, coi loro istinti e i loro rituali familiari) sia prigionieri negli allevamenti, oppure
quando vengono cacciati e uccisi. Gli animali ci raccontano così come la loro vita potrebbe essere
felice se non fossero prima imprigionati negli allevamenti intensivi e poi trasformati in carne. Il
libro, pubblicato dalla 'Edizioni Sonda', mostra l'effetto che mangiare gli animali ha sull'ambiente,
sulla foresta pluviale, sui pesci e su tutte le creature degli oceani, sulle specie in via di estinzione,
ma anche sul nostro futuro. Un grido di allarme ma anche un suggerimento su cosa fare,
semplicemente, ogni giorno per far cessare le sofferenze sulla Terra e vivere meglio attraverso la
libertà animale. Indovina chi c'è nel piatto? non vuole certo spaventare i giovani lettori, ma suscitare
in loro rispetto e compassione per gli animali, il cui benessere è nelle nostre mani. Vegana dal 2003,
Ruby Roth è un'artista e illustratrice ebrea, che vive a Los Angeles. Da sempre sensibile al tema
dell'uguaglianza, ritiene il consumo di carne una questione inestricabilmente legata ai più importanti
temi della politica mondiale, quali salute e malattia, crudeltà animale, inquinamento, difesa
dell'ambiente, accesso all'acqua, immigrazione. Mentre insegnava arte con i bambini, è stata ispirata
dal loro interesse per i cibi salutari e la scelta vegana. Indovina chi c'è nel piatto? è un libro per
ragazzi dedicato al veganismo, termine con il quale si indica una dieta e uno stile di vita che esclude
l'uso di prodotti di origine animale. La parola vegan fu coniata nel 1944 da Elsie Shrigley e Donald
Watson, fondatori della Vegan Society. Shrigley e Watson dichiararono di essere insoddisfatti
dell'uso comune della parola "vegetariano" per riferirsi a diete che includevano latte, uova e
derivati, e coniarono la nuova denominazione prendendo le prime e ultime lettere del termine
inglese vegetarian, con l'indicazione che il veganismo era "l'inizio e la fine del vegetarianesimo.
Indovina chi c'è nel piatto? è stato scritto proprio per dare quei consigli pratici e quelle suggestioni
emotive di cui i bambini hanno bisogno. La prefazione è stata curata da Paola Maugeri di MTV, neo
mamma, vegana, entusiasta del libro di Ruby Roth. La postfazione è di Luciana Baroni, medico
nutrizionista e vegana. E' una lettura indispensabile per chiunque ami gli animali: è un libro fresco,
ricco di stimoli e di compassione per gli animali e il pianeta. La risposta dei bambini alla domanda
dell'ultimo libro di Johnatan Safran Foer: "Perché mangiamo gli animali?".
Paolo Rocca
Al via le riforme istituzionali
La Lega va in fuga e costringe il Pdl ad inseguire –Il Pd è d’accordo su alcune riforme ma non
su altre e chiede che tutto sia discusso in Parlamento – Intanto aumentano le Province
Roma (7 aprile 2010).- La Lega accelera sulle riforme e spiazza Berlusconi. Si potrebbe sintetizzare
così la settimana politica che ci lasciamo alle spalle. Il boccone fatto digerire da Calderoni è andato
di traverso a molti amici della coalizione. Tanto è vero che nel Popolo della Libertà si muovono un
po' tutti per rimarcare, da un lato, la leadership di Berlusconi e, dall'altro, la solida alleanza tra Pdl e
Lega. "Sarà ancora il Pdl guidato dal presidente Berlusconi ad avere la regia e a dare impulso alla
stagione delle riforme affiancato da un solido e leale alleato quale la Lega", afferma Denis Verdini,
coordinatore nazionale del Pdl, che tiene a rimarcare il fatto che "il Popolo della Libertà è lo stesso
della grande manifestazione di San Giovanni", quello "che appena una settimana fa ha conseguito
una sonante vittoria alle Regionali, triplicando le regioni che governava e governando oggi
l'impressionante cifra di 40 milioni di italiani (pari al 70% della popolazione)". Vittoria, conclude
Verdini, "conseguita con l'alleanza della Lega ma anche senza, come nel Lazio, in Campania e in
Calabria". Nessuna fuga in avanti, nessuna primogenitura: pare questo il messaggio lanciato agli
alleati ringalluzziti dalla conquista del Piemonte (Cota) e del Veneto (Zaia). "Il Pdl resta il maggior
partito della coalizione e non accettiamo veti su riforme e candidature", dichiara perentoriamente il
ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervistato dal quotidiano 'Libero'. Ma quali
sono i punti caratterizzanti della riforma? Semipresidenzialismo, riduzione del numero dei
parlamentari, nuovo meccanismo per l'elezione dei membri della consulta e fine del bicameralismo
perfetto con la creazione del Senato federale. Argomenti sui quali Berlusconi intende prima
saggiare la coalizione di maggioranza e poi incontrare l'opposizione che avverte: finché c'è il
Parlamento ci incontriamo lì. "Siamo pronti a discutere del Senato federale, della riduzione del
numero dei parlamentari e di una legge elettorale che restituisca ai cittadini il diritto di scelta",
chiarisce Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd. "Berlusconi però - aggiunge sembra più interessato a intervenire sulle intercettazioni che sui veri problemi del paese. Le riforme
istituzionali sono importanti ma non possono essere usate come alibi per non affrontare la crisi
economica e per non fare le riforme sociali di cui c'è bisogno per tornare a crescere". Più
possibilista Giorgio Merlo, deputato del Pd, per il quale "le riforme devono essere condivise e si
devono fare. Il Pd, al di là dei proclami, deve sciogliere un nodo di fondo: o si asseconda
l'approccio distruttivo di chi, anche nell'opposizione, lavora per il tanto peggio tanto meglio, oppure
si partecipa in modo costruttivo alla definizione di un buon assetto istituzionale, con il solo
obiettivo di lavorare nell'interesse del Paese". Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, invita tutti ad
agire "facendo prima la necessaria chiarezza sulle priorità di intervento". Bisogna, sottolinea Cesa,
"bisogna rendere più efficiente e moderno il nostro sistema attraverso le riforme istituzionali", ma,
nel contempo, "occorrono provvedimenti immediati per dare ossigeno a famiglie, imprese e
lavoratori". Mentre per Mario Staderini, segretario nazionale di Radicali Italiani, la priorità è legata
ad "una riforma elettorale che restituisca ai cittadini la pienezza della scelta dei loro rappresentanti,
da eleggersi in collegi uninominali con sistema maggioritario, può dare un senso al dibattito sulla
forma partito". Il collegio uninominale, aggiunge Staderini, "nell'assicurare uno stretto rapporto tra
eletto e territorio, permette una selezione della classe dirigente aperta alla società civile ed attenta ai
meriti ed alle capacità". Occorre passare dalla "vocazione maggioritaria" al "sistema maggioritario
per evitare di ritrovarsi eletti solo i rappresentanti di cordate clientelari se non di veri e propri clan".
C'è chi vede in questa discussione più fumo che arrosto. E' il segretario dell'Aduc, Primo
Matrantoni che denuncia: "mentre si vuole ridurre i componenti delle Camere si aumentano a
dismisura quelli degli enti locali, considerati poco o per niente utili". Il riferimento, per nulla velato,
è alle Province che sono cresciute a dismisura. "Nel 1861 erano 59 oggi sono 110, nonostante che la
legge istitutiva delle Aree Metropolitane, approvata 20 anni fa per modernizzare l'apparato
amministrativo italiano e ridurne i costi pubblici, ne prevedeva la riduzione con abolizioni e
accorpamenti. Niente Aree Metropolitane e aumento delle Province". I numeri parlano chiaro. Negli
ultimi 15 anni ne sono state istituite altre 15 (statisticamente una all'anno): Monza e B
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