I
DELLA
OPPOSIZIONE PARLAMENTARE,
PENSIERI
DI
AGOSTINO BERTANI
'DICEMBRE 1865
!ì:'lJ D11,&~ @
PRESSO ROBECCHI LEVINO, LIBR.-EDIT.
Via 8. Paolo, 19
DELL'OPPOSIZIONE PARLAMENTARE
DELLA
OPPOSIZIONE PARLAMENTARE
PENSIERI
DI
AGOSTINO BERTANI
DICEMBRE 1865
PRESSO
ROBECCI-II LEVINO, LIBII.-EDlT.
Via S. Paolo, Hl
Q/teste pagine dovevano vede1'e la luce allo1'aquando fossero state compiute le elezioni genel'ali,
accioccltè non venisse1'O, publicandole prima, prese
ù. fascio coi programmi e coi reclami eletto1'ali.
lo non aveva impegnato una pa"ola nè un
atto con un collegio elettorale qualunque; poteva
quindi tenel'mi sicu1'O, nè di moltI) m'ingannai, di
aver tanto taciuto per due anni da poter essere
dimenticato day li elettori, - Mi sentiva pertantQ
pienamente sciolto da ogni solidarietà politica o
da rigua1'do con cl!Ìchessia; e sentivo d'alM'onde
il desiderio di dire in q!testi momenti una parola
agli eletti di quei cnllegi, i quali ebbe/'o o most1'arono
di avere un concetto democ1'atico nella scelta del
10m depu,tatQ.
l'IWPIUETA' LETTE J1 AItI ,\
'l'Ip.
V~nl\.}'(li.
-6-
Al101'chè seppi che i miei amici del collegio di Milazzo si emno ricordati di me e mi
avevano sostenuto con rilevante numero di voti,
rattenni la stampa; posciaccllè quel fatto spontaneo, da me gradito quanto inaspettato, mutava la
mia condizione, altra cosa essendo il pal'lare di
opposizione come libel'o cittadino ed altm come
membro di un parlamento, governato da forme che
si devono seguire e dove trovansi amici coi quali
io sento oggi quanto mai che bisogna intendersi e
car(tminare d'accordo,
p€?, nuova ventura di queste pagine uno stmno
equivoco d'aI'itmetica rese nulla la mia elezione
di Milazzo già proclamata dalla Came1'a, Decisamente il fato mio politico mi volle ancor li·
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bel'o, ed io l'afferro e lo secondo. E libe?'i del pari
1'idivenne1'O così i miei probabili elettol'i, i quali,
leggendo questi pensieri sap1'unno meglio che dianz.i
giudical'e se io li possa o no rappresentare, E vedranno altresì i miei amici in parlamento, co.i
quali sono vincolato da reciproco rispetto e dal:
ricambio di un sentimento che mi conforta ed onora, se io possa sedere in quell' aula, giovando con·
essi alla causa comune,
Se le idee che q~ti espongo sullo stato delle
cose nostre in oggi e sui mezzi di opposizione all'attuaie sistema elle ci governa saranno accettate
dag li elettori e dag li amici miei nella Camera io
cercherò in me e in chi m'ajuti le forze per sostenerle. - Se no, mi sarà di qualelle soddi-
-8-
,sfazione l'aver detto con franchezza ed in momento
0ppol'tuno per chi intenda p1'opormi e per chi possa
accogliermi qual deputato alla .C,àmera, com' io la
pensi intorno la politica interna e intorno le condizioni odierne del partito democmtico; e sarò sempI'e
pago in ogni evento di avere reso impossibile', almeno per parte mia, un nuovo e spiacevole malinteso.
•
lo non presumo di fare adesso un pl'ogramma
cli opposizione, dal quale il più sarebbe necessariamente escluso e eh' è d'altronde impossibile
'\gli uomini credenti nella legge del progresso,
Approvo anzi l'accortezza della sinistra parlamentare di non avere publicato il suo, benchè
lo abbia elaboratamente composto, Un pr<;gram.ma è un vincolo per gli uomini dell' avvenire; è
una provocazione talvolta a programmi oppo.sti; sarebbe adesso un pericolo per tutti,
Silenzioso per due anni, benchè non abbia dato
motivo a sospettarmi diverso da quello che fui sino
>111' ultima parola pronunciata nel cessato par·
lamento, reputo nullameno convenevole per me
il manifestare come .io intenda oggidì l'opposizione
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che possa farsi in Parlamento e fuori al SIstema attuale di governo.Se però non credo conveniente che dall' opposizione si faccia un program ma di principii e
di aspirazioni, debbo nonostante ammettere che
debba esservi una traccia fissa e di comune intesa tra tutta la sinistra parlamentare, per la condotta di quella parte di essa che può divenire Governo. Nell'esprimere quindi come io
intenda l'opposizione, non presumo lllinimamente di invadere le trincee nè incagliare la.tattica di quei valentuomini di parte nostra che
possono tenere per prossimo il 101'0 avvenimento
agli affari; e tanto meno vorrei recare in qualsiasi morlo detrimento alla libera amicizia che
mi lega con essi, a quel tacito accordo fra deliberanti, a quel reciproco suffragio che soli possono diffondere e secondare la comune teoria.
democmtica ed assicurare la riuscita della desiderata riforma.
Ho fiducia di essere benevolmeute giudicato·
dai miei compagni di fede e di essere compreso
come uomo che parla ad essi di politica sulla.
fine del 1865.
-11-
Colla sovranità del plebiscito e nullameno ill
tanta incertezza dì parti e contraddizioni di idee
è facile il convenire, che un nucleo democratico
convinto della sua dottrina ed iniziatore ardito',
non possa ogg'igiorno trovarsi in migliore condizione per giovare al paese che sedendo a rappresentare il popolo, benchè per suffragio ristretto, nel nuovo parlamento.
Se la stampa nostra, se il diritto di associazione, se l'educazione ed il criterio politico della.
massa analfabeta e ,l etterata altrimenti fossero in
Italia, altrimenti sarebbe a farsi o proporsi.
Per ogg'i è dalla tribuna parlamentare che una·
radicale opposizione deve illustrare quel principio
che è nell'animo di tanti elettori, come dei più fra
i l'eietti dall' mna elettorale, che a tutti ispira
fiducia e coraggio nel penoso cammino che dob·
biamo ancora seguire per toccare la nostra meta.
È questa una verità onorevole e ricca di speranze per l'Italia - che la bandiera della libertà,
tutti ci rafforzi ed unisca - e quella dell'attuale
'governo ci scontenti e infiacchisca e divida.
Non sono a temersi serii contradditori a questa dichiarazione.
Pertanto l'Italia ha, SOVi'a ogni altro, supremo bisogno di libertà per compiere i suoi destini:
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a questa deve mirare con tutta la perduranza,
{)on tutti gli sforzi.
Verità e Libertà, ecco il vessillo intorno al quale
devono l'annodarsi seuza sviarsenemaii democratici ilaliani in oggi. E questo vessillo può,
de,ve reggers,i, ad esempio e conforto del popolo,
nel nuovo parlamento da uomini fermamente convinti, che la libertà non può solidamente fondarsi
se non sulla forza dei caratteri individuali; posciacchè gli è indubitato, che i caratteri fermi
!)iù cbe la dottrina giovino a ricomporre le nazioni.
È vero che nella disciolta Camera mancassero
,i partiti; ed è giusto altresÌ che la voce di nessun partito, di nessuna opinione sia soffocata, e
dle nel Padamento deb bano essere rappresentati
il partito del presente e il partito dell' avvenire.
Or dunque, quello del presente si sa da chi e
,come è sostenuto - ai retrivi non ispetta quartiere - tocca ai democratici a rappresentare
quello dell' avvenire, che, diciamolo chiaro, è il
})artito della pura libertà.
Ma bisogna intendersi bene.' - Fra tanti pro,gralllmi elettorali, pubblicati sotto ogni forma dalla
parte democratica, scorgesi anGora un vuoto, un
grande vuoto, lasciato appunto dag-li uomini del
partito dell'avvenù'e. Essi liUlitarousi a proporre
-13provvedimenti utili si ma parziali e non toccarono o non dissero apertamente quale sia la ragione d'essere dei bisogni e dei malcontenti, ellC
si sfogano chiedendo p. e. innanzi ogni cosa h ,
riforma dei sistemi d'imposta.
Nei programmi di parte moderata si scorge
invece una vena di buon umore e disinvoltura"
pari a quella di cui brillò Lamarmont in Parlamento e Petitti uelle circolari. Se codestanonfosse.
la dote dei soddisfatti, comunque corrano le sorti
nazionali, purchè non pericoli la monarchia - si
dovl'ebbe credere che in tutta Italia domini un
funesto accordo di mistificazione.
N egli opuscoli delle persone più stimate ed influenti della parte moderata domina, esposto cou
maggior o minor brio, il concetto della immobilità; anzi, fatta innanzi tutto la parte agli intel'essi della monarchia, per ciò che riguarda il
, compimento del programma nazionale vi si commenda, tra l'ironico ed il credenzone, quella opportunità che, 'secondo essi, riposando in Dio"
non dovrebbe ' esser calcl)lata tanto facilmente e
con tanta sicurezza nelle cose di questo mondo.,
In tutti poi c' è la vana proposta dell' economia
accoppiata al mantenimento infruttuoso del nostro
attuale, dispendiosissimo armamento.
•
-14-
-15-
Di questi poveri concetti il discorso della corona non fu che un'ultima e scorretta edizione.
V' ha dunque urgente bisogno di parlal'ci chiaro
fra -noi che assumiamo un po' confusamente il
nome di democratici; e tanto più urge chè l'imba!'azzo elo smarrimento sono nel campo avversario.
Parlandoci chiaro non vi sarà il lamentato sot,tinteso, nè ci si accuserà del sovvertimento in petto
,d ella forma politica voluta dai più. La democrazia,
preoccupata ben altrimenti della sostanza che della
forma, se intende rispettare questa attuale, come
rispetta una legge qualunque sanzionata dai poteri costituiti, intende altt'esl farsi forte a combatterla, finchè dai più sia voluta UNA RIFORMA.
Se per cinque anni, come ben osservò il Fel'l'ari, durò il sistema che insegna a dire pienamente il contrario di ciò che si pensa, è pur
tempo che tal uno , usando della libera tribuna e
rispettando le leggi ad un tempo, dica chiaro ciò
che pensi la demqcrazia di codesto presente.
Chi dice democrazia dice il contrario di monarchia; nè chiaro in vero si scorge dove e come si accostino e si l'assomiglino monarchia costituzionale e democrazia; e mal si pretende di
mettere insieme elementi che si distruggono a
vicenda e di conciliare l'inconciliabile.
Pertanto non si può comprendere da mente democratica sana il modello, proposto in un circolo
democratico di Torino, della repubblica britanica con a capo la regina Vittoria, come ce
l'augurò, per bocca d'un marchese, un benemerito guerriero.
E del pari non possono i democratici scusare
'Codesto delirio dell' unità a qualunque costo,
che travagli a non pochi dei 101'0 compagni di
fede, pel quale si vorrebbe Rpingere con ogni
seduzione ed artifizio la monarchia alle armi,
quando ad essa, proprio ad essa esclusivamente,
non già ai popoli egualmente giovi il perdere
o il vincere la battaglia. Codesto unitarismo
llenza condizioni è un concetto contradditorio nella
sua applicazione, che può fatalmente trascinarci,
per la via della guerra come p er quella della
pace, al sagrificio della libertà.
Di questa e di tant' altre contraddizioni della democrazia italiana devono l·idere ben di cuore il l'e
d'Italia, l'imperatore dei francesi e il Papa con
tutti i 101'0 ministri, dall' Antonelli al Lamarmora.
Ed appena tutti questi ricordino la tolleranza
italiana dal 1815 al 1848 e 59, e la confusione
delle idee negli illuminati d'oggidi, e l'indolenza
e l'impotenza delle masse nel proseguire una vo-
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lontà, possono ben lasciare stampare e gridare,
e starsene intanto per anni e decadi più ch e
tranquilli sui 101'0 seggi. Nè io. penso che minimamente li disturbino anche queste poche pagine
temperatissime dirette alla democrazia nostra an··
cora inordinata.
È pur troppo ancor vero che le nazioni non
contano, ma gli è hl diplomazia . e sono le al"
mate permanenti che pesano sulla bilancia.
È pur vero che nel regime costitnzionale la.
rappresentanza delle nazioni è subordinata al governo ed al sovrano, che può convocarla e discioglierla quando gli piaccia ed ha mille mezzi
per dominarla.
È pur vero altresì che la forza e la stabilità
della cosa pubblica non dipendono soltanto dalla
forma delle istituzioni, ma ben più dal carattere
degli uomini che le ispirano e governano.
Tutto quest.o è verissimo; e perciò più sacra
verità di quella non havvi: che il g'overno di nn a
nazione non essendo che l'immagine degli individui che la compongono, ogni popolo ha il
governo che si merita la sua maggioranza; e
che senza una fede forte, inconcussa e diffusa
nella massa non è possibile, o . non riesce durevole, l'attuazione fortuita di un diverso principio.
-'!i-
La politica è una scienza, ma è aIt.resì un'arte,
e la prima fra tutte, quella di rendere iuutili le
rivoluzioni. E se vi ha principio politico ammesso, il quale valga a scongiurare i pericoli di
una rivoluzione, quello si è che include il progresso fino alla sovranità. della democrazia. Fintanto che questa non governi in Italia, la l'i voluzioue sarà in permanenza, perchè invocata fino
allora da tutti. Da ciò si ravvisa quale debba essere l'entità obbiettiva del principio che un forte
nucle o di democratici ha debito di propngnure.
Per riuscire a sì gran ben e, i democratici che
sono fuori del Parlamento non hanno che ad ordinarsi, a farsi vivi, sempre presenti in ogni lotta
e non transi gere mai con offesa del principio ch e
li anima. E i democratici parlamentari, giovandosi>
della libera tribuna, senza ire vu ote o clamori,
sapranno mostrare quali sieno le inconciliabilità
e le collisioni inevitabili fra gli elementi che si
vorrebbero mettere d'accordo. Su questa via essi
sapranno facilmente destare un' eco potente 'nel
paese e acquistarne i suffragi. Colla presenza,
coi voti, coll' associazione, la democrazia non
avrà più a temere i di1110rnatici, nè le armate
permanenti.
,
_18 -
La bandiera dell' unità, che per tant.i anni fu la
l'ivoluzionaria e perciò ci ha condotto tanto innanzi, è divenuta oramai una bandiera pericolosa per la libertà dell' Italia, Bisogna avere
il coraggio di proclamal'lo, affinchè non vengano compromessi i nostri voti per la liberazione degli italiani ancora soggetti al dominio
straniero e per la sicurtà della patria, Quella
bandiera, dacchè fu strappata di mano agli uomini della rivoluzione, è venuta nelle mani infide
di chi mai la sognò, non la volle, o di chi la inchina innanzi ad interessi che non sono nazionali.
L'Azeglio, immagine e riflesso di tutte le dominazioni, ne fu sbalordito; è ancora incredulo; ne
lamenta a ragione le esagerazioni, e ne affida il
compiment.o alla provvidenza.
'L'unità, distolta dal suo concetto rivoluzionario,
l'ecò l'unificazione burocratica; la legge unica scoscese come una valanga, interrompendo tutte le
tradizioni della famiglia, del possesso, della contrattazione e dei tribunali, e diffuse una generale incertezza con disordine economico e nuove e crescenti irl'itazioni. Questa furibonda unificazione, che
fece violenza a consuetudini e talora a secolari atti
di locale sapienza, alienò i popoli fino al punto di
render loro odiosa l'unità e la sacra sua bandiera.
-19-
, Se il programma dell' unità fosse rimasto nelle
mani dei l,i voluzionarii; se le Due Sicilie soltanto, risorte nel 60 p er mano di quelli a libera
vita, fossero per poco rimaste autonome, come
'si voleva da chi parve ai fanatici dell' annessione un nemico della patria, ben presto gli italiani si ~aJ-ebbero accorti che h, forza desiderata
dell'unità non consiste in una chinese o russa o
france se uniformità, ma nella unione; e che l'unità
politica, militare, finanziaria, potevano ben dare al!'Italia nervo e consistenza e ben maggiore concordia che non abbia adesso; e sopratutto valeva a
salvarci dai pericoli della centralità che è la fucina
del dispotismo e il patibolo della libertà. - Buon
p er noi italiani in tanto malanno, che Napoli, Palermo, Firenze, Milanl', Torino oramai si sentono
e si mostrano del pari volenti e potenti,
Gli unitarii, sinceri o'infinti o non curanti, quanti
insomma così si appellano non sono tutt.i libel'ali; e invero non è iudispensabile la libertà per
avere quella chinese o francese o russa unità.
Gli stessi più caldi unitarii, il più valoroso suo
soldato, accetterebbero 'la dittatura della mouarchia per a vere a qualsiasi più indegno e insidioso
patto c.iò che ancor manca alla integrità della
patria, Ecco fin dove si precipita!
_ r21_
-20J - -
. In tutta Italia, in parlamento e fuori, v'ha per
ora e per dir vero, un solo partito, il monarchico,
che è bene e fortemente costituito, che prediea
volta a volta colla violenza dei suoi capitani o
colle frasi dei suoi sacerdoti, che paga, seduce,
indebita, ammanetta e intanto governa. Dei retrivi d'ogni !"azza non vale tener conto. Gli altri
sono dissidenti, non costituiscono partito politico.
Nel nome dell'unità, si conciliarono e confusero tutte le contraddizioni.
Lo stesso partito d'azione componesi d'ogni
gradazione politica, dalla dittatura, sia regia e
sia clemocratica, alla republica-socialista. La generosità è l'unico comune contrassegno di q~esto
glorioso partito che conquistò all'Italia l'improvvisa ammirazione del mondo. Ma questi prodi non
perdono tempo in pensieri; vogliono presto presto.
raccolti in nn fascio, con qnalunque più disperato
eirnento, a vantaggio di chiunque li prenda, li
stringa con name di governo tutti gli italiani di
Roma, di Venezia, del Tirolo , della Dalmazia',
dell'Istria, di Nizza, di Corsica, di Malta; e vogliono quindi tutto ciò anche per la monarchia,.
senza altro patto che una informe annessione,
posciacchè professano la teoria: prima tntti; poi
liberi: proprio all' opposto del modo di forma-o
..
ZlOne s'egulto da tutti gli stati liberi. - E perciò non mirano ad altro che a spingere in
modo aperto od occulto il pigi'O governo affinchè rompa o lasci rompere la guerra, anche
senza voler armata e senza voler armare tutta
la nazione; e a tirarvelo pei capegli l'accolgono
con miracolosi stenti quindici ° venti mila lire,
mandano emissarii nella Venezia o a Roma, dei
quali, come accade nelle cospirazioni, i più compromettono armi e cassa e amici.
Questo partito d'azione, divelto dal pensiero, che
·comprende tanti uomini possenti per volontà, deve
anzi tutto giurarsi a un patto di libertà. Questo è
il supremo bisogno del momento; questa è l'invocazione più calda che, illuminati da ulla dura e
ripetuta esperienza, gli fanno gli amici. Ma per ciò
è indispensabile una depurazione che lo tolga ad
una puerile credulità, fonte di perpetui disinganni.
I democratici del partito di azione hanno pur
veduto e toccato come veuissero sempre accettate in parlamento e in gabinetto le più audaci
loro proposte. E se cousideriamo le' massime
{leI governo e tutte le specie d'uomini che lo res.s ero, ministri e deputati della maggioranza non
ebbero torto invero di disanimarli, ma ebbero
.t orto i ministri di ingannarli.
,
-
22-
Non ostante la téoria, che io stesso più volte
sostenni in Parlamento, dell' iniziativa popolare,
teoria buona per noi che crediamo davvero alla
sovranità della nazione, sul campo dell' azione,
il governo aveva troppi diritti, innegabili diritti,
di riserv3rsi la sC\llta del momento e l'iniziativa.
Esso non poteva cederla che alla volontà popolare energicamente manifestata; e solamente in
questo caso e alloracchè vi avesse l'esistito
avrebbe dovuto mutarsi o cadere.
Ma la nazione! ... , quando mai fece paura al
governo? - Ricordiamo il dopo Asp1'Omonte. E chi dunque muterebbe il governo o lo farebbe
cadere? Non di certo il disgregato malcontento
attuale; non di certo il grido di guerra all' Austria e di Venezia e Roma.
Ma se pure gli uomini dell'azione riescissero! Se
trascinassero in questi momenti un governo diffidente del popolo e sospetto al popolo a guerra
contro l'Austria, nolente il cesare di Francia
e cogli animi incerti e separati; se questo miracolo di sventura fosse possibile! ., ... il governo
si lascierebbe più volentieri battere in buona regola militare o chiamerebbe i francesi, priulfL o
dopo la lotta è tutt'uuo, ed uu trattato di pace alla
Salasco o alla Cavour lo prevede anche un cretino.
-
23
~
È vero che l'energia pur di pochi produce i più
potenti effetti sulle nazioni; e perciò le minoranze
intellio'enti e volenti le trascinano seco. È vero che
b
~
i destini nostri, qualunque siano, sono frutto l un~
minoranza audace, che può ripetere i suoi portentI~
e che i raccoglitori dei beneficii e gli spigolatol"l
vennero poi, e di queste masse dell'indomani se
ne fecero ministri ed alto-locati per tanti anni,
Ma oramai il popolo, dopo l'esperienza fatta, sia
per illusione nella forza del governo o pe: inerzia;
e codesti g\,udenti per indolenza e per l\lteresse,
tutti oppongono adesso una forza grande di re·
sistenza, cui non vale a scuotere il grido dell'unità italiana. Il popolo, con questo sistema di
cose non sente l'ardore, nè scorge il modo di
,
d'
giungere al supremo cimento; e che importa l
ciò ai soddisfatti? Essi non vogliono compromettere la loro fortuna e la buona digestione per una
Italia piuttosto che per tre!
No, non è più questa dell'unità l'arme nostra più
possente. Il partito dell'unità, i cui destini stanno
per compiersi, ha ottenuto il più insperabile trionfo.
I! suo grande apostolo può andarne soddisfatto
e ,superbo; il re stesso, il figlio dell'invocato Carignano trae la ragione e la forza del suo govElrno sui 22 milioni di italiani raccolti in un fascio
-
,
24-
dal motto che portava la bandiera della g'iovine
Itali a - Dio e Popolo - ma per ciò appunto
1'unità cessò di essere rivoluzionaria, V'ha persino
()hi vagheggia attenerla col beneplacito e per
transazione coi due Cesari che tuttol'a, per
naturale istinto di loro conservazione, la negano.
Per la via dell'unità oggi la rivoluzione italiana può essere troppo facilmente tradita. Egli è
()ontro il 'sistema che bisogna lottare e vincere:
gli è in nome della lib ertà e dell'armamento universale che andremo più facilmente a Vienna
colle riforme o colla rivoluzione che non a Mantova coll' esemito privilegiato.
Bisogna mettersi per altra via, bisogna seguire
un principio e non nna combinazione di varii al'tificii. E questo principio non fu ancora palesemente additato come segno di 1'3cc'olta.
Infatti in molte occasioni, da molti per impazienza o malcontento, si propose in questi ultimi
anni di venire alle armi , di mutar con esse il o0'0verna - giacchè è vero che tutti abbiamo in
cuore un po' di guerra civile, come è altrettanto
vero che vi furono tendenze, atti e caparbietà
governanti non correggibili se non con essa - ma
bastò finora il farsi innanzi ai più risoluti e chiedere 101'0: in nome di chi e di che insorgerete?
,
-25 -
-Quale sarà la parola d'ordine, la parola magica,
il colore della bandiera? Ha il popolo, avete voi
distinta nozione per mntar in meglio le cose? A
quèste dimande tutti gli agitatori ammutivano i e
non avrebbe più efficace potenza ,per tutta Italia
il grido di guerra all' Austria se fosse anche grido
·di guerra al governo.
I! pericolo per l'Italia non istà oramai pii,
nella scomposizione dell' assetto d' oggid\. V' ha
una forza d'inerzia e di contrasto che ci sostiene
fra .l'orrore del passato e l'incertezza dell' avvenire. È inoltre legge di conservazione fra i tenitori quella di accettare nel consorzio chi ha mostrato forti ugne per prendere e pugno forte per
<Jonservare. Questo è in gran parte il segreto dei
riconoscimenti. Ma il pericolo nostro sta nel naufragio della libertà, che porterebbe 8eco l'indefinito compimento del programma nazionale. Le
()ose sono ciò che sono, e gli uomini ottengono
solamente ciò che sanno volere.
L'Italia nel 60 avea emesso tre voti che, si
può dire, furono tre condizioni poste per norma
al nuovo governo: unità: abolizione del potere
temporale: libertà. - Delle due prime hanno deciso l'imperatore, il papa, il re: per secoli fiw
.due ed al' san tl·e. - Della libertà! ... se per
-
26-
poco dura il sistema attuale o gli si fanno stolte o'
disordinate dimostrazioni ostili, gli italiani saranno
messi al passo col regime di Francia. - Hoc est
in votis; ed in Italia è ancora troppo facile trovare chi si incarichi dell' adempimento di voti
cosÌ salutari, non fosse se non colla mite baionetta
preferita dal generale Bixio.
Al vessillo dell'unità ad ogni costo, che d,t
forza al governo, compromette i democratici e
li svia dal loro scopo, è tanto savio quanto urgente contrapporre il vessillo della libertà. In hoc solo vinces - E i nostri avversarii lo sanno.
Intorno a questo vessillo deve serrarsi il partito d'azione, e ad esso devono votar fede, disciplina e costanza. Pronti all'armi per le occasioni·
che sapranno ben, presto promovere degne dell'Italia, essi non devono tollerare nè una Novara
nè un Aspromonte.
Così muniti aspettino e confortino intanto i
loro rappresentanti nella sala dei cinquecento i.
e da quel congresso anche la voce dei pochi avrà.
allora autorità sul governo e potenza al di fuori.
Ai democratici sono ormai soverchi
pro-o
grammi: essi sono inerenti all'umanità e furono·
scritti nel secolo passato nei diritti dell'uomo.
~27
-
Alcuni membri della sinist.ra, hanno testè annnnciato ai loro elettori quali idee vorranno
far prevalere, quali riforme vorranno proporre
e sosteuere nel nuovo parlamento. Se da queRte
pubblicazioni individuali rimase escluso il più, il
poco vi è bastantemente chiarito.
I! Crispi, intenditore delle cose e dei tempi
qual'è, Con lucidezza e pratica, nell'indirizzo ai
suoi amici di Sicilia espresse il Desidemto suo,
il desiderato nelle presenti condizioni. Vorrei
che il programma di Crispi fosse presto compiuto; e vorrei aver forze per sostenerlo, sempre
e fermamente pensando però, che la democrazia
ha posto più alto i suoi voti, benchè debba met.
tere per essi assai più lontana la mira.
Col Crispi oggi, dimani, linchè venga esaurita,
se pur lia esauribile, quell'anima ardente, quell'acuto intelletto, quell'efficace patriottismo, i suoi
colleghi devono intanto sostenerlo e sospingerlo
fin dove non si abbia collisione di concetto.
lo non comprenderò mai perchè nel parlamento,
salvate le forme, non possa essere rappresentato
quell' ordine di idee che ha tanti suffragi e riunisce tanti egregi cittadini al di fuori. E penso
invece, che dal contatto dei rappresentanti i diversi partiti, chiaminsi pure dai timidi monocoli
-
28 ---.
talun d'essi gli estremi, non possa venire se non
un benefico lume per chi vuole il progre8so e un
utile avvertimento per chi intenda resistere.
Egli è per questo che i democratici, membri
del parlamento, senZl\ avvilupparsi con programmi non limitabili oggi, debbono nullameno annunciare, quando l'occasione si presenti e per
sommi capi, i più lontani 101'0 postulati; sicchè sia
facile scorgerè fin ~ove una sinistra da governo
possa trovare in essi un appoggio, uno sprone,
e dove cominci fr~ le due parti, pur sempre amiche, una insupe.mbile di vel'gcnza.
Ed ecco come possono riassumersi oggi quei
sommI capl:
La libertà reclama la giustizia, senza la quale
nou esiste e non dura - e perciò la giustizia deve
a sua volta essere amministrata da gente che
rispetti ed ami la libertà; e questa gente da
senno deve essere indipendente dal potere esecutivo per . nomina e per carriera; indipendente
per altezza d'animo; per dignità di magistrato;
per più equa e sufficieute retribuzione in ogni
gl'ado, e come potere indipendente nello Stato,
non d'altro responsabile che di quella giustizia, alla
quale un popolo ragionevole e civile ha diritto.
La libertà reclama l'equità - e perciò vuolsi
-
29-
mirare ad una imposta unica, proporzionale e
saviamente progressi va - e chi non produce se
non quanto basti a un vivere stentato non sia
assoggettabile ad imposta qualsiasi di denaro.
L a libertà reclama l' eo-uao-lianza nei diritti come
'" i cittadini idonei donei doveri - e perciò '"tutti
vranno avere nou soltanto i medesimi diritti privati, ma eziandio tutti i diritti politici.
La libertà non si regge coll'ignoranza - e perciò l'istruzi one primaria sia gratuita e obbligatoria, coi temperamenti che richiede la miseria
di alcune famiglie e la ritr08ia o la povertà
di certe comuni. - L' istl'llzione d'ogni altra
sfera sia lasciata libera nelle provincie; e il governo si limiti a dare buoni esempi e impedire che dovuuque si inceppi la via all' ist!·uzione o comunque si ritorni indietro. Pel rimanente non occorre un ministero, ma gli studi
a chi studia, come ben disse C. Cattaneo. Diffuse e libere le scuole rimltrranno vuote le carceri; e fatte queste strnmenti di educazione, il
patibolo non avrà più i barbari applansi d'un
Senato Italiano. - E agli insegnanti d'ogni grado
venga dato un più congruo ed onorevole compenso. Il bilancio della pnbblica istruzione deve
essere in Italia pari almeno a quello della guerra;
-
30-
perchè scienza è fOI·za. Non s'intende infatti come
un generale di brigata, di cui è facile pesar la
scienza regolamentare richiesta, sia retribuito il
doppio di Ull professore d'università.
La lihertà, che comincia dalla lihera coscienza,
nOli è conciliabile con ulla religione dello Stato
e molto meno colla cattolica, che ha il suo ceno
tra fuori dell'orbita italiana, nè con una gerarchia
ed un clero, di cui l'onore, la carriera, il paue
sono esclusivamente nelle mani di un monarca
straniero, - per ciò l'istruzione d'ogni e qualuuque grado non può essere permessa a codesti sudditi d'altro potere mistico ed assoluto perciò costoro, finchè sono schiavi del capo di
ducento milioni di stranieri non possono eserci·
tare in Italia gli stessi diritti, dacchè per salire
all'altare volontariamente si spogliarono, del diritto di famiglia e si posero fuori dei diritti del·
l'uomo - per ciò ancora le associazioni di codesti stranieri e schiavi sono a reputarsi perico.
lose e devono essere impedite - perciò i belli
del clero regolare e secolare che ha fatto tanto
male e seguita a farne all'Italia, svincolati dagli
attuali possesHori, ritornino al patrimonio comune
delle singole proviueie; e cosi si ristorino colle
istituzioni di civile progresso quelle che più fu-
-
3i-
}'ono danneggiate dalla dominazione del clero. Ogni provincia fatta più libera, più ricca e più ci'vile pensi a'suoi preti; ed i credenti proveggano
,al culto, secondo il loro grado di fede e di ragione.
La libertà comune vive e s'avvalora per la ini·
' ~iativa e la libera produzione d'ogni cittadino, per
'la libertà dei consorzi, dei comuni, delle molte e
diverse autonomie locali - perciò respinge l'ac,
centramento, questo stato d'assedio burocratico,
questo regime pel quale la sovranitlt dello Stato
s'accresce a danno della libertà e della responsabilità del cittadino e talvolta soppianta e usurpa
la sovranità della nazione: regime che s'appoggia
su di una soverchiante burocrazia, esercito sedentario che può ridursi a metà qnando si dia.
mano al dicentramento che la sola democrazia
,può volere, può non temere. Perciò le sinecure,
le disponibilità, le aspettative, le pompose rappresentanze siena abolite.
La libertà esige la solidarietà fra i liberi; favorisce la fratellanza; ed è pertanto ' rappresentata e difesa dalla forza colletti va; si nutre e si
sviluppa colle associazioni ,- perciò essa reclama
ampio ed indiscntibile il diritto di associarsi, dil·itto pari in importanza a quello della libera ma·
nifestazione del pensiero.
-
32-
La libertà recllllua la reciproca difesa dei diritti
individuali - perciò assicma l'inviolabilità della
persona e del domicilio, salvi i diritti della giustizia. Essa è in Italia ancor gelosa e diffidente
fra i tanti nemici, e gli amici improvvisi ed infidi - e perciò non commette i suoi uffici a nemici spergiuri, ad adulatori e servitori d'ogni padrone - e quindi esclude da ogni pubblica fuuzion.e chiunque l'abbia tradita una volta o non l'ami
piil del suo salario.
La libertà del traffico esige la libertà del credito; condanna ì monopolii bancarii, gli impedimenti daziarii d'ogni sorta, le inique pri l'ati ve;
non impone inutili sagrifici ed esige il risparmio.
La libertà non si sostiene se non pel valore dei
cittadini che l'amano e la sanno difendere; ogni
cittadino è soldato·; e quando è soldato è piil
che mai cittadino, posciacchè allora appunto e
soltanto la patria gli affida l'armi per difendere
le leggi che assicurano la libertà di tutti e combattere chi le conculca.
La libertà non è mai sicura dove le armi sono
un privilegio - e perciò queste che costituiscono
gli eserciti permanenti sono incompatibili con
quella. - Gli italiani dovrebbero avere imparato
qualche cosa dall' esperienza.
-
33-
Finalmente la libertà, fecondata da secoli col
sangue di tanti martiri e co~battenti, rispetta
nell'uomo il diritto della vita; chiede sangue ai
suoi pro di per difenderla sui campi di battaglia,
ma fra l'armi cittadine non annovera la forca.
Connorde a queste ovvie, ma indeclinabili condizioni per la libertà in Italia, la parola del de.
mocratico non sarà sterile in parlamento nè fuori;
e il temp'o le darà presto plauso, ragione e trionfo.
Intanto è necessità combattere colle armi che la
legge consacra e nel campo che lalegge ha prescritto,
Non è perciò chi si fidi esclusivamente di re~
staurare le sorti italiane in parlamento; ma non
v'ha altresi chi possa ragionevolmente credere
che quell'unica tribuna non abbia un'eco in tutta
Italia, non sia l'unico punto da cui le masse possano scorgere la lotta, e misurare la costanza,
là fede e la forza dei lottatori.
Quali ardui quesiti si presentino oggi di pressanti al governo italiano in parlamento e fuori,
tutti i programmi elettorali hanno chiaramente
indicato: il solo discorso della Corona li ha ta-·
ciuti o coperti sotto lo strano suo velarne: fra
i primi sono: Venezia, Roma e finauze.
•
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-35-
N essuno può dubitare in Italia che gli uomini
della democrazia non desiderino, non vogliano
Venezia e Roma: e nessuno di questi può sperare
e voler Venezia se non coll'armi italiane; nèpuò volere e sperar Roma che colla libertà delle coscienze.
Roma racchiude la questione del papato, e questa
non può subordinarsi ad una questione territoriale.
Nei programmi elettorali più significanti di
parte moderata si rimanda la questione della Venezia ad una vaga opportunità; si ridice la fiaba
della cessione spontanea dell'Austria; si fida per
un tempo ignoto nel numero dell'esercito stanziale;
e pressochè da tutti se ne fa questione .di finanza.
Per Roma si fida nella convenzione e nulla
più che nella convenzione, non si considera Roma
come capitale d'Italia.
Del papato non v' ha parola in fuor di quella
che rivela l'infinitesimale progresso deUe masse
in materia religiosa.
Della finanza tutti i programmi si occupano
vivamente e seriamente: anzi tutti sperano di giungere con varii mezzi ed abili manovre nel porto
del pareggio del bilancio, ma nessuno vi ha fede
o determina il tempo per tanto buona fortuna.
Ma i democratici, che amano la buona economia e pregiano lo splendore nelle azioni e non
nelle decorazioni, sentono oramai che un turbine fatale ricaccia codesti piloti in alto mare, e
che dopo le tasse proposte sulle porte e finestre
e sul macinato, l' attuale sistema di governo,
economicamente almeno) è giudicato e morto;
e che ai suoi successori si presenta inevitabile
una dura alternativa: - O liquidazione o rivoluzione. E invero fra i moderati qualcuno si mostra
docile ad accettare nuove tasse e consentire
nuovi prestiti, tutti tengono ferme le imposte
attuali, e tutt'al più ne vogliono una più mite applicazioue; e tutti rosicchiano sul bilancio di
ogni ministero; e tutti mantengono una delle principali ca.gioni della rovina finanziaria: l'esercito
privilegiato e inoperoso. Nè i programmi di parte
democratica vi hanno posto mente, od osarono
p er tema d'impopolarità proclamarlo.
Qui si presenta al partito dèmocratico il bivio:
Guerra o congedo (1).
Vediamo la quistione in faccia e colla necessaria calma..
Per condurre questo governo, se mai fosse
(I) Per congedo s'intende il licenziamento temporaneo, graduale,
bene calcolato d'una parte dell'esercito stanziale, coll'ordinamento
contemporaneo di altra ben maggiore milizia, da tenersi sotto le
armi per J'istruzione e la guerra.
(
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nei suoi interessi, prontamente alla guerra , sarebb e mestieri che ogni partito della camera e
del eli fuori lo suffragasse coi suoi voti, giacchè
qualunqu e contrasto o dispetto gli togli erebbe'
spontaneità, fiducia e forza, e che in oglli modo
venisse spinto alla guerra: sarebbe mestieri
per conseguenza ed intanto rinunciare a qualsiasi rifol'ma che lo distogliesse o gliene porgesse pretesto dallo scopo prefisso; bisognerebbe
creargli un nuovo credito n ell a nazione per ottenere denari; bisognerebbe agevolargli il consellSO nazionale nella sua politica, affinchè non
fosse tenuto capace di sottoporsi ad all eanze soverchianti: bisognerebbe far sorger e per miracoli di propaganda una nuova fiducia, ricambiata fra governo e popolo , acciocchè questo
sentisse di poter partecipare ai primi cimenti e
tenesse per sicuro di poter essere tutto ordinato
e chiamato all' armi quando le sorti delle prime
battaglie fos sero avverse. - Dopo la vittol'ia il
governo sarebbe prepotente, irresistibile. - Dopo
la sconfitta, il g overno sarebbe un l'ispettato compagno di sventura; sarebbe con sommissione
obbedito e necessariamente seguìto nelle umiliazioni e nei sagrinci che verrebbero imposti alla
nazione, il cui programma rimarrebbe chi 511. pe'r
-
37 -
quanto tempo incompiuto. Dopo una secondaN ovara
chi sa dire quali sarebbero le libertà lasciate!
Veda il cittadino quanti pericoli per la, libertà
.si riuniscano iu questo cimento; vegga se gli convenga questo programma, che d'altronde non sar ebbe, almeuo per ora, accettato dal governo stesso.
Per venire con più fausti auspicii alle armi
bisognerebbe dunque rattoppar prima il sistema
per la via delle rifOrm e,
I! partito democratico ha tutto il vantaggio su
questa via: il vantaggio della riforma: l'arbitraggio della guerra: la coudotta di essa: poscia il
governo in sue mani, giacchè, venuto al timone
delle cose in Italia, non v'ha più dubbio della
vittoria finale. - Il mondo non è vero che sia
dei furbi o degli ' ostinati, esso appartiene agli
animi deliberati; e a tela ordita Dio manda il filo.
Per quest'anno adunque o almeno nelle odiern e condizioni dell' Italia, del suo governo e
dell' Europa, il partita democratico, posto nell'alteruati va di rinuuciare alla guerra o rinunciare
alle riforme, parmi non debba esitare nel volere,
tutto concorde, le riforme dapprima, per volere,
tutto concorde poi, la guerra.
Prima fra le prime riforme è la trasformazione
del privilegio delle armi in armamento univer~ale.
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Per rispondere ad un argomento, che non si
fonda invero sulla ragione delle cose, ma poggia
sulla fiducia in persone altamente e meritamente
popolari e che si ripete con insistenza dagli impa.
zienti della guerra, bisogna posare quella quistione
quasi personale, cos1: - o il potere deve venire d'un
tratto e tosto nelle mani degli uomini della sinistra;
ci deve venirci per successivo decadimento del
governo. Se si verifichi per qualunque evento il
primo caso, gli uomini della sinistra che vogliano
la guerra immediata, ed io non so se ve ne siauo
molti, dovrebbero otteuere dalla monarchia mi·
racoli di audacia; ma in questo caso tutto il nostro patrimonio di libertà, di unione, di credito, di
affidamento per una splendida e sicura riuscita,
tutto sarebbe oggid1 posto nella casuale alternativa della bianca e della nera. - O il potere
deve venire nelle mani degli uomini nostri per
le iueluttabili necessità del progresso nel governo
e nel paese; e agli amici spetta adesso il solo dovere di proporre e d'imporre le riforme.
I! pa-rtito rivoluzionario, di cui dice il Bonghi
che « per non poter levare di mezzo le difficoltil
le salta, ma a pochi passi le ritrova pi-& grosse,
cos~ grosse che l'affogano" questo partito solo può
sciogliere, senza saltare, quelle difficoltà, le quali
risolute una buona volta non gli ritornerebbero
più sicuramente sulla via, e può quindi osare di
proporre quei mezzi infallibili di ristanrare le finanze che mettono i brividi ai moderati.
Se havvi infatti un partito in Italia che possa
con serenità e senza in generare sospetti mandare
in momentaneo congedo 300 mila uomini, da po·
tersi richiamare con un colpo di telegrafo, quello
è il democratico, avvegnacchè non v'ha chi dubiti
del suo volere Venezia e Roma; e l'Italia non può
avere ancora dimenticato come esso sappia far
balzare da terra un esercito che non tema nessuno fra i più disciplinati.
Se havvi terra al mondo dove sia prestamente
facile formar intrepidi soldati e imprimer loro
l'impeto della vittoria, quella è certamente l'Italia; e se havvi per consegueuza paese dove meno
occorra un' armata immobile, questo è aucora
\' Italia. I rigidi disciplinarii piemontesi, incanutiti nelle caserme, stupirono nel 59 e nel 60 della
prontezza colla quale giovani fino allora imbelli,
in poche settimane, divennero abili soldati. I prodi
che compongono il nostro esercito non saranno
meno capaci di portar l'armi fra due, fra cinque anni.
Ed havvi altres1 modo ben più efficace -e diffusivo che non la caserma per far giungere il
,
-
I.I{ J _
nome d'Italia e la coscienza militare sino nelle
infime classi del popolo; e questo mezzo è il
fare d' ogn~ cittadino un soldato ~ di adoperarlo
sol quando abbisogni. E infine; dopo 1'esempio
degli Stati Uniti d'America, l'antico prestigio di
una lenta educazione militare cessò, per dal' credito pari e forza maggiore alle improvvise
milizie civili, col fatto ben piLI solido e convincente: che ogni cittadino fornito di forze sufficienti può essere prontamente buon soldato: che
ogni uomo risoluto, di qualche studio e di qualche intelligenza, può diventar presto generale: che
la guerra fa sorgere gli eminenti condottieri.
Queste verità che sulla terra italiana, per le attitudini militari del suo popolo ebbero già notevoli riscontri, assicurano quando che sia la vittoria alla potenza della volontà, alla forza che
avvalorail combattente per la libertà e per la patria.
Se l'educazione fisica militare si diffonda; se
le poche scuole speciali, che finora si accaparal'ono il misterioso credito di un difficile sacerdozio,
si adottino invece nell'istruzione secondaria e superiore;
, se le istituzioni militari sussistano sempre e si perfezionino; se gli arsenali si alimentino
sempre e assiduamente si l'iformino; se nuclei di
corpi il principalmente d'armi speciali si chianiino
-41 .-
a più
frequente eserClZlO; se gli inscl'itti per le
armi si addestrino nei loro mandamenti; se la marina si accresca di personale e di naviglio e capacità - la nazione non avrebbe a temere dal
momentaneo congedo un'aggressione, nè, venuto
il momento, si troverebbero insufficienti gli uomini e l'armi e l'ardimento,
La libertà v'acquisterebbe al pari della finanza; e perciò appunto che codesto mezzo non si
vuole dai moderati, si deve volere da noi.
Fatti gli Italiani tutti combattenti saranno in
verità, ma solamente a quella condizione, tutti liberi cittadini; Venezia non sarà più austriaca;
e tant' altri membri ora staccati dalla famiglia
italiana verranno ad essa riuniti da quanti italiani
sapranno volerlo colle libere armi.
Con questa riforma e colle altre prima accennate l'annualll risparmio di centinaia di milioni è ben
certo; nè altrimenti è possibile puranco sognarlo.
Così emancipati dalle pastoje di antiche credenze e costumanze che fome~tano la pubblica
miseria e ci tolgono ogni fede in noi stessi e logorano la pazienza dei popoli; colla libertà per
.g-uida e per meta, avremo i compensi dei sacrifici durati e necessari ancora. Un popolo di 22
ruilionisaprà dare allora prontamente, e senza que-
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stua usuraia presso una lega di banchieri nemici
della nazione, il danaro ora impossibile ad aversi
per la guerra. Colla libertà e colle armi di tutta
la nazione una mezza battaglia perduta non potrà atterrarci, nè la diplomazia potrà sì facilmente
avvilupparci: vinti persisteremo senza pericolosi
aiuti, senza mettere di mezzo i dieci anni che
corsero fra Novara e Solfei'ino: e vincitori, avremo da noi soli, allora soltanto, ricomposta la patria e. mostrato agli altri popoli, come anche nella
antica Europa la libertà sappia suscitare gli
eserciti e assicurare le vittorie. Allora l'Italia
potrà afferrare con mano sicura quella meta che
le è assegnata dal genio delle sue genti e dalla
tradizione del suo antico splendore.
La sola libertà infine ci può fornire quelle occasioni che il predicatore Azeglio e la Corona
benedetta attendono ancora dalla divina volontà;
ci può render forti contro i tre imperi e condurci
al Campidoglio sul sepolcro della sacristia papale.
Altra via non havvi.
. La democrazia, considerata come partito politico, può e deve avere una vita costituzionale;
e la vita sua deve affermarsi: fuori del Parla-
-
43-
mento colle associazioni, fatte non già parlatorii
ma centri efficaci per manifestare e far valere i
voti popolari, per propagare l'idea chiara e distinta dei diritti della libertà: nel Parlamento col
proporre quelle riforme le quali, essendo attualmeute o no possibili, più si accostino al principio
di cui la democrazia si informa.
In queste manifestazioni, in queste varie proposte, nella rivelazione stessa delle antitesi tra
le aspirazioni democratiche e le necessità monarchico.costituzionali, deve necessariamente marcarsi fra gli uomini di parte nostra quella gradazione istessa che è fra le cose possibili in oggi
e quelle che, pur consentanee al principio democratico, non possono adesso venire accettate_
Da ciò consegue e deve ammettersi una ne·
cessaria ed utile distinzione fra gli uomini stessi
della sinistra parlamentare, che in un tempo non
remoto potrebbero benanche, se ciò mai potessé
veramente esser utile, giungere al governo, e gli
altri i quali, richiedendo imprese e riforme che
dai tempi e dall' educazione politica dell' Italia.
sono ancora designate come eccessive, debbono
serbarsi per più saggi e maturati tempi.
Questi uomini che vorrei, con parola consueta
e compresa, chiamare, per ora, l'estrema sinistra,
\
.,
.,- 44
~
raccolti in gruppo saranno il valido sostegno e
lo stimolo agli amici 101'0 che ancora credono ai
più antiquati sistemi di governo; sarauno l'anello
più prossimo fra la Camera e le 'associazioni sparse
nel paese; serviranno infine a dal' credito alle idee,
,il cui trionfo è serbato per tempi non adesso dete!'minabili; e renderanno più liberi nell'e tattiche
rispettive le due necessarie inevitabili gradazioni,
Agli amici nostri che fos,sero possibili al governo io auguro il potere quanto più presto lo
,c onceda il politico progresso in Italia; e vorrei
essere da tanto di offrir loro un ajuto affinchè
l'afferrassero; giacchè ho ferma fiducia che quei
provatissimi cittadini renderebbero grandi servigi
alla patria" Se essi devono ambire di scendere
nell"ai'duo torneo, i più fidenti devono schiuderne loro il recinto e suffragarli coi loro voti,
Le gradazioni adunque debbono essere marcate e distinte; ma gli uomini che le rappresentano si accordino, si sospingano a vicenda, non
si contrastino o si elidano: la libertà di azione secondi la riuscita di ciascuno e faccia il trionfo
della causa di tutti,
Se la, fede è una ed una la mira estrema, con,sentiamo, tutti uniti, che sulla lunghissima via
cda percorrere anche le bre vi corse sieno tentlte
-45-
in pregio; e pensiamo che, con diversi mezzi e tattiche varie, potremo infine ragg'iuogere la meta,
Alla nobile ambizione del potere, all' alti~sil11o
intento della vittoria si adegui solo una coscienza
convinta, la fermezza nei propositi, un animo
saldo, cui non disvii vanità o impazieuza dell'oggi;
e gli amici nostri, puri eli queste miserie onOI'eranno
sè medesimi, illustreranno la loro fede e la patria,
È invero un penoso fenomeno dell'animo nmano
quello che in politica maggiormente si avversi
e si irriti chi è meno di scosto nelle opinioni; e
più .i contrasti l' amico col quale non convenimmo da ieri soltanto che non gli inconciliabili avversarii, Cotal l'ancore non è buona arme
per simil guerra, dacchè ha debole e breve il
pungolo: vivace e pungente ai vicini scema di forza
o non l'aggiunge il nemico a maggiore distanza,
Le asprezze e i troppo facili rimproveri fra i nostri uomini più benemeriti, l' intolleranza delle
condizioni altrui, le condanne e gli ostracismi
precipitati mettono fuori del campo egregi cittadini
che mostrarono sempre fede e costanza nelle
più gravi tempeste,
N oi dobbiamo toglierci di dosso questo mal
vezzo irritante e dissolvente; dobbiamo far tesoro delle astute avvertenze che si l'icambiano
l'
-46-
fra di loro i moderati e li hanno resI, fino a
poc' anzi, sì potenti su di noi i e procacciare in
modo cbe i nostri uomini autorevoli sieno liberi
e 110n meno amici i giaccbè ognun d'essi e la no·
stra causa con essi n011 avrebLe che a perdere
nel garrire per temuarii sl'spetti, per basse amo
bizioni o vane querele.
La spettabilità di un partito non tutta viene
dal colore e dal programma che assume, ma in
buona parte altresì dalla condotta di chi lo sostienei però la l'eciproca tolleranza e la generosità del voto per non costringere gli amici ,t
mendicarlo altrove i e la prudenza per le difficili
condizioni in cui versiamo; e l'avvedutezza nella
assidua lotta fra tanti timidi, deboli ed infidi,
sono necessarie virtù nell attrito politico e mezzi
propiziatori di immancabile vittoria.
I vincoli dell'amicizia dovrebbero aduuque proclamarsi indissolubili fra tutti gli uomini del campo.
della libertà e fra quelli in modo speciale che possentemente l'aiutarono ed hanno audacia e forza
per aiutarlo ancora. Questi vincoli, che agevolano
i rapporti di convenienza nell'arte politica, costringono . altresì, e tal volta per varii temi collegano
volontà e credenze di \'erse. Intanto, anche per
queste vie del CUore la verità si fa strada, le
-
47-
opposIzIoni si tramutano., si diradano, si rattemprano i e al sorgere della nuova luce si trovano
più serrate le file dei combattenti CDi nuovi allettati dalla benevolenza e dall'affetto.
L'amicizia fra i volenti la libertà, come prima
essenza ed ultimo stato della democrazia, deve
essere per nDi 'mezzD d' Illlione, simbolo di vittoria, compenso. e ristoro pei sagl'ifici durati.
E il giuramento!
Il giuramento è un patto bilaterale i che vale
per tutti, che consacra tutti gli 3rticoli dello statuto i e però finchè la responsabilità ministeri aIe
è una l'llendace promessa, finchè non sia sacra
la inviolabilità del deputato quanto quella del l'e,
il patto non è adempiuto, il giuramento è violato.
Dopo ciò: serbando intatta la immutabilità della
propria opinione, ed usando, nei modi dallo statuto concessi, libera parola e libero voto, non
è fra i democratici deputati d' oggi dì, io credo,
chi pensi adesso: che i più fausti destini d'Italia
possano presentRrsi ostili agli interessi di chi,
eletto capo della nazione, voglia seguirne i destinii e non havvi altresì chi metta in dubbio,
che il bene del re debba uniformarsi ai voti della
patria. Solo il tempo potrà chiarire in che consista il bene della patria. .
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48-
Se rispettando le leggi dobbiamo rispetto alla'
monarchia che fin qui rappresenta il voto nazionale j noi dobbiamo onorare anche gli splendidi
nomi dei due più illustri cittadini, che a volta a
volta recarono alla monarchia validissimi aiuti,
e col consiglio, coll'invocazione, coll'opera la re-·
sero popolare e vittoriosa.
Con questo indirizzo, con questi sentimenti e
propositi sembra a me che si possa inaugurare
nel nuovo Parlamento un' opposizione al p artito del presente, di certo non immutabile, e la rappresentanza di un forte partito democratico, del
partito dell'inevitabile avvenire.
E qual è il partito invero che gli italiani di
mente e di cuore non impari al progresso dell'umanità possano sperare trionfante nell' avve-·
nire?
Quand'esso trionferà, l'ombra dell' Azeglio, al
quale !luguro, ,benchè avversario meco ingiusto,
molti anni di vita , sarà placata; e l'anima sua
ci manderà in terra il suo AMEN.
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opposizione parlamentare - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli