IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze ANNO XX - NUMERO 15 (nuova serie) SETTEMBRE-DICEMBRE 2000 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IN QUESTO NUMERO IL CALITRANO ANNO XX - N. 15 n.s. Impegno e responsabilità di Raffaele Salvante 3 Fondato nel 1981 La 19ª Fiera Interregionale di Calitri IN COPERTINA: Calitri 25 luglio 2000 via Pittoli, 7; la signora Rosa Codella (canzalon’) vedova Zarrilli (mezzanott’) classe 1922, nella cucina di casa che ha voluto arredare come al tempo di una volta, per non dimenticare; e così ritroviamo la callara, u’ callarucc’, la pignata, lu iatatur’, la chianchegghia, la s’rola, lu cic’n’, la m’sc’tregghia, lu p’satur’, lu fierr’ ra stir’, r’ tianeggh’ r’ rama rossa e tanti altri oggetti che una volta servivano per la vita quotidiana ed oggi sono soltanto un ricordo del tempo che fu. Foto Flash Il Cronista 4 “Panterga” 5 Settimo incontro dei Calitrani in Germania di Vito d’Adamo 6 DAGLI USA Le mie vacanze a Calitri di Roberto Margotta Bongo 7 BUON NATALE 2000 di Emilio dott. Ricciardi Direttore Raffaella Salvante Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Segreteria Martina Salvante 8 Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze I luoghi di Calitri Mostraci, Signore, la strada che conduce all’uomo che ci è accanto affinché egli diventi il nostro prossimo, e dacci la stupefacente forza dell’amore che fa anche del più lontano il più vicino. Sito Internet - http://dinonet.it/calitrano E-mail: [email protected] Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Santa Maria dei Santi e la Mensa Arcivescovile di Conza di P. Gerardo Cioffari O.P. Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” 12 C. C. P. n. 11384500 Quattro novembre 2000 del generale Michelangelo De Rosa 15 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 16 VITA CALITRANA 17 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 18 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 20 REQUIESCANT IN PACE 21 LA NOSTRA BIBLIOTECA 22 Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze AVVISO AI LETTORI Numerose e reiterate sono le segnalazioni di ritardi, disguidi o, addirittura, di mancati recapiti di alcuni numeri del nostro giornale, in modo particolare a Calitri. Assicuriamo tutti i nostri lettori che oltre ai dovuti controlli sulla correttezza degli indirizzi e sull’etichettatura delle copie, stiamo operando perché gli eventuali responsabili di siffatti comportamenti vengano segnalati all’autorità competente per gli opportuni provvedimenti. Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160.6 CAB 2800 Chiuso in stampa l’11 dicembre 2000 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 LA VOLONTÀ DI CRESCITA C’È, SERVE UNA POLITICA IMPEGNO E RESPONSABILITÀ L’educazione, servizio alla crescita dell’identità di ciascuno, si compie costantemente nel rapporto, nell’ascolto, nel dialogo per crescere nella comprensione degli altri e di sé non solo attraverso la solidarietà, ma con l’esperienza d’incontro, di attenzione, di collaborazione e di aiuto colpevoli carenze delle istituzioni mortiLcheeficano i cittadini, in particolare i giovani hanno voglia di fare, ma non trovano né stimoli, né garanzie, né sicurezza, né infrastrutture degne di tal nome e le inquietudini e le tensioni d’un mondo che cambia velocemente fanno avvertire la necessità di un impegno per costruire uno “sviluppo” dopo una lunga notte di arretratezze che ancora perdurano. Purtroppo, dobbiamo amaramente constatare che non si vede al lavoro una classe dirigente che si faccia carico delle speranze, che si assuma le responsabilità d’una svolta che finora è stata bruciata dall’irresponsabile insipienza dei politici, che incapaci di suggerire, sviluppare e sorreggere una qualsiasi progettualità, denotano l’assenza di una corretta e disincantata interpretazione di ciò che sta avvenendo. È proprio la classe politica l’ostacolo più elevato per un migliore equilibrio e per migliori prestazioni delle istituzioni statali, con la sua incapacità ad esibire una moralità pubblica, un’etica di governo e di opposizione che costituiscano visibili insegnamenti per la collettività; con la sua incapacità non solo di rinnovarsi, ma ancor meno di mutare i suoi comportamenti. L’inadeguatezza delle forze politiche – troppo spesso colpevolmente disattente, incapaci, assenti – è troppo evidente non solo per l’assoluta mancanza di una strategia globale che porti a decisioni chiare, coraggiose e largamente condivise, ma per il prevalere di calcoli di parte, accentuati anche dal già surriscaldato clima preelettorale che stiamo vivendo, con un indecente balletto di accuse, ripicche, falsità spudorate. Inoltre la stragrande maggioranza della stampa e delle TV – completamente asservite ai partiti – invece di essere un veicolo per l’esposizione onesta e corretta delle idee e dei programmi, con una qualificata informazione dell’opinione pubblica al fine di superare pregiudizi per una reciproca conoscenza e responsabilizzazione, cercano di distorcere le idee degli avversari screditandone la reputazione; una vera situazione di confusione con alcuni fenomeni ambigui e pericolosamente negativi. Non parliamo poi della vera giungla di nomine di competenza delle Regioni, con notevoli indennità, elevato prestigio, potere reale assai consistente ma dove è sempre più carente il livello di informazione e di consapevolezza dei cittadini; si ha un bel dire che in una democrazia come la nostra i cittadini sono i veri “padroni”, sarebbe invece necessario che anche su queste decine di migliaia di nomine i cittadini potessero avere un ruolo più diretto, se non altro per controllare, nei fatti, come si muove e si comporta un potere sempre più sottratto alle assemblee ed esercitato altrove. È un modo barbaro di fare politica; tutto questo non dà fiducia e sicurezza alla gente e la porta spesso a propendere – purtroppo – per soluzioni estreme che, però, non risolvono; ma forse la vera crisi non è tanto dei giovani quanto degli adulti incapaci, ormai, di offrire un rapporto educativo che è cosa ben diversa dall’istruzione per la quale bastano delle conoscenze e la capacità di trasmetterle, mentre “educare” significa accompagnare qualcuno fuori dalla nebulosa di pulsioni, di confusi stati d’animo, di vaghe opinioni, aiutandolo a dare a questo magma informe una fisionomia, un volto definito, la forza capace di compiere scelte impegnative e durevoli. Bisogna dircelo con estrema chiarezza: siamo incapaci di rispondere alle attese dei giovani, le stesse “agenzie educative” come la famiglia, la scuola, la Chiesa sono ancora ripiegate su se stesse, invece di mettersi in ascolto più attento e profondo per capire i giovani e di riconoscere i veri bisogni capaci di trasformare ed incidere. Infatti l’indifferenza è la causa prima del nostro degrado culturale e sociale, l’ateismo pratico, il diffuso cinismo, l’indiscriminato carrierismo ad ogni costo, l’egoismo di massa costituiscono, oggi, la “cultura del nulla”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale. Non parliamo, poi, della scandalosa e vergognosa ricostruzione in Irpinia; a 20 anni di distanza ci sono ancora famiglie che non hanno risolto i loro problemi. L’inadeguata attenzione e lo scarso realismo con cui finora sono stati valutati ed affrontati i problemi che più assillano la nostra società, devono convincere ciascu3 no di noi a “stare nella storia con amore” contribuendo con impegno e responsabilità al rinnovamento della vita sociale e politica del Paese, con un’autentica esperienza di confronto, di approfondimento e di elaborazione che i giovani, in particolare, vogliono offrire al Paese per rispondere a quel rinnovamento culturale, morale e sociale auspicato da tutti in un momento di gravi e profonde trasformazioni che investono tutta la società a livello nazionale e internazionale. Nonostante i molti problemi e i non pochi ostacoli e pur consapevoli della difficoltà dell’impresa, questa situazione non consente a nessuno di restare spettatore sorridente e inattivo, ma urge che ciascuno di noi ricerchi con interiore rettitudine e senza pregiudizi il vero bene di questo nostro amato Paese, con un impegno fermo e deciso, con il contributo di idee chiare e una volontà risoluta “a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace” per guardare al bene comune, oltrepassando rivalità e particolarismi. Bisogna dunque saper mettere in bilancio una sapiente gradualità, perché non ogni lentezza nel procedere è necessariamente un cedimento, se vogliamo veramente trasformare i principi della fede in valori per l’uomo e per la città in una società connotata da relazioni fragili, conflittuali e di tipo consumistico. Abbiamo tutti bisogno di una speranza dal volto umano e cristiano, che ci consenta di affrontare con serena fiducia le difficili sfide del nostro tempo, con il proposito fermo di non consentire che s’illanguidisca l’atteggiamento di sincera comunione, proprio di quel modo di fare società che favorisce il rispetto della persona e la promozione dei suoi diritti e dei suoi doveri. Il nostro è un Paese bisognoso di ricostruzione morale, a cui i cattolici ritengono di avere da offrire molto, nel segno di una cultura della libertà responsabile, della solidarietà e della comunione che vogliono stimolare la dimensione culturale presente nel vissuto di fede dei credenti, perché acquisti certezza delle proprie radici, consapevolezza della propria ragionevole pertinenza sulle questioni vitali del nostro tempo, fiducia nelle proprie potenzialità nel dialogo e nel confronto con le culture correnti. Raffaele Salvante IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 LA 19ª FIERA INTERREGIONALE CALITRI La Fiera di Calitri, dopo circa venti anni, rappresenta certamente il punto di partenza per sostenere uno sviluppo che guarda a tutte le connessioni tra l’agricoltura e il commercio, il turismo, la cultura e l’artigianato; un’occasione importantissima per avere sotto mano non solo le esigenze di oggi, ma anche per prevedere le necessità e le tendenze di domani. Il Cronista l flusso di visitatori in costante aumento è stata la caratteristica IFiera principale di questa diciannovesima consecutiva edizione della Interregionale Calitri, che ha visto una notevole partecipazione di espositori, numerose manifestazioni, e intense giornate di vivace dibattito per ricercare le più utili e possibili linee politiche ed economiche per trovare la strada dell’effettiva ripresa produttiva ed occupazionale del Mezzogiorno. Il tutto all’insegna della continuità con il costante impegno perché il Mezzogiorno conquisti sempre maggiore spazio operativo e capacità decisionale in tema di sviluppo socio-economico e dell’innovazione con il raccordarsi ai circuiti più importanti in termini di incentivazione economico produttiva, per favorire il diretto e stabile inserimento delle piccole e medie imprese. La partecipazione di oltre trecento aziende e diversi Enti pubblici e privati, provenienti essenzialmente dall’Italia centro-meridionale, sono il fiore all’occhiello di questa Fiera capace di offrire valide e sperimentate opportunità promozionali e valorizzative di vari prodotti, altrimenti poco conosciuti, ad un mercato sempre più competitivo e strutturato all’insegna della globalizzazione. La Fiera, organizzata col solito interesse dall’EAPSAIM, l’Ente di promozione e di sviluppo delle aree interne del Sud, è una vera e propria “vetrina” di consolidato e assicurato prestigio che, per una intera settimana (27 agosto - 3 settembre), in un contesto espositivo di grande modernità e funzionalità di circa 15 mila metri quadri, da l’opportunità di offrire quanto di meglio e di più interessante produce a livello aziendale l’attiva ed intraprendente imprenditoria meridionale. La “rassegna” è importante non solo come momento espositivo, ma altresì come occasione ideale per porre tante “idee a confronto” tra studiosi, politici ed esponenti del mondo imprenditoriali, per rilanciare la “sfida” della verifica e dell’impegno, investendo risorse umane e finanziarie per consolidare un diffuso processo di modernizzazione dei servizi fieristici e delle “azioni” promozionali. Otto giorni di esposizione e di continui dibattiti, hanno costituito un grande richiamo per la Fiera che ha contribuito a ricercare le linee politiche economiche più utili, agili e competitive perché il Mezzogiorno possa percorrere la strada dell’effettiva ripresa produttiva e più ancora occupazionale. Calitri, 31 agosto 2000, presentazione del libro “Irpinia Devota” del prof.Aniello Russo, da sinistra: Paola Pignataro, assessore alla cultura del Comune di Calitri, Giovanni Rinaldi, presidente Pro-Loco di Calitri, Franco Cicoria, vice presidente Pro-Loco di Calitri e moderatore, S.E. padre Salvatore Nunnari, arcivescovo della diocesi di S. Angelo dei Lombardi, Conza, Nusco, Bisaccia, Mario Perrotti, presidente UNPLI Regione Campania, Giuseppe Silvestri, presidente della UNPLI per la Provincia di Avellino; in prima fila: Nicola Perrota, attore, Aniello Basile autore dei tre volumi “Irpinia Devota”, Raffaele Salvante direttore del giornale “Il Calitrano”,Antonio Nicolais direttore del giornale “Ofanto”, Giuseppe Di Milia, assessore all’Agricoltura della Provincia di Avellino. Calitri, 19ª Fiera Interregionale, lo stand di Pietro D’Arconso, di Noci in provincia di Bari, soprannominato il mago degli ombrelli, che dal 1983 espone a Calitri il suo vasto e aggiornato campionario, conseguendo sempre un ampio e meritato successo. Calitri, agosto 2000 entrata della Fiera Interregionale. 4 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 “PANTERGA” Società Cooperativa Femminile È con molta gioia che portiamo a conoscenza della costituzione – con il decisivo aiuto del Comune – di una società cooperativa a responsabilità limitata di produzione lavoro, avvenuta in Calitri il 2/4/1999 con ben 33 socie, avente per oggetto la produzione, la valorizzazione e commercializzazione di manufatti (ricami e pizzi) artistici tipici peculiari della tradizione Calitrana. In questo frattempo ha già partecipato a numerose fiere ed esposizioni a Calitri, Sant’Andrea, Roma, Milano, Reggio Emilia, Isernia e così via, con risultati sempre positivi e molto lusinghieri anche per le lavorazioni che hanno come base tessuti di varie caratteristiche e vanno dai più semplici quali il cotone e la lana ai più preziosi tipo il lino e il bisso. La Cooperativa ha anche aderito all’Associazione “Città dei Merletti, Calitri, 19ª Fiera Interregionale, agosto 2000, lo stand del giornale “Il Calitrano” con il direttore Raffaele Salvante e il suo collaboratore Salvatore Ramundo. Ricami e Tessuti d’Arte” di Isernia per poter avere la possibilità di una sempre maggiore commercializzazione in spazi e realtà non accessibili singolarmente e per una più proficua attivazione e sostegno per corsi di formazione e riqualificazione. Le tipiche lavorazioni sono, fra l’altro, Punto antico – sfilato XV e XVI secolo – rintaglio – arazzi a mezzo punto – punto croce – filet – tunisino – chiacchierino – tessitura a telaio manuale – cestini, senza tralasciare la ricerca della acquisizione di altre tecniche di lavorazione con corsi appositi da svolgere in loco con esperte per ampliare e proporre altri manufatti sempre in linea al settore d’attivazione. Ci congratuliamo con queste donne che hanno avuto il coraggio di partire con una lodevole iniziativa che però ha bi- sogno del sostegno, dell’aiuto e della collaborazione di tutti noi; perciò siamo convinti che ogni calitrano, in Italia o all’Estero, dovrà sentire il dovere di aiutare questa Cooperativa in ogni modo possibile e specificatamente facendola conoscere, cercando spazi espositivi in mostre specifiche del settore, favorendo la pubblicità su periodici e quotidiani, organizzando anche scambi tra vari paesi, rendendo così non soltanto un servizio e un valido incoraggiamento allo sviluppo di un’attività lavorativa, ma anche un lodevole aiuto all’immagine del nostro paese. La responsabile di questa Società è attualmente la signora Palma Sipontina 0339/53.38.455, con la quale Vi preghiamo di mettervi in contatto per chiedere quale tipo di aiuto potete dare. Calitri, 29 agosto 2000, presieduto dall’On.le Sen. Ortensio Zecchino si è tenuto il convegno sul tema:“La formazione e la ricerca scientifica, un’occasione di lavoro per le giovani generazioni” con la partecipazione del dott. Gaetano Sicuranza, presidente della Comunità Montana “Alta Irpinia” e presidente EAPSAIM, dell’avv. Donato Pennetta, consigliere di amministrazione del Formez, del dott. Franco Genziale, direttore del Mattino, del dott. Carlo Flamment, presidente del Formez e dell’on.le Adriana Beffardi, assessore regionale alla formazione professionale della Regione Campania. XXVII CONCORSO NAZIONALE DELLA BONTÀ “Andrea Alfano d’Andrea” - Tema: “DAL GIUBILEO DEL 2000 IL MIO IMPEGNO PER UN MONDO MIGLIORE” Scadenza 31 gennaio 2001 Informazioni: Arciconfraternita di S. Antonio Piazza del Santo, 11 - 35123 Padova 5 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 DALLA GERMANIA SETTIMO INCONTRO DEI CALITRANI IN GERMANIA cordialmente dai compaesani ElSnioalutati vira Zabatta in costume calitrano, da CaPastore e dalla figlia Sandra nel caratteristico Tracht della Foresta Nera, alle signore è stata offerta una rosa simbolo di Calitri, agli uomini uno stemma della cittadina campana. Ha avuto, così, inizio il settimo incontro dei Calitrani residenti in Germania, organizzato a Freiburg nella Brisgovia, dalla locale sede dell’ACRIG, l’Associazione Calitrani Residenti in Germania. Il Presidente, Canio Metallo, ha ricordato, con un caloroso saluto di benvenuto, che solo ritrovandosi e stando insieme si possono rivivere momenti particolari della vita di ognuno. Ha quindi partecipato ai numerosi convenuti i messaggi di saluto ed augurali inviati dal Console d’Italia dott. Sergio Martes, del presidente dell’Associazione Romana dei Calitrani Antonio Cicoria, di Raffaele Salvante, direttore de “Il Calitrano” periodico edito a Firenze. Proseguendo il discorso, ha auspicato la creazione di posti di lavoro a Calitri, nell’avellinese e nel napoletano, così da alimentare nei corregionali qualche speranza di ritorno ai luoghi di provenienza. Ha, infine, ringraziato il direttivo per tutto il lavoro svolto nel corso dell’anno; Antonio Zarrilli, intervenuto all’incontro con la gentile consorte, ha salutato tutti a nome dell’Associazione dei Calitrani Residenti in Svizzera, di cui è presidente. Ospiti d’onore i rappresentanti del Comune di Calitri ing. Pasquale Acocella e arch. Canio Zarrilli, che per l’occasione, accompagnati da Gerardo Zarrilli hanno visitato la città di Freiburg e parte della Foresta Nera, ammirando la straordinaria bellezza dei luoghi. La serata è stata allietata dal complesso musicale “Aurora Fantasy” che fino a tarda notte si è prodotto in tarantelle e quadriglie, gioiosamente danzate dai presenti; una ricca tombola ha, poi, contribuito a rallegrare, con un piccolo investimento ed un po’ di fortuna, molti convenuti. Il direttivo, a nome dell’ACRIG, augura anticipatamente un felice Natale ed un favoloso 2001 a tutti i Calitrani, in patria e sparsi per il mondo, alle loro famiglie e ai loro conoscenti, e che ci si possa presto incontrare a Calitri. Vito d’Adamo Germania, Freiburg il gruppo dei Calitrani intervenuti al settimo incontro organizzato dalla ACRIG. Calitri estate 2000, davanti al New Bar da sinistra: Peppino Rainone (a pastora), Giovanni Zabatta, figlio a Salvatore r’ halant’, Salvatore Zabatta (halant’), Nardino Di Cairano (pind’). 6 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 DAGLI USA LE MIE VACANZE A CALITRI 21 settembre 2000 Cari cugino e cugina: recentemente sono tornato da una grande vacanza a Calitri che i miei figli mi hanno regalato per il compleanno. De Nora Nicola e suo padre Pasquale di Buffalo erano anche a Calitri in vacanza nello stesso periodo. Il viaggio è stato interessante e mi piacerebbe condividere le mie esperienze con tutti voi. Il primo giorno, abbiamo trovato la casa di mia nonna in Via Sotto Concezione 11, che lei lasciò nel 1910 a causa del terremoto; nessuno abita nella casa danneggiata dal terremoto dell’80. Per cena quel giorno, Nicola e io abbiamo mangiato una pizza al Manhattan Bar, dove la cuoca è una giovane madre che fa le migliori pizze di Calitri. I suoi bambini sedevano al nostro tavolo e guardavano la Tv mentre noi mangiavamo. Il piccolo Vincenzo, il suo bel bambino, sembrava molto divertito da noi americani che divoravamo le pizze di sua madre. Di sera il posto più frequentato è il Gulliver’s Bar, dietro la chiesa di S. Canio. Nicola può dirvi più storie di me riguardo a questo posto affollato dove uno può avere buoni alcolici, buona conversazione e incontrare molte persone. Dopo il primo giorno, ho trascorso il resto dei giorni mangiando ottimi cibi a casa di mio cugino Beltrami Nazzareno, sua moglie Angelina è certamente una ottima cuoca; tutto è fatto in casa e fresco con un buon misto di pasta, carni quali agnello, antipasto, insalate, frutta e naturalmente dolce con espresso. Il pasto più sostanzioso è il pranzo delle 13 con un pasto più leggero a cena alle 20. Dunham Marlene (Fastiggi) ci aveva chiesto di cercare di trovare la casa dove suo nonno Fastiggi Michelangelo era nato nel 1890, l’abbiamo travata e le spedirò la foto di Vicolo San Michele 28. Io avevo la rara opportunità di andare alla chiesa di mia nonna, chiesa della S. Annunziata che fu costruita nel XVI secolo. L’altare era mozzafiato e la bellezza dei dipinti di momenti religiosi seconda a nessuno. Pasquale e io abbiamo seguito la messa all’Immacolata Concezione che fu costruita sulla collina di S. Biagio dopo il terremoto del 1694. Noi non potevamo capire perché la messa delle 10 cominciasse presto, poi realizzammo che il prete doveva finire questa messa e poi camminare più velocemente possibile verso S. Canio per celebrare la messa delle 11 in quella chiesa. In questa domenica, Nicola e io abbiamo deciso di salire sulla collina del Calvario, la cui chiesa è aperta soltanto durante la Pasqua, ci siamo fermati a ogni stazione della croce, non per pregare ma per riposarci prima di salire un po’ più in alto. Da questo punto della collina, si può avere una bella vista della vecchia Calitri Ho avuto l’occasione di essere coinvolto in un funerale, mentre stavo seduto in una strada del paese, d’improvviso è apparsa una gran folla che seguiva il carro funebre che trasportava la cassa da morto. Io mi sono alzato dalla panchina e mi sono unìito a loro per rispetto, camminando fino al cimitero. Molti dei Calitrani in paese sapevano di noi Americani che visitavamo il loro bel paese, infatti quando andavamo fuori soli per fare qualcosa, al ritorno mio cugino sapeva dove ero andato e cosa avevo fatto; essi erano molto socievoli e ricordano le nostre facce e nomi solo dall’averci incontrato una volta. I miei bisnonni, Margotta Giuseppe Maria e Del Priore Maria, sono sepolti nella tomba dei Margotta senza una pietra sepolcrale per indicare che riposano in quella tomba, ho ritenuto doveroso far sistemare una pietra di marmo scolpita con i loro nomi. Sebbene il paese è stato colpito da molti terremoti, quasi ogni venti anni, le persone non sono distrutte dalle loro perdite; essi hanno tutti un sincero interesse nelle persone e nella vita e lo mostrano in innumerevoli modi. Appaiono preoccuparsi di ciascuno e si incontrano sempre e chiac- chierano amichevolmente in piazza, le persone che incontrai l’anno passato si ricordavano la mia faccia e il mio nome. Dove si può camminare da casa tua per incontrare parenti e amici senza dover guidare per miglia. Dove si può camminare fino ai negozi e comprare cibo fresco che è appena uscito dalla fattoria o dal forno. Dove altrimenti ti chiamano Roberto, il tuo nome italiano, e non solo BOB? Dove altrimenti devi sforzarti per parlare italiano senza usare una parola d’inglese? Le domeniche sono riservate per andare a messa, al cimitero e per visitare parenti e amici, come qualsiasi giovane che cresce in un ambiente italiano, anch’io ho esperito ciò ma fu molto tempo fa. Per rispetto ci siamo cerati a visitare i numerosi parenti, non perché conoscessero più di noi persone istruite, ma per ciò che hanno fatto per condurci a ciò che siamo oggi. Potrei andare avanti per ore, ma volevo solo fermarmi a considerare quanto importante fosse la Famiglia, non avevo mai realizzato quanto importante fosse la mia eredità italiana fino ad ora. Spero di poter rivivere questi momenti ma il tempo è passato (?). Un giovane calitrano mi ha detto che l’America è solo competizione e denaro; questo è abbastanza vero, ma come tutti noi sappiamo, una volta conosciuti i conforts della vita e il successo è difficile tornare ai vecchi modi di vita. Roberto Margotta Bongo Calitri estate 2000, Roberto Bongo Margotta e Nicola De Nora dagli USA in visita a Calitri. 7 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 GERARDO CIOFFARI O.P. SANTA MARIA DEI SANTI E LA MENSA ARCIVESCOVILE DI CONZA La Cronista Conzana di Donato Antonio Castellano (1691) terzo dei quattro “discorsi” che Donato Castellano dedicò a Calitri nella IsualAntonio Cronista Conzana è il più breve. Esso 1 concerne, a parte la menzione delle chiese dirute di Castiglione, la chiesetta di S. Maria dei Santi. L’autore indica chiaramente le sue quattro fonti: la Sacra Visita del Cardinal Gesualdo (1565), la Sacra Visita dell’arcivescovo Pescara (1582), la Platea di Bardaro e la Platea del cardinal Gesualdo. 1. Le chiese dirute di Castiglione Sia le chiese dirute di Castiglione che S. Maria dei Santi vengono menzionate per la prima volta nella bolla di Innocenzo III dell’11 novembre 12002. La fine di Castiglione verso il 1348, quando è detto diruto e devastato3, aveva segnato la fine anche delle tre chiese indicate nella bolla di Innocenzo III. Un po’ alla volta Castiglione perdette sia il castello della contessa, vale a dire il suo centro amministrativo, che i ruderi delle suddette tre chiese. È difficile dire che fine abbiano fatto. A meno che i ruderi non siano stati ricoperti di erbe e sterpi e se ne sia perduta la conoscenza dell’ubicazione, è da supporre che le pietre fossero asportate da coloro cui furono assegnate quelle terre nelle varie quotizzazioni. Certo è che dal Quattrocento in poi questo feudo si dileguò nel nulla e Castiglione fu noto solo come bosco ideale per le partite di caccia. 2. Santa Maria dei Santi Anche S. Maria dei Santi è menzionata nella bolla del 1200. Gode pertanto di una veneranda antichità. Ed è davvero eccezionale come una chiesetta così piccola e così isolata abbia attraversato incolume i secoli, mantenendo praticamente intatta quell’attrazione devozionale di cui parla il Castellano. L’autore della Cronista Conzana ri- corda anche che l’arcivescovo Gaetano Caracciolo (1682-1709), lo stesso a cui è dedicata l’intera opera, la fece restaurare a sue spese4. Il cronista usa il termine abbadia anche per S. Maria dei Santi, ma forse non intendeva nel senso tecnico di monastero. Infatti nella visita del cardinale Alfonso Gesualdo (1565) è indicata soltanto come “chiesa”: Sacra Visita della chiesa di S. Maria dei Santi. Il Magnifico e reverendo signore Roberto di Melfi, vicario generale di Conza e visitatore incaricato si recò personalmente alla venerabile chiesa di S. Maria dei Santi, e trovandosi lì fece un’ispezione e dopo aver elevato una preghiera, venne vicino all’altare dove vide due tovaglie usate e due parati d’altare di tela bianca. Ed interrogando Nicola di Auletta, oblato e custode della chiesa, se nella chiesa ci fossero altri beni, quello rispose: Signore, non c’è altro, se non un calice di stagno che l’arciprete di calitri gli aveva detto di conservare presso di sé insieme alla sua patena e che era stato inventariato nei giorni precedenti come facente parte del sacro tesoro (“sacrario”) di S. Canio della suddetta Terra di Calitri, ed inserito fra gli altri calici. Ed interrogato detto Nicola quante volte all’anno si celebrava in questa chiesa, rispose che una volta all’anno nel mese di maggio per due o tre giorni festivi veniva processionalmente il capitolo della detta terra di Calitri ed ivi soleva celebrare. Interrogato detto Nicola come si trovava al servizio di detta chiesa, disse che era stato messo dal precedente arciprete. E osservando che la porta di questa chiesa la notte non si poteva chiudere, diede disposizione che quanto prima venisse riparata affinché si potesse chiudere agevolmente. C’è qui una certa campana intorno ad uno […]5. Così, il testo del Castellano si presenta 8 come un’ulteriore testimonianza del culto dei Calitrani verso la Madonna. 3. Spunti per la toponomastica Più della notizia del restauro operato dall’arcivescovo Caracciolo intorno al 1685, colpisce poi il numero dei beni della mensa arcivescovile di Conza legati a questa chiesetta. Tra le località in cui si trovano i suddetti beni vengono menzionate le seguenti: in loco detto la Piscara versus vallonem detto di Tirascina versus Monticchium versus terram Ruborum versus terram Raponij in capo la Ripa Vesciglieta seu (= detta anche) Verdito. In capo le Moline Canale del Molino La Fecocchia Vallone de la Fecocchia Vallone della Finaita Acquaro de Fontana Sciocca Vallone de li Monaci Lagho de lo Vesciglito Strada che va a santo Marco Vallone Garrabo (o Garrazo) Isca Durante Vallone de Cortino Lagho de Mazarella Cortino alla Taverna Isca de Nisa Vallone de lo Picone Li Capitali Fontana Ciarda Alle Serre Forche del Ponte A lo castellano Dreto la Serra Vionella seu (= detta anche) li Pastini. In piede la Macchia Cicondella Serrone confine lo Pascone Lo Valliciello IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 Discorso terzo [f. 61] Dell’Abbadie di S. Angelo e S. Egidio di Castiglione, S. Pietro in Insula e S. Maria de Sanctis, spettantino alla Menza Arcivescovale di Conza, con la platea di tutti renditi di detta Abbadia e delle giurisdittioni et entrade di detta Menza esistentino in detta Terra di Calitro. La mens’arcivescovale di Conza in questa Terra di Calitri possiede molt’entrade, fra le quali sono l’abbadie, e benché nel conservatorio dell’Arcivescovato di Conza posto nel primo tomo, fol. 115 vi siano nominate l’abbadie di S. Angelo di Castiglione, S. Pietro in Insula, S. Egidio di Castiglione, e S. Maria de Sanctis, con tutto ciò solo questa di Santa Maria delli Santi, hoggidì sta in essere, mentre l’altri benefici ut supra sono diruti, conforme è diruto Castiglione, e perciò non ritrovo territorij di detti beneficij, né altr’entrade, ma solo della detta Chiesa di S. Maria delli Santi. Questa chiesa stà posta nel territorio di Calitri di là dell’Ofanto nelle confine trà Calitri, Ruvo e Rapone, ed è una chiesa assai devota, che li confinanti vi concorrono, ricevono molte gratie dalla madre Santissima. Questa chiesa è stata ristaurata à spesa di mons. ill.mo Caracciolo poch’anni sono con spendervi bona summa. L’entrade che tiene questa abbadia le ritrovo registrate, sì nella visita fatta in tempo del cardinal Giesualdo nell’anno 1565, in fol. 77, come nella visita fatta da monsig. Piscara nell’anno 1582, fol. 579, come nella platea di Bardaro, fol. 31, e nella platea fatta dal cardinal Alfonzo Giesualdo, fol. 2; e come che tutte quest’entrade tendunt ad unum, per questo fatto la confrontatione m’è parso qui notarle. Inprimis vi era una vigna vicin’a detta chiesa di Santa Maria delli Santi da una parte, e dall’altra li [f. 62] beni mensali di detta chiesa. Item uno pezzo di terra di capacità di tomola due sito in eodem loco detto Santa Maria delli Santi iuxta bona Antonij dell’Ecclesia, iuxta bona Jacobi Fascioni, et alios confines. Item uno altro pezzo di terra in detto luogho iuxta vineam superius descriptam a parte superiori, iuxta bona Francisci Zuglij a parte inferiori, et alios confines di capacità di tomola 4 in circa. Item un’altro pezzo di terra in detto luogo di capacità di tomola due in circa alla misura antica iuxta bona Angeli Zuglij, viam publicam et alios confines. Item un’altro pezzo di terra di mezzo tomola alla grossa in loco detto la Piscara, iuxta bona Francisci Zuglij, bona supradicti Angeli Zuglij iuxta piscariam predictam, et alios confines. Roma San Pietro 18 agosto 2000, in occasione della quindicesima giornata mondiale della gioventù, giovani calitrani in pellegrinaggio, da sinistra in alto: Patrizia Minichino, Angela Di Milia, Antonella Zarrilli, Gina Cestone, Antonio Galgano, sotto: Rosa Cestone, Antonio Di Milia, Fausto Acocella e Giuseppe Zarrilli. E questi territorij li ritrovo confrontati l’istessi con la platea di Bardaro, visita di Pescara e platea del cardinale Giesualdo. S’avverte però che nella detta platea del detto cardinale Giesualdo vi appare la descrittione del territorio di Santa Maria delli Santi in questa conformità, videlicet: Et revelaverunt unanimiter ac pari voto, qualmente il territorio di Santa Maria delli Santi quanto pend’acqua verso Calitri, in dette pertinenze di S. Maria tutto pende à detta mensa di dec’una, qual territorio pendente ut supra è confinato in questo modo, videlicet: iuxta bona Joanni Antonij de Orlando versus vallonem detto di Tirascina, et ab alio latere versus Monticchium iuxta bona Antonij della Chiesa, et ab alio latere versus Terram Ruborum iuxta alia bona supradicti Nicolai Antonij Tornilli, et ab alio latere versus Terram Raponij iuxta ipsius Jacobi Fascioni, et iuxta bona heredum quondam Angeli de Zuglio, et versus Caletrum iuxta alia bona dictorum heredum quondam Bartholomei Tozzoli, et alios confines, si qui sunt veriores. Suppongo che questo tenimento del territorio di S. Maria delli Santi, havesse molti territorij rendititij, che stando notati sì nella platea di Bardaro come in quella del cardinal Giesualdo, le quali essendo state da me confrontate, ritrovo essere l’istesso, e sono videlicet: Antonio, Bartolomeo, Cola, Gironimo, e Jacovo Tozzoli di [f. 63] Calitri per uno pezzo di terra seminatorio di capacità di tomola venti alla piccola nelle pertinenze di Santa 9 Maria delli Santi iuxta bona Jacobi Fascioni, bona Joanni Antonij de Orlando, viam publicam et alios confines rende a detta mensa di diec’una ut supra delli frutti se ne percepono in perpetuum. Col’Antonio Tornillo per un pezzo di terra di capacità di tomola cinque in circa, iuxta bona Jacobi Fascioni, viam publicam et alios confines, rende diec’una delli frutti, che se ne percepeno. Jacovo Frascione per un pezzo di terra di capacità di tomola 4 nelle pertinenze di S. Maria delli Santi, iuxta bona Nicolai Antonii Tornilli, iuxta alia bona eiusdem Ecclesiae, iuxta bona Antonij dell’Ecclesia et alios confines, rende di diec’una delli frutti, che se ne percepeno da quella in perpetuum. Matteo d’Alifi tiene un pezzo di terra di capacità di tomola 7, sito nelle pertinenze del territorio di S. Maria delli Santi in territorio Caletri in loco detto S. Maria delli Santi, iuxta viam publicam, iuxta alia bona mensalia eiusdem ecclesiae, iuxta bona Jacobi Tornillo, et alios confines, rendititie a detta mensa delli frutti che se ne percepono a ragione di diec’una in perpetuum. Jacovo Strangia di Calitri per una grotta sita dentro la terra di Calitri in loco detto in capo la Ripa iuxta bona Antonij Frasche iuxta Ripam predictam, et iuxta alia bona ipsius Joannis rende un tarì l’anno. E nella detta Visita del cardinal Giesualdo il fol. 76 a t(ergo) vi apparono altri territorij e vigne rendititie a dett’Abbadia, e perciò m’è parso qui inserirle, e sono videlicet: Un pezzo di terra di tomola tredici dove IL CALITRANO si dice la Vesciglieta seu Verdito confin’Antonio Frasca, Cola Salvatore, e Guglielmo di Maiio si possede per Col’Antonio Tornillo, e rendititia quando si semina de undic’uno. Un pezzo di terra dove si dice Verdito d’otto tomola, confina Guglielmo di Maiio, Cola di Salvatore e Col’Antonio Tornillo, si possede per Antonio Gualano, e rendititia ut supra. Un pezzo di terra di tomola 12 [f. 64] nel medesimo loco, confina Antonio Gualano, il domanio e Cola di Salvatore, si possede per Guglielmo di Maiio col peso predetto. Un pezzo di tomola 12 confina Cola di Maiio, Antonio Gualano e Guglielmo di Maiio nel medesimo loco, si possede per Cola di Salvatore col peso predetto. Un pezzo di terra a Verdito di tomola trenta confina Cola di Salvatore, Guglielmo di Maiio, si possede per lo predetto Guglielmo col predetto peso di dec’una. Un pezzo di terra di tomola 3 nel predetto loco confina Antonio Frasca, Col’Antonio Tornillo si possede per Geronimo Melaccio col predetto peso. Uno pezzo di terra di tomola 14 dove si dice in capo le Moline confina il Canale del Molino da dui lati, e l’altro di Sebastiano Rosa si possede per l’heredi di Bartolomeo Caputo ed Antonio Vitamore col peso predetto. Uno pezzo di terra dove si dice la Fecocchia di tomola cinque, confina lo vallone della Fecocchia, lo Canale del Molino e don Francesco de Liuni, se possede per Seraphino de Rosa e rendititia di diec’una. Uno pezzo di terra di tomola cinque, dove si dice lo vallone della Finaita, cioè la vigna e tutto è reddititia di dec’uno alli preti, tanto la vigna quanto lo territorio quando si semina si Calitri 1987, una foto ricordo, da sinistra: Gaetano Artistico nato il 19.09.1911 e deceduto il 21.04.1991, Giuseppina Artistico in Dos Santos nata a Calitri nel 1950 e deceduta a S. Paulo del Brasile l’08.05.1991, Lucia Artistico vedova Zarrilli e Vincenzo Artistico nato a Calitri il 18.02.1920 e deceduto a S. Paulo del Brasile il 29.08.2000. Una prece per i defunti. N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 Calitri 20 febbraio 2000, i coniugi Angelomaria Sperduto e Anna Galgano hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio con figli, nipoti, parenti e amici.Auguri vivissimi. possede per Gianni Margotta confina lo vallone della Finaita, l’acquaro de Fontana Sciocca e l’heredi di Jacovo Tornillo. Uno pezzo di terra dove si dice alo Vallone de li Monaci, confina Gioseppe Jannozella, Lorenzo Zoglia, lo vallone preditto, è tomola 12 si possede per Januzo Januzella col peso di dec’uno. Un pezzo di terra dove si dice lo Lagho de lo Vesciglito di tomola cinquanta, confina Joanne dell’Abbatia, Bartolomeo Fruscio e la strada che va a Santo Marco e lo vallone Garrabo si possede per Giovanni Antonio Rosa col peso predetto di diec’uno. Uno pezzo di terra di tomola cinque dove si dice vallone Garrazo confina Salvatore Cera, lo vallone predetto, ed ultra lo vallone Gio. Antonio Rosa si possede per Salvatore Cera col rendito, come di sopra. Uno pezzo di terra di tomola 15 dove si dice l’Isca Durante, confina la stradapublica, lo vallone de [f. 65] Cortino, e con la franza verso lo Lagho Mazarella si possede per Giovanni Tozzolo col peso di X una. Uno pezzo di terra di tomola sette, dove si dice a Cortino alla Taverna, confina la strada publica Guglielmo Cerreta si possede per Antonio di Rapone, col peso predetto. Uno pezzo di terra di tomola 14 dove si dice all’Isca de Nisa confina la strada publica, lo Vallone de lo Pecone, Donato Ciminiello, con la Codella, e li beni di Santo Canio si possede per Bartolomeo e Marino Codella col peso predetto di X una. Uno pezzo di terra di tomola quattro nel predetto loco confina Bartolomeo Codella, la 10 strada publica, Marc’Antonio della Valva e la terra di Sº Canio, si possede per Cola Codella col peso di X una quando si semina. Uno pezzo di terra di tomola 4 nel predetto loco, quale è stato lasciato a Sº Canio per lo quondam Guglielmo Uscieri e rendititia alla predetta chiesa di dec’una e nella proprietà del d[omanio], confina Bartolomeo Codella, Donato Ceminiello, Marc’Antonio della Valva e Cola Codella. Uno pezzo di terra di tomola nove, dove si dice li Capitali, si possede per lo clero, che n’ha il dominio e rendito, c’è confine Gio. Antonio de Orlando, Lorenzo Zoglia. Un pezzo di terra di tomola 12 dove si dice Fontana Ciarda, alle Serre, si possede per Angelo Stigliano, confine il predetto Angelo e Guglielmo Cerreta è rendititia grana tre l’anno. Una vigna dove si dice alle Forche del Ponte alo castellano, si possede per Bartolomeo Mangialardo, rende grana cinque l’anno. Una vigna dove si dice in piede la Macchia, confine G[irolamo] de Lausa, la strada publica, Fabritio Perrella, la possede Cola de Franza, e rende l’anno uno carlino alli preti per una messa cantata, lasciata per Antonio Panza: una vigna di Giuseppe dell’Orto. Una vigna dove si dice dreto la Serra confina la strada publica, Gio. Tartaglia e l’heredi d’Angelo Vernecchia, si possede per Donato Jannozella e rendititia uno carlino l’anno. Una vigna dove si dice a Vionella, seu li pastini confine [f. 66] lo Pascone e la strada per sotto, e sempre si possede per lo clero di Calitri. Una vigna dove si dice Vionnella si possede per don Pomponio lasciata dal’Arci- Marmolada 9 luglio 2000, per la terza volta un gruppo di giovani e intrepidi calitrani partecipa alla Maratona delle Dolomiti, da sinistra: Gaetano Guardione, Canio Zarrilli, Peppe Di Maio e Mimmo Nappo. IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 prete [Francesco Consiglio] che la possede in vita sua, e facoltà di lasciarla a chi li pare de li preti di Sº Canio, cioè confine la vigna dell’Annunciata, e strada publica. Una vigna dove si dice Cicondella si possede per messer Ludovico, paga l’anno di X una, tanto della vigna come de lo serrone confine lo Pascone, e la strada sotto e sopra. Una vigna nel medesimo loco confine Gio. Dispenta, lo Valliciello e Guglielmo di Liuni, paga de X una de li frutti, la possede Jacovo Maffuccio. Una vigna nel medesimo loco confine l’heredi di Jacov’Antonio Maglio, Jo. de Spiza, e Cesare Russo, si possede per Guglielmo di Liuni rende di X una. Una vigna dove si dice Cicondella confine Guglielmo di Liuni, mastro Antonio Balascio, e l’heredi di Bartolomeo Maffuccio, la possede mastro Cesare di Russo, e rendititia uno paro di musto l’anno. Non s’è possut’arrivare in questa terra a far la rinovatione di platea delli detti stabili rendititii, e perciò qui non s’inserisce. Le giurisditioni poi, che spettano alla mens’Arcivescovale in detta terra sono in parte quelle quali che ha in ogni terra l’Arcivescovo, cioè che ogni prete l’anno deve esercitare la procura mensale gratis, e renderne conto all’Arcivescovo. Item l’Arciprete deve pagare annui carlini dieced’otto per l’engennio, carlini quattro per la chyrica la quale deve pagare ogni prete, e la metà il diacono e suddiacono, e cento ducati doppo la morte del detto Arciprete. Di più ritrovo nella platea di Bardaro il ius mortuorum in questa conformità: Item il ius mortuorum in questo modo, videlicet: per la 4ª dell’offitio da qualsivoglia defonto percepe carlini tre, e per la sepoltura carlini quattro, e per Xª fraudata grana cinque, pro malis ablatis carlini due, che in tutto fando la summa di carlini nove e mezzo. Per la donna quando more non [f. 67] paga più di nove carlini, li quali sono di detta mensa, e quando il defonto si sepelisce a Sº Sebastiano, monastero de’ Zoccolanti la mensa Arcivescovale percepe dall’huomo carlini cinque e mezzo, e dalla donna carlini cinque, e tant’ancora si paga quando si sepelliscono nelle [proprie] loro sepulture, quale fussero franche. Percepe di più detta mensa dalla morte di ciasched’uno figliolo un carlino e non più. Item percepe la 4ª di tomola 500 alla piccola di grano: chel clero di Calitri esigge dall’Università per le Xme che alla mensa ne toccano centoventicinque tomola alla piccol’ogn’anno. È vero bensì, che hoggidì la mensa Arcivescovale per questa quarta non esigge più che tomola settettantasette (sic) di grano alla grossa, e questa è sempre effettivamente ogn’anno forsi per transattione antica, ed oltre di questa esigge le Xme prediale della Bergamasco 5 marzo 1976, questa foto ci è stata inviata dai colleghi del conduttore Luigi Briuolo di Calitri (al centro della foto) per fargli una gradita sorpresa, ed è stata scattata il primo anno di assunzione. supradetta Abbadia di Sta Maria deli Santi, , ed anco alcuni cenzi ascendeno in ducati diec’in circa conforme si dirà nell’infrascritto compendio di dett’entrade. sità di Calitri di tomoli 77, di grano per quarta Xma7. Note Compendio dell’entrade mensali di Calitri. Memoria Si nota come nell’anno 1766 l’eredi di Igna[tio] Margotta si affrancarono il capitale di ducati [ven]ti quattro, che uniti colli carlini dieci di terze deco[rse] consignorono la somma di ducati venticinque [ ], come pure mastro Donato e Giuseppe Pigno[ne] nell’istesso anno si anno affrancato un altro [capita]le di ducati venti quattro, che uniti ad un’altro [capita]le di ducati trenta affrancato dal Rev. Arciprete [ ]do Borrelli di Buccino si è fatta una compra[ di] un pezze di territorio di tomoli vent’uno circa [nel] luogo detto li Macchioni, e in questa terra di (Sandandrea), e questo per l’intiero v[alore] di ducati cento venti, e grana settanta cinque, com[pu]tato da esperti, quali 120=75 ducati settanta [cinque] sono quelli tre sopra descritti capitali affrancati, [Il] dippiù l’à (riscosso) l’odierno Ecc.mo e Rev.mo mons. Cesare Antonio Caracciolo, come più distintamente [si] potrà rilevare dall’istrumento rogato per mano [di notar] Francesco di Lorenzo di questa terra di S. Andrea stip[ulato] sotto il dì 9 ottobre 1766. Dippiù l’erede di Sebastiano di Cecca il dì 11 del [mese] si à affrancato un capitale di ducati otto, qua[le] ora si pensa investirlo una insieme colle grana [ ] otto e tre quattri di terze decorse, che per me [ ]. Don Donato Primicerio T.6 In calce: N.B. Vedi appresso il fol. 257 la rimissione delle decime fatta alla univer11 I primi due sono stati da me pubblicati su Il Calitrano rispettivamente nei numeri 11 (maggioagosto 1999) col titolo Calitri nel Seicento (pp. 812) e 12 (settembre-dicembre 1999) col titolo Le chiese di Calitri nel Seicento (pp. 6-11). 2 Cfr. G. Cioffari, Calitri e l’Alta Irpinia dalle origini all’epoca sveva, in “Radici”, n. 11 (1992), pp. 88-90. 3 Cfr. G. Cioffari, Calitri nel Trecento. I Gesualdo, le guerre, la peste e la fine di Castiglione, in “Il Calitrano”, novembre-dicembre 1996, pp. 7-9. 4 Questo arcivescovo fu sepolto nella chiesa di S. Michele a Sant’Andrea di Conza. 5 Cfr. G. Cioffari, Calitri. Uomini e terre nel Cinquecento, Bari 1996, p. 100. 6 Nonostante il promettente titolo, questo compendio o non fu fatto o fu spostato ad altra sezione della Cronista. La pagina, qui riportata in corsivo non è quindi parte integrante della “Cronista”, bensì è stata composta dal primicerio Donato T. nel 1766. Avendo utilizzato una fotocopia difettosa, ho messo fra parentesi quadre le congetture sulle parti mancanti. 7 Non ho potuto vedere l’originale del folio 257, trascritto però nel suo dattiloscritto da Carlo De Rosa (Calitri in alcuni manoscritti e scritti precedenti e dopo l’Acocella, 1993, p. 22). Trattasi di un certificato col quale il sindaco e gli eletti di Calitri, in data 9 ottobre 1773, prendono atto della remissione di tomola 77 di grano ad esso spettante per l’attrasso di detto mutuo nella fine di agosto passato anno 1772, che li fu trattenuta l’esatione per il risaputo disgravio generale della maestà del nostro Sovrano. Nell’atto, rogato dal notaio Annibale Rinaldi di Calitri, si ringrazia più volte l’arcivescovo per la sua comprensione. 1 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 EMILIO RICCIARDI I LUOGHI DI CALITRI L eggendo le carte antiche è facile imbattersi in nomi di luoghi. Davanti agli occhi scorre una lunga lista di sierri e valloni, fontane e vigne, carrari e masserie; basta elencarli e sentirne il suono perché essi ci appaiano familiari. Molti sono noti, altri ci sembra di conoscerli, altri ancora li abbiamo sentiti nominare solo nei discorsi di qualche persona più anziana, ma di quanti di essi sapremmo indicare l’esatta ubicazione? E quanti sono i toponimi di cui si è ormai perduta la memoria? Ecco ad esempio un elenco, tratto dai documenti antichi, di località del territorio di Calitri (i nomi sono stati trascritti fedelmente, insieme con le brevi indicazioni contenute nelle carte): la vigna di don Matteo; la vigna del Malato (confina lo Convento di S.to Sebastiano); Trosiano; la vigna della Pescara (vicino la fontana de Santo Mauro); il pesco di Rago; il vallone della Finaita; la costa di Ludovico; li jazzi di Nuzzo; le grotte di Marino; la serra della Cerza; Taccariello; la serra delle Prete; Cungingi (confina col carraro che ti porta a Portola); fontana Angela; la fontana di Rattico; il vallone di Rattico; la serra di Cera; il valliciello di S. Filippo; la fontana delle Vigne; il pozzo delli Cesta; il piano del Pioppo; lo Giardino, o Cavallarizza; il vallone di Tiragina; il pisciolo di Tiragino; il lago del Vallone Morto; fontana Giannetta; volta Ronginella (vicino la fiumara); Saparone; S. Auanno (vicino la taverna di Castiglione); il carraro della Taverna; la costa di Fabio di Elia; Bajoccardo; l’isca di Nisi; la fontana del Picone; la valle di Lombardo; Carpeneta; il ponte vecchio; il molino di basso; la Canneta (confina con la Strettola); Vorticillo; l’agata di Carrillo (confina il vallone di Rifezza); lo cortiglio di Aliverto (confina il vallone di Rifezza); il vallone di Giacomorotunno; le Pescole; S. Marco (confina la via che va a Castiglione); S. Archangiolo (dov’è la massaria di Biasi Petagina); Vetrano; lo vallone delli Serritielli; la serra di Ripalba; Riparossa; il lago di Cera (confina la via di S. Arcangiolo e lo vallone delli Serritielli); il piano di S. Pietro; la via della Macchia; le grotte di S. Francesco; fontana Angela; Bosciglito; il piano dell’Olmo; il vallone di Cortino; Santoianni; li Capitali; il carraro di Pietro; il pascone dell’Università; il pascone dell’Abbazia; la fontana della Chianca; la serra di S. Stefano. Quando sono sorti questi nomi? Le carte dimostrano che sono molto più antichi di quanto a prima vista si possa immaginare: alcuni di essi si trovano citati in atti e pergamene di quasi mille anni fa. Qui di seguito si è cercato, con l’aiuto di documenti che vanno dall’XI al XIX secolo, di raccontare la storia di alcuni luoghi del circondario di Calitri e l’origine dei loro nomi. Luzzano In una pergamena del 1124 il feudatario «Roggerio de Balbano» riceve da Ursone, abate di S. Maria in Elce, 40 soldi per il territorio di «Luczano». Questo è il più antico documento nel quale si legge un toponimo relativo al territorio calitrano. S. Maria in Elce era un’abbazia fortificata a nord-ovest di Calitri (da cui il nome castello dell’abbazia), con intorno un piccolo casale. I monaci benedettini la fondarono prima del 1117 e la tennero fino al XV secolo, quando i feudatari di casa Gesualdo se ne impadronirono, la trasformarono in commenda e ne incamerarono le vaste proprietà, che comprendevano anche la terra di Luzzano. Gli antichi confini di Luzzano sono descritti in una carta del 1507: «Confina la terra di Donato Toglia, come va la Serralendine, serraserra, et esce alla terra di Antonio Balascio, et esce alla Fontana della Chianca, et esce allo Sierro di S. Stefano». Tuttavia più volte, nel corso dei se- Rizzolo di Roana, aprile 2000, la signora Antonietta Gautieri (m’nacegghia) con i nipotini Eleonora, Carolina e William. 12 coli, gli abati di casa Gesualdo e poi quelli di casa Mirelli avevano falsificato le antiche pergamene dell’abbazia per modificare i confini dei loro possedimenti e sottrarre in questo modo altre terre ai legittimi proprietari; per questo motivo nel 1810 la commissione feudale, pur lasciando la proprietà di Luzzano ai feudatari, la ridusse ai confini del 1507, mentre gli altri possedimenti della badia furono assegnati al demanio comunale, che li divise in piccole quote tra i cittadini. Castiglione Esistevano due Castiglione: uno nelle vicinanze di Morra, chiamato infatti «Castiglione de Murra», l’altro nei pressi dell’Ofanto, tra Calitri e Ruvo, chiamato «Castiglione della contessa» (Castello de comitissa). In antico doveva essere un luogo importante sia dal punto di vista economico sia da quello militare; nel Catalogus Baronum del 1142 Castiglione è valutato 8 militi, contro i 20 di Conza, i 6 di Calitri e Cairano, i 3 di Montella e Pescopagano. Una pergamena datata 22 ottobre 1275 attesta che il feudo di Castellionum apparteneva a un figlio (forse Gian Galeotto) del quondam Galeotto di Fleury, signore di Calitri, mentre un documento del 1295 parla di una lite tra Gian Galeotto di Fleury e i cittadini di Rapone, che rivendicavano il diritto di raccogliere legna nei territori del Cerrutolo e di Castiglione. Castiglione fu distrutto nel 1350 durante l’invasione degli Ungari di Luigi d’Angiò, venuto nel regno di Napoli per vendicare la morte del fratello Andrea, marito della regina Giovanna I. Le carte di inizio Cinquecento parlano del «feudum Castiglioni inhabitatum», con uno «castiello disfatto», mentre la secentesca Cronica Conzana cita brevemente Castiglione e i suoi antichi casali, dei quali restavano solo «alcuni vestigi». Vito Acocella ricorda «le molte rovine (…) nascoste tra folti rovi», dove, meno di un secolo fa, era ancora possibile distinguere «la piazzetta, il carcere, le piante di alcune abitazioni, dei sotterranei e, in vetta a una rupe, i resti del castello», oltre ai ruderi di una piccola cappella intitolata alla Madonna delle Grazie e a S. Zaccaria. In età moderna gli agrimensori incaricati di misurare il territorio, per due terzi boscoso e per un terzo coltivato, stabilirono per Castiglione i seguenti confini, confermati anche dalla commissione feudale nel 1809: «il vallone di Rifezza, S. Maria in Elice, Carbonara, Pesco di Rago, Monticchio, e Ruvo, mediante il fiume Ofanto». IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 A Castiglione esisteva la taverna del passo, già citata in una carta del 1494 («Una taverna sita a la fiumara dove se dice a lo passo») e della quale resta una breve descrizione nel catasto del 1753: «La camera marchesale possiede una taverna di fabrica in più membri detta volgarmente del passo di Castiglione di Calitri, in cui esigge da ogni passeggiero con some, ed altri animali il dazio, o diritto, secondo la tassa posta nell’epitaffio intagliato in marmo che sta avanti detta taverna». Cerrutolo Nel XII secolo fiorirono tra l’Alta Irpinia e il Vulture numerosi monasteri benedettini, dei quali i più famosi furono l’abbazia di S. Ippolito a Monticchio e quella di S. Guglielmo al Goleto. Oltre a questi due, nelle vicinanze di Calitri esistevano altri sei monasteri: S. Maria in Elce, S. Arcangelo a Castiglione, S. Maria dei Santi, S. Lorenzo in Tufara, S. Stefano in Giuncarico e S. Tommaso al Cerrutolo. Quest’ultimo sorse nel XII secolo tra Calitri e Ruvo, in un territorio che apparteneva al monastero del Goleto; una carta del 1306 ne descrive i confini: «Fines autem prefati tenimenti hii esse dicuntur videlicet ab una parte est flumen Laufidi et flumen Trepi, et ab una parte coniungitur territorio Castri Armateri, ab alia parte territorio Casalis Rubi, ab alia parte territorio Castri Raponi, ab alia parte territorio Monasterii Sancti Laurentii de Tufara, ab alia parte territorio Castri Caletri et si qui alii sunt confines». Il territorio di S. Tommaso al Cerrutolo fu causa di numerose liti tra le benedettine dell’abbazia del Goleto e gli abitanti dei paesi circostanti (Monticchio, Calitri, Rapone, Ruvo, Castiglione), che sconfinavano nella proprietà delle monache per raccogliere legna, pascolare gli armenti, andare a caccia (i cosiddetti usi civici). Tuttavia la città di Rapone, per un’antica concessione dei sovrani normanni, mantenne il diritto di uso civico sul territorio di S. Tommaso e questo provocò nei secoli successivi una lunga serie di controversie con i feudatari di Calitri i quali ritenevano, a torto, che il Cerrutolo rientrasse nelle loro proprietà e pretendevano una tassa (il terraggio) da chiunque raccogliesse erba o legna in quei luoghi. Solo nel XVI secolo i tribunali del Regno stabilirono una volta per tutte che il Cerrutolo faceva parte del circondario di Rapone e che dunque i feudatari di Calitri non potevano vantare alcuna pretesa su queste terre. Della presenza benedettina restano numerose testimonianze nella toponomastica calitrana, come il vallone dei Monaci, la fontana dei Monaci, le coste di S. Benedetto e la serra di S. Stefano. Cusano Milanino, maggio 2000 Antonietta Cantore, Alberto Bagioli, Marco Bagioli e Giulia Bagioli che festeggia la sua prima comunione. Vesciglieta e Vesciglito Tufiello, Pittoli e Canneta Questo toponimo, piuttosto diffuso nella valle dell’Ofanto, risale almeno al XII secolo e deriva forse dal latino bissa, che significa rivolo, alveo di fiume o torrente, oppure da viszellarium, corruzione medievale di virgetum, che invece significa luogo ricco di sterpaglie e di vegetazione. Poiché una etimologia non necessariamente esclude l’altra, il nome potrebbe indicare una zona situata vicino a un corso d’acqua e ricca di sterpi. A Calitri due luoghi hanno questo nome: uno, il Vesciglito, si trova a est del paese, nelle vicinanze del torrente Cortino; l’altro, chiamato Vesciglieta, a nord-ovest dell’abitato, in direzione di S. Maria in Elce. Il toponimo si ritrova anche nei paesi vicini: nel marzo 1175 il feudatario Riccardo di Balvano dona alla chiesa di S. Maria di Perno, nei pressi di Atella, un territorio detto Bisciglieto. Da virgetum potrebbe derivare anche Verdito, l’altro nome che in antico indicava la zona della Vesciglieta: le carte cinquecentesche ricordano infatti la «fontana de Vesciglieta seu Verdito». Sempre nel Cinquecento, nei pressi del «Lagho de lo Vesciglito», c’era la cavallerizza dei principi Gesualdo; i cavalli venivano maneggiati in un territorio chiamato «il Giardino», che si trovava, secondo una carta del 1588, in un «loco detto de lo cortino vulgariter detto dove cavalcava la bona memoria del signor principe Luigi». Nel 1707 un altro documento ricordava «la Cavallerizza ed il Territorio chiamato il Giardino» insieme con «le Grotti nel luogo detto Vesciglito». Sono alcuni dei toponimi più antichi: una pergamena dell’epoca normanna cita la fontana «de Pictole», «la Canneta» e il territorio di «Tufarellum». Oggi questi luoghi, a nord di Calitri, sono in gran parte urbanizzati, ma fino a qualche decennio fa erano zone rurali, con pochissime abitazioni. Mentre l’etimologia di Tufiello e di Canneta è piuttosto ovvia, è molto interessante l’origine del nome Pittoli, da pictura, un vocabolo latino che nell’antico gergo degli agricoltori significava vigna. Dalla corruzione di pictura sarebbero derivati i toponimi «Pictori» e «Pictoli», per indicare una zona che i documenti antichi concordano nel descrivere ricca di vigneti. 13 Cicondella, Ceconnella Un toponimo frequente nelle carte tra Cinquecento e Settecento, che deriva da un vocabolo latino di età medievale: citonellas o ciconellas erano i cancelli che indicavano l’ingresso di una proprietà rustica, simili a quelli che ancora oggi si osservano in molti luoghi di Calitri. La zona chiamata in antico Cicondella corrisponde al versante tra il Serrone e le Strettole, più o meno dove oggi si trova il cimitero, lungo la strada che conduce alla collina di Gagliano. Nel Cinquecento, per la sua felice esposizione a sud, questa era una contrada ricca di vigneti. Il nome si incontra ancora nelle carte di inizio Ottocento ma, dopo la costruzione del cimitero, la zona cambiò aspetto e il toponimo cadde in disuso. IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 Cascina e Trosiano Australia, Sidney dicembre 1999, gruppo di calitrani al matrimonio di Michele Fastiggi (la fiacca) prima fila da sinistra: Incoronata Della Badia (la Persa) coniugata Di Maio, Giovanni Nicolais (con occhiali, u’ russ’ r’ P’chiuochj), Gaetano De Nicola (rall’ e dall’), Michele Fastiggi (lo sposo, la fiacca), Susanna la sposa,Angelo Fastiggi (Lilin’ r’ la fiacca) padre dello sposo,Rosa coniugata Di Maio Michele (la calabresa), Il bambino e la bambina figli di Michele Di Maio, l’altro bambino che appena si vede è Ronny nipote della signora Susy; seconda fila: Elvira (di Montecalvo Irpino) coniugata con Gaetano De Nicola, Maria Mazzeo (di Cairano) coniugata Nicolais,Vincenza Borea (cazzaregghia) coniugata Maffucci, Rosa (la siciliana) coniugata Nannariello, Guido Nannariello, Susy, seconda moglie di Lilino Fastiggi,Antonio Di Maio (l’ortolano di Castiglione); terza fila: Donato Maffucci (R’nat’ r’Vev’, con occhiali), Michele Di Maio (l’ortolano di Castiglione), Giuseppe Nannariello,Vincenzo Di Maio (l’ortolano di Castiglione), Michele Russo (lu mar’sciall’o lucegna), Carmelina Cianci (la santandriana) coniugata Russo, Giuseppe Fierravanti (lu p’lus’),Antonietta De Nicola (rall’e dall’). Secondo il vocabolario dell’Accademia della Crusca, con il nome cascina gli agricoltori del XVI e del XVII secolo indicavano «il luogo dove si tengono, e si pasturano le vacche». Il vallone della Cascina, situato fuori dalle mura a est dell’abitato, alla fine del Cinquecento verdeggiava di vigneti e molti ricchi possidenti avevano proprietà in questa zona; tra essi don Matteo de Alisi (m. 1621), un dotto giurista originario di Teora ma sposato con una donna di Calitri, e Drusiana de Landolfi, la nobildonna nota per aver fondato il monastero benedettino dell’Annunziata. Nei pressi della Cascina Drusiana possedeva una vigna, che alla sua morte divenne proprietà della principessa Ludovisi, feudataria di Calitri, come riporta una carta del 1635. Una carta successiva, degli inizi del Settecento, parla della «vigna detta Trusiano»; i calitrani del XVIII secolo, che probabilmente non avevano mai sentito parlare di Drusiana, avevano trasformato poco alla volta il nome dell’antica proprietaria in un toponimo. Molti documenti sei e settecenteschi ricordano anche la «vigna di don Matteo», il grande territorio a vigneto, tra la Cascina e il convento di S. Sebastiano, che appartenne a Matteo de Alisi e in seguito fu incamerato nel patrimonio dei signori di Calitri. Per scrivere questo articolo sono state utilizzate le seguenti fonti: BIBLIOGRAFIA C. DU CANGE DUFRESNE, Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis, Lutetiae Parisiorum MDCLXXXIII. Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema commissione per le liti tra i già Baroni e i Comuni, Napoli 1808-1810 G. FORTUNATO, Santa Maria di Vitalba, Trani 1898. V. ACOCELLA, Storia di Calitri [1946], r. a., Calitri 1984. Italia Pontificia, a cura di P. KEHR, IX, Samnium Apulia - Lucania, Berolini MCMLXII R. VOLPINI, Diplomi sconosciuti dei principi longobardi di Salerno e dei re normanni di Sicilia, in Contributi dell’Istituto di Storia medioevale. Studi in memoria di Giovanni Soranzo, I, Milano 1968, pp. 481-544. E. CUOZZO, Prosopografia di una famiglia feudale normanna: i Balvano, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», XCVII (1980) [=Studi in memoria di Ernesto Pontieri], pp. 72 ss. G. CIOFFARI, Calitri. Uomini e terre nel Cinquecento, Bari 1996. DOCUMENTI Reggio Emilia 23 luglio 2000, pranzo dei calitrani di Reggio Emilia, da sinistra:Vincenzo Capossela, Filomena Tornillo, Marilena Acocella, Gerardo Coppola, Francesca Acocella e Giuseppe Della Valva. Le Ische Nelle vicinanze dell’Ofanto, in direzione di Castiglione, si stendevano ampi territori pianeggianti coltivati a frumento, chiamati ische (dal latino iscla, zona pianeggiante nelle vicinanze di un fiume). La maggior parte di questi terreni appartenevano al feudatario e le carte li ricordano con diversi nomi (l’«isca de Lienti», l’«isca de Dorante», l’«Iscone»). Un documento del 1707 parla di un «territorio detto l’Isca» e ancora oggi il nome «le Ische» indica tutta la zona intorno all’Ofanto compresa tra il ponte della Ficocchia e la fiumara di Atella. 14 Archivio di Stato di Napoli, Archivio Caracciolo di Torella - voll. 84, 189, 190, 193, 228. Archivio di Stato di Napoli, Catasto onciario - voll. 4974-4981. Archivio di Stato di Napoli, Relevi - voll. 317 e 322. Curia arcivescovile di S. Angelo dei Lombardi, ms. del 1691, D.A. CASTELLANO, Cronica conzana (I brani relativi a Calitri sono stati di recente trascritti da p. Gerardo Cioffari; cfr. G. CIOFFARI, Calitri nel Seicento in «Il Calitrano», n.s., 11 (1999), pp. 8-12; ID. Le Chiese di Calitri nel Seicento - 2 in «Il Calitrano», n.s., 12 (1999), pp. 6-10). IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 QUATTRO NOVEMBRE 2000 Come ogni anno anche il 4 novembre 2000 si è svolta una cerimonia organizzata dalle varie Associazioni Combattentistiche di Calitri con l’intervento della fanfara e di due corone, una del Comune ed una delle Associazioni, presenziava il Sindaco f.f. Acocella ing. Pasquale con gli assessori Paola Zampaglione e Rubinetti. Dopo la S. Messa celebrata dal parroco don Siro, una grande folla si è spostata davanti al monumento ai caduti, dove, in una bella giornata di sole, hanno parlato il Sindaco, il Parroco, una presidentessa di “Associazione sopravvissuti dai campi di sterminio 2° guerra” che ha reso omaggio a due famiglie di Calitri che hanno avuto un congiunto nel campo di Dacau, e il generale Michelangelo De Rosa ha pronunciato una allocuzione per i Caduti. La partecipazione dei cittadini è stata numerosa, ma il tutto è stato inficiato dalla mancanza di un microfono che avrebbe permesso a tutti di ascoltare quanto si andava dicendo e crediamo che il Comune avrebbe potuto far intervenire il proprio Gonfalone “Ringrazio il signor Sindaco di Calitri e le Autorità tutte che hanno voluto invitarmi a celebrare la ricorrenza del 4 novembre 2000, nell’82° anniversario della più grande e significativa Vittoria riportata dall’Italia nel secolo che si sta concludendo. Fu con questa Vittoria che si concluse il lungo glorioso periodo del Risorgimento Italiano, che donò alla nostra Patria l’unità territoriale, anche se il Governo dell’epoca non seppe far valere appieno i nostri diritti al tavolo della Pace, tant’è che quella Vittoria restò per noi Italiani con le ali tarpate, giacchè i quattro anni di guerra con il pesante numero di morti, feriti e mutilati avrebbero meritato maggior riconoscimento da parte degli Alleati. Forse fu proprio quella Pace siffatta a portare l’Italia ad altre guerre con perdite di vite umane e distruzioni sempre maggiori. Noi oggi siamo qui a ricordare la Vittoria del 4 novembre 1918 con i suoi morti, feriti e mutilati, ma non possiamo negare uno stesso riconoscimento a tutti coloro che si sacrificarono successivamente in Spagna, in Africa ed in Europa. I nomi dei Caduti di queste guerre sono scolpiti sul marmo ai piedi di questo monumento. Non sempre i Governi hanno saputo degnamente compensare i sacrifici di coloro che combatterono, tant’è che, solo quarant’anni dopo la Vittoria che oggi celebriamo, fu istituito il “Cavalierato di Vittorio Veneto” con miseri contributi mensili per coloro che si erano distinti in battaglia. Di costoro purtroppo oggi il tempo impietoso ha lasciato vivi solo pochi superstiti, ma di tutti i reduci è sempre restato l’orgoglio di aver contribuito col loro sacrificio alla realizzazione del grosso disegno che è la difesa della Patria e dei propri ideali. Nel celebrare oggi questa annuale ricorrenza, rivolgiamo il nostro pensiero ed il nostro plauso verso tutti coloro che parteciparono alla difesa della nostra Patria, ma mi è duopo sottolineare che la ricorrenza maggiore deve spettare principalmente a coloro che immolarono la propria vita combattendo per i propri principi. Infatti essi rinunciarono al Bene più grande che Iddio dona agli uomini, il dono della Vita. Tant’è che lo stesso Gesù che predicava la magnificenza della vita celeste dopo la morte, pur sentì la necessità di ridonare la vita al suo amico Lazzaro. Concludo Invitando i Presenti a far sì che questi sentimenti siano trasmessi alle generazioni future, perché in esse possano vivere e l’orgoglio di quanto compiuto dai loro Padri e la voglia di imitarli ad operare con orgoglio per la difesa dei propri ideali, confidando che l’Unione Europea possa in futuro realizzare il sogno di quella Pace universale tanto auspicata da tutti i popoli della Terra. Viva l’Italia. Il generale Michelangelo De Rosa “PROMOTER” Nuova Società Turistica È doveroso portare a conoscenza del vasto pubblico di lettori che il 9 giugno 2000 è sorta a Calitri una piccola società cooperativa a responsabilità limitata, “PROMOTER” attualmente composta da quattro soci tutte donne, che si sono impegnate a far conoscere, crescere e migliorare la bella realtà delle nostre terre ricche di storia, cultura, tradizioni, usi, costumi e folklore, unitamente ad un’ottima cucina locale. Dopo un’attenta ricerca di mercato, di analisi del territorio e di valutazione dell’interesse mostrato da tutti coloro che sono stati interpellati, la società si propone la promozione e valorizzazione delle nostre zone (l’Irpinia e il Vulture) mediante la stampa di depliants illustrativi, di videocassette e l’organizzazione di itinerari turistici della durata minima di 1 giorno ad un massimo di 7 giorni, sia per gruppi che per singoli, con accompagnatori, guide ed eventuale interprete. Un sincero ringraziamento va riconosciuto ai signori Sindaci dei Paesi illustrati nei depliants, ai ristoratori ed albergatori che si sono coordinati per dare fiducia alla giovane Società, che ha fatto tesoro dei preziosi consigli del dott. Ottavio Lucadamo, ha ottenuto il coinvolgimento del signor Franco Fiordellisi e dell’Agenzia di viaggi Di Maio di Calitri. Crediamo inutile dire le enormi difficoltà e i disagi affrontati da queste donne coraggiose, che meritano non solo il nostro rispetto, ma attendono che ci attiviamo con tutte le nostre forze per dare loro del lavoro che, vista la bellezza e la cultura del territorio di competenza, non dovrà mancare. Tutti i Calitrani sparsi per il mondo possono ora prenotare un giro turistico, anche di qualche giorno, rivolgendosi alla “Promoter” di Calitri tel. 0827/34.481. 15 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 DIALETTO E CULTURA POPOLARE DI RAFFAELE SALVANTE Dallo spoglio di numerose opere che andiamo facendo da tempo per studiare le origini del nostro dialetto, iniziamo a riportare alcuni riscontri più significativi che abbiamo trovato nell’opera “Le Muse Napolitane” di G.B. Basile, prima edizione del 1635, ripresa dalla rivista STUDI SECENTESCHI editore Leo S. Olschki - Firenze Voll. III - 1962 * mostra d’avere sale ncocozza * a che iuoco ioquammo? * tu l’aie pigliata mo troppo auta, a cuollo * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * mostra di essere intelligente. a che gioco giochiamo? hai sbagliato a caricare l’asino, facendo gravare il peso tutto sul collo. so’ che ti sei pieno come un uovo. ti faccio stare con due piedi in una scarpa! tanto tuonerà che arriverà la pioggia. t’ammacco il naso. hai trovato chi ti contrasta! le andava cercando col lanternino. ti scaccio da questo mondo, uccidendoti. morto di fame ! ritorna per avere il resto. non sa dove ha la testa lo rivoltato nel fango. lo conciai per le feste. vai randagio e desolato. meglio solo che in cattiva compagnia. sei stato preso alla tagliola! che sei cieco! chi te lo avrebbe detto? e togliti da quattro passi! te ne accorgerai se parlo bene. da una orecchia entra e da un’altra esce. questo ti sei messo in testa? che parlantina che ti esce! il diavolo. io non ci posso credere. chi troppo vuole nulla ha. ti ascolto a bocca aperta. chi serve alla corte, muore povero. (continua sul prossimo numero) saccio ca te sì chino comm’a n’uovo vì ca te faccio stare co dui piede a na scarpa! tanto tronarà, pe fi che chiove t’ammacco sse nasche! hai trovato la forma della scarpa! le ieva crcanno co lo spruocco te caccio da sto munno morto de famme! ttorna pe lo riesto! né sape dove tene la capo te lo mbroscinai dinto la lota lo conciae pe le feste vai spierto e demierto meglio sulo che male accompagnato sì ncappato a la tagliola? ca sì cecato! chi te l’avesse ditto? e levate da tuorno! tu te n’adonerai si parlo a siesto da n’aurecchia trase e da n’autr’esce chesto t’hai posto schiocca? bella lena che t’ascie! chilo che squaglia io esco da li panne chi la tira la spezza t’ascoto a canna aperta chi serve in corte, a lo magliaro more Svizzera Gerlafingen giugno 2000, dopo ben 14 anni di partecipazione, quest’anno la Polisportiva Calitri si è classificata al 1° posto su 10 squadre di varie nazionalità (Italiana – Svizzera – Slava – Albanese – Turca – Ceca). I dirigenti della Polisportiva ringraziano in particolar modo la società Svizzera “Superga” organizzatrice del torneo, che puntualmente ogni anno invita il Calitri calcio a questo sentito torneo; al signor Canio Scoca per il suo notevole contributo per l’organizzare il tutto e poi a tutti i ragazzi che in questi anni hanno partecipato al torneo. Nell’augurare un continuo gemellaggio sportivo tra le due società, la Polisportiva Calcio. Calitri saluta tutti gli amici svizzeri ed augura un arrivederci all’anno prossimo. La squadra da sinistra: Gaetano Maffucci, Francesco Scoca, Canio Mario Gervasi, Roberto Capossela,Vito Tateo (capitano), Emerson Schettino, Aniello Martiniello, Vincenzo Cesta, Jefferson Schettino, Fabio Zarrilli, Giuseppe Galgano, Michele Maffucci, Enzo Fierravanti, Otto Spahr, Canio Scoca; prima fila seduti:Vincenzo Galgano, Giovanni Conte, Raffaele Cerbone, Josè Scoca,Andrea Costantino,Vito Tornillo, Michele Salvante. 16 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 a cura e con saggio di Carlo Ossola nel volume “Il Povero nella Città” Edizioni SE pag. 79. Cosa ha fatto l’Amministrazione Comunale per sfruttare questa ghiotta occasione? letteralmente nulla. Ecco allora quanto propone – giustamente – l’avv. Cerreta: – dare il nome di Giuseppe Ungaretti ad una delle vie più belle e frequentate di Calitri (ad esempio, quella che oggi è denominata “Largo Croce” oppure via Pittoli); – segnalare all’Istituto Tecnico, alla Scuola d’Arte e al Liceo Scientifico di Calitri (in ordine di nascita) l’opportunità di una conferenza sul poeta Ungaretti, da affidarsi al prof. Carlo Ossola, con la partecipazione, di cittadini, alunni, docenti e autorità civili e religiose della Provincia e della Regione; – affiggere l’intero testo della breve poesia – perché no in ceramica, visto che abbiamo un Istituto d’Arte – sulla facciata dell’edificio scolastico elementare, per il semplice motivo che si trova nel cuore del paese; – tutta una serie di altre piccole e concrete iniziative su Ungaretti. Vi sembrano proposte campate in aria? Per l’Amministrazione Comunale pare di si!… Vita Calitrana S ua Santità Giovanni Paolo II ha nominato, con decreto del 30.09.2000, don Michele Di Milia (cuzzett’) suo Prelato Domestico col titolo di Monsignore. Don Michele è nato a Calitri il 19.10.1917, è stato ordinato sacerdote il 01.08.1943, è stato insegnante ed economo del Seminario di S. Andrea di Conza dal 1944 al ’48, Padre Spirituale della Confraternita dell’Immacolata Concezione di Calitri dall’8 dicembre 1948 al 30 novembre 1952; Parroco di Senerchia dal 1 dicembre 1952 ad oggi. Vivissimi auguri e ad maiora sempre. L a comunità cristiana di Calitri ha accolto la sera del 17 ottobre 2000 due religiosi della diocesi di Moschi, dalla Tanzania in Africa, Padre Paolo Mawazo Materu e Padre Giuseppe Roman Mlola Marandu della Società Apostolica dello Spirito Santo. La concelebrazione eucaristica è stata presieduta dall’Arcivescovo Diocesano Padre Salvatore Nunnari nella Chiesa Parrocchiale di San Canio. I due religiosi fanno vita di comunità e alloggiano nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, uno collaborerà con il Parroco don Siro Colombo e l’altro servirà la Chiesa di Conza della Campania. Un grazie di cuore al Moderatore Generale dell’Opera dello Spirito Santo Padre Amadeus Macha e all’Arcivescovo Nunnari. Ai calitrani ora il compito di saper trasformare la semplice prestazione d’opera in “diaconia”, in modo da rendere la propria esistenza personale conforme al progetto di Dio, secondo la scelta di fede che opera mediante la carità. LETTERA AL DIRETTORE Le scrivo questa lettera non per protestare o per inveire contro qualcuno, ma semplicemente per esporre i fatti come sono accaduti: in oltre 32 anni che vivo lontano da Calitri, per la seconda volta ho deciso di tornare al paese per vedere la processione dell’Immacolata Concezione che era la mia struggente nostalgia. Ho viaggiato in macchina tutta la mattina del giorno 7 settembre, nel pomeriggio verso le 17 scendendo dalle Case Nuove ho cercato un posteggio, e dopo qualche minuto nel corso Garibaldi si è liberato un posto ed ho posteggiato; sono arrivato alla chiesa dell’Immacolata e al ritorno ho trovato l’amara sorpresa di una contravvenzione, soltanto sulla mia macchina, nonostante che tutto il corso e da ambo i lati fosse pieno zeppo di macchine. Pioveva e sono stato lì vicino per vedere quante multe avrebbero fatto ancora i vigili che erano davanti a Cola a dirigere il traffico, ma non è successo niente di simile, la contravvenzione è stata fatta soltanto a me; la mattina del giorno 8 vado all’ufficio dei vigili per dichiarare che in tanti anni che guido mai avevo visto un divieto a simpatia. Il vigile di turno mi dice che non sa cosa dire , anche perché essendo stato il foglio sotto l’acqua non si leggeva più il nome del vigile, ma lì presente c’era un vigile che mi ha detto che era lui il vigile che aveva eseguito la contravvenzione e che quando mi ha visto parcheggiare ha aspettato due minuti e non vedendomi ritornare ha fatto la multa; e alla mia domanda e tutte le altre decine di macchine? La risposta è stata i loro proprietari erano nel bar a prendere un caffè. La pretestuosità della risposta si commenta da se e non fa certamente onore a noi calitrani. I l Comitato per la festa di Santa Lucia e di San Canio protettore di Calitri, ringrazia tutti i cittadini che hanno attivamente collaborato alla buona riuscita della festa. A ll’Amministrazione Comunale di Calitri, pur nel rispetto delle reciproche competenze, non possiamo che addebitare il consueto e ormai abituale caos: ad esempio su un terreno di tua proprietà vuoi costruire un garage, devi giustamente presentare un progetto sul quale sarà concessa l’autorizzazione; dopo qualche anno vai al Comune a chiedere una copia di questo progetto, nessuno ne sa più niente, è mai possibile? Alcuni cittadini che sentono il dovere di dare il loro giusto e fattivo contributo per una migliore vita cittadina, vengono letteralmente ignorati nonostante le appropriate proposte; ci riferiamo in particolare all’avvocato Giuseppe Cerreta che si è fatto, fra l’altro, promotore – inascoltato – con proposte più che legittime, come ad esempio: 1) circa 60 anni fa il grande poeta Giuseppe Ungaretti ebbe a scrivere una singolare, breve, genuina e bella poesia dal titolo “CALITRI”, che è stata ristampata nell’aprile 1993 Lettera firmata 17 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE Gaetanina – Paolantonio Paolo – Di Maio Giuseppe – Lucrezia Raffaele – Petito Rosa – Pinto Angelo – De Nicola Giovanni – Martiniello Vito – Lucrezia Michele, Sage 14 – Maffucci Giovanni, Via Pittoli 105 – Maffucci Vincenzo – Maffucci Angelomaria, Via Concezione 169 – Cerreta Giuseppe – Galgano Canio, Via Marconi 67 – Galgano Pasquale – Quaranta Vincenzo – Marchitto Luisa – Galgano Antonietta – Coppola Elena – Maffucci Berardino. 15.000: Metallo Giovanni, Via L. Maffucci – Cestone Franchino – Russo Giovanni, Contrada Cerone – De Luca Maria – Cialeo Iolanda – D’Amelio Pietro – Metallo Rocco – Di Guglielmo Francesco – Cerreta Rosa Antonia – Cubelli Alessandro – De Nicola Lucia, Via G. Marconi 18 – Cestone Gaetana – Fierravanti Gaetana – Cesta Maria Irena – Cirminiello Angelomaria – Briuolo Angela – Maffucci Michele, Corso Garibaldi 162 – Tornillo Giuseppe Nicola – Colucci Giuseppe – Galgano Domenico – Di Cairano Canio – Tornillo Giovanni, Via M.A. Cicoria 48 – Coppola Vincenzo – Racioppi Agostino. 20.000: Armiento Rocco – Rubinetti Maria Alessandra – Della Badia Mario – Cubelli Giovanni – Addonizio Alberto – Zarrilli Francesco – Cicoira Michele Antonio, Via G. Marconi 60 – Zabatta Michele – Beltrami Benito – Margotta Michele – Zarrilli Zoia e Canio – Maffucci Lorenzo – Rubino Antonietta – Armiento Marianna – Maffucci Rosa – Tateo Domenico – Maffucci Angelomario, Via Sottopittoli 12 – Armiento Canio – Zarrilli Canio, Via Libertà 11 – Gervasi Rosa – Martiniello Michele – Roberto Marino – Cubelli Vincenzo – Bozza Antonio – Zarrilli Giuseppe – Zabatta Gerardino – Rabasca Vitantonio – Armiento Maria Giuseppa – Fastigi Giuseppe – Fastigi Antonio, Via I° Sottopittoli 18 – Di Cecca Giovanni – Zarrilli Antonio – Lettieri Angelomaria – Russo Maria e Canio – Scoca Vincenzo – Caputo Pietro – Gautieri Vincenzo – Cerreta Antonio – Fierravanti Pasquale – Palestra Vincenzo – Galgano Francesca – Cetta Rosetta – Lucrezia Antonio, Autotrasporti – Di Milia Giovanni – Maffucci Eduardo – Gervasi Benedetta – Metallo Vito – Ziccardi Giuseppe – Stanco Giovanna – Rubino Michele – Lucadamo Vincenzo – Schettini Angelina – Galgano Michele, Via Circonvallazione 34 – De Rosa Orazio – Fastiggi Giuseppe – Del Moro Vincenzo – D’Emilia Pasqualino – Vallario Lorenzo – Lettieri Pietro – Acocella Antonietta – Cialeo Francesco – Zabatta Berardino – Cianci Giuseppe – Lucrezia Vincenzina – Di Cecca Angelo – Margotta Michele – Stanco Maria Antonia – Di Guglielmo Michele Angelo – Gautieri Vincenzo – Acocella Gabriele – Cialeo Vincenzo – Cirminiello Vittorio - Sperduto Angelomaria – Di Cecca Giuseppe – Senerchia Antonio – Lettieri Canio – Di Cairano Francescantonio – Capossela Giovanni – Simone Pasquale – Zabatta Vincenzo – Repole Giuseppina – Cerreta Maria – Galgano Giovanni, zampaglion’ – Tateo Vito – Cirminiello Francesco – Galgano Francesca – Bozza Vincenzo, Via Faenzari 19 – Di Muro Leonardo – Lucrezia Michele – Maffucci Vittorio – Di Cosmo Antonio – Panelli Armando – Di Carlo Felicetta – Maffucci Vincenzo, Via Macello 46 – Caputo Vittorio, Via Guttuso 5 – Caruso Girolamo, Via Picasso – Cianci Alessandro, Via Circonvallazione 57 – Lampariello Michele – Basile Aniello, Corso Garibaldi 162 – Caputo Vitantonio, Via Dante 37 – De Nicola Giuseppe, Via De Sanctis 57 – Cerreta Alfonso – Zarrilli Canio, Via De Sanctis 33 – Delli Liuni Antonio – Calà Pasquale – Zabatta Domenico – Galgano Michele, Depi A/96 – Tuozzolo Rosamaria e Raffaele – Lungaro Canio – Maffucci Angelo – Caputo Angela – Lettieri Enzo – Fastiggi Giacinta – Caputo Angela – Rubinetti Maria Alessandra – Nannariello Migliorina. 25.000: Zabatta Lucia – Pasqualicchio Vincenzo – Lo Priore Antonio – Melaccio Gerardo – Di Milia Maria, Via delle Paludi 11 – Metallo Colomba – Iannolillo Luigi – Nicolais Cristina – Scoca Vincenzo – Del Re Michele. 30.000: Di Milia Vito e Angelo – Gallucci Annibale – Di Milia Antonio, Via Circonvallazione 44 – Nivone Michele – Zabatta Rocco – Metallo Vincenzo – Di Milia Vincenzo – Petito Maria Sena – Cerreta DA CALITRI 10.000: Maffucci Giovanna – Guardione Gaetano – Di Maio Giuseppe – Zarrilli Canio – Nappo Domenico – Di Roma Giuseppe – Leone Giuseppe – Maffucci Matilde – Tateo Antonio – Borea Giovanni – Briuolo Rocco – Di Milia Salvatore – Briuolo Giovanni – Nivone Antonio – Sperduto Giovanni – Di Napoli Gaetano – Di Maio Maria Michela – Del Cogliano Luciano – Gervasi Giovanni – Galgano Antonietta – Tancredi Giuseppe – Di Guglielmo Giuseppe – Di Milia Calitri, 7 e 8 settembre 2000, Comitato Festa di San Vito e Immacolata Concezione, prima fila da sinistra: Giovanni Cerreta (segretario amministrativo), Brunella Galgano, Silvana Borea,Vittorio Del Buono (segretario organizzativo), Alba Fausto, Federica Lettieri, Luciana Cerreta, Rosaria Di Salvo, Giuseppe Zarrilli (senza cravatta), Giovanni Melaccio, Pasquale Margotta; seconda fila:Antonio Borea,Adriana Di Cairano, Paola Lettieri,Annalucia Nigro, terza fila: Luisa Zarrilli,Angela Di Milia,Vincenzo Coppola (vice presidente), Raffaele Tuozzolo, Enzo Lettieri (cassiere), Francesco Sacino, ultime file: Salvatore Strollo, Leone Coppol (alle spalle del primo), Canio Gautieri, Canio Codella (alle spalle del primo), Giuseppe Zabatta (in cima), Sergio Fasulo, Raffaele Di Milia, Leonardo Zarrilli,Vito Alfredo Cerreta (priore). La comunità di Calitri ha celebrato con gioia e letizia nei giorni 7 ed 8 settembre 2000, la festa della natività della beata Vergine Maria e il martirio di San Vito. Il ringraziamento del Comitato Festa va a tutto il popolo di Calitri e agli emigranti che in questo anno giubilare si sono affidati a “Lei” madre di Cristo e madre della Chiesa. 18 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 Cogliano Berardino (Salerno) – Rauseo Maria Francesca (Bologna) – Di Carlo Francesca (Roma) – Caporale Vincenzo (Carpi) – Galli Immacolata e Alvaro (Capoliveri) – Cestone Giovanni (Pinerolo) – Abate Giuseppina (Varapodio) – Mazziotti Grazia (Tione). 35.000: Aristico Antonio (Siena) – Mucci Vito Michele (Sesto S. Giovanni). 50.000: Cestone Mario (Brescia) – Cestone Canio (Brescia) – Cestone Pasqualino (Brescia) – Ricigliano Peppino (Giussano) – Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano) – Melaccio Vito (Giussano) – Giannini Mario (Firenze) – Maffucci Donato (Mariano C.se) – Rinaldi Canio (Ponte Tresa) – Bozza Elvira (Napoli) – Cestone Antonio (Pavia) – Buono Marcello (Avellino) – Cianci Michele (Brescia) – Mancino Elisa e Pasquale (Cerignola) – Di Milia Luigi (Taranto) – Zampaglione Vito (Biella) – De Nicola Vito (Bollate) – Rabasca Angelomaria (Cervinara) – Del Re Michele (Napoli) – Di Napoli Pasquale (Milano) – Acocella Giovanni (Avellino) – Messina Giuseppe (Roma) – Di Maio Vito (Colle di Val d’Elsa) – Bosio/Cioffari (Pavia) – Santeusanio Giovanni (Napoli) – Codella Vito (Cremona) – Spatola Saverio (Brescia) – Di Milia Michele (Pescara) – Caputo Antonio (Prato) – Maffucci Pietro (Roma) – Bonucchi Alfonso (Roma) – Metallo Vincenzo (Roma) – Codella Michele (Tirano) – Maffucci Canio Antonio (Torino) – Marini Lucio (Firenze) – Zarrilli Canio (Roma) – Scoca Pasquale (Ponte Tresa) – Gori Stefano (Firenze) - Bardi Grazia (Certaldo) – Di Cosmo Michelino (Oliveto Citra) – Caputo Canio (Carosino) – Gautieri Canio (Novate M.se) – Polestra Vincenzo (Bolzano). 60.000: Codella Michele (Pavona di Albano). 100.000: Caracciolo Agostino (Napoli) – Cicoira Antonio (Roma) – Ferrara Michelina (Torino) – Maffucci Donato (Mariano C.se) – Berrilli Giovanni (Roma). Michele – Contino Vito Antonio – Di Cecca Angelomaria – Di Roma Antonio, Via De Chirico – Di Maio Franco, Via V° Pittoli 1 – Caruso Salvatore – Di Cecca Giovanni – Fiordellisi Michele – Di Milia Pasquale – Maffucci Francesca – Maffucci Angelo, Contrada Fico – Lucrezia Antonia – Zampaglione Vincenzo – Zarrilli Donato, Corso Garibaldi 132 – Di Napoli Canio – Immerso Maria – Nicolais Canio – Sansone Lorenzina – Cestone Francesco – Gervasi Teresa – Polestra Giovanni – Cestone Francesco, Contrada Sambuco – Cestone Giovanni – Mucci Fioraio – Sena Anna – Paolantonio Vito – Vallario Leonardo – Del Re Nicola – Del Re Mario – Russo Pasquale, Vico III Pittoli – Delli Liuni Giulio – Galgano Maria Gaetana, fioraio – Tornillo Salvatore – Cialeo Canio. 50.000: Maffucci Salvatore – Lucev Donato – Cappiello Pietro – Zabatta Franca – Di Maio Teresa – Senerchia famiglia – Armiento Giuseppe – De Rosa Eugenio – Di Napoli Pasquale Salvatore – Cicoria Osvaldo – Vallario Leonardo, Palude di Pittoli – Salvante Abate Antonietta – Metallo Giovanni – Nigro Giuseppe – Girardi Giuseppe – Rabasca Michele – Zarrilli Michele, Via Verdi 1 – Tuozzolo Annina – Zabatta Vito Antonio, autofficina – Lucrezia Luigina – Cono Sud – Cestone Salvatore – Zarrilli Lorenzo, Corso Rinascimento – Raho Alberto – Ricciardi Grazzina e Donato – Polestra Maria Antonietta – Macelleria Vitello D’Oro – Stanco Michele, Via III° Sottomacello – Borea Ester in Lampariello – Marchitto Vito. 100.000: Armiento Vincenzo – Comitato Festa S. Vito/Immacolata. DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE 5.000: Chirichiello Graziano ( Vallata ). 10.000: Maffucci Michele (Milano) – Marrese Michelina (Milano) – Maffucci Marco (Roma) – De Luca Antonio (Rapone) – Miele Pietrangelo (Bollate) – Marzullo Dario (Aquilonia) – Capozi Bruno (Roma) – Maffucci Vincenzo (Roma) – Zabatta Antonia (Nova M.se) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Scilimpaglia Gaetanina (Roma). 15.000: Galgano Canio (Lentate S.S.) – Cerreta Vincenzo (Carrara) – Zabatta Francesco Gaetano (Ostia Lido) – Di Napoli Mario (Bollate) – Cerreta Ciro (Avellino). 20.000: Tetta Vincenzo (Caravaggio) – Floridia Marco (Limbiate) – Di Giuseppe Maria (Pirri) – Scoca Giuseppe (Roma) – Lucrezia Raffaele (Bollate) – Di Cairano Michele (Novate M.se) – Fastigi Antonella (Stra) – Rosamilia don Pasquale (Teora) – Ricciardi Vitale (Aversa) – Zabatta Pasquale (Lentate S.S.) – Russo Eleonora (Ventimiglia) – Felci Adriano (Roma) – Lampariello Luigi (Salerno) – Lampariello Michele (Salerno) – Codella Michele (Pavona) – Della Badia Lucia (Marano) – Nannariello Giuseppe (Milazzo) – Russo Donato (Torino) – Di Napoli Vincenzo (Bollate) – Pennella Giuseppe (Trani) – Di Maio Maria (Roma) – Fatone Giuseppe (Roma) – Cianci Antonietta (Bollate) – Lombardi Beniamino (Ordona) – Balascia Francesco (Bisaccia) – Di Cairano Michele (Milano) – Acocella Filippo (Cugliate S.) – Leone Giuseppe (Misinto) – Bozza Gaetano (Noverate) – Di Maio Antonio (Rho) – Rabasca Italo (Avellino) – Maffucci Giuseppina (Roma) – Panico Fiorentino e Teresa (Pomigliano D’Arco) – Gargano Anna (Colleverde di Guidonia) – Di Cairano Antonio (Albuccione di Guidonia) – Acocella Francesca (Reggio Emilia) – Di Napoli Angelo Maria (Porto Torres) – Minichino Enza (Arese) – Di Maio Giacinta (Cogliate) – Capossela Giuseppe (Genova) – Motta Gianfranco (Muggiò) – Maffucci Edoardo (Moncalieri) – Mastronicola Vittorio (Frosinone) – Di Giuseppe Egidio (Foggia) – Delli Gatti Franco (Pioltello) – Stanco Vito (Firenze) – Donatiello Giovanni (Velate). 25.000: Di Milia Patrizia (Genazzano) – Stanco Salvatore (Salerno) – Stanco Vito (Salerno) – Codella Michele (Roma) – Stanco Giuseppina (Mercogliano) – Zarrilli Angela (Pavia) – Di Milia Vincenzo (Pescara) – Acocella Filippo (Napoli) – Cantarella Maria (Genova). 30.000: Pastore Leonardo e Franco (Taranto) – Cubelli Orazio (Portici) – Scoca Mauro (Chieti) – Metallo Mauro (Brescia) – Sanò/Gautieri (Roma) – Russo Michele (Potenza) – De Matteo/Di Maio Ersilia (Roma) – Cestone Vincenza e Vito (Chiasso) – Gautieri Antonio (Mariano C.se) – Caruso Michele (Cantù) – Cioffari Maria (Novara) – Bozza Canio (Ribecco sul Naviglio) – Gallucci Donato (Ancona) – Del DALL’ESTERO BELGIO: Catano Maria $ 20 – Rubino/Borea 30.000 – Mignone Antonio 20.000 – Capossela Giuseppe 50.000 – Maffucci Antonietta 25.000 – Maffucci Giovanni 50.000 – Maffucci Vito 50.000. FRANCIA: Di Cairano Vincenzo 50.000. GERMANIA: Zabatta Giovanni 20.000 – Totaro Antonietta 10.000 – Cardinale Raffaele 10.000 – Galgano Umberto 20.000 – Metallo Teresa 20.000 – Nicolais Alfredo 50.000 – Dettori Giovanni 15.000 – Rosalia Vincenzo 50.000. INGHILTERRA: De Rosa Angela Brattesani 50.000. SVEZIA: Armiento Michelangelo 30.000. SVIZZERA: Cestone /Zarrilli Lucia 15.000 – Caruso Vittorio 50.000 – Cestone Giuseppe 50.000 – Maffucci Giovanni e Giuseppina 20.000 – Altieri Vito 30.000 – Girardi Giuseppe 50.000. ARGENTINA: Lucadamo Michelina ved. Codella $ 20 – Codella Angela $ 20 – Codella Juan $ 20. AUSTRALIA: Fastiggi Angelo 20.000. BRASILE: Aristico Canio Vincenzo 35.000. CANADA: Sagino Giuseppe 25.000 – Lampariello Pietro 100.000 – Lampariello Michele 100.000 – Margotta Vincenzo $ 20. URUGUAY: Metallo Antonietta 25.000. U.S.A.: Abate Maretta $ 50 – Metallo Vincenzo 30.000 – Frucci Bruno 50.000 – Messina Incoronata 25.000 – Lucrezia Giuseppina $ 15 – Casimiro Maria Nicolais $ 15. VENEZUELA: Di Guglielmo Rosa 20.000 – Maffucci Bernardino 20.000 – Simone Giovanni $ 50 – Caputo Mario $ 50 – Petito Pasquale 50.000 – Galgano Michele 100.000 – Maffucci Gerardo $ 100. Chiediamo scusa e comprensione per qualsiasi involontaria omissione PREMIO SAN VALENTINO Concorso Internazionale di Lettere e di Arti XXXI Edizione Scadenza 31 dicembre 2000 Informazioni: Segreteria Premio San Valentino Viale Antonio Fratti 7 - 05100 TERNI Tel. e fax 0744/42.82.33. 19 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 24 giugno al 12 ottobre 2000, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Vito Calabrese di Vincenzo e Lucia Protano Gianluca Cianci di Mario e Giuseppina Caruso Amina Cianci di Vito Massimo e Sonia Giarla Giulia Maffucci di Berardino e Francesca Gonnella Alessandro Astone di Gustavo e Lucia Zarrilli Lucia Rubino di Vitantonio e Rosa Belmonte Michele Del Moro di Giuseppe e Lucia Schettino Giuseppe Ziccardi di Luciano e Maria Tartaglia Maria Laura di Nicola e Concetta Cerreta Vincenzo Galgano di Francesco e Maria Iannolillo Simone Zotta di Mario e Milva Creddo Enzo Russo di Pietro e Angela Gautieri Azzurra Metallo di Gerardo e Rosa Russo 25.06.2000 25.06.2000 08.07.2000 18.07.2000 31.07.2000 14.08.2000 18.08.2000 22.08.2000 14.09.2000 01.10.2000 05.10.2000 06.10.2000 06.10.2000 MATRIMONI Vito Lucio Paolantonio e Raffaella Di Milia Canio Galgano e Albina Cianci Domenico De Stradis e Teresa Di Cecca Canio De Rosa e Maurizia Petruzziello Canio Metallo e Rosa Di Milia Antonio Di Cosmo e Felicia Pinto Canio Fastiggi e Maria Michela Mungiello Vincenzo Maffucci e Angela Mesce Michele Maffucci e Giovanna Borea Francesco Corazzelli e Maria Antonietta Capossela Mario Rosario Maffucci e Carmen Marrese Luigi Di Cecca e Mariella Cestone Vito Acocella e Lucia Di Cecca Gerardo Di Napoli e Cristina Bini Sergio Sgobbo e Angelina Maffucci 24.06.2000 01.07.2000 03.07.2000 04.08.2000 05.08.2000 08.08.2000 12.08.2000 19.08.2000 26.08.2000 30.08.2000 31.08.2000 02.09.2000 09.09.2000 16.09.2000 07.10.2000 MORTI Angela Metallo Immacolata Del Cogliano Vincenza Caputo Angela Martiniello Costantino Di Maio Angela Sperduto Michela Lucrezia Francesca Cialeo Vito De Nicola Antonia Caruso Gaetano Di Muro Rosina Maffucci Giuseppe Bozza Orazio Armiento Vito Zarrilli Giuseppe Scoca Pasquale Margotta 16.02.1916 – 26.06.2000 01.09.1919 – 04.07.2000 09.10.1915 – 13.07.2000 08.06.1912 – 19.07.2000 28.02.1909 – 21.09.2000 09.04.1911 – 22.07.2000 29.01.1928 – 25.07.2000 03.06.1930 – 02.08.2000 07.12.1918 – 13.08.2000 23.01.1922 – 03.09.2000 01.02.1929 – 08.09.2000 10.06.1931 – 14.09.2000 08.11.1932 – 15.09.2000 23.08.1921 – 16.09.2000 03.10.1913 – 29.09.2000 03.01.1947 – 11.10.2000 27.02.1913 – 12.10.2000 20 IMMACOLATA DEL COGLIANO 01.09.1919 - † 04.07.2000 Una degli undici figli di Francesco Del Cogliano e Vincenza Codella, ha dovuto fin da piccola affrontare con coraggio il lavoro semplice ed umile dei campi insieme ai fratelli e alle sorelle. Difficoltà e sofferenze non sono mancate: l’invalidità della figlia, i lunghi, duri dieci anni di lavoro in Germania del marito Amato, al ritorno in Italia la sua malattia e l’amputazione della gamba, poi il terremoto dell’Irpinia e la vita per più di dieci anni nei prefabbricati, la morte del marito e della figlia. Ha accettato sempre la sua situazione con serenità; negli ultimi anni ha fatto spesso visita al monastero dove risiede il figlio don Lorenzo, che il 6 luglio nella messa esequiale ha concelebrato con i monaci venuti da Fabriano, da Roma, da Giulianova, da Bassano e anche un confratello dall’Australia, perché il Signore, nella sua infinita misericordia, accolga la sua anima. Dalle pagine del nostro giornale il figlio don Lorenzo esprime la più viva riconoscenza alla comunità delle Suore di Gesù Redentore di Calitri, in particolare alla superiora e all’infermiera suor Ermanna, L’attenzione, la premura, la cura amorevole che hanno dimostrato saranno certamente ricompensate da Dio che non si lascia mai vincere in generosità. Il Signore ricolmi della sua grazia la famiglia religiosa delle suore di Calitri, perché sia sempre un lievito significativo di testimonianza evangelica in mezzo al paese. XXXI PREMIO DI POESIA FORMICA NERA CITTÀ DI PADOVA Scadenza 3 aprile 2001 Informazioni tel. 049/61.77.37 E-mail:[email protected] IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 R E Q U I E S C A N T Gaetano Metallo 14.09.1932 - † 31.10.1953 Sei sempre vivo nella nostra memoria e in quella di tutti coloro che ti conobbero e ti amarono. Nicola Cicoria 01.01.1911 - † 17.11.1979 La moglie i figli e i parenti tutti lo ricordano con viva commozione a 21 anni dalla sua scomparsa. Maria Lucia Metallo 24.04.1929 - † 20.11.1986 Gli anni passano ma il tuo ricordo resta indelebile nei nostri cuori. Gaetano Metallo 19.11.1925 - † 18.11.1994 I figli, la moglie e i conoscenti lo ricordano con affetto. Pasquale Capossela 02.01.1935 - † 08.12.1999 Lascia ai suoi cari e a quanti lo conobbero e amarono un vivo ricordo di fede, onestà, amicizia. Giuseppe Antonio Senerchia 16.10.1922 - † 26.09.1990 A dieci anni dalla scomparsa la moglie Elena, i figli Teresa e Lorenzo lo ricordano con l’amore e l’affetto di sempre. Giovanni Iannolillo 04.03.1944 - † 11.11.1984 La morte è un mistero a cui solo la Fede toglie la crudeltà. Vincenzo Maffucci 23.01.1939 - † 18.11.1990 Sei un ricordo indelebile nella mente di tutti noi. Nella ricorrenza del decimo anniversario della tua scomparsa sappiamo che non soffri più, sei nella pace e questo lenisce il nostro dolore. Orazio Armiento 23.08.1921 - † 16.09.2000 “…cercai l’amore dell’anima mia, lo trovai, l’ho abbracciato e non lo lascerò mai” (Cantico dei Cantici) P A C E Marco Di Napoli 25.02.1937 - † 25.11.1999 Il fatto che questa estate a Calitri tutti abbiano notato la tua assenza è il segno dell’amore e della stima che tu godevi – e godi – in mezzo a noi. Signore, accogli la sua anima. Antonio Di Napoli 15.10.1919 - † 16.11.1991 Dopo 9 anni i tuoi cari ti ricordano con immutato affetto. Michele Cubelli 19.09.1925 - † 15.08.2000 La tua morte inattesa lascia un grande vuoto in mezzo a noi; la moglie Lucia e i figli Roberto e Susanna. I N Savino Guerrino Pennella 28.02.1927 - † 31.12.1987 La moglie Giacinta e i figli lo ricordano con l’amore di sempre. 21 Maria Cristiani 07.07.1892 - † 30.11.1979 Sei sempre viva nella nostra memoria, presente nella nostra vita. Maffucci Angelomaria (Ndundar’) 03.08.1921 - † 14.12.1997 La tua memoria rivivrà eternamente nell’animo di chi ti ha amato e conosciuto IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 UN PAESE SULLA COLLINA Ricordi di San Mango sul Calore di Luigi De Blasi – Libreria Dante & Descartes – Napoli 1999. L A N OS TRA BIBLIOTEC na galleria di personaggi dai vari caratteri del piccolo mondo U paesano, che ha valore di documento per il modo di vivere tramontato per sempre insieme con le case, le strade, le piazze e tanti uomini e donne scomparsi dalla scena di quel mondo, vivo solo nel ricordo dell’autore o dei suoi coetanei sopravvissuti al terremoto e alle vicende della loro generazione. Ricordi ed affetti descritti che riportano, con accorata nostalgia, alle antiche radici e alle tradizioni della propria terra, quando nelle sere d’estate ci si attardava sugli usci e tra vicini s’intrecciavano colloqui sugli argomenti attinenti al tenore di vita, e negli inverni lunghi, si indugiava di sera accanto al focolare, fino a quando durava sul fuoco l’ultimo pezzo di legna. Poi ci fu il 23 novembre 1980, il terremoto provocò la catastrofe e non ci fu più né casa né paese, nulla rimase al proprio posto. Per molti anni ci fu solo una collina ricoperta da vegetazione selvaggia popolata soltanto dai fantasmi della memoria che si aggiravano per le strade e per le piazze scomparse. I RACCONTI DEL MIO PAESE vol. 1° di Antonio Mazzone – Amministrazione Comunale di Senerchia 2000 a dato atto alla lungimirante politica del sindaco Faia e del ConV siglio Comunale se il paese di Senerchia ha acquisito un’immagine di tutto rispetto, per il semplice motivo che coniugando con sagace intuito le Istituzioni con la finanza degli Istituti di Credito che operano sul territorio, hanno non solo curato la stampa dei libri dell’ottimo prof. Antonio Mazzone, ma ne seguono, con vero acume, la distribuzione capillare. Il prof. Mazzone, questa volta tralasciando ricerche d’archivio, documenti storici ed eventi politici, ha voluto far parlare la gente del luogo, gli umili, i contadini, gli artigiani, i braccianti agricoli, qualche professionista, qualche impiegato, gli emigranti, i disertori, i cacciatori e tante altre categorie di persone, presentando il tutto con competente abilità, con saggezza, con padronanza di linguaggio, con limpidezza espressiva. Una lunga schiera di persone sfila dinanzi ai nostri occhi, raccontando soltanto fatti realmente accaduti, nell’intento di salvare pezzi di storia viva della comunità cittadina di Senerchia, che così può rivivere il suo passato, attraverso i personaggi sempre vivi, ora come narratori, ora come protagonisti, ora come testimoni, ricreando un vivacissimo affresco dell’esistenza, come una registrazione precisa, saporosa, con i suoi motteggi, le maliziose allusioni e insinuazioni, i tortuosi ed ambigui rapporti personali e così via. L’importanza di questo libro costituisce un documento di grande valore ed efficacia per ricostruire la storia del paese con un insieme di piccole storie particolari. LA VITA UMANA ARBERESHE di Donato M. Mazzeo – Quaderno n. 25 – Rivista “Basilicata Arbereshe” – Lavello 2000. ’autore, che da oltre vent’anni dirige la Rivista d’informazione e dibattito “Basilicata Arbereshe” con tenacia, pari all’impegno inLterculturale con il coraggio proprio dei pionieri, ovvero l’ottimismo dell’utopia, in questo lavoro, mostra l’altra faccia dell’antico popolo lucano che, dopo mezzo millennio è ancora a testimoniare l’altra dimensione, etnica e solidale di una minoranza linguistica e storico-antropologica che ha scritto una pagina, ancora sconosciuta, delle “radici” plurali del popolo italiano. Questo libro appartiene al quel filone di opere dedicate al recupero delle culture “tagliate” che l’attuale civiltà industrializzata e massificante rischia di vanificare nei valori essenziali; l’autore, in undici capitoli, prende in esame la struttura familiare, il matrimonio, il battesimo-cresima fra gli Arbereshe, i riti funebri, la gastronomia, il folklore, il tutto con la sacralità di chi crede al dovere di trasmettere antichi messaggi a disponibili posteri, con un discorso di facile e godibile lettura. Un libro importante, per gli studiosi interessati, come comodo e prezioso strumento di lavoro. UN’OSCURA PAGINA DEL BRIGANTAGGIO MUGNANESE di Pasquale Colucci – Amministrazione Comunale di Mugnano del Cardinale 2000. elineando in maniera rapida ed essenziale, ma quanto mai preciD sa e documentata, il fenomeno del brigantaggio postunitario nel Baianese, il prof. Colucci ricostruisce i precedenti, i moventi, le ANNACANNU PINSERA di Ermanno Mirabello – Zane Editrice Melendugno (LE) 2000. modalità e le conseguenze di un torbido, e sin qui oscuro, episodio del brigantaggio mugnanese dopo l’Unità. Era il pomeriggio del 18 dicembre 1861, quando al “Ponte di Basso” la carrozza con a bordo Luciano Di Napoli, Andrea Colucci e Maria Michela Cuomo, cadde in un agguato di briganti che trucidarono tutti i passeggeri, compresa la Cuomo. La Cuomo, infatti, stava ritornando in paese dopo un periodo di detenzione nelle carceri di Avellino con l’accusa di connivenza con i briganti e in particolare di essere l’amante del Caruso, che al rifiuto della donna di seguirlo in montagna, per riprendere la vita brigantesca, la uccise. Un affresco vivo di un mondo difficile, di una società rurale, di una cultura che poi si è andata evolvendo con ritmi ormai non più paragonabili a quelli preesistenti, ma studiare la nostra storia ed i personaggi della nostra tradizione – come fa il prof. Colucci con vigile sensibilità e sicura competenza – nelle loro immagini vere è un responsabile atto di onestà. con quest’opera torna per la seconda volta ai suoi lettori Ltico’autore con una raccolta di poesie dialettali, cui non manca il valore poeche si evidenzia in tutti i suoi versi; considerati i notevoli consensi ottenuti in importanti concorsi nazionali ed internazionali, la sua modestia è sicuramente una qualità che molti poeti non hanno. L’ ispirazione poetica è di matrice isolana, il dialetto è quello delle sue radici palermitane e si giova di una consapevolezza selettiva, critica, culturale la quale si libera dal folklore tipico popolare di molti poeti dialettali, ma che aderisce alla realtà ambientale umana, con limpidezza espressiva. Con una particolare disposizione naturale della mente e del cuore Mirabello trasferisce mirabilmente l’esperienza della vita, il proprio vissuto esistenziale, nella dimensione poetica e quindi la traduce in versi, in immagini, in metafora, in analogia, in simboli, e soprattutto in linguaggio; il tutto coniugato ad una sentita ed intensa spiritualità fa assumere alla sua poesia una funzione espressiva e di comunicazione esistenziale tale per cui l’essere poeta sia il momento più significativo del vivere. Poesia del sentimento dunque, su cui si innesta il filo lungo ed amaro del dolore umano e del suo simbolo più alto il Cristo sofferente che in una attenta e vigilata scrittura persuade ed invita a riflettere, a *** Come mai a Calitri le Amministrazioni Comunali, di qualsiasi colore, non sono riusciti a fare, nel campo culturale, ciò che altri paesi fanno da tempo? 22 IL CALITRANO N. 15 n.s. – Settembre-Dicembre 2000 saper dominare gli eventi, a non interrompere mai il dialogo con la propria coscienza, a saper, sempre, rimanere se stessi, disposti a pagare qualsiasi prezzo, a porre la libertà e la giustizia come i soli utili veri di una società veramente civile. Si tratta, infatti, di simboli cristologici incisi sulla roccia mediante i quali i primitivi cristiani intesero lasciare il segno della loro fede in Cristo. La somiglianza di questi graffiti con quelli giudeocristiani trovati sui mattoni e sulle pietre della Santa Casa di Loreto, a S. Michele Arcangelo sul Gargano, in qualche catacomba romana e presso la tomba di S. Pietro “muro g”, in Vaticano, fa pensare ad una più diffusa presenza giudaica nella regione, dato che gli stessi simboli venivano usati dagli Ebrei, per le pratiche prescritte dalla legge mosaica. Si vuole che da quegli Ebrei li avessero appresi gli abitanti del posto man mano che abbracciavano la fede cristiana. Opinione condivisa da p. Giuseppe Santarelli, Direttore Generale della Congregazione Universale di Loreto, studioso della materia. L’opuscolo sui graffiti paleocristiani di cui sopra, redatto da Damiano Pipino, presidente della sezione Archeoclub di Contursi, è stato presentato in un incontro di studio tenutosi ad Albano di Lucania la sera del 12 agosto u.s. al quale hanno preso parte S.E. mons. Salvatore Logorio, Vescovo di Tricarico (Mt), mons. Angelo Lazzaroni, vicario generale di quella Diocesi, mons. Rocco De Cicco, parroco di Albano, nonché il Sindaco Vito Benedetto, il prof. Michele Sarli, presidente del Circolo ACIS, il prof. Michele Cioffredi, l’ing. Franco D’Anzi, il prof. Salvatore Gentile. CASA E PUTEA – Figure e mestieri nella memoria – di Michele Vespasiano – Montella 1996. er mantenere viva la memoria di una quotidianità in rapida mutazione, l’autore ha fissato sulla pagina i volti laboriosi di alcuni personaggi minori, colti nella quotidianità del loro operare, e con una dovizia di particolari attinenti i singoli mestieri o occupazioni, nel rispetto del lettore, approfondisce ed analizza i suoi ricordi, senza mai far scivolare la scrittura nel patetico della commemorazione. Vespasiano, attento al sentimento del tempo, riesce a filtrare gli eventi che l’uomo vive nella sua quotidianità che connotano e qualificano un momento preciso della storia locale, traducendoli in simboli, in metafore, nei quali le generazioni avvenire troveranno la radice della storia paesana e della loro stessa umanità. È fare storia di tante persone che hanno lasciato traccia del loro vissuto, quasi sempre modesto o addirittura banale, ma mai insignificante; piccole storie di paese che illustrano le condizioni sociali nelle quali vivevano uomini, donne e bambini, protagonisti del loro lavoro, immersi nella quotidianità di fatti minuti; il tutto per ritrovare, se possibile, quell’atmosfera che permeava i comportamenti dei singoli e quelli della collettività. Questa galleria di personaggi è uno spaccato estremamente suggestivo, che apre ai giovani nuovi e inediti orizzonti con la scoperta del volto più autentico della individualità storica della loro comunità. L’autore, infine, si distingue per sobrietà e penetrazione e evitando la retorica, i sentimentalismi, le mitizzazioni, ha saputo sapientemente darci un’immagine viva di quei personaggi, rendendoli accessibili nella loro semplicità e specifità. P LARINO SACRA vol. II di Giuseppe Mammarella – a cura dei Lions Club – Cromografica Dotoli San Severo 2000. da uno stile sobrio, contenuto e partecipe e dalla soliSvereostenuto ta intelligente e meticolosa ricerca, l’autore ha saputo far riviquesto spaccato importante e fondamentale della storia religiosa di Larino, con un secondo volume che si presenta in elegante veste tipografica; una pubblicazione che oltre alla ricchezza della documentazione sta a testimoniare l’impegno profuso dall’amico Mammarella. Destinato indubbiamente ad un vasto pubblico, infatti, il volume non può non interessare ogni persona colta, e tanto più l’emergere, di tanto in tanto, di nomi e fatti che hanno ormai una collocazione precisa nella storia religiosa di una cittadina che è anche, anzi, prima di tutto, storia di cultura nel senso più lato e autentico del termine, specie in ordine alla compiutezza del profilo di una città viva e dinamica come Larino, pur nella complessità delle sue componenti. Il libro nel complesso ci sembra ben costruito e condotto con competenza critica e partecipazione, così da riuscire utile a quanti di Mammarella conoscono ancora poco. SPECCHI E PAROLE 37 poesie di Luigi De Paola – Editrice Delta 3 - Grottaminarda 2000 tratta di una raccolta di versi senz’altro pregevole che da voce a una Smentoisottile, frusciante propensione all’annotazione rapida, al suggerifantasioso registrati quasi in corsa su svariati accidenti e vicissitudini del vivere. Estemporaneità e, quindi, occasionalità puntualizzata nell’istante, dentro lo spazio perentoriamente delimitato dall’annotare impressioni e spunti di meditazione, inglobandoli in minuti organismi di versi divaganti, con la fuggevolezza di un discorso consumato in un celere fraseggio; le liriche non peccano di tradizione scontata nelle immagini perché nascono da una semplicità e una bellezza nuova, cioè dallo stesso rapporto ingenuo di fronte alle cose. La lettura attenta di queste liriche può certamente essere viva, operosa e feconda di stimoli. TESTIMONE NEL TEMPO di Aldo Viviano – Edizioni “Il Serrapotamo” duemila Carbone – Ars Grafica Villa d’Agri 2000. a raccolta in volume di notizie, riflessioni, cronache, articoli ecc. a firma Aldo Viviani, apparsi su quotidiani e periodici è il frutto Ldell’opera quotidiana di cui è stato spettatore, collaboratore, attore, GRAFFITI PALEOCRISTIANI ad Albano di Lucania, Sicignano degli Alburni e Palomonte – di Damiano Pipino – Circolo Polisportivo A.I.C.S. di Albano di Lucania – Anzi 2000. iniziatore, da vicino e a distanza al solo scopo di rendere un doveroso servizio a chi domani si dovesse domandare cosa fece la generazione passata. Inoltre prova, con l’abbondanza dei suoi scritti giornalistici come pure in un angolo remoto e piccolo di provincia si può valorizzare nel quotidiano la somma di fatti privati o pubblici, oggetto dell’osservazione da parte della comunità locale, periferica, regionale. La cosa migliore che si possa fare in democrazia è onorare il cittadino, di qualunque estrazione ed infondergli fiducia nel presente, speranza nel domani; l’autore, parroco di Carbone, ci ha messo, in ogni singolo avvenimento, tutta la passione della sua testimonianza puntuale e puntigliosa, la sua verve a volte icastica ma sempre calma e suadente. Una bella raccolta che resterà nel tempo a testimoniare l’impegno profuso per amore del prossimo. ttraverso l’attività ricognitiva dei soci della sezione Archeoclub A di Contursi Terme (Sa), in collaborazione col Circolo ACIS, sono stati individuati graffiti paleocristiani nei territori di Albano di Lucania (Pz), di Sicignano degli Alburni e Palomonte (Sa), già facenti parte dell’antica Lucania. I graffiti sono stati trovati nel vallone di Sperlonca, territorio di Sicignano e Palomonte, davanti al complesso cavernicolo a due piani, detto “Grotte di Palomba”, ove in precedenza gli stessi soci avevano scoperto due buche cultuali di età neolitica, e lungo l’antico sentiero rituale di Albano di Lucania, che si conclude davanti al grande monolito, detto “Rocca del Cappello”, meta di pellegrinaggio degli antichi Neolitici prima e dei seguaci delle divinità astrali dopo. Luoghi questi la cui sacralità continuò ad esercitare un fascino misterioso che perpetuò, nel nascente cristianesimo, le antiche credenze religiose. 23 In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali. Calitri, 12 aprile 1964 “Festa della Patata” in piazza della Repubblica, queste ragazze ad Avellino conseguirono il I° premio ballando la tarantella calitrana, da sinistra: Michelina Tornillo (paparola/p’stier’) – Rosa Zabatta (marcantonij) – Aurora Di Roma (vijlin’) – Teresa Di Maio (curat’l’/mangiaterra) – Jolanda Santoro (dalmazzij/nzaccanda) – Michelina Vallario (bb’llena) – Teresa Di Napoli (la bianca) – Francesca Maffucci (nzacca/ch’vara) – Lucia Antonietta Cesta (Jetta r’ Pucc’/baccalà) – Maria Zabatta (suonn’ suonn’) – in prima fila: Francesca Milano (lucegna) – Anna Bavosa (la scetta) – Gaetanina Tornillo (p’stier’) – Vincenza Rubino (paracarrozza).