LÀ
dlAPIGIA
E
OPUSCOLI
VARII
AMTOMiO
DE
II)
6ALATE0
òetto
FERRARl({S
TRADUZIONE
LATTINO
DAL
VOLUME
TERZO
LECCE
'
DI
GARIBALDI
TIPOGRAFIA
FLASGASSOVITTI
1868
E
SIMONE
i
r
I
^
in
DEL SITO DEGÙ BLEIENTI
A
\
Sil.IVlVi%.aEA.RO
TOM.
,_,n.
17636
SITO
DEL
divisero in due primarieregioni;in quella
il mondo
superiore, ed immortale, ed
( come
Altri
e
)
da
esente
da
aliena ingiuria^ o
impressione venuta
soglionoappellarloetere^ dal greco
Anassagora di Glazomene
onde
ed
i moderni
dicono
ELEMENTI
SANNAZARO
A
Tutto
DEGLI
alcuni
stimarono
nutrirsi dell' umore
greco
vocabolo
stimò
essere
della terra
etere
alcun
fuochi
esser
ciare;
significabru-
appellòfuoco il cielo;
sempiterni i corpi celesti
; e
Cicerone
la sfera del fuoco
corpo
che
di fuori.
e
i
appellò
né
corpi celesti,
tra il cielo e l'aria ; ma
come
veggo
dal greco che significa
piacere ad Aristotile,
correre
o
quinto corpo
pre. Altri l'appellanoquinta essenza,
di
altri
landò
olimpo, quasi
tutto
imperocché
(scolpire);
svariate
; e
nostro
sem»
e
vino;
di-
splendito;altri cielo àsLCoe-
sembra
scolpitoed
ornato
configurazionidi stelle;o da xo/Xs che dinota
perciò il
,
con
cittadino
Ennio
da
cavo
con-
appellò il palato
in duas
regionesprimarias divisere,supreet expertem alienae iniuriae: siye
mam
atque
Alii aethera a
(ut recentiores dicunt)peregrinaeimpressionis,
linde Anaxagoras Clazomequod est urere,
graeco vocabulo
nius ignem vocavit aethera ; et nonnulli corpora
semcoelestia,
ignesesse putaverunt eosqae terreno humore nutriri.
pitertios
aethera graeco
Et Cicero ignissphaeram, et coelestia corpora
ali'
et aera
vocabulo appellavit,
esse
necputavit inter coelum
quod corpus; sedy ut Aristoteli piacere video, arró au xa/ nj/u,
Alii quintam essentiam
seu
quintum
quod est semper currere,
totum
splendens,aliic(B'
divinum:
alii
olyràpum,quasi
corpus ac
Mundum
omnem
immortaletn
illam
,
,
,
,
4
SITO
DEL
cielo; altri la chiamarono
che
la luna
sotto
sta
altri nomi.
con
è detta
vi
non
corpi
sono
è
inferiore^ che
alla terra
e
getti
sog-
e
ottimo
luogo
fu dimostrato
da
del
e
luogo del fuoco,
sito di
sembri
mi
altri
di parere
Steno
ma
Quei, che
concesso.
il cerchio
della luna
dell' aria,
quale la sede
Cicerone,
di
,
ci,
dagli altri.fisi-
e
sotto
del
sotto
che
pel fuoco,
terminiata
come
esser
gli amici
questi. Tutto quello
l'appellaronoCicerone
come
,
di quattro
costa
e
Aristotile,Tolomeo
filosofarono davvero, dissero
dell'animo
quale
gli uomini
tra
,
del
il
,
quella in varie zone, quo»
divulgatielementi. È nostro
posito
pro-
matematici, geografi,terremo
e
e
sta
que-
Divisero
noti
ben
Sincero
0
parlar soltanto
il
caduchi
,
intorno
nei quattro
che
non
se
,
corpi, detti elementi.
,
mortali
In
gione
re-
generazione. Aristotile appellò questa parte mondo
alla
sta
elementare.
,
,
Questa infima
o
Virgilio; tunque
quanquanti
piuttostoCotta, ed al-
o
e
non
esservi
questo
elemento
luogo,
o
sfera
de-
disseminato
esser
qua
disperso fra gli spazii degli altri. Sotto l'aere è posta l'aced
fissa nel
e
si
lum
parte della terra;
una
infra lunam
là sunt
irrequietogiro intorno al
yoìhao
a
,
palatum
quod
est caì)um
coelum
vero
;
appella-
hanc
dicunt
elementarem
cen-
variis
omatum
atque
Infimam
appellavere.
est
bile
immo-
terra
sti
quei corpi cele-
come
coelatum
regia-
In hac
nut^
,
; nisi mortalia
corpora
e
Ennius
conterraneus
aliis nominibus
quae
,
enim
videtur
:
ideoque noster
nem
ed
: sive
configurationibus
stetlarum
vii. Aia
del mondo;
in eterno
muovono
coelando
a
centro
l'acqua la
sotto
et caduca
generatimi obnoxia.
,
circa terratn,
qm
partem Aristoteles inferiorem mundum,
nuhcvpavit qui ex quatuor constat corporibus quae elewenta
Hanc
,
dicimus.
in alios atque olios orbes
Illam
vulgata quatuor
inter
distinxere, Nobis
elementa
,
et
homines
de
amicos
et situ
loco
Syncere
tantum
ab Aristotele
est, Caetera
quae
propositum
mathematicis
physicis
atque
in haec
,
,
,
dicere
hanc
nota
eì
,
,
optime
istorum,
Ptolemaeo
,
,
geographis demonstrata
Sub orbe lunae, qui vere
sunt ut concessa
assumemus.
philososub
locum
esse
aeris,
seu
dixerunt,
(ut
phati sunt, ignis
quo
Cicero ac Virgilius
nuncvpavere) animae sedes est: quamvis u$
Ciceroni, seu potius Cotlae, et nonnullis aliis piacerevideo nul'
lum esse igniproprium locum, seu sphaeram, sed id elementum
aliis
,
,
,
tro
cosi
dal
il
questi quattro
,
centro,
luogo proprio
suo
moto
retto
Ed
afflochò
il fuoco
Taere; gravi la
e
lievissimo,o assolutamente
alto ; la terra
terra
è
L'aria
terra.
alcun
riguardo, forse alcuno
possa
dubitarsi, quando
dalla
quale
,
dice
Macrobio,
non
neppur
potrà essere
Aristotile
da
Imperocché dic'egli che
il fuoco
abbia
,
della
otre
gravità.Adduce
lecito
da
emesse
un
immaginare
éisseminatum
ac
altra
se
dispersum
pur
la sen*
come
,
mo.
quell'uoeccettuato
cosa
delle
1'aria sia partecipe
esperienze;imperocché
che
ò vuoto
quando
,
vi
non
intra
fosse
loca
quota pars terrae posila est. Sub
mundi
medio; utque illa divina
sentono.
l'acqua
qliorum.
terra
e
un
le
,
luogo superiore, meglio si
che,
se
mentre
anzi
leggerezza; che
mera
avuto
non
da
o
,
pieno d'aria è più grave
voci,
et
nessun'
poi
pronunziata
dissente
natura
la
sopra
in dubbio,
^appellarsi
;
è lecito
la stessa
fu
di là è
e
stessa,
se
ghi
i luo-
se
per
alla terra
grave,
poi in
si-i
in
,
cosi si eleva
è
al fuoco
all'acqua,è leggiera;quale
tenza
volò
dicono
,
paragonata
gieri
leg-
Tacqua. Il fuoco che
e
sottostà airaere
come
o
avesse
Si dicono
quella di qua
a
ò
pano
leggiereoccu-
cose
rivendicò
grave
cosa
ogax
lieve, come
assolutamente
che
,
più bassa.
la
più bassi; l'acqua prossima
congiunta,
finito
e
conveniente, le
e
più alta,le gravi
la parte
è
oon
il centro.
ver*o
o
8
BLBMBNTI
DEGÙ
la terra,
o
Sub
È
aere
immota
aqua
fixa
irrequieto
corpora
ambitu
sic et haec qualuor recto et /Smoveìitnr
circa medium
nito motu^ qui est aut a medio, aut ad medium.
Ulque omnibus
sii proprius et cuique conveniens
locìis,levia summam
gravia
Leves
infimam partem occupant,
ignisatque aer dicuntur : gra^
terra et aqua, Ignis levissimus
vel ut dicunt
ves
simpliciter
levis ad summa
evolavH:
terra
simpliciter
gravis inferno loca
libi vendicavit: aqua illiproxima hoc atque illac conmxa
est; et
sic et terrae supereminet.Àer igni comparatus,
ut aeri subest
gravis est, terrae vero aut aquae, levis: ad se vero nullo habito
si dubitare quisrespectu, qualissit,dubitabit (orlassealiquis,
piam possiti ubi ab Aristotele lata est sententia,qua provocare
UH viro, ut Macrobius
licet,quum
non
ait^nec ipsa natura dis»
enim
sentii, Ait
levilatem:
nulli,praeterquam igni,meram
esse
etiam
et gravilatisparticipem esse
a^rem, Affert signa
guin
uter
quod
plenus aere gravior est, seipso vacuo^et voces a su*
in
aqua
aeterno
ac
et
,
,
,
,
,
,
,
^
V aria
discenderebbe per
DEL
SITO
sua
natura
cioè onde
vuoto,
la
dell'acqua
non
gravità
,
straniera,o il
la
vuoto
del presente
luogo
dubbio
della
se
mai
altrimenti poi
andrebbe
quando
non
spingesse.Ma
che' abbia
il
essere
luna
luogo
forza
una
ciò, non
sendo
es-
o
dell'orbita
concavo
da
ogni parte è
superficieinferiore dell' orbita
anche
di latini
di autori
greci
antichissimi
o
di vocaboli
e
che
di
nuovi,
cui
inventarono;
e tengo
a
per
gli antichi,i quali, mentre
sissimo
di
usavano
della
terra
fermo
che
intendono
ciò
vocaboli
dell' acqua,
e
e
è
della
costa
dall' aria
hanno
forse
quantunque
praticato
latini, spes-
circondato
la terra
la
e
quei che
avessero
greci. Il globo poi, il quale
congiunte. E
e
pena
avevano
intorno ; cosi l' acqua
scorre
mala
da
oscuri
sono
,
disusati,
0
della
l'aria dall'ultima superficiedel fuoco.
Voglio piuttostoservirmi
loro usati, che
convesso
naturali,mette
cose
fuoco. Imperocché
dalla stessa
luna;similmente
mole
tre
men-
su,
trattarsi soltanto del
delle
conoscenza
quello del
contenuto
r
o
basti di
ragionamento;dee
a
di ciascuno.
Nessuno,
in
il vuoto;
quale, tolta l'aria,
non
le dette la
natura
si desse
violentemente
non
,
dal
che
stinte
regioni di-
superficie am-
periorilocoeditae,melius exaudiuntur, Imaginari licei,siaqua
esset aut terra, quod aèr suapte natura, non
violenter atU n
non
hoc
vacuo
est
,
qua,
quae
ut
,
sublato
ne
aere
gravitatem tribuerit
cogevpt, Sed
golii;de loco
Ignis locum
detur
vacuum
,
ascenderei
nunquam
nìsi aut
descender et
,
,
cum
de
secus
natura
o-
UH
vis
aliqua extranea, aut vacuum
de hoc satis sit dictum, cum
sii praesentisnenon
tantum
uniuscuiusquedicendum,
esse
,
aut
convexum
orbis lunae
concavum
conscivs
nemo
ambigit, Undequaque
ipsa orSimiliter
continetur.
ab
et
superficie
infima
ignisulti*
ma
superficieaer. Malo enim uli Graecis
eisdemque usitatis
vocabulis, quam latinis aut antiquissimis quae obscura sunt
aut novis,quae vix ipsiqui finxere,
et abolita,
quod
intelligunt,
et veteres factitasse
latina habequi quum
compertum habro
utebantur.
rent vocabula
Globus vero qui ex
saepissimegraecis
terrae et aquce mole constai
ab ipsocircumfluoaere ambitur :
ita aqua
habent regiones et consitas. Et
et terra intermixtas
tamen
quamvis maioris [orlassepartis terrae locus sit aqua
rerum
naturae
enim
ab
bis lunae
,
,
,
,
,
,
,
,
,
DEGLI
e
di natura,
parti della
terra
La
seconda
bitabile sia
più
nulli dubium
dette
son
tiamo
trat-
non
parere
più
ma
che
alte
e
,
terra
hunc
sunt
terra
partium
satis
in
trascendano
mostreremo
di-
come
solamente
non
vrastino
so-
qnas aqua non
Nihil enim alind
inun-
,
dictum
sit
locus
ob
quam
ordine
naturae
: nunc
ipso
inferiuset
quod
elementum
,
est
servavit ordinem
dicendum
minus
,
est. Circa
ea
,
duae
haec
le
(ciò che è più mirabile)all' infima
continere debeat id
n(m
a-
nella petizione di
cadiamo
parti delia
est, quod illarum
aut
coniineat,
dieta
se
coperte
sono
superficiedella
la
sieno
corporum
superius et maius
sola terra
corrono
oc-
.dell'acqua^ perchè
superficie
locis quatuor
quae
si
che
dine
or-
terra
incolimus,locus est aer.
ultima saperficies
corporisambientis.
quum
aut
lo stesso
minore, la sola
e
cose
nos
qnas
est, quam
rem
per
superiore
propriilimiti.Imperocché sembra,
alle acque,
De
bastanza;
a
T elemento
le quali non
abitabile,
terrestre
principio,che alcune
,
detto
sai, o diligentissimoSincero) è
alta della
i
modo
per
dot
ficie
super-
prima (a cagion della quale
è, posto che
parti della mole,
certo
sia l' aria.
sieno più alte delle parti più elevate della stessa
dall'acqua^
un
qua^
dall'ac-
V ultima
contenere,
Circa le
quistioni.La
come
acqua.
si ò
quello che è inferiore
queste cose^
alcune
deve
o
serbi quest'ordine.
due
inondate
non
se
,
dirsi,per qual ragione,mentre
più grande contiene,
non
luogo
quattro elementi
luoghi dei
dee
il
pure
^
ambiente.
del corpo
ora
T acqua
sia
terra
quelle parti non
altro è
Imperocché nient'
Dei
di
della
ambiente
abitiamo^ la superficie
noi
che
e
che
dubbio
y' ha
non
maggior parte
della
Mente
7
BLBMSin'I
Prima, cuius
quaestiones.
an
scis,Syncere solertissime
partes
occurrunt
causa
terrae
tractamus, ut
obdicunt
Graeci
habitabilis,
non
quam
quas aqua
ruit
sini cdtiores partibusipsiusaquae supremis. Altera qucestio: posiloquod habitabilis tejrae superflcies
sit altior superficie
,
.......
,
,
aquae
,
quodammodo
cur
partes illae
limites transcendant
videamur
molis sint altiores,et
terrenae
? Videntur
petere principium
enim,
ut
suos
probabi-
quaedam partes terrae
non
aquis supereminere sed (quod mirabilius est) infimae quoque, et mediae regioniaèris,qui intra cacumifia motitium continetur. Sunt enim
qui
teste Aristotele, aliquimontes
,
mus
,
ne
tantum
,
,
,
8
SITO
DBL
ancora
alla media
e
le sommità
tra
di
tanto
regione deir
dei monti.
Aristotile^vi
da
Ciò dimostra
che
io stimo
parecchi monti
a
quelli che
come
col fatto della
non
piogge, nò
né
onde
lasciata;
ivi
cenere
«
caliginenò
da
nò
Olimpo
di
fu posto il nome
coperti mai
sono
si innalzano
che
sentir
non
,
venti.
,
alcuni monti
sono
la testimonianza
secondo
Imperocché
le loro alte cime
con
il qnale si contiene
aere^
nubi.
da
di risolvere le
Pria
chiari
dei
personaggi
matematici^
cavità
mezzo
; di
l'usanza
secondo
cose,
di
centro
più alta,
deM' orbita
la
Y infimo
della luna
dal centro
remota
centro
e
più
più bassa
dal
diciamo
quando
ò
poi
cielo. Questi
i due
sono
una
più
e
vicina
più
ò
quando
,
il
poi
essere
al cielo
vicina
più
con-
termini'
al
e*
.
alcuni
che
;
remota
del moto
stremi
quella. Onde
che
di
prima che domandiamo
la
appellar cioè il luogo supremo
intendiamo
di
consenso
,
0
cosa
sia questa
e
convessità
0
,
alcune
supporre
,
conceduta
esserci
quistioni,dobbiamo, col
corpi gravi e leggieri.Inoltre ci si
dei
elementi
abbiano
altri moti
ceda
con-
rali
oltre i natu,
propri!
,
il fuoco
come
del cielo ; cosi anche
il moto
tata altis verticibtisse attoUunt
Ostendit per
seniiant
montibus
Olympi
sigaum
nomea
circolarmente, secondo
muoversi
l' aere
ò sopra
che
la
perife-'
imhires neque bentos
unde et pleri$que
relieti cineris
,
ut neque
,
imlitum
ut
qui nulla
dissolvami
quae-
consensu
suppO'
fuisse existimo
caligine nullis nubibu» obtegant,Antequam
virorum
clarorum
stiones,aliqua ex communi
,
,
hoc
primum
sitque
quod nobis concedi postulamus, Supremum locum appellavicon»
sive convexum
orbis Lunae, infimum vero
medium, seu
cavum,
aliius aliquiddicimus, quod est coelo
illius. Unde cum
centrum
propinquius,et a centro remotius intelligamus; profundius autem, quod centro propius, a coelo remotius. Hi duo sunt termini
extremi
Praeterea
motus
aliqua
gravium et leviutn corporum.
elementa
habere alios motus
praeter suos ipsorum naturales, ut
coeli : sic et aerem
qui est
ignem circulariter moveri ad motnm
Aer vero
qui
peripkeriam ut Aristoteles ait montium.
supra
nenda
nobis
swit
more
mathematicorum
,
,
,
includitur
intra terrae
{fularitatesnon
movetur
ilio motu
,
mirabilibus
loquimur, semper
ut ait
Thomas, irre*
de naturae
circulari. Quum
concavitates, seu,
quaestioalia
aliamtrudit
et haee
DK6LI
ria dei
monti,
si
non
delle
muove
un'altra,
si
appellarla il
sai, la
come
Federico.
re
nostra
Percbò
il moto
guisa
a
retto,
loro
agli elementi
è
naturale
in
quanto
,
fosse
non
quel
disputa-
grinflussi celesti che vengono
dal
quellisieno contigui in maniera
forse
pure
,
idonei
corpi atti od
sono
sivamente,
succes-
naturale
moto
leggieri o gravi
^sono
quanto
lento
di vio-
cosa
però è da dimostrarsi
quantunque
in
qualche
se
qualche,
in
ancora
ciò accada, è
come
e
luogo. Questo
che
sia
moto
violento, e
o
durare,
sempre
di altro
quel
se
naturale,
possa
zione
e
vi*
più
,
€ino
rentesi
pa-
glie-
ò loro
mentre
liamo
par-
qulstione
una
sempre
circolarmente
muovano
dice Tommaso^
circolare. Quando
moto
questa è,
e
è chiuso
poi che
aere
come
irregolarità,
o
quel
con
; cosi soleva
lementi
terra,
meraviglie della natura,
schiude
ne
dice Aristotile. L'
come
le cavità della
dentro
'9
ELBMBNTI
suhire
a
cielo,specialmente quando
da
leggi
governaticon
esser
superiori.
Similmente
si
conceda, che
dell'universo, che
€he
r acqua
due
volte fluiscono
si
i Greci
re
solebat,
pivs
Cur
sit nìotus
elementa
rectus
,
illis
se
et an
nn
ìiatvrnlis,
et
perpetuum
quomodo
hoc
,
€onsideratio.
esset
Hoc
naturalis
tamen
an
ogni
appella"
illisproaliquo modo
violentum
aliquidpossiteS"
eoniingat,alter ins loci
successive
ille motus
Federicus
rex
sii etiam
ille motus
? Et
In
eirculanter, quum
movefmtur
violentus
imperocché
;
rifluiscono sempre
scis,parmthesis: sic enim
mezzo
Similmente
il tutto.
semicerchio
volte
due
e
,
est nostra, ut
chiamano
quasi per
muova
nel
la terra stia ferma
dicendum,
elementis
ut
,
haee
est
quod quamvis
iwn
a ut gravia sunt,
leviti,
opta et idonea
corpora
(orlassenaturalis, prout sunt
ad suscipiendos influxus coelestes a coelo deciduos
praecipue
cum
contigua sint,ut superioribus rationibus gubernenlnr.Item
concedatur
in medio
miki terram
universi, quod Graeci ro roa
moveri
dicunt, quiescere,ìtem aquam
:
quasi per semicirculum
bis enim affluuntbisque remeant
aqune vict*nisquaternisquesem"
est tamen
,
per
fioris
secundum
varios
slttJLSIxmae
,
oc
solis. Ait Averroes
,
finntacceS"
Haec
verba
bigua
maris.
recessus
indigeniperscrutatione amenim sunt. Silentibus ventis majores fiuntaestus. At si venr
propter
ventum
generatum
^is
et
tus
ille lateat nos, quare
in maria
cnliditate lunae
,
ex
oriente luna, et eadem
medium
cesti
iO
Sito
DRL
.
Averroe
Dice
vento
nei
generato
role
nel
sta
essa
perchè
noi
a
,
al cadere
nel
ancora
e
muova
nell'
e
jdelle acque,
di
ò la
,
che
ancora
e
perveniat? In
rifluisca
come
V acqua
; o
dice Lucano,
come
la terra
"
questo modo.
inettissima
coeU,
et in
motum
aut
angulo terrae, quae
qui aestum vocant, aut
et
non
verbis
ex
refluxum, Quod
moveatur
per
Aristotelis.
Movet
agitetetiam
sii
fluatet refluatcum
ut Lucanus
et qua^,
aquam,
crehros causa
tam
et aérem,
senserint, Thomas
nondum
autem
est ineptissimaad motum
qui
ipse quo-
motum
;
an
illa
ait:
meatus;
prò
videtur
,
aC'
circuitionem
Anne
apliorad
aèr
vero
,
que, ut et aqua,
vis quae movet
mo-
loca oppo'
fluxum
peripheriam
perfectam colligerelicei
similis est aquarum
sunt
montium
est intra
et ortu
non
e
in occasum
,
enim
perocché
Im-
al moto,
oppositnm impellit antequam
Hunc
dixerim,
è
a
gli
sentissero
ne
cosa
la senta
che
occasu
et recessum^
cessum
atta
,
discoperto che
:
variai inque
esse
,
più
essendo
stessa
l'acqua, e che,
sembra
tus, sicut et in medio
sita
flusso
o
,
periferiadei monti
é fra la
poi V aria
muove
ho
egli dice
luna
questo
ria
cagione di cosi spessimovimenti, agiti pure l'a-
antichi. Tommaso
tenente
,.
perfetto può raccogliersidalle
,
ancora
non
i
terra
quei che
recesso
e
me
co-
,
fluisca
quella forza
la parte
ché
Imperoc-
,
se
quando
e
angolo della
accesso
o
,
circolo
per
al movimento
e
opposti. Sonvi
essere
Aristotile. Se
parole di
verso
poi l' aria, che
riflusso. Che
si
spira
cielo
appellano ribollimento
non
varia
è simile il moto
del
mezzo
quali luoghi direi
moto
luna
quel
se
giunga al tramonto?
la luna
al sorgere
e
della
,
opposta, prima che
ambigue. Quando
al sorgere
cielo
del
mezzo
Queste pa«
più grandi. Ma
sono
pel
accadono
mare
poiché soqo
esame^
del sole.
e
dall'influsso della luna.
venti,i ribollimenti
i
si celi
vento
riflussi del
e
mari
d'uopo di
ban
tacciono
i flussi
che
sito della luna
il vario
ventìquattr'ore, secondo
et,non
comperto habeo quid
ita sentire. Ait
est sic nata
enim
veteres
:
moveri
terra
et ideo
,
in lateribus ejus prohibentur
aèr et aqua
quae inlercipiuntur
,
moveri ilio motu propter quietem terrae, nisi circuitione imperfeda. Idem ait: ille aer qui coniinetur intra peripheriam altis-
simorum
terra
cum
montium
qui repletterrae itregularitatesita quod
immobilis
ille sit sphaericae figurae,manet
,
aqua^
et
,
è fatta
muovrsi
a
i lati di
perciò V aria
;
la stabilità della terra,
dice:
stesso
essendo
alti
,
insieme
la terra
è
quello celeste
dentro
e
di questo
moto,
più
ragnatele.
Se
tua
vuoi,
di
ci sia dato
Inoltre
continua
rispettoa
l'aria. Le
tutte
alla terra ; sia che
le ìsole. Il
tu
per
exUtens
extra
le
si
che
si
signtim habetuf, quoniam
limiti
sia
,
lo stretto
verso
coeli,quo quidem
huius
motus
silentibus ventis
tanta
quidem
a
il continente
congiunge
veliera
non
sia unita
non
,
peripheìiam. Sed
cio
ne
congiungono
terra
remo.
di-
come
il fuoco
ancora
,
terra
nella
1' acqua
esser
,
voglia considerare
aer
ut
i
muovano
quistione,
parti cosi
sue
parte di
tur
tenuissima
si
dette, vedrai che
son
concesso
scilicet circularì,ad motum
ilio motv,
ris qmeSy
si
alla nostra
mediterraneo
mare
giudi*
i venti, si vede
neppur
che
cose
parti tutte della
comuni, né vi ha alcuna
mio
a
stente
esi-
misurare
perspicacissimo,
uomo
lieve pruova
non
che
le
o
giusta bilancia quelle
sono
e
pendenti,
Sìncero
0
periferia
1' aria
muove
,
velli
la
Lo
»
del circolare, che
cioè
cosi grande la quiete dell' aria
tenui
per
quell'ariadi figura
a
esempio;^ imperocché, tacendo
un
moto
imperfetto.
quale si
del
norma
a
,
Ma
"
periferia.
fuori la
zio, si ha
all'acqua
priva di quel moto,
sferica, rimane
qnel
con
si contiene
occupano
della terra,
riempie le irregolarità
che
e
che
,
in circolo
sono
quell'ariache
«
più
dei monti
e
V acqua
e
muoversi
impedite a
lei, sono
11
BLBMBNTI
DEGLI
move-
meo
videtnr
ivdiaè-
pendeìUia,aut arachneO"
filamoveantur.
dieta
Syneere mr perspicacissime si velis tua aequa
trutina perpendere videbis illa non
patrocinaripropo»
parum
Praeterea
sito ut dieemus
nostrae,
sit nobis prò
quaestionis
esse
jfbrtes
non
continuam, quoad omnes
concesso
suas,
aquam
ad commU'
sic et ignem
Terrae autem
et aèrem.
partes omnes
terminos coniunguntur,nec est aliqua pars terrae, qnae non
nes
rttm
Haec
,
,
,
,
,
,
,
terrae
cohaereat
sive continentem
,
Occiduo
Oceano
ititemum
mare
ad
spedare velis
Herculeum
sive insulas.
,
fretum jungitur.
auctoritatis vi'
pelagus a Ptolemaeo magnae
esse
secus
ro circumseptum undique litoribus describitur, Quod
de
libello
demonstravere.
In
Lusitani navigantesnostra
aetate
inundatione Nili
qui inter libros Aristotelis legitur scriptum
est ; nullum
enim audivimus
dignum fidede Rubro mari, utrum
Attamen
Itidicum
,
,
12
è descritto
Occidentale.
all' Oceano
Gibilterra
di
da
ai nostri
libro della inondazione
Aristotile,è scritto:
giunga
dopo
poco
:
Rosso
è
che
dicono
«
dal
mare.
il Mar
è fuori
che
che
degno di
fosse
stesso
se
alcuni
dice
tratto
poi
stesso
e
fossero
dei
che
e
dall'Arabia
e
r Africa ;
rostri di navi
trovati
altri frantumi
ed
,
Si
dice, che
fossero
ipsum
per
aiìtnt
,
brum
,
quod
Sed
nel
parum
inquit
videtnr
,
columnas
,
separatum
nonnullos
ab
hoc
Golfo
re
la
Rosso
quasi
Arabico
toghesi.
Por-
tali
occidenMare
conjungiturad id qnod extra HercU'
infra : Lybiam amphitalnsmm esse
circunflnam, Aristotdes, IL
est extra
partitiper
fa dai
hoc est, mari
mare
cano
addu-
appartenenti ai
alcuni, spediti poco
seipsum e$t, an
leas columnas.
e
lunga navigazione pervenuti nel
dopo
,
Caspio ò
Cadice, girata intorno
in
si fossero
che
e
quello
giunti al Mar
fossero
,
all'Arabia
tutta
Cadice
da
e
bra
sem-
«
con
il
e
:
modo,
,
Mauritania
Ma
»
ignoro esservi
Nò
d' intorno.»
che
con-
condata
anfìtalassa, cioè cir-
sia
allo
si
o
,
Ercole.
di
Ircano
sentano
testimonianza
i libri di
per breve
il mare
Nel
legge fra
II. delle Meteore
sulle rive
abitato
naviganti portoghesi
altrimenti.
colonne
comunichi
colonne;
degli antichi
in
le
la Libia
nel
E
"
si
esista in
fuori
i
essere
udimmo,
: se
che
Rosso
le
separato ed
alcuni
niente
quello, che
a
tempi
del Nilo, che
«
al Mar
Indiano
il Mare
spiagge da ogni parte. Ma
di
dimostrarono
fede intomo
Però
lite
personaggio di grande autorità,co-
Tolomeo,
circondato
che
SITO
DBL
qnod
Hyrcanmn
mare
et circum
modicìim
habitatum
Meteor,,
ad id
communicans
autem
et
circuitu. Nec
ì?m-
Caspium
latet
me
,
ex
veteribus
esse
,
testes
quosdam,
brum
mare
Mauritania
e
ipsum sentiaut, et afferant
et Gadibus
soluisse, atqiiead Ru-
qui
hoc
fines cir»
Arabiam^ et ex Arabia in Gaditanos
cumlustrata
tota fere Africa,pervenisse,et rostra aliaque fragsinn. Quimenta
Lvsitanarum
navium
dam
repf'rtafuissein Arabico
aiunt missos
ab Occidentis
rrgibus,longa navigatio*
nup^r
in
Indicum
ne
mare
applicuisse usqiie ad Colchid^mi sinvm, at"
inde
et piper et cinamomnm,
et zinziber, et elephantorum
que
seniore
dentes deportasse quas omnia
Ferdinando
memini
me
Genuenvidisse. Idem videtnr sentire noster Georgius Italianus
situ
sis vir in peragrando orbe, atque in indagando terramm
diligeniissimusqui nobiscum apud te Neapoli agebat,dum nos
et
,
,
,
,
,
,
DEGLI
In^ìADo^ fino al golfo di Coleo
il pepe«
le
quali
Lo
di
stesso
sembra
di là
che
zenzero
vedato
aver
Giorgio di Genova
e
^
lo
cinaamomo^
ricordo
cose
il Vecchio.
italiano
il
i3
ELBMBinri
che
avessero
denti
e
al tempo
di
tato
por-
elefanti;
di Ferdinando
sia il parere
del
nostro
personaggio diligentissimonel
,
il sito delle terre;
viaggiare per l'intero orbe, e nell'indagare
egli dimorava
scrivevamo
insieme
queste
a
noi
Ma
cose.
di te in
presso
non
so
Napoli
simile
all'India;per la qual
appellano India
dei
l'Etiopia.Ma
Portoghesi, il quale mi
sembra
che
stati
erano
speditidal
linea equinoziale;il che
strumenti
astronomici.
diceva
Plinio
poi
fossero stati spintidalla tempesta
e
di là
stato
usi di
quelli,
sua
con
Indiani
nale,
Settentrio-
dei fiolì. In
re
tutti
dimostrato
che alcuni
narra,
re
pervenuti alla
fino all' Oceano
dal
di
di
nessuno
fossero
obbligo dì credere; ciascuno
mi
non
speditia Roma
del
sappia più
,
essere
forse
ambasciatore
che
re
suo
Strabene,
i moderni
narrò che
gli altri di quella nazione^ mi
dice
cosa
certo
un
anche
queste merci
se
produca l'Africa. Imperocché l'Etiopia,come
è molto
quando
,
questo
io
me
libertà,co-
vuole.
Queste
quando
cose,
haec conscriberemus.
Sed
scrivemmo
nescio
an
il nostro
opuscolo,
illas merces
non
Africa quoque
Indice
persi'
Aethiopia
vocant.
fortasseAethiopiam, Indiam
:
At legatusquidam Olysiponensium, vel Lusitanorum
regis,qui
mihi plusquam caeteri illius nationis homines
videbatur,
sapere
miài narravit, neminem
eorum
qui a suo rege missi fuerant,ad
Aequinoctialem usque pervenisse quod probatum fuisseaiebat
astronomicis instrumentis. Plinius autem
narrat, Indos quosdam
tempestate delatos in Septentrionalemusque Oceanum, et inde a
obmissos. In hoc ego fidem meam
Romam
non
rege Boiorum
ut velit arbitrio.
stringam utatur quisque suo
libellùm
Haec omnia
scripsimus,non satis certa erant.
quum
Federici
At nunc
edidimus postremo anno
regis omnes
quum
circumlustrasse
consentiunt
Lusitanos totam
re
Africam, et ad maArabici
Persici
ad
et
ostia
Indicum
srnus
pervenisse,usqu^
classe
Aegyptiorum et Syriae regis quem
cum
ibiquemanum
gignaL Est
milis
unde
enim
ut alt Strado
terra
,
,
et recentiores
,
,
,
,,
,
,
,
,
SoUanum
,
aromatum
et demum
conseruisse
dicunt
ad
Colchidem
sinum
,
emporium alterum, et
usqtie ad
Taprobanem
insulam.
i4
bastanza
a
erano
neirultirao
certe;
di
anno
di Coleo, altro
al Golfo
Il Mare
Taprobane.
importa
che
vero
quel
della
più grande
Ircano
Mare
della
Ma
salse.
acque
terra,
e
ma
meati
Hyrcanum
undique
dicasque tam
credas
,
iungi
ceano
,
perquam
locus,quam
tursHvs
mvlti
esse
sed
terrae
fwn
,
et
da
aquam
illud
delle
essere
Similmente
spelonche
mare
esse
totius terrae
per
debea-
aquae
sine ratione
oportere,non
opinatur maria
e caverne
refertsi Ptolemceo
Septentrionali0-
veri,quum
terra
SeptentrionaliOceano
Hyrcanum
l'Oceano
congiunga al-
coU'Oceano.
simillimum
esse
che il
ancora
concedersi
clauditur. Nec
vastum
maiorem
esse
Averroes
autumant,
terra
si
l'acqua sia
larghissimi e profondissimi;
e
comunicanti
mare
che
col testimonio
dirsi dell'aere che ò in alcune
forse dee
non
ò
nella
i mari
la terra; cosi
dubbio
dolce
mai
paludi non
molte
proprio luogo,
già
non
sotteranei
senza
molti i laghi di acqua
simo
somigliantis-
esser
essere
e ciò dimostrarsi
Settentrionale,
sue
all' isola
dalla terra; nò
il suo
opina
di tutta
occulti
per
sino
congiunga all'Oceano
avere
Averroe
mole
della
si
mare
degliEgiziani
fino
e
e
ragione dicono, è d'uopo che sia
con
terra.
più parte maggiori
più grande
vasto
dica
Arabico
finalmente
e
intomo
e
l'acqua dee
molti
come
Tolomeo,
a
mentre
Settentrionale,
quale,
è chiuso
i Portoghesi
pervenuti
Golfo
emporio di aromi,
Ircano
credi
non
se
al
la
del
appellano Sultano,
Siria,che
di
re
che
fossero
battuti colla flotta
ivi si fossero
Persiano, ed
pubblicato
Federico^ tutti consentono
re
Indiano, fino all' imboccatura
al Mare
del
lo abbiamo
che
ora
ma
girata l'intera Africa /e
abbiano
e
SITO
DEL
maiori
sua
maiorem.
mole
parte
Sic
occultos et subterraneos
sed
coniungi testimonio salsarum
quosdam meatus
aqvarum,
mvltos
est concedere
et latissimos
esse
Incus
profecto aequum
dulcium
Multas paludes Oceano nusetprofundissimos
aquarum,
dicendum
Similiter
fortassede aere
contigms.
qui est in
quam
cavernis
terrae
et
aliquibusspecubus
quamvis ego existimem
,
,
,
loca
nulla
inania
esse
,
ad quae
pud
nos
est
et
,
idem
permanet
generatur. Est enim
in
non
aliena
materia
:
sed
,
ob sui subtilitatem
lovis omnia
Virgilius
qui infra terram
possit,Ait
aer
alius
,
non
meare
per-
piena. De
igne qui ahic ignis
atque atius de integro
alia ratio est, Nam
continue
'
fiamma fumus ardens semper, et pabulatur
et semper
sequens fiamma succedit priori
,
i6
0
DEL
qnasi lo
al
quale
r
della terra
tratti tutti 1
son
della
il centro
stesso
SITO
gravi; cioè
gravità e quello della
discostarsi
uno
della
la terra
quantità, l'emisfero
site sarebbe
sempre
dell'
meno
dovunque
e
e
se
molti
le
stelle,almeno
abbia
parte di
niente
del
luoghi
lato opposto
che
al
tutto
le
sfera. Dice
parti terrestri
sue
Cicerone:
sui lidi di maniera
Il centro
»
lo stesso
«
che
marittime
e
di due
sembri
poi della sfera della
sono
la terra
somigli ad
la terra
farsi
nature
una
batte
una
è lo stesso
terra
Da
quale
che
cercando
mare
se
la terra
,
gravi ad angoli simili. Alfragano dice
tutte
con
rebbero
segui-
e
esse;
,
tratti i
si ascondessero,
dalle acque.
coverto
col centro
centro
tabile
no-
dirsi; imperocché
dee
possiam raccoglierein molti
lo stesso
matici.
mate-
qualche
Del
di simile natura.
quello sarebbe
,
in
apparirebbero, per quante
dell' absite della terra
Aristotile
fosse eccentrica
gioni
ra-
superiore degli abitanti nell'ab-
inconvenienti
tale fosse la terra
vero
ov-
né altrettante volte le stelle
inferiore;
ci
non
tro
cen-
colle
degli altri fisici e
e
,
avuta
intervallo,
Ciò si pruova
terra.
di Tolomeo
se
il
lo stesso
esser
mole, o della grandezza,
,
Imperocché
quello dell'universo
dall' altro per breve
riguardo all' intera mole
di Aristotile
e
la.
so-
che il
: riec totidem
inferiori
signa semper et ubique nobis appaquot absconderentur. Al si non signa saltem partes si-
minus
rerent
,
,
mulla
et huiuscemodi
gnorum
inconvenientia
sequerentur.
,
oppositoabsidis
nihil dicendum
ierrae
est
si talis esset
: nam
,
terra,illud opertum
esset
terram
colligere
possumus^
tius
ad quod feruntur ad
habere
idem
similes
plerisquein
Anstotde
aquis.Em
,
cenlrum,
cum
terrestribus
:
oonflatavideatvr.
est centrum
coeli, linde
Idem
autem
centrum
Al
to-
fra-
et mch
ipsum autem
una
ex
,
,
locis
centro
gravia omnia.
angtjlos
omnibus
partibussuis
cum
ganvs ait,terram
ritimis habere similitudinem sphaerae,Ait Cicero
ut
sic terram
mare
appetens litoribus alludit
naturis
De
duabus
sphaerae terree,
Alfraganus argumentatur, circulum
ce-
sphaeram terrae, in qua et aqua latrare oquinoctialemsecare
portet in duo media. Tanta dieta sunt, in huius rei manifestationem.^ideo
rorem
nonnullos
eorum
qui non
ut ponerent terram
iricidisse,
fuit,(ut
excentricam.
in hunc
Causa
er-
erroris
Avicenna) propriiingeniiconfidentia.
in plerisquealiis locis recentiores antiqnorum
ait Averroes
linde et in hoc et
parvi habentur
de
del Cielo.
centro
Onde
deve
poco
sto
errore,
fu
Averroe
come
,
di
Avicenna
errore
perchè
,
è
terra
è centro
in que
dell'er
causa
il fidarsi de
idonee;
concentrica
della terra
se
pur
al
mondo
di tutto
ma
al
rono
diverti-
larsi
appel-
ultimo
,
molti
come
credono
però in quanto
V universo.
Che
forti ragioni,i
risolvere alcune
cose
si conducono
At
: non
idoneas
:
ad
,
si excentrica
esset
centrum
a
ad
quo
vessità
con-
per
vera
servare
spicua
perdiverterunt
multi
( ut
ut
non
coeli
convexum
,
quae
supponendum quod gravia
est
solvere
quasdam
poterant
non
centrum
,
sed rationes
quel
alla
terrae, si terra concentrica
centrum
ut terrae
tamen
tere
po-
a
supra
aqìmm
,
si rationes appellandae sunt
Ultimo
consentiunt.
tendunt
tenere
terrae
,
minime
veritati minime
do
erroris,quod
eminentiam
,
in rationes
omnia
giudico doversi
,
calle desciverunt;eausa
hoc est
senza
eguali.
sono
Presupposte tali
fosse
se
gravi tenderebbero
centro, dal quale tutte le linee che
del cielo
rettamente
poco
ve
de-
della terra,
,
eccentrica
; fii
cosi
debbano
centro
non
;
luoghi
cose
e
,
verità. In
da
gravi tendano
tutti i
ritenere
alj'acqua
sovrasti
affatto
altri
dagli antichi
potevano
non
la terra
ragióni non
supporsi che
la
La
battuta
strada
ragioni quelle che dissentono
se
caduti
in molli
e
,
in
qual
,
centro.
in questo
e
dalla
cioè che
chiare
i
per
,
uscirono
dell'
causa
alcuni
che
fuori
dice
proprio ingegno. Onde
i moderni
si è detto
Tanto
considerazione,sieno
porre la terra
da
il circolo
quale anche
^.
quistione.Veggo
in
si hanno
non
rore
la
nella
terra
metà.
in due
entrare
chiaro
in
mettere
che
Alfragano argomenta
equinoziale tagli la sfera della
V acqua
17
ELEMENTI
BEGLI
sed
est mun*
ut totius universi,
,
dictum
est ) non
potentes, credunt,
recte
,
ad
illum
linece ductce sunt
omnes
ce-
quales.
praesitpposilisdecerno partem affirmativamquaestio^
tenendam
et naturaesse
vera
quod probare conabor
et malhematicis
rationibvs
libus
et auctoritatibas
praeclavirorvm. Imprimis afferò
rissimorum
rationem
Achilleam,quam
ipse rex Federicns prò ingcniisui magnitudine Inter disputanOmnes
dum
ex
ficie
tempore assignavit.
quae sunt in superaquae
Bis
,
nis prò
,
,
,
,
,
habitabilis terree
rasi altior terra
ex
,
impediat
Galateo
ad
,
Opere
more
ni.
fluunt:ergo terra
quavis parte aggregata
èst altior. Valet con2
18
la parte affermativa
di provare
autorità di
il
della questione
disputare, addusse
air
ingegno. Tutte
stio
della
cui
lo
stesso
che
sono
al
fluiscono
accumulamento
la teria
dunque
è
è
di
se
se
lo
non
può per
perciò le acque
che
io
Ma
il
onde
nel
scorrono
in
vo
principio del
io giù
si muove
,
,
neqtieatper
saltem
nus)
moto
et
,
grave
e
,
Veneto
ed
della terra
del fine
delle
e
altre
Dio
concede
relativamente
poi in
mare,
ima
nel
e
dal
nerante;
ge-
tanto
natura, altret-
per
agli effetti
cause
L' acqua
cause.
ciò è lecito
e
,
que
ac-
le.
abitabi-
delle
ma
»
,
re
ma-
proprio delle
,
est ad
aquae
lineam
rectam
che
da
natura
proprio luogo
suo
,
sii gravis et
quvm
et ApoVenetus
( ut ait Paulus
fluere
,
,
,
per
obliquam, Respondebit fortassealiquis quod
sed quia locus
est
quia mare
,
non
fluunt in mare
receptaculum proprium
ideo aquae
est
perchè
;
perchè è
non
basso
cerca
sequentia quia
si
mare
perchè è grave
Scorre
pio vengono.
sca
impedi-
ogni parte;
Paolo
il ricettacolo
e
imperocché quanto
egli accorda
da
,
solo
non
lo
essendo
(come dice
perchè quello sia più
; non
superfìcie
obliqua. Risponderà forse alcuno
perchè è il luogo
ma
,
la
,
per
,
grandezza del
conseguenza
in basso
scorrere
linea-retta
almeno
Appone)
la
con
e
apporto
non
più elevato
più alta. Vale
proprio dell' acqua
la
sopra
mare
terra
zerò
sfor-
Federico, fra
re
per
,
,
un
mi
cosa
matematiche,
e
improvviso
le acque
abitabile
terra
qual
personaggi. Primieramente
più potente,
la
la
,
ragioni naturali
con
chiarissimi
ragione
una
SITO
DEL
,
rius sit habitabile, At ego
non
,
aquarum
,
de
tantum
quod
non
illud
infe-
sed
fine quaero
de
,
principium motus, et de caeteris causis. Aqua movetur deorsum
quia gravis est et hoc licet a generante ; quod
dat Deus
sequentibusad formam.
quantum dat de forma, tantum
unde
causa
,
,
Fluit aatem
locus
erUm
in
et in locum
mare
ubi
suum
est
conservetur
,
,
locati, Patiare
conservativus
,
et hoc
vocnbulum
a
,
dialecticis
fabricatum.Similiter et
levis est. Finis
ut sit in
est
motus
ignisascendit
loco
suo
,
appetitpropter
teles ait) concavus
ter
ubi
,
ille locus
a^uae, Nam
omnes
tentia
sui conservationem.
nunc
si
secus
olim
est
mare
,
propositum
colligo
,
aquae
dimissa
Est
non
svrsum
,
quem
,
enim
( ut
ad
maris
,
esset
non
quia
naturali-
esset
Aristo-
quem
vera
unt
flu-
illa sen-
,
fuitarida. Ego
ex
motus
speculatione
hoc
so
respon-
gravium,
et
DEGLI
si
dove
conservi; imperocché il luogo è conservativo
locata. Soffri pure
cosa
19
ELEMENTI
Similmente
fine del
il fuoco
è
moto
di
la
per
vocabolo
questo
sale in alto,
leggiero.Il
è
turalmente
luogo, che appetiscena-
al suo
giungere
propria conservazione.
Imperocché,
dice
Aristotile,quel luogo dell'acqua superiore è
non
già
del
altrimenti,non
fu l'asciutto.* Io
lasciata da
argomento,
quella
vera
banda
sentenza:
onde
sia
nel
è in
fuoco
giù,
al
è
come
manifesto
si gettano
dice
come
che
è il fiume
Ciò
levium,
l'Alfeo presso
viene
attestato
il
quale sbocca
movetur
Ignis quia levis est zursum
in
Locus
igiturignis supremo
et in
si
ut
,
patet
Praeterea
ad
le i-
appella Arescorrerai
finismotiJis
,
,
Tale
presso
poeta: «Cosi quando
qva descendit a terra deorsum
dicunt ) tendit ad locum suum,
tri,
al-
nuovo
sotterra.
scorre
sii in loco suo.
heniur
di
e
,
Siracusa, ove
dal
in
terra
dicono, tende
essa
dicono,
gli Aragonesi,
e
dalla
fuori;quale è il Nilo,
vengon
come
luogo del
assorbiti dalla terra,
sono
parti di
Aristotile,
ne
appo
sole Baleari,
fiumi
intime
dugento miglia,
per
tusa.
nelle
il
sensi,la quale, come
ai
è il
ora
il fine del
in su,
discende
Tacqua
luogo. Inoltre molti
suo
che
Similmente
alto.
dove
speculazione dei gravi e dei
la
proprio luogo. Adunque
,
fosse
Se
quest'oracolo traggo
da
leggieri.Il fuoco, perchè è leggiero, va
moto
e
come
concavo^
tutte le acque.
quale fluiscono
sarebbe
tempo
un
mare,
al
mare,
tici.
dialet-
dai
coniato
perchè
della
ut
,
est, Similiter
sensum
multa
quae
,
a-
( ut
flumina absor-
partes terrae precipitantur et
alia
rursus
ut Aristoteles ait, emergunt: qualisest Nilus, qui,
ut ajunt per
ducenta millia passuum
terras ingreditur.Talis
est fluvius apttd Celtiberos
qui ad Baleares insulas, et Alphce»
US
dicitur. Quod tequi ad Syracusas emergit ubi Arethusa
terra
a
intimas
,
,
,
,
,
,
,
Poèta
statur
:
Sic tibi
Doris
Ergo locus
quod
idem
Praeterea
aut
amara
si aqua
aut
,
placet
,
suas
aut
intermisceat
non
est infra terram
aquae
est dicere quod mare
est
fluviorum
eeani
fluctussupterlabereSicanos
cum
et
aqua
(de habitabili loqnor) \
inferiusterra habitabili.
esset altior terra, aut
,
stagnorum
aut
,
aqua
illn esset aqna
maris
,
,
lacuum
interni
aut
0'
,
est
pelagi si clausum
junctum utplerisque aliis
Indici
Occiduo
,
undas.
ut
Ptolemaeo
et
veteribus
,
,
20
DEL
i flutti
sotto
tue
acque.
(parlodella
il
più
fosse
fiumi
alta
della
o
vediamo
naco.
monti,
che
e
è il
o
Indiano,
è
Non
V acqua
se
laghi,o dei
dei
quella del Mediterraneo^
o
ceano,
dell'O-
o
è chiuso, còme
se
piace
piace a molti
l'acqua dei laghi ; imperocché
fra altissimi monti
laghi
in
nelle convalli il Mare
piane,
esservi
delle
che
parti più alte
et recentioribus.
Ir-
montes
in
pi^ne
laghi
quoniam
o
fonti
da
Lemanum,
che
Patet
dersi
cre-
biano
ab-
non
lato
la terra
in basso.
Hyrcanum
et Benacum
ad
re,
ma-
intra al'
quod
sensum
se
altissime
sopra
ogni
videmus
E
acque.
fluirebbero
Larium
convallihus.
Albano,
,
argine alle
fare
me
co-
poi si trovino
Se
basse
e
propria natura
lacutim
lacu9,ut
maximos
da
T
,
palude Mareotide, dee
poiché hanno
per
Non
la
alcuni
si trovino
alta ; altrimenti
tissimos
T Averno.
tanto
terre
ciò avviene,
montagne,
è
ogni parte
detto, il Lario,
ho
che
come
da
le acque
laghi ricevano
quello di Otranto,
terre
non
accade
i
Benaco, secondo
Fucino,
più
essere
dire
il Lemano, il Lario e il Bespaziosissimilaghi, come
È manifesto al senso, che le valli sieno più basse dei
cano,
il
che
stesso
quella
terra^ sarebbe
alle
sue
la terra
abitabile. Inoltre
terra
moderni.
e
le
è sotto
congiunto all'Occidentale, come
antichi
e
mescoli
non
luogo dell' acqua
quella del Mare
Tolomeo,
altri
della
basso
degli stagni^
e
0
a
il
Dori
abitabile)^ciò è lo
terra
più
mare
l 'amara
sicìliaDì,
Adunque
"
SITO
valles
reciet qvod lacus undique aquas
depressioresmontibus
Fucinus
piunt ut est Benacus
( ut dixi ) Larius, Albanus
sint lacus in terris piaSi qui autem
Hydrnntinus Avernus,
est
hoc de illis opinandum
nis
ut est palus Mareotis
nullas
terras
tam
planas ac depressas ut non illae altiores habeant
partes quae aquis obsistant. Et si contingataliquos lacuSy ant
hoc evenit
fontesreperiviin altissimis montibus
quia habent
sui
altiorem
ad ima flue»
natura
alioquinex
undique terram
montes
nisi altioribus
stare supra
rent. Nec posset aqua
ripis
sensui
indiget
tamquam
patet non
aggeribus arceretur. Quod
certiori demonstratione.
Nec est inconveniens, si aliquae aqua^
enim
rum
( ut
scaluriginesaltiores sint sua origine.Videmus
discedam ) cum
ab arte mea
non
phlebotomum adagimus jacenNec
ti corpori sanguinem in altum
ferriaperto venarum
ore,
in san*
putnndum est hoc a sola virtute expulsiva fieri nam
sint
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
DB6L1
potrebbe V acqua
NÒ
alte
da
ai sensi
alcune
se
star
di acqua
Jmperocchò vediamo
pratichiamo
quando
credersi
loro
fonte.
discostarmi
dalla
mia
arie)^
il corpo
sopra
perocchò
a
forte la virtù retentiva.
pensarsi io
tutte
mentre
quando
Aristotile pensa
acqua
ma
di
aria
che
della
sta
dice, la
sferica sia
terra
fiumi^
rive. Che
che
son
chi
Europa,
nel
dubiterà?
sia
di Africa, dall'Asia
trovano
moltissime
guine cohibendo
; onde
di
ci
come
,
ò da
stesso
più
credersi
dell'Africa,Asia ed
basso
da
l'Europa.
più luoghi
In
isole^le quali hanno
virtutem
solo
non
proprio alveo dalle proprie
Dall'Europa
la terra
que;
ac-
specialmente
natura^
Lo
contenuta
delle altre
l' acqua
tutto.
un
debba
non
ò
quelle sien piene
contenuti
il Mediterraneo
stessa
più
sempre
quando
dicemmo
sopra
,
dee
espulsiva im*
perchè
,
come
che
Nò
vene.
esser
veggo
acqua
terra,
sono
stimerei
non
dell' intera
stesso
le cavità della
dentro
Ma
forza
giacente^ il
,
il sangue
contenere
delle
la sola
per
osta
della
il salasso
ciò avvenga
che
Nò
certa.
più elevate
spingersi in alto dall' apertura
sangue
dei
non
più
tenuta
con-
è manifesto
argini. Quel che
sono
(per
fosse
non
se
^
di dimostrazione
d' uopo
vene
i monti
sopra
ripe, comoda
ha
non
21
ELEMENTI
retentivam
questo
si vede
si
mare
alti monti
come
^
fortiorem putave^
video quatn
oh rem
non
non
opinentur de tota
intra
concavitates terrae
quod contlneatur
quemadmo*
aqiia
dum
diximus
de aliis aquis quum
omnes
ejusdem sint natusemper
idem
ritn. Sed
,
,
,
rae
,
Aristoteles
non
tantum
aqua
sed
,
aere
repletas
opinetur
aquam,
Idem
tota.
sit
est
sphaerica(ut ait)
judicium de fluminibus,
quoque
ra
praesertim cum
qui est super
esse
,
ut et ter*
ripis continentur. Mare Mediterraneum
et Africa et Asia
et Europa
inferiusesse
quisdubitet ? Ex.
Europa Africa terra pluribus ex locis videtur,ex Asia Europa,
In hoc mari quam
plurimae sunt insulae quae et altos montes
habent, ut Creta Idam, et Sicilia JStnam, unde fortasseutraque
sit a summo
^mi
ripa perspiciposset. Nec curo, an verum
quae
in
:
suo
alveo
,
suis
,
,
,
,
montis
vertice
et Hadriam
,
simul
spectari posse
depressiores.Àgeum pelagus
et Euxinum
quod argumentum est aquas esse
totum
refertum est insulis,ut ex alia aliam cernere
Darius
ea
gerebantur paucis horis
quae Atkenis
gnoscere
poterai: mete per faces,die per fumum.
,
possis.Ideo
Sarbibus
co-
,
Unde
sequi-
22
Greta
Ida, e la Sicilia V Etna, donde
il monte
vedersi Tuna
dalla
SITO
DBL
sommità
il.Mar
del
la
Nero^
Il Mare
seminato
il
giorno
,
può farsi
cosa
imperocché
la linea
al centro
,
dallo
ed
Libico
Tirreno
^
golfo Issico
cade
vista
e
a
verso
di
in
versa
col
versa
di
nell'
conferenza
cir-
segnato
l'altro
e
Mediterraneo^
destra
a
nel Mar
Scarpanto
Egeo
; la
labio
regolo dell' astro-
il Mar
,
nella
mare
la linea
angoli retti
quello delle Baleari
Candia
settentrione
per
astronomici;
grado dell'uno
,
dell' Ellesponto si
che il
qualunque punto
si segna
sinistra
Ionio
a
; la notte
segue
divide ad
di Gibilterra,si
^
;
scere
cono-
perpendicolarmente dalla
stretto
Siculo
ore
che
superiore.Adunque
Egiziano,
poche
luogo più profondo
posto in principio dei primo
entrando
vedere
potere
in Atene
e
più basse.
cogl' istrumenti
del mondo
quarto dell'emisfero
da
in
Donde
,
la qual linea
:
isole,
in
o
che
vero
manifesta
che parte dalla nostra
nell'orizzonte
le acque
poteva
di fumo.
sìa
se
scoprirsiV Adriatico
si facesse
frapposto sia più profondo
qual
curo
esser
di
Dario
ciò che
mi
possa
prova
Perciò
Sardia
di faci
mezzo
cosa
tutto
le altre.
dalla
Emo
monte
qual
Egeo è
dall' una
V altra riva. Né
e
be
potreb-
forse
Propontide
,
fino al
,
dopo lo
e
;
dopo
nel
,
stretto
il Bosforo
quod mare
est, sit profunditis seu in
quod intermedium
instrumenprofundioriloco,quod patere potest ex aatronomicis
cadit a circumfereniia
tis,quoniam linea quce perpendiculariter
ad ceìétrum
intersecat lineam exeuntem
a
mundi, orthogonaliter
visu nostro
ad unum
quodque punctum in horizonte signatum
positam in pritici*
quae linea signaturper regulam astrolabii
pio primi gradus utriusquequartae superiorishemispherii. In*
in Liby^
ternum
ut ab Herculeo
freto ad dextram
igitur mare
et jEgyptivm pelagus ad levam in Balearicum
Tyrrhecum,
ad IssiSiculum, Jonium, Creticum, Carpathium
usque
num,
in
et post
cum
sinum, et ad Septentrionem jEgeum se diffundit:
Bospho*
angustias Hellespontiin Propontidem post Thracium
tur
,
,
,
,
,
,
,
,
rum
in
Pontum
Euxinum,
et post Cimmerium
in
Mceotidem
paludem. Simile videtur flumini intra suas ripascontento: ex Asia,atque Europa altiores,ex Africa humiliores. Haec quae dicimus non
solum
et doctrina vised mediocri ingenio,
exceìlenti,
Aris patere pianissime possunt, praecipue cum
testem habeant
ristotelem.Ait eìlim quod inter Hrculeas
columnas, totum se-,
24
più
eminenti
circondate
DEL
SITO
dal
mare
o
;
dell' interpretedi Aristotile^nuotanti
dee
innumerabili
dirsi delle
sul
parole
? Lo
mare
isole del Mare
le
usar
per
,
stesso
Indiano
le
tra
,
quali,
Arabico
è
che
congiunto al Mar
,
circonda
esso
più grande ò Taprobane. Il Golfo
la
dicono,
come
isole
molte
Rosso
anch'
all'Indiano,
ed
secondo
la testimonianza
di
,
Teofrasto.
Che
alcune
ceano
dimostrato
a
Inoltre
le
dello stesso
spiagge del
strumenti
delle acque,
che
Dice
,
le navi
nico
Adunque
Gange,
0-
Golfo
ò
pieno,
in
scorrono
ora
e
le
mezzo
per
pel flusso
riflusso
e
nel
grandi in quel mare,
copertiinteramente
son
Cosi nel Mare
acqua
quei
gli
de-
sime
parti remotis-
profonda,
il fango.Similmehteaccade
attestano
ancora
ma
come
rapidissimi^
e
secco.
sopra
Arabico
,
anche
tanto
esser
rimangono
come
del
vicini
ciò manifesto
Teofrasto
di cui
ora
e
,
grandissimi
son
semisepolta dentro
del
nell' altro
e
apparisce colla livella
,
ora
mare
dei monti
tanto
non
Si rende
dove
gli alberi
dall' acqua
nostro
astronomici.
terra.
Rosso.
uno
bastanza.
lido,come
dalla
nell'
adunque
più elevate del livello dell'acqua, stimo
terre
più depresse
sono
Mar
vi sieno
che
scrissero
Britan^
ora
ciono
giac-
alle bocche
le guerre
vicinis montibus^ sed ipso
tantum
non
sinus, sunt depressiore$,
litore,ut
patetad libellamet per astronomica instrumenta,
ergo et
partes a terra remotissimce, Patet hoc per fluxum et refluxum
ubi maximi
aquarum
,
et
,
rapidissimisunt
cestus, ut
tam
Thpophrastns
mngnos
arbores, quibus refertum est, nunc
tur, nufic
deslUuantur
Buhro.
Ait enim
ut in mari
cestus
,
esse
in
itlo mari
,
Ì4 skco.
aqua
Sic et in Britannico
totce obruanmari
naves
in cceno
semisepultcejacenf.Sinunc
fluitant,
bella et res
Indiut qui Macedonum
militer ad Gangis ostia
auctor est,Oceanum, quem ipscripsere testantur, Averroes
cas
est
et majoris pròcontinens quod
maximum,
se appellaimare
et a terris remotius moveri a medio
ejus ad omnia
funditatis,
maria
altiora moveri
maria
ad ipsnm: acsi^
et omnia
interiora,
velit dicere cum
Anstotele,ipsum librari hnc, atque Ulne saspe.
gis
Ncque absque ratione putare quispiam poteritDanubii, et Ganfontes,Tanai et Mceotidem paludem altiores esse ipso Oceet fortasse
ano:
semper enim fluerevidentur,quamvis Pontum,
occultos habere reftuxusexistiment. Ait Pomponius:
Jlioeotidem
nunc
in alta aqua
,
dei
Macedoni
V Oceano
,
e
Averroe
indiane.
centro
suo
dire
tutti i mari
verso
si muovano
più elevati
mm
Aristotile
con
più elevate
e
la
le
sorgenti del Danubio
palude Meotide; imperocché
si creda
quantunque
abbiano
Dice
potrebbe
che
Pomponio:
V
t
grandi ribollimenti
largamente
li
né
con
nel
alterne' veci,
si oppone
centro
onde
di qua
ora
certo
sere
es-
il Tana!
sempre
rere,
scor-
la Meotide
e
or
da
in
questi
se
da
stesso
cacciare
non
indìeiro
assorbisca
la
or
dal
pur
quelli si
fiumi.
Spagna
e
ora
pra
sotro
cen-
versi
di-
glie
racco-
spinto sempre
fin vasti
tutta
,
quelli^
ìmpeto
,
,
da
da
or
tutti i lidi
nuovo
infinito,
campi
quando, partendo
d' isole, di
ritorna
i
gettandosi con
egualmente sopra
e
e
inonda
ora
ed
,
quelli; ma
sopra
continenti
forza
che
Gange;
smisurato
,
8Ì gran
del
si veggono
mare
discopre;e si ritrae
si sia riversato
di
stesso
per
forse il Ponto
Oceano,
agitato da
questi, or
e
tulli i
riflussi.
occulti
sempre
tener
muova
che
lui; è lo
di
che
più grande
dalle terre, si
inferiori^e
verso
ragione alcuno
senza
il
quello si equilibra ora
che
,
di là. Né
è di parere
appellato da lui continente, perchè
maggiore profondità^e più lontano
di
dal
le storie
e
25
fiLEMENTI
DEGLI
Che
con
gli
la Francia^
ingens,et infiaitumpelagus, et magnis cestibus concimodo
late nvdat
ac
refvgitnunc
tum, modo inundat campos
in hos
nlternis
accessibus, nunc
alios, aliosqueinvicem, ncque
litora
in illos impela versum:
sed ubi in omnia
nunc
quamvis
medio
diversa sint terrarum
pariter effusum
insularumque, ex
in
in
ab
et
illis
rursus
semetipsum redit,
est,
colligitur medium,
tanta vi semper
immissnm, ut vasta etiam flumina retro agat,
Quid igiturilli obstat ne Hispaniam omnem,
atqve Galliam ab'
(ranscendere
sorbeat, nisi altior situs teirarum
nequit iquem
In Oceano
enim
nundatio?
simi
(ut dictum est) maximi, ac rapidissinu vix suet Tarentino
vero
fiuntcBstus. In Hadriatico
nisi forlasse
intumescnnt
pra sexquipedalem mensuram
aquce
in intimo recessu
Si igitur
austris continue flantibus.
Hadriatici
ad li*
vel ut npertius dicam, cequalis,
esset asquilibris,
-aqua non
bellam non
rectilineam tamen, sed ut aqum
est figura, circulaest,non
ea
rem,
qìtce est juxla litus ei q»(e a terris remotissima
hoc contingeret,
longum spatium effunderenam
ncque per tam
si altior et intuiur ad terram, ncque haberet quo se reciperet
Oceanus
,
,
,
,
,
,
26
se
inondazione?
Poiché
grandissimi
nell'Oceano,
piedi di altezza
l'Adriatico
Se
a
ciò
;
ciò
cosi lungo, né
gonfia; le onde
Giova
egli:
dove
fatto si
per
;
la
molti
in
alla terra
più basso
in
come
fluiscono
undw
mescens:
testimonium
serit parles aquoe
tornano.
di Aristotile.
che
scorre
spazioso
si
Sembra
"
le acque
restringa
di là.
e
le
più
le acque
tutte
e
proprio,
Aristotelis
Placet
reluctarent
e
degna
litorali
onde
in
se
,
cosa
luogo più inclinato
autem,
iti'
illuc scepe, hoc
dignum
quoque
pelago: propterea
coarctatiir
magno
litoreas,et quce
unde omnes
ipsa habitabili,
loQum decliviorem et proprium
res
più alta
fosse
angustias, sicubi propter adiaceri'
ex
guod libratur huc atque
indine mani feslum. Risu
gura,
fi-
spazio
da
terra
transcribere. Fluens
itemm
in modicum
casi.
esser
undis redeuntibus
ad verbum
terram
da
di questa,
in
videtur secundum
guit^mare
lem
mare"
vella
li-
a
sua
poiché spesso si equilibra di qua
,
vicine
si vede
terra
concederà
alcuno
equale,
testimonianza
mare
la vicina
sperimenta
se
sulla
raccogliersi,se
verbo
negli stretti il
"
piccolo tratto
di riso
a
non
,
della
reagirebbero a quelle che
trascrivere
qualche luogo
Tal
il lido
seconda
si riverserebbe
avrebbe
del*
interno
continuamente.
è presso
a
a
all'acqua,ch'è lontanissima dalle
accadrebbe
non
terre; imperocché né
in
circolare
rettilinea, ma
non
Die'
più
nel
soffiano
quella che
e
,
poi
gonfiano fino
si
accade
che
Adriatico
Neir
appena
la
superare
detto, accadono
si è
come
equilibratao, per dirla più apertamente,
fosse
e
forse
venti
dei
causa
1' acqua
adunque
le acque
può
non
rapidissimi ribollimenti.
e
golfo di Taranto
nel
sei
mag:giore delle terre, cui
l'altezza
non
e
SITO
DBL
esse
terris
in magna
videtur si quis
autem
multi^
conces-^
proximae sunt depressio-
ut in,
aquce fluunt in mare,
et ut Aristotelis verbis utar
,
"
attiores, Demonstrat
enim Aremotas
vero
concavum,
ristoteleslineas cadentes
a circumferentiaad
perpendiculariler
maxime
centrum
secare
orbis Lunce, ad centrum
terree inter^
superficiemsphcerceterree ad similes angulos unde ipse-
demonstrat
judicium
hoc est, a
,
rotunditatem
terree,
Aristotelis de terra
Ait
possumus.
motes in qua
tem
concavo
ipse
:
contenta
magnitudinem
Nulla
Quod
et aqua,
enim
idem
conjectareex
sit in hac
re
illis verbis
ut est dicere
,
est,et omnis
verisimile est
,
autem
pars terra: est
ad ambien^
aquce multitudo
,
sub
icumenis
appellalione
^
DEGLI
e,
le
usar
per
le lontane
le lioee
di
parole
27
ELBMBNTi
Aristotile^ sommamente
quali cadono
le
terra
intersecano
e
Aristotile
air acqua
gli:
nella
possiam congetturare
,
parte della
si stende
r
Sembra
del
il sole
esser
cosi spesso
?
Lo
e
cosi celeremente
stesso
che
Strabone
,
nome
di
geografo, disse
esser
terra
noi
condo
se-
dell' orbe
inteso
avesse
dersi
cre-
abitabile. Forse
che
da
un
abitatori
colle
quando
dritto
buon
lar
par-
dice
quando
regioni divise?
passiamo
a
che
,
intendiamo
navighiamo,
di
l'
del-
noi
quanto
libro dell'anima,
i commerci
congiungiamo
la mole
,
Aristotile
quando
e*
,
È verosimile
»
s' intenda
maggiore della
il mare,
abitiamo
navi
nel
come
mare,
che
ancora
parole. Die'
sue
la moltituditie
tutta
ambiente.
interpretazionedi Girolamo
terraqueo.
non
e
appellazione di abitabile
r
dalle
terra.
alla terra
ò, per cosi dire
terra
all'altezza
della
intorno
modo
ad
terrestre
rotondità
la
quale sia ella contenuta^
acqua
sotto
si dimostra
al centro
globo lunare
superficiedella sfera
poi la pensi a questo
nessuna
e
la
renza
circonfe-
dalla
perpendicolarmente
,
angoli eguali, donde
Che
Aristotile che'
poi più alte. Imperocché dimostra
al centro, cioè dal co^ncavo del
della
concavo;
Quando
luogo
si
tro
all'al-
arrogò il
solo
non
della
divo Hieronymo
orbem terrarum
seu
quanta fws habitabilem
etiam
intellexiS'
mare
interprete dicere pos8umu$. Aristotelem
credilum
de
solem, inquit,
Ànima,
cum
esse
se, sicut in libro
habitamus
incitabili.
non
cum
Nunquid aquam
majorem tota
,
,
,
,
navibus conse junctarum teirarum
navigamus, cum commercia
hac in illam tam crebro
ex
cum
tanquam repente
jungimus
Ideo
Slrabo
vinsibijureGeograpM
nomen
qui
transmigramus?
maris
dicavit
incolas
inquit non magis terrarum
fios
quam
,
,
,
,
,
esse.
bus
,
Certe ut in terra
,
sic et in aqva
valere
de simili'
rationem
in
potius (orlassein aqua
quam
illius liquorac fluor, ut dictum est, huc atque illuc
terra, cum
idem quoque et Alphraganus sensit,
libretur, Quod Aristoteles
omnibus
ante accersivimus
quod terra cum
partibus suis
quem
maritimis
est secundum
similitudinem
terrestribus
ac
Sphaete
Annumerava
rae.
igiturpartes maris intra partes terrae. Forut per terram
signiapud Arabes alia est appellano terrae
icumenin
Graed
i
d
quae
ficent quod nos orbem terrarum, et
est,
et
terra
signi'
nomina
conflata
eam
aqua
naturam, quoe ex
angulis necesse
est. Imo
,
,
,
,
,
,
28
terra
anche
ma
,
solo
in
terra,
del
ma
quel liquore
equilibra. Lo
abbiam
restri
forse
in
di
Aristotile ed
marittime
somiglianza d'una
gli Arabi
sia
fra le
a
partidella
l' appellazione della
che
noi
è certo
che
diciamo
orbe,
quello
per
si compone
tutti la sentono
che
terra
parli ter*
sfer^. Novera
altra fu presso
intendere
essa
per
significanoquella na*
dell' acqua.
e
a-
mi,
abitabile;ì quali no-
dicemmo,
modo.
un
da
terra,
Alfragano, che
Forse
terra.
di là si
e
qua'
le sue
tutte
con
i Greci
e
della
ad
ragione degli
^
la terra
non
in terra^ mentre
detto
citato^ cioè che
e
la
che
mare
si è
come
d'uopo che
è
valga
mare
sentirono
stesso
dunque il mare
tura
in
ancora
fluido,
e
Certamente
mare.
angoli simili; anzi più
quel
SITO
DBL
Tommaso
che
Veggo
si' è detto
come
,
di sopra,
anche
ma
onde
irregolarità
e concavità
dell' acqua,
descritta
quelle
tre
sfera, o
a
est
Thomas,
unum
riam
montium,
dei
una
ut supra
dictum
sed
,
ut terra
ex
egli che
chiusa
sfera,che
aere
Omnes
tantum
est,non
quoque
sia
terra
monti,
his quce diximus,
ex
globo,
periferiadei
si accostasse.
sommamente
facitglobum
della
dell' aria
pur
si ottenesse
quella
ficarecertum
ma
dalle, sommità
cose
la
sia sferica. Stimò
la terra
tutta
solo
dell'acquaun
e
dentro
dell' aria contenuta
le
tanto
solo fa della terra
non
ad
la
non
feria
peri-
guisa che
fosse
idem
posslam
deo.
sensisse vi-
terra
ex
di
veramente
Donde
contento
gliare
egua-
d'uopo
dentro
in
ti,
mon-
citra
et aqua
periphe-
Thomas
sphericasit tota, Putavit
ad
tantum
et concavitates, non
acequandas terree irregularitates,
incluso intra peripheriam descrip'
qua opus esse, sed etiam aere
tam per vertices montium, ita ut ex tribus illis utia fieret
sphcesphcera,aut quce proxima verce. Unde possu'
ra, quce esset vere
mus
colligere
circulum, sive sphmram circumscriptam per sumsed etiam aeris infimam
mitates montium
solum
non
aquam
regionem superare. Quod autem partes maris a terris quantumvis remota: non sint altiores partibus terra discoopertm
nquae
contiguisdemonstrabo.
sit D.
Constituo mihi semicirculum
A B C, cujus centrum
,
,
,
Sit A
aquae
quce litus alluit , simiUter et C pars
pars aqaae
terris
tissima,
remolambit
litus.
B
a
Sit
in
oppositum
quae
pars aqum
finguntesse alliorem terra, tunc quaero an pars
quam
aquae, quce est in B, sit wque alta cum
quae est in
parte aqua
,
,
DEGLI
raccogliere che
sommità
il cerchio^ ossia la sfera
dei monti^
ancora
air infima
mare^
quantunque
alte di
solamente
non
regione dell'
molto
quella che
quelle parti del
Mi
fuori
sta
che
mare
Che
aria.
dalla
ma
poi le parti del
dalla terra, non
le acque,
sieno
più
dimostrerò
lo
con
la terra.
toccano
A
circoscritta
soprasta all' acqua,
discoste
il semicerchio
formo
29
ELEMENTI
il cui
B G
sia D.
centro
Sia
,
A
la parte di acqua
di acqua
dalia
remota
terra,
di questa ; allora domando
in
B
è
egualmente
,
no?
pur
di
posta
acqua
G
che
,
tutti i lidi
D,
alta
a
loro
tra
E.
B
D
sul centro
e
la definizione del cerchio
ad
gue
A
D
F
a
e
alta
di
(se
è
per
et in
C,
an
non?
Si sic,habeo
la parte di
più alta
che
A
si dice
e
che
vero
la
la
in
la parte
in
sulla
A
e
F
in
ser
es-
linea B
altro
un
cerchio
semi-
G ; allora per
linea
E
D
proposizione
i Greci
G, op.
confessino
eccesso
E
si trova
che
quelle poste
esser
pongo
quella generalissima,che
da
Se
circonferenza
Similmente
G.
D
in
sta
si descriva
Poseia
la
in B
la parte di acqua,
quella che
più
sia
G la parte
suppotigono
eguali) si segni queir
l'eccesso
sia
e
B
in
eguali
sono
:
che
e
cosi, ottengo riniento.
è
Se
similmente
,
il lido opposto. Sia
lambisce
che
più
acqua
bagna il lido
che
eguale
che
sle-
appellano assioma,
iìUentum,
Si dicatur pars aquoB
in A et in C, qu(B inter
partibus,quce sunt
litora esse
sunt cequales(siverum
est,quod omnes
con/itentur,
M
sit
et
linea
B
et
in
ille
excesD,
excessus
asqnalia)signetur
alter semicircuhis
ducatur
E.
Deinde
B
D,
sus
super centrum
circuii pono
tunc per diffl'ùtionem
et circumferentiamE F G
E D lineam
csqualem esse lineis F D et D G. Item per proposiGrasci
tionem
propositione,
quam
quce sequiturex itla maxima
enunciationem
nunc
axioma,vester Cicero nane
effatum,nnnc
informationem nunc
anticipationem aut anteceptam animo
insitam etinnatam
animo cogitationem,
nunc
nunc
proBfiotionem,
Epicuri more, prolepsim,
qucB est in B
altior
,
,
,
,
Quo
nostri
vero
verbum
teneam
neoterici
verbo
nodo
Protea
mutantem
dignitatem
ut
,
reddentes
puto
animi
communem
multum?
Grcecos
imitantes
conceptionem
,
et
,
et per
propositionemappellane Non est nobis de nominibus
his omnibus
ex
cura
appelletquisque ut libet dummodo
vota^
termiintellectis
cui
statim
bulis intelligal
eam
propositionem
se notam
,
,
30
DEL
Cicerone
il Dostro
e
detto
ora
innata,
come
concepimento dell' animo
ci
piace, purché
alla
da
È di tal
fatta
terza
sono
una
la
£
F
e
la
fra
altrettanto
mente
:
G
D;
G,
,
poiché più dista dal
l'acqua è grave,
il grave
stacolo,
sono
eguali
é
in F
G,
più bassi,
in
ma
lunga
alla linea
più alta di
l'acqua che
discenda
è in
B,
mentre
grandissimo inconveniente,
giù, non
essendovi
alcuno
o-
figura dimostra.
questa
come
è
Se
questo
gU
eguali ad
sono
centro.
segue
ne
non
discende
non
Non
maestro,
quanto
pel primo presupposto
B
mentre
comune
intesi i termini.
che
poiché
Greci^
quella proposizione
che
cose
di
appelli come
appena
loro. Provo
nozione,
pre-
nota.
se
alcun
senza
quelle
D
T
intenda
assenso,
^
luogo più alto,
che
suo
seguente
eguali
D
F
linea
la nostra
presta il
stessa
se
questi vocaboli
con
quale
,
ciascuno
nomi;
i
l'appellano
proposizione per
e
dei
briga
prcndiam
la parola,
traducendo
e
penso,
ora
si trasforma
che
dignità,imitando
guise?); i nostri moderni
tante
ticipazione,
an-
prolessial modo
ora
Epicuro (con qual cappio tratterrò Proteo
in
ora
,
preconcetta nell'animo^
insita ed
idea
ora
enunciazione
ora
,
conoscenza
ora
SITO
docente, sed ea ipsa magistra assentiatur, Ea talis est: quce sunt cequalia uni tertio,sunt mqualia inter se. Probo
quod quanto longiorest F D et D G quoniam sunt
B
sit altior F
et G per primum
OBqualeslineas E D
cumque
prcBsuppositum,quia magis distai a centro. Si aqua quce est in
nis
nostra, nullo
mens
,
B
loco altiori
,
non
descendit ad
loca F
G
decliviora et aqua
est
inconveniens
gravis sequitur hoc maximum
quod grave non
nullo prohibente,ut hasc figurademonstrat.
descendit deorsum
ad medium
nobis grama
moderi
Al si quis objiciat
per rectam
lineam, non per obliquarnequce est a B ad F, et a B ad G,
respondebimus,idem esse judicium de mota gramum
per r edam,
aliquidrepugnat, ne
qnum
aeque ac per obliquam lineam, Nam
nihilominus
moventur
moveantur
per rectum
per obliquum in
declive naturaliter, ut dictum
omnia corporaflui*
est. Testantur
da, humida, et omnia. rheumata, hoc est fluentiafluviorum; quin
etiam ipsa terra ineptissimaad motum
et qua» suis terminis
alienis
ut cwtera, contineri potest, cum
non
figuram ad motum
idoneam
nanciscitur,hoc est sphaericam vel cylindroidem,et lo*
remoto
cum
impedientestatim detruditur inprceceps.
prcecipitem,
,
,
,
,
,
,
3t
SITO
DEL
corpi, quando
la sferica
prende
cilindrica
o
figura
una
si pone
e
,
alla
contrario
fosse flussibile
dove
giardini,dove
dove
i
città,non
non
flotte,non
furti
Oh
Sonvi
se
case
ogni
e
cosa;
colonne, dovei
marmoree
di tutti
fregiated'oro,non
liti per
non
quelle
cose
che
stimano
i conviti;
imperii, non
confini, non
servitù
stragi,non
non
celebriamo
i
superstiti, abiterebbero.
fossero
pur
armi,
quei che
di
d'
tesori, dove
sole,oh felici astri,se
vedreste
non
i
,
felice
la faccia
porticidipinti e le soffitte indorate, dove
spergiuri
non
,
sarebbe
superbi sedili,scuola
i
fonti,dove
pesci,
Non
si sommergerebbe
volatili esisterebbero^
il dominio
templi, dove
nascondiamo
i soli
terra
parte che potesse
né
terrestri
pesci avrebbero
le
,
teatri, dove
animali
la
il metallo,
tutta
sola
una
rebbe
sa-
,
abbiamo
i mali
stelle, ed
cioè
Non
se
come
alcuna
,
i soli
ora
né resterebbe
dalle
nò
cose
e
e
che
fondibile
e
eguagliate le.sue parti
vedersi dal sole
delle
l'acqua,
le acque;
sotto
tolga l'ostacolo.
ragione congetturare
come
ed
librate
tosto
movimento^
piano inclinato^to*
sopra
si
precipitain basso, appena
sto
al
atta
l'Oceano
ora
vedete
ciò
essere
guerre,
stupri,non
vi^sarebbero.
assorbisse
le
terre,
tollerate!
e
avvenuto
un
tem-
et periturum esse, et renatum
periisse,
scepe fuisse,
nasciturum
varia
et snbinde
terree putredine et
elementorum
ex
mixtione sine maris acfemince concubitu,quemadmodum
mures
Noster
et quce in Nili inundationibus
Thomas
dum
gigmmtur,
animaaut unitatem
vult vitare mortalitatem
aut infinitatem
celernitate mundi
secundum
Aristotelem^respondet
rum,concessa
sed ad imet declinans
ictum, non ad rem
quasi subterfugiens
non
portunitatem hominis, homines
semper fuisseaut fore sed
extinctos fuisse,et rursus
renaper longa intervalla temporum
humanum
et
,
,
,
,
tos.
Multi,
maximis
nioni
ut
dictum"
est, et illuviones mundi
periodisfactas,et subinde
Plato
assentiri
videtur
,
in
et exustiones
,
cui opi'
futuras confitentur,
nec
poetae
et
rerum
scriptores
est diluvii
Vulgata fama
quod factum esse narrant
et Pyrrha, et exustionis
sub Deucalione
quos sut Phoetonte,fo'
credit religio et
nostra
re
quoque ut igne omnia absumantur
gentium, Judaica et Christiana dogmata testantur sub
consensus
dissentiunt.
,
,
,
Noe
decim
inundationem
aquarum
super universam
cubitis altiorem stetisse aquam
super
terram
montes
,
et g«in-
excelsos
,
sarà per
po, che
di
e
accaddero
deglielementi
femina,
di
e
anime
avendo
;
la
del Nilo. Il nostro
la mortalità
evitare
colpo
risponde
,
al
non
proposito
ma
^
poi rinati. Molti, come
nel
e
che
alluvioni
mondo
di
nuovo
Platone
si
che
si è
Deucolione
che
rae,
Pirra, e
saran
per
operuerat.Aristoteles
quos
illam aut
nunc
lamjuniorem
hanc
autem
terram
nunc
ctutem
no
saran-
estinti
sieno
cadute
ac-
lontanissimi
a
e
riodi,
pe-
i
ci.
poetie glistori-
accaduto, come
dell'incendio
che
consumate
essere
sotto
successe
delle
consenso
narrano,
genti crede
dal fuoco.
I
et
,
descendere
mare,
terree
che
e
ipsefateturnunc liane partem teremergere, avi operiri,undehanc veterem^ ilvenire
appellai,et hanc partem sursum
ita ut ubi
,
ubi
si fossero
incendi
del diluvio
religionee il
tutte- le cose
furono
sempre
accosti,né dissentono
e
; la nostra
Fetonte
all' importunità
detto,confessano
ed
declinando
bra
accadranno, alla quale opinione sem-
È divulgatala fama
sotto
non
secondo
e
ma
lunghi intervalli di tempo
a
tre
men-
,
,
che gli uomini
dell'avversario,
scono
na-
le
la infinitàdel-
e
quasi schivando
,
il
Tommaso
1^ unità
e
dal
e
che
T eternità del mondo
ammessa
di Aristotile
sentenza
terra
congiunzione di
senza
,
sia rinato
spesso
topi e quelli animali
i
come
nelle inondazioni
vuole
che
e
che il genere
e
rinascerà dalla putredine della
nuovo
maschio
accadranno
,
mescolamento
vario
ed
perito e perirà
fosse
umano
è di parere
infinite volte. Avicenna
accadere
le alluvioni
che
33
ELEMENTI
DEGLI
nunc
olim fueritarida, Alexander
esse
ariditatem: verumtamen
olim
est arida
^
mare
Aphrodiseus
si totam
,
sene-
simul terrdm
cooperuerintaliquando aquas^sive
partem post partem, ita quod
ccelum intueretur
aliquapars semper discooperta
remanserit,qucB
ad vitam
animantium
protegendam, hoc nihil contra nos, modo
ab aquis emergit sit inferior,
illa pars qum
Omnes
ne
qui ter'
submersam
totam dixerunt, aquam
ram
fatentur exundasse, et
transcendisse suos terminos, de quibus scriptum est in agiograterminis meis, et posui vectem, et ostia,
phia: Circumdedi mare
et dixi, hucusque venies,
et non
procedes amplius et hic confrinr
conscius
et humanarum
rerum
ges fluctustuos. Ipse divinarum
Moses aquam
altiorem putavit,quce excelsos montes
operuerit.
mari
Cicero quoque
fixum
globum inquitterrai eminentem esse et
in medio
mundi
loco. Qui vero partium permutationem opinanGalateo
Opere
ni.
3
34
DEL
cristiani fanno
giudaicie
dogmi
acque
la terra
tutta
sopra
si fosse elevata
che
della terra,
ora
sollevarsi
al tempo
è asciutto
un'altra
Noè^
o
dice:
e
vecchiaia
sia stata
terra
sia stato
tempo
un
stato
che
e
ora
essere
qualche volta
in
degli animanti
volte
quante
sia
guisa da
ciò
vale
non
però quella parte che
più bassa.
tutta
sommersa
;
Quelli che
quanta,
Afrodisiense
"
circondai
le porte
e
il
il
restar
con
che
delle
fuori
Testa
limiti da
sursum
l'acqua traboccasse
concedere
partem
d escendere
terree
libri
stabiliti
me
,
chiavistello;e dissi,verrai fin qua,
ire,illam
acque
la terra
stata
essere
noi ;
di
contro
punto
oltre, e qui frangerai i tuoi flutti.» Lo
tur, hanc
est,quam
scoperta
di-
sempre
il cielo per proteggere la
dissero
confessano
mare
la
dall'acqua
trascendesse i suoi confini,dei quali sta scritto nei
:
tutta
se
,
qualche parte, che vedesse
vita
ora
al presente,
mare
,
interamente
coverta
parti successivamente
sue
dove
questa
e
dove
l'aridità.»Però
essere
,
parte
una
che
asciutto. Alessandro
della terra
qua
l'ac-
sommersa^
di maniera
mare
le
del-
gli alti monti
sopra
apparir fuori
sia
tempo
un
,
non
di
Aristotile confessa,
quest' altra abbassarsi
,
le
inondazione
della
questa appella antica^ quella più giovane,
onde
0
fede
quindici cubiti
ricoperto.Anche
avea
SITO
dicunt.
manifestam
e
non
stesso
Quid hoc
esse
e
e
cri
sa-
posi,
cederai
pro-
Mosè,
aliud
altiorem, oc-
inferiorem?Videbor fortassealieni in re tam facili
ac perspicua mmis
immorari, nec ignoro Aristotelis sententiam,
nimis occuparti At
stultum
in stultis opinionibus refellendis
esse
videtur de certa re, ac minime
tnihi honestius
peritisdubia, sed
reddere
rationes, quam
quamplurimis ignorata,certas et veras
aliquas incertas imo et falsasargumentationes,etrationi et senevidentius est tanto tmpius
sui pugnantes proferre.Quanto enim
si noveris, turpissimum; nolle autem
est ignorare; at negare
raomnium
tione vinci ac re felli,
iniquissimum.
Satis profectonisi quispiam vinci nolit,
Syncere vir perspicacis ingenii,
probatum esse arbitror quod volebam, Referam tasententias nonnullorum,qui mihi inter scribendum
octnen
nunc
et recentiorum.
Veleres non satis piane hunc
currunt, et veterum
locum aperuisse video, ob facilitatem,
ut puto, rei quae non
eget
sui
aut themaiis
demonstratione. Quis enim tam stupidus est
et apparentiam propter rationem
aliquam
pertinax,qui sensum
cultam
vero
,
DEGLI
nelle
dotto
la
divine
cose
il
i monti
al
Quelli poi che
mare.
mutino, dicono
€he
è ciò
se
,
della terra,
alcuno
che
troppo, nò
in
concedere
non
più
cosa
ignoro la
occuparsi troppo
a
facile
tanto
in dubbio
confutare
e
forse ad
m'Intrattengadi
da stolto
opinioni.Ma
certa
e
non
me
a
messa
innanzi
porre
delle
più
una
iniquo poi oltre ogni credere
vinto
e
0
Sincero,
è alcuno
voleva.
che
dalla
bra
sem-
to
affat-
mentazioni
argo-
false,e che ripugnano alla ragione
cosa
è
evidente,tanto
più è turpe l'ignorarla; turpissimo negarla quando
;
parti
ignorata da moltissimi, produrre
,
Imperocché quanto
senso.
? Sembrerà
Aristotile,esser
cosa
che
vere
incerte, anzi
al
una
sue
quella abbassarsi.
or
chiara io
stolte
ma
dagl'intendenti,
ragioni certe
e
di
sentenza
più giusto intorno ad
e
le
bile
più alta la parte visi-
esser
la nascosta
bassa
so*
^
che
su^
,
dice
del mondo
ammettono
questa andar
or
alta
Cicerone
più elevati. Anche
globo della terra^ fissato nel centro
vrasti
si
l'acqua più
stimò
umane
e
y
quale coperse
che
35
ELEMENTI
non
voler
esser
si
nosce
co-
futato
con-
ragione.
uomo
d'ingegno perspicace, credo,
voglia
esser
vinto, di
Riporterò nondimeno
aver
le sentenze
se
pur
vi
provato quel che
di
alquanti anti-
negetysi ea qua invalida est,ratio dici potest?Quisnam erit qui
alta specula despectanslabetètia flumina, lata subiecta,et jaex
centia aequora,
existimet altius esse ipsis montibus
mare,
quoniam
appellamus? Ac si altum et profundum
vocabula non
confundantur plerumque e poètis(nam et altus dicitur puteus
id quod jam demon*
et ccelum profundum ) neque
stravimus,poeta doctissimus ignorami: Ait enim:
ut ad Scytiam Riphaeasque arduus
Mundus
arces
Consurgit,prcemiturLybioe devexus in Austros.
Ex mente, ut puto, Aristotdis,
quem perlegisseVirgiliumpieste,
risque in locis observavi, Montes autem, ipso eodem Virgiliotesolum
sed super regionem infielevantur non
super aquam,
mcB
partis aèris: Ait etiam:
Quantus Athos, aut quantu.iErix, quantusque navali
Vertice se attollitpater Apenninus ad auras.
mare
saepe altum
,
Et alibi:
Contra
Eum
elata mari
respondet Gnosia
qui dixit: Qui firmavitsuper
aquas
tellus.
terram,
eum
puto
36
chi
moderni^
e
Veggo
che
nella
per
se
vedetta
stessa
e
i vocaboli
ha
non
forza?
i fiumi
la Scizia
Ostro
£i
e
alto
e
che
le montagne
secondo
la testimonianza
di sopra
,
e
quanto
dottissimo
ziose
spa-
più
mare
alto
?
mare
si confondono
non
parenza
l'ap-
alle
ignorò quel che
come
verso
grandemente si eleva,cosi ad
pianure.»
dello stesso
all'acqua,ma
il
11
essere
le acque
«
in
ancora
e
ttiaichi da un'alta
egli: Il mondo,
Rifee
si abbassa
inferiore dell'aria. Dice
l'Erice
profondo
Die'
senso
appelliamo alto il
spesso
più luoghi che Virgiliolo
solamente
stolto,o pertinace
giù,
crèdo,tale opinione
tolse, come
in
Saravvi
ha d' uopo
può dirsi quella
tale
scorrono
il poeta
dimostrato.
della Libia
scorto
mento;
quest'argo-
non
è cosi
pur
giacenti,stimerà
volte dai poeti, neppur
abbiamo
che
cosa
qualche ragione,se
una
degli stessi monti, poiché
noi
della
Imperocché chi mai
guardando
se
svolsero
abbastanza
non
fra lo scrivere.
opinione, il quale negherà il
sua
sottoposte
Che
in mente
vengono
la chiarezza
per
di dimostrazione.
per
mi
che
gli antichi
credo
che
SITÒ
DEL
«
letto. I moùti
avesse
Virgilio,si elevano
la
sopra
:
Aristotile,
avendo
da
poi,
non
regione della parte
quanto
l'Ato
o
,
quanto
s'inalza in aria colle
padre Apennino
intellexisse de hac terra
ra
qtuim incolimus:qu(miam si de tota ter-incidisset in errorem
intellexisset,
eorum
qui opinantur ter-
latam, aut tympanoidem, avt in forma disci,ut aquae
svpernataret,Nefas est dicere ilìum errasse, qui divino afflatus
ram
esse
Spirituloquehatur,et
lis sententiam
ex
cui
omnes
illius verbis
consentire
est. Aristote-
necesse
elicere conandum
est; cnm
dixit
capi intra definitamperipheriam ut et terra sphaerica
sit tota,etventorum
generationem non excedere altos montes: intellexisse illum putandum est altos montes
superexcellere aqucB
sphcBram.Ita quod si ponatur centrum in medio mundi, et ducaaltissimorum
tur circulus per cacumina
montium, hic excede^
aerem
,
sphceram aquce, quam aequilihremposuimus tanto spatio
verticibus, intra
quanto inferiorasunt litora ipsorum montium
circumducatur
sit ceìvtrum
quod spatium
sphcera,cujus centrum
sit conveamm
autotius,et concavum
sphcerce
aquce, convexum
sit concavum
aeris qui circulariter movetur.
tem ipsiussphosroe
Tota latitudo hujus sphcercB,
seti orbis, seu
quovis alio nomine
appellare,locus est generationisventorum, ut ait Aristoteles.Ve.
ret
,
,
DEGLI
boscose
risponde la
disse:
piatta,0
di
forma
a
ò lecito dire che
Dio^ ed
sforzarci
è
cui
a
di
disco,onde
dee
credersi
la sfera
aver
i lidi
quanto
il
Aristotile la
ad
atta
dell'universo
e
glialti
si
se
un
monti
sua
nel
per le vette dei
cerchio
la sfera dell' acqua,
tanto
dei
sfera,Il cui
una
oltrepassino
il centro
ponga
delle vette
la concavità
sferica, e
che
equilibrarsi di
quale spazio si descriva
riferia
pe-
oltrepassigli alti monti;
che
bassi
una
non
si conduca
più
senten-
sua
fosse
,
sono
o
Dobbiamo
dentro
la terra
tutta
inteso
Cosi
e
larga
l'acqua.Non
sopra
V aria è contenuta
che
esso
mondo,
la terra
tutti consentano.
parole di
dalle
disse
noi ponemmo
caduto
,
più alti,questo supererebbe
monti
abitiamo;imperocché
sarebbe
essere
nuotasse
che
necessario
dell' acqua.
del
mezzo
tese,
in-
»
^
colui, il quale parlava ispiratoda
generazione dei venti
la
che
la terra
tutta
determinata, affinchè
che
sul mare
le acque
sopra
terra
opinano
errasse
cavar
Quando
elevata
^
quelli che
di
errore
di
inteso
avesse
se
tenza.
stabilii la terra
"
credo, parlare di questa
io
neir
dì rincontro
e
Gnossia.»
terra
che
Colui
altrove:
Ed
vette.»
37
ELEMENTI
intervallo ,
di
monti, dentro
centro
sia la parte
che
sia
quello
dei-
convessa
(lequalemaut altiorem aUis montibus aqtAam puiasset, dixisset aerem
qui capitur inter aquas summitatem, aut
inter illam et altos montes, sed quum
definita
peripheriadixit
multo infeiHoremdiximus
meminity cujus summitatem
aquce non
montium
mundi
et cacumina
ipsa sphcBvaqua supra centrum
rum
si ille aut
,
drcumscribitur.
Ostendit etiam
altitudinem
terree
,
ut est Tanais
fluviismagnis
Pontum, JEgeumque,
,
,
quas ad
Arcthon
Borysthenes,Danubius
vergitex
qui in
,
Siculum, Tyrrhenum et Bcdeatibus
Sicut,inquit ex altis monricum, deinde in Oceanum
influunt,
fiumi apparent fiuentes sic et totius teircB ex aUioribus
neque enim semper
qua ad Arcton fluxus fitplurimus. Item
et in
mare
,
,
,
ecedem
partes permanent,
moles.
Etenim
et de terra
terrae,neque maris,sed tantum
similiter oportet eanstimare: hoc qui-
neque
loca pervenit,hocautem iterum descendit,et
tnutatit
et quae
supeì'natantia et quae descendentia iterum.
Quod autem antiquitotum illud quod ex aqua et terra constat
habitabili
acceperint, te*
seu
prò una
prò ipso orbe terrarum
dem
enim
sursum
,
,
,
,
38
r acqua,
che
SITO
DEL
si
la
e
convessità
sua
circolarmente.
muove
sfera, o orbe,
o
la
Tutta
qualunque
con
la parte
sia
larghezza di questa
vuoi
nome
dell' aria
concava
appellarla,è il
dice Aristotile. Che
luogo della generazione dei venti, come
stimato
l'acqua o eguale, o più alta degli
egli avesse
se
parlato dell' aria che
alti monti, avrebbe
dell' acqua
sommità
,
o
tra
quella
e
si contiene
gli alti monti
tra la
; ma
a-
fece menzione
parlato di determinata periferia,non
dicemmo, è molto più
.dell'acqua, la cui sommità, come
vendo
bassa
e
della sfera che si circoscrive
le vette
sopra
il centro
del mondo
dei monti.
ipse Ptolemaeus
qui in eo
capite,quod inscribitur quod terra sit sphaerica probat etiam
et curvitatem
^figuram sphcBaquae, hunc in modum:
super ficiei
roides demonstrat
eo
versus
ex
montes, aut arduas
quod quum
in
in
navigamus regiones, ipsoperimetro
quo paullatim cacumimaris
a fundo
na
emergere vidimus, posteaob aquce super ficiem
curvilineam ipsa submergi videmus.T^Ex
quibus verbis conjicere
sensisse
montes
Ptolemaeum
esse altiores aqua,eo
quod
possumus
nobis
videntur
excelsae
montes
et
navigantibus
regiones,
tanquam
demonstraveratrotunditatem
mari
terrcB
ex ipso
emergentes.Prius
astris et eclypsibus,
ex
quibusetiam argumentis potest ostendi
stantur
quae
dieta sunt
nec
,
ìion
et
,
,
40
Aveva
la rotondità
più bassa,
e
si vedrebbe
manifesto
questa da
della terra
poiché
;
dell' acqua
e
su
la terra
lontano; ma
elevate,come
cose
l'acqua, e
sopra
potrebbero
l'acqua fosse piana, e
se
dall' aspetto delle
e
dei luo-
parenza
dall'ap-
delle
questa anche
e-
stelle
dei monti
egli appella alti.
ohe
Questi (1)che scrisse
lido,
sul
Dato
mare.
e
sul lido
sanale
piccolospazio
cosi
la
la
da
una
da
sorge
tio curvitas
Sed
hoc
(iqufB notari
fortasseex
credo
la curvatura
ciò forse
pei vapori, come
e
si vede
uscir
potesteut patet
disaut
in
accadere
in
nel
delle
pel
sole,
onde
litore,aut
o
na-
credo quod in tam
tam
undarum
sola,qui
che in cosi
si vede
fuori
magna
fjtut ex
,
dere
può
autsignum
queat, quum
motu
in alto
do
dell'acqua,essen-
e
trigmta millia passuum,
pelago prospicipossit,non
segnale posto
un
che si vegga
lungi, non
per
vis in
di
mezzo
che dimostri
miglia possa scoprirsio il
sfera. Ma
sua
sulla sfera, sembra
nave
trenta
nave
delle onde,
quale quando
di
notarsi
possa
grande
movimento
quod
che
o
trattato
mezzo
per
ancora
un
dSU'acquaper
la rotondità
ra.
Ciò ò ben
qua
l'ac-
a
la veduta
più alti, non
varsi
pro-
impedirebbe il guardare, il qualo
la curvatura
la terra
sopra
fossero
non
se
mai
non
gli dimostra
navigantiper
retta, anzi
linea
si fa per
ai
dell' acqua
la curvatura
quali argomenti può anche
della curvatura.
prova
mezzo
per
dell'acqua;aggiunge relativamente
ghi elevati,i quali
dar
coi
,
accade
che
questo
il
la rotondità della terra
prima dimostrato
degli astri ed ecclissi
loro
SITO
DEL
quum
exoritur
parvo spasit illius sphas-
vaporibiisacciet videtur
ab
un-
asceìidens
major apparet, paulatim vera
solem
vero
majorem videri facit,
illìididem fortasse
navem
occulit;insummitatemali
existentibus,
et rem
viatd signum, aut majus videtur, quoniam inter visum
At ipse Ptolemceus ex aspectu
minus
sam
interponitur.
vaporum
molis
montium
pe
sunt,et altissimi,ut saproceditiqui et magnae
ut
plerique exùtimant
diximus, ut ex loìiginquovideantur,
millium
Romana
stadiorum, quinumerus mensura
spatioduum
dmenta
efficit
quinquaginta millia passuum, in quo spatioaquiB
curvitas notari possit.Nec valet ejusdem auctoiis ratio de gutaut projecta,in par*
tuia aquGB, qum in foliis
obsistens siccitati,
minor
vae
terra
ac
emergere,
minor
videtur. Quod
piìae
formamrottmdatur,unde
concludere sibi videtur quum
I"BOU
dalla
apparisce più grande^, a poeo
terra
y
in alto si vede
tando
o
anche
meno
sì
segno^
Ma
Tolomeo
i
quali
,
altissimi^ onde
può
la
stata
duemila
tra
dallo
si fa
dell' acqua.
stesso
autore,
la curvatura
mole
no
stima-
secondo
rotonda
del
della
guisa di
a
vale
la misura
la
ne,
ragio-
goccia di
qua^
ac-
essendo
o
,
conchiudere
poter
Né
alla siccità
pìccola palla
una
,
che
conservando
le
,
tutto,
come
conviene
questa particella
a
circolare,cosi anche
i
duta
ve-
cinquanta miglia nel quale spazio
,
sembra
,
alcuni
stadii^il qual numero,
ragione gli si può passar
alcuni
il
o
dalla veduta
di g^an
lungi^come
quale sulle foglieresistendo
parti la natura
per
della terra
o
miglia; sulla seconda
tutta
a
stimano
non
potersi cogliere
fra lo
dell' acqua
poi
l'acqua. La prima
buona; imperocché soavi
quali Macrobio, che
,
biotto
dicemmo^
da
la curvatura
innanzi
questa forma
si vede
,
notarsi
gli
albero
un
la nave;
tra la vista e la cosa
come
y
fa duecento
gettata
donde
sono
,
messa
di
fa sembrare
nasconde
procede argomentando
si veggano
,
romana
poi mon*
poco
frappongono dei vapori.
lo stesso
fino da
forse
dippiù; imperocché
dei fionti
ed
lo stesso
la sommità
è posto sopra
chi
a
più piccolo.Quello che
sempre
più grande^
il sole
da
41
BLBIfBNTI
spazio di di-
è da
poco
fermarsi
,,
partes sapiantnaturam
totius,quod sicut huic particulae convenit ÌUBC forma orbicularis,sic et toH aquce. Prima
ratio tolerari
itUer quos est Macrobius, qui putant
surU nonnulli
potestenam
et octo mil*
curvitatem terrae
intra spatium decem
aut aquae
,
,
Uum
paàsuum deprehendiposse: in altera vero non est mintts insistendum,quum
ea ratio sit contra
Peripatheticamdisciplinam,
Incidit autem
-certas
ssse
in
errorem
ponentium
sibi
figuras,ut
ignem figuram pyramidalem,et terree cubicam
est Timaens,
le,
Quod improbatur ab Aristotefiguram
sed hoc accidit,quia omnibus
irebus tam viventibus quam
auctor
nanimatis
ab
ipsa natura
insitum
•conirariis repugnent. Parva
contrario
colligitseipsam
possit,Qbsistat,et
bem
determinare
elemento
se
servet
,
:
ut
est
,
tueantur
se
,
igiturquantUas
aquae
atque unit
vires
suas
si sicca sint quae
suisque
admota
ut
,
suo
quantum
continent, in
or-
Est enim forma orbicularis minime
colligit.
patens alierotundas
turribtis
de
ae*
nae
injuriae,ut inquitAverroeSy
quas
humisi
At
sustineant,
ut
secus
machinarum
dificant,
impetum
se
42
SITO
DEL
essendo
quella ragione contraria
Incorre
poi neir
elementi
si determinino
piramidale; e Timeo
ciò che
si
,
perchè
di
errore
tutte
a
quellii quali
opina
viventi
tanto
natura^
che
dunque
piccola quantitàdi
si
si
raccoglie in
circolare
Averroe
l'urto
sostenere
è il
umido
1' acqua
sparsa
fogliedel cavolo
panno
Y acqua
,
o
di
aut
dantvr,
aut
Sia et
le
,
se
sieno
in forma
lana,
o
tonda
roviene
av-
d'
nei
o
un
vasi
di
gocciole si riducono
sata
l'acquaver-
tosto
ancora
pelo, essendo
nò
tratto
si
,
pieni
sulle
o
,
più parti.Cosi
di lino,
scorre
ancora
asciutto
umettato,
in
scorre
e
se
in
umidi,
raccoglie
1' estremità
sia-
,
in quo continetur,sparsa
enim aqua in sicco pavimento,
in brassiccB,
aut in colocasiae foliisguttulae rotunsi
ea
humecta
sint, statim
Sic et in panno,
diffiuit.
humentibus
dice
Il contrario
pavimento
della colocasia
o
gettata sopra
éus sii locm
statim aqua
laneo,aut lineo
projectadilabitur,nec
sint,defluii.Ab
guttulasobeandem
sparsa
aut
cyathisplenis,si exirema
scit,at si humecta
tur in
sopra
ingiuria,come
aliena
delle macchine.
un
sopra
si diffonde
cerchio ; cosi
:
ligit
gisca
rea-
ché
luogo nel quale si contiene; imperoc-
figura rotonda; ma
sopra
ac
rio
contra-
suo
forze, onde
sue
parlando delle torri che si edificano
se
in
al
conservi; se è contenuta
si
e
le
unisce
è punto soggetta ad
non
per
un
e
è insito da
secche, si raccogliein cerchio. Imperocché la forma
sostanze
in
può^
quanto
per
stessa
se
avvicinata
acqua
,
ai contrarli. A-
resistano
che
conservino, e
ra
ter-
succede
questo
inanimate
che
figura
figura della
la
ripruova da Aristotile. Ma
cose
la
il fuoco
cubica
esser
gli
che
ammettono
figure, come
certe
peripatetica.
alla dottrina
causam,
aere
aut
se
sint sicca
,
cadens
palei in
diffunditur
pileo, quibus
aqua
in orbem
intume-
aqua
aqua,
col-
congloba^
pluvia, Quod
autem
in aefiantmajores globi,pondus cadens in cattsa est, Num
re
non
potestin tanta magnitudine simul conglobari:aqua enim
continetur. Sic si in herbarum
suis terminis non
foliispusillae
hucum
aut siccum
pilae aqua amplior addatur, statim effluii,
mido cwdat, aut humidum
a suo
pondere victum dtlabatur. Affe^
ram
propositonostro, Syncere,testes quosdam ex recentioribus,
is sum
nec
qui homines oderim, sed peccata, aut errata. Quidam
ut contra recentiores videantur conjuras*
adeo antiquoscolunt
captetU stemmata.
se, et antiqua, ut ait Ausonitis,
non
,
DEGLI
si
asciutte,1' acqua
no
giù. Per
43
ELEMENTI
gonfia, ma
ragione T acqua
la stessa
Imperocché nell'aria
grandezza
Cosi
stro
se
il
gli uomini,
venerazione
moderni,
Chi
prendono,
buoni
sia
non
esser
? Altri
odiar
quelli che
lettere. Altri
non
e
di
o
sua
aver
non
studiano
a
ho io in
hanno
Sincero
quelli antichi
in
le antiche
ammettono
se
suo
non
modo
in tanta
il
con
cose
tichi.
an-
vidioso,
in-
un
quale
a
tichità,
tutta l'an-
che
noi
miriamo
am-
i moderni
disciplineGreche
le
odio
congiurato contro
può contendere
seguono
perocché
; imdal
"
e
tanta
-
ingiusto giudice,o
a
dente.
ca-
piccolo pila
un
Ausonio, glistemmi
novità
dei dotti
poi
mini.
proprii ter-
questo vinto
moderni;
un
rac*
cune
proposito,o Sincero, al-
dice
paragonato
amano
in
gronda subitamente
sembra
come
rimproccieràla
ed
è contenuta
gli errori. Alcuni
peccatie
mai, quando
giudiziodei
non
al nostro
gli antichi,che
e
può agglomerarsi in
di scrittori
i
ma
cagione il peso
all' umido,
giù. Addurrò
scorre
è
non
questa
cede
secco
pioggia.Perchè
fogliedell' erbe
acqua,
testimonianze
i
le
sopra
si versi molt'
0
peso
V acqua
mentre
,
dall'aria si
nella
più grandi,
si facciano
globi non
cade
umettate,
cadendo
coglie in gocciole;ciò è manifesto
i
siano
se
scritte
da
e
le
più che
Qvis Syncero,nisi iniquusjudex, aut invidust novitatem objiomni vetustate certaet doctorum
ciet,qui honorum
judiciocum
re potest,atque illis,
quos admiramur, antiquiscomparari? Alti
fecentiores ita diligunt
atque amplectuntur,ut eos, qui veteribus
et Graecis institutis,
et literis student,invisos habeant, Alii fwnnisi quos latinissime scriptasunt, admittunt. Alii siquidem lati»
abominantur, contenti suis Galne, eleganterqueloquiauserint,
licis,et Britannicis,et verbis, ef sophismatis,Mihi, ut scis,non
sunt curce verba, quamvis magnifaciam, imo et reformidem se-
Aquaevivi nostri judicium ; odi tamen
eos, qui
doctrinas superstitiose
hoc est
( ut sic dixerim ) tractaverunt
aut Patavinam
quod Atticam plusquam Parisiensem
philosoista nugatrix et
Illa magis ve/i indagatriv est
phiam amo,
garrula. Illa in adytis gaudet ista in triviis, Illa pudica et
verecunda, ista lasciva et petulans. Illa plus veritati,ista plus
verbositati studet, Sunt inhac
occidentdli philosophia sic mihi
appellareplacet,et Italicam, et Gallicam , et quae est cis mare
verum
tuum,
et
,
,
,
,
,
44
Altri
latinamente.
lo^
Acquaviva;
del nostro
le dottrine
reno
io
mi
conto, ed
in gran
le abbia
altra volta di scrivere
a
male^
dei Francesi
tenti
con-
ed Inglesi,
brigo delle parole,quantunque
anzi
il severo
tema
ho
pure
in odio
giudizio tuo
quelliche
tratta*
superstiziosamente,per cosi dire; cioè che
la filosofia attica
amo
osato
sofismi
parole e
sai^ non
come
abbiano
elegantemente^ora l'hanno
delle
sono
come
mai
se
ed
latinamente
e
SITO
DEL
dova.
quella di Parigi o di Pa-
più che
Quella è più indagatrice,
questa più garrula e cianciatrice. Quella gode dei penetrali,questa
è
pudica
vereconda, questa
e
lasciva
e
quella che
sonvi al certo
qualunque
questa filosofia,
vita. Se
vrei creduto
questi moderni,
sia
non
riferisce varie
Scoto
e
di
il
quale abbia
alle
superiore
opinioni.Egli
v'ha
che in
tera
l'in-
di costoro,
non
a-
orecchie, nò di
alcuno, oome
opinato che
penso
la terra
Il Maestro
acque.
mentre
riore,
supe-
mare
fosse, consumarono
latinissime
la filosofia.
Non
e
,
le sentenze
le tue
sta
que-
Italiana
e
disprégevoli
non
ella si
addotto
di offendere
peccato contro
aver
di
avessi
al di là del
si trova
personaggi
petulante. In
fiiace
appellar V
filosofia occidentale,cosi mi
la Francese
e
dei trivii.Quella
scoperta
di-
Giovanni
si sforza di scimiottare
seguire Alberto, impazza stravagantemente. Se
et qui in hac philosoSuperum viri profecto non contemnendi
phia qualiscumque sit aetatem omnem
consumpserunt Eorum
sententias si in medium
tuas laexposuerim, ncque me offendisse
tinissimas aures, neque in philosophiampeccasse putaverim. Jstorum, ut puto, neotericorum,nemo
est,quisenseritterram de^
tectam
aquis non esse superiorem. Joannes Magisler refertvarias opiniones,Ipse dum
Scotizare nititur et Albertum
sequi
nescio quid sibi ve^
maxime
scotomizat. Si verum
vis fateri,
me
Ut
sive quod transit cincta aquis sive quod gihbositas
terra»
transcendant sphaeram aquae, sive quod terra habitata sit extra
montis propter salutem viventium
sphaeram aquae ad modum
sive quod tetrae una
pars sit arida levior et altior,altera eooperla aquis humidior, gravior^et bassior,ut ait ipse. linde se^
cundum
illam opinionem sequiturquod duplex sit centrum
graAl»
mundi.
vitatis scilicet,
medio
et ponderositatis,
illud
in
et
est
terum est centrum
aequdlisdistantiae,quod aequalilerdistai a
hoc centrum, terra est fererotun*
superficie
terrae,et secundum
,
,
,
,
,
,
DEGÙ
vuoi
il
che
ti dica
il vero,
monte
coperta dalle acque
è
dell' acqua
dell' acqua
più
lieve
sìa
gravitàe
del mondo.
mezzo
che
,
a
guisa di
la
un
parte
una
più alta^e Tal-
e
umida, più grave
della
sità
gibbo-
più bassa,
e
della
che
m'egli
co-
pio
dop-
ponderosità^e
Il secondo
è
il centro
eguale distanza,e dista egualmente dalla superficiedella
terra
secondo
r
^
rotonda.
La
stessa
mondo,
facendo
e
il
alta neir
di
Oceano
,
che
o
sopra
nel
mare
nel
dalla
Alemanno
,
cono
,
Magno, che
,
dell' acqua
ed
eh' ei
cosa
ho
non
oscure
le
potuto capir mai,
quel che
si
o
più
tabile
abi-
terra
d i-
come
al sito della terra
talmente
sono
parole di lui, che mi
intenda
non
intorno
pensasse
qua
dell'ac-
V acqua
esser
rimotissimo
del
centro
la circonferenza
quelli che stimano
nostri lidi. Alberto
nei
l'acqua sia di fi-
pie del compasso
cerchio
figura quasi
è di
che
opinione ammette
un
ciò contro
; e
la terra
centro
questo
gura rotonda, mettendo
e
la
^
giusta quella opinione segue
sia il centro, cioè
quello posto nel
sia che
acque
sfera
posta air asciutto
dice. Donde
voglia^sia che faccia
degli esseri viventi^sia che
la salute
per
della terra
di
dalle
abitabile sia fuori la
terra
che si
so
la sfera
trascenda
della terra
tra
non
circondata
cammino
suo
45
ELEMENTI
sforzano
voglia. Non
stellate
affaa
dere
cre-
quale
so
figurae.Ponit eadem opinio,quod aqua sU rotundae figurae
ponendo pedem circini in centro mundi, et faciendocirculum supra circumferentiamaquce, ei hoc contra eos, qui putant aquam
dae
esse
altiorem
quam
volunt
in
Oceano,
aut
ab hàbitabili
in mari
in nostris litoribus. Albertus
Alemannus,
sentirei de situ terrae
remotissimo,
seu, ut
quidam
nunquid
Magnus
inculcata
et
ita
involuta
sunt
il
verba
potui intelligere,
quam
intellius
ut cogant me putare ipsum quid sibi vellet minime
et terram
lexisse. Nescio quam
Amphitritem^etpuncta Orientis,
haet ut multiscius
quadam, cinctam somniat
aqua, ut zona
beretur libros suosrefersit
mirabilibus,
etfabulosisopinionibus.
Sed detur culpa temporibus nondum
enim ad Latinos pervenerat Cosmographia Ptolemaei et Strabonis,Plinii quoque
a pauAlbertus de Saxonia
dixH secundum
cis legebatur,
quod nos scb-.
faciuntsphaeram, et hoc
pe diximus, quod terra et aqua unam
dictum
aggeratiorefellit,
quod illa concavitas per continuam
esset
H
oc,
quod UH
terrestrium
et
repleta.
fluxum partium
nem,
,
,
,
et aquae
,
-
,
,
,
,
46
Asfitrite
cinta
di acqua,
da
come
di molta
uomo
mirabili
e
una
riempi
favolose. Ma
se
dia
ne
ai Latini
la
qual
e
ed
zona;
scienza
pervenuta
era
di
quali punti dell' Oriente
e
,
per
SITO
DEL
acciocché
i suoi
colpa
ei
terra
si tenesse
libri di
ai
opinioni
tempi;
Cosmografia di
che
un
la terra
e
tal detto
Tolomeo
accomularsi
che
egli crede
secondo
e
è detto. E
ancora
mai
dii, 0 passi
voglia.A
si
che
(me
lo
mutazione
della
Aggiunge
poste delle
avesse
,
0
leve
ch'egliappella
tal
proposito questi
Spagnoli.Apono dice
esser
me
co-
Imperocché tutti i giorni
sogliono chiamarsi
come
,
lonne,
co-
mare
perdonino le loro ombre)
vi fossero stati
si
spesso
gli Spagnoli navigano per molte migliaja di
che
sentiamo
riempita pel
vecchiaia.
e
navigasse quel
nessuno
so
confuta
mente
parlando fisica-
della
causa
ridicolo,che Ercole
Non
non
sfera,ma
Aristotile,come
gioventù
sua
parlavano del mondo
se
di
forse é la
della
e
affinché
invalicabile.
sola
detto,
sto
pel flusso delle partiterrestri. Que-
e
la sentenza
detto
un
una
impossibile,é necessario
questo
abitabile
terra
l'acqua facciano
e
di Sassonia
stessi abbiam
noi
poiché quella concavità sarebbe
,
continuo
di quanto
cora
an-
non
Strabene; Plinio da pochi si leggeva.Alberto
disse,in conformità
sogni
la terra elevata
verso
sta
Galli
dai
e
Settentrione
videtur
necessarium
est pkysice loquendo,et ex senimpossibile,
tentia Aristotelis,
ut saepe dictum
est. Et haec fortasseest causa
permutationis habitabilis et juventutis et senectutis terree.
,
Addii
,
ab Hercule
quoddam dictum ridiculum
positas fuisse
bile,
columnas, ne quis navigaretmare, quod ipseappellaiimpermeaNescio quid sibi veìit.Eie quoque hi loquebantur de munet
,
illorum ) ac si non fuissentin mundo.
( parcant mihi manes
Nam
quotidieaudimus Hispanos navigareper multa millia staseu
diorum, seu passuum,
levearum, ut mos est Gallis ei Hispanis appellare.
Aponus ait terram esse elevatam in parte Septendo
trionis
lis ex
fluxu maris
ex
secundo
aquae,
hoc
libro
altiorem
Mosotidis. Adducit
auctoritatem
Meteorologicorum.Locum
esse
eo
ad
quem
enim
Aristote-
unde
fluunt necessarium
fluunt
que
est. Nc-
ignorava Virgilius qui posuit Scyaliiores esse
terra Libya.
Nec perturbentnos verba Aristotelis dicentis,quod
exunopuvelit
dicere
terree
decem
si
gillo
quod inferius
ac
fiani
aquce
ut
,
tiam
et
,
diximus
,
,
Riphceosmontes
,
,
48
migliaia di artifizìiper distruggere gli uomini
sero
questo si è aggiunto. Non
scudi
resistere
possono
mura
ogni
potesti essere,
vedi
simile
Salmoneo
dei mortali
uomini
pei
magistero
tuo
r
che
aere
alcun
i
da
vapori di
essa.
addensato
che
Ma
vicendevolmente
loro
esser
pur
così dire
Quanti
chiamano
in
mole,
da noi
sia
non
e
la
carne
e
ignorate tali proporzioni
partigenerate
decupla la proporzione
che
Tarla
rest i
non
che nelle
per
sfere,di modo
più grande della terra,
decupla
.,
concesso
corrotte
alla lor
proporzione nelle
vina
ro-
quali, estinta la fiamma,
abborre, tira dentro
È manifesto
relativamente
volte
i tuoni.
a
logorati^tanti io credo
per
,
cui natura
degli elementi.
e
naco
mo-
inferno
Tu
potendo riempire il luogo, onde
non
vuoto
e
un
neir
ora
proposito.Nelle coppette,
si genera
proporzione
i fulmini
il contrario, nelle
ventose, accade
strugge,
di-
cosa
altri che
la pena.
sconta
stati
sono
di
nell' inferno.
al
torniamo
Tu
appreso.
che
te,
a
o
lerato
ingente fracasso. Scel-
con
a Giove
togliesti
hai tormentatori
Ma
ho
come
i settemplici
non
turbine; ogni
fosti,o inventore; né
tu
ancor
,
riparo di torri
nessun
terra
a
le armi,
ferro,jion
cosi gran
a
getta
cosa
chiunque
il
fòrza,
nessuna
y
tu
SITO
DEL
questo
è la stessa
l'acqua sia d ieci
dell' acqua,
e
11 fuoco
apud inferosvides similem tui dantem
Salmonea
pcsnas. Tu fulmen et tonitrua 7ovi eripuisH in perniciem morlalium.
Quot homines te magistro attriti sunt, tot et te
habere tortores apud inferos
puto,
redeamus.
In cucurbitulis, quas ventosas
Sed ad rem
dicunt,
contro accidit,in quibus extincta fiamma, aer generatus, et in
decupla,ut sic dicamus proportionedensatus non potens replere
carnem,
locum, ne sit aliquid,a quo abhorret natura.vacuum,
sunt admittit, Has proportioneselemenet qui in carne
vapores
in parnobis esse incognitasmanifestum est, Sed concesso
forum
et vicissim corruptisesse
tibus generalis,
decuplam proportionem
quoad illorum molem, non idcirco eadem esset proportioin
sphcerisillorum, ita quod tota aqua sit decuplo major teira, et
virtutes elementorum
Nam
aer
prò statu
aqua, et ignisaere.
moles incognitw,ut
universi proportionales
esse putaverim, non
sunt notes qui
elementorum
tantum,illi
dixi, nobis sunt metisurce
^1 ego
accepL Tu
creavit
omnia.
nwic
Immensa
est aquarum
magnitudo, tot
sunt
ma-
DEGLI
49
ELEMENTI
dell' aria. Imperocché crederei
per la stabilità dell' universo
esser
proporzionalile proprietàdegli elementi^ né
come
Ilo
detto, valgono soltanto per misura
incognite le quali
é la
Immensa
perpetue neir
,
le
tante
piogge
spelonche
luoghi
secondo
minore
dì tutta
altri che
conosco
uno
sarebbe
r
se
acqua
lo
spazio
volte
di cento
intorno
il fuoco
di
sfere dell' aria
sia
e
poca
se
i quali
i
menti
corpidegliele-
che
che
sia maggiore
misurato^ né
la terra
,
noi
tra
ri
figu-
cento^ il fuoco
ed
rei
il cielo. Di-
la terra
si
tenga
con-
al «ielo
,
la superasse
,
Euclide^ che
di
io ho
relativamente
punto
un
come
,
o
,
grandi
terra
di acqua,
V aria per
,
breve
gira
che
aere
né
di tutti i matematici
consenso
neir
la
acqua
poi tutta V acqua
proporzione
dieci
per
gni
gli sta-
Aristotile^dagli antichi
fatto. Inoltre
,
col
sono
,
in tale
Y acqua
,
mille
per
Se
la terra
lo abbia
si trovassero
per
di
,
0
o
trovarsi dentro
appellatiTartaro.
,
parti del mondo,
quali
la testimonianza
i mari
tanti
,
li
mo-
il tutto.
sono
paludi
grandi cavità,e queste piene
e
furono
,
le
,
Stimerei
di acqua.
pregne
tanti
estreme
le nubi
tante
,
creò
,
le
tante
,
le nevi
tante
laghi
,
di essi le
colui che
a
grandezza delle acque
tanti i
tanti i fiumi
note
sono
,
noi,
per
nella
proporzione
mille; ò chiaro però dalle parole
la
ola
profondità^
le
del-
grossezza
del fuoco.
ria, tot fiumina, tot tactis,tot paludes,tot stagna, tot perpetucB^
mundi
nives in extremis
qucd
partibus tot pluvice,tot nubes
,
,
aut
aquiB
sus
esse
sunt, aut aquece, Magnas spectis, magnos
intra
loca veteres
sum
,
corpora
e
Tarlarum
pvtaverim,
sit
elementorum
et
ita
se
minor
,
qui
mensus
terra,neque ego
men-
si
Prceterea
fnerit.
ut terra
et ccelum
nos
ignisM parvum
contineri,tanqHam
punctum
qiuB
,
est Aristoteles, Utrum
tota
haberent,
esset inter
reces-
plenos aquarum
eos
appellasseauctor
major,aut
neque aliquem novi
tota aqua
autem
sus
terram
etiam
sit
i
x
aqua
aer
interstitium, Terram
ma'"
respectu cceli consensu
omnium
thematicorum
tupla,
dixerim, si hanc circumfluus aer in cenignisin millecuplaproportioneexcederet;patet ex ver bis
in aqua
Euclidis parvam
esse, et aeris et
tem, sive crassitiem.
Galateo
Opere
ni
ignis sphwrarum profundita-
*
DEI ME
E DELLE ACQUE
MARE
DEL
E
LIBRO
La
esperienza
fondo
del
è
ha
mare
acque
si riflettono
i
fondo
incidenti
ristotile dice
riflessi. £
e
l'aere
che
si elevano
non
vi
delle
nubi
l'ambiente
si
stessa
qua
Calorem
queste
i
che
raggi
in
A-
di
esse
in
tezza
quello air al-
solari
i
riflettuti dalla
Perciò
all'altezza
vapori che
calda
dalla
da
tal fiata in
vi si condensano
neve,
è
terra
atmosfèra
elevata,
congela in gragnuola. D'altronde
plurimum
nell' acqua
gli stessi motivi
temperatura
acqua,
ciò
coi
tanto.
e
vegnaché
av-
calorificazione
caldo
passando
rigiditàdella
nubi,
in
per
freddissimo,
,
alla
sottostante
è
la
Di
calore.
penetrando
più
che
si sollevano
acque
è
più
del
ragion
vero
basso
nubi; ed afferma
terra
dalle
per
caldo;
perchè laggiù
sia
sotto,
vanno
ìiel
scrutano
quivi gran
producendovi
y
e
trovarsi
raggi solari
,
sul
delle
quotidianamente
verno
che
cagione
raggi
che
tranquille, sia per
son
forse
PRIMO
dimostrato
pesci ner
i
le
di coloro
ACQUE
DELLE
e
l'ac*
saputo
fundo tnariSièorumeicperenUa
che
de'
Nam
et pt*
qui maris penitima quotidie rimantur.
solutn quia tranquilad fundum
descendunt, non
inhyeme
in fundo, imo etiam et caloris causa.
est mare
Hujus autem
monstratur,
sces
lum
forsan haee
est causa
,
flectuntur a
dkit
tausam
prope
lares
ed
quae
incidentibus
ab
tam
terra
terram,
quod radiisolares
est in
quam
in
eo
in ^uo
in quo
est nubes
non
esse
calorem
longe ascendere
terminari
et
,
et ob
eandem
aere
qui
in
affirmans radios
est nubes:
ob
re-
fùndo calefactio
reflexis,Nam
a
Aristoteles,majorem
qui re/lectuntur a terra,
locum
fundo, fitqué in
radiis, quam
penetratites
aquam
hoc
a
terra,
est
50-
sed
frigidissimum
54
MARE
DEL
più
guanto
alto è il
,
nella state
fatto che
dalle nubi
in
che
la
altresì che
la
gragnuola
dalla
dimostrato
più
,
che
lore^ se
delle
non^
mercè
continua
una
che
è
,
,
del
limento
naturale
cenere^
perchè mediante
evaporazione,
la
sua
la
quale
s' incende
i
in
ed
e
in
di
buon'
alimento
in
piezza
am-
il
ca-
ispirazione
luogo
solo
,
conservasi
sotto
avviene
l'introduzione
parte
succede
la
per
in altro
il fuoco
,
riesce
altrimenti
pori di questa
avvegnaché V aria ha
;
cui
Ed
fuoco.
dipendo
maggior
con
avvera
si è detto
come
noi.
espirazionee rinnovazione
parti evaporanti^ la qual si
dell' aria
vasi
pro-
da
la neve^
potersi conservare
non
,
Ciò
terra.
più discoste
son
maggior congelazione. Altrove abbiamo
da
suo
più grande gragnuola cade
quella stagione,
,
Consta
distanza
nel
sta
l'aere è più freddo
le nubi
stan
proporzione della maggior
dal
più di calore
tanto
mare
letto;e simigliantemente ove
in
ACQUE
DELLE
E
delle
pel ftioco
dell'aria,
rante
evapo-
parti ignee
,
altra
come
la^
in parte
luogo del fuoco
se
a-
per
,
fiata
dicemmo.
Dalla
esperienza d' ogni giorno
si
fuoco
non
possa
influirvi ;
conserva
in
ancor
provato
che
parte, qualora Tarla
nessuna
poiché qualora
è
esso
non
abbia
un
il
non
libero
nubium, vaporesque qui a terra et aqua ascendunt,
aeris ferrisurìum, ibiqueper frigiditatem
calore inferioris
aein nubes, easque nubes in pluvias, inris superioris
concrescere
in granterdutnqueipsam nubem congelariin nivem, pluviamqiie
dinem congelari.
Amplius autem deprehensum est, quod quanto
profundius est mare, tanto majoremcaloremhabet in fundo. Nam
nubes
sunt
et similiter in ea aeris parte in qua
frigidiorest
qui remotior est a ten^a, quodprobatur ex eo, quod
aer, quam
in astate magis accidit grandineràfieriex nubibus, quae in m^
autem
state magis elevantur
grandinem fieri
a terra. Constai
ex
nivem.
autem
Amplius
madori congelatione
est
ostensum
quam
esse
locum
,
alibi calorem
nullatenusconservari
posse, nisi continuam
habeat
expirantiumpartiumreparationem,
expirationem,et continuam
aeris
quisoluspropriumest ignisnu-inspirationem,
quae fitper
et ideo ignissub cinere
est. Nam
trimentum, ut alias ostensum
conservatur, quod per poros cineris fU partim evaporatioignis,
et partim aeris influxio,qui ignitur et succedit in locum
èvaporantis ignis;habet enim aer in se igneaspartes idemque fU
,
,
56
conviDcercì
da
tiva
colle nari
in
a
mare,
Ciò
il
che invece ilfatto
mo'
di
,
fiume, abbia
cavalloni
non
accade
in
è compresso
mare
fra due
imboccatura
una
grandi;
avvegnaché,
Epperò,
quei bacini
se
nel
medesimo
dell' angusto
dei contrarli
concorso
cerca
,.
ricolo
pe-
con
,
quelli
in
che
to
stret-
in bacini
il mare,
ingombra
il
il
che
frangansì.
ziosi
spa-
se
non
colla
sua
so.
rapido flus-
precipitacon
tempo
da
mare
entrambi
rigonfiasse avverrebbe
stretto
il
,
flussi.
i flussi
più, avvenendo
giornata, si
si
e
e
solo
ma
cresce
come
che
dai varii
e
,
terre, in modo
espandersi
canale
l' angusto
corso
dall' altra metta
e
sufficiente spazio da
mole
luoghi par
tutti i luoghi,
gione
ra-
il dire
scambievolmente
e
calore
buona
una
velocissimi
scoi:rano
poi
interno
de
legge. D'altron-
sua
rapidissimo
scontrinsi
naviganti,
e
gran
il moto
perchè in molti
dimandare,
da
animato
essere
essendo
animato^
essere
sarebbe
non
un
dei
dair
trova
il mondo
si muove^
i contrarli
venti
nella
sia un
inspira .e respira; ma
credere
si vuol
Di
il mondo
contiene^ avvegnaché
se
natura
ove
cui
con
per
per
che
ACQUE
DELLE
E
inspirazionee respirazionedipenda
della
che
MARE
DEL
riflussi del
e
perchè gli uni
sapere:
fiate
molte
mare
non
pareg-
annimalfideoque tnoveri spirituet regimine,et inprofundo Oceamundi
fìo nares
constitutas,
per quas eméssi et reducti anhelitus,
modo effluant
maria, modo resideant. Dico autem impirationem,
et eoopirationem
ut ideo mutidtis animai
non
esse
esse
causam
habere
et
et
nares
cum
positum
quibus inspiret respiret,
putetur,
interiorem
sit solum
calorem
et
esse
causam
inspirationis respianimai
rationis. Quod si ideo dixerimus
mundum
quia move'
,
,
tur
a
natura
,
ratio, Quaeri
mare
in modum
constat
quam
esse
solet quare
fluviidtissimum
autem
in
nonnulla
mundi
mentem
etit
,
quibusdam locis videatur
habere
cursum
et etiam
,
d^ersis partibusfluerecitissime,fluxusque contrarios sibi
ex
oc-
Hoc
se infringere.
periculonavigantium mutuo
inter
accidit
tantummodo
ubi
sed
non
ubique
contingitmare
duas terras angustari,ita ut ex utraqìieparte angustationis
sua
Cum
enim mare
intumescit, nec amspatiosum sit et magnum.
cum
plum habet spatium in quo se diffundat occurrens
magna
mole sua
Si
ruit
ex
utraque
angusto meatui, rapido
ftuxu.
ergo
coìUra*
parte angustimeatus eodem tempore intumescatmare,fit
autem
currentes
,
,
LIBRO
M
PRIMO
gìQQ gli altri? Avvegnaché sembra
«he
rifluisca, e
che
sieno
si
non
le molte
il mare
che
effusioni che
più fluisca
si succedono
maggiori alle rispondenti reflussioni ,
jgiuQgaal
massimo
flusso ; da
questo
fino
par
che
a
momento
co-
mìnciapA altrettanti flussi per ordine successivo, minori
«orrìspondentiriflussi insino
a
,
itila minima
«che
effusione.
dal
fondo
mezzo;
onde
emana
a
mescoQza,
allor che
lo
quando
a
poco
per
che
tanto
Epperò dico che
del mare,
avverasi
desso
per
e
il calore
va
più
son
si
moltiplichi
per
esser
a
fiate,in fino
molte
farsi
tal modo
ciò che,
il flusso del
molte
e
che
giusta alcune
si fa
quindi comincia
vasta
dell'Oceano
da
la
posizioni del sole
la linea
non
e
tervi
po-
depressione
ò pure
maggiore; avvegnaché
sotto
mare:
spiritonon
lo
e
della
consti
quinozio sia il maggior flusso marino, trovandosi
più
presse
de-
residue
sue
al mare,
eguale gonfiezza.Si
senza
mare
tanto
fin dentro
più contenuto;
maggiore
a
tu-
ché
evaporato; sic-
parti evaporanti si fa più grande la gonfiezza del
ciò accade
spirito,
maggior
una
mentre
di
o
mane
parte vi ri-
e
su,
è interamente
opera
si pervenga
non
nelle acque
ascende,
spiritonon
volta ,
parte
ai
la
vato
osser-
luna,
in qmassa
equinoziale,nella qua-
et reflur
fiuosuumconcursus.Amplius
autem:quum affinano
^omaris
multoHes fiatindie,quaeriturquare nonsintaequales
efPuxiones^et refluxiones?Videturenim mare
plus efffuerequam
sibi
refluire,videnturque tnultae effluxioties per ordinem subse^uentes tnajoresesse suis comparibus refluxionibus donec ad
autem
incipiunt
maantnam
effluxionemperveniatur.Postmodum
minores
-aliae totidem effluxiones
ordinem
essubsequentes,
per
suis comparibtisrefluxionibus donec ad minimam
ie
effluxicnem
perveniatur.Dico igiturcalorem sive spirituma fundo main
JiHs exeuntem
partim ascendere a mari et partim remanere
•medio maris : et ideo fierimajorem maris
in ascensu
tumorem
^piritus,quam sit postmodum detumescetUia ejusdem non loto evaporante spiritu sic quod paulatim et per vices ex multis re-*
Mduis
evaporantisspiritus fitmajor maris iumor : fiiquehoc
fnultoties
donec multiplicetur
usque adeo spiritusintra mare,
,
detumescen*
^t jam a mari
contineri non possit et tunc incipit
Ha major fierisine tumore
compari. Tum etiam et illud observaium
est
qu"d secundum quasdam Solis et Lunae positiones
,
fiarum
,
,
,
,
,
,
,
58
DEL
le, dominando
MARE
il sole
ACQUE
DELLE
E
il calore
divien
massimo
in
,
fondi
oceanini; dal che
Soggiungo
dello
che
che
ancora
io
conviene
il flusso
ogni di
luogo, avvenga
stesso
V è
pure
,
poi talune
alcune
il
mezzogiorno
flusso
marino, ciò
verso
,
quale^ sebbene
del
meno
fra le stelle le
r aria secondo
maggiore.
il massimo
dire della luna, la
calorifico
fan
deriva
sole.
Lo
posizioni
sia
po
cor-
un
ufficia
stesso
si
quali, come
lor
quei
no
riscalda-
sa
,
il sole
verso
la
e
terra.
Aggiungo
noi
tutto
a
ciò che
il massimo
successe
in
flusso
ben
tempo
un
del
che
mare
da
remoto
detto dì-^
fu
,
luvio ;
e
questo fa il diluvio
ebbe
cause
; e
dell* abisso
a
lo che
Mosè
le
per
,
Aristotile
luogo
narra
verso
Y
dice
che
quali il
che
ancora,
diminuire, quando
è da
farsi ricerca
causa
oggi che
le acque
,
a
si rovesciò
mare
cominciò
a
e
come
dette
le-
soffiare. Per
perchè, soffiando
;
per
rono
comincia-
qual sia il grande abisso
diminuire
taclisma
ca-
sulla terra-
del diluvio
le acque
tal
grandi bocche-
le
si ruppero
di questa eruzione:
cominciarono
tempi noetici. Un
equinozio d' inverno
il vento
,
fu la
dei
:
il vento,
avvenga
spirando il vento^ cessi la pioggia
quaf
,
e
cor
annuo-
-maris effluxionem.Constai enim in aequi'
majorem accidit fieri
noctio majorem fieri
maris effluxionem,prò eo quod sub aeguinoctiali linea maxima
est Oceani
moles
,
in qua
Sole existente
,
maximus
est
fitcalor in fundo illius partis Oceani, quod causa
Dico
etiam quod in omni die secundum
majoris effluxionis.
meridianam
horam
ejusdem loci^fitmajor efflaxiomaris, quod et
et ipsa sit calida, minus
ipsum de Luna intelligere
oporlet, cum
Sole. Faciunt
tamen
hoc ipsum et quaedam ex stellis,
autem
qucBcalorem noscuntur
aeri praestare, secmidum
quasdam suas pòsitiones ad Solem et ad terram.
Dico etiam quodam spatiolongi'
maris
temporis accidere maximam
effluxionem quae diluviumdicitur: cujusmodi fuitdiluvium
quod factum est tempore Noe,.
Factum
est autem
hoc diluvium circa aequinoctium vernale propter supra
dictam
causam.
Refertque Moses ruptos fuissefontesin terram. RefertAristo
mare
dbyssimagnae, a quibus effluxit
teles etiam postmodum, quod spirituincipiènte
flare,coeperunt
minui aquae diluvii. linde quaerendum est quae sit abyssusmagna
et quae. fuiteruptionis
ejus causa, et quare flantevento ece,
-
comÌDcìando
vamente
questa
il diluvio
notti
chiamarsi
soffiasse vento
che
senza
abisso
grande
cominciato
quello ; avvegnaché in-
sosti
,
simiglianteraentepiovve 40
y
40
59
PRIMO
LIBRO
alcuno.
Epperò
della
quella parte
giorni e
io
dico
terra
è
ove
,
maggiore la profonditàdell'Oceano^ a cui il sole soprasta^
si è detto
come
nel
tempo
,
La
eruzione
vento
raccolto
equinozio.
poi di quesl' abisso
sul fondo
l' aere
verso
fece
dell'
decrescere.
fu
dell' Oceano^
operata
dal
quale
superiore cominciò
Quindi
cominciando
molto
per
esso
porando
eva-
soffiare
a
e
,
il diluvio
lo
il calore
,
dalle
regioni superiori dell' atmosfera
nel
molto
fondo
del
tempo
si
virtù
per
fondo
ma
in tanto
per
del mare,
mancando
eapo^
e
virtù di molto
constando
la
Nam
abbassarsi
a
e
si elevarono
cessat
,
di Ella
pluvia
bandonate,
ab-
sulla
pioggia.
superficie
in
era
questo l'unico agente da ciò;
Qsser
et quare
la
dar
soperchiante calore che
nel
pioggia. Laonde
,
ventus,
so-
questo
,
quella superficieil calore,si
aquae
flante
ad
le nebbie
il fanciullo
pefunt minui
vento
che
su
danno
legge cbe
elevata
da
leggiero calore
di
cominciarono
delle acque
da
che
parti acquose
nell' atmosfera
raccolte
erano
le
re
discende-
a
,
stenendovisi
Avvenne
lo che
Per
mare.
cominciò
vide
etiam
dal
terzo
mare
da
rovescian
libro dei Re
elevarsi
si
una
quotidieaccidit quod
pluvia incipiente cesset
nunc
et iterum
,
,
et similiter inchoante
diluvio
facta est pluvia
xl
igitur,abyssum
est Oceani
major
in qua
eam
partem
magnamprofunditas,cui superferturSol, ut praedictum est aequinoctii
tempore. Eruptio autem huius abyssifactaest a spiritumulto
Èie auteni spiin flante.
collecto circa fundum maris, et Oceanum
ab Oceano
in superiorem aerem,
ritus postmodum evaporans
ccbdetumescere, Inchoante autem
dilU'
pit flare, fecitqueOceanum
vio, coepitcolor superiorisaeris ad maris fundum descendere.
linde aqueae
particulae,quas longo tempore prius collectae fuesustinente sursum
runt in superioriaere, calore levi ante eas
et
redire deorsum
calore eas deserente
coeperunt postmodum
interdum
ob calorem
facerepluviam, Accidit autem
plurimum
abundantem
in fwido maris, subito nebulas exire a mari, quae
elevatis. Calo*
Constant
ex
per calorem
aqueispartibus sursum
et pluviam fare autem
ififerius
eas deserente , redeunt
sursum
diebus,et
xl
noctibm
vocari
nullo
terrae
vento
flante.Dico
,
,
,
,
,
,
60
DEL
nube^
da
6
anni
tre
tità si sia
la terra
come
il calore
sensibilmente
avvenire
in
è sollevata
nel
quel
nel Mar
avvenne
seco
di
mezzo
il vento
abbia
ne
molta
tratta
il
che
Rosso
dal
quanqua.
ac-
( qualora
mare
luogo della eruzione) si dissecchi,
soffiò forte
nascea
allora
dal mare,
gliEbrei
quando
passarono
quell'aridasabbia, avvegnaché Mosè
infuocato
Esso
qua.
piovea
non
quando in gran
mentre
,
per
mentre
erompente
la massa,
sprigionato,e
esso
Suole
ACQUE
DELLE
poi seguir la pioggia;
inoltre che
decresce
E
mezzo.
e
Succede
ne
di
poco
MARE
notte
tutta
vapore
che
e
dice
prosciugò Tac*
dal
impeto eruppe
con
che
mare.
Soggiunge
sopra
ed
e
in
gli accampamenti
il fuoco, ciò
le
seguito lo
stesso
Mosè
che il
Signore guardò
degli Egiziani, stando
ch^^importache apparirono
egli che
piogge jsd^raggiunge
le acque
fra
i tuoni, i
giù
lo tornava
Causa
a
stesso
nel
fiata, e discendendo
un'altra
lampi
al
ritornarono
prìstino luogo: cipò che l'acqua, per virtù dello
calando
le nubi
lore,
ca-
mare,
rigonfiare.
poi delle folgorifu il calore
; r incontro
delle molte
nubi
accumulato
che
si
mosfera
nell'at-
stropicciavano
in tertio libro
Eelimpuerum vidisse
Regum legitur,
est pluvia: cum
nubetn ascendentem
a mari et paulo post secuta
Acciditautem caprius per tres annos et dimidium nonpluisset.
mari
ut mare
lorem erumpentem a
plurimum detumie*
efficere
multus
eruperitmuUamque traxerit aquam: et interdum
scat, si
in siccum, si in loco eruptionis
etiam convertitur
fueritemare
mari
in
tran'
Rubro
minens
accidit
quando
terra, quod quidem
sicci maris. Ait enim Moyses
vensierwìt Uebrcei per medium
ciufU, Unde
,
,
urentem
tota nocte
convertisse.
Fuit autem
tum
in siccum
vèhemerder /lasse aquamque
ille ex
ventus
vapore erumpente cum
,
Dominum
autem
subiungit Moses
impeiu a mari. Postmodum
respexissesuper castra jEgyptiorum de medio nubis et ignis,id
est tonitrua et coruscationes et pluvias apparuisse et adiungit
cum
ipso
: aqua
rursum
esse ad priorem locum
aquas reversas
in
tudescendente
et
in
redeunte
calore deorsum
ipsumque
mare,
coruscationis fuitcalar
elevante ut prius. Causa autem
morem
accumulatus
in aere et multitudini nubis occurrens,
qui confri,
,
catur
nubi et
eam
secat, estque sectio nubis
causa
tonitrui.Con-
LIBRO
e
squarciavano,originò il
si
colla nube
vento
produsse
6i'
PRIMO
£pperò lo stropicciodel
tuono.
più infuocato
vento
un
squarciò le nubi; e per la compressione delle nubi
lampo dal
il
giù; quindi
in
dalla condensazione
seea
altresì che
A"scade
che
disperda ciò
vento
il vento
accenna
avviene
e
per
contrario
prevjdga alle
futuro
a
Dicono
ancora
in
e
calore
dirsi
contiene
molte
che
cedono
coir esercito
scisse in due"
come
in altro
delle altre
e
piova
non
,
,
avvegnaché
,
disperse per Ta»
van
solo
non
ivi dal
mare
ma
,
ignee,
che, mentre
il
che
ed
ancora
perciò generarsi
e
Leggiamo
Alessandro
il Mar
che di
e
e-
Ma*
Panfilico si
,
agliEbrei,
nelle Sirti , essendovi
ca*
luogo si è dimostrato
inseguiva Dario
avvenne
dal
oonsunate
son
tal fiata il fuoco.
detti Fasti
accada
evapora
le
siccità d'atmosfera.
e
il tuono
piuttostoche
dall'aria tal fiata l'acqua
negli annali
le nubi
partì acquose
egual proporzione
ziandio
dopo
,
che
e
dissipale nubi.
Imperocché
in atomi.
pulso
re-
pioggia na-
nubi
più grande serenità
certuni
è da
lore, quando
Tarla
la
rarefa Y aria
il calore
ria
quando
segua
venne
delle nubi.
,
Questo
la
e
^
; questo
frequente
guadoso. Imperocché
mare
il calore in gran
quantità:avendo
que-
spiritum magia incendi
fricatiovero spiritusad nubem, efficil
nubem
dissecans,compressione ntiòts repellitur
ideoquespiritus
coruscatio
con»
ex
spiritu:pluvia veroexnubis
sitque
inferiuSy
nubi
autem
densatione. Acddit
praevalere nubemque
spiritum
in
caliditaiis et sicciest
indicittm
futurae
aere
dispergere,quod
tatis. Hoc
accidit quando post tonitruum
autem
non
sequitur
dum
sed
rarescere
serenilas,
calorefficitnubes
ae
pluvia^
magis
calore consumi
cum
divergere. AjurU autèm quidam nubem
aerem
dispergiin minutissimas parpotius dicendum sit eamper
,
,
,
ticulas. Nam
ticulas,et
non
alibi ostensum
solum
est aerem
aqueas,
imo
habere
in
se
par-
aqueas
pariteret igneas,ideoque ex
et quandoque ignem.
quandoque generari aquam,
Alelibris quos Fastos vocant
Legimus autem in annaUbus
exercitu suo Darium
xandro
Macedoni
cum
insequenti mare
Pamphilicum divisum fuisse,qtkemadmodum accidit popuioHe*
brworum, idemque frequenteraccidit in syrtibus,cumsit ibi ma*
aere
,
,
re
gna
vadosum,
Accidit enim
calorem
ibi evaporare
a
mari
in
ma-
ejusque caloris originem esse abyssos, in quibus
quantitate:
62
MARE
DEL
Sto
sua
poi
non
sede
avviene
che
nuovo
ciò
che
poi si
se
accada^
da
di vento
dai
fiumi
fiume
nel
o
dai
vicino
Mar
dal
Morto
Mar
per
avvertesi il tremuoto,
luoghi
il Mar
ove
si ò detto
Io dico
il
è
terra,
a
Leggesi che il
convengono.
il moltissimo
che
mare
,
ricolmato
il cui
principio
neir Oceano
e
molto
quando
cresca
motore
di
tinuo
con-
mente
egual-
frequente
nei
erompe
più questi fiumi
avvegnaché
;
e
trovasi
acqua,
ed
; colà di
Di
si distende.
che
vi confluiscono,
lago densissimo
contiene
tutto
calore
molta
sottrae
ne
bacino, viene
certo
un
Morto
pure
; donde
questa la sabbia,e l'acqua
ceneri che
rattamente
sopra,
le nubi
seco
sia di
compressione
quali discendendo
,
tanto
per
si è disseccato, rovesciandosi
frequentemente si scaricano
r Oceano
calore nel
di
del Giordano, che sempre
salso per molte
molto
fiumi
le nubi
forza
traendo
cui
di questo
vero
Nei
tuono
,
i
mare.
Non
causa.
per
da
verso
evacuato
dalle acque
n
attraendo
Morto.
fondo
giù
e
ignivomi
spesso
tal modo
per
in
mari
Giordano
evapora
e
ed
di nuovo,
altra
queste,
del
avendo
squarciando col
obbligato di ritornare
ritoman
ACQUE
non
è per
avvera
il vento
compresso
i turbini
DELLE
negli abissi più profondi
pare
fondo;
E
,
me
co-
decresca, ciò che
in gran
decrescenza,
In fluminibusautem non videlur hoc acci'
profundius est mare.
dere, prò eo quod non habent plurimum calorem in fundo, acciet'in fluminibus hoc quandoque propter aliam causam.
dit tamen
Accidit enim in tonitrvo spiritum qui nubem
secai
comprimi
vim
rediens
rursus
inferius
a nube, qui propter compressionis
in
nubes
modum
ventosae
trahit secum
nubem, fUque
plenae titerum
desceudens
trahitqueavei'sus
sursum,
terram,redit
gne:
,
,
a
renam
terra, et ittterdum aquam
a
fluvio,aut
fluviusJordanis
Mortuum
totusque affluensin mare
cidit, Legitur autem
et
saepe
a
mari
conversus
cui
tu-
in sic»
sibi
proximum. Dico
hit
autem
quod color plurimus evaporans a fundo illius maris, traalsecum
sicque evacuatus
plurimam ab ilio mari
aquam
cum,
,
illius maris, repletur contintio ab aqua Jordanis, tota continuo
lacus
Mortuum
Est autem
mare
influente.
quidam spissis-
veus
simus
pariter et salsissimus
ex
cineribus ei admixtis,ibiquefre-
moius
infraterram «rtimquenter arcidit terremotus, spiritusque
Mortuum.
Amplius atipit in ea parte a terra in qua est mare
tem
accidit et idem
in
frequenter
his
fluminibus,
qua
in Oceanum
'
f
MARE
DEL
E
LIBRO
Aristotile nel secondo
perchè
:
molte
dimostra
la
abbia
salso;intorno
pare
abbruciata
ed
circa
quelle della loro accensione:
marina
il sapor
particelleterrose
ripete da
terrose
salso
ad
esse
va
essa
il
pervenga
è
più pesante
è assai
cagione delle parti
vino
acqua;
cui
va
nel
e
ma
,
proprio sapore;
E
la
ripostanelsembra
non
cause
cui sì
per
mare
di
,.e
dell' acqua
più
che
fluviale^a
È palese eziandio
le sole
congiunto all'acqua per
commiste
e
cause.
adunque manifesto
commista.
sura
cen-
sione
discus-
senza
sia
to
quesi-
emette
ignorato le
la salsedine
che
quantità di parti terree
che
d' altronde
avesse
gran
r acqua
finalmente
giuste cognizioni circa le
avuto
espone
,
tralasciando
rettamente
di terra
che
a
e
si fa il
^
di cui
cose^
mistione
che
propria
opinò
vero
delle Meteore
libro
sia
mare
ACQUE
SECONDO
opinioni degli antichi
molte
per
il
DELLE
avvegnaché
ciò che
va
lo
stesso
compro-
Meieorum
Aristoteles in secundo
libro, quare
QucBrit autem
sii
et
multas
veterum
opiniones
mare
salsum, super quo
ponens
tandem
quìdem prceteimprobans, suam
ponit et probtit,multa
riens indiscussa, quorum
causas
ignorassevidetur. Quod igitur
salsedo sii,terra
est, sed unde
et
insuper
strium, non
aqua
ter
adveniat
quce sit cama
recte videtur
marina
terreas
salsus sapor
Galateo
admixta, recte quìdem opinatus
aqua
mari
tanta multitudo terrearampartium^
incensa
multo
incensionis
sensisse:
earundem
manifestum
partium
terre-
igitur, quod
fluvialis,
prop-
est
ponderosior est, quam aqua
Manifestum est etiam quod
partes sibi admixtas.
inest aquie ex solis terreis partibus sibi admixtis.
ùoere
in.
5
f,3
nel
indurisce
fuoco
mescendolo
bevanda
in
regioni il
,
sospeso
e
ad
più
il vino
che
generale dice
In
delle
inerenza
acque
terra
la
essa
quale
,
sapidezza. È poi la
di
vedersi
può
sia avenuto
inoltre
terra
si
come
regioni la
cenere
air acqua
mesce
cenere
sale.
un
la calce
sorta
me
sicco-
calore
la
e
fatta
il sale
cenere
:
perchè
luoghi il sale si
in
lune
ta-
abbruciati
al fuoco,
messa
poi raffreddare
,
specie di
sia
certi calami
questa
e
,
altri
che
Aristotile
il calore.
essa
si fa da
che
dolce
In
ogni
se
calce, allorquando
nella
e
operato in
alquanto ebollizione
diviene
ricettacolo del
tale argomento
abbruciata
in
contenere
,
abbia
con
prova
consta
terra
nella
che
vero
ov,
posto
produce, fuor d'ogni dubbio, è ri-
dei frutti cui la terra
in
correnti
quello delle acque
e
;
ogni speciedi
che
si scorge
onde
pori
sa-
originano dalla
si
qualsiasiliquore
di
e
nella
sta
e tanto
tutti i diversi
Aristotele che
ancora
parli terree:
dì
sapore
; donde
vino
siccome
,
più pesante dell'acqua dolce,
è
prende
più vigoroso.
quanto
,
riposto negli
vino
di sale, e sì
mò
a
acqua
,
avviene
ACQUE
DELLE
E
talune
in
che
ciò
da
vaiu
otri
MARE
DEL
e
po
do-
indurisce
e
,
da
estrae
terra
,
e
si raltrova
in miniere
nam
et similiter
num
in utribus snspensum
siccome
ipsum vinum
hi admixta, quod prohatur ex
lis,sumiturque
in
est, quod vinum
est,tanto
esse
terra, aut
esse
ex
varios
ex
ris genus
terreis
esse
snum
supra
etiam
enim
aut
partibus
omnesque
omnia
ex
si-
terra
ex
saporum
de
in-
aquce
in modum
aqua
dulci,etquanto fortius
etiam
vini,et
dicit Aristo-
qnorumlibet liquorum
ex
quo patet omne
admixtis:
fructnum qui
terra
habet
qnod in qvadam regione visaignem indurescit in modum
ponderosius est
nqunrum
Turina
anche
eo,
pota admixtum
in terra:
terra, qnam
Est
saporem
plus ponderis habet. Universaliter
teles: omnes
res
i metalli. Può
saposapo-
sapores
fluentium
terra
indubitanter
aquarum
nascuntur,
genera
constai
in
se
caloris
tn
habe-
receptaculum,si eontigerit
prins cain cinere et calce. Quod amsai sit genus terree incensai,sicut est calx
tem
et cinis
probat
Aristoteles argumento tali: Sunt enim calami
in quadam
ne,
regioquibus incensis,cinis eornm
miscetnr
aquoe dulci,quce aqua
ad ignem posila,postquam
aliquamdiu bullierit,
postmodum infrigidata,
indurescit,et fitsai. Nam
in
et
quadam regione sai
re.
lorem
in
eam
egisse,ut est videre
,
LIBRO
divenire
sale
quali furon
altra
corpo
del calore
altrimenti
non
passando prima allo
nen
se
sendochè
intemo
da
delle
consta
cui
si
sprigiona : il che
dall' acqua
derivante
acqua
potabile.Anche
hanno
il sapore
al fuoco
un
è
Aristotile
prova
dello
e
che
Potest etiam
admixtas
,
nem
quce ab
contraxerunt.
salsum
esse
e
si
che
si
se
trante
pene-
che
e
il fumo
si trasmuta
dal
sprigiona dal vino
di
sapore
che
in
mare
ce,
dolso
mes-
spongia si avrà
una
il fumo
po
cor-
,
qualsivoglia altro
Y acqua
ogni liquore è aqueo
:
conlenente
da
che
ato-
,
et
fodina salis, qnemadmodum
fierisai propter terrea» sibi partes
terra
urina
interiori
Quam
e
divengono acqua
raccolga in
stesso
in
a terra, estqiie
effoditur
metalli.
ciò
al
in virtù
particelledel
si sollevano
che
,
liquido dolce. Similmente
liquore è dolce
dolci
è dolce
dolce
Il fumo
assimilarsi
fecondo
,
le nubi
dolce, e
è
dore
su-
può
forse
di vapore
provasi da
marina
dell' acqua
piovana.
ossia
possa
stato
più leggiere e
il
provengono
il vapore
,
e
cui
si assimila
rigettando
0
superfluità.
le altre
e
il nutrimento
da
,
segni
as-
ne
animale
del nutrimento,
gravi
e
il sudore
Aristotile
il corpo
che
terno
in-
dql calore
anche
salso,sebbene
dolci
e
salse
sono
urina, il fiele
dirsi che
è
cagione, affermando
che
r
che
parti più lievi
le
,
si sa
corpo
,
lo che
Per
le
contiene
che
virtù
in
accensione
animale.
organismo
nostro
le altre
particelleterrose
soggette ad
deir
del
lo
per
67
SECONDO
calore
ob
constai,qnamvis
causam
corporis animalis
sndorem
etiam
Aristoteles
tamen
corporis
sam,
ponat cau-
qnod leve et duialiis partibus qum salsre sunt
ce est ùf nutrimento,remanentibus
et graves: ex quibùs
superfluitatesomnes.
fitsudor,urina, fel,et
re
aliler posse accedeAut forsan dicendum
non
est, nutrimentum
resolvalnr
ad nutriendum
a
corpus, nisi prius in vnporem
nobilis est ac penetrans, concalore interiore,prò eo qttodvapor
statque ex levibus a e dulcibus partibus ejus a quo resolvitur :
quodprobatur ex eo, quia fumus qui resolvitur ab aqua mari$,
dulcis est, fitqueex eo aqua potabilis.
Nubes
cufn
ri
a maquoque
exeuntjSaporem habent aquce dulàis fitqueex eis óqua dulcis,
id est pluvia, Vinvm
si ponatur ad ignein,fumus ascenquoque
dens ex eo est dulcis,fitqueex eo collecto in spongia aqua duicis, Similiter quoque
cujuslibetalterius liquorisfamus dulcis
dicens:
animalis
corpus
ad
se
trahere
id
aliam
incensio-
68
mi
terrei
Riferisce
ogni
si
Aristotile che
"
il
eziandio
se
lago è assai salso
detto
tide
,
in
Palestina
immerga
resta
ma
Morto
perchè vi si genera
Solino
che
dentro
in quanto
fosse
T asfalto
legatopei piedi
attesoché
denso,
e
nessun
però
e
essere
Solino
possa
Iago Asfal-
il bitume.
cioè
lago
certo
d'acqua^
da
anco
di terra.
son
un
toro
fior
a
pei pori
,
evvi
un
privo
qualche tempo
vi penetra
la vita. Si chiama
conservarvi
dopo
,
calore.
e
di cera
vaso
un
quindi pesantissimo
^
certuni Mar
da
sapore
parti salsugginose che
s'
affonda^
vi si
non
che
che
avventura
per
estraneo
mare
y
fuori le altre
Afferma
cui
del
dolce
riempie d' acqua
in
ACQUE
DELLE
s' infonda
se
nell' acqua
meato
rimanendo
E
quali gli apprestano
i
^
d'
MARE
DEL
Ed
giunge
ag-
^
stato
fulminato
dal
cielo
ciò che
,
la terra
attesta
nera
ridotta in
e
vi cadde
significareche il fuoco
in
terra
fa r
,
che
le
,
sta
nel
che
i
al
lago
io
in
la
gran
tità
quan-
reputo che il ca*
brucia
mare
causa
vapori vaganti
aqueum,
al
lo rendono
mare
estyCtejussaporis,cujus aqna.ex
liquorem esse
riducendo
le terre sottesalso. Aristotile
,
un' altra
poi assegna
ei dice
del
ciò
con
,
Egualmente
fondo
quali commiste
volta
una
quale mescolata
salsissima.
acqua
lor molto
stanti
la
cenere
; volendo
cenere
habentem
neir
alla
salsuggine del
aria si
quo
mare:
sprigionano dalla
probat Aristoteles omnem
terreas
partes admixtas
quce
Aristoteles
,
Refert autem
immittatur
maris,nullum omnino
quod si vas cereum
habens for amen, post aliquam moram
impletur aqua dulci,quce
salsis partìbus
poros subintrat,remanentibus
per cerae
qu^ terlestina,
sunt. Refert etiam Aristoteles lacum
reae
quendam esse in Pain quem
si mittatuf* taurus
immernon
pedibus ligatis,
gitm\ sed supematat, prò eo quod lacus ille sit salsissimus et
hoc gravissimus et spissus diciturquea quibusdammare
ex
Mortuum, quod nihil vivat in eo. Dicitur etiam a Solino lacus
Asphaltites,quod id asphaltum generetur,id est bitumen, Addit
mus
illum costo tactum
et Solinus, lacum
fuisse,quod testatur hunigra et in cinerem soluta, significans
per hoc, ignem aliin
solvisse
cinerem
quando loco UH incidisse terramque
qui
in
salmultam
einis,lacui admixlus
quantitatem,facitaquam
sissimam. Dico etiam quod similiter calor qui pìurimusest in
fundo maris terram subiacentem incendit,
quce incensa,mari adprcestantexiraneum
saporem
et calorem.
in aquam
,
,
,
,
terra
dall' acqua
e
questi venir
é
quindi
e
,
69
SECONDO
LIBRO
terrei
sono
o
j^iioggieda quelli i
le
Il vapor
venti.
,
da
acquosi^e
o
terreo
ciate
poi di saper salso^avvegnaché consti di parti terree abbru-
il vapore
Che
che
il vapore
affetta 1' acqua
sapore
del
primo. Onde
dell' atmosfera
rendono
calan
prkna dolce^ divien
scendendo
addiviene
,
dell'atmosfera
dà
che
ovvero
Notò
Il vapore
è
luogo al
; lo
poi
la
da
,
da
mixta
le
vapori
so*
rei
ter-
essi, quelli
est
detto
,
ed
accensione
mediocre
,
detto Euro.
occidentale
,
reputa
ma
pri-
terra
appellato Austro
da
vento
il vento
,
causato
salso ,
e
salsuggine che
del sud
vento
deriva
cui
lo
e
maggiore. Di tal fatta è il
dicasi del
stesso
cosi la
tutti i
pori
va-
che la terra
terreo
solo taluni tra
cioè cui produce un' accensione
vapore
e
,
salsi^ma
mare
luoghiaccade
colpirla
a
sterile per
sieno
al
mescono
però è da reputarsi che
Non
pravviene.
Aristotile che i
afferma
si
giù
ciò
avviene
ciò
e
,
salsa^se il vapore
dall'aria,
venga
ubertosa
piovana
in certi
salso. Similmente
Zefiro
distacca
che
salso è provato da
sia di saper
terreo
la mistura
,
calore
dalla terra.
questo
per
è prodotto dal
r incendimento
e
;
Omero
lo
,
saluberrimo,
facitmare
salsum.
teles salsedinis guw
in aere, resolvi
affermando
a
terra
provenga
da
quelle
Aristoteponit causam
dicit igitur vaperes qui sunt
Aliam
esl in mari
che
autem
:
,
et ideo terreos
et aqua,
esse
aut
aqueos,
fieriqueex vaporibus aqueis pluvias et ex terreis fieriventos.
Est autem
vapor terreus salsi saporiSj prò eo quod constai ex
terreis pqrtibus incensis. Incensionem
autem
operatur calor qui
resolvit vaporem
a
terra,
Quod
autem
sit vapor
terreus
salsi
sa*
poHs, probatur ex eo quod contigit
pluviam esse salsi saporis
Dicit ergo Artterrei vaporis.
idque accidit propter admixtionem
descendere tnferius et admistoteles,
vapores qui sunt in aere
et similiter ac*
sceri aquoe snaris,eamque
Nam
salsam.
efficere
eidit in quibusdam locis terram
fierisalsam
quw prius dulcis
,
,
,
erat, si vapor
terreus et sàlsus
descendens
ab
aere
incidat
in
,
fitquesterilis terra illa propter salsuginem sibi advenien*
est omnes
iem,qu(Bprius sterilis non erat.ffon tamen credendum
sed quosdam ex
salsos esse
vapores terreos qui sunt in aere
eis,eosscilicet qui fiuntex majori incensione, Hujusmodi autem
est vapor ex quo fU ventus meridianus, qui dicitur Auster, sive
eam:
,
,
70
MARB
DEL
mondo
parti del
in sul confine
Elisi
le ìsole dei
stan
o\e
ACQUE
DELLE
E
dell' Occidente
primaverile.
,
anch'
che
più
cioè
spirada nord, appellatoBorea
che
al vento
Quanto
è di
esso
Mosè
ancora
soffiando
Egitto;ma
le
occidentale
risospinsenel
di Austro
poscia con
solamente
topi e diverse specie di mosche:
in
primavera
in sul
stanno
piante nelle
Arabia.
Dico
a
rinveniamo
queste, anzi
dezza
varia
il vapor
che
manna
ogni
se
e,
insieme
si
in essa,
anco
V influsso
locuste,ma
molto
ne,
ra-
fiato
abbia sof-
dell' atmosfera
terreo
alla
lora
al-
dai
e
tutte
le varie
mediante
le
poi
ne
se
le
tutte
cose
le sorte
che
trova
in
scendono
dall' aria di-
vapori terrei che
producono
duce
pro-
rugiada cade sulle
stessa
moltissima
mattinali,
altresì che
terra
sotto
di seminati che
sorta
,
ore
urente,
germogliare.
inoltre che
Avviene
la
dissecca
,
tranne
il vento
veemenza
D' altronde
mare.
si generano
non
il vento
lone,
Aqui-
distrussero ogni vegetazione
,
,
in
che
che
suscitò locuste
r Austro
o
simigliante al Zefiro,
natura
Riferisce
freddo:
beati, ^^tte i Campi
dei sapori che
da essa;
nascono
e
specie di acque, acquistan sapi-
terrose
particelle
dei
vapori che
si
precipitanodall' atmosfera.
qui dicitur Eurus. Vapor
Occidentalis qui dicitur Zephyrus, fitex
Nothus:
et similiter ventus
er^im ex
quo
fitventus
Orientalis
Homerus
et hunc saluberrimum
esse
affirincensione,
in
in
mundi
originem hubere
ea
m(U,dicens eum
parte,
qua sunt
insulcB beatorum, quce campi Elisii nominaìitur, suntque in fine
et ventus
Occidentis vemalis. Habet autem
qui
Septentrionalis
dicitur Boreas, sive Aquilo, similem naturam
Zephyro, excepto
est eo. Refertquoque Moses
quod ventus urens,
quod frigidior
mediocri
,
id est Auster,levavitlocustas, quw
omnem
herbam
comederunt
jEgypti,ftansautem postmodum ventus ab Occidente veAustro
autem
Non solum
hementissimus
proieciteas in mare.
flanteaccidit multas gewrari locustas,imo et ranas, et mures,
et diversa muscarum
flaveritin vere
genera. Qui si multum
siccat omnia satorum
tem
genera quce tunc germinant, Amplius auaccidit ex vapore terreo qui est in aere
generariManna
matutina hora, et pluriquod cum
ipso rore cadit super frutices
in Arabia invenitur. Dico etiam quod ex terreisvaporibus
mum
^qui ab aere in terram
descendunt,
fiuntomnia saporum genera
terree
,
,
ì
72
che
i metalli sì
Tutte
calore
si
e
quindi che
cose
liquefannoal
nella
ancora
liquefanno al calore
,
duri
queir azione si rifanno
le
ACQUE
nel torlo d'uovo. Cosi
avviene
tuttavia
DELLE
B
al molto
induriscono
88
MARK
DEL
,
e
ovvero
perseveri
si calcinano.
liquefanno all' azion
si
che
An-
manna.
se
pure,
poco^ ciò
calorifica
possiedono nei propri pori dell' acqua
sicché subentrandovi
congelata;
se poi più a lungo vi
discioglie:
la
il calore
,
fa evaporar
permane
che
diventano
angustissimi
sono
e
,
per
calore,conseguita che 1' acqua
pori
dei
metalli
onde
ridursi
in
perciò noff é
e
Anche
Giacché
la rimanente
che
il vapor
La nube
guantulum aqua
evapora
molta
facilmente
pei
tutti glialtriha
tissimi
pori stret-
luoghi,ma
cialmente
spe-
a testimonianza
quantità,
che
terreo
che,
il solo
difficoltà
possono
Jn molti
cagiona la
manna
sprigionatene,far la
parte consolidata
questa insieme
del mattino.
non
tallo
me-
dal fuoco.
manna
in gran
particelle
acquose,
e
può penetrare
che
consumato
oggi appariscela
nell'Arabia
Galeno.
più
L'oro
cenere.
ree
parti ter-
essi
questi con
,
le sole
avvegnaché i pori del
Ma
cenere.
,
rimanendo
1' acqua,
fa la
siede
pos-
rugiada,
manna', e da ciò avviene
quella cade nelle prime
con
di
eziandio che appare
splendidadi
ore
notte
incalescente Sole;ita
liquesceret
quòque et
habebat quidem plus terrm
qum ab wstu àtei protegebat,
coBterm
dubitari solet quomodo ut
nubes.De
Manna
autem
quam
Moses refert coquebatur
in olla
a
quandoquidem liquescebat
calore Solis ? Dico autem quaedam a multo calore inspissari
quantum dissolvuntur a levi calore,quod in vitello ovi accide*
re constai. Similiter autem
Metalla quoque liqueet in Manna.
scunt ex calore,et tamen postmodum perseverantecalore dure^
re,
scunt, aut calcinantur. Qucecumque igiturliquescuntex calasuis
subintrans
in
habent
igitur
poris
aquam
;
congelatam
calor
in poris congelatamliquefaciL
aquam
Qui si perseveraveritdiutius,
facitaquam exire per vaporem,
remmentibus
terrete particulis,
ex^uibus fitdnis. Sed quiapO'
ri metalli angustissimi
sunt,per quos solus ignissubintrare pòinde
est quod aqua non facile
test,
evaporai per poros metallo^
et ideo metallum
tem
aunon
facile
potestincinerari. Aurum
rum,
proB cateris constrictissimos habet poros, ideoque non consumitur ab igne.
Apparet autem et nume Manna multis in lode.
eutn
nubes
,
,
,
,
,
di acqua
costa
ha
In
se
forma
inerente
le
furon
prodotti i lampi
nuvola» la
luna»
ed acqua
Quel
che
ed
e
»
posciaincorporandosi
Aggiungono
anzi
cosi similmente
che
di
che
solo la
non
consimile
una
possiedano maggior copia di fuoco^
che
provare
il corpo
reo»
ete-
stelle»sia tuit'altro che terra»
detto, circa la nube
delle
parti acquose
fino dalla
e
contenendo
divien
molta
la nube
V occhio ;
più
lucida
che
diviene
lucida
è da osservarsi altresì
prima formazione è di
sua
acqua
,
questa si consuma»
siccome
affermano
molti
aria»la quale opinione fu da noi rigettata.
ahbiam
la estrazione
incontro
pioggia»la nuvola
inerendo
,
fatte le
maggior volume
I
la
venne
Aristotile vuol
neir occhio. L' occhio
che
tuoni; giacché sprigionate
e
spiritoigneo poi»da cui
alcune
son
del monte
vitrea. Lo
lunare.
che
ma
di che
per
sulla vetta
siccome
leggiera»
rese
altre di terra ; ed
i
cui
vitrea,e di più
nella qual
leggiera;
altresì tutte le stelle constino
ma
sostanza»
fuoco
da
In sostanza
fosse la sostanza
:
che la rende
agli Ebrei
parti acquee»
si consolidò
colla
di sostanza
preceduta da piogge» lampi
^
\
il calore
dapprima
apparve
Sinai
terra, essendo
e
73
SECONDO
LIBRO
solido
contiene
e
»
ma^
seconda
a
più piccolo.Allo
in
giacché questo la
se
poco
notte
fuoco,
risplende
por,
plurimum in Arabia,teste Galeno, Habet autem terreus vaex quo ftt
Manna, aqueus particulas,quce ab eo expressae
et inde est quod cum
residuo solidato in Manna
efficiunt
rorem,
Nubes
hora.
cadit matutina
ipso rore manna
quoque splendida
sed
videtur lucere,constat
qu(9 de mete
vitrecB substantÙB et insuper habet in
ex
aqua
et terra
»
cum
sit
ignem ipsam reddentem
levem, cujusmodi primo apparuit Hebrceis in vertice montis Sy9iai prcecedentibus.
pluviis et coruscationibus et tonitruis. Expressis enim aqueispartibus,ex quibvsfactaest pluvia soli'
data est nubes in substantiam
vitream. Spiritusquoque igneus
ex
quo facta est coruscatio,postmodum insertus et incorporatus
pus
nubi, eam fecitlevem
cujusmodi etiam ajuntpleriqueesse coretiam
stellas
et
imo
etiam
Lume.
solum lunam,
Addunt
non
habere
substantiam, sed quasdam plus habere
omnes
hujusmodi
ignis,et quasdam plus terree ut Aristoteles probans aethereum
a terra,et igne,et
esse aliud omnino
corpus ex quo sunt stellce,
aqua, et aere, quod quidem a nobis improbatum est alias. Ejus
partium
autem
quod diximus, nftbemlucidam fieriaquaearum
est videre in oculo. Oculus enim a sua prima
expressione,simile
se
»
,
,
»
74
di luce
propria^ ma
solido
dirsi dei
riceve
la
la terra, Y acqua
mediante
stanno
diafano
inoltre
entro
dai
i metalli
si formano
terra
diversa
zione
costitu-
it fuoco. Io stesso
Giacché
vapori mediterranei.
avve-
la ritiene:
non
hanno
ed
que
per Tac-
diafano;
luce, ma
luce
per
Conviene
esso.
divenire
non
poi i vapori atmosferici
Siccome
d' altronde
Incidente in
poco
la terra, per
per
il corpo
gnacchè
; moltissimo
suscettibile di luce esteriore sia umido
il corpo
e
ACQUE
DELLE
E
poco
estriaseca;sebbene
che
MARE
DEL
vapori aquei che
dai
e
dee
terrei le diverse
co,
specie di pietra;e però i metalli si liquefanno al fuocostando
Le
di acqua;
però
non
pietre preziose finalmente
dei sassi si formano
che
in
di tratto
costituiscono
cui
derivano
taluno
il colore
ed
e
vero
dal
ignei da cui
nasce
degli strati
aquee
eziandio
pure
e
,
ovvero
fosse aqueo,
messure
com-
terreo
vapore
parti ignee
il colore
le
tra
il peso. II vapore
metalli,ancorché
i
terrei
elementi
ritrovandosi
,
per
di terra.
pietrecoatando
s'incontra tra le fenditure
tratto
lapidei,e questo contiene
che
le
da
contiene
il peso
di essi.
multam
habens aquani
formationemajoris e"t quantitatis,
multo
minor.
ac
^uapaulatim consumpta, solidior fitoculus
nubes lucida modicum
autem
Rursus
habet in
quemadmodum
seignis,ita similiter et oculus. Lucei enim oculus de nocteprosui
,
,
,
pria luce, sed parum
quantumcumque
exterioris
dum
ex
lucis
terra,
lucet autem
,
in
parum
eum
plurimum
esse
ex
aqua,
sit trasparens, Quod enim
cipitquidem lucem,
luce
extema
incidente, Oport^t autem
est, humidum
susceptibile
ne
ab
id
quod
et soli-
trasparens est,
in se non
retinet, Quemadmodum
eam
in aere^diversashabent
constitutiones
sed
re-
qui sunt
ex
terra, et aqua, et igne ita similiter et vapores
qui sunt intra
Nam
terram.
ex
aqueff vaporibus, qui sunt intra terram, fiunt
et
terreis
metalla, ex
vaporibus fiuntdiversa lapidum genera
sint ex aqua, lapidesauunde et metalla lique
fiuntab igne cum
sint ex
terra, Lapides autem
tem non
liquefiuntcum
preciosi
in
commixturis
cum
reperiantur
fiuntquidem ex vaposaxorum,
re
rimis
in
terreo
lapidum colligitur habetque
qui paulatim
terreus
hujusmodi vapor
aliquas igneas,aut aqueas partes, quw
colorem et pondus constituunt. Vapor quoque ex quo fiuntmetalla,ticetsit aqueus, habet tamen in se aliquaspartes terreas et igneas, ex quibus fitcalor et pondus mettallorum.
autem
vapores
,
,
,
,
y
DEL SITO DElLi TERRl
SITO
DEL
Essendo
è
Federico^
con
ritratto
il Mare
Occidentale,
no
cominciò
suo
e
della
emende
vide
è
più
i costumi
notizie
restanti
di
sicché
di
lui
che
quei
noto
a
egli poi attinse
lui
accostaronsi
V
tutto
orbe
che
storia,
davvero
sia
a
o
dal
conto
rac-
guisa che
di
luoghi,
non
una
genti.
assai
dalla
quei
a
farvi
con
dire
possiamo
o
dell' orbe,
sito
egli trascorso
città di
le
e
po,
tem-
flotta del
nautica,
avendo
,
nostro
della
del
dell' arte
cambiamenti,
e
del
almirante
cose
le
qua-
parte dell'Ocea*
una
naviganti
molte
sulla
tabella
la
con
valentuomo,
dell' orbe
parte
i
usano
de' venti, nonché
Che
Le
cui
questo
natura
molte
gran
Mediterraneo,
di
e
TERRA
rimirando
e
fratello, a discorrere
re
su
DELLA
Fontano
il
,
bosco
di
pensile
Vi
Cum
in qua
Anzio,
o
giardino
erano
Mergellioa,
te
a
a
o
suo
Trepuzzi.
,
ed
presenti V Acquaviva
caso
per
apudFedericum,
essemus
di
il
Valla
nostro
villetta
mia
la
me
al
o
mediterraneum
di
illam
tabellam
spectaremusque
depictum est,
mare
il conte
,
parte
cum
occidui
0-
nostri temporis navigantes, coepit haeros
ipse
ceani, qua utuntur
de
orbis
situ
multa
deque
praefectus regiae fraternae classis
,
,
ventorum
de nautica
natura
de quo
vere
Caetera
mores
vero,
aut
cognovit,
accessere
aut
Fontano
,
orbis
ipse magnampartem
peragravit^
dicere,
possumus
Qui
quam
quoniam
mutare,
emendare
,
,
multa
multa
disserere
arte
hominum
ex
vidit
multorum
historia
aut
ex
relatu
et urbes.
aliorum
qui
ee
,
adeo
ut
notior
Antinianei
sit illi totus
saltus
aut
,
tibi
terrarum
Mergelline
orbis
,
aut
,
78
illustri uomini,
ed
osservantissimi
ed
vita
candide
anime
Potenza,
SITO
DEL
X
di
sacre
profane lettere
e
ragionari si
le arti liberali. Diversi
Finalmente
non
le parole
^riferiva
delle cose,
in fatti che
filosofi. Asseriscono
r
Oceano,
presente il
ranco
tide
neir
e
,
cendo
a
sin
sistenza de' continenti
bosfori
giungere
di
,
disiense insigne interpetredi
dono
chiamata
del
fiume ,
Abila, per
alla
ed
al
Egeo, nella Propon-
palude Meotide:
grande
V acqua
che
pellano
ap-
Egitto
creduto
,
disse Alessandro
mente
le
potè ag«
non
regione
Aristotile)
a
e re-
le isole fossero
V intero
se
addii-
urto
si numerosi
che
(come
come
di
Mediler'
o
,
neir
gli stretti pur
formazione
ioni
mil-
e
,
assorbito
avesse
recente
e
nuova
di
foci del Nilo
alle
più prominenti, che
che
e
e
d'altri
e
secoli
nostro
traghetti.Pensano
e
terra
,
Interno
dentro
primordi
regioni che occupa
ciò fosse seguito con
che
prova
parti della
Calpe
le
di là penetrasse
Eusino
a'
molti
sono
,
golfo di Lajazzo;
nanza.
queir adu-
risalendo
di
grande ìmpeto sino
con
,
denominato
mare
or
invaso
avesse
in
^ivlno Platone,
le montagne
rotte
di Ercole
lo stretto
del
do.
a
ei chiamano
come
,
tennero
chi di noi
so
purissima
religionedi Cristo,ed
della
,
vizia adorni
di
Afi'o-
da Erodoto
di essi si fosse
Vallae nostro
aut mihi
pensilishortulus
Triputeana villula
mea.
forte Aquevivus, et comes
canPotentiae, animae
mofìbns'et
didaeetviri
Christianae
illusiréSj
religiopvrisiimis
nts cultoref oksertantissimi,
literarum
divinarum
et secnlarium
Varii in il'
(sic enim ipsiliberales crtes appellant)peritissimi,
lo coelu habiti snnt sermones.
al-,
Tandem
nescio quis nostrum
tius repetehs primordio rerum,
referebatverba divini Plotonis,
,
Aderant
et aliotìt^
multa
Dicunt
phitàsophorum.*
millia annorum,
enim
ante
multa
scecula, et
pe
Calirrupisse,
ruptismontibus
et Ahyla, per Herculeum
occu"
fréttimin ea loca quae nunc
dut ìlediterraneumvocatum
mare
pat intei'ttum àut nòstrUm
ÉÌÌi
'oiiia
dà
inde
et ad'Issicum
simm:
magnoquè itnpetu'\isqué
Oceanum
y
,
in
Aegeum
et
,
et Euxinum
Proj^ontideni
tidis penetrasse
tesèes adhib^nt
:
tot
usque ad intima Moeovi, et invitis terris factum fuisse,
quod magna
atigustiasquas
,
Insulas
attingerenon
centem
et novam
putant
esse
,
bosphoros aut porthmos
editiores partes terrae
,
quas
pellant.
ap-
aqua
rep'otuit,
totamqne Mgyplum absorbnisse, quam
Aristotelis
ait
Alexander
piitant(ut
Aphrod,
80
SITO
DEL
•
trarle
argomentate
loro
tare
maggiore «ultura^
a
pensate d' appoN
e
religioni leggi,svariate arti,e squisite vivande,
,
e
tutt' altro
di cui più lieta andrebbe
senza
insieme
in
vizi
i nostri
esse
la
liate
vita,inocu-
le tirannie
i fumi
,
gli
de-
,
onori, delle magistrature, delle ambizioni, dell'armeggiare
macchinar
e
de' codici
dritta od
del
a
manca
per
i
i
corpi condannati
,
ambiguità
vii
un
litigi gli enimma
,
che
si
piegano
,
baiocco, la smisurata
possedere, le piratesche incursioni
gio, ed
il crudo
de'
al banco
di falso conio, la mercatura
remiganti
nonnulla, ed uccidere
un
voglia
senza
le bische,
di
le fat-
lieve offesa
per
i
su
,
d' ammaliare,
le merci
la gente,
esportate dall' altro mondo
le libidini,
vino, le leccornie,
gli amori,
le
i
per
adulterate,lo scialare in ogni
e
lisci,i profumi le vesti ricamate
dorate
e
lae,suis
/iontentae
Vereor
dum
ne
dum
ad
vos
religiones dum
leges
,
vitam
cultiorem
dum
varias
,
cibos,caeteraque sine
beatior
il
inargentate,
fortunataegentes et {ut ait Horatius) Beatorum
vivebant
cosa,
de' vagheggini,
$it. Vere
aurea
mazzare
am-
nocinli,
gli adulterii,i le-
danze, le ghitarre,le flebilicanzoni
rebus,
che
uggia anzi perciò, i belletti
in
corpi, e presa
rire
fe-
e
mano
la medicina
i veleni, le superstizioni,
tuccherie,i filtri,
impera
sare,
po-
fallace, la scherma
l' inumanità, il dar
duelli,1' efferatezza,
per
a
schiavag-
,
ladronecci,ì brogli,ì sacrilegi,le usure,
ed i dadi
de'
,
le inestricabili
e
,
servitù
guerre
,
insù-
secula,
creditis
illos ducere
artes, dum
esset vita,
,
compositos
afferrecuratis
tus, ambitiones, arma,
quibus
magistravitia,tyrannides honores
lites
et machinamenta
bellica,servitutes,
legum aenigmata
inexplicabiìe$perplexitates et
ingeratissimul
tram
paYtem
et nostra
prò
et
,
,
,
,
in alteru-
,
vili numismate
habendi
versatiles,immensam
servitia,et ad
perpetua
cupidiiatem,piraticasjncursiones, dira
transtra
damnata
furta,peculatus sacrilegio foenocorpora,
et
artem
gladiafalsostalos,fallacem mercaturam
ra, aleas,
toriam, crudelitatem,immanitatem, tnm promptas adfenendum
et prò parva
vene
injuria,homicidia, magicas illusiones,
manus,
et ipsam humanis
corporibusimfida, venena, super stitiones,
imo invisam medicinam
periosam
praestigiosaspigmentario,
,
,
,
rum
mixturas,
,
et in
neces
adulteratas merces, omnis
mortalium
ex
alio mundo
generisluxuriam, vinum
delatas,et
,
compositas
DELLA
di porpora
di seta
,
vedere
a
vergheggiate ondate
,
,
altro mondo,
di
tuanti, ì varii firegi
le
mantelline
alcuni
pajono
vestirsi
i
abiti
tende
come
la testa
a
cerchio
già )
le donne
le nuove
mode
d'
i monili
le collane
,
in
il lusso
cialetti
i braccervello,glianelli,
gioieche
le
,
opulenta povertà in pubblico
una
,
zie
celar la cani-
a
lasciate
lunghe,
,
madide
scorrenti
e
,
sul collo
i nei artefatti sul volto imbiancato
,
la biacca
il carminio
e
allettamenti
fomiti
,
l'audacia
sia
ne
frodi
,
;
preso
motteggio sfrenato
i mendaci
gli Dei
lo
sfacciati
non
e
nefande
fingimenti
in-
stemmie
empie be-
ed
,
le
le diffamazioni
immoriali
niti
pu-
e
spergiuri,
e
,
spudorato
,
,
odiì, detrazioni, moine
contro
l' arroganza
,
inganni, e scelleratezze
ed
,
il
il
,
,
procacità
la
,
,
piaggiare chi
,
la vanità
libidine
a
la vanteria
e
voluttà
a
,
,
e
,
mostrano
abbigliarsi che addi-
i capelli le chiome
rimpiastricciarsi
,
cingersi
possono
la miseria, le parrucche
casa
,
in
,
larghi i quali mi
gli ornamenti
,
ricchezza
ostentano
,
,
la volubilità del nostro
,
cappelli scialli
ben
e
,
non
flut"
e
guardinfanti ( giacché cosi piace
di cui
e
d' Armenia
recate
,
manicotto
a
,
,
denominare
le clamidi
ornare
frangie
,
81
TERRA
pine
ra-
,
,
delle
i diroccamenti
saccheggio delle campagne
,
choreas
adulìeria,lenocinia
lyras,
dapes, lihidines,amores
vestes
cantiones
pietas,
amantium,
sufjimenia,
unguenta,
flebiles
virgulatas,unsericas,purpureas,
auro
atque argento rigentes,
,
,
,
orbem
visuras, clamiadvectas, alterum
dulatas, ex Armenia
stolas
mitras
redimicula
des manicatas
et undulatas, varia
palliola,
fimbria»,cycladas(sicenim placet appellarerotundas
,
,
et
spatiosasvestes
cumdatae
sunt
,
non
quae mihi tentoria
vestitae foeminae)
,
forum
genera,
inconstantiam
videntur
et
,
quibus cirindumen-^
quotidienova
mentis nostrae
,
monstrantia, annu-
ostentatiolos,armillas,monilia, torques,murenulas, gemmas,
divitiarnm
in
in
nem
opulentaegt^state, publico opes domi micaniciem
ad celandam
caseram
paupertatem, alienas comas
,
,
pillorum
tincturas
,
promissos et madidos
et molliter
per
,
in candidata
nevos
facie,cerussam
fluentescrines, fictos
purissum, illecebras voluptatis,et irritamenta libidinis
et pur-
vanita,
tem, procacitatem,arrogantiam,jactantiam, audaciam
tam
assentationes
dicacitatem,impudentes captatorum
et impunita mendacia, fraudes,dolos,scelera
Galateo
Opere
ni.
,
colla
perdi-
,
,
et aperta,
perjuria
,
6
si-
82
città,i
de'
sovvertimenti
avventurata
non
.ancor
anzi
dire:
avessero
filosofemi
se
lidit
gente
sì fé
discorrere
a
,
alcune
sienvi
che
parti della
É
prima
nell' asciutto
sieno
ora
isole
di
un
ma
cune
al-
siccome
furono
non
taluni
e
,
il detto
vero
state
erano
,
,
continenti.
siffatti
parendogli che
,
sono
non
"
terra, cui l'acqua inondò, altre però che
or
bia
ab-
non
straniere navi
,
che
che
,
così. Crederei
coperte dall' acqua
lume
suo
civiltà quanto
sua
se
ortodossia
alla
tra
riconosca
non
buona
troppo felice
i nostri
ripugnassero
ricorda
mi
la
accresca
parlari T Acquaviva,
cotesti
Tra
uomini)
son
deplorando la
ah!
tocchi
pur
che
e
,
Felice
9
s'
mancherà
naturale
per
,
tanto
non
si corrompa
a
che
alcuno
quella gente
che
cose
imparato. Nò
fin delle fini
(avvegnaché in
stranieri
regni, tutte
avea
quella ts^nto numerosa
da
SITO
DEL
:
dove
"
è
ora
mare
fiala
una
,
fu asciutto,e
dove
commentando
la
le
asciutto
non
le asciutte.
fiumi
Ale"saodro
significò:
che
«
,
modo
che le bagnate
,
cafrìbiarsi ed
,
ma
costituite in
sono
perdurino tali
umore
Onde
mare.*
Meteorologia di Aristotile
parti del globo
d'
di
un
e
,
le aride
inaridirsi le umide
aride
ed
sempre
inumidirsi
,
dai
,
»
Il che
si
può scorgere
di
in
leggieri
,
multates^ odia,detractiones,
adulaiiones,nefanda verba, et profana
in Deos
convitia
immortales,
rapinas provinciarum a,
,
urbium
eversiodepopulationes,
direptiones regnorum
omnia
nondum
in
Nec
deerit
nes
noverai.
fortunatagens
quae
tam
insitum
populo aliquis cui a natura ingeniilumen
magno
sit ( homines
enim
tam
sunt ) cognoscatque ab externis
non
cultos mores
depravatos deploransque gentem suam
quam
grorum
,
,
,
,
dicat
,
,
:
Felix
felix,si litora tantum
Externae
nostra
carinae,
tetigissent
nunquam
Inter hos seimones
Aquevivus quia ea dogmata philosophoin hnnc
videbantur orthodoxae
modum
rum
fideipugnare,
( si
bisne memini
credi) locutus est. Ego aliqnasesse partes terrae
derim, quas aqua inundavit, aliqnas contra, quae opertae ante
ut sunt insulae quaedam
fmrant aqua, nunc siccas esse
quae
continentis
et
esse
ante non
fuerant
aliquaepartes
verumqne
heu nimium
,
,
,
,
qvod dicunt: Ubi
lim
mare
mare
,
nunc
est,olim arida: ubi
fuit.linde Alexander
in Meteora
nunc
arida,
Aristotelis
0-
inquii:
DELLA
più luoghi, come
nel
nezia. Che
parte di Egitto un
alcuna
al dir d' Aristotile
di
seno
si dee
trasporta di continuo
belletta. Ma
quante
che
strano
il
mare
menti
che
si
,
freno
algide abbiano
asciutte.
Non
data
attrazione
in
che
loro ritrarsi.
di
Segnò al
di
e
,
? Non
mare
è
agli eie-
posto
dispongano
e
«
Che
,
e
con
le sostanze
le umide
r aria
:
congregò
colle
ne
che
che
limite
H
firmamento^e
Statui le fondamenta
a
si ebbe
lui
:
tei*
dipoi V acqua
Hoc
:
non
et aridae
et humentes
ait
,
»
brava
li-
il più eminente
partes terrae, ut humentes
mutavi
dal
fece ai flutti
e
,
allo scoperto per quanto
si mostra
fluminibus humectari.
sotto
sono
la terraferma
gli abissi. Il fuoco
sed
Questa legge pose
venne
prossimamente
perdurent;
equilibranocon
le acque
il suo
mare
ita constitutae sunt
sic semper
si
sano
corpo
un
Elevava
oltrepassarlo.
non
la terra
a
ha
compensino.
scaturiginidelle acque.
luogo
siccas
arena
luogo lo racquieti
un
Ott. Mass.
sito, e
un
lurrche, e circonvallò
non
in
colle calofiriche
dell'universo:
la volta del cielo in
e
queste parti di
proporzione quattro umori.
e
fabbro
ìnfima
di
"
misura
le
mare,
troppo. Perciocché
pur
terreno
stata
Ve-
,
altrimenti
comando
spiagge di
tempo fosse
contemperino insieme
e
sulle
e
colluvie
una
Dio
legge si stabiliscano
certa
Dio
perde
se
altrove. Questo
mai
son
Baja,
credere
,
il Nilo
8B
TERRA.
videre
siccari, et
promptum est in
,
partibus,ut in sinu Bajano et in litoribus Venetiarum,
quondam fuisse
JEgyptiquoque aliquam pattern mare
Nilus
continue
credendum
Arisloteles
est.
Nam
arena(ut
ait)
hae
colluvionem
S
ed
limi
rum
defert,
quotae partes
pinguisque
terrarum
sunt? Non est inconveniens quod si quid hic mare
perdit,aliunde repetat,Hic modus est elementis a Beo Opt. M. datus,ut.ipsa invicem se contemperent atque disponant et certa
legestabiliant et compensent.
Frigida convenient calidis,humeniia siecis.
multis
terrae
,
y
,
,
Non
secus
ac
tione mensuraque
in corpore
Constant. Hanc
Congregavitaquas,
paruit
suit
arida.
quae
Circumdavit
legeet
sub
coelo
mari
humores
certa proporDeus:
legem dedit opifexrerum
quatuor
sunt, in
terminum
locum
suum
unum,
et
,
et ap'
legem
pe-
finessuos. JEthera firmabatsursum
Appendit fandamenta terrae et cer^
locum obtinuit:
gyro vallavit abyssos.Ignissupremum
aquis
ne
transirent
,
et libravitfontesaquarum.
ta
sano
,
84
DEL
è dall' acqua
Dio
contermini.
la terra
Dove
al dire
i
,
Che
poi
Cerauni» il Tauro
maremma
essere
per
Dalla
settemila
di
antiche, è omai
si conta
alcune
con
,
terra
entro
tanti
cataclismi
di poeti e filosofanti.
l'elasso di
appena
T eternità del tempo,
nella storia de' Greci
cose
che
ed
un
sieno
accaddero
favole,
ed
notevole
avessimo
li.leggiamo
aer
UH
de' nostri
quei
a
dette colonne
età onde
abbiamo
saria mestieri
che
si,non
patet, quanìnm
Dea
est, intermixtas
terra super
repletterrae
stri
no-
i
prodigich'ei
narrano,
aquis
non
kabent
regioneset
consitas.
a
Ubi
eminet, aqua
aqua enim, ut ait Aristoteles,
irregularitates.
Quod vero Pyrenei montes, aut Al-
pes, aut Alhos
Caucasus
mare
,
dentur
di
a
infima terra est,qnae tantum
aqua;
obruitvr. Haec
duo elementa, vt
ab
iìfStifutum
di,
ricor-
li vediamo.'
est: inde
proximus
cole.
d'Er-
padri ed avi qualche mutazione;
ravvisata. Ma
pur
cui
perchè passasse
varco
,
,
tra
il cielo
sostenuto
aver
Abita, or
in così breve
se
sien
o
Le
indubitato
Calpe
traverso
stati
notizia mercè, le storie
aprisse all' Oceano
Certamente
rocché^
pe-
breve
ragionifìsiche,
quella antichissima, che Ercole, dopo
cogli omeri
:
abbiamo
Greci.
e
sieno
essi affermino
di che
Egizii,Giudei
troppo
inonda
fantasticherie
noi
a
comechè
è il tempo
nullameno
F acqua
,
,
s'ingegninoprovarlo
e
e
regionifrastagliate^
il Caucaso
le sono
,
e
a
Pirenei, le Alpi, TAto, Rodo-
ì
o
,
cosmogonia
anni:
delle
soprasta
siccome
,
è l'acqua che appiana le irregolarità
Aristotile,
di
del suolo.
pe
insieme
occupano
,
elementi
Questi due
ingombra.
piacque
SITO
inundat:
avt
,
poetar um
Rhodope
aut
Ceraunii
,.
unquam
fuerint
aut
philosophorum
,
Taurus
aut
,
aut
,
aut
,
futuri sint
sente ntiae.
,
figmenta vi-
Nos
a
condito
vix
et quamvis UH
nvmeramus
septem millia annoi'vm
aeternitatem
et physicisquibusdam rationitemporis affirment,
bus se probare credant, breve tamen
est tempus, cujus per kistorias jEgyptiorum, Judeorum, et Graecorum
notitiam
habemus.
nimis
in
Graecorum
vetera suut
historia constat esse faQuae
inter
et
haec antiquissimafabula.Ajunt Herculem
bulosOf
quae,
aevo
,
,
postquam coelum
terras permearet
siibstinuit humeris
Calpen,et
Profectosi
appellant.
tempore cvjuà nos habemus
nns
fecisseOceano viam, ut
Abplam, quas Herculis colum,
inter
mutationes
in tam brevi
magnae
commentaria
factae sunt
necesse
,
tam
,
il conte
Allora
il
ed
mi
dicano
sì vasti? Se,
ebbero
che
ricetta
dove
accolti in
ma
quel
mai
scorre
,
cano,
non
appare
fiumi
era
0
dovea
dovunque
mare
suo
aver
serbatoio
è
£
cerchiato
delle acque,
di là
tali i
terre
in
,
come
queir èra,
o
ebbe
V Ir-
il
suo
si presto i
inondò
che
que
ac-
taluni
come
natura
essi affermare
sca*
quello
come
,
laoghi che il Mediterraneo
perché, o debbon
r aspetto dell' universo
si
copia di
ossi v vero,
non
mare
bene
nell'Egeo,seb-
si gran
da
l'universa
pertanto 1' Oceano
continenti,nò furon
di presente. II
un
riflussi.Perocché
che abbia
tragittonell' Oceano
credettero,colà dove
essere.
simile
è veri-
segretisbocchi. Nel Mediterraneo
abbia
0
filosofi
punto
de' fiumi. L'£u-
mancasse
Propontide, e
nella
sempre
eh' è il gran
primo
la terra
daperdonde fiumi smisurati. Onde
ricano
nente,
conti-
grandissimi e moltissimi fiumi, onde
di sotta
gini,
Ar-
fu
Mediterraneo,
un
di
se
V aspetto
steppe, netampoeo
erano
torno
salsugginoso,è
«neno
stavano
mo'
a
si di repente
è
corso,
in
i monti
rompendo
valico, cambiò
po', e dire:
un
né il Tanai, né il Nilo
garba ad Aristotile,
come
sempre
scaldarsi
quello ch'or
tutto
e
a
terre,
apertosiun
dell'orbe,
sino
di Potenza
tante
inghiotti
mare
85
TBBRA
DELLA
che
occupa
altro
allora non
est, ut in nostra
era
vi
a-
patruumque, avorumquenostrorumaetate, notabiles quasdam mutationes sentiamus, Haee miracula
quae ipsi
Tum
Comes Potentiae
narrant, legimus,non videmus,
aliquanait.
sic
Si tot terras, ruptismontibus tan'
tulum excandescens
absorbuit,atque aperto ostio;tam subito
aggeribus,mare
quam
orbis faciem mutavit
est
mare
nunc
totumque quod Internum
mihi quo se recipiebant
terra fuit,dicant
eo
tempore tam magna
ftumina ? Si ( ut Aristoteli placet) neque Tanais
ncque Nilus
semper fluxerunt^sed erat siccus locus,neque simile veri est eo
et pluri"
maxima
tempore terram fluminibuscaruisse, Euxinus
est et non habet
ma
flumina,unde et minus salsum mare
recipit
manifestosrefluxus, Semper enim in Propontidem, atque inde in
Aegeum fluit quamvis subtus habeat occultos reftuxus. Fluunt
et undique in Mediterraneum
immensa
mare
flumina. Tanta taut mare
erat undique terris circum*
giturmultitudo aquarum,
in
Oceanum, tanquam in potissimum
septum ut Hircanum, aut
locum, vel (ut nonnulli Philosophiputaverunt)in comaquarum
omnium
rerum
-mune
principium, viam habere debebat. Non t,
,
,
,
,
86
i monti
vea
SITO
DEL
ed
Àumi,che
i
or
sono:
che
o
poi si creino
4|ualche altro portento.
£
l'Acquaviva quia
temila
moodo^
del
ripigliare:se si:concede
sarebbe
non
quella postura che
terno
tutti i monti
^he
nuovi
la terra
e
monti,
le stelle di
vedremo
si formassero
e-
pretendere che
si avvallassero
tutta
terre
e
più verisimile dargliab
tiene, anziché
or
ad essi Te*
? Si
nel
e
mare,
guardi al cielo^
Orione, di Arturo, delle Plejadi delle
,
due
Orse
serbare
loro
tra
sempre
,
eguale è la figura di quella macchia
Sempre
pianeta lunare. Il cerchio
nel
sol volta. Diranno,
una
di
quaggiù
tal
le
elementi
tramutarsi
a
di là
hanno
quella ; dall' aere
da^^if^sta
Di.^e^^avviene che la terra
si regga
suoi
tra
confini
gli altri elementi
mantenga
non
,
air universo
pensiero che
del
qualche parte
alla vita animale
^itur Oceanus
co-
vien
terra
dal
fuoco
di per
quantunque
,
fluida
e
la stessa
globo sia
e
giacitura,
porzionalità
pro-
si dà
natura
terra
perchè provvegga
quella poi
o
se
mobile, come
La
sia questa
che
,
una
,
permanenza.
e
,
si sposta
sempre
il fuoco
sia
non
e
,
non
altro;dalla
,
aere.
scorgiamo
eternali,quelle
sono
nell'
un
medesime.
che
della via lattea
cose
corruttibili. Gli
propensione
r acqua
r
le distanze
non
subito
nec
ingressusest terras
quae nnnc
Intemum
mare
possidet,loca arida fuere,Oportetergo ut aut
atiam
dicant fuissetunc universi faciem, autmontes
et flumina,
aut aliquodaliud portene
sunt, eo tempore non fuisse,
quae nunc
illis "B'
tum
Rursus Aquevivus inquit:si concedatur
confingunt.
tam
,
,
ternitas
mundi, non verisimilius esset
in
fuisse eo situ,in quo nunc
est, quam
aridam
et
in
abire
totamque
mare
,
aliam
,
coelum
? Intueamur
fieri
Arcturi
Plejadum Plaustri
,
semper
eadem
Dicent
est
figura,Lactei
sed illa aeterna
morem
,
terra, aqua
fitut terra
eaetera
ex
fit,
quae,
elementa
,
videbimus
stellas 0-
,
easdem
inier
se
est in coiyore
,
circuii nunquam
mutatur
quae
ut unum
Lunae
ta.
semi-
in aliud saepe transmutetur
: ex
linde
aere, ignis:ex igne aer,
sola suis terminis contiMur, nec
terra: ex
aqua,
quamvis
fluida et mobilis est,non
,
portionemque servet
semper
Elementa
sunt, haec. eorruptibilia.
,
habent
et
montes
,
distantias. Illius maculae
servare
alios
rursus
aridam
rionis
hunc
ipsum ab aeierno
ponere
ut dicant totos montes
,
ad ordinem
universi
,
ut
situm, prO'
aetemitatemque. Cuetmdem
88
DEL
sia terra
ora
serbarla
che
,
Più
SITO
produrne altrove
,
agevole che si conservino
la continua
soprapposìzione
i monti
dove
anziché
ne
,
una
or
nuova.
merco
sono
altrove
nascano
de* nuovi.
I riflussi delle
acque
•molte
riceve ognora
quella eh'
terra
entra
nel
poi
dacché
,
conservazione
in
oltre
dall'
dall' acqua
terra.
per
Onde
Dio
altra
est aridam
la terra, tanto
Y acqua,
di che
nò
stesso
mare
i confini
tra
nascono
dere
vapori^ e ridiscen-
loro
con
cresca
dalla
che
provvidente gì' indisse. Cosi pure
obtinere. Facilius
la propria
per
riacquistano.Vediamo
il
connessi
non
qual si
cagione deleterica
muti
forse
e
flusso
perdono per il ri-
levarsi V aria ne'
talché dallo scambievole
4)euSi semper
,
volta
sua
perchè in luogo
quanto
succede, che
( perciocché sono
armonia
stessa
formarsi
aere
misura, nò scemi, né
creazione
alla
dall' acqua,
terra
sì corrompe
mare
o
pari la
daglialtri elementi
maniera
tanti fiumi:
del
corruttibile è pure
,
egual
:
la terra
e
delle acque
in
E la terra
mare.
alla terra
cosa
suo
dalla
3Uo; i monti
qual
grembo le piove,e le nevi, e per cosi
nelle sue
viscere. È risaputo che V acqua
nel
matura
si genera
fosse
in
parti traendo
sue
dire, le
tolgono ognora
prima
menti
glialtri eleuna
costante
reciproco tramutarsi,per
e
enim
hic ubi
est naturae
nune
,
conservare
,
quam
aliam
alibi
Facilius ubi
efferre.
stmt per continuam
appositionem montes servantur, quam
ut alibi aia generentur, Aquarum
defluxus semper terrae ali"
multas
quid surripiunt,et in mare
partes terrae devehunt, Cour
tra semper
et (ut ita dicamj interra imbres, nivesquesuscipit,
tra
similiter ex aqua
terra costai aquam
se concoquil.Ex
fieri:
et furiassequae
terram
mare
ingredilur ut in peregrino sibi
nativo loco corrumpitur : montes
non
vero
atque ipsa arida
vel ex
quantum ex defluxo aquarum
quavisalia eorruptione
enim
sibi in sui con{corruptibilis
est)terra deperdit tantum
nunc
,
,
,
,
,
servationem
vendicai
ex
aliis elementis,
Similiter videmus
ex
fieri unde originem trahunt tot flumina : ex aqua
in terram
de'
aerem
ipsumque in vapores elevari rursumque
scendere. (Inde fity
crescat tUtra modum, aut
ut ipsum mare
nec
decrescali
mutet
tiec fines
quos UH a prima creiUione divina
providentia statuii. Sic et caetera dementa
( sunt enim connexa
iiUer se perpetua compage,
ut ex mutua, et reciprocamutatione)
aere
aquam
,
,
,
,
ragione attrattiva
eguali
e
nel
so
a
Nò
nello
piacque
debbono
nel
come
e
i due
di
seno
Baja,
e
parti la
di
cosata
parti cosi
,
che tutto
E
non
Torbe
non
so,
quei messeri
che
tali
gli ebbero
e
come
ex
stati per T innanzi
in mez^o,
come
prode dell' E1' universale
argomentano
che alquante
sono
non
andrà
in
isfacelo,a ragione
queste
di si e-
considerazioni
Sincero, che
cosa
cuni
al-
che
rispondessero
portentiindagarono, o da qualche Dio
tratti da
mai
alcuna
fatture ò
tutte
nelle
e
,
la
stotile,
queir argomentazione di Ari-
lo scrissero ? Questo
a
che
sognano
regge
mio
rivelati. Chi
si luoigo? 0
dell' Adriatico,
Esperia dalla Sicana^
dappoiché queste
porti ci soggiacciano.A
gregi uomini
zioni,
permuta-
si cacciò
gitto, ed in parecchi altri siti: donde
sovvertimento.
tutti i viventi.
alcune
nell' intemo
Capri, pel promontorio attico
fu per
generando
solo, il mare
uno
mondo
,
congiunta all'Italia.Essendo
continenti
turbinando
a
M.
appellano siculo, dove
che
stretto
0.
Dio
sempre
basso
questo
trasecolare,nel vedere
Sicilia fosse stata
e
componendo
,
modo
) permangono
ripulsiva ancora
e
medesimi
che
89
TBBRA
DELLA
potrà aver
notizia di
induzione,
parmi di
solo
stabilito un
ne
se
non
limite neir
tempo
un
furono
corti
ac-
ignorare che
ingrandire ed
discordia, concordiaqueipsa sibi semper
constent,mundum'
quoad Deo optimo maximo
inferioremconstituant et
visum
Nec
omnium,
sint viventium
peì:turbari
fuerit causae
in
Baiano sinu,
debent,cvm
aliquaspermutationes viderint,ui
in
et in intima parte Adriatici
et
freto(ut aiunt) Siculo ubi
Siciliam Italiae coniunctam
Cum
fuisse sommante
protirusuvi
tellus
undis
venit
et
medio
una
traque
foret
Hespepontus
rium
Siculo latus abscidit,
et inter Capreas, Atheneumque prò*
motUorium, et in ora JEgypti,et in plaerisquealiis locis:unde
que hunc
,
,
,
,
,
totius mutationem
Hae
enim
quotae partes
nec
valet haec
ter-
argumentatio apud Aristotelem:
totum
mundum
corruptum iri,quoniam aliquaepartes eorrum*
nescio
virorum
puntur. Ad has tantorum
rationes,mi Sincere
dimonstrante
quid responderent,qui talia,aut aliquoDeorum
dicerunt. Quis enim tam longitemporispoterit
habere notitiamf
? Hoc tanttut ralione aliqua ducti senserunt, atque scripserunt
tum
natura
mihi videor non
sicut
omnibus
ignorare,quod
quae
terminus
statutus
certus
est
magnitudinis,et augmencotìstant,
rarum
sunt, sic
argumentnntur.
,
,
90
cosi
accrescersi,
ctie
è
non
al
lecito
possibile
assegnati
sono
confini
ponendosi
Molti
oltrepassare.
risolvere
a
TERRA
intelletto
nostro
né
avventatamente
DELLA
SITO
DEL
insolubili
quistioni
gli
e
cani
ar-
,
tutti
caduti
in
disse
S.
verbosità
la
stata
di
loro
la
Giove,
diede
Sta
si
la
e
Giganti,
i
neir
sommersi
ardire
di
uscire
lecito^
sia
altra
eterna
di
del
che
scrivo
ti
lettera.
sano.
ti, sic
menti
et
statuti
nostrae
fines
sunt
nec
quos
fas
est
nec
,
,
possibile
pertransire.
quodque
mortalibus
re
gia
reg-
pena
d'una
cancelli
non
la
scalare
materia
dai
com"
aggiunga
che
volendo
pagano
La
ci
piucchè
Penso
quali
Èrebo,
io
ed
natura.
sono
Bisogna,
Sapere
temerità.
e
occasione
immattitì.
erutti.
mortali,
a'
dato
discretezza,
Dio
de'
colpa
scellerato
mi
scienza
è
non
anzi
con
violentare
stoltizzare,
sia
sofismi,
e
sapere
che
che
quello
natura^
Paolo,
cosi
non
è
di
oportet,
dum
verba
omnia
Consilia
insaniam
imo
Paulus
divus
selvere
quaestiones
naturae
sophismata,
et
(ut
et
insolubiles
est,
negatum
in
tentaverunt,
Sapere
Multi
ad
aitj
pandelapsi
sunt.
addo
sobrietatem
,
ad
non
vomitum.
Sapere
plusquam
desipere
licet
et
naturcB
vim
d^tm
lovis
qui
facere.
Non
aulam
scandere
aliam
puto
vellent,
,
fuisse
ad
Deoque
est
,
Qigantum,
culpam
inferos
scele*
mersi
,
rati
de
et
ausus,
qua
ad
te
temeritatis
scriba
ut
,
sionem
dedit.
Vale.
suae
epistolae
aeternas
modum
poenas
excederem
luunt,
Res
mihi
ipsa
acca-
I
DELll
DI
LETTERA
DONiZM
IMPERATORE
COSTANTINO
A
GIULIO
PONTEFICE
DELLA
DI
Dovendo
DONAZIONE
COSTANTINO
recarmi
IMPERATORE
città dì Roma
alla
fioo
cui
questa
a*
,
età
non
aveva
veduta
ancora
considerato
Divinità
qual
potrei
vostra
coloro
Imperocché
artefici
insignì
i
posseggono,
offro
a
Colui
del
deir
Padre
di
tutti
apprezzate,
Urbem
questo
Romam
,
tuo
diu
numini.JULI
Nam
conveniente
y
a
quelli che
il ricevere,
disse
a
e
tenue
e
dì
usque
in
testa
co
io
come
i
avere
ad
brano,
sem-
adunque
alla
presento.
vostri
o
Se
hanc
nemici
aetatem
dezza
grandivino
doni
tai
scono;
ricono-
raggiunto il colmo
della
videram
non
,
cogitavi quid
mecum
me
Chiesa,
vostra
lavoro
e
;
V A-
gratissimo
dono
terra
chezze
ric-
dice
a
Io
Platone.
cuore,
Vicario
siete
che
di
vasi
e
maggiori
secondo
che
devoto
un
dopo
quam
alla
offerire.
argento
oro
come
sempre,
e
era
il donare,
decoroso
vostro,
prima
ingressurus ;
cui
vostra
come
Beatitudine, anzi
,
d'uomini,
animo
se
e
quale Voi
,
e
a
santo
Santità
alla
alla
quali donano
e
cacciatori
siccome
simo
mede-
meco
,
figurati tappeti
'e
postolo, è più
mai
cosa
ho
lungamente
,
tuae
Beatitudini
imo
et
,
MAX.,
PONTIF.
ut par
erat, offerrepossm.
qui aurum,
Artificum vascula,
et pietà tapetia largiuntur iis,qui ampliora possidente et quibus
et argentum,
et magnorum
dare,ut Apostolus ait,sanctiusatque honestius est^-quam accipevidentur.
ut inquit Plato, mihi
hominum,
esse
Ego,
re, venatores
gratissima sunt Ei, cujus vices in terris geris,offero muquae
nera
Sanctitati
studiosum
tuae
animum.
Isti
vero
tuae
Eccle-
,
siae, totius
lum
hunc.
mundi
Quae
alme
munera
Parens, et magnitudini animi
si
mensus
es, ut
tui Libel-
es, et ut semper
fuisti.
94
DELLA
DONAZIONE
gerarchia^ vi
cristiana
di
IMPERATORE
cosi
mostraste
dignità più
ecclesiastica
COSTANTINO
DI
V
tutto
di tutte
Poiché
le gemme.
Voi
avete
superato,
certo
e
fici
ponte-
siete inferiore
ninno
a
,
fra tutti
la sicurezza, cosi dentro^
felicità,
lo
pravanzate
so-
,
grandezza. Tanta
colla vostra
la
apprezzerete
sedete, il più eminente
il posto ove
quando
della
principie romani
tutti i
o
le
oro
,
cultore
tenero
è la
tranquillità^
fuori
come
tutti
che
,
m
affermano
dal
il vostro
sotto
altro
cielo. Niun
più
Y.
di
danaro
a
non
alla Chiesa
ma
meglio, restituito il
Voi
fa
Ne
testimonianza
tempi d'Innocenzo
ai
giusta il calcolo dei più moderni
da
salute, fu portato via
Magno,
et
e
col nome
fu
,
Greci
gnitatisamator,
et
cino,
libri-
et cultor
omnes
del
mondo,
6714, cioè 1207
d' Otranto
Nicola
di Niceta
gpmmas.
uomo
abbate
creato
,
si tantum
et
te
an-
,
Ecclesiasticm
fastigium,
fiiisti,
plurisexistimabis,quam
Tu
di
passò alla religione
existimant
rei Chnstiance
post adeptum
avrum,
dirò
o,
,
eiìatriyqui te odenmt
et ut^mnes
più sogliono
questo
IH, l'anno
allora dottissimo;il quale dalla Filosofia
di Basilio
i
prudenza
jarocacciatoguadagni
di Cristo
suo.
pontefici;
,
come
,
dignità
in
istudio
con
ai vostri
e
tutti 1
stro
vo-
stantinopol
esemplare, dagli archivi degl'imperatoridi Co-
il cui
nostra
Sisto
di
e
vero
per
avendo
nell'altra poi Voi medesimo,
fare,
Beatitudine
vinceste
In tale opera
conservollo.
con
giustiziaridiscesa
amò, accrebbe, coltivò il Cristianesimo, e
zio
e
la
essere
regno
enim
Principes
omnes
Diomne
et Roma-
,
summum
e*
inferior;
nim rerum
excetenes
humanarum,
gradum, magnitudine
quem
et foris
dis tua. Ita pacata, ila festa pace tranquilla et domi
ut omnes
sunt omnia
fateantur te imperante e costo justitiam
nos
Ponti
aut
ficessuperasti,
certe nullis
es
,
,
,
,
rediisse. Nemo
cUque in
suo
rem
decore
,
,
servavityqnam
coluit
auxit
magis (imavit
Christianam
,
ille Xistus Pa-
tu et magnus
in
Ponti/icesprocul dubio
tua cura
altera te ipsum vicisti;
prudentia et
quod ea
qum
impensOj twn Hbi ac tuis,ut pleriquefaceresoliti sunt, sed Echic
imo potius restituta. Testatur
desice Christi quaesitasunt
nopoli,
Libellus, cvjus exemplar ex Archiviis Imperatot^m e Costantitemporibus Innocentii III, anno, secundum recentiorum
Grcecorum
supputationem,a condito aevo sexies millesimo sepsalutis millesimus
tingentesimodecimo quinto,qui fuit annus
truus
tuìis. In
hac
alias
re, omnes
,
,
,
,
,
,
96
DELLA
martire
DONAZIONE
di Cristo
DI
COSTANTINO
insieme
sacerdoti
all' incirca, fu
Già
ignoro
non
zione
di
dalla
alcuni
come
scimitarra
questo,
sceltissimo. Dell' arroganza
di Luciano
evidentemente
cosa
la chiesa
giureperitidel
ragion naturale,
che
ogni
Aristotile
e
in Filosofia,de-
di sofista. Moltissimi
dalle
loro
leggi in
,
la divina
vince
potenza
pertinenti a Dio
le cose
e
tempo
nostro
conobbero; nò
fuori,nulla
in conto
tenere
stesso
scritto
contro
siccome
mento
fru-
risparmiò nò
non
gridare
Guglielmo Occha
romana.
vesi in questa materia
fra i
Costui
:
si fé' a
bene,
bitata;
indu-
e
quello
quasi che egli avesse
e
;
certa
per
di Valla dirò
scrive Lattanzio
gli Dei, nò gli uomini
la dona*
vorrebbe, è paglia, ma
taluno
come
dubbio
in
cento
decapitato.
turca
revochino
di
clero
suo
Costantino; io la tenni sempre
né
che
il
tutto
con
,
IMPERATORE
la
superiori
sono
'
ad
ogni legge ; nò
bono
stimarsi
che
validi di
più
in quanta
forse
dignitàdel
sacerdozio?
Iddio
ai Romani
dava
giunio questo,
G.
Signor
i diritti di un
C. fosse
nato
le
pi^r lo innanzi
nel
libero
-
genti..0 ignorano
dove
regni
imperio del mondo,
deb
non
paese
per
i dritti dei
Tutti
lo
tutte
fu da
venerazione
come
non
quellidi
sol
la
tenuta
di
sono
Dio,
afilnchò, con-
dimembrato^
commercio
nostro
nella
e
co-
Ego Sanctitati tuae, apud quam mentiri impium omniiw est, oita se rem
habere, ut dico. Libellus pervenit
bligofidetnmeam,
ad manus
sabar
meas
cum
adveatum
ante
Turcarum
eo
tempore
quo
,
ver-
StephanoArchiepiscopoHydruntinoconsanguiaeomeo,
qui postea gloriosus Christi Martir, una cum universo Clero suo
Tarcico
centum
fereSacerdotum
gladiojagulatus est. Nec me
latet,nonnullos esse, qui de Constantini donatione dubitent;mihi
semper
ea
prò
certa, et indubitata
habita
est: nequf
id
ut
,
dam
qui-
dicnni,palea est, sed trilicum selectissimum. De Vallae arrogantiadicam, quod de Luciano scribit Lactantius^illenec diis,
bene sint
et tanquam ab eo piane omnia
pepercit,
oblatravit.
Ecclesiam
Guillelscripta,Aristotelem,et Romanam
in
hac
s
ic
in
et
re prò
Occha, ut
Sophista hamus
Philosophia,
beatur. Jurisperitorumnostri temporis quamplurimipraeter suas
sicut Divina
rapotentiasuperai omnem
legesnihil noverunt
ad
transce/idunt
et
Deum
tionem naturalem
sic, quae
pertinent,
unius
videri
nium
omOrbis, quam
omnes
leges,nec potiora
possunt
gentium jura. An ignorante in quanta veneratione apud
nec
hominibus
,
FATTA
delle
munanza
e
il
sol paese
un
lo regge
anzi
0
genti. Tu
stolto
padrone
di tutte
quale consiglioCostantino
per
città,per
la
divino
la terra ? Qual fu la
più?
mai
stati
a
più
ei Io fortificò in
saldo
a
quel
dal
pontefice^capo
vita
sostegno
e
miserabile
Nationes
kabita
semper
jura Regnorum.
ut fonjunctoOrbe
nec
gentium consuetudine
omnia
Deus
ut
X
che
impero.
romano
questo? Chi
tu
A
che
nasse
me-
I' im-
sunt
Imperium,
libera in
diviso
membra
,
Dei
dignitas?
,
lo
che
avesse
diminuì
dedil terra'rum
che
poi
religionecristiana
se
rebbero
sa-
dato
coman-
impero, di colui
futiSacerdoiii
in
dichi^
men-
Costantino
Cristo,se sofferto
della
tutta
tornarvi
non
lo ebbe?
se
fìomanis
olim
narono
abbando-
avessero
afferma
? Ma
dispregiata
e
^
gr imperatori
se
,
lo
non
rendere
quale
fine
poveri,
qual guisa intenderai
rafforzato colla fede di
avrebbe
omne$
Dio
del
e
fortificò il
Cristo
vero
quali arti ed armi
con
f Zenone
potrà
durevole
e
.lo affiderà
il
di
fede
dal
regina e signora di
cosi alto imperio condotti
colla veneranda
dato,
qual
per
partili da Giudea
permesso
dono;
aveva
discoste
niente
emigrare
mai, da chi,
veramente
0
se
volere
oltrepotentiin queir epoca
romani
Costantino
gli altri appresso
e
dell'
causa
uomini
Inoltre
ignoti^come
£
ciò che
il mondo
diritto fare un
suo
importanza. Conciosiachè
di lieve
sono
col
creò
? Chi
le cose
le congetture
£
sottoporre alle leggidi
vuoi
o
pieno dritto rendere
con
meglio restituito?
non
col tuo
poteva
non
97
CHIESA
ALLA
se
,
et communitate
Dominus
noster
Jesus
,
slulte vis subiicere
Christus nasceretur, atque aguoscerelur. Tu
legibusunius orbis eum , qui totiua Mundi habet
principalum ?
suojure,quid
Qui Mundum
creavil,et regit,non potuittuo, aut
donare,ac potiusjure optimo reddere,quod Consjtanlinus donaverit immo
tes
non
a
poliusrestituerit? Conjecturce
leves sunt.Nam
deseruissent
Romani
quo
locum
vero
minime
dissentien-
proposito,quo suadente, ille et posteri
Providentia
Divina
omnium
Terra-
trans migrandi, nec amPrincipem ac Dominum?
Qua causa
redeundi?
Rursus
plius
quis auctor,quismodus, qua! arles,qu(Bar*
viros e Judea profectosinopes niendicos, ignolosad tantum
ma
Fri ncipes illis temporibus
Imperium provexi^sent nisi Romani
aut jussissent,
Zeno
aut permisissenÙ
potentissimi,
inquit.Conmunivit
stantinus veneranda
Christi fideRomanum
Imperium.Si
diuturnius
?
munivit
ac
legasquomodo
Quìs magis munitum
rum
,
,
,
,
Galateo
Opere
m.
7
98
DELLA
'
fé' altro, diciamo
non
perù,
si
ma
,
lievi dissensi
quello. Non
'
noi, che metterne
ciò è diminuire
tefice ; nò
i romani
pontefici
IMPERATORE
COSTANTINO
DI
DONAZIONE
e
accrescere
consolidar
i
tra
sovente
nacquero
altre volte fuvvi
e
parie il poa-
a
principie
intorno
contesa
allo
,
impero
il
e
pontificato.E
negli archivi
perchè dunque
del
palazzo imperiale si ritrovò questa scrittura, cui^ essendo
Cristo
guardia delle verità,non
a
dopo Costantino
ostante
che
nemici
della
chiesa
il
fossero
non
della fede
dire
non
per
e
mai
venne
i
imperatori
mancati
ortodossa
empi uomini,
distrutta, non
quei
? Perchè
quali vogliono
principato degli apostoli più del necessario
tilizzanti,
sot-
tro
con-
gare
investi-
,
ragioni, non
agli altri principi cristiani ; i cui
chiesa
romana
,
dalia
sanze,
e
penso,
fierezza
lungamente
colle leggi
coi
e
le
dette
timore
chiesa^ la quale per
la
retta
dallo
siffatte
Spirito Santo,
ragioni^ almeno
e
vere,
se
pure
secondo
questo solo
non
popoli
non
,
nio
giusto domi-
è, io mi
che di Dio.
che
afferma
eh' è
conosciamo
prove
alcuno
santa
più civiliu-
causa
più degli uomini
dubbie
non
a
di essi ? La
siano
cose
condotti
il moderato
sotto
costumi
eglino hanno
eh'
Quantunque
a
virtù dei Romani,
per
vissero
rimprovero, che alla
lo stesso
fanno
vorrà piegarsi
potrà negare,
che
Beo committit, a quo recefacereImperium potest, quatn cum
pii
Christiana
tnurdsset
si
? Quo
SumfideRomanum
Imperium,
columen
et
Christiana!
mum
qui
Pontificein,
est,
Religiocaput
nis inopem, ac despectam vitam agere passus
?
si miAt
fuisset
Summum
nuit, dicere placet,certe non
alium, quam
Ponti/icem
id
minuere
sed
Imperii
fecisset,
est,
participem
ncque
augere, ac
stabilire Imperium.Non
Ponti ficesRoparvce intra Principes.et
'
de Imperio
scepe orice sunt, et nonnunquam
,
et de Pontificatu
compelitum est. Cur igitur in Archiviis Impemanos
disse ntiones
rialis AulcB hoc
tum,
Unum
Syagraphum
Christo veritatem
reperlum est^
lutante,cum
non
nec
unquam
abolii
Constan*
defuerintpost
Ecclesice,et Ortodoxat
Imperatores ? Cur
fideiinfesti
dlcam
scrupolosi,ne
impii homiaes,qni contra Apostolorum
Principalum plus quam
oportet,sapere volunt, qnod Sanctce Roet
UH
EcclesicB
illud idem
Principibus Christianis
objiciunt,quorum
Respublica a feritalead cultiorem vivendi
modum, Romanorum
probitaterevocata din fuisseconstai sub
lemitissimo,ac justissimoRomanorum
Imperio sub Romanis
tnawB
non
cateris
,
'
FATTA
cotanta
sto
;
gli
né
di
alcuno
uomini
Santità
repubblica,
mat,
ri
romana
ae-moribus?
Deum
quam
tis
chiesa
Causa
Spiritu
si
voluntate
satius
fieri
ab
esse
per
tutta
est,
ut
la
ricevere
lunga
cose.
che
Vi
siate
posla
pagane
dignità
terra.
da-
tutte
genti
primiera
stiana
cri-
rio
impe-
allo
un'
auguro
ganorum
gentibus
per
Vale.
totum
poterit
potuisse;
Christiance
ad
his
tamen
non
Bene^
reddai,
terrarum
quoniam
puto,
hcec
hominibus
omnia,
quamdiu
rum
cosi
vita
nec
quam
valeat
Reipublicce
atque
orbem
sint,
vera
gubernatur,
quis
saltem
voluerit,illud
comparantur
nam
Sancto
cognoscimus;
verit
ordinano
dalle
la
Quamvis
verentur,
a
qucB
Christi
restituire
si
il
Grì-
di
tra
al-
salute.
volta
gibus,
e
più
e
sicura
e
stimerà
cenno
Vostra^
tranquilla
alla
cai
al
volontà
la
senza
intelletto
Dio^
alla
rendere
e
compiersi
sano
da
che
salute
Prego
potè
non
opera
99
CHISSÀ
ALLA
ut
Sanctitas
pacem,
Beo
Ecclesia
persuade-
tantamrem
sana
nonsine
mentis
et
tamdiu
securitatem
Eeclesiam
Imperium,
et
pristince
dignitati
pula-
cujus
accipere,
tua,et
a/fir"
experimen-
minime
quisquam
a
ut
homines
plus
dubiis
non
rationibus
negare,
ii
restituat.
nutu
vivai,
a
Pa-
RomaIte-
\
i PIRRO
aSTRiOTl
4
f
lOi
ad
torno
( dove
Otranto
)
cadde
qual maniera
solo
non
ia benevolenza
udimmo
,
i Poi
le tracce
r
igni
prudenza,
del tuo
con
altro i Bruzi
alle dolci
ed
queir Alfonso
e
i Saraceni
testimonianza,
misero
in
come
padre
tuo,
ranto, allorché
s'
del
,
in
dei
più
i Galli
contro
apri la
da
e
via col
duce
che
bediscono
obscerò
laballi
ab-
Ispa-
m
fanno
ne
gallica
guerra
valenti.
e
consiglio,ammirevole,
gliAragonesi, molto
per
la
e
Presso
Ta"»
tamente
peggio^ egli ardi-
si ridusse
quale riusci grata ai nostri
in
incuorò
vezza
città;la sali Tarentinù
ia
regione circa Hydruntum geslum est ( ia quo
fortiterpugnando obiit)qualiterse gesserit omnes
quod
illius Frater
della
magnanimo.
e
i Marsi
lode
senza
Spagnoli
stessi
si ebbe
ferro,
ogni virtù
valorosi
da
,
figli
gentilicostumi
e
occasione
maggiori tenendo
soldato
buon
miti
lealtà,fortezza
per
suoi
dei
da
turcico
noi
d'
quelli cioè
;
regine. Né
gli
I suoi
giustizial'uno
e
pugnarono
profittoV opera
a
degno
tra
e
i buoni.
tutti
ì Lucani
i suoi
che
,
operò
vedemmo
pur
bisavo, e furono
auguste
colle l(^ttere. Amendue
e
gnando,
pu-
cortesia,ed inoltre l'amore
bontà
somma
,
contro
la
generositàverso
la
adorni, governano
Il
ma
,
la
e
seguirono
gna
valorosamente
fratello^
egli comporlossi.
fede,la costanza,
e
il costui
la
questi aggiunse alle imprese guerriere la pietà,
Anche
che
CÀSTRIOTA
PIRRO
A
,
modo
non
audivimus,
sed
Et hic ad
vidimus.
rem
bellicam
ad-
prudmtiam, humanitatem
pietatem,fidem, constantiam
et erga omnes
et benevolentiam
viros probos amorem,
et largìvirtntnm
et omnium
tatf^m. Hujns filii.
Proavi tui imitalorea
didit
,
,
,
,
alter Marsos,
et
Pelignos, alter Brutios
genere prasditi,eorum
sanctissimaì^um
ac
Lucanos, Eos dico
qui sub suavissimaram
ditione sunt, oplime, ac j ustissime gubernant. Nec
Reginarum
Alphonsi lavdem prceteribo qui suavissimos, et jucundissimos
literis ornami.
mores
suos
Uterque apud Hispanos bello Sarcu:e'
,
,
nico
strenue
dimicavit, vel ipsisHispanis testibus, et apud
nos
bello Gallico
forlissimorumvirorum
opera tisus est.
et fide,et fortitudineet Consilio speda ndus, et dignus majoì'ibussuis Aragonenses partes sequutus multa gessit
Duce digna.Apud Tarentum^quan*
et fartiMilite,etmagnaaimo
do cum
Gallis male pugnatum est
ferro
ipsefortiterpngncMS
$ibi iter aperuiÈ,
et Tarentum
se recepii,
cujus salus nostris graPater
tuus
,
,
,
A
Indi
pochi giorni ( blasimaDdonelo
a
ia difesa di Gallipoli^che
Approdatovi
fugò da
lodi
da' tuoi
alle
i
quel territorio
e
e
ama
coltiva
buono
colmo
fu
saggio, ed
e
£
degli avi
da
vostra
casa
che
Federico.
e
molte
troverai
essa
^
Leggila
ai
buoni
costumi.
la città
rese
e
armi^
alle latine
tu
profìtto
e
adunque,
e
seconda
addivenga
ne
meritamente
agli occhi
dai
io che
ricevuti
la mìa
scritta per
meditavi
Sta
me
tanti
che
bato.
lo-
esempi
senta
non
,
aveva
cose
partisce
com-
da
apprese
ti ho
che
trarne
e
legato, ti mando
alla Educazione,
afQnchò
tuo;
innanzi
l)isogno degli altrui, pure
alla
io
hai preso
che
via
io mostri
seguire
poter
male
allegrezze. Tu
di
nella
abbi
quantunque
infestata.
studiosamente
attendi
precettori che
meglio puoi,. il padre
più
se
Galli
lettere, e ai letterati
le
grandissimi. Quando
giovinetto egregio, continua
come
beffeggialori
Galli
a
,
benefizi
greche lettere, ne
dai
era
pìccola schiera
una
ei prese
parecchi )
ogni giorno
raccolta
e
tranquilla. Egli
e
105
GASTRIOTA
PIRRO
che
se
sopra,
benefizi
sono
opericciuola intorno
figliodi
Ferdinando
ti
aggrada; poiché
in
guidarti alla dottrina
potranno
sano.
animos
fuit et Tarentinorum
firmavit. Inde ad paucos
dies (nonnullis detrectantihus) ipse solus munus
suscepittntandce Callipolis quce qvotidie a Gallis infestabatur.Postqnam
iliuc applicuit,
insulcollecta armorum
manti
parva.et seminermi
Gallos
tantes
a
CalUpolitanorum finibvsprofligavit et urbetn
tissima
,
,
est. Hic
iutatus
summis
amat,
et colit literas
et
homines
literis deditos
,
prosequitur laudibus,
Postqvam
bene/iciis,
et
omni
studio
ex
et
me
,
grcecis,et
iatinis incumbere, summopere
delectatus
est. Tu igitur,egregie
et Patri tuo obseqvere omni
Adolescens, per gè vt colpisti,
qua
de
doctior
melior
et
Tu
ut
et
et
vera
poles industria,
flas, Ego
Te prcedicasse videar.
habeas tot exem*
Et quumvis ante oculos
pia majorvm
tucrum, quce imiteris,et quibus proficias,ut aliedomui
minime
ve^
ms
indigeni, altamen
Ego, qui obnoxius sum
Tibi libellvm
de Educa-strw ob accepta beneficia,mitto
meum
tione
Federici
Ferdinando
filioscripseram : lege si
quem
prò
Te
in ilio (ut pulo) multa
invenies, quw
placet,et perlege, nam
conducere
ad doctrinam,et ad bonos
mores
poterunt. Bene vale.
£X
Praceptoris
tui literis
rescivit,te
,
,
,
,
et
,
DELL'ORim
DEI FIUI
Può
muoversi
all'
intorno
alcuni
che
cade
che
apre
un
dalla
dei
il fiume
fiumi
sia
dal
è
di
la
Aristotile.
sostiene
Ma
di
che
molti
; dico
gli antichi
ha
terra
De
del
parte
sopra
fluminibus
abissi.
superficie
sua
la
montibus
a
origo et quare
etsi quaedam
scaturiginem. Nam
alcune
état.
Accidit
enim
cavità
apud
est
fluvium
monti
veieres
primam
omnes
videaìUur
a
scaturiginem
eorum
siccome
la
ossia
prominenze^
,
tamen
nioni
opi-
le
alcune
terra
Imperocché
dubitandum
quoque
eorum
primam
cupare
oc-
non
,
appellarono
la
due,
,
dentro
esservi
dei
riferendo
trattato
presente
dall'abisso,
per
,
gran
o
si
l'origine
niun
da
o
Ac«
sgorga
se
cercare
pensarono,
nifesto
ma-
sotto
monte
vogliono alcuni,
come
come
da
è
monti.
nei
del
parte
bri
sem-
pure
allora
;
dall'altra
degli antichi
d' altronde
monte
adunque
mare,
piana,
sorgente
la
traggano
quantunque
terra
prima
un
cosi
e
Primamente
molli
ma
loro
incontri
passaggio,
terra.
come
la
abbiano
che
dalla
scaturiscano
lutti
perchè
e
Imperocché
monti.
scaturigine dai
prima
fiumi;
dei
origine
degli antichi
l'opinione
qual sia
dubbio,
FIUMI
DEI
ORIGINE
DELL'
a
habeant
plana
sui
terra
montibus
turire,
sca-
fiericon-
subtus
occurrentem
sit
quae
montem
,
sibi meatum
facere,
Primo
a
mari,
Sed
tractatus
sic
ex
igitur quaerendum
volunt,
quidam
ut
sunl,
mat.
et
an
ne
ab
horum
plurium
partem
altera
utrum
an
ab
montis
parte prodire
prima
abysso,
opiniones
occupem,
dico
origo fluminum
ut veterum
neutro, sed aliunde,
recitando
,
concavitates
a
quasdam
sit
nati
plures opi-
ut Aristoteles
magnam
ra.
ter-
affir^
praesentis
esse
intra
dell'
liO
monti
cosi ha
proporzionali che si dicono
si
abissi
L' acqua
mare.
il
questo calore in fumo
dei monti,
di
di altri
mezzo
per
siffatta distillazione è
deir acqua
marina
le nubi
da
pioggia di sapor
loro
Dico
adunque
nel
dolce.
abissi,e nella
che
È sembrato
ierram
ad
l'abisso è sciolta
ivi in acqua,
che
;
e
dolce.
Imperocché
dal
Aristotile che
mare
abissi della
che
alcuni
verno
similmente
fiume,
il
in
producono
,
dolce.
è necesario
l'acqua che nel
dal
si
fiumi
si
terra
empiono
dal fatto che
pruova
dalla fenditura
Donde
state
ritorna
procedono
alcuni
che
accade
tremuoto
acqua
tutta
che
pioggia invernale; ciò
di sola
è dentro
addiviene
egual modo
per
ed hanno
pori è distillata dai monti
generata
,
fumo
dal mare,
per
Torigine dei fiumi. Ha poi quell'acqua
essendo
dolce
sapore
ancora
quale, salendo per alcuni pori
alla parte s^tostante
nuovo
ma
,
non
penetra in loro dal fondo
che
adunque
al certo
queste
1' acqua
pori ricevono
calore,che similmente
moltissimo
da
e
,
concavità
alcune
se
riempiono della pioggia invernate
certi sotterranei
del
di
egualmente dentro
,
solo
origine
della terra
da
nascono
risca
scatu-
siffatti
cbe dissecchino, consumata
precedente vi si
le acque
era
dei fiumi
raccolta.
sieno
ge-
antiquiabyssos vocaverunt, Nam
quemadmodum
sui superficie
terra eminentias
jn
quasdam habet, id est,montes,
ita similiter habet intra se proportionales
quasdam concavitates,
solutn replenturhyeet haee quidem non
quae abyssi dicuntur
mali pluvia,imo etiam per quosdam subterraneos poros aquam
recipiuut a mari estque in eis calar plurimus, qui similiter eis
influiia fundo maris, Aqua igiturquae est intra abyssum, solvitur ab hoc calore in fumum, quifumus ascendens per quosdam
redit ibi in aquam
rursus
crepidines,
quae
poros ad montium
fluminum
per alias poros distillatvr a montibus, quae distillatio,
origo est. Habet autem aqua illa saporem dulcem
prò eo quod
ex
fumo generatur quum similiter fiatetiam fumus aqua marinae dulcis. Nam
et similiter nubes cum
a mari
procedunt gèdulcis
nerant ex se pluviam
saporis.Dico autem
quasdam tersola
emali
rae
abyssos
hy
pluviaimpleri,quodprobatur ex eo quod
in terraemotu
accidit ex terrae hiatu dulcem
efflitere.
aquam
linde et flumina quaedam orientur ex hujusmodi abyssis quae
in aestate contingit
siccari,
consumpta omni aqua quae praece*
,
quas
,
,
,
,
,
,
,
dell'
il2
origine
vonio; imperocché avendo
nell'aria alcun
rigine dallo spiritoche dal
nel
che
succede
del
tempo
,
rremuoto
nel
si fa fredda
del
tempo
dal
prima evaporava
in
mare
ancora
il calore
che
giù penetrandola
ritorna
su
o-
re
superio-
L'aria
terra.
mentre
iremuoto,
sua
quello spi^
tutto
rivolga alle cavità inferiori della
rito si
neiraria
svapora
mare
la
questo
,
terra.
Succede
e
massimamente
ancora
nel
in autunno,
neir aria
venti
qual tempo
i
quali
,
a
causa
del calore,
a
causa
del
dallo
Mentre
nel
nube
alcun
vento
come
dice
forma
che
di
Aristotile
le
terra
darum
eo
mari
ritum
etiam
fa T aria
e
cedono,
suc-
Lo
oscura.
locum
qnae
spira
non
e
una
il sole,
oscuro
dentro
la
stes^
iranseunt.
in
ventum
esse
cora
an-
aria
apparisce
,
per hunc
tempore mdlum
terraemotus
ac-
Ac-
aere
,
ventus originem habeat
a spiritu
qui evaporai
qnod quum
in,superiorem aerem,
terraemotus
tempore, spicontingit
illum
converti ad interiores
totum
(rigidusterraemotus
aer
vaporabat
etiam
parte
emanatio,
aquarum
cidit autem
prò
in
svapora
in
poiché lo spiritochiuso
del tremuoto;
tempo
meno
parti;
sue
nube
alcuna
senza
verno
linea;imperocché
disgregare
possa
spande
i tremuoti
e
comparisca
tremuoto
cono
produ-
primavera. Avviene
in
,
nel
a
del
tempo
e sottile in
lunga
ed
nel
e
si
non
i venti
state
vi
spiritosvanisce
verno
adunque
autunno
la terra
state lo
nel
primavcra.
sprigionano grandi
dentro
spirilo,nella
più poi in
che
tornando
similmente
e
freddo.
provengono
si
ancora
Imperocché nella
il tremuoto.
in
il tremuoto
a
mari
terraemotus
fiuntventi
et
in vere
qui
dum
calor
penetrans
autumno,
redeuntes
concavitates.
qui prius
e-
terram.
Fit
etiam
xime
mà-
quando
intra terram
Fit
faciuntter-
evanescit
et
spiritus per calorem
hyeme propter frigusnon resolvitur.Quum igiturventi
In
raemotum.
sursum,
maxime
in aere,
tempore,
redit deorsum
terrae
enim
aestate
,
rursus
in
et terraemotus
,
magis
minus
fiantexspiritu,
vero
tempore, nnbem
CBre,pro
eo
ut ait
et
,
quod
in autumno
longam
non
et
sii ventus
Àristotelesapparet
,
vere,
et subtilem
quidem fiuntin aestate
Accidit etiam
in modum
et
me
hye-
terraemotus
lineae apparere
in
in aere, qui disgreget
ejusparte s,
sol obscurus, absque omni nube
tempore, ex eo quod spiritusintra terram inclusns,
obscurum:
et hoc ipsum quidem
partim evaporai, facitqueaerem
terraemotus
cadde
nel tremaoto
Cristo Salvatore.
Uemuoto
che
siccome
del tuono
lo
suole
impeto dalla
con
solare^per
in
il mare,
presso
quale incessantemente
rara,
acqua
terra
si accese
si accendesse
ed
effetto del
per
incenerisse
le acque
seco
ceneri,insieme
salse
addivennero
alle
somiglianteconsta
spiritomesso
moto
erompendo
e
la molta
,
per
poi mescolate
da
vomitate
fece che la
e
acque
quali son
dense
e
le
delle
e
grande eruzione di
finalmente
dall' abisso ;
Dico
mare.
Gomorra
e
; il
terra
del
,
trasse
colle
dal fondo
in molti altri luoghi. Infatti lo
la terra
dentro
si trovi cavernosa,
in cui fu
dalla
lore
ca-
più
il tremuoto
anche
Sodoma
di
tremuoto
fiamma
e
accaduto
essere
dal
spiritovi possa penetrare,
si eleva
la sovversione
città vicine fu fatta dal
cenere,
nube.
1' ecclissi
verso
la terra
affinchè lo
il
che
Avviene
specialmentese
spugnosa
ancora
massimamente
basso.
0
e
fò apparire
stesso
aria alcuna
in
tre;
pie-
nel momento
ragione che lo spiritoè abbandonato
torna
e
,
la
essendovi
non
le
,
pezzi le pietre: lo
in
mettere
il tremuoto
anche
fendè
terra
spiritosprigionatodalla nube
il sole oscurato,
Avviene
della passionedi
nell' ora
successe
Imperocché lo spiritoche operò allora quel
uscendo
,
il3
FIUMI
DEI
sotto
terra,
mescolanza
di
qui factusest in hora passionisChristi Servatoris, Nam
spiritusqui tunc illum terraemotum
operatus est^
egredienscum impetu a terra, fecitlapidum scissuram, quemadtonitrui tempore, lapides
modum
et spiritus
coma nube expressus
minuere
solem
solet,idemque spiritusfecit
apparere obscurum,
accidit in terraemotu
terraemotus
ca
cirapparente nube, Fitetiam maxime
a calore,
relinquitur
ecclypsimsolarem, prò eo quod spiritus
nulla in
aere
reditquedeorsum.
Fit et terraemotus
maxime
mare
prope
, pòsi terra quàe est prope mare
aut
fuerit
cavernosa,
sponut
subintrare
et
eam
a
maq
ui
fundo
possit
giosa rara,
spiritus
tissimum
ris incessanter
ebullit. Dico
etiam
urbiumque vicinarum
eruptioplurima cineris
Gomorrhae,
factaest
cujus simile etiam
Nam
spiritusmotus
in multis
subversio et
quod Sodomae
in quo
fuit ex terraemotu
,
et
flammae
aliis locis terrae
constat
intra terram
et aquae
accensus
est
ex
accendi et incinerari, tandemque erumpens
ab ab ysso, aquae vero cineribus admixtae
terram
aquas
vomuntur
a
Galateo
terra, factaesunt
Opere
iii.
motu
terra
a
,
evenisse.
,
fecitque
traxit
cum
et
salsae et spissae,
ex
secum
quibusemulta
B
ter-
dell'
i 14
iefvsi tramutate
in
essersi
dopo
sopra
chiuse
formino
e
dallo
nel
che
essa,
vi
V
del
di
cune
al-
fkiisca
il
,
il tremuoto
si faccia
la
dentro
momento
volte
restando
acqua
poi ohe
movimento
alle
e
rimangano
ancora
che
Inoltre
in
terra,
volte
succede
terra
dalla
si
terra
accade
tremuoto
di
,
udire
un
dentro
cende
dentro
mosso
àncora
produce
la
la
Inoltre
tuono.
nube/
splendore
e
che
siccome
nel
la terra
che
fiamma,
da
questa
suoni
della
lo
lo
Accade
nel
tanto
movimenti
che
dello
ac*
tro
den-
mosso
fa
e
poi che
tremuoto,
si appella
alle volto
e
spirito
infranto, si accende
lampo.
rito
spi-
spirito si
sulfurea,
similmente
lo
che
rumore
tremuoto
rende
siccome
terra
quel
produce
la
diversi
i
viscere
nube
appellano
di
generi
le
dentro
suono
mosso
la
Alle
stagno.
messo
ciò
da
pruova
dì
uscendo
le acque
che
assorbano
dall' abisso.
spirito
FIUMI
ancora
fenditure
le
nella
è
flusso
qual
si
uno
crepature
DEI
Accade
nere.
volte
alle
"ti sotterra^
0RI6INS
quello
si odano
nel
versi
di-
tuono
spirito dentro
la
condo
se-
terra
e
nube*
admixHone
rae
terra
in
nigredinem
spiritu erumpentes
cum
Accidit
versae,
resolvi
quandoque
autem
a
aquas
terra, et quan-
hiattts terrae, supra
terrnm
doque post conclusionem
etiam
remanentibus
efflcere.Quandoque
ac
stagnum
scissuris
in
bgsso, Amplius
probatur
moto
ex
eo
,
intra
audiri
bem
terram,
sonum
efficit
in
facitque
terram
similiter
^ui
terraemotu
quod accidit
dicitur
autem
diversa
in tonitruo
nubem.
sonorum
secundum
et
Rursus
spiritus motus
etiam
et
interdum
nubem
intra
et
genera
diversos
quam
sonum
intra
audiritamin
motus
intra
terram
,
facit ftammam,
nubi
,
vocant.
intra
igni»
Contingit
terraemotu,
spiritus
nu-
modum
quemad-
autem
allisus
fulgetram
a-
terram
,
,
ab
est
tempore
spiritus mntus
tonitruum.
accenditur
spiritus motus
tur, facitque coruscationem
quibusdam
spiritu intra
terraemotus
quemadmodum
sulphuream,
et
fieriex
terraemotus
autem
remanere,
fluentem, cujus fluxus
fieriaquam
terra,
a
terram
quam
aut
DI PROSPERO fiOLOil
E
DI
FERRAMOSCA
E
FERRAMOSGA
DI
eccoti
Crisostomo
0
COLONNA
PROSPERO
DI
delle
cui
lodi
né
della
la
principale
il
Prospero
vedere
di
yeduto,
il
primo
quando
lo
d' Italia. Roma
è
conto
capitano
d' Italia
cittadino
pHmo
anzi
di
orbe
V
tutto
alla
disciplina
romana
la
clemenza
;
virtù
la
tutti,nel
di
la
nimità
magna-
,
umanità,
air
prudenza
,
miseridordia
giudizio
a
romano,
la
tutta
alla
congiunta
fortezza
Fa
,
quale potrai vedere
la
lettera.
lateo
Ga-
del
è
non
,
le città
fra
,
convenientemente
mia
presente
,
abbi
parlar
tano,
egregio capi-
Colonna
Prospero
,
modestia
alla
senza
,
iattanza
il
alla
vittoria. Del
quale
ai
è
fatti
delle
grandezza
alla
pudore
,
mi
non
forza
di
,
discorso.
Eccoti
il nostro
scritto
avea
italiani
En
Ubi
,
che
;
presente
.interrompere
gium, de cvjus laudibus
neque
ducem
totius
in quo
prò
Italiae
videre.
Roma
,
gnanimitatem
videre
poteris
omnem
costili
,
egre»
est
primum
videris
Ilaliae, imo
judicto civis
et
est,
romanus
disciplinam
romanam
valieri
ca-
Galatei
neque
est urbium
omnium
in
il
del
dticem
illutn
cum
princeps
orbis; Prosperprimus
duce
dicere
materia
praesentis epistolae. Putato
;
Columnam
Prosperum
,
porzionate
pro-
dei
il duce
e
Francesi
coi
cose
quel Campano
questi ò il primo
Chrysoslome
ranza
tempe-
io dire
Ferramosca
combatterono
la
,
potendo
,
quale ti
gesta
ma,
mixtam
forclementiae, prudentiam humanitati
sine jactantia, pumodestiae
misericordiae, virtutem
,
titudinem
dorem
De
quo
est in
magnitudini
quoniam
rerum
gestarum
factis aequa
prcBsentiarum
sermo.
dicere
En
Ubi
temperantiam
victoriae.
,
non
possum,
nostrum
intercidendo
Ferramuscam
cam-
Ii8
più grande virtù
la
,
in
un
di guerra
stomo
ho
lettere che
religione.Non
in venerazione.
Costui
cancellò
la nostra
restituì V
deve
costui
a
il
quale rintuzzò
,
Crisostomo
sei
se
,
Italiano
abbi in venerazione
ed
lui dobbiam
Italia. A
Questi è il
Torquato
molto
lui
dipende
futura
,
sia ricordato che
la
le
e
vittoria
nostra
da
la guerra.
sia stata
lui, come
la fortuna -dì tutta
augurio
Non
ti
quella pugna
,
singolarecombattimento
un
indotti.
,
primi auspicii e il buono
dopo
tutta
a
il nostro
Corvino
,
peso
mane
ro-
cose
onore
egualmente
il nostro
vittoria di tutta
di quanto
re
tore
Questi è 1' Et-
,
; da
della nostra
dotti
e
Camillo
nostre
ti scrissi,prenijemmo i
pochi 9
ama.
r Achille italiano , il quale è di
anzi
del
i Francesi
vinse
leggestimai
f
,
sacre
superbia dei Galli. 0
la
se
,
costui
dalle
agi' Italiani. L' Italia molto
onore
,
e
Griso-
o
,
dicono
costui
vergogna,
,
costui
posso
come
,
Davide
lore
va-
il sentire
e
allontanarmi
perdoni la latinità,
lo
me
,
tanto
adolescente,e perizianell'arte
un
e
,
mingherlino
gnava
re-
,
in
modestia
e
,
cosi
corpo
prudenza da vecchio
meraviglieraiche
Ti
piccolo corpo.
un
si trovi in
la
COLONNA
scrive di Diomede
Omero
come
PROSPERO
DI
sia solita di
la guerra
,
raviglierai
me-
se
o
ti
di
piegarea
Me est italicorum equiillum, de quo ad te scripseratn;
Gallis
tum, qui cum
pugnaverunt
princeps et dux : in ilio eut de Diomede
nim
scribit Hofnerus major in exiguo regnabai carpare virtus. Miraberis in tam
tum
pusillocarpare esse tanet prudentiam senilem et
animorum, in adolescente semum
peritiam rei militaris modestiam et religionem.Non possum
cola
a sacris literis quas
Chrysostome parcat mihi latinitas,
discedere. Hic, ut de David rege ajunt,abstuUt opprobrium nostrum
panum
,
,
,
,
,
,
hic Gallos
Italia multum
hic Italis decus
vicit
,
debet
qui
restituii. Huie
superbiam obludit. Hunc
Gallorum
italus es, si unquam
amplectere.Hic est Hector immo
Chrysostome,si
liae loti honori est. Buie
docti debemus.
suum
,
Hic
multum
est noster
,
Achilles
rare,
venelegisti,
italus qui Ita-
dodi
pariteratque in-
res
romanas
,
omnes
Camillus, noster Corvinus,
nosler
Torquatus;ab hoc pendei Victoria nostra, ab hoc, ut ad te scribonum
accepimus futurae
psi,primum auspicium,atque amen
belli totius victoriae nostrae.
pugna
ponderisfuerit
,
Non
si memineris
miraberis
quantum^ in illa
aut pauco»
post singularia
FIORENTINI
DEI
Le
lettere
le
per
se
la
e
delle
belle
dei
Barbari,
frequenti invasioni
da
morte,
non
mltura
pirecchi secoli
arti
io
della
e
sopite
Italia
medicina,
languenti
e
«
dai
furono
stri
vo-
,
maggiori,
Fiorentini
I
anch'
prima
essi
le
coltivarono
più degli altri
o
greche
credo
non
è
il cielo
della
la
si
che
altrimenti
quei benemeriti,
in
altro
luogo;
d'uomini
Conobbi
spiagge
e
di
e
rirono,
fiomite
illustri,non
prima
e
d' Italia
e
Io
dopo
ingegno
grecanico, la eutrapelia, vo' dire, dei
modo
con
e
Italia
in
oggidì. Perocché
ferace
in queste
latinità,e
Firenze' sempremai
difetto
e
alla
svegliato, (entile,elegante, gioviale, affabile^
destro, acuto,
urbano
in
cbl greco.
dice
Turchi
dei
venuta
dttà
vostra
che
,
destate.
ri-
poeta,
introdussero
sapete,
come
sia
m
ve
vostro
quali fossero
ettere:
quei rigogliosissimiingegni
del
benefizio
questo
resero
abbastanaa,
dicemmo
ne
linguaggio
il
usare
per
,
Dormientes,
saecula
in
Italia
verbis
praecipui
in
morum
multa
ante
litteras, et
enim
ut
literas
Fiorentini
vel
ingenti,nec
urbis
ut dicunt
tempestate
\estrae
di Actico,
ùcuitatem, solertiam, humaMtatem,
primi
,
invifverunt, colueruntque
alibi
scis,
dixiinus, quae
semper
coelum
virorum,
^oque
Italiam
ftoruere florentimma
Est
per
et medicinae
pii satis multa,
mo.
mortuas
crebraiBarbaromminvasiones,
ob
Graecas
tinitatipraestitit,
vel
dicam
s)ndia,majores vestri, ut vestripoc'
Hoc
civitas la*
beneficium vestra
utar, exdiaverùà.
humanitatis,
tae
langumte^^ne
et
tenue
Novi
et
hac
,
qui fuerunt
Florentiae
deesse
existi-
ferax praestantissi-
ingenii dexteritatem,
elegantiam, jucunditatem.
122
FIORENTINI
DBI
Fiorentini.
Or
dimestichezza
e
in
pur
Lecce,
dei
ma
amicizia
sarebbe
famiglie, come
alcuni
coAbsceme
fu dato
te;
l'Orien-
nati da
nobili
zi,
Medici, Martelli,gli Stroz-
dire i
a
tenni
coi dimoranti
essi^e non^solo
con
quelli che viaggiavano verso
con
quali mi
eh' io
pressoché cinquant' anni
fanno
bili,
gli Acciaiuoli, i Petruzzi, gli Avanzati, i Rodolfi, i Noi
già
e
non
Baroncelli,gli Scarlati,i Carducci, gli Altoviti. Sono
vecchio
avendo
e
,
in Napoli
e
forestieri,
mi
fatto
venne
dolcezza
fossero
più
dei
vi mando
,
buona, allo
della vostra:
quel
per
fabilità,
dei costami, nell'af-
suo
momento
aveva
che
la mia
cantucciato
Però qui in Gallipolirinche
sia
fino .ntendimento?
setto mano
sto
Richie-
qui mi
cosa
la lettera che
che
che
per
amico
come
lettere
è
mercè
la Dio
salite
degna
,
,
modo
ne
gli amici
prontamente
soccorrere
dei
volte
seventi
come
napolitano dottissimo, che
dirvi
stesso
e
e
che
la
gente, che nel-
con
potrò io scrivere mai
cosa
Summonte,
facessi io, in
modi
dei Fiorentini.
inclita città e
di cotesta
di trattar
Italiani
con
confesso
ancora,
re
all' amicizia, e,
innanzi
che
dal
giammai
esperienza, nel
avuta
molti
con
del conversare,
nella stima
ho
praticatolungamente
,
.
già appreso
aveva
vi raccomando
e
vi prego
urbanitatem, et ut Grace dicam eutrapeliam Fioaffabilitatem,
rentinorum, ante, et post transitum lurcarum in hanc horam /taliae, Sunt anni ferme quinquaginta,qttibus
ego consustfidinem
et amicitiam
habui Florentinorum, i eorum,
qui Lupiis mora"
et
Orientem
bantur, eorum
prtficiscebantur
non^
qui
; quontm
nnllos novi ex claris ortis familiis Medices dico
Martellos
Strozios,Acciajuolos,Petvucins,Amnzatos^ Rodulphos NobiCardwios
Altovitos, Senex sum
les,Baruncellos, Scarlatos
et diu inter Italos,et exteros versaus
Neapoli praesertim co*
nuUan
tot Regibus,fateor,
ram
me
gentem novisse
quae Fiorentinos superaret conversationis,ractaòilitatisque
et morum
et amicitioiobservantia,et in amicos, ut
iuavitate,et facilitate,
saepe expertus sum, prompta benefciorumcollatione. Quid ergo
ista inclytaurbe
et eruditis auritus suis dignam scribere poS"
latinans, Quum
$em
Callipoli
ego nterrogatusquid lue agerem
seria Summotitio
Neapolitaao,viro dxtissimo, prae mambus
bens habebam
Epistolam quam adte mitto, ut scias me Dei be*
neficiobene valere, ut ego itidemie te ex tuis literisintellexe,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
DEI
abbiate
De
cura
sempre
123
FIORBNTINI
e
medico
come
lo
ve
ingiungo
;
,
noi
imperocché
di
corpi
altri
medici
che
quello
abbiamo
non
voi
sulle
vescovi
diritto
minor
anime
sui
ben
umane:
9
sapete
e
altri
gli
che
laddove
età
là
mi
et
ram,
et
ut
te
in
enim
cenza,
li-
daranno
vorrei
insieme
voi,
con
State
sano.
Gennaio.
di
tuam
praecipio
corpora,
quantum
caeteri
et
go
Ottobre^
ut
cures
nam
non
minus
amicus
suadeo,
habemus
juris
,
Medici
scis
presto;
morire,
Lecce.
vostra
,
nos
di
più
ad
ne
me
quindi
e
valetudinem
semper
Italia
Roma,
al
fino
innanzi
alla
venti
Medicus
ut
rogo
venire
ai
Gallipoli
d'
in
Roma
io
ritorno.
vostro
venitene
in
giacché,
inverno
piacerà,
Dio
a
dimorare
T^edrete;
il
vostre^
cose
desiderio
quanto
con
aspettiamo
condizioni
le
V
e
voi
alle
di
e
tutto
passare
da
conto
V
stimo,
e
assetto
fate
se
amo
dipendenti
dato
Laonde
se
vi
quanto
te
et
amem
tuae
dictioni
Episcopi
et
quam
venerer,
in
hominum
:
desiderio
quantoque
redilum
subjecti
animas
tuum
e»
expectemus
•
,
Tu
istis
compositis
vero
rebus
ad
quamprimum
tuis,
nos
advola
,
sin
tem,
Romae
et
enim
morari
decreveris,
Italicarum
rerum
antequam
ad
vita
e
calendas
licebit,
statum
discedam,
hyemem
Octobris,siper
illic
me
totam
videbis;
Romae
aeta^
cupio
agere
,
tecumque
Lupias
si
tuas
Beo
ita
visum
,
vale.
CaHipoli
XIII.
Calend.
Februarii.
fuerit,
repetere.
Bene
\
DEL
SINGOLARE
DI
Ti
UN
con
o
che
fratello
dritto, né
di
quel
armi,
ciò
il veterano
e
nel
tutti
stimano,
di
nò
a
Ubi
,
di
fu
toccò
animosi
juvenis
tere
combat-
I
nelle
stabilito
nella
Ambo
singularem
nec
di-
no-
pugnam
et
non
rani
vete-
,
Causa
dissidii quod juvenis ille
equitis Suessani,
fratrem multis vulneribus
asserebatqus se
percusserat
veterani
id
jure
,
fecisse nec
quod id fecissetpoenitere
pollicebatur
si
quis
più
combattere^
giorno.
ferocis
et
il
giovane, al
di
fu
stenerlo
so-
Laonde
sommamente
il
,
di
l'operato.
di
al
causa
luogo
assegnato
buon
a
momento.
gran
Maramonti
generose
facoltà
valer
il re, il
Nuovo,
bilis Madalunensis
è
fatto
dritto.
re
luogo
torto,
annuendo
Castel
Narrabo
che
ferite
si offriva
buon
a
più giusta
veterano
armi.. Finalmente
fossata
armi,
molte
di
e
roce^
fe-
della
disapprovar
dal
del
scelta
La
quella delle
che
fatto
impetrarono
impunemente.
riconescevano
volesse
e
cagione
di averlo
fatto,
avesse
essersi
La
percosso
diceva
e
alcuno
se
negava
veterano
ciò
Sessa.
avea
veterano,
pentirsi che
11 veterano
ciò
giovane
animoso
giovane
di
timento
combat-
singolare
il
Maddaloni,
cavaliere
quel
colle
giovane
di
SOLDATO
GIOVANE
UN
Maramonte,
generoso
veterano
un
DI
E
nobile
un
fu
contesa
un
VETERANO
narrerò,
di
COMBATTIMENTO
vellet
idqu^
,
se
factum improbare.
armis
eayperiri
Veleranus
nega*
,
bat
id
jure factum fuisse. Qaapropter
impune
decertandi
a
delectus, quod magni
pugnandi
omnes
causam
opinantur
,
,
rege
impeiravere,
momenti
plures
Locus
est, veterano
quod maxime
veterano
in
jus
juvenis veteranusque
armis
tironi
armorum
,
Justiorem
obvenit.
valere
nec
ab
,
tribuebant,
Tatidem
rege
re,
an-
126
scendono
il
nello
il
e
re
del
e
si
che
SINGOLARE
DEL
figlioe le due
Spagna^
avanzarono
andare
sf nascondesse
le forze
nel
poste nel
nel
lunghi e pesanti,che
due
e
^
armano
alle mani,
r
aere
di punta
volte pugnato
Eguali armi
giovane
non
ma,
pri-
furono
avea
sciuto
cono-
elmi, due scudi
Due
quel giovane
e
il segno
,
di animo
con
dato
e
tato,
sperimen-
avea
dai
desideroso
due
lunghi 3cudi.
di combattere
il volto
del veterano
vane
gio-
sferza indarno
mente,
rara-
giovane quasi
egli tocca
leggermente
poscia fra il combattere
;
pugnandi locus in fossanovae
stitutvs et dies. Descendunt
Il
vibra
ne
fiate ferisce il volto del
ancor
mente
pronta-
vengono
,
spessi colpi; il veterano
eonstitvtus est
nuenté
vincitore.
luogo. Il giovane
stesso
due
coperti entrambi
però certi,e
nello
l'esperienzadi
spade.
Anibedue
feroce
affinchè
e
degli animi, maggiori
avea
mai
non
quelli
l'altro si palpavano
della pugna.
tempo
tori
spetta-
come
morte;
veterano
l'infelice
che
ma
mezzo,
non
se
uscito
era
alla
l'ardore
imperocché provocato,
volte
giocondo,
e
non
giovane, maggiore nel
due
essendo
,
bedue
popolo napoletano.Am-
frode, Tun
alcuna
Eguale in entrambi
e
ìlare
nozze
il corpo.
guerra;
il
tutto
e
a
all' uopo
ziani
regine^ gli oratori dei Vene-
volto
con
sembravano
non
costruito
steccato
di
re
COMBATTIMENTO
ambo
in
claustra
ad
,
arcis^conhunc
usum
et duabus reginis atque
fabrefacta spectantibusrege ac filio
Venetorum
oratoribus
universo popu'
ac
Hispanorum regiset
hilari ac jucvndo vultu
ut qui
lo neapoUtano, Prodiere ambo
ad necem
viderentur
ad nuptias ire non
; et ne quid doli la,
,
,
,
utri"
alter alterius corpus contrectabat. Ardor animorum
rei bellicoe exque par, vires in juvene major es , in veterano
perientiamajor; bis enim ex provocationeantea pugnaverat ,
teret
,
bis Victor evaserat.
Paria
arma
in medium
sed
,
infelixtiro nonnisi pugnandi tempore
duo longa scuta et gravia quae tnmquam
duo
posita
noverai.
Duae
quae
galeae
fueratexpertus
,
tiro
,
enses,
Armantur
signo manus
impigre conserunt
ambo
scutis protecticorpora
longis.Juvenis ferox et ingenii
avidi ad pugnam
crebris ictibus neqnicquam verberat auras
;
ictus
vibrai
veteranus
attamen
certos
raros
atque ora juvenis
bis feriieodem paene
ictu punctim
loco. Juvenis et ipse parvo
et dato
ambo
,
,
,
,
,
i28
SINGOLARE
DEL
COMBATTIMENTO
udirai,o dairaccorrere
come
tale è l'usanza
dei circostanti soldati
dei valorosi
che
il
preso
domanda
chi
a
essendo
il
tutto
lo donò
al certo
Grande
della
religione
condotto
perchè
perchè
0
una
volta
avea
Carmine,
Né
ciò
era
e
si votò
vivo,
dal
conosciuto
le cui bandiere
sotto
volta, e col cui
ispiratomiracolosamente,
e
si
era
sive
fatto
tironem
ac
ut moris
dextera
est
,
,
vum
spedante populo duxit
illum donavit.
melitarum
et
,
mentre
apud
militato
regem
Vergi-
Beata
est
manum
apud
conti-
,
prehensum
manu
tra
al-
quel duello,
quia id moris
,
strenuos, ut suppliciet vitam precantiparcatur
nuit
gine.
Ver-
avea
dalla
io credo
milUum
circum^antium
Beata
quel giovane prigioniero
re
veterano
spesa
come
ria
Ma-
lonna
specialmente Prospera)Co-
e
quel
favore
al
battè,
com-
di Santa
veterano, il quale
in dono
reso,
era
"che
Vergine glielo
alla
morto
o
o
,
stamente,
giu-
non
di rifiutar la pugna
peccati nella chiesa
i suoi
gli si
che
e
concurm
si sarebbe
quel giorno nel quale si
di
consigliavanoa dare
tutti Io
che
perchè la Beata
o
promesso,
egli confessò
del
disprezzata.Il giovane
avesse
si vergognava
allo spuntar
consigliasse,
del
mai
consapevole eh' ei fosse per combattere
era
gione
pri-
Carmine.
saggio dubitò
fine chi V
mal
a
,
del
nessun
e
e
maravigliosa fu in tutti ì secoli la forza
e
,
Io menò
uso
,
popolo spettatore^e in presenza
Maria
Santa
a
mano
,
com' è d'
giovane colla destra
la
rattenne
,
,
re
la vita
chè
per-
perdonino al supplichevole
,
e
o
,
divae
Mariae
captiCar-
saeculis fuitvis retiMagna et mira profectoest et omnibus
sapiens duqui contempseritperditum iri nemo
gionis quam
bitavit, Juvenis
aut quia conscius erat quam
nonjuste pugnaturus
esset
quod semel
seu
quia puderet delrectare certamen
mane
promiserat aut quoniam beata yirgo suadebat, summo
,
,
,
,
.
in ecclesia divae
CarmeMariae
illius diei quo pugnatum est
,
litarum
confessusest peccata sua , seque beatae Virginivivum
mortuumque
ptivum
ac
devovit,
Nec
id noverat
qui eum
veterarus
,
dediticium
juvenem regi dono
dar et
,
omnes
ut
ca-
suade-
cujus auspiciiivetepraecipue Prosper
ranus
jamdiu militaverat et cujus favore ac sumptu certamen
clamavit: hunc
inierat
tactus coelitus ut puto virgineonumine
dono do, Habes, mi Maramonego divae Mariae Carmelitarum
rent
Columna
ac
,
,
,
sub
DI
ne,
UN
B
esclamò: do io in dono
Eccoti^0 mio
0
YBTBRANO
DI
UN
costui
,
questo potrai concbiudere
,
e
a
Maramonte, il fatto
giuoco gladiatorio del quale
più valga
GIOTANB
Santa
e
Maria
V ordine
e
del Carmine.
della pugna
,
anch' io ftii spettatore. Da
quanto la prudenza
sovrasti alle forze del corpo
nimo, cioè all' audacia
1)9^
SOLDATO
ed
e
l'esperienza
anche
dell'a-
alla fierezza.
eujus
gestam et ordinem pugnae, seu4udi gladiaiorii
et ego quoque
possis quantum
$pectatorfui. linde conjicere
viribus coret
valet,
quantum prudentia rerum
plus
experientia
antecellat.
poris,et etiam animi» hoc est audaciae et ferocitati
ti ,
rem
,
,
iSnLiiitn
fkiétréi
0
m.
Duolmi,
mio
0
sia
decaduta
in
delle
le
vestigia
città, pure
si
Giapigii
la
dopo
di
presa
logora
furono
chiari
e
i Greci
rarii.
vanno
Poscia
rimanga
di
Troja
le
o
i
occupando
ritogliendola i Greci
indi
la
Dopo
perocché
rivissero, imlette-
monumenti
V Italia
Longobardi
piuttosto i Romani
o
Il
penso^
come
innanzi.
i fatti coi
Goti
qui
mortali.
dei
cose
poco
o
i nostri
giungessero
degli Spartani
tramandavano
di
fatti
cui
Giapigii,
,
ghi
luo-
,
di
Greci
I
gione
re-
molti
dei
o
lettere
i
nostra
dire, gli scheletri
cosi
il tutto.
Lizii, di Idomeneo,
dei
in
peculiari
Troja. Cosi
tempi
quantunque
per
che
distrugge
ai
e,
prima
servivano,
tempo
venuta
delle
o
della
memoria
nessuna
città,
stesse
che
modo,
celebrità
la
che
Palatini,
si scorgano
grandi
PALATINI
LUIGI
A
e
,
Barbari
ai
che
,
la
imperi
ut
et
si
,
plerisque in
rum
Palatine,
quibus
Japyges
nostri
,
Trojam
adventarent,
dicam
fatta
) busta
memoria
deserta.
nulla
Sic
eodem
mortalium
ras
Im-
concidiS'
urbium
extet,
peculiarium
aut
Graeci
antequam
utebantur.
ita
magnarum
tamen
urbium,
ipsarum
aut
gestarum,
fìra i due
mezzo
regionis celebritatem
sic
cernantur,
nel
era
interamente
e
nostrae
vestigia et (ut
locis
che
regione
quasi devastata^
fu
Doleo, mi
se
la
tutta
occupavano,
aut
re'
literarum,
post
captam
omnia
euni
,
acperimit;
tempus
consumit,
lo
ante
temporibus
et
Spartanorum,
rum
monumentis
clari
puto Japyges
exlitere.
et Phalanti
omnia
ut
Post
adventum
Trojanis, autpau-
Lictiorum,
et
,
revixere,
mandantibus.
Rursus
Idomenei
litera"
Graecis
deinde
Gothis
,
Longobardis
Italiam
Graecis
tenentibus
,
seu
,
potius Romanis
Ì2Ì
A
perocchò la
che
divide
noi
Turchi, la quale
vedremmo
ora
Come
quel Peloponneso, che
moltitudine
per
tissime
genti,
Turchi
è
ora
di
già vuoto,
dà
e
tempi di Strabone, di Dionisio
in queàta
di Tolomeo,
restati
rano
taluni
libri di
degno
di
frasto
e
il
considerazione.
di Annibale
porto poi notissimo
suo
dei Rocnani
ciò
; per
di
quelle;
in
Grecia
primo duce
tranto;
donde
per
dettero
delle
fecero
e
e-
svolto
a
Taranto;
frequentato
gitto
tra-
disi
la città di Brìn-
rinomata
qualche notizia
ci tramandarono
il valore
taliano,
Vi-
di Giovanni
illustrò la città di 0-
Giustiniano
di
cose
trovaranio
poco
celebrità
Torbe
peri.Indi
il resto
ben
e
Archita, Aristotile,Teo-
in tutto
gli scrittori
tutto
di Plinio
,
abbiamo
quantynque
Platone,
e
Ipparco. Ai
regione per la vicenda
geografi e storici,pure
le guerre
Veneziani
ed
Pomponio
di
,
piccoliborghi.Noi
poten«
spettacolodi sé. Non
Eratostene
come
rente
stato fio-
era
dei
guerre
miserevole
scrittori antichi,
abbiamo
,
strutta.
di-
interamente
contenere
a
la
fosse durata
tempo
un
popolo, capace
le continue
per
è
esausta
linea
esemplo
Ti sia di
più lungamente
se
terra
questa
sulla
Giapìgia è posta
o
,
dall' Occidente.
V Oriente
dei
guerra
Mesapica
terra
PALATINI
LUIGI
,
dubbio
non
io crederei
argomento
che
omnis
erat
reposeentibns retinentibus barbaris
quae media
regio inter utrumque imperium va stata est, ac pene deserta. Est
enim terra Mesapia, sen Japygia^in discrimine
positaet Orientis
tibi
sit Turcarnm
et Occidenti^, Exemplo
betlum, quodsipaulo
diùtius gestum fùisset,
illùm terram
exhaustam, ac penitvs deletam videremus.
Ut, quaeethominummuUitudine
quondam fio,
,
,
rà"at, Pelóponnesus illa tòt potentissimorum pópulorum
ob assidua
nuhc
Venetorum
et Turcarum
bella, vacua
capax,
sui miseràbile
et
est
,
,
non
praebet spectaculum.Antiqnos scriptores
ha^
Dionysii
Hipparchum, Strabonis
et Ptolemaei
PoénponiifPlinii
temporibus in hac terra rerum
vicissilùdine parva
svpererant oppidula,Nos etsi nonnullos Geo*
libellos revolverimus,pauca
tamen
graphorufhyet Historicorum
invenimus
notatu digna, Tarentum, Plato, Architas,Aristoleles,
bella : Brundttsium
vero
Thephrastus et Hannibalis
portus in
bemus
ìit Eratostenem
,
et
,
,
,
,
,
,
loto terramm
orbe notissimns
et Romanorum
ciam
trajertuscelebravere:
idf^o
riae
tradiderant
omnia
caetera
,
frequens in
scriptoresaliqua de
interierunt. Inde
illis
Grae-
memOf
Hydruntum
^ella eUtà
avesse
LUIGI
dato
il
133
PALATINI
a
nome
la
tutta
regione.La
Solato
Tasle^ 6alatofie"da cai traggo l'origiDe,
tichì Greci ellamano
ch'ei
la
traesse
tFì riooréPano
dMcenéensa
antico. In
ha
non
molte
qual condizione
che
cose
al
giova
del
Usa
steesow
in noodo
die
è
vera.
caduto
Joannis
Imperocché
dalla
Vitalinni
Al-
mone;
testi-
né
recente
ai
nostre
ti mando.
tempi
Leggerai
sieno,
che
tu
fedele
avesse
non
a
ora
scrivo.
te
testimone
tanto
a
che
aggevol
degli uomini
proverai
ap-
tra
troverai al-
non
verificare
cosa
te
a
dal tuo, ed
dipartirti
; noi
principisin Gothico
dedisse
loti regioninomen
,
Lecce.
Ruge. Guido
Justiniani
unde
illustravit
virtus
che
comunque
ò
non
memoria
,
dei
degno di perdono, in quello di
essere
opinione fino
la mia
più
e
giudiiùo senza
sue
di
autore
cose
conosceremmo
da
nostra
re
Quello in cui errò, ò da imputarsi
sapere.
queste
quale afferma
Malennio
e
letto,è
ho
parole
tali cose,
se
egliscritto,
neppur
Leggilo poi
gli aiu
riportano come
fossero le
sue
tempo, in questo
Imperocché
lode.
da
dì Lecce
nome
guari
lui, raccoglieraidalle
di
la
,
materna
gli scrittori moderni
io
^e
e
il
soltanto
cui
Ravennate,
nò
principe Antonino
di Dasunnio, iltusira la
fiigtiuoio
Saleniini
che
Salente, Rugo, Manduria, Geglie^Oria»
storia del
La
Galeso.
vec*
quasi dist/rutto Leuca, Ugento, Gallipoli,
Nardo,
ha
ohìezta
A
però
quel
per
bello dncis
illam
urbem
Callipoargumento crediderim. Leucam, Uxentum
tnihi
unde
origo est Galatanam, SoleliniyNerittim, Vastns, et
haud
dubio
quod
tum
,
rium
,
,
veteres
Graeci
Coelias, Oreas
:
Salentum
Galesum
vocant
senectus
Rhudias
,
Mandu-
,
Noslras
fereconfecit.
illnm a
principishistoria decorai
quae
Salentinorum
Mallenio Dasumni
filio
rege, matemum
genus dutantum
xisse perhibet.Aia Lvpiarum, et Rhudiarum
nominis
recentiores
Guido Ravennas
meminerunt.
scriptoresin
quem
plerisquetestem adhibent, et quem ego nuper legi,nec recens est
vetus auctor. Illius temporibus quo in statu res
nostrae es*
nec
intelliges,
senty ex ipsius verbis, quae libi mitto
Leges multa
pretiitmest. In qtnbus deliquit ea temquae. intelligeì*e
operm
pori imputanda sunt: in his venia, in illislaude dignus est. Nam
haec quidem quoe ad
siilla qualiacumque sint,non scripsisset,
ne
Tu vero
ita illum legas, ut et libi ipsifi'
te scribo, nosceremvs.
dus sis testis.Illius judicio ita utere, ut a tuo minime
discedas.
Lupias M.
Antonini
,
,
,
,
,
,
134
LUIGI
A
quanto
possiamo,
quanto
egli
PALATINI
Salentini
nei
Lecce
pose
luogo
il
illustrare
dobbiamo
nativo.
disse
il
In
vero
che
;
,
Lecce
ora
Lecce
è
Calabria,
è
il
narra
Ennio
lo
dai
;
natii.
Non
veneris.
natali
Rudia
stadii:
corrotto
in
pel
ei
si
sta
po-
cedeva
inter-
non
s'ingannò
cui
tadino
cit-
è
ed
città
con
Taranto,
Ruge,
queste
in
nato
celebre
appella
tra
sia
sul
me
no-
appellavano
sano.
tamdiu
sententiam
meamque
si
lui
tredici
modo
pel
Sta
di
i
e
imperocché
Ennio
avuto
Forse
più
di
entrambe
da
inganno;
Che
Pomponio:
Lecce.
da
spazio
abbia
quale
la
"
in
Licia.
che
;
dice
lungi
poco
di
vero
Imperocché
falso.
chiama
ei
che
quella
cadde
Gallipoli^
appelli
si
facile
enim
est
ab
quae
ea,
veriorem
qtiamdiu
probes,
hominum
in-
non
memoria
a-
,
bolita
sunty
Ivm
recensere
illustrare
:
tws
debemus.
quoad
tamen
Quod
ille
patriutn
possntnus
in
Lupias
Salentinis
so-
posuit
,
dixil:
verum
Lupiae
quod
sunt,
labris
Lupiae
fuerit
nalus
Liciam
ipse
quam
Callipolis
nunc
Tarenli
quod
:
fallilur,
Quod
nuncvpat.
narrai
vere
dicatur,
Ennius
Pomponius
Rugae
ait,
appdlantur
in
Ca-
minime.
ortus
,
Nam
nam
,
Cive
Ennio
longe
nee
a
nobiles
Rhùdias
Lupiis
sitae
;
sunt.
quae
ab
Forte
ip^o
inter
,
niMlo
urbes
ipsas
jacet
utroque
nomine
,
deceptus
plusquam
ob
spatium
corruptam
tredecim
ab
incolis
stadiorum
inter-
appellationem
,
est.
Vale,
136
ALLA
ricusare
da
Dell'
e
largiti.Se
natura
solo
non
,
sei
alla
nata
rocca
costumi;
per
i
e
al
volere
e
è
svolgete i libri dei
,
le altre fanciulle.
e
devi
tu
padrona
fanno
la
dei
filosofi
a
cui
per
agliuomini,
imparate ad
,
mo;
l'ani-
lana, traggono
voi,
d'imperare anche
e
ai buoni
coltivar
«
fila dell' oro,
concesso
santi
te
il corpo,
le sottilissime
di fortuna
tra
opinano
leggi,alla disciplinae
alla
quelle obbediscono
molti
tura
na-
quelle a servire;quelle attendono
alle
tu
agli altri per
come
,
quelle coltivano
la seta
usanza
e
dev'essere
fuso»
ingratitudine i beni
con
principi sovrastano
comandare^
a
cale
non
legge
distanza
grandissima
Tu
in
avere
SIGNORA
imitare
gli esempii dcAle Kluslfi ibatrose, oiMle sembi^iate dagne di
polir
tu"a
eomandire
acciini«riò tnltt ì suoi
Gominoia, avvezzati
sobifo
e
i
inuliH
§»quelle nelle qiiafl
agli oomliii, come
giuochi,
t
besii.
in quesla
drTertimemf
ie inani
i
y
parole; foggi V ozio
allOQiii
alle vecoliie
gU occhi
quftHsèe t5(Ha
e
le menti
d' «omo,
pdchè
pldMe
delle
etli,a
delle
monili, le quali
e
tencar^ai
lavoleoei le Vw9i
il cotifkbulare
e
le vesti dipìnte, gié awrei
ishioife,:
d' ammiraaione
lenei^
fsa
d"3iiitì"»"
cose
soft
vilissime, e rendono
Comincia
serve.
sei màUi
come
ho
,
ad
aver
éeUo
,
a
bona
Si principes
ingratirecusamus
atque despicimtis.
natura, non sotum
ìegibusel ronsuetudine,ceteri$ praestani,ut
plmquie apinaatutr,maìbima Inter tu ceterasquè puellas diÈtanUà iÉse éibeU Tu ad imperandum
iUae ad senfiendtim
naUne
,
sunt : illae colo fusoqiteuiunttfr, tu legibus disciplina
bonis
ac
e"kre deèes :
Ulae corparis cultui student, tu animum
moribui:
irahunt
Ulae kerae servitmt, lanam
4t auri téfadunt, s^ricHm
mdsnmafilù; ves quibus,qnaniam fortunae ita visum ewt, 0l6ttiii
et pkilcm'
viris imperan datum
wromm
est, Ulfrès umetortm
diteti,
phùtum ev"imte, exempla Ulugtriufh /arminartimimitm
ut àigna vidmmim
viris imperare vateatis, ut i» quéififr'
qua
dona bonaqui omnia
tuna
tua
congei9érit,
in istó tua tenella mtate contemnere
jodOM
Ineipe,astnèuef
tuius, inanes ftéellas^vanitates, et Uvea H inutilia verba: fu^e
ùtia Bt tonfàbuìalismt mmUercuianm^
m^
pietas v$ete9 " mtrea
ne
piebeji»admirantur
mHa, ptm omnia mlimmw
teiulm^ et ^
naturae
,
,
euias et imenÈet
iwcìifartim
uttomkn
detinei^t. Ineipe
de
aliqÌM
ftOlTA
eóvnandare
agff
uomini.
137
SFOttK
Abbi
sdegno le inettezze
a
donnicciuole^ e comportati in modo
I
sagfgi,onde
i desideril e i
degne della
la seta; tu fra tanto
scritture, ad
natura
di soprawanzare
tu
quanto
pregio San
(t^licose
eecellente
di lafMo
di
ma
di soprastar
più del
servo
,
ero
per
tira
e
e
a
nuove
dagli uomini
le
quanto
loro.
tao; estima
non
di
pietre preziose e vesti
conto
Nò
e
di
supererai per
credere* che H
ampi poderi;
grande
virtù»
padrone
maggior quan*
ma
perchò
va
nanzi
in-
saggio dubita che, quan*-
virtù. Nessun
e
attendi
perche può più,o perchò sia disceso
di argento
ingegno
)
cose
a
ti servono,
più ilkistre prosapia, o perchè possegga
tità di
lana, il lino,
ti formò
latino questo
e
argento,
in poco
animo)
stima
sia da
in oro,
si tengono
trottola,o
e
Girolamo^ Agostino, Griso*
alle altre fanciulle che
le vinci
alla
la
non
cose
ingegno;
investigarle vecchie
ad
quello scrittore greco,
stomo,
da
in
avere
o
Fa
tuo
giustiziaagli uomini
Virgilioe Cicerone,
studiar
ed
età giuocano
(poichò
per rendere
ma
,
del
e
è di festivo trattano
non
disprezza
e
delte donniccFuole.
e
prosapia
della tua
se
piacere agli uomini
da
gravi ti ammirino;
cbiarissima
tua
gettar dadi, o
c^si vili
i
e
giudiziidel volgo
le ancelle
méntre
a
prudènti
delle
ut dixi, nata
viris
es,
Mpert , quùniam ad imperandum
ita
ut
viris
mulierculafum
fae
sapientibus
ineptias; atque
,
Mde
pktceas
prudentes et graves viri admirentur, et vulgi et
muliercuktrum
studia ac juditia despidas. Rem
dignam clariS'
istae tuae coaetaneae
Simo genere et ingenio tuo facies si dum
aneiUulae, aut tivcho, aut Jactu taxillorum ludunt, aut sidies
Unum, sericum traetant (non
non
f^ìstus
si$,dum itlae lannm
reddenda fortuna
énità te ad haee vilia sed adjura hominibus
tuinterea
4wHiMt)
Virgilium,Ciceronemque ampleetere,vete*
Aw
tes et novas
scripturasperscrutare divum Hieronymum
etistumtuum
latinum
guttinmn, 6hrysostomum illum graecum
sanctissime cole: tantoque tepraestare ceteris,
quae tibi serviwtt,
fueUis existima, non quanto auro
at^genio pretiosisìapiilis
excellenH
et vestibns praestUerisfista enim iis qui magno
ac
animo pollentlevia sunt) sed quanto animi virtutibus illas suut te
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
^^mi^s, tanto
te Ulas
anteire existima,
fraeesse putes quia plus
natùHèus
àut
y
potest,aut
Nec
ideo dominum
quia melioribus
ortus
quia plus auri atque argentiac praediorum
vo
ser-
sU
am-
138
molti
tunque
santi dei
servi
siano
padroni. Che
volle alcuni
come
padroni sieno
non
dalla bellezza
o
noi
dal
né
fortezza
,
statuì che
chiara
dall'
i
stirpe, non
gli Etiopi
presso
come
si dice di Saule
vigoria; ma
tura
na-
distinse la libertà
non
dalla
non
grandezza
o come
Aristotile,
o
la madre
ma
sogliamo. Imperocché
censo,
dalla
migliorie più
son
pure
la fortuna,
non
se
al dir di
dalla
caso,
per
servi, altri padroni,
la servitù ;
e
SIGNORA
ALLA
»
nell'antica legge,,
ingegno, dalle
virtù
dell'animo, dalla giustizia,liberalità,
clemenza, modestia,
gratitudine,sapienza, innocenza, pazienza, verità,integrità^
fede, benignità
Dice
Aristotile che
atti
sieno
corpi robusti
ingegno
per
nobiltà di sangue,
la cedano
quantunque
pure
eguale alle fanciulle
in
allora
eguali studii
dubiterai
non
di
alle ancelle,dividi la
più elevate
cure
girino intorno
valenti per ingegno
e meno
servire;quelli poi che
a
per
,
i
che
Tu
dominare.
a
ti servono
mati
sti-
ti terrai
se
"
corporee
cupata
oc-
,
desiderii, ma
e
essere
molto
nelle
seta
alle scritture
,
il ftiso,
forze
per
atti
sono
più prestanti
son
più sublimi,
in
se
superiore.Dà le rocche
lavora, attendi
tu
ceste;
profane
traggano le fila; tu
o
Quelle
o
presta le
o-
sacre.
e
a.
plitudinem possideat sed ideo quia ingeniooc virtutibus prae^
stet. Multos enim, etsi fortuna servi sint,suis tamen
dominis me^
si
Ai
liores sanctioresque
sapiens dubitai.
non
foriU'
esse, nemo
sed
natura
dominos
na
esse
quosdam
parens quosdam servos
solemus
libertatem
disiinxit.
tU
voluti, non,
nos
servitutemque
Dominos
enim non a censu^ non
darò
non
a pulchria
genere
indine ani a magnitudine,ui erai apud jEthiopes teste Aristo*
tele ani in veieri lege hnòetur
ani a fortitudine
de SauU
aut
viribus corporis esse stnluit,$t*d ab ingeiiio,
et animi
virtutibus,
et modestia
justitia liberaliiate clemenlia
gratitudine saveritate,integriiaie,
patieiitia,
pieniia,innocentia,
benigni^
fide,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
,
tate.
AH
Aristoteles
corpora
,
robìisia et quae
ad
serviendum; quae
leni,opta esse
viribus
et ciarliate
quamvis corporis
nus
apia
esse
puellisparem
ad dominanduni.
Tu
ingenio vavero
plus ingenio valent,
nihilomi'
generis cedant
,
te iuis
,
puta, siparibus
€U si sublimioribus
,
tune te
minus
siudiis atque
quae
Ubi
serviunt
,
ienearis:
affeciibus
praesiantissimam esse
non
dubita'^
recehie
il
e
senso
affinchè
Crisostomo
a
139
SFORZA
BONA
ti
appellassimo
non
,
fanciulla
plebea,
focaccie,
adirato
tuo
amore
non
ad
un
mi
tu
avrai
esortazioni
del
le
Senza
bis.
Da
colos
cosi
che
Galateo
lettere
veloce.
letto
avran
i
t Sta
ancUlis
lettere
Crisostomo
star
e
ranno:
dile
e
alle
lettere.
sano.
calathiscis
sericum
partire
tra
spero,
attendi
bene
viver
può
nessuno
di
uopo
Quando
mie
queste
che
tu
d'
ha
come
travagli
sana,
sproni
generoso.
nome,
e-
perduri.
aggiungere
uno
del
mie
vi
Imperocché
anche
fortunati
furon
quanto
fortemente
ad
chiarissimo
un
quei
illustri,
è
pigro,
conseguito
donne
ed
corre,
cavallo
più
tu
inutilmente
forse
che
un
che
dubiti
colle
ottenga
cole
pic-
alquanto
ma
perchè
non
perchè
ma
delle
appresto
Pacatola;
a
epistola,
lettere,
adopero
li
non
Girolamo
po' rigide,
cavallo
sproni
San
Io
questa
le
un
di
le
scrìtto
verso
sortazioni
Io
fa
come
bo
ti
eroina.
ma
labora
tu
:
,
,
invigila
lae
altioribus
aut
toimos
,
adhibe,
appellemus.
lae, placentulas
scripsi,
ciam.
illas
Ego
Ego
non
fila trahant:
te
scripturis.
Chrysostomo
tu
de
tuo
II-
aures
sed
puellam
inepte facio. Nam
et
ut
amore
he»
calcaribus,
Cum
inter
assequeris,
nomen
dicent
tu
fuere
vale
Chrysostomi
literis
veloci
vivere^
aut
valere
potest.
epistolam
sed
dubitem,
quod
sic
et
mulieres
epistolas
meis
eget
equus
generostis
clarissimum,
legerint
meas
efjji-
adigo, {orlasse
calcaria
equo
illustres
quam
,
ut
ro,
spe-
felices
,
simul
labores
incumbens,
,
hanc
,
ignavus
qui
Pacatu-
exkortationibus
rigidulis
currenti
Hjeronymus
aliquantulum
literas
erga
prosequaris,
quod
divus
libi, ut
,
Bene
divinis
pleb^jam
non
subiratus
do, sed
quod
non
acriiis
non
ut
ac
,
roinam
ut
rotent,
pensa
omnem
sensumque
saecularibns
curis,
Nam
et Galatei
sine
literis
exkortationes
nemo
rette
t
aut
ANTONfO
AD
È
di
tempo,
gran
qualche
voleva.
che
ebbe
tanti
fra
che
dovesse
Adunque
ti trasmetto
la
natura
la
quale
il
da
alcun
tempo
est, Antoni
barn,
Verum
erat
trina
,
atque
in
atque
tot habuit
Id argumentum
ritinum
que
prm
conveniret
piacerei,
nuperrime
a
aliis
curis
io
tra,
algliere
sce-
sto
compo-
lodata
spero
e
piacesse.
il quale
diocesi
quo
singulari
prò
tibi
e
per
eroina,
che
interim
miki
ratio;
cum
enim
ejusqne
,
viros
utraque
erat
sedis
tamente
cer-
compositum
,
te
erga
opta-
quod
xime
ma-
prceterea quam
insigni doc-
ceque
tuo
Pon»
merito
insignes, quot Episcopos.
seligendum, quod
Antistitem, tibiquejure probandum
igitur ad
mea
dicatum
distentus
nonpotui, Habenda
ceteris mihi
Transmitto
me
ti
,
pietàte prasfulgeas
tifex sis, quce
neir
e
Cesarea
della
monumentum
repersonae
ea
quella
Neritino,
,
prceclaris^ime, ex
aliis
una
che
e
Santa
tua
di
grato.
volebamprmtare,
maxime
nella
aliquod ingenti
te obsetuantia
te,
pel merito
e
trina
insigne dot-
Vescovo
da
cure
mente
somma-
doveva
dedicato;
te
a
che
Pontefice
un
sapra
e
me,
ti riuscirà
Diu
carme
dell' argomento
visse
ad
in
un
riguardo grandissimo
avere
argomento
approvarsi
giustamente
ultimamente
Tale
di te^
distratto
insigni nell'
personaggi
desiderava
verso
quel
merito
tuo
convenisse
tutti, che
io
risplendi per
tu
vescovi.
ebbe
quanti
in questo
solo
per
,
per
compiere
potuto
mentre
sei
che
Ma
ingegno.
doveva
persona;
pietà, e
e
Antonio,
mio
ho
non
CARFS
singolare riverenza
del
Inoltre
alla
sede
la mia
monumento
svariate,
tanto
chiarissimo
o
dedicarti, per
T)E
Carmen
tuoque nomini
de
Diva
et in Ne-
esset,
at*
Cesarea
inscriptum
:
quod
142
chiesa, né
opinioni; affinché
alcuna
cosa
scritti,fosse
e,
tu
da
fu
cosi
né
veramente;
sapienza
qualche
di
accetta
tal
nome;
questa
condo
se-
giusto
specie di
sapientissimo
o
offertati
operetta
almeno
manifestato
strano
mo-
troppo
bastevole
riportato premio
aver
mo
sentia-
bocca
certa
una
Orazio
siccome,
é
frattanto
animo
se
di
miei
rezza
legge-
che
anzi
chi
Tu
volta.
buon
scritti
lutti i mìei
da
Che
Salomone^
crederò
e
uscite
colpa, cosi ò
di
scevro
insanir
Antonio,
sotto
è
di
secondo
parole
dell' animo.
testimonienza
non
le
sempre
che,
nei
volle
poetica, cui
parliamo
sempre
pie
em-
arguire,
ingegnosa
certa
una
licenza
eguali sentimenti
sempre^
da
di
disapprovata
meritamente
da
Non
lecito.
la
biasimati
quei mostri
specialmente
possa
te
dire
innanzi
messi
proceduta
tutta
per
tutto
esser
santità, non
la
,
principi della
se
CARIS
DB
religioso presule, irrisa
qui è
Né
i
ANTONIO
AD
il mio
pen-
,
siere
sia
in
quest'una commendato
Vescovo
vìvi
e
gli anni
,
ipso argomenti
tua
aliquando
Nestore
et laudatce
genere
vixit
Heroidis
della
sunt
tibi certo
,
monstra;
ieris meis
vel
scriptismerito
Non
verba
tenus
irrisa
denique improbarum
hinc
abs
potissimum
voluit
sentimus
loquimur
vere
semper
quae
sunt animi
ore
jactata germana
sensa,
vacat
Tu
Salomone
; sic et
teste, qui nimis
sapientiae qucedam
interim
,
sapientissime
semper
species
;
ita lo-
ut
nec
ce-
in-
ab
proees-
semper
Qnin imo
que-
justus este, culpa
est
aliquando
vel hoc
Antoni
fida
con-
in
quid
Horatius,
,
madmodum,
sia
Eccle-
id totum
poetica (
non
,
licere
si
arguas,
nec
spero.
; nulli
opinionum
improbatum,
te est
levitate mea
geniosa quadam animi
quarj licentia, cui omnia
prorsus
sisse.
futurum
gratum
in
qum
,
Dioecesi
ut
merito
,
Principes notati, nulla
non
simo
nobilis-
o
benefizio
a
hic, religiosissimePraeses, sanctitas
Nulla
?
di
Addio,
te.
diocesi.
nostra
et
da
nomine
nisse.
insatibi
o-
,
blatam
Opellam cequi bonique facias: satisque prcemii ex ceteris
omnibus
meis
saiscriptisretulisse intelligam si cum
expressa
tem
mente
sim
commendatus.
apud te in hac una
Vale, Antistes
,
nobilissime
et ad
Dioecesis
nostrae
bonum
nestoreos
vivas
annos.
fiSPOni
DEL Pim
^Opuscolo
ineditoj
NOSTBa
Air
III.^^
Signor
Il
Girolamo
Marchese
L' erudite
Illma.
di
dì
cavalleresche
e
ad
tirano
presenzia
amarla
ma
Signore
che
riverirla
V
anco
Corìgliano
virtù
e
esteri
antico
risplendoDo
solo
non
ed
in
,
,
come
Monti
de
servitore
dell' Illma.
Vostra
in
chi
la
S.
conosce
particolar
Gasa
V.
che
me
ho
cercato
,
occasione
sempre
Laonde
ho
glorioso
suo
di
di
pensato
ed
nome
al
palesare
mondo
mia
qualche
ornare
assicurare
mia
questa
del
opera
Monti
de
quella
anche
vitù.
ser-
e
y
Zolli.
Ma
già
la
per
^
ciò
poichò
noti
mia
mi
non
fortuna
avversa
S. Illma.
ho
e
sin'
stato
cesso
con-
ora
domestici
travagli
Antonio
esposizione
fatta
V
Domenicale
Orazione
da
S.
come
sopra
nata
ordi-
stata
essere
dal
dichiarata
anco
presente
compatriota
si per
quale
,
N.
mio
Galateo
la
della
avvalermi
pensato
,
da
è
,
Y.
a
eseguire
predetto
Autore,
,
mi
sono
V.
S.
immaginato
Illma.
che
diletta
si
le sarà
non
di
solo
non
discara,
lettere
belle
più che
tanto
e
d'
ogni
di
cose
,
scientifica
altra
tra
sacre
le
speculazione
quali
non
sarà
essere
alla Reina
rispetto alla
collocata.
di
Bari.
favella
,
d' ogni
altra
S.
Potrà
per
vi
proprio
dal
essa
autore
S.
Y.
correggerla,
dell' antico
aver
loco
gna
de-
zata
indiriz-
Illma, cosi
come
anche
,
d' emendazione.
degna
conosca
,
Rimettendomi
Y.
che
cosa
Fu
nell' ulterior
questa
,
d'
particolarmente
ma
;
Ilkna.
tutto
fando
al
suo
riverenza
giudizio
savio
le
bacio
le
Servitore
Pietro
Antonio
con
qual
fine
,
mani.
Affezionatissimo
de
Magistris
a
ESPOSIZIONE
El
parlar
sinenzie
ciascuno
da
r
lengue
idiomati
overo
e
,
el
avea
,
ornato
suo
I
e
decoro
suo
; né
.,
desinenzie
soni,
e
pronunzie
e
,
1' altra
strani
paressero
una
de-
cinque
avea
,
chiamavano
quelli
alcune
NOSTER
Signora
,
quali
di
perchè
illustrissima
greco
le
PATER
DEL
e
,
li biasimava
; anzi
,
poeti ed
oratori, istorici
secondo
V
amenità
filosofi li
e
de'
mesure
e
versi
loro
che
e
piacere
suo
a
usavano
voc^buli
vano
occorre-
,
né
;
li
proposito; né quello che
suo
Dorico
Attico
ovvero
^
ad
ciascuno
la
dizioni.
fatta
Noi
Latini
stretta
mendica
e
superflue
i Greci
più
cui
dice
severe
ad
nulla
é
che
chi
vietato.
tale
non
,
che
pare
e
de
e
non
sia
Italiano,
prattico
omo
dirò
lo
capo
lo
Pater
noster
e
più
e
tene
se
nò
la
ma
;
e
sta
che
ad
sa
lo
ferir
pro-
sillabe
\*
e
:
é
avemo
pistola di
Paolo
si dica
la
vane
tiviamo
col-
che
eloquenti quanto
Italia
in
el
e
saper
sta
non
bello
molto
Gastigliano;
le
lengue de
Latino,
in
non
piedi
apostolo
Ave
la
venuta
Toscano,
pare
Francese
quando
noi
A
e
alcuni
rusticità
e
de
e
,
gloria intender
Cristo
che
povera
punto
saper
,
,
non
a
vituperio
de
;
parla
a
de
e
de
e
essere
Oggi
»
cortesano
Evangelio
scoperto
troppo
e
chi
che
le genti straniere
intende
scriver
Marziale
è lecito
non
al
dallo
regole ed observazioni
,
cosa
lo
lengua
tante
con
però ben
e
,
muse
la
avemo
beffato
era
scriptor più larga licenzia,
el
vocabuli
più elegante parlare. Era
de
e
novi
Eolico
esser
usanza,
sua
formar
e
scrivea
per
,
avea
e
finger
votato
era
che
con
ria
sa-
,
né
Maria
lo
,
alla ecclesia
come
,
lo
legno^ sopra
lo
150
ESPOSIZIONE
quale
se
sede
come
se
fosse nato
puro
e
,
in
grino Colpi el troppo
vivere, che
al ben
dice
nò
a
vangeHsti
non
omo
gir H morsi
BO
da
la mia
in lo
la mediocrità.
parla bene:
felice
vivesse
saria
bene.
Che
se
Ijo? E
troirò chi lo nominasse
puro
quello latteo fonte, immo
seppe
pataviniiià;
e un
de
1» Insala
pale citate
Lesbo, che
ehiama
se
cosi elegante, eom»
la
lODgua Attica, eho
blato
omo
el nome,
de
Bosdttto
mente
de
divine
per
Atane,
dai
Tertamo
partara E
suo.
la
tanto
virtù
in
nato
in
Tal-
altro in
un
eloquenzia, Tito Livio,
altro disse
a
Virgilio:cosi
in
nato
de
nome
se
nn
la
parlava
Aristotile li fu.
maestro
ca*
prinoi*
là, pigliòtanto
venuto
noQ
bene
oam*
Teofrasto,che voi dire
fò é»tto
da
sta
patria dove
allobroga;ed
oggi dal
ma
lengua attiea; e pki
filosofo.Alcune
piace
può dire più che
Teofrasto
paro
in lo culto
Omne
nato
vecehiarelJa f4
forestiero,perebò disse, che
padara
centra
si
da la
ho
parlar mi
M^elino, nella qoale
in
imparata
ho
quello, chi fosse
della
aureo
parlaao nella campagna.
i nostri
sieUo
la
conoscer
in lo
"|uelk"eh' é
patriadove
le male;
non
e
observazione.
più felice
ma
altri
fog*
peraltro, si
non
in lo vestir, né
vana
si trovasse
per
invidia, questo
conversazione, né
Sia
ancora
e
lengua che
verèo
m
mangiar, né
e
diligenzia
la soverchia
se
sit
non
li sui e-
a
vulgare, penaa,
cose,
de
opere
e
mia, die
quali la vita
quella medesima
con
né in la
del corpo,
ne
li
Quintiliano,
e
Signore
sopra
diligentein queste
nutrice,
nò
natura;
ditto
ho
altro, si
Plato, Aristotele,
a
nostro
senza
squisito,
e
in
eloquenzia Tullio
a
corno
nostra
pensano
lo nrio scriver
ne
di alcuni, de
parlarò
non
fò odiosa
cosa
riprendere le buone
per
Io
chi
teologi,e
solecismo
so
dir; e si potessimo,
,
alcuno
eh' io
più
come
quello parlar elegante
de la
Semosini,
parlar dispiace;attendano
me
li concepti de la mente
profeti.Questo
e
li
e
pele-
omini
de
li mastri
a
le coble
el
allo bello
far:
come
NOSTER
quelle partì. Ad
no
tutti i filosofie
a
bene
parlar. Questa
ben
Seneca, si
e
saperà
ornato
do veniamo
affettato è
e
PATER
manifestar
Seneca,
parlar,lo
DEL
voUe
una
co**
troppo diligente*donna
ò tanta
la
osò
vere
scrì-
malignità
152
ESPOSIZIONE
li cori de
intra
dubbia
fede, che
dice
Marco
al XI
e
impedito spesso
dal
:
studio
:
chi
credono
che
tenuti
; nò
nò
ornate
abbia
mover
modo
a
di sacerdoti
multi, con
portano
li
orazione
simulazione
senza
de
umano
sangue
sangue
de
Dio
a
la
; con
odio
ed
ed
loro
medesimi
nima;
che
e
per
fò tanto
padre;
e
quando
plice
sem-
nò li
,
stimenti
ve-
vole che sui precetti
al
collo,
;
come
le mani
aliena
cristiano.
bona
pure
che
e
pura
nette
e
è el secondo
iniuria
purgato de
del
prossimo,
S. Iddio. Perchò
N.
nel
disse
Dio
a
corpo,
e
lo
con
petizionesia giusta ed
o
terrìbile
:
e
spesso
che
cose
,
nelle
S. Gesù
questo N.
amara
umano
pura,
la mente
con
Io corpo
addimandano
o
e
sadisfar alli loro furti,
de mendacio,
netta
la
senza
propria utilità,
li omini
vani
judìce
la mente
d' intorno
la robba
lengua
de
nò
,
carnale; e che
che
fare
inimicizia,con
la volontà
ò
effusione de sangue
ed
tamenti
occul-
longo parlar,
musica,
non
ippocrisie,con
de
ed
e
in la falda de li vestimenti
nostri
vote
se
e
che
quali se credono
omicidi
rapine, sacrilegii,
La
Iddio
Farisei;ma
e
non
core,
volé li grossi pater
non
camerella
vole
visti
siano
vole filatterie (collane)
; non
scriptinel
sieno
risei,
ippocritle fa-
orazioni, chò
corpo,
li Pagani,
parlar abbiano
li
come
affetti. Vole
con
immacolata
ed
fate
Non
del
o-
sui discepoli
fanno
ornato
pente (dipinte)parole, nò
ad
non
breve
e
dai
come
intrati alla vostra
ma
superstiziosimovimenti
che
ed
sue
diciti: Paternoster.»
DÒ
fate
longo
suo
pubblico fanno
boni;
per
mia
Dio, li insegnò. Disse ad
pregar
orazione, non
nel
quella santa
ad
Signore, domandato
impetrar grazia da Dio
chi in
io,
ancora
dalla faticosa arte
e
dovessero
fareti vostra
essi
domandate
Ed
"
quello che
,
modo
in che
da
vi verrà.
e
io tengo
cosa
voi, quello che
a
riceverete,
razione, la quale Nostro
e
dico
e
qual
effetto in voi
con
longhi offici,recorro
dir
posso
vederà
se
capo
orando, credete
la
Angeli. Per
li santi
non
NOSTER
PATER
DEL
se
Padre,
fi
reformò
se
è
mundo
tezza
ogni brut-
onesta
con
,
reservata
pre
sem-
sole accadere
son
contra
de
esteriori,o nellV
cose
Cristo
cor
(/ino)alia
a
morte
la volontà
4el
si allontani
possibile,
da
questo calice
me
glio,ma
tu.
solo lo
Non
"
la debilità de
povertà
la
po' soggiunse:e
»
vuoi
come
153
PBIMA
PARTB
Io
la morte
è ultimnm
che
non
terribili)
peggio. S' io
me
esempli, ma
voglio con
che
esso
«ra
la
quelli,che lo
confortava
se
proposito,come
terra
e
,
laude
donne
,
ma
incapparci.Che
lìstene ,
auruspici
arioli ,
che
nò
parer
del vino
e
Numa
de
che
,
volgo
,
ohe
riso
vinci-
el
avemo
condiscipalode Ca-
,
la
superstizionede
da
nuovo
e
quellifuro pagani
ma
vecchio
ria,
Ege-
pione
ragionamentide Sci-
fede. Noi
vera
che
stiani
cri-
semo
testamento, dpvemo
più accorti in queste vanitati de la ridicolosa superstizione.
essere
Non
non
posso
dir eresia
de
maravigliarmede
Petro
per
non
sue
differenzio, per autorità de
,
Appone
la
allegrezza
,
chi
in
,
Albumasar
,
de
una
ebbe
stat
Jove
Giove
in medio
al
mezzo
che
gran
eosli
e
cielo),
altre
( il
che
capo
del
Dragone
sia la luna
sta
coniunta
con
ad
Jove,e
vanitati, impetrarla zio che dimandasse.
pazziat Gredettese obbligarDio
a
certi
le
audacia
dir, che chi pregasse Dio quando caput Dragonis
so
,
questa cosa, che
dirò de la Ninfa
Che
de Sertorio?
de
el lume
cune
al-
solo peccano
gravissima autorità
de
de li notturni
cerva
non
negromantici ed indivinatori
la iracuodia.
de
,
tre volte la
,
non
de biasimar
era
Pompilio,
ebbero
non
non
Jove, de la
con
e
auguri
,
mio
a
omini
de
tosto
alia vanità de la
dato
tanto
era
chi basano
discipulode Aristotile
,
,
de
e
pò dir più? El grande Alessandro
se
del mondo
tor
alcuni
in questo
vede
se
sapeva quale
non
superstiziosa nò
non
,
degni più
; ed
devozione
e
infiniti
consolarlo,
ad
de vecchiareile
e
fanno
certi atti
fanno
meglio, o per lo
stavano
perchè
pura
pazze
fora de
delle
viver, o morir.
o
essere
observanzie
certe
de
de la morte,
deve
orazione
cora
an-
estremo
mancariano
non
,
li figlioli
autorità comprobar questa sentenzia.
megliore parte,
La
con
volesse estender
disse ad
Socrate
sia per lo
vo«
robbe,
ma
umana,
(V
terribilium
se
saperoo
le
perdere de
,
amici, lo esilio ed ogni calamità
ed
io
come
perdere de
li membri
,
cose
uon
ma
tempi,
a
cum
in
non
Oh
certi
154
BSPOSIZIONB
contratti
certi
tempi
Voi
"
lochi
de
che
dice
la anima
con
ed
cali
alle
il sole
e
domo
in
la
con
sarà
allora
lengua
quello
vero
Oroscopo
Dio
o
,
siano
perchè
in*
è
non
è sotto la
creatura
omne
Jove
Cuspide
Marte
e
,
Che
b
in
o
Saturno
impetrarai
; anzi
riceve,
cerca,
che
o
meno
creature
sue
che
ognuno
più né
nò
,
sotto
oneste
date
picchiate e vi sarà aperto, doman-
"
,
fortunati
giuste^
cose
peccati
; ed
inganno
ed
:
secunda
in
li sui benefici!.
conferir
,
de'
netta
sotta
astretta
,
S. Iddio:
N.
in medio
Venere
fosse
impetrar da Dio ? Dimanda
troverete
e
maestà
persone
e
,
mendacio
pura
NOSTBR
PATBR
quella divina
ore
,
tu
virtuose
sta
si
come
,
DBL
sua
volontà.
Signora
Illustrissima
V.
zìone, intenda
gli occhi
alzar
che
è gente
Non
de
de
tempesta
una
lenzia
di
al cielo
sc«»re
in
la loro
al
Cristo
loro
allora
ha
de Dio
boni
timorati
e
de
vulgo indotto
servi de
ciosiacosaobò
Dio
felicità umana.
e
che
la virtù
Veramente,
è
e
come
sti
Que-
dato
Big
;
dato
famia
interia
ma-
ippocritisoldati de
altro
a
si nò
li vicii
dice
Dio; conper
e
li filosofi mettono
rooverse
Scrittura,
serrate.
credono
biasimare
cose
precipue cristiano
per
cono-
che
mangiatori de le fati-
,
li filosofinon
in queste due
ed
,
alcuni
Diavolo
la filosofia non
amar
,
ad
,
lo gran
dire
aliene, de
immo
gliocchi
fatto
dice la
come
le orecchie
e
penuria, dutti
una
non
turbo-
una
,
e
viciosi
rame
dotti
,
omo
la volontà
in
in
trovano
se
e
ligione)
re-
beffa
fanno
voglia alzano
lor
contro
della
presunzione ed ingnoranza hanno
li omini
a
po' quando
,
quello che
se
,
,
lo cielo di
con
Dio
pestilenzia in
una
più savii
parer
terremoto,
uno
lo fa la necessità ; ed
,
trovano
«n
in
,
alcuno
abbia
per
de
curano
divino; ma
la natura
e
,
non
mar
chi
Dio.
pregar
e
non
esposi*
al omo,
religione(sentono male
,
tempi
da
(condotti)
alcuni
sentiant de
lo culto
che
,
Sono
,
chi crede
più naturale
cosa
barbara
o
credono
; non
ò
non
alla
vengamo
cielo,laudar ed adorar
fera
Dio.
de
l'altri male
che
al
tanto
conoscimento
che
S.
che
avanti
,
scere
cono-
li omini
tutta
Plutarco, è vile
come
fogliaal
la
cosa
vento
PARTE
ad
superstizionede lo vulgo
omne
tìcelli
queste arti
quali con
li
,
ingrassano
se
InumaDa
sudori
con
bestiale
e
né
riverenzia
timor
ogni
non
Signora
e
con
empia,
ancora
nò
chi
vede
e
regge
,
acciocché
Dio
tutte le altre viriuti
collocata
tendesse
in-
non
si
religiosi
chiamar
,
religionevirtuti
(sisenza
pessimi vicii
due
intra
S.
Y.
,
quelli che si fanno
de
la
Platone
,
,
solo
el divino
dice
come
,
religione cioè lo culto de
dire)é
trame
cosa.
Illastrissima
intra
frar
rispettoalcuno^
aver
quella maestà
di
,
governa
casi
altri. E
de
ò
cosa
queste
con
e
e
de tecchiarelle
e
vivono
(lanno poco intelletto,
chi
animali
queste pasturie de
e
i55
PRIMA
1' uno
se
ponno
chiama
se
,
superstizione V altro impietà.Meglio si dice
lo
Greco
in
,
impio
che
vole
dire irriverente
primo é vieto de vile persona
Lo
ba
detto
notti
lo gran
mali
vicio abbominevole
e
volta
alcuna
come
,
de
causa
che
ò
questo
con
ad
giustamente. Lo
tutti li mali
ed
,
molle
fi-audi
chi
vicio
ha
voglia de viver bene
pcstilentissimoé
al mondo
commettono
se
congiunta la ippocrisia
,
ognuno
secondo
usure
sacrilegii omicidii
,
de' furti
^
,
alle pene
e
ste
cose;
,
chi credesse
tati. Veramente
onde
de
\o
li
non
gio
chi
omo
pecca.
kt^et
non
casa
li
non
de
e
rubelle
Dice
? Ve
rum
come
Dirà
Dio.
respondo
cognoscetiseos
dicea
uno
Y.
con
(
gran
dai
causa
:
e
reli-
Cmtempta
non
(lareligione
disprezzata
che
omo
S.
come
,
de
é
peccato
,
chi pecca
é V intelletto
non
le virtuti
faria qoe*-
non
omne
Tullio
in questo
nato
cavallo
razionale
posso
o
come
conoscer
le parole di N. S.
a
chi
vole
gliati
vo-
vostro.
mulo^ nei
raptore
tale persone
fructibm
loro fìruttigli conoscerete
principe:
mette
am-
lo
non
li dati dello pane
parlati,non
,
de
premi!
morte
falsi,
forsi comportabili perché
Meglio saria ad alcuno, che fosse
quali
alli
e
peccati dopo la
scusa.) " Adunque
in
Dio
a
peccati son
non
excusaiionem
,
,
concluda, che
)a incredulità. Multi
é
,
periuri ingiustizie infidelità
tradimenti
steme
bia-
infamie
y
pine
ra-
,
incesti
,
de
causa
,
,
de
e
,
perché
,
é
maestro
religionede Dio.
senza
e
y
conoscer
);
V
eonon
omo
,
156
ESPOSIZIONE
guardali
la
casa
;
avria
NOSTER
PATER
el
secondo
vita
la
guardali
meglio;
diito
orazione
divina
Questa
DEL
parlerò
mio
parer
,
in
due
parti
la
;
,
appartiene
che
una
stumi.
co-
e
Dio
a
al
seconda
la
,
prossimo
noi
a
e
dimandato,
medesimi
quale
disse
:
il
il
semo
massimo
lo
era
ama
e
chi
Dio
de
tuo
lo
tutto
ge
leg-
la
de
comandamento
Signore
N.S.
prossimo.
primo
tuo
core
,
e
de
la
tutta
mente
prossimo
el
tua
tuo
simo;
mede-
te
come
,
laonde
più
:
Ubi
quod
te
per
pende
la
farai
agli
li
e
alteri
vis,
non
non
legge
profeti.
Dice
altri.)
strenger
per
che
(quei
feceris
ne
E
•
Jeronimo
:
e
vuoi
non
tnaximam
,
pàrtem
justitia
implevit
qni
noquit
nulli
adempì
(
a
sima
mas-
,
della
parte
La
prima
fi
gelio
de
giustizia
fi
ò
ad
Une.
al
chi
ai
loco
quello
Trovase
Matteo
non
VI
Capo
:
ed
in
alcuno.)
nostrum
panem
;
orazione
santa
questa
ad
nocque
quello
nello
di
Luca,
i
la
conda
se-
Yan-
nostro
,
medico
e
dair
ed
uno
isterico
ad
V
al
Capo.
XI
altro
la
,
sustanzia
Poca
differenzia
è
una
medesima.
di
parole
NOSTER
PATER
Nella
prima
appartiene
la
gratitudine
e
se
può
dire
più
ne
volo
meglio
chi
sldo
el
Chi
padre.
eh' el
altro
più
fa
gnizione
co-
chi
Dio
verso
dà
nce
chi
li suol
al
che
chi
nutrisce
ne
ben»
?
padre
stra
ammae-
ne
,
voglio
padre ? Non
padre,
,
più obbligati,
seme
ch'el
noi
per
che
padre
Y essere,
dato
ha
ne
aver
la
,
eh' el
chi
dimostra
se
doverne
che
padre, chi
che
A
Primo
Dio.
a
ad
longo
entrare
ferir
re-
,
li testìmonii
scrittura
la
de
sacra
Iddio
chiama
se
padre,
e
li Gentili
ristotile
per
e
de
testimonio
li Dei
de
li omini
il sole
alcuna
volta
quel gran
correr
con
padre
e
il
fatte
tutte
Santo
Jeanne
cose
furono
ghì Dio
nostro
(
Dei
le
cose;
che
fatte
padre,
simbolo:
per
come:
credo
In
vuol
•
concorda
omnia
at
)
"
per
che
Deum
facta
omnipotem,
est, ob
est generare
per
Dio
foro
esso
Vangelio
di
(tutte
sunt
in
sta
que-
ufficio
è
chiamò
lo
con
ipsum
Patrem
gisto
Trime-
»
per
Virgilio appella
pater
li Greci
offkium
Omero
dire
stato
era
cose.
,
lui.
in
dove
imperocché
,
ciò
in E-
instrutto
e
nevano
te-
tendo
par-
se
quello di padre
ò
quanti lochi
che
non
appellatio pater
le cose,
tutte
e
dice:
Dio
tore
crea-
quelli
teologo avanti
restanti
altera
di
)
Orfeo
gignit,palris enim
genera
Giove
e
le
t
generare), i
Dia
poeta
produce
nome
ragione, che
verità.
la
A-
è necessario
savii
popolo,
del
errore
piace
mio,
parer
legislator Mosè,
quia omnia
causam,
padre
t
ditto:
avea
(il secondo
del
lo
de
disse
tempo,
chè
per-
mia.
obsta, che
alli omini
perchè
Trimegisto, primo
avanti
eam
Dio,
lo
S.
degli omini
padre
«
mi
mi
Ma
sa.
serileazia
la
dice:
poeta
Angeli. Né
li
per
li
uno
dire, secondo
escio lo nostro
gitto, donde
quel
de
e
omne
del
misticamente
però
di
ed
vuole
che
»
appellati figlioli
seme
più corroborar
per
N.
,
ogni di li leggimo,
advocar
noi
quali
li
per
,
molti
concorda
omnipotentem
con
le
luo*
el
(credo
158
ESPOSIZIONE
in Dio
onnipotente) »
Padre
media
nimborum
(esso
Padre
in
in
nocte
fulmini).» El
i
r autorità di Eratosteoe
omini.
"
taeque
volarUum
E
li
Ma
più che
quello, chi è
a
de
Aristotile
nega
depende,
?
alcuni
de
che
che
cose
delle
ma
eterno
se
creato
convence
ogni
solo
era
era
che el mundo
non
da
,
la
tutta
e
lo
tura
na-
errore
efilciente,ma
causa
governatore
ebbe
e
cosa
confonde
e
non
chi fò
e
sono
,
fattore;perchè dicono
non
e
chi ha
che Dio
diceano
finale;e che
ab
principio,come
e
el cielo,
Aristotile»
parte
Solamente
cose
e
,
dice
come
in questa
E
le
tutte
cose
Padre
nome
,
padre de li nostri padri
chi
questo
convene
de le cause,
causa
corrono,
oc-
e
autoritati,
governa-
le
tatto
chi si
a
mini
degli uo-
la vita
lungo, e tardar in
esser
no»
lasciamo
ragione :
genus, vi-
Mille altri esempli
»
volatili).
dei
e
noi
Dio
pecudumque
generazione e
la
produsse
Ariopago
generazione de
hominum,
brica
fab-
autorità de Paulo
per
nello
Semo
«
qaali lasso per
coita
monci
:
(donde
necessarie.
non
Jeronimo
unde
Virgilio:«
delle bestie
e
non
sfolgorantedi nembi
quale disputando in Atene
el
,
dextta
fulmina molitur
corusca,
nostro
ipse pater
in altro loco:
; ed
alla notte
mezzo
NOSTER
PATER
DEL
moderatore
e
che
le
se
ro
fo-
cose
ebbe
non
principio,
fattor.
Discacciata
questa
quello chi fò
di
Con
del
Gensii
erronea
nostro
la nostra
:
In
e
articolo
factorem coeli
e
della
de
N.
la fede
S. daie 4o mundo
da
Dio, altramente
si puro
la
il cielo
la
nostra:
adunque
non
«
prime parole
ceelum
Patrem
creder
fò ab eterno,
se
trovassero
provideAzia, come
fora li
nel
ancora
del cielo
parola
per
questa
ma
fatto in temj^o
ma
rettor
alcuni, chi
Epicurei,e Lucresiu
quella setta, lo quale disse impie parole de la
"
et terram
omnipotentem
Padre,
ancora
parole
lo universo.
tutto
terra);» ed
si chiamarla
non
non
e
Deus
le
alle
(Padre onnipotente creatore
Dovemo
di
ohi creò
e
principio creavit
et terrae
"
terra.)
maestro,
opinione concordano
(in principio creò Dio
primo
opinione, credamo
natura
Jpsa suis pellens opibui nihil indiga nostrum:
lamente;
sogassero
ne-
di
vina:
diwec
160
ESPOSIZIONE
Jesu
è
Cristo;
Dio
che
e
padre
signore
e
pastori
ma
altramente
Si
sarà
cosi
faranno
ad
faranno
altri
fatto
loro
a
come
,
N.
dice
;
mentietur
eadem
nimi
li
de
governatori
e
,
essi
solo
esso
,
,
altri.
perchè
sif^nori,
fatto
li ha
non
NOSTBR
PATER
DEL
S.
vobis
et
(
misura
quella
con
meiUie-
measura
qm
e
colla
,
,
quale
sarà
misurerete
anche
misurato
)
voi.
a
Già
"
vi-
,
demo
di
omne
cose
grandi
li
mutazioni
le
umane
de
imperii
stati
in
di
che
ni
de
la
senni
urnani
e
;
che
giudice,
comune
il suddito
il
tra
disse
sarà
che
e
signore
pari
o
il
lo
ignobile
ciascuno
il ricco
tra
dir
avversarli;
persone
scritto
è
con
e
nel
chi
Y
Capo
senza
ascultato
de
la
quelli
:
chi
potenti
li
de
E
puf9
li
just!
ragioni.
staranno
e
li
leciip
respetto
senza
sue
Sapienzia
sarà
de
paura
nelle
improperio
e
senza
loro.
fatiche
quelli i quali
sono
vita
le
noi
;
in
insensali
la
onore
tra
i
figliuoli
dalla
deviammo
a
aut
noi.
divitiarum
)
»
di
loro
Dio,
angustiati
hanno
infra
jaclaatia
:
f
,
il vanto
delle
ricchezze
?
)
il
e
"
derisione
"
)
lume
di
come
è
ci
fra
son
i
giustizia
nùbis
quid
che
insania
ecco
sorte
:
glianza
somi-
a
e
stimavamo
loro
iniusti
li
Diranno
morte;
la
e
verità,
Ed
"
avemmo
,
0
nobile
lo
Allora
testimoni,
de
contra
levate
hanno
d'
come
il
tra
,
Questi
loro
querela
sua
sarà
costanzia
gran
e
la
ciascuno
;
cospetto
saremo
tra
servo
il povero.
ed
corruptela
senza
in
;
,
,
ad
Noster
differenzia
,
e
zione
defini-
quando
sarà
e
Pater
:
tempo,
non
la
,
fratelli
tutti
de
signorie
ultra
sangue
questo
per
semo
grandezza;
lo
altro
in
uno
che
mostrasse
de
ed
re
e
divina
avanti
de
gente
di
,
,
,
gente
revoluzioni
le
Dìo,
de
judicii
giovò
la
verati
no-
santi
non
profuit
la
;
splendette
ri-
bia
super-
superbia
'
QUI
alcuni
Foro
ES
eretici,o
IN
GOELIS
infedeli
vero
che
Dei
dui
le
creatori; Tuno
invisibili. Ad
cose
questo
quello ÌBftpioAverroe
che
siano
per
questo
pinione
male;
e
chi
dui
zioè
quale
dicono
el N.
in
orazione
volendo
cipio del
Po' disse
qui
le
de
pare
scritto:
quale le
Magno
benché
ed
sacro
disse
:
qui
in
terra.
altri
dicono
le
nel
quasi
e
de
la
debile
Opere
ui.
telletto
in-
sole;
del
presente
mo
pri-
error,
Nel
opere
prin^
quod
j
Disse
Pater
terrene, delle
cose
fò formato
de terra.
è
quello medesmo
che
ciò,
invisibili;
e per
miracoloso
me
co-
devotissimo
e
relique jacciono in questa
consiglio Niceno
delli
CCCXVIII
visibilium
coelis
non
et
si
già
se
cor
e
aveva
e
toglie per
ditto Pater
dice che
tutta
di
invisibilium.
l'anima
è
in
E
sto
que-
noster^
sia nel
tutto
e
,
,
Galateo
sua
tempo
come
la
questi
e
nella
). i
,
Ma
materia;
so,
omni
prima
fò nel
loco; che
omne
la
Bari, Io quale
in
e$
le
Creator.
che
e
sante
giunse al Simbolo
sia in
seme
nel
de
questo
fatto
avea
denotar
dello
città de
S. Iddio
de
inteso, questo
Costantino
,
che
visibili e
e
l'uno
al lume
quanto
avere
inclita
padri
celesti
to
lo nostro
umana
è creator
a
de
per
che
cose
requievit ab
«
l'altro
eccellenzia
N.
per
malefizio;
de
mente
opera
in coelis
ee
nostra
la
principale parte
cose
Nicola
eerebro
e
prima
la nottua
de
è dir
tanto
le
per
,
è
è la
:
creatore
noi
che
la
al
de
essere.
significar che
quali Tomo
che
o-
bene»
per
la forza
toglierde la
(riposòda ogni
ad
Santo
minimo
Genesi
patrarat
che
ordine
l'occhio
suo
disse Padre,
per
nello
come
lo
per
me
teneano
intendia
si accosta
sempre
contemplarla
manca,
Santi
Iddio, l' altro
estremi
entità, che
Noster
di
chiamavano
l'uno
e
incomprensibili, l'una
Taltra
Io
gli antichi
la luce
S.
che
li due
noi
alcuni
la sentenzia
,
forma,
da
vada
disse, che
»
sono
che
pare
sero
fos-
visibili,l'altro de
cose
Dei» l'uno de
forse
l' altro de
tenebre
le
de
che
pensano
,
li
i62
ESPOSIZIONE
in
tutta
nò
ciascuna
parte ;
nò
dentro
cosi
»
forsi de
NOSTER
PATER
DEL
è
non
for del
mundo
ita
quo
e
in
Dio ;
de
piena
spiritutuo,
a
ccslum,
si sumpsero
{
tua
tera
dalla
deducet
tua
manus
andrò
lungi dal
faccia ? Se
tua
f Si ascenderò*
infernum
et abitavero
in
neir
extremis
et tenehit
me
spìrito
tuo
ascenderò
là tu
in cielo
tua
abitato
trarrà fuori
mi
mano
avrò
ed
girò
fugsei; se
prenderò d'
se
un
negli ultimi mari^ di là la
la
e
dex-
me
dove
e
,
inferno, tu sei presente;
le penne
tratto
ades;
,
,
discenderò
:
,
illuc
dove
in
non
GXXXVIII
facietua fugiam
a
diluculo
meas
pennas
etenitn
maris,
et quo
illic es; si descendero
tu
,
però ò scritto nel Salmo
e
mundo
pò dir^ che
se
,
sia
del
parte
destra
tua
terrà ). »
mi
Nò
aglisavii de li Gentili fò ignota questa verità. Disse el poeta:
€
omnia
Jovis
piena
piene di Giove
Deum
«
;
egli abita
ire per
namque
le distese
e
disse
:
che
«
loco
omne
ciascuno
la
sua
è
la
loco
loco
in
e
del
è
Dio
una
ma
è interminata
chi
al cielo
1' alto
e
essenzia
sua
dal
illustre loco
del
mundo
e
cielo
che
Mezzodì
loco
al
ad
virtù de
dove
Dio
è
velocissimo
e
,
La
nostra
a
destra
là
religioneha
donde
parte del cielo
respetto de noi
che Dio
della
centro
se
creazione,
gli oc*
eccellente
ed
chi ad Mezzodì
e
lo
ed
moto
effetto
sia in
non
terra
ma
zoo
suo
il
,
omne
perchè,
più manifestamente
vede
la
el moto
,
è in medio
questo
Levante
più
principio dello
majore
,
nò
circumferen*
,
«
che in
Dio
sua
Levante
in
,
fi al
Aristotile:
dice
ò
centro
della
come
velocissimo;non
è ditto, e
come
Trimegisto
"
sì pregando levamo
chi
è lo
Levante
è lo moto
,
come
in
perchè
:
le
tutte
ò terminata
non
,
,
).
principio de la
quasi naturalmente
,
sono
altro loco
in nisciuno.
e
infinita. E
ed
cose
penetra per
el mundo^
come
e
in
ed
»
della quale lo
opera
circumferenzia
primo mobile
zia del
);
le
tutte
terrasque tractusque maris,
omnes
mare
in tempo^
né
,
le terre
(
( imperocchò Dio
ccBlumque profundum
terre
ille colit terras
;
ccbH.
instituito
che
li nostri aitar mirassero
,
è
dove
,
chi abitamo
il
principio dello
fò nato
in
e
Ponente.
moto
,
crocifisso N.
Cosi
come
e
la
S. per
se
ved»
la virtù
dell'anima
secondo
la
ecclesia
Deus
«
:
poi nel cielo ).
Dio
nostro
vivifica al corpo
che
cceli Domino
Non
cosi de
donna
potenzia
terrene
e
virtù
la
per
,
corruttibili
che
del
cielo, ma
più nelle
vede
se
li
providenzia
sobbiette
delle
fortuiti
volta
quali
humanas
dubitar
si
molli
; ma
ha
alcun
ordine);
el Salmista
hominum
filiis
; non
spellato di queste
lo
bene
ed
alomo
però disse el Salmista
;
bus
umilia
respicitin
guarda le
134
:
«
umili
cose
omnia
in
mari
in
cielo ed
et in
in
calo
rare
:
terram
«
bero
ìntegro arbitrio li-
dato
la vita
Omnia
per
seabellum
S. voleva
N.
coelum
quia
pedum
perche è il
trono
che
de
e
de' suoi
che
non
in
»
la morte
ture
créa-
più
festamente
mani-
altis habitat
et
,
abita
terra),t
fecitin ccelo
(
ed
se
Dei
Non
Dio, né
piedi ).
in
( che
terra
se
nell'alto
Ed
e
al salmo
et
in terra
,
mare
est
Dio
sub pedisubjiecisti
qui
e
voluit
tronus
ejus
di
:
cielo ed
in
terra
aU'
ha
abyssis ( ha
,
quando
disse
qucecumque
omnibus
fatto
alcuni
e
et in
in
ha
cosa
credano
de
:
16
governa
eJHs (tuttohai sottoposto ai suoi piedi).» E
parlò quando
:
Res
*
imperio sopra queste altre
,
la
remo
più ampiamente di-
,
lo
de
^
qual
subbiunto
male
lo
de
e
ed
cose
li dato
ha
la
"
sono
umane
opinando
non
providenzia, come
nce
aver
per
dedit
de
dubitando
,
varie, e
cose
fortuna regit ( la fortuna
nullo
senza
cose
supreme
tanto
sono
,
ordine
umane
tem
Seneca
dice
sia
non
governate
precipue le
e
,
delle
).»
denotaci che
cose
siano
alcuna
puro
,
casi
tanti
a
CoBlum
t
corpi celesti. Queste
che
ancora
il
(ilcielo è
a
,
summa
(
celesti,che nelle
cose
bellezza
e
servano
mortali
e
:
grandezza
immensa
come
grandezza
l'ordine
per
ed
natura
la terra,
e
mio
poi assegnò ai figlidegli uomini
terra
,
la divina
che
la
la
Signore
loco
filiishominum
dedit
autem
terram
altro
in
Ed
»
in
noster
autem
,
del
più nel core, overo,
opinione de alcuni, nel cervello, e per questo
nella
canta
se
163
PRIMA
PARTE
Fece
fatto quanto
in tutti
voluto
gli abissi ). » E
jurasse disse:
est, neque
ha
per
«
ju-
nolite
terram
quia
vogliate giurare pel cielo
per
,
la terra, perchè è lo sgabello
el cielo
seggia de Dio
,
e
la
164
BSPOSIZIONB
sgabello de li suoi
terra
Dio
de
(ra9/ienarrant
:
nunHai
in sole
t
ed
de
talamo
che
cwlos
nulla
Dio
le substanzie
de
e
el
quanto
cosa
la
provano
lo
per
imperiti
naturalmente
de
tanto
alzando
quale
li
da
ed occultamente
quella maestà
grossero
e
ha
la notte
de
sempiterne fiamme,
non
che
nel
sole,
£
più:
»
cielo
).
»
cognizione de
Angeli
,
li filosofi
solo
non
occhi, li
ordinati
meno
creato
e
stelle,de
varii
le
regge
moti
la
e
nione
opi-
ricevuti
li benefici
di
quelle
bili
figure,li mira-
tante
de
a»
Chi è
cose.
el cielo ornato
serena,
tante
allo
vene
lo pensamento
ingrato de
tanto
bestiale,
Dio, che mirando
e
sponsus
li Santi
so
,
nirao
ed
,
essenzia, unità, potenzia ed eternità de Die,
li rustici ed
ma
suo,
in
an»
pò dice:
e
il tuo
tanto
che
separate
cielo,el moto
talamo).
vedrò
fa venire
ne
mani):»
tabernacolo
suo
( quando
tuos
Veramente
dal
esce
ejus
ipse tanquam
et
suum,
li salmi
gloria di Dio
sue
ria
glo-
la
ne
manuum
la
narrano
( stabili il suo
suo
egli,qiiasisposo
,
cieli
che
legge
se
et opera
,
l'operadelle
annunzia
quando videbo
e
((
posuil tabernaculum
proeedens
demostrarci
a
,
gloriataDei
firmamentum
il 'firmamento
piedi
NOSTBR
più nel cielo;come
vede
se
PATBR
DEL
pianeti
le
varie
,
forme
e
de
ad
la
luna;
fiammeggiar la
aurora,
stelle,e dopo videndo
de lo
e
serenar
belle
? Per
providenzia
nelli
cose
,
erbe
de
e
de
tanti
ne
suo
certo
in
li
e
,
quello vulto
illuminar
chi
la terra
dirà:
non
Dio
sia
fabbricator
come
tempi de lo
bicondo
ru,
benedetto
omne
discaricar le
poco
,
umano:
,
nome
a
tu
dato
lau-
e
tante
vina
resplende la di-
cosa
anno
de
e
nelle
mutazioni
,
fiori,fronde, frutti ; nella varietà di
tante
generazione, astuzia, costumi
animali; nelle vicissitudine de li venti, nelli flussi
reflussi del
chi intende
0
l'Oriente
suum
tanti arbori ; nella
,
da
poco
sole,e fugar le tenebre
santificato el
creature
de le
a
levar
soie posirìttabernaculum
e
ed
rallegrar lo animo
e
la bella alba,
dopo quando incomenza
e
veri siano
mare,
li moti
o
e
de
nelle
li
simile
cose
che
so
infinite. Ma
cieli,li recessi de tanti intrigati^
li cursi de le stelle,lo
immaginari circoli,
lo descender, lo andar
glier,
innanti, lo
tornar
sa-
indietro de la
PARTE
luna^ vede colli occhi de la
la essenzia
divina
però
stro
;
Dei
( i cieli narrano
e
bai
e
nella
magnifieeMia
tua
cognizione de Dio
in
es
chi
alienato
lo celo
da
loco
in altro
gnore
Si-
gionse nostro
multo
ma
»
tenziose
sen-
,
cmlis
mali
li altri ani-
che
incurvato
ed
animali
chiamar
più
la
manifestar
per
fanno
se
,
tanto
gloriam
magniflcenzia) ;
scorza
lo animo
teneno
mae*
gran
rocché
coelos.{impe-
super
,
alli omini
alcuni
ed
qui
:
tanto
ed
»
misterio
senza
terrene,
.cose
enarrant
ì cieli la tua
ragioni non
metulla
ccHi
«
parole simplici nella,
queste
razionali
:
gloriadi Dio) ;
la
est
delle
sapienza de
sumina
innalzata sopra
le dette
per
elevata
mente
la scrittura
eanta
elevata
quoniam
la
e
i65
PRIMA
involto
e
ne
,
le
che
terrene
cose
poeta
:
anime
Ed
o
e
curvate
alla
Disse
»
homini
questo N.
fece ad
non
sublime
della parola ). E
queste
Noi
S.:
alli onori
hanno
queste
dalla
nascoste
lo ferro rompendo
le quali
quelle
son
cose
non
ancora
lì omini
Ancora
conoscimo
e
non
alzando
,
Dio
:
non
de
non
solo
che
li beneficii de
la
sopra
terra,
gnorie,
odii, alle vendette, alle sinoi
e
quelle
poco
la terra
la terra
nostra
V
lo
si
oro
;
dicendo
la divinità
:
e
nce
cercamo
madre
per
lo argento
e
ferro ;
desiderassero
solo
tempo
che
cose
sotto
serveria
e
dirò?
che
girarne lo vuUo
son
ad spender lo sangue
gli occhi
guardate sempre
"
peggiori che
e
dono
il sablime
le gemme,
sfrenalo appetito, lo ferro
Ad
perohò
li altri animali
disprezzate.Ma
natura
cercamo
si trovassero
divinità
la
cercamo
le viscere
multo
nostra
vogliamo
che
sagace
omini;
li
consumar
la mente
de
cose
alti
cupidità^cose
ma
eccitar
Tullio
,
durare;
parla de
,
de lo.cielo
alle ambizioni
da
la terra,
( dette all' uomo
,
alla
celesti).»
cose
,
perciò disse
lo cielo ad
da
o
è de
de
e
nisciuno
dedit
ingrati de li doni
nostro
son
S. per
e quelle umane
celesti,
cose
delle
(
inanes
ecelestium
et
ehi
e
contemplazione de lo cielo
quello che
OS
N.
quello
dice
come
,
vuote
e
,
loco disse
loro
animis
terra
la terra
verso
in altro
la terra.
in
curvee
pò dir de
se
,
perchè si
con
allo necessario
tanto
uso
umano.
qui
es
in
calis, re-
larghezza olivina;
166
ESPOSIZIONI
perchè da lo cielo
lo
la vita
esser
ottimo
ogni dono
dei lumi.»
piccola)ad
fortumte.
creder
Tutte
lo nostro
fnale
male
benigne,
tutte
Che
Dico
puro
scritto,queste
referite
autorità,
cnon
:
al capo
già de
non
se
commise
bella parte.
mala; da là
la natura
da Poeti
di
e
che
la regge,
in-
I'udo
de
causa
maliura
(^"ft
non
è nostro
omne
judicio
errante
li
tanto
dà
tante
£1
•
ne
la
aggia;» pò*
colpa è
vostra
non
Petrarca;
mercè
del mondo
se
trova
quello medesimo
Dio
natura
dovemo
e
per
l'ha creata.
è governata
filosofi,
bello
stra
no-
cui
la
cosa
Dio, che altri dicono de
la saetta
benefattor;da Dio
ne
è
,
la
comò
potria servar
ora
:
S. che in cielo
de
vissima
gra-
fabule. Dice»
cose.
vogliedivise guastan
V.
stati de
de
che
mostrar
subiunse
dicono
comò
fraudi de Caldei
el cielo in odio
tutti li doni
chi, a mio
che,
simili
,
Creda
tanti omini
turno
caput (lastella di Sa-
omne
tutti) e
lo cielo
veneno
non
telligenzia,
tanti
ed
quella fa li o-
;
son
modo
,
nostre
»
per
in
sidus
briga in parole; perchè
che
seme
petitavenia de
tutti omini
chi fò per
cristiano
bon
e
far
maligne
queste vanitati manifeste
invenzioni
son
perchè,stelle maligne,
so
come
Saturni
est grave
"
è grave
più
dice:
che
quella stella sia
pareno
Egizi! disprezzate da
tanto
padre
altro si nò di far male
queir altra de le inOrraitati
mascare.
hanno
:
dal
felici;la malignità
son
,
no
lo cielo:
picca (poca,
cosa
stelle
create
pensarne
quella surdi; me
giochi de
ed
È
male.»
ingrati
infortunati,quella fa poveri^ quell'altraricchi, quella
da ciechi,
che
ha
non
medesimo?
,
da
ad ^verroe
consentir
altre
longa ad
cosa
vene
colpa è de le stelle,si noi
augurio)
mini
e
Dio
non
l'altro. Che
Tutto
umana.
alcuno
vene
son
Saria
li
perfetto ò di sopra, venendo
e
non
ò la nostra, che
ad
lengua
Voglio in questo
da lo cielo
che
de Dio.
ni è dato
tante
e
,
necessità-^
o per lo piacer de
ni lamentamo
ci basta
Io vestito
e
,
fatte per la
narrarli, né
e
vitto
,
omini, che sempre
e
grazia, da lo cielo
omne
lo
e
,
tutte
cose
vene
NOSTER
PATER
DSL
non
Dio
dalla in-
mente
dall'arciere; altra-
perpetuo ordine. Dio
conoscer
tante
grazie;
erbe, tanti sementi, tanti sapori,
odori,tanti soavi frutti
e
da
quelli tanti succhi, tanti
SANGTIFICETUR
Che
remunerazione
l)ene"ttor?
Cbe
li dariamo
ha
più
la nostra
noi
cbe
darli
aUilia
li ha
(da
me
s'ingrassano).»Se
cera
esso
in
sta
se
fatti i tori
son
loco
lustrissimo
dice
:
esso
ne
latin
e
mali
ani-
gli altri
e
olio
de
luminoso
e
sa-
bisogno,
luminari
li incenderimo
Se
per
ba
non
noi, che
a
abbia?
non
esso
tanto
a
altri animai
ed
dato
imbecillità
esso
ingrassar li sacerdoti,
noi, esso
et
che
4e
può dare
potlmo
per
de
missi
sufU
TUUM
vitelli,agnaelli,uccelli
zoè
crifizii,
ne
NOMEN
e
re-
e
,
de
moto
sole, la
lo
tenebra:
omne
lo
notte
li offerirne
de
splendor
ed
incensi
dà
Io
la luna
altri odori
non
carimo
belli
marmi,
chi
cose
«
da
che
de
porfidi
li ha creati per
esso
decime
le
rapine
Dio
di
a
danzare
divini
4Ua
de
ornato
:
(sia Dio
li daremo
lo
lazion
immenso,
nò
de
esso
ha
non
templi,
ad
musica
ò
de
audito.
nel
ma
intenerir
suave
in
cose
lo
alle
oomo
lo odorato, cossi
sangue
le
Dei
zoo
latrocini ;
na
bisogno de casa,
bellezza
e
però
e
sed
corde
,
Se
grate allo vulgo
populo
orecchie
ancora
pendo,
stu-
cuore). "
nostro
non
micilio,
do-
bile
mira-
arte
eterno;
templù
sono
de
manubiit,
prozio inestimabile,de
iU
nei
e
quello bello
ave
grandezza
tiolns Deus
e
invaghite,
alli.loro
durazione
non
argento
provincie
templi de
cose,
la quale
intelligenzia,
io
le
bellissimo, de
ballar,o
e
gusto, nò
4e
e
de
de
e
partecipi de
canti, inni, soni; queste
offici. La
divina
loro
tapezzarìe;
de
altezza
Lattanzio
metro
li
di queste
incomprensibile,
de
djoe
nò
camera,
oro
mandavano
facevano
e
li Dei
gaude
non
de
e
spoglia de
li Gentili. chi
facevano
li bianchi
attonite nonché
umane
esser
prede,
me*
li edlQ-
se
de
ornati
se
,
,
nostro
nò
suntuosi
e
diaspri, ricchi de
e
soleno
come
de
alti
intemperanzia;
e
,
le menti
teneno
miseri,
de
templi
spesso
lascivia
nostra
per
de
le stelle;
de
e
,
dicjae
el lume
giorno
e
le donne
umane,
de
non
alti
non
lo tatto^ né
ha
4riet-
170
BSPOSIZINOB
Se
lì daremo
esso
se
dice
nello
S.
de
lo
ornate
e
bada
qui
:"
che
e
questo
per
li
,
orazioni
le nostre
Pagani, longhe,
ni
li sonori
senza
brevi, semplici
ma
de' versi
Se
avemo
è;
rimo;
de
la
per
dicerimo
cosa
ma
parole
descalzi
Roma,
visitazione è
rigrinagi
,
allo
ed
celeste);
dei tuae
in
e
deesse putes,
(nò
disse:
qui
es
terre
Dovunque
loco
è
tempio
campo,
in
che
nce
non
,
non
o
longigne; disse:
Dio; nella
tua
nella tua
,
sempre
e
el cielo
possessione
Dio
po' fidele testimonio
; e
è la
sopra
fruì*
intra
omne
forsi N. S.
non
p
sendo
es-
Dio
cercar
seggia de Dio.
lo
la terra
è presente; soUioito
in fine
de
gliori
mi-
slam
la testa, in
,
e
però
desperamo,
si lo vuoi
cameretta
noi
che
nos
fede, perchè
alla tua
commodità
avendo
el cielo
avemo
semo,
vidisti nec,
questo luogo)." In
vai, lo troverai
tu
in coelis
far le spese,
per
alcuna
cosa
stanza
Dio; dovunque
la casa
quidquid fi*
€nec
non
Gerusalemme; nò stimare
perchò abbiamo
,
è
manchi
che
Brettagna è aperta
epistola:
:
calestis
quia hujus loci habitaculo
existimes
vedesti
non
loco
creder
Paolino
ad
aqualiter patet aula
in
li pe-
laudo
;
leronimo
quia Hyerosolimam
,
mur
dico
quella medesma
idcirco meliores
oratorii,de li quali la
Pontifico
Hyerosolimis et de Britaaia
(egualmente in Gerusalemme
la santa
visitarimo
Gargano, el Monte
monte
summo
dirò quello che
ma
perdoni, questo è officio
altri chiamati
reservata
la
parole ave-
opere,
,
e
tenzia
sen-
tutti li Evangeli,bona
e
plebei;se
Yerpostella el
Santo, lerusalemme
,
meglio observata,
senza
li
per
de omini
e
sim-
lirici
esponer.
parole sole darimo
se
de
ad
,.
prolissa in
ma
,
e
di lo Salterio
vili vecchiarelle
•de
in
mano
omne
anderimo
se
chiesa
breve
salutifera,si fosse intesa
e
quale
dico
,
come
rettorica
o
,
»
segrete,
e
senza
eroici
o
,
plice e breve
siano,
non
insegnò questa' orazione
numeri
ne-
e
multiplicat
verbum
conservai
,
de
parole ;
de
non
parole, moltiplica1' orazione).
alle
comandò
quelle
pente parole,
e
,
li omini
de
cor
NOSTER
,
(chi
ne
longhe
Ecclesiastico
orationem
N.
orazioni
pasce
PATER
DEL
"
omne
troverai;nello
fora
de
lo
,
inquisitoreprimo
justo iudice
non
solo
de
,
li
PARTE
atti mali^
loco
se
vidi
vanno
pò
r
ma
eoelum
de li pensamenti
ma
viver; le
sempre
noi. Lo
animum
non
Virgilio:
si
V animo
le acque
certo
vigilie discipline;
lì
farimo
peccati,e de seguir
niente, si primo
observamo
mettimo
li comandamenti
chi
a
aliena, facimo
è
quellochi
pò,
non
dalle
fronde
E
però maledisse
e
frutto nullo, per
fronde.
non
e
mai
tanto
e
chi
non
de
et
sustentarimo
arte
per
quale
e
fructibus
alle
credete
faresti
con
se
è
la
ampie
Sinagoga de
ad
insulas
facias si
industria
con
Ittliano: • extruis
Dalmatiae
,
e
et
sanntorum
ipse sanctus
gran
numero
questo
tu
cerdoti
sa-
fu
nasteri
moso-
monasteria*
nutmrus
su*
inter sanctos
di santi
per le isole di Dalmazia;
santi,santo
non
faremo
Se
lo mando.
religiosi,nò
li santi
vivessi tra
non
i
opere),
frondi
tante
avea
denotava
se
oggi
(costruiscimonasteri
te sostentato
cappa
in-
operibus credite (dai loro
gli conoscete,
pieno, quanto
se
virtù^
la
Farisei, zoè de' preti e frati,de li quali
stentatur; sed melius
viveres
mangiar
si
a
«
cor»
^
tlsfarimo. Scrive leronimo
et multus
roba
lo animo
ma
male
altro
Disse:
quello arbore, che
lo
non
gli odii, re*
vele le opere
galera de Catalani. Dio
non
nò,
Si per
anderia
ce
"
.
vicii,
avessemo
se
è lo corpo
frondibuseoru^ cognoscetis
eos,
fratti
da li
Dio, lassarne
emenda?
se
li segni;vole fratti
non
a
non
questi
con
lo
e flagellar
batter, affligger
che
paradiso,
in
in
A
pecca.
freddi,
verno)
lo animo
restituirne
Non
ai
mezzo
ma
,
elemosine.
si lo animo
ìntrasse
offesi
ave
ne
i nostri sfos-
penitenzie,jejuni^
virtù,
de
non
donar
segni de voler abban-
purgamo
non
mare).»
Sidhoniasque niv^s
in
con
sono
la
tano
mu-
labores
dell' acquoso
nostro
questi
,
e
dell' Ehro
'si affligerimolo corpo
Ma
là del
mutarlo
possono
nevi
(
e
,
,
fra le Sidanie
Orazio:
currunt
mutare
bibamus
e
li nostri
e
dice
di
vanno
In omn
toglieli peccati,
non
mare
possunt
(non
aquosae
andiamo
se
nostri
Hebrumque
beviamo
se
trans
quei che
illum
non
«
hyemis subeamus
né
peregrinar
qui
mutant,
frigoribus mediis
zì, non
virtuti
nostre
interrompe per qualche tempo;
cielo^non
E
cogitazioninostre.
e
-Santamente
con
i7i
PRIMA
"
stesso).
ma
Che
ò da
glio
me-
bi-
172
RSPOSIZIONB
de tante
hanno
sogno
monachi
"
Antoniutn;
tt
,
signore fratello
Paolo
ed
legumi
e
ve$partimus eibus, olerà
vilis et
i monaci
,
summis
sia vile
Antonio,
d^as
e
Pattlum
legumi-
et
città;ma
il cibo
serotino
lino:
Pao-
a
delicii$
nelle
vivano
non
(
o
.
tino
imi-
erbaio
,
qualche volta
e
,
leronimo
li fralicelli?Diee
cose
interdumque pisciculoiprò
na
NOSTBR
vivant in urbibus, sed imitentur
ne
ut
PATER
DEL
di deliziosissimi)
piscicelitieni in conto
»
Io
la verità. Non
scrivo
lo abito.
non
ippocrisiae simulazione
a
Turia
Santa
tuas, qui
quelli che
che
mangiano
la fame
non
,
delicatius est
"
divitias
comedant,
panem
(dà le
tue
chezze
ric-
di pano
fagiani,ma
di
la
ohe
léronimo
iUis tribue
e
cibarium
si cibano
non
Il medesimo:
"
:
cora
An-
; ehò
S.
N.
qui augent luxuriam
cacciar
per
sed
aves,
expellant,non
a
ad
però scrive el beato
e
;
Lassa
lo demostrar
odioso
più
e
virginitateservfmda
phasides
non
qui famem
de
far? Non
vuoi
non
peggìor peccato
trova
se
Quello
piace questa vita?
ti
,
eccitar la lussuria).
per
vis
si et kic
frater
,
gaudere
et
,
è,
cosa
seculo
cnm
fratello,se
0
regnare
fé'
Io per, la bona
boni^ perbenchò intra tanti pochissimi
una
bona
parte de
leronimo
ad
Eustachio
fectaiasimt
vomitum
,
de
li
de
pò dir quello che scrive lo beato
servdkda:
virginitate
empiria, visitalo virginum,
et si
apud hos a(-
retractio da*
ad
quoniam dies festusvenerit, saturantur
costoro
le calze
quando
e
voa
conosca,
ogni
rigonfie
,
è affettata;
pendenti le
cosa
la veste
vengano
spessii
voluminosa
,
sospiri,la visita delle vergini e la detrazione
,
parlo de
non
,
(presso
maniche
se
poscia
e
omnia, lassae manicae, caligasfoUieantes vesHs
crassior, crebra
riorumque,
loro
ne
( ardua
Christo
cum
qui vuoi godere col secolo,
Cristo).»
con
postea regnare
dei chiari
di festivi si empiono fino al
mini
uo-
mito
vo-
).^
Queste
ditto,si
non
avesse
da
le celle
li
so
parole mei
,
de
ma
leronimo. Che
conosciuto li tempi nostri,chi
soi, quanto
dorate,piene di
la notte
omnie
da
son
lo di? Si
averla
tanto
avesse
pravati
devisto
lussuria,de delicate confo-
zìoni^ de
composite vivande, de odori^ de unguenti preeiosl
proftimi, de instrumenti
e
zarie
delicate
de
"
musici, de molli letti,de
vesti,de penti mandili
sudorioli, donativi de opulente
le acvpete
e -de
vetido
ad
delle
Occanum
quelle
non
de
vita
proposito,che
chi
sta
ò
non
benedictio
sola
cara:
darimo
al nostro
Lattanzio:
lente
equiva-
enim
omnium
"
et omnium
;
minime
hujus
è colmo
Dio
qua-
indigens ;
sacrificiwn
enim
di tutte
qua-^
cose,
dogli
poi renden-
che ; noi
bisogno di alcun
dre
pafizila
bene-
lo
,
ha
que
Adun-
divote.
o
altro,
Ma
si volessimo
fatica
poca
colit,quod novit (venera Dio, perchè lo
Deum
"
"
nosci).
noi
bono
sancii
animo
Dio ed offeressimo
santo
Greco
in
dice
se
offerissimo
ed
Dio
lo animo
è benefico
ad
o
neratore.
noi
piutU mercedem
loro mercede).
vuoi
non
suam
"
ò
più
,
come
S.
( in verità
Quello solo
per
lo
S.
,
al
e
quale
actio,
gratiarum
grato de
prossimo nostro»
di
speranza
senza
benefizio,si
dir elemosina, che
giovar altri,e
de N.
conoscente
benefico
e
questo disse N.
Per
quello
gloria u-
condigno premio del benefizio;perché
di recepere
si cosi lo presta,
cessimo
benedi-
e
,
dir
nostro
,
mana,
cessimo
si di-
S. Dio,
tuumi
ficèturtéomen
Eucaristia, che vuole
ancora
N.
a
co-,
quanta
pigliassemo devotamente
e
bènefizii,
justo, innocente
come
cristiani,con
sacrifizio de lo corpo
immacolato
e
boni
essere
dispesa potriamo sodisfar
e
con
se
dir
d"
è
grazie lo adoriamo; imperocché b sola benedizione
È sentenza
molto
ad me
lui sacrifizio).
de Seneca
"
per
li
vole
,
(imperocché
lunque sieno, nò
scri-
Eustachium
ad
possibile che
gratias agentes adoremus
vero
leronimo
non
parer
al
est Deus
plenus
lo beato
virginivestalo
grandi ed innumerabiii
tenuti
seme
de
oggie dilette
tanti
possibile.Dice
surU
eumque
mio
suttilissimi
de
e
remunerazione
in cielo per
è che
ad
tapez^
,
Clericorum, e
diceno
se
ad
Certo
nos
che
matrone
quali parla
,
virginilateservanda, che
si
i1Ì
PRIMA
PARTE
se
collocarla
se
:
«
deve
fa lo usurare,
marcante
dico
amen
fe-
o
reci^
vobis
,
io dico
a
voi
chiamar
la
ricevono
benefizio
,
fa solo
ad
de
non
chi
o
per
sé
medesmo,
lamenta;
lo
ammassare.
non
o
per
per
£
portar
re-
più
174
ESPOSIZIONE
perdonare ad chi
solo
non
ve
PATER
satisfazione
grati a Dio, jovar
serieordiam
volo
nocvit
a
fi
maximam
(chi non
nocque
giustizia).»
vostro
dui
munifico
e
nulli
parte
nulla
che
perdonar, cioè
e
Dice
ed
arte
principe
larghezza, be-
offizii reali.
padre
è
cosa
di queste
lo
esser
Lattanzio:!
simili al
li omini
lo operar
pari, quanto
a
male
e
,
vendicativo.
fanno
cose
de modo
justissimi,tardo
e
conosciuti
liberalità so le
e
non
solito dir
so
spesso
tnt-
"
e
Allantiam
ad
come
,
noi
a' vostri
non
Dio:
satisfece in massima
zio, ri boni
e
,
neficenzia
dui
questo
cioè donar
parole
Jeronimo
nessuno
a
peccati da
condecente
tanto
Dice
sono
partem aequitatis
implevit,qui
per
padre
avo,
li nostri
per
E
noiar.
non
non
ingiurìa.Questi
la
sacri/icium(voglio misericordia
non
Scrive el beato
"
sacrificio).
vivendi:
e
appresso,
beneflcio,ma
del
de
vendetta
o
dirimo
offeso,come
avesse
li sacrifìzii
recte
NOSTBR
aspettar remunerazione
non
desiderar
DEL
Queste
»
chi è Dio ;
nostro
qbesti so li megliori peregrinagi la meglior orazione,
li
,
li megliori jejiini,
le meglior elemosine,
migliori sacrifizii,
pole; li più
Dio
Padre
belli
non
aveano
e
,
filosofo
né
glier,disse: e
suo
Ottaviano
scrisse ad
e
sapere^
male,
Marco
anzi
successorem
nemo
nò
perdotrovar
conjuriazione de
satis est
"
imperator,
inimico
ma
e
per
e
non
pos-
li disse:
e-
e
fatto
essere
la morte
tua, ti
seglio
vo-
Antonio, de ogni laude
imperator, possendo
e
Cesar
Tiberio:
fatto
arbitrio la vita
lo bone
de
(per noi ciò basta,che
Adriano
fare
era-
onor
possendo
fatto
avea
alla
conjurato manifestamente
intender
il
se
Cristo. Se
capitalesuo
io te posso
perdonar;
6.
nocete
se
un
in mio
aver
e
degno
de
»
edificar ad
possono
lui,se
curò,
nuocere);
cioè
»
se
famosi, chi
se
vendicar
sendose
de
possunt nobis
non
ci possano
gnor,
male
libelli
lo ammazzar,
religiosi,
pìatanze, overo
Signor Nostro
dicea
chi li faceva
nobis si
templi chi
del
e
chi
ad
vasisti
li nostri santi
dicono
comò
0,
sua
infestato da
suum
quelli che
trovare
morte
non
lustina
occidit
sua
li volse
mo-
(ninno ucoide
successore)."
Platone
disse
che
uno
omo
da
bene
ancora
che potesse,
ADVENIAT
Che
se
è, che
cosa
altro mai
è
visto
de
omne
mese,
Ecclesia
Apulia ?
de
,
stati mutati
son
deno
quella
checché
e
Ma
del
244
:
"
lorum,
il tuo
facciano
avrà
regno
di
primo
advenimento
)
de
est
non
:
"
li Judei.
si fa
re
si
qui regna
«
N.
e
:
lo
S. Jesu
li falsi
Lo
mio
de
de
regno
Cristo.
venne
Galateo
Opere
ui.
é la
e
lo
,
regno
non
regnum
«
é di questo
li oppone
come
contradicit
(chi
Casari
eripitmortalia^
non
celeste
sce
rapi-
non
la vita de li justi in
vita
li errori
più
in
cioè
Dio
disse:
sarà
minazione
do-
e
justi omini
S. che
"
»
scecn-
legge
e
de
il regno
Dio
Levati
e
cristiana
idolatrie
abbominabili
che
de
ne
tili,
Gen-
vizii, le im*
opinione, perfidia e iniquità
la mala
la candida
boni
perchè
Dio
i Greci.
tutti i seculi
imperii
facit
Dei, li dissonesli
li Judei,
de
dà
( chi
regno
pie religioni; corretta
de
( il
0.
generationem (né
lo regno
N.
Cesare) "
coelestia
dat
mortali). "
nostro
a
lo divino
omnium
regnum
et
reiterar
legge al salmo
; se
di
de
regem
se
la pena
alcuni
né
corone
Qui
oppone
gloria eterna
mundo
hoc
ere-
deve
se
generazioni).» Se
de
anni
colpa de li
per
portan
regno
secundo
e
de
non
vano
i
Sacra
Scrittura
ma
generatione
le
tutte
la Santa
come
de
,
fine
in
ma
diece
de
sentenzia
tuum
quelli chi espeltavano
erano
mondo
mai
gno
re-
avemo
de
difetto
è mutazione
omni
comò
spazio
volte
ne
,
la
parti de
meum
in
dominatio
et
vera
non
suo
,
Più
i re
el
regno
Barbari,
finis regnum
erti
eterna
chi
Dio
de
regno
neque
che
misero
lo
che
fò
che
longi seculi,
per
nostro
per
dire
santa,
meno
mutabile,
In
pontifici cristiani.
e
non
mero:
non
non
per
,
principi
ri
otto
li esteri
e
volte
tante
Forsi
Forsi
in questo
videmo
nominato
scrittura?
dico
non
Dio, che
Dio?
temporale
ma
regni umani,
come
de
regno
Signore che
eterno,
li
dire
TUUM
aspettato nella
altro
re,
non
vuol
ed
promiso
trova
REGNUM
e
immaculata
fede
nostra
il
che
178
ESPOSIZIONE
fondata
vense
lo mundo,
Padri
dottissimi,e per
via de
la vera
è
quando
se
li
i ad
li prem
ed
falsitati,
si
non
n
Venit enim
e
il
delle
genti
prometteva
èrano
:
l^araone,pò
e
nostri
Barbari
^àr lo
in
sono
disse:
lo regno
de
nulla
tempi passati,
li
de
quic-
vai
non
e
Dio,
habet
non
poche persone
quante
le
,
de
Regno
me
mondo,
de
Omne$
si
certo
11
Dii
ha
se
Dio, intanto
vato
tro-
N.
che
»
gentium Demones
S.^
( tutti gli
quando lo andò
e
tiegnaMundio
Omnia
che
voleva
ad tentar,
che
mostrare,
legimo li tempi di Moisè
di
e
quello
Judei, pò de li ri, li regni de Àssirii,
e
Romani,
da
e
quelli
tempi, dopo eh' inclinao lo Imperio Romano
alzaro
vero,
che
la testa
; trovariamo
tutti,o
vero
signorie, monarchie,
regni,
non
è lo
non
Medi, Persi, Pàrti^ Egizi, Judei, Greci
K
quando
violazioni,Tinganni
recordo
demoni);
son
li soi. Per
(i alli
quando
jusiizia;ma
li ladri ;
hvjus, et
me
in
e
mundo
dice
el Salmista
n
innocenzia,
detto,appellò lo Diavolo principe de questo mundo:
ho
Dei
Quando
"
volte
in questo
come
le
principe di questo
me).
poche
quante
la
,
vicio,questo
Princeps mundi
q'aàm (viene
di
,
diavolo,de lo quale parlava N. S. quando
de lo
contro
altro
ogne
quandot
,
,
fraudi, li mendaci^
loco
suo
11 meritano
la
sapienzia
la scienzia, la
lo
,
quelli che
prevaleno li injusti lì arrobatori
le
strata
S.; mo-
esaltati
justi sono
la verità,la bontà,
sirapliciià^
estimate
la virtù ba
Dio, quando
e
è stimata
quando
la
li onori
danno
de N.
resurezione
e
virtù^ aperta la porta deh paradiso.
la
prezio, quando
in
tanti santi
tanti martiri» per
per
la morte
de
Questo è lo regno
NOSTER
PATER
DEL
la
si
,
volemo
non
,
ne-
major parte de li impeli,
communitati
so
non
altro si
insidie,fraudi, simulazioni, inganni, violenzie, injusti-
zie colorate
con
qualche ragione,
i^ligioneed justizie
é con
la
defese
de
perplessità
le
coverte
la forza
con
simulazione;
con
le
de
impie
inique variabili leggi,chi
se
arme,
ponno
applicar ad qualsevoglia proposito, e Io più de le volte sòn
fotte per lo commodo
e
utilitàcome
medesimi, chi le fanno,
simili
alle mascare,
e
dice
pò sobjunge,
grandi
con
Aristotile
che
quelle chi
le
de
quelli
leggi
comprano,
sono
pie-
cole
E
quelle chi vendono.
con
rompe
sentenzia
res
privati in compedibus : publici vero
(i
ladri
filosofo videndo
Uno
impiccare per
ad
gridar :
cives
o
ladroni
(miracolo,
E
"
deglutiscono
camelo)
un
picciolafasta;preso
che
ladro
chiamato
occidendo
ed
strugendo
corsaro
morir^
ed
el
re
adorato
che
tu
una
disse:
la vita mìa
vai
e
son
arrobbando
,
sei
mundo
Dio,
per
,
excO'
"
Alessandro
universo
lo
S.:
padrono de
,
campando
vo
tutto
delli ri
re
come
ad
vado
e
,
N.
(scolano il calioe,
portato avanti
e
picciololegno
uno
con
Uno
"
.
ad
latrones
magni
dice
come
deglucientescamelum
dava
an-
se
miracolo; i grandi
,
minori).
i
uccidono
che
pora).
por-
incomenzao
;
cittadini
o
nella
e
,
miraculum
lantes caliqem et
io
oro
,
minores
Fu-
et purpura
omo,
povero
vole
se
non
auro
piccolo furto
uno
Miraculum
"
un
grande
de Catone.
in
privati in catene, i pubblici neir
»
simiglia
quale lo animale
quella nobilissima
lassar in silenzio
necant
Filosofo
piccolo,e debile nei incappa;
passa^ lo
e
altro
un
la
leggi alla tela de Aragno^
]e
179
PRIHA
PARTB
e
rato
ono-
fàfte chiamar
de Giove.
figliolo
Però
io
lo
stato
de
Regno
in
quando
so
non
Dio.
Li
antiqui Profeti
storici
loro tempi. Li filosofi,
dì N.
quale
S.
la
era
lo vede
non
non
trovo
altro
li apostoli,li
non
questi
non
di
nostro
lo mundo
de
due
tutte
con
nudi
le
vestiti
de
se
legge evangelica
dicono, che
più
che
,
perchè
de
ho
omne
nequizia;
regno
di Dio
ma
che
del
vediamo
nostro
mundo
Diavolo
^
se
abbracciato
fatti
ne
fa
ricchi,
famosi, de
per
esser
fò, e quando
mai
Signore
per
;
donato
abban-
hanno
poveri, son
ditto,questo
,
effetto,
con
lo mundo
1' anno
magri grassi de obscuri
pò dir regno
,
la
non
,
gnobili nobili. Come
peccati
paremi
mani;
,
chi
mostrano
abbia. Inclita Donna,
parole)abbandonaro
tempo,
e
,
a
di
ecclesìa, siccome
quelli primi eremiti, chi
e
(non solo
verbis
solum
vista che
Dio, si
de
Regno
martiri
si lamentavano
^oeti altro tanto; in tempo
e
quale la latina
per la mala
ci sia
mundo
Sinagoga, lì Evangelisti lo
quale sia ogie la greca,
uno
misero
questo
li vicii
ie
pieno de
fò qaesto
desiderar, e pre-
180
ESPOSIZIONE
NOSTER
Dirimo^ che fò ìa principio^quando Iddio
gar.
Angelica
Dio
a
PATER
DEL
cacciarlo
per
Inferno.
subilo
che
Adam
de
dal
ed Eva
D'io e
parte di
gran
,
suo
regno
immortali
de
dispreizare Io
damento
coman-
mortali
del
loro
de
malizia
zione
de
de la
Dio
a
la
Deucalione
chi
( donde
nus
li omini
solo
Pirra.
gli
nacquero
li
ma
li
de
e
poderosi e contemptori
de
tamerari,
quelli,che
come
,
poeti, chiamati
conjunsero
e
togliereDio
Dio
de
rii
e
in
de
la
de
bellezza
tempo
de
alcuna
quando
colpa
si
de
e
,
de
e
la
nelle
le
li idoli
,
virtù,superbi
sue
forze;come
teologi.Li
dirò ?
Semiramis
Fò
e
nò
li Assi-
far
morire
,
falsam
propier corUemptam
^
consentir
alle
de
avea
tazione alla
sua
suscepto
casta
Cielo^
il regno
ri de
padre lo volse
lo
quando fò Patriarca, per
quale
ganti
Gi-
,
Caldei? Po'
la
figliole
lenti,
valenti,vio-
Religionem (per la falsa religione disprezzata),per
adorar
stati
foro finte invano
non
Che
Non
"
de li altri per salir in
sede.
Nino
Abraam
Dio
gè-
siano
de
giganti,omini
quello tempo
sopra
summa
,
per
chi
so
li
non
durum
genia ) ?
non
fidano
se
in
li monti
,
non
nati
dura
quali forsi
le
li infideli
de
li savi
da
homines
la
de
le petre de
,
li
de
umano.
uomini
nati
foro
lo
poche persone
,
omini, d'onde
le favole
Manda
»
quale fosse lo Regno
Unde
vedendo
contaminare
quelli che
la terra;
figliolide Dio
,
male
a
degenerando de la malizia
non
e
abbomina-
nem
fecissehomi-
) ?
megliori. Li poeti sognano
foro
padri, non
de
intanto la
inclinata
uomo
lo genere
reparar
li successori
Dopo
V
nella
moltitudine,
tanta
Dio, servolle per
so
li omini
disradicar
ch'era
mazzò
am-
fò questo
in tanta
poeniietme
e
fatto
avere
Quando
venne
disse
poi disse:
e
di
pento
per
in
generazione,
loro
figlioli
cresciuta
quando
appresso,
umana
puerizia;
mi
diluvio
Porsi
per li peccati,che
sua
(
trovò
Dio?
de li
piccola occasione.
fratello per
suo
regno
danno; l' uno
nostro
e
foro
e
,
causa
tura
na-
quella rebellò
fecero
se
la
dopo fu gittataallo
e
,
creati chi foro
creò
ler
vo-
superstizionide
vane
di la
amor
Concubina»
figliolo,faceva injuria
moglier
non
e
detrat.
,
e
sorella
,
e
dopo per la im-
PARTE
pìosa moglier cacciao
deserto ad
morir
nascìo
che
de
fame
Cristo
intorno^ e
medesimi
setta, la
li
il cieco
Padre?
di Jacob
figlioli
piccolaoffesa
frodò
alla
dubitò
piscina,o ad
che
lo povero
per
UDO.
Fò
Egitto
ad adorar
lo
fece tante
uno
suo
0
la
dal
lo
al
cose
cervice,liberato da
per
non
per
lo
tante
Dio
ri
spesso
e
de
li Egizii*
«
,
della
amore
volte
noi
e
la
e
genti
sotto
non
dalla padella
ludici
re
Sacerdoti;
alle
jugo
de
Italia. Forsi
de
dal
li
e
ferro,spesso
provato
avemo
se
alla
vene
de la libertà ha fatto
unto
per
getta nella brascia,
se
come
libertà,
immod^rata
essere
proposta
umana
nelli tempi prossime passati,
per
e
la mente
al collo lo
major parte de
e
violenzie delii ri, dissero
amore
lì
superba maestà regia e le
avvisata
tempi delli ri? Saul
de Dio
le altre
e
nie
tiran-
tante
possendo comportar
non
come
male
poter comportare
alli
servitù
condusse
se
Osiris
uno
ingratitudinea Dio
tanta
ri,
gravissima servitù;e questo
Dio
non
quando
la aspra
de II ludici,li quali faciano
sotto
accorta
che
la Grecia
altro
di Moisè,
de Faraone,
el Dio
penso,
condizioni
essere
è poco
sue,
tello
gittarlo fra-
ad
alli estranei? Lo
popolo, che
a
e
meglio
tanto
tanta
,
profeta la imperiosa
censure
aspre
nelli dudici
Dio
padre; altri fecero altri peccati
monstrò
fò in tempo
mangiane
loro
lo
e
puerile,per
de Dio in tempo
Vitello,come
ludici, domandao
a
de
gannò
in-
ed
,
Molsò?
servo
e
la eredità
de
tutti insieme
superba tirannia
rebellioni
vero
noi
intra de
arme
sogno
,
al
tanti inimici
averoo
Regno
venderlo
forsi il regno
de
e
gran
padre in fine della vita li esprobava ad
quello populo de dura
de
occupato
ave
,
poti^
Regno de Dio nelli Ni-
lo
l'altro
forsi el
lo letto del
macular
quale dicono
muglier ingannò el marito
La
condussero
se
Fò
quali per
li
,
lo
le scelerate
dirò?
figlioloproprio? Fò
suo
colpa, chi
usamo
quali l'uno
quale
al
Ismael
figliolo
la Cristianità in questo estremo
nostra
Cristiani. Che
de
lo
e
sete ; da
de
e
redutto
e
angulo d' Europa per
de
la Concubina
quella impia
parte de lo mundo,
i8i
PRIMA
serva
fò il regno
profeta per
Judei, cercando
de
damento
coman-
li asi-
i82
BSPOSIZIONB
nelli del
tanta
padre, fatto
suo
superbia
a
Dio, che
e
in loco
re
,
fò fatto
del
mundo
li dava
figliode Isaia,che
lo
,
pastore,
stato
«ome
cuore),»
il mio
secondo
cor
Urias
padre de
di volere
,
gliara de omini, chi
più
E
sto
el
numerare
un
:
se
mo
uo-
(benché lo
e
)
rir
mo-
avere
per
inonesto
presente al
pò
lo
per
morti
foro
suo
cato
pec-
tanta
mi-
,
innocenti.
erano
maravigliato
non
Dio, del quale
moglier:
e
sere
es-
diano
guar-
escomunicato
sua
popolo
da
stato
(ho trovato
papa
Palestini
prepuzi! de
cento
tato
persegui-
fece ad tradimento
SauP, fece el crudele
de
la figliola
stirpe
sua
avea
fosse
meum
toglier la
per
la
dispreggioper
per
ditto da
proverbio dica: nò rò traditor,nò
lo povero
tanto
non
David
re.
secundum
hominem
dice: ùnveni
esso
se
asinelli fatto
de
che
,
odio
in tanto
tutta
con
quello
re
in
peccati venne
per questo
e
,
NOSTBR
li suoi
per
dlsconoscenza
e
io disradicò
suo
PATER
DSL
stupefatto; perchò
ma
,
ra^
gione per li peccati de li loro signorispesso patene le male
chi
adversitati sudditi
de Dio
de
lo
che
quelle
cose:
quas
e
è lecito all'uomo
Gentili
di
Agamenon
:
che
vero;. per
»
parlare).
e
,
ho
come
,
e
conoscere,
licei Uomini
non
peccò
moltitudine
tanta
può
non
omo
colpa ? Questo ò segreto
hanno
non
Come
per
ditto de
Persi, nò
Nò
de
in tempo
del mundo
de
adorato
solo, ammazzò
per
Dio
,
Dio?
Questo
questa
ancora
meglio dire
,
lo mundo
stifica.
te-
no
tiran-
facia nominar.
di Romolo
figliolo
parricida,per regnar
ed
fò estermioata;
occuparo
in tempo
(vero)
Successeroli mali
Decemviri, aspera,
volte
Scrittura
sacra
se
come
fò
dice
come
Dio
verdatero
per le loro violeozie
li
de
antiqui Romani,
lo fratello:dopo
lo officio de
0
li
per
da'Romani
(cacciali)
e
nò
la
comò
Alessandro
re,
fò in tempo
di Marte
de
non
,
Forsi
li Babiloni,
li
morta
de li ri, molte
fò el regno
non
Questo ò più
sopra.
paccie^passioni,leggerezze e,
le
patene li poveri sudditi. Non
li
peccato fò
suo
una
confessano
ancora
lo
questa ò
loqui (di che
Livio, per li vanitati impie nelli animi
de
forsi
ri caziati
tirannie;pò
e
ne
ven-
rannia;
incomportabile ti-
pò
con
se
acquistare »
le armi
e
con
i8"
BSPOSIZINOE
PATER
DEL
NOSTBR
*
6
in la età di
Saturno^ né
Macometto
chi è corruptelade
,
incomenzò
nello
ad
de
Regno
bacillar
li
lo
la
nostri
per
lingua^ chi
peccati
odio
naturale, che
de
Romano
Carlo
a
altri Tedeschi,
Ecclesia
Romana,
de
zione
Italia,e
el
forse
dalla
belli
in tanti canoni, in
istituti,
dir, licenzio de
di
belli modi
ah,
Dove
in questa parte
adonque
Città Santa
ed
senza
'persone
se
so
de
Dio
gaudio
de
senza
arrobato, dove
esser
pesarà per proprio
valore
ah
voi.
quella
in
ma
e
Jerusalem
pace,
felicità
tristicia,
imperio, dove sarà
ave
non
glio
me-
aspettato
tanto
di
parata
se-
in tanti
dir, intendetime
la fortuna
verà
tro-
in tant
che
sarà perpetuo
timor
Se
ecclesiastiche ? Ah
mi
ad
mai.
censure
ditta visione
immortale
miseria; dove
la vita
non
e
destru-
romana
sarà nella città platonica,
Cielo, dove
senza
tante
Imperio
indulgenzie o, per
tante
sarà questo Regno
? Non
desiderato
del
viver, in
na
don-
Greca^ quasi
nella
vero
zione
na-
della
generazione de peccati,
omne
per
portato alla
curato
nella Ecclesia
Dio
o
Germano,
oggie, che
curano
lo
hanno
hanno
cattolica ? 0
nostra
Nazione
reverenzia
se
se
de
Regno
chi fò de
per
non
Italia,
iterum
o
o
alla
barbare
la povera
stumi
co-
modi,
tanti
Principiromani,
e
Trasferito
che
meno
fò
varie de
discordie
le Nazioni
tutte
quanto
e
Non
,
burdello.
saperne^
po
Do-
costume.
e
in
male
li Pontifici
Magno,
diverse
volte ed
contaminato
Provincie,ma
di
Eruli, Marco-
,
le nostre
portano
Italiana,hanno
legge
ceni^
Francesi, Longobardi^ Sara-
tante
per
o
negligenziade
e
e
Barbari^ dico de li Unni^
,
culpa
bontà
omne
lUriose,e sanguinolente
de
e
nella
Imperio Occidentale.
mani, Goti^ Gepidi^ Alemanni,
gente
sarà
Jove, nò
virtù,
e
de le
lo valore
non
per
gnaggio
li-
antiquo, nò per grande ricchezze,nò per favor, né
per potenzia , nò
quello Regno
de
li gran
nò
gnobili;
per amicizia
non
servi, nò
non
ci
forza
per
li assentatori
saranno
Principi;non
nò
,
,
ci
saranno
de
arme.
peste de le
In
case
gnori,
ri, nò vassalli,nò si-
debitori,nò creditori,nò nobili, nò i-
saranno
le illecebre
e
de la anima
sensi, inimici capitali
voluptatide
nostra,
ma
li cinque
lo
pia-
PABTE
là sarà la virtù
de
cere
la sapìenzia^ la coscìenzia
^
ben
de
li beati
belle
e
nella
conversazióne
; 1a
passata vita
vergini,de
tante
Là
innocenzia.
ta
divina
esterna
ut
(questa è
sei nei
perfettacognizione de li corpi
sogniamo. Là averimo
ni
la vita eterna;
che
Patrem,
Dio
te
conoscano
alcun
maestro,
via, al cuna
none
chi
abbia
ne
più esperto, e
mostrarci
so
quelle
quale tornerà presto
lo
aspettato
,
li signi, che
pochi anni
Venite
medesmo
esso
in qua
benedicti
al
mei
,
legge de Moisè,
la terra, li beni
altri
che
Iddio
de
robbe
de
ed
altri,come
in
uccisione
e
de
super
ne
non
mele,
lo
de
mei
et
Bone
de
dritto per
son
viver
l' aveano
"
dirà
Bone
da
noi:
a
e
,
sante
longa vita sopra
oggi se'^usa:le
la
pianterà,
case
ente
flu-
terra
li inimici. N. S.
lità,
loDga vita la immorta-
proprio regno,
non
terra
pieno de la grazia
(dolcepiù
del mele
e
del
zioò ferro,fuoco, sangue
vittoria,
promette
omini
ma
più
moralmente
promette
ne
le admonizioni
Aristotele,che
dusse
con-
,
dato, incomenzano
lo cielo
favum
,
pace.
suo
ma
inferno
tarderà troppo
non
vittoria contro
de
sto
Cri-
noi; pò
per
tempo
Regno mio.
altri
iscambio
mele,
tanto
ancora
che
e
aliene,ma
latte,
Dio: dulce
favo),
de
e
promette
ne
non
ricca
de
morir
promettono
sempre
le vigne
edificarà,
latte
de
ma
è altro duca,*
io spero
come
e
,
e
,
ha
ne
ad parer
Patris
venire
per
ispogliòlo
anime, chi
sante
alcun
per la dretta
non
volse
che
resuscitò
la via
ma
pregamo;
capitano, che N. S. Gesù
valente
,
con
le
Padre, che
ammaestra
ne
Dio; inclita Eroina,
primogenito delli morti,
e
in calis
es
mezzo,
da conducere
regola e dottrina,che
de
e
quello ni bisogna alcun
a
duca
quello Regno
che
est vi-
"
cieli).
perchè per venire
per
intelligen-
Hcbc
t
qui
Questo è lo Regno de Dio, che desideramo,
a
la
dice N. S.
come
te Deum
cognoscant
beate
vidue, de tanti fantìcelli morti
state
essenzia, che
,
la
spiritiillustri
angelichejerarchie,de tante
averimo
celesti,li quali qua
zia della
di tanti
de
,
quelle
cori,di
185
PRIMA
e
che
requie
eterna
e
e prepreceptide filosofi,
cipue
altri
se
accostò al camino
in questo mundo
per le quat-
186
ESPOSIZIONE
PATER
DEL
virtuti da loro conosciute:
tro
è altro mezzo,
non
fede
9
non
parole
con
loro
de li
che
hanno
stati
sono
injustissimi
e
,
,
stizia %
N.
quia
essi
ma
S. al XI.
oneratis
ipsi uno
,
disse
«
homines
:
modo
voi
e
,
dedi vobis
io ho
ma
con
dato
insegnar. Bona
pò
ad
ho
ditto
la
tutta
ma
,
che
Nelle
aver
degne de correzione.
genti
li
son
multe
overo
principi,
iniquità
che
,
dal furore
e
ad
terra
be
ad
modo
de
de lì
e
a
de
che
trova
jonger
jettatoad
lo
vestir
,
una
lo
nel
con
non
gelica,
evan-
opinioni
e
chi la affrontava
quello che
danno
recepto
afflizione allo
tavola ;
spogliamo
di
non
; che
in tempo
andava
se
che
pesta
tem-
traversa
prender le robfa
alti nostri
più grand' empietà
fare male
afflitto,
quello
tre
al-
utilità
dalla
venta
de
de
più grande
trova
del mar,
e
cose
e
dover, fatte per
in Alessandria
era
e
,
coma
,
multe
son
se
,
losofia.
cristiana fi-
vera
discorde
infelice nave,
li venti
inimici
chi multi
»
dottrina
fede
pòpuli,dove
una
,
Corsari
feci
affinchè
leggicivili de' Romani,
centra
cose
licito ad
era
,
Nelle
quando
,
ego
,
);
nella
le
vera
Però-
,
quella legge che
li Tolomei
,
la
"
).
legge antiqua
sta
filosofi per
avuto
possona
primo al far
Crisostomo, è la
leggi de'
quellinon
è la
perfezione
dice
corno
santa
e
dito
voi
ancor
fatti incombenzò
e
opere
,
non
l' esempio
fatto, cosi facciate
riti
legispe-
o
,
quemadmodum
voi
et
possunt
voi
a
col
neppur
ut
a
questi parlava
non
pesi che
,
laju-
trattano
portare
di
li toccate
juris imperiti^
vobis legisperiti
,
Vm
t
justamentep
digito.De
tangitis( guai
non
faciatis( ho
che
parole
nudo
:
oneribux, qum
non
exemplum
ita et vos
se
giorno
Gap. de Luca
digitovestro
portare
justizia,chi
vivono
omne
poiché caricate gli nomini
,
de
de la
alcuni
collo
"
quell i imperatori
comò
la toccano
non
,
,
y
jurisinconsulti li quali
overo
de
fatto
fatti
la virtù
predicano
stati maestri
sono
tuti
perfettevir-
insegnò con
ne
insegnato,e forzato gli altri^che
hanno
per
che
,
come
^
le tre altre
con
alcuni
chi
pagani
S.
,
come
"
alla vita eterna
per venire
ma
carità
e
,
sceleratissimi ;
sono
essi
speranza
,
N.
che
NOSTER
doveriamo
,
quelli pochi beni
che
,
al
omo
ajutar
la
for-
PARTE
li
tUDa
li
e
de
antiqui
Africa
deli
nominarli
chi
chiamar
questa
apparenzie
de
peccato
fallaci ragioni
e
lo Padre
crimim
in
infi-
non
justa. Che
glio
vo-
justizia
quale li principi han.
juris inconsulti lo hanno
e
,
alcune
crudeltà? La
inumana
ordinato
no
cristiani
cosa
per
Egitto
solo
non
,
teneno
questa? Che
e
de
e
manità
inu-
faciano
non
Suria
,
fanno
se
,
è
della
costume
,
questo
pure
oggie questo
serva
più grande
mundo
la costa
tutta
ma
,
alcuni
ma
,
al
trova
più grande canìtate? Ma
,
solo
lassati. Se
avea
i87
PRIMA
corroborato
con
punir lì figlioli
per
,
Icbscb majextatis
e
lo
li
per
,
peccatide lo padre toglierla eredità da li figlioli
posseduta
de
per
centenar
per
quello che
,
ma
peccato, Questo
ha
al
le robbe
onor
e
"
morir
non
figliaper moglier.
lo peccato è de
colpa è
se
ancora
lasso, per
esser
non
che
sciogliere
,
;
altre
ma
nuta
ve-
li
per
minimo
fallo
"
li beni.
le persone.
Donque
Che
ma
però
ha
da
pecca?
veni
non
non
maravigliatide
le
Dio
di
e
de
morte
,
che
omne
simili
trovano
io
che
,
inclita
da
fede
nostra
Signora,
in vita
conducer
ancora
non
leggi di Moisò^
che
N.
S. abbia
^
sed
solvere
compire ) ;
vi
Cristo. Nelle
,
a
esilio
,
hanno
de
la vin-
de
de
se
ve
padre ha
vi basta
,
vendette
cose
si lo
via,
t Non
terrw
longo. Però,
figura de
"
e
la dottrina
non
quali sono
:
de
e
oggie è
cosa
omne
ad mala
sangue
leggi civili
le
^
ditto
de
le gran
molte
e
,
robbe
de
e
,
vedono
si
glier
to-
poveri figlioli e de le figliòlecostrette
tormenti
le
,
robbe
principi
per
de
non
principes,o reges
rapine
eterna
de
La
fece
non
colpa è di la robba^ si la persona
li
ditta di career,
pensate
li Turchi
,
peccato ? 0
gran
fanno
e
confiscaranno
la necessità di andare
forsi da
voliti
fatti
,
de
punire li
,
le robbe
far la robba^ che
Che
li
consultori^che
de
o
,
de
malicia
per
assentatori^ e mali
parole
non
Bassa
Achamat
per
non
,
,
la
,
de
fa
se
acquistata
non
figliolo^e lo augumentao
donolli
tale
a
le
e
toglierli beni. Questo
per
Bajazette fece
,
se
li antecessori
,
peccati
0
da
anni
»
quali nella legge evangelicaso
se
adimplere ( non
molte
trovano
moderate
e
venni
a
le
cose
,
modificate
,
per-
188
che
ESPOSIZIONE
quelle foro date
nello
la
diserto ; la nostra
in
in umilia
fti data
fede
Dio
de
e
leggi civili molte
la
fò
che
gentilee
interpretatoe defeso
Legibus:t Jam
de
justa
esse
tutis
(è
che
Aristotile
omne
fa
disse
le fa ad
uno
maggior
che
la
haniiO
le
grande
e
,
hanno
lo vino
de
e
basta, fanno
la
hanno
fanno
la
le
leggi sono
animale
piccola.
creda
non
sia
solo
vangeli
dì Jeanne
approbati ;
e
alia
e
nianus
per
sunt
questo
;
altro
nostra
legge fatta
per
pò escir da Romolo
che
quando leggo,chi
ad
leggi di
insegna Papìniano
parlare colla
che
modo
pò
essere
:
che
parricida del fratello,latro
tante
par
le
injusto ed iniquo
omo
rompitor di
mi
son
«
). "
intender.Inclita Eroina, in
Yorria
Papi-
aliud
,
pracipìt( altre
quelle di Cristo
Jeroni-
beato
Christi
,
altre
noster
el
bene
alia
leges Casaris
Paolo
,
,
e
,
Paulus
altro il nostro
zia;
justi-
di Jacobo
Pietro
,
disse
aliud
,
de
non
santi!,chi la ecclesia cattolica tene per
,
Cesare
ma
,
di
Epistole di Paulo
di altri
e
per
è scritto nelli quattro E-
justiziaquello che
nelle
,
quale lo
la
^
ti consigliano
S., che ciò che glijuriconsulti
Y.
justo ; sarà forse de legge
è de
disse:
meramente
passa, lo piccolo nei ncappa;
e
di
se
:
mesura
simili alla tela dello ragno
grande rompe
questo
faceto,che
manco
la
cittati
Le
fa minor.
la
abbondanzia
altro filosofonon
che
compera
,
un
Ed
"
,
non
e
quello
tutto
quella in che
:
,
Ed
:
modo
insti-
simili alle mesure^
cosi dell' olio
cose
omnia
popoli ).
istituti dei
leggi sono
suo
giusto
esser
leggi ed
queste
che
credere
bisogno de grano
mesura
e
leggi : dice in Lib.
est illud aestimare
quella in che vende
,
cora
an-
fatto
avea
Populoìrum legihus, avi
in
sunt
che
de
Tullio
chi
Romano
stultissimum
nelle
:
lo Signore:
per
nega
non
derogato molte
vero
sanzionato
nova
,
stoltissima
cosa
justizia;
injustlssimeavanti
son
Console
e
scita
qua
,
è
la
esercito^
e
,
legge evangelica. Questo
,
nello
mano
legge antiqua fò detta per lo Servo
delle
mo
le armi
con
,
NOSTBR
PATER
DEL
donne;
sua
da
ninfa
Numa
andava
sta
justizia
julento,
vio-
^
lator,
ippocritoe simual bosco
Egeria, che
tamente
occul-
sia stato un
altro Magometto; da
dalli Decemviri^
da
la
le
le
ordinano
quale fò
Io
leggi divine, e
Questo medesimo
ìnjustiziaf
corno
succesero
al crimine
popolo
in
profondo pelago
bestie ;
almeno,
chi
loci chi ho
Ligurgo
ditto
questi
si è
vangelica
justì ed
Yen
delli
serveria
le
e
amatori
imo
ad
passati:
coi
leggi
e
primo
re
lassameli
e
osse
fore delli confini
ecclesia; el
re
mente
de
quellichi
quanto
bascio; ma
quale sia
delli omini
e
in
stanno
e
li
tempi
quasi
ebbe
,
fò rebelle
vento
ed
della
alla
S.
lo
ammazzò
peccato
suo
sopra
alla
un
pioggia,
dalla
escomunicata
quello grande judicio de
volta
summo
fatto re,
ceoata
non
ed
lo mostra
la morte
sto
per que-
obstinata
la
della
tuna,
for-
stanno
al
de la rota
depressa di quelli che
stato
Pariamo
portato nudo
V anima
Tavea
alcuna
è
?
dopo perle
gittateal
I. vedendo
è umile
e-
quellido
naturale
,
del regno,
migliore; tanto
legge
quale è parte
lo
morto
Dio, chi per castigarManfredo
fò
in
glia
(faccianibatta-
Apulia
,
figliosuo
foro
sue
de
; Federico
Romana
Carlo
pure
e
;
fò fondato
de
lo regno
vituperosamente
asinelio,e le
,
posteri.Rogerio Normanno
fratello,ed occupò questo regno;
fò vinto
Solone
nella
ma
:
mortuis
chiamato
Ecclesia ; Manfredo
madre
bene
lo animo
alcuno
alli
regno
della S. Ecclesia
dote
da
dir
cum
offendere
el titolo de
violenzia
cuni
ecceptial-
Platone
di
Aristotile,
chi
da
memorare
di questo
ma
,
bellum
geramus
non
omini
virtù.
Regno
questo
bene
;
,
offenda
che
dirò
non
di
da
cosa
cosa,
della
morti) per
nostri
per
alcuna
ci è
non
fò Nerone,
,
leggi de omini
le
trovata
li altri foro summersi
e
leggi de
le
,
di
libertà del
sottomesa
Garacalla, Eliocabalo
servasse
far
parricidio,ed
al
ancora
leggi de tali
le
sotto
deve
se
regnar
vizii, e de injustizie,comò
Galba, Domiziano,
lo mundo
sta
conturbò
delti successori, che
majestate, della
de
tiranni pessimi:
mundo
per
dico
Ottaviano, Tiberio
romano.
Caio
del
imperio, cosi
della lesa
:
tomese
injustizia,sot-
omne
dice:
omne
allo
chi fò
sa
,
che
umane,
de
donna
e
si
,
leggi romane,
causa
patria libera
sua
che
TarquiDi'o superbo
che
Cesar
189
PRIMA
PARTE
del B. Tom-
190
ESPOSIZIONE
masi, li mali
trattamenli
calunnie
con
subornazione
con
cacciato
vea
stirpò la
saria
non
lo
marito
suo
ed
fò
che
insieme
de
tristo ,
un
Cristo
:
Figliolo,ed
generata. Delle
ed
regine
ammazzò
pò fò
essa
debbia
se
far
per
figliolo
non
se
qui gladio ferii
bon
del
de
gladio
se
devono
se
deve
e
sed
bitur
die,
ac
se
con
tUunt
N.
illud
S.
:
(ma la
Io
e
ejus
custodiscono). Per
"
ò la santa
et in
volontà
sua
che
de
sua
nelle
Dio,
ma
se
apre
legge ; in Gristo
nella
e
legge
li
Non
gnore,
del Sibasta
verbum
dir insieme
ma
Dei
et custo,
la
parola di Dio
al
vene
Apostoli
e
e
,
Regno de Dio,
la porta del Paradiso.
e
primo:
piedi,discoprirlo
lo petto,
ascoltano
via se
in
quelli
lege ejus medita»
"
qui audiunt
questa
in
cor;
legge di lui).
la
notte
( beati quelli cbe
questa dottrina
nei
e
Evangelio levarne
Beati
e
de
ascoltar, quelli
,
di
canta
S.
è scritto al salmo
come
voluntas
nocte
mediterà
mente
signar la fronte, la bocca,
capo,
per
notte,
e
lege Domini
e
la
di
pensar
in
quando
sculpitinella
tener
signore
Regno
devono
leggere, quelli se
devono
quellise
suo
precettidi Gristo, nelli quattro Evangeli;
nelli
trova
se
pigliare
( peri la
Y.
creda
el
dopo
lo disradicò
sonitu
trova
se
si
osò
era
justo Judice
cum
quale
adottò
se
padre,
vostro
Padre, chi
). Non
leggi delti signori mondani
solo
de
eius
alla fama
insieme
memoria
Dio
periit memoria
et
:
e
fece, che
bene
avo
el S.
contro
è tale doJla
non
pentita. Lancilao
far
ben
spiritualee temporale,
la terra
solo
uno
Alfonzo,
re
ribellarse
e
figliade Garin
menzione;
avesse
Roma
fò
che
se-
,
,
peribit,*L'altra
mazzata
am-
la vita
perdio ancora
«
e-
che
figliola,
una
figliade Roberto
collo regno
la sentenzia
unido
del regno,
successor
,
cundo
l'avesse
non
una
vero
come
terra. Lassò
dalla
forsi
e
,
perchè injustamente Ta-
e
primogenitoed
suo
parlar ; la
oso
ju risto
,
meglio che
stato
de
al Mercato
morir
generazione
sua
imposti pagamenti,
potea nella S. Ecclesia, ob-
el nepote;
pò fatto
privò del
lo
Iddio
li
regno,
versuzie
e
che
alcuno,
contro
e
dì questo
fraude
e
de
el regno
tenne
NOSTER
superbia, la sforzata ribellione di Sicilia,
la Gallica
Roberto
PATER
DEL
Questa ò
li Santi
Martiri
192
a
BSPOSIZIONB
Paolo
non
de monaci
generazione
le cittadi,
non
sarà precata
solo^ ed
accompagnati, li religioside nostri
Se
lamenta
de
quel
lui che
non
criminoso
santo
reprendere li vizii
e
che
mordeva
e
tali
erano
,
maledici, che
tenuti
,
tempi,
li
quali
che
alcuni
sono
un
alle
li erano
abito, 0 lo cordone,
follicante
judici de
Io
li vizii?
vita
In
quello non
de
persone,
fò
si
che
morto
vizii
si alcuno
quello
se
diabolico,di lo
Roberto
Jeronimo^
tri,
longa, ed al-
perchèin
per
òmne
benché
de
e
zione
genera-
rarissimi.
principe al mio
avarizia,non
judicio
errore
quale spesso
Y arte
maledicenzia
fò vendicativo
non
può dir più
morirà
,
chi porta
esemplo della cristiana simplicità.
,
,
passionato, le quale
frati. E
erra,
de
in
S.,
parlar de la virtù
li boni
simulazione, non
non
V.
de
dice
comò
piace,
troppo aliena
non
ha la barba
costumi,
,
non
omo
che
Roberto,
gran
Mi
boni, dotti, filosofi,
teologi,da
de
trovano
se
eloquenzia
cristiana
li
de
santi
de
e
lo mio
de
de
de
dico
non
omini
dico
Non
larghe e,
,
approbata
de
le
ostentazione
ventosa
altra Paula
un
che sia licito solo ad
gonfiatemaniche,
e
,
da Romani.
digressione
vero^
o
minabili.
abo-
Zenobia
o
benigne orecchie
de
poco
proposito.Sarà
del mìo
lo
far
parte
questa
passate
celebrata
e
venia
sti
que-
,
benemerita
primo
domandata
de
injusti,li
li
Artemisia
meglio dir, in queste guerre
la tanto
N.
sacerdoti,scribe,e
,
Appia,
per
diràdi
se
gli altri
novella
Inclita Madonna
per
male
tenuta
era
li avari, li mendaci,
e
i simulatori, quale più
ippocriti
0
soli.
dicea
,
son
credo
li nostri
bene
stanno
uno
verità
la
tacer
obiurgava,
,
de
loro
reprehendere li peccati. Si alcuni
volendo
che
sto
vi-
avesse
,
,
farisei
sarà
sanno
non
omne
da
contro
si
essi
tempi
che
uomo
possea
S. chi sempre
ditto si
accompagnati
dice
monaco
sta
que-
sarà cacciata
non
averla
Che
farisei^ li monaci
vocabolo^ perchè
quando
a
petre, cioè lapidata,non
de
precipitatae gettata in mar?
li novelli
NOSTBR
ìndigDazione disse: fino
senza
abominevole
PATBR
DEL
cose
pareno
fò in esso,
tosto
solca
di lo
esser
bizioso,
am-
non
proprie passioni
perchè
stato
omne
umano
dir lo Pontano,
predicar. Non
dico
^
che
di
Mariano, judicato ottimo
nazaro
né
:
la
dirò
simili. Ma
per la eccellente
del nostro
citera^dela
che
193
PRmA'
PARTE
chi è la lira del re
Egidio,
ecclesia de
setitenzia di San*
Dio;
vid,
Da-
cosi dico de multi altri
e
saglieno la carica certi sacchi de
pane,
ceni
utrl de
frate
Benigno, frale Pacifico, frale Avido, frate Somarro,
vino,
frate Gemma
de
infetti de
chi
dopo che
,
de
vino
tar
la
la
tutta
sera
combatter
e
,
passioni,frate Bramoso,
Dio, frate Cipolla,e frale Grifone;
fra Francesco
matto
mille
li Diavoli
con
le anime
dicea
e
,
allo inferno
tormentate
bizaria
averia
foco
metter
e
,
fiamma
benché
ad
non
,
Padoa.
sua
chi
lo
sa
né
sia
e
che
admonìr
per
non
de
veste
e
ad
vomitar
de
0
avarizia
da
de
ordine
ad
ad
chi vede
zizanle
certe
,
alla salute
e
chi ha
de
lume
quasi
e
de
occulte
male-
per
ma
amor
per
la
de
ippocri-
le inimicizie
,
e
ad
persona
sona
per-
saziar la loro libidine,
agli occhi
avesse
quando
la vista ;
non
al
assai
ma
,
debile
date, scandalose
eresie
odii
,
da
o
con
tutti, saleno
contenzioncelle
certe
le anime
mezze
per
che
dico
de
,
ancora
,
seminano
non
non
loro
cose
,
manifeste
S. Dio
leggesse,e intendesse,
me
la rabbia
ordine, e
vanagloria
e
scrivo
lì vizii
loro,
passioni fratesche intra de
,
N.
tria
pa-
ingannar de li farisei,da lupi rapaci
agnelli.Alcuni
in catedra
io
odio de
in carità chi
lassa
se
nella
,
,
che
per
,
male
Napoli
in
,
de la virtù
e-
de
,
sua;
e
,
testimonio
mio
per
li omini
appresso per
,
pubblica né privata de persone;
,
Dio
chiamo
de
core
volenzia
de
Io
quello
di
vita
discopertoin Sicilia
fò
tutti
seminar
ad
fò occulto
che
sua
la finta bontà
de
la scelerata
quello
e
e
de
una
,
Napoli andava
santità
esilo mostrò
pessime periit;
,
novelle
milli
quella impura bestia
e
;
la simulala
quale lo male
vixit
,
navigato sepie volte in Spagna
la opinione de
lo
disputar lut-
paroletta per
una
per
chi tutta la città de
ad
Eremita,
che
co
sac-
gnori
quale li nostri Si-
allo
,
passati credeano
pieno lo
£^vea
li parea
notte
,
lo
quel-
e
sarie
neces-
stiano,
popolo cri-
conoscono
alcuno,
o vero
qualche lettera,qualche particellade filosofia,
naturale
GcUateo
Opere
de
ni.
conoscere
il bianco
dal negro,
e
13
che
Idt
KSPOSIZINOE
de
advede
se
PATER
DEL
NOSTBR
iniquitati simulazioni
le loro
fraude
versuzie
,
li levano
lo
samaritano
tempio
legge
de Dio;
che
lo tributo
ad
la
gente,
Cesar
Vecchio
che
An-
era
che contradicea
e
la
de
che
e
gava
ne-
milli altre simili calunnie.
e
invecchiato
s'ha
Novo
e
in fine
e
sapienzia Platone
la
lo
de
li comandamenti
^
era
vqlea desfare
che
e
lo sabbato
sessagenario,chi
li antistiti de
che
Éristo,
S. Jesu
di N.
,
,
omo
ippocritidi questa
li farisei
observava
sobvertia
mico
ini-
e
,
el demonio
non
rompea
giovino, che
cristiano
male
di
come
avea
che
e
,
e
,
che
e
,
,
,
professione diciano
medesima
subito
altri mancamenti
ed
,
eretico
de
nome
li servi
de
lo
ingaoDi
,
ippocrisie
^
,
,
ed
lateo
Ga-
in la lezione
Aristotile
de
in
la lezione
lo
Beato
,
Testamento
de
e
,
ed
Jeronimo
Augustine,
perduto lo tempo
non
questioni de la teologia
ogie è
che
,
parte della vita
ottimi
di
servito
in
uso
santissimi
principi
fratre^ ciò, ho
con
ri
quila
normita
e
,
,
Roberto
Credome
So
rato.
in arme^
cioè
da
ruberie, ma
in
in
greche
fosse
firmata
e
nella
,
morale
;. disceso
in questo
e
de
el mio
ma
,
;
casa
donque
lo male,
e
de
quale disputazione è occupata
la
tutta
sacra
se
io
ne
li
sceledam
quonlebri
ce-
violenzie, e
dotti,
proavo,
avanti
vostra,
non
sarà licito
mi
la virtù
tutta
quotidiani ragionamenti
e
de
li
la filosofia
tutti li istorici
,
,
poeti? Perciò
scriptura
e
paternità.
com-
potenti e
far
e
bisavo, attavo
reame
de
non
da
non
di la
Jo-
neo
conterra-
Italia,qwie
omini,
latine, devoti
parlar de lo bene
vizi
avo,
e
,
parte de
ammazzar
padre,
letter
che
dicebatur
Grada
magna
peccator
quella ultima
in
Galeazzo
conjuntissima amicizia, e
fatto vita de
aver
nato
chi ebbi
con
,
e
Gaza, lo Pa-
,
Canteo, Pardo
Carazolo
Francesco
A-
Corvino
Teodoro
con
Sanazaro, Carbone
lo Pontano
non
,
tempo
poco
,
van
Barbaro
,
dre
pa-
fò Matteo
,
per
si
omini^
come
Ermolao
,
Attaldi
avo
,
con
consumate,
e
Lanzilao
Solimena
,
li due
pratica non
juste
,
vostro
Napoli
,
avuto
dotte
persone
fatto la maggior
,
prestantissima città de
nella
,
,
alle curiose
tutti li
,
chi
oocor-
reni)
in alcuni
vero
o
offenderia
la virtù.
li vizi
biasmasse
scriptinon
,
laudasse
195
PRIMA
PARTE
chi
ha
me
dato
questo
^
che
lume,
e
ed
io ho,
averia
precipue in filosofia morale,
dice Aristotile
come
quésto proposilo saria tanto,
tempo
dice
in
la medicina
come
è medicina
ad
porto lo
non
de
vestito
E
già
cum,
E
dirò
filosofi de
è redullo
li
la
,
asconde,
che
e
,
de
bianco
diversi
e
le divise
processione par vider
arme
le
e
insegne militari
di
se
che
:
toglieli
non
Gibellini?
Chi
Omne
se
uno
0
per
nò ;
se
per
maledicente,
profeti,filosofi
sarà
è devolo
e
li
Ben
pellarevera
dice
de
se
sette, che
,
de
uno
tacer
non
bisogna che
in
esser
Tullio
dicentem
:
e
sacerdoti^
viver,
de
chi
e
sua,
fede
una
dica il medesmo
e
,
li Guelfi
de
e
altro.
un
la
rità,
ve-
tenesse
me
de li santi
più
accu-
se
quello peccalo, lo quale
se
igitur maledicentem
di chiamar
). i
condutta
si io dico
la verità alcuno
(cessinodunque
omne
de
ormai
come
Ordine,
désinant
in
lauda
potesse intrar al Re-
hanno
fazione
e
in
gente de
fantasie
nove
nelll
e
latina vanità
poeti, e primo de N. S.
medesimo
esso
solo ordine
la coscienza
esaminava
e
non
e
di la
vanno
de
campo
fides(un Dio,
una
sedizione
a
abiti
quando
far che
posso
religionenon
varietali de
nostra
un
Basilio; La
novi
Deus
unus
«
tante
la fede
e
sola
una
per
gho de Dio
Ad
nuovi
ordini
trova
de
ha uh
religione del gran
sola
come
; non
che
simplicità
questo la greca
una
colori, che
de li
Lattanzio
lo misterio
e
a-
facitmona-
non
religione sta nella barba, nello pallio,nelle toniche,
abiti di tanti variì,
cara-
o
più bello
dice
lo fatto
non
discalzo
tutto
religione loro
tutto
che
vo
al mundo
farisei,come
sofia
filo-
la
coculla,
o
barbato
Trovase
che
tempo
non
tanto
già come
alcuno,
proverbio: habitus
li nostri
de
suo
vizi, ma
in
dica
perchè
bene
battismo.
sacro
bito?
assai
tengo
me
studialo
corpi, cosi
barba,
e
,
si io abbandonasse
li
mi
; forsi
abito, cordone,
io
che
puzo,
e
questo ufficio
me
Né
sapere
medicar, cha
lo
cura
li animi.
de
è per
si avendo
come
poco
tempo,
tanto
non
boni. E
medicina, volesse lassar
Galeno,
tocca
quale
la
per farne
ma
invano
studialo
e non
prende.
re-
ap-
maldicente
196
colui
ESPOSIZIONE
dice
che
li altri,che
de
Esso
li auditori
in
pubblico
castitatis
Dio,
non
è di
offesa la
ni
che
di
de
sé);
volueiHnt
se
se
aà
(perciò gli emuli
ritatem
perchè
taccio la
non
to
factus
vobis
Inimicus
quosdam
scelerum
che
scelerati
collo spergiuro
e
ad
i laici
dire
qui
te
laici
secondo
essi
che
e
carità
a
non
trovato
,
apresso:
e
che
o
se
de
amor
fflo,
e
per
Dio
mal
aliro mndo
e
hanno
per
con
te,
loro scudo:
meis
i miei
nolite
fanno),
»
Profeti,ed
che
tutti 11 mali
far
li
alcuno
parla
vede, che
,
e
la virtù, che
offender
(dico
quale dignità
so
prophetis
contro
essi
si alcuno
credente; come
de
Dico
«
dignitatem nescio
,
de
-
quid faciant clerici;(non vogliate
veleno
,
per
ha
li veda,
divenu
sono
,
sciuDo
disse:
innocentem
intelligis
et in
meos
sappiano quello che
non
Paolo
falsità;
qual rapporto
unti, né malignare
i miei
ad
,
ve-
maledizioni,
(
Ed
"
falsitate
pervenuti
son
colla
nesciant
malignari, et
dicens
vero).
thine
sileo
non
Marcellum
innocente)?» Hanno
ti conosci
toccare
il
te
nolite tangere Christos
"
ad
alcuno,
elericorum:
di molte
verum
,
alcuni
che
sum
perjurio
pervenisse; quid
quam
caricano
dicendo
nemico,
vostro
nomino
de vita
E
verità);»
per
poterit
mihi
nemo
prcestolant:
quia
mi
ver-
voglia ciò confessare
chi
Oceanum
(emuli
plerisque malediclis
irasci
non
quonm
e
il ventre
tengono
confideri(io non
meco,
leronimo
^
"
"
quorum
,
di
digiunare. Pei lussuriosi
È sentenzia
Tullio :
de
di
castità ).
,
nominor
adirarsi
possa
me
e
parola
dice;
jejunij.Luxuriosis
audire
uso
manifestano
$e
Pammachium
nolunt
maculati
son
ditto lo simile
sia
non
adviene, che
boni,
male, che
volta
vogliono udire T
ante
li delitti
accusa
Questo
son
offensioest (quei che
nttnquam
qui
chi
io.
non
ad
ad
est,cuUum
Deus
Ego
alcuna
Jeronimo
beato
bum
e
la dirò
la causa.,
che
a
,
dice che:
orazione
sua
li auditori
de
vizii,e però hanno
simili
una
m
più de le volte
lo
de
vetUer
ed
"
NÒSTBR
PATBB
quelli chi li operano.
non
dice
non
loro.'El
vero);
il
1' orecchie
più
offende
DEL
se
lo suo
dice
e
a
vene
che
ni-
si taccia in pace
male
de
lo male
sia tenuto
pe
male
fa al dì de
inimico
ogie, chi
li leva
nome
o*
non
di
Angiovino
; cossi
stìzia li è
amaro,
li
lì è
uno
omini, acerba
ultimamente
ed
ed
la verità;
amara
a
e
non
potenti,ed
in
sono
odiosi
li
qual
cosa
justi
li
e
che
lo
più
tanto
,
e
lo foco,
moleste
al
medicine
0
senso
^
crudele
un
omo
li
occorre
V altro
leccole de
Lo
la
dritto , che
chiama
verità,amarissima
lo coque
via
Piacenzia,e
ceùtule
sono
le
è lo
zuccherate
de
da
come
11 tengano
virtui
per
ché
( poi-
lo segnore,
e
e
Io coque,
piccolini quando
de
manere
fuggono,
una
fera;
le mosche
alla scorza^
dulcissima
e
dono
ve-
medicine
come
da
quando
ma
amarissima
fora^
o-
provato lo ferro
quella erba
trasse
vulgo e la più parte
ancora
al dolce.
quale conseglia sempre
pestiferoadulator
mai
che
susumielli,confetti ed altre
lo
,
se
la
,
li garzoni hanno
comò
hanno
altre
tutti corrono,
lo filosofo
dulla:
de
de
forza
con
più
son
tacessero
aliena
utili alla salute,
con
porta'
se
dispiacevole,
o
gula,
chirurgicoè
ed
amare
ma
e
che
lo medico
intra
di far placentule.Li
e
la
li boni.
comparacione
chirurgico
ad
injustisempre
loro
e
a
questo
per
deliquenti lo ofQziale
in odio
hanno
fa
li
e
e
,
est
E
degli altri).»
giano
corteg-
ultimamente
justi
a
te.
sapere
viziosi, che
li
che
ancora
vogliano reprender,
lo maestro^
non
alti homini
quoniam formidolosa
el maestro
vero
ti
male
e
per
e
,
possibile pare
la virtù
fa paura
Platone
qualche cosa, lo
,
:
cosi li mali
da
numero;
fò mai
guardandoli,
in odio
,
sa
la virtù ;
conculcata
e
,
omini
amicos
scienzia,la dottrina
fi al titto :
casa
inimica
e
maggior
non
alcuno
se
impire la
dritfo
virtù è' maltrattata
mali
parlar
la
muttigiar altro
saper
vicio è opposta
omne
lo
majore parte de
dicono, per innocente
e, corno
per pazzo
torto
la liberalità
avaro
obsequium
e
indotti è molesta
sapienzia;e peggio che
per
alla
tre-
fa degli amici, la verità parparit (l'ossequio
torisce
odium
odio),»ali!
nono
iDJusto lo parlar de
omo
grande offenzione; allo
allo menzonaro,
veritas
la
ad
ippocrito la simplicitàde costumi,
allo
libero
và^
197
PRIMA
PABTE
in
che
Io
se
,
che
va
alla
sempre
me-
alla
Verona, chi porta le pia-
venenate
dentro; li piccolini
de li omini, chi vivono
secundo
198
ESPOSIZIONE
e non
l'appetito,
lassamo
DEL
la
secundo
in certi anni
NOSTeR
PATER
ragione. Seneca
età,
la
cambiando
,
cioè le fantasie
vecchiezza;
e
e
per
dice la puerizia
la
ma
costumi
puerili ni accompagnano
le dette
ragioni sempre
dispiaciutolo male,
chi
e
hanno
puerizia
"
fi alla
chi
quelli a
ha
dispiacerli
mostrato
son
,
stati molesti; però è scritto nel 7. csl^. della Sapienza:« dili injusii:circumveniamus
oono
nobis, et contrarius
operibus nostris, et improperat nobis
est
peccata legis(circonveniamoV
inutile,e
alla
ha
se
più
che
judicioè
mundo
e
possa
la
né
e
populari
le
,
accade^
Ì9,casa
la
a
Dio
Questa
a
al
che
cosa,
la
mazione,
volgar esti-
,
nelli
templi
che
loro
li
,
per
questo
ruina,
saranno
qualche di
e
che
ma
,
foco
per
vogliono
se
boni
de
questo
,
Né
allo mundo.
né
,
nisciujBo
con
la
gnorie,
si-
,
N.
tanto
tenea
,
quanto
cora
an-
non
S. corno
legge in più lochi dell' evangeli! li poiea comportar,
se
,
le volutiati e
vivande,
opinionede justi e
è comportabile, nò
lo
le
signori,li offizii,
loro, e perpetuo tormento;
vendicar
gloria
siano
cose
de loro
causa
con
prime seggio nelli conviti
le penta vesti, le dilicate
come
vizii
son
iniqui toglieralli boni li
li gran
Queste
quelli,chi
odiosa
e
primi onori
li
,
santimonia.
e
alli
vedono
se
,
virtù
,
grati e facili congressi con
piaceri del mundo.
vede
li loro
copreno
basta
primi lochi nelli teatri
li
possibile né mai
di virtù,
qualche particella
debiti onoTìi le robbe, la nobiltà,la
li favori
ò
camenti
man-
,
più incomportabile
essere;
rimprovera i
despera, quando
,
è
noi
a
ci
tanti peccati chi
simulata
e
e
non
ha
conira
gli atri scelerati
de la falsa
manto
mio
volta
si adira
wn
nostre,
alcuno
trovato, quando
che
giusto, perchè
uomo
legge)." Veramente
latra alcuna
non
a
alle opere
contrario
justum, quia inutilisest
ergo
con
li
e
ip-
pocriii.
Non
è
cosa
de morir, vider
audacia
de
le anime
,
monachi
de fraticolliaver
ma
anche
Incomenzano
regni , chi appena
la
ignorante ippocrisiae presuntuosa
abbrazzafo
lo governo
essere
«apeno
da
non
solo
lo muodo
?
la curj^
Già, li
imbasoiatorì»governatoridalli
partir lo pane
in refettorio ^
li
200
,BSPOSIZIONB
altri stimano
molti
poi
viitime
che
e
che
ho
come
,
de
far contro
lamenta
se
lì altri, dico
che
si
,
è tutto
in
beve
se
oro
alle
taverne
che
tiene
suo
subietle
).
mezzo
de
le
r
; r oro
chi
pudicizia Y
non
e
,
Oh
li
gli onori
tenuti
,
ttavii: che
li omini
se
mento
li omini
fallace de
non
la
pontifici
1' oro
fa
priori e ministri
vince
oro
abbatte
e
e
vedrai
accostarse
lo sorice,
de
Io
suo
fa
verità
se-
fa
se
cieca
Dice
fortezza,Toro
buoni
scritta intra li
Chilo,
e
mali.
de li sette
uno
Vuoi
tu
quale ò
fare
come
,
lucerna
vivanda,
nobile
omne
e
non
se
screditar
di-
o
ma
vero
duto
ve-
more
ricordò, dò lo ti-
padrone. Nel Regno de Dio
£1
tu
quelliV oro,
alla calamita
lo ferro
vero
esperi*
justi,e de 11 injusti? Vuoi
desprezzava
argento, nò gemme.
cosi
al paragone,
per l'oro lo
conosceno
gettò la
1' oro
gli occhi de quelli
essere
conosce
e
prova,
li
diani
guar-
le alte castella
degna d'
li omini!
e
la
ippocritidà li boni? Proponi avanti
far lo gatto, che
né
1' oro
,
r
che
provano,
de
paragone
si fanno
savii.
son
de
Toro
comò
mate,
stig-
e
,
,
cori, intra le anime
,
tre
magistrati,li cappelli,le mi-
oro
oro
sentenzia
notabile
oro
doma
oro
fi
e
,
V
non
cosa;
dritto, V
inespugnabilifortezze, Toro
son
piazze
cose
omne
se
,
,
le
( tutte
fa li summi
oro
ò adorato
1' oro
:
,
dà el Paradiso, V
la
espugna
nelle
in
;
lo capo,
copre
precìo si
in
sunt
lo torto
oro
so
e
che
dorme,
se
oro
ubbidisce
fa li vicari!, 1'
r oro
,
apre
dà
oro
,
V
oro
,
oggie
pet
,
calza
se
oro
,
nelli teatri
oro
e
,
leggi
in
le virtuti
All'
torto
veste
se
ipsum facta
»
io
foro li migliori omini
,
cosa
tutte
per
lo dritto parer
li ri
è
non
Omnia
e
per
;
seculi:
li suoi
lo collo, de
resplende nelli templi
^ro
proposito.Omne
al presente. Vedimo
mangia,
s' incatena
oro
mai
; oro
se
oro
,
cinge, de
de
necessaria^ non
ad
de
non
,
lo mundo
oro
ditto,
li seculi aurei
tempi
la
vili
con
di estorquere
sia loro permesso
longa digressione,tornamo
,
omo
affinchè
umane;
cose
conciliarseli
grande pecunia ). " Dopo
impunemente
meno
affatto delle
più trìsti,credono
i
sono
carezze,
e
si curino
non
NOSTBR
PATER
DSL
non
valerà oro,
Regno di Dio sarà in quella
nova
PARTE
città de Jerusaleim
volta
li sui
Non
io
se
rari,
erro
"^u]tà appena
trovasi
alcuno
se
cose
Omeri
lo
Apostolo :
corrono
Achilli. Multi
medici
(moltisono
ledi
dice
ad
:
e
virtù
res
al
più
S. le
ntendano,
Multi
il
e
Paolo:
ad
e
lo
,
vero
e-
evexit
ardens
o
la gran
altro de li savi: tPlw
mali.
son
e
Io
me
le
dannare
observeranno
:
li multi
terpretare
in-
forzo
cose
male
le
parole
non
leggeranno Burchello
dissen volti ed
omini
metteranno
Joan
suo
de
di
me
mie,
e
de
:
chi desiderano parer
dice
più
palagio,disprezano lo greco
e
Gariteo,omeni
solazar nel dolce romanzo,
Mena, lo Omero
cemento
come
»
(si rivolgonaalle favole).
Petrarca, Sannazaro
ad
li
,
Antona, li Morganti,
ed il Filocopo.E
più alto ingenio,
di
sono
latino,e Dante^
lo
Ippocrati
vocali, pauci
d'un
parole de Dio,
fabulas convertentur
se
dottissimi;
€on
trovati
giusto Giove amò:
Rustico,la Fiammetta
Serafino
e
rari Ettori,rari
ma
Jupiter,aut
romanci, li sogni de li Palatini,Bove
belli
:
El poeta
»
pochi glieletti).
ma
li omini
de
ed altri santi
vangelisti
Altri chi
Aristoteli
S., e de li sui Discipuli,Apostoli e Profeti, E-
N.
e
Yirgliii rari
,
son
sunt
sentenzia
chi
pochissimi,
e
là
solo tocca
pochi lettori averò,e più pochi chi
fatte ; indovino, che
de
"
chiamati,
È
cielo).»
y.
a
ma
:
(pochi che
cioè li
mali»
,
trovati
son
sed
currunt
un
ma
Troja,
pauci quos csquui amavit
levò
; si
bene
oratori,pochi Demosteni, pochi Gicerc-
1
(sthera virlus
MuUi
"
,
stati , rari
son
parole di N. S.
son
far
filosofi,
pochi Fiatoni,pochi
foro all'assedio de
iii ;
miglia, appena
cento
può
cbme
stati,rari
poeti son
Galeni; multi
fa-
omne
le arti,in tutte le facoltati,rari
vedi
infiniti omini
rari
dice Aristotile,
corno
tutte
( molti
innumerabili
boni; ben-
:
Dice
summo.
de
e
bono
in
trova
alcuni
pregio, de li milli in
lo
perfettoviene,in intra
omo
S.
probe: de li milli,
non
uno
Multi
:
che
prave,
di N.
la natura^
otteoe
accipitbravium
meta). "
:
qualche
Dio è de li boni.
de
avuto
ave
si fò
ma
tempo
uno
un
ne
al
veneno
seculo
omne
:
più
fatto
corrono,
nnus
nel
non
li corvi bianchi
comò
ha
che
fò si
non
,
li beati ;
de
coro
discipulie santi martiri. E! regno
so
ebè
bascio
qua
nel
20 1
PRIMA
Spagnolo,la
ylas tribientas.
geranno
leg-
coronazione
202
BSPOSIZIONB
Per
el
certo
salmo
i3
:
de
de
intendesse
che
o
inutili. Non
£
pochi
son
inermi;
e
più vincono.
vis
è
Per
inest
N.
è altro
(minor
bene
o
coioto
Bééti
estis
,
intra
bis homines
bene, si
ò altra
:
questa
e
N.
de
la
e
li
,
ad
prova
tamente
Lupi).»Cersi
mundo,
domestico
arbor
maledixerint
cum
nor
mi-
e
in medio
otes
in questo
un
li
ma
buoni, che
ai
gM uomini
vo^
vi abbiano
ma^
uomo
oonoscemun
quando è aodiFarìo
major parte.
e
e
non
con'"
opinione; qoaado intende
^gare
Seguita i pochi
S.
ajut%
si^nt
mezzo
»
à unieci im éisgraiiade la fortuna;
al omndo,
sensiente alla commuoe
l^ contrario
miglior
quando
non
è in odio
quando
"
(sietebeati, quando
ledetto).»Non
da
Disse:
bosco.
uno
in
da
agnello intra li lii#i
un
uno).
oppressi cbi
sono
forza è imi
vos
pecore
omo
un
fatti
ditto, disse Plinio:
S/.*MiUam
come
che
son
v'è neppur
non
ho
come
e
,
pochi Iddio H
dice: Il
se
qui fctciat
vi fosse alcuno
se
Dio; tutti deviarono
bonis, qu(B malis
non
non
vedere
maraviglia si ii boni
luporum (vi manderò
est
omnes
(ii Signore guardò dal cielo
per
questo,
malvagi).» Disse
nei
filioshomi-
super
facti'sunt; non
unum
cercasse
non
li
ne
prospexU
v'ò chi faccia il bene,
questo
per
ad
figlidegli uomini
i
sopra
e
inutiles
est usque
non
nita
infipochi, ma
de li mali. È scritto nel
vede
se
cobIo
NOSTBR
aut requirens Deum,
intelligens,
si est
declinaverunt,similiter
bonum,
Dio
ii sciocchi
Dominus
«
videat
ut
num,
de
Regno
è la schiera
PATER
DEL
bona
Fu
la
non
trarca
do; lo Pe-
senX«nsa
vulgar g«nt"
£
•
per
profeti,li apostoli, lì nurtui, li filosofi •
oecisi: perchè
altri santi foro dissonorati, disfatti,
discacciati,
hanno
sempre
opinione ceca,
commune
che
erronea
consigliatole
prepone
questa
(de
li
santi
ma
ooeale
e
justeeiinimiohe
al vento
chi seapfe
la udilità alia
sempre
stizia alla justizia,la forza
per
cose
alla vagioot,
oanti la maggior parte de
U
si trastulla
quelli cunfortavano
ciò el Regno
de
Dio
loco
non
chi
,
oaasià, la inju*
omiio
le besiie ;
e
prtoufì ttandani
antiqui dico, perchè ogie lutti K prìncipi soa
) quelli avevano
la
al-
oonsilta^ao
instie
ki ddtfto
,
alla tttiUtà
zroè alle rapine, fi per*
^
fò sempre
m
poey
e
sarà neUa
altra
PARTE
\ita."
fine.
Il
qual
N.
S.
"
mio
(il
che
lo
£1
de
de
Dio
acerba^
è
sia
el
parte
ed
filosofi
odiosa,
martiri
£1
"
de
foro
:
li
boni
de
ve-
il
e
Per
dacio
men-
verità
la
verità
la
per
Dio
La
odio;
forte.
morti
bona
vera
mendacio.
lo
più
e
dubjo
senza
Regno
partorisce
e
piacevole
li
).
padrone
è
diavolo
è
possunt
eognoscere
beni
ditto^
avea
diavolo.
bascio^
qua
veri
i
lo
mundo
hoc
perchè
»
era
pauci
blando,
grato,
profeti^
in
"
amara
mondo),
avrà
non
de
est
non
mundo
questo
Simbolo)
nel
meum
questo
conoscere
verità;
è
di
pochi:
possono
nella
rità
li
nelli
rari,
(pochi
è
principe
scritto
Regnum
e
non
regno
nelll
è
disse:
regno
è
(come
Regno
803
PRIMA
N.
,
S.
chi
essa
era
verità,
morie.
la
quale
che
li
Tutti
devono
rar
deside-
,
verità,
la
che
in
sia
sopra
pregio
e
è
lo
fondato
mali
chi
son
Regno
de
Dio,
ribelli
al
Regno
e
,
de
Dio
siano
discacciati
ed
la
Che
oppressi.
verità
al
sia
,
el
summo
mendacio
ad
una
volta
bascio
questo
per
e
;
si
li
buoni
,
se
contentano
peccatori,
debit
justus
sanguine
virtutis
amore
laverà
come
la
le
mani
sue
invidia
è
non
vedrà
Gath
«
in
la
detta;
ven-
peccatore).
E
"
maligni
solo
li
de
lavabU
suas
del
sangue
ruina
Salmista:
quando
omini
de
peccato
la
el
manus
godrà,
nel
de
e
Dice
vindictam;
(il giusto
peccataris
male
peccano.
non
viderit
cum
lo
de
ma
,
cosi
vilìssimi
ancora
la
che
indignazione
,
amor
volvntas
de
la
tua,
virtù,
sieut
se
concepe
per
,
è
de
in
omini
Calo,
santi
et
in
e
Terra.
justi:
pò
seguita:
Fiat
FIAT
Io
parte N.
questa
perchè
de
una
videnzia,
vedono
che
ha
in
le menti
disgrazia della
quelli,
veniat
è
vero
tuum
una
li
che
doverla.
e
che
pare
ignoto alla scienzia
E
abisso
de
maestri
gran
cascajli in
perchè
con
ditto
avea
tarda
disse
fiat voluntas
ad
;
omne
abbrazza
se
:
cati
pec-
simulate
e
quello
nostra
e
,
alcuni
sempre
seria
mi-
questione
gran
essere
prò-
In
star
e
;
è quando
»
ignoranti,
de
culpa
della
peccato
li mali
è
e
loro
,
U omini
omne
de
dotti
meno
provìdenzia de Dìo
precipitate nello
fortuna,
quali
Regnum
far
mondo
e
senza
la
dubitar
questa
alcuni
ceca
li
con
ad
considerate
poco
vedono
se
fanno
questo
confuse
quelle de
quando
TUA
dimostra
che
; veramente
turbate^
ancora
ni
li conducono
prosperare
li boni
S.
le cose,
che
e
VOLUNTAS
dd*
venir
o
tua
,
acciochè
vogliamo
zia; che
non
remetter
infelicissimi,
siano
causa
de
cose
le
de
grande
umane
alla
si
si
figlioli,
avemo
si
famosi
semo
e
,
dicamo
vimo
Che
la
tenir
sempre
popolo,
e
Che
sapemo
favorito
de
danno; è si
essere
quiete?
magistrati
si
poveri, si
semo
si
diciamo
perchè
judicio
si
semo
sani, si
semo
foi;tuna, si
sono
noi
alcuno
si
ed
ignobili,
inglorioso ed
Quanti
per
andati
in
le
do-
dà.
ni
secura
glorioso e grazioso
essere
segnore,
bili
igno-
semo
quella parte
Dio
che
belle
fiat voluntas
vincimo,
oscuri
semo
migliore,
lo
semo
felici,
pareno
nobili, si
semo
tua:
noi
adversa
avemo
celebri, si
la
si
perdimo,
providen-
noi, si è più nojosa la ricchezza, che
sapemo
povertà?
per
noi
Providenzia,
fiat voluntas
sempre:
ad
divina
sterili, si
semo
che
cose
però summittendo
secunda
avemo
ad
pareno
mina;
ricchi, si
semo
ammalati,
quelle
guadagnamo,
Si
tua.
vinti, si
si
o
cosa
quelli che
se
sapemo
siano
omne
alla divina
è
de
causa
ignoto è
de
causa
ricchezze, per
nostro
li
perdizione ; quanti
una
gran
quilla
tran-
onori, per
per
esser
al
li'
pò-
206
veri
ESPOSIZIONE
gli occhi. Iddio
nostro, che noi medesimi;
della
passo
de
composto
mo,
ossa
:
volo, sed sicut tv, cioè fiatvoluntas
in questo loco non
lo mio
vinto
in
proposito.Alfonso
Antonio
Ursino
Malghia
de
questo
lo duca
italiano
mici, tutti
li
ria possuto
Quella captivitàsenza
dallo
e
pote,
fò sempre
giìo
de
Aragona,
de
forte
cacciar
da
Milano
la
,
lo
li sia
de
causa
Io bono
Tutti
la
ad
voltò
casa
e
vostra
f^eeky
da
pale
battagliacam-
la disfacione
in questo mundo
la
I. redusse
uno
se
de
la
non
utile;però disse N. S.:t
nome
sa
lo
spalle,e dette
credette lo
nale
cardi-
se
e
casa
sforzò
Visconti
disfozione
commnne
signore Ludovico
sua
re-
fò papa',
e
nome
di questo
quello che
nescitis
e
rono
travaglia-
regno,
lo
casa
ne-
sua
vostri cii
Rotrigo di questo
e
quasi
si,
France-
requistato.D. Joanne
questo
sto
que-
esercito,
e da li avanti
omne
procurando
Ferrante
le
ave-
obtener
superbia de
lo signore Ascanlo
e
gli a*
lassare?
principe essendo
lo
superar
allora fu
esilio;dopo Ludovico,
foro
de
avanti
,
Joanne
e
de
mano
quale voi reportatilo
de
firmar
con-
padre fò
dovessero
se
Rotrigo Borgia; fatto che
Italia. Re
L'uomo
; lo
andare
avo
perduto
psser
che
,
parìe de la
gran
fò vinto
avo
vittorioso;e quando
de
tutta
dovea
vostro
a
la
de
ava,
come
occasione
far
chi
grande tristizia;
fò la
vostro
lice);
ca-
ego
compassione de la S. Regina Isabella
vostra
costume;
persone
vittoria,e stimulato
avendo
e
tante
principe de Taranto
della
saccio
setti
tran-
sicut
posso
madre.
vostra
in
dubbio
Ferrante
Re
regno.
con
stavano
che
Non
di vostro
avo
regni sui,in
de
Filippo avo
regni sui
I.
o-
questo
me
Noi
tua.
Taranto
altri
de
e
pensar
possibileest
portato captivo esso
e
principe de
era
esemplo domestico,per
alcun
metta
da li Genovesi,
mar
si
e
alla Divinità disse:
pò rimettendose
»
de
e
quello
a
quello chi
comò
passi da
(se è possibile,
iste
calix
me
a
carne
lo bisogno
e
,
però N. S. andando
e
disse primo,
croce
di liavvene
omne
meglio li fatti nostri
sa
stati
in esìlio,son
bisognano esempli antiqui,che
servati. Non
doro
NOSTER
coDosciuti^ incarcerati,mandati
DOD
avanti
PATER
DEL
si
de
da
nabile
abomi-
regno.
voglia e che
quidpetatis (non sapete
SlCUr
Non
vedimo
IN
al cielo
ad
casu
de
astrologia pensaro.
Oh
fortuna,
e
si
ie
quanto
che
inferiore
è
ragione,
la
donna
scienticB
N.
:
Lo
sin
cipies
che
( forse
che
male
il tuo
peccato
Lo
bruii
la
per
sciuno
•
«or
questa
non
ne
la
più parte
la
omo,
ragione;
capace
che
di
e
per
mente,
quelli Chi
Galateo
secundo
Opere
non
ni.
Se
ciò
sensualità
si mette
ragione
danno
alla
e
è
non
l'autorità de
secundo
la
e
nella
di
poi
da
in
quella ? Dice
di
per
vive
la
di
?
a-
porte).» A che
che
mente,
usamo
Apono
li omini
de
bruti,» cioè
la
de
Petro
tuum
razionali, e solo differimo
ragione, cioè per
parte
te).»
di
egeris ve^
premio
starà sulle
,
in
si bene
na
don-
( sarai
tui
sopra
avrai
non
bero
al-
alla
disse
Nonne
-autetn
della scienza
foribus peccatum
in
bene
animali
si
Ugno
qualunque
quando
e
creati. Lo
de
egli dominerà
ed
da
mento
comanda-
terzo
di
stri
no-
donna,
ipse dominabitur
et
subitamente
li altri
de
sia
dell'albero
secondo
statim
operando
chiamar
facemo
lo
cofnede
mangiare
non
che
,
reger
novellamente
parlava ad^Gain:
derit
lassassero
(mangia
virtù
passioni, li
,
,
ne
sia
beata,
appetito
Tancilla
li omini
comedas
male
se
che
potestate eris,
autem
allo
sfrenati
Paradisi
ma
saria
la nostra
le nostre
che
Ugno
ne
le inferióri.
tirano
; che
umana
a
male).»
quando
terzo
antiqui per imperizia
terra^ quanto
dato
potestà dell'uomo,
la
sotto
viri
sub
«
et mali
del
vita
credo
Questo
Paradiso,
e
in
desiderii
omni
ex
«
bene
la
Dio
S.
boni
del
del
I
serva
fò:
primo
cossi
li
ordine, né
senza
superiori
sfere
permettessero^
non
e
de
la natura;
affetti^li nostri
la
alcuna
superior comandasse
secundo
de
Le
TERRA
IN
cosa
alcuni
corno
fortunata
sana
intellettuale
è
forse
andassero
cose
ET
COELO
appetito,
bene
li animali
non
discrezione
ragione lo
ni-
Averroe:
vita de
scienza.
it
cando
se-
di lo
È per questo
suo
loco,
i4
se
210
ESPOSIZIONE
PATER
DEL
spogliano la umanità^
forsi
e
se
NOSTER
più
dir
ponno
anioiali
tosto
irrazionali,che razionali.
saria
Quanto
alla
ad
quelli chi
alli justi;
vero
0
a
ad
solo
chi
timenti
Dio
la rohba
volte
già
ò
nella
terra,
peccati;
de
tanti
ed
intricate
imperoccbò
ci esorta
li assentatori
da
malo
suasor
Paolo:
datns
zel
ad
video
( veggo
,
Angelo
e
stato
di Satana, che
fò cristiano
noi
,
scuno
ò
nega
sofifrei suoi
sariano
bisogno de
);
dato
per
ad
quella
ne
perplesse
rie;
contra-
optima (sempre
ò
che
dato in
ha
ajutata
custodia;
V altro
e
ajulato da
e
tentatore, de
ripugna
stimolo
"
genii);
qmeque
*
e
lo
né
career,
tante
hortatur
a
lo
suos
qui
Angolo
quale dice
tneoì, et
colaphi'
me
quella della mia
della
batta). Ancora
e
:
legge la ragione, la
per
come
»
legge che
:
; si
tua, cossi
spesse volte
Aiègelvs satanae
mew
mi
serva-
obsenassero
legem reptignanLein legi mentis
un' altra
mi
lo regno
escogitate ad punizione
saria
uno
peccato
carnis
e
,
la volontà
sé medesme
mantenuto
aliam
stimulus
la fama
e
ancora
se
non
Angelo bono, chi
omne
teni*
e
terra, quale si
S.
N.
se
,
cupidi chi li
e
anima
in
facciase
e
ottime
appetito è
e
mente
lo
la
altre pene
omne
cose
a
governata
lo
justi e de li boni
dice Aristotile: tsemper
quale, come
come
ad
le terre
de
imitassero,allora poteriamo dir
intia
leggi, ed
incognita
noi
ad
lo governo
li
averiamo
non
Pli-
filosofassero
li ri
volontà
cielo; allora
furche, nò
tormenti, né
lo divino
successione,o per elezione,
de
tuo,
nel
come
sottomesi
,
servasse
se
lo regno
venuto
chi
o
acquistata ed
si
nare
gover-
,
perder
e
de
sentenza
dato
male
sue
injustifossero
sua
de
,
esempli ed opere
li
li
per
per
robbe
lassassero
sanno
che
cielo ; si li comandamenti
in
e
o
la vita. Si tale ordine
e
o
non
,
guadagnar
spesse
Dio^
alli dotti
,
consiglio de
per
,
fanno
non
vulgata
conosciuta, ha
governassero
perati
la
ab eventu,
ed
esso
e
bedissero
passioni ob-
fossero obbedienti
li filosofi regnassero
quelli ad
casu
sanno;
secondo
e
; che
0
quelli chi
si le
humano,
ragione^ e Tindotti
alli boni ;
li mali
tone
felice lo genere
mia
carne
el poeta,
chi
non
( eia-
patitur manes
espositor espone
un
:
«
cuaè^
-
PARTE
nascimur
bona,
alter
in
due
male).
mura^
né
spade,
tante
genii ;
»
le opere
^
secura;
omne
arme,
più
fatti
e
ragione
ci induce
de
dominasse
"
,
Dio
con
signi e parole, saria la vita
contentarla
cessaria
vati
tro-
guerre
la forza
non
colli
mostrarne
se
de
,
tante
volte per di^f^zione
delle
,
né
lanze,
tante
evangelica, si credessemo
la dottrina
:
nò
tanti macbinamenti
si la
uno
lo alieno
V altro
tante
:
come
al bene,
ci esorta
mo
abbia-
né
defensione,
si ascollassemo
(quando nasciamo,
ad
bisogniariano,si la ragione dominasse
bombarde,
umana
,
Né
fossi
gente
qui hortalur
est
unus
,
mala
uno
^
per
de
ad
qui depravat
sorte
al
la
genios sortimur
duos
211
PRIMA
lo
de
la rabbie
suo
1' avaricia
de
abstineria
se
e
de
lo furor
,
la
ira,lo sfrenato
appetitode
la cieca
libidine,e la turba
regnano
per
altro
si non
,
credimo
yindilte, la
le
ambizione,
vana
di tutti li altri vizii,li quali
che
non
cristiani,cfa^
veri
seme
alle scritture ; che
si credessemo, per certo
offenderiamo
mai
e
vinditte,che
ha
non
mo,
tutti
ma
Si
perdona
prossimo;
riserbato
li
li omini
si pensassero
lo
peccati
che
Dio
altri
ad
remittitur
ablatum
( non
si rimette
tolto ad
altrui
);
lo
che
non
cospetto de
sariano
il
in questa
peccato,
lo
Dio
se
injustizie
terii,e però dice ben
che
sia
cose
de
li peccati
Dio,
umane,
o
crede,
vero
altri chi
questi
fanno
dice
lo
sono
Dio
si
se
noi, chi facilmente
placare. £
come
si
se
overo
Platone, ed
commettono
se
con
,
se
crede,
ad
che
sia
tante
usure
,
,
tanti
da
non
in
grande
notarse,
cura
se
che
forano
li bovi
de
abbia
la
e' danno
,
che
,
errore,
e
aduN
crede
se
e
è
intendere
orazioni, sacrifizìie doni
incursi
:
dò
non
estima, che
; sì
delitto
grave
ò sentenzia
perchè
non
orazione
omicidi,
partecipe de lo furto
proverbio
inferno;
si restituisce il
non
rapine
tante
vinditte, tanti
,
lo
nisi restituatur
omicidio, mi
tanti furti
tante
peccaria-
,
quanto
,
tante
de
pena
peccatum
stimassemo
se
"
grandi
la Incredulità.
per
é scritto
non
e
non
perdona li peccati ad chi
non
come
,
alle
peccatori, mai
alla eterna
pensassero
credessemo, che
avanti
veneno
,
si credessemo
alll
Dio
non
delle
cura
se
pò
li
come
rapina; e
le
come
213
ESrOSIZIONGE
lo
per
dice
de
amor
cioè
lo
fa come
fraticelli,
darovi
e
ditto:
qui
«
Dio
quali
quieti,che
);
li
come
e
»
Epicurei
se
curasse
le nostre
nei
che
e
le
de
stro
fecit(ilno-
male
cose
ed
impiai-che
,
celesti,noÀ
sue
nello
lassasse
le
cose,
arbitrio
,
la fortuna
de
in
V uno
e
lo
de
injusto
potente
e
)
si
et in
ricco
lo
Profeta
(
secundo
e
»
farai V
tu
jusló
lo
impotente
Facies
:
de
hominum
lo
lo
mangia
Terra
vulgato proverbio
milia
respicitin
dei Salmista
:
coelo el in
terra
cielo ed
poste nel
cose
multi
son
in
offesi de
qui
"
ehi
la
negano
siano
le
,
ad
providenzia;
^contraria
posteri quella
ad
filosofìa
e
omne
ad
essa
»
chi
erronea
senza
acuti
de
sillogismi
providenzia
,
sono
alto
et hu-
guarda
donna
Ma-
sensato
in-
ed
dicono
vono
scri-
e
,
scelerata
sentenzia
religione,ad
omne
medesima
,
habitat,
e
,
lego, ad
savii
avea
dannate
che
natura
senza
,
senza
trovar-
potissime penso
cogitano
e
Ccelo
paccia e stupidità
,
quelle anime
,
autorità
in
Prudentissima
tri cause
,
alli
altis
impietà
tanta
sceleraggine
tanta
).
terra
quali inducono
in
de
gran-
medesmo
(chi abita neir
,
,
Sicut
questo
e
del
pesce
il pesce
:
lo
quaai
providenzia de Dio
in cielo ;
come
,
bocca
la
dimostrare
terra
per
,
piccolo;sobjunge adunque:
per
ditto
guisa del
in
uomo
,
cosi in
che
lo
,
lo
dice
come
,
se
de
povero
cioè
,
,
pisciamaris
mare
lo
,
\* altro
de
preda
,
la
Det/s
chi pensavano
,
providonzia divina, contenta
Cwli
loco:»
quelle
intender
mo
pri-
avea
CoBlum
voluit
Lucrezio
e
le pecorelle,
S.
in altro
fallo tutte
non
la
de
ed
li
la man-
io ammazzar©
qucectimque
per
dagni
gua-
cibare
e
depredare
perchè N.
pel Signore); »
Coelo,omnia
,
le
E
Tostra.
,
ave
li mali
de
Coelis, cosi el Salmista;»
sono
voluto
mente
iniquitati,ed
a
vene
poi nel cielo;egli ha
è
ha
quando
stali
in
es
in
noster
aulem
altre
e
darli parte
per
,
la parte
(i cieli
Domitìo:
lupo
alti cani:
dice
e
NOSTER
cappelle, offerir calici, vestire
far
,
dra,
rapine
Dio
de
venia
aver
speranza
PATER
esemplo è quello di Platone
Faceto
fa le .usure,
chi
che
Dio.
DEL
senza
orane
bona
maestro
,
de
testimonianza
meraculi
,
insegna. Primi
ne
quelli chi
,
se
trovano
chi
,
renegano
summersi
ne
lo
PARTE
p"3lago ed abisso
li
de
2i3
PRIMA
peccati
desperati de
e
,
conseguir venia,
li meriti
volentieri
li
vorriano
dice,
né
chi
de
nò
né
li loro
delitti,
questi
diavolo
né
leggimo
e
tormenti
loro
nò
dì per
omne
in
chi
divine
e
Io
la fortuna
de
curso
e
lo
e
per
le
de
bene
summo
e
,
che
Io
do
la luce
de
non
de
Io
estimati
ed
appreziati
,
intelletto ad
intra
stare
e
solazi
mundo
questo
infortunati
discern^^r
estimati
ha
non
potè ; né
e
e
né
intra
Epicuro ( ed
verlo
letto in
paté,
né
menti
da
de
reno
li
per
me
se
li
iniqui
dicono
;
é da
Dio
che
dir che
che
ma
anzi
potè
sofisma
essendo
antiquissimo greco,
in
vole
,
tato
escogi-
certi
a,
frag-
Otranto), conch'udono
providenzia, né ordinealcuno
per
poto,
jovane
"
de
e
,
ricordo
ingannano
per
e
le male
intese
nelle
autori-
e
santi, de li profeti,de li filosofi,
poeti,chi pa-
repugnar
0
sia
non
Altri
umane.
silogismo
trovati in Terra
persone
falsamente, che
io
da
,
l'avesse, prevederla, perché
vole
libro
un
,
sentenzia
nò
mendichi
perseguitati
la loro
achilleo
loro
questo
da
Uti
si
de
gaudere
e
,
innocenti
omini, chi
che
odori
oppressi
,
con
cose
ed
chiamati
sccundo
vele
non
li
de
cura
,
,
,
,
,
vituperio de la virtù
bene
lo
delicie
le
tutte
canti
,
lij'ustiobscuri
;
poco
,
soni
,
,
li
felicitàumana
,
tutti li piaceri
e
injustiesaltati,onorati, opulenti
li
male, per videre
Altri
pensieri de
la
sta
e
più de li occhi corporali
ui^arse
per
guai
umane
co.^e
li vani
judicare dove
,
gannati
in-
cresceranno.
se
Io esito de
sapere
non
li
incomenzano
,
omini,
li vizii. Ma
trovano
se
,
Io ordine
intender
ferno
in-
paradiso, né
esperienzie manifeste
fine
stanza
per
desiderano, che
che
seculari
mundo
questo
nel!' altro
non
per
ju-
avessero
castigo de
,
sono
so
tempo
conducono
nò
,
nelle scritture
perché
;
altro
,
le virtuti
vedimo
comò
,
de
ad
e. se
quello
dir
a
Dio
premio
coscienzia,
loro mala
in
,
,
presso
ap-
,
,
trovasse
se
od
juslizia
mundo
né
mundo
loro
mente
da
dulti
in questo
come
questo
conosca
riposo di la
non
in
,
divina
,
supplicii;
,
imponiti
la
di scampar
e
mai
potersi
una
alla divina
ironia, o
providenzia. Ma
per
referire
la
quellihanno
ragione de
lato,
parli mali
214
ESPOSIZIONE
credenti, o per confutarla,
de
virtù,ed
la
alcuna
nò
de
li
o
passione propria,
li santi, né
essi
quando
o
vinditta do
grave
e
in tutto
possuto
justi, come
sole spesso
perseguitati,descacciati,ammazzati
Dio,
effetti umani,
alcuni
per
importunità de
una
per
da
o
per
Il quali
evitare, precipue
accadere,
impii,
li
zelo
per
o
,
vizii,o
hanno
li savii
NOSTER
indignazione
per
espettare la tarda
potere
non
odio
PATER
DEL
ersiuo
scelerati
e
omini.
Ma
li
in
sono
altri; perchè devono
li
perversi,
le
marcato
loro,
.da
più apparenti
son
hannonci
vere:
zia
biasimati
injusto
e
il bon
che
ne
non
maleditti
pò
domandar
in
questo,
per
vedrà
cose
li
impii;
cielo
la
disse
e
viderit
vendetta).
:
Justus
«
,
tecum;
ho
corno
El
via
quare
quidem
vivono
e
bene
,
Ma
eos
e
pose
,
Domine
tu^es
ad
nel
cap.
£
laborem
derem
mei
20.
( perchè
e
il
dice:
:
de
et dolorem,
sono
dove
ed
uscito
et
la bocca
in
vulva
per
giorni si
diapu-
giusto,
degli
operano
«
o
pii
emle)?»
ma-
congregasti
per
^gressns
consumentur
dalla
dolore,e perchè i miei
vulva
12.
est omnibus
sei
,
(lihai radunati
quare
nel
si
la via
vietimam
«
allo
giusto ^
,
prevaricano
leggeao appresso,
non
quasi gregem
"
che
il
proftta Jeremia
impiorum prospet^atur,bene
quei
male
( godrà
disputo teco; perchè prospera
se
la apparen-
appartiene la
qui prevaricantur, el inique agtmt (tu alcerto
Signore,
le coso
ditto, dice el Salmisti,
viiìdictam
»
false,
però lo justo
e
chi
a
alcuno
son
desiderar
Dio
a
non
inganna
ne
indignazione alzò^ gli occhi
una
per
tem
multe
peccato
senza
vinditla
gaudebit justtiscum
cap.
vivere, hanno
per
,
vinditta; e
quando
de
proposito-dela
ingannamo
trovano
se
,
e
justi
e
forsi alla mente
più probabili,che
e
o
la virtù
de
amor
per
non
accorti, che
fatto
hanno
:
Aristotile
Dice
apparenzie.
che
de
apparenti ragioni de li impii,pò in fine disciolt^.
consigliatone,che
e
quelli santi
virtuosamente
e
minore
poco
e
che
lassato
loro bene
de
e
errore,
p arole scandalose
però hanno
non
innocenzia
jro
grande
conoscere,
alcune
detto
aver
per
1
questi terzi
li).
sgozzar-
sum,
ui vi-
confusione dies
vedere
consumassero
il travaglio
nella
216
BSPOSIZIONiS
peperit
et
parvuli
privata fata
est
non
gli empii vivono^
loro
case
i loro
gregi
).
in
bonis
dies
nell'inferno).
longe
sit
a
turbo
degli empii,
si
,
da
lungi
justum
revereamur
et
2.
né
vedova,
poi
sia
al
Dei
dei
anime
fortezza
giusto ).
manu
£
»
sunt, et
della
in
gnos
se;
alla pruova
fornace).
£d
"
stantia
adversus
eos
,
runt
labores
»
Dominum
£d
est
se
:
e
,
ergo
/iti-
stum
ju-
di loro
e
niamo
circonve-
animae
( le
mortis
li toccherà
non
paucis
età,
di molta
tormentum
se; come
vexati
in multis
di-
stabunt
«
justi
angustiaverunt
giusti con
e
che
et
'magna
et
qui abstule-
grande
tolsero
con-
costanza
le loro
viveiit
cogitatioeorum
nella
in
,
i
li mise
li pruovò
oro
justi in perpetuum
eorum,
ree-
fornace probavit illos ( vessati
gli angustiarono
appresso
merces
qui
( staranno
eorum
quelli che
contro
loco:
Sa-
tentavit illos et invetdt
Deus
degni di
altro
in
la
viduae
poi rinfrancati; poiché Dio
trovolli
e
tin
me
co-
non
Justorum
:
,
più:
E
in
aurum
saranno
cose,
dice
e
perdoniamo alla
non
di Dio
mano
disponentur; quoniam
molte
se
dentro
i canuti
riveriamo
tatigetillos
non
bene
in
giusto,e
pò appresso
morte).»
tanquam
de
e
legge dell' ingiustizia,
la
giusti sono
il tormento
né
veterano,
nostra
il
Vi
il povero
opprimiamo
:
dono
discen-
temporis^; sit
multi
canos
•
consiglio
parcamus
(disserogliempii pensando iniquamente
stessi
il
me
Nel
non
me
impiorum
justitiae
; circumveniamus
lex
(
venti,et sicui
fadem
ante
sia
consilium
«
impii cogitantesapud
pauperem
fortitudonostra
tem
dueuui
"
tratto
un
disperde). "
il turbine
nec
:
chi
giuo-
paglia in faccia al vento,
come
legge : •vixerunt
veterano,
nec
paleae
sicut
disperga (
che
opprimamus
tu
Appresso dice:
»
saranno
fiammella
ad
giorni,ma
i loro
erunl
me,
favillaquam
pienzia
dice
me
co-
nei
esultano
iafernum descendunt
puncio ad
et in
suos
le ricchezze
fra
nano
infanti
i loro
e
feto: Crescono
suo
leggono lutto, perchè appresso
Non
»
fanciulli
Le
tirsi^
abor-
partorisce senza
vacca
privata del
è
non
( perchè
di ricchezze?
esaltati,e ricolmi
sono
partorisce e
lusibus
exultant
sicure, la loro
sooo
NOSTBR
Egrediuntur quasi greges
suo.
infanteseorum
et
forum,
PATER
J"BL
et
,
tiche).
fa-
apud
apud Altis-
PARTIi
simum
ideo
;
galea judicium
cipietprò
sumet
è
Dio,
presso
dalla
bellezza
assumerà
loco
:
col
scudo
per
del
Nel
pioTum,
libi
noe
inespugnabile
gliempi, né ti piaccia la via
né
vi passare,
ei
che
qui
è
quasi
abiit
non
( bealo
sobjunge
:
projicitventus
).
terra
ext
non
£
E
»
più :
tus
locus
iti autem
salus
nel
salmo
ecce
eJHS, Custodi
et
justorum
Libano,
(
e
«
glio
consi-
acqua).»
E
me
co-
pò
pulvis quam
cosi,
non
disperde dalla faccia della
dixit
dentro
insipiensin
di
corde
v' ha
non
se:
a
ho
qucesivieum
suo
Dio).»
passai ed
est
non
inven-
aequitatem; inju'
reliquiceimpiorum interibunt;
Domino,
veduto
et
et vide
innocentiam
desperabunt,similiter
autem
del
stolto
inveni
non
:
secus
superexaltatum super cedros Libani, et
impium
tribolationis
cedri
XIII
beatus
est
nel
(non cosi gli empi,
terrae
(disse io
vidi
transivi, et
(ade
di
le correnti
sic, sed tamquam
impii,non
e
primo
peecatornm
andò
non
:
visa
av-
peccatori;egli sarà
via dei
la
polvere, che il vento
Deus
e
sic
a
la
come
che
uomo
via
et in
St^r-
quella,
nel
quod plantatum
lignnm
piantato presso
non
«
impiornm,
V
batté
nò
degli empi,
albero
Consilio
in
p«'r questo
vivere
ben
de
istituzione
una
transens
nec
scrive
ingannamo;
ne
tamquam
aquarum
un
non
in
erit
stetitfet
decursus
che
E
lasciala).»
e
ma).»
pal-
servitio im-
in
ea,
la
come
malvagi; fuggi da
dei
torci il cammino
Salmista
delecteris
in altro
Ed
(non prender diletto
vir
ma
gindiziocerto;
»
via; fttgeab
illam,
non
il
equità).
la
lì sostiene,
giusto vestirà
Il
elmo
per
*ne
illam
et desere
della
destra
la sua
braccio.
santo
suo-
placeat mnlorum
declina
pensiero;
la corona
e
Signore; perchè
de li Proverbi:
quarto
la loro mercede
,
per
vir
decoro
justusut palma florebit(ilgiusto crescerà
•
salmo
«
,
il loro
aKissimo
e prenderà
giustizia,
la
corazza
per
del
mano
li difende
e
T
presso
e
il regno
perciò riceveranno
in perpetuo
ac'
inexpugna-
ècutum
,
aequitatem (igiustivivranno
bile
sondo
justitiam, et
tkorane
prò
certum
in brachio
et
reget eo$,
sua
justus
illos. Induet
defendet
suo
dexiera
quia
specieide
diadema
decoris, et
accipientregnum
Domini;
fnanu
217
PR^MA
et
protectnr
eorum
i' empio esaltalo
ecco
egli
non
era
in tempore
di sopra
ai
più;
lo
e
2i8
ESPOSIZIONE
cercai
ed
e
si trovò
non
la
osserva
milmente
dei
Tutta
Dio
li
justì bona
sia
loro
loco
non
vulgo crede,
sia la
aveano
meglio
che
alcuni
li
justi
che
è
de
causa
fosse
chiamati
opinioni de li altri
la
dicono
quale
che
pigri
non
li
a
né
onore,
e
famosi
e
che
la
questo
non
trum^autem
la
e^
ìnjusti
de tutti
injustizia
là
ed
,
pusillanimi,
,
da
dritto
a
ed
astuzia
omne
ferisce
re-
justizi.i
e
animo
hanno
non
sue
farsi
torto
a
farse
subjugar
li
fare
sanno
terra
una
laudi
amici,
scrive
e
periori
su-
li
che
fertile,
de
la
che
né
vergogna,
justi.E
che
grandi
la
stizia
inju-
vivere
sanno
porta
,
abun-
omne
juslizia,secondo
la
vuK
opinione: scrive nel primo de republica: e
tnelius
sint,coHsiderandtfm
vivant
est,
justi, guam
et melius
injusU
la
sar
las-
non
divina,purché deventano
né
non
è
injustizia
sua
li
abundante
generosi, magnanimi,
omini
danzia; mentite
gar
vita
de
la vita
inlicita,né estimar
licita,o
legge Umana,
è de
che
infortunala
ignavj, vili
con
e
li inimici,
cosa
;
stione
que-
eguali, ed eguali alli superiori, e signori de
patria, ammazzare
di fare
ed
rità
ve-
in nulla
,
da
,
la
intendiano
,
ìmpire le cascie fi al titto
fiagli
contrario
quasi le opere
la
omini
e
qua
la via
,
de
,
pigliare da
,
la
:
,
vìvere
sanno
,
grandi
sia de
che
li vizii
demostrar
che
in tutte
:
omne
,
misera
,
le
lo
accade
spesso
fortuna
di
a
paresse
come
de
peccato, perchè
omne
fede
la
de
più felice
puro
quella
e
:
ìnjustiesaltali, che
li
quanto
,
,
beni
della
importan-
de
e
altri cristiani. Platone
che
ancora
,
ancora
virtuti
le
lume
occupato
gloria è
senza
infelice
pò dir de quanta
vedendo
non
fò tanto
poi
forza demostrare
se
megliore. Li savii judicano
,
st^
; la salvezza
fosse oppressa
che
de
nostra
e
,
ancora
e
se
esameno
gentili chi
de
dispereranno,
protettore nel tempo
piena
felice,
ancora
e
ignoranzia di questa
lo
è
Sacra
parche lo
,
loro
iojustiè mala
calamità. Questo
zia
si
l' innocenza
bisogna più ?
Che
la Scrittura
de
è
che
,
). "
la via
li
luogo. Custodisci
il suo
periranno le reliquie degli empii
tribulazione
de
NOSTER
giustizia
; gì'ingiustipoi
giusti è da
che
PATER
DEL
et
considerandum
,
t«*
feliciores
non
enim
de
quadam
re
sit habetur
ratio
considerarsi
nulla,
(sepoi vivano
si tratta
Lattanzio
justìzia,che
Boezio
in
li
mette
despicisactas
la
viversi)."
tenga
esso
li fece
allo
questo
morir
le
ad
suo
omini
anzi
n
in
de
re
alcuna
pentio de
se
viver
li
volta
gli altri
lo
illud
li
però V.
ha
non
Dio
che
permesse,
S. che
conosciuto
e
in
Meglio responde
niunt
diano
nella
rarmt
reni
(perchè molle
va
cercando,
fede:
e
:
"
Swpe mihi
superi ierras, an
mortalia
casa
parole
,
più
nei
io
glio
so-
ancora
mundo
è
Caplorftm
vini
patitur
et
amò
primo,
chi
visto
intrò in
deve
mia; credo io
peccato altro si
Seneca
non
ben
ai
o
de
poca
domanda
buoni)t»
ève-
Glau-
dubbio,
o
infìdele,
duMam
traxit 'éententia mentem,
nullus
inesiet feeto¥, et in certo
( spesso
la mia
noscere
co-
tanti
viris adversa
bonis
quello ch'era
salute de
fosse crocifisso intra
che
acutissima
ha
la
tanto
avversità succedono
come
diritta vi'ì de
questo
fò il
multa
quare
pò
Roma,
S. che
importanzia per grazia de N. S. Iddio.
e
ispa-
ad
ditto Boezio
come
la coscienzia
me
Teo"
dei cieli 8offt*e violenza, ed i
quali T imo
quale sia la vita
anni
e
»
infine
latroni, de
paradiso. Ma
Regnum
( Il regno
rapiscono ) ;
peccatori,e che
dui
che
e
,
da
e
tali
alcune
la V.
avanti
li Goti
aver
la buona
virtuosamente
dire
ranno,
impio ti-
lo
,
E per
justizi.i.
omne
li savii dicendo
rapiunt
violenti
alcuni
Italia,che
ad
,
violenti
levato
aveano
de
tempo
manco
non
ime,
non
ad
animo
fatto per
opinione
santissimi
,
danno
so-
trascuri
e
per
li
calunnie, che
Imperio Romano,
contra
\]uelle parole,
la virtù
la
contra
la confuta, ma
dopo
medesmo
infelicissimo,lo quale primo li discazìò
gna
cosi
E
,
traditore
di
da
cosa
fine stabilito
con
iniqui e invidi per la loro virtù,
dorico
su
injustiziasapienzia.
che
esso
simulacro
ad
disputa
fine gubernax, hominumque
degli uomini);» non
esso, ed
si
debba
(tutto governi
indignazione forsi de
per
vivendum
argumenti do Cameade
certo
dice, perchè
modo
quonam
non
modo
paccia,e
chiama
quello che
at
meglio i giustio gllngiustidee
qual
*dice: «Omnia
1 soli atti
ad
spernendaqup,
molto; imperocché
e
ma
ancora
los
vili
219
PRIMA
PARTC
dubbiosa
mente
0tf-
flue-
fu agi-
220
tata
dal
non
vi
sua
sacra
dice
ditto:
ho
conie
virtù
con
ed
innocenzia
li cristiani
est ad
h(Bc
Ma
parole queste
de
la
negar
piria mille carte;
credito
ha
non
se
s*o
dice
partuti dal
son
N.
S.
Tanti
gnoscetiseos.
concorditi
omini
la
juvare mortali,
j"iovaro
vita).»So forse
discorrere
per
tutti
im,
quelli,chi queste ed
cn^dono
che
mente
che
,
,
quelli hanno
di ben
istituto
suo
credile
et
strato
mo-
viver; per
omini
santissimi
e
que-
frucfibus eorum
a
,
valentissimi
ad
Dio
et
voglio cer^
providenzia, che
Operibus
:
fatto
aveano
perchè essi per quelle fallaci ragioni
la credere,
non
che
,
voglio admonir
alla
seguitar
per-
che
periuilHàno la
li
altri autoritati
nisciuno
solo
nò
vere
vi-
providenzia? Ad
più autoritati? Si io volesso
care
Dio
(è proprio di
via
quelli ì
,
esi homini
Dei
«
illos
,
però volle
esso
offender
non
so).»
ca-
a
i delitti,a
è la via alla perpetua
questa
e
e
vitam
perpetuam
ai mortali,
st)
corrano
cose
quella asprezza
con
disse:
gli altri,intanto
terra
juvant scelera
•Hos
producono malanno).»
sagrifizii
loro
le
tutte
e
angunt (a questi giovano
pana
della
cura
,
moderatore^
sia alcun
NOSTBR
i celesti abbiano
pensiero, se
Plinio
PATER
DEL
ESPOSIZIONE
co-
riano
sa-
non
persuadere la justìzia,la quale li mali
chiamano
alienum
honutn,
si dicessero
come
che
,
è dannosa
donavano
li
e
che
scellerati
quelli savii
bene, che
io facevano
; ed
ed
a
è utile
dare
vale
santi
de
per
il contrariò
di
in questo
pena
quale
Voglio referire
quello che
la
altro
fa de Ira
stato
Dei
bella
che
,
chi
dolenti
inumani, frau-
sia
inutile
chi
ad
alcuni,chi dicono
e
che
che
società
sono
al
,
si
nei
e
dopo
avessero
suaso
per-
limali
assai
u-
ma
mundo,
de
sentenzia
vene
la
per
persuasione
incitamento
maestro
senza
una
si non
legislatoriconosciano
e
^
alla malizia, alla
stati
in questo
morte
nello
eterna
ha:
quellimedesmi
vivere^
li bastò
non
la
non
quello, che consigliavano,
ma
ben
commune
saria
dotti.
de
filosofi
profeti
io
a
sariano
la obiezione
lo contrario
e
onesta
consiglio che
gionsero esiiii,suppliciie
ntinaze
e
,
era
chi
utile ad
precepti,altramente
consigliato.Nò
mana
la ha
chi
pensato,
avessero
è
ad
omini
inclinati,
di Lattanzio
proposito :
t
in
falsa
PARTE
igilur illa sententia, quce putat terroris, ac
fist
Heligionem
sostiene
di
istituita dai
e
onde
paura,
ad
opinione. Questa
questa
perchè
medesmi
essi
noi
hanno
zia
ed
Dìodoro
e
andati
son
mostrato
innocenzia
hanno
multi
e
voluto
migliore :
fare
de
non
primo,
virtù,
la
portò
morte
grandi, né
farsi
ricchezze
se
generazione
fatto
questo,
legge
de
la
lo
foro
per
né
so
tanti
morti
per
li
dannare
per
non
la
donzelle
S.
N.
Eusebio
ma
de
fede, quanti
la vita
di
anno
ne
e
son
viciosa^ e per
con
la
e
infinita
teria,
ma-
justizia, che
e
Jeronimo,
referito per
Gentili,
hanno
provar
saria
fi al tempo
omne
perfetta.
esser
partendo per lo
jusliz^'a
providenzia
quelli che
ma
la
ma
nobili e^de-
per
la verità
per
cono,
di-
come
,
tormento,
cristiani,che
,
che
de
salute,
li mascoli
la divina
da
gloria
solo
loro
mille
cinquecento;
lo lume
la via
la nostra
omne
tormento
li Romani
de
ad
monstrare
alli altri
aspero
,
,
veneno
ebbero
nò
cento
,
nde
omne
del beato
cunto
la
lo dì alla morte,
tante
matrone,
stati morti
sono
li Archivi
trovano
; né
morte
parlare de
lo
hanno
incombenze
e
la
per
pena,
justiziamonstrata
quanti
non
non
omne
lo sangue
de
tiri
mar-
justizia essere
S. chi
persuadere
per
de
patuto
Lassamo
secundo
e
tante
ma
testimonio
Io
tutti ti santi
là
milli volte
patuto
modo
e
licate hanno
e
virtù
la verità hanno
e
e
cose
li omini
la
de
amor
per
qual
mettono
mìnia,
sete, igno-
lo loro sangue
laudare
justi-
sacchiggiar le terre^ né per accumular
per
le
per
la
profeti,tanti martiri
passione. Tanti
e
che ad
,
de
amor
reprendere li vizii, per
per
nienti
,
per
de
e
causa
tano
consen-
quello camino
quali con
pò inslgnare, per
e
che
,
vale
non
fecero
ingannato N.
ha
ne
che
povertà, fame,
la virtù
de
la via
provar
imperili
quella opìDione
ragione
come
li filosofi,li
de
homines
Sicuìo" paro
per
patuto
fatiche, esìlii,
morie,
causa
ignoranti si astengano
consigliato,e
e
melus
sapientila religionea
gli uomini
peccati).»Strabene
se
quo
,
(falsaè dunque
stata
essere
terrore
dai
sapimtihus institutam
a
abstinerent
peccatis
a
22 i
PRIMA
se
e
sanno
,
Costantino,
ad
se
ciascuno
,
filosofi,chi
non
stati maltrattati
persuadere,
e
222
PATBR
DSL
ESPOSIZIONE
seguitare la virtuosa?
fu-discacciato
Platone
consigliarlilo dritto^ e levarlo
nia«
Ad
lo
fò dato
Socrate
NOSTER
da
la
adinonizioni
perchè
veneno
quali
le
,
mo
fò
Aristotele
veneno.
chi
lo
adoravano
mala
sua
,
bone
alli mali
sono
perseguitato per
sole
che
dii, e
e
ed
da
majori institute,
li
la
vino
farse
Calistene
da
lo
fò
de
causa
persuaso
aver
per
ìraeundia, e che
adorare
Lo
Dio.
per
la morte
la
de
de
lo
esilio
e
£1
Temasi
beato
fò morto
da
Carlo
dir
meglio tirannia. Si
devimo
stati
guitata" né
Clio
dirò
li tormenti
de
Canio
de
Sorano
che
è la
come
intra
li omini
più crudeli
:
€
e
le
che
eaim
et
homo,
sic et separatnm
come
Y
uomo
è il
a
altro dubbio
e
e
minor
dalla
che
non
alli
intra
se
vano
tro-
vernati
go-
non
nel
i. de
la
animalivm
om-
migliore fra gli
giustiziaè
V
,
se-
intrare
li omini
il
ò
pochi
più seouri
optimum
più perfettoe
non
li
lege, et justitiapessimum
animali, cosi separato dalla legge
^nore)."Un
che
ancora
de
veramente
,
bitamente
de-
chi
parte che
perciò di^se Aristotele
perfectutn
ad
abbandonare
genti,
verità, essere
;
per
la averiamo
non
sanguinarie fere che
ragione;
siculi
de
o
,
la vita
,
se
Apulia
signoria
alli altri,
che
mio
de
savii omini
e
migliore
,
dalla
lo regno
de
conosciuto, che
fosse la
diserri,pensando,
le fere
santi
fuggir lor consorzio
e
devoto
quella lassatose morir, òvero
per
lo muttdo,
nium.(
de
superba
e
più
,
est
uno
quello mcdesmo
e
respetto di la contraria
avessero
la virtù
de
tanti
attendere
pochi per
infinita^ non
Politica
licito
consiglio dato
Aquino
primo
correggerlo da l'intolerabile
chi
abste-
bon
Boezio:
de
per
è
sandro
Ales-
^
legge che
siano
ad
se
di Alessandro.
de
modo
era
Anassagora,
morte
ad
non
sua
la morte
Pitagora^ de
Seneca?
de
de
causa
de
fuga
Zenone,
e
fò
inteso
che
e
,
non
e
essi propri
populo
la mansuetudine^
,
la
de
e
mortale
omo
fò morto
Calistene
temperanzia
del
nesso
devoravano
,
tiranni.
li Ateniesi^
corpi
erano
leggi patrie da
le
le
perchè perseguitavano li boni,
e
chi
li mali
onoravano
de
observavano
non
tiran^
e
amarissi-
omini
che
per
dava
esso
,
non
vita
reprendere
la luna
e
Dionisio
da
altri, dà
il pegscan-
224
BSPOSIZIONB
dire
le
de
più
forsi
meglio scrisse,
trovarà
che
volimo
se
visse,
non
fò filosofo
che
più
parole
con
precetti, che
con
de
insettator
stoico
li vicii
el
che
per
meglio
vero
mollo
laudatore
e
,
quello
de
la
ioopia
povertà intra
la
de
intra
tanta
de
di
chi
venter
de
Jeronimo:
dice
che
vivere;
plenus
e
pieno dispula intorno
ventre
so
da
precipue
per
facultati che
non
vita
bona
,
che
quello
e
sono,
fò causididb
rati
oppressi da
essere
che
numera
beni,
esso
li abbrazzava
usanza
de
stato
utile che
le
avuto
le
fosse
multi
"
e
essere
uno
stata
in
molto
che
lo
alla
vale
patria
mollo
quello
che
un
divitias
ricco,
nello
se
che
sua
,
li boni
litte-
e
ad
Seneca
fortuna, intra
le mani,
e
li
fessava
con-
la
ippocrisia: sariali
e
inteso
avesse
quelle parole de
periere ( molti
giungono
ad
morirono
questo
sto
te-
(ma più per la povertà).»
scrivere,
ma
cognominano
tutti li
tutto
chezza,
ric-
parole, secundo
con
molti
"
avarizia
che
più peripatetico,
poco
che
per
due
tutte
negava
la
de
da
legge la
se
chi
vita
pendono
li sacri
le
Imperatori
altri,e sacrilego,perchè
lo mundo
più. Li successori
e
ancora
tutti foro
Imperio, cossi de lo peccato. Tiberio
Nerone, Domiziano,
per
comporta
scelerata. Cesare
legale injusto più
arrobò
de
più parte
de
con
propter
santo
omo
fece
se
omo,
non
dispesole, ed
leggi imperatorie, da chi
fò
saperne
si
plures propter paupertatem
Sallustio pare
sua
stato
ancora
»
ricchezze),
sed
€
:
via
patria simulazione
sua
ricchezze,
Aristotile
per
la
altra
la
fatti quello chi
con
che
beni, ditti
Aristotile
ed
acquista de
se
povertà. Non
la
li
tanta
visse intra tante
"
che
intra
né dopo acquistata la
filosofo;
seculo
omne
la
jejnnio disputai ( un
far; grazioso
per
trovandose
de
può dire quello
so
^
sanno
in
la morte
digiuno),
causidici
conservar
seppe
al
creder
fatto fò
dopo
laudatore
,
copia, laudatore
fastidio de
sanità, anzi
ricchezze
tante
vero
se-
lità
fruga-
,
e
più
fatti
con
,
sue,
opere
el morale,
Seneca
opere.
o
leggerà le
chi
e
juste cause,
de le
confessare
,
con
NOSTER
più gaadagaare,
iojuste per
Tullio
De
rubare.
PATER
casi de le injuste, come
blìci,e defensore
e
DEL
Caracalla, Commodo,
la libertà,
eredi
rno
co-
dio
Gajo, Clau-
Eliogabalo
e
li altri , chi hanno
stati
justiycontinenti
cosa
è per
uno
bono
sotto le
stare
malo^ injusto e scelerato,overo,
UDO
de quelli omini
Clemente
colse le Clementine
dice Aristotile
,
li
arbori, e da le pietre?
Formoso,
uno
Urbano,
uno
quelli deserti de Yascogna
in
nato
V ordine
contro
che
leggi ed ordine de
come
antiqui nati da
si dirà de li beatissimi
Che
uno
rudi
siano
quanto
,
temperanti la istoria lo dimostra:
e
omo
alli homini
legge
posto
225
PRIMA
PARTB
di N.
S.
chi
di
e
re-
,
-
cario
Vi-
suo
Pietro^ chi volsero, che la catedra de la fede cristiana
; trasferii la sede
fosse in Italia in Roma
,
gnone
terrezola
una
,
questo
vede
da Roma
vituperiodi la fede cristiana!)
oh
vergogna,
non
quanti se
so
scandagliasse
(2);ma
deourso
de
solo atto
fa
non
in alcuni
chi
est
non
deve
se
perdonato, si avessimo
ma
chi volo
credere
vederà. Vorria
de
tanta
«
tante
Opere
ui.
a
uno
rendina
è maraviglia,
non
deveno
se
v'ò neppur
via
unum
). " E però
uno
quelli abbiano
e che
non
cuna
al-
troppo
so
Cristo volse, che ni fosse
settantasette
volte:
e
povero
una
? Mirando
providenzia
ed
adorno
de
si alcuno
opinione;
neir altro
mundo,
natura, chi nega
varie
tosto
el Salmista
ad
est usque
non
acca-
più
vizii. Dice
non
intendere ; chi sarà tanto
perversa
lo
in die cadit justus (il
giù*
septies
in questo
immortale
de
stelle;»
:
peccato
li vede
Galatio
che
giorno).»E
ò la
centi
virtù
bene, non
nifesta,quanto
intorno
una
parlato^ che ad levarli mala
altramente
avesse
Aristotile:
precipue in vizii,chi
volte al
se
tutto
Quelli peccati che
,
e
se
non
a
mente
Platone,
la diretta
biasmar
sette
mente
tenere
non
qui faciatbonuniy
importanzia;è scritto
cade
fine ;
,
,
sto
saria,che
tener
pecca.
non
de
volta cascato
de
chi
deve
savii, secundo
v'è chi faccia il
(non
non
"
come
di
di. Si alcuni di quelli santi ed illustri
un
appellar mancamenti
:
Italia
peccato in qualche cosa,
hanno
regina
,
virtù,o de vicio. Dice
è omo,
non
deno
allo
primavera, nò
omini
confusa
^
se
in Avi*
so chi
non
assettara
però
la vita ed
de
da
comperata
Papa Rodriguo ha
regno.
che
Apostolica ( oh
cosa
ne
se
de
letto,
intel-
tanto
ma*
el cielo, che
tante
figure;tanti circuii
av-
se
belle^ e lutanti diversi
,
iK
"
^26
ESPOSIZIONE
ed
intra
de
se
de
convenienti
se
certi
per
DEL
mai
e
PATER
NOSTER
discordi
moti
che
spazi! de tempi'? Chi ha qual-
erranti
cognizione de astrologialassa
luna
dice
come
,
le stelle
dopo le erratico
lo sole
de
la luce
che
ancora
mai
chiara
una
errano
chi discaccia
e
e
le notti
de
lo
comete,
zione
mio
li venti
lo mundo
convenute
quali mò
li
discorrono
da
e
neve
noi
una
terra
lo
de
tante
de
arbori
e
cittati moverse,
e
chi
animale, che
ed
piante, che
immensa
non
se
chiama
omo,
sua
montagne
nulle
e
ad
audire
de
paccie, de cupiditati,de ambizione
se
crede
li elefanti,
e
alle
quando
che
,
sta
in
chie
orec-
Questo
smisurata
e
de
vane
glorioso,tanto ambizioso,
intra tutti gli altri animali
lo cape, chi
de
ma
ve-
divino, è partecipe
fa dire
se
ragione, piccolode corpo,
nobile, tanto
specie
semente
le balene
de
tanto
mu.
spar-
diverse
tante
fr^^gilecondizione.
chi
lo terremoto.
sente
mare
come
e però grave
altissimi,
la
quattro millia
manifestarse;che dirò
poche
grandezza,
conosce
e
tante
altre
de tante
flussi
re-
che
pianure, tanti fiumi
tante
generazioni de animali,
tanta
de
monti,
lo
ancora
e
,
tre
,
che
mar,
manco
due
moverse
fonti nasconderse
li arbori
e
de
altissimi
varie
ad
vedrai
loco,tante
suo
non
vi.
admira-
senza
mirabili
li terremoti
,
,
certe
con
non
piog-
da
de
le acque
ju-
e
li flussi
terse, tante
non
ad
cosa
contemplate; le tempestati de lo mar,
Tanti
ranze;
de
^
loro
de
le
considera
le grandine,
Dopo
forze
l'altra parte de
miglio de
neno
colori
de
vece
manifeste, cosi incomprensibili e ad
umana.
e
spaventosi,dove
tare
le ordinate
pò descendendo
cesso
ac-
li giorni
de
continuo
momento,
anno,
ali! occhi
intra
cende
variare
luna, lo
de la
,
alla mente
da
mutazioni
celeste cambìante
gie, le varietati
mò
fallir uno
senza
arco
dicio^ come
mirabili
sole, lo
tempi de lo
li quattro
dente
fi allo Occi-
1' Oriente
da
le spesse
lo
de
recesso
mina
allu-
,
dopo considera
;
derà
ve-
,
io universo
punto
un
giro;
ed
le tenebre
,
in
serena
e
pò lo giorno
;
la
e
nello loro
ordine
tanto
servare
el sole
abscondere
pò elegga
e
,
; vederà
notte
Boezio
concordi^ intra
e
pare
che
qualche
dezza
granspe.
bissimo
super-
lo mundo
onore
es.
PARTE
sere
ed
paro
mille
puzzolente bru-
una
attuffato nel balsamo
volte
,
allo odorato
che
grande
bore
quelli,chi
de
è
specie.Appresso non
sma
mirabile ad
cosa
co'
abbraccia
rami
suoi
principio ad
ebbe
pò percepire
lo
lo viso
intra lo
mirabilissima
tante
stavano
tanti frutti;
cosa
fronde, tanti fiori,
tante
cessata
ma
,
che appena
granello
quale
parte
gran
,
,
radici, tanti rami,
un'ar-
pensare
una
tantillo
un
la mede-
de
son
,
lo aere,
de
fine sarà
suo
de sputo
poco
,
intolerablle
ed
fosse
che
ancora
princìpio uno
suo
per
fango putrido e lo
uno
tezza
Dio, ebbe
a
227
PRIMA
mirabile
essere
la continua
per
consuetudine.
grandi,"nella grandezza
alcune
con
ragioni
la terra,
tutta
per le
providenzia de Dio è ammirabile
la
Veramente
lo sole, che
de
sia tante
che
nelle
minime
cose
monstra
più grande
volte
,
ancora
ma
crede, e
se
cose
che
,
la
cessa
non
fanti
adofiirazione de la sapienzia divina; nelle balene, nelli eleloco
ha
la natura
dove
de
artiglierie
diversi
membri,
de
varie artificii,
de
intra
minutissimi
sensi
in che
varie sensi ;
corpuscoli de
li interiori de
sta
quella orribile trombetta,
e
dica:
che
volte
quante
de bruti
minuti
e
zenzali
dentro, che
nostro
umano
morti
per
ignavia
che
quella buccina, che quando
ad
lo sangue
si
judicium
un
:
che
nostro
non
,
quelli che
son
la
penetrano
;
da
mostrare
e
et venite
,
è altro
non
dove
,
,
pabolo
animali, pedocchi, pulici,cimici,mosche,
quelle proposcide
mangiare
o
quelli da foro, dove
cosi facilmente
lo sangue
tanti
collocato
digerir lo nutrimento
pascolarsede
più abominevoli
e
,
modo
in che
ma
animali, ha
surgitemortui
ad
vene
el corpo
veramente
varie operazioni,
parte de la sensale pose el gusto, in qual parte
lo gusto
par
tante
,
officine de
tante
sta
sona^
mercerie
tante
passa
,
non
li
ad
nate
fò
vermi,
la nostra
pigrizia
,
fosse in potestate di
volse
una
ma
con
la
per
stole,
nostra, quelle fi-
carne
sucare
contenta
mosca,
ne
tanta
natura
abbatter
fragilità,
per
che
mangiano
quelle cuspideche
stanno
pelle e
non
destrézza
farci
solo
la nostra
escitare
la
mangiassero vivi
de
uno
perbia,
sustra
noe
,
policestimo-
228
la felicità e
lare, e romper
de
armò
loro
negarà
razione, prudenzia
de
stizia intra
leggi,e
de
se
lo
loro
de
le
de
intendimento
celle
alli
esse
erbe
lo
lo
de
le celle
de
essi
conosciute, e
Città
vene
con
a
dire
tempi, li venti
de
le
e
nelle
vedimo
stato
poeta
( esser
api
tanto
quello soavissimo
bastarla
non
e
con
linee
ad
de
tutta
la
quello liquor
l'altra
Tuna
major
lo
dono,
preve-
più de
fermezza
:
liquefattoda lo calore chiu-«
certi
timpagni, come
più
con
più
con
per
l'una
de
dell'altra per
da
dura
materia
chiudono
greci medici
se
ricolta
fa
d^
le porte^
ditta prq^
porta, lassato solo lo adito per
li
studiare in astrologia
senza
le varie ed
staggionide
divincB mentis
mundo,
le tre
nauti
el savio
donde
,
che
materia
una
di combat*;
animo
tificioso
dolcezza,edificare quelle ar-
lo favo
appendono
der
vigilanzaad defen-
reponere
fùndo
entrar, ed essire; conoscono
e
prevaricare
cognizione de lo
mente;
discorrere lo mele
non
di la loro
pilosche
de
responde alla base
e
justi ri
misura,
lo
concurso
le bocche
ad
justissime
,
altra
tanta
con
rompere
non
alle botti
futuro, ju-
,
e
apibus partem
omne
architettura
ed
che
deno
degne de admi-
mai
hanno
omo
recogliere, e
liquore, che passa
dopo per
li api,
de
e
con
senza
cole,
pic-
cose
solo de li grandi,
non
tante
cose
arrobarle; hanno
dire:
a
V
nelle api parte della divina
le volte
le
per
le formiche
observate
prese
per
va
condusse
grave
de
aliene; fortezza
cose
cielo ; obedienza
simetria
industrie
il vene-
agiunge
republica administrata
proprie che
quando
tere
se
fosse
non
e parsimonia; fatiga e riposo ordinato:
frugalità
abstinenza
le
si lo ferro
come
monstrò
violate,ma
non
mutarse;
0
veneni,
imparato
avemo
,
prospicienziade lo tempo
e
più
omini
chiamati
al bene
le astuzie ed
quali bestiole Dio
nelle
che
animali,
piccoletti
delli
invisibile
una
providenzia,discorrendo
la
conoscendo
ma
li
con
noi
con
,
perdizione de li omini, nei
alla
Chi
donde
alcuni
più che
E
nostra.
veneni, li quali
ammazare
li ferri
medicare
NOSTER
PATER
quiete
ingeniosi al male
docili ed
bastante
de
ancora
facilità ni ponno
no.
DEL
ESPOSIZIONE
lo anno,
incostanti mutazioni
ed
hanno
de lo
aere
de le
intelligenzia
PARTE
future
cose
non
,
imposte
da
la loro
formano
se
bellezza
de
mutabili
nostre
ed
eterne
ma
,
la sagace
de
le
corno
229
PRIMA
lo
repubblica
suo
le altre
di
re
vero
o
perpetuo ed
variabile
in-
me
medesi-
più spettabile
de
formano
e
Esse
regno.
raajore corpo,
fingono
:
ordine
hanno
natura:
lo loro
re
a
lor
largo,
lo
quale
,
modo
justo
comò
e
temperato^
9
vero
re
leggi, che
e
sanno
alcune.
«
certi
sotto
esse
con
scritte
leggi non
per
comprendimo
ne
benigno
^
viva
tiranno
non
esse
parco
noi
e
,
patti
gni
se-
per
bediscono^
ob-
li sudditi onorano,
Primo
seguitano, abbracciano, corteggiano, portano,
le loro
con
beva,
fatiche el
viva colli sudori
e
è astretto
alcuna
leggi non
per
se
natura,
che
non
ira
per
misericordia
nò
per
vivere,
ad
per
cioò che
vanno
prole
per
chi
le possa
che
ciascuna
vivere, che
sciuna
se
officio
ben
ii nobili
per
,
li infirmi,
per
la
lo pasto per
cercando
per
quelle,
volte
suo
per difetto di nutrimento
trovare
a
loco, che
abbiano
che
poi collocar bene,
ciascuna
se
affatica per
negligentee pigra,
li lavori di l'altra e per
consentimento
zione
abita-
,
condutte
re
o
,
alle altre
nova
alli omini
accade
e
loco
dare
per
o
andare
dopo eletto per
lo universale
chiama*
li Greci
quanto
,
,
sia nisciuna
mangia
fa
nò
,
commiine,
uso
tanto
li sani
nojosi
conducere,
sia al
non
che
,
o
,
la moltitudine
spesse
come
persone
per
guardia de le porte; e si li bisognassepassar
fuggire alcuni animali
,
odio, né
varij fiori,quanto
li
colonia in un' altra
una
e
bisogna allo bon
lo
per
legge sia
la
per quelle che
alla
de la
per
libertà, che
sua
tanto
crescendo
con
la
per
restano
Dìo
regerlebene,esor.
e
commune
,
la
foglia
da
quando
pene
11 rustici, tanto
e
fascio de
respetto de
per
per
campagna
da
e
in
ciascuna
ysonomia
quanto
che
nò
nò
amore,
dico, di governare,
le cose
mettere
conservar
vano
può nò per
un
per
legge data
per
esempli ed opere
con
che
^
T altra parte
da
re
mangia
che
,
prozio prevaricar.
lo re,
tenuto
tarlo
ma
,
nò per
paura,
É
mutano,
si
le altre. Lo
cesaree,
volta
,
de
signore
suo
stentano
so-
ed
quanto
adorato
,
de
tutte
e
nel
per
che
lo
ni-
primo
signore
tempo
di la
230
ESPOSIZIONE
primavera, o
ad
usurpatori de li beni
air ozio ed
alla
gula,
le poverette ape
vivere
per
intra un
ed
regno
ad
judicio
noi. Quelle combatteno
noi
per
superflue e
cose
e per
per lapilli,
sete
per
famosa
e
in
passare
de
di
vedere
Livio:
ferrare
Li Mori
passare
elvezio,che
in
ed
Italia mandati
umano
li animali
combatteno
ter
(soloV
honorem
uomo
la
Incomenzandose
cibo
per
o
certo
morte
li suoi
per
el re,
volendose
oro.
le mine
Intorno
lotte de
primo de
de le
piombo,
de
mure
li si vedeano
li
cascavano.
braccie, gambe
Dura
de
omini
Roma.
donzella.
una
per certi
tutti
prop*
splendido e
pericolo,fi alla
incomenza
lo
vero
Otranto
per
Là
fò
de cinquemila
; defesa
intra li primi fi sopra
dar
animo
una
de li Turchi
per aere;
alli sui.
saette, mille
comesa
è recordarscl
volare
li occhi,
con
presentò ad cavallo
fatto,se
altri,o
glia
la batta-
longo assedio,la
munitissima
sassi.
cosa
in
dire, che
omne
chi
multi deli nostri, multi
battaglia;
loco
Io vino, che
conduce
se
mille laozate, mille
milli
rito,
ma-
suo
Galli, chi
Narsete
,
de
fò la
solus homo
dare, dopo
tutti omini
li
padre ed io lo viddi
battagliaalla città de Otranto
vestito de
de
osano
in
sudditi, è primo
miei, quando
Turchi
re
mette
fece vostro
comò
volta
come
tempo
veneree
battaglia,el
se
alcuna
onore). »
per
spettabileintra le altre,e
argento
fuggita dal
pò
e
e
vita,
,
lo sapore
loro;
a
alla
,
Ispagna per lo stupro di
frutti de
ragione,
ed
oro
per
Longobardi intraro in Italia persuasi da
Li
.
necessarie
stato
era
tro,
al-
un
perchè quelle
prima impresa de
la
de
tanto
ed
re
cose
donna
una
Italia,fò pigliataper
portò un
un
escusabile
come
sangue
Troja, per
dice
come
0
vane,
freddo
ed
fama, gloria, ambizione
rabie
guerra
le
per
lavoro
qualche discordia^che
più
con
,
allo
intra
li
li quali dati
e
le guerre
conosceno
che
le
volte
altro accade
un
animali;
mio
ed
no-
ammazzare
,
lo sudore
de
pascono
quali allo caldo
le
,
si fa alti minuti
le fanno,
se
lo
adimanda
se
alièni,cioè li fuchi
affaticano. Alcune
se
o
perseguitare^discacciare
,
latri
NOSTER
stabilisse lo paterno,
se
incomenza
vo
PATER
DSL
'se
sima
crudelisin
vedeano
li
pai-
gridi,
omne
teste
,
li pre-
231
ESPOSIZIONE
divina
providenzia in
trarissime,mele
e
DEL
mostrarci
li ri
che
lanza, cioè aculeo
venenata
devono
non
amatori
non
,
misericordiosi
aili
delinquenti,che
tristo animo,
tare
alcuni
comò
,
volto
aspro
non
male
de
de
li altri ;
essi
ha
che
mostrare
chi
in
jia
non
far lo
e
che
caro
,
,
gagliardiad vindicare
de le
intelligenzia
terra,'e veda
la verdura
fratti,tanti odoriferi
più
non
fiori
tanti
Fiase
pensare,' che
sta
come
intelligenzia,
dere
da
de
chi
le
tanto
sa
de
le
^pine
senza
ben
de
artefice di
e
aucelli,chi.
de
penne
le
le osse,
nati in diversi
paesi de lo mundo,
mai
rarissime
per
opere
de
Dio,
rabili
ne
le
minime
cose
qualche
Plinio, de
dice
come
come
ne
specie,
nimali
e
admirazione, senza
senza
nature,
grandi
e
le
all'omo, chi si crede
cose
hanno
ehi
esser
da
tanto
che
e
alcuna
laude
ma
prosperi
orodono,
ehi
,
vedire
ancora
intraveneno
? Le
a
poterà
Dio,
pradenzie de
volta
tante
anit
insignana
sapientissimo intra tutti li altri»
come
,
alcuni
6
cosi mi*
sono
pioggie
,
tempestati,
e
venti, siccitati,
penurie, terremoti, pestilenzie,
io^
tanti
errare
senza
grandi. Chi
dar
^
lori,
co-
de
vene
la nature
potenzio, e astuzie,
piccoliin
e
mero
nu-
numera
monstruoso
caso
,
considerare
tanti
per
varietà, de
disponere- tanta
fiori,de
volle
e
rose,
animali
0
Vi*
errante?
non
proprii odori, colori,fi al
digire de le mani, li membri,
,
quella
pittoreè quello, chi archimetrico
pingere
e
por-
,
le belle
li
errore
tanti suavi
varii colori
e
di nobile
opera
nascer
foglie? Chi
erbe,
vaghi
li filosofi confessano,
le sicché
speculi servare
senza
elli
gli oc-
celesti bassa
cose
le campagne,
de
,
"
insul*
non
a
con
li animali.
E
le
voglia e
fanno, e guaderò de la vinditta
farse
per
e
supplicli
bisognasse dare
venirci
e
v^-
,
lo male
de
contumace,
e
altri peccano
de
dolerse
e
demo-
pietosi clementi
,
volta
mostrano
api
»
anzi
sangue
si alcuna
e
;
de
e-
li
ad
crudeli
essere
,
dicativi
coa-
li ri de
formato
ha
cose
più degno per
quello che
e
veneno,
quella
senza
pose due
piccolo corpo
tanto
semplo de li ri, e signori. Dio
ìDermi,
NOSTER
PATER
pronunciano
alli omini
comò
li casi
? Donde
non
adversi
ò queslo ?
Non
de la divina
la verità de
li
auguri!
occulta
Divinità,chi
la
de
opera
admonisceni, quando
ò
non
nelle
lo cielo,
è da
paccia,o
tale
dire; e per questo
è
Non
saria
non
4ice
postra,
tanto
6
questo
non
al
anime, per questo
Ja verità
che
de
che
arbore, nò
quello
aver
chi ha
lo
esso
cettar
sono
fatte tutte
le cose,
che
sotto
sono
chi
lo nega
fine di tutte
qua
della
sunt
le
dice:
cose
infra orbem
luna);
»
e
lo
ne
Dio
Dio
cose
la fede
de
e
perciò non
dire; perchè in
da
dinari,non
oro,
facciase la
cielo,e che
casca
non
lo capo
a
è
fronde
ó credaraOi
deve
majormente
,
lontà
vo-
come
una
nostro;
che
e
);
e
laudare
cose
generate
sumus
finisomnium
»
e
alcuni^ interpretano:
(dellecose
che
e
volesse
non
de la luna.
nos
Dio,
de la natura,
si alcuno
le
e
lo cerchio
luna
li
conoscere,
lo ordine
,
sofo
più
sempre:
porrla negar
non
,
ruttibiii
la verità
dicamo
intelletto ad
li cieli
le eteme
conre
e
(igiudizidi
non
tante
de
li moti
milli carte,
e
quale volse fare principe de tutti gli al*
tri. animali, e li dette
intendere
de
cura
,
milli
robbe,
de
capillode
uno
Tomo,
de
volontà
senza
,
scato
ca-
quale infinita gente si è
de
come
lo fece
pelago grande,
multo
non
tua, accesi in terra,
che
proprio ingegno. E
resta
non
in
ché
prolisso,per ben-
abysus multa
nella
»
el mundo
casu
intelletto sia
poco
un
notìzia
perdono
so
passo
la providenzia
sia caduto
sano
un
,
confidarse
per
multe
Dei
a
omo
scrivessero
se
aver
dice, che
se
de
stato
materia, si
precipitata per
ma
Son
grande abisso )
e
Ippocrate ad curarlo.
il divino
prolissa,perchò nei è
un
nostre,
cose
malenconico
fibsofo
omo
el Salmista: tJudicia
sono
tanto
furore
vero
errore.
in questa
che
forsi andò
possibile,che
in tanto
Democrito, chi
de
credere,
forsi fò
le
senza
bascio, che quello chi la nega
qua
dicono
come
si puro
pone;
de
cose
intende
essere
reprendere quellochi nega
da
manco
pò
non
mente
piace, de li futuri eventi. Certa-
lei
a
accettar
patriarcaGaleno
fò el nostro
come
vorrà
si alcuno
providenzia? E
tanto più ha da confessare,che
altri,
ed
ne
t33
PhìUk
PARTE
sono
Né
e
per
ae»
cor*
lo filo*
(slam noi
"
tmnium
al di sotto
corpi celesti principalmentese
mo-"
934
BSPOSIZieNB
Teno
dice
piedi).£ più: «
tuarum
(lo ponesti al
mani).
E
andare
volta
de
le
lo
mundo,
minima
la
conosciamo
disse
come
so, che
so);
non
dicamo, chi ha
da
gnoranzia avanti
de
lo
abscondita
»
est
e
per
e
le vie di lui
,
Ricordati
iniquità?
e
ea
che
tu
involati
scimus
quae
,
cose
ossa
.
chi
Y occhio
"
ed
osa
è i-
nostra
sapientissimo lob:
in
(
altro
dirgli:
sua
cosa
de la nottula allo
quis audet
ignorila
in ventre
qui fabricatorest omnium
fò indicato
cielo,ne ju-
in
la
sapienza è
loco
:
e
quis
ei dicere operatus
ejus ( chi potrà
tu
hai
commesso
opera).» L'Ecclesiar
quomodo ignoras,quae sit via spirituset qua
compingantur
che
ignoriano).»
la scienzia
quia ignoras opus
o
(sotto
è incerto
V oracolo
per
la bocca
che
come
aut
,
dies
semo
che
sapientiaab oculis viventium
imquitatem ? Memento
:
"
:
questo dice lo
poteritscrutari vias ejus
stico
noi
,
agli occhi dei viventi ) ;
scrutare
:
che
ponimo
non
Dio,
lob
11
ancora
scio, quia nihiì scio (una
judicar noi
a
sole;
e
Do-
v' è misura
quanto
e
parte di quelle
unum
«
tua,
est numerus
ignoramus ( quelle
quae
quio
osse-
^magnus
né
»
el filosofo
quello,chi dicono,
sapientissimo:
:
quello^ che
dice
come
stro
no-
,
sijgì)
;
nostra
la minima
sono
allo
nubejaceret nostra
sub
dice
cattivamo,
est scientia
virtù
sua
non
per
lo saper
e
col salmo
e
confessamo
e
"
eomm,
pars
modo,
ejuset sapientiaeejus non
come
e
,.
es
per
nostro
facta
mirabilis
grande la
e
giace
tenebre
ascosa
pensiero^o
debile
nostro
»
nostro, perchè,
lo videro
lume
tue
fallace,submittimolo
"
^quanta
negano:
ombra
:
malo
nostro
a
scienza);
sapienza di lui);
quanta
E
ma--
delle
opere
lo inimico
ingegno
virtus
et magna
(grande il Signore
sunt
opera
,
volte
la tua
(è ammirabile
non
de
o
diciamo
e
,
lo
spesse
e
Dio
de
nelle
super
delle
alcuno
di questo mundo
cose
obscuro
venisse
ne
ligamo^ incatenamo
Gentili
di sopra
eum
»
tentazione
alla
costituisti
ponesti
.
si alcuna
minus
inferiora.II profeta
propter haec
i suoi
nuum
NOSTBR
PATBR
sub peiibus eju$ (tuttecose
subiecisti
omnia
e
sotto
; secundario
se
per
OBL
ratione
pregnantis,si nescis opera Dei,
(come ignoriqual
sia la vita dello
PARTE
spìrito^e in qual modo
pregnante
le
tutte
fere
de
se
,
jungìamo,
Più
può fallir. El divino
più
lochi
che
nisciuno
che
Dio
de
li omini,
abundanti,
la
de
a
più
le
mundo,
e
Gonfessamo,
volta
ad
me,
avventurati,
sole
alli
di, mesi
a
lo
Madonna,
altri,son
e
parlare, né pensare;
che
volere
a
non
ponere
legge a Dio, e
piace, cioè sopra
Dio
Junger la blasfemia, dannar
si alcuno
non
volesse
vituperare le opere
cati de
de
alcuni
simile
e
cosa
da le
tanto
e
contento
li
grandi
spesse
volte
odiosa
ed
se
dire de
e
alcuna
:
questi
licito
è
la
dove
però io
fesso,
con-
peccato al mundo
de
omini
intra
U
quello che
de
errori
mortali
omini
con
e
e
e
ed
noi, se
quello, chi
0
Dio.
leggi,ovvero
sapere
semo
che
di facimo
omne
manifesti
manco
non
tanove
sessan-
alto che
sotto. le
son
de
abominevole
deve
si
piaceride
non
justissime opere
major malicia, che
leggi,che
più
peccati che
stare
anzi
che
,
contenterà
se
principi, li quali
seme
de
non
le
famo
,
mio
estende; ma
se
tanti
li
allo animo
cose
può fare più gran
se
non
anni.
peccato
volare
lo intelletto umano
lamità,
ca-
e
che
allì
ed
venuti
air
de
suada
per-
vigesimo libro de
nel
mette
quelle
misura
,
travenire, de tutti li beni
presuntuosi pensieri,cercare
omo
infortunio
omne
opalenti,ricchi,onorati
numero
inclita
come
se
quella de li injustisettecento
passa
,
joco dica
per
injusti,anzi che
bene
Repubblica convenienti
sua
o
vota
pena
grave
senno,
li
cristiano,in
era
la vita de li justi, etiam
gradi, lo quale
la
più
più
allo
come
non
con
accade, da
fossero
fortuna; e che
questo
che
sapienzia,
che li justi ancora
e in teatri,
ecclesie,
felici
che
injustiancora
alla divina
buon
a
justi che
vessati, come
fossero
son
e
più
ama
li
o
peccatila
colpa alla ob-
Piatone, chi
altro
o
lob,
la
opere' proibisce e
sue
poeta,
non
a
che
le
i nostri
è dare
non
judicio pareno
dice el medesmo
come
ragionevolecosa
che
è Y artefice di
nostro
a
blasphemiam ( sopra
intelligenzia
nostra,
non
che
della
,
ragione, non
nostra
nel ventre
ossa
di Dio
nelle cose, che
bestemia).»
scura
le
cose)?» Però
peccata
supra
sì formino
sai le opere
non
2^5
PRIMA
pec*
nati
genzia,
intellitene
per
damnata
confiden-
236
ESPOSIZIONE
zia del
debile
suo
cerbelluzzo,con
la anima
genzia,con
lo
?
la
mancamenti,
Io per
credo, che
me
cognizioni; però si alcuna
scelerate
de,
prosumere
leno
se
accadere
alli omini
o
,
quelli chi
dire
deve
de
Job:
lo
non
E
si è
(Dio
deve
più
saper
saper
secundo
lo
et malum
:
quello
alla
li
Dio,
beffa de
la
che
se
volse
cose
per
videre
de
scientes
il bene
troppo
e
il male);»
e
sapere
farse
de la superbia quelli
dati in
preda
e
mitati
cala-
de la morte:
e
nato
dan-
la
poeti per altro finsero li giganti,si non
omini
e
superbi
da
che
cielo,cioò che poco
non
(non
volsero
e
sicut Dii
sanno
e
lo
sempiterna pena.
quelli erano
timenti
dice
come
e
sottopostialli affauni
oggie semo:
no
uma-
sapere
da lo cielo
seguaci suoi fo precipitato
credo, che
Nò
e
li
con
e
Lo
oportet sapere
essere
peccato
,
lato).»
par-
penitentiamJob
bisognava,
volse
per lo medesmo
dove
umane,
che
e
primi nostri parenti
Li
»
cose
scioccamente
quam
non
nobile creatura
cacciati dal paradiso
foro
che
Dei
(come
tanto
Dio
a
sapere,
più che
e
so-
,
termino,
duopo ).
è
troppo,
per
cogitatio,ile
tutte
est ad
consigliode lo diavolo
Lucifero
simile
perciò ho
alcuno
plus
non
e
di quanto
volsero
bonum,
te latet
puoi
conversus
de
contento
esser
o
pensiero,
questo
piegato alla penitenza di Giob).»
apòstoloPaulo:
e
(so che
sum
questo: Deus
per
l'omo
,
pensiero t'è nascoso;
nessun
in qu^
esemplo de la pacienzia
potes,et nulla
insipienterlocuutus
deo
trova
se
entrare
volta
in
cessasse
unico
e
,
quia omnia
scio
non
desdegno de la felicitàde
per
meritano,
lo savio
con
dire
ar-
che
impacienzia de le calamitati,
per
o
ave
nlà, justiziaed intelligen-
b
più grande peccato, più grande eresia^ che
ste
iotelli-
tenebrosa
sua
mille
somma
creatore
suo
de
carca
alla
di repugnare
zia de
NOSTBR
PATER
DEL
poderosi,e
e
voleano
in monte
monte
essi stimavano
religione,e che voleano
Dio^
poco
e
che
timorati
salir in
si facevano
alzare Io intelletto,
più
all'inferno.Atteone
convenia,perciòforo gettati
Diana
nuda,
religione
voler fare
,
fò
cioè
essere
da
squarciaio
esperienziadi
la
troppo
li sui
curioso
cani.
de
le
Lìcaon
sapienzia de li Dei, dicono
fò
che
introdusse
che
primo
,
voltar
in Grecia, volendo
mogliere. La
desiderata
troppo di quello che
in dietro
per
conversa
in statua.
lo incendio
videro
ri de
Un
se
verìa dato
consiglio che
le
,
meglio
per
esso
da
aveva
e
ad
nelli altri
sui
:
e
dum
,
che tutte
natura,
Adonque
cadere
per
,
e
li vicii
bontà
poco
che
la
forza
bene
; si
infermi
semo
al
regale.Quella superstiziosa,
odiosa
Dio, che lo
a
fece
la
reprobata sentenzia:
sua
la
non
mina,
sua
che
quella de Lattanzio,che
è
adversa
decidere
mali
aut
et natura
mun-
( perchè
vedranno
o
credettero
ai malvagi,
prosperità
caso,
a
sia retto
che il mondo
e
der
acca-
milli
detto
milli volte
e
dove-
se
,
li
iniqui
la virtù
più che
si
,
veleno
più che
la
ragione
gettamo
Signore Dio, chi ha più
seme
la
la verità;
semplice
più
che
sani, si
lo
semo
,
pace
poveri si averne
le cogitazioninostre
sempre
semo
,
che
lo male
,
si
cati
justiconcul-
li
ippocrisìapiù
perdimo
tati
esal-
pessimi omini
la
si
ricchi
in guerra,
e
,
alto loco, si videmo
più
da
,
si stame
che
,
o
ho
guadagnamo
si
e
più justi e timenti
crediderunt
,
,
che
quello che
appreziati;la buscia
più
li toccava,
annunziarli
omnia
videmo
si
anderiano
Dio), i
come
replicare:
ria
a-
,
^
da
,
li
che
bascio
se
uomo;
bonis
aut
buoni
non
mato
chia-
stato
mundo,
non
tanto
sentenzia
si facciano
le cose
che
,
providentiacostitutum
non
disgrazieai
da
ad
Angelo
fortuitugerì
,
voltò
forsi lo diceva
:
corona
reformò
quia videbunt,
prospera
santo
un
per
Io
lo
savii
parola fò
presto seguio. Notabile
dice
più
subditi
peccati,ma
mandò
pò Dio
più
questo mundo
morir
se
pere
sa-
,
presuntuosa
e
voler
per
pubblico: che
qua
vanno
questo più degni di la
per
mandò
de
cose
non
,
multi
conosceva
Dio
che
manera
perdio la
votato^
in
creò
Dio
in detro
,
Aragona, credo fosse
quando
troato
avesse
^
fò
quelle cinque citati,
de
Alfonso, si lassò escir da bocca
esso
,
gli occhi
li avea
Angelo
dicono
esso
mogliere di Lot
lo
intendere
troppo
legge data da lo inesora'bile Plutone
la
contra
sua
voler
per
inferi,de li quali la opinione
li
de
lupo. Orfeo
in
converso
237
PRIMA
PARTE
cura
,
de
noi, che noi medesimi.
,
^
238
Noi
0
ESPOSIZIONE
non
e
dire
ter
cut
quelle
sempre
non
in
sicut
ego
Ccelo
la
megliore
dà, perchè
ne
fanno
natura
sia
NOSTBR
che
quella
vene
,
Dio
che
quella
Dio
quale
sapemo
PATER
DEL
et
lo
sempre
sed
volo
sicut
,
in
Terra.
che
meglio
parole, chi
sante
,
lo
cunfessa
come
ni
se
pò;
N.
insignò
fiat voluntas
tu
e
,
filosofo.
dovemo
|
S.:
!
Fa*
si-
tua
,
i
*
,
(i)
Giovarmi
(IJ II
testo
de
Sacrobosco.
è scorretto.
4
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La Giapigia e Varii Opuscoli DI Antonio de