Anno XXXV – n. 239 – Dicembre 2013
NOTIZIARIO
Provincia di Lombardia “S. Carlo Borromeo”
dei Frati Minori
In copertina:
Adorazione dei Magi
Filippino Lippi
1496
Indice
Decreto di Nomina
fr. Massimo Fusarelli Delegato Ministro Generale
1
Lettera accompagnatoria del Ministro provinciale
2
Regolamento di Cooperazione
tra le sei province OFM del Nord Italia
3
Collegio dei Ministri del Nord Italia
Milano – 13 dicembre 2013
8
Dal Definitorio
Milano Convento S. Giovanni Battista alla creta
10 dicembre 2013
12
Saluto del Ministro provinciale agli economi locali
e ai membri del CAE
15
Testimonianze di vita fraterna
Natale a Betlemme e in Siria
17
Alcune riflessioni sulla fraternità
Le dinamiche pasquali della fraternità cristiana
Prima Parte
18
FilmiAmo
23
LeggiAmo
25
Notizie di Casa
27
Ministro Generale
1
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Lettera del Ministro Provinciale
2
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Regolamento di Cooperazione
tra le sei Province OFM del Nord Italia
per governare il processo di adesione
alla nascita della nuova Provincia
Testo approvato dall’Assemblea dei Definitòri del Nord Italia, Assisi 2013
ratificato con alcune osservazioni dalla Curia generale
Decreto del 03/12/2013 prot. 104219/S 431-13
1. Preambolo
1.1. Le Province di Cristo Re (Emilia-Romagna), di S. Antonio (Veneto, Friuli Venezia Giulia),
di S. Bonaventura (Piemonte), di S. Carlo Borromeo (Lombardia), del S. Cuore della BV
Maria (Liguria), di S. Vigilio (Trentino) hanno iniziato un cammino di collaborazione
interprovinciale negli anni ’90, a partire dal campo della formazione iniziale.
1.2. L’intensificarsi di questo cammino ha fatto progressivamente maturare una nuova
prospettiva, facendo emergere la necessità di passare dalla collaborazione
interprovinciale all’interdipendenza e infine all’unione delle 6 Province. In questo processo
sono stati particolarmente significativi gli stimoli offertici dai documenti dell’Ordine (Capitoli
generali 2003 e 2009; documenti emanati dal Ministro generale col suo Definitorio) in
materia di riqualificazione della nostra vita fraterna, a favore dell’apertura interprovinciale
in vista della ristrutturazione delle Entità; sono stati significativi pure la lettura della realtà
socio ecclesiale negli ultimi 30 anni e l’approfondimento dei dati relativi all’andamento
vocazionale sul nostro territorio.
1.3. A partire dall’Assemblea dei Definitòri del 2007 tenutasi a Montebello della Battaglia
(PV) le nostre province hanno avviato un cammino per costituire una nuova Provincia OFM
nel Nord Italia, con lo scopo di riqualificare la vita fraterna e rendere possibile una
rinnovata ed originale presenza francescana nel Nord Italia. Nel corso delle Assemblee
successive, in particolar modo nell’Assemblea di Armeno (NO) 2010 si è giunti a
concordare l’allineamento dei Capitoli provinciali nel 2013 e la nascita della nuova
Provincia nel 2016.
1.4. Nel frattempo l’Assemblea annuale dei Definitòri ha identificato di anno in anno i passi
da compiere per dare concretezza a questa decisione, istituendo gli organismi necessari
per orientare, accompagnare e governare questo processo cercando di favorire la
maggior partecipazione possibile e coinvolgendo sulle decisioni fondamentali i Capitoli
provinciali.
1.5. Per far avanzare il cammino di unione delle sei Province sono stati istituiti e sono
operativi alcuni organismi (perlopiù commissioni) chiamati a studiare ambiti specifici del
cammino in corso e a fare proposte che vengono poi prese in considerazione dal Collegio
dei Ministri, dall’Assemblea dei Definitòri e dai Capitoli provinciali.
1.6. Sono stati finora operativi i seguenti organismi:
- Le varie Commissioni che hanno lavorato per le proposte di fraternità interprovinciali;
- La Commissione per la mappatura 2010-2011;
- La Commissione per il discernimento interprovinciale sulle fraternità 2011-2012;
- La Commissione per l’Instrumentum Laboris dei Capitoli allineati del 2013;
- Il Coordinamento degli Economi provinciali.
1.7. I sei Capitoli provinciali 2013 si sono pronunciati a favore dell’adesione alla nascita
della nuova Provincia OFM del Nord Italia, ratificando la decisione unanime dell’Assemblea
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
dei Definitòri di Armeno (NO) 2010 nella quale tutti i Definitòri delle sei province avevano
deciso di far nascere la nuova Provincia del Nord Italia, con la celebrazione del Capitolo
unitario nel 2016.
2. Finalità
La finalità di questo Regolamento di cooperazione è quella di accompagnare il cammino
verso la nascita della nuova Provincia nel 2016, con particolare attenzione alla necessità di
governare questo processo durante il triennio 2013-2016 (Assisi 2011).
3. I Capitoli provinciali
3.1. I Capitoli provinciali hanno dato mandato al Collegio dei Ministri e all’Assemblea dei
Definitòri di predisporre tutto ciò che occorre per la celebrazione del Capitolo unitario del
2016, la stesura degli SSPP della nuova Provincia e lo studio degli organismi di governo e
animazione da istituire nella fase dei primi anni, con attenzione al territorio e ai principali
settori, a norma delle CCGG e degli SSGG.
3.2. Le presenti linee normative hanno valore per le sei Province i cui Capitoli hanno aderito
alla nascita della nuova Provincia.
4. Il Consiglio di Cooperazione (Il Collegio dei Ministri, il Delegato del Ministro generale e il
Segretario)
4.1. Il Consiglio di Cooperazione è l’organismo composto dai 6 Ministri provinciali, dal
Delegato del Ministro generale per accompagnare questo processo e dal Segretario 1 del
Collegio.
4.2. Il Consiglio governa collegialmente il cammino delle 6 Province nel triennio 2013-2016,
mettendo in atto tutto ciò che è stato deciso dai Capitoli provinciali e dall’Assemblea dei
Definitòri al fine di far nascere la nuova Provincia del Nord Italia.
4.3. Fino a quando non viene nominato il Delegato del Ministro generale il Collegio dei
Ministri elegge uno dei suoi membri a presiedere il Consiglio, dal momento della nomina del
Delegato è esso stesso a presiedere il Consiglio.
4.4. Il Delegato del Ministro generale ha i compiti e le prerogative attribuitegli dal Ministro
generale nel decreto di nomina, in particolare presiede il Consiglio, ne coordina il lavoro in
vista della nascita della nuova Provincia, assicura il collegamento e la comunione di intenti
tra le 6 Province e l’Ordine.
4.5. Il Segretario cura le funzioni di segreteria, le verbalizzazioni, la validità e liceità degli atti,
svolgendo l’incarico di notaio dell’interprovincialità. È nominato dal Presidente del
Consiglio su proposta dei Ministri provinciali e partecipa alle riunioni senza diritto di voto. 2
5. La Segreteria Interprovinciale
5.1. La Segreteria interprovinciale è a servizio del cammino verso la nuova Provincia, è
composta dal Segretario del Consiglio e da altri eventuali suoi collaboratori nominati dal
Consiglio di Cooperazione, raccoglie gli atti di modo che vengano conservati in vista della
I vari organismi hanno sempre un Segretario, che – quando si tratta di organismi di Presidenza – non ha diritto di
voto ma solo di parola e svolge un compito notarile cfr. CCGG 230 §2 “Il Segretario provinciale svolge anche
l’incarico di notaio della Provincia”.
2 Per comprendere il senso del Segretario del CdC ci si può riferire per analogia a quanto si dice del Segretario
provinciale in SSGG 218: “È compito del Segretario, oltre a ciò che gli viene affidato, mettere agli atti tutti gli affari
trattati dal Definitorio o dal solo Ministro provinciale, rispettivamente dal Consiglio della Custodia o dal solo Custode,
registrare tutti i documenti e gli atti che riguardano l’intera Provincia o Custodia, le singole Case o i frati, e riporli in
archivio”. Circa la funzione notarile del segretario cfr. CCGG art. 230 § 2 riportato alla nota precedente.
1
4
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costituzione dell’archivio della nuova Provincia e cura la comunicazione ai frati delle
principali notizie riguardanti l’interprovincialità.
5.2. La Segreteria svolge per il livello interprovinciale le funzioni che vengono attualmente
svolte a livello provinciale dalle varie Segreterie e quelle che nel corso del cammino
risulterà opportuno attribuirle, a norma del diritto, per il buon esito del cammino.
5.3. La Sede della Segreteria interprovinciale è a Milano S. Antonio, v. C. Farini 10, dove è
stata identificata la collocazione della futura Curia provinciale della nuova Provincia.
6. L’Assemblea dei Definitòri
6.1. L’Assemblea dei Definitòri delle sei Province del Nord Italia è composta dai membri dei
Definitòri Provinciali di ciascuna delle sei Province ed è normata dall’apposito
Regolamento proposto e approvato dal “Collegio dei Ministri provinciali”, e fatto proprio
dall’Assemblea.
A partire dalla nomina del Delegato del Ministro generale sia convocata e presieduta dallo
stesso almeno una volta all'anno.
6.2. Il Regolamento descrive composizione, fine ed obiettivi, metodo di lavoro, procedure e
modalità decisionali dell’Assemblea.
6.3. Nel triennio 2013-2016 le decisioni su come far procedere il cammino verso la nuova
Provincia sono demandate all’Assemblea dei Definitòri. Le decisioni approvate
collegialmente 3 da ciascun Definitorio sono comunicate all’Assemblea che determina la
loro approvazione. Esse sono di due tipi, vincolanti o orientative:
- Sono vincolanti le decisioni approvate da tutti i sei Definitòri;
- Sono orientative le decisioni che ottengono la maggioranza dei consensi dei singoli
Definitòri;
- Sono respinte tutte le altre proposte.
6.4. L’attuazione delle decisioni approvate dall’Assemblea, con le rispettive modalità e i
tempi di attuazione, è demandata al Consiglio di Cooperazione presieduto dal Delegato
del Ministro generale per quel che riguarda l’ambito interprovinciale.
L’attuazione nelle Province è demandata ai Definitòri provinciali.
7. Compiti dei Definitòri provinciali
7.1. Per quanto riguarda il cammino verso la nascita della nuova Provincia il compito dei
Definitòri provinciali è quello di accompagnare il processo perché ci sia una attuazione
nelle Province delle decisioni prese in ambito interprovinciale e una animazione efficace
della vita e vocazione dei frati nel cammino verso l’unione.
7.2. Per quanto riguarda l’ordinaria amministrazione il compito dei Definitòri provinciali è
quello descritto nelle CCGG, negli SSGG e negli SSPP.
8. I Segretariati interprovinciali e le commissioni a servizio dell’interprovincialità
8.1. I Segretariati e le Commissioni interprovinciali sono organismi strutturati in modo tale da
avere l’apporto, per quanto possibile, di tutte le Province. Si occupano di ambiti come la
formazione e l’evangelizzazione, GPIC e il Dialogo, in modo tale da garantire l’animazione
sul territorio delle singole Province, al fine di riqualificare la presenza e la missione dei Frati
Minori del Nord Italia.
3
Cfr. regolamento per l’Assemblea dei Definitòri n. 18.
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
8.2. L’ambito della formazione e degli studi è regolato dalla legislazione dell’Ordine
(CCGG; SSGG; RFF e RFS), dalla Ratio Formationis Interprovincialis e dalla Ratio Studiorum
Interprovincialis; e gli organismi che lo compongono operano in base ai compiti specifici
assegnati dal Consiglio di Cooperazione e dall’Assemblea dei Definitòri. Nell’ambito di
pertinenza della formazione e studi operano il Segretariato Formazione e Studi 4 con i suoi
settori e commissioni e quegli organismi che verranno eventualmente istituiti al fine di
rispondere ai bisogni formativi, di studio, di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio
culturale dei Frati Minori del Nord Italia.
8.3. L’ambito delle missioni e dell’evangelizzazione è regolato dalla legislazione dell’Ordine
(CCGG; SSGG) e dalle Linee interprovinciali per l’evangelizzazione. Gli organismi che lo
compongono operano in base ai compiti specifici assegnati dal Consiglio di Cooperazione
e dall’Assemblea dei Definitòri. Nell’ambito di pertinenza delle missioni e
dell’evangelizzazione operano il Segretariato per le Missioni e l’Evangelizzazione 5 con i suoi
settori e commissioni e quegli organismi che verranno eventualmente istituiti ai fini di far
crescere l’impegno missionario e di evangelizzazione dei Frati Minori del Nord Italia.
8.4. Regolati da quanto prescritto negli SSGG operano anche i Commissariati di Terra Santa
e gli uffici ad essi collegati, in funzione della sensibilizzazione del territorio del Nord Italia e
del sostegno economico alla Terra Santa.
8.5. Per rendere possibile la nascita della nuova Provincia opera anche il Coordinamento
degli Economi provinciali, sotto la direzione e alle dipendenze del Consiglio di
Cooperazione.
9. Le Commissioni e i gruppi di lavoro per far avanzare il cammino verso la nascita della
nuova Provincia
9.1. Il Consiglio di Cooperazione e l’Assemblea dei Definitòri possono di volta in volta istituire
organismi o commissioni con compiti specifici al fine di far procedere il cammino verso la
nascita della nuova Provincia.
10. Le fraternità interprovinciali
10.1. Le fraternità interprovinciali hanno lo scopo di incrementare la conoscenza reciproca,
la collaborazione e l’interscambio nell’ambito della formazione e degli studi e in altri ambiti
ritenuti vitali ai fini della nascita della nuova Provincia.
10.2. Il Consiglio di Cooperazione può istituire altre fraternità interprovinciali con specifici
progetti di vita fraterna, sulla base delle decisioni dell’Assemblea dei Definitòri o, sentiti i
Definitòri, in seguito al discernimento effettuato su progetti specifici proposti da singole
province o da gruppi di frati.
10.3. Le fraternità interprovinciali dipendono dai sei Ministri provinciali, che eleggono
collegialmente i frati incaricati dei vari uffici, secondo le modalità previste dalle CCGG 6 e
Fanno parte di diritto del SFS quei soggetti che vi sono stati inseriti in base alla decisione dell’Assemblea dei
Definitòri di Caravate 2008, trasformata poi in articoli della Ratio Formationis Interprovincialis approvati dal Collegio
dei Ministri del Nord Italia nell’autunno del 2008 e ratificata dalla Curia generale il 21 maggio 2011.
5 L’elenco di chi fa parte del SME è quello votato dall’Assemblea dei Definitòri di Assisi 2011 che ne ha deciso
l’istituzione e la composizione (Documento Finale Assisi 2011 3, A), è una composizione con 5 membri fissi e la
possibilità di inserirne altri, come è stato fatto già nell’ottobre 2011 e poi nel 2012.
6 CCGG 181 elezioni per scheda, ballottaggio o beneplacito; CCGG 239 si demanda agli SSGG la modalità di
elezione.
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dagli SSGG7, su proposta del Ministro del territorio e dirimono mediante il dialogo collegiale
eventuali problemi e questioni che possono sorgere nella loro gestione.
11. Ambiti di collaborazione
11.1. Gli ambiti di collaborazione sono quelli che rientrano nel campo della formazione e
studi, delle missioni e dell’evangelizzazione, di GPIC e del Dialogo, della salvaguardia del
patrimonio culturale delle nostre Province (biblioteche, archivi e opere d’arte), la Vice
Postulazione delle Cause dei Santi, l’economia.
11.2. Ulteriori ambiti di collaborazione possono essere decisi di anno in anno attraverso
l’Assemblea dei Definitòri, il Consiglio di Cooperazione e tenendo conto delle proposte che
vengono dalla base.
11.3. La crescita della collaborazione interprovinciale negli ambiti vitali della nostra
vocazione e missione francescana ha lo scopo di predisporre le strutture di animazione
della futura Provincia.
12. Coordinamento degli Economi provinciali, Finanziamento del cammino e questioni
economiche
12.1. Il Coordinamento degli Economi provinciali è costituito dagli Economi provinciali delle
6 Province, uno dei quali viene nominato Coordinatore dal Consiglio di Cooperazione, su
proposta del gruppo stesso degli Economi provinciali. Uno dei Ministri provinciali
accompagna i lavori del Coordinamento in qualità di Delegato del Consiglio stesso.
12.2. Il cammino di unione viene finanziato secondo le indicazioni del Coordinamento degli
Economi provinciali, con l’approvazione del Consiglio di Cooperazione.
12.3. Nel corso del triennio 2013-2016 le questioni economiche verranno progressivamente
assunte a livello interprovinciale, avvalendosi per la materia fiscale dell’ufficio di Brescia,
per l’ambito delle attività commerciali di quello di Bologna e per le questioni immobiliari di
quello di Genova 8.
12.4. Nel corso del triennio entrerà a regime la modalità unica di bilancio e
rendicontazione, tanto a livello provinciale come nelle fraternità locali.
12.5. Nel Corso del triennio si raggiunga una modalità unica di rendicontazione e di
bilancio anche per gli uffici provinciali Missioni ad gentes.
Approvato dall’Assemblea dei Definitòri, presso Casa Leonori in Assisi (PG) con voto
favorevole espresso da ciascun Definitorio provinciale in data 10 agosto 2013.
Approvato dal Definitorio generale con Decreto del 03/12/2013 prot. 104219/S 431-13 e
lettera accompagnatoria con alcune osservazioni
SSGG 134 § 1 è prescritta l’elezione per ballottaggio e voto segreto dei Guardiani; SSGG 134 § 2 è prescritta
l’elezione per beneplacito di Maestri, Vicari ed Economi.
8 Contestualmente a questo articolo l’Assemblea dei Definitòri di Assisi 2013 ha approvato la seguente proposizione:
“Si dà mandato al Coordinamento degli Economi:
a) di studiare e proporre al Consiglio di Cooperazione un’agenda che indichi i tempi e le modalità con cui poter
entrare a regime nell’attuazione dell’art 12.3 degli Statuti di Cooperazione;
b) di fornire al Consiglio di Cooperazione le informazioni sul personale di cui dispongono gli uffici economici, su
quanto costa il loro mantenimento e funzionamento, affinché lo stesso Consiglio possa governare l’attuazione
dell’art. 12.3 degli Statuti di Cooperazione.]
7
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Collegio dei Ministri del Nord Italia
L’incontro del Collegio dei Ministri è convocato a Milano – S.
Antonio, presenti tutti e sei i Ministri, presiede l’incontro fr. Francesco
Bravi.
L’OdG è il seguente:
1. Informazioni dal CPO (fr. Francesco Patton);
2. FAV-Postulato, Noviziato, Fraternità per l’evangelizzazione: pareri
dei Definitòri per una decisione;
3. Costituzione della Commissione giuridica;
4. Risultati della prima consultazione per il nome della Provincia;
5. Statuti di cooperazione, Delegato del Ministro generale,
Presidente e Segretario del Collegio;
6. Varie ed eventuali.
Curia
Provinciale
13 dicembre
2013
Milano
Si inizia alle 9.45 con la preghiera a Maria Stella della nuova
evangelizzazione composta da papa Francesco (EG 288) e
l’introduzione dell’OdG da parte di fr. Francesco Bravi, è presente
anche Diathesis. Alle 12.45 si sospende per il pranzo, si riprende poi alle
14.30.
1) Informazioni dal CPO
Riferisce fr. Francesco Patton che ha partecipato al CPO
come Delegato COMPI assieme a fr. Sabino Iannuzzi. Il CPO si è
tenuto a Konstancin-Jeziorna (Polonia) nei giorni 18-30
novembre 2013, aveva per titolo “Vino nuovo in otri nuovi” ed è
stato convocato per approfondire il tema della revisione delle
strutture nel nostro Ordine. Il clima è stato molto fraterno e
l’accoglienza ottima. Il CPO ha prodotto un breve documento
finale, in due parti, la prima a carattere ispirazionale contiene
una premessa che riflette sul fatto che il “vino nuovo” del
Vangelo ha bisogno di otri nuovi, vale a dire di strutture
adeguate ad incarnarlo e riproporlo nell’oggi. La parte
ispirazionale si concentra poi sulla comunione fraterna come
chiamata e come realtà da vivere al cui servizio sono anche le
strutture dell’Ordine, prima delle quali – è stato ribadito in
continuità col CPO di Guadalajara 2001 – è “la persona del frate
in relazione”.
La seconda parte del Documento contiene le decisioni e le
proposte. L’unico ambito sul quale il CPO aveva potestà di
decidere su mandato del Capitolo generale 2009 era quello
riguardante il numero e la modalità di elezione dei Definitori
generali. Su questo il CPO si è pronunciato decidendo che siano
eletti 8 Definitori (3 per l’Europa, 2 per l’America Latina e 1 per
Asia, Africa e Anglofona), i candidati saranno presentati dalle
Conferenze e designati all’interno del Capitolo generale.
8
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Tra i suggerimenti ce ne sono alcuni che diventeranno proposte da discutere ulteriormente
nel prossimo Capitolo generale (modalità di allargare la partecipazione dei fratelli laici al
Capitolo, durata del mandato dei Ministri/Custodi e loro rielezione, visite alle Entità,
accompagnamento delle case attualmente dipendenti dal Ministro generale, ruolo delle
Conferenze, loro composizione e durata della presidenza, istituzione del Moderatore
generale per la Formazione permanente) altri che sono indicazioni al Definitorio generale
per la preparazione e la celebrazione del prossimo Capitolo generale (temi da trattare,
Instrumentum Laboris da adottare, luogo del Capitolo S. Maria degli Angeli) e altri che sono
temi sui quali si chiede al Definitorio generale di fare ulteriori approfondimenti
(continuazione delle riflessioni legate allo studio interdisciplinare sull’Ordine, studio di alcune
problematiche giuridiche legate alle Case e Entità direttamente dipendenti dal Ministro
generale, verifica del funzionamento degli Uffici e Segretariati della Curia generale). Il
documento finale verrà pubblicato a cura del Definitorio generale dopo aver operato una
revisione redazionale.
Durante i giorni del CPO c’è stata anche la possibilità di andare in pellegrinaggio alla
Cittadella dell’Immacolata fondata da S. Massimiliano Kolbe, di visitare il Museo della
Nazione a Varsavia, quello dedicato al b. don Jerzy Popiełuszko e il museo Chopin, nonché
la parte “vecchia” della città di Varsavia interamente ricostruita dopo essere stata rasa al
suolo nel 1944 durante la sollevazione, infine abbiamo potuto chiudere l’anno della fede
nella parrocchia francescana di S. Maria degli Angeli durante l’Eucaristia presieduta dal
Nunzio Mons. Celestino Migliore.
2) FAV-Postulato, Noviziato, Fraternità per l’evangelizzazione: pareri dei Definitòri per una
decisione
Vengono presentati i pareri dei Definitòri provinciali che sono prevalentemente in
sintonia con la proposta del CM ma non in forma unanime. Fr. Francesco Bravi tira le
somme del discorso e propone che nel CM di gennaio si faccia sintesi sulle riflessioni legate
alla collocazione delle fraternità formative, alla figura dell’Animatore CPV e del
Responsabile FAV e alla fraternità per le Missioni al popolo. Occorre anche avviare la
riflessione sulle persone adatte. Si tratta di trovare convergenze e divergenze e poi
procedere passando dal discernimento alle scelte e alla loro realizzazione.
3) Costituzione della Commissione giuridica
Fr. Cristoforo Paskiewicz, fr. Franco Mirri e fr. Giampaolo Cavalli vengono nominati
per beneplacito membri della commissione.
Votanti 6 placet 6.
Saranno convocati e gli si spiegherà il mandato.
4) Risultati della prima consultazione per il nome della Provincia
Stravince S. Antonio in tutti i 6 Collegi elettorali.
Il verbale dello spoglio va inviato alle Segreterie per comunicarlo ai frati.
Verrà inviata a gennaio la lettera di indizione della II votazione contenente i primi 10 nomi.
5) Statuti di cooperazione, Delegato del Ministro generale, Presidente e Segretario del
Collegio
a) Statuti di Cooperazione: Roma ha mandato il Decreto con lettera del Segretario
generale e con una serie di osservazioni, andranno chiamati Regolamento anziché
statuti.
b) Si attende la nomina del Delegato che non dovrebbe ormai essere troppo distante.
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
6) Varie ed eventuali
a) Fope Guardiani: fr. Fabio Piasentin ha mandato la relazione sul primo corso
organizzato. Erano presenti fr. Bruno Bartolini e fr. Mario Vaccari. Si sottolinea che la
partecipazione è stata positiva, il Dott. Becciu ha fatto molto bene riuscendo a far
passare i contenuti formativi partendo dall’esperienza personale dei Guardiani. Unica
nota critica è la mancanza di una sistematizzazione della materia. Ha utilizzato un po’
di slide il primo giorno, sarebbe importante alla fine lasciare ai Guardiani anche un
promemoria. Positivo il metodo dialogico, bel clima. Buona la logistica.
Da parte di alcuni Guardiani rimane poi sempre la perplessità legata al fatto che
rientrando nelle fraternità si trovano le stesse difficoltà. Bisogna anche aiutarli ad
accettare le difficoltà ordinarie. Sarebbe importante anche vedere poi come allargare
la proposta ad altri frati, andando per fasce o per ambiti di servizio, ecc.
b) U5 hanno fatto il primo incontro con una ventina di presenti, a marzo/aprile faranno il
2° incontro. Contenti dell’incontro perché finalmente si sono trovati in un certo numero.
Hanno eletto i due delegati: fr. Enrico Russotto e fr. Sandro Audagna. Fr. Antonio Scabio
ha partecipato al pranzo e portato il saluto del CM, come segnale di presenza e
vicinanza.
c) Fr. Giampaolo Cavalli, come accompagnatore ai ministeri, viene nominato membro
del SFS.
d) Gli Economi provinciali si incontrano a Milano il 20 dicembre per vedere le questioni da
affrontare, devono eleggere il Coordinatore e fare l’agenda. Sono da affrontare le
questioni della mappatura delle attività commerciali e delle attività caritative
economicamente rilevanti, del fondo comune, degli enti ecclesiastici, ecc. su alcune
questioni vanno fatti incontrare anche i legali rappresentanti.
e) Fope giornate per zone, sono state individuate le date e i luoghi: 5 maggio Torino,
6 maggio Lonigo, 7 maggio Bologna. La struttura delle giornate è quella solita:
accoglienza, condivisione a gruppi, pranzo e messa. Tematica: Provocati da
Francesco, in che modo ci provocano i gesti e le parole del Papa. Si pensa di fare una
tavola rotonda con un conventuale, una clarissa e una coppia di terziari francescani
per sentire tre voci differenti e lasciarci interrogare sulle provocazioni che ci vengono
dal Papa.
Ci si è chiesti su come far ricadere sugli altri frati quel che è stato fatto coi
Guardiani, ad es. con una settimana per la fraternità. Idea di proporre ai frati
alcuni conventi per fare scambi alla pari di una settimana.
f) SME Tosini ha comunicato che il lavoro nel Segretariato va bene, ha girato i vari settori
e ora vorrebbe confrontarsi con noi per vedere come muoversi.
g) Fr. Alessandro Caspoli chiede di fornire una descrizione del compito e degli obiettivi,
chi convocare, specificare le attività da coinvolgere:
- l’elenco dei frati da convocare va aggiornato;
- si può chiedere a loro il loro punto di vista sui migranti che incontrano;
- il compito principale è quello di fare un censimento delle attività, studiare
l’organizzazione che c’è dietro (ad es. alle mense) e vedere quel che le varie
esperienze possono imparare le une dalle altre per esprimere l’accoglienza,
poi di fare una riflessione che orienti questo tipo di attività con un’attenzione;
- evangelizzatrice (si tratta di testimoniare il vangelo della carità) per non
essere delle semplici ONG;
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
h) Incontro avuto tra i 3 Presidi degli Studi teologici (Ravaglia, Giraldo, Raniero), c’è stata
una presentazione degli studi teologici, un confronto su come si vive lo studio della
teologia e la ricerca, il problema del sovrapporsi di impegni. Buon dialogo e voglia di
trovarsi ancora. Consapevolezza che si è già nel’unica casa e che occorre lavorare
insieme. Idea di darsi un tema su cui riflettere e confrontarsi per fare dei passi in avanti.
Presentati 2/3 possibili temi per una giornata da fare a primavera. Consapevolezza sul
tesoro presente in Nord Italia dal punto di vista anche dei docenti e della possibile
ricerca.
i)
Sulla questione degli archivisti: l’incontro sarà il 9 gennaio. Tutto quel che c’è negli
archivi provinciali riguardante l’interprovincialità va inviato a Torino. Inviare anche quel
che a livello provinciale è rilevante a livello interprovinciale (es. Documenti finali dei
Capitoli).
j)
Va fatto l’incontro dei Segretari-Legali rappresentanti.
k) Lettera di fr. Alessio Delle Cave su quel che si fa a livello di pastorale dei preadolescenti
ed adolescenti a Lonigo, è stato messo in piedi un percorso che è organico e
completo. Idea di esportare il progetto nei territori dove ce n’è richiesta.
l)
Fr. Francesco Bravi tema OFS: va chiarita la funzione dei Ministri che esercitano l’altius
moderamen nella nomina degli Assistenti e nell’erezione delle Fraternità. L’OFS sta
prendendo sempre più la posizione dell’indipendenza/autonomia e si sta
progressivamente scollegando dal 1° Ordine. Occorre confrontarsi su questo aspetto e
maturare una posizione condivisa.
m) Si pone la questione del Segretario del CM/CdC: A gennaio è bene decidere.
Alle 16.12 si termina con l’Agimus tibi gratias.
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Dal Definitorio
Dopo una breve preghiera tratta dall’esortazione apostolica
“Evangelii gaudium”, alle ore 9.15, si iniziano i lavori con
l’approvazione unanime del verbale del III Congresso definitoriale.
Il Ministro provinciale informa circa le condizioni dei fratelli
ammalati. Fr. Nazareno Panzeri, operato per la sostituzione di una
valvola mitralica, è ancora ricoverato in terapia intensiva. Fr. Bruno
Ducoli, il 9 dicembre, è stato operato per realizzare due bypass
cardiaci. Il decorso post-operatorio è buono, anche se ci vorrà un
po’ di tempo per la riabilitazione.
Il Ministro poi ricorda i principali eventi accaduti dall’ultimo
congresso definitoriale. Il 22 novembre, nella basilica di s. Antonio in
Milano, si è celebrata l’annuale commemorazione “ad corpus” del
beato Sisto Brioschi; erano presenti anche il prof. Teodoro Brioschi,
Vicepostulatore della causa, e alcuni familiari del beato. Fr.
Massimiliano Taroni sta preparando un opuscolo divulgativo (ed.
VELAR) per far conoscere la vita del beato.
Nei giorni 29-30 novembre u.s., in occasione del sesto
anniversario della morte, sono stati organizzati alcuni eventi per
commemorare fr. Simpliciano Olgiati. L’evento più partecipato è
stato il concerto “Requiem” di G. Verdi, orchestrato da fr. Renato
Beretta. Lo stesso ha incontrato gli studenti dell’Istituto Luzzago per
presentare la figura fr. Simplicio, per moltissimi anni docente e
rettore della scuola. Il 30 novembre, alla presenza del prefetto di
Brescia e di alcuni amici di fr. Simplicio e dell’Istituto Luzzago, l’ing.
Bonometti, il sen. Corsini e l’arch. Cavalli hanno ricordato fr.
Simplicio. Questo incontro ha offerto l’occasione per rendere
pubblica la costituzione della “Fondazione Simpliciano Olgiati” che
rileverà l’Istituto Luzzago e continuerà l’attività scolastica-educativa.
Gli eventi commemorativi sono culminati nella celebrazione della s.
Messa presieduta dal Ministro provinciale.
Negli stessi giorni, 29-30 novembre, a Lonigo (VI), si sono
radunati i frati professi solenni U5 con il nuovo coordinatore, fr. Enzo
Maggioni, e con fr. Antonio Scabio, Ministro provinciale incaricato.
Fr. Enrico Russotto è stato eletto dai frati U5 come loro
rappresentante. I frati U5 hanno deciso di incontrarsi due volte
all’anno e molto probabilmente parteciperanno singolarmente ai
corsi di esercizi interprovinciali, senza organizzare un corso
appositamente a loro dedicato.
Il 7 dicembre, nella chiesa conventuale di Rezzato (BS), il
Ministro provinciale ha presentato ai fedeli radunati per la s. Messa
vigiliare dell’Immacolata fr. Enrico Russotto come candidato al
12
Milano
Convento
S. Giovanni
Battista
alla Creta
10 dicembre
2013
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
ministero ordinato del diaconato. La fraternità di Rezzato, in comunione con quella di S.
Gaetano, ha poi festeggiato fr. Enrico con un sontuoso banchetto preparato da una terziaria
francescana.
Il 9 dicembre, la città di Pavia ha consegnato un attestato di benemerenza ai frati del
Convento di s. Maria Incoronata di Canepanova per il servizio offerto dalla mensa dei poveri a
favore della collettività. Fr. Celestino Pagani, neo-responsabile della mensa, ha ritirato
l’attestato.
Il Ministro legge i risultati della prima Consultazione per il nome della nuova Provincia
OFM del Nord Italia pervenuti dalle segreterie delle sei Province. La maggioranza dei frati ha
scelto come patrono s. Antonio, segue poi Giovanni XXIII e altri nomi con un numero poco
significativo di voti (cfr. verbale dello spoglio allegato).
Fr. Almiro Modonesi, Maestro dei professi temporanei, e fr. Giambattista Delpozzo,
Animatore vocazionale, riferiscono circa il recente Convegno del Segretariato Formazione e
Studi della COMPI che aveva per oggetto l’approfondimento della riflessione sul periodo della
professione temporanea. Con quest’ultima riflessione si è concluso l’iter per la revisione
complessiva della formazione iniziale. Il Consiglio nazionale del Segretariato formazione e studi
COMPI elaborerà una sintesi dei lavori e proporrà delle linee programmatiche per la revisione
complessiva della formazione iniziale.
Il Ministro riferisce sinteticamente delle decisioni e degli argomenti discussi nell’ultimo
Collegio dei Ministri, tenutosi a Milano il 15 novembre u.s. Fr. Francesco annuncia che la
prossima Assemblea dei Definitòri del Nord Italia è stata fissata dal 25 al 29 agosto a
Bardonecchia (TO), nelle strutture del villaggio olimpico.
Il Definitorio ha poi riflettuto sull'ipotesi formulata dal Collegio dei Ministri nella riunione del
15 Novembre circa la collocazione delle case FAV-Postulato, Noviziato e della Fraternità di
evangelizzazione e, dopo vivace ma interessante condivisione, è giunto a suggerire alcune
indicazioni. Esse vengono offerte con spirito costruttivo perché i passi da compiere
costituiscano un vero passaggio verso una sempre più aperta condivisione per maturare scelte
importanti che segnano profondamente il cammino verso l'unione. Il Definitorio chiede dunque
al Collegio di procedere ad un ulteriore confronto tenendo presente il contributo di tutti i
Definitòri e auspica che con la presenza del Delegato generale si possa giungere ad una
scelta più meditata e condivisa, che diventi un segnale forte di vero superamento della logica
provinciale.
Il Ministro propone un momento di verifica degli incontri con i guardiani.
1. Prima settimana di Fo.Pe. per i guardiani a Peschiera; per la Provincia lombarda
hanno partecipato: fr. Roberto Ferrari, fr. Marco Tomasi, fr. Pasquale Ghezzi e fr.
Andrea Bizzozero. Fr. Andrea riferisce la propria impressione. L’esperienza è stata
positiva nel suo complesso, soprattutto per le occasioni di incontro e di conoscenza.
Non è stato possibile sviluppare tutti i contenuti previsti dal programma, ci si è
soffermati molto sul tema della leadership condivisa come modalità di animazione e
di guida della comunità. Tale leadership si dovrebbe avvalere di due strumenti: la
relazione e l’ascolto profondo. Il tema della gestione dei fratelli difficili è stato solo
accennato, per questi casi sono state presentate due opzioni: affrontare il problema
per risolverlo-gestirlo o la compassione verso il fratello.
2. Incontro personale dei guardiani con il Ministro. Il Ministro dice di aver dedicato
ampio spazio per l’incontro e per l’ascolto, generalmente una mattina per ciascun
guardiano. Fr. Francesco ricorda i bei momenti di preghiera e di condivisione della
Parola all’interno della celebrazione eucaristica. Ha percepito diversi modi di vivere il
servizio dell’autorità: chi è preoccupato degli aspetti organizzativi, chi è più spirituale,
13
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
chi si lascia coinvolgere emotivamente, chi invece riesce a porre una distanza…
L’impressione è che tutti i guardiani conoscano molto bene la situazione reale dei
singoli frati della loro comunità. L’aspetto più bello, riscontrato praticamente in tutti, è
il desiderio di condividere le scelte con i frati nella misura più ampia possibile.
Il tempo per la fraternità (settimanale e annuale) è un dato ormai acquisito in quasi
tutte le fraternità. Sono dunque celebrati con regolarità capitoli, incontri fraterni, s.
messa comunitaria… L’attesa del futuro porta i frati ad oscillare tra atteggiamenti
ambivalenti, si passa dalla paura di perdere un’identità ad un’attesa “spasmodica”
per la nascita della nuova provincia.
Il Ministro, alla luce dell’esperienza fatta, chiede al Definitorio un consiglio su come
procedere per il futuro nel rapporto con i guardiani e con le fraternità della Provincia.
Il Definitorio ritiene che l’incontro informale e l’ascolto prolungato e gratuito (non
funzionale a qualche decisione) sia uno stile da mantenere anche per il futuro. E’
apprezzata anche la scelta di un momento prolungato di preghiera con la
condivisione della Parola e della mensa eucaristica. Tutto deve contribuire a creare
le condizioni per un incontro fraterno, cordiale e semplice.
Si suggerisce al Ministro di essere presente nelle fraternità (in primavera), per uno o
più giorni, con la disponibilità ad incontrare personalmente i frati, senza celebrare un
Capitolo, conservando la gratuità dell’incontro. Si potrebbe celebrare una messa
solo con la comunità, con la condivisione della Parola. Si propone di ripetere
l’incontro personale con i guardiani (in Curia) all’inizio del prossimo anno pastorale.
Si affrontano poi alcune questioni di economia e di legale rappresentanza. Vista la
necessità e l’inderogabilità del lavoro, si approva con procedura d’urgenza il ripristino della
copertura del salone s. Chiara del convento di Cermenate. Tale lavoro si è reso necessario per
infiltrazioni d’acqua che rendono inagibile il locale in caso di pioggia.
Si decide di affidare al CAE l’organizzazione della prossima Assemblea economica della
Provincia (8-9 aprile 2014). Si suggerisce soltanto di invitare un relatore e di preparare dei lavori
di gruppo a partire dai passaggi dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” riguardanti i
temi dell’economia.
Fr.
Massimo
Cocchetti
presenta
il
programma di massima del pellegrinaggio fraticlarisse che si terrà il 6 giugno a Sotto il Monte –
BG. L’organizzazione della giornata è stata fatta in
accordo con le sorelle clarisse, il Definitorio
approva.
Si stabilisce che il prossimo Congresso
definitoriale si terrà il 7 gennaio presso il convento
di s. Angelo (Milano). I lavori del Congresso
Capitolare si concludono alle ore 16.45 circa.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco.
Amen!
14
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Saluto del Ministro Provinciale
agli economi locali
e ai membri del CAE
Sabbioncello, 13 dicembre 2013
Carissimi fratelli,
un cordiale e fraterno saluto a tutti. La coincidenza dell'incontro degli Economi
locali e dei membri del CAE della Provincia con la riunione del Collegio dei Ministri
non mi consente di essere personalmente presente, tuttavia non voglio farvi
mancare il mio più grande ringraziamento per il servizio che svolgete a beneficio
delle fraternità locali e di tutta la Provincia. L'intenso ordine del giorno della riunione
odierna obbedisce a quanto disposto dai nostri SS.PP. all'articolo 90 §4 ripreso dal
Regolamento del CAE, dove si prevedono "sessioni di formazione per gli
economi locali", specie per quelli di nuova nomina (Cfr. Regolamento CAE art II
§2).
Prima di entrare nel merito dei vostri lavori vorrei offrirvi qualche breve riflessione
per aiutarvi a collocare il vostro prezioso lavoro nel contesto più ampio del
cammino provinciale ed ecclesiale. Il documento finale del Capitolo provinciale
al numero 3.1.2 elencando le cose importanti da tenere presenti per
l'elaborazione del Progetto di vita fraterna indica "lo spirito di povertà" come un
valore sul quale verificare e programmare il vissuto di una fraternità. La gestione
economica attenta, l'utilizzo corretto del programma di contabilità e l'elaborazione
di una analisi critica del bilancio, sono concreti strumenti con i quali mettere al
servizio delle fraternità la vostra competenza perché insieme a tutti i fratelli si
concretizzi l'impegno a vivere una vita evangelicamente povera secondo quanto
abbiamo promesso al Signore.
Il consiglio evangelico della povertà, come ci ricorda il canone 600, "ad
imitazione di Cristo che essendo ricco si è fatto povero per noi, oltre ad una vita
povera di fatto e di spirito da condursi in operosa sobrietà che non indulga alle
ricchezze terrene, comporta la dipendenza e la limitazione nell'usare e nel
disporre dei beni, secondo il diritto proprio dei singoli istituti''. Il consiglio
evangelico, da noi professato, viene dunque presentato come sequela e
partecipazione alla povertà di Cristo, che da ricco che era si è fatto povero per
noi. Questo fondamento cristologico della povertà consacrata aiuta a
comprendere tutta la portata e l'ampiezza del valore di questo consiglio. Il porre
in risalto l'esempio di Cristo, l'aspetto della povertà da lui vissuta nella sua
incarnazione, con il suo valore redentivo e di donazione per noi, non confina
la povertà alla sola sfera dei beni materiali, ma allarga il significato della stessa
come imitazione di Cristo povero, come abbandono a Dio e alla sua provvidenza in
tutte le necessità di qualsiasi ordine, senza porre la propria fiducia
nell'appoggio di persone e risorse valutabili a livello economico e materiale.
Le esigenze pratiche di questo consiglio evangelico così inteso diventano: una vita
povera di fatto e di spirito, impegnata nel lavoro, caratterizzata dalla sobrietà
nel possesso e nell'uso dei beni temporali, che non indulge alle ricchezze della
terra. Il vostro particolare e prezioso ministero vi pone dunque a servizio dei
fratelli perché, insieme a voi e "sotto la direzione e alle dipendenze del
rispettivo Ministro o Guardiano" (CC.GG. Art 246 §l , si possa tutti vivere quel "
sine proprio" che ci chiama ad essere di nome e di fatto " frati minori".
Papa Francesco nella recente Esortazione apostolica Evangelii Gaudium offre
al vostro impegno e al vostro servizio, nonché al nostro modo di vivere il voto
di povertà, degli interessanti spunti di riflessione che possono aiutarci a
verificare concretamente le nostre scelte e il nostro stile di vita. Nel capitolo II
15
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
dell'Esortazione, parlando di alcune sfide che il mondo attuale pone all'azione
evangelizzatrice ci invita a dire un deciso no alla nuova idolatria del denaro.
Noi - dice il pontefice - "abbiamo stabilito con il denaro una strana relazione
poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre
società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua
origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato
dell'essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello
d'oro (cfr Es32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del
denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo
veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e
l 'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di
un orientamento antropologico che riduce l 'essere umano ad uno solo dei suoi
bisogni: il consumo" ( 55 ).
Con la chiarezza e la forza che lo contraddistinguono aggiunge poi queste
parole che ci invitano a ripensare con coerenza la nostra vicinanza ai poveri
e agli esclusi: " Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di
stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia
affinché i poveri vivano con dignità e per l'inclusione di tutti, correrà anche il
rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi.
Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale dissimulata con
pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti" ( 207 ).
Mi auguro e vi auguro che le parole di papa Francesco, le indicazioni del
Codice sul voto di povertà e quanto ci ha chiesto il Capitolo provinciale, possano
aiutarvi a collocare il vostro lavoro di oggi, nell'orizzonte più ampio di un
cammino fraterno ed ecclesiale teso ad una maggiore trasparenza e
condivisione, perché anche attraverso una vita veramente povera e che sa
gestire con attenzione e cura quanto la provvidenza ci dona, il Vangelo sia
annunziato all'uomo di oggi.
Che la Vergine Maria benedica il vostro lavoro per il bene di noi tutti e che il
padre S. Francesco, il poverello di Assisi, ci sostenga nella sincera ricerca di
una fedeltà creativa nel vivere il Vangelo, nostra regola di vita.
Un rinnovato saluto fraterno a tutti.
Vostro frate Francesco,
ministro e servo.
16
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Testimonianze di vita Fraterna
“Gesú non é da solo nella sua miseria. L’infanzia di Siria,
abbandonata e segnata da scene di violenza, sogna con
essere al posto di Gesú, che ha sempre con lui i suoi genitori,
che l’abbracciano e accarezzano. Alcuni invidiano al Divin
Bambino che ha trovato una stalla per nascere e rifugiarsi,
mentre che tra questi bambini sfortunati c’é chi é nato sotto le
bombe o lungo la strada in fuga ...”. La presenza rassicurante
di Giuseppe nella Santa Famiglia sveglia una specie di invidia
tra le migliae di famiglie prive di un papá. Un’assenza che
alimenta la paura, l’angoscia e l’inquietudine” ... “L’infernale
rumore della guerra affoga il Gloria degli Angeli. La sinfonia del
Natale per la pace, cadde di fronte all’odio e alla crudeltá
atroce”. Ció nostante, proprio l’estenuante prolungamento del
conflitto, che ha giá superato i mille giorni, fa sempre piú forte il
grido della preghiera e della speranza dei cristiani di fronte al
presepe: “Signore, ascoltaci!”. (Mgr. Samir Nassar, Arcivescovo
Maronita di Damasco).
Da Betlemme, dove per la prima volta si sentí il nome di GESÚ
SALVATORE, ci facciamo eco del pianto straziante di tante
famiglie siriane, che l’hanno perduto tutto a causa della
guerra: la terra, la casa, i lori cari, la pace ...
Eleviamo in questo GIORNO la nostra preghiera al Pace
celeste, Fonte di ogni benedizione, affinché metta fine a
questa assurda masacre e, finalmente vincano la pace e il
bene in tutto il Paese.
Natale
a Betlemme
e in Siria
E l’augurio sincero della Fraternitá Francescana di Betlemme,
per questo Natale 2013 e per il Nuovo Anno che stiamo per
iniziare ...
17
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Alcune riflessioni sulla fraternità
LE DINAMICHE PASQUALI DELLA FRATERNITÀ CRISTIANA
Lectio di Matteo 18
PREMESSA
Relazione
di fratel
Luca
Monaco di
Dumenza
14
aprile
2013
Ome (BS)
Prima
PARTE
Matteo inserisce questo capitolo 18 proprio nell’orizzonte
degli annunci di passione. I primi due ci sono già stati, in 16,21 ss e in
17,22; il terzo risuonerà al capitolo 20 (17ss). Non solo il singolo
discepolo, ma la comunità stessa è invitata a prendere su di sé la
logica pasquale della Croce del Signore. La comunità cristiana ha
una qualità essenzialmente pasquale, è dono del Risorto, frutto della
sua Pasqua. Inserendo questo discorso comunitario nel cammino di
Gesù verso Gerusalemme, più precisamente all’interno dei tre
grandi annunci pasquali di morte e risurrezione, è come se
l’evangelista ci ricordasse che soltanto assumendo nella nostra vita
personale e in quella delle nostre relazioni interpersonali una logica
pasquale, noi diventiamo capaci di dare vita a comunità davvero
evangeliche. In questa prospettiva pasquale, mi pare che il
capitolo 18 di Mt possa essere letto e compreso anche alla luce
della manifestazione del Risorto alla comunità degli apostoli,
narrata in 28,16-20, con cui l’intero racconto matteano si conclude.
Ci sono alcuni elementi in comune. Ne ricordo subito i due
principali:
a)
il Vangelo di Mt si conclude con la grande promessa
dell’Emmanuele: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo”. (Mt 25,20) Questa promessa risuona in modo analogo al
centro del capitolo 18 : “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì
sono io in mezzo a loro” (v. 20). Per Mt il nome di Gesù è
l’Emmanuele, che significa Dio con noi, come egli ricorda citando il
profeta Isaia (7,14) all’inizio del vangelo, nei racconti dell’infanzia.
(Mt 1,23). La verità di questo nome, di questa presenza reale ed
efficace del Signore in mezzo ai suoi, la comunità la sperimenta in
due momenti privilegiati della sua vita: quando è riunita nel suo
nome, come ricorda il capitolo 18, e quando, sempre nel suo nome,
è inviata ad evangelizzare tutte le genti, come ricorda la finale del
capitolo 28:
«19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che
vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo».
Dunque, comunione e missione sono i due ambiti in cui i discepoli
percepiscono la presenza del Dio con noi e ne diventano anche il
segno e la trasparenza per altri; nello stesso tempo la comunione e
la missione sono rese possibili dal fatto che l’Emmanuele è presente
in mezzo ai suoi.
18
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
a)
Un secondo punto di contatto tra i due testi è
suggerito da un interrogativo: in quale comunità
l’Emmanuele si rende e si fa riconoscere presente?
Potremmo rispondere dicendo che è una fraternità
segnata da un triplice vulnus, da una triplice ferita. Queste
ferite, o quanto meno le cicatrici di esse, le ritroviamo anche
nel volto di comunità che emerge dal capitolo 18.
1.
La prima ferita è quella della perdita numerica. I
discepoli che incontrano il Risorto non sono più dodici, ma
undici, perché Giuda non c’è più. Il capitolo 18 ci parla di
una comunità alla quale capita di contare delle perdite. Il
gregge può ridursi a 99 unità, perché c’è una pecora che si
perde e che occorre tentare con ogni sforzo di recuperare, ma non è detto che ci si riesca. “Se
gli riesce di trovarla” dice con molto realismo il v. 13. Oppure si può verificare il caso doloroso di
un fratello che viene posto fuori dalla comunità perché non ha voluto ascoltare la parola di
correzione che con gradualità gli è stata proposta.
2.
Una seconda ferita è quella dell’abbandono. Gli undici tornano ad incontrare il
Risorto dopo averlo abbandonato. E a convocarli di nuovo è ora la parola della riconciliazione
e del perdono. Anche nel capitolo 18 si insiste su questo tema. Così come accade agli undici,
di nuovo radunati dal perdono di Gesù, anche la comunità cristiana è edificata da una parola
di perdono, che deve essere detta non sette volte, ma settanta volte sette (cfr Mt 18,22).
3.
Una terza ferita è quella del dubbio di fronte al Risorto. Gli undici vanno incontro al
Signore, eppure la loro esperienza di fede è ancora segnata dall’incredulità. Anche il capitolo
18 ci parla di una fraternità ecclesiale attraversata da numerosi dubbi, da molteplici fragilità,
quali quelle che patiscono i piccoli, che occorre stare attenti a non scandalizzare nella
debolezza e vulnerabilità della loro fede.
Questo è il modo peculiare con cui Matteo guarda alla fraternità ecclesiale, così come
emerge da questi due testi, come pure da altri passi del suo Vangelo che ora non abbiamo
modo di richiamare. Quella che complessivamente si delinea è l’immagine di una comunità
non esemplare o ideale, quale può essere ad esempio la comunità di Gerusalemme che Luca
descrive in Atti 2, 42-48 e 4, 32-35; al contrario, la visione di Matteo è estremamente realistica:
nella comunità ci sono persone piccole e fragili, a cui si contrappongono le ambizioni di chi
vuol farsi grande; ci sono fratelli che scandalizzano e altri che sono facilmente suggestionabili
nella debolezza della loro fede; ci sono fratelli che rischiano di smarrirsi e di perdersi, come pure
pastori e responsabili della comunità che devono essere sollecitati nella loro pigrizia pastorale e
prendersi cura di loro; ci sono dei bisogni che non sempre vengono accolti e serviti come
dovrebbero; ci sono peccatori che non accettano la correzione accanto ad altri fratelli che
rimangono incapaci di perdonare, o che pongono dei limiti e delle condizioni,
apparentemente ragionevoli, alla pratica del perdono e della riconciliazione.
UNA COMUNITÀ CHE SI EDIFICA A PARTIRE DAL LIMITE
Quella a cui si rivolge Matteo è dunque una fraternità segnata da molte ferite. La sua è
tutt’altro che una visione ideale o idilliaca dei rapporti fraterni, che al contrario appaiono
contraddistinti da varie fatiche; non sono soltanto rapporti impegnativi ed esigenti, ma anche
fragili, esposti alle rotture, all’inganno, all’abbandono. Mi pare tuttavia che quella di Matteo
non sia soltanto una visione disincantata e realistica. Il suo sguardo è più profondo, si potrebbe
dire più pasquale. Infatti la comunità non è solo caratterizzata da questi limiti, ma si edifica a
partire da essi. Non nasce da un progetto ideale, che finge di non vedere le difficoltà o si illude
di poterle eliminare, ma passa attraverso di esse e le integra nel proprio orizzonte.
19
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Anzi, le mette al centro, come fa Gesù ponendo al centro un bambino, e con lui anche il
fratello più piccolo, che è proprio colui che ha una fede più fragile, o che dà scandalo, o che
si smarrisce a motivo del proprio peccato. Se si legge attentamente questo testo di Matteo, si
nota con sorpresa che al centro e a fondamento della comunità non ci sono tanto dei valori,
quanto delle ferite che vengono però assunte e curate. La comunità esiste, vive, respira, cresce
quando i deboli vengono accolti, i fragili perdonati e i peccatori corretti, gli smarriti ricercati, i
piccoli sostenuti.
Certo, al centro della comunità c’è il Signore Gesù, perché “dove sono due o tre riuniti
nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (v. 20). Tuttavia questo versetto non può essere
disgiunto dal v. 5: “e chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie
me”. Né può essere disgiunto dal gesto che Gesù compie all’inizio del capitolo, al v. 2, quando
per rispondere alla domanda sul più grande prende un bambino e lo mette in mezzo. Il Signore
Gesù è al centro della comunità, ma è sempre presente come il più piccolo tra i suoi fratelli,
come poi ricorda in modo ancora più esplicito Mt 25, 31-46, laddove Gesù afferma, a proposito
del servizio reso agli indigenti: “tutto quello che a uno soli di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). La medesima identificazione la incontriamo anche qui, al v. 5
del capitolo 18, che ho già citato: “chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio
nome, accoglie me”. Questo versetto va letto peraltro in stretto parallelismo con il v. 20, anche
a motivo del tema del “nome” che ricorre in entrambi, anche se in greco è preceduto da due
preposizioni differenti.
“Chi accoglierà un solo bambino come questo
nel mio nome (epì toi onòmati mou), accoglie me”
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome
(eis to emòn ònoma), lì sono io in mezzo a loro”.
La fraternità è radunata nel nome di Gesù, ma
rimanere in esso implica accogliere nel suo nome le ferite e
i bisogni dei più piccoli. Dunque ciò che raduna la
comunità e la unifica fondando relazioni autenticamente
fraterne è proprio questa disponibilità ad accogliere coloro che maggiormente sperimentano
un bisogno, una vulnerabilità, una fragilità, una incredulità. E’ in questa integrazione delle ferite,
che vengono accolte e curate, che la comunità si edifica ponendo il Signore Gesù nel suo
mezzo, come pietra di volta o testata d’angolo. Questo è appunto un dinamismo pasquale.
Come infatti ricorda lo stesso Gesù, concludendo la parabola dei vignaioli omicidi e citando il
Salmo 118 (117) “la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo” (Mt
21, 42). Ciò che gli uomini hanno scartato e crocifisso, il Padre lo ha eletto e costituito come
Signore, come testata d’angolo o pietra di volta di una fraternità nuova e rigenerata, che ha in
Lui la primizia della Risurrezione. Ogni volta che la comunità torna a mettere al centro tutto ciò
che secondo una logica mondana apparirebbe da scartare, attualizza in sé questo dinamismo
pasquale che fa sì che effettivamente il Signore Gesù, crocifisso e risorto, sia al suo centro, con
tutta l’efficacia salvifica e rigenerante della sua Pasqua.
ACCORDARSI NEL NOME DI GESÙ
Questo v. 20, in cui si dice che il Signore è in mezzo ai suoi, si inserisce peraltro nel
contesto dell’invito di Gesù ad una preghiera comune e concorde.
19In
verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo
per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché
dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,19-20).
20
Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
Questa preghiera in comune va peraltro riferita a quanto precede immediatamente nei
vv. 15-19, nei quali si parla della pratica della correzione fraterna, che può risultare infruttuosa,
a causa dell’ostinazione del fratello che sbaglia, il quale non ascolta né la parola del singolo,
né quella di due o tre testimoni, né quella dell’intera comunità. Allora si può giungere alla
misura estrema della separazione dalla comunità, che peraltro nella prassi della comunità delle
origini, come testimonierà anche san Paolo, ha sempre un valore terapeutico e salvifico. Ma
anche questo atto non è l’ultimo gesto che la comunità deve compiere. C’è ancora qualcosa
che può fare per il fratello peccatore e ora separato, in vista della sua salvezza: può accordarsi
per pregare per lui. (cfr. la prassi stessa prevista da RB che ricalca esattamente il testo di
Matteo, inclusa la preghiera per il fratello che sbaglia).
Infatti, la parola della fraternità ecclesiale, se può venire rifiutata dagli uomini, trova
comunque accoglienza nell’ascolto del Padre, a condizione che sia una parola concorde,
pronunciata da una comunità riunita nel nome di Gesù. E’ significativo che qui ciò che deve
condurre a questa parola concorde, e dunque all’accordo della comunità, sia proprio il
peccato, anche ostinato, del fratello. Il peccato ha sempre una forza e una violenza
disgregatrice, che rompe la comunione, compromette le relazioni. Sappiamo bene come
spesso, nelle dinamiche comunitarie, la colpa e i peccati di qualcuno comportino tensioni,
divisioni, differenze di vedute e di giudizi tra i diversi membri della comunità, ad esempio tra
innocentisti e colpevolisti, tra chi prende le difese del fratello e chi ne esige la punizione, tra chi
non vede e non si accorge mai di nulla e chi vede sempre troppo, e così via. Per Matteo, al
contrario, la comunità è evangelica quando è capace di accordarsi, e dunque di edificarsi in
modo concorde nella preghiera unanime per il fratello peccatore. Anche questo è un
dinamismo pasquale: il peccato, che indubbiamente ferisce la comunità e le relazioni
all’interno di essa, se si sa rimanere nel nome del Signore, e dunque nella sua grazia, può essere
trasformato in un’occasione in cui la comunità, anziché disgregarsi, si accorda e si edifica
secondo legami di più forte comunione.
GUADAGNARE IL FRATELLO
La preoccupazione principale per la comunità deve essere – come ancora ricorda
un’espressione del testo sulla correzione fraterna – quella di “guadagnare il fratello”.
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e
lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello” (v. 15).
Si tratta di guadagnare il fratello. Più ampiamente potremmo dire – allargando
l’orizzonte, ma guardando nella stessa prospettiva di Matteo – che è la fraternità stessa a
dovere essere sempre “guadagnata”. Non è una realtà già data, acquisita in modo stabile, ma
va sempre di nuovo guadagnata, proprio a partire, o meglio attraversando quelle lacerazioni
che maggiormente la compromettono e ne offuscano il volto. A costruire davvero la fraternità
non è tanto la capacità di evitare delle conflittualità, piccole o grandi che siano (perché su
questo spesso si fatica in modo vano ed illusorio), quanto la disponibilità a riguadagnare delle
relazioni pacificate dentro le tensioni che inevitabilmente si creano. E a riguadagnarla proprio
attraverso i tempi della parola, della correzione, del perdono, della preghiera, delle ricerca
dello smarrito, della cura delle debolezze, della pazienza con cui si è disposti ad attendere le
maturazioni anche graduali dei fratelli e delle sorelle, così come molteplici e graduali sono le
tappe stesse della correzione e del perdono.
Occorre guadagnare il fratello. Anche questo è un verbo che rimanda a un orizzonte e a
un dinamismo pasquale. Il verbo greco corrispondente ricorre poco nei Vangeli. Nei sinottici è
comunque presente negli annunci di passione. Riferendoci al solo Matteo, lo incontriamo nelle
condizioni della sequela che segnano e prolungano nella vita del discepolo il primo annuncio
della passione.
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“Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma
perderà la propria vita?” (Mt 16, 26).
Non bisogna preoccuparsi di guadagnare il mondo intero; bisogna invece preoccuparsi
di guadagnare il fratello, perché così facendo non si perde, ma si guadagna anche la propria
anima, più esattamente la propria vita. Perché la mia vita, la mia salvezza, il senso compiuto e
felice della mia esistenza è indissolubilmente legato alla vita del fratello.
Negli annunci della passione questa idea del guadagno è sempre connessa alla
necessità di una perdita.
“Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la troverà” (Mt 16, 25).
Ogni guadagno è connesso e implica una perdita, perché ogni guadagno presuppone
che si debba spendere qualcosa. Nella logica pasquale esige soprattutto di domandarsi fino a
che punto io sono disposto a spendere me stesso, fino a quale donazione o rinnegamento di
me stesso sono disposto a giungere. Questo dinamismo pasquale del perdere la vita per
guadagnarla non è soltanto personale, ma è sempre anche un dinamismo comunitario, che
investe la fraternità ecclesiale nel suo insieme. Anche nelle relazioni comunitarie il guadagnare
il fratello impone la disponibilità a una perdita, a un rinnegamento di sé, che può assumere
forme diverse. Più globalmente potremmo dire che si entra in un orizzonte autentico di
fraternità proprio quando si accetta di perdere e di rinunciare a un progetto ideale di fraternità
e di relazioni comunitarie, per accogliere invece quella promessa di fraternità che — secondo
la logica pasquale della croce — è inscritta nelle ferite stesse che una fraternità non ideale, ma
molto concreta e fragile, sempre sperimenta e rivela.
Negli Apoftegmi del deserto si conserva questo detto di Abba Giovanni Kolobos, il quale
disse: «Non è possibile costruire una casa dall’alto verso il basso, ma dalle fondamenta verso
l’alto». Gli chiesero: «Che significa questa parola?». Disse loro: «Il fondamento è il prossimo, che
tu devi guadagnare. Questo è il primo dovere dal quale dipendono tutti i comandamenti di
Cristo» (Giovanni Kolobos, 39). Non si tratta di realizzare il mio progetto ideale di fraternità,
poiché questo atteggiamento corrisponde a chi pretende di costruire una casa dall’alto verso
il basso; occorre invece partire dalle fondamenta, guadagnando il fratello, vale a dire
rispondendo al fratello concreto che mi interpella, e spesso mi disturba, con la sua richiesta, il
suo bisogno, con il suo stesso peccato.
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FilmiAmo…
IL FIGLIO DELL’ALTRA
Scheda a cura di
fr. Davide Sironi
Una famiglia israeliana e una palestinese scoprono che i loro figli
maschi sono stati scambiati nell’ospedale di Haifa diciotto anni prima,
durante un’evacuazione in una notte di bombardamenti. Le vite dei
due giovani Joseph e Yacine sono sconvolte, come quelle dei genitori e
dei fratelli. Tutti sono interpellati sulla propria identità, sulla propria
appartenenza territoriale, culturale e religiosa, tutti sono costretti a
incontrare l’altro, il nemico, come una persona che li riguarda.
Il conflitto israelo-palestinese passa attraverso le vicende affettive, i
legami familiari e forse solo lì è possibile aprirsi alla comprensione di chi è
diverso.
Lorraine Lévy, regista francese di origine ebraica, entra in una
tematica complessa come l’irrisolto conflitto tra israeliani e palestinesi
attraverso gli affetti familiari.
Joseph si sottopone alla visita medica per arruolarsi nell’esercito
israeliano, ma gli esami rivelano che il suo gruppo sanguigno non
corrisponde a quello dei genitori. La madre Orith, dottoressa, viene
avvisata dell’anomalia da un collega medico. Si cerca di capire il
mistero e dopo alcuni approfondimenti si scopre una verità
sconvolgente: Joseph è figlio di un’altra donna. E di un altro padre.
Nell’ospedale di Haifa, in una notte di bombardamenti, è stato
scambiato erroneamente con un altro neonato.
Orith e il marito Alon Silberg, colonnello dell’esercito israeliano, vengono
convocati dal direttore dell’ospedale di Haifa e così anche i coniugi
Al Bezaaz, coppia palestinese abitante nei territori occupati della
Cisgiordania vittima dello stesso errore: Joseph è il loro figlio naturale,
mentre Yacine che hanno cresciuto è il figlio dei Silberg. Due mondi
opposti sono costretti a entrare in contatto. Ora non è più possibile
sostenere una ostilità fondata su principi e convinzioni, su pregiudizi e
fondamentalismi politici. L’appartenenza a una terra, a una religione
sono messe in crisi: l’altro, il proprio figlio generato, sta dall’altra parte
del muro.
Le due madri diventano immediatamente prossime, solidali, il frutto del
proprio grembo è stato custodito dalle cure materne dell’altra. Affiora lo
sguardo femminile della regista: le due donne sono forti, aperte,
concrete e tenere. I due padri nel loro ruolo sociale, formativo e
normativo, faticano di più ad aprirsi all’accoglienza di chi è considerato
un potenziale nemico o un oppressore.
Ma la libertà propria della giovinezza, la mancanza di sovrastrutture
ideologiche troppo rigide, la propria identità e il proprio posto nel
mondo ancora da definire, la complicità di Joseph e Yacine,
permetteranno ai padri e al figlio maggiore Bilal Al Bezaaz di superare gli
ostacoli che li separano.
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Il figlio
dell’altra
di Loraine Lévy
Drammatico
durata 105 min.
Francia
2012
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Tutti i protagonisti del film attraversano il muro di separazione. C’è una terra di mezzo dove
incontrarsi che appartiene a ogni uomo: quella dell’accoglienza.
La regista Lévy confeziona un film con una regia lineare, in alcuni passaggi fin troppo
descrittiva, con la musica in funzione esplicativa: fa sentire i sentimenti dei protagonisti, forse
con qualche eccessivo indugio sui momenti riflessivi. Ma il modo con cui affronta la questione
israelo-palestinese è originale, conduce lo spettatore a immedesimarsi con i protagonisti, a
cogliere il dramma di rimettere in discussione le proprie idee, la propria appartenenza a un
popolo, a una famiglia, alla vita. Una vita che sorprende: non è una proprietà personale,
nemmeno i figli sono un possesso esclusivo dei genitori.
Il tema della natura si fronteggia con quello della cultura: la nostra identità proviene dai legami
di sangue o dai legami affettivi? L’identità non dipende solo da un certificato di battesimo,
afferma Joseph. Le relazioni originarie ci costituiscono, ci offrono una visione del mondo, di noi
stessi, dell’altro. Ma il grembo che ci ha generati a volte può determinare la possibilità di far
parte di una tradizione, di una religione: Joseph si scontra con le norme religiose ebraiche che
non lo riconoscono più come ebreo perché in lui scorre sangue palestinese.
Il cristianesimo apre a un’esperienza nuova: tutti possono essere discepoli di Gesù Cristo,
indipendentemente dalla condizione sociale, politica, culturale, territoriale.
“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? […] Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».” (Mt 12, 48.50).
La vera appartenenza è quella all’unico Padre che rende tutti fratelli. Yacine e Joseph: Isacco
e Ismaele, figli dell’unico padre Abramo.
Natura e cultura, origine e tradizione, sangue e affetti non posso essere separati e nessuno dei
due assolutizzati. Centrale appare nel film la libertà di scegliere chi essere da parte dei due
giovani protagonisti: vivere la propria esistenza lì dove si è cresciuti, assumendo
consapevolmente la propria verità e sentendo la responsabilità di vivere anche la vita
dell’altro. Un altro molto più prossimo di quanto si possa immaginare. Un’alterità che forse già ci
abita. Da accogliere.
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LeggiAmo…
fr. Paolo Canali
RINASCIMENTO CLARIANO???
Dal mondo particolare in cui mi trovo a vivere, un mondo
fatto soprattutto di libri, sto assistendo ad un curioso fenomeno che
mi interroga e mi dà da pensare: sembra che Chiara d’Assisi stia
tornando di moda.
Forse qualche sociologo potrebbe spiegare come mai, nel
nostro momento di crisi e di scombussolamento dei ruoli
maschile/femminile, questa donna così schiva sia tornata in scena;
o qualche storico della Chiesa potrebbe aiutarmi a capire perché
torni in primo piano una figura di consacrata apparentemente così
lontana dalla sensibilità femminile corrente. Quel che è certo è che
di Chiara si sta tornando a parlare, anche da parte di persone
insospettabili.
L’esempio più evidente è l’ultimo libro di Dacia MARAINI, forse
la più famosa delle scrittrici italiane viventi, di certo non sospetta di
simpatie clericali: in questa storia romanzata (Chiara d'Assisi. Elogio
della disobbedienza, Rizzoli, Milano 2013) ripercorre la vita di Chiara,
manifestando una capacità empatica di leggere questa figura e
un desiderio sincero di comprendere le sue scelte radicali e
certamente inusuali per il mondo di oggi. Mi ha anche colpito il
fatto che tra le sue fonti più importanti, la Maraini citi due autori “di
casa nostra”, e ne sono stato quasi un po’ orgoglioso: Chiara
Giovanni CREMASCHI (Chiara d’Assisi. Un silenzio che grida, Edizioni
Porziuncola, Assisi 2009) e Cesare VAIANI (Francesco e Chiara
d’Assisi. Analisi del loro rapporto nelle fonti biografiche e negli scritti,
Glossa, Milano 2004).
Ma anche tra gli “addetti ai lavori”, storici di mestiere,
francescanisti di vario genere e appartenenza, occorre segnalare
una ripresa degli studi su Chiara che sta producendo frutti molto
importanti. Anzitutto il ponderoso volume delle Fonti clariane,
costruito con diligenza e curato con autentico intelletto d’amore
dal maggiore esperto vivente di Chiara e della storia del
movimento clariano, frate Giovanni BOCCALI, già maestro di
generazioni di novizi a S. Damiano: il volume è stato pubblicato
dalle Edizioni Porziuncola di Assisi (ma la seconda edizione che
ormai si è resa necessaria sarà edita dal Consorzio delle Editrici
Francescane). Sull’esempio delle Fonti francescane si è cercato di
raccogliere in questo tomo tutto quel che riguarda Chiara d’Assisi:
anzitutto i suoi scritti, poi i primi documenti ufficiali (processo e bolla
di canonizzazione, leggenda del Celano1), a cui si aggiungono una
moltitudine di “Leggende minori” in latino o in altre lingue volgari
(soprattutto italiane e nord-europee). Seguono altre sezioni
dedicate a: testimonianze su Chiara; lettere pontificie dirette a
Chiara (da Innocenzo III, Gregorio IX e Innocenzo IV); testi liturgici
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Anno XXXV ● N. 239 ● Dicembre 2013
latini in onore della santa; componimenti poetici sino al 1520 circa; sermoni inediti
sulla santa. Come si può capire, si tratta di un’opera monumentale (supera le
1360 pagine complessive!), ma di cui chiunque voglia studiare santa Chiara non
potrà più fare a meno.
Va anche segnalato che prima dell’edizione italiana, un gruppo di studiosi
aveva già pubblicato nel 2013 le Klara Quellen in lingua tedesca; così come è
uscito in francese un volume con gli scritti, le vite e i documenti ufficiali
riguardanti Chiara, presso le Éditions Franciscaines di Parigi, dovuto soprattutto
alle cure di J. DALARUN; nel 2014 è anche prevista l’uscita delle Fonti clariane in
lingua olandese, curate da G. P. FREEMAN.
Quest’ultimo nome ci permette di tornare a “casa nostra”, cioè alle
Edizioni Biblioteca Francescana: in questi due anni abbiamo già dedicato
qualche libro a s. Chiara, mentre qualcosa ancora bolle in pentola.
Abbiamo già parlato del libro del confratello Carlo PAOLAZZI sul Testamento
di Chiara, che sembra chiarire in modo risolutivo la questione della sua
autenticità (Il Testamento di Chiara d'Assisi: messaggio e autenticità, collana Tau
15, EBF 2013), problema su cui ha lavorato, attraverso un confronto con le Lettere
di Chiara, anche lo studioso svizzero Leonhard LEHMANN (L'autenticità del
Testamento di santa Chiara: un confronto con le sue Lettere, collana Aleph 5, EBF
2013).
A santa Chiara è stato dedicato anche il volume 16 della collana Tau, dal
titolo Chiara d’Assisi: vangelo al femminile, che raccoglie gli atti del convegno
tenuto con grande partecipazione di pubblico il 31 marzo 2012 presso
l’Angelicum di Milano: alla testimonianza iniziale di sr. Chiara Alba MASTRORILLI, del
monastero di Lovere, seguono gli interventi di Marco GUIDA, frate minore della
Provincia di Lecce attualmente docente all’Università Antonianum di Roma,
Maria Pia ALBERZONI, docente di Storia medievale presso l’Università Cattolica, e di
Rosa GIORGI, con un interessante sguardo allo sviluppo dell’iconografia di santa
Chiara.
Per i primi mesi del nuovo anno sono già in preparazione due altri libri su
Chiara e le sue sorelle: uno di sr. Maria Chiara RIVA, del Monastero di Milano, sulla
visione di Chiara invitata da Francesco a nutrirsi succhiando dal suo seno,
riportata dalle sorelle di S. Damiano nella loro testimonianza al Processo di
canonizzazione; il titolo di questo studio, ricco di suggestioni e di rara profondità,
sarà «Come quasi in uno specchio». L’autoconsapevolezza di Chiara d’Assisi
come madre alla luce della visione de la mammilla de sancto Francesco
(Presenza di san Francesco 56).
Un secondo libro è quello di Gerard Pieter FREEMAN, storico olandese già
citato, specialista di Chiara e del movimento clariano, che per la prima volta
viene presentato ai lettori italiani: il numero 17 della collana Tau, sotto il titolo Il
cingolo di santa Chiara. Nuovi contributi documentari sugli inizi del movimento
clariano, raccoglie alcuni suoi studi. La posizione dell’autore mette in discussione
alcuni pregiudizi molto radicati sulla nascita e sullo sviluppo dell’Ordine di S.
Damiano, sul ruolo di Chiara e del cardinale Ugo, poi Gregorio IX...
Forse non è corretto parlare di “rinascimento” clariano; in realtà, Chiara
non ha bisogno di rinascere: è sempre stata viva e continua ad essere ben
operante anche oggi. E però, mi colpisce questo fiorire di studi e di pubblicazioni
intorno a santa Chiara: forse la pianticella inizia ad essere colta non solo come
un’appendice tutto sommato secondaria dell’esperienza di Francesco; forse il
femminile inizia a trovare una collocazione adeguata anche nella riflessione sul
francescanesimo, oltre che nella pratica e nell’esistenza concreta delle donne e
degli uomini che si richiamano al carisma evangelico dei due santi di Assisi.
Buona lettura!
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NOTIZIE di CASA
A cura di
fr. Enzo Pellegatta
DICEMBRE 2013
Un primo gruppo di Guardiani del Nord Italia si raduna per le Giornate
di Formazione: partecipano, per la Provincia di Lombardia, i guardiani
delle fraternità di Busto Arsizio (VA), Baccanello di Calusco d’Adda
(BG), Monza e Cermenate (CO).
02-05
Peschiera (BS)
Presso la Filanda del Convento continua l’iniziativa del “Friar pub”, che
si svolge ogni primo giovedì del mese dalle ore 21 alle 23.
05
Monza
Nella chiesa conventuale di san Pietro il Ministro provinciale presenta ai
fedeli radunati per la s. Messa vigiliare dell’Immacolata fr. Enrico
Russotto come candidato al ministero ordinato del diaconato.
07
Rezzato (BS))
L’Amministrazione Comunale consegna un
attestato di benemerenza ai frati del
Convento di s. Maria Incoronata di
Canepanova per il servizio offerto dalla
mensa dei poveri a favore della collettività.
Ritira l’attestato fr. Celestino Pagani, neoresponsabile della mensa.
09
Pavia
Il Definitorio si raduna per il IV Congresso
definitoriale.
10
Milano Creta
Si svolge l’Incontro del Collegio dei Ministri
del Nord Italia.
13
Milano
Curia Provinciale
In serata ha luogo il primo incontro “Il mistero dell’Incarnazione”,
percorso teologico-artistico per riflettere sul mistero del Natale. Il
secondo incontro si svolge il sabato successivo.
14
Cermenate (CO)
Ha luogo l’Assemblea degli Economi provinciali del Nord Italia.
20
Milano
Curia Provinciale
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